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Consiglio Nazionale dei Geologi 21 luglio 2017

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Consiglio Nazionale dei

Geologi

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AnsaMondo

21 luglio 2017 11:59 - NEWS

Terremoto di 6,7 in Grecia, due morti a Kos. C'è stato anche un piccolotsunami

Il sisma ha colpito la citta' turca di Bodrum (l'antica Alicarnasso)

- Redazione ANSA - ATENE

Due turisti sono morti, e almeno 200 le persone sono rimaste ferite in Grecia, nel terremoto di magnitudo 6,7 che ha colpito l'isola gr eca di Kos ,nel mar Egeo, ma anche la citta' turca di Bodrum (l'antica Alicarnasso), la costa turca meridionale e le vicine isole greche. FOT O - VIDEO .Dopo la scossa si è verificato anche un piccolo tsunami : alcuni testimoni a Kos hanno visto il mare gonfiarsi. Continuano le scosse diassestamento.

I feriti sono 120 sull'isola di Kos - di cui tre gravi, riporta il Guardian - e 70 a Bodrum. La Farnesina e l'ambasciata d'Italia ad Atene sono al lavoroda questa notte per escludere la presenza di connazionali tra le vittime del sisma. "Al momento non abbiamo ricevuto segnalazioni di connazionaliferiti", ha detto all'ANSA il console italiano a Smirne, Luigi Iannuzzi.

L'epicentr o del terremoto è stato localizzato a 10 chilometri a sud di Bodrum e a 16 chilometri a sud di Kos, ad una profondita' di 10 chilometri. Ilterremoto è stato avvertito fino alle isole di Rodi e Creta. La zona e' sismica e diverse scosse erano state sentite nelle passate settimane. Sono stateregistrate diverse scosse di assestamento , alcune di queste erano di magnitudo 4 e oltre.

Nell'isola di Kos un vecchio palazzo e' crollato, ferendo gli abitanti. Quella di Kos sembra essere l'area maggiormente colpita dal sisma. Le duevittime del terremoto sono due turisti, un turco e uno svedese, ha detto il sindaco dell'isola Giorgos Kyritsis: sono rimasti uccisi dal crollo del tettodel bar nel quale si trovavano. Persone spaventate sono uscite di casa e si sono riversate nelle strade temendo che le case potessero crollare.

"A Smirne la scossa è stata avvertita come sul resto della costa, visto che ci troviamo a poche centinaia di chilometri da Bodrum", ha raccontato ilconsole italiano a Smirne Iannuzzi. "Invitiamo tutti i connazionali ad attenersi alle raccomandazioni delle autorità locali. I nostri recapitid'emergenza sono attivi per chiunque ne avesse bisogno", ha aggiunto.

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I turisti ospiti degli hotel sono tornati velocemente nelle stanze per recuperare gli oggetti personali ma hanno deciso di trascorrere il resto dellanotte all'aperto, con lenzuola e cuscini presi dalle vicine sedie a sdraio per allestire letti improvvisati, secondo la testimonianza di un giornalistadella Associated Press.

Le autorità turche hanno inviato una nave da Bodrum alla vicina isola greca di Kos per evacuare circa 200 turisti turchi. Lo fa sapere il ministerodegli Esteri di Ankara, spiegando di aver ricevuto una speciale autorizzazione da Atene per attraccare nel porto, che ha subito alcuni danni. Leautorità di Ankara hanno inoltre confermato che una delle due vittime accertate a Kos è di nazionalità turca, senza identificarla. Un altro turcorimasto ferito sarebbe in gravi condizioni ed è stato trasportato in ospedale ad Atene.

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21/7/2017 Sisma di magnitudo 6,7 tra Grecia e Turchia. Due morti a Kos. A Bodrum 'piccolo tsunami' - Repubblica.it

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Esteri

Sisma di magnitudo 6,7 tra Grecia e Turchia. Duemorti a Kos. A Bodrum 'piccolo tsunami'

(ap)

L'epicentro a 10 chilometri di profondità nei pressi della costa turca di Marmaris . I corpi di due turisti, unosvedese di 22 anni e un turco di 39, trovati in strada, investi ti dal muro di un bar crollato per la scossanell'isola greca. Oltre 120 i feriti. Gli avventori salvati dal la Guardia costiera e dai vigili del fuoco

21 luglio 2017

KOS - Panico, crolli, e circa 200 feriti dopo il terremoto di magnitudo 6.7 nel Mar Egeo: dalle 90 alle 120 persone sull'isola di Kos, alle 80 diBodrum, sulla costa turca. Due turisti sono morti, un cittadino turco di 39 anni e uno svedese di 22, uccisi nel crollo del soffitto di un bardell'isola greca. Dei feriti nella località turistica greca, almeno cinque sono considerati gravi.

Si tratta di due svedesi, uno dei quali ha riportato un'emorragia cerebrale mentre all'altro sono state amputate entrambe le gambe, unacittadina norvegese ha una frattura alla tibia, di due greci le condizioni non sono note. Il ministero degli Esteri di Ankara riferisce di uncittadino turco grave. La scossa si è verificata alle 1,31 ora locale (mezzanotte e mezza in Italia).

La profondità dell'epicentro è di appena 10 km, ma in mare (a 16 km dall'isola greca di Kos, dove ci sono state appunto le due vittime e lamaggior parte dei feriti) e questo ha attenuato gli effetti sulla terraferma turca producendo i maggiori danni sul territorio greco. L'isola èdevastata, con crolli diffusi e edifici pericolanti. Un pontile di un bar sull'acqua è crollato, isolando gli avventori su una piattaforma pericolantesul mare. Molti sono stati messi in salvo dalla Guardia Costiera e dai vigili del fuoco.

Constantina Svynou, capo dell'associazione degli albergatori a Kos, ha detto alla televisione greca Ert che molti visitatori avevano trascorsola notte fuori dai loro alberghi, ma alcuni stavano tornando nelle loro camere. "Ci sono circa 200mila turisti nell'isola, siamo in alta stagione.La nostra prima reazione è stata quella di calmare i turisti, seguendo le regole di base e di evacuare gli edifici alberghieri", ha detto Svynou.

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21/7/2017 Sisma di magnitudo 6,7 tra Grecia e Turchia. Due morti a Kos. A Bodrum 'piccolo tsunami' - Repubblica.it

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Secondo le tv turche, oltre a Bodrum altre persone 20 sono state medicate a Datca, sulla sponda opposta del golfo di Gokova. Intanto"l'Unità di crisi della Farnesina e l'Ambasciata d'Italia ad Atene sono al lavoro da questa notte per escludere la presenza di connazionali tra levittime del sisma", spiega in una nota il ministero degli Esteri. Kos è una meta richiesta. Sette ragazzi reatini in viaggio per la maturità sionospostati in una zona dell'isola più sicura e lontana dal mare. "Al momento - ha detto uno dei genitori - non possono lasciare Kos, il porto èfuori uso, hanno avuto molta paura ma stanno tutti bene". L'aeroporto, riferiscono le autorità, è operativo. Il porto funziona parzialmente, legrandi imbarcazioni non possono attraccare. Due grandi navi, rispettivamente con 260 e 80 passeggeri a bordo, sono state deviate sulleisole di Nisyros e Kalymnos. Un portavoce del ministero dei Trasporti e delle infrastrutture, Jristos Spiritzis, ha dichiarato all'agenzia distampa Amna che si attende l'arrivo di un team di esperti per valutare i danni.

"Una gran paura ma stiamo bene, ci siamo svegliati nel cuore della notte" racconta Silvia Callera, coreografa milanese in vacanza a Kos."Questa notte la scossa ci ha colto nel sonno, così forte non l' avevo mai sentita in vita mia. È stato davvero spaventoso". Callera é uscitainsieme al marito a verificare che non ci fosse l'esigenza di lasciare dall'hotel. "Evidentemente siamo capitati in una zona fortunata, gli edificia Kardamaina non sembrano molto danneggiati, i danni più grossi sono dall'altra parte della città. E sappiamo di morti e feriti a Kos città,dove c'è stato lo tsunami". La donna e la sua famiglia per ora non hanno ricevuto comunicazioni circa la necessità di abbandonare l'isola, odi allarmi circa possibili altre scosse. "Oggi di certo resteremo lontano dal mare, non si sa mai. Ma non sappiamo di italiani che voglianolasciare l'isola".

Turchia e Grecia, crolli e allagamenti: la lunga notte delterremoto

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21/7/2017 Sisma di magnitudo 6,7 tra Grecia e Turchia. Due morti a Kos. A Bodrum 'piccolo tsunami' - Repubblica.it

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I centri di segnalazione dei terremoti europei hanno subito diramato un allarme tsunami, definito "di piccola entità". Le autorità hanno invitatola popolazione comunque ad allontanarsi dalle coste. Poco dopo la scossa, seguita da altre di assestamento anche di magnitudo 4.6, lestrade di Bodrum, in Turchia, sono state allagate, sia pure non in maniera catastrofica, dalle onde anomale. La scossa è stata chiaramente avvertita anche nelle altre isole greche, come Rodi e Creta, e in gran parte della costa meridionale turca,considerata meta turistica ancora "lontana" dalle paure del terrorismo e dalla difficile situazione politica in Turchia. Le immagini delle tv localimostrano centinaia di persone che abbandonano gli edifici e aspettano per le strade, automobili sotterrate, storte, oggetti caduti dai ripianidei negozio.

La posizione della Turchia la rende afd alto rischio sismico. Nell'ottobre 2011, più di 600 persone sono morte nella provincia orientale di Vandopo un terremoto di magnitudo 7.2. Nel 1999, due potenti sismi hanno ucciso circa 20mila persone nel nord-ovest densamente popolato delPaese. Lo stesso anno, un terremoto di magnitudo 5.9 ha ucciso 143 persone in Grecia.

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21/7/2017 Edilizia scolastica, in arrivo altri 26 milioni per l'adeguamento sismico degli istituti

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21 Lug 2017

Edilizia scolastica, in arrivo altri 26 milioniper l'adeguamento sismico degli istitutiG.La.

Arrivano 26,4 milioni di euro per l'adeguamento sismico delle scuole. La ministradell'Istruzione, Valeria Fedeli ha firmato ieri il decreto di riparto di 26,4 milioni di euro che leRegioni potranno utilizzare per l'adeguamento sismico degli edifici scolastici. Si tratta dellaprima delle prossime dieci azioni, da realizzare entro l'estate, annunciate dalla ministra nelcorso della conferenza stampa sull'edilizia scolastica tenutasi lo scorso 18 luglio a Palazzo Chigi.Il percorso dovrebbe essere completato entro la metà di agosto.

«L'impegno sull'edilizia scolastica va avanti e si concretizza attorno a risorse reali e azioniimportanti. Abbiamo messo in campo fondi consistenti, ma soprattutto una nuova governanceche sta consentendo di portare avanti con serietà e continuità la spesa e il monitoraggio delleopere», spiega Fedeli. Lo stanziamento totale previsto dal decreto firmato ieri è di 26,4 milioni dieuro che si sommano agli altri fondi che vengono stanziati annualmente per l'edilizia scolasticae, in particolare, per l'antisismica.

La Campania è la Regione alla quale vanno le risorse più consistenti pari a 4.517.764,10 euro.Seguono la Sicilia con 3.952.713,53 euro; il Lazio con 2.806.769,86 euro; la Calabria con2.273.404,38 euro. Le risorse sono state ripartite secondo i criteri previsti dal Dpcm del 12ottobre 2015. I fondi, gestiti in raccordo con la Protezione civile, potranno essere spesi perinterventi di adeguamento strutturale e antisismico degli edifici scolastici di proprietà pubblicasituati in zone sismiche e per la costruzione di nuovi edifici scolastici nel caso in cui larealizzazione ex novo sia preferibile alla messa in sicurezza di quelli già esistenti.

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21/7/2017 Accordo quadro, il Mit chiede all'Anac di sciogliere i dubbi sui nuovi lavori

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21 Lug 2017

Accordo quadro, il Mit chiede all'Anac disciogliere i dubbi sui nuovi lavoriMauro Salerno

Toccherà all'Anac chiarire se è possibile assegnare anche le realizzazione di nuovi lavori (e nonsolo semplici manutenzioni) con la formula dell'accordo quadro. Dopo aver chiesto all'Autoritàdi sciogliere il nodo delle procedure negoziate al massimo ribasso, il ministero delleInfrastrutture torna a bussare alle porte dell'Autorità guidata da Raffaele Cantone. L'exmagistrato questa volta dovrà fare da arbitro nella contesa scoppiata tra gli stessi vertici di PortaPia e l'Anas proprio sui presupposti che legittimano il ricorso all'accordo quadro, che permettedi evitare la gara sul progetto esecutivo, invece di ricorrere a un semplice appalto di lavori che, alcontrario, impone di mettere a base del bando un progetto completo.

A sollevare la questione è stata la maxi-gara (135 milioni) per la gestione degli appalti relativialla messa in sicurezza e all'adeguamento della statale 131 «Carlo Felice» in Sardegna.Il bandopubblicato dall'Anas è stato pesantemente contestato dalla Direzione generale per le strade e leautostrade di Porta Pia. Per il ministero la scelta di affidare con accordo quadro non soltanto lamanutenzione del tracciato, ma anche la realizzazione di nuovi segmenti dell'infrastruttura«risulta in contrasto, in generale, con tutto il quadro normativo di realizzazione delle operepubbliche».

Rispetto ai rilievi sollevati dal Mit l'Anas non ha indietreggiato. Anzi ha confermato la scelta diandare avanti con la gara. E ha ribadito anche l'intenzione di continuare a usare l'accordoquadro per affidare la realizzazione di nuovi lavori, non solo di manutenzione ordinaria. Agliocchi dell'ex ente strade con il nuovo codice sarebbero infatti caduti i paletti che imponevano diusare l'accordo quadro solo per i lavori a carattere ripetitivo. E questo consentirebbe diaccelerare molto i tempi di arrivo al cantiere.

Per superare l'ìmpasse le Infrastrutture hanno allora deciso di chiamare in causa nuovamenteCantone. La richiesta di parere, firmata dal capo di gabinetto del ministero, ricorda i terminidella contesa e chiede all'Autorità di esprimersi in un senso o nell'altro, «tenuto conto dellarilevanza dell'argomento sia in merito al caso specifico che in relazione all'applicazionedell'istituto dell'accordo quadro agli appalti di nuove opere e di interventi di manutenzionestraordinaria che l'Anas intende eseguire diffusamente».

