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SOMMARIO ANNO XLVII LUGLIO-AGOSTO 2012 102 /12 BIMESTRALE DELL’ORDINE DEGLI ARCHITETTI P.P.C. DI ROMA E PROVINCIA ARCHITETTURA PROGETTI a cura di MASSIMO LOCCI 16 Biennale di Venezia Padiglione Italia MASSIMO LOCCI IMPIANTI 20 Cogenerazione per il settore residenziale FRANCESCO MANCINI GIUSEPPE PIRAS PAESAGGIO a cura di LUCIO CARBONARA eMONICA SGANDURRA 24 Giardini con_temporanei LUCA SARTOR, FEDERICO TRIA 28 Amministrare il paesaggio: una ricerca tra MiBAC e Università LORENZO CARBONARA RESTAURO a cura di GIOVANNI CARBONARA e ALESSANDRO PERGOLI CAMPANELLI 34 Archeologia accessibile: strategie per la fruizione dei siti di interesse culturale LUIGI VERONESE Consiglio dell’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori di Roma e Provincia (in carica per il quadriennio 2009-2013) Presidente Amedeo Schiattarella Vice Presidenti Orazio Campo, Fabrizio Pistolesi Segretario Aldo Olivo Tesoriere Alessandro Ridolfi Consiglieri Loretta Allegrini, Andrea Bruschi, Patrizia Colletta, Enza Evangelista, Alfonso Giancotti, Luisa Mutti, Francesco Orofino, Christian Rocchi, Virginia Rossini, Arturo Livio Sacchi Direttore Lucio Carbonara Vice Direttore Massimo Locci Direttore Responsabile Amedeo Schiattarella Hanno collaborato alla realizzazione di questo numero: Eliana Cangelli, Luisa Chiumenti, Massimo Locci, Claudia Mattogno, Alessandro Pergoli Campanelli, Giuseppe Piras, Carlo Platone, Monica Sgandurra, Elio Trusiani, Fabrizio Tucci Segreteria di redazione e consulenza editoriale Franca Aprosio Edizione Ordine degli Architetti di Roma e Provincia Servizio grafico editoriale: Prospettive Edizioni Direttore: Claudio Presta www.edpr.it [email protected] Direzione e redazione Acquario Romano P.zza M. Fanti, 47 00185 Roma Tel. 06 97604560 Fax 06 97604561 www.rm.archiworld.it [email protected] Progetto grafico e impaginazione Artefatto / Manuela Sodani, Mauro Fanti Tel. 06 61699191 Fax 06 61697247 Stampa Arti Grafiche srl Via di Vaccareccia 57 - 00040 Pomezia Distribuzione agli Architetti iscritti all’Albo di Roma e Provincia, ai Consigli degli Ordini provinciali degli Architetti e degli Ingegneri d’Italia, ai Consigli Nazionali degli Ingegneri e degli Architetti, agli Enti e Amministrazioni interessati. Gli articoli e le note firmate esprimono solo l’opinione dell’autore e non impegnano l’Ordine né la Redazione del periodico. Pubblicità Agicom srl Tel. 06 9078285 Fax 06 9079256 Spediz. in abb. postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1.DCB - Roma - Aut. Trib. Civ. Roma n. 11592 del 26 maggio 1967 In copertina: Palazzo per Uffici, 1960-1964, Archh. G. A. Bernasconi, A. Fiocchi, M. Nizzoli (Courtesy F. Mattuzzi e Fondaz. A. Olivetti) Tiratura: 18.000 copie Chiuso in tipografia il 20 settembre 2012 ISSN 0392-2014

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ANNO XLVIILUGLIO-AGOSTO 2012

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BIMESTRALE DELL’ORDINE DEGLI ARCHITETTI P.P.C.DI ROMA E PROVINCIA

ARCHITETTURAPROGETTIa cura di MASSIMO LOCCI

16 Biennale di VeneziaPadiglione ItaliaMASSIMO LOCCI

IMPIANTI

20 Cogenerazione per ilsettore residenzialeFRANCESCO MANCINIGIUSEPPE PIRAS

PAESAGGIOa cura di LUCIO CARBONARAe MONICA SGANDURRA

24 Giardini con_temporaneiLUCA SARTOR, FEDERICO TRIA

28 Amministrare il paesaggio: una ricerca tra MiBAC eUniversitàLORENZO CARBONARA

RESTAUROa cura di GIOVANNI CARBONARAe ALESSANDRO PERGOLICAMPANELLI

34 Archeologia accessibile:strategie per la fruizionedei siti di interesseculturaleLUIGI VERONESE

Consiglio dell’Ordine degli Architetti,Pianificatori, Paesaggisti e

Conservatori di Roma e Provincia (in carica per il quadriennio 2009-2013)

PresidenteAmedeo Schiattarella

Vice PresidentiOrazio Campo,

Fabrizio Pistolesi SegretarioAldo Olivo Tesoriere

Alessandro Ridolfi Consiglieri

Loretta Allegrini, Andrea Bruschi, Patrizia Colletta, Enza Evangelista,

Alfonso Giancotti, Luisa Mutti, FrancescoOrofino, Christian Rocchi, Virginia Rossini,

Arturo Livio Sacchi

Direttore Lucio Carbonara

Vice Direttore Massimo Locci

Direttore ResponsabileAmedeo Schiattarella

Hanno collaborato alla realizzazione di questo numero:

Eliana Cangelli, Luisa Chiumenti, Massimo Locci, Claudia Mattogno,

Alessandro Pergoli Campanelli, Giuseppe Piras, Carlo Platone, MonicaSgandurra, Elio Trusiani, Fabrizio Tucci

Segreteria di redazione e consulenza editoriale

Franca Aprosio

EdizioneOrdine degli Architetti di Roma e Provincia

Servizio grafico editoriale:Prospettive Edizioni

Direttore: Claudio Prestawww.edpr.it

[email protected]

Direzione e redazioneAcquario Romano

P.zza M. Fanti, 47 00185 RomaTel. 06 97604560 Fax 06 97604561

[email protected]

Progetto grafico e impaginazioneArtefatto / Manuela Sodani, Mauro Fanti

Tel. 06 61699191 Fax 06 61697247

Stampa Arti Grafiche srlVia di Vaccareccia 57 - 00040 Pomezia

Distribuzione agli Architetti iscritti all’Albo diRoma e Provincia, ai Consigli degli

Ordini provinciali degli Architetti e degliIngegneri d’Italia, ai Consigli Nazionali degli

Ingegneri e degli Architetti, agli Enti eAmministrazioni interessati.

Gli articoli e le note firmate esprimono solol’opinione dell’autore e non impegnano

l’Ordine né la Redazione del periodico.

Pubblicità Agicom srl Tel. 06 9078285 Fax 06 9079256

Spediz. in abb. postale D.L. 353/2003 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1.DCB -

Roma - Aut. Trib. Civ. Roma n. 11592 del 26 maggio 1967

In copertina: Palazzo per Uffici, 1960-1964,Archh. G. A. Bernasconi, A. Fiocchi, M. Nizzoli

(Courtesy F. Mattuzzi e Fondaz. A. Olivetti)

Tiratura: 18.000 copieChiuso in tipografia il 20 settembre 2012

ISSN 0392-2014

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URBANISTICAa cura di CLAUDIA MATTOGNO

38 Progetto MED In. FLOW.ENCE GIACOMO COZZOLINOGIOVANNI PINESCHI

43 Rinnovo urbano a Boston:la Rose Fitzgerald KennedyGreenwayANNA LAURA PALAZZO

CITTÀ IN CONTROLUCEa cura di CLAUDIA MATTOGNO

47 Missing BostonMANUELA RICCI

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DOSSIER - VALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO MILITARE

51 Quale futuro per le caserme romane? Strategie, scenari progettuali, tipologie di intervento

52 Lo stato dell’arte a Roma MAURIZIO GEUSA

54 Le strategieELIANA CANGELLI

57 Tipologie d’intervento: riqualificazione FABRIZIO TUCCI

60 Tipologie d’intervento: restauro conservativo ALESSANDRA BATTISTI

63 Tipologie d’intervento: sostituzione ediliziaSERENA BAIANI

RUBRICHE66 LIBRI

67 ARCHINFO - a cura di LUISA CHIUMENTI

M O S T R EUnreal City (T.S. Eliot), di ALESSANDRO TRABUCCO

Diamond. Chinese Room

70 I CORSI DELL’ORDINE

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a cura di MASSIMO LOCCI

ARCHITETTURAPROGETTI

Biennale di VeneziaPadiglione Italia

Luca Zevi,curatore del

Padiglione Italiaalla 13a Mostra

Internazionale diArchitettura della

Biennale, haintitolato

l’esposizione “Le quattro

stagioni”Architetture del

Made in Italy daAdriano Olivetti

alla GreenEconomy.

Nell’articolo ladescrizione del

progetto nelleparole delcuratore.

MASSIMO LOCCI

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I stagione: Adriano Olivetti nostalgia di futuro

Un percorso che non può non prendere lemosse dall’esperienza di Adriano Olivettinell’Italia del ‘secondo dopoguerra’ come pa-radigma di un modello di sviluppo in cui poli-tica industriale, politiche sociali e promozio-ne culturale si integrano nella proposta diuna strada innovativa nella progettazionedelle trasformazioni del territorio. Esperienzaunica per i tempi e per il contesto, che per la sua attua-lità induce una positiva “nostalgia di futuro”. Olivetti è innovatore per il modo di fare impresa, la vi-sione del mondo, le scelte e i principi. È convinto che il‘fare impresa’ non possa prescindere da un atteggia-mento etico e responsabile nei confronti dei lavoratori edel territorio che accoglie le fabbriche, appassionato diavanguardie in arte e architettura, coinvolge tutti i piùgeniali architetti e designer degli anni ’50 facendo diogni complesso industriale un’opera d’arte. Ivrea di-venta luogo di sperimentazione di una “città-fabbrica”virtuosa, considerata modulo sperimentale di uno svi-luppo territoriale possibile. Il Padiglione si apre con questo racconto perchè la vi-sione olivettiana – che tiene insieme architettura, eco-nomia e territorio – può diventare il punto chiave sulquale cominciare a riscrivere il futuro del paese.

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“Non è un anno come gli altri. Il Padi-glione Italia deve porsi al centro diquesta differenza e diventareun’occasione per riflettere sul rap-

porto tra crisi economica, architettura e territo-rio, deve essere uno spazio in cui immaginareun progetto di crescita del nostro Paese, il“common ground” deve tradursi in un progettoconcreto e visionario, in cui cultura ed econo-mia scrivano un nuovo patto”.Con questa “doverosa premessa” Luca Zevi,curatore del Padiglione Italia alla 13. Mostra In-ternazionale di Architettura, descrive il suo pro-getto inteso come racconto di un nuovo incontrotra imprenditoria e architettura, una “riscritturadel ‘patto’- luogo condiviso e spazio possibile -in cui le ragioni dell’architettura, del territorio,dell’ambiente dialoghino con quelle dello svi-luppo economico”. Questa declinazione del‘common ground’, tema scelto da David Chip-perfield per l’intera Mostra Internazionale, de-scrive in “quattro stagioni” dell’architettura unpercorso di crescita e innovazione. La nostra di-sciplina in questa fase di transizione ha bisognodi un nuovo rapporto sinergico fra i soggetti di-rettamente coinvolti nel processo di produzionedell’habitat: oggi s’impone una fattiva relazionecon la società civile, con il mondo industriale,con la ricerca avanzata, stabilendo un nuovoruolo etico della committenza. Non a caso LucaZevi ha ipotizzato di realizzare un padiglioneperformativo, strutturato come spazio di dibatti-to e di accoglienza, che recupera quindi il valo-re civico dell’architettura come luogo di incontroe come struttura di comunicazione.Le varie parti in cui è articolata la mostra, infatti,si aprono con una sezione, un caso di studio,dedicata alla proteiforme vicenda di AdrianoOlivetti, che è stata così ricca e proiettata versoil futuro. Non a caso Ivrea è considerata il piùavanzato modello italiano di sviluppo territorialedel Novecento, sia per la complessità insediati-va, sia perchè realizzata da alcuni tra i miglioriarchitetti, tanto che l’intera città è candidata al-l’Unesco quale Sito Patrimonio dell’Umanità.

> StabilimentiOlivetti, Coperturadel cortile nuovaI.C.O., 1958 c.a.,Arch. EduardoVittoria (CourtesyFrancesco Mattuzzie FondazioneAdriano Olivetti)

LUCA ZEVI HA IPOTIZZATO DI REALIZZAREUN PADIGLIONE PERFORMATIVO,STRUTTURATO COME SPAZIO DIDIBATTITO E DI ACCOGLIENZA, CHERECUPERA QUINDI IL VALORE CIVICODELL’ARCHITETTURA COME LUOGO DIINCONTRO E COME STRUTTURA DICOMUNICAZIONE.

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Dall’alto:> Unità Residenziale

Est, 1967-1975, Igino Cappai,

Pietro Mainardis(Courtesy F. Mattuzzi e Fondaz. A. Olivetti)

> Centro ResidenzialeOvest 1968-1971,

Roberto Gabetti, Aimaro Isola

(Courtesy F. Mattuzzie Fondaz. A. Olivetti)

> Ferrari,Stabilimento

industriale, Marco Visconti

Architects, Ristorante Maranello

(MO) 2008 (ph. David Vicario)

Colonna destra,dall’alto:

> KM rosso, Parco Tecnologico,

Atelier Jean Nouvel,Stezzano (BG) 2007

(ph. Michele Nastasi)> Prada,

Stabilimentoindustriale e uffici,

Guido CanaliMontegranaro

FM 2001 (ph. Paolo Barbaro)

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ARCHITETTURAPROGETTI

II stagione: assalto al territorio

A partire dagli anni ‘80, nel fervore imprendi-toriale diffuso seguito alla scomparsa dellegrandi industrie dal nostro paese, si verificauna sorta di “assalto” al territorio italiano at-traverso iniziative di grande vitalità sotto il profilo pro-duttivo, ma altrettanto disinteressate a qualsivoglia for-ma di espressione architettonica o di inserimento ap-propriato nel paesaggio: è la fase della produzione “nelsottoscala o nel capannone, spesso conditi da una vil-letta in stile chalet svizzero”, il “grado zero” dell’archi-tettura del Made in Italy.

III stagione: architetture del Made in Italy

Negli ultimi quindici anni alcune imprese delMade in Italy – caratterizzate da una “tipolo-gia olivettiana” quanto a dimensioni e produ-zione specializzata – hanno scelto di costrui-re i propri stabilimenti e i propri centri dire-zionale secondo un progetto architettonicod’eccellenza. Sono nate così strutture attente allapoetica dei luoghi e degli oggetti, alla vita delle perso-ne, alla sensibilità ambientale: da I Guzzini a Recanatialla Ferrari a Maranello, dalla De Cecco a Pescara agliimpianti Smeg e Prada in Veneto, dal Kilometro Rossodella Brembo al “vulcano buono” a Nola, a tante altredocumentate – e alcune “narrate” – nella mostra. Il ‘fa-re impresa’ virtuoso anche nell’immaginazione dei luo-ghi di produzione e commercializzazione sta contri-buendo a creare nuovi paesaggi. La promenade espositiva si trasforma in un percorso discoperta, conoscenza e riflessione sulle emergenzearchitettoniche e insediative del Made in Italy. È nel lo-ro agire il senso della prospettiva: l’industria che all’ar-chitettura chiede la traccia dei luoghi, della quotidiani-tà, della sua stessa identità.

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LE QUATTRO STAGIONI - L’ARCHITETTURA DEL MADE IN ITALY DA ADRIANO OLIVETTI ALLA GREEN ECONOMY

Commissario Maddalena Ragni (Direttore Generale per il paesaggio, le belle arti, l’architettura e l’arte contemporanee - PaBAAC) Curatore Luca ZeviCoordinamento generale Francesco Orofino Sezione “Adriano Olivetti” Coordinamento: Massimo Locci - Federico Bilò In collaborazione con la Fondazione Adriano Olivetti Francesca Limana - Matilde Trevisani Sezione “Decentramento produttivo e architetture del Made in Italy”Coordinamento: Rosario Pavia - Cristina Francesca Beccaria, Emanuela Guerrucci, Raffaella Massaccesi, Antonella Radicchi Sezione “Sociologia e geografia del Made in Italy” Aldo Bonomi Sezione “Nutrire il pianeta” Davide Rampello, Matteo Gatto Sezione “Altrinutrimenti” Coordinamento: Maria Luisa Palumbo - 2A+P/A - Arcò Architettura e Cooperazione - Luca Diffuse - Id-Lab Allestimento OSAarchitettura e paesaggio, DEMO architects Direzione artistica Dario Curatolo Regia multimediale Monica Maggioni Cartografia Laura CanaliCon la collaborazione di EXPO 2015, Fondazione Adriano Olivetti e Istituto Nazionale di Architettura (IN/ARCH), Comune di Ivrea

Dall’alto:> Teuco Guzzini,Stabilimentoindustriale, Pica CiamarraAssociati,Montelupone (MC)1996 vista est (ph. FrancescoJodice)> ARCoArchitettura ecooperazione,EmptiLess quandoil vuoto diventaspazio pubblico

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ARCHITETTURAPROGETTI

Un Padiglione Italia sostenibile

Il Padiglione Italia non si limita a rivendicareun nuovo modo di abitare, ma tenta di offrirsicome una sorta di prototipo di diversa moda-lità insediativa, che tiene insieme cultura dell’am-biente e Green Economy. Il Padiglione diventa così unluogo energeticamente autosufficiente e ambiental-mente accogliente. Strumenti multimediali e tecnologiainnovativa permettono al visitatore di interagire con ilracconto, di porre quesiti, di incontrare in modo virtua-le i protagonisti della storia narrata. L’interazione conelementi animati – ologrammi, personaggi virtuali e vi-deo – scandisce ogni tappa della narrazione. Conver-sazioni, interviste, performances attraversano giornodopo giorno lo spazio. �

IV stagione: reMade in Italy

La sfida della “quarta stagione” – la messa asistema delle imprese del Made in Italy nelladirezione di una Green Economy – è destinatafatalmente a incontrare la sfida di Expo 2015‘Nutrire il pianeta’, che diventa una straordinaria oc-casione per riflettere sul rapporto tra territorio e ambien-te, città e produzione agricola, e sul senso del ‘progetto’nel nord e sud del mondo. La nutrizione, che sarà al cen-tro dell’Expo 2015, spinge a rimettere sotto analisi il con-cetto di comunità sostenibile: il rapporto tra città e cam-pagna, industrializzazione e produzione agricola. Il Pa-diglione Italia diviene così luogo in cui progettisti, im-prenditori e politici si cominciano a confrontare seria-mente sulle questioni del vivere, nella previsione diun’era in cui l’ossessione della megalopoli deve lasciarespazio a nuove regole di ispirazione comunitaria, in cuinutrirsi, muoversi e abitare diventano funzioni della stes-sa equazione. Verranno illustrati alcuni recenti esperi-menti italiani che muovono in questa direzione: riqualifi-cazione di insediamenti attraverso l’inserimento di attivi-tà produttive di nuova generazione; ripensamento deglispazi pubblici mirati a una città a misura dei bambini,che diventano parametro della qualità di vita negli spaziurbani, cercando di ripensare la città come luogo emi-nentemente pubblico.

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Cogenerazione per ilsettore residenziale FRANCESCO MANCINI – GIUSEPPE PIRAS

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ARCHITETTURAIMPIANTI a cura di CARLO PLATONE e GIUSEPPE PIRAS

La crisi legata all’approv-vigionamento energe-tico ha stimolato l’interacomunità internaziona-

le alla definizione di nuovi as-setti del settore che coinvol-gono la produzione, gli usi fi-nali e la gestione della distri-buzione. Le indicazioni fornitedalla Comunità Europea, volte ad un uso razionale del-l’energia e delle risorse, sono state recepite in Italia attra-verso leggi, decreti e regolamenti edilizi, con delle im-portanti e significative novità riguardanti i consumi ener-getici degli edifici. In Italia, l’energia consumata dal settore residenzialerappresenta all’incirca 1/5 dei consumi energetici tota-li. In larga parte tale energia è impiegata per il riscalda-mento degli ambienti (70%), in misura minore per usielettrici (15%), per la preparazione di acqua calda sa-nitaria (10%) e per la cucina (5%).Con l’intenzione di diminuire i consumi indicati, per ilsettore residenziale sono stati introdotti:- dei limiti di consumo per la climatizzazione invernale,

molto più bassi dei precedenti (40%);- l’obbligo di installazione di impianti solari termici per

la copertura di almeno il 50% del fabbisogno energe-tico per la produzione di acqua calda sanitaria;

- l’obbligo di installazione di impianti fotovoltaici peruna potenza non inferiore ad 1 kWe per ogni unità abi-tativa (a partire dal 1/1/2009), compatibilmente con larealizzabilità tecnica dell’intervento.

Con l’obiettivo di valutare un’alternativa alle indicazioniriportate, ugualmente valida ai fini della riduzione deiconsumi di energia primaria, è stato condotto uno stu-dio per l’applicazione di un sistema di micro-cogenera-zione ad uso residenziale. Tale attività è preliminare alla realizzazione di un im-pianto sperimentale di micro-cogenerazione applicatoad un’utenza residenziale ed alla realizzazione di un

prototipo da inserire sul mercato italiano.Tra gli obiettivi dello studio, indirizzato alle utenze di ti-po residenziale, si possono elencare:- la sperimentazione di tecnologie innovative applicate

agli edifici, il confronto tra tecnologie diverse o tra di-verse realizzazioni della stessa tecnologia;

- la riduzione dei consumi di energia primaria;- la ricerca di soluzioni a basso impatto ambientale;- la riduzione dei costi legati alle perdite di trasmissio-

ne e distribuzione in rete, la realizzazione di connes-sioni funzionali ed efficienti nell’ambito delle tecnolo-gie della ICT;

- la riduzione dei picchi di carico nei periodi di punta(minore dipendenza del sistema elettrico dalla capa-cità della rete);

- la possibilità di back-up alla rete offerto da generatoridistribuiti sul territorio.

Generalità sui sistemi di cogenerazioneLa cogenerazione, indicata anche con l’acronimo CHP(Combined Heat and Power) consiste nella generazio-ne simultanea di due diverse forme di energia, mecca-nica e termica, partendo da una singola fonte di energiaprimaria mediante l’uso di un solo sistema integrato.I sistemi CHP di solito sono costituiti da un motore pri-mo e da un sistema per il recupero del calore; il princi-pio su cui si basa la cogenerazione è quello di recupe-rare il calore generato durante la fase di produzione dienergia elettrica, che solitamente viene disperso in am-biente, per produrre energia termica da riutilizzare, infunzione della taglia della centrale, per il teleriscalda-

Tra le significative novità riguardanti i consumi energeticidegli edifici sono in corso studi per la realizzazione di unimpianto sperimentale di micro-cogenerazione applicatoad un’utenza residenziale ed alla realizzazione di unprototipo da inserire sul mercato italiano.

