CONTRIBUTO ALL'INTERPRETAZIONE DELLA VEGETAZIONE … · dotto ad includere questa regione nel...

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FRANCESCO SAPPA Istituto Botanico dell'Università TORINO SALVADOR RIVAS GODAY Catedratico de Botanica Facultad de Farmacia - MADRID CONTRIBUTO ALL'INTERPRETAZIONE DELLA VEGETAZIONE DEI MONEGROS <Spagna - Aragona) Estratto da: "ALLIONIA" Bollettino dell'Istituto e,l Orto Botanico Jdl'Univenità ,li Torina Fascicolo Primo - Pagg. 1-.32 Torino 1954 ARTI GRAFICHE P. CONTI & C. Via S. Secondo, ,17 - Telefono 48.987 TORINO

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FRANCESCO SAPPAIstituto Botanico dell'Università

TORINO

SALVADOR RIVAS GODAYCatedratico de Botanica

Facultad de Farmacia - MADRID

CONTRIBUTO ALL'INTERPRETAZIONE

DELLA VEGETAZIONE DEI MONEGROS

<Spagna - Aragona)

Estratto da: "ALLIONIA"Bollettino dell'Istituto e,l Orto Botanico Jdl'Univenità ,li Torina

Fascicolo Primo - Pagg. 1-.32

Torino 1954

ARTI GRAFICHE P. CONTI & C.

Via S. Secondo, ,17 - Telefono 48.987

TORINO

FRANCESCO SAPPA

Istituto Botanico dell' Università

TORINO

SALVADOR RIVAS GODAY

Catedratico dc Botanica

FacuItad dc Farmacia - MADRID

CONTRIBUTO ALL' INTERPRETAZIONE

DELLA VEGETAZIONE DEI MONEGROS

(Spagna - Aragona) *

PREMESSA

I « Monegros », noti da tempo ad uno di noi (Rivas Goday), eranostati visit~ti e studiati dall'altro (Sappa) nel corso di una breve escur­sione nel 1951 e di un viaggio botanico nel 1952. Avendo avuto recen­temente occasione (durante la X Escursione Fitogeografica Internazio­nale del giugno-luglio 1953) di discutere sul terreno le nostre osser­vazioni e di constatare la nostra sostanziale identità di vedute, ci èparso opportuno comunicare congiuntamente i risultati del nostro

lavoro.

"" I rilevamenti, lo studio sul terreno c la stesura del lavoro sono stati eseguiti da Sappa.L'interpretazione della vegetazione è stata discussa e messa a punto congiuntamente.

Mi è grato porgere i più vivi ringraziamenti al Consiglio Nazionale delle Ricerche, alleSocietà Domenico Ulrich, Kelemara, CÈAT, Lcvrotto c Bella, all'Ente Provinciale del Tu­rismo, all'Associazione Provinciale Grossisti Ortofrutticoli ed alla Ditta Bertinclli, che coni loro contributi finanziari resero possibile il viaggio in Spagna nel 1952.

2 FRANCESCO SAl'l'A - SALVADOR RIVAS GQDAY

Non pretendiamo di descrivere particolareggiatamente, nei suoimolteplici aspetti, la vegetazione dei, Monegros, bensì di abbozzarne

un'interpretazione, elaborando i dati concreti delle osservazioni e dei

rilevamenti secondo i concetti da noi accettati e praticati, Ci propo­

niamo cioè di determinare, utilizzando l'analisi Horisrico-statistica

suggerita da Schmid (1950-52) e già applicata da Sappa (1951-52),

l'appartenenza dei singoli taxa alle fascie di vegetazione, essendo così

possibile stabilire quali di esse, o quali relitti, concorrano a costituire

la vegetazione dei Monegros, e risalire da ultimo ad una interpreta­

zione epiontologica. I risultati di questa analisi saranno per brevità

sintetizzati in forma di tabella per ogni gruppo di taxa costituente un

aspetto fondamentale della vegetazione. Uno di questi poi, e precisa­

mente l'l cosidetta steppa ad Artemisia Herba-alba, fisionomicamente

dominante, ma di carattere essenzialmente edafico, sarà illustrato da

alcuni rilevamenti eseguiti da Sappa nel 1952 colla tecnica descritta

in precedenti lavori (1951).

CONFINI, .CARATTERISTICHE FISIOGRAFICHE,

GEOLOGICHE E CLIMATICHE DELLA REGIONE

Sì denomina. « Las Monegros» un'area della depressione dell'Ebro, com­presa grosso modo tra Candasnos ed Aguilar de Ebro e situata parte in pro­vincia di Huesca e parte in quella di Zaragoza (Aragona).

I tratti fisicgrafici più salienti sono rappresentati da una vasta pianura ondu­lata, con piccoli rilievi e depressioni, di aspetto uniforme e~ desolato, contra­stante col paesaggio accidentato e fortemente eroso dei terrazzi destro e sinistrodel Rio Ciuca, in corrispondenza di Fraga; questa pianura si appoggia a Nordai rilievi montuosi aridi, denudati e biancastri della Sierra Ontifiena c dellaSierra Alcubicrre, mentre a Sud presenta una serie di alture di minor entità esenza specifica denominazione, che interrompono il suo naturale declivio versola grande ansa dell'Ebro. Alcuni torrenti, generalmente asciutti dalla tard~ pri­mavera il fine estate, incidono profondi solchi (Val Cuema, Val de Gelsa, ValQuemada) raggiungendo l'Ebro, dopo aver attraversato l'orlatura delle alture

, meridionali; tra queste ultime ed il Cerro di Val Cenicero si formano la valleomonima e quella di Saladar.

La toponomastica locale (Val Quemada = valle bruciata, Cerro Cenicero= altura di cenere, Val de Saladar = valle delle s~line) esprime efficacemente

CONTRIBUTO AI.L'INTERPRETAZIONE DEI MONEGROS 3

la grande aridità, il colore bianco-cenerino delle marne e dei gessi miocenici ela presenza di depressioni impregnate .di acque salse.

È quindi perfettamente comprensibile che Wi1lkomm, nella sua acuta e tut­tora largamente valida sintesi sulla vegetazione iberica, sia stato senz'altro in­dotto ad includere questa regione nel dominio srcppico e precisamente nellasteppa iberica, anche se noi oggi sentiamo la necessità di non generalizzaretroppo ed anche di modificare 11 'concetto willkommiano di stcppa.

Come da quello geografico, così dal punto di vista geologico i Monegrosvanno. considerati come parte di un'unità ben definita e cioè della depressionedell'Ebro. Questa si originò come geosinclinale, in continuazione di quella basca,per progressivo sprofondamento del suolo sotto il peso enorme dei sedimentimésozoici. Nel terziario il sollevamento della catena pircnaica cd il probabile.çipiegamento delle montagne mesozoichc del. sistema iberico, costituenti l'unae le altre due zone di resistenza od Horts, crearono i presupposti per la trasfor­mazione della geosinclinale nell'attuale fossa tettonica ; infatti sotto la spinta deimovimenti orogenetici, i contrafforti meridionali dei Pirenei ed i versanti delbordo iberico della Mescta, rivolti alla depressione dell'Ebro, subirono una serie"di faglie parallele, dalle quali derivò una successione di ripiani digradanti a sca­linata. Il fondo della fossa tettonica, originariamente costituito dai materiali me­sozoici e specialmente cretacei, venne sepolto in gran parte da potenti manti dimateriali terziari, oligocenici e rniocenici.

La formazione di faglie parallele c l'accumulo di sedimenti modificarononaturalmente le condizioni originarie. L'antica geosinclinale, occupata nel meso­zoico e nell'eocene dal mare, e nell'oligocene da lagune salmastrc, presentò nelmìocene unicamente pantani e lagune d'acqua dolce. La catena catalana costierainfine, costituendo ad Est uno sbarramento che lo stesso Ebro ha dovuto inciderecon gole profonde, trasformò la fossa tettonica in una conca chiusa, senza sboccoal mare, luogo· di raccolta .dclle acque provenienti dal bordo iberico della Meserae dai contrafforti dei Pirenei. Di conseguenza) per accedere a ,questa conca lacui altitudine oscilla sui 300 m. è necessario, provenendo da Nord, Sud ed Est,superare prima i. rilievi montagnosi che la delimitano e scendere poi al suolivello. .

La regione dei Monegros, situata sul fondo della depressione dell'Ebro, èformata completamente cb depositi rniocenici, sulle cui caratteristiche edaficheci intratterremo brevemente più innanzi.

La caratterizzazione climatica dei Monegros ~ forzatamente imprecisa lJerla mancanza di stazioni in loro corrispondenza; è inoltre solo possibile il riferi­mento a Zaragoza *, in quanto altre stazioni, come Pamplona, Iaea, Huesca nonsono situate nella depressione vera e propria, bensì già nei prepitenei. I datimeteorologici relativi alla provincia di Zaragoza per il periodo 1901-1930 sonoriassunti nella tabella seguente:.

"" Riferendoci per necessità di cose alla stazione di Zaragoza, facciamo osservare che essanon rispecchìa esattamente le condizioni climatiche dei Monegros, in quanto maggiore è lasua pluvìosità e meno severo il suo regime termico. Questa differenza si manifesta chiara­mente nel. campo agricolo; non è infatti eccezionale che si giunga al normale raccolto deicereali nei pressi di Zaragoza e non nei Monegros. .

