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LO SPORTWEAR IN NETTA CRESCITA

Lo sportswear è il settore più dinamico e vitale del sistema moda italiano.

Chiamato originariamente “casual Friday”, termine che sta a indicare la possibilità di vestirsi, di venerdì, come se si fosse già pronti per il weekend, l’abbigliamento sportivo ha acquisito un peso crescente nella società – tanto da diventare non più“l’abito del venerdì” ma dell’intera settimana, da usare in ogni momento e in ogni occasione – ed è diventato sempre piùuna realtà nel nostro Paese.

È un settore che vede la continua apertura di boutique multibrand e di negozi monomarca e che si divide equamente tra i capi outwear (3.250 milioni di euro) e gli altri capi (pantaloni, camicie, polo) che fatturano altri 3.250 milioni di euro. Il grosso del fatturato è determinato dal prodotti di fascia bassa (40%) e medio (30%), mentre il 23% deriva da prodotti di fascia medio-alta. Soltanto il 7% è frutto della vendita di capi di fascia alta (ma la tendenza si sta spostando verso l’alto). Per quanto riguarda i canali, il 70% del fatturato è ottenuto attraverso la distribuzione sportswear e formalwear, mentre il trenta percento delle vendite deriva dai negozi di activewear.

LA CROSS FERTILIZATION

Quello dello sportswear è un mercato destinato inevitabilmente a crescere, anche perché in quasi tutte le occasioni della vita quotidiana si ama vestire in maniera comoda e funzionale pur senza rinunciare allo stile e all’eleganza dei capi. Non èun caso che in questo settore stiano “piombando” consumatori che provengono dal segmento del lusso, facendolo crescere al pari dell’apporto fornito al comparto da marchi formalwear e activewear che aggrediscono lo sportswear sia con nuove linee, sia riposizionandosi. L’Osservatorio cita a questo proposito Adidas, che ha creato la linea Yohji Yamamotoappositamente per lo sportswear. Grazie alla cross-fertilization vediamo come la moda oggi sia fatta sempre di più di contaminazioni tra stili, generi, settori e modi d’uso diversi. Sopravvivranno, dal calderone delle contaminazioni, soltanto nicchie di abbigliamento formale per le occasioni importanti e di prodotti per chi lo sport lo pratica veramente.

