Indagine di Manuela Garau sulla dinastia sardo-iberica Il ... · scritte della Civiltà...

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1 marzo 2015 12 Attualità L ’autrice di questo monumentale lavoro cartaceo ma con supporto informatico essendo il libro dotato di un CD- Rom, edito da Editoriale Documenta di Cargeghe nel 2014, che indaga sulla potentissima famiglia Aymerich, è Manuela Garau di Pabillonis, assegnista di ricerca presso il Dipartimento di storia, beni culturali e territorio dell’Università degli Studi di Cagliari. Garau ha conseguito il Dottorato di ricerca in “Fonti scritte della Civiltà Mediterranea”, discutendo la tesi su “I fondi archivistici e bibliografici della famiglia Aymerich negli archivi e nelle biblioteche di Cagliari”. Questo pregevole la- voro di tesi le ha fruttato l’assegnazione del premio “Bibliographica 2011”, bandito dalla Biblioteca di Sardegna. Il lavoro svolto dalla ricercatrice tratta un argomento inedito in quanto ricostruisce per la prima volta in chiave storico - archivistica l’originario fondo librario e documentario prodot- to dalla famiglia sardo – iberica nel corso di cinque secoli. L’autrice ha lavorato su un patrimonio immenso costituito da 4073 unità archivistiche, ovvero da migliaia di documenti, e da 490 libri ed opuscoli suddivisi tra le biblioteche della Camera di Commercio e dell’Università di Cagliari, e tra l’archivio di Stato cittadino e quello storico comunale. In sostanza il libro ricostruisce tutta l’attività dispiegata dalla nobile famiglia la Il patrimonio archivistico e librario della famiglia Aymerich Indagine di Manuela Garau sulla dinastia sardo-iberica quale conservava tutte le carte quale elemento alla continuità genealogica e del lignaggio, atteggiamento preminente della classe nobiliare. L’enorme mole di materiale ha indotto Manuela Garau a preferire il supporto informatico per la presentazione dei vari inventari, elenchi e censimenti, con l’intento di riunificare in un inventario informatizzato tutto il patrimonio dell’illustre casata di origine iberica che in Sardegna ha opera- to per tanti secoli. Nel CD – Rom è catalogato il fondo Aymerich della sezione libraria della Camera di Commercio ed è inventariato il fondo Aymerich presente nell’archivio di Stato. Il fondo Laconi della biblioteca universitaria e il fondo Aymerich presente nell’archivio storico del comune di Cagliari suddivi- so in: a) atti notarili; b) epistolario; c) carte Stamento militare; d) carte Senatore Ignazio Aymerich; e) carte marchesato Samassi; f) carte contea Villamar; g) carte viscontado Sanluri; h) carte baronia Ploaghe. Il libro cartaceo si dipana in quattro capitoli. L’inizio è dedica- to alla storia della antica e nobile famiglia. Martino Aymerich parrebbe essere il primo componente storicamente accertato in Sardegna , nel 1400, anche se già nel 1300 era attivo a Ca- gliari il mercante barcellonese Pietro Aymerich e sempre nel ‘300 si registra la presenza del vescovo della diocesi arborense di Bosa, Amerigo Nicolò Aymerich. L’autrice Manuela Garau dedica una scheda biografica a tutti gli Aymerich, dal vesco- vo di Bosa testé citato a don Ignazio VI Aymerich, che fu il nono Conte di Villamar, il sedicesimo Visconte di Sanluri, l’undicesimo Marchese di Laconi, il Barone di Ploaghe, il Si- gnore di Stunnu, Crastu, Lionesu, Riutortu e Montis de Ledda. Suo padre, don Ignazio V, fu l’ultima Prima voce dello Stamento militare del Parlamento sardo. Partecipò nel 1847 alla delega- zione sarda inviata a Torino per chiedere al sovrano Carlo Alberto la perfetta fusione degli Stati del Regno di Sardegna e venne eletto senatore al Parlamento subalpino di Torino nel 1848. La potentissima famiglia Aymerich aveva creato una fit- ta rete di traffici commerciali tra la Sardegna e Barcellona, Valenza, Palma di Maiorca e il Mediterraneo occidentale. Sot- to la loro influenza numerosissime famiglie maiorchine decise- ro di trasferirsi in Sardegna, a Villamar, andando a stabilirsi nel centro storico del paese al punto che questo verrà indicato nei documenti con la denominazione di “viçindado mallorquìn”. Lo stemma nobiliare ha avuto nel tempo un’evoluzione dovu- ta ad importanti imprese militari compiute da esponenti della famiglia. L’insegna araldica, originariamente a forma di sem- plice scudo, è stata arricchita con delle simbologie, conferen- do un sempre maggior prestigio alla casata. Infatti, nel 1476 il re Giovanni II d’Aragona concesse di unire le spade degli Americh con le armi reali di Sicilia. Nel 1535 Carlo V accordò a don Salvatore il privilegio di fregiare il suo scudo con l’aquila bicipite imperiale. Nel 1643, quando il re Filippo IV eresse la signoria di Mara in contea di Villamar, lo stemma familiare si arricchì della corona di conte, costituita da un cerchio d’oro gemmato sostenente nove perle. Successivamente, a seguito di successione del titolo di Grande di Spagna, nello scudo apparve il manto rosso che contraddistingue tale qualifica. Nel secondo capitolo si analizza il patrimonio della nota fami- glia che da fondo privato divenne pubblico, in quanto tra il 1930 – ’40 gli Aymerich ebbero grosse difficoltà finanziarie, per ovviare le quali furono vendute consistenti parti dell’ar- chivio e dei volumi ai già citati quattro enti pubblici. Il terzo capitolo tratta dei libri acquistati dalla Camera di Commercio in tre diversi momenti, nell’agosto del 1937, nel dicembre del ’38 e nel dicembre del 1939, che comportò il trasferimento di ben 269 opuscoli e di 191 libri, per un totale di 460 unità. Libri preziosissimi del 1500, del 1600, del 1700 e del 1800, oggigior- no introvabili e pubblicati in latino, spagnolo, francese, catalano, inglese ed in italiano e che fruttò alla famiglia un introito di diverse migliaia di lire. Il lavoro prodotto dalla ricer- catrice Manuela Garau è un lavoro scientifico, di tipo archivistico ma dal quale emerge uno spaccato della vita e della storia della Sardegna. È un libro che può e deve essere letto da tutti perché se è vero che è ricco di sigle ed indici, come è giusto che sia essendo un lavoro archivistico, è però anche di facile lettura nei suoi primi capitoli, quelli in cui si tratteggia la famiglia, la sua influenza, la sua ricchezza. È un libro che deve essere presente in tutte le biblioteche di paesi sardi perché la famiglia era ramificata in tutta l’isola. Gli Aymerich hanno scritto pagine importanti di storia sarda unen- do inscindibilmente il proprio nome alle vicende della Sarde- gna. Lorenzo di Biase Si arricchisce di ulteriori ri- conoscimenti la carriera arti- stica di Giuseppe Floris Ser- ra, pittore e scultore che al- terna la sua attività di artista con quella di dipendente nel Comune di Pabillonis. Dopo il “Premio Internazionale d’Arte Raffaello Sanzio 2014" ritirato a Lecce, nel mese di dicembre, e l’atte- stato di artista per la Pace sponsorizzato, tra l’altro, dall’Onu, Giuseppe Floris Serra è stato invitato ad esporre anche ad Abu Dhabi (Emirati Arabi Uniti). Lo sta- to arabo si va affermando come la nuova culla mondia- le della cultura con la realiz- zazione di musei d’arte mo- derna e pinacoteche, mostre d’arte, incontri, dibattiti, ma soprattutto grande fermento artistico e culturale. Ed è in questo contesto che l’artista arburese è stato selezionato ed invitato ad esporre le sue opere in occasione dell’as- segnazione degli Oscar de- PABILLONIS Espone ad Abu Dhabi l’artista Giuseppe Floris gli Ammirati Arabi 2015 Gran Premio “Città di Abu Dhabi” che si terrà presso il Centro culturale Abu Sion il 12, 13 e 14 maggio. L’importante rassegna per l’artista sardo non è che l’ul- timo riconoscimento di una lunga serie di successi ri- scossi sia in Italia che al- l’estero. Due anni fa il suo talento artistico è stato rico- nosciuto anche dai critici francesi in occasione del- l’inaugurazione della XII edi- zione di Expò Art Nice. L’ar- tista, alla presenza di famosi critici e personalità d’Oltral- pe, ha ricevuto “Il primo pre- mio della commissione”.Di particolare rilevanza, inoltre, la nomina di Accademico Be- nemerito dell’Accademia dei Dioscuri assegnato a Roma a Palazzo Barberini, di premi e apprezzamenti avuti in Gre- cia, in Portogallo e in tante Accademie e associazioni ar- tistiche nazionali. Di lui han- no parlato eminenti critici: da Vittorio Sgarbi a Teodosio Martucci, da Marpanoza ad Angelora, Di Risio, Pedro Fiori.Ha detto il critico A. De Bono: «è il creatore della “ goccia brillante” puntilinista che struttura tutta una serie di stupendi paesaggi che av- vincono per la poesia che esprimono». Particolarmente significativo anche l’ultimo giudizio del critico Giuseppe Maci espresso in occasione del premio “Artista per la Pace” che si è tenuto a Brindisi. «L’artista Giuseppe Floris ci offre uno scorcio idilliaco del paesaggio,calda e avvolgen- te è la stesura dei colori qua- si come un omaggio al sole, al divino. Il colore prende vita con velature di malinco- nica poesia che tutto avvol- ge» Dario Frau Testo.................................................................... ........................................................................... ........................................................................... ................................................................................. ........................................................................... .......................................................................... ........................................................................... .......................................................................... -------------------------------------------------- ------ Tel..................................... Nome..........................Cognome......................... Indirizzo............................................................. Cap......................Città....................................... Prov ......................... Tel..................................... Dichiaro sotto la mia responsabilità di non rilasciare false dichiarazio- ni, di non operare come professionista nel campo dell’oggetto del presente annuncio. Acconsento al trattamento dei dati, d. lgs 196/ 2003. Firma.................................................................. BONUS ANNUNCIO GRATUITO La azzett ffari @ G E-mail: [email protected] Fax0709785036 via Matteotti, 28 09036 - Guspini Scrivere in stampatello. Max 15 parole Documento num. .......................... del............... Cod. Fiscale PDF Compressor Pro

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1 marzo 201512 AAAAAttualità

L’autrice di questo monumentale lavoro cartaceo ma con supporto informatico essendo il libro dotato di un CD-

Rom, edito da Editoriale Documenta di Cargeghe nel 2014, cheindaga sulla potentissima famiglia Aymerich, è Manuela Garaudi Pabillonis, assegnista di ricerca presso il Dipartimento distoria, beni culturali e territorio dell’Università degli Studi diCagliari. Garau ha conseguito il Dottorato di ricerca in “Fontiscritte della Civiltà Mediterranea”, discutendo la tesi su “Ifondi archivistici e bibliografici della famiglia Aymerich negliarchivi e nelle biblioteche di Cagliari”. Questo pregevole la-voro di tesi le ha fruttato l’assegnazione del premio“Bibliographica 2011”, bandito dalla Biblioteca di Sardegna. Illavoro svolto dalla ricercatrice tratta un argomento inedito inquanto ricostruisce per la prima volta in chiave storico -archivistica l’originario fondo librario e documentario prodot-to dalla famiglia sardo – iberica nel corso di cinque secoli.L’autrice ha lavorato su un patrimonio immenso costituito da4073 unità archivistiche, ovvero da migliaia di documenti, e da490 libri ed opuscoli suddivisi tra le biblioteche della Cameradi Commercio e dell’Università di Cagliari, e tra l’archivio diStato cittadino e quello storico comunale. In sostanza il libroricostruisce tutta l’attività dispiegata dalla nobile famiglia la

Il patrimonio archivisticoe librariodella famiglia Aymerich

Indagine di Manuela Garau sulla dinastia sardo-iberica

quale conservava tutte le carte quale elemento alla continuitàgenealogica e del lignaggio, atteggiamento preminente dellaclasse nobiliare. L’enorme mole di materiale ha indotto ManuelaGarau a preferire il supporto informatico per la presentazionedei vari inventari, elenchi e censimenti, con l’intento diriunificare in un inventario informatizzato tutto il patrimoniodell’illustre casata di origine iberica che in Sardegna ha opera-to per tanti secoli. Nel CD – Rom è catalogato il fondo Aymerichdella sezione libraria della Camera di Commercio ed èinventariato il fondo Aymerich presente nell’archivio di Stato.Il fondo Laconi della biblioteca universitaria e il fondo Aymerichpresente nell’archivio storico del comune di Cagliari suddivi-so in: a) atti notarili; b) epistolario; c) carte Stamento militare;d) carte Senatore Ignazio Aymerich; e) carte marchesatoSamassi; f) carte contea Villamar; g) carte viscontado Sanluri;h) carte baronia Ploaghe. Il libro cartaceo si dipana in quattro capitoli. L’inizio è dedica-to alla storia della antica e nobile famiglia. Martino Aymerichparrebbe essere il primo componente storicamente accertatoin Sardegna , nel 1400, anche se già nel 1300 era attivo a Ca-gliari il mercante barcellonese Pietro Aymerich e sempre nel‘300 si registra la presenza del vescovo della diocesi arborensedi Bosa, Amerigo Nicolò Aymerich. L’autrice Manuela Garaudedica una scheda biografica a tutti gli Aymerich, dal vesco-vo di Bosa testé citato a don Ignazio VI Aymerich, che fu ilnono Conte di Villamar, il sedicesimo Visconte di Sanluri,l’undicesimo Marchese di Laconi, il Barone di Ploaghe, il Si-gnore di Stunnu, Crastu, Lionesu, Riutortu e Montis de Ledda.Suo padre, don Ignazio V, fu l’ultima Prima voce dello Stamentomilitare del Parlamento sardo. Partecipò nel 1847 alla delega-zione sarda inviata a Torino per chiedere al sovrano CarloAlberto la perfetta fusione degli Stati del Regno di Sardegna evenne eletto senatore al Parlamento subalpino di Torino nel1848. La potentissima famiglia Aymerich aveva creato una fit-ta rete di traffici commerciali tra la Sardegna e Barcellona,Valenza, Palma di Maiorca e il Mediterraneo occidentale. Sot-to la loro influenza numerosissime famiglie maiorchine decise-ro di trasferirsi in Sardegna, a Villamar, andando a stabilirsi nelcentro storico del paese al punto che questo verrà indicatonei documenti con la denominazione di “viçindado mallorquìn”.