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CONTRIBUTOALLJINTERPRETAZ,IONE DEI MONEGROS 5

Per ciò che concerne il regime termico ~ significativo, non tanto l'andamentodelle temperatu~e medie, quanto il pronunciato carattere degli estremi; infattia minime assolute invernali di -15,2 e -9 fanno riscontro massimi estivi di.38,7/44,1/42 con fortissima escursione annuale. A ciò si aggiung~ che bassetemperature e gelate si verificano frequentemente nei primi mesi di primavera(minima assoluta di marzo e aprile - 6 e- 6,8) determinando un sensibile ri­tardo nella ripresa vegetativa. L'estate è molto calda e questo carattere è accen­tuato ancora dal forte potere di riscaldamento e di irradiazione del terreno, dallamancanza di vegetazione arborea e dalla considerevole secchezza dell'aria(cfr. i valori dell'umidità relativa).

La conca dell'Ebro pertanto, rispetto alle regioni situate ad Est verso lacosta. e quelle situate a Nord-Ovest verso la depressione basca ~. contraddistintada maggiori rigori invernali e da maggior calore estivo e cioè da condizioni dipiù accentuata continentalità.

Per il fatto di essere una conca circondata da monti, la depressione del­l'Ebro ~ anche una delle rcgion} più aride della penisola iberica (poco più di300 mm. annui). I venti oceanici di Nord ed Ovest scaricano infatti la loro umi­diràsulle catene montuose del sistema cantabrico-pirenaico e della Meseraç men­tre i venti meno frequenti dell'Est e del Sud incontrano sul loro percorso i rilievidella catena costiera catalana, contro i quali si disseccano. L'aridità dovuta allascarsità di pioggie trova le 'più accentuate espressioni in alcune zone come _iMonegros, il deserto de la Violada e Las Bardanas, dove l'acqua viene dal-l'uomo gelosamente conservata in appositi recipienti. '

Dai dati dianzi riportati è agevole riconoscere l'esistenza di due minimi,invernale ed estivo, quest'ultimo molto significativo e di "due massimi, prima­verile ed autunnale presso-be equivalenti, ossia un regime pluviometrico nonpiù genuinamente mediterraneo, bensì tendente a condizioni di continentalità.

CARATTERISTICHE EDAFICHE

Il suolo dei Monegros, secondo la recente classificazione di Kuhiéna (1952),rientra nel tipo « Yerma » (SllO~O bruto di deserto secco) e più precisamente neisottotipi « Yerma polveroso » (suolo desertico polveroso), « Yerma polveroso sa­lino» e (( Yerma con crosta gessosa)).

. Il colore variante dal bianco al grigio chiaro, l'estrema povertà di humus,la quasi completa scioltezza, il contenuto in calcare variabile dal 40 al 45 %(determinazioni con calcimetro Pizzarelli), la reazione subulcalina (pH 7,5 ­7,9), iiI profilo, la presenza di efflorescenza salina, () di crosta gessosa, sono ele­menti da noi rilevati e concordanti con quelli posti da Kubiena a fondamentodel tipo e dei sottotipi.

Le osservazioni e misure sono state condotte particolarmente. a livello dellefitocenosi ad Artemisia Hcrba-alòa, nel corso dei rilevamenti eseguiti da Sappanel 1952 e ad esse in modo particolare, ci riferiamo nella descrizione seguente:

a) Sottotipo Ycrma polveroso: la superficie, nelle aree prive di vegeta­zione, presenta una crosta spessa pochi millimetri, di colore per lo più grigio

6 FRA.>"'J"CESCO SAPPA - SALVADOR RIVAS GODAY

SlX'fCO, di debole consistenza e che si sminuzza facilmente con le dita, risol­vendosi in materiale finemente polverulento e -quasi ìndisringuibile dal resto delsuolo. Tale crosta corrisponde ad un orizzonte A di tipo speciale per l'estremapovertà di resti organici, derivanti essenzialmente da alghe, funghi e licheni;dove le piante superiori costituiscono una copertura più fitta, la crosta superfi­ciale generalmente manca ed allora l'orizzonte A è caratterizzato dalla presenzadi un fitto feltro ràdicale con 'scarsa formazione di humus.' Colore grigio chiaro.

In qllesto suolo, date le condizioni climatiche in cui si forma e si mantiene,predomina nettamente il movimento ascendente dell'acqua superficiale e sotter­ranea su quello discendente e di conseguenza in analoga direzione si spostano lesostanze solubili. Per quanto esso sia ricco di materiali colloidali, la sua tessi­tura è sciolta a causa della scarsa azione cementante dci colloidi, dovuta sia allaelevata percentuale di calcare sia alla presenza di fini efflorescenze saline negliinterpori.

Il suolo secco per la maggior parte dell'anno, è soggetto facilmente all'ero­sione eolica, in seguito alla distruzione della crosta superficiale; in regime dipioggie tcmporaleschc poi - cosa non rara nella regione - l'erosione assumeaspetti imponenti per il formarsi di veri e propri torrentelli. In regimi estrema­mente poveri di precipitazioni, oppure, come nei Monegros, 'con scarse pioggiema con pronunciato scarto termico stagionale (inverni freddi ed estati' caldis­sime), questo sottotipo assume caratteri .di climax crlafico, con importantissimiriflessi sulla vegetazione, riflessi che noi esamineremo in seguito.

b) Sottotipo Yerma polveroso salino. Questo suolo, presentante un pro­filo praticamente identico al precedente, si differenzia per il maggior contenutoin sali solubili (gesso, anidrite, cloruro sadico ed in minor misura solfato dimagnesio e sodio). I sali, portati dalla corrente. ascendente verso gli strati supc-.riori,si separano sotto forma di piccoli microlici arrotondati (0,5-2 ~ di dia­metro) prima ancora di raggiungere la superficie, depositandosi sulle pareti dellecavità, o nei pori esistenti tra le particelle delle sostanze .cementahti (interBo­rcscenza). La solidità della tessitura ed il potere, d'unione delle sostanze cemen­tanti sono perciò molto abbassati, con conseguente autodistruzione della tessi­tura. Quando le soluzioni giungono ad evaporare alla superficie si forma su diessa una efflorescenza biancastra, costituita essenzialmente da piccoli cristalliniche ben presto si convertono in polvere microscopica.

Riteniamo che nei Monegros questo sottotipo di suolo esista in corrispo.n­denza delle aree in cui piante alofile e xerofile come Camphorosma monspclia­cum, Salsola ocrmiculata. Suaeda [ruticosa, ecc., assumono il predominio suArtemisia H erba-alba.

c) Sotrotipo Yerma con crosta geJSosa. Questo suolo, pure carattensttcodi regioni aride, ma non estreme, con estati molto calde, presénta come carat­teri distintivi una crosta superficiale indurita ed una leggera petrificazione deglistrati superiori, entrambe dovute' all'azione cementante del gesso, o di una mi­scela di gesso e carbonato di calcio con gesso in eccesso.

L'orizzonte dominato dal gesso (oriz. Y) si può suddividere in un oriz. Y:tspesso Z-8 cm. c corrispondente alla crosta superficiale, ed in un oriz. Y2 un po'

CONTRIBUTO ALL'INTERPRETAZIONE DEI MONEGROS 7

spugnoso e leggermente petrificato, sfumante indefinitamente nell'orizzonte Cdi tipo "sciolto.

La crosta gessosa è piuttosto tenera, raschiabile con l'unghia, di colore biancoazzurrino e non svolge C02 con acido cloridrico; l'orizzonte Y2, assorbendo fa­cilmente l'acqua" presenta consistenza tenera e si distrugge abbastanza facil­mente.

A nostro avviso questo scttotipo si incontra nei Moncgros lungo la fasciadi contatto tra i terreni pianeggianti (Yerma polveroso e "ferma polverososalino]ed i pendii ciottolosi calcarei occupati da una magra gariga a Rosmarinus, Sal­via, ecc.; non di rado questa fascia è denunciata da una relativa abbondanza dipiante gipsicole, qualiFrankenia Reuteri (anche su superfici di una certa esten­sione), Ononis tridrntata, Helianthemum squamatum'-

Il suolo dei pendii ricoperti dalla gariga può riferirsi al tipo Syrosem cal­careo sia per la povertà in humus e la natura della roccia madre, sia per ilprofilo costituito- unicamente da orizzonte A, seguito immediatamente dall'oriz­zonte C. In questo tipo eli terreno predomina la disintegrazione fisica su quellachimica, manifcstantesi essenzialmente in una parziale dissoluzione del calcare.Il gesso si desompone nelle parti superiori sciolte del suolo e si trasforma ingran parte in carbonato di calcio.

VEGETAZIONE

Delineate le caratteristiche fisiografich" climatiche ed edafichedella regione, riteniamo utile distinguere ed analizzare separatamentetre aspetti della vegetazione dei Monegros e precisamente:

a) la gariga rada e degradata delle alture delimitanti a Sud lareglOne;

b) la fascia basale caratterizzata da vegetazione gipsicola;

c) le fitocenosi ad Artemisia Herba-alba delle parti pianeggianti.