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21/7/2017 I paletti del Consiglio di Stato sugli appalti delle centrali di committenza: «Norme poco chiare»

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21 Lug 2017

I paletti del Consiglio di Stato sugli appaltidelle centrali di committenza: «Norme pocochiare»Roberto Mangani

Una centrale di committenza regionale, nell'indire una gara per l'affidamento di un appalto, nonha alcun obbligo di coordinarsi con la Consip al fine di verificare se quest'ultima stia svolgendola sua attività di centrale acquisti anche in relazione al suddetto appalto. Di conseguenza lacentrale di committenza regionale può procedere autonomamente, anche se la Consip ha giàavviato e abbia ancora in corso altra procedura di gara per l'affidamento del medesimocontratto.

Il principio è stato affermato da una recente sentenza del Consiglio di Stato, Sez. III, 28 giugno2017, n. 3162, che cerca di mettere ordine nella complessa materia della centralizzazione degliacquisti, oggetto da più di un decennio di ripetuti interventi normativi – spesso mal coordinatitra loro – che hanno creato, secondo lo stesso Consiglio di Stato, una «scarsa chiarezza dellanormativa di riferimento».

Il caso La Stazione Unica Appaltante (Sua) della Regione Basilicata aveva indetto una procedura apertaper l'affidamento del servizio di pulizia e di altri servizi aggregati per soddisfare i fabbisognidelle aziende sanitarie regionali. La gara era suddivisa in cinque lotti e il lotto n.5 riguardava iservizi propri dell'Azienda Ospedaliera San Carlo di Potenza. Un operatore economico del settore ha proposto ricorso davanti al giudice amministrativocontestando la legittimità della gara con specifico riferimento all'inserimento nella stessa dellotto n.5. Ciò sia tenuto conto che esso era titolare del precedente contratto presso la suddettaAzienda Ospedaliera che prevedeva una facoltà di proroga del relativo servizio; ma soprattuttoin relazione al fatto che il medesimo operatore aveva in precedenza partecipato ad unaprocedura di gara indetta dalla Consip – e ancora in corso – per l'affidamento dei servizi dipulizia delle strutture del Servizio Sanitario nazionale, tra cui erano ricomprese anche quellelocalizzate nella Regione Basilicata e, in particolare, l'Azienda Ospedaliera San Carlo di Potenza.

La censura avanzata dall'operatore si incentrava sul difetto di motivazione e di istruttoria da cuisarebbe inficiata la determinazione con cui la Sua ha deciso di avviare la gara senza verificarel'esistenza di altra gara già in corso da parte della Consip avente ad oggetto, tra l'altro, ilmedesimo contratto, né ponendosi il tema di attendere gli esiti di tale gara. Ciò avrebbe arrecatoun immediato pregiudizio all'operatore economico ricorrente, ledendo il suo affidamento albuon esito della gara Consip, cui lo stesso aveva partecipato. Il Tar Basilicata ha accolto il ricorso, ritenendo illegittimo il comportamento della Sua regionale.A sostegno di questa decisione il giudice amministrativo di primo grado ha evidenziato che lalegge n. 296/2006 (Legge finanziaria 2007, articolo 1, comma 449), nel prevedere la possibilitàper le regioni di costituire centrali di committenza in favore degli enti del Servizio sanitario

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regionale e di altre amministrazioni pubbliche aventi sede nel territorio della regione, hastabilito che le centrali di committenza regionali e la Consip costituiscono «un sistema a rete,perseguendo l'armonizzazione dei piani di razionalizzazione della spesa».

Da questa previsione legislativa il Tar Basilicata ha fatto conseguire, come effetto ineludibile, lanecessità di coordinamento tra l'attività delle centrali di committenza e quella della Consip.Questo onere di coordinamento comporta l'esigenza di evitare inutili sovrapposizioni tra taliattività, anche al fine di non pregiudicare il legittimo affidamento degli operatori dei settorimerceologici interessati che, in buona fede, abbiano partecipato a procedure di gara già avviateda una delle centrali acquisti (Consip o Sua regionale). Secondo il giudice ammnistrativo di primo grado nel caso di specie questo obbligo dicoordinamento delle relative attività non sarebbe stato correttamente assolto. Infatti, lapuntuale attuazione di tale obbligo avrebbe comportato in capo alla centrale di committenzaregionale un obbligo di motivazione circostanziato, diretto a illustrare le ragioni per le quali siriteneva comunque opportuna l'indizione di una procedura di gara per l'affidamento di undeterminato appalto laddove un'altra gara avente il medesimo oggetto era in precedenza stataindetta dalla Consip e si trovava peraltro in uno stadio di avanzato svolgimento. Proprio la mancanza di questa adeguata motivazione ha reso quindi illegittima la procedura digara indetta dalla Centrale di committenza regionale, limitatamente al lotto ricomprendentel'appalto già oggetto della gara precedentemente avviata dalla Consip.

La posizione del Consiglio di Stato. Il Consiglio di Stato non ha condiviso le motivazioni del giudice di primo grado, la cui pronunciaè stata quindi riformata. Secondo il giudice di appello la disciplina che regola l'operatività delle centrali regionali diacquisto non impone a queste ultime alcun obbligo di motivazione specifico che dia conto delperché le stesse abbiano ritenuto opportuno procedere allo svolgimento in via autonoma di unaprocedura di gara avente ad oggetto, tra l'altro, anche un appalto per l'affidamento del quale laConsip aveva già avviato altra procedura. Nella pronuncia del Consiglio di Stato si ricorda in primo luogo che la legge regionale dellaBasilicata che ha istituito la Stazione Unica Appaltante per tutti gli affidamenti ha altresìprevisto, in particolare, che la stessa svolga il ruolo di centrale di committenza degli enti e delleaziende del servizio sanitario regionale per l'affidamento dei lavori, forniture e servizi diimporto superiore a quello previsto per le acquisizioni in economia. In attuazione di questaprevisione la centrale di committenza regionale svolge in piena autonomia il ruolo di Suaregionale e soggetto aggregatore. Questa sfera di autonomia non subisce alcun vincolo in relazione alla normativa nazionale chedisciplina la centralizzazione degli acquisti in capo alla Consip e, in particolare, alla previsionecontenuta nella legge 296/2006, invocata dal giudice di primo grado. Tale ultima previsione, infatti, se da un lato effettivamente afferma che la Consip e le centrali dicommittenza regionali costituiscono un "sistema a rete" finalizzato nel suo complesso allarazionalizzazione della spesa pubblica, dall'altro non fa discendere da tale affermazione alcunobbligo di coordinamento inteso nei termini stringenti indicati nella pronuncia di primo grado.In sostanza, dalla circostanza che centrali di committenza regionali e Consip siano individuate,nell'ambito del generale processo di centralizzazione degli acquisti, quali componenti costitutivedi un unico "sistema a rete" non può farsi conseguire l'effetto – fortemente limitativodell'autonomia operativa delle diverse centrali acquisti che operano nel sistema – secondo cuiuna centrale di committenza regionale non può avviare una gara avente ad oggetto un appaltoper il quale la Consip ha già indetto in precedenza analoga procedura. Ed anzi il quadro normativo complessivo – sia pure attraverso un sistema di rinvii non semprefacilmente intellegibile - appare orientato a salvaguardare proprio le competenze operative dellecentrali di committenza regionali. In tal senso depone il DL 66/2014 (articolo 9, comma 3) che,

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21/7/2017 I paletti del Consiglio di Stato sugli appalti delle centrali di committenza: «Norme poco chiare»

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nel prevedere che gli enti del servizio sanitario nazionale debbano ricorrere a Consip, fa salveproprio le disposizioni della legge 296/2006, secondo cui i suddetti enti devono«approvvigionarsi utilizzando le convenzioni stipulate dalla centrali regionali di riferimentoovvero, qualora non siano operative convenzioni regionali, le convezioni quadro stipulate dallaConsip». Non può neanche ritenersi che tale ultima previsione sia stata superata dal più recenteintervento legislativo di cui al DL 95/2012 (articolo 15, comma 13, lettera d), che per l'acquisto dibeni e servizi da parte degli enti del servizio sanitario nazionale dispone il ricorso alla Consip.Tale disposizione va infatti letta in coordinamento con le richiamate previsioni della legge296/2006 e del DL 66/2014, entrambe volte a salvaguardare, accanto al ruolo della Consip,quello delle centrali di committenza regionali. In definitiva, secondo il Consiglio di Stato il quadro normativo complessivo, sia pure nella scarsachiarezza dovuta a una continua produzione legislativa in tema di centralizzazione degliacquisti, fa salva la piena e autonoma operatività delle centrali di committenza regionali, chenon può subire alcun vincolo limitativo in relazione alla speculare attività posta in essere dallaConsip, quale centrale acquisti operante a livello nazionale.

Le centrali di committenza nel D.lgs. 50/2016. Il tema sollevato nella pronuncia in commento trova un riscontro anche nel D.lgs. 50/2016. Ilnuovo Codice dei contratti pubblici prende in considerazione le centrali di committenza inparticolare agli articoli 37, 38 e articolo 41.

Nello specifico l'articolo 37, al comma 1, fa salvi gli obblighi di utilizzo di strumenti di acquisto enegoziazione, anche telematici, previsti dalle vigenti disposizioni in materia di contenimentodella spesa. Il successivo articolo 38 prevede poi l'istituzione presso l'Anac di un elenco delle stazioniappaltanti qualificate, di cui fanno parte anche le centrali di committenza, e in cui è iscritta didiritto la Consip. Infine, l'articolo 41, comma 1, prevede che con apposito Dpcm siano individuate le misure direvisione ed efficientamento delle procedure di affidamento utilizzabili dalla CONSIP e dallealtre centrali di committenza e soggetti aggregatori. Nell'ambito di tali misure il successivo comma 2 individua, tra le altre, quelle indirizzate almonitoraggio dell'effettivo avanzamento delle fasi delle procedure, anche in relazione a formedi coordinamento della programmazione tra soggetti aggregatori.È proprio quest'ultima previsione quella che potrebbe assumere rilievo in relazione alla tematicaoggetto della pronuncia in commento. Occorrerà infatti attendere l'emanazione del richiamatoDpcm per verificare se e in che termini in esso saranno contenute previsioni volte ad assicurareforme di coordinamento tra i vari soggetti operanti, a livello nazionale e regionale, ai fini dellacentralizzazione degli acquisti. In quella sede potrebbe forse essere opportuno che trovino spazio tali misure di coordinamentoche, al di là delle conclusioni cui è pervenuto il Consiglio di Stato sulla base di un puntualeesame della normativa vigente, sembra possano avere una loro logica, come emerge dallavicenda che ha dato origine al contenzioso portato all'attenzione del giudice amministrativo.

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21/7/2017 Politiche urbane integrate, così le grandi città europee coniugano ambiente e sviluppo

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21 Lug 2017

Politiche urbane integrate, così le grandicittà europee coniugano ambiente e sviluppoGiuseppe Latour

«Ripensare la filiera decisionale della pianificazione», guardando a esempi che arrivanodall'Europa, come Londra, Berlino o Parigi, che hanno fatto del coordinamento tra istituzioni ilvolano per realizzare i loro investimenti sull'ambiente, la sostenibilità e le grandi infrastrutture. È l'invito emerso ieri nel corso dell'incontro organizzato dagli architetti romani e promossodalla presidente del Dipartimento "Progetto sostenibile ed efficienza energetica" dell'ordine,Patrizia Colletta. Durante la giornata il Cresme ha presentato una ricerca nella qualel'esperienza della sostenibilità urbana viene messa a confronto in diverse città europee.

«Le città europee più dinamiche – sottolinea Colletta - hanno sviluppato e stanno continuando asviluppare piani strategici di "adattamento al futuro", al centro dei quali pongono politiche diresilienza e di sostenibilità ambientale». Per importare esperienze di questo tipo in Italia, «èassolutamente necessario ripensare la filiera decisionale, con l'obiettivo di interconnettereresponsabilità, competenze e decisioni». Un primo passo in questa direzione «è stato realizzatocreando dei nuclei di coordinamento, le Cabine di regia e le Strutture di Missione, capaci diattuare vere e proprie attività di coordinamento istituzionale».

La ricerca del Cresme confronta le politiche urbane per la sostenibilità attivate in quattro capitalieuropee negli anni 2000: Parigi, Londra, Copenhagen, Berlino. Copenhagen è il caso più noto. La sua amministrazione si pone da un lato l'obiettivo dipotenziare la crescita, creando ogni anno 20mila nuovi posti di lavoro nel settore privato e,dall'altro, di aumentare la qualità della vita diventando carbon-neutral entro il 2025. Nel 2011 haadottato il Cph Climate Plan 2025 che fissa obiettivi ambiziosi e precisi: la riduzione delconsumo di energia, la realizzazioni di quartieri ad emissioni zero per il riscaldamento, laproduzione di energia elettrica da vento e biomasse, la riduzione delle emissioni derivanti dallacombustione di rifiuti di plastica, portare il trasporto pubblico a emissioni zero, aumentarel'utilizzo di combustibili rinnovabili al 20-30% per le autovetture e al 30-40% per i veicolipesanti. Per raggiungere questi obiettivi si prevede un piano di investimenti, che punta moltosui privati, per una quota pari al 95%.

Parigi ha sviluppato, molto recentemente, una avanzata pianificazione strategica su tre livelli: ilprimo riguarda l'adattamento climatico e lo sviluppo sostenibile della città (Plan climat énergiede Paris 2012); il secondo le azioni per creare la città intelligente e sostenibile (il piano strategicoParis intelligent et durable, 2015); il terzo riguarda il progetto infrastrutturale de "Le GrandParis", che guarda al 2030. L'obiettivo di questa pianificazione è altissimo: si vuole rendere lacittà e la sua area metropolitana una delle cinque aree più attrattive del mondo con investimentisulle infrastrutture e con la creazione di posti di lavoro.

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Anche Londra fonda lo sviluppo su quattro tipologie di piani che riguardano: la crescita dellacittà; la qualità ambientale, dell'aria e la sostenibilità ambientale; lo sviluppo delle infrastrutturemateriali; lo sviluppo delle infrastrutture immateriali (Smart Londo Plan). Lo strumento digoverno e coordinamento delle politiche, che poi si attuano settorialmente, è il LondonInfrastructure Plan 2050. E' un piano strategico (pre brexit) di potenziamento infrastrutturale.