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> Flusso energetico centraletermoelettricatradizionale

> Flussoenergeticoimpianto dicogenerazione

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ARCHITETTURAIMPIANTI

Generalità sulla generazione distribuitaPer generazione distribuita si intende un sistema per laproduzione di energia costituito da piccoli impianti dislo-cati nel territorio presso le utenze. La maggiore affidabi-lità della fornitura di energia, la possibilità di ridurre i co-sti e le perdite di trasmissione, la riduzione dei costi e deiconsumi di energia primaria e la riduzione dell’esposi-zione alla volatilità del prezzo dell’energia elettrica ren-dono interessante l’impiego di impianti di questo tipo ri-spetto alla generazione centralizzata. Un aspetto da nontrascurare è anche quello relativo all’opposizione socia-le (sindrome NIMBY - Not In My Back Yard - Non nel miocortile) che nasce ogni qualvolta la costruzione di gran-di impianti di conversione dell’energia viene prospetta-ta. Con la generazione distribuita ogni utente diventaparzialmente responsabile della produzione dell’ener-gia elettrica e/o termica consumata.In Italia la produzione da Generazione Distribuita (GD)risulta di entità rilevante, tanto che nel 2004 ha contri-buito a produrre, tramite 2.481 impianti per circa 3.852MW installati, ben 14,3 TWh (produzione lorda) ovverocirca il 5% dell’intera produzione lorda nazionale dienergia elettrica (303 TWh). Inoltre all’interno della GDcirca il 15% della produzione lorda (2,15 TWh) è stataprodotta tramite impianti di MG (1.437 impianti per cir-ca 578 MW installati). La micro-cogenerazione (MG) èun sottoinsieme della GD e consiste nell’insieme degliimpianti per la produzione di energia elettrica, anche inassetto cogenerativo, con capacità di generazioneelettrica non superiore a 1 MW.Affinché però si possa effettivamente trarre vantaggioda tali benefici è necessario che vengano analizzate erisolte problematiche di tipo tecnico, ambientale, eco-nomico e legislativo quali l’aggiornamento delle reti didistribuzione, l’avvicinamento all’utente di una poten-ziale sorgente di emissioni inquinanti, i rendimenti elet-trici degli impianti piccoli e micro (decisamente piùbassi di quelli delle grandi centrali), i costi d’investi-mento ancora troppo elevati, una buona remuneratività

mento di quartieri, piccoli centri abitati o singoli edificioppure per processi produttivi a bassa temperatura.Il recupero del calore prodotto nel processo di genera-zione dell’energia elettrica permette un notevole ri-sparmio di combustibili fossili che varia a seconda del-le tipologie di impianto utilizzate e delle necessità ener-getiche degli utenti serviti dalla centrale stessa.Un impianto convenzionale per la produzione di ener-gia elettrica ha in genere una efficienza media di circail 30-40% (valori più elevati, prossimi al 50%, sono rag-giunti solo nei grandi impianti combinati turbina a gas –turbina a vapore); ciò implica che il potenziale energe-tico del combustibile utilizzato dalla centrale risulta nonsfruttato per il restante 60-70%, che viene disperso sot-to forma di calore con notevoli danni all’ambiente.Nella valutazione dell’efficienza della produzione del-l’energia elettrica da parte delle grandi centrali termoe-lettriche si deve, inoltre, considerare il fatto che le per-dite per effetto Joule dei trasformatori e della rete di di-stribuzione sono assenti negli impianti di cogenerazio-ne solitamente realizzati in prossimità dell’utente finale.Le applicazioni della cogenerazione sono prevalente-mente industriali e con dimensioni medio-grandi (> 1MWe) degli impianti. La vera sfida riguarda i piccoli si-stemi, evoluti dal punto di vista dell’efficienza energeticaed ambientale, ma che devono ancora fare un salto diqualità per offrire affidabilità, economicità e semplicità digestione, così da poter essere installati più diffusamentepresso gli utenti finali in alternativa ai sistemi tradizionali. Le applicazioni possibili vanno dall’utenza individuale(casa monofamiliare) ad utenze aggregate (condomi-ni, edifici pubblici, alberghi, villaggi turistici), con po-tenze elettriche installate a partire da alcuni kilowatt acrescere per le utenze più grandi.La possibilità di disporre sul mercato di sistemi di mi-cro-cogenerazione domestica compatti, affidabili, ver-satili, silenziosi, “puliti” e dai costi di installazione e ge-stione contenuti, potrebbe indurre alcuni mutamentinell’impiantistica residenziale.

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Zona climatica A FGradi Giorno <600 601 900 901 1400 1401 2100 2101 3000 >3000Ener. termica clim. invernale S/V=0,2 kWh 765 765 1152 1152 1917 1917 3060 3060 4212 4212Ener. termica clim. invernale S/V=0,9 kWh 3240 3240 4320 4320 6120 6120 7920 7920 10440 10440Ener. termica utile acqua calda san. kWh 2266 2266 2266 2266 2266 2266 2266 2266 2266 2266Ener. elettrica kWh 3500 3500 3500 3500 3500 3500 3500 3500 3500 3500

B C D E

In alto da sinistra:

> Unità acogenerazione per

produzionecombinata di caloreed energia elettrica- ECOGEN-BAXI -Potenza elettrica 1kW, termica 6 kW

> Unità acogenerazione per

produzionecombinata di caloreed energia elettrica

- HONDAECOWILL - Potenza

elettrica 1 kW,termica 3,25 kW

> Unità acogenerazione per

produzionecombinata di caloreed energia elettrica

- SENERTECDACHS - Potenza

elettrica 5,5 kW,termica 12,5 kW

Tab. 1Fabbisogni di

energia utile perun’abitazione di

100 m2

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ARCHITETTURAIMPIANTI

dell’investimento (che nel caso degli impianti di coge-nerazione si ha solo quando sia assicurato il totale au-toconsumo elettrico) e, soprattutto, i complessi iter au-torizzativi (che le leggi e le direttive recenti, quali in par-ticolare la legge 239/2004, la direttiva europea2004/8/CE e la legge 20/2007, tendono a semplificare).Tali aspetti, che penalizzano fortemente la generazionedistribuita nei confronti di quella centralizzata, possonoessere superati solo prevedendo l’adozione di un effi-ciente ed opportuno recupero termico (mediante ilquale si possono ottenere efficienze di utilizzo del com-bustibile superiori all’85 %) e l’impiego di tecnologieavanzate. Occorre cioè che la generazione distribuitasia progettata e gestita utilizzando tecnologie e strate-gie tali da permettere di conseguire un risparmio ri-spetto alla generazione centralizzata, sia in termini dicombustibile consumato, sia di emissioni prodotte. Leproblematiche esposte sono tanto più gravi e impor-tanti quanto più piccola è la taglia di impianto e quantopiù problematica è la sua gestione ottimizzata. Questaè la situazione tipica della cogenerazione distribuita inambito civile e residenziale dove i carichi elettrici sonopiuttosto ridotti (da qualche decina di kWe, nelle appli-cazioni condominali, a qualche kWe, nelle applicazionidomestiche) e le richieste sia elettriche sia termiche so-no piuttosto aleatorie. Inoltre i consumi energetici mol-to contenuti imposti agli edifici di nuova costruzionedalla legislazione recente comportano una riduzionedei ricavi conseguenti all’eventuale istallazione di si-stemi cogenerativi, imponendo un’analisi molto detta-gliata e accurata dei fabbisogni elettrici e termici al finedi individuare la taglia ottimale dell’impianto di micro-cogenerazione e le strategie ottimizzate per la sua ge-stione e controllo. Il settore civile e residenziale è quel-lo dove sino ad oggi è meno diffusa la cogenerazione,ed è quindi quello dove sono maggiori le potenzialità dipenetrazione della micro-cogenerazione.

Scelta della taglia ottimale del cogeneratoreLa scelta della taglia corretta del pacchetto micro-co-generativo è fondamentale per la sua diffusione su lar-ga scala. In questa ottica, avendo come obiettivo diutenza le residenze di nuova realizzazione o sottopostea ristrutturazione integrale, si è fatto riferimento ai limitipresentati dal DL311/06, riferiti all’anno 2010, riguar-danti i fabbisogni di energia primaria per la climatizza-zione invernale.Il fabbisogno di energia termica per la preparazionedell’acqua calda sanitaria è stato ricavato seguendo leindicazioni della UNI/TS 11300-2, come il fabbisognodi energia elettrica per una famiglia che è stato stimatoin 3.500 kWh/anno e considerando un incremento an-nuo del 10%. I fabbisogni di energia utile per un’unitàabitativa di 100 m2 sono riportati nella tabella 1.L’obiettivo è quello di sostituire alla caldaia il cogenera-tore, utilizzando la produzione termica di quest’ultimo.La potenza termica erogata dal cogeneratore dovràpertanto essere adeguata alla copertura dei picchi dirichiesta nella stagione invernale. Sulla base dei limitidi trasmittanza riportati nel citato DL311 è stata stimatala potenza di picco necessaria per le diverse localitàitaliane, concludendo che la taglia ottimale, (per resi-denze con superficie fino a 120 m2 ) è di circa 7 kWt. Al-lo stato della tecnologia attuale, per MCI di piccola ta-glia, il rendimento termico è di circa il 62% e quello elet-trico di circa il 27% e pertanto la potenza elettrica saràdi circa 3,1 kW.Alla luce dei fabbisogni energetici indicati si avranno,per le diverse località d’Italia, le ore equivalenti di ac-censione riportate nelle tabelle 2 e 3.

Confronto energeticoPer valutare l’eventuale risparmio di energia primariaderivante dall’installazione del cogeneratore sono statieffettuati una serie di confronti, per scenari diversi:

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Zona climatica A F

Gradi Giorno <600 601 900 901 1400 1401 2100 2101 3000 >3000

Ore equivalenti accensione S/V=0,2 kWh 271 271 326 326 436 436 599 599 764 764

Ore equivalenti accensione S/V=0,9 kWh 625 625 779 779 1036 1036 1293 1293 1653 1653

B C D E

Zona climatica A F

Gradi Giorno <600 601 900 901 1400 1401 2100 2101 3000 >3000

Ore equivalenti accensione S/V=0,2 kWh 433 433 488 488 598 598 761 761 925 925

Ore equivalenti accensione S/V=0,9 kWh 787 787 941 941 1198 1198 1455 1455 1815 1815

B C D E

Tab. 2 Ore equivalenti di

accensione con solaretermico (50% fabbisogni

acqua calda sanitaria)

Tab. 3Ore equivalenti diaccensione senza

solare termico

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ARCHITETTURAIMPIANTI

Confronto economicoPer il costo dell’energia si è fatto riferimento alle condi-zioni economiche relative al servizio di maggior tutela,stabilite dall’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas.In tutti i casi è stata considerata l’opzione di scambio sulposto dell’energia elettrica autoprodotta, non conside-rando gli incentivi previsti dal conto energia, anche inprevisione di una loro eliminazione negli anni a venire.Per il primo scenario i dati economici confermano i da-ti sul consumo di energia primaria esposti in preceden-za. l’installazione di un cogeneratore consente un ri-sparmio economico solo al di sopra di 1200 gradi gior-no e per fattori di forma elevati.Per il secondo scenario, l’installazione di un cogenera-tore consente un risparmio di gestione che può variareper le diverse località e per diversi fattori di forma tra 90e 380 €/anno. In termini percentuali, si tratta di un risparmio delle spe-se di gestione che oscilla tra l’11 ed il 24%.Nel terzo scenario, l’installazione di un cogeneratoreconsente maggiori risparmi di gestione che possonovariare per le diverse località e per diversi fattori di for-ma tra 140 e 380 €/anno.In termini percentuali, si tratta di un risparmio delle spe-se di gestione che oscilla tra il 15 ed il 23%.

In sintesi l’analisi ha consentito di valutare le possibilitàdi risparmio energetico ed economico derivanti dall’in-stallazione di un micro-cogeneratore al servizio di unautenza residenziale.Fermo restando l’obiettivo di riduzione dei consumi dienergia primaria, allo stato attuale, l’introduzione di uncogeneratore può essere considerata un’ottima alter-nativa all’installazione dell’impianto fotovoltaico, daconsiderare in subordine a questa, nel caso di non rea-lizzabilità tecnica dell’impianto fotovoltaico.Dai calcoli effettuati, confrontando gli scenari 2 e 3,emerge inoltre, che nel caso di installazione di un im-pianto di cogenerazione, vengono a ridursi i beneficiderivanti dall’introduzione di un impianto solare termi-co, che pertanto potrebbe essere evitato.A livello economico i risparmi, sia pure interessanti invalore percentuale, sono piccoli in valore assoluto enon tali da giustificare un investimento, se non graziead incentivi al momento non previsti. �

- Scenario 1: cogeneratore + solare termico (copertura50%) vs caldaia tradizionale + solare termico (coper-tura 50%) + fotovoltaico (1 kWe);

- Scenario 2: cogeneratore + solare termico (copertura50%) vs caldaia tradizionale + solare termico (coper-tura 50%);

- Scenario 3: cogeneratore vs caldaia tradizionale.

Lo scenario 1 è quello che discende dall’applicazio-ne di tutte le prescrizioni attualmente vigenti. Nel con-fronto energetico, in termini di energia primaria, tra ledue varianti impiantistiche, in funzione del fattore di for-ma e dei gradi giorno della località si nota una riduzio-ne del 5% e del 10% del fattore di conversione del-l’energia elettrica in energia primaria.L’installazione di un cogeneratore consente un rispar-mio di energia primaria solo al di sopra di 1400 gradigiorno e per fattori di forma elevati. Si tratta, in ogni ca-so, di un’ampia porzione del patrimonio edilizio, checomprende, in prima approssimazione a livello climati-co, le regioni del Centro-Nord Italia e le zone montanee, per quanto riguarda i fattori di forma, le case isolate.La sensibilità del confronto ad una diminuzione del fat-tore di conversione è minima, visto che in entrambi i ca-si la produzione locale copre una quota molto impor-tante del fabbisogno elettrico.

Lo scenario 2 considera l’impossibilità tecnica di in-stallare un impianto fotovoltaico e mantiene le ipotesi del-lo scenario precedente. In questo secondo scenario,l’installazione di un cogeneratore consente un rispar-mio di energia primaria in tutti i casi, con risparmi chevanno dal 9% al 27%. In questo caso, la sensibilità delconfronto ad una diminuzione del fattore di conversioneè più marcata e un incremento di rendimento del parcotermoelettrico determina una diminuzione dei risparmidi energia primaria ottenuti grazie alla cogenerazione.

Lo scenario 3 considera l’impossibilità tecnica di in-stallare sia l’impianto solare termico che solare fotovol-taico, anche in questo terzo scenario, l’installazione diun cogeneratore consente un risparmio di energia pri-maria in tutti i casi, con risparmi che vanno dal 13 al 28%,con le considerazioni precedentemente esposte circa lasensibilità alla variazione dei fattori di conversione.

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> “Giallo #57” di“Attoprimo”,

progetto vincitore della sezione “Follied’Autore” edizione2012 del “Festival

del Verde e delPaesaggio”,

Auditorium Parco della Musica, Roma

(Foto di L. Sartor)

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PAESAGGIO a cura di LUCIO CARBONARA e MONICA SGANDURRA

Anche quest’anno Roma ha ospitato una seriedi festival dedicati ai temi del giardino e delpaesaggio con diverse manifestazioni dislo-cate in città e dintorni, che si sono rivelate in-

teressanti occasioni d’incontro nelle quali vivai, archi-tetti, paesaggisti, aziende produttrici e rivenditori pos-sono condividere la propria esperienza nel settore, dal-la produzione, alla vendita alla progettazione.Eventi, mostre-mercato, istallazioni, conferenze e di-

battiti articolano l’intero programma delle manifestazio-ni, affrontano i più diversi campi e linguaggi del pae-saggio contemporaneo, dalle cure fitosanitarie ai gran-di temi della sostenibilità ambientale, coniugando cosìl’aspetto commerciale a quello culturale-artistico.Analoghe performance giardiniere, se pur differenti,non sono una novità nel resto del mondo; dal più famo-so festival internazionale dei giardini di Chaumont-sur-Loire ormai consolidato nell’ambito della progettazione

Giardini con_temporaneiI festival dedicati ai temi del giardino e del paesaggio sono un’occasione persensibilizzare il cittadino, attraverso tecniche innovative e materiali alternativi, aduna cultura del paesaggio e degli spazi outdoor. La finalità è condividere ilpaesaggio per arrivare all’idea comune che la progettazione di un piccolo spazioprivato contribuisce all’evoluzione di un mosaico urbano che spesso erroneamentenell’immaginario collettivo appare immutabile.

LUCA SARTOR

FEDERICO TRIA

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ANALOGHE PERFORMANCE GIARDINIERE, SE PUR DIFFERENTI,NON SONO UNA NOVITÀ NEL RESTO DEL MONDO; DAL PIÙFAMOSO FESTIVAL INTERNAZIONALE DEI GIARDINI DICHAUMONT-SUR-LOIRE FINO AL FESTIVAL INTERNAZIONALEDE JARDINS DE MÉTIS IN CANADA, E AL CORRISPETTIVOPORTOGHESE DEI GIARDINI DI PONTE DE LIMA.

Dall’alto:> “UNIRE/UNITE” di“Urban MovementDesign”, progettovincitore di “YAPMAXXI” edizione2012 MAXXI, Roma (Foto di C. Fiorenza) > Particolaredell’installazione“DecidiCD” di R.Gatti e E. vonNormann, “Follied’Autore” edizione2012 del “Festival delVerde e delPaesaggio”-Auditorium Parcodella Musica, Roma(Foto di L. Sartor) > “Il percorso deiProfumi e degli odorie Terra-Cielo”installazione per“Flora Cult” 2012,promosso da AIAPPLazio con lapartecipazione diVivaio Rasconi,Officinelibetta ePiscine biodesignSa.me.dar. (Fotowww.officinelibetta.it)

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PAESAGGIO

del giardino temporaneo e contemporaneo che allasua ventunesima edizione ha saputo imporsi ancorauna volta come l’immancabile rendez-vous du paysa-ge, fino al Festival internazionale de Jardins de Métis inCanada, e al corrispettivo portoghese dei giardini diPonte de Lima, si apre un dibattito che indaga sul si-gnificato esplicito di tali eventi e sull’obiettivo che effet-tivamente condividono. Non si tratta dunque di semplici mostre tematiche, diistallazioni temporanee ed effimere, bensì di vere e pro-prie occasioni per sensibilizzare attraverso tecniche in-novative e materiali alternativi l’eterogeneo pubblicocittadino ad una cultura del paesaggio e degli spazioutdoor. Poiché il giardino e lo spazio pubblico evolvono con iltempo in un processo dinamico, queste manifestazionisi fanno promotrici di reinterpretare, attraverso proget-tazioni nuove, le tendenze più contemporanee, inclu-dendo nell’obiettivo tematiche attuali come la sosteni-bilità ambientale, il recupero e riciclo delle materie el’infinita varietà di aggregazione minerale e vegetale. Nasce e sviluppa in questo modo l’idea del paesaggiocondiviso e, allo stesso tempo, di condividere il pae-saggio, dalle sue tendenze stilistiche come scambio diidee, materie e soluzioni, fino a quelle tecnologiche diproduttività, sostenibilità e recupero, per arrivare al-l’idea comune che la progettazione di un piccolo spa-

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> Particolare dellapergola in

polipropilene di L. Nichetto, per la

scala di accesso al“Festival del Verde e

del Paesaggio”-Auditorium Parco

della Musica, Roma (Foto di L. Sarto)

> “Spiral Vegetal”,Patrick Blanc, 2009

Installazionepermanente nei

giardini del Castellodi Chaumont sur

Loire, Francia

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zio privato contribuisce all’evoluzione di un mosaico ur-bano che spesso erroneamente nell’immaginario col-lettivo appare immutabile.La “stagione fiorita” del 2012 si è aperta nei giardinidella Landriana a Tor San Lorenzo (Ardea) con la XVIIedizione di “Primavera alla Landriana” una mostra-mercato, quest’anno particolarmente “interattiva” gra-zie alla partecipazione di molti esperti che nel fervidoclima di scambio e confronto della fiera, hanno regala-to consigli e utili suggerimenti per la cura delle piante eper la progettazione di terrazzi e giardini. Nella meravigliosa cornice del Parco di Veio a Roma, i“Casali del Pino” hanno ospitato la III edizione di “FloraCult”, manifestazione nata per contribuire a riportare lanatura al centro della cultura e che attraverso un pro-cesso di partecipazione condivisa tra esperti del mon-do culturale e scientifico, si propone come laboratoriodi idee e stimolo per la diffusione e lo sviluppo della cul-tura green. All’interno dell’evento merita attenzione “In-contriamo il paesaggio” un nuovo modo di sperimenta-re e concepire il paesaggio anche attraverso processidi progettazione di co-design, promosso da AIAPP La-zio. Due i temi affrontati in questa edizione, “Paesaggisenza acqua” e “Paesaggi con acqua” il cui risultato èstato il progetto condiviso “Il percorso dei Profumi e de-gli odori e Terra-Cielo”.

Immancabile appuntamento, dall’aria piuttosto roman-tica, è stato come sempre quello di Castel Giuliano aBracciano, dove per la diciassettesima volta gli splen-didi giardini del palazzo dei Patrizi, hanno accolto la“Festa delle rose” che trasforma il castello in un prezio-so scrigno archeologico e botanico, in una selezionefloreale molto accurata. La stagione si è chiusa tra i giardini pensili dell’Audito-rium Parco della musica a Roma con il “Festival del Ver-de e del Paesaggio”. L’evento, unico in Italia nel suogenere, esplora i diversi ambiti e linguaggi del paesag-gio contemporaneo in un’ottica di valorizzazione este-tica e di miglioramento della qualità della vita del con-testo urbano. In una passeggiata di oltre un chilometro, il “Festival delVerde e del Paesaggio” ha accolto le sperimentazionidi “Follie d’autore”, gli allestimenti di “Giardini in Balco-ne”, sezione per laureandi e neo-laureati in Architettu-ra, Architettura del Paesaggio e Design, “Nuovi Pae-saggi”, la sezione dedicata a Paesaggisti ed Architettie la mostra-mercato “Giardininterrazza”, un ensembledi più di cento espositori per regalare ai visitatori una

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> Dettagli dalletavole di progettodi “Dalla forestaal giardino” diAiappLab, “Follied’Autore”edizione 2012del “Festival delVerde e delPaesaggio”-Auditorium Parcodella Musica,Roma

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PAESAGGIO

gente, progetti un’istallazione capace di dimostrare al-la città nuovi sistemi alternativi di aggregazione, tra“ombra, acqua e spazi per il relax”. E’ il giovane teamitalo – americano “Urban Movement Design” ad aggiu-dicarsi il primo premio con l’istallazione “UNIRE/UNI-TE” che nuovamente ha arricchito la piazza del Museodi Zaha Hadid, con un lungo sistema scultoreo di se-dute in legno e pensiline vegetate. Il progetto, attraver-so un attento studio ergonomico che permette di speri-mentare il proprio corpo, indica un’alternativa ai con-sueti sistemi di arredo urbano, e come nel caso delleistallazioni all’Auditorium, incarna caratteristiche so-stenibili sia a livello fisico, che a livello materico. Eventi come questi e in particolare il Festival dell’Audi-torium, dimostrano la potenzialità di poter diventare oc-casioni di “propaganda” non soltanto di tendenze masoprattutto di “sostanze”, soddisfacendo così la ne-cessità di un festival competitivo come quelli interna-zionali ma dal sapore tutto italiano.E’ in questa cornice che si apre quindi la possibilità pernuove e giovani professionalità e per il pubblico fruito-re, di partecipare, in una crescente percezione condi-visa del paesaggio, immaginato e vissuto, al consoli-darsi dell’idea che un giardino temporaneo possa di-ventare opportunità di “freschezza” per luoghi pubblicie privati della città.

copiosa esperienza sensoriale tra colori, profumi e infi-nite specie e varietà di piante. Le sette “Follie d’autore”, installazioni realizzate da ar-chitetti e paesaggisti attivi sulla scena nazionale ed in-ternazionale, reinterpretano lo spazio della mostra af-frontando i temi più attuali della progettazione del pae-saggio, in maniera innovativa e “folle” allo stesso tem-po, dando spazio a ingredienti inevitabili, come le ener-gie rinnovabili, il riciclo dei materiali di scarto, la versati-lità e malleabilità dello spazio comune, la ricerca diun’elevata biodiversità e l’equilibrio estetico tra natura eartificio. Tra i progetti in concorso quest’anno, il vincito-re, “Giallo #57” del gruppo Attoprimo, stupisce con unadistesa di ombrellini gialli, che, in un netto contrasto dicolore e di scala con la copertura dell’Auditorium, pro-babilmente dimostra, ancora una volta, quanto la cultu-ra romana sia pronta a recepire spazi collettivi contem-poranei diversi per carattere da quelli tradizionali.A tale proposito, è stato proprio il MAXXI di Roma a fa-re da apripista alla contemporaneità urbana, con il pro-gramma annuale di promozione e sostegno della gio-vane architettura “YAP MAXXI”, nato dalla partnershipcon MoMA/MoMa PS1 di New York, e da quest’annocon l’associazione “Constructo” di Santiago del Cile.Giunto alla sua seconda edizione romana, prevede cheogni anno uno studio di architettura e paesaggio emer-

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La ricerca articolata in due fasi – una relativa al tema dell’inserimento paesaggistico di nuovimanufatti e architetture negli ambiti territoriali di Siena e Grosseto e l’altra sugli irrisoltirapporti tra strumenti di piano e paesaggio – ha come tema di fondo la gestione delletrasformazioni paesaggistiche e, quindi, l’equilibrata necessaria attenzione alle istanze diconservazione e sviluppo, sovente divergenti ma non necessariamente incompatibili.