Il complesso floristico di ognuno dei tre popolamenti è stato ana­lizzato per determinare l'appartenenza dei singoli taxa alle fascie divegetazione e per rilevare il particolare valore che alcuni assumonoin corrispondenza della fitocenosi, in cui si presentano.

I risultati delle analisi sono stati riuniti per brevità in tabelle edespressi per mezzo di simboli, di cui forniamo ora la spiegazione.

Le 15 colonne da sinistra a destra corrispondono alle fascie di ve­getazione, raggruppate in cinque serie (omesse le prime 5 fascie dellaserie standard in quanto non vi sono entità ad esse riferibili); ogni co­lonna è contraddistinta dal simbolo di una fascia e precisamente:

8 FRANCESCO SAPPA - SALVADOR RIVAS GODAY

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Serie standard

CE - Fascia CaJex ElynaVL )) Vaccinium uligino-

SUfi - Loiseleuria

» Larix-Pinus Cembra

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» Fagus-Abies» Quercus-Tilia-Acer

» Laurocernsus

» Cupressacee.

Serie subtropicale mediterranea xcro­moriosata

QI ~ Fascia Quercus IlexA ) Argania sirleroxylon

Serie temperata mediterranea xcromor­fosataQP - Fascia Quercus pubescens

StT » Stipa tortilìs

AT » Acantholimon Astra­galus Tragacantha

MG » Stcppc montane me­diterranee.

Serie centroasiaticaPW - Fascia Bosco steppico a

Pulsatilla» delle Steppe a Stipa» dei semideserti -ad

Artemisia}) dei deserti ad Halo­

xylon.

Serie atlantica

QRC - Fascia Quercus Robur-Cal­luna

GE » Genistee-Ericoidee

La posizione di ogni taxon rispetto alle fascie viene espressa coisegnenti simboli:

* -Usato per indicare che un taxon è proprio di una fascia, o perchèautoctono, o - se di altra origine ,- perchè è stato completa­mente assimilato nel corso dello sviluppo epiontologico della fa­scia, adattandosi alla sua ecologia. Questo secondo caso si verificaad es., per [uniperus phocnicca, e f. oxycedrus, i quali, puressendo tipi originari della flora dei piani montani di monti sub­tropicali, da molto tempo sono entrati definitivamente a farparte della flora e della vegetazione della fascia Quercus !lex.

e - Usato per indicare la fascia alla quale un dato taxon è collegatogeneticamente. Per es., Phlomis Lychnitis è un taxon, il cui area­le ricade in fitocenosi locali del settore franco-iberico delle fascieQuercus !lex e Genistee-Ericoidee; esso però è in strette affinitàgenetiche con specie congeneri, originariamente proprie della fa­scia dei semidcscrti ad Artemisia, e come tale non può conside­rarsi un componente genetico delle fascie QI e GE, ma piutto­sto un rappresentante di un ciclo di taxa, geneticamente propri

CON'I1UBUTO ALL'INTERPRETAZIONE DEI MONEGROS 9

della fascia AI-IW, differenziatosi nella parte occidentale deI pre­gresso areale di quest'ultima fascia.

/', - Usato per indicare endemismi regionali (specie, sottospecie, va­rietà) nell'ambito di un settore di fascia. Quando l'endemismo èun .taxon sottospecifico, appartenente ad un ,ciclo proprio ad altrafascia, si indica la derivazione genetica col simbolo precedente.Ad es., 'la var. chlorocyaneus Costa di Astragalus monspessula­nus L. si indica con /', nella fascia QI e con Efl nella fascia QP,in quanto a quest'ultima appartiene la specie dalla quale si è dif­ferenziata la varietà.

Le eventuali irradiazioni e l'insediamento di ogni taxon a livellodi altre fascie di vegetazione, all'infuori di quella propria, sono poiespressi coi seguenti simboli :

+ irradiazione ed insediamento in fitocenosi regionali

O irradiazione ed insediamento' in fitocenosi locali

li! irradiazione cd insediamento in fitocenosi antropiche.

A) GARIGA

Diamo la precedenza a questo popolamento poichè riteniamo chedal suo studio derivino gli elementi più utili per l'intepretazione dellavegetazione dei Monegros. Infatti, per quanto grande sia lo stato didegradazione di queste garighe, è ancora possibile rinvenire qualcheindizio utile per trarre deduzioni concernenti lo stato originario el'evoluzione della vegetazione; e ciò perehè in condizioni di impossi­bilità di sfruttamento agricolo, l'azione antropica si manifesta quasiesclusivamente nel senso della distruzione, senza comportare ulteriorielementi di complicazione.

La fisionomia delle alture, da noi viste singolarmente (Sappa,1952) o congiuntamente (Montes de Fraga, Montes de Retuerta dePina), è piuttosto uniforme. Il suolo profondamente degradato e riccodi scheletro calcareo grossolano, ospita una vegetazione prevalente­mente suffruticosa a cespi discontinui (Rosmarinus officinalis, Salvialavandulaefolia, Cistus Clusii, C. albidus, Linum suffruticosum), conradi cespugli (Retama sphaerocarpa, Genista Seorpius, funiperus phoe­nicea, f. oxycedrus, Ephedra distachya, Rhamnus lyàoides, PistaciaLentiscus), e sovente con sporadi;i esemplari arborei (Pinus halepen-

lO FRANCESCO SAPPA - SAJ_VADOR RIVAS GODAY

sis) nella parte più alta, o cacuminale dei pendii. Le aree di terrenointerposte tra i suffrutici ed i cespugli sono scarsamente colonizzateda cespi di graminacee (Stipa juncea, S. barbata, Brachypodium ramo­sum, Dactylis hispanica) e da rerofitc a rapido ciclo vegetativo, svol­gentesi subito dopo le pioggie primaverili. In annate di pronunciatasiccità il componente tcrofitico, non trovando condizioni sufficientiper il suo sviluppo, può mancare quasi totalmente, e questo purtroppoè stato il caso nel maggio 1952 e nella primavera del 1953.

Pinus betepensis

Ephedrd distachljd

Cisius Clusii

Rosmdrinus olFcinalt's

Salvia lavandulae(o/ia

Artemisi<f Herb a alba I

Fig. 1 - Schema della distribuzione altitudinarc della vegetazione nei Montes de Fuga.

La successione in senso altitudinare, riportata nello schema dellang. I (Montcs de Fraga) è largamente valida per il complesso di alturedelimitanti a Sud i Monegros; occorre solo precisare che [uniperusthuriiera, mancante qui ed in altre alture, compare come relitto incorrispondenza dei Montes de Retuerta de Pina, nella parte inferioredei pendii.

Il complesso floristica di queste magre garighe, limitatamente a .quanto abbiamo potuto rilevare, è riassunto ed analizzato nella ta­bella N, 1.

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IO

FRANCESCO SAPPA - SALVADQR RIVAS GODAY

Fig.,2 - Rappresentazione grafica della partecipazione delle singole fascio alla vegetazionedella gariga.

La tabella e la curva dianzi riportate mettono chiaramente in evi"denia l'assoluto predominio delle entità della fascia Quercus llex ri­spetto ai rappresentanti delle altre fascie di vegetazione. Sulla basedei dati statistici potremmo quindi interpretare le garighe in questionecome fitocenosi locali degradate, ascrivibili -alla fascia Quercus llex.Così facendo però, ci limiteremmo a dare un'interpretazione esclusi"vamente attuale della vegetazione, trascurando fatti, come la presenzadi resti di vegetazione arborea e di veri e propri relitti (Juniperus thu­rifera), i quali, seppure poco appariscenti in una rappresentazione sta"tistica, assumono grande importanza quando si voglia discutere l'evo"luzione subita dalla vegetazione.

Per giungere ad una interpretazione che dia soddisfacente ragionedei fatti oggi rilevabili, dobbiamo necessariamente affrontare alcunequestioni, 'ad essi inerenti, e cioè l'esistenza o meno, in passato, divegetazione forestale sulle alture, oggi occupate dalle garighe, ed incaso affermativo il probabile tipo di bosco e le cause della sua degra­dazione. Mancando dati fitopaleontologici e storici attendibili, l'unicomezzo di indagine a nostra disposizione è l'esame critico della vege"tazione attuale.

È in primo luogo agevole constatare che i soli rappresentanti arbo­rei, oggi rinvenibili, sono Pinus halepensis ed in minor misura Tuni"perus thurifera. Il primo è presente nelle parti più elevate dei pendii,

CONTRIBUTO ALL~INTF.RPRF.TAZIONE DEI MONEGROS 13

o addirittura sulla linea di cresta con esemplari, che per la loro spora­dica, ma diffusa distribuzione, pe~ la particolare ubicazione, e perl'habitus stesso assumono più il carattere di relitti, che non di repertioccasionali, o di residui di piantamenti più o meno recenti. Il secondo

.è localizzato in una ristretta area nei pressi di Bujaraloz con esemplaripiù o meno rigogliosi, ma mai veramente arborei, sparsiper la mag­gior parte lungo la porzione inferiore dei pendii dei Montes de Re­tuerta de Pina ed in minor misura nelle depressioni occupate da fitoce­nosi di Artemisia Herba-alba. Il carattere relitto, rifugiale e regressivodel Tunipcrus thurijcra in questa stazione è denunciato - più chiara­mente ancora che per Pinus halepcnsis - dall'habitus ridotto, dallascarsità di semenzali, dall'accrescimento stentato e dall'evidenteimpossibilità di competere colla circostante vegetazione.