Lo stemma nobiliare ha avuto nel tempo un’evoluzione dovu-ta ad importanti imprese militari compiute da esponenti dellafamiglia. L’insegna araldica, originariamente a forma di sem-plice scudo, è stata arricchita con delle simbologie, conferen-do un sempre maggior prestigio alla casata. Infatti, nel 1476 ilre Giovanni II d’Aragona concesse di unire le spade degliAmerich con le armi reali di Sicilia. Nel 1535 Carlo V accordò adon Salvatore il privilegio di fregiare il suo scudo con l’aquilabicipite imperiale. Nel 1643, quando il re Filippo IV eresse lasignoria di Mara in contea di Villamar, lo stemma familiare siarricchì della corona di conte, costituita da un cerchio d’orogemmato sostenente nove perle. Successivamente, a seguitodi successione del titolo di Grande di Spagna, nello scudoapparve il manto rosso che contraddistingue tale qualifica.Nel secondo capitolo si analizza il patrimonio della nota fami-glia che da fondo privato divenne pubblico, in quanto tra il1930 – ’40 gli Aymerich ebbero grosse difficoltà finanziarie,per ovviare le quali furono vendute consistenti parti dell’ar-chivio e dei volumi ai già citati quattro enti pubblici. Il terzocapitolo tratta dei libri acquistati dalla Camera di Commercioin tre diversi momenti, nell’agosto del 1937, nel dicembre del’38 e nel dicembre del 1939, che comportò il trasferimento diben 269 opuscoli e di 191 libri, per un totale di 460 unità. Libripreziosissimi del 1500, del 1600, del 1700 e del 1800, oggigior-no introvabili e pubblicati in latino, spagnolo, francese,catalano, inglese ed in italiano e che fruttò alla famiglia unintroito di diverse migliaia di lire. Il lavoro prodotto dalla ricer-catrice Manuela Garau è un lavoro scientifico, di tipoarchivistico ma dal quale emerge uno spaccato della vita edella storia della Sardegna. È un libro che può e deve essereletto da tutti perché se è vero che è ricco di sigle ed indici,come è giusto che sia essendo un lavoro archivistico, è peròanche di facile lettura nei suoi primi capitoli, quelli in cui sitratteggia la famiglia, la sua influenza, la sua ricchezza. È unlibro che deve essere presente in tutte le biblioteche di paesisardi perché la famiglia era ramificata in tutta l’isola. GliAymerich hanno scritto pagine importanti di storia sarda unen-do inscindibilmente il proprio nome alle vicende della Sarde-gna.

Lorenzo di Biase

Si arricchisce di ulteriori ri-conoscimenti la carriera arti-stica di Giuseppe Floris Ser-ra, pittore e scultore che al-terna la sua attività di artistacon quella di dipendente nelComune di Pabillonis. Dopoil “Premio Internazionaled’Arte Raffaello Sanzio2014" ritirato a Lecce, nelmese di dicembre, e l’atte-stato di artista per la Pacesponsorizzato, tra l’altro,dall’Onu, Giuseppe FlorisSerra è stato invitato adesporre anche ad Abu Dhabi(Emirati Arabi Uniti). Lo sta-to arabo si va affermandocome la nuova culla mondia-le della cultura con la realiz-zazione di musei d’arte mo-derna e pinacoteche, mostred’arte, incontri, dibattiti, masoprattutto grande fermentoartistico e culturale. Ed è inquesto contesto che l’artistaarburese è stato selezionatoed invitato ad esporre le sueopere in occasione dell’as-segnazione degli Oscar de-

PABILLONIS

Espone ad Abu Dhabi l’artista Giuseppe Floris

gli Ammirati Arabi 2015 GranPremio “Città di Abu Dhabi”che si terrà presso il Centroculturale Abu Sion il 12, 13 e14 maggio.L’importante rassegna perl’artista sardo non è che l’ul-timo riconoscimento di unalunga serie di successi ri-scossi sia in Italia che al-l’estero. Due anni fa il suotalento artistico è stato rico-nosciuto anche dai critici

francesi in occasione del-l’inaugurazione della XII edi-zione di Expò Art Nice. L’ar-tista, alla presenza di famosicritici e personalità d’Oltral-pe, ha ricevuto “Il primo pre-mio della commissione”.Diparticolare rilevanza, inoltre,la nomina di Accademico Be-nemerito dell’Accademia deiDioscuri assegnato a Romaa Palazzo Barberini, di premie apprezzamenti avuti in Gre-

cia, in Portogallo e in tanteAccademie e associazioni ar-tistiche nazionali. Di lui han-no parlato eminenti critici: daVittorio Sgarbi a TeodosioMartucci, da Marpanoza adAngelora, Di Risio, PedroFiori.Ha detto il critico A. DeBono: «è il creatore della “goccia brillante” puntilinistache struttura tutta una seriedi stupendi paesaggi che av-vincono per la poesia cheesprimono».Particolarmente significativoanche l’ultimo giudizio delcritico Giuseppe Maciespresso in occasione delpremio “Artista per la Pace”che si è tenuto a Brindisi.«L’artista Giuseppe Floris cioffre uno scorcio idilliaco delpaesaggio,calda e avvolgen-te è la stesura dei colori qua-si come un omaggio al sole,al divino. Il colore prendevita con velature di malinco-nica poesia che tutto avvol-ge»

Dario Frau

Testo.....................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................--------------------------------------------------------Tel.....................................Nome..........................Cognome.........................Indirizzo.............................................................Cap......................Città.......................................Prov......................... Tel.....................................

Dichiaro sotto la mia responsabilità di non rilasciare false dichiarazio-ni, di non operare come professionista nel campo dell’oggetto delpresente annuncio. Acconsento al trattamento dei dati, d. lgs 196/2003.

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1 marzo 2015 13

È iniziata la stagione artistica al teatro del Polo culturale eproseguirà fino al 21 giugno. La programmazione annuale èdivisa in due parti. “Acquario”, segno d’aria, elemento cherappresenta l’intelletto e la capacità di ragionare e comuni-care dell’individuo, per soddisfare un pubblico il più pos-sibile eterogeneo, e vedrà protagonisti compagnie e artistidi grande professionalità ed esperienza, impegnati in ognisfaccettatura del mondo teatrale. Dalla prosa alla danza,passando per vari generi musicali fino ad arrivare alle proie-zioni video. In programma anche dei matinée riservati allescuole. Gli appuntamenti della Stagione “Acquario” saran-no sempre di domenica e sempre alle 19.La politica dei prezzi dei singoli spettacoli e degli abbona-menti è stata quella di proporre condizioni estremamentevantaggiose, per poter garantire la massima partecipazionea qualsiasi fascia sociale della popolazione.Il primo marzo, una proiezione video: Bellas Mariposas.Presentato con successo nella sezione Orizzonti della 69Mostra di Venezia nel 2012, il lungometraggio di SalvatoreMereu è tratto da un racconto dello scrittore Sergio Atzeni.Il film si affida alla spontaneità delle due protagoniste e diun gruppo di giovanissimi (non) attori affiancati da profes-sionisti.Il 22 marzo Le Balentes - Live a cappel loop. Lulli Lostia,Stefania Liori e Pamela Lorico in un concerto quasi intera-mente a cappella, con l’ausilio di piccole percussioni e conl’utilizzo di una “loop station”, con la quale creare dellearmonizzazioni e dei “background vocali” che servono datappeto all’esecuzione live di alcuni brani.Il 12 aprile MusicEveryWhere - “Gran Galà dell’Operetta”(Musica Lirica). Elena Schirru (soprano), Matteo Loi (bas-so), Mauro Secci (tenore), Claudio Mosca (pianoforte) can-tano il mondo fiabesco dell’Operetta, tracciando la rotta diun viaggio nel tempo, capace di coinvolgere con allegriaanche lo spettatore più esigente.Il 3 maggio Centro Down Cagliari - “Downartistallaltro”(Progetto Speciale). A cura di Mariano Cirina, il progettoDownartistallaltro nasce con l’obiettivo di individuare, for-mare e creare un nucleo stabile di artisti con Sindrome diDown, creando un importante percorso di condivisione ecrescita sociale. Il 17 maggio Asmed, Il Balletto di Sarde-gna - “Il Combattimento” (Danza). Ideato e diretto da SenioGiovanni Barbaro Dattena, con la coreografia di DavideCauli, lo spettacolo trae spunto da “Il Combattimento diTancredi e Clorinda” “opera” di Monteverdi su versi della“Gerusalemme Liberata” del Tasso, con un ruolo anche peril pubblico. Il 17 maggio Asmed, Il Balletto di Sardegna - “IlCombattimento” (Danza). Ideato e diretto da Senio Giovan-ni Barbaro Dattena, con la coreografia di Davide Cauli, lospettacolo trae spunto da “Il Combattimento di Tancredi eClorinda” “opera” di Monteverdi su versi della“Gerusalemme Liberata” del Tasso, con un ruolo anche peril pubblico. Anche lui fa parte dello spettacolo. I l7 giugnoAbaco Teatro - “Bottecchia - Vite in volata...” (Prosa). Spet-tacolo parla di ciclismo ma non solo, e nello specifico narrala storia di due ciclisti: due miti, due eroi : uno famoso pertutti Ottavio Bottecchia campione degli anni ’20 e uno, fa-moso solo per Tiziano Polese autore e interprete della pièce:il suo amico Raffaele. Sarà un percorso storico dagli annidel fascismo fino al 1979.Infine il 21 giugno Teatro di Sardegna - “Maratona di NewYork” (Prosa) di Edoardo Erba, per la regia: FrancescoBrandi, con Corrado Giannetti, Luigi Tontoranelli, Marato-na di New York non è solo un testo dove i due personaggicorrono, nel vero senso della parola, per tutta la duratadello spettacolo. E dietro l’apparente leggerezza di duepersonaggi, c’ë lo stridore esistenziale di sentirsi irrisolti,incompiuti. (s. r.)