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PAESAGGIO a cura di LUCIO CARBONARA e MONICA SGANDURRA

Amministrare il paesaggio: unaricerca tra MiBAC e Università

LORENZO CARBONARA

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Pagina a fianco,dall’alto:> Le crete senesi (foto B. Bruchi)> Il paesaggiodell’eolico in Puglia(archivio L. Vallerini,2008)

In questa pagina, da sinistra:> Città e paesaggi: il centro storico diSorano (GR) (foto T. Matteini, 2012)> Il profilo di Sienadalle crete (foto C. Falchi,Soprintendenza BAPdi Siena)

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PAESAGGIO

Argomento, pertanto, pienamente attuale ma a rischio:si pensi soltanto ai campi fotovoltaici ed a quelli di paleeoliche, che rappresentano una nuova e dura sfida peril paesaggio italiano, dopo quella delle grandi infrastrut-ture negli scorsi anni Sessanta e Settanta o della suc-cessiva espansione, perlopiù incontrollata, di case e se-conde case nelle periferie urbane e sull’intero territorio.Una sfida che molti, anche nel miglior associazionismoprivato, vorrebbero rimuovere, perseguendo il mito ir-raggiungibile del congelamento e del ripristino, tanto inarchitettura che nel paesaggio, d’uno stato di perfezio-ne compromesso, da un secolo a questa parte, dallaviolenta irruzione della modernità. Sogno ben compren-sibile ma irrealistico, perché basato sull’ipotesi erroneadi separare (si pensi alle sole pratiche agricole o aimeccanismi demografici) la ‘sovrastruttura’ culturale efigurativa dalla ‘struttura’ economica e sociale che sog-giace alla definizione del paesaggio in quanto tale:espressione visiva del territorio (o, meglio, di come il ter-ritorio è percepito) ma anche del grado di civiltà di chi lovive, lo gestisce e costantemente lo inventa e lo ricrea.Non si chiama in causa la conservazione ma la gestionedelle trasformazioni, gli strumenti per garantire la quali-tà, non riferendosi solo alla tutela di quella esistente maanche alla produzione di nuova qualità. Gestione cheimplica, tanto più in questo specifico ambito dei beniculturali, un impegno collettivo, interdisciplinare, eserci-tato ad ogni livello amministrativo e sociale (da quellocentrale a quello locale e del singolo cittadino). Impegnoprofessionale certamente, ma anche economico e am-ministrativo, di comprensione storica e di ricerca, politi-co soprattutto, nei termini d’una reale e limpida assun-zione di responsabilità, da mantenere – come richiede lamateria stessa – nel tempo, al di là della durata d’una le-gislatura o, peggio, d’una effimera campagna elettorale.La medesima raccomandazione vale ugualmente nei

Questo articolo vuole presentare i risultati diuna innovativa ricerca stipulata fra il Ministeroper i Beni e le Attività Culturali (MiBAC) - So-printendenza per i Beni Architettonici e il Pae-

saggio di Siena e Grosseto e il Dipartimento di Urbani-stica e Pianificazione del Territorio dell’Università degliStudi di Firenze con la collaborazione del Centro di Ri-cerca e Documentazione Internazionale per il Paesag-gio del Politecnico di Milano, condotta da L. Vallerinicon la collaborazione di G. Bulian, E. Carpani.Articolata in due fasi – una relativa al tema dell’inseri-mento paesaggistico di nuovi manufatti e architetturenegli ambiti territoriali di Siena e Grosseto e l’altra sugliirrisolti rapporti tra strumenti di piano e paesaggio – hacome tema di fondo la gestione delle trasformazionipaesaggistiche e, quindi, l’equilibrata necessaria atten-zione alle istanze di conservazione e sviluppo, soventedivergenti ma non necessariamente incompatibili.Si tratta dunque d’una ricerca ampia e organica, mira-ta sul tema che il MiBAC considera, giustamente, co-me l’asse portante dell’intero sistema dei beni culturaliitaliani e della stessa pianificazione e progettazione ur-banistica, anche per la valenza fondamentale del ruolodelle soprintendenze nel quadro della co-pianificazio-ne paesaggistica.Essa affronta il tema del Progetto come strumento perdisegnare la qualità, attraverso lo studio delle ‘buonepratiche’ fra urbanistica, architettura e paesaggio, del-l’architettura contemporanea in relazione al paesag-gio, dell’inserimento d’impianti eolici e insediamentiproduttivi, dei rapporti tra paesaggio e agricoltura, deipaesaggi urbani, per arrivare a definire indirizzi di me-todo e criteri progettuali, con proposte metodologiche,criteri per l’inserimento paesaggistico, schede d’indi-rizzo progettuale e arriva a definire, in ultimo, ‘dieciprincipi’ per la qualità dei paesaggi.

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Integrazione traedifici rurali e

struttura delpaesaggio agrario:

Tenuta diCastelfalfi, Comune

di Montaione (FI)(foto L. Vallerini,

2008)

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confronti dell’amministrazione di tutela: èfacile vedere quanti guasti derivino da uncomportamento incerto, oscillante e, certevolte, contraddittorio di alcuni uffici; vede-re problemi e questioni trascinarsi, con lepiù varie motivazioni, per dieci-quindicianni, con esasperazione dei cittadini inte-ressati ma anche di comuni e province, sìda favorire sempre i soliti furbi e chi aggirala legge, praticando un ricorrente (e spes-so sanato) abusivismo. Ma è anche possi-bile vedere certi comuni fare carta strac-cia, con discutibili Accordi di programma, di PRG seri evalidi. Si pensi ai rischi che corrono, a Roma, l’area ar-cheologica dell’antica via Flaminia a nord della città e,nei prossimi anni, l’intera zona circostante fino al Gran-de Raccordo Anulare, per la ventilata cementificazione– per fortuna ormai superata – del parco fluviale del Te-vere in vista delle Olimpiadi del 2020, com’è già in par-te avvenuto in occasione del Grande Giubileo del 2000(che ha compromesso, tra l’altro, il più bell’ingressostradale a Roma da nord, disegnato negli scorsi anniSessanta modulando sapientemente un lungo filare dipini) o dei Mondiali di Calcio del 1990, quando si sonoalterati, in un sol colpo, il profilo dello Stadio Olimpico elo studiato rapporto del Foro Italico col verde delle re-trostanti pendici di Monte Mario.Il paesaggio, come l’aria e l’acqua, è di tutti e da tuttiandrebbe salvaguardato e curato: una risorsa non infi-nita che accumula danni anche a causa di piccoli inter-venti non controllati. La sua tutela viene spesso eserci-

tata troppo tardivamente (a motivo d’unalegislazione impropria) e come “sempliceallegato” di scelte già precostituite, per-ciò difese dagli interessati, pubblici o pri-vati, ad ogni costo. Tutto ciò, riservandoalle soprintendenze e al MiBAC il ruoloodioso d’ostacolo e blocco d’iniziative so-vente nocive ma già urbanisticamente ap-provate e finanziariamente sostenute. Daqui la necessità di ricomporre il dannososcollamento tra urbanistica e paesaggio,risalente agli scorsi anni Settanta.

Poiché parte dei risultati della ricerca sono stati ogget-to di pubblicazione nel volume Piano Progetto Pae-saggio. Gestire le trasformazioni paesaggistiche. Temie strumenti per la qualità, a cura di Lorenzo Vallerini, diseguito viene riportata una sintesi di alcuni interessan-ti contributi pubblicati. Il coordinatore della ricerca Val-lerini afferma che nel nostro ordinamento urbanistico ilpaesaggio come progetto, non sembra essere ancoracontemplato come intervento propositivo, in positivo;esiste solo in quanto vincolo: come limite alle trasfor-mazioni o come congelamento dello status quo.L’obiettivo, invece, è di progettare con la natura supe-rando l’alternativa fra immobilismo e trasformazione in-consapevole, come anche gli opposti estremismi del sìe del no; ciò per approdare all’invenzione di un pae-saggio migliore di quello esistente tramite una diversametodologia per decidere, sottolineando, dunque, ilruolo propositivo delle soprintendenze, da attuarsi an-che tramite l’offerta di criteri e metodologie corretti.

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> Pianificazioneintegrata ecomplessiva(elaborazione L. Vallerini, 2010)

> Metodologia di“Analisipaesaggistica eproposte progettualidi inserimento dellavariante alla StradaStatale 222Chiantigiana”(Università degliStudi di Firenze,Master inPaesaggistica, a.a.2005-2006.ConvenzioneMaster/Comune diBagno a Ripoli,2006)

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PAESAGGIO

Carpani afferma l’importanza, al fine di creare una nuo-va forma mentis, dell’educazione, già nelle aule scola-stiche e universitarie, alla bellezza paesaggistica e allacoscienza del rischio costituito da interventi pesanti egrossolani.L. Scazzosi ricorda l’apporto innovativo della Conven-zione europea del Paesaggio del 2000, sia sotto il profi-lo concettuale sia sotto quello delle politiche da seguiree la necessità di unitarietà della politica per il paesaggiocontro il rischio della sua frammentazione in una serie (oanche semplice sommatoria) di politiche settoriali. Ri-corda come le modalità di lettura del paesaggio non sia-no omogenee in Italia e come ciò rappresenti un difetto,proprio perché il paesaggio è, per sua natura, transfron-taliero e infine che la progettazione paesaggistica nonsignifica mitigazione e/o compensazione, bensì ricercadi una soluzione appropriata, caso per caso, esatta-mente come avviene nel restauro architettonico.Piero Aebischer svolge una riflessione, molto concretae alla luce proprio delle novità introdotte dalla Conven-zione europea del Paesaggio, sui nuovi compiti attri-

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> La place de laBourse con

l’effetto d’acqua (asinistra) e con

l’effetto brouillard

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buiti, in sede centrale e regionale, dal Codice dei BeniCulturali e del Paesaggio (piani paesaggistici regiona-li, co-pianificazione, recupero dei vecchi piani, incer-tezze interpretative): un lavoro impegnativo che tutta-via sembra sviluppare positive novità ed un lento maprogressivo cambio di mentalità delle amministrazionilocali, purché si lasci al MiBAC il ruolo di significativoreferente e interlocutore.Il tema del legame fra paesaggio, urbanistica e qualitàdi vita, della necessaria collaborazione fra amministra-zioni, – trattato da G. Staro, S. Viviani e lo stesso Valleri-ni – nasce dal richiamo all’insufficienza dei piani urba-nistici, ormai non più in grado di incidere per il loro in-teresse più quantitativo che qualitativo, e della neces-sità, invece, di sviluppare una più matura e sensibilecultura del progetto.La rassegna di alcuni casi di studio da parte di C. Gan-dolfi relativi alla provincia di Grosseto ed ai comuni diGrosseto, S. Gimignano, S. Quirico d’Orcia, e delle co-siddette Città dal Tufo, come Sorano e Pitigliano, sotto-linea la necessità di costruire una metodologia per in-nalzare, attraverso interventi di architettura, la qualitàdel paesaggio e per offrire concreto sostegno, in termi-ni di pianificazione strutturale, ai comuni a bassa den-sità insediativa, per accrescerne la competitività raffor-zandone l’immagine, promuovendo le risorse locali el’offerta di servizi, a fini di sviluppo economico e di man-tenimento della popolazione sul territorio.Le relazioni, piuttosto labili e spesso divergenti, frastrumenti di piano e strumenti di programmazione agri-cola sono oggetto di riflessione di P. Branduini L’im-pressione che se ne trae è che i vari incentivi all’agri-coltura riescano a stimolare, forse, le culture biologicheo il mantenimento di certe biodiversità, ma non ancoraad agire decisamente sul paesaggio (da cui rischi diabbandono delle zone acclivi e meno produttive, diconcentrazione e specializzazione delle culture ecc.). Il tema del progetto e del disegno della qualità, portaVallerini a ragionare sull’argomento delle buone pratichearchitettura/paesaggio del rapporto architettura/pae-

saggio e del valore intrinsecamente architettonico diquest’ultimo. La bontà complessiva dei risultati, comun-que, non deriva tanto dalla sola qualità architettonica, odalle scelte urbanistiche rispettose del contesto o dallastruttura urbana consolidata e neanche da progetti dipaesaggio di nuova concezione, quanto piuttosto dallacombinazione di tutti questi fattori in sinergia fra loro e,spesso, riferiti alle aspettative degli abitanti. Non basta,infatti, il semplice inserimento nel contesto ma serve il per-seguimento di paesaggi contemporanei.L’impegno delle soprintendenze per innalzare la qualitàdella progettazione (in genere molto scadente sotto ilprofilo paesaggistico) e superare l’errata convinzioneche il dialogo con la soprintendenza sia solo uno dei tan-ti passaggi burocratici inevitabili ed esclusivamente for-mali è oggetto di riflessione da parte di Giovanni Bulian.Egli illustra le molte iniziative trasversali intraprese perdiffondere una nuova sensibilità e cultura architettoni-ca e paesaggistica, interessando amministrazioni, isti-tuzioni culturali ecc., con particolare attenzione ai gio-vani (anche tramite appositi concorsi di architettura) fi-no al progetto di un ‘Centro internazionale di documen-tazione sulla difesa del paesaggio’ da collocarsi nellaVilla Brandi a Vignano.L. Zampieri tratta dell’apparente conflitto tra paesaggioe ambiente, tra tutela ed energie rinnovabili che, per lamaggior parte, deriva da un insufficiente approccioprogettuale, alle volte solo duramente ingegneristicoed economicistico.Sono presentati casi di progettazione integrata e diqualità (“paesaggi” del vento), fondati sulla ottimizza-zione delle condizioni anemometriche, sul massimoutilizzo della viabilità esistente, sul rispetto degli anda-menti orografici, delle strutture vegetali, delle presenzefaunistiche, dell’occupazione attenta e limitata dei suo-li, sulle verifiche di visibilità da centri abitati, percorsi,strade, sul controllo dei livelli di emissione acustica.Da tutto ciò può nascere un buon progetto energeticoambientale, purché esso si collochi in un buon piano(regionale e non locale né, come spesso avviene, di-

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Sequenza difotomontaggio perlo studiodel’inserimentopaesaggisticodella terza corsiadella A1 a Firenzein localitàMelarancio (le fasidi realizzazione)

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PAESAGGIO

cerca che ha il pregio d’infondere un sano ottimismo,oggi quanto mai necessario, circa le possibilità di af-frontare positivamente il tema del paesaggio: della suaconservazione, certamente, ma anche del suo restau-ro e, in certi casi, della sua moderna costruzione, rifiu-tando ogni logica di ‘congelamento’ ed esprimendo fi-ducia nel piano e nel progetto, visti entrambi comeespressioni di un’architettura colta e sensibile, consa-pevole, storicamente e criticamente fondata, ma ancheintelligentemente creativa.Alcune realizzazioni, come la Cantina di Colle Massariin Toscana o la Cantina Mannicor, in Alto Adige, dimo-strano, a fronte di tanti esempi negativi, che si può farebene, accompagnare o addirittura migliorare la qualitàpaesaggistica di un territorio.Anche in campo urbanistico come dimostra, per esem-pio, la perfetta conservazione della città di Pitigliano,con la sua magnifica rupe, la buona conservazione èpossibile quando non manchino attenzione e cultura.Attenzione che la regione Toscana e le sue soprinten-denze garantiscono con determinazione e che, adesempio, sembra improvvisamente dissolversi pas-sando dalla Toscana al Lazio: da Pitigliano ad Acqua-pendente, la distanza geografica non è molta ma quel-la culturale sì. I medesimi paesaggi transfrontalieri dicui s’è detto sono tutelati in modo diverso o, in certi ca-si, non sono tutelati affatto. E ciò non dipende certo dallavoro delle soprintendenze di Stato, svolto semprecon generosità e impegno, secondo criteri di giudizio,per così dire, ‘nazionali’, ma proprio da Regioni e Co-muni, diversamente sensibili e diversamente governa-ti: non è questione di colore politico ma di cultura politi-ca e amministrativa.Non rimane che auspicarsi di potere ammirare di qui aqualche anno, anche in regioni meno sensibili della To-scana, realizzazioni capaci di valere d’esempio e d’in-nescare processi di emulazione virtuosa. �

scusso esclusivamente fra ditte e privati proprietari),con tutti i dovuti controlli paesaggistici.Così come i temi dei rapporti tra paesaggio, architettu-ra contemporanea e insediamenti produttivi, infrastrut-ture portuali e spazi aperti nei centri storici sono studia-ti da S. Bianconcini, R. Kačič, M.Lidén, P. Zermani, e T.Matteini che esaminano numerosi esempi di buonerealizzazioni architettoniche, anche semplicemente in-dustriali o produttive, in ambiti paesaggisticamentequalificati: sistemazioni che sovente hanno dimostratodi saper migliorare e non compromettere il paesaggiocircostante, agricolo o urbano che fosse, come adesempio hanno mirabilmente saputo fare Michel Desvi-gne e Michel Courajoud nell’esperienza di riprogetta-zione del paesaggio urbano di Bordeaux con l’interes-sante soluzione, storicamente allusiva e funzionalmen-te attuale, della piazza ‘inondabile’ della Borsa. Esem-pio di grande civiltà amministrativa, attuato per volontàdel sindaco Alain Juppé.P. Branduini affronta il tema del rapporto tra paesaggioe agricoltura e della manutenzione del paesaggioagrario anche attraverso l’innovazione in architetturacon i casi di aziende agricole a sud di Milano che han-no saputo aggiornarsi tecnologicamente (e adeguarsieconomicamente, svolgendo varie ed in parte nuovefunzioni) rispettando la consistenza materiale antica(residenze, stalle, fienili, campi, marcite, ecc.). Vallerini nel redigere le proposte metodologiche e indi-rizzi per la pianificazione e la programmazione delleazioni di piano e di progetto del paesaggio insiste sul-l’idea del paesaggio come entità trasversale, che inte-ressa tutto il territorio, anche i paesaggi di vita quoti-diana i paesaggi degradati, non solo quelli ecceziona-li o di eccellenza, e che comporta un atteggiamento ditutela fondato più su orientamenti e stimoli, anche pre-miali, che su vincoli e divieti. Si tratta, in sostanza, di un’approfondita e innovativa ri-

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se culturale come tappa imprescindibile del generaleprogetto di valorizzazione e restauro dei siti. A partiredal 2004, con la pubblicazione del testo di Renata Pi-cone, Conservazione e accessibilità. Il superamentodelle barriere architettoniche negli edifici e nei siti stori-ci (Arte Tipografica, Napoli 2004), la ricerca nel 2008 siè ulteriormente ampliata con la pubblicazione delle Li-nee Guida per il superamento delle barriere architetto-niche nei luoghi di interesse culturale, approvate dalMinistero per i Beni e le Attività Culturali con D.M. 28marzo 2008, giunte in poco più di un anno alla secondaedizione, alla cui redazione hanno partecipato alcunicomponenti del gruppo di ricerca tra cui Andrea Panee Maria Agostiano. Ancora sullo stesso tema si è svoltanel settembre 2010 la giornata di studio dal titolo Muo-

La giornata di studio Archeologia accessibile:strategie per la fruizione ampliata dei siti di inte-resse culturale, che si è svolta a Napoli, pressola facoltà di Architettura, il 25 giugno 2012, si è

tenuta per iniziativa di un gruppo di ricerca dell’Univer-sità di Napoli “Federico II”, coordinato dalla professo-ressa Renata Picone, docente di restauro architettoni-co nell’ateneo federiciano, che si è posto come obietti-vo quello di individuare linee metodologiche di inter-vento per il miglioramento dell’accessibilità e della va-lorizzazione dei siti archeologici.La giornata nasce nel contesto scientifico del Diparti-mento di Storia dell’Architettura e Restauro della facol-tà di Architettura di Napoli che, da anni, guarda alle te-matiche relative all’accessibilità negli edifici di interes-

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Archeologia accessibile:strategie per la fruizione deisiti di interesse culturaleGiornata di studio a Napoli come tappa di medio termine della ricerca in atto perl’individuazione di linee metodologiche di intervento per il miglioramentodell’accessibilità e della valorizzazione dei siti archeologici. L’obiettivo dell’incontro èstato duplice: si è voluto da un lato presentare al pubblico e agli addetti ai lavori gliesiti delle ricerche svolte nei primi dieci mesi di studio e, dall’altro, acquisire una piùcompleta coscienza delle metodologie attuate nelle contemporanee esperienze difruizione ampliata maturate nei siti italiani ed europei.

LUIGI VERONESE

a cura di GIOVANNI CARBONARA e ALESSANDRO PERGOLI CAMPANELLIRESTAURO

Sopra:> Un’immagine

di Pompei (foto Giovanni

Fabbrocino)

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versi nell’immobile. Il superamento delle barriere archi-tettoniche negli edifici e nei siti storici, tra didattica e tu-tela, mentre dal settembre 2011 è in corso la ricercaPompei accessibile. Linee guida per una fruizione am-pliata del sito archeologico, maturata nell’ambito delProgramma F.A.R.O. (Finanziamenti per l’Avvio di Ri-cerche Originali). Quest’ultimo progetto, finanziato dalPolo per le Scienze e le Tecnologie dell’Università “Fe-derico II” di Napoli e coordinato da Renata Picone, sipropone di esaminare il problema dell’accessibilità delsito pompeiano nell’ambito più generale di una fruizio-ne ampliata. Ciò vuol dire che il tema del miglioramen-to dell’accessibilità nelle aree archeologiche viene in-teso dal gruppo di ricerca nel senso del più ampio ade-guamento, non solo all’istanza del superamento dellebarriere architettoniche e percettive, ma anche a quel-la più generale della valorizzazione del sito attraversouna fruizione consapevole e informata e con il migliora-mento dei servizi per la sicurezza e per il comfort. La giornata di studio del 25 giugno 2012 ha costituitouna tappa di medio termine nello svolgimento della ri-cerca, che vedrà la conclusione nel marzo del 2013.L’obiettivo dell’incontro è stato duplice: si è voluto da unlato presentare al pubblico e agli addetti ai lavori gli esi-ti delle ricerche svolte nei primi dieci mesi di studio e,dall’altro, acquisire una più completa coscienza dellemetodologie attuate nelle contemporanee esperienzedi fruizione ampliata maturate nei siti italiani ed europei.Con tali premesse il tema dell’accessibilità dei siti ar-cheologici è stato affrontato durante il convegno conspecifici esempi, che hanno costituito una fondamen-tale base per lo sviluppo degli studi.Dopo i saluti delle autorità istituzionali del Ministero peri Beni e le Attività Culturali e dell’Università di Napoli“Federico II”, rappresentate rispettivamente dal So-printendente ai beni architettonici e ambientali di Na-poli Stefano Gizzi e dal Preside della facoltà di Architet-tura Claudio Claudi de Saint Mihiel, la giornata è stataintrodotta dal professor Giovanni Carbonara che haaperto i lavori con un’ampia riflessione sullo stato del-l’arte, prendendo in considerazione l’approccio al te-ma della fruizione in relazione agli sviluppi teoretici delrestauro contemporaneo dal dopoguerra ad oggi. Nella prima sessione, coordinata dalla professoressaStella Casiello, si sono susseguiti gli interventi di archi-tetti e funzionari del Ministero per i Beni e le Attività Cul-turali che hanno affrontato dal punto di vista della spe-

rimentazione operativa il tema dell’accessibilità dellearee archeologiche. L’architetto Maria Grazia Filetici, funzionario della So-printendenza Speciale per i beni Archeologici di Romae progettista dell’intervento per il superamento dellebarriere architettoniche nell’area dei Fori Imperiali e delPalatino, ha posto l’attenzione sull’uso dei materialicompatibili nel progetto di fruizione e sull’importanzadella reversibilità dell’intervento. Partendo dalla consi-derazione che l’accessibilità di un sito deve essereraggiunta senza tradire la vocazione del sito stesso enel rispetto dei suoi valori, l’architetto ha illustrato il te-ma di uno dei principali accessi all’area dei Fori dove,attraverso l’introduzione di un ascensore, si è potutoconcepire un completo percorso fruibile che coglie edesalta i valori sensoriali e panoramici dell’intera area. L’intervento dell’architetto Piero Meogrossi, già diretto-re del sito archeologico del Colosseo ha interessato ilprogetto di fruizione dell’anfiteatro romano, da lui stes-so curato. In continuità con i contributi precedenti, il professoreLuigi Franciosini, dell’Università “Roma Tre”, ha espo-sto il progetto di accessibilità all’area dei Mercati Traia-nei realizzato in collaborazione, anche con un grandeesperto in materia come Fabrizio Vescovo nel 2002.L’intervento, riconosciuto come interessante esempionel contesto dell’accessibilità ai monumenti, ha contri-buito alla valorizzazione generale del sito stesso, esal-tandone i percorsi, le possibilità interpretative, i puntipanoramici e gli spazi da adibire ad esposizione.Di grande interesse inoltre sono stati i contributi al con-vegno provenienti da esperienze sviluppate al di fuoridel territorio italiano. Maria Leus, docente dell’Artesis University College diAntwerp in Belgio, ha proposto un approccio al proble-ma legato più strettamente alla percezione ed alla com-prensione dell’area archeologica. Obiettivo del proget-

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IL TEMA DELL’ACCESSIBILITÀ DEI SITIARCHEOLOGICI È STATO AFFRONTATO DURANTEIL CONVEGNO CON SPECIFICI ESEMPI, CHEHANNO COSTITUITO UNA FONDAMENTALE BASEPER LO SVILUPPO DEGLI STUDI.

