Concetta

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L'unico numero uscito di "Concetta - Rivista Concettuale". Era il 2007.

Transcript of Concetta

Questo è il numero 01 di Concetta

Rivista di Estetica ConcettualeVale per il mese di ottobre del 2007.

La collaborazione è solo su invito.

Concetta è diffusa in formato .pdf su cdNon è protetta da alcun copyright e può essere liberamente diffusa

Concetta risponde qui:[email protected]

sms: +41.76.252.62.62

foto di Gabriele Ferraresi

PixelArt

A tutti coloro che parlano di Pixel Art emagari la mettono sulle copertine dei lorocd (Groove Armada - Soundboy Rock),Concetta vorrebbe dedicare queste imma-gini di personaggi creati con semplici mat-toncini Lego almeno 35 anni fa.La rigidità delle posture, la basilarità deicolori sono praticamente le stesse. Però i

pupazzi Lego non si facevano con il computer e allora appaiono forse un

po’ meno cool.

Concetta è fatta con il computer, si diffonde con il computer,si legge con il computer.

Concetta è dunque estremamente cool.

Concetta consiglia: www.supertotto.com

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FDA+versusFDA-

I grandi temi di estetica concettuale di Concetta

E tu da che parte stai?

5Leopardi non amava la domenica, standoalmeno a quanto si legge nel Sabato del vil-laggio. Perché in quel giorno non si annoiavasolo lui, ma tutti quelli che aveva intorno. Inparticolare l’artigiano che nella Sera del dì difesta non sapeva come riempire quel giornovuoto, e allora si ubriacava e tornava a casa anotte inoltrata, disturbando la quiete pubblica.E’ un segno di precipitazione nel laicismo. Ladomenica dovrebbe essere segnata dalla san-tificazione, dalla messa. Forse gli operai leo-pardiani sono già inseriti inconsapevolmentenell’ambito positivista o risentono con ritardodegli influssi illuministi (di cui comunque ilpositivismo non è scevro) e così non sannoche farsene di una giornata da dedicare aincensi, canti e confessioni.

1820

1905Ottant’anni dopo la situazione non è cambiatae Sergio Corazzini continua a vivere la festivi-tà con insofferenza. Questa volta il poeta stes-so è lavoratore e quindi vive in prima personalo stacco tra impegno settimanale e vuotodomenicale. Pare però che intorno le cosesiano un po’ cambiate. Ossia, l’artigiano,ormai dimentico di obblighi religiosi o implica-zioni filosofiche, riesce a ingannare se stessosempre meglio, arrivando a sostituire l’ango-scia provocata dal nulla festivo con l’ansia peril ritorno all’attività.

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Ai nostri giorni, l’arte teatrale dell’amore per

la domenica è ormai perfetta. Al punto da

cercare di spalmarsi su più giorni: dal fine

settimana al week-end lungo, dal ponte al

linguisticamente orrido

trikend (fine settimana che include

anche il venerdì). Tra le finzioni

sceniche con cui si riempie il nulla

di queste ore c’è anche l’interesse

per l’arte.

2007

7Ecco quindi i Fruitori Domenicali dell’Arte,

contratti nella sigla FDA.

Ne esistono di due categorie.I Fruitori Domenicali dell’ArteNegativi (FDA-) sono coloro che nonhanno alcun contatto con le disciplineestetiche attive o passive nel corsodella settimana, ma nei dì di festa siabbandonano alla passione museale.Nella maggior parte dei casi ricercanoesperienze estetiche in località remote,nelle quali si fanno spesso fotografareobliqui, con digitali a bassa risoluzione,in gruppi di amiconi marsupiati chespesso nascondono l’oggetto artistico.

8I Fruitori Domenicali dell’Arte Positivi

(FDA+) sono la discendenza postmoderna di

quei pittori dilettanti che ritraevano scorci

romantici o teste di nipotini nelle ore lasciate

libere dal lavoro. Poiché la scuola odierna non

offre più alcuna preparazione artistica, la pra-

tica attiva della pittura è stata sostituita, negli

FDA+, dalla fruizione indiretta delle opere. Nei

fine settimana gli FDA+ si abbandonano al

flusso catodico di quadri presentati da Orler di

Favaro Veneto o ArteTV con Willy Montini. O

si lasciano avvolgere come da un bozzolo

caldo dal continuum museale di TeleMarket.