INDAGINE SPORTSWEAR IN ITALIA

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IL CONSUMATORE

Il consumatore è mobile. Non sono più i tempi di una volta, quando ben difficilmente chi acquistava marchi di lusso li alternava con capi di fasce più basse. Ora il consumatore ha una grande mobilità verticale nella scelta della fascia di prezzo (oltre che orizzontale tra i diversi stili, come abbiamo visto prima), abbinando con disinvoltura, si legge nell’Osservatorio Gore-Pambianco, “capi Gucci e Zara, come mobili Cassina e Ikea”. Il terreno di coltura è fertile e non stupisce che i marchi di questo comparto si stiano posizionando lentamente ma inesorabilmente verso l’alto (sia dal punto di vista qualitativo, sia da quello stilistico). Questa transumanza trova un contraltare nella crisi sofferta dal comparto del lusso, che ha risentito più che altro di una generica riduzione dei consumi e della perdita dei “consumatori occasionali”, quelli che si erano avvicinati al lusso negli ultimi anni sull’onda di una situazione congiunturale migliore di quella attuale (a tutto vantaggio delle aziende formalwear di fascia alta e medio alta, come Zara o Liu-Jo, che vedono crescere i loro fatturati proprio grazie al ritorno di questi consumatori, o di aziende come Diesel e Sixty). Cerchiamo ora di fotografare con precisione il consumatore di sportswear. Abbiamo già detto che ha sviluppato una grande mobilità verticale e orizzontale e che non ha quindi problemi a muoversi entro diverse fasce di prezzo e di stile. Basta quindi con il consumatore che va in giro firmato dalla testa ai piedi, ma grande spazio all’inventiva. L’aspetto che non abbiamo ancora esaminato è quello legato all’età anagrafica del consumatore. Si tratta di un dato importante perché comporta una notevole differenza nello stile d’acquisto e nel comportamento. Per l’Osservatorio lo spartiacque tra giovani e adulti è 40 anni. Per i giovani la principale motivazione d’acquisto è rappresentata dalla marca, mentre per gli aduli sembrano valere di più qualità, comodità e vestibilità. C’è anche una differente percezione del significato di qualità: i giovani la interpretano in termini stilistici, mentre gli adulti la riconducono alla qualità dei materiali che rendono un capo comodo e pratico. Per quanto riguarda il prezzo, per i giovani rappresenta una variabile secondaria rispetto all’importanza che attribuiscono al marchio. Per gli adulti invece il prezzo rappresenta un elemento di valutazione centrale. Dai dati dell’Osservatorio emerge chiaramente anche la differenza tra il comportamento di giovani e adulti nelle motivazioni di acquisto e nella scelta del punto vendita. Se i primi hanno una tendenza compulsava all’acquisto e la sostituzione del capo è legata essenzialmente alla sua “obsolescenza psicologica”, gli adulti sostituiscono un capo per la sua usura fisica e preferiscono acquistare all’interno di catene distributive che abbiano un grande assortimento di generi e marche. “La convenienza – si legge – è un fattore primario importantissimo nel determinare la scelta di acquisto, capace di spostare lo shopping in ubicazioni anche extra-urbane”. Al contrario i giovani scelgono il punto vendita in base alla presenza delle loro marche preferite e alla vicinanza al luogo di residenza o di lavoro. “I punti vendita più frequentati e preferiti sono i monomarca e i multimarca che offrono brand qualificati e assicurano un’accelerata rotazione e innovazione di stili e prodotti”.

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IL FUTURO VESTE INFORMALE

Stando ai dati dell'ultimo studio di Pambianco Strategie d'impresa, i marchi italiani che operano in questo comparto sono in continua crescita: nel 2005 si sono registrati ricavi per 5.195 milioni di euro (+10% rispetto all’anno precedente) e utili per 312 milioni di euro (+6%). Il successo del settore non giunge inaspettato. Carlo Pambianco, presidente della societàspecializzata in analisi e ricerche sul settore moda e lusso, afferma che lo spostamento dei consumi dal formalwear all'activewear e allo sportswear era già in atto nel 1998 ed è stato solo accelerato dalla crisi di mercato di questi ultimi anni: i prezzi più bassi e il pubblico a cui si rivolge, più giovane, più ottimista e quindi più disposto a spendere anche in tempi di crisi economica, rendono più competitivo il settore dell’abbigliamento sportivo rispetto a quello classico.

Ma il clima economico sfavorevole non è l'unica ragione della tendenza in atto. Il successo dello sportswear dimostra che oggi sono i consumatori giovani a dettare legge: marchio, stile e immagine rappresentano i fattori principali di interesse, mentre perde terreno la qualità, da sempre associata al formalwear, intesa come qualità dei materiali ma anche della produzione, che per molti capi è artigianale o semiartigianale. Nel clima di generale crescita del settore dell’abbigliamento informale vi sono alcune aziende che sono riuscite a fare meglio della media del comparto, registrando performance di crescita dei ricavi intorno al 40%. Al primo posto della classifica, in termini di incremento di fatturato, troviamo Replay, che ha segnato un +40,8% del business e raggiunto quota 326 milioni di euro. Seguono Harmont & Blaine, i cui ricavi sono saliti di quasi il 40%, Guru, con 90 milioni e il +36%, e Blue Line con 70 milioni. Al quinto posto si colloca Fgf industry (27 milioni, + 20,5%), seguita da Take Two (58 milioni, + 18,4%) e Seventy (45 milioni, 17,7%). Chiudono la classifica Paul & Shark (17,2%), Nolita (+ 16,1%) e Original Marines (14,6%). In termini di fatturato, invece, la classifica stilata da Pambianco è guidata da “Only the brave”, il gruppo di Renzo Rosso, che nel 2005 ha superato il miliardo di euro di fatturato, con un aumento del 27,5% rispetto al 2003, e un utile netto di 112 milioni, in crescita del 50%. Seguono Sixty (603 milioni), Replay (326), Meltin’ Pot e infine Gas jeans (152). Complessivamente queste cinque aziende hanno registrato nel 2005 un fatturato di 2,4 miliardi (+9,6%) e utili per 192 milioni (+8%) rispetto ai 155 del 2004.

