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Consiglio Nazionale dei Geologi 27 giugno 2017

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CONSIGLIO NAZIONALE DEI GEOLOGI LANCIA L’ALLARME: LA SICCITÀ

CAUSA L’ABBASSAMENTO DELLE FALDE IDRICHE SOTTERRANEE. 25 Giu 2017 18:46

Lucia LOZZI

Fabio Tortorici, Presidente Fondazione Centro Studi CNG sostiene che bisogna ripartire dall’educazione di adulti e bambini per un utilizzo attento dell’acqua. “La perdurante scarsezza delle precipitazioni, nella primavera appena trascorsa, ha causato un abbassamento dei livelli d’acqua in fiumi, negli invasi e nelle falde sotterranee”. Lo afferma Fabio Tortorici, Presidente della Fondazione Centro Studi del Consiglio Nazionale dei Geologi. “A grande scala - continua Tortorici - stiamo assistendo a cambiamenti climatici che ci stanno portando verso una desertificazione di parte del nostro territorio, ma la siccità è un fenomeno naturale che periodicamente si ripresenta con picchi che

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mettono a dura prova l’uomo, le sue attività produttive e l’ambiente. Malgrado questo fenomeno si verifichi ripetutamente, non si è riusciti a mettere in campo, per tempo, misure di contrasto alla siccità. Da decenni i geologi hanno lanciato il loro grido di allarme sulla questione ‘risorse idriche’, sia dal punto di vista quantitativo sia qualitativo”. Partendo dall’elemento primario “acqua” – spiega il Presidente della Fondazione - questa andrebbe emunta dal sottosuolo in maniera razionale e cosciente, ma oggi non è possibile stabilire i reali e globali quantitativi utilizzati a causa degli innumerevoli prelievi abusivi. La conseguenza di questi sfruttamenti illegali è quella di rendere aleatorie le stime dei bilanci idrici: non si ha una misura del reale deficit irriguo e potabile. Vediamo l’effetto della scarsità d’acqua dove e quando questa viene a mancare, ma non abbiamo una misura degli eccessi e sprechi con cui questa viene sottratta dalle falde, alterandone gli equilibri. Altro annoso problema sono le reti - sia irrigue che ad uso potabile - e gli invasi colabrodo. Numerosi Comuni italiani hanno perdite superiori al 60 per cento nelle reti acquedottistiche, ne consegue che ci vorrebbero maggiori investimenti per la realizzazione di nuove condotte. “La risorsa idrica – prosegue Tortorici - deve essere innanzitutto risparmiata, tutelata e sfruttata con ulteriori e mirate opere di captazione (ed eventualmente trattenuta da opere artificiali), solo dopo avere stabilito quali aree del nostro territorio e in che misura sono le più carenti. In questi giorni si discute della possibile realizzazione di nuovi bacini, ma sono così necessarie nuove cattedrali nel deserto? Non sarebbe prima il caso di conoscere il problema in termini numerici e scientifici con realistici bilanci idrogeologici e poi risolverlo con interventi puntuali? I mancati introiti dai canoni demaniali, evasi dagli innumerevoli sfruttamenti abusivi, non potrebbero essere recuperati con azioni di ‘Polizia idrica’ e impiegati per contribuire alla realizzazione di nuove opere?”. È dunque fondamentale per il geologo “ripartire dall’educazione di adulti e bambini, di cittadini comuni e amministratori, di un utilizzo attento della risorsa idrica e del rispetto del territorio. Se questo non avverrà, le nostre parole rimarranno gettate al vento e continueremo ad alternare i dibattiti tra siccità e bombe d’acqua”.

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26/6/2017 Le lacrime di coccodrillo non fermano siccità e bombe d'acqua - Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile

http://www.greenreport.it/news/acqua/le-lacrime-coccodrillo-non-fermano-siccita-bombe-dacqua/ 1/2

Acqua | Clima | Economia ecologica

Le lacrime di coccodrillo non fermano siccità ebombe d’acquaIl ministro dell’Ambiente: «La situazione di emergenza rischia di essere la normalità, dobbiamo intervenire». Mail problema è adesso, e la prevenzione si è mostrata insufficiente[26 giugno 2017]

diLuc a Aterin i

All’emergenza siccità, com’era prevedibile, si stanno giàaggiungendo avvisaglie della prossima calamità: le bombed’acqua, che hanno già iniziato a colpire il centro nord italiano,dopo un prolungato periodo dove le precipitazioni sono rimastesilenti o quasi. Veneto e bergamasco sono tra le prime aree adessere state colpite, con la provincia di Brescia che ha visto anchesvilupparsi una tromba d’aria. Nel mentre, il resto del Paese restaa secco.

«La perdurante scarsezza delle precipitazioni, nella primaveraappena trascorsa, ha causato – spiega al proposito Fabio Tortorici,presidente della Fondazione centro studi del Consiglio nazionaledei geologi – un abbassamento dei livelli d’acqua in fiumi, negliinvasi e nelle falde sotterranee. A grande scala stiamo assistendoa cambiamenti climatici che ci stanno portando verso unadesertificazione di parte del nostro territorio, ma la siccità è un fenomeno naturale che periodicamente si ripresenta con picchiche mettono a dura prova l’uomo, le sue attività produttive e l’ambiente. Malgrado questo fenomeno si verifichi ripetutamente, nonsi è riusciti a mettere in campo, per tempo, misure di contrasto alla siccità. Da decenni i geologi hanno lanciato il loro grido diallarme sulla questione ‘risorse idriche’, sia dal punto di vista quantitativo sia qualitativo».

Eppure, sempre più puntualmente – grazie all’incedere dei cambiamenti climatici – tornano in Italia i consueti allarmi, controsiccità e bombe d’acqua che dovrebbero essere invece previste. Non è così. Al di fuori delle fasi di massima crisi, la lungimiranzadi investire a sufficienza su adattamento e resilienza rappresenta una risorsa più scarsa di quanto oggi lo sia la pioggia, da partedelle istituzioni in primis ma con un ruolo sempre più rilevante esercitato ormai anche da cittadini e private imprese.

Come indicato dal rapporto Wwf L’impronta idrica dell’Italia, spiegano dal Panda nazionale, il calcolo dell’impronta idrica totaledella produzione nazionale «ammonta a circa 70 miliardi di metri cubi di acqua l’anno. Ciò equivale a 3.353 litri pro capite algiorno. L’agricoltura è il settore economico più assetato d’Italia – così come in altri paesi del Mediterraneo – a differenza dellamaggior parte dei paesi europei e nordamericani, in cui i settori industriali ed economici sono quelli dominanti sotto il profilodell’utilizzo idrico».

Consumi elevati, non controbilanciati da un’efficienza nei consumi d’acqua altrettanto spinta. Anzi. Guardando oltre il giàgravissimo computo degli sprechi lungo le infrastrutture che trasportano il prezioso oro blu, allo stato dell’arte non risulta neanchepossibile documentare con certezza quanta (e come) ne viene utilizzata nel Paese, a causa degli enormi prelievi abusivi.«Partendo dall’elemento primario “acqua” –afferma Tortorici – questa andrebbe emunta dal sottosuolo in maniera razionale ecosciente, ma oggi non è possibile stabilire i reali e globali quantitativi utilizzati a causa degli innumerevoli prelievi abusivi. Laconseguenza di questi sfruttamenti illegali è quella di rendere aleatorie le stime dei bilanci idrici: non si ha una misura del realedeficit irriguo e potabile. Vediamo l’effetto della scarsità d’acqua dove e quando questa viene a mancare, ma non abbiamo unamisura degli eccessi e sprechi con cui questa viene sottratta dalle falde, alterandone gli equilibri». Tanto che i geologi sichiedono se sia così necessaria la realizzazione di nuovi bacini, senza prima «conoscere il problema in termini numerici escientifici con realistici bilanci idrogeologici e poi risolverlo con interventi puntuali».

L’emergenza però, si sa, mette fretta. I territori oggettivamente provati chiedono risposte. Il problema è che quelle fornite dalleistituzioni nazionali – prime registe degli interventi – appaiono sempre un passo indietro.

«Oggi – dichiara il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti – abbiamo elevato ancora il livello di attenzione, abbiamo unaCabina di regia al ministero che funziona 24 ore su 24. Le misure strutturali ora sono necessarie. La situazione di emergenzarischia di essere la normalità. Bisogna aumentare gli invasi, piovono 300 miliardi di metri cubi d’acqua e noi ne intercettiamo solo

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26/6/2017 Le lacrime di coccodrillo non fermano siccità e bombe d'acqua - Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile

http://www.greenreport.it/news/acqua/le-lacrime-coccodrillo-non-fermano-siccita-bombe-dacqua/ 2/2

l’11%, dobbiamo fare l’infrastrutturazione. Dobbiamo intervenire sulla dispersione idrica, dobbiamo intervenire sui prelievi illegalimolto diffusi e poi abbiamo deciso una cosa oggi: non dirò non lavatevi ma un conto è utilizzare acqua, un conto è sprecarla.Chiedo ai cittadini di utilizzare l’acqua con la massima prudenza senza sprecarne una goccia». Di fronte al comprensibileappello ai cittadini, a quei dobbiamo fare e dobbiamo intervenire lanciati dal ministro Galletti chi dovrebbe invece rispondere, seè addirittura il ministero dell’Ambiente a invocarli anziché a praticarli? Finché non passeremo dalla “necessità di fare” alla“opportunità di fare”, la cruciale domanda rimarrà probabilmente destinata a non accogliere risposte.

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27/6/2017 Ricostruzione/1. Dalla Bei un miliardo per imprese e famiglie. In arrivo un miliardo per le opere pubbliche

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27 Giu 2017

Ricostruzione/1. Dalla Bei un miliardo perimprese e famiglie. In arrivo un miliardo perle opere pubblicheMassimo Frontera

La buona notizia è soprattutto per lo Stato, che risparmia circa 350-400 milioni di euro sullaricostruzione del Centro Italia. Nei fatti, però, l'accordo firmato ieri tra Cassa depositi e prestiti eBanca europea degli investimenti, alla presenza del ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, edel commissario alla Ricostruzione, Vasco Errani, dovrebbe avere ricadute positive anche per ibeneficiari finali, cioè le imprese e le famiglie danneggiate. Perché spiana la strada all'utilizzodel plafond Centro Italia, gestito da Cdp e Abi, a seguito dell'accordo siglato il 18 novembrescorso. Il plafond Centro Italia nasce per finanziare la ricostruzione privata, per danni e subiti daaziende e famiglie, e ammonta a quattro miliardi. Finora però, come confermano da Cdp, dalplafond non è stato "tirato" neanche un euro.

Il meccanismo del cosiddetto credito di imposta - che regola la ricostruzione di case e di sediproduttive - è semplice: i privati incaricano il professionista del progetto, il progetto viene poiverificato e autorizzato dagli uffici speciali della ricostruzione, la banca eroga i soldidirettamente ai professionisti che hanno progettato l'intervento e alle imprese che lo realizzano.Nella realtà, l'avanzamento della procedura non è rapidissimo. D'altra parte, il lavoro fatto neimesi passati dai tecnici di Cdp in raccordo con il governo e i tecnici dell'Abi non è stato nésemplice né - obiettivamente - per come è strutturato, poteva avere effetti immediati. Cdpsottolinea che l'effetto del plafond si farà sentire dal prossimo agosto; e ricorda che anche nelcaso della ricostruzione in Emilia e, prima ancora in Abruzzo, il tiraggio del plafond si èverificato solo dopo la definitiva chiusura della fase emergenziale.

Contestualmente alla firma dell'accordo - tra il vicepresidente della Bei, Dario Scannapieco, el'amministratore delegato di Cdp, Fabio Gallia - è stato anche sottoscritto un contratto diservizio tra il Commissario Errani e la Bei «al fine di assicurare l'effettiva destinazione dellerisorse finanziarie alla ricostruzione» spiega una nota del Tesoro. Come si diceva, l'attuazionedell'accordo sottoscritto ieri passa per le singole banche che aderiscono all'accordo Abi-Cdp delnovembre 2016. In base all'ultimo aggiornamento del 9 giugno, le banche che hanno aderitosono in tutto 23.

SCARICA IL TESTO - LA LISTA DELLE 23 BANCHE CHE FINANZIANO LA RICOSTRUZIONEPRIVATA CON IL MECCANISMO DEL CREDITO DI IMPOSTA

Scannapieco (Bei): Un miliardo anche per la ricostruzione pubblica L'altra novità riguarda la ricostruzione pubblica. «Nei prossimi mesi - ha riferito ilvicepresidente della Bei Dario Scannapieco - firmeremo un accordo per un ulteriore

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27/6/2017 Ricostruzione/1. Dalla Bei un miliardo per imprese e famiglie. In arrivo un miliardo per le opere pubbliche

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finanziamento per la ricostruzione di ospedali scuole, tribunali, uffici e altre infrastrutturepubbliche nelle regioni colpite dal sisma». L'accordo sarà sottoscritto direttamente da Bei eministero dell'Economia. La cifra oggetto della provvista corrisponde al miliardo di eurostanziato dalla legge di bilancio 2017 (legge n.232/2016 art.1 commi 362, lettera "b")sull'orizzonte 2017-2020. «Credo - ha poi aggiunto Scannapieco - che oltre a intervenire con lafinalità di recupero dei territori colpiti dalle calamità, sia sempre più importante focalizzarsisulla prevenzione, passando da un'ottica di "progetto singolo" a quella di "programmi a mediotermine" da sviluppare con il Mef». Il vicepresidente della Bei ha poi ricordato i programmi in corso che utilizzano prestiti concessiallo Stato italiano - principalmente quello per l'edilizia scolastica, per un ammontarecomplessivo di circa 1,5 miliardi «allocato per il 90%». C'è poi il finanziamento di 800 milioni per gli interventi contro il rischio idrogeologico, che laBei ha approvato e che però è da mesi in attesa di essere contrattualizzato con lo Stato. Tra le novità in arrivo c'è il finanziamento di 500 milioni per interventi connessi ai danni causatida vari episodi di maltempo. La controparte di questa iniziativa è la Protezione civile (si vedaarticolo a questo link).

