CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA - Chiesa di Bologna · pastorale su "Evangelizzazione e sacramenti",...

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CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA Evangelizzazione e ministeri 1977 (EVCEI 2, 2745-2873) Introduzione ANALISI DELLA SITUAZIONE 1. La presente riflessione su "Evangelizzazione e ministeri" conclude opportunamente il programma pastorale su "Evangelizzazione e sacramenti", proposto dai vescovi alle Chiese d'Italia. L'annuncio del Vangelo è il servizio essenziale di tutta la Chiesa, ed è perciò affidato ai ministri ordinati - vescovi, presbiteri, diaconi -, e a tutti i fedeli, in forza del loro battesimo. Tutti i battezzati partecipano, a titolo diverso, a tale ministerialità prima e fondamentale della Chiesa, che è l'evangelizzazione, e ogni membro della Chiesa svolge in essa il suo doveroso ufficio a servizio della salvezza del mondo, secondo la grazia dello Spirito santo, che a ciascuno distribuisce i suoi doni come a lui piace (cf. LG 12; 1Cor 12,11). 2. L'importanza e l'urgenza di questo impegno genuinamente cristiano, che derivano dalla missione affidata da Cristo alla Chiesa, si colgono in tutta evidenza anche sullo sfondo di alcuni aspetti della situazione della società e della Chiesa in cui viviamo. Contesto sociale 3. Pur limitandoci a uno sguardo fugace sulla nostra società, e sulla civiltà che la caratterizza, riconosciamo volentieri la carica positiva di alcuni suoi fermenti, per quanto frammisti a elementi negativi. Le conquiste della scienza, i risultati cui sono pervenute in specie le scienze umane, le esigenze di rispetto, attenzione e cura della persona nella sua libertà e di dignità, la riscoperta e la rivendicazione di certi valori morali e sociali soprattutto nel campo della giustizia, il desiderio e il bisogno della presenza e della partecipazione, sono conquiste, fisiche e spirituali, di somma importanza, che non possono essere sottovalutate. 4. E tuttavia, guardando sotto altro profilo il nostro tempo, vien fatto di ripensare a certe accorate annotazioni del concilio sulla "civiltà moderna, in quanto troppo irretita nelle realtà terrene" (GS 19). Situazione non certamente consolante, quella che abbiamo sotto i nostri occhi, gravida anzi di prospettive che destano preoccupazione. 5. Risulta anzitutto attenuato e anche oscurato il senso religioso in genere e il senso di Dio in specie; triste effetto della prevalenza data alle cose temporali e contingenti, che "rendono difficile l'accesso a Dio" (GS 19). Come nelle parabole evangeliche del seminatore e degli invitati alla cena (cf. Mt 13,22ss; Lc 14,14-24), l'ansia del benessere, le preoccupazioni di questa vita, un senso aperto di autosufficienza che giunge sovente alla persuasione che l'uomo è creatore assoluto dei valori, distolgono dall'ascolto della parola di Dio e distraggono dalla ricerca del Regno e dall'invito a rispondervi. 6. E' logico allora che, accantonato in qualche modo il divino, tutto si incentri nell'uomo. Anche in questo, certamente, può esserci un aspetto positivo, che si radica nel mistero stesso della creazione e dell'incarnazione; ma se l'uomo resta privo della luce di Dio, come potrà uscire dal buio che l'avvolge, e in cui è costretto suo malgrado a brancolare? Egli diventa un mistero a se stesso (cf. GS 10). Di più: l'uomo, esaltato e collocato al centro dell'universo, perde facilmente il senso del suo simile e non è più capace della solidarietà che dovrebbe portarlo a fraternizzare con gli altri uomini.

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CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANAEvangelizzazione e ministeri

1977(EVCEI 2, 2745-2873)

IntroduzioneANALISI DELLA SITUAZIONE

1. La presente riflessione su "Evangelizzazione e ministeri" conclude opportunamente il programmapastorale su "Evangelizzazione e sacramenti", proposto dai vescovi alle Chiese d'Italia. L'annuncio del Vangelo è il servizio essenziale di tutta la Chiesa, ed è perciò affidato ai ministriordinati - vescovi, presbiteri, diaconi -, e a tutti i fedeli, in forza del loro battesimo. Tutti i battezzati partecipano, a titolo diverso, a tale ministerialità prima e fondamentale dellaChiesa, che è l'evangelizzazione, e ogni membro della Chiesa svolge in essa il suo doveroso ufficioa servizio della salvezza del mondo, secondo la grazia dello Spirito santo, che a ciascunodistribuisce i suoi doni come a lui piace (cf. LG 12; 1Cor 12,11).

2. L'importanza e l'urgenza di questo impegno genuinamente cristiano, che derivano dalla missioneaffidata da Cristo alla Chiesa, si colgono in tutta evidenza anche sullo sfondo di alcuni aspetti dellasituazione della società e della Chiesa in cui viviamo.

Contesto sociale

3. Pur limitandoci a uno sguardo fugace sulla nostra società, e sulla civiltà che la caratterizza,riconosciamo volentieri la carica positiva di alcuni suoi fermenti, per quanto frammisti a elementinegativi. Le conquiste della scienza, i risultati cui sono pervenute in specie le scienze umane, leesigenze di rispetto, attenzione e cura della persona nella sua libertà e di dignità, la riscoperta e larivendicazione di certi valori morali e sociali soprattutto nel campo della giustizia, il desiderio e ilbisogno della presenza e della partecipazione, sono conquiste, fisiche e spirituali, di sommaimportanza, che non possono essere sottovalutate.

4. E tuttavia, guardando sotto altro profilo il nostro tempo, vien fatto di ripensare a certe accorateannotazioni del concilio sulla "civiltà moderna, in quanto troppo irretita nelle realtà terrene" (GS19). Situazione non certamente consolante, quella che abbiamo sotto i nostri occhi, gravida anzi diprospettive che destano preoccupazione.

5. Risulta anzitutto attenuato e anche oscurato il senso religioso in genere e il senso di Dio inspecie; triste effetto della prevalenza data alle cose temporali e contingenti, che "rendono difficilel'accesso a Dio" (GS 19). Come nelle parabole evangeliche del seminatore e degli invitati alla cena (cf. Mt 13,22ss; Lc14,14-24), l'ansia del benessere, le preoccupazioni di questa vita, un senso aperto di autosufficienzache giunge sovente alla persuasione che l'uomo è creatore assoluto dei valori, distolgonodall'ascolto della parola di Dio e distraggono dalla ricerca del Regno e dall'invito a rispondervi.

6. E' logico allora che, accantonato in qualche modo il divino, tutto si incentri nell'uomo. Anche inquesto, certamente, può esserci un aspetto positivo, che si radica nel mistero stesso della creazione edell'incarnazione; ma se l'uomo resta privo della luce di Dio, come potrà uscire dal buio chel'avvolge, e in cui è costretto suo malgrado a brancolare? Egli diventa un mistero a se stesso (cf. GS10). Di più: l'uomo, esaltato e collocato al centro dell'universo, perde facilmente il senso del suosimile e non è più capace della solidarietà che dovrebbe portarlo a fraternizzare con gli altri uomini.

I rapporti umani diventano allora sempre più fittizi, difficili e complicati e degenerano facilmente informe deteriori di freddo egoismo, di antagonismo sleale, seppur non esplodono in odio violento espietato.

7. Ha purtroppo il suo peso, in tutto questo, certo modo di intendere la civiltà tecnologica, che portaa considerare non tanto l'uomo, quanto ciò che l'uomo produce. Ci si sposta così più lontano ancora,fuori dell'uomo, e si concentra l'attenzione sulle cose e sulla materia. Ma nell'opacità di un orizzontesenza Dio, la materia impedisce di guardare in alto e così invece di dominarla e utilizzarla, secondoil comando del Creatore (cf. Gn 1,26-28), l'uomo ne diventa in effetti sempre più schiavo perchélontano da Dio, luce e Signore della vita.

8. Si aggiunga il fenomeno dell'urbanesimo, "il gusto e la ricerca della società urbana" (GS 6), conle sue contraddizioni e i suoi risvolti negativi. Sembrerebbe un progresso, l'urbanesimo, e lo è anche, sotto certi aspetti. Troppo spesso, però,accosta tra di loro gli uomini ma non li riunisce, e nell'illusione di favorire una umana e fraternaconvivenza, crea una folla di gente isolata e sola, con le dolorosamente note conseguenze didevianza sociale e anzi antropologica. Dinanzi a un tale urbanesimo, che mostra ormai confrequenza il suo volto disumano, viene naturale pensare alla primordiale "città" costruita da Caino(cf. Gn 4,17) e alle tracce che perdurano ancora oggi, fino a quando lo Spirito del Signore,attraverso l'attuale attività evangelizzatrice e santificatrice della Chiesa, non faccia delle nostredimore terrene un'immagine più veracemente umana della città futura.

C'è poi, di riscontro, la disgregazione religioso-morale di quel mondo rurale, che formava in passatol'ossatura stessa del nostro contesto sociale; ora lo spopolamento e il conseguente senso diabbandono e di isolamento va fatalmente inquinando di indifferentismo religioso e morale anche lenostre campagne. A questo si può aggiungere, ancora, l'estrema mobilità delle popolazioni, coi flussi pendolari di chilavora e di chi fa turismo, e i movimenti migratori interni ed esteri. Il quadro che se ne determina e iproblemi che ne derivano sono a tutti noti.

9. Rilevazione realistica, la nostra; la quale, però, non può far dimenticare, nel nostro tempo, lapresenza sempre operante dello Spirito di Dio. Egli è all'opera prima e più di noi, e ci chiama acogliere i segni del suo passaggio e della sua attività nelle aspirazioni profonde che egli suscita otiene deste nei cuori. La situazione attuale richiede attenzione premurosa alle persone e alle loro implorazioni disolidarietà, di fraternità, ed esprime un insopprimibile anelito di giustizia nel settore del lavoro enella partecipazione e collaborazione su ogni piano. Attraverso tale situazione lo Spirito pone senzadubbio alla Chiesa, con chiarezza e urgenza, la domanda di un rinnovato e forte impegno dievangelizzazione e di missionarietà, mediante articolate forme di presenza e di azioni capillari ecostanti, adeguate alla realtà e rispondenti alle concrete necessità. Un'evangelizzazione, si direbbe,sostenuta e svolta dalla varietà dei ministeri di cui la Chiesa dispone nella sua tradizione e nella suacreatività pastorale.

Contesto ecclesiale

10. Non si può negare che anche il contesto più specificamente ecclesiale risenta non poco di quellosociale. Non mancano davvero segni di preoccupazioni e di contraddizioni, per la complessità delmomento che attraversiamo. La contestazione ha influito notevolmente sul mondo laicale, associativo o meno, e sulla vitareligiosa e sacerdotale e la loro struttura formativa, e ha colpito, nel suo istinto di innovazione, non

solo i modi d'esercizio di alcune istituzioni, ma i princìpi che le sorreggevano, insieme con le realtàstesse costitutive della Chiesa.