Per queste aziende leader il mercato italiano è diventato troppo stretto. Per continuare a crescere puntano ad aprire negozi con le proprie insegne e a conquistare nuove nicchie nei mercati internazionali, soprattutto in Cina, per le grandi opportunità offerte dal boom economico, e in America, Paese in cui rilevanti quote di mercato sono tradizionalmente occupate dallo sportswear. Nei prossimi anni, insomma, il made in Italy che funziona e che attrae gli investitori internazionali potrebbe essere soprattutto quello sportivo. Come dire: il futuro veste informale.

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AZIENDE NIKE

La Nike, Inc. è un'azienda produttrice di abbigliamento e accessori sportivi, nata nel 1967 quando Bill Bowerman(allenatore della Oregon University) e Phil Knight (studente della facoltà di economia) creano un marchio per importare scarpe sportive dal Giappone (Onitsuka Tiger). Una piccola società di (ex) atleti, per atleti, in un mercato, quello delle scarpe sportive, dominato allora da Adidas, il monolite tedesco col trifoglio e le strisce sulle maniche. Nel '71 la svolta: Johnson scodellò l'idea del nome Nike, dopo aver sognato la dea greca della vittoria; Knight ottenne il regalo del logo alato e il primo modello lanciato sul mercato con la virgola bene in vista fu una scarpa da calcio. Nel '73 la Nike scelse il suo primo testimonial, Steve Prefontaine, un corridore americano un po' ribelle, con le basette alla SergeantPepper e i capelli lunghi, che passò i suoi bei guai (squalifiche) per portare la virgola sulle scarpe, ma prima di morire a soli 24 anni in un incidente d'auto creò nell'immaginario collettivo americano la figura dell'atleta che corre contro l'establishment. La Nike cavalcò l'onda, i profitti cominciarono a salire. Raggiunto il mercato europeo ed aperte le prime fabbriche in Asia, la Nike entrò in borsa all'inizio degli anni '80 e scalzò Adidas dal trono del mercato americano. Era il momento d'oro della virgola alata: ogni volta che McEnroe sfasciava una racchetta ed insultava l'arbitro, il marchio Nikefaceva il giro del Mondo.Nel frattempo però il mercato americano era stato invaso dalla Reebok e la Nike era così costretta a ripensare le sue strategie: nell'85 riuscì a mettere le scarpe ai piedi di un giovane cestista appena uscito dal college, Michael Jordan, destinato a diventare di lì a poco il giocatore più forte di tutti i tempi. Il modello "Air Jordan" (rosso e nero, subito proibito dalla Nba che calzava solo il bianco) andò immediatamente a ruba.Nella seconda metà degli anni '80 il logo Nike diventò sinonimo di tutto ciò che era glamour, giovane e sportivo, esercitando un fascino ed un'attrazione paragonabili a quelli delle automobili nei decenni precedenti.Nell'88 prese il via il tormentone del "just do it" ("fallo"), il nuovo slogan destinato ad accompagnare per il decennio successivo tutti i prodotti Nike: qualunque cosa la gente volesse fare, Knight e compagni avevano pronto il giusto paio di scarpe. Bastava soltanto farlo.Negli anni, Nike è diventato il primo produttore di accessori e abbigliamento sportivo, soprattutto per il calcio, il basket, il tennis e recentemente anche per lo skateboard.Oggi quel marchio alato vale miliardi e la piccola società dal nome greco è considerata, al pari della Coca Cola e del rap, un simbolo della cultura popolare americana. La Nike è oggi un'organizzazione e un'impresa sportiva fra le più potenti del mondo.