Gallia (Cdp): per il Centro Italia finora oltre 4,5 miliardi L'inizitiva Bei sottoscritta ieri si innesta sul robusto sustegno finanziario al territorio costruitocon il coinvolgimento di Cdp. «Con l'accordo firmato oggi - ha sottolineato l'amministratoredelegato Fabio Gallia - Cdp rafforza il proprio impegno a supporto di famiglie, imprese ed entilocali colpiti dal terremoto. Abbiamo infatti stanziato oltre 4,5 miliardi di euro per ricostruire gliedifici danneggiati e garantire maggiore flessibilità finanziaria a enti e imprese, consentendo ilrinvio del pagamento di rate e tributi. Tutto questo è stato possibile grazie alla nostracollaborazione con il Mef e la Bei, che ci ha permesso di fare leva anche su risorse nazionali edeuropee». Le risorse per il Centro Italia anticipate da Cdp ammontano a 4,56 miliardi. Oltre ai 4 miliardi delplafond Centro Italia per finanziare la ricostruzione privata (di cui la Bei, con l'accordo di ieri,anticipa un miliardo), Cdp ha anche deliberato la provvista da 560 milioni denominata"Moratoria Sisma Centro Italia" per la concessione di finanziamenti agevolati ai titolari direddito d'impresa, di lavoro autonomo e di attività agricola, per la dilazione non onerosa incinque anni del pagamento sia dei tributi sospesi per effetto degli eventi sismici, sia di quellidovuti fino al 31 dicembre 2018.

Queste iniziative si aggiungono a quelle simili deliberate da Via Goito all'indomani di altrecalamità, tra cui il terremoto in Abruzzo del 2009 (plafond di 2 miliardi) e in Emilia Romagna (12miliardi: 6 miliardi di "plafond ricostruzione" e altri 6 di "plafond moratoria pagamenti").

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27/6/2017 Ricostruzione/2. Errani: due piani per opere pubbliche e beni culturali. Sbloccati a 29 milioni per 122 chiese

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27 Giu 2017

Ricostruzione/2. Errani: due piani per operepubbliche e beni culturali. Sbloccati a 29milioni per 122 chieseMassimo Frontera

«Stiamo definendo con le Regioni gli interventi da includere nei primi due piani stralcio diprossima approvazione, uno dedicato alle opere pubbliche e l'altro dedicato ai Beni culturali». Amargine della firma dell'accordo con Bei e Cdp per l'utilizzo di un miliardo di provvista Bei per laricostruzione privata, il commissario alla ricostruzione Vasco Errani, conferma che il prossimofronte è quello delle opere pubbliche. I piani stralcio saranno due, precisa Errani, separatamentededicati a strutture di servizio alla popolazione del Centro Italia, come ospedali, infrastrutture,tribunali e altri uffici pubblici. Queste prime liste non esauriranno gli interventi dellaricostruzione pubblica. Il sostegno finanziario a questo tipo di opere è assicurato da un miliardo di euro stanziato con lalegge di Bilancio 2017 e riceverà la benzina dal prossimo accordo tra la Bei e il ministerodell'Economia, annunciato dal direttore della Banca europea, Dario Scannapieco (si veda articoloa questo link).

Piano chiese, al via la seconda tranche Intanto pochi giorni fa, il commissario Vasco Errani ha varato una seconda tranche difinanziamenti per la riparazione di luoghi di culto. La lista dei nuovi 122 interventi censiti dalcommissario Vasco Errani è finanziata con 29 milioni circa. E si aggiunge alla lista di 69interventi finanziata con 14,4 milioni di euro approvata con l'ordinanza n.23 del 5 maggioscorso.

SCARICA IL TESTO - LA LISTA DEI 122 INTERVENTI FINANZIATI CON 29 MILIONI DI EURO

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27/6/2017 Appalti, dopo il correttivo la riforma riparte (daccapo)

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27 Giu 2017

Appalti, dopo il correttivo la riforma riparte(daccapo)Mauro Salerno

Ritrovarsi (quasi) ai blocchi di partenza, nonostante sia passato un anno dalla riformaimmaginata per rimettere in pista il mercato degli appalti pubblici. Non è difficile riscontrarequanto questa sensazione sia diffusa oggi tra imprese e progettisti. L'immagine forse èdeformata dalla crisi che - a dispetto di una debole ripresa dei bandi nei primi quattro mesidell'anno (+2,3%) - non accenna a mollare il mercato delle costruzioni. Ma a parte questo, non èdifficile trovare riscontro di una pesante difficoltà nel far decollare il cuore della riforma.

È vero, come diamo conto anche in questo articolo, che il ministero delle Infrastrutture haappena sbloccato due dei tanti provvedimenti attuativi previsti dal codice: il primo per metterein piedi il meccanismo della consultazione pubblica sulle grandi opere, il secondo per avviare ilpercorso che dal primo gennaio 2019 introdurrà l'obbligo di progettare e gestire i lavoricomplessi con i metodi del «Building information modeling» (Bim), a partire dai quelli diimporto superiore a cento milioni. Si tratta di provvedimenti importanti, ai fini dell'attuazionedella riforma, ma hanno davanti un cammino reso difficile da un articolato iter di approvazionesu cui, oltre all'imminente pausa estiva, rischia di pesare anche l'incognita elezioni.

Nel frattempo, si sono perse le tracce di alcuni dei provvedimenti-chiave per mettere in praticalo spirito della riforma dell'anno scorso. Il decreto che dovrebbe tracciare la «road map» per laqualificazione delle stazioni appaltanti è sparito dai radar, dopo che il Mit ha annunciato diaverlo inviato a Palazzo Chigi per l'approvazione finale.

Non si hanno notizie aggiornate neppure del provvedimento chiamato a individuare i compensimassimi e le tariffe di iscrizione all'albo dei commissari di gara che sarà tenuto dall'Anac. Nonproprio un atto di primo piano, si direbbe, eppure fondamentale nell'economia della riforma.Senza questo decreto intestato alle Infrastrutture e all'Economia l'Anticorruzione non puòsbloccare il regolamento che istituisce l'elenco, la cui scadenza, non a caso è stata fatta slittare disei mesi, a fine dicembre.

A complicare il quadro c'è poi il «pasticcio» del massimo ribasso nelle procedure negoziate,causato da un'inferlice formulazione della norma del correttivo che ha innalzato da uno a duemilioni la soglia per l'applicazione del massimo ribasso. L'inciampo rischia di bloccare i piccolilavori.A risolvere la questione dovrà essere l'Anac, chiamata in causa dal ministero delleInfrastrutture, con l'obiettivo di sciogliere i dubbi sull'applicazione della norma. Difficileprevedere se l'intervento di Cantone sarà risolutivo. Più facile pensare che di fronteall'incertezza dovranno scendere in campo anche i giudici amministrativi. Il risultato è che, inogni caso, l'obiettivo di semplificazione delle piccole gare per dare benzina al motore dellecostruzioni rischia di sfuggire di mano, quantomeno nell'immediato.

Un altro impatto pesante del correttivo si riverbera sull'attività di regolazione «flessibile»demandata all'Autorità. Le oltre 450 correzioni imposte dal Dlgs 56/2017 al codice appalti hanno

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27/6/2017 Appalti, dopo il correttivo la riforma riparte (daccapo)

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avuto l'effetto di far invecchiare anzitempo molte delle indicazioni contenute nelle linee guidadell'Autorità. Non solo quelle in itinere, ma anche quelle già pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale.Conseguenza? L'Anticorruzione dovrà rimettersi al lavoro per aggiornare tutti i "manuali" messiin discussione dal correttivo. In tre casi - linee guida sul Rup, sugli illeciti professionali e suicommissari di gara - la procedura è già partita. I documenti sono stati aggiornati a tempo direcord e rimessi in consultazione tra gli operatori. Già, perché la procedura riparte ogni voltadaccapo. Quindi: prima approvazione in Consiglio, poi consultazioni e infine parere delConsiglio di Stato. Solo dopo il nuovo via libera di Palazzo Spada l'Autorità potra licenziaredefinitivamente i provvedimenti. Tutto necessario? «Il passaggio a Palazzo Spada è dovuto -hanno spiegato i consiglieri Ida Nicotra e Michele Corradino -. È una fonte di legittimazione deinostri provvedimenti». E in questo momento meglio evitare ogni rischio di incertezza.

Oltre alle tre linee guida già rimesse in consultazione, con tutta probabilità dovranno essereriviste anche i vademecum sul sottosoglia e pure quelle sull'offerta economicamente piùvantaggiosa. Un impatto pesante il correttivo rischia di dispiegarlo anche sulle linee guida sulpartenariato pubblico privato che erano arrivate all'ultimo step prima del varo definitivo daparte dell'Autorità. Riferendosi all'attuazione delle riforma, qualcuno parla già di «tela dipenelope». Forse l'immagine è troppo forte, ma in questi giorni rende l'idea che si sta facendostrada tra le imprese.

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27/6/2017 Appalti/2. Commissari di gara, qualificazione stazioni appaltanti e progettazione: tre grandi incompiute

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27 Giu 2017

Appalti/2. Commissari di gara,qualificazione stazioni appaltanti eprogettazione: tre grandi incompiuteGiuseppe Latour

A gennaio pareva a un passo dal via libera. Eppure, da allora se ne sono perse le tracc e . Il Dpcmsulla qualificazione delle stazioni appaltanti (articolo 38, comma 2), di competenza del ministerodelle Infrastrutture e di quello dell'Economia, ad aprile 2016 era stato segnalato da tutti comeuno dei pilastri della riforma del mercato degli appalti pubblici. Con il passare dei mesi, però, siè arenato sul più classico dei conflitti italiani: la volontà delle amministrazioni di mantenere lapropria fetta di potere sta prevalendo sulla necessità di semplificare il sistema.

Il principio sul quale si muoveva il Codice era semplice: non tutte le amministrazioni potrannopiù fare tutto. È necessario tagliarne il numero (oggi sono circa 32mila escluse le scuole,secondo il Mit) e migliorarne le competenze. Dovrebbe nascere, a questo scopo, un albo tenutodall'Anac, al quale sarà necessario iscriversi per tutti gli appalti di lavori di importo superiore a150mila euro, a meno di non affidarsi a una centrale di committenza. L'elenco, secondo la bozzadi decreto, sarà distribuito su quattro livelli. Per ognuno di questi ci sarà un numero minimo dipersonale interno qualificato. Ed è proprio questo uno dei punti sui quali si è bloccato il testo:fissando dei limiti troppo elevati si metteranno in fuorigioco migliaia di stazioni appaltanti. Unascelta difficile, visto che nelle scorse settimane è emersa chiaramente la volontà di puntare aobiettivi di taglio ridotti rispetto alle prime ipotesi. Anziché scendere a poche decine di stazioniappaltanti, adesso il Governo si accontenterebbe di arrivare a quota 6mila. Nel frattempo, il testogalleggia a Palazzo Chigi. E, tra l'altro, la sua mancata approvazione blocca anche il decreto chedovrà definire gli ambiti territoriali di riferimento per le centrali di committenza: i due testisono legati a filo doppio.

Ma, a scorrere l'elenco dei provvedimenti di competenza del Mit, non è questo il solo decretofinito nel congelatore. Un caso molto rilevante riguarda l'articolo 77 e il nuovo albo Anac per icommissari di gara esterni. E' un'altra delle novità chiave del Codice: per limitare gli episodi dicorruzione, gli esperti che compongono le commissioni dovranno avere il timbro dell'Autorità,accedendo a un elenco e sottoponendosi a una vigilanza specifica. Nonostante l'importanzadella novità, però, non sembra esserci fretta nell'introdurla. Il decreto Mit che dovrà fissare letariffe di iscrizione all'albo e i compensi per i commissari è fermo. Senza la sua pubblicazione,l'Anac non potrà emanare il regolamento che attiva materialmente il nuovo albo. Un altroesempio è quello del Dm sui livelli di progettazione, fondamentale per completare la riforma dallato dei servizi di ingegneria e architettura. La bozza, dopo essere uscita dal Consiglio superioredei lavori pubblici, si trascina ormai da mesi. Soprattutto, hanno pesato questioni come lacreazione di un livello di progettazione semplificato per le manutenzioni (sulla quale servirà unnuovo decreto) e la necessità di trovare una formula rapida per l'accesso ai concorsi. E c'è ancheil Dm sul direttore dei lavori e sul direttore dell'esecuzione: scritto in una prima bozza dall'Anac,

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27/6/2017 Appalti/2. Commissari di gara, qualificazione stazioni appaltanti e progettazione: tre grandi incompiute

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è stato stoppato dal Consiglio di Stato. O c'è il decreto che dovrà definire il fondo progettazionedel Mit. Il nuovo plafond, considerato da tutti strategico, sarà finanziato tramite il Dpcminvestimenti, ma non si conoscono ancora le sue modalità di funzionamento.

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27/6/2017 Appalti/3. Primi passi per Bim e débat public, ma sull'iter pesa l'incognita delle elezioni

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27 Giu 2017

Appalti/3. Primi passi per Bim e débatpublic, ma sull'iter pesa l'incognita delleelezioniGiuseppe Latour

Il ministero delle Infrastrutture, nonostante qualche difficoltà, procede. Se su qualche fronte ilavori di attuazione della riforma avanzano con fatica, ci sono provvedimenti che, proprio nelleultime settimane, si sono rimessi in movimento.

Nel giro di pochi giorni, allora, il Mit ha tirato fuori prima la bozza di Dpcm sul débat public, poiil Dm che dovrà facilitare la diffusione del Bim in Italia, fissando obblighi per le stazioniappaltanti a partire dal 2019. I due testi sono tra i pezzi più pregiati della riforma del 2016. Con ildecreto sul débat public vengono, soprattutto, indicate le opere che dovranno passare dalla fasedi consultazione pubblica dei territori. Con una linea evidente: limitarsi a pochi progetti digrande rilevanza. Per autostrade e ferrovie, ad esempio, si parla di un costo minimo diintervento di 500 milioni, per gli investimenti su porti e aeroporti di un costo superiore a 200milioni, per gli impianti industriali bisogna andare sopra i 300 milioni, così come perbiblioteche, stadi e musei.

I numeri sono fondamentali anche per il decreto Bim. L'uso del building information modelingriguarderà innanzitutto i lavori complessi. Per la precisione, l'obbligo scatterà dal primo gennaio2019, in base a un dettagliato cronoprogramma. Si comincerà con le opere di importo superiorea cento milioni. Si passerà poi - dal primo gennaio 2020 - alle opere di importo superiore a 50milioni. Dal primo gennaio 2021 l'obbligo riguarderà anche le opere oltre 15 milioni. Eprogressivamente si arriverà al primo gennaio 2025, quando anche le opere sotto il milionesaranno sottoposte all'obbligo.