11. Eppure, uno sguardo attento ai segni dei tempi sa cogliere, anche nell'intricato groviglio di tanteforze in contrasto, non pochi filoni di motivata speranza. E' lo Spirito di Dio che compie il suo lavoro suscitando quel desiderio intenso di partecipazione equel bisogno di crescita, che contraddistingue la nostra epoca, e apre alla Chiesa vasti campi diattuazione e di impegno.

12. La riforma liturgica ha impresso alle nostre comunità una vitalità nuova, nonostante certeposizioni di chiusura al rinnovamento conciliare o certe deplorevoli deviazioni. La catechesi ha unsuo promettente sviluppo, sia per l'accurata elaborazione dei nuovi testi e sussidi, sia anche per ladisponibilità generosa, specialmente dei giovani, alla collaborazione catechetica a livelloparrocchiale e diocesano.

13. Anche nel campo associativo pare di notare una netta ripresa, dopo la crisi e certi sbandamentidegli anni passati; e, cessata o notevolmente ridotta la proliferazione a volte improvvisata di alcunigruppi che si autodefinivano ecclesiali, si vanno ora rinnovando quei gruppi che, onell'associazionismo tradizionale o in nuove forme particolarmente vivaci e incisive, cominciano adattuare nel loro ambiente il compito che hanno in programma, quello di fermentare la massa.

14. Nè va dimenticato, accanto a questi focolari di promettente risveglio, il movimento dispiritualità e di apostolato familiare, che si sta costituendo e affermando concretamente eoperosamente, con frutti consolanti per la formazione personale e per il costume pubblico.

15. Un altro settore intorno al quale si polarizza attualmente un interesse tutto particolare è quellodella carità e dell'assistenza: segno indubbio di un cristianesimo genuino, che fermenta nel profondoe affiora poi in mille forme di amore, verso le infinite miserie di una società pur tanto progredita. Ela carità, come attestano tante istituzioni fiorite lungo i secoli nella Chiesa, è una via dievangelizzazione tanto più efficace quanto meno rumorosa.

16. Da sottolineare anche l'interesse largamente diffuso per il problema missionario, per il terzomondo, e in genere per tutti i paesi bisognosi di evangelizzazione e di liberazione; è davverocommovente la dedizione con cui prestano a questo scopo la loro opera sacerdoti e religiosi, giovaniprofessionisti, e famiglie cristiane. Tutti indici di correnti di bene che attraversano sotterraneamente il nostro mondo inquieto e neridestano un potenziale insospettato di sopite energie di vita.

17. Lo stesso risveglio dell'ecumenismo, se ben inteso, con la passione per il dialogo con i fratellidelle altre comunità cristiane, al fine di ricostruire l'unità per la quale Cristo è venuto, ha sofferto edè morto, offre proprio sul tema dei ministeri un punto importante di confronto e di incontro.

Completamento del programma "Evangelizzazione e sacramenti"

18. Tutto questo è emerso con forza e chiarezza nel recente convegno ecclesiale di"Evangelizzazione e promozione umana", tema integrante del piano pastorale "Evangelizzazione esacramenti". L'analisi della situazione socio-culturale ed ecclesiale era appunto ordinata adindividuare le vie dell'evangelizzazione oggi in Italia, nel suo senso più ampio (cf. EN 30-39; cf.anche gli Atti del convegno ecclesiale "Evangelizzazione e promozione umana", AVE, Roma1977). La risposta è stata una fortissima provocazione all'urgenza di partecipare alla missioneevangelizzatrice e di mostrarsi Chiesa in dialogo col mondo e al suo servizio, nella comunione

articolata delle sue membra (cf. Ef 4,16; Col 2,19) e nella concorde varietà dei suoi ministeri (cf.AA 2; 2Cor 12,5), antichi e nuovi.

L'esigenza vivissima, sentita in maniera differente e convergente nel campo sociale e nel campoecclesiale, è quella di una Chiesa tutta ministeriale, tutta dotata e preparata, tutta compaginata emobilitata con la molteplicità delle sue membra al servizio della propria missione nel mondo.

Solo una Chiesa tutta ministeriale è capace di un serio e fruttuoso impegno di evangelizzazione epromozione umana e di attualizzazione "di tutte le possibilità evangeliche nascoste, ma già presentie operanti nelle realtà del mondo" (EN 70).

Col tema dei ministeri, infatti, viene data occasione di affrontare i gravi problemi che oggi la Chiesavive: problemi di edificazione della comunità cristiana e della sua missione nel mondo, dinutrimento e di crescita del popolo cristiano, di esistenze consacrate al suo nascere e al suosviluppo, come pure alle necessità di tutta la sua missione.

E perciò il piano pastorale, avviato fin dal 1973 col programma di "Evangelizzazione e sacramenti",viene ora doverosamente completato, alla luce del ministero di Cristo e della Chiesa, con leprospettive del nostro fedele e organico servizio a Dio nel mondo contemporaneo.La comune riflessione sui ministeri accoglierà, così, per via di interna consonanza, le novità emerseanche di recente nel tessuto vivo ecclesiale e più in generale quelle verificatesi nella società italiana:le prime sembrano registrare accresciute disponibilità di servizio e di partecipazione come realtàmature nel corpo ecclesiale: le seconde reclamano la presenza e la formazione di persone che siconsacrano alla causa dell'Evangelo.

Parte primaIL MINISTERO DI CRISTO E DELLA CHIESA

19. Non si può parlare della ministerialità della Chiesa, senza riferirsi a Cristo e alla sua "diaconia",perché la Chiesa è "Cristo continuato e diffuso". Il concilio stesso, pur non mirando a presentareuna dottrina organica e compiuta sui ministeri nella Chiesa, ne prospetta però le linee fondamentalirisalendo appunto dalla Chiesa a Cristo, il quale, come si esprime s. Policarpo, "si è fatto servo -diacono - di tutti" (LG 29). Paolo VI poteva, perciò, concludere il Concilio con queste parole:"L'idea di ministero (vi) ha occupato un posto centrale" (Paolo VI, Omelia nella IX sessione delconcilio, 7.12.1965).

I. IL MINISTERO DI CRISTO

20. Più volte Cristo ha parlato di sè e della missione affidatagli dal Padre; e ne ha parlato facendoricorso a immagini belle e significative, che mettono in luce l'impegnativa complessità dellamissione stessa.

Cristo pastore

21. Cristo è il pastore, il pastore dell'antica tradizione biblica che va da Abele ai patriarchi, e daipatriarchi a David; una tradizione cantata come gioiosa esperienza dai salmisti (cf. Sal 22/23), eproclamata come speranza struggente dai profeti, soprattutto da Ezechiele (cf. Ez 34). Anche se nell'Antico Testamento il titolo di pastore è più riservato a Colui che deve venire, tutte lerelazioni di Dio con il suo popolo si possono descrivere come una vera parabola del buon pastore,che sospinge, guida, nutre e ristora il suo gregge.

22. Gesù realizza pienamente questa tradizione, tanto che chiama se stesso il buon pastore (cf. Gv10,11-14). La realizza come fu predetta, non per Israele soltanto (cf. Ez 34 e Lc 15,12-14), ma pertutti gli uomini (cf. Gv 10,16). "Gesù va attorno... insegnando... predicando il Vangelo del Regno, e curando ogni malattia.Vedendo le folle, ne sente compassione, perché sono stanche e sfinite, come pecore senzapastore..." (Mt 9,35-36). Cerca le smarrite e le disperse (cf. Mt 18,12-14), e fa festa per il lororitrovamento e la loro salvezza. Le raccoglie e le difende, le conosce e le chiama una per una (cf.Gv 10,3), le conduce ai pascoli erbosi e alle acque tranquille (cf. Sal 22/23). Per loro imbandisceuna mensa, le nutre con la sua parola, ed esse l'ascoltano:" conoscono la sua voce", ed egli le nutrecon la sua vita: egli è "venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza. Il buon pastoreoffre la vita per le pecore" (Gv 10,10-11). La offre nella morte e nella risurrezione: "E' risorto ilpastore buono, che ha dato la vita per le sue pecore, si è offerto alla morte per amore dei suoi,alleluia" (dalla liturgia della quarta domenica di Pasqua).

23. Crediamo che la figura di Gesù buon pastore e "principe dei pastori" (1Pt 5,4) sia fondamentaleper ritrovare la precisa fisionomia della missione e dell'attività della Chiesa. Soprattutto crediamoche sia la prospettiva essenziale per illuminare la realtà dei ministeri e la spiritualità che li anima.Perciò, tale figura non può non dominare e coordinare tutta la nostra trattazione, dichiaratamentepastorale.

Cristo servo

24. Altra immagine con cui Cristo ha voluto descrivere se stesso nell'atteggiamento fondamentaledella sua missione, è quella del "servo", che precisa il senso del suo essere pastore. A seconda dei casi, "servo", per noi, può significare colui che è ministro, che svolge cioè il suocompito a servizio di qualcuno, oppure colui che è schiavo, a totale dipendenza, nell'essere enell'agire, dal suo padrone. Nel riferire a sè questa immagine, Cristo passa dall'uno all'altrosignificato.

25. Egli afferma categoricamente la propria volontà di essere servo, e prescrive questoatteggiamento come modello della missione assegnata ai suoi collaboratori: "Voi sapete che coloroche sono ritenuti capi delle nazioni le dominano, e i loro grandi esercitano su di esse il potere. Travoi però non è così; ma chi vuole essere grande tra voi si farà vostro servitore, e chi vuol essere ilprimo fra voi sarà il servo di tutti. Il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per essere servito, ma perservire e dare la propria vita in riscatto per molti" (Mc 10,42-45). Queste intenzionali parole di Gesù interpretano la sua vita e il mistero del servizio che presta agliuomini.

Nell'ultima cena si veste da servitore e da schiavo, lava i piedi ai suoi discepoli, e poi li interroga:"Sapete ciò che vi ho fatto? Voi mi chiamate Maestro e Signore, e dite bene, perché lo sono. Sedunque io, Signore e Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni glialtri. Vi ho dato infatti l'esempio..." (Gv 13,12-15). Nè sulla terra soltanto Gesù compie questo suo servizio. Predice infatti che farà altrettanto in cielo,al banchetto eterno nella casa del Padre. "Beati quei servi - egli dice, riferendosi alla provata fedeltàdel servizio - che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli. In verità vi dico, si cingerà le suevesti, li farà mettere a tavola e passerà a servirli" (Lc 12,37).

26. E' un'immagine, questa del "servo", che sottolinea la dedizione e l'umiltà con le quali Cristocompie la sua missione. Applicando a sè questa immagine, Gesù allude ai testi del profeta Isaia, che hanno celebrato il"servo del Signore", personaggio misterioso, amato e prescelto da Dio, che lo vuole a sua

disposizione per compiere la liberazione di Israele e del mondo, e lo costituisce profeta per espiare eredimere. E così, il servo di Dio diventa nell'obbedienza, nell'umiliazione e nel dolore, il servodell'uomo e della sua redenzione (cf. Is 42,1-4; 49,1-7; 50,4-11; 52,13-15; 53,12).