La presenza di due specie arboree, di cui una sicuramente relitta,è un dato concreto e significativo per sostenere l'opinione che in pas­·sato esistesse un rivestimento forestale.

Oltre a ciò una tenue, ma forse significativa traccia, ci è offertadalla toponomastica; pur essendo estremamente incerta·la etimologiadella parola Monegros, è opinione diffusa che essa sia derivata da« Montes negros » e, se questo è vero, l'aggettivo non può che riferirsial colore della .vegetazione e più in particolare al verde cupo del Tuni­perus thuriiera, dato che la roccia ed il terreno appaiono ovunque bian­castri. Che ciò sia plausibile è indirettamente confermato da un passodi Willkomm, il quale, a proposito del Tuniperus thurifera sui montidi Albarracin, afferma che « la sua chioma è ampia, arrotondata, quasisferica, fittamente ramificata e verde scura, tanto che i pendii, suiquali siano sparse piante isolate, appaiono da lontano macchiettati dinero ».

Sulla base di questi fatti e di (lueste considerazioni, siamo per­tanto indotti a ritenere che nei Monegros esistesse in passato un rive­stimento forestale. Ciò ammesso, per discutere quale tipo di forestaabbia occupato i pendii delle alture, oggi così profondamente degra"dati, riteniamo utile prendere in considerazione le fitocenosi formatedalle due entità in questione, studiandone il comportamento ed i reci­proci rapporti nel settore sud occidentale della loro area distributiva.

Per quanto riguarda Pinus halepcnsis è noto che in tale settoredell'areale si incontra di preferenza negli orizzonti a clima semiaridocaldo, costituendo un termine pronunciatamente termoxerofilo dellefitocenosi forestali della fascia Quercus llex. Questo comportamento­accertabile, ma non sempre chiaramente manifesto nella penisola ibc-

14 FRANCESCO SAPPA - SALVADORRIVAS GODAY

rica, per le frequenti ed intime interferenze col Quercetum ilicis e perl'intervento dell'azione antropica, è stato studiato accuratamente inMarocco da Emberger (1939). L'A. ba innanzi tutto accertato che ipopolamenti più importanti si trovauo nel Marocco orientale sul verosante mediterraneo dellaregione, mentre nel settore atlantico l'alberoè diffusamente presente lungo le catene montuose. a costituire fitoce­nasi frammentarie; qui si avrebbero inoltre popolamenti relitti, testi.monianti una pregressa maggior diffusione della specie e popolamentipiù recenti, derivati dai primi ed insediati nelle aree di degradazionedella preesistente vegetazione, oppure di origine antropiea. Si rilevainoltre che mentre nel Marocco occidentale la degradazione forestalefavorisce l'estensione del Pinus halepensis, nel Marocco orientale, piùsecco e più continentale, la degradazione agisce come un fattore nega·tivo a tutto favore della più xerofila Callitris quadrivalvis. Embergerconclude affermando che il Pinus halepensis è stato in Marocco assaipiù diffuso sotto l'influsso di un clima più secco, o semplicemente piùcontinentale, e che successivamente - per intervenuti mutamenti eli­matici in senso oceanico ~ la sua area si è frammentata, specialmentenel Marocco occidentale; la distruzione delle foreste ad opera del­l'uomo ristabilisce localmente condizioni di continentalità favorevolialla specie, che trova cosi modo di estendere la sua area a partire dallenumerose colonie relitte.

Per quanto concerne la questione dei suoi rapporti con Tuniperusthurifera, sappiamo che nel medio e grande Atlante le isole di Pine­tum halepcnsis, disseminate tra boschi di Callitris e boscaglie di olivoe lentisco e di Argania negli orizzonti inferiori a clima semiaridocaldo, sono separate dalla grande formazione a Tunipcrus thurifera dauna fascia più o meno ampia di [uniperus phoenicea; in condizionitendenti a continentalità estrema il Tuniperus thurifera invade questafascia discendendo molto in basso, quasi a contatto con Pinus hale­pensis, mentre in condizioni opposte tra [unipcrus phoenicea e [, thu­riicra si inserisce un orizzonte, ora più ampio ora "meno, di Quer­cetum ilicis.

Il [unipcrus thurifera presenta un'area distributiva caratterizzatada un centro principale in Marocco, da un centro secondario in Spa­gna e da stazioni disgiunte in Francia (prescindendo naturalmentedall'areale orientale in Asia Minore).

In Marocco (vedi Emberger, 1939, per particolari)la distribuzionedella specie può cosi riassurnersi :

CONTRIBUTO ALL~INTERPRETAZIONEDEI MONEGROS 15

- assenza completa nella catena del Rif, dove non riuscirebbe adaffermarsi per la scarsa continentalità del clima, non compensata dasufficiente altitudine del massiccio e dovuta alla vicinanza delmare;

diffusione abbondante nel medio Atlante e specialmente sul ver­sante Sud della catena, dove assume carattere di albero di alta mon­tagna, formando il limite superiore delle foreste. Sul versante atlan­tico, a causa della forte piovosità, [uniperus thurifera si insedia agrande altitudine, dove il freddo invernale compensa questa con­dizione sfavorevole, creando un ambiente sufficientemente secco;sul versante mediterraneo invece, più secco e continentale, l'alberoscende fino a 2000 m. e localmente anche più in basso, alla basedelle montagne;

- diffusione di massa nel grande Atlante. Assente all'estremitàoccidentale della catena (massiccio di Seksaoua), comincia a com­parire ad Est del massiccio del Tichka dei Seksaoua, continuandosenza interruzione fino all'estremità orientale dell'immensa catena.Per le stesse ragioni di prima, esso evita ad occidente le catene peri­feriche, localizzandosi in quelle più interne, mentre più ad Est especialmente sul versante mediterraneo si riscontra anche nelle ca­tene periferiche, prima al limite superiore delle foreste poi anchepiù in basso fin quasi alla base delle montagne (1900-2000 m.);

- reperti isolati sul versante Nord del Sagho a sud del grandeAtlante.

Ecologicamente Tuniperus thurijcra dimostra in Nord Africa unaassoluta indifferenza edafica, ma appare strettamente legato al climamediterraneo semiarido freddo di Emberger, cioè ad un ambientesecco, luminoso e freddo in inverno. La flora accompagnatrice non èaffatto caratteristica in quanto la fitocenosi del I uniperus thurijera,anche nell'area di maggior diffusione, risulta costituita in gran preva­lenza di specie xerofile provenienti dalle fitocenosi con cui è a con­tatto e cioè o da quelle del piano cacuminale o da quelle del pianosemiarido o arido inferiore. In senso altitudinarc si succedono normal­mente, dal basso in alto, fitocenosi ad Artemisia Herba-alba e LygeumSpartum sugli altipiani, un orizzonte semiarido caldo con PÌtlUS hale­pensis, Callitris quadrivalvis, Olea e Pistacia Lcntiscus, con un sotto­rizzontc a Tuniperus phoenicea, un orizzonte temperato più o menoesteso a Quercus llcx e Q. faginea ed un orizzonte semiarido freddo a

16 FRANCESCO SAPPA - SALVADOR RIVAS GODAY

luniperus thuriicra; in condizioni estreme però, su versanti fortementesokggiati delle aree più continentali, può venir a mancare l'orizzontetemperato ed allora i due orizzonti semiarido caldo e semiarido freddogiuugono a contatto compenetrandosi.

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Fig. 3 - Schema della distribuzione altirudinare della vegetazione in Marocco in condizionidi normale (a sinistra) e di forte continentalità (a destra).

Nella penisola iberica il f uniperus thurifera presenta la seguentedistribuzione (da Sud a Nord):

stazioni di limitata estensione in Provincia di Albacete: Sierra diAlcaraz presso Yestc ed El Bellestero;

stazioni nella regione di Guadalajara;

un 'centro di addensamento nella provincia di Teruel (tra Pozon­don e Cella: presso Peralejos; Sierra di Gudar; Montes de Albarracin; Serrania de Cuenca) e nella Provincia di Soria (tra Torralbadel R. e Burgo dc Osma ; conca. del Rio Arlanza tra Cabezon e Co­varrubias). In questa vasta zona il funiperus thurifera forma an­cora estese.fitocenosi, ad alto grado di purezza ed a copertura rada,presentandosi inoltre in molte località come cespuglio, od albe­retto isolato, e subordinato ad altre essenze forestali;

stazioni nella provincia di Valcncia;

una stazione a S. Domingo de Silos (Burgos);

una stazione (Sabinar de Crémenes), recentemente segnalata daLosa e Monteserrat (1953), nel desfiladero tra Riano e Cistierna inprovincia di Léon, occupante alcuni kmq. di superfice e particolar­mente esteso sul versante destro del Rio Esla;

piccole stazioni relitte nei Monegros, delle quali già abbiamo detto.