Berlino disegna nel 2013 il suo sviluppo futuro nell'Urban development concept 2030. Partendodall'analisi dei punti di forza e delle debolezze della città, descrive le opportunità e le sfide delfuturo sviluppo urbano. Il documento definisce otto strategie che specificano gli obiettivi delfuturo. Tra i programmi settoriali più interessanti c'è l'Energy and climate protection plan cherisale al 2014, che ha l'obiettivo di portare Berlino ad essere una città ad impatto zero nel 2050.«Da questo quadro – conclude la ricerca del Cresme - emerge dunque che la resilienzaambientale è un elemento centrale di una visione più ampia, sostenibile, per città che tornano acrescere, attraverso una nuovo paradigma urbano, che amalgama crescita e sostenibilità. Non èsolo una nuova stagione culturale, è un nuovo mercato per la professione dell'architetto».

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21/7/2017 Credito, nel Lazio cinque bandi con 120 milioni per finanziare Pmi e professionisti

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21 Lug 2017

Credito, nel Lazio cinque bandi con 120milioni per finanziare Pmi e professionistiDonata Marrazzo

Sviluppo del venture capital, concessione diretta di prestiti e garanzie, contributi a fondoperduto per promuovere l’innovazione del tessuto imprenditoriale e degli studi deiprofessionisti: la Regione Lazio lancia «Fare Lazio», cinque nuovi bandi per un valorecomplessivo di 120 milioni di euro. Due sono pubblicati, gli altri in uscita.

Lazio VentureÈ di 56 milioni la dotazione di Lazio Venture, il bando che seleziona proposte di investimento inveicoli finanziari vigilati a sostegno delle Pmi locali, anche quelle in via di costituzione almomento della presentazione della domanda. Obiettivo, rinvigorire il mercato degli operatori diventure capital e incoraggiarli a investire strutturalmente nel capitale di rischio di startup e Pmidel Lazio. Un’integrazione di 2,4 milioni di euro sarà disponibile per contributi a fondo perdutoper potenziare l’attività di scouting. Il meccanismo prevede che le risorse vengano investiteassociando capitale privato nella misura di 4 euro (40%) per ogni 6 euro (60%) di capitale diLazio Venture.

Il bando sarà aperto dal 27 luglio al 29 settembre. L’azione scadrà il 31 dicembre 2030. Il periodod’investimento dei veicoli cofinanziati durerà fino al 31 dicembre 2023. Dal 1 dicembre 2024scatterà la fase di disinvestimento che si protrarrà, al massimo, fino alla data di scadenza.

Fare Lazio, Fare CreditoSono quattro gli strumenti innovativi di Fare Credito, misura a sostegno di piccole e medieimprese e di professionisti. Solo uno dei bandi è già attivo: il Fondo rotativo per il piccolocredito, con un plafond da 39 milioni, è stato pubblicato il 10 luglio scorso. Ma il totale dellerisorse, gestite dal raggruppamento temporaneo d’imprese di Artigiancassa e Banca delMezzogiorno - Medio Credito Centrale, ammonta a 62,5 milioni di euro.

Suddivisione del FondoL’avviso riguarda la concessione diretta di prestiti (massimo 50mila euro) a imprese giàcostituite, con difficoltà di accesso al credito dovute esclusivamente alla dimensione contenutadel loro fabbisogno finanziario. Ci sono 4,8 milioni di euro disponibili per il riposizionamentocompetitivo del settore manifatturiero, 9,6 milioni per tutti i settori, con riserva del 40% per ilcommercio al dettaglio, altrettanti per la riduzione dei costi energetici di imprese localizzate inaree industriali. Infine, 15 milioni di euro per interventi a valere su fondi regionali perartigianato, società cooperative, taxi (auto elettriche e ibride), turismo, botteghe e negozi storici.Le agevolazioni saranno accordate a quelle aziende che non abbiano un’esposizione con ilsistema bancario superiore a 100mila euro.

Riassicurazioni e voucherÈ stato pubblicato ieri e sarà operativo da settembre il bando per l’accesso al Fondo diriassicurazione da parte dei confidi che erogano garanzie al credito per finanziamenti alle

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21/7/2017 Credito, nel Lazio cinque bandi con 120 milioni per finanziare Pmi e professionisti

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imprese, del valore complessivo di 11, 5 milioni di euro: l’obiettivo è ridurre i costi per ilconseguimento delle garanzie. Il fondo consente la riassicurazione fino all’80% dell’importogarantito (200mila euro). Destinatari finali, le imprese e i liberi professionisti con partita Iva chenon siano oggetto di protesti e non abbiano subito nell’ultimo anno la revoca perinadempimento di finanziamenti o affidamenti bancari.

Il Voucher Garanzia, pensato per incrementare la capacità di credito delle Pmi, ha una dotazionedi 3 milioni di euro. Si tratta di un contributo a fondo perduto che può essere richiesto acopertura parziale o integrale del costo sostenuto per la garanzia rilasciata da un Confidi(importo massimo 7.500 euro per singola garanzia), a fronte di un finanziamento erogato dalsistema bancario o da intermediari finanziari vigilati, anche in forma di leasing. L’agevolazionepuò essere abbinata all’intervento del Fondo di Riassicurazione. Domande dal 18 settembre2017.

Garanzia EquityVale 9,6 milioni di euro la Garanzia Equity per il rafforzamento della struttura patrimonialedelle Pmi. Riguarda la concessione di una garanzia gratuita per gli aumenti di capitale sociale dialmeno 50mila euro, effettuati da vecchi e nuovi soci delle imprese, a parziale copertura delrischio. Domande dal 10 ottobre 2017.

«Questi bandi sono stati costruiti dopo un confronto con le parti sociali e gli stakeholder –sostiene l’assessore regionale allo Sviluppo economico Guido Fabiani - e al termine di un markettest che ci ha consentito di individuare le principali criticità del passato e di leggere meglio, peril futuro, le esigenze del tessuto produttivo laziale».

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Valutazione Impatto Ambientale (VIA): in vigore il D.Lgs. n. 104/2017 21/07/2017

Entra in vigore oggi il Decreto Legislativo 16 giugno 2017, n. 104 recante “Attuazione della direttiva 2014/52/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 aprile 2014, che modifica la direttiva 2011/92/UE, concernente la valutazione dell'impatto ambientale di determinati progetti pubblici e privati, ai sensi degli articoli 1 e 14 della legge 9 luglio 2015, n. 114” (Gazzetta Ufficiale n. 156 del 6 luglio 2017).

Con l'entrata in vigore del D.Lgs. n. 104/2017 vengono ridotti e dettagliati i tempi per la procedura di valutazione di impatto ambientale (VIA). Il “cuore” della nuova VIA è la possibilità, in alternativa a quella ordinaria, di poter richiedere per i progetti di competenza statale un provvedimento unico ambientale che coordina e sostituisce tutti i titoli abilitativi o autorizzativi comunque riconducibili ai fattori "ambientali". Per la conclusione di tutti i procedimenti di valutazione ambientale sono inoltre previsti termini perentori che, se non rispettati, comportano la possibilità di operare in regime di sostituzione amministrativa, con conseguenti profili di responsabilità.

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Per la fase dello ‘screening’ potrà essere presentato, come previsto dalla normativa europea, esclusivamente lo studio preliminare ambientale, mentre per la procedura di VIA vera e propria, sempre in linea con quanto richiesto dalla direttiva europea, si potranno presentare elaborati progettuali a un livello informativo e di dettaglio, almeno equivalente al progetto di fattibilità o, comunque, tali da consentire la compiuta valutazione degli impatti ambientali. In qualsiasi momento potrà essere attivata con l’autorità competente una fase di confronto per definire il livello di dettaglio degli elaborati necessari. Sarà poi possibile richiedere all’autorità competente una valutazione preliminare del progetto (il ‘pre-screening’) per individuare la corretta procedura da avviare: questo riguarda in particolare gli interventi di modifica di progetti già realizzati e gli adeguamenti tecnici volti al miglioramento delle prestazioni ambientali, quali ad esempio il repowering degli impianti eolici. Importante novità è anche la razionalizzazione del riparto delle competenze tra Stato e Regioni: vengono attratte a livello statale le procedure di VIA dei progetti riguardanti le infrastrutture e gli impianti energetici, tenendo conto delle esigenze di uniformità ed efficienza delle procedure e sulla base del criterio della dimensione “sovra-regionale” degli impatti ambientali da valutare. Una norma transitoria ad hoc consente, infine, l’applicazione alle procedure in corso del nuovo sistema introdotto dalla riforma.

Altra novità della riforma è la riorganizzazione della Commissione VIA, che opera presso il Ministero dell’Ambiente, nella direzione di un miglioramento delle performances e per l’integrale copertura dei costi di funzionamento a valere esclusivamente sulle tariffe versate dai proponenti: proprio allo scopo di accelerare le istruttorie di competenza statale è stata prevista la costituzione di un Comitato tecnico a supporto della Commissione. Il provvedimento determina anche la completa digitalizzazione degli oneri informativi a carico dei proponenti, con l’eliminazione integrale degli obblighi di pubblicazione sui mezzi di stampa, ma anche l’ampliamento della partecipazione del pubblico attraverso il potenziamento dell’istituto dell’inchiesta pubblica che può essere chiesta da comuni e associazioni. Proprio l’inchiesta nell’ambito del procedimento di VIA, assieme al dibattito pubblico previsto dal Codice dei contratti per la realizzazione dei progetti di grandi opere infrastrutturali, arriverà a determinare un nuovo meccanismo partecipativo senza eguali con il passato e tra i più avanzati d’Europa.

A cura di Redazione LavoriPubblici.it

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Visura catastale telematica, al via il Servizio dell'Agenzia delle Entrate 21/07/2017

La consultazione degli atti e dei documenti catastali viaggia online. Dal 19 luglio 2017, infatti, l'Agenzia delle Entrate ha messo a disposizione il servizio "Visura catastale telematica" che consente la consultazione degli atti e dei documenti catastali informatizzati.

Il nuovo servizio, attivo dal 19 luglio scorso, permette di acquisire:

i dati identificativi e reddituali dei beni immobili (terreni e fabbricati) i dati anagrafici delle persone, fisiche o giuridiche, intestatarie dei beni immobili i dati grafici dei terreni (mappa catastale).

Le visure interessano tutto il territorio nazionale, ad eccezione delle province autonome di Trento e Bolzano, e saranno fornite su file in formato pdf. Per utilizzare “Visura catastale telematica” è necessario registrarsi ai servizi finanziari online di Poste Italiane S.p.A., che consentono di effettuare il pagamento telematico del servizio.

E’ possibile richiedere:

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visure attuali per soggetto, ossia limitata agli immobili su cui il soggetto cercato risulti all’attualità titolare di diritti reali (non è al momento previsto il rilascio della visura per soggetto storica)

visure, attuali o storiche, di un immobile (censito al catasto dei Terreni o al Catasto dei Fabbricati), impostando la ricerca attraverso gli identificativi catastali

visure della mappa, di una particella censita al Catasto dei Terreni, impostando la ricerca attraverso gli identificativi catastali.

Le informazioni catastali, ad eccezione della consultazione delle planimetrie riservata esclusivamente agli aventi diritto sull'immobile o ai loro delegati, sono pubbliche e dunque l'accesso è consentito a tutti, pagando i relativi tributi speciali catastali e nel rispetto della normativa vigente.

Per ogni visura erogata dal servizio “Visura catastale telematica” l’importo dovuto a titolo di tributo speciale catastale è calcolato applicando la tariffa vigente diminuita del 10 per cento, perché riferita a visure erogate per via telematica, e aumentata del 50 per cento, trattandosi di visure fornite non su base convenzionale. In particolare, nel caso di:

visura per soggetto, l’importo è di 1,35 euro per ogni 10 unità immobiliari, o frazione di 10

visura, attuale o storica, per immobile, l’importo è di 1,35 euro visura della mappa, l’importo è di 1,35 euro.

Oltre ai tributi catastali saranno addebitate anche le commissioni applicate da Poste Italiane, calcolate in base allo strumento di pagamento che si vorrà utilizzare (carta di credito, carta Postepay o Postepay Impresa, conto BancoPosta Online o BancoPostaImpresa Online).

Modalità di ricerca Visura per soggetto Si può richiedere la visura attuale per soggetto, ossia limitata agli immobili su cui il soggetto cercato risulti all’attualità titolare di diritti reali (non è al momento previsto il rilascio della visura per soggetto storica).

E’ possibile effettuare una ricerca sia per persone fisiche, sia per persone giuridiche indicando, in alternativa, il codice fiscale o l’anagrafica completa (cognome, nome, sesso, luogo e data di nascita per la persona fisica, denominazione e sede per quella giuridica). E’ necessario definire l’ambito della consultazione, specificando sia il tipo di Catasto (Fabbricati, Terreni o entrambi), sia il territorio di interesse (singolo comune o intera provincia). Indipendentemente dai parametri utilizzati per attivare la ricerca, il sistema restituirà:

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in caso di esito positivo, la lista di omonimi reperiti, dalla quale selezionare il soggetto di interesse ai fini della richiesta di visura

in caso di nessun soggetto trovato nella banca dati catastale, uno specifico messaggio con il quale si informa dell’esito negativo.

Visura per immobile Si può richiedere la visura di un immobile conoscendone gli identificativi catastali. Per attivare la ricerca si deve indicare il tipo di Catasto (Fabbricati o Terreni), il comune catastale e l’eventuale sezione, il foglio, la particella e l’eventuale subalterno. In caso di omissione dei dati di sezione e/o subalterno, la ricerca produrrà l’elenco dei beni che risponde ai dati parziali forniti, dal quale si può selezionare l’immobile di specifico interesse ai fini della richiesta di visura. E’ evidenziata anche l’eventuale presenza di unità immobiliari urbane graffate o di particelle terreni suddivise in porzioni, e le ulteriori informazioni di dettaglio sono consultabili attraverso un collegamento dedicato. Alla conclusione della ricerca, agendo sui relativi pulsanti si può richiedere la visura attuale o storica dell’immobile selezionato.

Visura della mappa In caso di immobili censiti al Catasto dei Terreni, è possibile richiedere anche una visura della mappa, agendo sull’apposito pulsante presente alla conclusione della ricerca. Il documento fornito su file pdf in formato A4, contiene la rappresentazione grafica in scala dell’area, centrata sulla particella scelta, nella quale sono riportate le sagome degli edifici e delle particelle dei terreni con i relativi numeri di particella. Se ne ricorrono le condizioni, sarà comprensivo anche delle mappe limitrofe, ossia delle particelle appartenenti ai fogli confinanti a quello in cui si trova la particella richiesta. Non è prevista la possibilità di richiedere la stampa di un intero foglio di mappa.