27. La Chiesa primitiva s'ispirò volentieri a questi testi biblici per tratteggiare e quasi scolpire, conl'eloquente incisività dei suoi inni, il volto del Signore nei tratti più espressivi del suo amore e dellasua dolorosa immolazione; "... Spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendosimile agli uomini; apparso in forma umana, umiliò se stesso, facendosi obbediente fino alla morte ealla morte di croce..." (Fil 2,7-8; cf. 1Pt 2,21-25).

Cristo sacerdote

28. Oltre che pastore e servo, Cristo è anche sacerdote. Un titolo e una qualifica, di cui Gesù non famai parola, almeno esplicitamente, anche se sono ben presenti al suo spirito tutto l'ordinamentoprefigurativo del sacerdozio antico e il salmo che proclama il sacerdozio del Messia (Sal 109/110,4e Mc 12,35-37). E infatti il sacerdozio di Cristo è al centro della lettera agli Ebrei: l'"argomento -come si esprime il testo - su cui abbiamo molte cose da dire" (Eb 5,11).

29. Cristo è il Sacerdote nuovo che supera e trascende tutte le forme del sacerdozio antico. "Asomiglianza di Melchisedek sorge un altro sacerdote, che non è diventato tale per ragioni di unaprescrizione carnale, ma per la potenza di una vita indefettibile... Egli possiede un sacerdozio chenon tramonta" (Eb 7,15-16 e 24).

30. E' il sacerdote della nuova ed eterna alleanza, che congiunge veramente in comunione di vitaDio e gli uomini, e gli uomini tra loro. "Cristo, venuto come sommo sacerdote di beni futuri,attraverso una tenda più grande e più perfetta, non costruita da mano di uomo... non con sangue dicapri e di vitelli, ma con il proprio sangue entrò una volta per sempre nel santuario, procurandocicosì una redenzione eterna... Per questo egli è mediatore di una nuova alleanza..." (Eb 9,11-15).

31. E' il sacerdote che offre in sacrificio se stesso, per salvare coloro che per mezzo di lui siaccostano a Dio: "... Santo, innocente, senza macchia, separato dai peccatori ed elevato sopra i cieli;egli non ha bisogno ogni giorno, come gli altri sommi sacerdoti, di offrire sacrifici prima per ipropri peccati e poi per quelli del popolo, poiché egli ha fatto questo una volta per tutte, offrendo sestesso" (Eb 7,26-27).

32. E' il sacerdote unico. Negli scritti del Nuovo Testamento, il titolo di sacerdote è riservatoesclusivamente a Cristo e, di riflesso e per partecipazione, al suo popolo, che è popolo sacerdotale.Quelli che noi chiamiamo sacerdoti - i vescovi e i presbiteri - nel Nuovo Testamento sono semprechiamati semplicemente col nome della loro mansione o del loro ministero: "sovraintendenti" e"anziani".

33. Ora, il senso ultimo del sacerdozio in genere, e del sacerdozio di Cristo in specie, è quello diessere: - una forma di servizio per gli uomini: "Ogni sommo sacerdote, preso fra gli uomini, vienecostituito per il bene degli uomini nelle cose che riguardano Dio, per offrire doni e sacrifici per ipeccati" (Eb 5,1); - la forma più efficace e insieme necessaria di servizio, perché assumendo la natura umana efacendosi in tutto simile ai fratelli, Cristo ha dato la sua vita per la loro salvezza. E infatti il servizioche Gesù offre agli uomini è la fiduciosa consegna in se medesimo al Padre in un eterno atto diculto che riassume tutta la vita: "Proprio per questo nei giorni della sua vita terrena egli offrìpreghiere e suppliche con forti grida e lacrime a colui che poteva liberarlo da morte e fu esaudito

per la sua pietà; pur essendo Figlio, imparò tuttavia l'obbedienza dalle cose che patì e, reso perfetto,divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono"( Eb 5,7- 9).

34. Nella morte sacerdotale, che svela e compie l'intenzione salvatrice dell'intera sua vita, Gesù sipresenta come l'uomo-per-gli-altri perché e in quanto è l'uomo-di-Dio-e-per-Dio.Il ministero o servizio che egli ha reso e rende, per amore del Padre, all'umanità è dunque unministero di pastore e di sacerdote: pastore che guida, nutre e custodisce il suo gregge; sacerdoteche offre la vita per riconciliare i suoi amici con il Padre e perciò tra di loro. E tutto e sempre conquello spirito di generosa donazione che è proprio del "servo del Signore".

II. IL MINISTERO DELLA CHIESA

35. "In quest'opera così grande con la quale viene resa a Dio una gloria perfetta e gli uominivengono santificati, Cristo associa sempre a sè la Chiesa sua sposa amatissima" (SC 7), nata sulCalvario dal fianco squarciato di Cristo (cf. SC 5) e manifestata al mondo nella pentecoste (cf. SC6) come visibile ed efficace segno di salvezza dell'intera umanità. L'intelligenza del ministero diCristo agevola quindi la comprensione del ministero della Chiesa.

La Chiesa di Cristo

36. Corpo di Cristo e sua sposa (cf. Ef 5,25-27), la Chiesa riflette sul proprio volto i lineamentiinconfondibili e la gloria luminosa del volto di lui, e, se Cristo è pastore, servo e sacerdote, laChiesa, intimamente associata alla vita e all'attività dello Sposo, necessariamente si manifesta con lestesse caratteristiche del servizio pastorale e sacerdotale.

37. Ogni atteggiamento della Chiesa è inteso a interpretare e tradurre l'ansia e la sollecitudine delCristo pastore. Tutti i gesti della Chiesa, dai più piccoli e consueti, ricorrenti ad esempio nel ritmoquotidiano di una comunità parrocchiale, ai più solenni ed eccezionali, come l'avvenimento di unconcilio, ogni decisione e scelta, ogni iniziativa, innovazione o riforma, hanno unicamente questafinalità di amore: attuare il disegno di salvezza del Signore per gli uomini, essere sacramento, ossiasegno e strumento, per stringere in comunione gli uomini con Dio e tra loro (cf. LG 1). Questafinalità pastorale è purtroppo incompresa e misconosciuta, talvolta, dagli stessi fedeli. Essicondividono il pregiudizio di certa mentalità laicista corrente che intenzionalmente stravolgeinsegnamenti e comportamenti della Chiesa, presentandoli come giochi e interessi di deteriorepolitica. La "politica" dettata da Cristo, il suo stile e metodo, cui sempre la Chiesa si ispira in uncontinuo impegno e sforzo di fedeltà, è invece quella che vede e colloca l'autorità nell'ottica delservizio, e del servizio pastorale (cf. Mc 10,42ss), e tutto opera a questo preciso scopo: "la Chiesanel dare aiuto al mondo, come nel ricevere molto da esso, a questo soltanto mira: che venga il regnodi Dio e si realizzi la salvezza dell'umanità. Tutto ciò che di bene il popolo di Dio può offrireall'umana famiglia... scaturisce dal fatto che la Chiesa è sacramento universale di salvezza, chesvela e insieme realizza il mistero dell'amore di Dio verso l'uomo" (GS 45).

38. La missione pastorale della Chiesa, poi, si compone e si integra con la sua natura e la suafunzione sacerdotale, essa pure partecipata da Cristo sacerdote. Intendiamo la funzione sacerdotalein senso ampio, l'attuazione, cioè, del sacerdozio comune (cf. LG 10-12), per cui il popolo di Dio ètutto un popolo sacerdotale, profetico e regale, inviato a compiere l'opera intrapresa da Cristo, acollaborare alla salvezza del mondo, offrendosi in sacrificio a Dio e annunciando le meraviglie diDio agli uomini. Il Signore, "che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati col suo sangue... ha fattodi noi un regno di sacerdoti per il suo Dio e Padre..." (Ap 1,6). "Stringendovi a lui, pietra viva,rigettata dagli uomini, ma scelta e preziosa davanti a Dio, anche voi venite impiegati come pietre

vive per la costruzione di un edificio spirituale, per un sacerdozio santo, per offrire sacrificispirituali graditi a Dio, per mezzo di Gesù Cristo" (1Pt 2,4-5).

39. Ritorna l'idea centrale di questa riflessione proposta alle nostre comunità: la Chiesa prosegue eimita Cristo pastore, donandosi all'attuazione del piano di Dio. Lo rende presente e imita qualesacerdote, sacrificando se stessa per il raggiungimento della salvezza. Accoglie in sè e imita Cristocome servo, nella dedizione piena alla sua missione, per cui diventa essa pure serva e ministranell'opera della glorificazione di Dio e della santificazione degli uomini.

40. Non è lecito alla Chiesa, vantarsi di quanto essa ha fatto per il bene dell'umanità. Tutto ciò che èe fa, la Chiesa lo deve all'amore gratuito, fedele e misericordioso del suo Signore. Tuttavia in untempo di larga diffusione di critiche corrosive, di programmate denigrazioni e distorsioni dellaverità, non è vanto ma affermazione di giustizia, oltre che umile riconoscimento della perdurantepresenza dello Spirito, se invitiamo a ricordare che la Chiesa è sempre stata a servizio dell'umanità.Lo attesta la storia: la storia sua, che è poi la storia delle nostre popolazioni, e delle varie nazionisparse nel mondo intero. Basta passare in rassegna le innumerevoli opere a servizio della verità edella cultura, della carità e della civiltà, della giustizia, del progresso e della pace. E basta pensarealla tenace costanza, con cui la Chiesa ha svolto questo suo servizio, sempre pronta a difendere, seaccusata, il suo diritto a servire; a riprendere, se ostacolata, il suo dovere di donazione; a riattivare,se impedita, le sue istituzioni di carità disponibile e generosa.

41. Anche la Chiesa, dunque, è serva, come servo fu il Cristo e come serva fu e si professò - loaccenniamo con gioia filiale - Maria, la Vergine Madre. Tra i rapporti reali e i motivi di somiglianzadella Chiesa con Maria, è da rilevare la nota della ministerialità, comune a entrambe. All'annuncio dell'Angelo (cf. Lc 1,38) e nel cantico del Magnificat( cf. Lc 1,48), Maria chiamò sestessa "ancella del Signore", e tale fu davvero, nel silenzio e nel nascondimento, nel servizio aimisteri di Nazareth e di Betlemme, del Calvario e del Cenacolo. Giustamente la Vergine Madre èchiamata ministra dell'incarnazione redentrice (cf., tra gli altri, s. Beda il Venerabile, Hom. 4, 49; inLc 11: Verbi incarnandi ministra facta est temporalis).

La Chiesa apostolica

42. Associando e configurando a sè la Chiesa nella sua missione, Cristo non poteva non imprimereper sempre sul volto di lei il raggio splendente del suo stesso volto. La carità pastorale e laprontezza a servire, con la capacità e la generosità di immolarsi per la vita del mondo (cf. Gv 6,51),segnano indelebilmente l'essere e l'agire della Chiesa.

43. A noi qui preme conoscere - ed è conoscenza illuminante - come la comunità primitiva, che havalore esemplare per ogni periodo di rinnovamento e di crescita nella vita ecclesiale, abbiamanifestato in concreto questa ministerialità pastorale e sacerdotale.