> Pompei. Ilrilievo di un trattodi via Mercurio (a cura diA.Aveta, B.G. Marino,R.Amore,C.Aveta,M.Salvatori,G.P.Vitelli)

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LE DIVERSE ESPERIENZE HANNO EVIDENZIATO COME L’ADEGUAMENTO ALLA FRUIZIONE AMPLIATA NONDEBBA ESSERE CONDOTTO A SCAPITO DELLA CONSERVAZIONE DEL PATRIMONIO ARCHEOLOGICO.

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to di fruizione deve essere, secondo lo studioso belga,quello di creare un “flusso” che conduca il visitatore adimmedesimarsi nella storia e nelle tradizioni del sito,per poterne ricavare un’esperienza sensoriale che loporti a riconoscere, in prima persona, nei resti archeo-logici i segni della civiltà scomparsa. Un tipo di approccio assai simile è stato suggerito dal-l’architetto Fernando Vegas dell’Universidad Politécni-ca de Valencia il quale ha proposto il ricorso ad unafruizione virtuale laddove i siti non siano più raggiungi-bili o addirittura presentino resti non sufficienti ad im-maginare la completa morfologia dell’edificio a cui es-si appartenevano. Le diverse esperienze, nel complesso, hanno eviden-ziato come il progetto di adeguamento alle istanze dellafruizione ampliata non debba essere condotto a scapitodella conservazione del patrimonio archeologico, cheresta comunque l’obiettivo prioritario. Per tale irriprodu-cibile patrimonio, infatti, il raggiungimento dell’accessi-bilità e della valorizzazione del sito non può avvenire aqualsiasi costo, ma solo rispettando la preesistenza e te-nendo alta la qualità progettuale degli adeguamenti.La seconda parte della giornata è stata dedicata allapresentazione dei primi risultati conseguiti dal gruppodi ricerca1. La composizione del gruppo e la selezionedelle competenze individuate sono strettamente con-nesse al tema di ricerca proposto, che si caratterizza,peraltro, per un’ampia interdisciplinarità. La nutritacomponente di restauro architettonico è stata affianca-ta da altri significativi apporti quali la storia dell’archi-tettura, che aiuta a leggere la struttura urbana e archi-tettonica della città antica e a motivare le scelte e i cri-teri per l’intervento; la progettazione architettonica e ur-bana e il design, per quanto attiene allo studio degli in-serimenti contemporanei per l’adeguamento; l’inge-gneria dei materiali e strutturale, per affrontare in viasperimentale lo studio del comportamento delle strut-ture antiche e garantire la sicurezza strutturale e lacompatibilità materica delle nuove soluzioni proposte. Renata Picone ha aperto la sessione pomeridiana del-la giornata illustrando la metodologia utilizzata dalgruppo per lo studio dell’area. Come vuole la prassi, lesoluzioni progettuali proposte per l’adeguamento delsito di Pompei dovranno necessariamente scaturire daun’approfondita conoscenza dello stato attuale e dellesue criticità. Questo obiettivo è stato perseguito in pri-

ma istanza tenendo conto di un approccio a scala ur-bana, necessario per affrontare lo studio del sito, con-siderandolo nel suo essere città e sistema urbano, pri-ma ancora che sommatoria di insulae e spazi pubblicie privati. Con queste premesse ha assunto importanzaprimaria il sistema delle antiche porte e degli attuali in-gressi al sito archeologico, che si pongono allo stessotempo come margine della città e biglietto da visita perchi accede dall’esterno. All’interno, poi, del sito, le soluzioni che la ricerca si pro-pone di individuare mirano non solo a facilitare il rag-giungimento delle varie zone della città antica da partedi un’utenza ampliata, ma anche a favorire l’abitare i luo-ghi in modo consapevole continuando a percepire ilmessaggio del tempo che essi ci rimandano. A questoscopo la città antica è stata suddivisa in tre aree affida-te alla cura di altrettanti sottogruppi con l’obiettivo di ri-cercare per ognuna di esse i percorsi e i nodi critici daanalizzare ad una scala architettonica di dettaglio. Que-sto tipo di approccio ha permesso la redazione di unabaco delle criticità materiche e morfologiche riscon-trate all’interno del rilievo particolareggiato delle areeda cui dovranno poi scaturire le indicazioni che porte-ranno alla progettazione delle soluzioni da adottare. Andrea Pane, docente di restauro, e Maria Agostiano,funzionario della Direzione Generale per il Paesaggio,le Belle Arti, l’Architettura e l’Arte Contemporanee delMibac, hanno poi illustrato i contenuti delle Linee Gui-da per il superamento delle barriere architettoniche neiluoghi di interesse culturale, alla cui redazione hanno inprima persona contribuito. Le Linee guida, approvatedal Ministero per i Beni e le Attività Culturali con D.M. 28marzo 2008, chiariscono definitivamente che l’obiettivodell’accessibilità rappresenta uno degli aspetti primaridegli interventi di valorizzazione dei luoghi di interesseculturale e ne costituisce un riferimento culturale e nor-mativo ormai imprescindibile.Un completo excursus sulla storia degli scavi di Pom-pei è stato illustrato da Benedetto Gravagnuolo, do-cente di Storia dell’Architettura. Dalle prime sporadi-che “incursioni” dei viaggiatori del Grand Tour, la cono-scenza del sito campano si è sempre più ampliata, dipari passo con il progressivo disvelamento e la messain luce del completo perimetro della città. Il sistematicoscavo di epoca fascista ha portato per la prima volta al-la fruizione a pagamento del sito che, dopo il bombar-

> Scorcio dellamostra (Tavole acura di Giovanna

Ceniccola,Francesco

Delizia, GianluigiDe Martino,

Stefania Pollone,Valentina Russo)

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1 Polo delle Scienze e delle Tecnologie. Programma Faro 2012 (Finanziamento per l’avvio di Ricerche Originali). Titolo del Progetto: Pom-pei Accessibile. Linee Guida per una Fruizione Ampliata del Sito Archeologico. Strutture presso cui si svolge la ricerca: Dipartimento diStoria dell’Architettura e Restauro (DIPSAR); Dipartimento di Ingegneria dei materiali e della produzione (DIMP); Dipartimento di Con-servazione dei Beni Architettonici e Ambientali; Dipartimento di Progettazione Urbana e di Urbanistica; Dipartimento di Ingegneria Strut-turale. Gruppo di ricerca composto da: Aldo Aveta, Benedetto Gravagnuolo, Leonardo Di Mauro, Renata Picone, Pasquale Miano, Pao-lo Giardiello, Rosa Anna Genovese, Carmine Colella, Domenico Caputo, Valentina Russo, Bianca Gioia Marino, Andrea Pane, GiovanniMenna, Gioconda Cafiero, Gianluigi De Martino, Francesca Ferretti, Tullio Monetta, Maria Agostiano, Barbara Liguori, Paolo Aprea, GianPiero Lignola, Vincenzo Giamundo, Alberto Zinno, Arianna Spinosa, Marida Salvatori, Claudia Aveta, Raffaele Amore, Francesco Delizia,Giovanna Ceniccola, Gianpaolo Vitelli, Maria Falcone, Francesca Avitabile, Daniela Piscopo, Maria Cerreta, Luigi Veronese, Serena Bo-rea, Viviana Saitto, Stefania Pollone.2 Le aree tematiche oggetto della mostra e gli autori delle relative tavole sono rispettivamente:l’area di Porta Vesuvio, gruppo di ricerca: Francesca Avitabile, Pasquale Miano; l’area di Porta Nocera, gruppo di ricerca: Giovanna Ce-niccola, Francesco Delizia, Gianluigi De Martino, Stefania Pollone, Valentina Russo; l’area della via di Mercurio, gruppo di ricerca: Raf-faele Amore, Aldo Aveta, Claudia Aveta, Bianca Gioia Marino, Marida Salvatori, Giampaolo Vitelli; l’area di Porta Marina con Antiquariume area dei Fori, gruppo di ricerca: Serena Borea, Maria Falcone, Paolo Giardiello, Andrea Pane, Renata Picone, Viviana Saitto, AriannaSpinosa, Luigi Veronese; Problemi di compatibilità materica tra la preesistenza e i nuovi dispositivi, gruppo di ricerca: Paolo Aprea, Do-menico Caputo, Carmine Colella, Barbara Liguori, Tullio Monetta, Daniele Piscopo; La sicurezza nel sito archeologico di Pompei, grup-po di ricerca Vincenzo Giamundo, Gian Piero Lignola, Alberto Zinno; Pompei: la domanda ignorata: Francesca Ferretti.

LA GIORNATA DI STUDIO HA DIMOSTRATO COME LE AREE NON ACCESSIBILI E QUINDI NON FRUITE DELSITO SIANO QUELLE DOVE INEVITABILMENTE SI CONCENTRANO IL DEGRADO E L’ABBANDONO.

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stinguibilità delle aggiunte, tenendo comunque sem-pre alta la qualità progettuale degli esiti. Aldo Aveta, Direttore della Scuola di Specializzazionein Beni Architettonici e del Paesaggio, ha infine docu-mentato la struttura del lavoro svolto dai singoli gruppie i risultati esposti nella mostra allestita nella BibliotecaCentrale della facoltà di Architettura nella quale i com-ponenti della ricerca hanno esposto rilievi, grafici eanalisi delle aree, delle murature e dei flussi turistici,così da offrire al pubblico una visione completa sullostato della ricerca e uno spunto di riflessione sulle solu-zioni da adottare2.Coniugare le istanze della conservazione di un sito ar-cheologico con quelle dell’accessibilità ampliata, dun-que, si presenta come un compito difficile e delicato.D’altro canto la giornata di studio ha anche dimostratocome le aree non accessibili e quindi non fruite del sitosiano quelle dove inevitabilmente si concentrano il de-grado e l’abbandono.La ricerca intende, dunque, perseguire soluzioni atten-tamente studiate e calate nella specificità del sito, nelrispetto di tutte le istanze della moderna prassi del re-stauro e della conservazione dei ru-deri archeologici; soluzioni che inqualche modo possano ritenersi ge-nerali ed esportabili sotto forma di Li-nee Guida e di Buone Pratiche appli-cabili nei siti archeologici nazionali edinternazionali. �

damento della Seconda Guerra Mondiale si è trovatointeressato da nuovi massicci interventi di restauro, vol-ti anche ad una fruizione sempre più vasta, che nonsempre hanno considerato le istanze della conserva-zione. La storia dei restauri condotti a Pompei special-mente nell’ultimo secolo ha, infatti, dimostrato che l’ac-costamento di materiali incompatibili o non sufficiente-mente sperimentati alla “prova del tempo” ha costituitouna delle principali fonti di degrado dei resti archeolo-gici, o, addirittura, dei crolli, verificatisi recentemente,d’intere parti di antiche domus. L’importanza del sistema delle porte antiche della cittàin relazione alla Pompei moderna, in particolare, è sta-ta affrontata nell’intervento di Pasquale Miano, profes-sore di progettazione architettonica, che ha messo inevidenza le potenzialità, ancora del tutto inespresse, dialcune torri della murazione antica, utilizzabili comepunti panoramici sugli scavi, come connessioni tra lacittà nuova e la città antica ma soprattutto, in alcuni ca-si, come punti strategici legati alle infrastrutture dellaPompei moderna che possono costituire possibili alter-native all’attuale sistema degli ingressi.Le prime indicazioni progettuali per un corretto sistemadi fruizione sono state oggetto dell’intervento di PaoloGiardiello, professore di design, che ha individuato nel-le nuove e sempre crescenti possibilità del vetro strut-turale una possibile via per un progetto di restauro checoniughi le istanze del contemporaneo dibattito sul re-stauro quali il minimo intervento, la reversibilità e la di-

> Scorcio dellamostra (tavole acura di SerenaBorea, MariaFalcone, PaoloGiardiello, AndreaPane, RenataPicone, VivianaSaitto, AriannaSpinosa, LuigiVeronese)

Il gruppo di ricerca(foto GiovanniFabbrocino)

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Progetto MED In. FLOW.ENCE Un’occasione per la Regione Lazio di integrare la pianificazione paesaggistica con la pianificazione urbanistica di scala sovracomunale.

GIACOMO COZZOLINO - GIOVANNI PINESCHI

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URBANISTICA a cura di CLAUDIA MATTOGNO

Cooperazione territoriale e governance multilivello La cooperazione territoriale transnazionale è un attivitàpromossa dall’Unione Europea mirata a creare legamie opportunità di dialogo tecnico e istituzionale tra entiterritoriali, comunità scientifiche, istituzioni pubblicheappartenenti alle regioni dell’Unione Europea.In particolare, la cooperazione territoriale si differenziadai programmi europei a gestione diretta, (7° Program-ma Quadro, Life, Cultura 2000), poiché è strutturata inspazi di cooperazione, che costituiscono delle ma-croaree geografiche (spazi) all’interno delle quali, isoggetti ricadenti all’interno delle regioni eleggibilipossono sviluppare progetti di cooperazione, costi-tuendo un partenariato e sviluppando un programmadi lavoro comune su tematiche e problemi mirati.Il territorio della Regione Lazio è inserito nello spazio delmediterraneo e può presentare progetti all’interno delprogramma MED, cooperando con i territori europeidell’area mediterranea del Portogallo, Spagna, Francia,Grecia, con Malta e Cipro e in seconda istanza, con leregioni nordafricane del Magreb e il vicino oriente.Giunto nel suo quarto periodo di programmazione, ilprogramma MED (prima veniva chiamato INTERREG)ha visto la partecipazione di numerosi soggetti pubbli-ci i quali hanno l’opportunità di condividere le espe-rienze con altre istituzioni omologhe e di ampliare lapropria prospettiva e migliorare i margini di operativitàgrazie al confronto con le altre regioni su temi e sugliapprocci disciplinari.Per la Direzione regionale Territorio e Urbanistica, la

partecipazione a questo tipo di programmi costituisceun’importante valore aggiunto poiché si affianca all’at-tività istituzionale ordinaria, consentendo di integrare illavoro svolto attraverso attività tendenti a superare laseparazione tra competenze e la rigida stratificazionegerarchica che caratterizza il quadro della pianificazio-ne e della programmazione in Italia e nel Lazio.La logica delle competenze e la pianificazione com-prensiva e gerarchizzata, d’altronde è stata da tempoidentificata dall’Unione Europea come collo di bottiglianella competitività dei territori. Il quadro legislativo inol-tre, nonostante le recenti innovazioni relative alla co-pianificazione, è ancora carente di strumenti che pro-muovano una reale attuazione della cosiddetta gover-nance multilivello. È per questo motivo che la Direzione da alcuni anni conla partecipazione a questi programmi sperimenta lineedi ricerca tendenti a sviluppare strumenti informali di pia-nificazione propedeutici alla formulazione e all’evoluzio-ne disciplinare di piani e programmi “ordinari”.In questo caso la Direzione Territorio e Urbanistica, cheha redatto e adottato recentemente il Piano PaesisticoTerritoriale Regionale (PTPR), si sta muovendo versouna fase di verifica del quadro di tutela delineato dalPiano in una prospettiva di pianificazione territoriale re-gionale, di cui il PTPR rappresenta il quadro delle inva-rianti ambientali e paesaggistiche.Il Progetto In.FLOW.ENCE in questo contesto, rappre-senta dunque un opportunità di sperimentazione per laRegione, soprattutto perché prefigura un percorso didialogo di tipo bottom up.

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Dall’alto:> I principi dellagovernancemultilivello prefiguratinello Schema diSviluppo dello SpazioEuropeo (ESDP) > Il paesaggio dellaValle del Tevere e ledinamiche ditrasformazione inatto

Progetto MED In.FLOW.ENCE Regione Lazio, Direzione Territorio, partner di progetto - Arch. Demetrio Carini, Direttore, responsabile di pro-getto - Arch. Giuliana De Vito, supervisione tecnica e scientifica - Arch. Paolo Benedetto Nocchi, Arch. Bruno Piccolo, coordinamento tecnico -Arch.Giuseppe Franco, Pietro Pannone, attuazione tecnica - Raffaele Perrone - attuazione procedurale Bic Lazio, attuazione tecnica e procedu-rale - Ilaria Corsi, responsabile gestionale - Dott. Andrea Belloni, segreteria tecnica - Giovanni Pineschi, consulente per gli aspetti di pianificazio-ne La Sapienza Università di Roma, consulenza scientifica - Pierpaolo Balbo di Vinadio, responsabile scientifico - Giacomo Cozzolino, referentetecnico per la ricerca contatti: Paolo Benedetto Nocchi – [email protected]; Bruno Piccolo –[email protected]

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URBANISTICA

luppare all’interno del progetto, di impegnarsi nella rea-lizzazione di un processo di valutazione integrata dellepianificazioni definite ai diversi livelli istituzionali (Regio-ne, Province, Comuni) nell’ambito integrato di interven-to della Valle del Tevere comprendente 35 Comuni.Partendo dalla rappresentazione delle criticità e op-portunità caratterizzanti l’area di studio si sta svilup-pando un processo partecipativo (quali incontri di stu-dio e momenti di confronto con i rappresentanti istitu-zionali del territorio coinvolto) nel quale verranno con-

Il progetto In. FLOW.ENCELa Regione Lazio - Direzione regionale Territorio e Ur-banistica, partecipa in qualità di partner al progetto“In.FLOW.ENCE – Innovation FLows, European Net-work for the City Economy”. Collaborano con la Regio-ne per l’attuazione del progetto Bic Lazio per la parte dicoordinamento tecnico e procedurale e la SapienzaUniversità di Roma, Dipartimento DATA per la partetecnica e disciplinare.Il progetto mira a favorire la corretta gestione del terri-torio e dei relativi flussi attraverso l’armonizzazione del-le prospettive di sviluppo economico e delle potenzia-lità di valorizzazione territoriale con l’adozione di prin-cipi di sostenibilità.Il progetto è coordinato dall’ANCI Lazio e vede la par-tecipazione di vari soggetti, come l’unione dei Comunidella Comunità valenciana (Spagna, L’institute de laMediterranée di Marsiglia (Francia), l’Agenzia di svi-luppo regionale di Kastelli (Creta), l’istituto di Pianifica-zione Urbanistica di Lubiana (Slovenia), la FondazioneTemi Zammitt (Malta) e altri partner. Tra i vari moduli del progetto vi è il progetto pilota PP1denominato “Piani integrati nell’area di influenza” cheprevede l’elaborazione di piani strategici mirati e inte-grati finalizzati a sviluppare la competitività e ottimizza-re le risorse endogene, di cui la Regione Lazio è la co-ordinatrice. Tutti i partner del progetto svilupperannoun piano strategico nella propria area studio, confron-tando la metodologia, i risultati e le strategie per au-mentare la competitività del proprio territorio. La Regione Lazio ha scelto, quale azione pilota da svi-

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> Il grado diruralità e

policentrismo deiComuni nell’area

di studio

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URBANISTICA

frontate le previsioni urbanistiche comunali e le dinami-che in atto nei territori interessati con le previsioni di in-dirizzo del Piano Territoriale Paesistico Regionale nel-l’ottica dell’implementazione del quadro conoscitivo diriferimento per la corretta definizione degli strumenti dipianificazione di competenza regionale. Questa sperimentazione, in accordo con le linee di in-dirizzo del Progetto In.FLOW.ENCE, è finalizzata allamessa a punto di una procedura partecipativa indi-spensabile per la pianificazione di strategie di valoriz-zazione e di crescita rispondenti alle esigenze compe-titive dei territori, in accordo con la naturale vocazionee la necessità di tutela dei territori medesimi dal puntodi vista ambientale e paesaggistico.

La sperimentazioneIl contesto di riferimentoIl territorio della Valle del Tevere, individuato come areadi studio, è caratterizzato principalmente da ambientinaturali, con praterie e boschi di latifoglie, soprattuttosui versanti collinari; nella fascia valliva resa fertile dalFiume Tevere si trovano invece seminativi e, nelle zonealtimetricamente più alte, frutteti.Insediamenti produttivi artigianali e industriali sono dif-

fusi su tutto il territorio, e nell’area a diretto contatto conRoma, ricadono anche all’interno della fascia a ridossodel Tevere.Insediamenti residenziali nucleari, di valore storico epaesaggistico, caratterizzano perlopiù la parte setten-trionale dell’area di studio, a differenza del territoriomeridionale, dove è presente l’espansione degli inse-diamenti raggiungendo, a volte, la conurbazione.Su tutto il territorio sono diffusi insediamenti produttiviartigianali e industriali e, nell’area a diretto contatto conRoma, ricadono anche all’interno della fascia a ridossodel corso d’acqua principale.Un sistema articolato di aree protette e di siti della ReteNatura 2000, arricchiscono l’area di studio; fra i più im-portanti i Parchi Naturali Regionali Veio, Valle dell’ Anie-ne, Marcigliana, Monte Soratte, la Riserva Naturale Te-vere Farfa, il SIC Monte Cimino.Il territorio è caratterizzato prevalentemente da pae-saggi afferenti al sistema naturale ed al sistema agra-rio. In particolare, la Valle del Tevere è classificata dalPTPR come Paesaggio Naturale Agrario. Le estesearee agricole collinari sono classificate, in genere, co-me Paesaggio Agrario di rilevante valore negli ambiti ri-dosso della Valle del Tevere e come Paesaggio Agrario

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> Il confronto trapianificazionecomunale e PTPR,e l’individuazionedelle criticità

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URBANISTICA

Il metodo prevede una mappatura ed una sovrapposi-zione degli strumenti di previsione regionale (Quadrodi Riferimento Territoriale regionale, PTPR) provinciale(Piani Territoriali Provinciali) e comunali (Piani Regola-tori Generali) finalizzato alla composizione di un mosai-co in cui vengono messe in evidenza le aree di sovrap-posizione e gli elementi di criticità derivanti da prospet-tive di assetto e trasformazioni in conflitto. La sperimentazione tiene in considerazione anche laprocedura di osservazioni e controdeduzioni avvenutain fase di adozione del PTPR, rilevando le istanze deiComuni e delineando a posteriori un quadro di trasfor-mazione proveniente dalle singole pianificazioni locali.Questa ricomposizione costituisce un importante riferi-mento per misurare le dinamiche di trasformazione lo-cali e il loro livello di sostenibilità.A questa mappatura viene associata una analisi dina-mica dei flussi (presente nell’acronimo del progetto)non solo del trasporto passeggeri e merci, aspetto im-portante dati i flussi pendolari e la presenza delle rile-vanti infrastrutture sul territorio, ma anche dei servizi lo-cali e delle dinamiche economiche che si sviluppanosu territorio e ne determinano una modificazione in ter-mini morfologici e di significato.

di valore negli ambiti situati a quote più elevate. Un ul-teriore elemento di valore sono i centri e nuclei storici,localizzati sulle pendici delle aree collinari.