Inoltro della richiesta di visura Cliccando su qualsiasi pulsante “Visura”, si procede alla richiesta della visura stessa. È possibile quindi procedere al pagamento dei tributi dovuti oppure richiedere altre visure ed effettuare un pagamento complessivo. Non è possibile superare il limite di venti richieste contemporanee. Per poter inoltrare nuove richieste di visura oltre la soglia determinata, occorre effettuare il pagamento dei tributi dovuti per le visure già richieste. Il rapporto tra ricerche effettuate e visure effettivamente richieste nella giornata non deve essere superiore a cinque. In caso di superamento della soglia l’accesso sarà bloccato fino alle ore 24.00 per utilizzo non coerente con le finalità del servizio.

Acquisto della visura Si potrà procedere all’acquisto delle visure richieste tramite l’apposita voce di menù

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“Acquista visure”. In presenza di visure pronte per l’acquisto, richieste dall’utente nelle 24 ore precedenti, sarà mostrata la relativa lista dalla quale è possibile selezionare le visure di interesse. Il sistema calcolerà l’importo totale dei tributi dovuti e attiverà la fase di pagamento secondo le modalità previste dai servizi di “Porta dei Pagamenti” di Poste Italiane S.p.A. Oltre ai tributi catastali saranno addebitate anche le commissioni applicate da Poste Italiane, calcolate in base allo strumento di pagamento che si vorrà utilizzare (carta di credito, carta Postepay o Postepay Impresa, conto BancoPosta Online o BancoPostaImpresa Online).

Prelievo della visura Conclusa, con esito positivo, la fase di pagamento, cliccando sul pulsante “Preleva visure” si accede alla pagina da cui effettuare il download delle visure acquistate. Nella stessa pagina è disponibile, in formato pdf, anche la ricevuta di pagamento. Tramite la voce di menù “Visure acquistate”, è possibile accedere alla funzione di prelievo dei documenti anche in un momento successivo alla fase di acquisto. In tale caso, per l’accesso ai documenti acquistati, sarà richiesto di inserire l’identificativo di pagamento rilasciato a conclusione della transazione di pagamento. Qualora siano stati effettuati più acquisti, si potrà indicare un qualsiasi identificativo di pagamento, purché relativo a un acquisto eseguito negli ultimi sette giorni. L’inserimento di un identificativo di pagamento valido renderà disponibili per il prelievo tutte le visure acquistate nel suddetto periodo e le relative ricevute di pagamento. Saranno evidenziati i documenti già prelevati con il simbolo di spunta.

A cura di Redazione LavoriPubblici.it

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Terremoto centro Italia, firmato l’accordo Miur-Università di Camerino 21/07/2017

Il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Valeria Fedeli e il Rettore dell’Università di Camerino Flavio Corradini hanno sottoscritto presso l’Accordo di programma che prevede lo stanziamento di risorse ad hoc per il rilancio dell’ateneo colpito dal sisma.

“Quello con l’ateneo di Camerino è un impegno che il Ministero aveva preso e a cui abbiamo voluto dare rapida attuazione in una prospettiva pluriennale - sottolinea Valeria Fedeli - È importante ricostruire e sostenere l’università dopo i gravi danni subiti a causa del sisma. Dobbiamo essere al fianco di Camerino, del personale, delle studentesse e degli studenti: gli atenei sono centri culturali essenziali per lo sviluppo di un territorio”.

L’Accordo ha validità quadriennale 2016-2019 e, a valere sull’FFO (Fondo di Finanziamento Ordinario), impegna il Miur ad assicurare che per il triennio 2017-2019 il peso dell’UniCAM su quota base e quota premiale FFO non sia inferiore a quello del 2016. E ad integrare l’assegnazione dell’FFO con uno stanziamento massimo pari a 11 milioni di euro per il 2016, a 10 milioni per il 2017, a 8 milioni per il 2018, a 6 milioni per il 2019.

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Una quota di questi finanziamenti sarà destinata a compensare le mancate entrate dovute alla minore contribuzione studentesca: 7 milioni dello stanziamento per il 2016 per l’anno accademico 2016/17; 7 milioni per il 2017 per l’a.a. 2017/18; 5 milioni per il 2018 per l’a.a. 2018/19; 3 milioni per il 2019 per l’a.a. 2019/20.

Il contributo per la costruzione e locazione di nuovi edifici, il ripristino e il miglioramento della sicurezza degli edifici propri collocati al di fuori del centro storico di Camerino, parzialmente danneggiati dal sisma, per il 2016 è fissato in 3 milioni di euro e sarà rideterminato per gli anni successivi sulla base di un piano programmatico presentato dall’Ateneo fino a concorrenza massima comunque di 3 milioni di euro annui.

Sempre con riferimento all’anno 2016, viene finanziato un progetto di potenziamento della struttura tecnologica informatica per consentire agli studenti di fruire delle lezioni in diretta telematica e di mettere in sicurezza il Sistema informatico dell’Ateneo, ubicato in un edificio danneggiato dal sisma situato all’interno della “zona rossa”, per l’importo massimo pari a 1 milione di euro. Il Miur inoltre concederà, fino al 2019, il patrocinio di un numero massimo di cinque eventi annui di promozione didattica, scientifica, culturale e di innovazione.

A cura di Ufficio Stampa MIUR

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In vigore la nuova Valutazione di Impatto Ambientale di Paola Mammarella

Le novità: dibattito pubblico, valutazioni preliminari e possibilità di richiedere un

procedimento unico

21/07/2017 – Entra in vigore oggi la nuova Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), introdotta con il D.lgs. 104/2017. Il testo, che modifica il d.lgs.152/2006 per consentire il corretto recepimento della Direttiva 2014/52/UE per la valutazione dell’impatto ambientale di determinati progetti pubblici e privati, prevede un’applicazione retroattiva, ai procedimenti avviati dal 16 maggio 2017 in poi. La data del 16 maggio 2017 è infatti il termine ultimo fissato dalla Direttiva 2014/52/UE per l'adeguamento delle normative interne. Per la piena operatività delle nuove regole bisognerà aspettare i sei o più decreti ministeriali attuativi, da adottare entro il 19 settembre, cioè sessanta giorni dall’entrata in vigore del D.lgs. 104.

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Queste le principali novità Progetti assoggettati a VIA I progetti assoggettati a Via obbligatoria sono indicati nell’Allegato II. Tra questi rientrano, per fare degli esempi, gli impianti termici per la produzione di energia elettrica, vapore e acqua calda con potenza termica complessiva superiore a 150 MW, la realizzazione di autostrade e strade extraurbane principali, gli impianti eolici per la produzione di energia elettrica sulla terraferma con potenza complessiva superiore a 30 MW. L’Allegato II-bis contiene invece i progetti da sottoporre a verifica di assoggettabilità a Via. Tra questi ci sono gli impianti termici per la produzione di energia elettrica, vapore e acqua calda con potenza termica complessiva superiore a 50 MW, realizzazione di strade extraurbane secondarie di interesse nazionale, porti turistici di dimensioni limitate. In questi casi, la Commissione Via decide se poi sottoporre il progetto al procedimento di Valutazione di impatto ambientale.

Iter più agile per la presentazione dei progetti Diventa possibile presentare elaborati progettuali con un livello informativo e di dettaglio equivalente a quello del progetto di fattibilità o comunque a un livello tale da consentire la compiuta valutazione degli impatti. Proponente e Amministrazioni dialogheranno per decidere eventuali integrazioni. Il proponente non ha l’obbligo di presentare gli elaborati progettuali nella fase di verifica di assoggettabilità a Via. È sufficiente uno studio preliminare ambientale, come previsto dalla normativa europea. In caso di modifiche o estensioni di opere esistenti, si può richiedere una valutazione preliminare del progetto per individuare l’eventuale procedura da avviare.

Smart regulation e dibattito pubblico La Valutazione di impatto ambientale deve tenere conto di tutti gli elementi coinvolti, tra cui matrici ambientali, altri progetti collegati sulla stessa area e possibili conseguenze sanitarie, o sul patrimonio culturale e paesaggistico, prodotte con l’esercizio degli impianti o delle infrastrutture da realizzare. Per coinvolgere e informare le popolazioni interessate dalla realizzazione di

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un’infrastruttura o un impianto, è potenziato lo strumento del dibattito pubblico, come previsto dal Codice Appalti (d.lgs. 50/2016). Per i progetti di competenza statale, il proponente può chiedere, in alternativa al procedimento di Via ordinario, il rilascio di un “provvedimento unico ambientale”, che coordini e sostituisca tutti i titoli abilitativi o autorizzativi riconducibili ai fattori ambientali. Accanto a questo, è previsto un procedimento unico di competenza regionale. Le regole per il procedimento di Via saranno omogenee su tutto il territorio nazionale. Le procedure verranno digitalizzate e si potrà anche eliminare l’obbligo di pubblicazione sui quotidiani. © Riproduzione riservata

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Antisismica nelle scuole, assegnati 26,4 milioni alle Regioni di Paola Mammarella

Le risorse finanzieranno la messa in sicurezza o la costruzione di nuovi edifici. Alla

Campania la quota maggiore

21/07/2017 – In arrivo di 26,4 milioni di euro per interventi di adeguamento

sismico degli edifici scolastici. Il Ministro per l’Istruzione, l’Università e la ricerca,

Valeria Fedeli, ha firmato nei tempi previsti il primo decreto rientrante nelle dieci

linee di intervento per l’edilizia scolastica, che complessivamente sbloccheranno

2,6 miliardi di euro.

Alla Campania la quota maggiore di risorse

È stata la Campania ad aggiudicarsi la quota maggiore di risorse, con 4,5 milioni.

Seguono la Sicilia con 3,9 milioni di euro, il Lazio con 2,8 milioni e la Calabria con

2,3 milioni.

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La ripartizione delle risorse ha seguito i criteri indicati dal dpcm 12 ottobre

2015 con cui sono stati ripartiti tra le Regioni 40 milioni di euro per il 2014 e il

2015.

Finanziati l’adeguamento strutturale e i nuovi edifici

In analogia a quanto previsto dal dpcm del 2015, i fondi saranno gestiti in

raccordo con la Protezione Civile e saranno spesi per la realizzazione di interventi

di adeguamento strutturale e antisismico degli edifici scolastici di proprietà

pubblica situati in zone sismiche.

In alternativa all’adeguamento, le Regioni potranno optare per la costruzione ex

novo di nuovi edifici scolastici ove questa scelta risulti preferibile rispetto alla

messa in sicurezza delle strutture già esistenti.

“L’impegno sull’edilizia scolastica va avanti - ha dichiarato in una nota il Ministro

Fedeli - e si concretizza attorno a risorse reali e azioni importanti. Abbiamo messo

in campo fondi consistenti, ma soprattutto una nuova governance che sta

consentendo di portare avanti con serietà e continuità la spesa e il monitoraggio

delle opere”.

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Affidamenti senza gara, ok alle linee guida Anac sui servizi infungibili di Paola Mammarella

Consiglio di Stato: ‘necessario un monitoraggio, dal 2014 al 2016 le procedure negoziate

sembrano aumentate di 5 miliardi di euro’

21/07/2017 – Via libera alle nuove regole sugli affidamenti senza gara motivati dalla presenza di “servizi infungibili”. Il Consiglio di Stato ha espresso parerepositivo sulle linee guida Anac attuative del Codice Appalti (D.lgs. 50/2016). Le nuove linee guida riprendono in parte i contenuti proposti lo scorso anno, bloccati dai giudici perché le consultazioni erano partite quando era ancora in vita il vecchio Codice Appalti. I servizi infungibili Le linee guida regolano i casi in cui le Amministrazioni non bandiscono una gara perché alcuni prodotti (ad esempio i software) sono coperti da copyright e non esistono concorrenti oppure perché, come accade a volte nelle manutenzioni, il passaggio da un operatore all’altro comporterebbe costi eccessivi.

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Il punto fondamentale, affrontato nelle linee guida, è capire quando ricorrono davvero questi presupposti e quando, invece, l’Amministrazione cerca di eludere la concorrenza o non sa riconoscere i casi specifici. Su questo punto il Consiglio di Stato ha sollecitato l’Anac ad effettuare un attento monitoraggio sul rispetto delle regole.

Non basta la natura tecnica o intellettuale del servizio Nelle linee guida l’Anac spiega che le Amministrazioni non possono semplicemente “invocare ragioni di natura tecnica o afferenti la tutela di diritti di proprietà intellettuale”, ma bisogna dimostrare che “non esistono altri operatori economici o soluzioni alternative ragionevoli e l'assenza di concorrenza non è il risultato di una limitazione artificiale dei parametri dell'appalto”.

Deroghe al Codice Appalti solo in presenza di lock-in Per usare in modo legittimo le deroghe concesse dal Codice Appalti bisogna accertare la presenza del “lock-in” che si verifica quando l'amministrazione non può cambiare facilmente fornitore alla scadenza del periodo contrattuale perché non sono disponibili le informazioni essenziali sul sistema che consentirebbero a un nuovo fornitore di subentrare al precedente in modo efficiente. Per evitare questa situazione, le linee guida suggeriscono alle Amministrazioni la corretta programmazione dei propri fabbisogni, consultazioni sulle condizioni del mercato e considerazioni preliminari sul costo del ciclo di vita del prodotto.

Affidamenti senza gara in aumento? Servono verifiche Il Consiglio di Stato ha chiesto all’Anac di rielaborare i dati sulle procedure negoziate. Confrontando le informazioni disponibili, secondo il CdS dal 2014 al 2016 sembra che il valore degli affidamenti senza gara sia aumentato di 5 miliardi di euro, passando da 15 a 20 milioni. In realtà il CdS ha sottolineato che non si evince se sono stati utilizzati gli stessi criteri di rilevamento. I giudici ritengono quindi necessario un approfondimento per capire se le procedure senza gara siano davvero aumentate, nonostante il Codice Appalti del 2016 le abbia circoscritte a pochi casi isolati. © Riproduzione riservata

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Foto: Agenzia Umbria Notizie

21/07/2017 – È stata presentata ieri alla stampa la struttura temporanea e reversibile che ospiterà le attività commerciali e di ristorazione a Castelluccio di Norcia, frazione del comune di Norcia (Pg), duramente colpita dagli eventi sismici del 2016.