44. Che gli apostoli ne avessero coscienza, lo sappiamo dai loro scritti: "Ognuno ci consideri comeministri di Cristo e amministratori dei misteri di Dio" (1Cor 4,1); "Quanto a noi, siamo i vostriservitori per amore di Gesù" (2Cor 4,5). E che gli apostoli volessero e formassero delle comunitàtutte ministeriali, rette da ministri e pervase di spirito diaconale o di servizio, ci è rivelato dalNuovo Testamento. Nella sua prima lettera ai Tessalonicesi, Paolo raccomandava: "Vi preghiamo,fratelli, di avere riguardo per quelli che faticano fra di voi, che vi sono preposti nel Signore e viammoniscono; trattateli con molto rispetto e carità, a motivo del loro lavoro" (1Ts 5,12-13).

Esortazioni dello stesso genere, che lasciano intravedere la costituzione ministeriale delle comunitàapostoliche, non sono scarse. Basti citare la lettera ai Romani: "Come in un solo corpo abbiamo

molte membra e queste membra non hanno tutte la medesima funzione, così anche noi, pur essendomolti, siamo un solo corpo in Cristo e ciascuno per la sua parte siamo membra gli uni degli altri.Abbiamo pertanto doni diversi secondo la grazia data a ciascuno di noi. Chi ha il dono dellaprofezia, la eserciti secondo la misura della fede; chi ha un ministero, attenda al ministero; chil'insegnamento, all'insegnamento; chi l'esortazione, all'esortazione. Chi dà, lo faccia con semplicità;chi presiede, lo faccia con diligenza; chi fa opere di misericordia, le compia con gioia" (Rm 12,4-8).

Nei suoi viaggi apostolici, san Paolo aveva cura di costituire, dove ancora non c'era, un gruppo dianziani a sostegno della comunità (cf. At 14,23; 20,17). Accanto però a questo gruppo si trovanosempre altre persone, con mansioni varie di servizio. Così nella lettera agli Efesini: "Un solocorpo..." (Ef 4,4), nel quale "a ciascuno di noi è stata data la grazia secondo la misura di Cristo" (Ef4,7). "E' lui (Cristo) che ha stabilito alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti,altri come pastori e maestri, per rendere idonei i fratelli a compiere il ministero, al fine di edificareil corpo di Cristo..." (Ef 4,11-12; cf. 1Cor 12,28-29).

45. In comunità di questo tipo, con molteplicità talvolta esuberante e incomposta (cf. 1Cor 12-14) dicarismi e ministeri, l'autorità degli apostoli rimane sempre però superiore, coordinatrice deiministeri e giudice dei carismi (cf. (1Cor 12-14; 2Cor; Gal). L'autorità degli apostoli appare semprecome il primo ministero e il primo carisma.

46. Questa strutturazione della comunità esigeva, naturalmente, una grande disponibilità o meglioun grande spirito di servizio, quale appunto poteva darlo quello Spirito di Dio, che ai singolidistribuisce i compiti e aiuta a svolgerli per il bene di tutti. Una delle esortazioni variamente ricorrenti in contesti di carità - quella carità che san Paoloconsidera, come è in realtà, la via più eccellente per l'edificazione della comunità e la condizioneindispensabile per l'esercizio dei ministeri (cf. 1Cor 12,31-13,1ss) - è, ad esempio, la seguente:"Mediante la carità, siate a servizio gli uni degli altri" (Gal 5,13).

47. Col passare degli anni e l'approssimarsi della fine della loro esistenza terrena, gli apostolidovettero preoccuparsi di assicurare stabilità maggiore e più serena continuità alle Chiese da lorofondate. Nella varietà dei ministeri, tornano allora con più insistenza il ministero dei diaconi, equello degli anziani uniti in presbiterio. E si distingue meglio, in questa progressiva chiarificazione,anche il ministero dei vescovi, quali successori e continuatori degli apostoli stessi. Tanto si ricava dagli scritti del Nuovo Testamento in particolare dalle lettere pastorali di san Paolo,e dagli scritti dei padri apostolici, specie dalle lettere di sant'Ignazio di Antiochia.

48. Il recente concilio Vaticano II, nella costituzione sulla Chiesa, riassume la storia dellasuccessione apostolica, con questa pagina: "La missione divina, affidata da Cristo agli apostoli,durerà sino alla fine dei secoli, poiché il Vangelo che essi devono predicare è per la Chiesa ilprincipio di tutta la sua vita in ogni tempo". Per questo gli apostoli, in questa societàgerarchicamente ordinata, ebbero cura di costituirsi dei successori. "Infatti, non solo ebbero vari collaboratori nel ministero, ma perché la missione loro affidatavenisse continuata dopo la morte, lasciarono quasi in testamento ai loro immediati cooperatoril'ufficio di completare e consolidare l'opera da essi incominciata, raccomandando loro di attendere atutto il gregge, nel quale lo Spirito santo li aveva posti a pascere la Chiesa di Dio. Perciò si scelserodi questi uomini e in seguito diedero disposizione che, quando essi fossero morti, altri uomini esimisubentrassero al loro posto. Fra i vari ministeri che fin dai primi tempi si esercitarono nellacomunità, secondo la testimonianza della tradizione tiene il primo posto l'ufficio di quelli che,costituiti nell'episcopato, per successione che decorre ininterrotta dall'origine, possiedono il tralciodel seme apostolico...

I vescovi dunque assunsero il servizio della comunità con i loro collaboratori, presbiteri e diaconi,presiedendo in luogo di Dio al gregge di cui sono pastori, quali maestri di dottrina, sacerdoti delsacro culto, ministri del governo della Chiesa..." (LG 20).

Parte secondaI MINISTERI NELLA CHIESA DI CRISTO OGGI

49. Il ministero della Chiesa ripropone sacramentalmente il ministero di Cristo ("Quod Redemptorisnostri perspicuum fuit in sacramenta transivit": S. Leone M., Serm. 74,2). Di tale ministero ecclesiale, quale lo ritroviamo nella Chiesa primitiva, espresso e distribuito intante forme, essenziali le une e accessorie le altre, vediamo ora l'attuazione varia, sacramentale enon sacramentale, che ne fa oggi la Chiesa, nella concorde varietà dei suoi servizi, uffici eprestazioni.

I. I MINISTERI ORDINATI

50. Nella Chiesa incontriamo anzitutto i ministeri ordinati, ossia i ministeri che derivano dalsacramento dell'Ordine. Sono stati tramandati dagli apostoli e dai loro successori, e costituiscono lagerarchia ecclesiastica. Per questo vengono detti anche ministeri gerarchici. Essi, prima ancora che per coloro che li ricevono, sono, come sacramenti "voluti da Dio" (cf. Conc.Trid., De Sacr. Ordinis, cap. 2 e can. 6: DS 1765 e 1776; cf. anche LG 28), una grazia immensa perla vita e la missione di tutta la Chiesa.

Il ministero del vescovo

51. Principale fra essi e loro sorgente è il ministero del vescovo. Il recente concilio ne ha vigorosamente sottolineato e sviluppato alcuni aspetti, che qui brevementerichiamiamo.

52. Anzitutto, la pastoralità. Il vescovo è pastore. "Mandato dal Padre di famiglia a governare la suafamiglia, tenga innanzi agli occhi l'immagine del buon pastore che è venuto non per essere servito,ma per servire, e dare la sua vita per le pecore... Dovendo render conto a Dio delle anime (cf. Eb13,17), con la preghiera, la predicazione, e ogni opera di carità abbia cura di loro, e anche di quelliche non sono ancora nell'unico gregge..." (LG 27). "Con ogni forma di cura e servizio episcopale,esercitino un perfetto ufficio di carità pastorale, non temano di dare la propria vita per le pecorellee, fattisi modello del gregge (cf. 1Pt 5,3), promuovano anche con l'esempio la Chiesa a una santitàogni giorno più grande" (LG 41; cf. CD 11,16).

53. Poi, la sacramentalità. L'ordinazione episcopale è un sacramento che comunica la grazia eimprime il carattere. Questo dato può sembrare oggi evidente e pacifico, ma è stato il Vaticano II aconfermarlo, ponendo fine a incertezze teologiche: "Per compiere così grandi uffici, gli apostolisono stati rivestiti da Cristo con una speciale effusione dello Spirito santo disceso su di loro, ed essistessi con l'imposizione delle mani diedero questo dono ai loro collaboratori, dono che è statotrasmesso fino a noi nella consacrazione episcopale. Insegna quindi il santo concilio che con laconsacrazione episcopale viene conferita la pienezza del sacramento dell'ordine... Dalla tradizioneinfatti... consta chiaramente che dall'imposizione delle mani e dalle parole della consacrazione lagrazia dello Spirito Santo è così conferita, e così è impresso il carattere..." (LG 21).

54. Quale sia la grazia propria del vescovo emerge dalla formula dell'ordinazione, che prega così:"Effondi sopra questo eletto quella potenza che viene da te, lo Spirito santo (Spiritum principalem),che hai dato al tuo amato figlio Gesù Cristo; egli lo ha donato ai santi apostoli, che hanno fondato la

Chiesa in ogni luogo come tuo santuario, a gloria e lode del tuo santo nome" (Pontificale romanum,De ordinatione episcopi). La grazia del servizio episcopale, attraverso l'effusione dello Spirito invocata nell'ordinazione esacramentalmente operata, ripropone dunque la centralità del servizio umile e potente del Cristocapo.

In questa luce, di imitazione dell'umile servizio di Cristo, il vescovo viene costituito "in potenza eautorità" perché serva la Chiesa, edificandola e presiedendola. La grazia propria del vescovo non èperciò d'essere la sintesi dei ministeri, come si poteva pensare in passato, ma è il ministero dellasintesi, dell'armonizzazione e della generazione di tutti i ministeri volti all'edificazione dellacomunità. Per questa grazia il vescovo, in forza del dono ricevuto, diventa efficace segno, e"principio visibile e fondamentale di unità per la Chiesa particolare a lui affidata" (LG 23). LaChiesa infatti non si raduna "per virtù di carne e sangue" ma perché suscitata dall'umile serviziodell'Agnello, visibilizzato dal vescovo. Egli presiede alla comunità "in luogo di Dio" (ed è questa lacaratteristica episcopale del sacerdozio ordinato) perché ripropone la presenza di Cristo (LG 20; cf.LG 21; SC 7), fondamento su cui riposa tutto il corpo ecclesiale e a cui converge il dono delloSpirito. La rappresentanza piena di Cristo nella comunione ecclesiale lo fa agire "in sua persona" (LG 21) elo fa essere, in conformità a Cristo del quale "è vicario e legato" (LG 27), capo perché servo dellaChiesa.

55. Infine, la collegialità. E' ancora il concilio a ripresentarla e a volerne una riattivazione piùfortemente e concretamente affermata: "Come san Pietro e gli altri apostoli costituiscono, pervolontà del Signore, un unico collegio apostolico, in pari modo il romano pontefice, successore diPietro, e i vescovi, successori degli apostoli, sono uniti fra loro..." (LG 22). Tutte le conseguenze dell'applicazione di questa "istituzione e precetto di Cristo" (LG 23), tantonelle sue strutture costitutive e canoniche, quanto nel suo spirito o nell'"affetto collegiale" (LG 23),che ne deriva, sono per ora imprevedibili, ma già si intravedono ricche e incalcolabili fecondità perl'avvenire della Chiesa.