La metodologiaL’analisi strategica in fase di applicazione nel PP1 è fi-nalizzata a sistematizzare le conoscenze sui caratteriterritoriali, paesaggistici ed ambientali della Valle delTevere ed a comprenderne le principali dinamiche so-cio-economiche e territoriali.L’analisi ha riguardato, oltre alle componenti ambienta-li in senso stretto (copertura del suolo, litologia, pae-saggio, acque superficiali, etc), il rapporto tra sistemadi tutela del paesaggio e indirizzi di valorizzazione so-cio-economica e sviluppo infrastrutturale. In tal sensola lettura dei territori e lo studio degli strumenti di piani-ficazione e tutela del paesaggio (in particolare, il PTPR)e di pianificazione locale (in particolare, il mosaico de-gli strumenti regolatori comunali) è stato elemento qua-lificante la ricerca.L’obiettivo principale è quindi l’individuazione di sistemied ambiti caratterizzati da conflitti fra gli indirizzi di svi-luppo socio-economico, derivanti dagli strumenti di pia-nificazione comunale, e vincoli di tutela derivanti dal PTP.

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> Gli “ambiti diinfluenza”

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URBANISTICA

Un ultimo importante strumento utilizzato nella fase dimappatura è quello del rapporto diretto con i Comuni,favorito dalla presenza dell’ANCI Lazio come capofila,che comporta l’uso di questionari e riunioni ad hoc coni rappresentanti istituzionali dei Comuni e delle asso-ciazioni di Comuni presenti sul territorio. Scopo di questa rilevazione diretta delle problematichee delle istanze locali è la composizione di un quadrostrategico in cui vengono rappresentati i flussi, la sud-divisione in ambiti di influenza e le dinamiche di trasfor-mazione in atto.Il quadro strategico servirà a sua volta a formulare unoo più scenari di assetto futuro che dovrebbero costitui-re la “base di dialogo” per pervenire ad un modello diassetto più o meno condiviso in grado di “alimentare” lacostruzione del nuovo Piano di Coordinamento Territo-riale Regionale.

Verso la costruzione di Piani territoriali realizzati attraverso un processo partecipativo a monteAppare evidente dunque come in questo caso la coo-perazione si riveli una risorsa aggiuntiva per sperimen-tare procedure e strumenti non formalizzati a livello legi-slativo ma che comunque costituiscono un tentativo diverificare l’efficienza di percorsi partecipativi, diversidalle ormai consolidate procedure di consultazione avalle della decisone strategica, proprie di un approcciogerarchico e deduttivo della pianificazione. Questo me-todo si inquadra comunque in un percorso già segnatodall’Unione Europea relativo alla Valutazione Ambienta-le Strategica, adottato già da tutte le Regioni italianeche prevede una partecipazione collegiale dei diversisoggetti istituzionali nella formulazione delle scelte prin-cipali per l’assetto e la trasformazione del territorio. �

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Dalla sua inaugurazione, la Greenway èstata protagonista di una serie di eventi dirilievo per la città e di una Planning Initiative,avviata nel 2008, che ha chiamato a raccoltaamministratori, progettisti urbani e opinionepubblica. Ma qualcosa non ha funzionato ela stessa sistemazione di questo immenso“Ground Zero” appare generica, così comerisulta sporadica la sua frequentazione:spazio “di risulta” forse proprio per ledimensioni “fuori scala” anche nel confrontocon altri luoghi ricavati e pedonalizzati nelcorpo vivo della città negli ultimi decenni.

1. BostonDowntown. Dalledemolizioni deglianni Cinquanta allenuove identità diquartiere2. Dalla CentralArtery (in alto) allaGreenway (inbasso): veduteverso il CharlesRiver

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URBANISTICA

Downtown Boston, il cuore della penisola su cui èsorta la città, ha conosciuto dagli anni Cinquan-ta dello scorso secolo ingenti operazioni di rin-novo con la sostituzione quasi completa dei tes-

suti edilizi del North End e del West End e la creazionedella Central Artery, sopraelevata adiacente al quartieredegli affari realizzata come prolungamento urbano dellaInterstate Highway 931. Anche il tessuto sociale ne haprofondamente risentito, con la deportazione di oltre10.000 residenti nelle periferie più o meno lontane e il ve-nir meno delle consuetudini dello stare insieme2.Sulla scorta di un movimento di opinione attivo sin daglianni Sessanta, la Central Artery è stata completamentesmantellata e sostituita da un imponente e costosissimosistema viario sotterraneo, il “Big Dig”, entrato in eserci-zio nel 2004 dopo circa venti anni di lavori.

Rinnovo urbano a Boston:la Rose FitzgeraldKennedy Greenway ANNA LAURA PALAZZO

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3. Il Master PlanBoston 2000,

ambizioso progettodi rinnovo urbano

dell’area occupatadalla Central

Artery, si colloca incontinuità con una

tradizione dimodellamento dei

terreni, che fa capoal dragaggio del

Charles River e allivellamento dellecolline di Boston

nel corsodell’Ottocento e

Novecento4. “Sguardo

dall’alto” e“sguardo

attraverso”.Visioning per laRose Fitzgerald

KennedyGreenway e uno

stralcio del plasticodi Downtown

5. Stato di fatto (inalto a sinistra) e

scenari. Loscenario 1 prevedeuna superficie utilelorda di 2.230.000

mq. (incrementodel 9%), lo

scenario 2 prevedeuna superficie utilelorda di 2.322.500

mq. (incrementodel 13%). Il

dettaglio delle dueimmagini a destra

si riferisce agliscenari per i lotti

antistanti ilGovernment

Center

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5

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URBANISTICA

Boston 2000 (1991) ha coniugato l’esigenza di una fi-sionomia comune per l’intero sviluppo della Greenwaycon l’impegno a un trattamento specifico delle sue im-morsature nei distretti storici di Boston – North End,Market District and Government Center, Town Cove,Wharf District, Financial District, Dewey Square, China-town and Leather District -, veri e propri “spicchi” urba-ni con identità ben definite. La decisione di istituire la Greenway e un suo congruointorno come un “Overlay District”6 (il Greenway Di-strict), con previsioni urbanistiche e indici volumetricida definire ex-novo, segnala peraltro la forte valenzaimmobiliarista dell’operazione, predisposta per inca-merare i cosiddetti “diritti d’aria” che i developers sonochiamati a versare al Massachusetts Department ofTransportation, proprietario dei lotti fabbricabili7. Que-sta ulteriore fase del processo di piano verrà gestita at-traverso bandi di evidenza pubblica.Il lavoro istruttorio, organizzato con diversi momenti diascolto della cittadinanza, è confluito nel Greenway Di-strict Planning Study, adottato dal BRA Board nel luglio

Sugli 11 ettari di superficie liberata si estende il Bosto-n’s Ribbon of Contemporary Parks intitolato a Rose Fitz-gerald Kennedy, un nastro di un miglio destinato per il75% a spazi aperti e attrezzature pubbliche, e per il re-stante 25% a nuova edificazione per usi misti tra cuicommercio e residenza. Dalla sua inaugurazione, la Rose Fitzgerald KennedyGreenway è stata protagonista di una serie di eventi dirilievo per la città e di una Planning Initiative, avviata nel2008 e tuttora in corso, che ha chiamato a raccolta am-ministratori, progettisti urbani e opinione pubblica in unprocesso di community planning, secondo una proce-dura consolidata.La Boston Redevelopment Authority (BRA) è l’agenziapubblica incaricata della pianificazione e dello sviluppoeconomico della città e delle istruttorie per la revisionedel Boston Zoning Code in relazione a iniziative di am-pio respiro (Planned Development Areas) come anchea specifici programmi immobiliari di iniziativa pubblicao privata, anche sulla base di richieste depositate dasingoli cittadini, associazioni o “developers” (istitutodella petizione)3. Le varianti urbanistiche, le cui delibe-re di adozione sono emanate dalla Zoning Commission,autorità distinta dalla BRA4, sono improntate a principidi protezione e miglioramento dello spazio pubblico, dimitigazione degli impatti dei progetti sull’ambiente cir-costante e sulle risorse della città, di promozione dellasalute pubblica, della sicurezza, della comodità e delbenessere, di efficienza dell’amministrazione.Questo planning by doing si richiama da un lato a un ap-proccio incrementalista, con i suoi portati di flessibilità ereversibilità delle scelte, dall’altro a una sorta di prag-matico “principio di operatività”, retaggi entrambi dellafondamentale lezione di Kevin Lynch, planner e docen-te presso il MIT, che istituì forma e processo come de-terminanti della modificazione urbana con pari dignità. La lezione americana ci consegna inoltre un istitutosconosciuto in Europa, quello degli “usi condizionali”,che consente di introdurre deroghe e regimi di flessibi-lità nello Zoning Code che diano prova di essere van-taggiosi per la cittadinanza5.La Planning Initiative varata sulla base del Master Plan

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CRONOLOGIA - 1959 realizzazione della sopraelevata a sei corsie nota come “The Central Artery”. Oltre ad avere un impatto ambientaledevastante, si rivela insufficiente a supportare il crescente traffico cittadino. 1969 prima proposta del “Big Dig”, complesso sistema di viabilitàlungo oltre 12 chilometri, di cui circa la metà in sotterraneo, su iniziativa dell’Assessore ai trasporti della città di Boston, Fred Salvucci. 1987 avvio dei lavori del Big Dig, noto anche come “Central Artery/Tunnel Project”, sistema viario sotterraneo di 8-10 corsie in grado di sostenereagevolmente un traffico quotidiano di 245.000 vetture, rispetto alle 6 corsie ed alle 75.000 automobili della Central Artery. 1991 adozione delMaster Plan Boston 2000. Il piano stabiliva i principi generali per lo sviluppo dei diritti d’aria tra Causeway Street e Kneeland Street sui 27 acrirecuperati dallo smantellamento della sopraelevata. 2005 inaugurazione della Rose Fitzgerald Kennedy Greenway. L’impegno al mantenimento inesercizio della sopraelevata e della rete viaria urbana durante i lavori di realizzazione ha imposto innovative soluzioni di scavo in ambiente stagno,lo spostamento di decine di chilometri di infrastrutture sotterranee che garantivano il funzionamento della rete fognaria, elettrica e telefonica, ilrifornimento di acqua potabile e di gas per uso domestico, la realizzazione di tratti di tunnel sotto sezioni della metropolitana e la messa a punto diun adeguato sistema di ventilazione. L’intervento, conclusosi con un costo cinque volte superiore a quello preventivato, ha dato luogo a numerosepolemiche. 2010 adozione delle Guidelines per il Greenway District Planning Study, atto preliminare all’entrata in vigore del nuovo Zoning.

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6. Veduta delFinancial Districtcon i parterre deiNorth End Parks7. Immaginariprogettuali

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Una specifica attenzione è dedicata ai “tempi urbani”,nella analisi dei flussi attesi nelle varie ore del giorno enell’arco della settimana; l’impegno a perennizzare lapresenza umana, che contribuisce potentemente al“senso del luogo” fa pertanto da sfondo alle iniziativeconnesse ad usi temporanei per attività ricreative e orti-cole, integrate da attività economiche complementari ri-chiamate lungo i bordi dei parchi e degli ampi parterre.Esercizi di vendita al dettaglio, ristoranti, bar, mercati,centri culturali e civici, uffici, residenze, alberghi e altri ser-vizi, avranno il compito di estendere il bacino di utenzadell’area, lambendo il “cuore” pulsante della città anticae i suoi tradizionali luoghi di ritrovo: Quincy Market, HayMarket, Faneuil Hall.Un pilastro fondamentale della strategia di rinnovo ur-bano riguarda uno studio in profondità delle caratteri-stiche del livello di calpestio, per favorire interventi stra-tegici sui piani terreni incentivando l’apertura dei “fron-ti inattivi” dei complessi preesistenti direttamente sullaGreenway. La dominante Economics si interroga sull’effetto volanoinnescato dall’investimento pubblico, bilanciando alcontempo le pressioni insediative fortemente concen-trate sul Financial District con altre aree di crescita e op-portunità di sviluppo nella città nel suo complesso.Gli approfondimenti alla scala di sub-distretto portatiavanti contestualmente sono volti a implementare lo“sguardo dall’alto” con riferimenti puntuali relativi alla con-

del 2010. Le annesse Guidelines costituiscono uno stepintermedio nell’ambito degli adempimenti previsti ai sen-si della procedura di revisione dello Zoning Code per l’in-tero distretto. Esse forniscono indicazioni per la valoriz-zazione delle visuali terra-mare e delle percorrenze tra-sversali da recuperare, per la disposizione delle nuovevolumetrie e la definizione degli skyline associati a duescenari alternativi, a maggiore e minore densità edilizia.Gli scenari di sviluppo sono stati sondati utilizzandoquattro dispositivi analitici – Urban Design and Form,Environmental Conditions, Program and Use, Econo-mics – intesi come altrettante “dominanti di impatto”. La dominante Urban Design and Form, assistita da unplastico in scala di 1:650 conservato presso la BRA , hail compito di verificare le quinte urbane associate agliscenari di riferimento, segnando con esse i limiti delnuovo “public realm” senza interferire con i corridoi vi-sivi preesistenti.La dominante Environmental Conditions è chiamata asondare, secondo una prassi consolidata nella realtà del-le grandi città americane, gli effetti dei venti e delle ombreportate dai nuovi edifici nei riguardi delle condizioni mi-croclimatiche a terra nelle varie stagioni dell’anno.La dominante Program and Use approfondisce in pri-mo luogo i possibili statuti degli open spaces, la cuimanutenzione è affidata a una istituzione non profit – laRose F. Kennedy Greenway Conservancy –, in funzionedi una città “vitale”, “vibrante”, “animata”, “vissuta”.

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1 Si fa riferimento al programma lanciato nelsecondo dopoguerra dal presidente Eisen-hower per la realizzazione del National Hi-ghway System, che stanziava 40 Miliardi didollari per 160.000 miglia di nuove autostra-de sul territorio federale.2 Nel West End, tacciato di “slum”, oltre il 60%dei nuclei familiari sfollati era costituito daafro-americani o ispanici, mentre nel NorthEnd tendeva a prevalere la componente ita-liana e irlandese. Cfr. Herbert Gans, The Ur-ban Villagers, 1962.3 Il sistema della pianificazione urbana fa ca-po a un piano generale del 1965, progressi-vamente aggiornato in relazione alla riformu-lazione degli orientamenti generali, comel’impegno a reindirizzare lo sviluppo sulla “in-ner city” rispetto alle aree periferiche.

4 Il procedimento è regolato dall’art. 80 delBoston Zoning Code, messo a punto nel 1996per agevolare la partecipazione dei cittadinialle attività di pianificazione urbana. Chiun-que può presentare una petizione per sotto-porre a modifica le mappe o il testo del Code.La BRA, dopo una inchiesta pubblica, può farrichiesta alla Zoning Commission, compostada 11 esperti nominati dal Sindaco, di adotta-re tali modifiche. L’avviso di audizione è pub-blicato sul Boston Herald e su altri giornali lo-cali, almeno 20 giorni prima dell’udienza.5 Un “permesso di uso condizionale” consen-te a una città o contea di autorizzare usi spe-ciali essenziali o auspicabili per una partico-lare comunità, ma non contemplati dallo zo-ning, attraverso un processo di consultazio-ne pubblica. Un’ulteriore finalità connessa al-

l’applicazione del permesso di uso condizio-nale è di consentire a un comune il controllodi determinati usi del suolo che potrebberoavere effetti negativi sulla comunità.6 Lo zoning di un overlay district comporta deirequisiti aggiuntivi rispetto alla zonizzazionepreesistente.7 L’istituto dei diritti d’aria consente al proprie-tario di un’area di ricavare introiti dalla con-cessione in affitto a lungo termine per la rea-lizzazione sopra il suo sedime di uno svilup-po immobiliare.8 Sin dal 2000, il valore delle proprietà nelGreenway District è cresciuto ad un ritmo su-periore a quello dei quartieri adiacenti, e pro-babilmente continuerà a lungo termine acausa dei nuovi spazi aperti e dei collega-menti per Boston Harbor.

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8. Il guazzabugliourbano: la Old

State House(1713), il più

antico edificiopubblico di

Boston, dominatoda due

generazioni digrattacieli

9. Hanover Streetalla intersezione

con la Greenway ein un tratto

“antico”, con ilmonumento

a Paul Revere

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URBANISTICA

sistenza dei lotti vuoti o sottoutilizzati suscettibili di essereraggruppati e assemblati in un unico progetto edilizio. Gli esiti degli studi di impatto restringono la forbice di va-riabilità nei parametri dimensionali associati ai due sce-nari (altezze consentite, prestazioni volumetriche, arre-tramenti delle sagome), facendo emergere specificiobiettivi programmatici relativi alle prestazioni morfolo-giche, funzionali e relazionali dei nuovi complessi edilizi. Nell’interpretare le moderne istanze di socialità all’ariaaperta, la Greenway non può sottrarsi al confronto conil Boston Emerald Necklace, straordinario anello di par-chi territoriali progettati da Frederick Law Olmsted nelsecondo Ottocento che costituiscono tuttora la metaprincipale per lo svago dei Bostoniani. Ma qualcosanon ha funzionato: laddove le componenti volumetri-che e funzionali dell’iniziativa attendono il vaglio di unadefinitiva trascrizione entro lo Zoning Code a livello disingolo lotto edificabile, è la stessa sistemazione diquesto immenso “Ground Zero” ad apparire generica,così come risulta sporadica la sua frequentazione:spazio “di risulta”, a dispetto di, o forse proprio per, ledimensioni imponenti, “fuori scala” anche nel confron-to con altri luoghi ricavati e pedonalizzati nel corpo vivodella città negli ultimi decenni.Recentemente, sono stati intrapresi interventi su alcunispazi aperti per accentuarne il valore narrativo con fi-sionomie a carattere locale: presso Dewey Square hasede un popolare Farmers’ Market in un’area piantu-mata dalla Massachusetts Horticultural Society; il

Wharf District dispone di una passeggiata attrezzatacon fontane, aree verdi e un ampio spiazzo destinato apiazza civica, noto come “Great Room”, utilizzato per iraduni; alcuni spazi di risulta sono trattati a “giardino”,come il piccolo parco intitolato all’Armenian Heritagefortemente connotato come espressione di una memo-ria collettiva.Dal canto loro, densificazioni e stratificazioni ediliziecontribuiranno forse a quella vitalità e complessità tan-to ricercate dalla retorica della esperienza urbana negliStates. L’immaginario progettuale si affida a una idea di città edi decoro urbano “neoclassico”, con qualche richiamodi ispirazione haussmaniana, ma le soluzioni specifi-che sui singoli lotti, tenute soltanto al rispetto di pre-scrizioni puntuali, si allineeranno verosimilmente su diun disinibito eclettismo tipico di esperienze non sem-pre felici di dissonanza tra generazioni edilizie e scaledimensionali distinte. Non vi è del resto alcun cenno al patrimonio distrutto ne-gli anni Cinquanta, alcun tentativo, nemmeno attraversol’escamotage di un “segno a terra”, di riportare alla lucesul sedime indistinto della Greenway tracce e memoriedei tessuti rasi al suolo, o le porzioni andate perdute deitracciati barbaramente “spezzati” dalla realizzazionedella Central Artery, come Hanover Street, direttrice fon-damentale della Boston ottocentesca. In questo ci auguriamo che la lezione dell’incrementa-lismo abbia qualcosa da riservarci in futuro. �

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è composta, la Downtown densa e compatta di gratta-cieli, l’Esplanade verde lungo il Charles River, i ponti, lecasette in mattoni rossi di Beacon Hill, le prime perife-rie di case in legno colorato stile vittoriano, le periferieslabbrate, cosa è Boston? Il bus pieno di neri che par-te da Dudley Square o il classico ragazzo bostonianoche passeggia elegantemente vestito per la Common-wealth Avenue? I bei negozi su Newbury Street o le pic-cole rivendite piene di ogni sorta di merci dei tratti peri-ferici di alcune main streets più esterne? Sembra quasiche, in questo modo, la città voglia disorientare il visita-tore per rendere più preziosa la scoperta di sé.

Boston non è una città che si fa amare nell’imme-diato, bisogna conoscerla per poi sentirne lamancanza. La sensazione iniziale è di spaesa-mento, non è una città storica, non è una città di

grattacieli; sembra avvolgerti, per poi respingerti e richia-marti; sembra che eserciti una strana strategia per irretirti.È come essere partecipi di un gioco in cui non sai doveBoston ha intenzione di condurti e nel corso del qualeti rendi conto che la “confidenza” in questa città deveessere conquistata lentamente, percependo senzafretta, le sue dimensioni, i suoi spazi, i suoi odori.Si avverte un’estrema diversità tra le parti di cui la città

Missing Boston MANUELA RICCI

LEGGERE LA CITTÀATTRAVERSO TESTILETTERARI,FOTOGRAFIE, FILMATI,CON LO SCOPO DI“DISVELARE ASPETTIINCONSUETI,CONTRADDIZIONI EINEDITA BELLEZZA,CAPOVOLGERE ILUOGHI COMUNI, FAREMERGERE ILSIGNIFICATO DELLOSPAZIO FISICO EDEGLI USI”,RIPRODURRE UNAVISIONE, UNASENSAZIONE.

Dall’alto:> Il lungofiumea Boston nelquartiere diBack Bay > Skyline diBoston

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CITTÀ IN CONTROLUCEa cura di CLAUDIA MATTOGNO

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Non è sempre facile rintracciare i nodi e le soluzioni dicontinuità tra le parti (una strada, un edificio, un ponte)e forse proprio una delle caratteristiche che rendonoattraente Boston è questa sorta di fluidità, questa pla-sticità che rende continuo il diverso, forse perché i se-gni orizzontali (il fiume, le fasce verdi, le lunghe ave-nue) sono altrettanto forti di quelli verticali. È la sensa-zione che si avverte bene guardandola dall’alto dellaCity Hall o dalla terrazza del Prudential Center.In realtà sono queste differenze a tenere in piedi l’unita-rietà dell’organismo urbano.

CITTÀ IN CONTROLUCE

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Boston è, infatti, una città che “riassume” e che con-centra; tiene nelle mani un pugno di sabbia che, para-dossalmente non riesce a fluire tra gli spazi delle dita. Èuna città che tiene forte le redini della sua forma e dellasua crescita, legata alla giustapposizione di interventipromossi per lo più da partnership pubblico-privatecon forte partecipazione cittadina, che si armonizzanotra loro in una sorta di grande puzzle urbano.La Downtown, la città dello shopping, le “isole” univer-sitarie, i nuovi quartieri, i vecchi quartieri degli emigraticome North End, che trasudano di storia della città e di

SI AVVERTE UN’ESTREMA DIVERSITÀ TRA LEPARTI DI CUI LA CITTÀ È COMPOSTA, LADOWNTOWN DENSA E COMPATTA DIGRATTACIELI, L’ESPLANADE VERDE LUNGO ILCHARLES RIVER, I PONTI, LE CASETTE INMATTONI ROSSI DI BEACON HILL, LE PRIMEPERIFERIE DI CASE IN LEGNO COLORATOSTILE VITTORIANO, LE PERIFERIE SLABBRATE.