9Naturalmente Concetta

difende gli FDA+

e detesta fino alla

violenza gli FDA-.

SergioSodaStar

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Sergio Soda Star - Nuovi Argomenti (2007)Concetta propone:

prova ad ascoltare Lifeforms/Path 5 di Future Sound of London feat. Elizabeth Fraser (1994).

12Concetta incontra in esclusi-va l’artista più concettualedel momento: Sergio Soda Star.

Diviso tra poesia e arte, traquartieri napoletani e RegioInsubrica, riesce a realizzareun compendio tra situazioni

estreme. Se soltanto poteste accedere

al nostro scambio di smsverso l’ora di cena, capireste

subito cosa vuol dire“concettuale”.

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Sergio Soda Star - Omaggio al fascismo (2007)

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C. Quando hai deciso di diventareartista concettuale?SSS. Ho deciso di diventare artistaconcettuale quando ho fallito comescrittore. Avevo deciso di diventarescrittore quando avevo fallito comemusicista.

C. Il concettuale può causareSindromi di Stendhal?SSS. Ritengo quella concettuale un'ar-te postemozionale. Il suo vero oggettoe scopo è la risata del fruitore. Al di làdelle intenzioni dell'artista.

C. Nel dibattito tra FDA+ e FDA-come ti poni?SSS. Ovviamente sono dalla partedell'FDA+. Io sono contro il pubblico. Ilpubblico è sbagliato. I musei sono luo-ghi pubblici, cioè sbagliati.

C. Come è cambiata la tua vitadopo esserti votato a Telemarket?SSS. Telemarket mi ha cambiato la

vita. In meglio. Considero Orlando,Boni, Frattini, veri e propri amici. Insogno gli parlo di me, dei miei problemi…

C. Che opinione hai del figurativo edei maestri del figurativo così comeli amiamo su Telemarket (penso adAthos Faccincani...)SSS. Il figurativo, il narrativo, cosìcome il loro recupero moderno (laTransavanguardia), sono finiti. Sonoroba da Bonito Oliva. Modernariato datenere in vita con i soldi pubblici, congli assessorati alla cultura…

C. Parleresti ai lettori di ‘Concetta’del tuo progetto artistico concettua-le più recente?SSS. Io ho da sempre un solo proget-to. Fare i soldi necessari a cancellarela dimensione pubblica dalla mia vita.Niente più treni, cinema e pizzerie.Villa isolata sul lago di Zurigo.

“Siamo i più belli.Siamo i più fighi.

Siamo i più avanti.Siamo i più giovani.

Siamo i più cool.Siamo i più alla moda.

Sono dieci anni che ce lo ripetiamo.Tanto che ormai ci crediamo persino noi.”

MTV ITALIA: 10 ANNI DIPRESUNZIONE.

STRACCIAROLI PROVINCIALICONVINTI DI STRAVOLGERE

L’ESTETICA. E DIRE C H E NELLA CASAMADRE C I CONSIDERANO

PEGGIO DELLABOSNIA ERZEGOVINA. M A C H E AVRANNO D A

FESTEGGIARE?

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Sergio Soda Star - Unhappy Birthday (2007)

Con quest’opera concettuale SergioSoda Star celebra il decennale del

nulla. Insieme a lui abbiamo fatto unpiccolo resoconto delle carriere di

tante star del cool mtv-iano. Rovine. E di molti che ci corrispondevano non

è rimasto neppure tanto.

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“Grazie MTVper aver

svecchiatola mentalità

in Italia!”(Questa bella frase è stata pronunciata dal cantante Tiziano Ferro durante il suostonatissimo intervento musicale alle celebrazioni per il decennale dell’emittente. )

19MT-Vicious si nasce e si

resta. Non si diventa.