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INTERVISTA TINKER HATFIELD/ NIKEUn nome non molto noto, neanche tra gli appassionati sportivi e di sneakers. Un signore di mezza età, con aria tipicamente americana, disponibile ed educato, che lavora in Nike. Da trent’anni. Praticamente da quando l’azienda era solamente un piccolo studio formato da giovani sognatori che passavano le sere a “costruire” scarpe e i week-end a correre per le strade del loro piccolo paesino: Beaverton, Oregon. Un signore simpatico, che nella sua carriera ha disegnato qualche scarpetta qua e là, come le prime Air Max e alcuni modelli di Air Jordan più di successo. Un signore che ora è vice presidente dell’azienda. Nike è la prima azienda sportiva al mondo e le nostre curiosità in merito sono moltissime.

Qual è la tua formazione?La mia grande passione è sempre stata quella di disegnare. Mi sono iscritto e laureato alla facoltà di architettura, anche se mi sono sempre divertito a disegnare le cose più svariate. Ero anche un atleta agonista sia al liceo che all’università…

Quindi da lì ti sei messo a disegnare scarpe?Beh, prima di entrare a far parte di Nike come designer ho collaborato con i due fondatori, Philip Knight e Bill Bowerman, come tester per i nuovi modelli, ed infatti ero lo “shoe tester” per Nike negli anni 70. Sono piaciuto molto a loro due perché quando testavo le scarpe, non solo ero in grado di fare commenti tecnici, ma da subito potevo disegnare il modello sulla base dei miei commenti; è così che cominciai a disegnare scarpe. La mia fortuna è stata anche il fatto che in quegli anni il mondo delle sneakersera veramente agli albori del boom che ha avuto poi in seguito, e ho avuto la possibilità di partecipare a questa storica evoluzione come parte attiva.

Qual è il tuo approccio con il design?Intanto vorrei dire che ci sono diversi tipi di approcci per diversi tipi di designer. Io mi sento un designer che risolve i problemi di funzionalità, quindi parto da un aspetto tecnico e poi passo allo stile, al colore, alle varie texture ecc. Agli inizi, quando avevo più tempo per farlo, intervistavo veramente tutti, da atleti famosi come Michael Jordanai ragazzini per strada, per capire quale potesse essere il punto di incontro tra i due mondi e offrire un prodotto tecnicamente perfetto e visivamente accattivante; oggi questi tipi di sondaggi sono chiaramente molto più sofisticati e fatti su scale ancora più grandi, ma il concetto e la filosofia rimangono gli stessi; sono sondaggi che di solito prendo molto in considerazione.

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Ma con tutte queste ricerche di mercato e con tutti i modelli che Nike ha fatto e farà, immagini che ci sarà un giorno in cui ci sarà “La Scarpa”, quella perfetta e che andrà sempre bene?Le persone sono sempre diverse tra loro, quindi credo che sia meglio dire che c’è e ci sarà “La Scarpa” per te e “La Scarpa” per lui. Nike lavora su due grandi aspetti: la tecnicità e il design. Nel primo caso si lavora sull’aria, sui diversi tipi di cuscinetti e sull’innovazione: una scarpa ben rappresentativa è la Air Max 360. Ma non tutti hanno bisogno di una scarpa con una suola spessa e che attutisca dei forti impatti, alcuni atleti hanno invece bisogno di una scarpa che non si senta neanche, quindi si lavora molto sui materiali, i colori e le texture.