Sempre che questi due decreti arrivino al traguardo. Il primo, infatti, è appena uscito dalministero delle Infrastrutture ma è atteso da un giro lunghissimo: concerto dell'Ambiente e deiBeni culturali, parere delle commissioni parlamentari e del Consiglio di Stato e, infine, approdoa Palazzo Chigi per l'ultimo timbro. Il secondo, invece, è ancora fermo alla fase di consultazione,che si chiuderà il 3 luglio. In questo caso l'iter è più breve, ma qualche dubbio sul Dm da parte dichi dovrà utilizzare le nuove regole, come l'Anci, potrebbe rallentare l'approvazione definitiva.

In mezzo, poi, c'è la pausa estiva e, subito dopo, il Governo comincerà inevitabilmente aguardare alla scadenza delle elezioni.

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27/6/2017 Danni post-alluvioni, in arrivo 500 milioni Bei per i danneggiati: la lista degli interventi finzanziati

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27 Giu 2017

Danni post-alluvioni, in arrivo 500 milioniBei per i danneggiati: la lista degli interventifinzanziatiMassimo Frontera

«A breve firmeremo un'operazione di 500 milioni con la Protezione Civile per il finanziamentodelle opere di riparazione dei danni causati da calamità naturali negli ultimi tre anni in 16Regioni italiane». L'annuncio arriva dal vicepresidente della Bei, Dario Scannapieco, e i soldisono ovviamente quelli della stessa Banca europea degli investimenti. L'iniziativa è una novità assoluta dedicata a quelle calamità "diffuse" rappresentate dagli episodidi maltempo violenti e improvvisi in grado di causare gravi traumi sia alle attività agricole e diimpresa sia agli enti locali che si trovano da un giorno all'altro nel mirino di frane o bombed'acqua. L'ultima iniziativa della Bei, come spiegano i tecnici della banca europea, replica ilmeccanismo della riparazione dei danni causati a imprese e famiglie dai più gravi fenomenisismici. Questa volta l'interlocutore istituzionale è la protezione civile. Il perimetrodell'intervento è dato dallalista delle 49 ordinanze emanate dal Capo del dipartimento delleProtezione Civile, Fabrizio Curcio per le quali è stata avviata la ricognizione dei fabbisogni didanno (ai sensi dell'articolo 5, comma 2, lettera d) della legge 24 febbraio 1992, n. 225).

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27/6/2017 L'intervento/1. Linee guida sul Rup, l'addio alla «qualifica» di project manager non è un passo indietro

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27 Giu 2017

L'intervento/1. Linee guida sul Rup, l'addioalla «qualifica» di project manager non è unpasso indietroAntonio Ortenzi

Già nell'estate del 2016 con l'entrata in vigore Dlgs 50 (Codice appalti) e la pubblicazione, inconsultazione pubblica, della determina Anac sul responsabile del procedimento e sullecompetenze di project management, il mondo dell'edilizia ha avuto un sobbalzo professionale,iniziando ad immaginare quale sarebbe potuto essere il futuro dell'intero comparto. Oggi, a unanno esatto, con la revisione del codice effettuata dal Dlgs 56/2017 , la consultazione pubblicadel Mit sul decreto inerente al Building information modeling (Bim) e la revisione, con relativaconsultazione pubblica, della linea guida n.3 da parte di Anac sul Rup, emergono scenari ancorapiù interessanti per tutto il settore.

Riaprendo i termini consultivi sulla figura del responsabile unico del procedimento, sembra cheAnac abbia fatto un passo in dietro, cancellando l'obbligo di qualificazione in tema di projectmanagement, ma a ben questa apparente retrocessione non c'è stata.

Per capire il perché, dobbiamo fare un passo in dietro e fare riferimento ad una legge di qualcheanno fa, la 494/528 del 96/98 che riguardava (oggi c'è il testo unico sicurezza 81 del 2008) ilcoordinatore in fase di progettazione e esecuzione lavori nei cantieri temporanei e mobili.Anche allora si valutò l'opportunità di una eventuale "qualifica" cosa che venne abbandonata afavore dell'obbligo di formazione da parte dei tecnici per mezzo di un corso abilitante di 120 oree del cui ne vennero dati precisi requisiti e riferimenti. È innegabile che ha portato, nell'arco di10 anni, ad una professionalizzazione del settore, creando nuove figure specialistiche di tuttorilievo, tant'è che nel 2008 grazie al testo unico sulla sicurezza, si introdusse l'obbligo di unaggiornamento ogni 5 anni della durata di 40 ore per tutti i coordinatori.

Oggi l'Italia è una delle prime nazioni in Europa, per qualità legislativa ed applicazione dellastessa, in materia di sicurezza sul lavoro nei cantieri temporanei e mobili. E se fosse così ancheper i futuri project manager, ovvero i Rup e i loro assistenti? La formula, già sperimentata per icoordinatori, potrebbe essere quella giusta, che se da un lato mantiene il carattere innovativo,dall'altro non "semina il panico" nella Pa creando ingorghi documentali e relativi obblighi dicertificazione su una metodologia che stenta ancora ad essere pienamente compresa. Sarannoforse troppi dieci anni, (magari ce ne vorranno molti meno) in proiezione per l'aggiunta dicompetenze in un settore così in crisi? La risposta potrebbe essere, no.

I legislatori sembrano infatti traguardare lo stesso lasso di tempo su l'altro tema caldo delmomento ovvero la consultazione pubblica del Mit sul Building information modeling. Al nettodel fatto che le aspettative di molti stakeholder siano state deluse, in quanto, ad un primosguardo, il decreto nel suo contenuto sembra vuoto tecnicamente, possiamo assolutamenteaffermare che lo scopo stesso di tale decreto è stato soddisfatto. Un decreto infatti dovrebbe

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27/6/2017 L'intervento/1. Linee guida sul Rup, l'addio alla «qualifica» di project manager non è un passo indietro

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indicare una direzione agli stakeholder proiettandola nel tempo, cadenzandone i tempi diapplicazione ed il relativo ambito. Questi requisiti, nella consultazione pubblica del Mit, ci sonotutti. Anche in questo caso l'applicazione è graduale e scandisce i tempi da qui al 2025, ovveroquasi 8 anni (sei netti dall'entrata del primo obbligo per i lavori superiori a 100 milioni di euro,cioè il 2019). Una buona legge dovrebbe infatti favorire, anche se redatta nel segnodell'innovazione, l'intero comparto produttivo e formativo nazionale. Per fare un esempio, setale decreto entrasse in vigore (al netto delle osservazioni che perverranno in questi giorni e cheverranno accolte), tutto il comparto universitario avrebbe il tempo di preparare i relativi corsi dilaurea tecnici così che, chi entrerà già da subito nelle università o negli istituti tecnici superiori,possa avere un piano di studi adatto all'uso di strumenti Bim. La norma in questo modofavorirebbe le generazioni future guardando davvero ad un reale cambio di paradigma.

E per il comparto produttivo attuale? La proposta all'articolo 5 del decreto posto inconsultazione, indica che le stazioni appaltanti possono richiedere l'uso del Bim, anticipando ivincoli temporali della stessa, dal momento dell'entrata in vigore di cui all'art. 23 comma 1lettera h) del codice, che riguardano lavori complessi di recupero, riqualificazioni o varianti.Quindi le stazioni appaltanti più virtuose potranno richiedere l'uso degli strumenti informatividigitali anche fuori dall'ambito temporale, anticipando legalmente i tempi imposti dal decreto.

Il percorso legislativo quindi, sembra tacciato e gli stakeholder del settore, siano essi normativicome ad esempio l'Uni, di ricerca e sviluppo come alcune università o magari le stesse impresedi costruzioni, dovranno continuare con il loro lavoro di implementazione delle metodologie edei sistemi informativi digitali, caratterizzando sempre meglio la strada verso l'innovazione ditutto il comparto nazionale. Ora le basi legislative per fare ciò sembrano davvero profilarsiall'orizzonte in maniera più che concreta e facendo diventare realtà, da qui a qualche anno, ilnuovo modello nel mondo delle «costruzioni 4.0».

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27/6/2017 Ribasso anomalo? Per giustificare lo sconto il costruttore deve puntare solo sugli elementi dell'offerta

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27 Giu 2017

Ribasso anomalo? Per giustificare lo scontoil costruttore deve puntare solo suglielementi dell'offertaMauro Salerno

La giustificazione di un ribasso anomalo deve riguardare strettamente i contenuti dell'offerta,senza possibilità di chiamare in causa introiti successivi che a giudizio dell'impresapermetterebbero di accontentarsi di un prezzo inferiore per l'esecuzione dell'appalto. A stabilirei "paletti" dei motivi che un costruttore può addurre per giustificare la proposta di uno fortesconto sul prezzo posto a base d'asta dall'amministrazione è il Tar dell Umbria, con la sentenzan. 457/2017, depositata il 16 giugno.

Il caso riguarda l'appalto per l'affidamento dei lavori di realizzazione della Piazzadell'Archeologia presso il Comune di Città di Castello. A proporre ricorso un'impresa esclusadalla gara per il mancato superamento della verifica di anomalia dell'offerta. Per giustificare ilribasso il costruttore aveva puntato sugli introiti derivanti dalla vendita del terreno checostituiva parte del corrispettivo e in particolare sugli appartamenti che sarebbe possibilecostruire e poi vendere su detto terreno. La motivazione è stata ritenuta incongrua dallastazione appaltante. Un giudizio confermato anche dal Tar.

Secondo i giudici amministrativi «le giustificazioni rese dall'offerente nell'ambito del giudizio dianomalia della propria offerta, devono riguardare elementi che concernono l'offerta stessa». Traquesti la sentenza propone un elenco di esempi citando «l'economia del processo difabbricazione dei prodotti, dei servizi prestati o del metodo di costruzione; le soluzioni tecnicheprescelte o le condizioni eccezionalmente favorevoli di cui dispone l'offerente per fornire iprodotti, per prestare i servizi o per eseguire i lavori; infine, l'originalità dei lavori, delleforniture o dei servizi proposti».

Al contrario, si legge ancora nella sentenza, «la società ricorrente ha invece tentato digiustificare il notevole ribasso offerto, facendo affidamento su elementi aleatori e futuri estraneiall'offerta stessa, quali gli eventuali introiti che sarebbe possibile ricavare dalla vendita delterreno facente parte della remunerazione della ditta aggiudicataria, ovvero dalla vendita diappartamenti da costruire sul terreno medesimo».

«Appare pertanto corretta - concludono i giudici - la valutazione effettuata dalla stazioneappaltante, secondo cui deve ritenersi "infondata l'impostazione dell'impresa che ritiene dipoter coprire costi derivanti dall'esecuzione del contratto mediante utili conseguibilieventualmente solo in un tempo successivo per mezzo di un negozio giuridico differente"».

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Terremoto centro Italia: aiuti record da Bruxelles per 1.200 milioni di euro 27/06/2017

"Questa somma eccezionale aiuterà l'Umbria, il Lazio, le Marche e l'Abruzzo a sanare le ferite e a riprendersi completamente dalle macerie sorgeranno nuove case e nuove scuole e l'attività economica riprenderà slancio, con l'Unione Europea al fianco dell'Italia lungo questo cammino".

Queste le parole del Commissario europeo per la politica regionale Corina Crețu, commentando la cifra record di 1,2 miliardi di euro stanziata dal Fondo europeo di solidarietà dell’UE per l’Italia e che dovrebbe venire in aiuto alle spese di ricostruzione delle zone colpite dal sisma nel 2016 e nel 2017. Sisma i cui danni sono stati calcolati in 22 miliardi di euro. Questa è la proposta formulata dalla Commissione Europea, che in questo modo si troverebbe a stanziare la cifra record più alta mai concessa in un’unica tranche a un Paese dalla UE.

"Per la sua resilienza, il suo indomabile coraggio e la sua determinazione ad andare avanti - ha detto Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione Europea - non abbiamo dimenticato il popolo italiano, che merita tutta la nostra ammirazione, che

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avevamo promesso di non lasciare da sola ad affrontare tale tragedia, e ora onoriamo tale impegno. L’UE - ha aggiunto Juncker - sosterrà l’opera di ricostruzione nelle quattro regioni colpite e contribuirà a finanziare il restauro della Basilica di San Benedetto a Norcia. Lavoreremo - ha poi aggiunto - insieme al governo e alle autorità locali affinché le persone che vivono in queste regioni possano chiudere questo doloroso capitolo della loro storia e rucostruirsi un nuovo futuro”.

Questa somma eccezionale, secondo quanto dichiarato in conferenza stampa dal commissario per la Politica regionale Crețu, inquadrata nel Fondo di solidarietà dell’UE per gli aiuti a Umbria, Lazio, Marche e Abruzzo, servirà a sanare le ferite e a riprendersi completamente dai danni. "Nel corso della mia visita in Umbria a febbraio - ha continuato Corina Crețu - alle persone che hanno perso tutto a causa dei terremoti abbiamo assicurato la nostra disponibilità a sostenere il processo di ricostruzione. Dalle macerie sorgeranno nuove case e nuove scuole, e l’attività economica riprenderà slancio. La UE rimarrà al fianco dell’Italia lungo tutto questo tragitto".

Le somme del Fondo di solidarietà dell’UE, che ha un bilancio annuo di 500 milioni di euro, e che viene in aiuto alle altre somme già stanziate dall’Italia, oltre che per sostenere le operazioni di ricostruzione e la ripresa dell’attività economica nelle regioni colpite dai sismi, serviranno anche per coprire i costi dei sevizi di emergenza, degli alloggi temporanei, delle operazioni di risanamento e delle misure di protezione del patrimonio culturale. Una prima tranche di aiuti, per un valore di 30 milioni di euro, è già stata erogata dalla UE nel dicembre 2016.

L’importo proposto, da non rimborsare alla CE, dovrà essere approvato in sede di Parlamento europeo e poi dal Consiglio. Il Commissario Corina Crețu ha ribadito l'auspicio di una ratifica rapida, possibilmente prima della fine di questa estate. Ricordiamo che il Fondo europeo di Solidarietà, nato nel 2002, è un organo di cui l’Italia è tra i maggiori beneficiari, avendo già ricevuto tra il 2003 e il 2014, aiuti per oltre 1,3 miliardi di euro. I nuovi aiuti all’Italia, annunciati in conferenza stampa, si riferiscono a una richiesta italiana di aiuti avvenuta nel novembre 2016.