Cultura

L’Associazione culturale Il Pungo-lo ripropone le pubblicazioni di al-cuni giovani serramannesi duranteuna serata in stile caffè letterarionella sala dell’ex Montegranatico.Cinque autori da qualche tempo sisono cimentati con grande passio-ne nell’avventura di scrittori e così,considerato il gradimento del pub-blico, è stato opportuno rilanciarel’occasione di incontro fra autori elettori.«Da sempre con la nostra associa-zione - spiega Maria Grazia Cossu,presidente dell’Associazione non-ché organizzatrice dell’evento - ab-biamo voluto stabilire un contattoprivilegiato con gli autori sardi che, in modo diverso, raccon-tano il nostro tempo e spesso la nostra sardità. Per questoabbiamo voluto ospitare anche gli scrittori locali. Nel corsodel dibattito, abbiamo apprezzato il loro grande entusiasmo, lavoglia di mettersi in gioco e di confrontare motivazioni, gene-ri, stili e anche difficoltà incontrate lungo il percorso».Gli autori presentati sono scrittori non di professione ma nonper questo meno appassionati. Dedicarsi alla scrittura riman-da al bisogno atavico di rimanere nella memoria individuale enello spirito di una collettività. Talvolta si affrontano espe-rienze di vita molto intense e chiunque ne rimane coinvolto evive una trasfigurazione. Come è possibile trasmettere cosìefficacemente questa voglia di vivere?«È vero e personalmente - risponde Maria Grazia - ne sonorimasta piacevolmente stupita perché dietro quelle storie, pe-raltro molto diverse per intreccio e ambientazione, ho percepi-to una grande maturità personale, il desiderio di dedicarsi allascrittura con serietà e impegno e il piacere di condividere con

Quando circa un anno fa hopreso in mano per la primavolta il mio libro stampato, eroemozionatissimo. Credevo difermarmi lì, leggendo il mio li-bro e conservandolo gelosa-mente nella mia libreria perso-nale. Ho deciso poi di andareavanti, di renderlo pubblico efarlo leggere anche ad altri.Ora se ripenso a come tuttoha avuto inizio, mi sembra chele avventure del protagonista del mio romanzo siano stateproiettate nella realtà ed io le stia vivendo in maniera diversagiorno dopo giorno, senza sapere nè quale sia stato l’inizio nèquale potrebbe essere la fine.Il mio libro ormai è il mio compagno di viaggio, anzi forse è piùgiusto dire che io sono il suo compagno. Nel corso di questoviaggio di vita, il bagaglio che mi sto portando appresso di-venta sempre più importante. Ho conosciuto tante personeche vivono, come me, nella convinzione di non essere dei verie propri scrittori, ma che hanno scritto un po’ di se stessiinsegnando qualcosa anche agli altri. Non le avrei mai cono-sciute senza il mio libro.È tutto questo lo devo anche a mia moglie Valentina, che èriuscita ad apprezzare il mio libro prima di tutti e che mi hasempre dato il suo appoggio. Per la prima presentazione delmio libro, tenutasi alla sala dell’Ex Montegranatico diSerramanna, ho messo da parte il mio carattere riservato e misono messo in gioco. Mai avrei pensato di esserne capace.Forse anche il legame che si è creato con gli altri scrittori delmio paese mi aiuta ad essere me stesso e ad aprirmi agli altricome non ho mai fatto.È stata una bella esperienza e resterà nella memoria e nelcuore. E per questo voglio ringraziare l’associazione Il Pun-golo per aver dato questa possibilità a chi in punta di piedivuole continuare a sognare. Non so davvero quando finirà lamia avventura, ma so per certo che il mio libro mi ha portato aconoscere più profondamente me stesso e gli altri ed accor-germi che i tesori che cerchiamo potrebbero essere davanti anoi, visibili e raggiungibili.

Cristian Sanna

Conoscevo FrancescaMurgia diciamo tante vitefa. Da allora qualcosa ècambiato . Posso dire diaverla trovata bene, serena;contenta è una parola gros-sa. Oggi, mamma a tempopieno, trova il tempo perscrivere e manifesta la suapassione. Ha presentato ilsuo libro con altri quattroautori emergenti. “L’espe-rienza di una presentazionedi gruppo - spiega mi hadato modo di notare anco-ra una volta quanto le persone siano diverse eppureuguali allo stesso tempo. Eravamo in cinque. Cinquepersone con l’identica passione della scrittura e con lastessa emozione di stare davanti a tanti occhi puntatiaddosso e tante orecchie che avrebbero ascoltato ciòche avrebbero detto. Cinque libri diversi fra loro, pre-sentati in cinque modi diversi”.Mi racconta di come recentemente ha condiviso l’in-contro durante il quale si è confrontata con il pubblicoe con altri suoi compagni di viaggio nell’avventura let-teraria. Una sfida; lei ne ha vinte altre e certamente nonè stato un problema mettersi in relazione con gli altri.Coglie l’aspetto emotivo delle cose. “Mi ha colpita l’ac-curatezza con cui Cristian ha preparato la sua presenta-zione, la passione che sentivo nella voce di Antoniomentre parlava del suo libro e leggeva il brano, l’amoredi Ilaria per i personaggi, i luoghi e le culture che de-scriveva, la sicurezza con cui Debora mentre risponde-va alle domande ed il modo coinvolgente di raccontarela sua favola. Ognuno nel suo modo ha raccontato ilsuo libro, mostrando un po’ di se ai presenti e ognunoha regalato agli altri autori nuovi punti di vista sui qua-li riflettere. Non è stato quindi un semplice incontro,ma una condivisione che ci ha arricchiti, un’esperienzadella quale far tesoro per migliorarci. “ Ringrazia con ilsorriso nel suo stile di sempre, maturo, vagamente ma-linconico ma decisamente non rassegnato. (g. c.)

SERRAMANNASERRAMANNA

Un’esperienza letterariacondivisa in cinque

Un libro per compagno di viaggio,Cristian Sanna si racconta

Francesca Murgia

Serrramana. Iniziativa culturale dell’associazione “Il Pungolo”

Giovani generazioni di scrittori cresconogli altri emozioni e sentimenti. Pursenza conoscere molto bene gliautori, ho ritrovato nelle loro di-chiarazioni gli interessi e gli idea-li presenti nei loro libri»E in futuro? È possibile immagi-nare una iniziativa simile in unconfronto con altri autori nellacornice del Medio Campidano oci sono già i numeri per valorizza-re le risorse vive nel nostro co-mune? «Direi che è doveroso -rimarca Maria Grazia Cossu - pro-seguire in questa direzione. Inpassato abbiamo ospitato scrit-tori e poeti del Medio Campidanoe ora sappiamo che il nostro co-

mune può fregiarsi di numerosi autori locali. Al nostro incon-tro hanno partecipato cinque giovani, ma abbiamo contattatoanche altri scrittori che non hanno potuto partecipare. Se aquesti si aggiungono alcuni poeti e altri studiosi di storia,letteratura e tradizioni, mi pare che Serramanna possieda dellerisorse significative per avviare iniziative culturali di sicurointeresse».Insomma è possibile fare cultura anche nel Medio Campidano,il territorio di provincia più povero d’Italia. «È un triste prima-to – conclude Cossu – a cui si contrappongono attivamentele associazioni impegnate nel settore. Il Pungolo opera in que-sto campo da anni e ha finora realizzato un alto numero diiniziative, sempre a costo zero per l’amministrazione comuna-le che ci mette però a disposizione locali e strumenti. Tutto ciòci spinge a proseguire fiduciosi, per suscitare sempre nuoveoccasioni di incontro e di dibattito sui temi dell’arte e dellacultura».

Giovanni Contu

Sanluri

Al via la stagione teatrale

Appuntamento per domenica 8 marzo alle 16,30 a Guspini,presso le antiche Case a Corte, con la giovane scrittrice emer-gente Silvia Ferrau per la presentazione del suo primo roman-zo “Villacidro in comunità”. L’iniziativa, che avverrà grazie allaconcessione degli spazi da parte dell’associazione culturale“Bimbi a Bordo”, vedrà ospiti dell’evento, tra gli altri, la poe-tessa villacidrese Giulia Gioia Cirronis e gli amministratori del-la pagina Facebook “ A paradise called Sardinia” Andrea Sardue Federica Scroccow. L’ingresso è libero.

Francesca Virdis

Guspini

L’8 marzo presentazionedel libro “Villacidro in comunità”

Cristian Sanna

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1 marzo 201514

Sarà ricordato dal personale ospedaliero di San Gavino edai volontari della protezione civile come un Carnevale

all’insegna della moderazione e del buon senso, quello chesabato 21 ha trovato con “Carnevalinas” la sua conclusione.Contrariamente a quanto avvenuto nelle precedenti edizionidella manifestazione, in cui l’abuso di alcolici e l’uso di so-stanze stupefacenti tra i giovanissimi figuranti costituiva unacostante tale da determinare un triste scenario in cui agli infi-niti decibel dei carri allegorici si sovrapponevano le sirene dinumerose ambulanze, quest’anno nulla ha turbato la baldoriadei ragazzi. «È andato tutto bene - commenta con sollievoun’infermiera del pronto soccorso di San Gavino - e rispettoagli anni scorsi non potremmo definirci più soddisfatti: nellaserata conclusiva abbiamo soccorso solo quattro“mascherine” un po’ sbronze, ma dopo una leggera flebo sonostate dimesse e hanno fatto ritorno a casa. È stata una piace-vole sorpresa - prosegue - e una decisiva inversione di ten-denza che fa ben sperare per il futuro. Ricordo ancora moltobene che qualche tempo fa si era rivelato necessario allestireuna sorta di campo tenda per accogliere i pazienti, spessominorenni, che versavano in condizioni critiche e rischiavanoben più di una lavata di capo da parte dei genitori. Ci auguria-mo che lo stesso buon senso accompagni le sfilate anche neiprossimi anni»«Un Carnevale come sempre dovrebbe essere - ha commenta-to il vicepresidente Cisom del Medio Campidano Luciano Serpi- e all’insegna della tranquillità, tantodurante la sfilata per il paese, quantodurante il ritrovo finale dei giovani alPalapip. Nella serata del 21 gli ottovolontari della Cisom in turno hannoeffettuato soltanto tre interventi, a dif-ferenza di quanto accaduto in occa-sione delle filate degli scorsi anni. Nonpotremmo ritenerci più soddisfatti».Soltanto quattro gli interventi per laCooperativa Emergenza Soccorso. Pensieri non differenti daquelli che nella notte di sabato hanno accompagnato gli inter-venti dei volontari della Volsoc: «Fortunatamente abbiamodovuto prestare soccorso solo a due giovani. Abbiamo impie-gato otto volontari, divisi in due turni, e una sola ambulanza.Fino a due anni fa eravamo soliti predisporre una sorta dirudimentale pronto soccorso al palazzetto dello sport, chia-mato Pma, in cui prestavano assistenza due medici e due in-fermieri. Si assisteva a uno vero e proprio spiegamento diforze, in cui a darsi il cambio erano non soltanto le nostreambulanze, ma anche quelle di Villacidro, Arbus, Gonnos ePabillonis. Un San Valentino musicale alternativo». «Noi vo-lontari - puntualizza Filippo Usai, 19 anni - ci confondevamoin mezzo alla sfilata per evitare di intralciare le ambulanze del118, e questo ci permetteva di prestare direttamente soccorsoa molte persone in stato di ubriachezza o ferite, che oggi pre-feriscono rimanere là “buttati”, come si suol dire, e non chia-mare al nostro centralino. Nelle strade ho visto diversi ragazzimolto giovani in condizioni critiche. Ma- afferma il giovanevolontario Volsoc- la prevenzione è stata indiscutibilmentepiù efficace rispetto alle edizioni passate: oltre ai carabinieri diGuspini c’erano i poliziotti antisommossa di Cagliari e diversiagenti antidroga in borghese; la presenza di tanti tutori del-l’ordine ha così scoraggiato persino le teste più calde».Miracolosa inversione di tendenza o un maggior controllo daparte delle autorità? Difficile a dirsi; ciò che conta è che saba-to 21 in molti genitori hanno salutato il Carnevale col sorriso eun pizzico di malcelato sollievo.