Pensi che ci sarà un momento in cui si potrà dire di aver già fatto tutto?In passato abbiamo fatto una campagna dove in un percorso non c’era la linea del traguardo. Beh credo che sia più o meno lo stesso. Fino ad ora le tecnologie ci hanno sempre offerto nuovi stimoli e spunti di lavoro, quindi è difficile dire se arriveremo ad un punto in cui niente si potrà più inventare. Come ho già detto, finora non è ancora successo. Se guardi invece all’aspetto fashion di Nike, direi che ho visto cambiamenti ancora più veloci e diversi e questa è la ragione per la quale spendiamo un sacco di soldi e di tempo per il design, con un gruppo di designer che supera le 500 persone.

Prima dicevi che andavi in giro a parlare alle persone, bambini, atleti ecc. per prendere ispirazione. Lo fai ancora?Devo dire che non credo mai molto a quello che leggo. Se vuoi ottenere informazioni di prima mano, reali e sincere, devi andare in giro per le strade a parlare con le persone, quindi continuo a farlo, non tanto come un tempo, ma cerco di farlo il più possibile. Anche osservare, però, è un metodo molto efficace e cerchiamo di stimolare tutti i designer di Nike a non perdere di vista il mondo che li circonda in ogni occasione, perché è sempre pronto ad offrire qualche stimolo in un senso o nell’altro.

Quanto è importante il colore nel design?Ti dirò, il colore non solo è una della parti più importanti, ma è anche l’aspetto più complicato, perchè se veramente guardi le persone per le strade ti rendi conto che tutti hanno un colore preferito o una combinazione preferita, tutti sono esperti di loro stessi nel colore e anche in questo senso mettiamo molte energie per capire quali possano essere gli abbinamenti migliori per le diverse situazioni.

Cosa vorresti che rimanesse di te e del tuo lavoro il giorno che lascerai?Vorrei poter pensare di aver contribuito a migliorare la mobilità degli atleti e delle persone comuni di oggi e, perché no, anche del futuro.

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EXPERIENCE NIKE

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AZIENDE ADIDASFu fondata nel 1948 da Adolf "Adi" Dassler, fratello di Rudolf Dassler fondatore della Puma, che la battezzò con il suo soprannome e una parte del cognome (Adi e Dassler). Alla morte di Adi, la società è stata guidata dalla moglie Käthe, dal figlio Horst, e dalle figlie di quest'ultimo, che hanno traghettato l'azienda verso l'attuale assetto. Nel 1995 la Adidas èentrata in borsa quotandosi a Parigi e Francoforte. Nel 1997 Adidas ha acquisito Salomon Group ed i suoi marchi Salomon, TaylorMade, Mavic and Bonfire, la nuova azienda ha assunto il nome di Adidas-Salomon AG. Nel gennaio 2006il gruppo ha acquisito anche la marca ReebokNel 2004 l'azienda impiegava circa 17000 persone e deteneva il secondo posto nel mercato globale per quanto riguarda le scarpe sportive. Dispone di filiali dislocate in 55 paesi.Nel 2006 il suo fatturato è cresciuto ed è arrivato a 7,34 miliardi di dollari, con un utile netto di circa 465 milioni.

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Robbie Fuller è a capo del Team Design per la sezione Basket di Adidas.

R.Fuller: "Ho iniziato nella sezione Cross-training qui all' Adidas, in Portland, poi mi sono spostato quattro anni in germanianella sezione scarpe sportive. Sono poi tornato in America per un paio di anni e da qualche mese sono entrato nella sezione basketball, la mia vera prima passione. Qui in Adidas quest'anno c'è stato un rinnovamento del Design Team, così abbiamo diversi giovani talenti. Ci siamo io ed altri sei designer che hanno tutti più o meno la stessa età e un background comune. Noi giochiamo ogni settimana, due o tre volte alla settimana e la nostra ispirazione sicuramente proviene da questo. Proviene dall' osservazione dei giovani giocatori anche. sono stato all' evento Adidas Nation per vedere giocare tutti questi giovani talenti e per incontrare i migliori giocatori delle High School americane, vedendoli giocare e appuntandoci le loro opinioni abbiamo imparato molto!