A cura di Salvo Sbacchis

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Terremoto centro Italia, nuovo protocollo tra RPT e Commissario straordinario 27/06/2017

Firmato giovedì 22 giugno a Roma tra la Rete Professioni Tecniche e il Commissario straordinario per la ricostruzione il “Protocollo d’intesa recante i criteri generali e requisiti minimi per l’iscrizione nell’Elenco speciale dei professionisti abilitati di cui all’articolo 34, commi 1, 2, 5 e 7, Decreto Legge 17 ottobre 2016, n. 189, schema di contratto tipo, censimento dei danni ed istituzione dell’Osservatorio della ricostruzione”. Il nuovo Protocollo è stato aggiornato anche alla luce del decreto “Sisma 2” che ha accolto molte delle proposte avanzate in precedenza dalla Rete.

Oltre al Commissario Vasco Errani, hanno firmato il Protocollo, per conto della Rete: Armando Zambrano (Coordinatore RPT e Presidente CNI), Nausicaa Orlandi(Segretario Tesoriere RPT e Presidente CNC), Maurizio Savoncelli (Presidente CNGeGL), Giuseppe Cappochin (Presidente CNAPPC), Francesco Peduto (Presidente CNG), Andrea Sisti (Presidente CONAF), Lorenzo Benanti (Presidente CNPA), Carla Brienza (Presidente OTAN), Renato D’Agostin (Vice Presidente CNPI). Sono stati inoltre presenti Rosanna Zari (Vice Presidente CONAF) e Massimiliano Pittau(Direttore Fondazione CNI).

“Con la firma di questo protocollo - ha commentato il Commissario straordinario per la ricostruzione Vasco Errani - prosegue la proficua collaborazione con la Rete Professioni

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Tecniche. A questo punto abbiamo a disposizione tutti gli strumenti per lavorare. Ora però dobbiamo lanciare un messaggio forte perché è arrivato il momento di andare e di farlo velocemente”.

Anche i professionisti tecnici hanno espresso la loro soddisfazione. “Col nuovo Protocollo – afferma la Rete – facciamo un notevole passo in avanti nella logica di distribuzione degli incarichi e della regolamentazione degli importi ridotti. Inoltre viene rafforzato l’Osservatorio che consentirà di avviare la ricostruzione con le dovute garanzie. I Presidenti degli Ordini e Collegi delle professioni tecniche, su richiesta del Commissario Errani, avvieranno una campagna di informazione affinché risulti più rapida ed efficace la redazione delle progettazioni, in modo da consentire in tempi rapidi il ritorno nelle proprie abitazioni delle popolazioni colpite. I Presidenti, inoltre, hanno deciso di organizzare per il prossimo 13 luglio ad Accumuli un incontro tra Rete, il Commissario Errani e gli iscritti, in modo da divulgare in maniera ottimale i contenuti delle procedure”.

L’intesa sottoscritta definisce i criteri per l’inserimento nell’elenco dei professionisti abilitati per la ricostruzione post sisma nel Centro Italia e dei relativi metodi per evitare la concentrazione di incarichi, la disciplina analitica e di dettaglio del contributo previsto, con riguardo a tutte le attività tecniche poste in essere per la ricostruzione e i criteri finalizzati ad evitare concentrazioni di incarichi che non trovano giustificazione in ragioni di organizzazione tecnico-professionale.

Inoltre il Protocollo, oltre ad introdurre i criteri per il nuovo contratto per l’affidamento degli incarichi, sancisce la creazione di un Osservatorio Nazionale della ricostruzione post-sisma 2016, composto da tre rappresentanti della struttura del Commissario Straordinario e da quattro rappresentanti della RPT, allo scopo di vigilare sull’attività dei professionisti.

Il nuovo schema di contratto, obbligatorio, definisce gli importi riconosciuti ai professionisti sulla base del valore del progetto in modo più equilibrato. Un po’ più alti per i lavori di importo minore, un po’ più bassi per quelli più importanti. Il compenso al professionista è pari al 12,5% dell’importo dei lavori fino a 150 mila euro, il 12% tra 150 e 500 mila euro, il 10% tra 500 mila e un milione, l’8,5% tra 1 e 2 milioni, il 7,5% oltre questo tetto. La Rete, inoltre, attraverso il Protocollo assicura la massima collaborazione ed impegno dei professionisti per la redazione in tempi brevi della verifica di agibilità degli edifici, con la procedura FAST, per concludere il censimento dei danni sulla base di eventuali specifici protocolli d’intesa da definire con il Dipartimento della Protezione Civile. Dopo l’esito delle schede FAST poi la Rete Professioni Tecniche assicura l’adesione dei professionisti alla predisposizione delle schede AeDES che dovranno essere non più di 60 per ciascuno di loro.

A cura di Ufficio Stampa Rete Professioni Tecniche

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Bando periferie: Sulla Gazzetta ufficiale la delibera CIPE che sblocca tutti i progetti 27/06/2017

Dopo la registrazione alla Corte dei Conti del 14 giugno, sulla Gazzetta ufficiale n. 147 del 26 giugno 2017 è stata pubblicata la Delibera 3 marzo 2017 del Comitato interministeriale per la programmazione economica recante “Fondo per lo sviluppo e la coesione 2014 - 2020. Assegnazione di risorse al «Programma straordinario di intervento per la riqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie», ai sensi dell'art. 1 comma 141, legge 11 dicembre 2016, n. 232 (Legge di bilancio 2017). (Delibera n. 2/2017)”.

La delibera assegna la somma di circa 800 milioni di euro in favore dei progetti inseriti nel Programma straordinario di intervento per la riqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie, individuati dal DPCM 6 dicembre 2016 e non risultanti finanziati. Ricordiamo che i primi 24 progetti sono stati finanziati con D.P.C.M. 6 dicembre 2016 successivamente modificato dal D.P.C.M. 16 febbraio 2017. La necessità delle modifiche introdotte nasce a causa di alcuni discrasie. In particolare le percentuali disposte dall'articolo 4, commi 3 e 4, del DPCM 25 maggio 2016 e successivamente ribadite

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dall'art. 5, commi 3, 4 e 5, del D.P.C.M. 6 dicembre 2016non consentono l'allineamento tra l'avanzamento dei progetti e l'erogazione dei relativi finanziamenti, determinando l'anticipazione delle risorse necessarie da parte degli enti partecipanti al Programma straordinario ed è stato, quindi, ritenuto necessario adeguare le percentuali di erogazione del finanziamento alle percentuali di avanzamento degli stessi, al fine di far fronte tempestivamente alle esigenze finanziarie degli enti partecipanti al Programma straordinario.

Con la delibera CIPE pubblicata sulla Gazzetta ufficiale di ieri vengono assegnati 798,17 milioni di Fondi Fsc 2014-2020 al finanziamento di tutti i progetti inclusi nella graduatoria pubblicata a dicembre 2016; il Governo ha, infatti, deciso di finanziare l'intero "parco progetti", aggiungendo ai primi 500 milioni (stanziati dalla legge di stabilità 2016) ulteriori 800 milioni di euro circa a valere sul cosiddetto fondo investimenti (previsto dalla legge di bilancio 2017) e 798,17 milioni di euro a valere appunto sulle risorse Fsc, per un totale di quasi 2,1 miliardi di euro.

Nella delibera è precisato che la quota di 798,17 milioni di euro è, in particolare, così ripartita: fino ad un massimo di 603,90 milioni di euro, a copertura integrale del fabbisogno finanziario residuo degli interventi delle Città metropolitane e dei comuni capoluogo che appartengono alla macro-area del Mezzogiorno e che si siano collocati utilmente in graduatoria; per 194,27 milioni di euro, in favore di Città metropolitane e comuni capoluogo del Centro Nord, fino a concorrenza di tale importo, secondo l'ordine di graduatoria e sempre per la parte corrispondente al fabbisogno finanziario non coperto della graduatoria medesima.

L'assegnazione finanziaria per l'anno 2017 è pari a 160 milioni di euro. Per gli anni successivi, l'articolazione annuale delle assegnazioni è definita sulla base delle comunicazioni, da effettuarsi a cura delle Amministrazioni destinatarie delle risorse, alla Presidenza del Consiglio dei ministri - Dipartimento per le politiche di coesione, entro trenta giorni dalla pubblicazione della delibera CIPE 3/3/2017 nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana, dei fabbisogni finanziari definiti in relazione all'andamento atteso del Programma e allo stato di avanzamento degli interventi.

A cura di Redazione LavoriPubblici.it

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Manovrina: nuovo passo per la razionalizzazione degli incentivi 27/06/2017

Il 15 giugno è stata approvata in via definitiva la Manovrina (Gazzetta Ufficiale n. 144 del 23 giugno 2017 - leggi news), che ci aveva visti impegnati nelle ultime settimane in una strenua difesa del principio della “cedibilità delle detrazioni per tutti”, introdotto con la legge di stabilità 2017 e già messo in discussione pochi mesi dopo da un emendamento che intendeva revocarlo, poi ritirato in seguito alle proteste nostre e di alcune altre associazioni. Il Governo si era però nel frattempo impegnato a concedere la “cessione delle detrazioni alle banche, solo per gli incapienti” e questa volta non si è tirato indietro. Oggi dunque convivono due possibilità per i condomini, regolate dal D.L. 63/2013, che possono essere così sintetizzate:

art. 14, comma 2-sexies e art. 16, comma 1-quinquies: a favore di tutti, la cessioneverso qualunque soggetto privato diverso da banche e intermediari finanziari, perinterventi di riqualificazione energetica dell’involucro degli edifici condominiali(detrazioni 70-75%) o finalizzati al loro miglioramento sismico (detrazioni 75-85%);

art. 14, comma 2-ter: a favore dei soli incapienti, la cessione verso qualunquesoggetto privato comprese le banche e gli intermediari finanziari, per tutti gliinterventi di riqualificazione energetica degli edifici condominiali (detrazioni 65-70-75%).

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E’ stato dunque finalmente infranto il tabù della cessione alle banche che, fino a questo momento, era stata oggetto di un’ostinata opposizione da parte della Ragioneria generale dello Stato. In realtà si tratta, a nostro parere, di una vittoria dai modesti effetti pratici. Gli incapienti infatti potevano già cedere ad altri soggetti diversi dalle banche. E le banche, che potranno utilizzare i crediti acquistati solo in compensazione di propri debiti verso l’erario, oppure ricedendoli nuovamente ad altri soggetti, probabilmente non saranno così entusiaste di acquistare piccoli crediti al dettaglio. Tuttavia, sul piano concettuale si tratta di un grande passo sulla strada impervia della razionalizzazione del sistema di incentivazione.

Nei giorni scorsi l’Agenzia delle entrate ha emesso il provvedimento che era atteso da alcuni mesi e che dà attuazione alla prima modalità di cessione. La nuova modalità (quella che interessa anche le banche) sarà invece oggetto di un altro provvedimento che dovrebbe essere rilasciato entro il mese di agosto, ma ci auguriamo che veda la luce molto prima. Per quest’ultimo, ribadiamo alcuni suggerimenti rivolti all’Agenzia, che renderebbero più efficace e flessibile il meccanismo:

consentire di avvalersi della nuova facoltà di cessione ex comma 2-ter anche ai condomini che acquisiscono lo status di incapienti negli anni successivi a quello di sostenimento delle spese (sempre che nel frattempo non abbiano già fruito della cessione ex comma 2-sexies);

consentire ai cessionari (almeno quelli appartenenti alla categoria dei soggetti finanziari) di ri-cedere le rate relative a singole annualità; questo miglioramento consentirebbe di gestire in modo molto più flessibile la copertura finanziaria, minimizzando i costi della provvista di risorse.

Sul piano pratico, è abbastanza evidente che il nuovo assetto sia ancora lontano dall’essere ottimale. Senza dubbio crea non poca confusione e qualche difficoltà di comunicazione; genera difformità di trattamento tra condomini (ad esempio tra quelli che rientrano nella definizione di incapienti e quelli che lo diventano in un momento successivo, o quelli che non lo sono per poche migliaia di euro); amplifica la divaricazione di interessi all’interno delle assemblee condominiali (quelli che hanno interesse a vendere le proprie detrazioni e quelli per i quali è più conveniente assumere un finanziamento); obbliga a gestire in modo differenziato le quote delle diverse categorie di condomini. Soprattutto, impedisce di affrontare in modo semplice, unitario, razionale ed economico i flussi di risorse finanziarie relativi ai finanziamenti e alla cessione delle detrazioni, complicando le decisioni assembleari e, in definitiva, ostacolandole.

“Il nostro auspicio è che, alla prossima occasione di aggiornamento legislativo (la prossima legge di bilancio) si affronti una volta per tutte il problema della razionalizzazione degli incentivi, differenziando in modo marcato quelli a favore delle attività indispensabili per il sistema-Paese (riqualificazione energetica profonda e miglioramento sismico) dagli altri” – ha dichiarato Virginio Trivella, coordinatore Comitato tecnico scientifico Rete IRENE. E’ ormai noto che il sistema degli incentivi, disegnato molti anni fa, non brilli per efficacia: è complesso e contraddittorio, e non è coordinato con la nuova disciplina dei requisiti minimi obbligatori. “E’ sotto gli occhi di tutti la fatica che ogni volta deve essere affrontata per convincere i proprietari degli edifici a investire in lavori che, oltre a dimezzarne i consumi di energia, contribuiscono a preservarne il valore patrimoniale. Sono sotto gli occhi di tutti i professionisti diligenti le

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difficoltà che devono essere superate per individuare soluzioni tecnologiche legittime e conformi alle norme tecniche obbligatorie” – ha commentato Manuel Castoldi, Presidente di Rete Irene.

L’interpretazione adottata dall’Agenzia delle entrate nel provvedimento dell’8 giugno, che ha ricondotto il nuovo incentivo per la riqualificazione degli involucri condominiali (comma 2-quater) a un sotto-caso del vecchio ecobonus (comma 1), è inopportuna, genera gravi conseguenze e dovrebbe essere corretta, dando maggiore rilievo alla sua finalità, che è quella di promuovere vigorosamente la deep renovation degli edifici. “Allo stesso modo la legge va modificata per consentire una più agevole incentivazione degli interventi integrati, che comprendono involucro, impianti, parti condominiali e parti pertinenti le singole unità abitative” – prosegue Manuel Castoldi.