Francesca Virdis

Una giornata di festa:

divertimento e sicurezza

Avete presente che cosa accade alla fenice?! Dopo la morterisorge ogni volta dalle sue ceneri. Questo è accaduto al

nostro carnevale. Dopo un 60° che tutti ricorderanno per ladrastica decisione del sindaco Enrico Pusceddu di annullare lasfilata e un 61° scarno di partecipanti, la maggior parte deiSamassesi è diventata scettica sulla ripartenza del carnevale,invece il miracolo è avvenuto!In realtà non è esattamente corretto parlare di “miracolo”, die-tro l’organizzazione del 62° Carnevale Samassese si nascondo-no il lavoro e l’impegno di un gruppo di giovani che non hagettato la spugna dopo i primi insuccessi e che consapevoledell’importanza che riveste la tradizionale carnevalescasamassese ha trascorso mesi e mesi a progettare la manifesta-zione.Tutto ha avuto inizio circa tre mesi fa nei primi di novembre. LaPro Loco Samassi “Gianni Cattari” ha invitato in sede i gruppidi carnevale del paese e proposto la realizzazione dell’edizione2015 all’insegna della cooperazione.Ogni settimana per i mesi successivisi sono svolte delle riunioni in cuiogni rappresentante del proprio grup-po, ogni carrista e anche chi ha volu-to aderire all’iniziativa da socio dellaPro Loco ha potuto esprimere le pro-prie idee e proposte. Da questi in-contri è nato un nuovo regolamento,discusso e votato articolo per artico-lo. Intanto i carristi hanno espresso iproblemi nel trovare un luogo adatto,dove poter realizzare le loro opere d’ar-te, le difficoltà a racimolare fondi inquesto delicato periodo e le grosse spese in cui devono incor-rere ogni anno. Si sono presentati in sede stanchi e provati peril loro lavoro, a volte sporchi di colla e farina, a volte di tintecolorate. Non sono mai stati così belli, forse. In questi mesi ilsorriso non li ha mai abbandonati, nonostante la fatica e illavoro che li ha costretti a tante notti insonni.Con la questua i ragazzi dello staff hanno incominciato a cono-scersi e scherzare e soprattutto a portare un po’ di spirito inogni casa. Doveroso è il ringraziamento a tutti i Samassesi peril grosso contributo dato, non solo di natura economica; que-sta manifestazione è stata possibile anche grazie alle critiche ei consigli ricevuti dai cittadini.Anche quest’anno si è replicato con i laboratori didattici nellescuole elementari per insegnare ai bambini l’arte della cartape-sta e a realizzare dei costumi di carnevale in modo semplice.Sono stati proprio loro a costruire fiori e cespugli che hannodecorato il carro allegorico de “L’isola che non c’è”.Il Carnevale è incominciato il 12 febbraio, con il giovedì grassointeramente dedicato all’infanzia.Le strade si Samassi sono state invase dai bambini della scuola

materna, elementare e dai ragazzi delle medie.Mascherati da pirati, Peter Pan e Trilli con i loro balli hannocoinvolto mamme, insegnanti e spettatori e riempito le vie dicoriandoli e stelle filanti. La sfilata si è conclusa con unafesta nel salone delle scuole elementari dove la Pro loco haofferto zeppole e bevande per tutti.Venerdì 13 febbraio in collaborazione con il C.I.F. si è svoltoil “Carnevale alla casa di riposo”.Gli anziani sono stati intrattenuti con una divertente comme-dia e poi a questa è seguita la distribuzione di fritti per ipresenti.Ogni Samassese che si rispetti sa che la pioggia può rappre-sentare un grosso problema.Che sia per carnevale, per la sagra del carciofo, la marcialongao addirittura per l’estate samassese le nuvole minaccianosempre il paese e anche quest’anno il rischio non è mancato.La “Prima Sfilata” è partita domenica 15 febbraio alle 16.30 enonostante un po’ di pioggia è da evidenziare la partecipa-

zione di diversi gruppi mascherati ecarri allegorici, non solo di Samassima di Nurri, Cagliari e altri paesi vici-ni. La pioggia non ha sicuramenterovinato la cottura del vitello e tantisono accorsi per poterlo pregustare.Lunedì 16 febbraio con “Nonni e ni-poti in disco” il divertimento è statoall’insegna di musica, balli e tantis-simi coriandoli.Il carnevale samassese si è conclu-so il 17 febbraio. Martedì grasso iltempo è stato clemente e la sfilata è

incominciata senza intoppi intorno alle 16.30 da Piazza Resi-stenza.Maschere singole e gruppi mascherati in testa per poi lascia-re spazio ai carri allegorici che dopo aver terminato il loro girohanno continuato ad animare il paese grazie ai loro figurantie al coinvolgimento dei presenti.La Pro Loco ha gentilmente offerto fritti e malvasia per tutti ei festeggiamenti si sono conclusi solo a tarda sera con l’alle-gria e il divertimento alle stelle.Il 62° Carnevale Samassese si è così concluso con successo.All’arrivo in Piazza Resistenza le musiche non si sono spen-te, anzi tutti i partecipanti alla sfilata, i figuranti, i carristi, gliorganizzatori, i membri della Pro Loco e anche qualche spet-tatore hanno incominciato a ballare e cantare. Tutti insiemehanno dato vita ad uno spettacolo unico.I Samassesi si sono ripresi il proprio carnevale nel vero sen-so della parola e questo non è che l’inizio per ripartire e, sispera, ritornare ai grandi fasti degli ultimi anni, ma senza ladegenerazione che ha caratterizzato le scorse edizioni.

Carola Onnis

Il 62° Carnevale Samassese si è concluso nel migliore dei modi

Come si rinasce dalle ceneri

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1 marzo 2015 15

La pioggia non ha fermato l’allegria e lafantasia delle maschere, dei gruppi e deicarri allegorici. Così anche la trentunesimaedizione del carnevale sangavinese è sta-ta un’esplosione di colori, musica e fan-tasia. La banda musicale del paese haaperto il variopinto corteo. A seguire l’al-legro trenino dei bambini e l’originalegruppo spontaneo sangavinese delle bi-ciclette “per la salvaguardia del territorioe dell’ambiente” con i più improbabilimezzi a due ruote. Un “taxi turistico” vie-ne condotto dal sangavinese MarcoEnnas e poi a seguire diverse centinaiadi figuranti al seguito dei carri allegoriciin cartapesta. Affollatissimo dai giovaniil gruppo “H20” di Samassi, poi uncoloratissimo carro di Nurri del gruppo“Is Skissiausu”. A seguire i gruppi sangavinesi “The Music Express” e “Fibra Ottica” con al seguito più di200 figuranti. Guspini fa il suo figurone con i carri de “La trombetta” e “La pernacchia” mentre daGonnosfanadiga giungono i tre gruppi “Il coriandolo”, “New G.P.S.” e “Caution Carnival”.Martedì invece la Pro Loco con un gruppo di appassionati sangavinesi ha offerto in piazza Marconidegustazioni di prodotti locali come riso, salsiccia e formaggio. «Siamo voluti ripartire –- spiegano PietroAtzori e Franco Serrenti –- dalle origini del carnevale sangavinese, mettendo al centro la voglia di stareinsieme e di divertirsi. Piero Meloni ha offerto il riso gratuitamente».

Gian Luigi Pittau

Un successo. Così la degustazione del “riso con icoriandoli” ha rianimato il carnevale sangavinesegrazie all’iniziativa della Pro Loco e di un gruppospontaneo guidato da Pietro Atzori e FrancoSerrenti. Tutti in fila in piazza Marconi per degu-stare un riso multicolore con oltre mille piatti ser-viti: «La pietanza è stata arricchita – spiega il pre-sidente Antonio Garau – dal bianco della cipolla,dal giallo dello zafferano, dal rosso della salsicciafino al colore ambrato dei funghi. Per alcune ore abbiamo servito in piazza diverse centinaia di piatti accompa-gnati da un bicchiere di vino e dell’ottimo formaggio».Il rilancio del carnevale può passare per la buona cucina: «Il riso e gli altri prodotti (tranne i funghi) erano tuttilocali. Per rilanciare il carnevale bisogna partire dalla passione dello stare insieme e dalla riscoperta dei sapericome l’arte di fare le frittelle allo zafferano, is parafrittus ed altri piatti tipici. A San Gavino in tanti sono dispostiad aprire le proprie case offrendo degustazioni in occasione del carnevale che in futuro deve essere semprelegato allo zafferano». E proprio i più piccoli e le loro famiglie sono stati i protagonisti del martedì grasso conIl trenino di allegria. Una delle mamme Francesca Piddiu con il marito ha intrattenuto i bambini con dolcetti e lamagia dei palloncini. Divertimento per tutti grazie al grande dj sangavinese Gianni Angei. La passione è tantae molte donne sangavinesi sono pronte a cucinare per tutti le frittelle allo zafferano. Il riso invece è statoofferto da Piero Meloni. (g.l.p.)

“Lu Carrasciali Timpiesu” è da diversi anni unodei Carnevali più rinomati in tutta la Sardegna,un’ottima vetrina per la cittadina di TempioPausania e per tutta la Gallura. La sfilata dei carriallegorici richiama sempre tanti turisti dall’isolacosì come da tutto il continente per assistere adun vero e proprio spettacolo all’insegna dellamusica, dei colori e dell’allegria. Simbolo incon-trastato della manifestazione è Re Giorgio, pupaz-zo di cartapesta in onore del quale viene celebra-ta la festa che poi lo porterà al processo e al rogodel martedì grasso che simboleggia la fine del Car-nevale.Quest’anno ha fatto tanto discutere la scelta de-gli organizzatori nel voler rappresentare Re Gior-gio con le fattezze del sindaco di Tempio, RomeoFrediani, una scelta che non ha alcun precedentenella storia del Carnevale della città gallurese. Inpochi sanno, però, che proprio Re Giorgio e lasua sposa, la popolana Mannena, sono opera deimaestri della cartapesta sangavinesi. Guidati dal-

Maschere e riso ai coriandoli per il carnevale sangavinese

Da San Gavino il Re Giorgio di Tempio

Il simbolo del Carnevale tempieseopera dei carristi sangavinesi

l’esperienza di Walter Piras, Maurizio Farci e Ro-berto Orrù più i diversi amici che nei fine settimanahanno dato una mano nella realizzazione del carrocon uno spirito carnevalesco. “Abbiamo avutodelle indicazioni ben precise- ci spiega Piras- per larealizzazione del pupazzo. Siamo contenti del fattoche sia stato apprezzato. Ci tengo a ringraziareMaurizio e Roberto con i quali per mesi abbiamolavorato giorno e notte, e i tanti amici che ci hannodato una mano ben volentieri. Per noi è stato unonore rappresentare il nostro paese nel Carnevaledi Tempio”.A sorpresa, però, il martedì grasso Re Giorgio nonè finito sul rogo, o meglio la sua testa è stata sosti-tuita. Il faccione autentico con le sembianze delsindaco verrà custodito nel museo della cartape-sta che verrà allestito a breve proprio a Tempio.Una bella esperienza per dei carristi sangavinesiche hanno visto riconosciuto il proprio lavoro eche deve portare anche a delle riflessioni.

Lorenzo Argiolas

Successo

della degustazione

della Pro Loco

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Il carro allegorico Procurad’e Moderare, realizzato da Is Casermettas di Guspini,si è aggiudicato il primo premio del Carnevalinas 2015, organizzato dalla Pro loco,in collaborazione con il Comune di Guspini. La giuria ha voluto sul podio, rispet-

tivamente con il secondo e terzo posto, l’associazione La Trombetta di Guspini con ilcarro “A Bug’s life: il ritorno del Mega Mini Mondo” e Skissiaus di Nurri con “Allacorte di sua maestà”. Quarti classificati:”Du Yu Spik Inglish del gruppo Galaxy Teamdi Marrubiu.Ad aprire il corteo “Is cambas de linna”, la maschera tradizionale di Guspini, trampolieriin maschera, Is cogas de procuris di Tuili e i tamburi della Ratantina di Cagliari,seguita da quindici carri arrivati da tutto il Medio Campidano, l’Oristanese e il Caglia-ritano. Il Carnevalinas, che si svolge ormai da quindici anni, ha confermato il succes-so delle passate edizioni. Migliaia di figuranti hanno ballato dietro i carri, assieme atante altre maschere singole che si sono unite al corteo sempre più lungo e colorato.

Ad un mese dalla sfilata, rischiava di saltare la 64a edizionedel Carnevale sanlurese. Ma in soli venti giorni la Proloco, incollaborazione con l’amministrazione comunale, le associa-zioni locali e la partecipazione attiva di tutta la comunità, èriuscita ad organizzare la manifestazione più pazza dell’anno,coinvolgendo carri allegorici e gruppi mascherati del territo-rio, e facendo divertire il numeroso pubblico con il motto“Urla e salta insieme a noi”, promosso dagli organizzatori.

Eppure cinque mesi prima, l’associazione sanlurese “RebusGroup” non si è persa d’animo e, con una decina di soci eaiutanti in uno straordinario lavoro, ha fatto sì che l’unico car-ro allegorico di Sanluri a sfilare nel Carnevale sanlurese fossepronto per mettere in mostra la maestosa opera d’arte almenonelle sfilate di Samassi, Sardara e Guspini, competere con glialtri grandi carri allegorici e inorgoglire e portare alto il nomedel proprio paese. Alessandro Melas, presidente di “Rebus

Group”, fa sapere: «È giusto che ci sia una sana competizio-ne. Per noi è il secondo anno di attività su cartapesta e l’as-sociazione mette alla prova le capacità di tutti noi. L’intenzio-ne ora, visto il salto di qualità da un anno all’altro, è di miglio-rare sempre più e far “a spallate” con i grandi della cartape-sta, per dimostrare che Sanluri non è da meno dei paesi dovela cartapesta è tradizione».

Marisa Putzolu

Migliaia di figuranti hanno

Sanluri

Urla e saltainsieme a noi

Gus

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dato vita al CarnevalinasIn piazza XX Settembre, dove c’era il maggiore concentramento di persone (di-verse miglia in tutto il percorso), i figuranti, guidati dai dj, si sono esibiti indiverse coreografie per richiamare anche l’attenzione della giuria. La colorataallegoria, anche se qualche decibel di troppo, ha divertito il pubblico. La sfilatasi è conclusa nell’asse mediano per le premiazioni. Quest’anno non ci sono statigli eccessi dell’anno scorso, quando diverse decine di giovani dovettero ricor-rere alle cure dei medici. La sfilata è stata ordinata, anche se qualche giovaneubriaco si è notato per le strade del paese, lontano dall’attenzione delle forzedell’ordine.Dopo le premiazioni, tutti alla festa Carnevalinas nel Pala Pip dellazona artigianale, dove migliaia di maschere hanno ballato sino al mattino sullemusiche dei dj Pippo Palmieri e Alan Caligiuri di Radio 105 per chiudere in bellez-za il carnevale guspinese Cambas de Linna. (r. m. c.)