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Il progetto Il progetto, firmato dall'architetto Francesco Cellini, docente di Progettazione Architettonica nella facoltà di Architettura di Roma Tre, è stato illustrato da Paolo Verducci, del Dipartimento di ingegneria dell'Università di Perugia, che ha collaborato con Cellini: “Sia l'organizzazione planivolumetrica che l'impostazione tipo morfologica, oltre ai materiali utilizzati (prato per i tetti e materiali a basso impatto ambientale per tutte le opere di sistemazione e strutture portanti), sono state organizzate in una logica di rinaturalizzazione del sito e di miglioramento paesaggistico dei prospetti rivolti verso Pian Grande”. “Oltre alla ricerca sui materiali, l'impatto visivo dei prospetti è stato contenuto attraverso un attento lavoro in sezione, incassando i due corpi di fabbrica per adeguarli alle linee del terreno. Il progetto si propone anche una notevole riduzione delle emissioni C02 attraverso l'ottimale utilizzo dell'energia da fonte solare, la riduzione dell'impatto dei venti, l'utilizzo di materiali ad alto isolamento termico”. La struttura, ha spiegato l’Assessore regionale umbro all’Economia, Fabio Paparelli, ospiterà “le attività economiche che fino a ieri erano ospitate in edifici oggi inagibili”. Sarà realizzata in una cava dismessa, “sito compromesso da un punto di vista ambientale e che ora verrà bonificato” utilizzando legno, canapa e acciaio. Anche se temporanea, sarà conforme a tutte le norme di legge. “Nessuno - ha assicurato l’Assessore - ha mai lontanamente pensato di realizzare un centro commerciale addirittura nella piana di Castelluccio e le informazioni circolate in tal senso sono assolutamente false e prive di ogni fondamento”. Al momento, ha aggiunto, è stata conclusa la fase progettuale ed entro la metà di agosto sarà conclusa la fase di gara per l'affidamento dei lavori.

Progetto partecipato Al progetto hanno partecipato la regione Umbria, il Ministero delle politiche agricole e la Nestlé, che ha promosso una raccolta fondi e sostenuto l'iniziativa. Importante anche la condivisione con l'Ente Parco Nazionale dei Monti Sibillini. “Il progetto – ha spiegato la presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini- ha coinvolto gli abitanti e gli operatori economici di Castelluccio, che hanno condiviso il programma di delocalizzazione delle attività economiche e produttive, in maniera unitaria e condivisa. Abbiamo così evitato che in questo stupendo luogo ciascuno, legittimamente, procedesse autonomamente – come la legge pure consente – dando vita a iniziative urbanistiche poco consone con la specificità di Castelluccio".

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Lazio, in vigore la nuova legge per la rigenerazione urbana di Rossella Calabrese

Ecco tutte le novità su recupero edilizio, ampliamenti, cambi di destinazione d’uso,

miglioramento sismico, efficientamento energetico

21/07/2017 - È stata pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Lazio del 18 luglio ed è entrata in vigore il 19 luglio la Legge per la rigenerazione urbana e il recupero edilizio. Gli obiettivi della legge La legge si propone di promuovere, incentivare e realizzare la rigenerazione urbana intesa in senso ampio e integrato, incentivare la razionalizzazione del patrimonio edilizio esistente, favorire il recupero delle periferie, delle aree urbane degradate, delle aree produttive e degli edifici dismessi o inutilizzati. E ancora, di qualificare la città esistente, limitare il consumo di suolo, aumentare la sicurezza sismica dei manufatti esistenti, migliorare la qualità ambientale e architettonica dello spazio insediato, promuovere e tutelare l’attività agricola, il

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paesaggio e l’ambiente e promuovere lo sviluppo del verde urbano.

Programmi di rigenerazione urbana Nelle aree urbanizzate, esclusi i centri storici, per riqualificare contesti urbani degradati e per recuperare complessi edilizi ed edifici dismessi, i Comuni potranno attuare ‘programmi di rigenerazione urbana’, anche su proposta di privati o associazioni consortili di recupero urbano. Tali programmi potranno prevedere premialità per il rinnovo del patrimonio edilizio, per le opere pubbliche e per le cessioni di aree aggiuntive, fino al 35% della superficie lorda esistente (fino al 40% nel caso in cui la superficie esistente sia ridotta almeno del 15% a favore della superficie permeabile). Per promuovere la qualità urbanistica, edilizia ed architettonica dei programmi di rigenerazione urbana, le premialità aumentano del 5% nel caso in cui gli interventi siano realizzati mediante concorso di progettazione. Per le finalità di sostenibilità ambientale si applicano le norme regionali in materia di architettura sostenibile e di bioedilizia (Lr 6 del 27 maggio 2008) e il Protocollo ITACA Regione Lazio. Inoltre, nei programmi di rigenerazione urbana si deve prevedere, nella misura minima del 30% l’utilizzo di materiali di recupero derivanti dalle demolizioni di opere e manufatti di edilizia civile.

Ambiti territoriali di riqualificazione e recupero edilizio I Comuni individueranno, anche su proposta dei privati, ambiti territoriali urbani nei quali consentire interventi di ristrutturazione edilizia e urbanistica o di demolizione e ricostruzione degli edifici esistenti, con un bonus volumetrico o di superficie lorda fino al 30%. È consentito il cambio della destinazione d’uso degli edifici, a patto che la nuova sia prevista dallo strumento urbanistico generale vigente o sia compatibile o complementare tra le categorie funzionali (residenziale, turistico ricettivo, direzionale, servizi e commerciale limitatamente agli esercizi di vicinato; produttivo, direzionale, servizi e commerciale limitatamente alle medie e grandi strutture di vendita). È vietato il mutamento delle destinazioni d’uso finalizzato all’apertura delle medie e grandi strutture di vendita. Anche in questo caso, le premialità sono aumentate del 5% nel caso in cui sia bandito un concorso di progettazione.

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Cambi di destinazione d’uso degli edifici I Comuni - con delibera di consiglio - possono consentire interventi di ristrutturazione edilizia, compresa la demolizione e ricostruzione, di singoli edifici con superficie fino a 10.000 mq, con mutamento della destinazione d’uso tra le categorie funzionali ex art. 23-ter del Dpr 380/2001 (residenziale, turistico-ricettiva, produttiva e direzionale, commerciale, rurale) esclusa quella rurale. Anche in questo caso è vietata l’apertura di medie e grandi strutture di vendita. I Comuni possono limitare questi interventi nei centri storici e nelle zone omogenee D. Nelle more dell’approvazione della suddetta delibera di consiglio, e comunque non oltre 12 mesi dall’entrata in vigore della legge, le norme relative ai cambi di destinazione d’uso si applicano agli edifici esistenti legittimi o legittimati, purché non ricadenti nei consorzi industriali e nei PIP e nelle zone omogenee D. Per gli edifici situati nei centri storici è necessaria l’autorizzazione della giunta comunale.

Ampliamenti per miglioramento sismico ed efficientamento energetico Per incentivare il miglioramento sismico e l’efficientamento energetico degli edifici esistenti, i Comuni possono consentire interventi di ampliamento del 20% della volumetria o della superficie degli edifici residenziali, per un incremento massimo di 70 mq di superficie. Gli ampliamenti sono consentiti anche con aumento delle unità immobiliari. Tali interventi si applicano agli edifici legittimi o legittimati per i quali sia stato rilasciato il titolo edilizio in sanatoria, anche se ricadenti nelle zone omogenee E. Gli ampliamenti possono realizzarsi in adiacenza o in aderenza rispetto al corpo di fabbrica, anche utilizzando parti esistenti dell’edificio; ove ciò non si possibile o comprometta l’estetica del fabbricato, si può realizzare un corpo edilizio separato (nel cratere sismico, anche in altro lotto). Gli ampliamenti devono essere realizzati nel rispetto della normativa statale e regionale in materia di sostenibilità energetico-ambientale e di bioedilizia e, in particolare, dal Dlgs 192/2005, dalla Lr 6/2008, dai DPR 74/2013 e 75/2013 e dal DM 26 giugno 2009. Sono esclusi i centri storici.

Interventi diretti con bonus volumetrico e di superficie Sono sempre consentiti interventi di ristrutturazione edilizia o di demolizione e ricostruzione con incremento fino al 20% della volumetria o della superficie lorda

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esistente, ad eccezione degli edifici produttivi per i quali l’incremento massimo consentito è del 10% della superficie coperta. Oltre al mantenimento della destinazione d’uso in essere, sono consentiti i cambi di destinazione d’uso nel rispetto delle destinazioni d’uso previste dagli strumenti urbanistici generali vigenti e i cambi all’interno della stessa categoria funzionale.

Incentivi per cinema, centri culturali e teatri Per tutelare le sale cinematografiche e i centri culturali polifunzionali, agevolare la di quelli chiusi o dismessi e realizzarne di nuovi, è consentita la ristrutturazione edilizia o la demolizione e ricostruzione con un incremento della volumetria o della superficie fino al 20%. Nei teatri, sale cinematografiche e centri culturali esistenti, sono consentiti, anche in deroga agli strumenti urbanistici e ai regolamenti comunali, cambi di destinazione d’uso fino al 30% delle superfici esistenti per l’apertura di attività commerciali, artigianali e servizi. Con le stesse modalità sono consentiti interventi di adeguamento delle strutture ricettive all’aria aperta. Queste norme non si applicano invece ad edifici siti nei centri storici.

Recupero dei sottotetti La legge per il recupero dei sottotetti (LR 13/2009) è applicabile a quelli ultimati al 1° giugno 2017. Il limite precedente era al 31 dicembre 2013. © Riproduzione riservata

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Costruzioni, Ance: la ripresa slitta al 2018 di Alessandra Marra

Nel 2017 in calo il residenziale nuovo. Bene il mercato delle riqualificazioni che copre il

40% degli investimenti in edilizia

21/07/2017 – Slitta al 2018 la svolta per il settore delle costruzioni: stime al ribasso per gli investimenti in costruzioni nel 2017 ( +0,2%) e aumento significativo degli investimenti (+1,5%) previsto per l’anno prossimo. A riferirlo l’Osservatorio Congiunturale dell’Ance sull’Industria delle Costruzioni, presentato mercoledì scorso a Roma dal Vicepresidente Rudy Girardi ed illustrato dal Direttore del Centro Studi Ance, Flavio Monosilio. Costruzioni: la mancata svolta nel 2017 L’Osservatorio evidenzia che, mentre per l’economia italiana si va consolidando la ripresa, per il settore delle costruzioni, stremato da una crisi decennale, ancora non si riescono a scorgere segnali di cambiamento. L’aspettativa di ripresa del

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settore delle costruzioni per l’anno in corso, che si era creata con la Legge di Bilancio 2017 non ha trovato piena conferma nella prima parte del 2017. I dati lo dimostrano: la previsione che l’Ance aveva formulato nell’Osservatorio congiunturale sul settore delle costruzioni di gennaio scorso era di una crescita degli investimenti in costruzioni dello 0,8% per il 2017 mentre oggi la stima è solo di +0,2%, un aumento trascurabile e del tutto insufficiente a creare le condizioni di effettiva ripresa. Sulla nuova stima pesano i risultati dei primi mesi del 2017, che confermano il trend osservato negli ultimi anni: scarsa la nuova produzione nei comparti del residenziale e del non residenziale privato, estrema difficoltà nel trasformare in cantieri le risorse destinate a nuove infrastrutture.

Edilizia: i dati del 2017 Nel documento l’Ance rileva che nel 2017 gli investimenti nella nuova edilizia residenziale sono stati pari a -1,5% in termini reali rispetto al 2016. Gli investimenti privati in costruzioni non residenziali segnano un + 0,9% in termini reali nel 2017. Al miglioramento delle stime del comparto contribuisce anche il buon andamento del mercato immobiliare non residenziale, che manifesta nel primo trimestre 2017 un ulteriore incremento delle unità scambiate del 13,4% nel confronto con lo stesso periodo dell’anno e rafforza la crescita dei trimestri precedenti. Per gli investimenti in costruzioni non residenziali pubbliche l’Ance stima, nel 2017, un aumento dello 0,2% in quantità. Tale previsione risulta peggiorata rispetto a gennaio 2017 (+1,9% su base annua) alla luce delle difficoltà e ritardi nell’attuazione delle misure di sostegno degli investimenti pubblici previste dal Governo nei provvedimenti degli ultimi due anni. Negli ultimi due anni il Governo ha deciso di puntare sulle infrastrutturemettendo sul piatto ingenti risorse. Le ultime manovre economiche del 2016 e 2017 hanno stanziato per le opere pubbliche 100 miliardi di euro distribuiti in 15 anni. A fronte di tali stanziamenti nel Def era previsto per il 2016 un aumento degli investimenti in infrastrutture pari al 2%. Ma all’inizio dell’anno, a consuntivo, l’Istat ha certificato un calo del 4,5% corrispondente a una riduzione di 1,6 miliardi di euro di investimenti rispetto al 2015.

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Riqualificazione: mercato in crescita Il settore della riqualificazione rimane l’ancora di salvezza dell’edilizia rappresentando ormai quasi il 40% degli investimenti complessivi in costruzioni. Rispetto al 2016, per gli investimenti in tale comparto si stima una crescita dello 0,5% in termini reali. L’aumento stimato per l’anno in corso tiene conto della proroga, fino a dicembre 2017, del potenziamento al 50% della detrazione per le ristrutturazioni edilizie e della detrazione del 65% per gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici.

Previsioni per il 2018: verso la ripresa edile La previsione dell’Ance per il 2018 è di un aumento dell’1,5% in termini reali degli investimenti in costruzioni su base annua. Dopo i modesti risultati del 2017, il 2018 potrà rappresentare un punto di svolta per il settore delle costruzioni. Le misure per il rilancio degli investimenti territoriali, l’avvio del programma piano Casa Italia per la messa in sicurezza del patrimonio immobiliare e del territorio, la ricostruzione del Centro Italia, uniti al rafforzamento degli incentivi fiscali per gli interventi di messa in sicurezza sismica, potranno manifestare i loro effetti sui livelli produttivi nel prossimo anno.