“Chi ha buona memoria – conclude Virginio Trivella – ricorda quando si parlava solo di “stabilizzare gli ecobonus” (quegli ecobonus che non hanno contribuito granché a migliorare il nostro panorama abitativo), attribuendo alla precarietà degli incentivi la responsabilità della loro inefficacia. Negli ultimi anni ci siamo dati da fare, con discreto successo, per convincere il legislatore a: definire regole agevolative preferenziali per i condomini che scelgono la deep renovation, introducendo uno specifico incentivo a favore della riqualificazione degli involucri (comma 2-quater); stabilizzare per 5 anni l’incentivazione di queste (e non altre) attività, con la finalità di orientare su di esse le preferenze dei consumatori; concedere a tutti la facoltà di cessione delle detrazioni (e abbandonare il tentativo di revoca di questa fondamentale innovazione) (comma 2-sexies); introdurre una prima limitata apertura alla cessione delle detrazioni alle banche (comma 2-ter); iniziare un percorso di correzione dei più evidenti errori contenuti nella normativa tecnica (Regione Lombardia, decreto 2456/2017, allegato, art. 5.1)”.

La nuova Strategia Energetica Nazionale, che in queste settimane è in consultazione pubblica, si pone l’obiettivo di diffondere le riqualificazioni profonde ben più di quanto oggi siano realizzate, rendendo nel contempo il sistema degli incentivi più efficiente (meno costoso per il bilancio pubblico per ogni unità di energia risparmiata). Ci auguriamo che questo obiettivo non metta in discussione i passi che, con una fatica immane, sono stati fatti finora, grazie al lavoro paziente e martellante (spesso frustrante) di alcuni di noi. Auspichiamo che, nella valutazione del costo della nuova politica di incentivazione, siano tenuti in congrua considerazione gli effetti di addizionalità economica e fiscale che è lecito attendersi dalla riqualificazione profonda degli edifici. Il diavolo sta nei dettagli, e il nostro ruolo di tecnici è quello di contribuire a correggere gli errori nascosti nella complessità delle regole.

A cura di Ufficio Stampa Rete IRENE

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Modulistica unificata e standardizzata nelle Regioni: A che punto siamo? 27/06/2017

Il 20 giugno 2017 è scaduto il termine entro il quale le Regioni, così come disposto all’articolo 1, comma 2 dell’Accordo tra Stato-Regioni ed enti locali del 4 maggio 2017, avrebbero dovuto procedere al recepimento e all’adeguamento della modulistica ai nuovi modelli unici per le attività commerciali e per l’edilizia come approvati con il citati Accordo mentre si avvicina la scadenza del 30 giugno, data entro la quale le amministrazioni comunali devono adeguare la propria modulistica ai moduli unificati e standardizzati.

Pubblichiamo, qui di seguito il monitoraggio sullo stato di avanzamento delle Regioni.

Sono 14 le Regioni e Province autonome che hanno adottato/approvato la nuova modulistica in linea con i tempi previsti dall’Accordo e precisamente:

Calabria - La Giunta regionale, con delibera n. 239 del 13 giugno 2017, ha preso attodell’accordo sancito in Conferenza unificata il 4 maggio 2017. Con decreto dirigenzialedel 16 giugno 2017 è stato adottato il provvedimento di adeguamento alla normativaregionale dei contenuti dei moduli unificati e standardizzati per l’edilizia e per le attivitàcommerciali e assimilate. Entro pochi giorni tutti i moduli saranno implementati sulportale www.calabriasuap.ithttp://portale.regione.calabria.it/website/portaltemplates/view/view.cfm?4290

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Campania - La Regione, con delibera del 19 giugno ha preso atto dell’accordo sancito in Conferenza unificata il 4 maggio 2017 e ha dato indirizzo ai Dipartimenti competenti di adottare il formale provvedimento di adeguamento alla normativa regionale dei contenuti dei moduli unificati e standardizzati per l’edilizia e per le attività commerciali e assimilate. E' già stato adottato il decreto relativo alle attività commerciali e assimilate.- Dgr 308 del 31/05/2017;

Friuli Venezia Giulia - La Regione ha adeguato la modulistica per le attività commerciali e assimilate alle informazioni, dati e allegati previsti dalla modulistica nazionale unificata. La modulistica edilizia sarà adottata a seguito dell’adeguamento della legislazione regionale in materia (le Regioni a statuto speciale hanno competenza esclusiva in materia edilizia, nell’ambito dei rispettivi statuti). Fino all'approvazione delle nuove disposizioni si continua ad utilizzare la modulistica in vigore dal 1 gennaio 2017. http://suap.regione.fvg.it/portale/cms/it/informazioni/notizie/Modulistica-unificata-regionale-Friuli-Venezia-Giulia/

Lazio - La Regione, con determinazione n. G08525 del 19/06/2017, ha approvato la modulistica edilizia e quella per il commercio e le attività assimilate (BUR del Lazio n.49 - 20/06/2017). http://www.regione.lazio.it/rl_suap/?vw=documentazioneDettaglio&id=41416;

Liguria - La Giunta regionale ha adottato il 16 giugno i moduli unificati e standardizzati in materia di commercio e attività assimilate. Anche la modulistica edilizia è stata già adottata. http://www.regione.liguria.it/argomenti/vivere-e-lavorare-in-liguria/imprese-e-lavoro/commercio/modulistica-suap.htmlhttp://www.regione.liguria.it/argomenti/vivere-e-lavorare-in-liguria/pianificazione-e-urbanistica/urbanistica/moduli-standardizzati-edilizia.html

Lombardia - La Regione sta predisponendo l’adeguamento alla legislazione regionale dei moduli unificati e standardizzati in materia di attività edilizia, commerciali ed assimilate, adottati in sede di Conferenza Unificata il 4 maggio 2017 e pubblicati sul portale www.impresainungiorno.gov.it . Sul portale di Regione Lombardia sono pubblicati i moduli unificati nazionali in materia di edilizia. http://www.regione.lombardia.it/wps/portal/istituzionale/HP/DettaglioServizio/servizi-e-informazioni/enti-e-operatori/territorio/moduli-edilizi-unificati

Marche - La Giunta regionale ha approvato la modulistica unificata, in materia di edilizia e di attività commerciali e assimilate, con Deliberazione del 20 giugno 2017.http://www.commercio.marche.it/AreaContatti/AreaComunicazione/ArchivioNotizie/tabid/88/ItemID/133/Default.aspxhttp://www.regione.marche.it/Regione-Utile/Paesaggio-Territorio-Urbanistica-Genio-Civile/Urbanistica#In-primo-piano;

Piemonte - La Giunta regionale ha approvato con Deliberazioni della Giunta Regionale del 19 giugno 2017, n. 20-5198 e n. 29-5207, l’adozione della modulistica edilizia e di quella per le attività commerciali e assimilate. http://www.regione.piemonte.it/commercio/index.htmhttp://www.regione.piemonte.it/artigianato/http://www.mude.piemonte.it/site/documenti-e-guide-per-i-comuni;

Puglia - La modulistica unificata per le attività commerciali e assimilate è stata adottata con Determinazione dirigenziale n. 91 del 9 giugno 2017 (pubblicata sul BUR della Puglia n.68 del 15/06/2017). La modulistica edilizia è stata predisposta ed è di prossima adozione. http://beta.regione.puglia.it/documents/10192/9858845/DET91.pdf/4c853fed-2616-45e2-a4b1-57f5fc22c630?version=1.0;

Sardegna - La modulistica unificata per le attività commerciali e assimilate è stata già inserita sul sito. Per la modulistica edilizia è stato effettuato un primo adeguamento,

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sulla base delle specificità regionali, che sarà completato con il disegno di legge regionale in itinere. (Le regioni a Statuto speciale hanno competenza esclusiva in materia di edilizia). http://www.sardegnaimpresa.eu;

Sicilia - La Giunta regionale, con Delibera n. 237 del 14.06.17, ha adottato la modulistica standardizzata in materia di edilizia e di attività commerciali e assimilate.http://www.regione.sicilia.it/deliberegiunta/file/giunta/allegati/Delibera_237_17.zip;

Toscana - La Giunta regionale, con deliberazione 20 giugno 2017 n. 700, ha disposto il recepimento della modulistica unificata e standardizzata in materia di edilizia ed attività commerciali e assimilate. (In pubblicazione sul BUR dell'Umbria del 28/06/2017).

http://www.regione.umbria.it/notizie/-/asset_publisher/54m7RxsCDsHr/content/p-a-al-via-modulistica-unificata-e-standardizzata-bartolini-”con-recepimento-accordo-conferenza-unificata-fondamentale-passo-avanti-verso-efficienza-e?read_more=true

Valle d’Aosta - La Regione Valle D’Aosta ha adottato la nuova modulistica. http://www.celva.it/modulisticae.asp?id=28&l=1&c=8

Veneto - La regione Veneto ha predisposto la delibera per l’adozione della nuova modulistica per le attività commerciali e assimilate che verrà approvata nella prossima riunione di giunta. La modulistica sarà operativa al 30 giugno sul portale www.impresainungiorno.gov.it. Sull’edilizia il Veneto aveva con decreto del direttore della direzione pianificazione territoriale n. 97/2016 ha modificato e integrato la precedente modulistica a seguito delle novità introdotte con il Dlgs 222/2016;

Provincia autonoma di Trento - È in corso l'adeguamento della normativa provinciale ai decreti legislativi nn. 126, 127 e 222 del 2016; il disegno di legge è stato adottato in Giunta ed è all'esame delle commissioni. Al termine dell'iter di approvazione sarà modificata la modulistica attualmente in uso.http://www.modulistica.comunitrentini.tn.it/

Ricordiamo che l’Accordo 4 giugno 2017 ha delineato una modulistica con riferimento alle attività commerciali e assimilate mentre per la materia edilizia ha:

aggiornato i modelli unici della SCIA, della SCIA in alternativa al permesso di costruire (prima DIA) e della CILA che erano stati già approvati tra il 2014/2015;

introdotto tre nuovi moduli relativi alla comunicazione di fine lavori, alla comunicazione di inizio lavori (CIL) per opere dirette a soddisfare obiettive esigenze contingenti e temporanee, alla SCIA per l’agibilità.

Come specificato dal Dipartimento della Funzione Pubblica l’obbligo di pubblicazione della modulistica sul sito istituzionale da parte del Comune potrà essere assolto anche attraverso una delle seguenti modalità:

rinvio alla piattaforma telematica di riferimento; rinvio alla modulistica adottata dalla Regione, successivamente all’accordo e pubblicata

sul sito istituzionale della Regione stessa.

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Ricostruzione post-sisma, definiti i compensi per i professionisti di Alessandra Marra

Intesa Errani-RPT: nel nuovo contratto tipo obbligatorio andranno indicati tutti gli incarichi

già assunti

27/06/2017 – Definiti i compensi professionali per le attività di consolidamento antisismico e ricostruzione privata nel Centro Italia.

A prevederli il Protocollo d’Intesa firmato lo scorso 22 giugno a Roma tra la Rete Professioni Tecniche (RPT) e il Commissario straordinario per la ricostruzione, Vasco Errani.

Definite le percentuali dei compensi professionali Il protocollo definisce gli importi riconosciuti ai professionisti sulla base del valore del progetto, alzando le percentuali per i lavori di importo minore e abbassandole per quelli più importanti.

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Nei casi di consolidamento sismico o demolizione e ricostruzione, il compenso al professionista è pari al 12,5% dell’importo dei lavori fino a 150 mila euro, al 12% tra 150 e 500 mila euro, al 10% tra 500 mila e un milione, l’8,5% tra 1 e 2 milioni, il 7,5% oltre questo tetto. Il contributo minimo riconosciuto sull'insieme delle spese tecniche per la pratica relativa ai lavori, indipendentemente dall'importo, è comunque non inferiore a 6 mila euro.

Ricostruzione: il nuovo contratto tipo Il protocollo stabilisce l’obbligatorietà del nuovo contratto tipo, tra il committente ed il professionista, che dovrà essere depositato, utilizzando la piattaforma tecnologica, entro 10 giorni dalla sua sottoscrizione. La mancata sottoscrizione preventiva o il mancato deposito del contratto nei termini indicati costituiscono grave violazione che comporta la revoca dell'incarico professionale. Il professionista è obbligato ad indicare nel contratto il numero progressivo dei lavori assunti per la ricostruzione e l'importo raggiunto con i precedenti incarichi, al fine di evitare il superamento dei limiti.

Incarichi professionisti: massimo 30 per le prestazioni principali Per evitare la concentrazione di incarichi, il protocollo riprende quanto disposto dall’Ordinanza 29/2017, ovvero che, indipendentemente dall'importo dei lavori, nessun professionista può assumere più di 30 incarichi professionali con un importo massimo inferiore a 25 milioni di euro. L’intesa sottoscritta definisce un tetto agli incarichi esclusivamente per gli interventi di ripristino con miglioramento sismico o ricostruzione delle attività produttive e degli immobili ad uso residenziale, riferendosi in particolar modo alla progettazione architettonica e alla direzione lavori.

Nel caso di prestazioni parziali (rilievi dell'edificio, progettazione impiantistica, progettazione strutturale, coordinamento della sicurezza in fase di progettazione ed esecuzione, contabilità dei lavori, collaudo statico, relazione geologica) il tetto massimo degli incarichi per professionista sale a 75.

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Nel caso in cui il professionista esegua sia prestazioni principali che parziali il numero complessivo degli incarichi è pari a 75 di cui massimo 30 per prestazioni principali.

Ricostruzione: le altre disposizioni dell’Intesa La Rete, inoltre, attraverso il Protocollo assicura la massima collaborazione ed impegno dei professionisti per la redazione in tempi brevi della verifica di agibilità degli edifici, con la procedura FAST, per concludere il censimento dei danni sulla base di eventuali specifici protocolli d’intesa da definire con il Dipartimento della Protezione Civile. Dopo l’esito delle schede FAST poi la Rete Professioni Tecniche assicura l’adesione dei professionisti alla predisposizione delle schede AeDES che dovranno essere non più di 60 per ciascuno di loro. Inoltre il Protocollo, oltre ad introdurre i criteri per il nuovo contratto per l’affidamento degli incarichi, sancisce la creazione di un Osservatorio Nazionale della ricostruzione post-sisma 2016, composto da tre rappresentanti della struttura del Commissario Straordinario e da quattro rappresentanti della RPT, allo scopo di vigilare sull’attività dei professionisti.