CONTRIBUTO ALL'INTERPRETAZIONE DEI MONF.GROS 17

1200m .•

Da questo quadro distributivo risulta subito che il Tuniperus thu­rijcra, analogamente a quanto si verifica in Marocco, è accantonatoin Spagna nelle aree più continentali; anche la stazione di Riano, lapiù occidentale conosciuta, per quanto situata nei monti cantabro-leo­nesi, dove già è pronunciata l'influenza oceanica, presenta per ragionitopografiche e microclimatiche caratteri di continentalità rivelati chia­ramente dalla descrizione della vegetazione fornita da Lasa e Mont~

serratoPer caratterizzare la sua posizione altimetrica ed i rapporti che

esso contrae colle altre fitocenosi forestali, possiamo riferirei alla Sierradi Gudar, nel massiccio iberico, dove, sec. Rivas Goday, si osserva(fig. 4) un orizzonte inferiore sui lQOO m. con Pinus halepensis eTuniperus oxycedrus sul versante sud e Quercus Ilex su quello espostoa Nord; un orizzonte tra 1000 e 1200 m. con Tuniperus thurifera ePinus Laricio a sud e con Quercus lusitanica ed Accr a nord; un oriz­zonte tra 1200 e 2000 m. occupato da Pinus silvestris, Tunipcrus com­munis e J. Sabina var. humilis e finalmente un orizzonte cacumi­nale con Pinus uncinata.

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Fig. 4 - Schema della distribuzione altitudinarc della vegctazionc nella Sierra di Oudar.

In Francia non si conoscono che stazioni isolate e fortemente di­sgiunte lungo una linea .decorrente da Sud Ovest a Sud Est e precisa­mente: Pirenei, al Monte de Rie, presso Saint-Béat (Haute Garonne);Basses Alpes a Peyresq; Alpi del Delfinato, presso Grenoble a Com-

18 FRANCESCO SAPPA - SALVADOR RIVAS GODAY

boise, Néron, Saint-Evnard, Diois, Saint-Crépin, Saint Clément, Guil­lestre, Rabou).

Il Juniperus thurifera è un rappresentante di una fascia di vege­tazione (fascia Cupressacee), caratterizzata da una particolare ricchez­za di conifere filogeneticamente antiche, occupante nel terziario lar­ghe aree dell'emisfero Nord ed anche dell'Europa centrale, come testi­moniano i fossili pliocenici di Frankfurt. Questa fascia, analogamentea quella Laurocerasus, fu sospinta a Sud sul tardo terziario in seguitoal profondo mutamento climatico che permise il pieno spiegamentodella vegetazione temperata ed in questo processo di regressione abban­donò resti più o meno cospicui nell'area mediterranea, dove eondizioniclimatiche e topografiche ne permettevano la sopravvivenza. L'area diJuniperus thuriicra, coi suoi due nuclei separati di notevole consistenzae stazioni fortemente disgiunte, con la differenziazione di razze locali

. (var. africana Maire e var. gallica 'Coincy) e coi suoi insediamenti ri­fugiali e regressivi al limite Nord, è una vivente testimonianza dellariduzione subita dalla sua fascia di vegetazione. Le attuali stazionidelle Alpi francesi, sia che rappresentino i resti di una forte frammen­tazione subita durante i periodi glaciali, sia che rappresentino inse­diamenti postglaciali da non lontani centri di rifugio, denunciano unisolamento da quelle spagnole risalente almeno al terziario per il fatto

. stesso della differenziazione di una varietà o razza locale.Le stazioni iberiche, compresi i Monegros, sono invece più sicu­

ramente interpretabili come insediamenti terziari mantenutisi fino adoggi, malgrado possibili e probabili oscillazioni e contrazioni. Date in­fatti le caratteristiche ecologiche della specie e l'entità assai più mode­sta del fenomeno glaciale, riuscirebbe estremamente difficile ammet­tere per esse un'origine postglaciale da ipotetici centri di rifugio.

Dopo quanto abbiamo esposto crediamo di avere basi sufficiente­mente fondate per ammettere che esistesse nei Monegros un rivesti­mento forestale e per ritenere che le odierne stazioni di Juniperus thu­rifera siano gli ultimi resti di un'estesa formazione presente nella re­gione fin dal terziario. Malgrado la quota insolitamente bassa delle sta­zioni, non vediamo ragioni sostanziali per escludere la permanenzadi una simile formazione durante il regresso e la contrazione dellafascia Cupressacee. Il fatto che l'entità in questione trovi oggi in Ma­rocco condizioni ottimali in un orizzonte situato tra 2500 e 3100 metrie sia localizzata in Spagna sui 1000-1200 m. non è incompatibile collanostra affermazione, in quanto la ragione di ciò si può trovare nellestesse particolarità distributive odierne. Infatti se in Marocco accade

CONTRIllU1D ALLJINTERI'RE1'AZIONE

DEI M()NEGROS 19

che la formazione a Tuniperus thuriiera si abbassi fortemente, in cor­rispondenza di aree 'a forte continentalità, fino a confluire con l'oriz­zonte inferiore semiarido (v, schema), nulla impedisce che la stessacosa possa verificarsi in Spagna e proprio nei Monegros. Abbiamo in­fatti visto che questa regione, per le modalità di formazione della de­pressione dell'Ebro e per le sue particolarità topografiche, è caratte­rizzata da un clima fortemente continentale, freddo secco in invernoe caldo arido in estate, cioè da condizioni ambientali tali da permet­tere la convergenza di due orizzonti (semiarido freddo e semiaridocaldo), proprio come avviene in Marocco.

Per le particolari condizioni climatiche e per la bassa altitudinenon si è quindi avuta nei Monegros una chiara seriazione di orizzonticome ad es. nella Sierra di Gudar, bensì un contatto ed una compene­trazione tra la formazione a Tuniperus thurifera e fitocenosi della fasciaQuercusllex. Tra queste ultime quella che più probabilmente ha inte­ressato i Monegros è stata il Pinetum halepensis, ecologicamente piùadatto del Quercetum ilicis a sopportare la forte siccità estiva; un in­dizio abbastanza sicuro, a questo proposito, anche a voler prescinderedagli esemplari di Pinus halepensis, ci è offerto dalla quasi completa

,assenza di entità tipiche del bosco o della macchia di Quercus llex edalla presenza invece di un modesto ma molto significativo gruppo dientità termoxerofile, quasi costantemente rinvenibili nel Pinetum ha­lepcnsis (funiperus phoenicea, Brachypodium ramosum, Cytisus Fon­tanesii, Helianthemum lavandulaefolium). La flora accompagnatricedelle fitocenosi a Tuniperus thurifera anche nelle aree a maggior diffu­sione, è costituita da entità xerofìle derivanti dalle fascie con cui è acontatto, senza tipi veramente caratteristici e quindi non fa meravigliache manchino entità indicatrici, astrazion fatta per Salvia lauandu­laefolia che predilige appunto ambienti semiaridi freddi.

Più difficile è precisare quale sia stato l'influsso dei fenomeni gla­ciali quaternari su questa antica formazione terziaria, mancando alproposito dati macro- e micropaleontologici. Riteniamo nondimeno chele oscillazioni climatiche in senso oceanico e continentale, in corri­spondenza delle espansioni glaciali e degli interglaciali, possano avercausato concomitanti contrazioni e parziali riespansioni della forma­zione a Tuniperus thurifera; dopo l'ultima glaciazione e dopo il pe­riodo xerotermico a carattere continentale, l'evoluzione generale delclima verso un tipo temperato prima e subatlantico ed atlanticopoi, cioè sfavorevoleal Tuniperus thurifera, deve aver influito, seppure

20 FRANCESCO SAPPA - SALVADOR RIVAS GODAY

in modo attenuato, sui Monegros, creando i presupposti per una defi­uitiva riduzioue della formazione a [tauperus thuriicra e per una fortealterazione del suo equilibrio 'ecolopico.

Se questo è possibile, l'attuale profonda degradazione non è peròspiegabile se non ammettendo il concorso dell'azione antropica. Hu­guet del Villar (1925) ha molto insistito su questa questione, attri­buendo ad una radicale distruzione de! bosco il processo di desertiz­zazione subito da vastissime aree della penisola iberica. Nel caso spe­ciale dei Monegros non è neppure necessario invocare un processotanto radicale come quello presupposto da Huguet del Villar. Infatti,allorchè le condizioni ecologiche dclla foresta sono già precarie percause naturali, la sua degradazione può venir fortemente accelerataanche da una modesta, purchè costante azione distruttiva dell'uomo;scomparendo la copertura arborea con ritmo superiore alle possibilitàdi rinnovo, il suolo si degrada profondamente fino a raggi!Jngere icaratteri, di cui abbiamo prima parlato, e quando ciò avviene la sua

. possibilità di rievoluzione verso tipiforestali è preclusa senza un cam­biamento di condizioni climatiche. *

Sui pendii, gradualmente spogliati del manto forestale ed in pro­fonda alterazione edafica, si insediava così - come ultimo stadio dellapreesistente vegetazione boschiva - l'attuale gariga. E che questa siaparticolarmente ricca di entità .ascrivibili alla fascia Qucrcu« !lex èperfettamente naturale, quando si tenga presente che compenetratacon la formazione a f uniperus thuriiera stava fin dal terziario la vege­tazione di questa fascia, le cui entità più termoxerofile erano le unichein grado di prendere il sopravvento nelle nuove condizioni cdafiche.