Servizio fotografico di Rinaldo Ruggeri

pini

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1 marzo 201518

Nonostante le condizioni meteorologiche incerte,anche la comunità di Collinas ha percorso le vie delpaese con maschere e costumi, piccoli carri allegori-ci e il gruppo mascherato delle carte da gioco. Lasfilata, organizzata dalla Proloco, in collaborazionecon l’amministrazione comunale e le mamme deglialunni delle scuole elementari, ha visto giovani emeno giovani trascorrere insieme una seratacarnevalesca all’insegna del divertimento, con co-

Classifica Carri:

1- Ghostbusters – H2O (Samassi)2- I back to 90 – Rebus Group (Sanluri)3- I Pinguini (San Sperate)4- I Pakittus (Sardara)5- Viaggio di Nozze sull’Orient Express (HD Samassi)6- Caution Carnival (Gonnosfanadiga) e Is Amigos (Pabillonis)7- Cartoon (Samassi)8- Il Coriandolo (Gonnosfanadiga)9- The King (Samassi)

(Per propria scelta, il carro “I Guardiani del Tempo” degli orga-nizzatori Is Carretones non si è messo in gara, ma ha vinto ilprimo premio del Carnevale Samassese).

Categoria Gruppi:1- Circus de Sardara2- Autoscontro (Sardara)3- Militari (Samassi)

Giochi in piazzae pentolaccia

Preceduto dalla sfilata per i bambini, organizzata dalla Proloco,il Carnevale sardarese 2015, organizzato dall’associazione IsCarretones, ha visto sfilare migliaia di maschere al seguito dicarri allegorici e gruppi per le vie del paese invase di corian-doli e stelle filanti. Una festa coinvolgente per ogni età, ordi-nata e sicura grazie alla presenza capillare di vigili urbani, ca-rabinieri, barracelli, Protezione civile, 118 con le ambulanze diprimo soccorso. E grazie alla collaborazione di associazionilocali e territoriali, commercianti, baristi, volontari e tutti i par-tecipanti che, con senso civico e comunitario, hanno resopossibile un sereno e allegorico spirito carnevalesco.

Marisa Putzolu

Sardara

Un paese in festa

Collinas

riandoli, stelle filanti, i parafritti distribuiti ai passan-ti e i tradizionali giochi di carnevale in piazza. Tiroalla fune per grandi e bambini, il gioco della mela, lacorsa coi cerchi e l’albero della cuccagna. Ma il car-nevale forrese si è concluso lo scorso 21 febbraiocon la pentolaccia tenutasi nei locali delle ex scuolemedie, in un’atmosfera festosa e familiare di musica,dolci, giochi e premi assegnati a chi si è divertito arompere le pentole di carta. (m. p.)

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1 marzo 2015 19Cultura

Un tempo lontano, nelle corti dei re, il gran ciambellanourlava: “Il re è morto! W il re”. E se ne faceva un altro.

Oppure, nel regno del papa, un gran dignitario di corte strilla-va: “È morto il papa. W il papa!”. E se ne eleggeva unonuovo.Così, i cacciatori: “La caccia grossa è finita! Abbiamo am-mazzato centomila cinghiali. W il cinghiale!”. “La festa” -esclamavano fregandosi le mani i cacciatori di frodo e con-trabbando - “comincia adesso!”. A dire il vero, non sonosoltanto i cinghiali a rimetterci la pelle. Pure qualche nostrosimile, ogni tanto, in qualche battuta al cinghiale, tira le cuoia,fatto fuori da una fucilata: a Villacidro, nel Montiferru, aSeneghe, a Orunne… Anche a Gonnos, nelle campagne e suimonti di Sìbiri, un altro della squadra ci ha rimesso un polpac-cio, maciullato da un pallettone. “Ma, - dicono i cacciatoriassolvendosi – sono vicende e disgrazie che bisogna mette-re in conto.”. Così si disobbligano. E si consolano. È davverogrande la passione per la battuta (…di caccia)!E c’è davvero un rapporto stretto tra la caccia e la morte. Neldiscorso sulla caccia è in gioco soprattutto il nostro affiata-mento con la morte. Il cacciatore antico aveva con la mortedell’animale un rapporto obbligatorio, indispensabile. La mortedell’animale era la sua sopravvivenza. Ma oggi è ancora così?Direi proprio di no: oggi il cacciatore uccide senza avernealcun bisogno. La morte dell’animale è quindi profondamentegratuita. L’uomo, d’altro canto, è uno dei pochi “animali” cheuccide senza averne necessità. Per sport, quindi, per passio-ne, per divertimento, per passatempo! O per odio…”homohomini lupus”, diceva un tale.

È il palazzo Liberty dell’ex municipio ad ospitare fino al 21 marzo le opere dell’artista Antonio Russo. Siciliano di

nascita, ma sardo di adozione, vive da oltre quarant’anni aVillanovaforru dove ha il suo studio-atelier. Le sue opere sonostate vendute e richieste in tutto il mondo. La sua arte è ap-prezzata molto a New York e Sidney, ed ha ricevuto offerte peralcune personali in Italia, sia nel Lazio sia in Sicilia. In pro-gramma, tra poco, la partecipazione alla collettiva d’arte “Pre-mio Franca Rame” a Roma dove saranno presenti, oltre alpremio Nobel Dario Fo, numerosi personaggi della cultura,del cinema e del giornalismo nazionale ed estero. Dopo i gran-di eventi ecco qui a Pabillonis ad esporre i suoi capolavori.Perché Pabillonis? «È la domanda che mi hanno fatto in tanti,

FINISCONO LA LORO STAGIONE I CACCIATORI DEL GIOVEDÌ E DELLA DOMENICA

Caccia sì, caccia noRicordo con nostalgia quando, verso la metà degli anni ’80,anche nel nostro paese si sviluppava una discussione forsen-nata su “CACCIA SÌ, CACCIA NO”. Io sognavo sempre cacciatoriche, al momento buono, invece di sparare si addormentavanosul fucile. Era il tempo in cui al bar Collu ci si azzuffava trasostenitori e contrari alla caccia. Mauro si avvoltolava comeun fuso su se stesso per difenderne le ragioni. Persino nellesezioni dei partiti, presi in contropiede dal movimento degliecologisti, si andava alla ricerca D’UN’ANIMA VERDE contro ifucilatori della domenica. I cacciatori, alla riscossa, urlavanoche anche il fucile aveva un’anima verde e che i veri ecologistierano loro. C’era in vista il Referendum sulla caccia; e, a set-tembre, un milione di doppiette si apprestavano alle ultimebattute. Per i boschi della Sardegna - raccontavano i media -c’era in giro un misterioso “uomo mascherato” nemico deicacciatori. A Roma manifestavano oltre ventimila cacciatori.Negli acquitrini d’Arborea qualcuno aveva importato la modadel Polesine e all’alba si acquattava dentro la botte nell’attesadelle ultime folaghe.Fulco Pratesi era uno dei primi cacciatori pentiti e dava manforte a raccogliere le 500 mila firme per eliminare la caccia. Icacciatori partivano all’offensiva affermando che avrebberoraccolto due milioni di firme, ma scendevano in campo coneserciti dimezzati. Il 52 per cento degli italiani era contrario allacaccia, preoccupato dalle notizie della stampa e della TV: sisparavano, infatti, anche le cicogne e i pivieri e, in Sardegna,cacciatori erano arrestati perché tiravano ed esplodevano aicaprioli, ai cervi, e abbattevano due aquile reali. Oggi, invece,pure (vedi gli arresti a Villacidro… E per una compagnia dicaccia grossa di Gonnos sono arrivati anche i guai…).Gli ecologisti erano contro la “doppietta facile”, ma i cacciato-

ri sardi gongolavano perché l’amministrazione regionale proi-biva finalmente la caccia ai non residenti. Gli uni e gli altriandavano a caccia, ma di firme. E gli animi si scaldavano.Molti si scoprivano “verdi” perché si raccontava che nel 2000avremmo avuto un cielo senza uccelli. Il Referendum, intanto,era dichiarato legittimo e, in seguito, tutto andò come dovevaandare: gli italiani fecero la loro scelta.Tuttavia, in una lunga conversazione che ho avuto con An-drea Zurru e Ascanio Uccheddu - cacciatori e battitori dellegiovani generazioni - è saltato fuori che oggi, gli animi, sonoormai più rasserenati e tranquilli. I toni esasperatidell’”ECOTERRORISMO” si sono consegnati alla storia e anche i“FUCILATORI DELLA DOMENICA” sono diventati più consapevo-li. Una sorta di “pace armata” tra le due schiere ha sostituitol’eccessivo risentimento; alla logica delle corporazioni e di chigrida più forte, s’è sostituito un confronto più civile sulleragioni degli uni e degli altri. Perché, in questi quasi trent’anniche son passati dal 1986, si sono moltiplicate le possibilitàculturali per tutti di decidere e di capire che la difesa del terri-torio conviene a entrambi. Non ci son più processi, insomma,tra chiunque cerchi di porre freni alla “libertà di doppietta”, ei dissidenti che un tempo proclamavano a urla che la caccia èuna conquista sociale e storica irrinunciabile; e che solo chispara è un ecologista. L’esempio di Fulco Pratesi ha fattobreccia e, anche a Gonnos, si dice che schiere di cacciatori siconvertono a sparare…fotografie e a mangiare salsicce ebruschette attorno ai falò, sotto i lentischi e gli olivastri di“Pardu Atzei”, o di “Sìbiri”, o di “Zàiri”

Augusto Tomasi

PABILLLONIS. NEL PALAZZO LIBERTY DELL’EX MUNICIPIO

“Al di là dell’apparenza”la mostra di Antonio Russo

ma a cui è facile rispondere: ho accettato l’invito di alcuniconoscenti di mettere in mostra le mie opere in un piccolopaese di provincia, sia perché possiede una struttura ottimaleper l’esposizione dove già in passato ha avuto esperienzepositive in questo settore, ma soprattutto, ed è questo il mo-tivo principale, poiché l’arte non ha bisogno di grandi sugge-stioni mediatiche e logistiche per essere fruita e apprezzatadagli intenditori e dall’uomo qualunque. Pabillonis, come tan-ti piccoli centri, può e deve diventare un polo di attrazioneanche perché l’arte è un bene universale, un’espressione del-l’essere umano che deve essere conosciuta,fruita, giudicata,criticata e analizzata dagli altri simili in qualsiasi contestoterritoriale», spiega l’artista.

Ecco dunque la mostra, “Al di là dell’apparenza” di grandevalore culturale, (inaugurata dal vice sindaco Riccardo Sannainsieme all’assessore alla cultura Osvaldo Porcu e alla Pubbli-ca istruzione Roberto Piras) dove i visitatori possono apprez-zare le sculture e i dipinti di un eccezionale artista poliedricoe nello stesso tempo eclettico. Dipinti e sculture. Opere pro-fonde, forse enigmatiche, ma indubbiamente comunicative edespressive: sono queste le figure rappresentate da AntonioRusso. Il surreale traspare nei suoi capolavori. Un surrealeperò personalizzato dove l’inconscio dell’artista trapela so-prattutto in alcune opere presenti nelle tre sale della palazzinaLiberty. L’artista, infatti, scava in sé stesso per portare allaluce le proprie emozioni che poi trasferisce nella materia cheutilizza sia essa il ferro, il legno, la pietra o gli stessi dipintidove il surrealismo sembra esprimere quel processo in cuil’inconscio, vera musa ispiratrice, ha permesso di realizzarequei capolavori che tutti possono ammirare nella mostra alle-stita nel palazzo dell’ex municipio. La mostra sarà aperta tuttii sabati e le domeniche dalle 15,30 alle 19,00 e nei giorni ferialiin orario da concordare con l’artista e l’amministrazione co-munale.

Dario Frau

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1 marzo 201520

di Gigi Tatti

Ci funt momentus chi unu contixeddu allirgu fai beni gana bella e fai praxeri. Po cussu,custus “scracàlius” serbint po ci fai passai calincunu minutu chene pensai a is tempus lègiuschi seus passendi in custus annus tristus e prenus de crisi. Aici, apu pensau de si fai scarescicalincunu pensamentu, ligendi e arriendi cun custus contixeddus sardus chi funt innoi. Sciupuru, ca cussus chi faint arrì de prus, funt cussus “grassus” e unu pagu scòncius, ma apucircau de poni scèti cussus prus pagu malandrinus, sciaquendiddus cun dd’unu pagheddu deaqua lìmpia. Bonu spassiu. Est bellu puru, poita calincunu, circhendu de ddus ligi imparatprus a lestru a ligi in sa lingua nostra. E custa, est sa cosa chi m’interessat de prus.