Intesa RTP-Errani: i commenti “Con la firma di questo protocollo - ha commentato il Commissario straordinario per la ricostruzione Vasco Errani - prosegue la proficua collaborazione con la Rete Professioni Tecniche. A questo punto abbiamo a disposizione tutti gli strumenti per lavorare. Ora però dobbiamo lanciare un messaggio forte perché è arrivato il momento di andare e di farlo velocemente”. Anche i professionisti tecnici hanno espresso la loro soddisfazione. RTP ha dichiarato: “Col nuovo Protocollo facciamo un notevole passo in avanti nella logica di distribuzione degli incarichi e della regolamentazione degli importi ridotti. Inoltre viene rafforzato l’Osservatorio che consentirà di avviare la ricostruzione con le dovute garanzie. I Presidenti degli Ordini e Collegi delle professioni tecniche, su richiesta del Commissario Errani, avvieranno una campagna di informazione affinché risulti più rapida ed efficace la redazione delle progettazioni, in modo da consentire in tempi rapidi il ritorno nelle proprie abitazioni delle popolazioni colpite”.

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Professionisti, in arrivo gli indici di affidabilità fiscale di Paola Mammarella

Manovrina 2017: l’Agenzia delle Entrate definirà i settori cui applicarli, per gli altri restano

temporaneamente gli studi di settore

27/06/2017 – La Manovrina 2017, pubblicata in Gazzetta Ufficiale, manda in pensione gli studi di settore, che saranno sostituiti a breve dagli indici sintetici di affidabilità fiscale.

Cosa sono gli indici di affidabilità fiscale Gli indici sintetici di affidabilità fiscale, che saranno definiti dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, per gli esercenti attività di impresa, arti o professioni, favoriranno l’emersione spontanea delle basi imponibili e l’assolvimento degli obblighi tributari. Utilizzando dati e informazioni relativi a più periodi d’imposta, esprimeranno, su una scala da 1 a 10, il grado di affidabilità fiscale di ciascun contribuente, riconoscendo in alcuni casi delle premialità.

La novità rispetto al passato è che si valuterà tutta la storia del contribuente e non si farà più affidamento su presunti ricavi e compensi. Non saranno valutati solo i dati contenuti

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nella dichiarazione dei redditi, ma anche quelli posseduti dall’Inps o dall’Ispettorato del lavoro. Il contribuente potrà a sua volta fornire informazioni aggiuntive non risultanti dalle scritture contabili.

Indici di affidabilità fiscale, i tempi per l’adozione La Manovrina prevede che gli indici siano approvati con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze entro il 31 dicembre del periodo d'imposta per il quale sono applicati e che siano revisionati almeno ogni due anni. A gennaio di ogni anno l’Agenzia delle Entrate definirà le attività economiche per le quali devono essere elaborati gli indici o deve esserne effettuata la revisione. Per il periodo d'imposta in corso al 31 dicembre 2017, il provvedimento del direttore dell'Agenzia delle Entrate sarà emanato entro il 22 settembre 2017 (90 giorni dall’entrata in vigore della legge). Questo significa che all’inizio ci sarà un “doppio binario”. Per le attività economiche per le quali non vengono approvati gli indici resteranno temporaneamente applicabili gli studi di settore.

Affidabilità fiscale, incentivi per i punteggi alti In base al livello di affidabilità raggiunto, al contribuente sono riconosciuti diversi incentivi: - esonero dall'apposizione del visto di conformità per la compensazione di crediti per un importo non superiore a 50mila euro annui relativamente all'Iva e per un importo non superiore a 20mila euro annui relativamente alle imposte dirette e all'Irap; - esonero dall'apposizione del visto di conformità ovvero dalla prestazione della garanzia per i rimborsi Iva per un importo non superiore a 50mila euro annui; - esclusione dell'applicazione della disciplina delle società non operative. - esclusione degli accertamenti basati sulle presunzioni semplici previste dal Dpr 600/1973 e dal Dpr 633/1972; - anticipazione di almeno un anno dei termini di decadenza per l'attività di accertamento del comparto delle imposte dirette e per l'Iva; - l'esclusione della determinazione sintetica del reddito complessivo a condizione che il reddito complessivo accertabile non ecceda di due terzi il reddito dichiarato.

Indici di affidabilità fiscale, storia travagliata Gli indici di affidabilità fiscale non sono una novità. Ricordiamo che sono stati introdotti alla fine del 2016 dal Decreto Fiscale (articolo 7-bis della Legge 225/2016 di conversione del DL 193/2016). Successivamente, il disegno di legge 4440 ‘Istituzione degli indici sintetici di affidabilità fiscale per gli esercenti attività di impresa, arti e professioni’ ha proposto l’abrogazione dell’articolo 7-bis della legge fiscale per trattare la materia in un testo ad-hoc. Gli stessi contenuti del disegno di legge sono stati inseriti nella Manovrina per avere un iter di approvazione più spedito.

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Manovrina 2017: cambi di destinazione d’uso più facili nei centri storici di Paola Mammarella

Si valuteranno il carico urbanistico e le norme regionali. Modificata la definizione di

restauro e risanamento conservativo

27/06/2017 – Cambi di destinazione d’uso più liberi nei centri storici. Con la pubblicazione in gazzetta Ufficiale della Manovrina 2017 (Legge 96/2017) si ammorbidisce la normativa che sembrava vietare il mutamento della destinazione d’uso in molte città.

L’allarme era scattato dopo una pronuncia con cui la Cassazione aveva di fatto paralizzato l’attività degli Uffici tecnici. Adesso le regole sembrano più chiare, anche se bisogna valutare il carico urbanistico degli interventi e ad avere l’ultima parola sono comunque le Regioni. Vediamo perché.

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Cambio di destinazione d’uso e carico urbanistico Il testo unico dell’edilizia (Dpr 380/2001) individua cinque categorie funzionali degli immobili (residenziale, turistico-ricettiva, produttiva e direzionale, commerciale e rurale) e stabilisce che, salvo diversa previsione da parte delle leggi regionali, è “urbanisticamente rilevante” il passaggio da una categoria all’altra. Questo significa che ogni Regione può decidere se il passaggio da una determinata categoria comporta un carico urbanistico o no. Il Decreto “Scia” (D.lgs. 222/2016), nell’attività di riordino e schematizzazione dei titoli abilitativi, ha classificato come “Restauro e risanamento conservativo leggero”, realizzabile previa presentazione della CILA, gli interventi che consentono destinazioni d’uso compatibili con quella iniziale e come “Restauro e risanamento conservativo pesante” i lavori sulle parti strutturali, ma che consentono sempre destinazioni d’uso compatibili. In questo caso è richiesta la SCIA. Il decreto, al punto 8 della tabella di sintesi, classifica come “Ristrutturazione pesante” gli interventi che, all’interno delle zone A, comportano mutamenti urbanisticamente rilevanti della destinazione d’uso. La norma prevede in questo caso il permesso di costruire, che può anche formarsi per silenzio-assenso ai sensi dell’articolo 20 del testo unico dell’edilizia.

Cassazione: il cambio d’uso è una ristrutturazione pesante A maggio la Corte di Cassazione ha affermato che il cambio di destinazione d’uso si qualifica sempre come un intervento di ristrutturazione edilizia pesante per cui è necessario il permesso di costruire. La pronuncia ha avuto un impatto molto forte dal momento che, in molti centri storici le ristrutturazioni sono vietate, ma sono consentiti solo gli interventi di restauro e risanamento conservativo. Nella vicenda si sono schierati anche gli Architetti di Firenze paventando il rischio di abbandono dei centri storici che invece, grazie alla trasformazione degli edifici storici in alberghi o residenze di lusso, possono rinascere a nuova vita.

Manovrina 2017, ok ai restauri con cambi d’uso A cercare di mettere ordine è intervenuta la Manovrina 2017, che ha modificato la definizione di “restauro e risanamento conservativo” ammettendo in questa tipologia di interventi anche quelli implicanti il mutamento della destinazione d’uso “purché compatibile con gli elementi tipologici, formali e strutturali dell'organismo edilizio e con le previsioni dello strumento urbanistico generale e dei relativi piani attuativi”. Questa nuova definizione apre al cambio di destinazione d’uso all’interno dei centri storici. Per chiudere definitivamente il cerchio bisognerebbe tenere conto di questa nuova chance anche nella tabella di sintesi del Decreto Scia.

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Qualificazione del general contractor, a scrivere le regole sarà il Mit di Paola Mammarella Il CdS chiede ad Anac di ritirare le linee guida e auspica una modifica del Codice Appalti per evitare dubbi

27/06/2017 – Sarà il Ministero delle Infrastrutture a regolamentare la qualificazione del general contractor. È la soluzione individuata dal Consiglio di Stato, che con il parere 1479/2017 ha risposto ai dubbi sollevati dall’Autorità nazionale anticorruzione (Anac) sul Codice Appalti.

L’Anac, alle prese con la stesura delle linee guida attuative del Codice Appalti, si è rivolta al CdS per capire chi deve mettere a punto le norme sul general contractor.

L’Anticorruzione aveva già predisposto delle linee guida a riguardo, ma con l’avvento del Correttivo sono sorte delle perplessità.

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Chi è il general contractor Per fare chiarezza, ricordiamo che la figura del general contractor è stata istituita dalla Legge Obiettivo (L443/2001) per accelerare la realizzazione delle opere pubbliche strategiche. Si tratta di un’impresa con capacità e requisiti diversi da quelli posseduti dalle imprese che realizzano “semplici” lavori pubblici. I general contractor si impegna col soggetto aggiudicatore alla realizzazione dell’opera strategica con qualsiasi mezzo, nel rispetto del progetto preliminare ed esecutivo. Tra i suoi compiti ci sono anche la progettazione esecutiva e l’individuazione delle modalità gestionali dell’opera. Qualificazione unica nel Codice Appalti del 2006 Per fare chiarezza, il CdS ha ripercorso il panorama normativo degli appalti. Il Codice del 2006 (D.lgs. 163/2006) prevedeva un sistema unico di qualificazione per tutti gli esecutori a qualsiasi titolo di lavori pubblici. Il Dpr 207/2010 prevedeva che le Soa attestassero i requisiti degli operatori. I soggetti accreditati rilasciavano una certificazione di qualità aziendale conforme alle norme europee della serie UNI EN ISO 9000. Su tutti questi meccanismi vigilava l’Autorità di vigilanza dei lavori pubblici. Il Codice del 2006 prevedeva inoltre che l’attestazione del possesso dei requisiti del contraente generale fosse rilasciata dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. I dubbi con il Codice Appalti del 2016 Il Codice Appalti del 2016 (D.lgs. 50/2016) sembra avere un’impostazione contraddittoria. Dall’articolo 197 si può capire che a definire le regole del general contractor debba essere l’Anac, dall’articolo 199 sembra invece che la competenza sia del Ministero delle Infrastrutture. Il CdS ha concluso che deve essere il Mit a definire i requisiti e le regole per la qualificazione dei general contractor. I giudici hanno anche suggerito all’Anac di sospendere i lavori per la redazione delle linee guida, ma di collaborare col Mit. Per armonizzare tutta la disciplina, sottolinea il CdS, sarebbero necessarie nuove modifiche al Codice Appalti. © Riproduzione riservata

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Terremoto in Centro Italia: in arrivo 1 miliardo per la ricostruzione del 27/06/2017

Terremoto Italia centrale: dal MEF attraverso BEI e CDP 1 miliardo a famiglie e imprese per la ricostruzione. Un ulteriore miliardo arriverà dalla BEI al MEF anche per la ricostruzione di edifici pubblici: complessivamente da BEI e CDP vengono mobilitati 5 miliardi di euro di finanziamenti per la ricostruzione

Per la ricostruzione post-sisma in Centro Italia arriva 1 miliardo di euro destinato a famiglie e imprese: le risorse saranno erogate dal Mef attraverso un prestito della Banca europea per gli investimenti (BEI) che ha il vantaggio di essere più conveniente in termini di tassi di interesse. La Bei, a sua volta, trasferirà le risorse alla Cassa depositi e prestiti che, attraverso il sistema bancario provvederà a veicolarle a famiglie e imprese.

Il contratto di finanziamento è stato sottoscritto ieri a Roma presso la sede del MEF dal Vicepresidente della Banca europea per gli investimenti (BEI) Dario Scannapieco e dall’AD della Cassa depositi e prestiti (CDP) Fabio Gallia: ciò consentirà di rendere subito disponibili i fondi per la ricostruzione privata.

Presenti anche il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan e il Commissario straordinario del Governo per la ricostruzione del sisma 2016, Vasco Errani, il quale ha anche sottoscritto un contratto di servizio con la BEI al fine di assicurare l’effettiva destinazione delle risorse finanziarie alla ricostruzione.

L'utilizzo dei fondi e l'ulteriore stanziamento per gli edifici pubblici I fondi saranno utilizzati a coprire i costi per il recupero e la messa in sicurezza delle abitazioni danneggiate, delle imprese e delle strutture produttive (come magazzini, capannoni, beni strumentali, scorte e simili).

Questo miliardo di euro rappresenta parte della cifra complessiva di cinque miliardi di finanziamenti già approvati dai consigli di amministrazione dalle due istituzioni per la ricostruzione post sisma nell’Italia Centrale. Nel dettaglio, quattro miliardi sono stati deliberati da CDP a favore del settore privato (famiglie e imprese), di cui uno è fornito dalla BEI con l’operazione sopracitata. Inoltre la BEI ha deliberato un finanziamento per l’ulteriore cifra di 1 miliardo da destinare direttamente al MEF per la ricostruzione

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degli edifici pubblici (scuole, ospedali, tribunali, uffici amministrativi e simili) che sarà perfezionato a breve.