Concludendo possiamo così riassumere il nostro punto di vista:L'attuale gariga, in base all'analisi floristica, può considerarsi una

fitocenosi locale degradata della fascia Quercus llcx; essa non derivaperònnicamente da una fitocenosi forestale di tale fascia, come potreb­bero essere il Quercetum ilicis od il Pinetum halepcnsis, bensì da unaformazione forestale risultante dall'affiancamento e compenetrazionedi due tipi di vegetazione, uno appartenente alla fascia Cuprcssacec invia di regressione ed uno alla fascia Querms !lex profondamente incuneantesi nella depressione dell'Ebro.

* Per maggiori particolari sulle modalità di origine" di stadi preclimax e postclimex diorigine edafica si veda Rivas Goday e Galiano (1951).

CON1RIBUTO ALL?INTERPRETAZIONE DEI MONEGROS'

2") VEGETAZIONE GIPSICOLA

21

Come già abbiamo detto, si incontra sovente lungo il contatto trai rilievi rivestiti dalla gariga ed i terreni pianeggianti, occupati da fito­cenosi ad Artemisia Hcrba-alba, un allineamento di terreni ricchi digesso (Ycrma a crosta gessosa), chiaramente indicati dalla presenzadi entità gipsicole. Questo allineamento non è continuo, bensì costi­tuito da tante aree staccate di ineguale estensione, ora discretamentegrandi e ben delimitate, ora molto piccole, fino al caso estremo di unacompenetrazione a mosaico di ristrettissime superfici ricche di gessocon altre molto meno ricche. Corrispondentemente si comporta la ve­getazione con la comparsa ora di fitocenosi quasi monotipiche, comequella a Franl(enia Reuteri e ora di popolamenti meno ben delimitati,ma prevalentemente costituiti da entità gipsicole (Helianthemum squa­matum, Ononis tridcntata, Lepidium subulatum), fino all'intima e dif­fusa compenetrazione a mosaico di entità gipsicole con altre menotolleranti.

. Le più importanti entità indicatrici del gesso presenti nei Mone-gros oltre Artemisia Herba-alba, sono: .

Ononis tridentata L. - Endemismo iberico, edaficamente condizionato,nell'area della fascia QI.

Herniaria fruticosa L. - Edaficamente condizionata nell'area iberica.della fascia QI ed in quella N. africana della fascia StT. Geneti­camente collegata con entità della fascia AW.

Helianthemum squamatum Perso - Edaficamente condizionato nel­l'area iberica della fascia QI ed in quella N. africana della fa-scia StT. .

Franhcnia puluerulcnta L. - Entità della fascia AW a distribuzionecircumrncditerranea e N. africana, nei luoghi salsi gessosi.

Frankcnia Reuteri Boiss. - Endemismo iberico, edaficamente condizio- .nato, nell'area della fascia QI; geneticamente collegato con la fa­scia AW.

Gypsophila hispanica Wk, - Endemismo iberico, edaficamente condi­zionato, nell'area della fascia QI ed in quella MG.

Lepidium subulatum L. - Edaficamente condizionato nell'area ibe­rica della fascia QI ed in quella N. africana della fascia StT.

22 FRANCESCO SAPrA - SALVADOR RIVAS GQDAY

Reseda suffruticosa Locìl. - Endemismo iberico, edaficamente condi­zionato nell'area della fascia QI.Ritenendo che i popolamenti costituiti totalmente, o prevalente­

mente da entità gipsicole rappresentino, per ragioni edafìche, un casoparticolare di quelli ad Artemisia lIerba-alba ne discuteremo in se­guito e congiuntamente il significato.

3") FITOCENOSI AD ARTEMISIA HERBA-ALBA

Questa fitocenosi delle parti pianeggianti e dei terreni meno denu­dati ed in lieve declivio dei Monegros, costituendo per la sua esten­sione il tratto fisionomico più caratteristico della regione, ha richia­mato sempre l'attenzione degli studiosi, malgrado essa rappresenti, ri­spetto alla gariga, un episodio secondario nella storia evolutiva dellavegetazione. .

Poichè Wi1lkomm in uno studio preliminare sulle regioni step­piche della penisola iberica (1852) e successivamente nella sua classicatrattazione sintetica (1896) incluse quest'area dei Monegros nel domi­nio della steppa iberica, sentiamo la necessità di esprimere, prima diogni altra cosa, il nostro punto di vista sull'impiego della denomina­zione « steppa ».

Il termine è stato introdotto da fitogeografi russi per designarefitocenosi erbacee di tipo prativo della Russia meridionale, legate adun particolare tipo di suolo e precisamente alle terre nere humiche,e ad un particolare tipo di clima, caratterizzato da inverni lunghi efreddi con abbondante copertura nevosa, da sensibile ritardo nella ri­presa primaverile e conseguente rapido passaggio dal freddo invernaleal caldo estivo, da precipitazione scarse, ma con massimo estivo, e daevaporazione così forte da ridurre di molto l'effetto di tali precipita­zioni. Molti AA. però, basandosi essenzialmente sui caratteri fisiono­mici, hanno esteso la denominazione di steppa a fitocenosi erbacee esuffruticose delle regioni aride del Nord Africa e dell'Asia col risul­tato di alterare il significato originario della parola, e di complicaresenza necessità la questione nomenclaturale; è frequente infatti incon­trare nella letteratura per fitocenosi che non sono steppe espressionicome « Domaine maurétanc stcppique » (Braun Blanquet, 1924),Halphasteppe (Steppa a Stipa tenacissima), Scnnahstcppe (steppa aLygeum Spartum), Drissteppe (steppa ad Ampelodesma maurùa­nica) ecc.

È merito di Rege1 (1939) l'aver chiarito con estrema efficacia que-

CONTRIBUTO AI"L~INTERPRETAZIONE DEI' M()NEGROS 23

sta terminologia equivoca, dimostrando che la denominazione di step­pa non può applicarsi alle fitocenosi che pur presentando somiglianzefisionomiche con la steppa russa, si trovano in condizioni climaticheed edafiche completamente differenti, e di aver proposto per le cosi­dette steppe a Stipa tenacissima, a Lygeum Spartum e ad ArtemisiaHerba-alba del Marocco, il termine molto più corretto di semideserti(Halbwiiste). Anche Schmid (1949) si è reso conto della necessità dievitare equivoci, allorchè, a proposito della fascia della Stipa tortilisprecisa, « Unter dem Stipa tortilis-Giirtel werden hicr alle steppenar­tigen Vegetationen der siidlichen Mediterrangebietes zusammen-gefasst ... )). .

Sia in termini generali, che nel caso particolare dei Monegros, noiaderiamo alla precisazione di Regel e conseguentemente non parle­remo di steppa, ma di fitocenosi semidesertiche ad Artemisia Hcrba­alba.

Questopopolamento si presenta nei Monegros con una riccagamma di sfumature nella sua composizione floristica, sfumature chesono in diretta funzione della frequenza e della copertura esercitatadalla specie edificatrice. Un tentativo di rappresentare minutamentequeste sfumature ci porterebbe inevitabilmente alla descrizione dei sin­goli rilevameni e qualora tentassimo di definire sottotipi, o f~cies su­bordinate incorreremo nel pericolo di perdere di vista il carattere strut­turalmente unitario della fitocenosi. Preferiamo perciò analizzare, nelsuo insieme, la compagine floristica, quale risulta dalla tabella se­guente e successivamente mettere in evidenza le caratteristiche struttu­rali; infine con la riproduzione di due rilevamenti, rappresentanti ter­mini estremi, cercheremo di dare un'idea dell'ampiezza della variabi­lità nella composizione floristica (v. tab..2 ,e fig. 5).

Dalla tabella e dalla curva relativa rileviamo ancora una forte pre­valenza di entità della fascia QI, ma, contrariamente al caso della ga­riga, non si tratta più di un predominio quasi assoluto; è infatti giàsensibile la partecipazione di entità di altre fascie di vegetazione e dalpunto di vista quantitativo ·soprattutto della fascia StT. AHW. AW.Altre osservazioni scaturiscono però dall' esame della tabella e cioè:per quanto la fitocenosi sia costituita in gran prevalenza da ArtemisiaHerba-alba, manca un corteo floristico di entità caratteristiche di que­sta fascia di vegetazione; i rappresentanti delle fascie semidesertichee desertiche (AHW. AW.) sono entità ascrivibili sì a queste fascie divegetazione, ma poco tipiche dato il loro ampio areale mediterra-

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Fig. 5 - Rappresentazione grafica della partecipazione delle singole fascìe aJ1a vegetazionedel semideseno ad Artemisia Herha-alba ,

neo; ed infine colpisce l'estrema povertà di endemismi, che si possanoconsiderare derivati dalla fiora di queste fascie e la loro quasi esclusivalocalizzazione sui gessi.

Questi fatti assumono notevole importanza per l'interpretazionedella fitocenosi in esame.