Gabriele Ferraresi, da Ponte di Legno (Brescia), ci istruisce su come certe tare non

passano con l’età. E ci dimostra che il divismo isterico esiste

anche fuori da TRL.

20Giovedì ero a Ponte di Legno per le

Gerontiadi, ovvero le Olimpiadi degli

Anziani organizzate dallo SPI. Ad allie-

tare la serata c’era Omar, La Voce del

Cuore, con la sua orchestra di diciotto

elementi. Omar è un ex carrozziere di

San Giuliano Milanese che circa dieci

anni fa ha deciso di mollare banco

dima e forno per darsi al liscio. E gli è

andata bene, visto che oggi prende

diecimila euro a serata. Certo vanno

divisi con gli orchestrali e il gasolio del

pullman con gigantografia “OMAR”,

costa. Però non mi sarei mai immagi-

nato una cosa del genere. A San

Giuliano è praticamente celebre e

ammirato come George Clooney a

Laglio ed è il re del parco-dancing

“Luna Rossa Ti Ama”, gestito dalla

locale sezione dei DS.

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Qualcosa che, ahinoi, non vedremo mai. Omar “La Voce del Cuore” Codazzi su MTV.

Per approfondire: www.omarcodazzi.it

22Comunque Omar in mezzo alPalasport di Ponte di Legno ha scate-nato frenesie, che, me ingenuo, pen-savo fossero tipiche solo dell’età gio-vanile. Invece no: l’ultima volta che miera capitato di vedere delle teenageradoranti era stato qualche mese fa,sulla metropolitana gialla a Milano.Molto probabilmente i My ChemicalRomance erano stati in Duomo,immagino a TRL. Il vagone era pienodi queste quindici-sedicenni, matitanera sugli occhi larga come il tratto diun Uni Posca, All Star nere o a scac-chi, tinta nera con riflessi bluastri,Eastpak rosa coperto di scritte.Sceme come si è nella maggiorpartedei casi scemi a quindici anni, essen-do nati poi, sciagura aggiuntiva, neiprimi anni novanta. Alcune, quasitutte, resteranno sceme anche in etàpensionabile.E l’ho capito giovedì scorso a Pontedi Legno: alla fine nulla cambia.Essere nati nel 1940 o nel 1990. Hoscattato una foto. Provo a creare unadiascalia:

Omar Codazzi, 36 anni, durante ilconcerto tenuto nella serata finale deiGiochi di LiberEtà a Ponte di Legno(Brescia). Pochi attimi dopo aver ter-minato l’esecuzione di Granada,un’ammiratrice torna felice tra il pub-blico, dopo averlo abbracciato sfug-gendo alle maglie della sicurezza delconcerto.

[Gabriele Ferraresi, inviato di Cronaca Vera]

Francesca GentiQuest’opera ha per titolo “Animali”. La sua autrice è

e Concetta la incontra nelle prossime pagine.

25C. Da 1 a 10, quanto pensi di essereconcettuale?F.G. 3

C. Alle elementari ti facevano fare icollage con la carta colorata che vendevano nelle cartelline con suscritto “Collage”?

F.G. No. Ho cominciato a fare collagea 29 anni. Alle elementari (ancheadesso, ma sono un po’ migliorata)avevo una scarsissima manualità, nonmi interessava per niente disegnare,colorare, incollare, attività che oraamo molto, mi dedicavo solo alla scrit-tura di poesie e racconti.

Francesca Genti - Valle Pesio di notte

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Francesca Genti - Mostra in compagnia

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Francesca Genti - Mostra in solitudine

C. Riesci a vivere della tua arte odevi fare altro?F.G. No. Per vivere scrivo giornali perbambini che mi assicurano entrate continuative. Quando vendo una qua-dro, un collage o un oggetto, presa

dall’euforia e da un cieco ottimismo,dilapido tutto subito, soprattutto offrendo prodigalmente cene agli amicipiù cari.