I vantaggi del finanziamento Il finanziamento da BEI a CDP si basa sul meccanismo del credito d’imposta, già sperimentato con successo nel caso del sisma Emilia del 2012, e ha un duplice vantaggio: da una parte rende immediatamente disponibili le risorse da parte delle banche; dall’altra permette un risparmio per i conti pubblici quantificabile in quasi 200 milioni di euro su base 25ennale. Il risparmio per i conti dello Stato è determinato dalle condizioni di maggior favore in termini di tassi della raccolta BEI. In particolare, la struttura dell’operazione prevede una serie di passaggi:

la BEI finanzia per un miliardo la provvista che CDP, in base a una convenzione già firmata con l’Associazione bancaria italiana (ABI) a novembre dello scorso anno, mette a disposizione delle banche che operano sul territorio;

famiglie e imprese si rivolgono agli organi preposti per far certificare il danno subito e relativo ammontare; quindi presentano allo sportello bancario il documento che attesta la necessità dei lavori e il relativo importo;

la banca riceve da CDP l’ammontare indicato e, in base agli stati di avanzamento dei lavori, eroga le somme direttamente a professionisti e ditte incaricate della progettazione ed esecuzione delle opere;

le banche, al momento della restituzione del prestito, ottengono un credito di imposta dallo Stato per pari importo, che riscuoteranno su base 25ennale.

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Illeciti professionali nelle gare: quando scatta l'esclusione del 27/06/2017

Tar Valle d'Aosta: l'esclusione del concorrente per gravi illeciti professionali è condizionata al fatto che la stazione appaltante dimostri con mezzi adeguati che l'operatore economico si è reso colpevole di gravi illeciti professionali, tali da rendere dubbia la sua integrità o affidabilità

L'art. 80, comma 5, lett. c), del Nuovo Codice Appalti (d.lgs. 50/2016) – che consente alle stazioni appaltanti di escludere i concorrenti da una procedura di affidamento di contratti pubblici in presenza di “gravi illeciti professionali, tali da rendere dubbia la sua integrità o affidabilità" – innovando rispetto al previgente assetto normativo, prevede che l'esclusione del concorrente è condizionata al fatto che la stazione appaltante dimostri con mezzi adeguati che l’operatore economico si è reso colpevole di gravi illeciti professionali, tali da rendere dubbia la sua integrità o affidabilità.

Lo ribadisce a chiare lettere il Tar Valle d'Aosta nella sentenza 36/2017 del 23 giugno, che ha respinto il ricorso avverso il procedimento di esclusione da una gara per gravi illeciti professionali.

Tra i "gravi illeciti professionali”, ricorda il Tar, rientrano:

le significative carenze nell’esecuzione di un precedente contratto diappalto o di concessione che ne hanno causato la risoluzioneanticipata, non contestata in giudizio, ovvero confermata all’esito di ungiudizio, ovvero che hanno dato luogo ad una condanna al risarcimentodel danno o ad altre sanzioni;

il tentativo di influenzare indebitamente il processo decisionale dellastazione appaltante o di ottenere informazioni riservate ai fini diproprio vantaggio;

il fornire, anche per negligenza, informazioni false o fuorviantisuscettibili di influenzare le decisioni sull’esclusione, la selezione ol’aggiudicazione ovvero l’omettere le informazioni dovute ai fini del correttosvolgimento della procedura di selezione.

Quel che "più conta", quindi, è la circostanza che, per effetto degli indicati fattori o di ulteriori elementi valutativi, emerga a carico dell’operatore economico unquadro tale da rendere dubbia la sua affidabilità. In merito, la stazioneappaltante dispone di un "coefficiente di discrezionalità il cui esercizio – ed il

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cui correlato sindacato in sede giurisdizionale - comporta la esatta riconduzione della fattispecie astratta contemplata dalla norma (grave illecito professionale) a quella concretamente palesatasi nella singola gara".

Questa discrezionalità affidata alle stazioni appaltanti affiora, pur in mancanza di una formulazione della norma di segno univoco come quella contenuta nel previgente Codice appalti (laddove si discorreva di "motivata valutazione”), da quanto statuito a proposito della consacrata necessità di dare "dimostrazione con mezzi adeguati” della sussistenza della fattispecie espulsiva, nonché dall’uso di locuzione generiche (“dubbia”, “gravi”) e dalla omessa precisa elencazione di ipotesi escludenti, che il legislatore infatti si limita ad individuare a fini meramente esemplificativi.

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27/6/2017 Sisma Italia centrale: dal MEF attraverso BEI e CDP 1 miliardo per la ricostruzione

Lunedì 26 Giugno 2017

dal MEF attraverso BEI e CDP 1 miliardo per la ricostruzionecasaeclima.com /ar_31799__sisma-italia-centrale-mef-beicdp-un-miliardo-per-ricostruzione.html

Sisma Italia centrale: dal MEF attraverso BEI e CDP 1 miliardo per la ricostruzioneUn ulteriore miliardo arriverà dalla BEI al MEF anche per la ricostruzione di edifici pubblici

È in arrivo un miliardo di euro destinato a famiglie e imprese per la ricostruzione privata nelle zone del CentroItalia colpite dal terremoto. Per erogare le risorse il Mef ricorre ad un prestito della Banca europea per gliinvestimenti (BEI) che ha il vantaggio di essere più conveniente in termini di tassi di interesse. La Bei, a sua volta,trasferirà le risorse alla Cassa Depositi e Prestiti che, attraverso il sistema bancario provvederà a veicolarle afamiglie e imprese.

Il Vicepresidente della Banca europea per gli investimenti (BEI) Dario Scannapieco e l’AD della Cassa depositi eprestiti (CDP) Fabio Gallia hanno sottoscritto oggi a Roma il contratto di finanziamento che consentirà di renderesubito disponibili i fondi per la ricostruzione privata.

La sottoscrizione dell’accordo ha avuto luogo al Ministero dell’Economia e delle Finanze, alla presenza delMinistro Pier Carlo Padoan e del Commissario straordinario del Governo per la ricostruzione del sisma 2016,Vasco Errani, il quale ha anche sottoscritto un contratto di servizio con la BEI al fine di assicurare l’effettivadestinazione delle risorse finanziarie alla ricostruzione.

I fondi saranno utilizzati a coprire i costi per il recupero e la messa in sicurezza delle abitazioni danneggiate, delleimprese e delle strutture produttive (come magazzini, capannoni, beni strumentali, scorte e simili).

Il miliardo di euro che BEI e CDP hanno oggi reso disponibile rappresenta parte della cifra complessiva di cinquemiliardi di finanziamenti già approvati dai consigli di amministrazione dalle due istituzioni per la ricostruzione postsisma nell’Italia Centrale. Nel dettaglio, quattro miliardi sono stati deliberati da CDP a favore del settore privato(famiglie e imprese), di cui uno è fornito dalla BEI con l’operazione odierna. Inoltre la BEI ha deliberato unfinanziamento per l’ulteriore cifra di 1 miliardo da destinare direttamente al MEF per la ricostruzione degli edificipubblici (scuole, ospedali, tribunali, uffici amministrativi e simili) che sarà perfezionato a breve.

Il Ministro Padoan ha ringraziato BEI e CDP per la disponibilità dimostrata e ha affermato che ‘’grazie allacooperazione tra i diversi livelli istituzionali una cifra importante giungerà in tempi rapidi alle famiglie e alleimprese, per la ricostruzione e messa in sicurezza delle abitazioni e delle strutture produttive. Lo Stato èfortemente impegnato nella ricostruzione di scuole, ospedali e in generale degli edifici pubblici, con l’obiettivo difar tornare quanto prima alla normalità la vita delle comunità colpite dal sisma’’.

Soddisfazione è stata espressa dal Commissario straordinario di governo ERRANI secondo cui «dalla BEI arrivauna forte iniezione di fiducia nei confronti dell'Italia e della capacità del sistema Paese di affrontare e vincere lasfida della ricostruzione. È anche un concreto segnale di vicinanza della più importante istituzione finanziariaeuropea alle popolazioni colpite dal terremoto. Attraverso l'accordo tra Banca europea degli investimenti e CassaDeposito e prestiti, è stato messo a disposizione dello Stato italiano un notevole volume di risorse a beneficio difamiglie e imprese. Abbiamo sempre detto che Governo e Parlamento hanno assicurato la più ampia coperturafinanziaria per avviare e portare avanti la ricostruzione delle aree del centro Italia danneggiate dal terremoto equesto accordo ne rappresenta un'ulteriore conferma».

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27/6/2017 Sisma Italia centrale: dal MEF attraverso BEI e CDP 1 miliardo per la ricostruzione

Il Vicepresidente della BEI Scannapieco ha precisato «che con questa operazione un miliardo va alle famiglie e alle imprese per la ricostruzione, e a breve un altro miliardo sarà destinato al ripristino degli edifici pubblici. In questo modo la banca dell’Unione europea, grazie alla collaborazione con MEF e CDP, cerca di essere vicina alle popolazioni colpite dal terremoto e che vogliono tornare quanto prima alla normalità».

L’AD di Cassa Depositi e Prestiti Gallia ha sottolineato che “con l'accordo firmato oggi, CDP rafforza il proprio impegno a supporto di famiglie, imprese ed enti locali colpiti dal terremoto. Abbiamo infatti stanziato oltre 4,5 miliardi di euro per ricostruire gli edifici danneggiati e garantire maggiore flessibilità finanziaria a enti e imprese, consentendo il rinvio del pagamento di rate e tributi. Tutto questo è stato possibile grazie alla nostra collaborazione con il MEF e la BEI, che ci ha permesso di fare leva anche su risorse nazionali ed europee”.

Il finanziamento da BEI a CDP sottoscritto oggi si basa sul meccanismo del credito d’imposta, già sperimentato con successo nel caso del sisma Emilia del 2012, e ha un duplice vantaggio: da una parte rende immediatamente disponibili le risorse da parte delle banche; dall’altra permette un risparmio per i conti pubblici quantificabile in quasi 200 milioni di euro su base 25ennale. Il risparmio per i conti dello Stato è determinato dalle condizioni di maggior favore in termini di tassi della raccolta BEI.

In particolare, la struttura dell’operazione prevede una serie di passaggi:

la BEI finanzia per un miliardo la provvista che CDP, in base a una convenzione già firmata con l’Associazione bancaria italiana (ABI) a novembre dello scorso anno, mette a disposizione delle banche che operano sul territorio;

famiglie e imprese si rivolgono agli organi preposti per far certificare il danno subito e relativo ammontare; quindi presentano allo sportello bancario il documento che attesta la necessità dei lavori e il relativo importo;

la banca riceve da CDP l’ammontare indicato e, in base agli stati di avanzamento dei lavori, eroga le somme direttamente a professionisti e ditte incaricate della progettazione ed esecuzione delle opere;

le banche, al momento della restituzione del prestito, ottengono un credito di imposta dallo Stato per pari importo, che riscuoteranno su base 25ennale.

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27/6/2017 Concessioni di servizi, illegittima l'esclusione da gara per omesso versamento contributo all’Anac

Lunedì 26 Giugno 2017

Concessioni di servizi, illegittima l'esclusione da gara peromesso versamento contributo all’Anac

casaeclima.com /ar_31805__concessioni-servizi-illegittima-esclusione-gara-per-omesso-versamento-contributo-anac.html

Concessioni di servizi, illegittima l'esclusione da gara per omesso versamento contributo all’AnacTar Veneto: il comma 67 dell’art. 1 della legge n. 266/2005 non è applicabile alla concessione di servizi

Se il concorrente di una gara pubblica per l’affidamento in concessione di un servizio omette di versare ilcontributo all'Autorità anticorruzione, previsto dall’art. 1, comma 67, della legge n. 266/2005, tale omissione noncomporta l’esclusione dalla procedura, in quanto il cit. comma 67 dell’art. 1 non è applicabile alla concessione diservizi.

Lo ha chiarito il Tar Veneto nella sentenza n. 563/2017 pubblicata il 15 giugno.

Il Tar del Veneto ha precisato che l’art. 1, comma 67, l. 23 dicembre 2005, n. 266 pone il versamento delcontributo all’Anac come condizione di ammissibilità dell’offerta unicamente per gli appalti di opere pubbliche. Neconsegue che, in difetto di espressa previsione di legge, tale previsione non può estendersi alle concessioni diservizi, perché una simile estensione risulterebbe incompatibile con il principio di tassatività delle cause diesclusione dalla gara previsto dall’art. 83, comma 8, del nuovo Codice Appalti (d.lgs. 18 aprile 2016, n. 50).

Ad avviso del Tribunale, inoltre, l’estensione alle concessioni di servizi della causa di esclusione dagli appaltipubblici consistente nel mancato versamento del contributo all’Anac si porrebbe in contrasto anche con il principiogeneralissimo che non consente l’applicazione di una norma eccezionale fuori dai casi da essa espressamentecontemplati.

Il Tar Veneto ha quindi concluso che in base all’ora vista pronuncia dei giudici comunitari, il principio di parità ditrattamento e l’obbligo di trasparenza ostano all’esclusione di un operatore economico da una procedura diaggiudicazione di un appalto pubblico in seguito al mancato rispetto, da parte di tale operatore, dell’obbligo dipagamento di un contributo (nel caso di specie: il contributo all’Anac) che non risulti espressamente daidocumenti di gara o da norme di legge, bensì da una loro interpretazione (non condivisibile, per quanto sopradetto): infatti, in tali circostanze, i principi di parità di trattamento e di proporzionalità non ostano a che si consenta

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27/6/2017 Concessioni di servizi, illegittima l'esclusione da gara per omesso versamento contributo all’Anac

al citato operatore economico di regolarizzare la propria posizione e di adempiere a tale obbligo entro un terminefissatogli dall’amministrazione aggiudicatrice.

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27/6/2017 Programma triennale dei lavori pubblici: ok del Cipe allo schema di decreto del Mit

Martedì 27 Giugno 2017

ok del Cipe allo schema di decreto del Mitcasaeclima.com /ar_31815__programma-triennale-dei-lavori-pubblici-ok-cipe-allo-schema-decreto-mit.html

Programma triennale dei lavori pubblici: ok del Cipe allo schema di decreto del MitDal Comitato interministeriale parere favorevole al regolamento sulle procedure e schemi-tipo per la redazione ela pubblicazione del programma triennale dei lavori pubblici, del programma biennale per l'acquisizione diforniture e servizi e dei relativi elenchi e aggiornamenti annuali

Con la delibera n. 24 del 3 marzo 2017, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n.147 del 26 giugno, il Cipe (Comitatointerministeriale per la programmazione economica) ha espresso parere favorevole sullo schema di decreto delMinistro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, «Regolamentorecante procedure e schemi-tipo per la redazione e la pubblicazione del programma triennale dei lavori pubblici,del programma biennale per l'acquisizione di forniture e servizi e dei relativi elenchi annuali e aggiornamentiannuali», previsto dall'articolo 21, comma 8 del nuovo Codice dei contratti (decreto legislativo 18 aprile 2016, n.50).