ScracàliusScracàliusSu sadru chi seus pedrendu

Cultura

Su PreidedduEst propriu berus su chi nàrat su diciu: S’omini propõit e Deus dispõit! Nasciu in d’ua

familia pobura ma intregàda a Deus, fut cresciu connoscendu is pregadorìas e s’arrosariuchi s’aiaia spibionàt a totu dì. De candu iat imparau a caminai, sa mama ddu imbussàt béi, po notenni dannu, e dd’arregollìat cun fradis e sorris a Cresia. Bai e cìca it’iat a parri a custa criaturas’omini bistiu cun ‘istimentas de onnia cabòri e frorìas, chi, donendu is pabas a sa genti, siponìat in s’artari, luxenti de stiaricas allutas e cuncodrau de froris de su tempus. Ascutàtcussas pregadorìas, chi no cumprendìat sen’e nai nudda, mancu cand’iat imparau a nai cuncufueddu, e sen’e strobai cumenti fadìant totus is pipius de s’edadi sua. Candu su fuedduinghitzat a nde ddi bessì a ligèru, biendu is santus me in is nicius, pedìat a sa mama: «Chi estcuss’omini?» «Cuss’est Sant’Antõi.» «E cussu poita potat anangiu?» «Cussu est Santu Sre-bestiãu» «Mama ollu cussu carrixeddu cun is bois…» «Fillu miu no ti ddu potzu donài poitaca est de Santu Sidoru.» «E ingui aintru ita ddoi at?» «Cuss’est su tabernaculu e ddoi estGesù Cristu.» «E poita dd’ant’acorrau, at fat’a mau?» «Ma candu mai! Issu at sravau a totus desu pecau, ma custu dd’as a imparai cand’ast’essi prus matucheddu e as’andai a catechisimu.»De sa dì no fadìat de mancu de pedì a sa mama e a is fradis chi a s’incrasi depìat andai a sucatechisimu. «Ascuta Gemilianu - dd’iat nau arroscia sa mama - no depis abarrai sempiri peden-

du, cand’at’essi ora gei ti dd’ap’a nai deu!»E aici candu, po sa gratzia de Deus fut arri-bau su tempus, Gemilianu andàt currenduprexau a su catechisimu, pigàt su liburètu ecurrìàt.In pagu tempus iat imparau cosas mèda, tantifiat su famini de connosci su sciibili de saCresia. Iat cumentzau a fai su sreghestaned-du, a srebì a missa e andai a is interrus. Einnoi est chi inghitzànt is daboris po fra-dixeddus e sorrixeddas e piciocheddus debixiãu. Gemilianu iat dezidiu: Obìat fai supredi! Cussu, scedau penzàt ca fut u àti cu-ment’e is atras e depìat inghitzai de pitiched-du a imparai, naràt ca imou fut fadendu suscienteddu de su predi. Po cussu obrigàttotus is cumpangeddus, prima de giogài acali si siat giogu, a assisti a sa missa chifadìat cussu. S’artari ddu cuncodràt anant’esa ‘uch’e su forru, apitzus nci ponìat u arro-

gh’e stiarica alluta, u liburu bèciu po missabi, ua cruxi de canna acapiàda de cuss’e totu e sucalixi fatu cun d’ua tassa bècia, chi ua bixía ua dì fut scavuencinci, po s’acua e su bíu ponìatduas butiglieddas de mexía e mancu malli ca ghetat fèti acua; po campanèdda potat u pitaiõu.Naràt ua pariga de pregadorìas e pois dd’is donàt sa cumuniõi: po cussu ponìat u mossiu depãi ma po is atrus fiant fitas de arréga e a botas capitat marigòsa puru. «Est tropu marigosacusta cumuniõi…» si fut chexada Crara. «Oit nai c’at fat’a maba, -arrespondìat seriu Gemilianu-sa mia fiat bona poita ca apu fat’a bonu.» «Gei ddu creu - fiat intrau in cristiõis Fruviu - po tuiat postu pãi.» «Gei ddu scièis ca su pãi est pagu e no ddu potzu ponni po totus.» Candu no biatarribendu is cumpangeddus andàt cussu a domu insòru a ddus cicài: «No si parrit ora de béi asa missa?» «Cussa no est ua missa est u giogu.» «E insà benèi, candu nou no giogu prus cunosatrus.»Cust’amebetzu fiat su chi movìat sa cambaràda, tocàt amarolla a bandai poita ca fiat Gemilianuchi imbentat is giogus nous. Sa pedrìca dda lassat a buch’e sabori: a scurigadroxu po is fradise sorris e sa mama puru ca fiat coxinendu su mandiari po xenai. S’iat cuncodrau su microfunucun d’u arrogh’e tubu e u imbudeddu stichiu aintru, nci pesàt a sa mesa e inghitzat a pedricài.Ghetat a pari su chi ddi passàt in conca, mancai cosas intendias de su predi in cresia, pregado-rias e, arguai de su chi no ascutàt cun atenziõi. Candu s’intendìat sa crìca de su potabi, sapredìca fiat acabada: su babu fiat furriendu. De pressi ndi cabàt de sa mesa, cuàt totu e ndi‘ogàt su cuadernu po fai bì ca fut fadendu is compitus de scolla. Ua dì iat pedìu a sa mama deddi onài u arrosariu e dd’im-parai a ddu nai, issa dd’iatarrespostu: «Fillu miu, sesancora tropu pitìu po spi-bionài s’arrosariu!»Gemilianu no si fut pedriu decoragiu e iat cumentzau, insu tempus, a allogài pis’enespula e pois, cun sa suade su babu, ca s’arrangiàt afai su sabatèri, ddus stam-pàt. De s’aiaia, prexada ca sunebodeddu fadìat a predi,s’iat fàtu fibài ua soga de líue, castiendu s’arrosariu deissa, iat aciunt’a pari isgrãus. Sa gruxi si dd’iat giàda s’aiaia e totu, cosa ch’iat agatau bessend’e cresia. Candu morrìatcuncu cãi o pisitu de bixãu, ecus ca Gemilianu si cuncodràt cun d’ua manta niedda e, cuncudd’arrosariu in mãus fatu de cuss’e totu e is cumpangeddus avatu a cambaràda, fadìats’interru. Biendu ca su pipiu tiràt mèda a sa cresia, acabadas is sa scollas elementaris, su babue sa mama, intendiu primas su conzillu de s’arratori nce dd’iant postu in d’u collegiu de predis.Aici, chi sa voluntadi de Deus fessat de fai su predi, Gemilianu iat’ai fatu su predi.Ma is cosas no fiant andadas aici. Ua mobadìa maba, fiat abarrau cuaturu mesis mobàdiu,dd’iat fatu lassai is su studius e s’annu apustis ddi fut passada sa gana. Iat imparau u àti,diventendu u bravu operaiu e cun d’ua bona piciòca iat pesau sa familiedda sua onoràdaarrispetada de totus. Nc’iat passau s’ecèsa contendu contus a is nebodeddus, prus che totu,su contu de cussu pipieddu chi obìat fai su predi e invecias iat pesàu ua familia! Mellus u bonubab’e familia che u predi mau. S’omini propõit e Deus dispõit!

A si ‘ntendi mellus. tziu Arremundicu

Marieddu est cristionendi cun su babbu Alfonsu.Marieddu: Biadus is piciocheddus chi, in s’istadi, andant a scola in su Polo Nord.Alfonsu: Po cali motivu?Marieddu: Poita inguni, nanca ddoi funt “I banchi di ghiaccio”!.................................................................................................................................................................Tziu Samueli nd’est arrutu de sa scala imbrachinendi s’afaciada de domu sua, in su mentris chiest passendi s’amigu Leocrino.Leocrino: Ma ita ndi ses arrutu de sa scala? Perigulu de ti strupiai po totu sa vida.Tziu Samueli: Veramenti no ndi seu arrutu.Leocrinu: E insandus, ita fiat cussa arritroxa chi apu biu?Samueli: No fiat arritroxa. Deu de sa scala ndi calu comenti mi parrit e praxit!.................................................................................................................................................................Unu giornalista est visitendi unu manicòmiu impari cun su diretori.Su diretori: Custu chi seu visitendi imoi est sa sala de sa litura, aundi is malàdius si podintagiornai ligendi librus e giornalis.Su giornalista: Biu ca medas funt ligendu cun atentzioni. Ma diretori cali est su libru chi ddispraxit de prus?Su diretori: Dd’at a parri stranu, ma su libru preferiu innoi aintru e su libru de “Le pagine gialle”.Su giornalista: Diaderus interessanti. Mi scusit diretori, ma ita fait cussu malàdiu crocau asuba desa mesa cun totus is atrus malàdius a giru?Su diretori: Est fàcili. Cussu crocau asuba de sa mesa, si creit su giornali: “La Gazzetta del MedioCampidano” e cussu chi ddu càstiant funt ligendiddu!Su giornalista: Meda interessanti. Ma spieghimì puru ita fait cussu piciocu chi est aintru decussu cestinu, ita s’intendit mali?Su diretori: No. S’intendit meda beni.Su giornalista: E insaras poita est in cussa positzioni?Su diretori: Poita cussu fiat sa “Gazzetta” de su mesi passau, e dd’ant giai lìgia! Imoi sigamì, ca ddifatzu vitai sa sala de su tempus lìberu. Aundi is malàdius si podint spassiai. Comenti funt fadendiimoi. Ddus biri comenti funt spassiendusì arriendi?Su giornalista: Ge ddu biu cantu funt arriendi. Ma ita est fadendi cussu piciocu chi est in mesu?Est narendi numèrus e is atrus chi funt a rodeu, funt scraxendusì de s’arrisu.Su diretori: In custa casa di cura, ant numerau is barzelletas, po no abarai sempri contendiddas.Aici cussu chi est in mesu, narat unu nùmeru, e is atrus s’arregordant de cali barzelleta fiat, e siponint a arrì.Su giornalista: Balla, diaderus una bella idea. Imoi bollu provai a nai unu numèru deu puru. Bollubiri si arrint.Su diretori: Andit a provai. Ca bollu biri si cussa barzelleta ddus fait arrì.Il giornalista si mette al centro e a voce alta dice un numero.Su giornalista: Ma diretori, innoi non arriri nemus. Comenti mai? Fortzis no conosciànt sa barzelleta?Su diretori: Nossi. Ge fiat una barzelleta conota. Scèti ca is barzelletas, caru giornalista, tocantscìpias puru contai! Imoi si spostaus e ddi fatzu visitai puru sa piscina chi est in fasi de ultimatzioni,cun trampolinus fias a dexi metrus de altesa.Su giornalista: Bella. Ma at biu comenti cussu piciocu, si tufat beni de su trampolinu prus altu?Su diretori: Custu est nudda. At a bit comenti at essi ancora prus bravu, candu in sa piscina at essifinia e candu ci poneus s’àqua aintru! E po finì ddi fatzu biri comenti fadeus traballai is malàdiuspo ci passai su tempus. Ddu biri cussu chi est traballendi a màlia? Cussu est fadendusì unumalioni po s’istadi.Su giornalista: Ddu biu ,est meda bravu sferrutzendi. Ma poita est acuetendi aici?Su diretori: Poita est timendi de finì sa lana, e poi tenit pressi, prima chi finat s’ierru!Su giornalista: Interessanti diaderus. Biu ca funt totus funt impenniaus e ativus. Ma ita estfadendi cussu malàdiu chi est passendi cun su carrùciu furriau a s’imbressi?Su diretori: Ah, cussu est unu malàdiu furbu e mandroni.Su giornalista: Poita furbu e mandroni?Su diretori: Poita m’at nau, ca si po sbàliu passat cun su carruciu postu beni, si ddu prenint degiarra pesanti e tocat a ce ddu portai atesu!Su giornalista: Diaderus furbu! Ma cussu totu bistiu beni chi est scavuendu dinai in ària chi est?Su diretori: Scedau, cussu est unu maladiu fissau.Su giornalista: Fissau de ita?Su diretori: Est unu chi creit de essi unu arricu, e nanca tenit dinai a scavuaduraSu giornalista: Ma est dinai veru?Su diretori: Veru? Si fiat veru, segundu fostei iap’essi innoi fueddendi?Su giornalista: E cuss’atru chi est a scusi donendi una busta?Su diretori: Cussu est unu chi si creit unu impresàriu. E cussu chi est pighendi sa bustarella estunu polìticu, chi s’est donau a macu po no pagai s’osteria.Su giornalista: Ma est unu politicu veru?Su diretori: Si. Cussu fiat unu polìticu famosu. E comenti bit non at pèrdiu su vitziu ne mancuinnoi e bolit abarrai in allenamentu!Su giornalista: E cussu chi est narendi cosa a s’origa de su polìticu chi est?Su diretori: Ah, cussu est s’abogau difensori, chi est consillendiddi comenti fai, po no si faicassai! Imoi ddi fatzu biri datu ca seus passendi acanta sa coxina aundi si papat e si coxinat.Su giornalista: Ma scusit, spieghimì ita est fadendi cussu piciocu sartiendu cussu pratu depastasciutaSu diretori: Ah, si ddu nau luegus. A cussu malàdiu dd’at ordinau du dotori de abarrai a dieta. Eissu comenti bit est sartiendu su pastu!