Si ritiene (Schmid, 1949) che la fascia Stipa tortilis abbia iniziatola sua differenziazione nella seconda metà del terziario, per un pro­Cesso di xeromorfosi svoltosi su un nucleo Horistico di origine tempe­rata e che abbia completato la sua compagine floristica con la succes­siva assimilazione di elementi xerofili subtropicali, Nell'area princi­pale di evoluzione (Nord Africa) si differenziarono inoltre, per effettodell'isolamento geografico, numerose razze locali; nella regione medi­terranca invece e particolarmente in Spagna e Sicilia si verificò unsemplice apporto di nuclei Iloristici di questa fascia, per effetto di par­ziali e ripetute reimmigrazioni. Che ciò sia avvenuto è provato nontanto dall' odierna estensione di alcune fitocenosi - sul cui carattereoriginario o meno dovremo discutere in seguito - quanto dal rinve­nimento di veri e propri relitti in corrispondenza di terreni salsi o ges­sosi, o comunque edaficamente molto selcttivi,

Contemporaneamente, o quasi, si effettuò lungo le coste del Me­diterraneo e sui terreni salsi interni l'infiltrazione verso occidente della

26 FRANCESCO SAPPA - SALVADOR· RIVAS GODAY

flora della fascia AHW e HW con una ricca differenziazione di en­demismi; nel quaternario infine, la profonda trasgressione verso occi­dente della fascia delle steppea Stipa giunse ad interessare la penisolaiberica abbandonandovi alcuni dementi caratteristici come Adonisvernalis e Stipa pennata (quest'ultima gia differenziata nella ssp. me­diterranea)'.

In conseguenza di questi eventi, la flora essenzialmente mediter­ranea dei livelli inferiori della penisola iberica fu compenetrata da tipidelle Iascie semidesertiche e steppiche i quali, pur di diversa origine,poterono affiancarsi dove le condizioni edafiche offrivano una base co­mune alle loro esigenze ecologiche.

Possiamo ora domandarci quali t~a le fitocenosi ad ArtemisiaHerba-alba, a Lygeum Spartum, a Stipa sp. pI., che coprono grandiestensioni della penisola iberica, siano da considerarsi di origine pri­maria o secondaria. A prescindere dalle osservazioni fatte in Marocco(Emberger, Regel, ecc.) ed in Spagna (Huguet del Villar), osserva­zioni che dimostrano un forte ampliamento antropico dell'areale diquesto tipo di vegetazione, crediamo che un importante elemento didiscriminazione sia fornito dalla flora stessa. E cioè riteniamo chesiano da considerarsi di origine secondaria (edafica, o antropica, o peril concorso di entrambi i fattori) quelle fitocenosi nelle quali manca­no, o sono estremamente scarsi, rappresentanti veramente caratteristicidd tipo di vegetazione e gli endemismi.

Dopo quanto abbiamo messo in evidenza, riteniamo che le fito­cenosi ad Artemisia Hcrba-alba dei Monegros debbano rientrare inquesta categoria e che la loro formazione possa ricondursi al seguenteprocesso. Date le modalità con cui si è formata la depressione dell'Ebroè legittimo ritenere che contemporaneamente alla formazione forestaledelle alture, abbiano potuto insediarsi nelle aree pianeggianti della re­gione dementi delle fascie semidesertiche e che la loro successivaespansione fino alla costituzione di fitocenosi compatte sia dovuta a

. due ordini di fattori e cioè: anzitutto al graduale arricchimento ddsuolo in sali (CaSO', MgSO ecc.), provenienti dal dilavamento dellependici, il cui rivestimento forestale prima per cause naturali e poiper azione antropica andava continuamente degradandosi permet­tendo così una sempre maggiore ed incontrollata erosione dd substra­to; ed in secondo luogo all'azione dell'uomo, il quale, finchè non in­terverrà una bonifica agraria, ha interesse a mantenere ed estenderequeste fitocenosi come pascolo - sia pur magro - per le greggi tran­sumanti. La diffusa e qualirativamentc ricca infiltrazione di dementi

CONTRIBUTO ALL'INTERPRETAZIONE DEI MONEGROS 27

xerofili della fascia QI è infine, a nostro avviso, un ulteriore argomentoper sostenere che lc fitocenosi in esame sono derivate secondariamenteda un tipo di vegetazione appartenente a questa fascia.

La cosidetta steppa aragonese deve quindi interpretarsi come unsemideserto edafico-antropico di origine secondaria.

Precisata la natura e la. probabile origine di questo popolamento,che conferisce al paesaggio aragonese tratti fisionomicamente simili aquelli di certe parti degli altipiani marocchini, ne daremo, sulla scortadei rilevamenti eseguiti, una breve descrizione.

Come si può osservare dalle fotografie l'Artemisia Hcrbaalba,specie edificatrice della fitocenosi, assume la tipica distribuzione aquinconcia, cioè a cespi isolati e più o meno regolarmente intervallati;le aree di terreno interposte tra i cespi di Artemisia, prive o quasi divegetazione durante la stagione arida estiva, ospitano subito dopo lepioggic primaverili una vegetazione terofitica, che rapidamente si dis-secca ai primi calori dell'estate. '

Questo componcnte terofitico varia moltissimo qualitativamentec quantitativamentc, secondo l'andamento stagionale e non è affattoraro il caso di un suo mancato sviluppo nelle annate di forte siccità:da ciò deriva la possibilità di sensibili scarti qualitativi e quantitativinei rilevamenti eseguiti in anni o stagioni diversi. Le erbacee perenniinvece, meno sensibili delle terofite, reagiscono alla maggiore o minoresiccità con un diverso grado di sviluppo; generalmente esse non colo­nizzano le parti centrali delle aree vuote, ma tendono a stabilirsi attor­no ai cespi di Artemisia llerba-alba, sfruttando la protezione offertadal suflrutice contro l'eccesso di insolazione e di irradiazione. Tra lepoche specie perenni, che si insediano nelle aree denudate, sono .daricordarsi entità strettamente appressanti al suolo e sensibilmente alo­file quali Camphorosma monspeliacum, Onopordon acaule, Plantagoalbicans, Convolvulus lineatus. Alternano infine, in maggiore o minormisura con Artemisia Herba-alba suffrutici quali Salsola vermiculata,Santolina Chamaecyparissus e cespi di graminacee quali LygeumSpartum, Stipa parolflora, S. juncea, S. pennata,

Come già abbiamo detto, Secondo la frequenza dell' ArtemisiaHcrba-alba ed il grado di copertura da essa esercitato variano l'aspettofisionomico e fino ad un certo punto la composizione floristica dellafitocenosi, colla comparsa di una serie di termini che segnano il pas­saggio graduale da popolamenti con assoluto predominio di ArtemisiaHerba-alba ad altri con maggior partecipazione delle graminaceeperenni.

28 FRANCESCOSAPPA - SALVADOR RIVAS GODAY

Il primo rilevamento (tab. 3) esprime appunto la prima condi­zione (Artemisia Hcrba-alba 62.5 %), mentre il secondo rilevamento(tab. 4) rispecchia una condizione assai prossima all'estremo opposto;la rappresentazione grafica di tali rilevamenti è di per sè così espressivaed eloquente da esimerci da ulteriori particolari descrittivi.·

CONCLUSIONI

Esaurita l'indagine, possiamo così riassumere il nostro punto divista:

- valutando criticamente il significato degli odierni, scarsi relitti aroborei, siamo convinti che il nucleo originario ed essenziale dellavegetazione dei Monegros vada ricercato in un'antica formazioneforestale, costituitasi per l'affiancamento di lembi a runiperus thu­riiera della fascia Cupressacee, rimasti in sito durante il processodi regressione di questa fascia, con fitocenosi boschive, prcsumibil­mente a Pinus halepensis, della fascia Quercux Ilex;

individuati i fattori ambientali ed antropici responsabili della de­gradazione di questa formazione forestale, riteniamo che da essasiano derivati sia l'odierna gariga che il semideserto ad ArtemisiaHerba-alba;

- insistiamo infine sul fatto che quest'ultimo, pur costituendo l'aspet­to che più colpisce nell'odierno paesaggio vegetale dei Monegros,

va considerato come un episodio secondario, e nettamente subor­dinato al primo, del processo evolutivo subito dalla vegetazione.

Concludiamo quindi affermando che la vegetazione dei Mone­gros è la risultante di fenomeni assai più complessi di quanto oggiappaia, fenomeni individuabili e con una certa approssimazione rico­struibili solo attraverso una valutazione critica e non unicamente de­scrittiva degli elementi attualmente rilevabili.

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WILLKOMM M., LANGF. L 1870 ~ Prodromus Floraa hispanicae. VoI. I-III.,Stuttgart. '

Riassunto

Gli AA. si propongono di dare un'interpretazione della vegetazione deiMonegros (Aragona-Spagna).

Dopo un breve studio delle caratteristiche geologiche, topografiche, clima­tiche ed edafìche della regione considerano singolarmente i tre principali aspettidella vegetazione odierna e cioè: la gariga insediata sulle pendici dei rilievi;le comunità di -entità gipsicole distribuite lungo la linea di contatto dei pendiicolle parti pianeggianti; e le 'fitocenosi ad Artemisia Hcrba-albn proprie di que­st'ultime.