Dal’alto e da sinistra:

> Case vittorianein mattoni rossi nel

quartiere di Back Bay

> Case vittorianein legno nei

quartieri periferici> Skyline di Boston

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chi è arrivato confidando in lei, lasciando alle spalle ipropri paesi. Sono i luoghi di ricostruzione delle vite,quelli in cui si è creduto di potersi ritrovare e di svolgereuna vita migliore. In questo gli “ormai” cittadini voglionocontinuare a credere, senza perdere ricordi e tracce dialtri quartieri, di altri spazi, anzi tentando a volte di tra-scinarne l’immagine e ricostruirne la vitalità altrove.Di che colore è Boston? Difficile dirlo: dal rosso preva-lente della città consolidata e di alcuni edifici universi-tari dove mattoni e pietra si alternano in profonda ar-monia, graduando la grana dei materiali e la sfumaturadel colore, alle trasparenze dei grattacieli, all’azzurrodel fiume al verde dei parchi, al bianco e rosa dei fiori inprimavera, al giallo e rosso delle foglie in autunno, algiallo della luna. L’occhio può sbizzarrirsi ed essere ra-pito in una città in cui la presenza della natura cambiavestito nelle stagioni, approfondendo il senso di miste-ro e della forza intrinseca che esprime, dispensandolentamente la sua capacità di saper accogliere.La differenziazione tra le parti fa sì che le singole identi-tà urbane riescano ad essere più forti e meno disperserispetto al tessuto di riferimento. Questo consente qua-si di familiarizzare con i singoli edifici, o gruppi di essi,riconoscerli (cercandoli con gli occhi) e adottarli comepropri referenti urbani (emblematico in proposito è l’an-tico campanile del Marriot Hotel nella Downtown). È ilmomento in cui si acquisisce confidenza attraverso l’im-magine, che, a questo punto, si rimodella, si amplifica,si distorce in una sorta di sconvolgimento dei sensi edell’equilibrio nel guardare e nel percepire gli spazi. All’occhio che osserva attentamente la città, non sfug-ge la presenza di particolari architetture: gli sfiati deisottopassi, edifici di dimensioni rilevanti che emergonoall’improvviso dal tessuto urbano a mo’ di grossi og-getti espressionisti e che segnano in superficie e in ele-vato lo scorrere dei flussi orizzontali sotto il suolo, flussinascosti che si contrappongono ad altre dimensioniorizzontali che invece si rivelano apertamente, comelo scorrere del fiume. Un segno questo che non scava;l’acqua infatti lambisce i margini quasi che, senza av-vedersene, il corso d’acqua tenda ad allargare la pro-pria superficie giustapponendosi a quella del parcoche si snoda lungo il suo tratto urbano; le piattaformeposte sull’acqua sembrano quasi confermare questa

volontà di unificazione. Gente che passeggia, genteche corre, gente che prende il sole sulle sedie portateda casa, bambini che giocano: presenze che usano glispazi, con tranquillità, con allegria, con sicurezza.È evidente la prevalenza di bianchi, perlomeno nellacittà consolidata; sembrano spensierati, attivi, predi-sposti al sorriso; forse non grava sulle loro spalle il pe-so della storia delle città europee. Come se una sorta diverginità aprisse loro una strada più larga verso il futu-ro, anche se ogni individuo, ogni famiglia ha una storiache viene da lontano, da altri continenti, storia di cuiciascuno non perde occasione di ammantarsi e di rin-tracciare tra le vecchie carte affidandosi anche allacompetenza di “cercatori delle genealogie”, conti-nuando ad abitare e a lavorare, per quanto possibile,nei luoghi dei propri predecessori nel tentativo di nonfar perdere la connotazione originaria a parti di città equartieri. Non è certo l’atmosfera che si respira nei luo-ghi dei latinos, dove spesso le donne di tutte le età sitrascinano con i bambini, mostrando preziosi arrangia-menti di capigliature, dove la tristezza dei volti sembrarendere più profondi gli sguardi. Ma la storia, anche se non troppo antica, si fa sentirenella città, contribuendo ad articolare il gioco delle di-mensioni. Cimiteri-giardino formano piccole enclavetrai grattacieli, vicino al mare, tra le case. Ricordanoquelli di alcuni paesini di montagna italiani, posti vicinoalle chiese. Le lapidi lavate dal tempo spesso sono so-lo a memoria di qualcuno che non è possibile ricorda-

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Da sinistra:> Il campaniledell’Hotel Marriotavvolto nella nebbia> Coopley Square,la John HacockTower riflette lachiesa della Trinità

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L’immagine della città ha sempre esercitato un grandefascino nell’immaginario dando luogo a varie forme dirappresentazione cui gli architetti hanno spesso attintocome fonte inesauribile di suggestioni progettuali edevocative. Leggere la città attraverso testi letterari, foto-grafie, filmati, è sempre stato un esercizio fertile e assaipraticato, anche se a volte si corre il rischio di ripropor-re acritiche interpretazioni e consolanti stereotipi.Scopo della rubrica è quello di disvelare aspetti incon-sueti, di rovesciare luoghi comuni, di far emergere il si-gnificato dello spazio fisico e dei suoi molteplici usi, di

mettere in luce contraddizioni e inedite bellezze checonnotano città e paesaggi contemporanei. Attraverso brevi descrizioni e rapide riflessioni, che nonvogliono presentarsi come stralci da una guida di ar-chitettura, la rubrica si propone di far conoscere in con-troluce luoghi e sensazioni dei tanti tipi di spazio cheabitano la nostra vita, da quelli più domestici vicino ca-sa a quelli di lontane dimensioni metropolitane.

NOTE PER GLI AUTORI - Premesso che la pubblicazione de-gli articoli, come consuetudine, avverrà ad insindaca-bile giudizio del Comitato di redazione della rivista, siforniscono di seguito alcuni dati utili.Testi: il ruolo sostanziale sarà svolto dalle immagini,per questo la lunghezza dei testi sarà contenuta dai3000 ai 5000 caratteri (spazi compresi). Immagini: foto, diapositive, schizzi e disegni, immagi-ni digitali ad alta risoluzione (min. 300 dpi calcolati nel-la dimensione reale dell’immagine), corredate da op-portune didascalie e numerate progressivamente.

Consegna testi e immagini: su CD alla “Redazione rivista AR” – Piazza M. Fanti, 47 – Roma.

Dall’alto:> Le coste del

New England aRockport

> I giardini del MITe sullo sfondo di

grattacieli diBoston

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CITTÀ IN CONTROLUCE

glia di fronte all’insegna di “Atlantic pizza”, anche qui...Una città sapiente, dunque, che si costruisce con unprogetto che è qualcosa di più di una somma di pezzi eche costruisce il proprio futuro dispensando sapere escienza. Ben cinquantaquattro sono le Università, dis-seminate in varie zone della città, che attraggono stu-denti da tutto il mondo, che simbolicamente sembra es-sere ben rappresentato dalla cupola emisferica che sierge sopra la biblioteca della facoltà di ingegneria delMIT, nella quale si studia, ci si riposa e si mangia. Sì per-ché il nutrirsi, in questa città, è un’attività continua du-rante la giornata, e non è disdicevole farlo anche duran-te le lezioni all’università, né in biblioteca. Sembra quasiche il cibo sia legato all’apprendere; i giovani sostanonei caffè mangiando o sorseggiando bevande davantiai propri computer, non si smette mai di studiare, non sismette mai di mangiare! Ma le università sono anche iluoghi delle architetture che guardano il fiume, quelleprevalentemente storiche, come Harvard, quelle dovela storia si unisce al moderno diventando museo al-l’aperto, come il MIT, dove si mostrano superfici, colori,volumi e materiali concepiti per ospitare le attività e le re-sidenze degli studenti in contesti di silenzio e di verde.Nelle strade i vecchi modelli gialli degli scuola bus sifronteggiano a tu per tu con i grossi camion lucidi; mer-ci e bambini, portano il mondo che conta attraverso efuori di una città viva che produce. E in mezzo a tante lin-gue, a un inglese/americano tante volte impossibile dacapire, ti rimane dentro il tono suadente dell’altoparlan-te nella metropolitana: the train is now approaching...Missing Boston! �

re, ma il loro insieme, con o senza nome, dà vita a unastoria, un passato che postula cura e attenzione per laconservazione della memoria, nel disegno dei vialetti,nella scelta appropriata della vegetazione che alternail richiamo alla natura selvaggia e alla mano dell’uomo.Ma il cimitero-giardino può diventare anche grande par-co, può diventare luogo di percorsi e di tristezza, soprat-tutto quando i luoghi ospitano sculture diafane, come nelcimitero di Forest Hill, quasi in continuità con l’Arboretum,che sembrano nascondersi agli occhi per poi offrirsi im-provvisamente alla vista e lasciarti con il fiato sospeso trai veli metallici della rappresentazione della morte.A Boston c’è il mare, anzi l’oceano, il simbolo della cittàè la lobster (aragosta), proposta non solo come ciboma anche in tutte le forme possibili di gadget. È unoceano che ha fatto da padre a grandi attività econo-miche legate alla pesca e al ricovero delle barche, atti-vità per larga parte oggi andate perdute, ma che qual-che programma di rivitalizzazione intende rivisitare allaluce di nuovi mercati e della necessità di ridurre l’inqui-namento ambientale. Così il porto diventa matrice d’in-novazione, dei nuovi quartieri dove l’invenzione co-struisce la nuova città accanto agli edifici rossi dellevecchie fabbriche che riprendono vita. Ma l’oceanocontinua la sua lunga strada, lambendo le sorprenden-ti coste del New England, dove piccoli paesi come Mar-blehead e Rockport, con le loro colorate case di legno,accolgono i turisti e dove ci si può fermare con meravi-

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Quale futuro per lecaserme romane?Strategie, scenariprogettuali, tipologiedi intervento

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Il cambiamento politico, subito dal nostro paese nel passato re-cente, ha fatto sì che la questione della dismissione del patrimo-nio pubblico tornasse a essere affrontata secondo logiche legate

alla valorizzazione del patrimonio oltre che al suo utilizzo per eco-nomie immediate. La messa disposizione degli immobili dello Sta-to per lo sviluppo di attività economiche coerenti con le strategie diprogrammazione economica nazionale pone, con rinnovata urgen-za, il tema della razionalizzazione e valorizzazione del patrimoniopubblico secondo criteri, che pur rispondendo all’immediato biso-gno economico dello Stato, garantiscano ricadute positive in ter-mini socio economici anche nel lungo periodo. Significativo è il caso della città di Roma, che ha un vasto patrimo-nio militare, per il quale con la nota “Variante delle Caserme” sonostate avviate le attività necessarie per la sua alienazione e valorizza-zione. Per i contesti in cui sono collocati e per il loro valore posizio-nale i beni militari costituiscono per la città rilevanti occasioni di ri-qualificazione a scala locale e urbana, tuttavia il processo di ricon-versione stenta a decollare. Nelle pagine che seguono viene proposto lo stato d’avanzamentodelle pratiche di valorizzazione poste in essere dall’amministrazio-ne capitolina, anche alla luce dei recenti aggiornamenti del quadronormativo, e viene sviluppata una riflessione sulle opportunità dirinnovo urbano insite nel processo di trasformazione con lo scopodi alimentare il dibattito e descrivere i possibili contributi dell’uni-versità e degli architetti romani per attivare una rigenerazione mi-surata della città. �

DOSSIERVALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO MILITARE

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Lo statodell’arte a RomaMAURIZIO GEUSA*

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precisare le singole scelte di destinazione.Le prime esplorazioni condotte su questi te-mi si sono esaurite per le resistenze diffuseche hanno di gran lunga superato gli scarsiimpulsi propositivi (Geusa M, in corso)2.L’aspetto critico che più interessa in questasede è certamente quello progettuale. In-fatti, già l’ampia flessibilità di destinazioned’uso individuata in sede di Variante pari al50% indicava l’apertura lasciata alle futureevoluzioni del mercato. La peculiare critici-tà del quadro economico ha fatto veniremeno quelle nuove destinazioni d’uso cheavrebbero attivato e motivato la successivapianificazione urbanistica esecutiva.Perdurando ancora tale quadro economicocaratterizzato dalla scarsa affluenza di risor-se finanziarie è necessario sopperire con unmaggiore contributo in termini di fantasia edi creatività. Infatti, occorre intercettare do-mande e funzioni inespresse o latenti chepossano essere elemento generatore dinuove configurazioni urbane. I termini delproblema sono veramente essenziali grandispazi centrali richiedono grandi funzioni.Queste grandi funzioni urbane che fino a ie-ri erano quelle essenzialmente pubblichedevono essere sostituite con nuove funzio-ni urbane in grado di generare reddito. Lenuove opportunità di reddito devono riguar-dare non tanto i termini monetari quanto

grandi settori urbani lo stesso PRG indivi-dua più specifici “Ambiti di valorizzazionedella Città storica” (art. 43) riguardantiluoghi caratterizzati dalla presenza di edifi-ci e manufatti non più utilizzati e riconver-tibili a nuovi usi, che costituiscono rilevan-ti occasioni di riqualificazione urbana.In questo quadro di riferimento urbanisti-co si inserisce la cosiddetta Variante delleCaserme o meglio il “Piano delle alienazio-ni e valorizzazioni degli immobili militaridella Città di Roma” approvato con la Deli-berazione dell’Assemblea Capitolina n. 8del 28/29 ottobre 2010. Gli elementi strut-turanti della Variante sono: ricondurre leCaserme alla disciplina generale già previ-sta dal PRG classificando gli immobili co-me “Ambiti di Valorizzazione”; prevederein tali ambiti una ampia flessibilità di desti-nazione d’uso pari al 50% dell’intera SULrealizzabile; infine riservare una quota si-gnificativa pari al 20% della SUL realizzabi-le a disposizione dell’Amministrazione Co-munale (Corrado R, 2011 e 2012)1.Il processo di riconversione funzionale chela Variante avrebbe dovuto avviare non si èancora realizzato per una serie di criticitàesogene alla stessa Variante. Infatti, la disci-plina introdotta nello strumento urbanisticogenerale avrebbe dovuto innescare una se-rie di strumenti urbanistici esecutivi dove

Il tema della riconversione funzionale deigrandi contenitori pubblici e privati oc-cupa un ruolo di primo piano nel dibatti-

to dell’urbanistica e dell’architettura da di-versi decenni. Anche il PRG del 2008 nonpoteva rimanere indifferente rispetto alleaspettative di riconversione che coinvol-gono ampi settori urbani della nostra città.Nel PRG del 2008 lo stesso termine “valo-rizzazione” ricorre per 124 volte su 113 ar-ticoli delle Norme Tecniche di Attuazione.Come si comprende, rappresenta un obiet-tivo generale esplicitato fin dall’art. 1 dovesi dichiara che il “Piano persegue gli obiet-tivi della riqualificazione e valorizzazionedel territorio”.Per quanto riguarda gli strumenti normativiindividuati per raggiungere questo obiettivo,il principale, nell’ambito della più generalepolitica di perequazione urbanistica, è rap-presentato dagli “Incentivi per il rinnovo edi-lizio” (art. 21) consistenti nella maggiorazio-ne della SUL esistente in casi di interventi didemolizione o ristrutturazione edilizia. Per quanto riguarda, invece, la classifica-zione del territorio il Piano individua gran-di settori urbani come “Ambiti di program-mazione strategica” (art. 64), compren-denti tutte quelle parti della città essenzialiper valorizzare le grandi tracce della mor-fologia urbana. Infine, all’interno di tali

VALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO MILITAREDOSSIER

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so una prospettiva del tutto nuova che me-rita di essere esplorata.Infatti, l’ampio riferimento alla genericitàdei soggetti privati e al Codice dei contrattiapre anche per gli architetti una interes-sante opportunità professionale. In questosenso il ruolo dei tecnici da osservatoripassivi diviene elemento attivo del proces-so che contribuisce alla formazione delprogetto. Chi possiede idee potrà farsi par-te attiva nel processo di riconversione fun-zionale degli immobili pubblici. Ritornacentrale la figura dell’architetto fra doman-da economica e interesse pubblico, nelformulare quelle “proposte di valorizzazio-ne” che ancora non hanno trovato soluzio-ne. Inutile ripetere, anche in questo caso,che il progetto debba risolvere i problemianziché crearne di nuovi. �

* Dirigente dell’U.O. Pianificazione e Riqualificazione delle Aree di Interesse Pubblico del Comune di Roma

della Difesa non più funzionali a fini istitu-zionali, confluiscono all’Agenzia del Dema-nio che ne cura la dismissione sempre at-traverso fondi immobiliari. Inoltre, e que-sta è una sensibile novità, le risorse rive-nienti dalla cessione delle quote dei fondisono assegnate nella misura massima del25% agli Enti territoriali interessati. In que-sto caso sembra essere venuta meno lapossibilità pure presente nel DL “Salva Ita-lia” di corrispondere tale quota, anche co-me quota parte dei beni oggetto del pro-cesso di valorizzazione. Opportunità tesa asalvaguardare proprio le maggiori aspetta-tive di ristoro del territorio.Infine lo stesso DL 87/2012 precisa megliola norma già introdotta dal DL di luglio20114 con cui anche “soggetti privati”“possono presentare proposte di valoriz-zazione … secondo le modalità di cui aldecreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163”.La nuova formulazione del testo avvia ver-

piuttosto i termini di generazione di nuoverisorse economiche con particolare atten-zione alla creazione di nuovi posti di lavoro.In questo quadro appare determinante ilcontributo dell’Università per la propriaspecifica funzione di ricerca e scambio conesperienze diverse. I contributi presentati inquesto numero della rivista entrano nel me-rito delle questioni, apportano significativeindicazioni progettuali, meritano di usciredalle aule per completare il ciclo delle verifi-che. Come per ogni prototipo si deve avvia-re una fase di collaudo sul campo in cui ve-rificare le idee progettuali.In questa di ricerca dell’innovazione sem-bra muoversi anche il più recente aggior-namento del quadro normativo. Infatti ilpiù recente DL 87/2012 3 aggiorna tutta lamateria ad iniziare dall’abbandono dei fon-di immobiliari del Ministero della Difesache avrebbero dovuto sviluppare la valo-rizzazione delle caserme. I beni immobili

DOSSIERVALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO MILITARE

1 Corrado Rossana “I beni pubblici: finanza o ter-ritorio?”, in AR, n. 98, 2011, p. 40-42; - “La va-lorizzazione dei beni militari di Roma Capitale”,in AR, n. 99, 2012, p. 58-61 [ISSN 0392-2014].2 Geusa Maurizio “Aree militari dismesse e tra-sformazioni urbane: l’esperienza di Roma“, inTerritorio, Vol. 62 numero monografico “Immo-bili militari e trasformazioni urbane” a cura di

Davide Ponzini (Diap, Politecnico di Milano) eMarco Vani (IUAV Venezia), Franco Angeli, Mila-no, in corso di stampa.3 Decreto Legge 27 giugno 2012, n. 87 “Misureurgenti in materia di efficientamento, valorizza-zione e dismissione del patrimonio pubblico, dirazionalizzazione dell’amministrazione econo-mico-finanziaria, nonchè misure di rafforza-

mento del patrimonio delle imprese del settorebancario.” (12G0110)4 Articolo 33, comma 2, terzo periodo, DecretoLegge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con mo-dificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111“Disposizioni urgenti per la stabilizzazione fi-nanziaria”.

Da sinistra: > Tre foto d’epoca: - Caserma BrigataGranatieri di Sardegna - Caserma Ruffo, - Caserma Gandine (a destra) lacaserma Gandin oggi

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Le strategieELIANA CANGELLI

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metodologico per la definizione di specifi-che azioni di trasformazione edilizia tese arestituire i beni militari al tessuto territoria-le con nuove funzioni e significati che ga-rantiscano un equilibrio delle convenienzedegli attori pubblici e privati coinvolti nelprocesso di valorizzazione. Lo studio ha organizzato il quadro teoricodi riferimento sulla tematica, definito mo-delli e procedure da applicare a operazionidi valorizzazione del patrimonio pubblico agaranzia della sostenibilità ambientale, so-ciale, tecnologica ed economica degli in-terventi; e proceduto alla validazione deimodelli stessi attraverso la loro applicazio-ne sperimentale a tre aree ricomprese nel

stione delle relazioni tra tecnologie e beniculturali, paesaggio e ambiente secondoun approccio sistemico finalizzato alla so-stenibilità ambientale, economica e socia-le del processo di valorizzazione.La Variante Caserme del Comune di Romadifatti, che ha il merito di prevedere grandeflessibilità nella determinazione delle de-stinazioni d’uso, è stata assunta come ba-se per lo sviluppo di studi di prefattibilitàmirati a delineare possibili scenari proget-tuali valutandone costi e benefici. Tali stu-di, che affrontano il tema dell’uso eco effi-ciente degli spazi urbani secondo un’otticatesa al miglioramento della qualità della vi-ta dei cittadini, propongono un percorso

La valorizzazione del Patrimonio Milita-re della città di Roma può costituireun’opportunità di crescita e sviluppo

del territorio Capitolino, promuovendol’avvio di processi virtuosi di riqualificazio-ne, rinnovo e rigenerazione delle aree urba-ne con positive ricadute in termini socio-economici e occupazionali nel lungo perio-do. Perché questo accada, il progetto di va-lorizzazione deve riuscire a produrre visio-ni di sviluppo dell’ambito urbano entro cuisi inserisce, valutando le strategie alternati-ve in relazione ai caratteri identitari del con-testo e a obiettivi di sostenibilità tecnica,economica, ambientale ed energetica delletrasformazioni. Si tratta di un progetto,quindi, inevitabilmente multidisciplinareche attivando sinergie tra i diversi attori –politici, privati, tecnici e cittadini – determi-ni la forma fisica delle trasformazioni conl’obiettivo di restituire alla cittadinanza, emettere a reddito, beni patrimoniali consi-stenti in termini di volumetria e superficie,localizzati in aree centrali e di pregio e in al-cuni casi di valore storico e artistico.Il Piano delle Alienazioni e Valorizzazionidegli Immobili Militari della Città di Romaha avviato da tempo un processo che va inquesta direzione, rallentato in parte dallafisiologica dialettica tra volontà politica einteressi locali, le cui potenzialità non de-vono essere perdute mantenendo alto li-vello di attenzione su un tema in cui il con-fronto con l’Università può costituire im-pulso per il dibattito consentendo, al con-tempo, il necessario dialogo tra enti pub-blici e il riscontro operativo delle attività diricerca e sperimentazione. In coerenza con questo auspicio si collocail lavoro sviluppato dall’Università1, illu-strato in queste pagine, con l’obiettivo didare un contributo metodologico alla ge-

DOSSIER VALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO MILITARE

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- paesaggistico individuando le possibiliinterazioni degli scenari progettuali con ilpaesaggio urbano entro cui si inseriscono; - sociale descrivendo in termini qualitativie quantitativi lo stato attuale e le prospetti-ve di evoluzione della domanda di servizipubblici locali anche in relazione alla do-manda abitativa; - economico di massima valutando i prin-cipali costi diretti e indiretti sottesi alla rea-lizzazione dei diversi scenari di trasforma-zione ammissibili.Il processo così strutturato ha permesso diintegrare, con consapevolezza, gli obiettiviforniti dal Comune con ulteriori obiettivispecifici, consentendo così di costruire vi-sioni progettuali che definiscono la formafisica dei diversi scenari di valorizzazione eallocano nelle aree il mix di destinazionid’uso definite al fine di attivare ricadute po-sitive in termini economici per i privati e disviluppo urbano e sociale per l’ammini-strazione. Le soluzioni proposte si configu-rano come un sistema di intervento apertoe flessibile nel tempo, che consente l’adat-tabilità alle diverse influenze esterne delmercato, riducendo quanto possibile irischi economici che le ipotesi di trasfor-mazione sottintendono sia per il privatoche per la pubblica amministrazione.L’applicazione ai diversi casi di studio ro-mani ha portato a individuare le potenziali-tà specifiche delle tre tipologie d’interven-to per la valorizzazione. Così ad esempionel caso della Caserma Guido Reni, già og-getto di innumerevoli studi e ipotesi pro-gettuali, si conferma la vocazione dell’am-bito a rendere più efficiente il funziona-mento e la gestione di opere edilizie e areeurbane, attraverso l’incremento e la capil-lare distribuzione dei servizi pubblici e pri-vati. Nel caso del Forte Tiburtino, il restau-ro conservativo e la riconversione funzio-nale ad attività sociali e culturali del manu-fatto militare, congiunte ad un operazionedi ridensificazione edilizia e ricostituzionedel tessuto urbano, favoriscono la riquali-ficazione del quartiere e offrono soluzionipossibili alla domanda abitativa concor-rendo alla riduzione dei costi determinatida un consumo di suolo non controllato.Infine l’intervento al Porto Fluviale può co-stituire un caso esemplare di sostituzioneedilizia e sostenere così l’affermarsi di unacultura della demolizione e ricostruzionealla microscala che, se gestita in modo si-stemico, può permettere di superare la lo-gica di capitalizzazione delle risorse immo-

Su ognuno di questi ambiti di valorizzazio-ne è stata sviluppata una simulazione tesaa definire e valutare ipotesi di trasforma-zione sotto il profilo: - urbanistico analizzando e valutando lacoerenza e l’integrazione delle ipotesi di ri-conversione con gli strumenti di pianifica-zione locale e con le visioni strategiche disviluppo urbano e territoriale;- tecnico approfondendo le caratteristichetecnologiche, dimensionali e progettualidegli interventi fisici di recupero ipotizzati;- ambientale analizzando e verificando lecondizioni di sostenibilità ambientale delleipotesi progettuali e delle misure di mitiga-zione di eventuali impatti negativi;

Piano delle Alienazioni e Valorizzazioni deiBeni Immobili Militari di Roma Capitale.Le tre aree sono state selezionate prenden-do a riferimento le ricorrenti tipologie di in-tervento previste dall’amministrazione ca-pitolina ovvero il Restauro Conservativo, laSostituzione Edilizia e la Riqualificazione -basata su un mix delle due tipologie prece-denti. Nello specifico per la Riqualificazio-ne, tra recupero e sostituzione edilizia, si èlavorato sullo Stabilimento militare mate-riali elettrici di precisione in via Guido Re-ni, per il Restauro Conservativo sul ForteTiburtino-ex Caserma Ruffo, e per la Sosti-tuzione edilizia sull’Ex Direzione MagazziniCommissariato al Porto Fluviale2.

VALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO MILITARE DOSSIER

In queste pagine:> TavolaAlienazioni eValorizzazioneImmobili militariRoma Capitale

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ReferencesBaiani S., Cangelli E. (2011), Valorizzazione esviluppo sostenibile dei sistemi locali, in TECHNE,Journal of SITdA, 03|11, University Press, Firenze.Manzo R. (2005), “Gli strumenti per la valoriz-zazione dei beni pubblici nel quadro del governo delterritorio”, in (Id. et al.) Il patrimonio immobiliarepubblico. Nuovi Orizzonti, Il Sole 24 ore, Milano. Nigris E. (2004), “Tra progetto e pratiche della fat-tibilità”, in (Id. et al.), La trasformazione delleCaserme storiche, INU Edizioni, Roma.

1 Questo articolo, e gli articoli che seguono, di F.Tucci, A. Battisti, S. Baiani, sintetizzano gli esiti

del seminario di ricerca “Valorizzazione del patri-monio militare: studio di pre-fattibilità delle tra-sformazioni edilizie in chiave tecnologico-am-bientale - i casi pilota di Roma Capitale”, svilup-pato nell’ambito del Dottorato in ProgettazioneAmbientale del Dipartimento DATA di Sapienza incollaborazione con l’U.O. Pianificazione e Riquali-ficazione delle Aree di Interesse Pubblico di RomaCapitale. Il Gruppo di ricerca operativo è stato co-stituito dai 15 dottorandi del XXVII ciclo affiancatidal Collegio dei Docenti del Dottorato nell’indiriz-zo delle attività (E. Cangelli, L. Cupelloni, A. Batti-sti, F. Di Carlo, G. Imbrighi, S. Baiani, F. Tucci, D.D’Olimpio). Nell’ambito del seminario sono state

incontrate figure di riferimento operative e istitu-zionali impegnate sui temi della Valorizzazione delpatrimonio pubblico tra cui R. Manzo – Agenziadel Demanio ed E. Nigris. 2 Ambito di Valorizzazione E1 - Stabilimento milita-re materiali elettrici di precisione in via Guido Reni.Gruppo di Ricerca: F. Calcerano, A. Aminian, M.B.Andreucci, M. Fiorentino, S. Radovic Jelovac.3 Ambito di Valorizzazione E8 – Caserma Ruffo.Gruppo di Ricerca: D. Ventura, E. Behnam Kia, M.Crespi, S. Persiani, G. Tosato.4 Ambito di Valorizzazione E3 - Ex Direzione Magaz-zini Commissariato. Gruppo di Ricerca: F. Antinori,V. Albino, M. Conteduca, D. Pllumbi, J. Veleshnja.

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gliere le istanze della cittadinanza, ancheattraverso l’inclusione di pratiche di parte-cipazione durante tutto il processo. Gli scenari progettuali sviluppati sulle trearee mirano a creare sinergie positive tra idiversi attori del processo di valorizzazio-ne determinando la forma fisica e fornendodi un senso intrinseco le trasformazioni,che si auspica possano divenire progettourbano, essendo correlate al più ampioscenario di riqualificazione, crescita e svi-luppo della città. �

statali e comunali. L’obiettivo del lavoro èdefinire e calibrare strumenti per la verificadella coerenza delle ipotesi di trasforma-zione con le strategie politiche e urbanisti-che comunali, che permettano il controllodelle soluzioni proposte dai privati - in ognifase del processo di progettazione esecuti-va, realizzazione e gestione dell’intervento- ottimizzando le risorse già investite negliultimi cinquant’anni dagli interventi pub-blici (opere di urbanizzazione, patrimonioedilizio esistente, spazi pubblici) e consen-tendo, al contempo, di dialogare e acco-

biliari, sollecitando attività di trasformazio-ne e rinnovo urbano.Lo studio, attraverso le analisi di prefattibi-lità sviluppate, mira a sostenere l’ente lo-cale che si trova a dover conciliare l’urgen-za di mettere a reddito il patrimonio cedutodallo Stato e le attese della cittadinanza chevive i luoghi che saranno interessati dalprocesso di trasformazione e che, in ragio-ne di una profonda conoscenza dei caratte-ri locali, in termini di potenzialità e carenze,costruisce visioni possibili della valorizza-zione spesso non in linea con le previsioni

VALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO MILITAREDOSSIER

Da sinistra:> E1 - Caserma

Guido Reni> E3 - Ex Direzione

MagazziniCommissariatoal Porto fluviale

> E8 - Caserma Ruffo

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Tipologie d’intervento:riqualificazione

Le immagini diquesto articolo siriferiscono allostudio di fattibilitàper la valorizzazionee la riqualificazioneenergetica eambientale dell’areadelle caserme di viaGuido Reni a Roma,condotta daidottorandi del XXVIIciclo del Dottorato diProgettazioneAmbientale diSapienza Universitàdi Roma

FABRIZIO TUCCI

A fianco:> Immaginid’insieme e analisitipologico-ediliziadell’area dellecaserme di viaGuido Reni

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territorio sia l’identità storico-culturale del-le aree urbane da trasformare sia – non ul-timi – i cittadini che le abitano, che spinge aprediligere atteggiamenti progettuali piùprudenti volti a concentrare i propri sforzisu di un’attenta, a volte delicatissima, atti-vità di restauro conservativo. I progetti di recupero e valorizzazione inquesto senso sono piuttosto complessi e

verse “anime” e due apparentemente diver-genti filosofie d’approccio progettuale: dauna parte la volontà di dare risposta alle ne-cessità imposte dalle scelte urbanistiche,sociali ed economiche, che spesso impon-gono cambiamenti funzionali e spingono aconcepire ed operare vere e proprie sosti-tuzioni di parti edilizie degli oggetti degli in-terventi, dall’altra l’esigenza di tutelare sia il

La valorizzazione del patrimonio milita-re in via di dismissione oggetto delpresente contributo, e più in generale

la riqualificazione delle aree urbane di-smesse che costituisce uno dei temi cen-trali del dibattito architettonico contempo-raneo, richiede oggi più che mai una seriedi interventi coordinati tra loro che integri-no nella maniera migliore possibile due di-

VALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO MILITARE DOSSIER

Il caso delle Caserme di via Guido Reni

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Da sinistra:> Una dellesimulazioni

sviluppate perl’analisi bioclimatica

deifattori di

ventilazione eumidità dell’area di

studio> Una dellesimulazioni

sviluppate perl’analisi bioclimatica

deifattori di

soleggiamento/ombreggiamentodell’area di studio

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prestazionale di tali limiti per esercitare ilruolo che tali interventi sul patrimoniopubblico militare dovrebbero sempre im-porsi: quello di essere da esempio di ciòche si può fare di meglio e da volàno diquanto si dovrà fare in futuro sul resto delpatrimonio edilizio, anche privato.

Il caso di studio della valorizzazione delleCaserme di via Guido Reni, quale risultatodella ricerca operata di concerto tra il Co-mune di Roma e il Dipartimento DATA dellaSapienza è esemplificativo di un tentativo di“fare recupero” con un approccio integratocapace di utilizzare puntualmente sia la de-molizione/sostituzione che la riqualificazio-ne con restauro conservativo per operareun miglioramento sostanziale della qualitàdella vita degli abitanti su scala locale e deiservizi su scala urbana, che tenti di metterea sistema e di far interagire fra di loro diffe-renti posizioni sul piano degli obiettivi fun-zionali/esigenziali e insieme di quelli am-bientali ed energetico/bioclimatici.Obiettivi generali di Roma Capitale su viaGuido Reni sono il rafforzamento con ade-guato mix funzionale della direttrice dellegrandi attrezzature urbane trasversale a

processi osmotici tra società e ambiente,secondo un concetto globale, suggeriscel’intervento con metodiche interdisciplina-ri ed attraverso ottiche, opportunamentemirate, in grado di cogliere la complessitàche il carattere differenziato delle intera-zioni tra natura e artificio, tra qualità di vitae ambiente costruito, comportano. Rinunciando al ricorso a posizioni pregiu-diziali, occorre oggi avere la capacità pro-gettuale di muoversi tra i due termini, ap-parentemente antitetici, della sostituzioneedilizia e del recupero conservativo, facen-doli convivere ed interagire non tanto innome di logiche astratte, ma anche e so-prattutto nella ricerca di un effettivo conse-guimento degli aspetti di efficienza ener-getica e di efficacia ecologica, di riduzionedei consumi e di integrato impiego dellerinnovabili, di aumento del comfort ter-moigrometrico e di ottimizzazione dellecondizioni bioclimatiche, di implementa-zione dei fattori bioecologici e di mitigazio-ne dei complessivi impatti ambientali, di ri-spetto di quanto richiesto dagli ormaicomplessi e stratificati apparati normativiin campo energetico-ambientale ma an-che, quando possibile, di superamento

le procedure amministrative che caratte-rizzano la programmazione di tali interven-ti derivano da fonti normative diverse, in-generando il rischio di confusione e di dif-ficoltà interpretative. Gli obiettivi che sipongono a riferimento del conseguimentodel giusto equilibrio tra le diverse “anime”che potenzialmente possono concorrere acaratterizzare gli interventi hanno dunquel’imperativo etico di fare chiarezza da unaparte sulle procedure urbanistiche in esse-re, passando in rassegna tutte le fasi di cuisi compone un progetto di riqualificazionein quelle determinate aree, dall’altra di af-frontare con correttezza e consapevolezzacritica i temi ambientali che oggi così forte-mente e trasversalmente sono chiamati adessere rispettati e valorizzati.Nell’ambito delle linee di studio in chiaveambientale, relative al settore del recuperoe valorizzazione con particolare riferimen-to all’intervento sul vastissimo patrimoniomilitare in via di dismissione, quello riferi-to alle generali problematiche della “soste-nibilità ambientale“ – così legato ormai alconcetto stesso di qualità urbana – rappre-senta un campo per molti versi ancora invia di sistematizzazione. L’attivazione di

VALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO MILITAREDOSSIER

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> Quadro delleprincipali azionid’interventoprefigurate dallostudio di fattibilità

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drastica riduzione del fabbisogno energe-tico dei beni in oggetto.In conclusione, la scelta di mediare fra la ri-qualificazione/restauro e la demolizione/so-stituzione preservando con interventi di re-trofit gli elementi con valore storico e demo-lendo/ricostituendo le porzioni di bene privedi particolare valore in funzione di nuoveedificazioni energeticamente e funzional-mente più performanti, è in grado di pro-durre tre serie di risultati: ridurre il consumodi suolo anche a fronte di un aumento di cu-batura, ottimizzare il comportamento bio-climatico-ambientale dell’intera area, e rige-nerare il tessuto urbano, offrendo ancheampi margini per coinvolgere i residentinelle auspicabili procedure partecipative. �

ReferencesBATTISTI, A. Strategie sostenibili per il retrofittingdegli edifici storici. Antincendio, Gruppo EPC.Vol.2, 2011.PINTO, M. R. Il riuso edilizio. Procedure, metodied esperienze. UTET, Torino 2004.ROBERTS, P., SKYES, H. Urban Regeneration, ahand book, Sage Publications Ltd, London 2008.TUCCI, F. Efficienza ecologica ed energetica in ar-chitettura. Alinea Editrice, Firenze 2011.VALITUTTI, A. Tecnologie di riconversione del-l’ambiente costruito. Alinea Editrice, Firenze 2009.

locali), ottimizzando il disegno morfologi-co in funzione del comfort ambientale e delrisparmio energetico.Emergono così le necessità di migliorare ilrapporto fra architettura contemporanea etessuto storico novecentesco, da cui sca-turisce l’esigenza di individuare e conser-vare gli elementi con valore storico docu-mentale (parte dei capannoni disposti pa-rallelamente a via Guido Reni), ma anchedi procedere ad una parziale demolizione esostituzione dei corpi edilizi di minor valo-re. Sul piano ambientale il quadro delleprincipali strategie d’intervento mira a otti-mizzare l’orientamento dei nuovi edifici inrelazione alla questione del soleggiamen-to, a riprogettare gli spazi aperti per offrireal sito un nuovo sistema di barriere verdiper l’acustica e di filari vegetazionali per in-canalare la ventilazione naturale, ad opera-re interventi di retrofit sull’esistente per unsuo complessivo efficientamento energe-tico, ad inserire fonti energetiche rinnova-bili e ad utilizzare tecnologie passive sia sulnuovo sostituito che sull’esistente riquali-ficato per un aumento del comfort termoi-grometrico, per un incremento delle com-plessive qualità bioclimatiche e per una

via Flaminia, la riunificazione del percorsoVilla Glori-Monte Mario col nodo di PiazzaApollodoro, e la permeabilità pedonaleNord-Sud convergente sulla nuova ferma-ta della Metro C Vignola. Problematiche rilevanti sono i dati sull’in-quinamento dell’aria superiori alla mediaurbana, una serie di zone critiche per l’in-quinamento acustico in prossimità deigrandi poli culturali urbani e della viabilitàprincipale, la dotazione di verde nell’areapressoché assente e mal collegata al restodella rete ecologica, la carenza di accessi edi permeabilità, e una serie di “debolezzebioclimatiche” dell’attuale assetto morfo-logico del sito soprattutto nei confrontidella ventilazione estiva, del soleggiamen-to invernale e della permeabilità del suolo. Il processo di ricerca, nell’inquadrare unpiano di fattibilità ed un possibile approc-cio progettuale consapevole della necessi-tà di interagire tra tali problematiche, pun-ta ad integrare gli obiettivi forniti dal Co-mune con gli ulteriori obiettivi specifici ca-paci di mediare fra le varie esigenze am-bientali, sociali e funzionali e le loro rispet-tive scale (principalmente quella dei servi-zi a scala urbana con quella dei residenti

VALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO MILITARE DOSSIER

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Il concetto di restauro e risanamentoconservativo che investe la valorizzazio-ne e la rifunzionalizzazione del patrimo-

nio militare dismesso e/o in dismissionese da un lato è connesso con la conserva-zione dell’organismo edilizio preesistenteassicurandone la funzionalità, nel rispettodegli elementi tipologici, formali e struttu-rali, dall’altro coinvolge requisiti ed esi-genze architettoniche, tecnologiche e disostenibilità ambientale e sociale da tenerein giusta considerazione all’interno degliinterventi e tali da interessare svariatiaspetti dell’abitare che vanno dall’impiegorazionale delle risorse energetiche e deimateriali alla mobilità sostenibile. Si tratta, infatti, nella maggior parte dei casidi opere architettoniche tutelate che con-sentono destinazioni d’uso compatibili allafunzione originaria, senza che possano es-sere mutati la qualificazione tipologica delmanufatto preesistente, ovvero i caratteriarchitettonici e funzionali che ne permetto-no la qualificazione in base alle tipologieedilizie, gli elementi formali che configura-no l’immagine caratteristica dello stessoedificio e gli elementi strutturali, che mate-rialmente compongono la struttura dell’or-ganismo edilizio, ma al tempo stesso non èpossibile confinare la risposta di questi in-terventi di riqualificazione al solo recuperoarchitettonico e rifunzionalizzazione del-l’edificio militare, spesso infatti la valorizza-zione del manufatto coinvolge tutto l’intor-no urbano acquistando senso e valore pro-prio nel processo di integrazione e riqualifi-cazione dell’ambito urbano su cui insiste. Da un lato, infatti, siamo in presenza di untradizionale intervento di recupero, cheimplica il riassetto degli immobili militariper raggiungere gli standard architettoniciattuali mediante opere di adeguamento al-

le norme di sicurezza e di accessibilità, l’in-serimento di nuovi elementi tecnici funzio-nali in termini di impianti e collegamentiverticali e orizzontali, dall’altro lato, però,all’interno di questo processo di trasfor-mazione giocano un ruolo importante icontributi di approcci esogeni all’architet-tura convenzionale, in altre parole l’ap-proccio bioclimatico e quello partecipativoche prevedono la verifica delle condizionidi benessere termo-igrometrico, psicolo-gico e acustico, il controllo dei consumienergetici e della sostenibilità ambientale esociale del progetto, nonché la garanzia dieconomicità gestionale futura.Se del resto l’abbandono dei siti militari hagenerato nel tempo un forte e profondo im-patto sulle parti di città interessate dal feno-meno, producendo delle aree che da chiusee recintate ma piene di vita, si sono trasfor-mate in veri e propri vuoti urbani degradati,d’altra parte costituiscono una straordina-ria opportunità su cui focalizzare il riasset-to della qualità architettonica, ambientale esociale della città offrendo un’inattesa ri-sorsa di aree e immobili dentro la città stes-sa, spesso in zone strategiche per la loroconnessione urbana e al tempo stesso dielevato valore immobiliare e fondiario.La consapevolezza di questa dimensionestrategica dei siti militari, classificati comeda valorizzare attraverso un intervento con-servativo, mette in relazione aree ampienella maggior parte dei casi verdi, che sitrovano allocate in un intorno organizzato edotato di infrastrutture, con parti della cittàconsolidate, e mette in campo nel processodi riqualificazione attori non tradizionali,prevedendo la partecipazione delle ammi-nistrazioni locali, di esperti e attori localinon pubblici e l’apporto di numerose com-petenze interdisciplinari che vanno dagli

architetti agli ingegneri strutturisti ed im-piantisti, agli urbanisti, geologi, paesaggi-sti, fino alle imprese specializzate, tratteg-giando nuove prospettive di intervento e diricerca in grado di definire regole innovati-ve di rimodulazione del rigido spazio dellestrutture militari a livello urbano.Tale operazione di valorizzazione conser-vativa del patrimonio militare è in atto inmolti altri contesti europei tra cui Spagna,Inghilterra, Austria, Germania e Francia,paesi che hanno affrontato il tema delle di-smissioni nel corso degli ultimi trenta annie non è un caso che tra gli interventi di ri-qualificazione realizzati i più interessantisiano proprio quelli che investono nel pro-cesso di riqualificazione la dimensione ur-bana del progetto. Le esperienze realizzate all’estero infattisono una testimonianza tangibile di comeil recupero degli ex siti militari viene quasisempre promosso dalle amministrazionilocali, interessate alla valorizzazione delproprio territorio, in minor misura da pri-vati o mediante iniziative integrate pubbli-co-privato. Gli esempi di ristrutturazionerealizzati all’estero prevedono nella mag-gior parte dei casi un uso collettivo (princi-palmente servizi), manutenzione edilizia eurbana organizzata localmente, ma ancherecupero e riappropriazione degli spazi dirisulta semiprivati, come nelle iniziativeche vedono la realizzazione di orti o giardi-ni urbani all’interno e all’esterno delle exstrutture militari.La dismissione e la valorizzazione del-l’esempio illustrato nelle immagini a corre-do del presente articolo, relative al lavorodi restauro conservativo condotto sul For-te Tiburtino ex Caserma Ruffo in coerenzacon le indicazioni dell’amministrazioni lo-cale, ha offerto lo spunto all’interno di una

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DOSSIER VALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO MILITARE

Tipologie d’intervento: restauro conservativo

Le immagini diquesto articolo si

riferiscono allo studiodi fattibilità per la

valorizzazione e lariqualificazione

energetica eambientale dell’area

dell’ex casermaRuffo - Forte

Tiburtino a Roma,condotta dai

dottorandi del XXVIIciclo del Dottorato di

ProgettazioneAmbientale di

Sapienza Universitàdi Roma

ALESSANDRA BATTISTI

Il caso del Forte Tiburtino

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DOSSIERVALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO MILITARE

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puntuale all’interno della struttura urbanache, pur nella loro singolarità, si facesseroportatrici nel loro intorno urbano di quellariqualificazione e rivitalizzazione propriedegli obiettivi alti di questa sperimentazio-ne, costituendo il segnale della crisi delvecchio intervento di valorizzazione con-servativa focalizzato solo sull’edificio e, nelcontempo rappresentando il seme di unatendenza di restauro conservativo operatoai fini di una rifunzionalizzazione urbana ingrado di diffondere pratiche e alternativepolitiche di interventi socialmente ed am-bientalmente sostenibili che si adattano inmaniera adattiva ed appropriata ai contestilocali in cui sono inseriti. �

commerci e produzione. L’attenzione daun lato si è focalizzata sugli aspetti tecnicidel progetto quali i programmi d’uso e fun-zionali, le quantità volumetriche su cui in-tervenire, le tecnologie di efficientazioneenergetica implementabili e le operazionidi adeguamento normativo dettate dall’im-missione delle nuove funzioni; dall’altro cisi è concentrati sullo sviluppo di praticheprocedurali e di ricerca di forme necessa-riamente collaborative e partecipate di pia-nificazione che possano aprire la strada al-la realizzabilità di tali interventi. In questaprospettiva la ricerca progettuale posta inessere è servita per selezionare e valutarediverse ipotesi di scenario di cambiamento

città come Roma per una riflessione politi-co-amministrativa sia sul piano della stra-tegie urbane relative agli assetti e gli scena-ri di sviluppo economico futuro della città,sia sulle procedure e gli strumenti più adat-ti alla co-azione tra differenti attori e alla ge-nerazione di valore aggiunto nel mercatoimmobiliare esistente, ed in particolare pergli aspetti più propriamente legati alla effi-cientazione energetica ed ambientale.Quest’area rappresenta una riserva fondia-ria strategica, capace di accogliere nuoveedificazioni, l’ampiezza delle aree all’intor-no, infatti, rende praticabili molteplici de-stinazioni d’uso – sociali, residenziali, turi-stiche e culturali, servizi e infrastrutture,

> Scenari diintervento

prefigurati dallostudio difattibilità

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DOSSIER VALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO MILITARE

ReferencesBattisti, A. (2011), Strategie sostenibili per il re-trofitting degli edifici storici. La riprogettazionedei sistemi impiantistico tecnologici, volti alconseguimento del benessere fisico e ambienta-le, al contenimento dei consumi energetici e al-

l’integrazione delle energie rinnovabili. Antin-cendio, Gruppo EPC. Vol.2/11, pp.106-110.Gasparoli, P., Talamo, C. (2006), Manutenzionee recupero. Criteri, metodi e strategie per l’inter-vento sul costruito. Alinea Editrice, Firenze.Lo Sasso, M. (2010), Percorsi dell’innovazione.