Lo schema di decreto si applica a tutte le amministrazioni aggiudicatrici di cui all'art. 3, comma 1, lettera a) delCodice, fatte salve le competenze legislative e regolamentari delle regioni e delle province autonome in materia,nonche' quanto previsto all'art. 1, comma 3, del medesimo codice. Lo schema di decreto non si applica allapianificazione delle attivita' dei soggetti aggregatori e delle centrali di committenza.

Il provvedimento e' stato predisposto ai sensi del suddetto art. 21, comma 8, del Codice Appalti, ed e' compostoda 11 articoli e dagli allegati 1 e 2, di cui l'uno contenente gli schemi tipo per la programmazione triennale deilavori pubblici, e l'altro gli schemi tipo per la programmazione biennale degli acquisti di forniture e servizi.

L'art. 2 introduce le definizioni di «progetto di fattibilita' tecnica ed economica» e di «documento di fattibilita' dellealternative progettuali», rinviando alla disciplina di cui all'art. 23, comma 5, del Codice e al decreto del Ministrodelle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare econ il Ministro dei beni e delle attivita' culturali e del turismo, in attuazione del medesimo art. 23, comma 3.

L'art. 3 definisce i contenuti, il livello di progettazione minimo, l'ordine di priorita', le modalita' di redazione delprogramma triennale dei lavori pubblici, dei relativi elenchi annuali e aggiornamenti. Sono individuati comeprioritari i lavori di manutenzione, di recupero del patrimonio esistente, di completamento di opere gia' iniziate, iprogetti definitivi o esecutivi gia' approvati, gli interventi cofinanziati con fondi europei, nonche' gli interventi per iquali ricorra la possibilita' di finanziamento con capitale privato maggioritario. Nell'ambito di tale ordine di priorita' ilavori di completamento di opere pubbliche incompiute devono essere considerati di priorita' massima. Sono fattisalvi gli interventi imposti da eventi imprevedibili o calamitosi, nonche' le modifiche dipendenti da sopravvenutedisposizioni di legge o regolamentari ovvero da altri atti amministrativi adottati a livello statale o regionale.

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27/6/2017 Programma triennale dei lavori pubblici: ok del Cipe allo schema di decreto del Mit

L'art. 4 disciplina i criteri di inclusione delle opere pubbliche incompiute nei programmi triennali di lavori pubblici e nei relativi elenchi annuali.

L'art. 5 disciplina le modalita' di approvazione, aggiornamento e modifica del programma triennale dei lavori pubblici e del relativo elenco annuale e gli obblighi informativi e di pubblicita'. In particolare, si prevede che il programma sia redatto ogni anno, scorrendo l'annualita' pregressa e aggiornando i programmi precedentemente approvati, stabilendo che i lavori in ordine ai quali sia stata avviata positivamente la procedura di affidamento non sono riproposti nel programma successivo.

I commi 10 e 11 prevedono, rispettivamente, che un lavoro non inserito nell'elenco annuale dei lavori puo' essere realizzato esclusivamente quando sia reso necessario da eventi imprevedibili o calamitosi o quando sia corredato da un autonomo piano finanziario che non utilizzi risorse gia' previste tra i mezzi finanziari dell'amministrazione al momento della formazione dell'elenco, fatta eccezione per le risorse resesi disponibili a seguito di ribassi d'asta o di economie.

E' attribuita al Cipe la facolta' di chiedere alle amministrazioni centrali che vigilano su enti tenuti a predisporre i programmi triennali dei lavori pubblici e i relativi aggiornamenti di trasmettere alla Presidenza del Consiglio dei ministri – Dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica (DIPE) una relazione che sintetizzi la distribuzione territoriale e per tipologia degli interventi inseriti nel complesso dei piani triennali degli organismi vigilati riguardanti il triennio di riferimento e i relativi contenuti finanziari.

Gli articoli 6, 7 e 8 disciplinano la redazione del programma biennale degli acquisti di forniture e servizi, analogamente a quanto disposto per il programma triennale dei lavori pubblici.

Gli articoli 9, 10 e 11, prevedono, rispettivamente, le disposizioni transitorie e finali, la clausola di invarianza finanziaria e l'entrata in vigore.

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27/6/2017 Bando periferie, in Gazzetta la delibera Cipe che assegna quasi 800 milioni di euro

Martedì 27 Giugno 2017

Bando periferie, in Gazzetta la delibera Cipe che assegnaquasi 800 milioni di euro

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Bando periferie, in Gazzetta la delibera Cipe che assegna quasi 800 milioni di euroLa quota di 798,17 milioni di euro è ripartita fino ad un massimo di 603,90 milioni per le Citta' metropolitane e icomuni capoluogo del Mezzogiorno e per 194,27 milioni in favore di Citta' metropolitane e comuni capoluogo delCentro Nord

È stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n.147 del 26 giugno 2017 la delibera n. 2 del 3 marzo 2017 del Cipe(Comitato interministeriale per la programmazione economica) recante “Fondo per lo sviluppo e la coesione 2014- 2020. Assegnazione di risorse al «Programma straordinario di intervento per la riqualificazione urbana e lasicurezza delle periferie», ai sensi dell'art. 1 comma 141, legge 11 dicembre 2016, n. 232 (Legge di bilancio2017)”.

La delibera, registrata il 14 giugno scorso dalla Corte dei Conti, assegna la somma di quasi 800 milioni di euro infavore dei progetti inseriti nel Programma straordinario di intervento per la riqualificazione urbana e la sicurezzadelle periferie, individuati dal Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 6 dicembre 2016 e non risultantifinanziati.

ASSEGNAZIONE DI RISORSE. Ad integrazione delle risorse del Fondo di cui all'art. 1, comma 140, della legge n.232 2016, a valere sulle risorse FSC 2014-2020 - la cui dotazione e' stata integrata per 10.962 milioni di euro conla legge di bilancio 2017 - e' disposta l'assegnazione di un importo complessivo fino ad un massimo di 798,17milioni di euro, in favore dei progetti inseriti nel Programma straordinario di intervento per la riqualificazioneurbana e la sicurezza delle periferie, individuati dal citato decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 6dicembre 2016 e non risultanti finanziati.

La quota di 798,17 milioni di euro e', in particolare, cosi' ripartita: fino ad un massimo di 603,90 milioni di euro, acopertura integrale del fabbisogno finanziario residuo degli interventi delle Citta' metropolitane e dei comunicapoluogo che appartengono alla macro-area del Mezzogiorno e che si siano collocati utilmente in graduatoria;

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27/6/2017 Bando periferie, in Gazzetta la delibera Cipe che assegna quasi 800 milioni di euro

per 194,27 milioni di euro, in favore di Citta' metropolitane e comuni capoluogo del Centro Nord, fino aconcorrenza di tale importo, secondo l'ordine di graduatoria e sempre per la parte corrispondente al fabbisognofinanziario non coperto della graduatoria medesima.

TRASFERIMENTO DELLE RISORSE E MODALITA' DI ATTUAZIONE. Le risorse saranno trasferite secondo ledisposizioni contenute nei decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 25 maggio 2016 e 6 dicembre 2016,come modificati dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 16 febbraio 2017, cui si rinvia anche perquanto riguarda le modalita' di attuazione dei progetti.

L'assegnazione finanziaria per l'anno 2017 e' pari a 160 milioni di euro. Per gli anni successivi, l'articolazioneannuale delle assegnazioni e' definita sulla base delle comunicazioni, da effettuarsi a cura delle Amministrazionidestinatarie delle risorse, alla Presidenza del Consiglio dei ministri - Dipartimento per le politiche di coesione,entro trenta giorni dalla pubblicazione della presente delibera nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana,dei fabbisogni finanziari definiti in relazione all'andamento atteso del Programma e allo stato di avanzamentodegli interventi. Con successiva delibera, adottata su proposta del Ministro per le politiche di coesione, entrotrenta giorni dalla ricezione delle predette comunicazioni, sono definite le assegnazioni annuali delle risorse incoerenza con i fabbisogni finanziari rilevati e, comunque, nei limiti degli stanziamenti annuali previsti dalla legge dibilancio in termini di competenza e cassa relativamente alla Programmazione 2014-2020 del Fondo sviluppo ecoesione, al netto degli utilizzi gia' disposti.

Qualora dovesse rendersi necessario per garantire la coerenza della ripartizione delle quote annuali con glistanziamenti del bilancio dello Stato relativi al Fondo sviluppo e coesione, con la medesima deliberazione siprovvedera' alla rimodulazione delle assegnazioni gia' deliberate per il periodo di Programmazione 2014-2020.

NORMA FINALE. Il gruppo di monitoraggio e verifica sull'esecuzione del Programma, di cui all'art. 3 del decretodel Presidente del Consiglio dei ministri 6 dicembre 2016 e successive modifiche, ove richiesto da questoComitato, riferira', per il tramite del DPCoe, sullo stato di realizzazione del Programma, anche ai fini dellavalutazione circa gli effetti dello strumento utilizzato.

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Elezione del Consiglio dei geologi di Puglia

La scelta geo-logica pugliese

Riconfermato Salvatore Valletta. Un importante lavoro che va perseguito all'interno della categoria è sicuramente quello di favorire la qualità dell'attività professionale anche di quei giovani professionisti con curricula limitati, migliorando le azioni rivolte agli enti e all'organismo regionale per l'istituzione di una specifica Sezione Geologica Regionale

I geologi pugliesi hanno scelto chi per altri cinque anni sarà alla guida dell'Ordine regionale pugliese di categoria. L'assemblea degli iscritti ha infatti espresso la sua preferenza e alla luce dei voti registrati sono stati eletti Salvatore Valletta, Michele Dibenedetto sez. B, Davide Bonora, Giovanni Quarta, Tiziana De Razza, Maria C.Ieva, Giovanna Amedei, Vincenzo Tanzarella, Nicola D'Amico quali componenti del Consiglio. Gli iscritti all'Albo aventi diritto al voto, nella sezione A, sono 487 mentre nella Sezione B in numero 5 per un totale di aventi diritto pari a 492 unità. Gli iscritti votanti sono stati 295 pari al 60% degli aventi diritti, un'affluenza forse mai registrata prima. Le liste che quest'anno si erano presentate al voto erano tre: Scelta geo-logica, Faglia diretta, Alternativa geologica. Bene, i risultati hanno sostanzialmente riconfermato il Consiglio precedente vedendo la lista Scelta geo-logica fare terra bruciata intorno a sé. Queste alcune delle cose fatte dal precedente Consiglio e riportate nel programma di presentazione della lista poi riconfermata al Consiglio regionale. Attenzione alla gestione economica dell'Ordine, sempre oculata nelle spese e che ha permesso, nonostante il saldo negativo tra nuove iscrizioni e cancellazioni, la riconferma delle quote annuali degli iscritti. Interlocuzione costante con le istituzioni ai vari livelli, con gli uffici regionali, con gli Enti locali, con le Università ed in particolare con il Dipartimento di Scienze della Terra e Geoambientali di Bari, con il quale si è intrapreso un percorso di seminari rivolto agli studenti per un avvicinamento al mondo della professione. Rapporto con il territorio, in generale, finalizzato ad affermare l'importanza del contributo professionale dei geologi, nelle sue differenti specificità, nel campo sociale e di prevenzione e gestione dei rischi. Avvio di percorsi formativi gratuiti per gli iscritti puntando al coinvolgimento dei geologi professionisti. Presentazione di istanze portate avanti dal Consiglio che si è battuto, dando evidenza dell'illegittimità della Legge regionale n. 28/2016, sulla composizione delle Commissioni locali per il Paesaggio che prevede l'obbligo di «includere una figura professionale priva di titolo universitario» nelle commissioni composte da più di tre membri, portando lo stesso Ufficio legislativo del ministro dei Beni Culturali ad esprimere con una nota delle perplessità sulla compatibilità della norma con il Codice del Paesaggio. Presentazione di una specifica delibera del Consiglio dell'Ordine contro un'iniziativa, valutata distante da quelle che sono le necessità dei professionisti, intrapresa dalla Fondazione del Consiglio nazionale dei geologi (Cng) in tema di certificazione di qualità dello «studio geologico di eccellenza». Aggiornamento del Listino Prezzi delle Opere pubbliche della Regione Puglia fermo al 2012. Questo quanto fatto... Ma sicuramente tutti, eletti e non eletti, sono consapevoli che ancora molto c'è da fare. Un importante lavoro che va perseguito all'interno della categoria è sicuramente quello di favorire la qualità dell'attività professionale anche di quei giovani professionisti con curricula limitati, migliorando le azioni rivolte agli enti e all'organismo regionale per l'istituzione di una specifica Sezione Geologica Regionale. La mancanza di geologi negli uffici delle pubbliche amministrazioni, con ripercussioni negative sull'attività esterna dei liberi professionisti e soprattutto sulla pubblicazione dei bandi per il reclutamento dei geologi è qualcosa di inaccettabile. La necessità di promuovere attività formative in settori in cui il contributo dei geologi sta emergendo o ha la necessità di

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essere consolidato e arricchito: geotermico, ambiente, protezione civile, sicurezza, pianificazione e tutela del paesaggio, bonifiche, analisi di rischio, ma anche nelle prospezioni di tipo geofisico all'interno delle quali le attività di ricerca hanno sviluppato nuovi software e procedure di indagini utili in ambito professionale, sono attività necessarie. E allora tanti auguri per il nuovo Consiglio eletto, affinché la voglia di operare con spirito di servizio, onestà intellettuale, sensibilità istituzionale, disponibilità nel dialogo sia sempre presente e faro proteso ad un futuro che veda sempre più chiaramente la figura dell'Ordine professionale quale rete capillare e coordinata di colleghi che con le proprie peculiarità riescano a dialogare tra loro creando quello spirito di collaborazione necessario a dare forza alla figura del geologo quale scienziato della terra.

Elsa Sciancalepore