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C. Quando ti presenti dici prima diessere una poetessa o un’artista? F.G. Io sono una poetessa. La miapoetica la esprimo in versi, in prosa econ opere visive. Non dico mai diessere un’artista, quando qualcuno,ritenendo valide le mie opere, mi hadefinito tale, ho provocato svariatecrisi isteriche in artisti\e, diciamo, “lau-reati” che con furia e livore hanno tenuto a specificare che sono “solo”una poetessa.

Francesca GentiIl cimitero di Greco

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C. Ti senti parte del sistema del-l’arte anche se non sei a Berlino?

F.G. Mica tanto. Purtroppo. Mi piacemolto Berlino, ma mi piace moltoanche Precotto, il quartiere di Milanodove vivo. Di Berlino (di tuttal’Europa a nord) amo i cimiteri similia parchi, ma tanto io sono a duepassi da Greco...

TRETre sono le civette sul comò, sono idesideri della lampada, tre è il numeroche chiude e rappresenta, le grandisaghe del cinema; da Il Signore degliAnelli (ne bastavano due), a Scream(ne bastava uno) passando perGuerre Stellari (ma Lucas ne haappiccicati altri due quindi non contapiù). Eppure, quest’autunno il TRE,sarà meno impalpabile. Avrà un corpo, sarà maledizione e paura.,una paura che polverizzerà il grande schermo a cominciaredall’Italia.

E’ “La Terza Madre” di Dario Argento, segregata nei vasi kanopi della Medusa fino ad oggi, per farla resuscitare giusto giusto la notte di Halloween, a calamitare l’attenzione dei cine-

maniaci (e forse solo loro, visto lepatetiche scene di sonno autoindottoalle proiezioni de “Il Cartaio”... per nonparlare di “Nonhosonno”, dove il giocodi parole è fin troppo facile).Argento ritorna al suo mondo di favoladark, seguendo il pestifero ritorno allavita di Mater Lacrimarum, la più bella

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I TRE VOLTI DELLA PAURAEstetica del 3 “pauroso” nei film in uscita quest’autunno

[Donato Dallavalle]

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e, sfortuna nostra, domiciliata a Roma,ad opera della sbadata Asia Argento(papà l’ha scritturata dopo anni diincomprensioni, in una chiacchierata-confronto-riscoperta all nite long, inquel di Parigi, degna di un epilogolacrima-movie in stile “L’ultima neve diprimavera” o “Il venditore di pallonci-ni”... e, nota bene, lì, Renato Cestiè,aveva il coraggio di morire sulla gio-stra in funzione).Passi per Asia, ma perché scegliere lagranitica Moran Atias, ex modella dicostumi da bagno, ex comparsa in “Lerose del deserto” di Monicelli, per daresangue e carne (fosse stata solo quel-la) alla strega più potente del mondo,

l’ultima rimasta in vita dopo i massacridi “Suspiria” e “Inferno”?L’unica cosa che possiamo auguraread Argento è di ritornare “libero, arma-to e pericoloso” come in “Suspiria”, lapiù eversiva e conturbante delle sueliriche danse macabre.Il tre pende come una spada su“Invasion”, terzo remake de“L’invasione degli ultracorpi” il film diDon Siegel che ha fatto venire i sudorifreddi a una generazione abituata aimostri di cartapesta su rotelle di RogerCorman.La Warner ha chiamato OliverHirschbiegel, il regista che era riuscitoa umanizzare perfino Hitler nel poten-

hanno passato la palla al fido JamesMcTeigue che aveva già diretto perloro “V per Vendetta”Il risultato? Uno dei quei film tantosbagliati da essere affascinanti, dove

gli innesti succes-sivi sono rigettaticon una sana,anche se involon-taria, inquietudinecronenberghiana.l tre è il numeropreferito di MillaJovovich, strema-ta dagli istinti diauto-conservazio-ne da download,

in “Resident Evil: Extinction”. In viag-gio su un minivan come una hippy, masenza nessuna intenzione di infilaremargherite nel suo cannone a cannacorta, Milla si presta a scene d’azionemolto ardite (eppure sempre glamour,