Industria edilizia, tecnologie, progetto. CleanEdizioni, Napoli.Tucci, F. (2007), Progettazione architettonica, lasfida del risparmio energetico. Il Sole 24 Ore -Edilizia e Territorio - Commenti e Norme, n. 10,12-17 marzo, pp. 15-18.

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sostituzione dell’esistente e di completa-mento dei tessuti con tipologie coerenti dalpunto di vista tipomorfologico. Le azioni sull’esistente sono completate,nell’ottica dell’integrazione urbana, daun’attenzione alla dotazione (o al migliora-mento) di verde e servizi pubblici di livellolocale, anche attraverso il ripristino am-bientale finalizzate al recupero di fasce di

Le azioni previste per gli edifici si muovonodal grado zero della conservazione degli ele-menti caratterizzanti l’impianto architettoni-co originario, attraverso azioni di restauroconservativo con inserimento di nuove fun-zioni compatibili, fino ad interventi di riuso(per abitazioni e servizi) e riqualificazione alfine della migliore utilizzazione dei tessutistorici. All’opposto, sono previste azioni di

La valorizzazione del patrimonio milita-re, nell’ambito del Piano di Alienazio-ne e Valorizzazione degli immobili mi-

litari di Roma Capitale, persegue obiettiviorientati ad azioni che si muovono tra lecondizioni opposte della conservazione edella sostituzione dei beni, con interventiintermedi di recupero e riqualificazione deisiti dismessi.

VALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO MILITARE DOSSIER

Tipologie d’intervento:sostituzione edilizia SERENA BAIANI

Le immagini diquesto articolo siriferiscono allostudio di fattibilitàper lavalorizzazione e lariqualificazioneenergetica eambientaledell’area dellaDirezioneMagazziniCommissariato divia del PortoFluviale a Roma,condotta daidottorandi delXXVII ciclo delDottorato diProgettazioneAmbientale diSapienzaUniversità di Roma

> Quadro d’insiemedegli indirizzi edelle principaliazioni di interventomessi a punto dallostudio di fattibilità

Il caso del Porto Fluviale

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rispetto per l’organizzazione di aree a par-co. Accessibilità, permeabità fisico-visualedelle aree a diversa funzionalità, riqualifi-cazione ambientale degli spazi aperti com-pletano gli interventi di rigenerazione e rin-novo dei siti dismessi. I siti militari dismessi assumono, pertanto,nell’ambito del contesto economico e so-ciale di riferimento, il ruolo di elemento diattrazione per lo sviluppo locale, coerente-mente gli indirizzi di sostenibilità urbana,per la localizzazione di funzioni di interessesociale, culturale, sportivo, ricreativo, perl’istruzione, la promozione delle attività disolidarietà e per il sostegno alle politichesociali. La sostenibilità degli interventi è, dal pun-to di vista urbano, orientata al migliora-mento della mixitè fonctionnelle con l’inte-grazione di funzioni residenziali – anchespeciali (residenze per studenti, housingsociale, cohousing…) – ricettive e servizi,in prossimità di grandi attrezzature urba-ne; dal punto di vista sociale, al manteni-

mento ed alla integrazione delle funzioni disolidarietà consolidate. L’ambito E3, Direzione Magazzini Com-missariato in Via del Porto Fluviale, indivi-duato dal PRG come Centralità metropoli-tana e urbana a pianificazione definita(Progetto Urbano Ostiense-Marconi), nel-la variante del Piano di Alienazione e Valo-rizzazione, costituisce una delle due aree incui è possibile operare la trasformazionedell’esistente attraverso azioni di sostitu-zione finalizzate alla realizzazione di un edi-ficio integrato al contesto locale con l’inse-rimento di funzioni connesse al residenzia-le sociale e speciale ed ai servizi locali.Il tema della sostituzione edilizia, all’internodella dicotomia tra conservazione e innova-zione, assegna alla trasformazione un ruo-lo importante in relazione al rapporto isti-tuito con le preesistenze, rapporto connes-so al valore che queste assumono nel nuo-vo significato di cui il progetto è portatore:l’obiettivo è, quindi, la modificazione criticadel manufatto e dell’intorno e non la sosti-

tuzione di un volume con un altro, attraver-so la messa in opera di interventi misuratiche producano effetti di qualità architetto-nica piuttosto che di quantità edilizia, all’in-terno di un equilibrio tra le istanze socio-economiche, le condizioni fisico-ambienta-li e l’integrazione di tecnologie sostenibili. L’ambito E3 ricade nel più ampio “Ambitodi Programmazione strategica Cintura fer-roviaria” poiché gli ex Magazzini Militarioccupano gran parte dell’area compresatra la linea ferroviaria Roma-Pisa, l’assestorico di Via Ostiense, Via del Porto Flu-viale e Via delle Conce. Il sito, in posizionestrategica all’interno del quadrante Ostien-se-Marconi, è caratterizzato dalla presenzadella caserma del 1918, occupata da circa300 “inquilini” tra italiani e stranieri, e dadepositi in abbandono, eccetto un piccolomagazzino che ospita la comunità di S.Egi-dio con il mercato solidale. Il PAV definiscecome obiettivi generali, finalizzati alla valo-rizzazione dell’ambito, la sostituzione del-l’esistente con una nuova edificazione, ti-

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DOSSIER VALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO MILITARE

> Quadro d’insiemedegli indirizzi e delle

principali azioni diintervento messi a

punto dallo studio difattibilità

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pologicamente integrata ai tessuti circo-stanti, con il miglioramento del mix funzio-nale attraverso la realizzazione di residen-ze speciali e la dotazione di nuovi servizi dilivello locale; il recupero della fascia di ri-spetto ferroviario con un parco pubblico;l’integrazione, infine, delle attuali funzionidi solidarietà sociali presenti.La ricerca ha articolato, sulla base dei ri-sultati delle analisi tematiche effettuate pervalutare la coerenza degli indirizzi istituzio-nali con le istanze dettate dal territorio,specifiche strategie di intervento finalizza-te ad agire sull’efficienza energetica del-l’edilizia e sul comfort degli spazi aperti econfinati, tutelando la memoria storicadell’esistente, integrando le azioni di inter-vento con le trasformazioni urbane in attoda 20 anni, tentando di fornire una rispostacoerente con le esigenze abitative del quar-tiere e degli attuali occupanti.La sperimentazione ha definito due possibi-li scenari di intervento, coerenti con i limitiimposti dal vincolo infrastutturale, di cuiuno caratterizzato dalla sostituzione ediliziacompleta; l’altro finalizzato al recupero dellacaserma ed al completamento dell’isolatocon nuova edificazione. In entrambi il mixfunzionale più coerente con il contesto as-segna la condizione prioritaria all’HousingSociale, con il mantenimento dei servizi disolidarietà sociale e l’inserimento di nuovefunzioni di piccolo commercio e servizi.

La sostituzione edilizia mira alla ricostruzio-ne della continuità dei tessuti con un assettocoerente con le condizioni del sito, finalizza-to a ricostruire i fronti urbani, integrandospazi verdi attrezzati con la fascia verde tam-pone, a ridosso della ferrovia: l’impianto,studiato in relazione alle componenti fisichee microclimatiche, permette di controllareda un lato il comfort degli spazi aperti, ga-rantendo un buon livello di soleggiamento euna fascia di verde con essenze specifichecome barriera acustica; dall’altro, imple-menta la qualità ambientale degli spazi in-terni, con l’inserimento di dispositivi bio-climatici ed impianti integrati con fonti rin-novabili e con l’adozione di materiali bio-compatibili.Il secondo scenario è caratterizzato dalmantenimento quasi integrale della exstruttura militare - ad eccezione della mi-crodemolizione di una parte e di un magaz-zino nei pressi del rilevato ferroviario - conil completamento dell’isolato per definireun nuovo fronte su via Ostiense. La memoria storica viene mantenuta, an-che collocando nel piano terra della caser-ma le funzioni di solidarietà sociale; nuovispazi commerciali completano il livello ter-ra del nuovo edificio, mentre in entrambi ivolumi sono collocate le residenze sociali.L’attenzione al rapporto tra pieni e vuoti inrapporto alle analisi ambientali, conferiscequalità all’intero assetto, definendo spazi

aperti funzionali al miglioramento del con-fort termoigrometrico e alla mitigazione deidisagi dovuti all’inquinamento. Analoga-mente al primo scenario, sono stati definitiindirizzi prescrittivi di dettaglio sulla tra-sformazione del costruito, con l’attenzioneparticolare all’intervento di retrofitting fun-zionale ed energetico sull’ex caserma.La costruzione della matrice multicriterialein cui sono pesate, per i due scenari, le dif-ferenti azioni in modo da ottenere un giudi-zio di valore in relazione alla coerenza congli obiettivi definiti nella fase valutativo-operativa, evidenzia per il secondo, con ilrecupero della caserma ed il completa-mento edilizio, un carattere più integrato erispondente alle necessità del territorioemerse in riferimento alle aspettative degliattori coinvolti (associazioni di solidarietàsociale, futuri utenti e cittadini di quartiere,investitore privato, Roma Capitale).La rigenerazione urbana, quindi, si muoveall’interno di strategie equilibrate che inte-grino il recupero, la riconversione ed il riu-so dell’esistente con la microdemolizionee ricostruzione per la sostituzione di parti ecomponenti dei tessuti non più funzionali,coerentemente con la riduzione del consu-mo dei suoli urbani, realizzando nuovi epiù coerenti mix funzionali, efficienti dalpunto di vista ecologico ed energetico, in-tegrati con i differenti contesti sociali edeconomicamente sostenibili. �

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DOSSIERVALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO MILITARE

ReferencesBaiani S. (2010), Riqualificare l’esistente, in M.C.Forlani, Cultura Tecnologica e Progetto Sosteni-bile. Idee e proposte ecosostenibili per i territoridel sisma aquilano, Alinea, Firenze, pp. 42-51.Bardelli P.G., Caldera C. (2007), Valorizzazione e

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maieutico più che didattico,ne sottolinea difatti ilpotenziale utilizzo come unmanuale dell’architetturaantidogmatico e nonprecettivo.Tra i contributi cheimpreziosiscono la raccolta,curata da Brunella Angeli,quello di un entusiastaIgnasi de Solà Morales cheoffre il testo più attentoall’attività di designer diDerossi, quella a cui eglimaggiormente deve la suanotorietà (poltrone Pratone,1966 e Wimbledon, 1970),e che in maniera forse piùimmediata ne rivelal’attitudine progettualelibertaria, ironica, pluralista.Nel dialogo con Lyotardriportato nel capitolo “Checosa si cerca?” emerge lapropensione di Derossi perla ricerca di una“trascendenza nonmetafisica”. Se il filosofotrova risposta alla domandanella esigenza umana delcontrollo, l’architettosembra declinare l’oggettodi indagine in una operaaperta, necessariamentecontrollata da una forma,ma il cui senso non risultiunico o perfettamente finito,ed il cui progetto sia daintendersi come“allestimento di un’attesa”.Un’opera che abbia ilvalore di una narrazioneaperta a tante possibilievoluzioni.

Dimitri Oliveri

Pietro DerossiL’avventura delprogettoa cura di Brunella AngeliFranco Angeli, 2012

Il volume raccoglie alcunidei più significativi testidell’architetto e designertorinese illustrando le ideeche hanno guidato unacinquantennale attivitàprofessionale ed unaappassionata indagine sulladimensione narrativadell’architettura.Il progetto per Derossi èespressione di un processoermeneutico del reale, ingrado di inserirsi nellenarrazionimultiple,simultanee,inarrestabili e non semprecoerenti della città.Analogamente a quantoavviene per un racconto, lasua vita non si esaurisce altermine della scrittura deltesto, ma continua con gliinterventi di tanti interlocutorie con la sua capacità dicondizionare ed influire suiracconti che lo seguiranno.Come un’avventura, ilprogetto è un’esperienzasoggetta ad innumerevoliinterazioni ed accidenti, e dicui non si possonodeterminare gli esiti inmaniera certa, neancheaderendo a prescrizioniformali e funzionalipreordinate e collaudate. La rottura dei canoni“metafisici” del modernocostituisce un merito cheDerossi attribuisceall’approccio decostruttivoed alla sua declinazionepost-modernista, checondividono sia l’attitudine arendere più ricchi,

complessi e relazionali ilinguaggi architettonici, siail rischio di scaderefacilmente in un formalismosuperficiale.Quello di una“decostruzione linguisticafraintesa” - che sostituiscela doverosa messa indiscussione del canonecon il segno forte estupefacente - è, perDerossi, il carattere di moltearchitetture incapaci direlazione e narratività. Ad esse l’architetto rivolgeuna critica serrata peressere spesso ripetizioni“di astuti stilemi” i cuimessaggi “si esauriscononell’immediatezza delprimo impatto” e“rispondono, per la lorobanalità alle esigenzepubblicitarie dei grandiinvestitori internazionali”.Pur assumendo in qualchecaso il sapore dibacchettate elargite daun anziano maestro astudenti che voglionoriuscire senza faticaretroppo, la lettura di moltearchitetture griffatecontemporanee offerta daDerossi è fondatasull’adozione di unconvincente approcciocritico ermeneuticosostanziato dal costanteriferimento al pensiero diHeidegger e Gadamer. Il valore di un’architetturarisiede dunque nella suacapacità di interpretare ilsuo intorno, la storia chel’ha preceduta e ne hadeterminato la genesi, icondizionamenti e lerelazioni all’origine dellasua forma. Il suo senso è“frutto di un’attivitàdialogica che crede nellacontemporaneità dipassato e futuro”. Unalezione sulla complessitàdell’architettura (edell’esistenza) alimentatadalla costante tensioneverso una “decostruzioneontologica” delle certezze eche può costituire unriferimento metodologicoforte nel patrimonioculturale di ogni architetto. Marco Biraghi,nell’introdurre il volume ecogliendone il carattere

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LIBRI

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► M O S T R E

Unreal City (T.S. Eliot)Una mostra delle operedi due fotografi italiani,Carlo D’Orta e ClaudioDe Micheli

Lo studio Transit ha aperto leporte della sua storica sedenel cuore di Roma allafotografia, per uno specialeevento espositivo dal titoloUnreal City (T.S. Eliot) chevede coinvolti due artisti:Carlo D’Orta e Claudio DeMicheli. In queste paginesono pubblicati stralcidell’articolo sulla mostra afirma del critico AlessandroTrabucco.

Il riferimento diretto ad unpasso di The Waste Land(“La terra desolata”) diThomas Stearns Eliot (tantoche il titolo stesso dellamostra riporta il nome propriodel grande poetaanglosassone) capolavoropubblicato per la prima voltanel 1922, in un climacaratterizzato da profondecrisi, sociali ed economiche,e da rivolgimenti rivoluzionari,vuole essere, piuttosto cheuna vera e propria citazioneletterale, un suggerimento dilettura, una suggestione,un’indicazione interpretativadi alcune particolariatmosfere evocate da Eliot eritrovate nelle immagini degli

artisti in mostra, Carlo D’Ortae Claudio De Micheli.The Waste Land è unpoemetto che fa dellacitazione intertestuale lapropria struttura compositivaprincipale, il cosiddetto“metodo mitico” adottato inprecedenza anche da EzraPound e soprattutto daJames Joyce nell’Ulisse, maè interessante soffermare lapropria attenzione anchesulla limpida icasticità visivadi alcune immagini, dallagrande potenza espressiva.Ciò che, ormai molti anni fa,mi ha colpito maggiormentenella lettura ed analisi deltesto, è stata proprio lacapacità del poeta di crearedelle chiare visioni dallecaratteristiche apocalittiche,ambientazioni da catastrofepost atomica, quasipremonitrici di alcune dellegrandi pagine di autori comeGeorge Orwell (NineteenEighty-Four” “1984”), Philip K.Dick (“The Penultimate Truth”“La penultima Verità”, “TheSimulacra” “I simulacri”...) oCormac McCarthy (“TheRoad” “La strada”).La fonte d’ispirazioneprincipale di Eliot è daricercare negli studi diantropologia e sulle religionisviluppate da Jessie L.Weston in From ritual toromance e da James Frazernel Ramo d’oro, monumentaliopere redatte qualche annoprima della pubblicazione delpoemetto, ma altri riferimentiimportanti sono da ricercarenello studio approfondito diDante e della città.

ARCHINFOa cura di LUISA CHIUMENTI

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fa. È proprio questoapproccio “artistico” (ManRay, Schad e Moholy-Nagynon sono ricordati dalla storiadell’arte come “fotografi” toutcourt, ma come “artisti”) adaver aperto le porte allametamorfosi della fotografia:da medium di riproducibilitàmeccanica della realtà adautonomo linguaggiocreativo.Ciò che nel 1859 Baudelaireimputava alla fotografia qualelacuna incolmabile rispettoalla più tradizionale praticapittorica, e cioè “un’estremafacilità produttiva, tale da nonrichiedere quasi alcunintervento creativo da partedell’autore, e poi ancora unaresa troppo speculare etroppo oggettiva della realtà”(Claudio Marra, L’immagineinfedele, Bruno Mondadori,2006, pag. 102), viene quindismentita già dalleAvanguardie Storiche conuna creatività rinnovata,ampiamente dimostrataanche dalle realizzazioniconcettuali degli anniSettanta. La fotografia divienelinguaggio espressivo a sé,svincolato dalla “dittatura delreale”, in grado di riflettere suse stessa e sulle propriedinamiche creative interne.Le immagini fotografiche diCarlo D’Orta e Claudio DeMicheli sembranodocumentare quindi unarealtà urbana filtrata da unosguardo in grado di cogliernel’essenza più vera, come unocchio elettronico che neintercetti emanazionienergetiche e temperaturecromatiche, prive diridondanze formali, ma conaccenti rivolti ad aspetti allostesso tempo oggettivi edonirici. Queste immagini, chesi distacchino in modo più omeno sostanzialedall’aderenza al datooggettivo, sono comunquereali o realistiche, cioè fannodella realtà effettiva la basedel loro lavoro, attraverso ilquale viene trasfigurata,oppure riformulata, o ancoratrasformata in purasensazione visiva. Unreal Cityquindi, il prefisso inglese “Un”sottolinea volutamente lanegazione stessadell’aggettivo ad esso legato

“real”, ma crea anche undistacco tra i due significatilasciando aperta lapossibilità di interpretazionesu un certo tipo di immagini,espressa in base alla propriasensibilità ed esperienza neiconfronti dell’architettura edell’ambiente urbano.Ciò che manca nellefotografie dei due artisti,rispetto alle limpide immaginidelle memorabili pagine diEliot, sono le presenzeumane, sostituite dallecostruzioni architettoniche,come unica veratestimonianza dell’azionecreatrice dell’Uomo.

Alessandro Trabucco

Diamond.Chinese Room

Dopo il Cabinet of NaturalHistory by Lucamelonte, la -1 art gallery propone lamostra “Chinese Room“, unomaggio alla Cina firmatoDiamond nel quartiere diRoma dove la Cina è dicasa.Come da programma, ilnuovo spazio undergrounddella Casa dell’Architetturasta invitando i protagonistidella street art della capitale– ma non solo – a realizzareognuno la propria “stanza”,facendone un luogo ognivolta diverso ed estraniantedove far perdere il visitatoreanche occasionale,permettendogli di viaggiarenello spazio e nel tempo.“Una stanza cinese nonpoteva mancare alla -1 ,

baudeleriana. Ma nonostantequesti “sguardi al passato” èimpossibile non soffermarsisu certe visioni futuristiche eumori che non possiamo nonsentire contemporanei, forseperché vissuti in un’epoca dicrisi rapportabile a quella cheha visto la nascita di questagrande opera del Novecento.

(Un)realLa mostra Unreal City (T.S.Eliot) propone le opere di duefotografi italiani, Carlo D’Ortae Claudio De Micheli.Un’esposizione fotograficasulla città, sull’ambienteurbano, sulle costruzioni chelo arredano e lo identificano.Ciò che si vuole soprattutto

indagare è il concetto di“realtà” che da sempreincatena la fotografia ad unostatuto di sua duplicazioneletterale, quando non si servadi tecniche alternative esperimentali come potevaavvenire all’epoca stessadella stesura di The WasteLand ma anche qualche annoprima da parte degli artistidelle avanguardie storiche.Le sperimentazioni effettuateai primi del Novecento dagrandi artisti come Man Ray,Christian Schad o LázlóMoholy-Nagy ci fannopensare che l’affrancamentodella fotografia dalla freddadocumentazione oggettivarisalga già a ben un secolo

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ARCHINFO

> Opere esposte nellamostra Unreal City: (pagina precedente)

- La vela (In questa pagina,

dall’alto) - Roma Eur

- Vibrazione

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afferma Giorgio de Finis,direttore artistico dellagalleria. “Siamoall’Esquilino, la China Townromana. Ricordo che pochigiorni primadell’inaugurazione dellaCasa dell’Architettura, chesi sarebbe festeggiata conpadrini del calibro di WimWenders e MassimilianoFuksas, furono rinvenuti,durante gli scavi per laposa delle nuove tubature,alcuni scheletri. Su tutti igiornali una macabraleggenda metropolitana finìper occupare le paginedella cronaca. Quello che sinascondeva nel giardinodell’Acquario Romano nonpoteva che essere ilfamigerato cimitero

cinese… Cito dal Corrieredella Sera dell’11 novembredel 2003: ‘La pista del«cimitero» cinese èavvalorata dalle voci sulleorganizzazioni criminaliorientali attive a Roma, chesi sbarazzerebbero deicorpi di connazionali morti,per poi consegnare i loropermessi di soggiorno acomplici clandestini’.Naturalmente poi si scoprìche i resti eranomedioevali”.L’Oriente ha sempreaffascinato Diamond, che lasua vocazione a lavorare instrada, con il writing primae la street art poi, l’hapagata con 11 anni diprocesso: “È stato prima ilGiappone a catturarmi… lamia passione per i maestridell’ukiyo nella pittura e perKitano nel cinema hannoavuto un influenzaimmediata, ma devo direche anche numerosissimiaspetti della cultura e dellagrafica cinese hannoattratto in manierastraordinaria il miointeresse”.Nella Chinese Room diDiamond convivono la Cinaclassica (quella dei demonie dei dragoni) con quellamoderna della modelleGiorgio Armani. Questebellezze femminili orientalisi affiancano a quelle checaratterizzano molta dellaproduzione dell’artista,dalle pin up a Bic degliAnni Quaranta, Cinquanta eSessanta alle piùcontemporanee cheDiamond dissemina per lacittà… “Le donne per mesono una vera ossessione.La donna orientale mi dàl’impressione di essereimperscrutabile, trasmetteun senso di inquietantepassione celata da un’auradi gelo, una sensazione dimistero infinita… checattura tutta la mia curiositàfino a temerne quasil’ipnosi”.

Info: -1 art gallery - Casadell’Architettura, piazzaManfredo Fanti 47, RomaPeriodo espositivo: 18 giugno-18 ottobre 2012

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