Rilancio delle costruzioni: la ricetta Ance Per rafforzare la ripresa del settore e dare un ulteriore sostegno al mercato edilizio innovativo, secondo l’Ance è necessario che venga prorogata la misura relativa alla detrazione del 50% dell’IVA per l’acquisto di case in classe energetica A o B. Analogamente, per innescare una profonda riqualificazione del patrimonio immobiliare, volta, in particolare, alla sicurezza e stabilità degli edifici, è opportuno estendere alle zone a rischio sismico 2 e 3 la detrazione Irpef fino 85% del prezzo di vendita (fino ad un massimo di 96.000 euro) per l’acquisto di case antisismiche, derivanti da interventi di demolizione e ricostruzione, anche con variazione volumetrica. Unitamente a ciò è opportuno introdurre l’applicazione delle imposte di registro, ipotecaria e catastali in misura fissa (pari a 200 euro ciascuna) all’acquisto dalle imprese edili di immobili da riqualificare. E' necessaria la messa a regime della

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detrazione Irpef per il recupero edilizio, nell’attuale modalità “potenziata” e della detrazione per interventi di riqualificazione energetica eseguiti su edifici esistenti, attualmente in vigore fino al 31 dicembre 2017. Sul fronte delle opere pubbliche per Ance appare necessario fare in modo che, a fronte delle risorse stanziate, siano disponibili progetti in modo da poter svolgere rapidamente le procedure di gara per l’affidamento dei lavori e arrivare in tempi rapidi all’apertura dei cantieri. Un utile strumento per raggiungere tale obiettivo è l’istituzione di fondi per la progettualità e il potenziamento o l’effettiva operatività di quelli già esistenti come quello per le opere di riduzione del rischio idrogeologico, quello per l’edilizia scolastica e il Fondo per la progettazione di fattibilità previsto dall’articolo 202 del Codice dei contratti (Dlgs 50/2016). Infine, considerata la frammentazione delle competenze nell’attuazione dei numerosi programmi infrastrutturali che compongono il programma di rilancio degli investimenti adottato dal Governo, l’Ance suggerisce di attribuire ad un soggetto unico, dotato di autonomia e indipendenza di giudizio e di valutazione, il ruolo di “coordinatore nazionale agli investimenti pubblici” con il compito di supervisionare e facilitare il complesso processo di realizzazione dei programmi e degli interventi infrastrutturali. © Riproduzione riservata

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Violazione regole antisismiche e sanatoria dei reati: chiarimenti del 21/07/2017

Abusi edilizi e violazione delle norme in materia antisismica: la Cassazione ribadisce che l'ultimazione dei lavori coincide con la conclusione dei lavori di rifinitura interni ed esterni, quali gli intonaci e gli infissi

L'ultimazione dei lavori coincide sempre con la conclusione dei lavori di rifinitura interni ed esterni, quali gli intonaci e gli infissi, “di modo che anche il suo utilizzo effettivo, ancorché accompagnato dall’attivazione delle utenze e dalla presenza di persone al suo interno, non è sufficiente per ritenere sussistente l'ultimazione dell'immobile abusivamente realizzato”.

Inoltre, il permesso di costruire conseguito in sanatoria, ai sensi dell'art.36 del dpr 380/2001, estingue solamente i reati contravvenzionali previsti dalle norme urbanistiche vigenti, "nella cui nozione non rientrano le costruzioni da eseguirsi in zona sismica, poiché la loro oggettività giuridica è diversa da quella riguardante il corretto assetto del territorio".

Per questi motivi, la Corte di Cassazione (Penale), con sentenza 30654/2017, ha dichiarato inammissibile il ricorso della proprietaria e committente di un locale seminterrato, condannata a 300 euro di ammenda in relazione alle contravvenzioni di cui agli artt. 93-95 del dpr 380/2001 per avere “iniziato i lavori di realizzazione di un locale seminterrato, avente struttura in cemento armato delle dimensioni di 8,20 metri per 7,60 metri con altezza pari a 2,50 metri, sito in zona sismica, senza darne preavviso scritto al competente Sportello Unico per l'edilizia"; artt. 94-95 del dpr 380/2001, "per avere, nella predetta qualità, iniziato i lavori sopra descritti in zona sismica, senza preventiva autorizzazione scritta dell'Ufficio Tecnico Regionale"; artt. 65-72 del dpr 380/2001, "per avere, nel medesimo frangente, omesso di denunciare al competente Sportello Unico per l'edilizia i lavori in questione prima del loro inizio".

Quanto alla censura secondo cui la zona di realizzazione del seminterrato non sarebbe stata sottoposta alla disciplina sulle zone sismiche, aggiungie la Cassazione, "la sismicità dell'area è stata riscontrata dal giudice di primo grado, che infatti ne ha dato specificamente atto in sentenza, sottolineando, peraltro, come la questione, nel corso del giudizio dibattimentale, non fosse affatto controversa".

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Visura catastale telematica: nuovo servizio per la consultazione degli atti del 21/07/2017

Il servizio "Visura catastale telematica" consente la consultazione degli atti e dei documenti catastali informatizzati e permette di acquisire i dati identificativi dei beni immobili, i dati anagrafici delle persone intestatarie e i dati grafici dei terreni

Il servizio Si chiama "Visura catastale telematica" ed è il nuovo servizio dell'Agenzia delle Entrate - Catasto per la consultazione degli atti e dei documenti catastali informatizzati. Il servizio permette di acquisire:

i dati identificativi e reddituali dei beni immobili (terreni e fabbricati); i dati anagrafici delle persone, fisiche o giuridiche, intestatarie dei

beni immobili; i dati grafici dei terreni (mappa catastale).

Le visure saranno fornite su file in formato pdf. Per utilizzare “Visura catastale telematica” è necessario registrarsi ai servizi finanziari online di Poste Italiane S.p.A., che consentono di effettuare il pagamento telematico del servizio. E' possibile richiedere:

visure attuali per soggetto, ossia limitata agli immobili su cui il soggetto cercato risulti all’attualità titolare di diritti reali (non è al momento previsto il rilascio della visura per soggetto storica);

visure, attuali o storiche, di un immobile (censito al catasto dei Terreni o al Catasto dei Fabbricati), impostando la ricerca attraverso gli identificativi catastali;

visure della mappa, di una particella censita al Catasto dei Terreni, impostando la ricerca attraverso gli identificativi catastali.

La ricerca è estesa a tutto il territorio nazionale, a esclusione delle province autonome di Trento e Bolzano. Le informazioni catastali, ad eccezione della consultazione delle planimetrie riservata esclusivamente agli aventi diritto sull'immobile o ai loro delegati, sono pubbliche e dunque l'accesso è consentito a tutti, pagando i relativi tributi speciali catastali.

Costi Per ogni visura erogata dal servizio, l’importo dovuto a titolo di tributo speciale

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catastale è calcolato applicando la tariffa vigente diminuita del 10 per cento, perché riferita a visure erogate per via telematica, e aumentata del 50 per cento, trattandosi di visure fornite non su base convenzionale. Nello specifico:

visura per soggetto: l’importo è di 1,35 euro per ogni 10 unità immobiliari, o frazione di 10;

visura, attuale o storica, per immobile: l’importo è di 1,35 euro; visura della mappa: l’importo è di 1,35 euro.

Oltre ai tributi catastali saranno addebitate anche le commissioni applicate da Poste Italiane, calcolate in base allo strumento di pagamento che si vorrà utilizzare (carta di credito, carta Postepay o Postepay Impresa, conto BancoPosta Online o BancoPostaImpresa Online).

SCARICA LA GUIDA COMPLETA AL SERVIZIO

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21/7/2017 Entra in vigore la riforma della Valutazione di Impatto Ambientale (VIA)

Venerdì 21 Luglio 2017

Entra in vigore la riforma della Valutazione di ImpattoAmbientale (VIA)

casaeclima.com /ar_32134__entra-vigore-riforma-della-valutazione-impatto-ambientale-via-.html

Entra in vigore la riforma della Valutazione di Impatto Ambientale (VIA)Il decreto legislativo n.104/2017 attua la direttiva 2014/52/UE che modifica la direttiva 2011/92/UE

Entra in vigore oggi 21 luglio 2017 la riforma della disciplina della valutazione di impatto ambientale (VIA).

In data odierna entra infatti in vigore il decreto legislativo 16 giugno 2017, n. 104 recante “Attuazione della direttiva2014/52/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 aprile 2014, che modifica la direttiva 2011/92/UE,concernente la valutazione dell'impatto ambientale di determinati progetti pubblici e privati, ai sensi degli articoli 1 e14 della legge 9 luglio 2015, n. 114.”

Questo decreto – in allegato - è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 6 luglio scorso.

PROVVEDIMENTO UNICO AMBIENTALE. Il “cuore” della nuova VIA è la possibilità, in alternativa a quelloordinario, di poter richiedere, per i progetti di competenza statale, un provvedimento unico ambientale che coordinae sostituisce tutti i titoli abilitativi o autorizzativi comunque riconducibili ai fattori ‘ambientali’. Per la conclusione ditutti i procedimenti di valutazione ambientale sono inoltre previsti termini perentori che, se non rispettati, comportanola possibilità di operare in regime di sostituzione amministrativa, con conseguenti profili di responsabilità.

SCREENING. Per la fase dello ‘screening’ potrà essere presentato, come previsto dalla normativa europea,esclusivamente lo studio preliminare ambientale, mentre per la procedura di VIA vera e propria, sempre in linea conquanto richiesto dalla direttiva europea, si potranno presentare elaborati progettuali a un livello informativo e didettaglio, almeno equivalente al progetto di fattibilità o, comunque, tali da consentire la compiuta valutazione degliimpatti ambientali. In qualsiasi momento potrà essere attivata con l’autorità competente una fase di confronto perdefinire il livello di dettaglio degli elaborati necessari. Sarà poi possibile richiedere all’autorità competente unavalutazione preliminare del progetto (il ‘pre-screening’) per individuare la corretta procedura da avviare: questoriguarda in particolare gli interventi di modifica di progetti già realizzati e gli adeguamenti tecnici volti almiglioramento delle prestazioni ambientali, quali ad esempio il repowering degli impianti eolici. Importante novità èanche la razionalizzazione del riparto delle competenze tra Stato e Regioni: vengono attratte a livello statale leprocedure di VIA dei progetti riguardanti le infrastrutture e gli impianti energetici, tenendo conto delle esigenze di

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uniformità ed efficienza delle procedure e sulla base del criterio della dimensione “sovra-regionale” degli impattiambientali da valutare. Una norma transitoria ad hoc consente, infine, l’applicazione alle procedure in corso delnuovo sistema introdotto dalla riforma.

RIORGANIZZAZIONE DELLA COMMISSIONE VIA. Altra novità della riforma è la riorganizzazione dellaCommissione VIA, che opera presso il Ministero dell’Ambiente, nella direzione di un miglioramento delleperformances e per l’integrale copertura dei costi di funzionamento a valere esclusivamente sulle tariffe versate daiproponenti: proprio allo scopo di accelerare le istruttorie di competenza statale è stata prevista la costituzione di unComitato tecnico a supporto della Commissione.

COMPLETA DIGITALIZZAZIONE DEGLI ONERI INFORMA TIVI A CARICO DEI PROPONENTI. Il provvedimentodetermina anche la completa digitalizzazione degli oneri informativi a carico dei proponenti, con l’eliminazioneintegrale degli obblighi di pubblicazione sui mezzi di stampa, ma anche l’ampliamento della partecipazione delpubblico attraverso il potenziamento dell’istituto dell’inchiesta pubblica che può essere chiesta da comuni eassociazioni.

FINO A IERI UNA VIA SI CONCLUDEVA IN CIRCA 3 ANNI . “Il recepimento della direttiva Europea – spiega ilministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti - è stata l’occasione giusta per ridefinire il nostro sistema di valutazione,che ha spesso mostrato limiti e finito per bloccare opere utili al Paese e compatibili con l’ambiente: basti pensare –spiega il ministro – che oggi pendono procedimenti statali per circa 21 miliardi di euro in attesa di una valutazione.La nuova VIA porta procedure più semplici, tempi certi, regole uniformi su tutto il territorio, innalzando allo stessotempo il grado di tutela ambientale. Fino a ieri – aggiunge Galletti – una VIA si concludeva in circa 3 anni, mentreuna verifica di assoggettabilità poteva durare 11 mesi e mezzo: oggi – conclude il ministro - il lungo e preziosolavoro delle strutture del mio ministero e di quelli concertanti, oltre che delle commissioni di Camera e Senato,permette all’Italia di dotarsi di un sistema più agile e partecipato, in grado di determinare un grande passo avanti delPaese verso la crescita sostenibile.”

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21/7/2017 Jobs act autonomi, il governo si prepara ad aprire il cantiere attuativo della legge

Venerdì 21 Luglio 2017

Jobs act autonomi, il governo si prepara ad aprire il cantiereattuativo della legge

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Jobs act autonomi, il governo si prepara ad aprire il cantiere attuativo della leggeSulla rampa di lancio gli sportelli per il lavoro autonomo presso i centri per l'impiego, il rafforzamento delle misure diwelfare e nuovi incentivi per la previdenza complementare dei liberi professionisti, il tavolo tecnico permanente sulleprofessioni

«Subito dopo l'estate il ministero del Lavoro attiverà il tavolo tecnico di confronto permanente sul lavoro autonomocon i rappresentanti del ministero e delle associazioni sindacali dei lavoratori e dei datori di lavoro e delleassociazioni professionali più rappresentative a livello nazionale». Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, rispondecosì alle sollecitazioni di Confprofessioni sull'attuazione delle deleghe contenute nella legge sul Jobs act del lavoroautonomo. Intervenuto lo scorso 19 luglio a Roma al convegno organizzato da Confprofessioni Lazio «Il lavoroautonomo dopo l'approvazione dello Statuto: cosa cambia, cosa manca», il ministro Poletti ha annunciato:«Abbiamo già cominciato a esaminare le caratteristiche che deve avere per rispondere ai criteri che la legge ciconsegna, ma lo attiveremo rapidamente, perché avviare una legge è importante ma poi è importante applicarla,quindi il tavolo partirà immediatamente dopo l'estate».

A due mesi di distanza dal varo dello Statuto del lavoro autonomo, il governo si prepara ad aprire il cantiereattuativo della legge. Oltre al tavolo tecnico permanente sulle professioni, sono sulla rampa di lancio gli sportelli peril lavoro autonomo presso i centri per l'impiego, il rafforzamento delle misure di welfare e nuovi incentivi per laprevidenza complementare dei liberi professionisti con la possibilità per le Casse di previdenza di attivareprestazioni sociali destinate ai professionisti che abbiano subito un calo del reddito professionale.