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1 marzo 2015 21

LA SARDEGNA NEL CUORE di Sergio Portas

Cultura

Alla Bit l’isola che c’èSe è vero che sono già stati venduti 8 milioni di biglietti

(di cui 5 milioni all’estero) per l’Expo del maggio milane-se, a cento giorni da che l’evento prenda il via, al di là

delle polemiche che l’hanno fin qui funestato, ricordiamo pertutte le dimissioni a seguito di tangenti percepite da prestigiosipersonaggi che ne avrebbero dovuto curare l’allestimento,sembra di capire che nel bene e nel male costituirà prestigiosavetrina per un numero davvero notevole di turisti che nel pe-riodo visiteranno il Belpaese che ci ospita. E sarà quindi stra-tegico riuscire ad accaparrarsene una parte anche da quelleregioni più lontane da quella lombarda, facendo magari segui-to a quella traccia che contraddistingue l’evento milanese, ilcibo nelle sue mille articolazioni e contraddizioni, traccia cheauspicano i responsabili del turismo sardo faccia sì che varca-re il mar Tirreno non costituisca fastidio più grande del noleg-gio di una gondola sul Canal grande di Venezia. In Sardegna per che cosa? L’assessoreal turismo Francesco Morandi, uno deinuovi “professori” che il presidentePigliaru ha voluto nella sua giunta, èqui alla Bit 2015 e la scorsa settimana,sempre a Milano, era presente ad unodei 42 tavoli tematici in cui 500 espertihanno gettato le basi della cosiddetta“Carta di Milano” che seguivano quat-tro percorsi: le dimensioni dello svilup-po tra equità e sostenibilità, la culturadel cibo, l’agricoltura gli alimenti e la salute per un futurosostenibile, la città umana e i futuri possibili tra smart e slowcity. Tutte problematiche (magari la quarta no, e poi ci sonotroppi inglesismi) che avrebbero fatto piangere di gioia l’expresidente della provincia del Medio Campidano Fulvio Toc-co, che su questi temi si era speso politicamente da sempre.Rilevando quanto spazio ci fosse nelle campagne dellaMarmilla e non solo, per un discorso che parlasse di qualitàdella vita, di filiere corte per prodotti autoctoni, per contadiniche dovevano diventare dei veri e propri custodi di un territo-rio millenario, livellato dalla natura e dal lavoro degli uomini aquinta di un teatro unico nel suo genere.Anche se molti dei miei amici sono tra quelli che sospettanoquesti eventi “epocali” servano in realtà perché le multinazio-nali del settore si mettano in tasca più soldi di quanto giàfacciano, non si può non sottolineare quanto l’evento siamediamente (inteso come sistema delle comunicazioni) impor-tante, unico, non c’è media mondiale che vi si possa sottrarre,dal New York Times che mette al primo posto Milano (e l’Expo)come città che si “deve visitare”, a papa Francesco che mandaun suo messaggio perché non ci si scordi che troppo è il ciboche viene buttato via dai paesi che contano, con Lula che glifa eco dal Brasile plaudendo perché finalmente ci si ricordache la fame è ancora un problema che tocca troppe parti delmondo. Quindi l’Expo è lo specchietto per quelle allodole che,

stregate dalle promesse degli operatori turistici sardi, voleran-no sul mare (beate loro che hanno ali e non dovranno pagareil biglietto a Meridiana) o preferiranno fare la traversataacquattate sui ponti turistici di qualche nave Tirrenia. E quicasca l’asino, e scusate se oggi eccedo nella metaforaanimalista, che il busillis del caro trasporti dal continente al-l’isola ancora non è stato risolto, e pur ammettendo che tutti ituristi stranieri (ricchissimi sempre per statuto ontologico)possano considerarlo dettaglio trascurabile, così non è perquegli italiani che ne fanno giustamente punto affatto secon-dario, specie in una congiuntura economica come quella chestiamo vivendo, di vacche magrissime (e ridagli!).Quest’anno la Bit è diversamente organizzata, si rivolge prati-camente ai cosiddetti “buyer”, che sarebbero i compratori, i“tour operator”, le grandi agenzie di viaggi, purtuttavia è im-possibile non notare che lo stand della regione Sardegna è

davvero poco appariscente, specie seconfrontato con quelli che sono i con-correnti diretti: la regione Puglia inconfronto la batte cinque a zero,calcisticamente parlando. Per carità, lespiagge riprodotte in grandi pannellisotto i quali si svolgono le contratta-zioni ti fanno dispiacere di aver lascia-to a casa il costume da bagno, ma glispazi in cui si debbono muovere glioperatori turistici sardi sono davvero

esigui, ideati senza un briciolo di originalità, asettici. Mettia-mo pure che non sia l’abito che fa il monaco, l’anno scorso ilturismo sardo è aumentato di un bel 9% e quest’anno sono 69gli operatori sardi del settore che sono qui presenti, quasi ildoppio del 2014, a conferma che il “marchio Sardegna” si fapubblicità da sé, senza troppi “testimonial” che ne aiutino lasponsorizzazione. Eppure quando vado a parlare con quellidel Tartheshotel di Guspini e mi mostrano un volantino di“vivere una miniera” relativa a Montevecchio e alla CostaVerde che lo sottende davvero miserrimo, e i posti sono quelliin cui è situato anche il loro hotel a quattro stelle (una stella inpiù e sarebbe stato grillino ad honorem), un poco di scora-mento mi prende nel dover constatare quanto ancora ci sia dalavorare perché le istituzioni locali (leggi i comuni di Arbus, diGuspini) si mettano in rete per non sprecare eventi di questotipo per propagandare le bellezze del loro territorio, se non oraquando? L’assessore Morandi si è scelto come testimonianzache anche la Sardegna è terra di cultura (il 67% del turististranieri viene in Italia per visitare città d’arte, solo il 14% peril suo mare) i giganti di Monte’e Prama. Se ho ben capito vuolemetterne copia negli scali aeroportuali di Cagliari e Olbia eAlghero, che diano il benvenuto agli ospiti. Addirittura Fran-cesca Barracciu, che nel governo di Renzi Matteo è viceministrodi Franceschini alla cultura, aveva adombrato la possibilità ditrasportarne un paio di quelli veri, in arenaria chiara, proprio

qui all’Expo. È diquesti giorni la po-lemica che ha nega-to un analogo viag-gio all’Annunciazione leonardesca e quindi chi vorrebbe am-mirarsela in santa pace dovrà fare un salto agli Uffizi di Firen-ze, per i nostri giganti non so ancora se è stata detta l’ultimaparola. È vero che hanno molto dormito in solide casse ligneeda quando sono apparsi in pezzi nelle campagne di Cabrasuna quarantina d’anni fa, il 1975 o giù di lì, una delle loro testedagli occhi a doppio cerchio era già venuta alla luce vicino aun nuraghe di Narbolia anni prima, e solo da poco si sonoeretti nella loro statura di oltre due metri, pugilatori e arcieri,guerrieri insomma che dovevano vegliare sulle tombe dei no-stri antenati di quasi due millenni fa, in quel monte delle palmeche sarà poco più di cinquanta metri sulla pianura del Sinis,con Tharros che si intravvede sulla sinistra adagiata sul maremorto di capo san Marco, i fenici la fondarono intorno all’otta-vo secolo e i giganti di Monte ‘e Prama certo li videro sbarcarecon apprensione. Saprebbero narrarne delle belle questi gi-ganti a chi venisse in Sardegna a rendere loro omaggio, i lorofratelli di bronzo da cui sembra abbiano attinto forma sononumerosi e altrettanto misteriosi, unici nella cultura mediterra-nea. Spesso sepolti presso torri di pietre ponderose: i Turrenòii costruttori di torri erano quelli che li fondevano, li diffuseroin tutto il mondo conosciuto, li troviamo nelle tombe etruschedi Volterra e Populonia e di Vulci e Arezzo e Cervetri e Cortona,di Sala Consilina e Pontecagnano in Campania, ma anche aCreta e nell’Attica. L’unica volta che sono stato a Luxor li hovisti, coi loro tipici elmi dalle lunghe corna, scolpiti sulle paretiche inneggiavano alle guerre vittoriose del grande Ramesse,quali sue guardie del corpo, invincibili come si conviene aiguerrieri del faraone-dio. E a voler dare ascolto a uno che distorie da narrare se ne intende, Sergio Frau giornalista e scrit-tore, è Strabone nel suo quinto libro a lasciar scritto che “i figlidi Eracle, arrivati in Sardegna, coabitarono con i Barbari chepossedevano l’isola e che questi erano Turrenòi, successiva-mente i fenici di Cartagine imposero il loro dominio”.Vengano le genti anche a vedere il monte d’Ercole, l’Arquentu,sulla cui cima furono rinvenute anche monete romane, con lasua cresta di dinosauro a dominare le dune dorate di Piscinas,vengano le genti a visitare le miniere già scavate dai romani eche furono tra le maggiori d’Europa. È da poco che a un tiro dischioppo di Monte ‘e Prama, zona nuragica di “Sa Osa”, aCabras, una squadra di archeobotanici ha scoperto dei pozziche fungevano da “paleofrigoriferi” per alimenti, oltre 1.500semi di vino tipo vernaccia e malvasia risalenti a circa tremilaanni fa (col carbonio 14). Da quelle parti i costruttori di torriche scolpirono i giganti a guardia dei loro morti già coltivava-no i vitigni di oggi, ne facevano bevande effervescenti di sto-rie; venite genti in Sardegna a sentirle raccontare dai loro ni-poti, ve ne offriranno più di un bicchiere.

I costruttori di torri che scolpironoi giganti a guardia dei loro mortigià coltivavano i vitigni di oggi,ne facevano bevande effervescentidi storie; venite genti in Sardegnaa sentirle raccontare dai loro nipoti,ve ne offriranno più di un bicchiere.

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1 marzo 201522 R R R R Rubriche & CCCCCommenti

A pochi mesi dalla prematura scomparsa del caro Gigi Floris,la sezione pensionati della Uil di Sanluri, col suo nuovo segre-tario Pasquale Ruggiero, d’intesa con i vertici regionali, havoluto organizzare un interessante convegno dedicandolo allasua memoria.Gigi meritava ampiamente questo riconoscimento. Chi ha avutol’opportunità di conoscerlo e la fortuna di lavorare con lui, loricorderà come persona estremamente generosa e disponibi-le, con spiccate capacità di operare in campi diversi doveriusciva sempre a farsi apprezzare per la serietà e l’onestà.Giusto e corretto ci è sembrato anche il tema del convegno“Oltre la disabilità: dai diritti negati all’inclusione sociale”perché questi erano i temi e le sue battaglie quotidiane, questierano i soggetti ai quali dedicava il suo impegno. Lui era fattocosì; un istinto quasi innato lo portava a battersi contro leingiustizie e le discriminazioni, soprattutto a fianco delle per-sone più deboli e le meno fortunate.Anche Gigi apprese i primi rudimenti del suo impegno socialee politico nella vecchia sezione di Partito; impegno continua-to ed arricchito poi in fabbrica dove aveva accresciuto il suobagaglio di conoscenza e di esperienza. La fabbrica o megliole fabbriche dove aveva lavorato, ma che tante sofferenze edelusioni gli avrebbero poi provocato.Negli ultimi anni il suo impegno fu tutto nel sindacato, doveebbe la opportunità di prendersi qualche bella soddisfazionee soprattutto di farsi conoscere ed apprezzare per le sue gran-di capacità di organizzatore e di dirigente stimato dalla gente.Una qualità spiccata di Gigi era quella di comprendere e diapplicarsi anche in materie complesse e ostiche per una per-sona con limitata istruzione scolastica come la sua. Ultima-mente, quando il suo “grande” cuore aveva cominciato a cre-argli qualche problema e si era affidato alla cura dei medici,aveva cominciato a studiare le cause della sua malattia e iproblemi del cuore. Alla fine ne sapeva più degli stessi medi-ci. La conoscenza, il coraggio, la serenità con la quale affron-tava la malattia non gli hanno però evitato di soccombere.Infine il suo amore più grande: la sua famiglia, che lui adoravae della quale andava orgoglioso; anche perché dalla sua fami-glia ha ricevuto tutte le più grandi e le più belle soddisfazioniche un marito e un genitore possano desiderare.Ciao Gigi, riposa in pace; conserveremo sempre un ottimoricordo di Te.