La nostra più grande scommessa è trovare un modo di rendere eccitante l' intera linea dedicata al Basket proprio come le linee di punta nell' ambito sportivo. Lì è dove voglio che i progetti per il Basket arrivino al top della gamma, ogni singolo modello assicurandoci allo stesso tempo che ci sia una valida proposta per ogni tipo di giocatore. Il gioco del basket sta diventando sempre più veloce ed i giocatori sempre più grandi e veloci, così tutto davvero è legato alla performance, ogni progetto. Sempre di più i materiali e il loro sviluppo diventano fondamentali per la realizzazione di un progetto. L' ammortizzazione, la stabilità, il supporto sono sempre la parte rilevante in termini di innovazione, ma è anche grazie allo sviluppo dei materiali che queste caratteristiche possano essere applicate nei migliori dei modi. Io ho bisogno di arrivare al punto da poter dire: "Ecco, questo e ciò che ti aiuterà ad essere uin giocatore migliore".Molto del Footwear Design di oggi si rifa ai progetti del passato. In realtà è semplice "ridisegnare" un modello del passato, ma di sicuro sarebbe più interessante riprendere un concetto espresso attraverso un modello del passato. Credo sia piùinteressante studiare il modo in cui un problema venivano afforntato a livello di design che riprendere e rifare le linee del disegno.Se vuoi essere un designer, non è mai troppo presto per iniziare. In quarto superiore io e altri due miei amici abbiamo inaugurato la nostra propria marca. L' abbiamo chiamata I.F.- if you wanna . Ero solito andare nei negozi sportivi e ai centri commerciali, mi sedevo e disegnavo le varie scarpe.

Intervista tratta dal magazine Usa SLAM Kicks

INTERVISTA ROBBIE FULLER/ ADIDAS

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EXPERIENCE ADIDAS

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EXPERIENCE ADIDAS

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I prodotti più venduti sono abbigliamento e scarpesportive. Il grande successo dell'azienda èavvenuto con la sponsorizzazione dei Mondiali di calcio 2006 e la partnership con la Scuderia Ferrari, a cui fornisce l'abbigliamento ufficiale.

Molte squadre di calciohanno Puma come sponsor tecnico, tra varie nazionali e gli attuali campioni del mondo dell'Italia. Ai Mondiali di calcio 2006, in 36 partite su 64, almeno una squadra indossava una divisa Puma. Fornisce inoltre le divise a diverse squadre di club, come l'italiana Lazio

AZIENDE PUMALa società fu fondata, con il nome Gebrüder Dassler Schuhfabrik, nel 1924 a Herzogenaurach da Rudolf Dassler, fratello di Adolf Dassler, fondatore della Adidas. Nel 1948 prese il nome di PUMA Schuhfabrik Rudolf Dassler e divenne società per azioni nel 1986, quotata alla Borsa di Monaco e di Francoforte. Attualmente Puma ha circa 3.200 impiegati e distribuisce i suoi prodotti in oltre 80 nazioni. Nel 2003 ha incassato 1.274 milioni di Euro.

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AZIENDE ITALIANE FILA

Autenticamente italianaFila è stata fondata nel 1911 dai fratelli Fila, a ridosso delle Alpi italiane. L’interesse originario della società era la produzione di tessuti di qualità nell’allora capitale italiana del settore tessile: Biella. Il brand si è quindi sviluppato passando dalla produzione dei tessuti alla creazione di indumenti intimi ed infine di abbigliamento sportivo. Fila si è imposta rapidamente nella fascia alta del mercato come produttore di abbigliamento sportivo di alta qualità ed è diventata un brand di grande successo. La qualità e il lusso dei suoi prodotti hanno attratto campioni del calibro di Bjorn Borg, Tom Watson, Reinhold Messner e Alberto Tomba.