56. Il collegio dei vescovi è responsabile di tutta la Chiesa e della sua missione. "Tutti i vescovidevono promuovere e difendere l'unità della Chiesa e la disciplina comune a tutta la Chiesa, istruirei fedeli all'amore di tutto il corpo mistico di Cristo, specialmente delle membra povere, sofferenti edi quelle che sono perseguitate a causa della giustizia, e, infine, promuovere ogni attività comunealla Chiesa... La cura di annunciare in ogni parte della terra il Vangelo appartiene al corpo deipastori, ai quali tutti in comune Cristo diede il mandato, imponendo un comune dovere..." (LG 23). I vescovi devono essere "uniti fra di loro" (LG 22); ma uniti col Papa, il quale è stato "investito, pervolontà di Cristo, del ministero preminente di insegnare la verità rivelata" (EN 67), e dell'ancora piùesteso ministero di essere, "quale successore di Pietro, il perpetuo e visibile principio dell'unità siadei vescovi sia della moltitudine dei fedeli" (LG 23).

57. E' necessario che il popolo di Dio sia adeguatamente evangelizzato circa il ministero del romanopontefice, del collegio episcopale e del vescovo nella Chiesa locale perché siano ritenuti, qualisono, grazia e fonte per la vita della Chiesa e sia accolto come si conviene il loro eserciziomagisteriale e pastorale (cf. LG 25; CD 12-13); perché la comunione ecclesiale sia ricercata semprenella reale e coerente convergenza verso questi ministeri affinché "tutte le cose siano d'accordonella verità" (s. Ignazio, Ad Eph. 5,1); e perché la preghiera e la collaborazione delle Chiesesostengano quei fratelli investiti dallo Spirito santo di un ministero tanto arduo. L'affetto e ilgeneroso sostegno verso questi ministeri e verso quanti li esercitano, per grazia e mandato ricevuti,sono atteggiamenti spirituali che fanno entrare i fedeli nel mistero diaconale della Chiesa e nel suosvelarsi più pienamente conforme al suo Signore.

Il ministero del presbitero

58. Strettamente congiunto al ministero del vescovo, in virtù del sacramento dell'ordine, è ilministero del presbitero: anche il presbitero infatti rende presente il Cristo, nel cui nome e con la cuiautorità agisce, in comunione con il vescovo (cf. LG 21). Questo ministero è il più conosciuto dai fedeli, in mezzo ai quali, quotidianamente, il presbiterovive: "Vivono... in mezzo agli altri uomini, come fratelli tra fratelli" (PO 3), portano tutto il peso delgiorno e del calore (cf. Mt 20,12; AG 27), molti "in un servizio spesso umile e nascosto". Sonomeritevoli di tanta riconoscenza: "La loro lode risuona nella Chiesa di Dio" (LG 41).

Il ministero dei presbiteri è comunione e collaborazione "saggia" (LG 28) e "necessaria" (PO 7) alministero del vescovo, che essi rappresentano e rendono presente nella comunità da loro riunitacome fraternità e famiglia di Dio attorno alla parola e all'eucaristia. Lavano le miserie dei peccaticol ministero della riconciliazione (cf. 2Cor 5,18-21; LG 28), recano sollievo ai malati con l'oliobenedetto (cf. Gc 5,15; LG 28), preparano i morenti all'incontro con Dio. Anch'essi, a somiglianza dei vescovi e insieme con i propri vescovi, costituiscono un corpo, ilpresbiterio. Vivono in comunione e collaborazione tra loro, e formano, con dei loro delegati, il"consiglio presbiterale" (PO 7), che affianca il vescovo "nel governo della diocesi" e "nell'esame deiproblemi riguardanti le necessità del lavoro pastorale..." (PO 7). I frutti di questa comunione, come quelli della collegialità episcopale, non potranno non esseregrandi su ogni piano, sia spirituale che pastorale.

I presbiteri, infine, sono ancora, come il vescovo e con il vescovo, pastori. L'educazione nei seminari tende appunto, secondo le direttive della Chiesa, a "formare veri pastoridi anime", preparando "all'ufficio di pastore, per essere in grado di rappresentare in mezzo agliuomini Cristo, il quale non venne per essere servito, ma per servire e dare la sua vita a redenzione dimolti (Mc 10,45; cf. Gv 13,12-17); così essi potranno guadagnare molti, facendosi servi di tutti(1Cor 9,19)" (OT 4). I vincoli che legano i presbiteri al vescovo e tra loro esigono rapporti vicendevoli improntati allasoavità delle confidenze di Gesù nell'ultima cena. Esse vengono ancora cantate durante il ritodell'ordinazione presbiterale (cf. Pontificale romanum, De ordinatione presbyteri): "Voi siete mieiamici... non vi chiamo più servi... ma vi ho chiamati amici" (Gv 15,14-15).

59. Anche questo grande ministero del presbitero ha bisogno di nuova evangelizzazione e di forteimpulso all'interno del popolo di Dio. Dinanzi a un disegno tutto ministeriale della Chiesa, comunee condivisa dev'essere la preoccupazione che non manchino i ministri nella Chiesa e, tra questi, inprimo luogo quelli che sono stati voluti dal Signore come nodi sacramentali della sua presenza tranoi. E anzi, tanto più crescono nella Chiesa le sensibilità ministeriali e le corrispondenti concretedisponibilità di servizio, quanto più si diffondono e si fortificano la stima e la promozione delsacerdozio ministeriale, come sacramento generatore di quelle sensibilità.

Il ministero del diacono

60. Questo ministero, importantissimo nella Chiesa antica, è stato ripristinato dal concilio VaticanoII, nella sua forma permanente, e in questa forma può essere conferito, secondo direttive precisedella Santa Sede e della nostra Conferenza (cf. SDO; AP; ReDP; Norme e direttive per la scelta e laformazione dei Candidati al ministero diaconale, 1972), tanto a celibi quanto a coniugati. Più cheuna novità, il diaconato permanente si presenta come la risposta felicemente concreta alle esigenzedi restituire, a chi ne ha la vocazione, compiti che con l'andar dei tempi erano stati assorbiti daipresbiteri o dai laici. Ma, prima ancora, col ripristino del diaconato permanente, la Chiesa ha la

consapevolezza di accogliere un dono dello Spirito e di immettere così nel vivo tessuto del corpoecclesiale energie cariche di una grazia peculiare e sacramentale, capaci perciò di maggiorefecondità pastorale. Il diaconato concorre così a costituire la Chiesa e a darne un'immagine piùcompleta e più rispondente al disegno di Cristo, e più in grado, per interna e spirituale potenza, diadeguarsi a una società che ha bisogno di fermentazione evangelica e caritativa, nei piccoli gruppi,nei quartieri e nei caseggiati. Le esperienze finora attuate in alcune diocesi sono esemplarmentepromettenti e in via di felice sviluppo.

61. Le esortazioni del vescovo, previe all'ordinazione, puntualizzano il ruolo di questo ministero.Dice il vescovo ai fedeli:" Fortificato dal dono dello Spirito santo, egli sarà di aiuto al vescovo e alsuo presbiterio; nel ministero della parola, dell'altare e della carità, dimostrandosi servo di tutti.Diventato ministro dell'altare, annuncerà il Vangelo, preparerà ciò che è necessario per il sacrificio,distribuirà ai fedeli il corpo e il sangue del Signore, inoltre, secondo il mandato del vescovo, avrà ilcompito di esortare e istruire nella dottrina di Cristo i fedeli e quelli che tali non sono ancora,guidare la preghiera, amministrare solennemente il battesimo, assistere e benedire il matrimonio,portare il viatico ai moribondi, presiedere al rito dei funerali. Il diacono... unito più strettamenteall'altare, eserciterà il ministero della carità, in nome del vescovo e del parroco".Soggiunge poi il vescovo al candidato: "Sarai diacono, cioè ministro di Gesù Cristo, che in mezzoai suoi discepoli si è comportato come colui che serve. Fà con impegno la volontà di Dio, e servicon letizia, nella carità, il Signore e gli uomini" (Pontificale romanum, De ordinatione diaconi).

II. I MINISTERI ISTITUITI

62. Attorno ai ministeri ordinati, la vita e l'insegnamento della Chiesa (cf. DS 1772-1776; LG 41)hanno sempre visto e ammesso l'esistenza di altri ministeri, appunto i ministeri non ordinati, che,varianti secondo le epoche e le necessità, abbracciano quelli istituiti e quelli di fatto. Pertantobisognerà tenere presenti, con maggiore proprietà e attenzione, questi diversi riferimenti esignificati del medesimo termine di "ministero".

Soffermandoci ora sui ministeri "istituiti", si deve anzitutto dire che essi non nascono dalsacramento dell'ordine, ma sono appunto istituiti dalla Chiesa sulla base dell'attitudine che i fedelihanno, in forza del battesimo, a farsi carico di speciali compiti e mansioni nella comunità. Costituiscono anch'essi una grazia, ossia un dono che lo Spirito santo concede per il bene dellaChiesa; e comportano pure, per quanti li assumono, una grazia, non sacramentale, ma invocata emeritata dall'intercessione e dalla benedizione della Chiesa.

63. I ministeri attualmente istituiti dopo il concilio, sono finora due: il lettorato e l'accolitato (MQ;MnC). Hanno riferimento al libro e all'altare, ossia all'amministrazione della parola di Dio e delsacramento del corpo e del sangue di Cristo e di conseguenza della carità: i divini tesori custoditidalla Chiesa e di cui la Chiesa è debitrice all'umanità. Questi ministeri istituiti esistevano prima come tappe spirituali dell'itinerario verso i ministeriordinati; ora godono di una loro autonomia e stabilità, anche se riceverli ed esercitarli è obbligatorioper i candidati ai ministeri dell'ordine sacro.

Il ministero del lettore

64. Sua funzione è quella di "proclamare la parola di Dio nell'assemblea liturgica, studiarsi dieducare nella fede i fanciulli e gli adulti, prepararli a ricevere degnamente i sacramenti, annunciareil messaggio della salvezza agli uomini che lo ignorano ancora" (Rito per il conferimento delministero del lettorato). Il vescovo, nella celebrazione in cui conferisce questo ministero, consegna

al lettore il libro della sacra Scrittura: "Ricevi il libro della sacra Scrittura, e trasmetti fedelmente laparola di Dio, perché prenda forza e vigore nel cuore degli uomini" (ivi).

E' un ministero, come si vede, da attribuirsi soprattutto a quanti vogliono impegnarsi, oltre che nellecelebrazioni liturgiche, nell'organizzazione dell'attività evangelizzatrice e catechistica, rendendocosì autentico e coerente il loro servizio liturgico. E non è chi non veda quanto possa essere utile efecondo per la vita delle nostre comunità.