Dall'esame critico dei relitti arborei e specialmente del funiperus thuriferagiungono alla conclusione che sulle alture dei Monegros doveva esistere un'an­tica formazione forestale, originatasi dall'affiancamento eli lembi a Juniperusthuriicra della fascia Cuprassaccc, rimasti in sito durante il processo di rcgres­sione di questa fascia, con fitocenosi boschive, presumib.ilmente a Pinus hale­pensis della fascia Quercus llex. Dalla degradazione, in parte naturale ed inparte antropica, di questa formazione forestale ritengono siano derivate l'attualegariga ed i popolamenti ad Artemisia Herba-alba. Descrivendo le caratteristichefloristiche e strutturali di questi ultimi mettono in rilievo la poca opportunitàdi impiegare per essi il termine « steppa) e propongono in cambio la' dizione{( semideserto ». Gli AA. ritengono infine che l'attuale scmideserto dei Mone­gros sia di .origine secondaria per cause edafico-antropiche.

Resumen

Los autores se proponen dar una incccprctacìon de la vegctacion de 10s Mone­gros (provincias de Zaragoza y Lerida: Espafia).

Dcspucs de un breve estudio dc' las caracteristicas geologicas, topogd.ficas,climéricas y cdàficas de la region, consìderan por separado Ios tres principalesaspectos de la vegetaci6n actual, a saber: la garriga asentada sobre las pçn­dìentes del relicvec.las comunidades gipsicolas exrendìdas a lo largo de la lineade contactode las-zonas elcvadas con las partes llanas; y la fitocenosis de Arte­misia Herba-alba propia de estas ultimas.

Del examen crjtico de los rclictos arbéreos y especialmcnte del [unipcrusthurifera;llegan a la conclusidn de que sobre las alturas de Ics Moncgros hadebido existir una antigua formacién foresta], originada por cl afianzamìentode los bordes con [unipcrus thudfera del grado Cupressaceae, que ha persistidodurante el proceso de regresion de este grado, COli fitocenosis de bcsques, segu­ramente con Pinus halepensis del grado Quercu-x Ilex. De la dcgradacién, enparte naturaltv en ·parte antropogena, de esta fcrmacién forestal. creen quc se

CONTRIBUTO ALL~INTERPIlliTAZIONEDEI MONEGROS al

han derivarlo la actual garriga y las poblaciones con Artemisia Herba-alba. Aldescribir las caracterfstìcas floristicas y estructuralcs de estas ultirnas ponen dcrelieve e1 inadecuado empleo para ellas del térrnino ( estepa») y proponen encambio la denominacién « semidesierto ». Los autores crcen rsmbien que elactua] semidesierto de los Monegros es de origen secundario por causas edéfico­antrop6genas.

Summary

An attempt of intcrprctation of the Moncgros' vegetation (Aragon-Spaìn)is made. Afrer a brief considerarion of the geological, topographic, c1imatic endedaphic charactcrìstics of the region, the AA. deal wìth three maìn features ofthe preseot vegetation, viz.; thc gariga,· covering the slopcs of the Southernheights; the gypsicoIous plant communìties scattered along the ccntact betweenthe heights and the plain,aod the Artemisia. Herba-alba communities ofthe plain.

A critical study of the arboreous rclic taxa and cspecially of lunipcrus thu­riicra allows the AA. to conclude that an ancient forest covered thc Southernheights of the Moncgros; this forest should havc been origioatecl by an overlap­ping of stretches of luniperus thurifera wood (Cupressacee vegetatioo beh), re­mained in loco during the regression of the vegetation beh, with forest commu­nitìes of the Quercus Ilex vegctation belt, probably Pinetum halepensù. Accor­ding to the AA. the gariga and thc Artemisia Herba-alba communities are theresult of a natural and human degradation of the ancient forestoDealingwith tbe floristic and structurnl charactcristics of thc Artemisia Herba­alba communities the AA._ propose the use of the word hulf-desert ìnstead ofsteppa and declare their opinion that thc preseot half-desert of the Monegrosis to be cousìdered as one secondly caused by humun and cdaphic facrors.

Semidcscrto dei Moncgros con piccola altura rivestita eiagariga.

Fitocenosi acl Artemisia Hcrba-alba.

Relitti eli juniperus rhurifcra.

Fitocenosi ad Artemisia Herba-alba.

Rilev. t. .LOca!it03' " Monpgros, trct Cand8.sn!:lS e 7'eJl,,!bé/ i alt. JI)() m. ~frçil s.l:m .

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Tab. 3 - Rilevamento 1.. Fitocenosi con Artemisia Herba-alba predominante.

1} Artemisia Herb<hllbd Ass. 62,5"6 i'~

2) Coroni{lascorpundes !focI! O.~" N

3) Mi,r~pqS ereaus L. 16.1<$ ..It) Hedypno;spolymorpMAC. 0,32~) Kaelt>ria phleoidf!s Pens. 0,486) lolium rigidurn uillJd. ".)Z7J .lJromus rqbensL. ~,12

8) Medici1'l.0 apiculilfa W. 2.21, "9) AStl'il9i1{uS sfel/a 6(1). {I,oi( "(o) Aegi/op.$ ov.>ta L. 1,92 "

If) Atractylis hqmi/is L. ),68 "

12) Astril9i1/US hsmosus L. 1.91 "IJ) WallgenheiTnia l.ima Trl'". 0,1$1, "14) Echinaria capitata JJesf. 0,48(5) Erucil. vestcer/e (l.) Cav, (J,t,8 •fb) Medicago preecox PC. 416 •1'1) :Brachypodium disl:acll!l""'(l,..jIèJ''''' "12(8) 'c81>105a monspelien5is J.1<q. ·'""'c.f. :(9) COIlvolvu/us (in~tus L. 0,61,,,~o) E;scqtel/<} auni:ufota L, o,.n "21) Leplurus incorvatus n'''". o. 16 "22) Salsola. v"m/lCq!al:aL. 0,80.23) Err;ngium campestre L. 416 "2") Pactlflis hispanica//il;}h.j/li;ch. 0,1,/} N

:ts) reuo-ium capital:uJTI(!).Br/'1. 0.16"<'6) Santo/ina Chamaec!ll'"r/ssqs L, 0,(6 N

<''I) Asphodel"s fisfulosus L. 0,16 ":un Camphoromlil mOllspeliacum L.. o. 61, u2')) LljgeulIISparfum LOII. 0,32..30) Micropus bombycinus La9. 0,/6"

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Locatita' ;Rilev, z .

Mon<tgros, tr... N"9<i1. e CandRsnoS ; alt. .Joom.drca J.f.m.

l'end. pianeggiante. vs, V. '9S:J,.

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Tab. 4 - Rileyamcnto 2. Fitocenosi con Artcmi~ia Herba-alba non predominante_

I) PlJnlago <1/J,"'<1ns L. 1,1.o()r.2) Medicago ap/eu/afa Hl. J8,f<- ~

J) Lygeul1J Sparlu;" Mil. ),68 ..

4) Sill'ne mUJcipu/~ L. 6,1,{)..s} Asphodel'Js (isl:'Jlosus L, Z, OD ~

6) Arfemisiq Herba_illbil Ass. 2~,0f) ..7) OnvpordotJ aeaule 1... /0,08"8) -,eucrium gnaphak.des Vahf. 10,,6"9) Ergng/um c<Jmpes/:re f.._ c.rs,IO) Aegi/ops ()Vi/!iJ L. liJ,80'

Il) Paronf/ch;a capilala L<1m. q,16.l'::) Th!lmuf' vulgerls L. <:,>6"li) Shp<i parv'IIOrq lJesj, 1,,66'~

II<) Sahiosi/ mtlrlspelr;'n.Jù ./ac1. .?3, se»l'i) AIY.Jsum AIyss(>l'des L. 1$,<'''.16) (ororulla scorp/oid",s frocI>, I ,IU ,.O'J A!Ncf!Jlis hllmilis L. ..1,0'6,la) Linl/m slricfum L. 1~,'r8 ~

19)8r,;ch,/pm/iuf1J d/stach!lllm(~JIi'~""'.el s<6. 6,)6 "~o) (,.mphorosma monSpeliàclIm L, L!,t,.~/) Erueusl:rum obtusangu/uro l''I,/ch. '6,)8 ~

U) lJaclylls hispiln/ca. (Ro!f>.) /("ch: O, il ..Z3) i3ùClIletla <1ur/CU/q}a L. O, la •li,) Sderepoa r/g/(ù(l-)vrù 0,$0,.l'i) /I/ppocrep'-s miJlfi.rih<ruoSi/ L _ /, t<! N

26) rr/c;'os!omllJ?1 trispulum .lJruch. 0, l<f..l't} Sanguisorbil mur/cq}q (-SI",ch)F"circ. c. 6" q

'<Il) Reseda l/dea. L. 0,6".<9} Avena. bromoides ucuan. 0,3<' ~JO) Polggafa monspeliaca L. 0,96 ...31) Asp"ragus ac.uHio/ius L. C, 16 ..J2}San/olin,] Chamaec!fpar/sslls L, O, "8..,3J)SiJ/via //erbenac.. L. • 0,96~

J't)S/l/erit/s ,scprd'o/deS L. (J,16 q

..H)Safso/d vermicuMta L. 0,3<'"J6)Euphorb/q ..serrd!a 1... O,16N