Nel 1911 i fratelli Fila impiantarono a Coggiola, in provincia di Biella, un’azienda che produceva maglieria intima maschile e femminile. Solo nel 1973 entra nel mondo dello sport, cambiando logo, introducendo la “effe” rossa e blu, che ancora oggi rappresenta in tutto il mondo il marchio Fila.

Cominciò con il tennis, disegnando da subito completi che si discostavano dai tradizionali, sempre rigorosamente bianchi, introducendo il cotone a costine. Furono adottate da Adriano Panatta, Bjorn Borg, Guillermo Vilas. Per 22 anni è stato sponsor del prestigioso US Open di tennis. Poco dopo esordì nello sci vestendo il campione svedese Ingemar Stenmark. Negli anni successivi vestì i campioni italiani Alberto Tomba e Deborah Compagnoni.

Nel 1978 ha accompagnato Reinhold Messner nella storica impresa di scalare l’Evesest senza ossigeno per la prima volta.

Nel 1984 ebbe inizio la fortunata produzione di calzature per lo sport, che negli anni ’90 diventò business principale quanto a fatturati.

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GAS

SPORTWEAR ITALIAKAPPA

FREDDY

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FRED PERRYQUICKSILVER

SPORTWEAR ESTERO

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TENDENZE MODA

Il gruppo Ash presenta la collezione “Fashion sport” per la primavera-estate 2008, dedicata alle donne che scelgono di essere sportive senza rinunciare a quel tocco di originalità e femminilità.

Versione raffinata per il modello “Shell” con tacchi alti e tomaia in raso arricciato qui presentati nei colori black, fucsia, silver e versione più classica per il modello allacciato “Viper” con tomaia in raso e suola bassa. Ash ha creato anche una versione sportiva al maschile utilizzando per la tomaia pelli trattate e metallizzate con borchie e fibbie dalle finiture lucide, satinate e ossidate.

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TENDENZE MEMORYFILA : Collezioni VintageAutunno-Inverno 2008

Fedele a quel sapore anni ’70 che mescola città e moda, linee asciutte e colori, tradizione e ricerca, anche per il Vintage, quest’anno, tira aria di novità. Prima tra tutte la nuova “Jacket” che riprende lo stile di quella del piùgrande campione degli anni ’70, reinterpretata con un nuovo accostamento di tinte e materiali. Se la parte frontale è in ripstop nylon, come una vera giacca a vento, le bande laterali del corpo e le maniche conservano, infatti, la tradizionale struttura in lana e acrilico. E per la prima volta, accanto ai classici rosso e blu, per altrorigorosamente ripresi nella F-Box del logo presente su tutti i capi, compaiono il nero e l’ocean blu: toni volutamente più fashion e meno sportivi. La varietà di tessuti e strutture si fa notare anche nel giacchinodouble face bicolor a maniche in contrasto, così come nel track-top full zip con rib in vita, colletto e polsini, impatto ottico di un graffito rigoroso e ordinato, ottenuto dall’inserto di trame diverse. E poi c’è la spiritosa t-shirt, capriccio di irriverenza, dedicata all’atleta-icona del tennis, all’epoca degli anni ’70. Naturalmente non potevano mancare le polo rigate e le t-shirt più classiche in puro cotone, dove il sapore retrò si riappropria di un’immagine indelebile al tempo eppure in continuo movimento. Le calzature completano la collezione Vintage dove ritroviamo i modelli icona F13, Original Fitness e Classic Tennis realizzati in morbida pelle nei colori tradizionali, accanto al successo Rialto, una raffinata calzatura da tennis con tomaia in pelle perforata proposta in Nero/Oro.