Il ministero dell'accolito

65. Suo compito è di seguire e "aiutare i presbiteri e i diaconi nello svolgimento del loro ufficio;come ministro straordinario, distribuire ai fedeli, anche malati, la santa comunione; e amare ilpopolo di Dio che è il corpo mistico di Cristo, specialmente i deboli e gli infermi" (Rito per ilconferimento del ministero dell'accolitato). All'accolito, nel rito del conferimento del ministero, il vescovo consegna il pane e il vino daconsacrare, il calice e la patena, a indicare il suo ruolo e il suo ministero nella celebrazionedell'eucaristia.

Anche questo è un ministero che può essere proficuamente affidato a quanti amano occuparsi dellapromozione della vita liturgica in una comunità, pur se l'ambito della sua azione abbraccia, conl'esercizio della carità, un'area molto più vasta. Egualmente in questo caso è facile prevedere il beneche ne può venire per le necessità pastorali delle nostre Chiese.

Il servizio straordinario della distribuzione dell'eucaristia

66. Affine al ministero dell'accolitato, questo servizio se ne differenzia per il campo più ristretto eper le circostanze eccezionali in cui può essere svolto. E' un incarico straordinario, non permanente,concesso in relazione a particolari e vere necessità di situazioni, di tempi e di persone. Ministro straordinario della comunione eucaristica può essere tanto l'uomo quanto la donna. Ricevela facoltà di "comunicarsi direttamente, distribuire la comunione ai fedeli, portarla ai malati e aglianziani, recarla come viatico ai moribondi" (Sacra Congregazione per la disciplina dei sacramenti,istruzione Immensae caritatis circa la comunione sacramentale, 29.1.1973).

La possibilità di questo servizio è un gesto di squisita bontà nella Chiesa, "perché non restino prividella luce e del conforto di questo sacramento i fedeli che desiderano partecipare al banchettoeucaristico" (Immensae caritatis) e ai frutti del sacrificio di Cristo. Il profitto spirituale e pastorale,che proviene da questa comprensiva dispensazione della Chiesa, è anch'esso considerevole, sia per isingoli fedeli e sia per i gruppi delle case religiose, degli ospedali, degli istituti e simili: un profittoche si riflette naturalmente e si riversa su tutta la comunità.

III. QUESTIONI CIRCA I MINISTERI

67. I ministeri istituiti, quelli già istituiti dalla Santa Sede e quelli che in seguito saranno dalla stessaistituiti su proposta delle conferenze episcopali per le esigenze delle comunità ecclesiali, nonesauriscono la ricchezza ministriale che può fiorire attorno ai ministeri ordinati a sostegno esviluppo della ministerialità della Chiesa. I ministeri istituiti di cui parliamo si caratterizzano per il rito liturgico del loro conferimento, chetuttavia non ne limita l'esercizio alla sfera strettamente liturgica.

Il rito liturgico, d'altra parte, non è l'unico modo di approvazione e di investitura dei ministeri.Accanto al rito, ed equivalente nella sostanza, può esservi il riconoscimento canonico, oppure iltacito ed effettivo consenso dell'autorità ecclesiastica. In quest'ultimo caso si hanno i cosiddetti ministeri di fatto, quei ministeri cioè che senza titoliufficiali compiono, nella prassi pastorale, consistenti e costanti servizi pubblici alla Chiesa.

Il pensiero corre spontaneamente ad alcune categorie di fedeli, che si trovano nelle condizioniindicate per l'esplicazione di ministeri di fatto. Uno degli esempi più evidenti è quello dei catechisti,che è tra i più fiorenti in non poche Chiese locali.

Le difficoltà e la problematicità sorgono invece per altre categorie di fedeli, per altre condizioni disituazioni e di lavoro, e per il genere stesso di alcuni servizi che si rendono alla comunità.

Prima di passare in rassegna queste categorie, e di prenderne in considerazione almeno le principali,pare opportuno chiarire cosa sia un ministero non ordinato e di quali elementi risulti. Leosservazioni seguenti si atterranno ai dati più comuni e sicuri dei documenti ecclesiali e dei risultatiteologici.

Nozione di ministero non ordinato

68. La nozione di ministero non ordinato è desumibile dagli elementi che concorrono alla suacomposizione. Essi possono così configurarsi: a) Soprannaturalità di origine. Anzitutto, il ministero è originariamente determinato da un dono di Dio. Il ministero non ordinatonasce cioè da una vocazione che è dono e grazia dello Spirito santo, il quale chiama qualcuno adoffrire la propria fatica (cf. Fil 4,3; Rm 16,6.12) per la Chiesa. Lo ricorda il concilio, quando,trattando di tutti i ministeri, ordinati e non ordinati, dice che sono "suscitati nell'ambito stesso dellaChiesa da una vocazione divina" (AG 15).

b) Ecclesialità di fine e di contenuto. Il ministero è un servizio prettamente ecclesiale nella sua essenza e nella sua destinazione. Aiuta ilministero ordinato nelle sue funzioni (MQ) e contribuisce così, per la sua parte, alla formazionedella comunità cristiana nel lavoro della sua incessante fondazione, crescita e missione (cf. AG 15;EN 73).

c) Stabilità di prestazione. Il ministero non è un servizio temporaneo e transeunte, che chiunque, per richiesta o per generosità,potrebbe in una data circostanza offrire. Il ministero esige una certa stabilità, almeno l'impegno diqualche anno, se non la donazione di tutta la vita.

d) Pubblicità di riconoscimento. Il ministero, che sorge dal seno della comunità e vive per il bene della comunità, deve averel'approvazione della comunità e, nella comunità, da chi deve esercitare il servizio dell'autorità. Imodi di questo pubblico riconoscimento sono molteplici, come è già stato notato; e tuttavia ilriconoscimento che manifesti all'intera comunità la qualità del servizio è indispensabile.

69. E' certo, infine, che ogni tipo di ministero, oltre i requisiti suddetti, vuole attitudine ecompetenza specifica, da verificarsi caso per caso. Ma a noi importa, in questo momento, aver delineato la fisionomia del ministero non ordinato,perché riteniamo che anche questa consapevolezza di essere strumenti della ministerialità dellaChiesa sia evangelizzata ed educata più compiutamente. Per questa via si farà rifiorire in tutti un

senso di appartenenza gioioso e responsabile alla Chiesa, che riporti a lei, e perciò a Cristo, ognidono e ogni servizio dato alla crescita del regno di Dio. Questa medesima consapevolezza deve illuminare la comprensione delle questioni che orapresentiamo e deve favorirne la soluzione, che resta affidata alla comune responsabilità, allaconcreta sperimentazione e al finale discernimento dei pastori.

Ministeri e religiosi

70. La questione che riguarda il rapporto tra ministeri e religiosi esige alcune preliminaripuntualizzazioni. C'è da osservare, anzitutto, che la vita religiosa, caratterizzata dalla professione dei consiglievangelici, è primariamente uno stato di vita, e non un'attività o un servizio o uno specificoministero. Come stato di vita, ha una funzione necessaria e insostituibile nella Chiesa: quella diessere, perché dono dello Spirito, segno e richiamo alla "vita nuova ed eterna" e alla "risurrezionefutura"; e alla "forma di vita, che il Figlio di Dio abbracciò, quando venne nel mondo per fare lavolontà del Padre...", alla "trascendenza del regno di Dio sopra tutte le cose terrestri e alle sueesigenze supreme" (LG 44).

E tuttavia, "siccome i consigli evangelici, per mezzo della carità alla quale conducono, congiungonoin modo speciale i loro seguaci alla Chiesa e al suo mistero, la vita spirituale dei religiosi deve puressere consacrata al bene di tutta la Chiesa. Di qui deriva il dovere di lavorare, secondo la forza e ilgenere della propria vocazione, sia con la preghiera, sia anche con l'opera attiva, a radicare econsolidare negli animi il regno di Cristo..." (LG 44). L'esortazione apostolica sull'evangelizzazione sintetizza mirabilmente tutto questo. I religiosi "conla stessa natura del loro essere si collocano nel dinamismo della Chiesa, assetata dell'assoluto diDio, chiamata alla santità. Di questa santità essi sono testimoni. Incarnano la Chiesa in quantodesiderosa di abbandonarsi al radicalismo delle beatitudini. Con la loro vita sono il segno dellatotale disponibilità verso Dio, verso la Chiesa, verso i fratelli" (EN 69).

71. Sullo sfondo di queste premesse, si comprende come siano sorti e sorgano ordini, congregazionie istituti, non solo per la professione dei consigli evangelici ma anche per l'esplicazione di autenticiministeri quali la predicazione, l'assistenza ai pellegrini, agli infermi e agli orfani, la liberazionedegli schiavi, l'educazione della gioventù, l'apostolato dei mass-media ecc.; e si comprende ancoracome singoli religiosi possano essere investiti, per il bene comune, dell'esercizio di ministeriistituiti, e possano svolgere ministeri di fatto.

Ministeri e laici

72. Anche a proposito della questione del rapporto dei laici coi ministeri sono necessarie delleprecisazioni. Bisogna, anzitutto, ridimensionare la diffusa mentalità che inclina ad attribuire ai laici soltantocompiti nel mondo e, perciò, bisogna considerare il "ruolo" specifico del laicato più organicamenteinnestato nella realtà di una Chiesa che è tutta al servizio del Signore. Secondo la dottrina del concilio, sia nella costituzione sulla Chiesa e sia nel decreto sull'apostolatodei laici, tutti i fedeli sono chiamati, in forza del battesimo, a partecipare all'unica e globalemissione della Chiesa (cf. LG 33-38; AA 3).

E tuttavia, uno dei modi tipicamente laicali di parteciparvi è collegato "alla vocazione specifica deilaici posti in mezzo al mondo e alla guida dei più svariati compiti temporali". "Il loro compitoprimario e immediato non è l'istituzione e lo sviluppo della comunità ecclesiale - specifico deipastori - ma è la messa in atto di tutte le possibilità cristiane ed evangeliche nascoste, ma già

presenti e operanti nelle realtà del mondo. Il campo proprio della loro attività evangelizzatrice è ilmondo vasto e complicato della politica, della realtà sociale, dell'economia; così pure della cultura,delle scienze e delle arti, della vita internazionale, degli strumenti della comunicazione sociale; eanche in altre realtà particolarmente aperte all'evangelizzazione, quali l'amore, la famiglia,l'educazione dei bambini e degli adolescenti, il lavoro professionale, la sofferenza" (EN 70).

73. Qui si apre senza dubbio un orizzonte assai vasto per i ministeri dell'animazione cristianadell'ordine temporale, e della promozione umana, le quali, come tali, fanno parte della missionedella Chiesa. Tutto ciò che entra infatti nell'ordine dell'evangelizzazione, potrebbe essere oggetto diministero ecclesiale. Se pertanto "ci saranno laici penetrati di spirito evangelico, responsabili di queste realtà edesplicitamente impegnati in esse, competenti nel promuoverle e consapevoli di dover svilupparetutta la loro capacità cristiana spesso tenuta nascosta e soffocata" (EN 70), a noi pare che allapresenza cristiana nel mondo, e alle sue concrete future progettazioni, venga offerta una svariata eprovvidenziale gamma di autentici ministeri laicali (cf. GE 8).