Antonello Mancosu

Il principio di eguaglianza enunciato all’articolo 3 della no-stra Costituzione è un principio supremo fondamentale einalienabile: «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale esono eguali davanti alla legge, senza distinzioni di sesso, dirazza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condi-zioni personali e sociali.». Al primo comma è esplicitata lacosiddetta ‘eguaglianza formale’ la quale prescrive che sidebbano trattare situazioni eguali in modo eguale e situazio-ni diverse in modo diverso vietando, in sostanza, di creareprivilegi o discriminazioni ingiustificate verso gli individui.Discriminazioni che contrasterebbero con il sistema demo-cratico, ma ciò non rappresenta un divieto in maniera asso-luta: sono previste, per esempio, norme che favoriscano l’oc-cupazione femminile, che incentivino il lavoro giovanile nel-le aree economicamente depresse e che agevolino l’accessoall’istruzione di studenti meno abbienti… Vi è semplicemen-te il divieto di introdurre disposizioni che creinodiscriminazioni nel godimento dei diritti e delle libertà e han-dicap sociale. Il principio di ‘eguaglianza sostanziale’ è, in-vece, espresso al secondo comma: «È compito della Repub-blica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale,che, limitando, di fatto, la libertà e l’uguaglianza dei cittadi-ni, impediscono il pieno sviluppo della persona umana el’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizza-zione politica, economica e sociale del Paese».La Costituzione ricorda, dunque, che è compito fondamen-tale della Repubblica far in modo che l’uguaglianza siconcretizzi senza creare alcuna distinzione fra i cittadini.Purtroppo questo non sempre avviene, anzi, spesso i citta-dini non solo non vedono rispettato il diritto di uguaglianzasostanziale, ma sono vittime di non poche ingiustizie. «Lascuola è aperta a tutti. […] I capaci e meritevoli, anche seprivi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più altidegli studi. La Repubblica rende effettivo questo diritto conborse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze,che devono essere attribuite per concorso.»L’articolo 34 della Costituzione si esprime in questi terminiper tutelare il diritto all’istruzione, ricordando che per il ri-spetto dell’uguaglianza ogni individuo ha diritto di ricevereun’istruzione anche se privo dei mezzi economici necessari,è dunque lo Stato a dover concedere tali ‘mezzi’. Nasconoper questo borse di studio per i più meritevoli, rimborsi viag-gio, case di studio, esenzioni e altri aiuti non indifferenti.Che cosa succede, però, quando a usufruire di taliagevolazioni sono soggetti che in realtà non ne avrebbero

Borse di studio per gli evasori fiscali

SanluriIncontro pubblico “Oltre la disabilità”

In memoria di Gigi Floris:testimonianze e ricordialcun bisogno? Si parla di finti poveri che dichiarano reddito

pari a zero e poi hanno conti in banca da capogiro. Studentiche vanno a lezione con la Ferrari - com’è successo a Roma-mentre nella dichiarazione dei redditi non dichiarano più di5000 euro.Nel 2013 la Guardia di Finanza ha effettuato 546controlli sulle autocertificazioni degli studenti di tre diversefacoltà e ben 340 sono risultati irregolari. Si tratta di evasionifiscali vere e proprie. Non solo gli interessati non versano letasse universitarie dovute, ma usufruiscono delle borse distudio che spetterebbero altrimenti ad altri ragazzi che real-mente ne necessitano.In Sardegna l’E.R.S.U. (l’Ente Regionale per il diritto allo Stu-dio Universitario) ogni anno è minacciato dagli scioperi e ledenunce di studenti arrabbiati perché idonei non beneficiari,ma nessuno pensa agli altri studenti? Quelli che ad ogni nuo-vo anno accademico vedono aumentare le tasse per finanzia-re le agevolazioni dei colleghi senza ottenere alcun serviziodal proprio ateneo. Aule fatiscenti, servizi scarsi e insufficien-ti e tasse universitarie spropositate.Dietro l’università c’è anchequesto.Ci sono i soliti furbi che riescono a frodare lo Stato danneg-giando chi paga la retta e anche chi si ritrova alla fine dellagraduatoria della borsa di studio nonostante ne abbia un bi-sogno vitale per poter continuare la propria carriera universi-taria. Nel loro piccolo tutti sanno. Tutti conoscono chi dichia-ra il falso, ma non denunciano perché è compito dello Stato farin modo che ciò non avvenga; è proprio l’articolo 3 della Co-stituzione che investe la Repubblica di tale compito. Da citta-dini italiani abbiamo il diritto di essere trattati tutti allo stessomodo, tutti devono pagare le tasse in base alle loro possibilitàe usufruire degli stessi servizi.La borsa di studio dovrebbe essere un premio per il buonrendimento scolastico, non data in base al reddito dichiaratoda uno studente che per via degli scarsi controlli può addirit-tura dichiarare determinati valori Isee rispetto a quelli reali.Per il 2015 è prevista la realizzazione di una nuova metodologiada applicare per smascherare chi presenta falseautocertificazioni con valori patrimoniali dimezzati, si spera inquesto modo di poter risolvere il problema degli evasori alme-no dal punto di vista universitario.Con tutta onestà io credo che la strada sia ancora lunga, l’eva-sione è un fenomeno in costante crescita è non è semplice dasmascherare, ma sicuramente intensificare i controlli potreb-be essere un buon punto di partenza.

Carola Onnis

Diseguaglianze, privilegi e discriminazioni

Le numerose assemblee popolari svoltesi di recente in molti Comuni della zona, non hanno portatoall’individuazione di certezze circa il pagamento dell’IMU agricola 2014 nelle aree ex “Svantaggiate”.Ciò perché alle legittime attese dei proprietari, che confidano in una benevola decisione da parte del Tardel Lazio, si contrappone l’assoluta esigenza da parte dei Comuni di poter contare urgentemente sullerimesse dei proprietari terrieri, a copertura dei tagli operati dal governo.Allo scopo di fornire ulteriorielementi di valutazione ai fini della scelta che ciascuno sarà liberamente chiamato a fare, si ritieneopportuno proporre alcune considerazioni.Premesso che, salvo improbabili miracoli, l’IMU per il 2015dovrà in ogni caso essere pagata entro la scadenza naturale, quella nei riguardi del 2014 è, invece,condizionata del pendente parere del Tar del Lazio, atteso per il 17 giugno.Nell’attesa cosa fare, dunque? Se si tiene fede alle dichiarazioni rilasciate dal Presidente dell’AnciSardegna Pier Sandro Scano, pubblicata dall’Unione Sarda del 4 febbraio u.s. nella pagina dedicataall’Economia, che recita testualmente «i contribuenti dei comuni che prima erano esentati e ora, secon-do il nuovo decreto legge sono tenuti a pagare entro il 10 febbraio, in attesa del pronunciamento del Tardel Lazio previsto per il 17 giugno, potranno sanare entro sei mesi, sostanzialmente senza sanzione, colcosì detto ravvedimento operoso», l’opzione ovvia sembra quella di non pagare fino al pronunciamen-to del Tar, dal momento che il «ravvedimento operoso» sarebbe indolore. Peraltro anche in caso diravvedimento “oneroso”, le norme in vigore stabiliscono una sanzione del 3,5% con la maggiorazionedell’1% per interesse legale. In questo ultimo caso, ciascuno dovrebbe fare le proprie valutazioni inrelazione all’imposta da pagare, tenendo comunque presente che pagando entro i termini, in caso dipronunciamento favorevole da parte del Tar, con i tempi che corrono, non si avrebbero sufficientigaranzie sui tempi e sulle modalità di rimborso.Per quanto concerne l’appartenenza o meno alle figure professionali beneficiarie di una tassazioneridotta, appare opportuno precisare che:a) È C.D.- Coltivatore Diretto, chi dedica abitualmente e continuativamente la sua attività lavorativa allaconduzione della propria azienda agraria, con un potenziale lavorativo pari ad almeno 104 giornatelavorative convenzionali anno, titolare di partita IVA e regolarmente iscritto al registro delle imprese eall’INPS;b) È I.A.P.- Imprenditore Agricolo Professionale, chi dedica almeno il 50% del proprio tempo comples-sivo di lavoro alla conduzione della propria azienda e che ne ricava almeno il 50% del proprio redditocomplessivo di lavoro, sempre con l’obbligo d’iscrizione all’INPS, al Registro delle Imprese ed alPartitario IVA. Tali percentuali sono ridotte al 25% per le “Zone Svantaggiate”.I pensionati soddisfano le condizioni di appartenenza alle suddette categorie solo se continuano adesercitare l’attività lavorativa, siano iscritti al Registro delle Imprese, titolari di Partita Iva e abbiano optatoper la prosecuzione volontaria nel pagamento degli oneri previdenziali, nella misura ridotta del 50%.

Francesco Diana

Collinas. Ancora considerazioni sull’Imu agricola

Comuni svantaggiati: in attesa di pagare Viene da chiedersi se vigili urbani, assessori, consiglieri e sindaci siano dotati di occhi veden-ti. Se siano spericolati, spregiudicati, menefreghisti, o se veramente non riescano a vedere ipericoli delle strade e luoghi che amministrano. Si contano a centinaia i cartelli stradali sbiaditial punto da essere irriconoscibili. Altrettanti sono quelli storti. Poi ci sono quelli sporchi eanche quelli errati. Pali della luce consumati dalla ruggine che stanno in piedi per opera dellospirito santo. Addirittura a Sardara due pali della linea telefonica non toccano terra. Sospesiin aria, tenuti su dal fragile cavo della linea telefonica stessa, stanno così, a penzoloni, dasvariati mesi, da quando un incendio ne divorò la base. L’unica spiegazione logica, e non ci siaccusi di terrorismo mediatico, è che ci sia una legge che vieta di intervenire.La situazione non è spiegabile diversamente. Pochi soldi nelle casse comunali? Patto distabilità? Le cose non erano certamente diverse prima di questi vincoli. Zio Dino dice che, peri cartelli storti, basterebbero due operai del Comune per raddrizzarli. Il cugino Hans spiegache, se non ci sono i soldi per cambiare i pali marci della luce, bisognerebbe toglierli e metterein sicurezza l’area. Ma forse si preferisce rischiare che accada qualche tragedia piuttosto chenon avere luce in strada. Franz dice che i cartelli sbiaditi sono indice di scarsa qualità delmateriale e ride perché sa che in questi casi quando si cerca il risparmio si spende due volte.Poi ci sono i cartelli spesso puntati là dove non dovrebbero. Cosa costa raddrizzarli o rimet-terli nella loro giusta posizione? Basta un operaio del comune e una scaletta. Invece ci passa-no davanti amministratori e vigili, tutti i giorni per anni, e a nessuno viene in mente di farlisistemare. Forse è vero che in questi ultimi anni i comuni sono messi male e maltrattati daStato e Regione, ed è quindi vero che hanno i portafogli bloccati. Ma è altrettanto vero chealcune cose non richiedono l’impegno di soldi, bastano piccole attenzioni.Sono quelle cose che ti fanno capire quanto gli amministratori e i funzionari di un comunetengono al proprio paese. Quanto siano veramente attenti e vigili. Forse quando percorronole strade sono distratti o se ne fregano. Peter dice che gli amministratori dovrebbero, prima difarsi eleggere, sostenere un tirocinio formativo in qualche nazione del nord Europa. E, secon-do lui, è necessaria anche una visita oculistica e psichiatrica. Le stesse cose che sono richie-ste a chi svolge lavori particolari, quei lavori in cui si ha a che fare con la vita delle persone.Vedi piloti di linea, per esempio. E pensare che il comandante di un volo di linea è responsabiledi 300 persone, mentre un amministratore politico ne ha a bordo spesso svariate migliaia. Chemale ci sarebbe a far sì che la formazione degli amministratori sia più appropriata? Troppospesso si nascondono dietro l’alibi del patto di stabilità per cui dicono di non poter fare nullae di avere le mani legate. In passato però sono stati loro che, con le loro spese folli, sbagliatee spesso inutili, hanno contribuito a svuotare le casse dello Stato. Con le tasse che abbiamopagato e che paghiamo, dovremmo avere le strade placcate d’oro. In ogni caso, quando sipossono fare cose a costo zero, e non vengono fatte, non esistono scuse. E ora, tutti afesteggiare la fine dei lavori della 131! Che bravi son stati.

Saimen Piroddi

La cecità degli amministratori e funzionari comunali

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