Il convegno, coordinato da Andrea Dili, presidente di Confprofessioni Lazio, ha visto la partecipazione tra gli altri diMarco Leonardi, consigliere economico della presidenza del Consiglio; Gaetano Stella, presidente diConfprofessioni; Cesare Damiano, presidente Commissione Lavoro della Camera; Maurizio Sacconi, presidenteCommissione Lavoro del Senato; Maurizio Del Conte, presidente Anpal e di Tommaso Nannicini, professoreordinario del Dipartimento di Economia dell'Università Bocconi di Milano. Numerosi anche gli esponenti del mondo

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21/7/2017 Jobs act autonomi, il governo si prepara ad aprire il cantiere attuativo della legge

associativo con Anna Soru, presidente di Acta; Emiliana Alessandrucci, presidente del Colap e del presidente diConfassociazioni, Angelo Deiana.

EQUO COMPENSO. Ad animare il dibattito è stato il tema dell'equo compenso, rimasto fuori dal Jobs act degliautonomi, ma rilanciato in Senato dal presidente della Commissione Lavoro, Maurizio Sacconi, e da CesareDamiano, presidente della Commissione Lavoro della Camera. «Negli ultimi dieci anni il numero dei professionisti èraddoppiato e i redditi profesionali sono calati mediamente del 18%, colpendo soprattutto i giovani» ha affermato ilpresidente di Confprofessioni, Gaetano Stella. «L'equo compenso diventa un tema importante, soprattutto pertutelare le figure professionali più deboli». Anche perché, come ha sottolineato Andrea Dili, «è scandaloso che bandidella pubblica amministrazione prevedano incarichi ai professionisti a titolo gratuito». Tesi raccolta da TommasoNannicini, ex sottosegretario a Palazzo Chigi con Matteo Renzi e consigliere economico e membro della Segreterianazionale del Partito democratico, il quale sottolinea la necessità di partire dalla P.A., e condivisa da MarcoLeonardi, consigliere economico di Palazzo Chigi, e da Maurizio Del Conte, presidente Anpal. «L'equo compensopropone più di una suggestione» ha concluso il ministro Poletti. «Dobbiamo continuare la discussione partendodagli obiettivi e dai problemi, a cominciare dai rapporti con la Pubblica Amministrazione».

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21/7/2017 Legge europea 2017, Free e Legambiente: “Con risparmi a incentivi Fer si premia chi inquina di più”

Venerdì 21 Luglio 2017

“ Con risparmi a incentivi Fer si premia chi inquina di più”casaeclima.com /ar_32129__legge-europea-free-legambiente-con-risparmi-incentivi-fer-premia-chi-inquina-

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Legge europea 2017, Free e Legambiente: “Con risparmi a incentivi Fer si premia chi inquina di più”Coordinamento Free: “Emendamento energivori degno di film horror”. Legambiente: "Grave passo indietro rispettoalle promesse fatte sul clima e sul rilancio delle fonti rinnovabili”

“Un regista di film dell’orrore non avrebbe potuto immaginare una trama più appropriata dell’emendamento PD allaLegge Europea 2017, approvato dalla Camera dei Deputati a larga maggioranza (291 sì e 56 no), secondo cuialmeno la metà dei risparmi derivanti dall’esaurimento degli incentivi alle rinnovabili dovrà essere destinato a unariduzione della stessa A3 di chi, con la bolletta, finanzierà gli sgravi agli energivori, estendendola, rispetto alla primaversione, anche alle piccole e medie imprese.

Invece di riformare un meccanismo tariffario, che da troppo tempo penalizza le piccole e medie imprese, favorendole grandi imprese, si risolve in piccola parte i loro problemi con una regalia a danno della possibilità, finora ribaditada tutte le istituzioni interessate e dalla stessa proposta di Strategia Energetica Nazionale, di riutilizzare le risorseliberate per la promozione di quelle rinnovabili che non hanno ancora raggiunto la competitività.

Perfetta la trama del film horror: si punisce chi vuole contrastare il cambiamento climatico a favore di chi, come glienergivori, più di altri contribuiscono a provocarlo”.

Lo scrive in una nota il presidente del Coordinamento Free, Fonti rinnovabili ed efficienza energetica, GB Zorzoli.

LEGAMBIENTE: "GRAVE PASSO INDIETRO RISPETTO ALLE PROMESSE FATTE SUL CLIMA E SULRILANCIO DELLE FONTI RINNOVABILI” . “L’emendamento Pd approvato ieri alla legge Europa 2017 e contenenteanche limiti per gli incentivi alle rinnovabili rappresenta una pessima notizia e un grave passo indietro rispetto allepromesse fatte con gli Accordi di Parigi sul clima e il rilancio delle energie pulite. È assai grave che mentre ilGoverno proroga la possibilità di presentare, fino al 31 agosto, le osservazioni alla Strategia energetica nazionale;dall’altra parte si freni la spinta alle rinnovabili e all'efficienza energetica con scelte che vanno in una direzionetotalmente contraria e opposta”. Così Edoardo Zanchini, vicepresidente nazionale di Legambiente commental’emendamento approvato alla Legge Europea 2017, sostenendo la posizione del Coordinamento Free.

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21/7/2017 Legge europea 2017, Free e Legambiente: “Con risparmi a incentivi Fer si premia chi inquina di più”

“Il rischio che appare all’orizzonte - spiega Zanchini - è che alla fine di questa legislatura, che ha visto unrallentamento pesante degli investimenti nelle fonti rinnovabili, si arrivi a un ulteriore stop che di certo non fa bene alPaese, alle imprese e al clima. L’Italia ha, invece, bisogno di politiche e azioni coraggiose e coerenti con gli impegnipresi a Parigi a partire da un rilancio effettivo delle rinnovabili e dall’eliminazione entro il 2020 di tutti i sussidi allefonti fossili, che tutt’ora godono di maggiori finanziamenti rispetto alle fonti rinnovabili”.

Vedi anche: “Legge europea 2017: 1 miliardo per riduzione bolletta di piccole imprese e utenti domestici”

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21/7/2017 Riqualificazione 10 aree periferiche, pubblicato il bando: parte il nuovo concorso di idee

Giovedì 20 Luglio 2017

parte il nuovo concorso di ideecasaeclima.com /ar_32124__riqualificazione-dieci-aree-periferiche-pubblicato-bando-parte-concorso-idee.html

Riqualificazione 10 aree periferiche, pubblicato il bando: parte il nuovo concorso di ideeGli elaborati possono essere presentati dall’11 al 28 settembre prossimi. I vincitori saranno proclamati nel mese diottobre

Al via - con la pubblicazione del bando su https://concorsiawn.it/periferie2017, la rinnovata piattaforma informaticadel Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori per la gestione dei concorsi diprogettazione, dei concorsi di idee e dei premi di architettura - la seconda edizione del concorso di idee per lariqualificazione delle 10 aree periferiche proposte dai Comuni e selezionate dalla Direzione Generale Arte eArchitettura Contemporanee e Periferie Urbane del MiBACT e dallo stesso Consiglio Nazionale.

Gli elaborati possono essere presentati dall’11 (ore 9,00) al 28 (ore 16,00) settembre prossimi, mentre i vincitorisaranno proclamati nel mese di ottobre.

Alle dieci proposte classificate al primo posto (una per ciascuna area) la Direzione Generale assegnerà un premio di10.000 euro; le idee vincitrici saranno offerte gratuitamente ai Comuni interessati affinché, una volta reperite lenecessarie risorse, possano procedere alle successive fasi della progettazione e della realizzazione degli interventidi riqualificazione urbana che dovranno essere affidate – come previsto dal Bando - agli stessi architetti vincitori delconcorso di idee. Bando che prevede che nei gruppi di progettazione siano coinvolti giovani progettisti under 35.

Va ricordato che a seguito della manifestazione d’interesse da parte dei Comuni italiani, le dieci aree selezionate dalComitato Scientifico sono: Quartiere di via del Mare a Barcellona Pozzo di Gotto (ME); Percorso delle antiche muradel Carmine a Barletta; Ex Mattatoio di Bisceglie (BT); Complesso cantina sociale di Sambiase a Lamezia Terme(CZ); Ex scalo merci ferroviario a Lucca; Centro di aggregazione giovanile in località Piano Largo a Mangone (CS);Linea di costa del quartiere San Giovanni a Teduccio a Napoli; Parco connettivo nella periferia nord-ovest di SanMauro Torinese (TO); Periferia 167 nel Comune di Taurianova (RC); Orti saraceni nel Comune di Tricarico (MT).

All’iniziativa hanno partecipato 57 Comuni che hanno proposto complessivamente 61 aree. Calabria, Toscana,Campania, Sicilia e Piemonte sono le Regioni con il maggior numero di proposte inviate; a livello di Province le piùprolifiche sono state Cosenza, Caserta e Lucca.

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21/7/2017 Salute nelle città, approvata una risoluzione alla Camera con l'ok del Governo

Giovedì 20 Luglio 2017

Salute nelle città, approvata una risoluzione alla Camera conl'ok del Governo

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Salute nelle città, approvata una risoluzione alla Camera con l'ok del GovernoLa risoluzione impegna il Governo a studiare e monitorare a livello urbano i determinanti della salute dei cittadiniattraverso una forte alleanza con comuni, università, aziende sanitarie, centri di ricerca, industria e professionisti

“Con l’approvazione di questo documento si chiude nel Parlamento italiano una prima fase di un percorso avviatoun anno fa con l’adozione del Manifesto Anci sulla Salute nelle Città, e poi proseguito in Europa con la mozioneapprovata dal Comitato delle Regioni sullo stesso tema. Oggi inizia una nuova sfida per i Comuni e le città e l’Ancivogliono essere protagonisti anche in Europa, avendo gli strumenti normativi, per riportare il tema della salute alcentro dell’agenda politica nazionale ed europea”. Lo ha affermato il vice presidente vicario dell’Anci e sindaco diValdengo, Roberto Pella partecipando alla presentazione alla stampa della risoluzione approvata alla unanimità, conparere favorevole del governo, dalla Commissione Affari Sociali e Sanità della Camera sul tema della Salute nellecittà.

Ad illustrare il documento, che impegna il governo ad adottare misure per lo sviluppo di politiche per la salute nellearee urbane del Paese, in una conferenza presso la Sala Stampa di Montecitorio, erano presenti anche DanielaSbrollini vice presidente della Commissione e prima firmataria della risoluzione ed Andrea Lenzi, coordinatore delCity Health Think Tank.

“Proprio oggi il presidente della Commissione Ue Juncker ha lanciato l’idea di fare proprio del welfare la quartagamba della ‘nuova costruzione’ europea puntando forte su questo tema per il secondo semestre del 2017”, haosservato poi Pella. Proprio per tale motivo, “i Comuni devono cogliere il senso di questa opportunità che darà alnostro Paese l’occasione per rilanciare l’idea di una Europa integrata che nasca dai temi più vicini ai cittadini, comela salute dei cittadini”. “E’ una sfida che come Anci siamo pronti a cogliere: proprio in questi giorni invieremo – haribadito il vice presidente - una lettera, firmata da numerose istituzioni fondazioni ed associazioni, che vuolerichiamare l'attenzione dei sindaci a mettere in atto politiche urbane che abbiano come priorità la salute dei cittadini,ad impegnarsi nel prevenire le malattie croniche non trasmissibili, ad attivarsi nel creare reti di collaborazionepubblico privato che possano fronteggiare l’allarme per i grandi insediamenti urbani, dove si concentra quasi unterzo delle persone con problemi di diabete ed obesità".

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21/7/2017 Salute nelle città, approvata una risoluzione alla Camera con l'ok del Governo

“La risoluzione che abbiamo approvato – ha spiegato Daniela Sbrollini – è un passo fondamentale per l’avvio dipolitiche concrete a sostegno della salute dei cittadini; la maggioranza della popolazione vivrà sempre più nelle areeurbane ed è necessario ora avviare politiche mirate al sostegno della salute e a garantire spazi per uno stile di vitasano ed attivo”. Secondo la deputata, “questo documento, che abbiamo approvato proprio all’indomani delconvegno promosso a Roma dall’Healthy city Institute, è un altro tassello per la riforma del nostro sistema di welfareche vogliamo sempre più generativo e partecipativo”.

Infine, Lenzi ha sottolineato l’importante gioco di squadra che si è innescato tra i vari soggetti istituzioni coinvoltecome Anci, Fedrsanità, Rete delle Città sane e Coni. “Con questa attività siamo riusciti a portare la Salute nelle Cittàprima all’attenzione del Comitato delle Regioni ed ora del Parlamento e del governo. Sarebbe bello – ha concluso ilcoordinatore del City Health Think Tank – che questo tema arrivasse ora anche sul tavolo del prossimo G7 sullasalute del prossimo novembre a Milano come il ministro Lorenzin si è impegnato a fare”.