Ministeri e famiglie

74. C'è la questione della famiglia nel suo rapporto con i ministeri. Della famiglia trattòabbondantemente l'assemblea generale della CEI nel 1975. Nel documento che ne è scaturito, siaccenna, forse per la prima volta, al "ministero dei coniugi". "In forza del sacramento, gli sposi sono consacrati per essere ministri di santificazione nellefamiglie e di edificazione della Chiesa... I coniugi compiono il loro ministero e impegnano il lorocarisma, nella preparazione specifica dei fidanzati al sacramento del matrimonio... nella catechesifamiliare e parrocchiale, nella promozione delle vocazioni specialmente di quelle di specialeconsacrazione..." (EvSM 104-106).

Il Papa si è così recentemente espresso: si "deve far spazio... alle coppie e... aiutare le comunitàparrocchiali e diocesane a riconoscerne il ruolo di protagoniste della pastorale che a loro viene dallagrazia del sacramento. In una società che emargina sempre più la famiglia e, praticamente, tende avanificarne la consistenza e i compiti nelle realtà civili e nell'educazione dei figli... ci si deveimpegnare a promuovere il ministero dei coniugi anzitutto nei confronti della crescita della fede deifigli; nei confronti poi della evangelizzazione delle coppie e delle famiglie deboli nella fede, con lequali essi hanno quotidianamente contatti di vicinato, di lavoro, di situazioni spesso totalmentechiuse ad altre presenze ecclesiali; nei confronti infine dei fidanzati, che si preparano almatrimonio" (Paolo VI, Discorso all'assemblea generale dell'ACI, 25.4.1977).

Ministeri e donne

75. C'è poi il problema, oggi molto avvertito e tuttavia irto di difficoltà non lievi, dellaconfigurazione ministeriale delle donne. Circa i ministeri ordinati e i ministeri finora istituiti, vanno tenuti presenti gli orientamentidottrinali (II) e le norme disciplinari (MQ), emanati dalla Chiesa in questi ultimi anni. Anche in questo campo, la ricerca è aperta e i ministeri di fatto aprono vaste aree di esercizioall'impegno ministeriale delle donne. In questa linea ci sembra importante che giunga amaturazione, nella preghiera e nella meditazione come pure nella concreta sperimentazione, una piùvasta e corretta consapevolezza ministeriale, rispettosa della misteriosa saggezza evangelica edecclesiale.

76. Non dunque per eludere il problema ma per favorire tale maturazione, preferiamo invitare ascoprire nella sacra Scrittura, soprattutto nel Nuovo Testamento, quante e quali possibilità siano

riservate alle donne nell'edificazione del corpo di Cristo: possibilità corrispondenti alla grandezzadelle loro aspirazioni, e all'effettiva capacità del loro generoso donarsi. Sarebbe bello riandare ai tempi apostolici e rievocare tanti nomi di donne, affioranti dalle Lettere edagli Atti degli apostoli; e sarebbe interessante ricordare pure gli specifici ministeri che siintravedono da esse sostenuti (cf. Lc 2,36; Rm 16,1ss; 1Tm 5,3ss; At 9,36-41; 21,9).

Più significativo sarebbe risalire ai giorni di Gesù e della sua predicazione. Lo troviamoaccompagnato, lui e i discepoli, da un gruppo di donne (cf. Lc 8,1-3; 23,55-56). Vi è Maria diMagdala, che lo unge e profuma, vivo e morto; lo ricerca sepolto; lo incontra risorto, e da lui èmandata a recare il messaggio pasquale: "Gesù le dice: Maria!. Essa allora voltatasi verso di lui, glidisse in ebraico: Rabbunì, che significa: Maestro! Gesù le disse: Non mi trattenere, perché non sonoancora salito al Padre; ma và dai miei fratelli e dì loro: io salgo al Padre mio e Padre vostro, Diomio e Dio vostro. Maria di Magdala andò subito ad annunciare ai discepoli: Ho visto il Signore eanche ciò che le aveva detto" (Gv 20,16-18).

Ma bellissimo e fecondo è sostare sull'"ora" di Gesù, e fissare lo sguardo su Maria santissima, econtemplarne il ministero di Vergine Madre, di collaboratrice e corredentrice, nell'amore e neldolore, per la gioia di tutti (cf. Gv 2,1-11). Ministero unico, e tuttavia partecipabile, nella misuracon la quale si aderisce alla volontà di Dio: "Giunsero sua madre e i suoi fratelli... e gli dissero...Ecco tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle sono fuori e ti cercano. Ma egli rispose loro: Chi è miamadre e chi sono i miei fratelli?. Girando lo sguardo su quelli che gli stavano seduti attorno, disse:Ecco mia madre e i miei fratelli! Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella emadre" (Mc 3,31-35). Al di là e al di sopra di ogni ministero, c'è dunque un realissimo modo di sublimare, mediante lacarità, tutta la vita.

77. Alla presenza della donna nella Chiesa, ai vari servizi che essa di fatto già rende sia perl'annuncio della Parola e per la catechesi e sia per la cristiana formazione e per le molteplici attivitàcaritative e sociali, dovremo in futuro riservare un'attenzione maggiore. Non tanto per "consentire" alle nuove situazioni, nella misura in cui la "promozione della donna" èritenuta un "segno dei tempi", ma piuttosto per recuperare esperienze di vita ecclesiale che, già utilialla Chiesa in altre stagioni, si riveleranno preziose per la Chiesa di oggi. A tal fine occorre unarevisione di mentalità, per accogliere tutti i suggerimenti che emergono, oltre che dall'esperienza,dalla vita di una Chiesa che è mistero e comunione.

Ministeri e movimenti apostolici

78. Nel contesto di singolari forme di ministerialità torna a porsi, sotto un profilo diverso da quellogià accennato, la questione dei ministeri laicali, secondo autorevoli e significative indicazionipontificie e conciliari, che configurano uno specifico ministero esercitato da laici. Se infatti la vocazione specifica dei laici è la loro presenza attiva nelle realtà temporali, "nonbisogna tuttavia trascurare o dimenticare l'altra dimensione: i laici possono anche sentirsi chiamati oessere chiamati a collaborare con i loro pastori nel servizio della comunità ecclesiale, per la crescitae la vitalità della medesima, esercitando ministeri diversissimi, secondo la grazia e i carismi che ilSignore vorrà loro dispensare" (EN 73). "Tali ministeri, nuovi in apparenza, ma molto legati adesperienze vissute dalla Chiesa nel corso della sua esistenza, - per esempio quelli di catechista, dianimatori della preghiera e del canto, di cristiani dedicati al servizio della parola di Dio oall'assistenza dei fratelli bisognosi, quelli infine dei capi di piccole comunità, dei responsabili dimovimenti apostolici, o di altri movimenti - sono preziosi per la plantatio, la vita, la crescita dellaChiesa e per una capacità di irradiazione intorno a se stessa e verso coloro che sono lontani" (EN73).

79. Tra questi ministeri, e in aggiunta all'esemplificazione citata, crediamo di dover segnalarel'Azione cattolica, già dal concilio vista come una forma ministeriale (cf. AG 15). Il nostro Papa,poi, in più di un'occasione (cf. Discorsi all'ACI del 22.9.1973 e del 25.4.1977), ha voluto ribadirnel'idea, rilevando che l'Azione cattolica, "in quanto collaborazione dei laici all'apostolato gerarchicodella Chiesa, ha un posto non storicamente contingente, ma teologicamente motivato nella strutturaecclesiale...", perché "chiamata a realizzare una singolare forma di ministerialità laicale, volta allaplantatio Ecclesiae e allo sviluppo della comunità cristiana in stretta unione con i ministeri ordinati"(Discorso all'assemblea generale dell'ACI del 25.4.1977).

Noi sentiamo e vediamo l'Azione cattolica - con il concilio (LG 33)- nella scia "di quegli uomini edonne che aiutavano l'apostolo Paolo nell'evangelizzazione, faticando molto per il Signore". Cosìnelle lettere di san Paolo: "Esorto Evodia ed esorto anche Sintiche ad andare d'accordo nel Signore.E prego te pure, mio fedele collaboratore, di aiutarle, perché hanno combattuto per il Vangeloinsieme con me, con Clemente e con gli altri miei collaboratori, i cui nomi sono nel libro della vita"(Fil 4,3). "Salutate Prisca e Aquila, miei collaboratori in Cristo Gesù... salutare anche la comunitàche si riunisce nella loro casa. Salutate Maria, che ha faticato molto per voi... Salutate Andronico eGiunia... sono degli apostoli insigni..." (Rm 16,3ss).

81. Questa qualifica di "singolare forma di ministerialità laicale" giunge a definire l'Azione cattolicadopo decenni di studi e di benefica presenza apostolica, che hanno non poco contribuito asviluppare la teologia del laicato e le forme molteplici della sua partecipazione alla missione dellaChiesa. E' tempo, perciò, che sacerdoti e laici armonizzino le loro vedute circa l'Azione cattolica aqueste prospettive, del resto già decisamente presenti nella dottrina del concilio (cf. AG 15; LG 33;AA 20). Notevole impulso verrà all'impegno apostolico nella misura in cui saranno superatipregiudizi e disattenzioni e saranno accolte queste indicazioni che il servizio ecclesiale e la vocedello Spirito suggeriscono. Come, d'altra parte, una più efficace adesione a queste prospettive gioverà alla stessa Azionecattolica per realizzare il ministero che la qualifica al servizio della Chiesa, secondo le condizioniindicate dalla Evangelii nuntiandi (cf. EN 73).

82. Ma non pensiamo, in questo momento, soltanto all'Azione cattolica. La prospettiva ministerialepuò e deve egualmente valere anche per altre associazioni e movimenti, che con grande merito sidedicano ad altre e diverse necessità pastorali e, suscitando feconde disponibilità apostoliche, lepongono con fattivo amore a servizio della Chiesa.

ConclusioneINDICAZIONI E ORIENTAMENTI

83. Le considerazioni che si sono esposte fin qui intorno al ministero di Cristo e della Chiesa, e aiministeri nella Chiesa oggi, potranno essere utilizzate come traccia e stimolo per la presentazionedel tema nelle comunità locali e per le applicazioni pastorali che ne potranno discendere. Lecompletiamo con semplici e rapide annotazioni e raccomandazioni.

Speranze di frutti pastorali

84. Per l'intelligenza profonda dell'argomento e per la persuasione della sua immediatezza e validitàpastorale, conviene portare in cuore due visioni. La prima visione, che vorremmo amorosamente contemplare, è quella tratta dalla sacra Scrittura edal magistero specialmente conciliare: la visione di una Chiesa che nell'armonia operosa delle suemembra e nello scambio fattivo dei suoi doni ripete come sposa il mistero del suo sposo, Cristo,

ancella accanto al Servo, fatta tutta ministeriale. E' la visione che si è andati via via ricercando ericostruendo lungo questa nostra trattazione, anche sotto la spinta degli impulsi che provengonodalla situazione sia socio-culturale e sia ecclesiale e che provocano a nuovi mezzi e metodi dievangelizzazione.