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TENDENZE MEMORY

Per il Saint Patrick Day, Puma propone le sneackers dedicate agli irlandesi

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TENDENZE TECHNOLOGYNon siete voi che andate a correre con iPod nano. È lui che vi guida. La musica è la vostra motivazione. E se tutto questo non basta? Grazie a un'esclusiva collaborazione fra NIKE e Apple, iPod nano diventa il vostro allenatore. Il vostro personal trainer. Il compagno perfetto con cui fare ginnastica. Ecco a voi Nike + iPod.Nike propone inoltre il suo primo accessorio studiato appositamente per iPod: Nike Sport Armband,una fascia da braccio realizzata in materiale leggero e lavabile, studiata per l'attività sportiva.

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TENDENZE TECHNOLOGY/ SU MISURAAdidas e Mi Innovation Center. Un po’ come la Nike, anche Adidas sperimenta un nuovo modo di concepire gli acquisti: quelli super personalizzati e tecnologici.Non parliamo solo di estetica ma, soprattutto, di un’esperienza computerizzata volta alla creazione di un prodotto ideato su misura, sulle esigenze e sui desideri del cliente.Capi personalizzati grazie all’uso della tecnologia che, anche in questo store, è la protagonista assoluta. Il primo Innovation Center, progettato da Mutabor Design, è sorto a Parigi.

Nello store è possibile simulare una corsa o una camminata grazie ad un grande tapirulant ricoperto di sensori, grazie ai quali, viene rilevata forma, misura e tipologia di pressione del piede. Nello step successivo il cliente, attraverso un touch screen, può scegliere colori e finiture della scarpa.Uno store interattivo e altamente tecnologico con personale che segue passo passo i clienti annotando dettagli e richieste su tavolette digitali. L’obiettivo fondamentale dei progettisti del Mi Innovation Center era quello di coniugare al meglio stile futuristico e funzionalità dell’ambiente.

Tecnologia, innovazione, interfacce, dettagli, colori e materiali hanno trasformato un semplice store in un’esperienza unica e interattiva. Un retail concept che cambierà le aspettative ed il modo di fare acquisti delle persone.

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Steve Nash, guardia della squadra di basket NBA dei Phoenix Suns, è un ambientalista. E ha spinto il suo sponsor tecnico a fargli una scarpa un po’ più ambientalista di quelle che fa di solito, e stiamo parlando del colosso Nike. Si chiama Nike Trash Talk la prima scarpa sportiva professionale un po’ piùverde, fatta con materiali di scarto della grande produzione. Laparte superiore della scarpa è fatta con avanzi di pelle e di finta pelle cuciti insieme, la suola interna fatta con schiuma recuperata dai processi industrali, la suola è fatta con gomma “più ambientalista” che ha meno sostanze chimiche tossiche e di nuovo utilizza scarti di lavorazione. Inoltre, la personalizzazione per la squadra dei Phoenix Suns è fatta con materiali ecologici e l’imballaggio è riciclabile al 100%. La scarpa ha fatto il suo debutto sui parquet americani lo scorso 13 Febbraio in occasione dell’All Star Game ai piedi di SteveNash, e verrà adottata da tutta la squadra da Aprile. Ogni iniziativa di riduzione dei rifiuti e riutilizzo dei materiali di scarto è sempre bene accetta, e di nuovo, speriamo nell’effetto emulazione.

TENDENZE ECOORGANIC

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FIERE SPORTITALY

BOLZANO - SPORTITALY è il nuovo punto d´incontro professionale dedicato a abbigliamento e attrezzi per gli sport invernali e l´outdoor. SPORTITALY si basa su ricerche di mercato condotte presso i negozianti di articoli sportivi in Italia e su costanti contatti con aziende del settore.Gli sport invernali e l´outdoor sono le principali aree espositive, ma non mancano abbigliamento, calzatura, attrezzatura, accessori.