La Risoluzione conclusiva 8-00247 approvata il 6 luglio 2017 dalla XII commissione della Camera

La XII Commissione,

premesso che:

il concetto di salute è un elemento imprescindibile per il benessere di una società. Tale concetto non si riferisce allasopravvivenza fisica o all'assenza di malattia, ma comprende gli aspetti psicologici, le condizioni naturali,ambientali, climatiche e abitative, la vita lavorativa, economica, sociale e culturale. Il dibattito politico dovràassumere la definizione del ruolo delle città tra i propri principali focus, considerando in primo luogo la stimasecondo la quale, nei prossimi decenni, la popolazione urbana rappresenterà il 70 per cento della popolazioneglobale. Inoltre, i dati riguardanti la tassonomia evidenziano la tendenza a un forte incremento delle classi di età piùelevate, in linea con l'aumento della aspettativa di vita, fenomeno che determina la necessità di una rivisitazione deimeccanismi di welfare. L'invecchiamento della popolazione, e la conseguente cronicizzazione delle patologie,pongono il problema della sempre più complessa sostenibilità dei sistemi di welfare e sanitari. Lo stesso fenomenomigratorio pone una sfida importante alla tendenza all'inurbamento, laddove il mantenimento di reti istituzionali esolidali deve allungarsi nel territorio contermine alla città, in maniera da contenere le diseguaglianze sociali,fisiologiche, nelle urbanizzazioni non governate;

nel 2007, per la prima volta nella storia, la popolazione mondiale che vive nelle città ha superato il 50 per cento equesta percentuale è in crescita, come dicono le stime del WHO. Nel 2030, 6 persone su 10 vivranno nei grandiagglomerati urbani, ma questa è una stima che se proiettata nel futuro porta a considerare che nel 2050 il numero diabitanti dei grandi contesti urbani sarà intorno al 70 per cento;

una tendenza che, di fatto, negli ultimi 50 anni sta cambiando il volto del pianeta e che va valutata in tutta la suacomplessità;

il termine «Healthy City», infatti, così come coniato dall'Organizzazione mondiale della sanità, descrive l'idea di unacittà conscia dell'importanza della salute come bene collettivo, capace di stimolare e porre in essere politiche chiareper tutelare e migliorare la rete di relazioni tra i cittadini, sostituendo una forma assistenziale di welfare con unwelfare generativo e partecipativo, che si pone alla base di un nuovo patto sociale;

è alle amministrazioni locali e regionali che spetta il compito di proporsi come garanti di una sanità equa, divenendoideatrici di un nuovo paradigma di governance collaborativa dove istituzioni, imprese, organizzazioni della societàcivile e cittadini possano contribuire alla progettazione di un assetto urbano condiviso, equo e armonico;

partendo dalla configurazione attuale delle città, si deve costruire una nuova cultura delle relazioni istituzionali edaffrontare il fenomeno di inurbamento dei prossimi anni con criteri che, pur se adeguati a background locali diversitra di loro, abbiano come obiettivo comune l'implementazione di strumenti di partecipazione, di responsabilità e digovernance, assunti – ad ogni livello – come valore della città/comunità che si lega ad un futuro di salubrità edarmonizzazione;

in tema di sanità l'Unione europea, con il terzo programma 2014-2020, promuove la salute, incoraggia ambientifavorevoli e stili di vita sani, tenendo conto del principio «la salute in tutte le politiche», facilita l'accesso a

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21/7/2017 Salute nelle città, approvata una risoluzione alla Camera con l'ok del Governo

un'assistenza sanitaria migliore e più sicura per i cittadini dell'Unione;

la salute pubblica nelle città è una priorità fondamentale delle politiche mondiali, europee e nazionali, come sancitodal WHO, dalla commissione NAT del Parlamento europeo e dal Ministero della salute e dall'Associazione nazionaledei comuni d'Italia-ANCI, il tutto ribadito attraverso innumerevoli atti di programmazione;

la delegazione italiana del Comitato delle regioni dell'Unione europea, con parere unanime, ha presentato unaproposta d'iniziativa parlamentare a livello europeo attraverso la quale è stato avviato lo scorso 2 febbraio l’iterparlamentare, sempre a livello europeo; attraverso tale proposta si dovrebbero incoraggiare misure per l'attuazionedi politiche sulla promozione della salute e dei corretti stili di vita nelle città, ponendo l'attenzione ai determinanti disalute per una crescita delle città intelligente, sostenibile ed inclusiva;

una modernizzazione della politica nazionale ed europea, in materia di salute, nel contesto socio-economico inevoluzione deve mirare a una pianificazione per affrontare le sfide future delle città;

bisogna dedicare una particolare attenzione agli investimenti sostenibili, all'innovazione, alla responsabilizzazionedei cittadini, alla promozione della salute e alla prevenzione delle malattie attraverso un'analisi dei determinantisociali, economici e ambientali e dei fattori di rischio che hanno un impatto sulla salute;

il Governo e le città dovrebbero porre al centro del proprio parere le sfide dello sviluppo dei sistemi urbani ancheattraverso il principio di salute come bene comune;

si rende necessario identificare strategie di azione per rendere consapevoli governi, regioni, città e cittadinidell'importanza della promozione della salute nei contesti urbani, guardando alla sempre maggiore urbanizzazionein termini nuovi, affrontando il carico di onerosità che le malattie croniche portano con sé, immaginando un nuovomodello di welfare urbano che inevitabilmente inciderà sullo sviluppo e sulla sostenibilità delle città, ma che non puòche essere affrontato attraverso un maggiore coordinamento istituzionale delle politiche;

questa trasformazione, inevitabilmente, richiede una comprensione e un'analisi attenta dello scenario futuroall'interno del quale declinare le politiche per un progressivo miglioramento, in un quadro di welfare state, dellasoggettività del welfare locale, per favorirne la trasformazione in un welfare generativo, e di partecipazione eprogettazione, condivise;

l'Italia oggi può essere in prima linea nello studio di queste dinamiche correlate alla salute derivantidell'urbanizzazione se Governo, sindaci, università, aziende sanitarie ed esperti sapranno interagire attraversoforme virtuose e multidisciplinari e non virtuali, settoriali e individualistiche, evitando la logica dei «silos», cioè lamancanza di collaborazione e scambio fra le varie istituzioni coinvolte;

con il documento programmatico «Guadagnare salute», approvato con decreto del Presidente del Consiglio deiministri del 4 maggio 2007, in accordo con le regioni e le province autonome, l'Italia ha adottato a livello nazionaleuna strategia per promuovere la salute come bene pubblico attraverso l'integrazione di azioni che competono allacollettività e quelle di cui sono responsabili i singoli cittadini. L'approccio intersettoriale del programma«Guadagnare salute» è stato recepito nel Piano nazionale della prevenzione 2014-2018 per promuovere politiche eazioni integrate per modificare i determinanti sociali;

in data 11 giugno 2015 è stato siglato un protocollo d'intesa tra il Ministero della salute e l'Associazione Rete italianacittà sane OMS, al fine di promuovere l'integrazione tra i progetti e i programmi dei Comuni aderenti alla Rete conquelli delle aziende sanitarie e degli altri attori del territorio, per realizzare iniziative condivise per la promozionedella salute e lo sviluppo di condizioni ambientali che favoriscano sani stili di vita,

impegna il Governo:

ad assumere iniziative per la promozione della salute dei cittadini, studiando e monitorando i determinanti dellasalute specifici del proprio contesto urbano facendo leva sui punti di forza delle città e riducendo drasticamente irischi per la salute, nonché prevedendo modalità di coinvolgimento attivo dei cittadini e forme di partenariatopubblico – privato per la realizzazione di politiche che mettano al centro la salute come diritto;

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Non di fermano i roghi che devastano il

Paese, ininterrotta l'attività della flotta aerea

dello Stato Venerdi 21 Luglio 2017, 09:50

Prosegue il disastro che carbonizza migliaia di ettari di bosco del nostro Paese, polmoni indispensabili ridotti

in cenere. Incendi ovunque, tanto vasti e ingovernabili da richiedere l'intervento dei Canadair della flotta aerea

dello stato a supporto delle squadre operanti a terra a e delle flotte regionali

Continua l'impegno dei Canadair e degli elicotteri della flotta aerea dello Stato, coordinati dal

Dipartimento della Protezione Civile: anche ieri (aggiornamento delle ore 18) gli equipaggi sono

stati impegnati dalle prime luci del giorno nelle operazioni di spegnimento dei numerosi incendi boschivi per

cui si è reso indispensabile il supporto aereo alle operazioni svolte dalle squadre a terra.

26 le richieste di concorso aereo ricevute dal Centro Operativo Aereo Unificato (COAU) del Dipartimento:

- 9 dal Lazio,

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- 6 dalla Calabria,

- 5 dalla Campania,

- 2 dall'Abruzzo

- 2 dalla Sardegna

- 1 dalla Basilicata

- 1 dalla Toscana.

L'intenso lavoro svolto dai piloti dei mezzi aerei - 14 Canadair e 5 elicotteri del Corpo Nazionale dei

Vigili del Fuoco, oltre a 3 elicotteri dell'Arma dei Carabinieri e 2 del Comparto Difesa - ha

permesso di mettere sotto controllo o spegnere 10 roghi. Le attività di lancio di acqua e liquido ritardante ed

estinguente proseguiranno finché le condizioni di luce consentiranno di operare in sicurezza.

Il Dipartimento della Protezione Civile ricorda nuovamente che:

la maggior parte degli incendi boschivi è causata da comportamenti superficiali o, spesso, dolosi

la collaborazione dei cittadini può essere decisiva nel segnalare tempestivamente anche le prime

avvisaglie di un possibile incendio boschivo. Fornendo informazioni il più possibile precise, si contribuisce in

modo determinante nel limitare i danni all'ambiente, consentendo a chi dovrà operare sul fuoco di intervenire

con tempestività, prima che l'incendio aumenti di forza e di capacità distruttiva.

I numeri da chiamare in caso di avvistamento di incendio boschivo sono:

115 Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco 115

112 numero unico di emergenza dove attivato

red/pc

(fonte: DPC)

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20/7/2017 Relazione sullo stato dell'ambiente, I due volti dell'Italia - Repubblica.it

http://www.repubblica.it/ambiente/2017/07/20/news/relazione_sullo_stato_dell_ambiente-171224462/?ref=RHRS-BH-I0-C6-P8-S1.6-T1 1/2

Ambiente

Relazione sullostatodell'ambiente, Idue volti dell'Italia

Sono 893 pagine scritte sotto la direzione del segretario gener ale del ministero e il supporto scientifico di seiprofessori di università ed enti scientifici: disegnano un paes e diviso tra il consumo del suolo (e le franeconseguenti), la desertificazione a sud, la produzione ch imica, ma anch e l'avanzata delle terre coltivate abiologico e l'ottimo indice di balneazione

di CORRADO ZUNINO

20 luglio 2017

ROMA - Un ministero dell'Ambiente che produce molti e corposi dossier, dopo otto anni firma la nuova "Relazione sullo stato dell'ambiente"(2016) e la deposita in Parlamento (lo scorso 6 luglio). E' recente il primo rapporto sul capitale naturale e ora sono pronte alla consultazione -non si sa per quali scelte, seguendo l'introduzione neutra del ministro Gian Luca Galletti - le 893 pagine scritte sotto la direzione delsegretario generale del ministero e il supporto scientifico di sei professori di università ed enti scientifici. Scrive il ministro Galletti: "Siamo gliunici tra i grandi in Europa a non avere il nucleare, abbiamo un'alta efficienza energetica e rappresentiamo un'avanguardia a livello mondialesulle energie rinnovabili".

Un paese che frana . E' lo stesso ministro a ricordare che oltre il 60 per cento delle frane che si registrano nel continente europeo siproducono in Italia: 600 mila delle 900 mila censite in Europa. E' un dato che basta a segnalare la fragilità, e la cattiva manutenzione, delnostro territorio. Le aree a pericolosità idraulica, in Italia, sono il 4 per cento del totale con l'Emilia Romagna in testa. Le aree a "pericolositàmedia" sono l'8,1 per cento. Il consumo di suolo è il più alto in Europa, nonostante le molte colline e le molte montagne presenti "cheavrebbero dovuto evitare l'espansione urbana". In termini assoluti, si stima che il consumo di suolo abbia intaccato, dato del 2014, 21.000chilometri quadrati del territorio, il 7 per cento della superficie nazionale.

La desertificazione del Sud. L'Italia presenta il tasso di perdita di suolo più alto d'Europa, con valori di 8,46 tonnellate per ettaro l'anno,spiegabili con la cementificazione, le elevate pendenze dei terreni, la forza erosiva delle piogge, soprattutto quando sono successive a lunghiperiodi di siccità. Altre cause di degrado sono la salinizzazione, la compattazione, la contaminazione, soprattutto la desertificazione,fenomeno che sta diventando preoccupante. Da questo punto di vista, il 10 per cento del territorio nazionale è molto vulnerabile, il 49,2 percento ha una vulnerabilità media e solo il 26 per cento bassa o nulla. In Sicilia è a rischio il 42,9 per cento della superficie regionale, inMolise il 24,4, in Puglia il 15,4 e in Basilicata il 24,2.

Le terre bio e lo sviluppo chimico. In un paese con 60,7 milioni di residenti, nel 2014 l'agricoltura biologica occupava 1.387.913 ettari diterritorio (+5,8 per cento rispetto al 2013) e 55.433 produttori dedicati al bio. L'Italia è leader europeo del settore, sia per il numero di impresesia per l'estensione delle aree, ed è tra i primi produttori al mondo di agrumi, olive e frutta privi di chimica. Questi dati convivono, segno di unPaese che in queste stagioni non ha scelto la sua chiave di sviluppo, con il fatto che, con 52 miliardi di euro di fatturato sempre nel 2014,siamo il terzo produttore chimico in Europa e il decimo a livello mondiale. Fabbrichiamo chimica di base (petroli, cloro, soda, acido solforico),chimica specialistica (vernici e inchiostri, fitosanitari, coloranti), chimica destinata al consumatore finale (detergenti, cosmetici, pitture).

Depurazione totale. Già nel 2012 tre regioni - Piemonte, Liguria e Sardegna - e la Provincia autonoma di Trento avevano raggiunto una

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20/7/2017 Relazione sullo stato dell'ambiente, I due volti dell'Italia - Repubblica.it

http://www.repubblica.it/ambiente/2017/07/20/news/relazione_sullo_stato_dell_ambiente-171224462/?ref=RHRS-BH-I0-C6-P8-S1.6-T1 2/2

depurazione pari al 100 per cento del "carico organico". Nel 2015, invece, la percentuale di raccolta differenziata si è attestata al 47,5 percento della produzione nazionale facendo rilevare una crescita di 2,3 punti rispetto al 2014 (i target Ue, tuttavia, indicano il 65 per centocome valore da raggiungere). La crescita di raccolta differenziata si è riscontrata anche nel Mezzogiorno: più 211 mila tonnellate, +7,3 percento.

Balneazione e petroliere. Delle 5.511 acque di balneazione - 644 interne, 4.867 marine - l'82 per cento è di classe "eccellente". Ma ilRapporto evidenzia l'alto rischio di inquinamento per il Mar Mediterraneo derivante dall'intenso e quotidiano traffico di petroliere. In questomare transita una percentuale tra il 25 e il 30 per cento del movimento mondiale di idrocarburi, petrolio e derivati: sono 400 milioni ditonnellate l'anno con oltre 250 petroliere di passaggio ogni giorno. Ben 125 milioni di tonnellate di idrocarburi vengono movimentate, ognistagione, nei porti italiani: oltre 80 milioni di tonnellate rappresentano la nostra importazione per esigenze energetiche nazionali. Il 70 percento degli idrocarburi si concentra in quattro porti: Trieste (36 milioni di tonnellate), Augusta e Priolo (25 milioni), Cagliari (13 milioni) eGenova (13 milioni).

Chiude il ministro Galletti, commentando la Relazione sullo stato dell'ambiente: "L'Italia che emerge da questa disamina è un Paesesaldamente incardinato nel sistema di tutele ambientali definito dall'Unione europea, probabilmente il più attento e completo del mondo. E lecittà, che producono il 70 per cento dei gas serra, sono il banco di ogni politica di sostenibilità".

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