85. L'altra visione, non meno bella e non meno cara, e che conforta la prima con la testimonianzadella sua attualità e fecondità, è quella dell'esperienza. Non abbiamo lo spazio per riportare le voci, udite durante la nostra assemblea generale di maggio,circa le sperimentazioni in corso in parecchie diocesi. Possiamo riferire di aver intravisto con gioia,grazie alla buona e tenace volontà di chi crede al concilio e si dona con amore a tradurlo in attoraccogliendone già i frutti, comunità ecclesiali nuove quali i tempi e le circostanze reclamano. Tutti i nuovi ministeri - intendendo per nuovi il diaconato permanente, l'accolitato e il lettorato - sirivelano fecondi sul piano pastorale, capaci di animare e vitalizzare settori bisognosi che nondevono sfuggire allo zelo della Chiesa.

86. Il diacono permanente - e la sua azione avrà anche maggiore influenza quando questo ministrosarà a tempo pieno - può fermentare la comunità, richiamandola al dovere pressante della carità,dell'assistenza, e della promozione umana, e spingendola e guidandola poi, con un'organizzazioneadeguata, nei quartieri, nei caseggiati, negli abitati vicini e lontani, a suscitarvi gruppi sensibili allaChiesa, o desiderosi di volerlo diventare.

87. L'accolito potrà avere la responsabilità di tutta l'attività liturgica della comunità: curare i varigruppi, dai ministranti all'altare, piccoli e grandi, ai lettori, ai salmisti, ai commentatori, ai cantori,agli altri che si prestano per la buona accoglienza ai partecipanti; attendere alla preparazione e allacelebrazione delle varie solennità e feste, sia quelle dell'anno liturgico culminante nella pasquacome pure quelle sacramentali del battesimo, confermazione, eucaristia, celebrazione dellapenitenza, del matrimonio ecc. Sarà il vero promotore laico della vita e dello spirito liturgico di cuidev'essere penetrata una comunità.

88. Altrettanto si dica del lettore, o del gruppo di lettori, responsabile ed organizzatore, al di fuoridella liturgia, dell'attività catechistica e dell'attività apostolico-evangelizzatrice. Il lavoro èimpegnativo al massimo e i suoi orizzonti sono vastissimi. E' inutile enumerare tutto quello che dicura, di intelligenza, di cuore, di fatica e di tempo richiede un compito del genere, tanto per lacatechesi dei fanciulli e dei giovani, quanto per la catechesi degli adulti, dei fidanzati, degli sposi;per la formazione delle èquipes di maestri e di animatori; per la creazione di strutture adeguate; ecosì via. Il discorso può ripetersi per il lavoro di evangelizzazione proprio delle associazioni e deimovimenti apostolici, che devono accostare ragazzi, giovani ed adulti negli agglomerati in cuivivono, le scuole in cui studiano, le fabbriche dove lavorano, i luoghi dei loro ritrovi e divertimenti.

89. Siamo convinti che tali istanze spirituali e disponibilità pastorali, esigite dalle predette visioni diChiesa, hanno bisogno di vera maturazione. Le improvvisazioni moltiplicherebbero le istituzioni ele iniziative ma non farebbero crescere il corpo ecclesiale. Allo stesso modo, anche l'immobilità,che ripetesse staticamente impostazioni ministeriali e pastorali rispondenti a tempi storici diversi dalnostro, rischierebbe di impoverire le nostre comunità.

Riteniamo perciò che si debba andare tutti insieme verso una Chiesa più condivisa nelle sueresponsabilità e più partecipata nella sua missione salvatrice. Questa mèta pastorale va prefiguratacon graduali programmazioni e con armonica e convinta dedizione. E, d'altra parte, chi deipresbiteri, parroci o coadiutori, non amerebbe - per la densità di popolazione o per la vastità diterritorio della sua comunità, oltre che per interiore adesione alla visione ecclesiale riproposta dal

Concilio - essere affiancato da laici competenti e consacrati agli impegni suddetti, pastoralmentetanto belli ma insieme tanto gravosi?

Coscienza diaconale

90. Certo, il raggiungimento dell'ideale descritto e la realizzazione di una Chiesa tutta ministerialesono condizionati all'acquisizione, in ognuno, di una coscienza diaconale o di servizio. Il cristiano non può vivere nè per sè nè a sè. E' un membro: appartiene al corpo, e deve avere, nelladocilità allo Spirito santo che lo anima, la disponibilità a servire questo corpo, che è il corpo diCristo. "Voi non appartenete a voi stessi" (1Cor 6,19); "Siamo un solo corpo in Cristo e ciascunoper la sua parte siamo membra gli uni degli altri" (Rm 12,5). Da questa coscienza veramente ecclesiale, che dovremo in tutti i modi formare e promuovere, loSpirito santo potrà avere una maggior prontezza di corrispondenza alle sue indubbie chiamate e aisuoi doni, per il servizio nella Chiesa a vantaggio della salvezza degli uomini.

Pastorale vocazionale

91. La coscienza diaconale, una volta formata, non dispensa dal collaborare con lo Spirito santo,presso le anime, per l'individuazione della propria vocazione. Questa dovrà essere coltivata, nel suosbocciare e nel suo maturare, con ogni cura e premura. Sarà necessaria una intensificazione e unaspecializzazione della pastorale vocazionale, con l'impegno di tutti - comunità, famiglie, educatori,e soprattutto sacerdoti, nella missione dei quali rientra anche questa funzione (cf. PO 11) - perprodigarsi nella cura delle chiamate che Dio rivolge alle anime in vista dei vari ministeri.

92. In particolare, sentiamo il bisogno di insistere per la pastorale delle vocazioni di specialeconsacrazione, le sacerdotali anzitutto. Occorre avere chiaro il quadro della ministerialità della Chiesa, con la gerarchia dei ministeri, lepriorità e le necessità assolute di alcuni, la complementarità di altri, e la convergenza di tuttinell'unica missione. "C'è nella Chiesa unità di missione e diversità di ministeri" (AA 2). L'aspirazione e l'entusiasmo di tanti fedeli verso i ministeri non ordinati non deve andare a scapitodei ministeri ordinati. Questi, secondo la volontà di Cristo, sono per l'essere della Chiesa, quelliinvece per il suo benessere.

Accresciamo la nostra fede e la nostra stima per i ministeri stabiliti da Cristo - vescovi, presbiteri,diaconi - ed impegniamoci con tutte le forze ad assicurarli, con rinnovato spirito e stile, alle nostreChiese in proporzione delle accresciute necessità. Sarà così più logico e più facilitato il sorgere e l'operare degli altri ministeri, per far maturare ainostri giorni l'immagine conciliare di una Chiesa tutta ministeriale.

Discernimento dei candidati

93. Diremo di più. Diremo che dovremo darci molto da fare ancora per suscitare vocazioni ai nuoviministeri. Quanto sopra abbiamo detto a proposito delle speranze che, in campo pastorale, l'introduzione deinuovi ministeri suscita in tanti cuori, esime dal soffermarsi su questo dovere.

Preme piuttosto indicare alcuni criteri per il discernimento dei candidati ai suddetti ministeri. E' ilvescovo che deve compierlo, di fronte all'azione invisibile dello Spirito santo nelle anime. Ma èopportuno che anche i fedeli non ignorino i segni che, oltre le attitudini e le competenze,permettono di riconoscere queste chiamate divine.

Il vescovo farà attenzione alle seguenti garanzie: - la presenza della carità, che è il carisma eccellente e il più edificante atteggiamento interiore diservizio (1Cor 12,31-13,13); - la professione della vera fede (cf. 1Cor 12,3); - la finalità e intenzione, limpida e sincera, di collaborare all'edificazione della comunità cristiana(cf. 1Cor 14,12); - la volontà della comunione, della convergenza, e della compartecipazione nell'esercizio delproprio ministero in armonia con tutti gli altri (cf. Rm 12 e 1Cor 12). Solo così i ministeri lavorano per la pace, la forza e la fecondità della vita e della missioneecclesiale.

Apertura e fiducia nel futuro

94. Tutte queste considerazioni non avrebbero nondimeno alcun senso se non inducessero i cristiania un atteggiamento spirituale, adeguato all'oggi che Dio dona e al domani che prepara, pieno dimeraviglia alla sua Chiesa. Se tanti fedeli, per una rinata coscienza di Chiesa, sentono acuto il desiderio di partecipare a serviree da soli si impegnano quasi inconsapevolmente in mansioni e prestazioni verso la comunitàecclesiale e civile, e se i ministeri corrispondenti a queste mansioni e prestazioni non sono altro chefrutti e semi di grazia largamente gettati nei solchi del nostro tempo, il primo atteggiamentorichiesto a tutti è quello dell'ammirazione e della gratitudine. Dio è al lavoro anche ai nostri giorni,e riserva gioiose sorprese per i nostri occhi.

95. Non è men vero che si impone, specialmente ai vescovi, un atteggiamento di silenziosaconsiderazione (cf. Gn 37,11), per saper vagliare, fra tante esperienze, quelle che sono buone egiovevoli (cf. 1Ts 5,19-21), e cogliere, fra tante voci, quelle che lo Spirito indirizza alle Chiese (cf.Ap 2,7ss), senza estinguerle.

96. Assicurando però queste premesse, in modo che "tutto avvenga decorosamente e con ordine"(1Cor 14,40), si deve avere un atteggiamento di favore e di incoraggiamento per le nuove forme diresponsabilità che sorgono nella Chiesa; di rispetto e di accoglienza nella responsabile libertà edella sana creatività con le quali si esprimono concretamente le odierne maniere dellapartecipazione e del servizio; di accettazione e di conferma, quando ne vien fatta richiesta perministeri già praticamente esercitati.

97. E' l'atteggiamento che possiamo imparare da Barnaba, inviato ad Antiochia per verificarvi lasituazione: "Quando questi giunse e vide la grazia del Signore, si rallegrò, e, da uomo virtuoso qualera e pieno di Spirito santo e di fede, esortava tutti a perseverare con cuore risoluto nel Signore" (At11,23-24). E' a questo atteggiamento che si deve una tappa della svolta decisiva nella vita dellaChiesa apostolica.

Quello che anche a noi si impone, è un atteggiamento di fiduciosa e collaborante apertura verso ilfuturo in Dio, pur senza presumere di precederne i tempi e le forme: "Vedere la grazia, rallegrarsi,esortare a perseverare...". Il resto, poi, e cioè l'istituzione o meno di altri ministeri, verrà o andrà da sè, secondo i pianiimperscrutabili e talvolta sconcertanti dello Spirito (cf. OA 37).

98. "Il disegno di salvezza di Dio, che è il mistero di Cristo, ossia il sacramento nascosto da secoliin Dio... non viene condotto a termine se non a poco a poco, mediante la collaborazione organica didiversi ministeri, che tendono tutti all'edificazione del corpo di Cristo, fintanto che non vengaraggiunta la misura della sua età" (PO 22).

Questo è uno dei quadri più belli della Chiesa, tracciato dal concilio. La Chiesa sembra innalzarsi nel mondo grazie al contributo armonico dei diversi ministeri, quellistabiliti da Cristo con le strutture sacramentali e quelli suscitati dalla libertà dello Spirito. Impegno comune è di concorrere, anche noi, in umiltà e carità, all'edificazione di questa Chiesa.