te “La caduta”, per dare profondità allastoria dei bozzoli alieni pronti a clona-re il genere umano, sfibrata dai prece-denti remake di Philiph Kaufman (conuno stupendo Donald Sutherland) e diAbel Ferrara (invacanza alimenta-re). O forse perdare una colloca-zione al volto,ormai intelleggibi-le, di NicoleKidman!Peccato che amontaggio ultima-to, la produzionenon abbia graditoil taglio iperreali-stico del regista tedesco, in realtàfedele al capostipite, e abbia chiamatoi fratelli Wachowsky (quelli di “Matrix”,altra trilogia) a dare un ritmo da video-game. I furbastri, fiutato il disastro,

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perché una donna può essere elegante anche dopo aver sventratouno zombie!) destinate a mozzare il fiato all’ultimo dei videolobotimizzati. Aorchestrare il tutto, Russel Mulcahy (a quanto pare immortale e vanaglorioso come il suo cult: “Highlander”) e il pro-duttore Paul Anderson,già compagno di Milla e futuro papà del loro bebè. Si, perché, du-rante la promozione del film la Jovovich, occhi di sorgente(radioattiva) e viso scolpito nel faggioIkea, si è presentata con abiti tagliimpero, che celavano come potevanogli incredibili trentadue chili di felicitàche ha appeso alle sue ossa stanchedi virtuosismi e con tanta voglia difamiglia!Sembra quindi “estinta”, per il momen-to, la possibilità di un quarto capitolodella saga.In fondo, come dicevamo sopra, spe-rando foste attenti, è il

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3quest’anno, il numero che vi farà paura.

3427.09.07Con Concetta al party di inaugurazione di un prestigioso studio di architettura e design a Brera (Milano).

Nella scorsa primavera avevo visitato la mostra di Carla Cerati,fotografa che ha immortalato vernici, opening e party artistici e

letterari a Milano nei primi anni Settanta.Allora adesso inizio anche io a fare foto in posti simili, così fra

trent’anni organizzerò una mostra.

Mondanità concettuale.

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38Tre interventi suEsselunga

L’Esselunga è il supermercato più concettualedel mondo.Il signor Caprotti, che poi sarebbe il proprietariodell’Esselunga, ha appena pubblicato un libro incui dice quello che tutti già sapevamo: la Coopimpedisce alla sua catena di aprire supermer-cati in diverse zone d’Italia. Ho incontratosignore che con orgoglio mi dicevano: “Faccio ichilometri, ma i miei soldi all’Esselunga non lidò e vado alla Coop!”. Quando si inizia a parla-re di spesa di destra e spesa di sinistra signifi-ca davvero che ci siamo cotti il cervello.Speriamo sarà cotto alla perfezione come i polliarrosto che ci aspettano all’Esselunga in techeriscaldate che sembrano incubatrici. O ancheteche che contengono reliquie di santi.

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Tre ricordi all’Esselungadi Francesca Genti

ESSELUNGA DI PIAZZA OVIDIO

Ero da poco a Milano, nel mio marcoval-diano tragitto via Calvairate (abitazione) -via Mecenate (lavoro) spesso mi fermavonel supermercato-cattedrale a contem-plare dei grossi barattoli contenenti amarene sottospirito: erano i pochimomenti sereni strappati all’angoscia e al grigiore di quei mesi.

ESSELUNGA DI VIA RUBATTINO

L’estate volgeva al termine, era notte,completamente ubriaca di saké e ancora scossa da un feroce litigio con la

mia coinquilina, mi recavo a un reading diLabranca nel parcheggio dell’Esselunga, proprio davanti al supermercato persi ilcontrollo della bici, caddi e rischiai di morire investita dall’auto diDea Verna che -meno male non aveva bevuto quanto me!- inchiodò apochi centimetri dalla mia testa, salvandomi la vita.

ESSELUNGA DI VIALE ZARA

Nuova casa, nuova vita! Che gioia, cheebbrezza, che felicità entrare all’Esselunga e comprare una magnum diKrug e vari barattoli di cetriolini per fes-teggiare con i miei amici il terminare di ungran brutto periodo e la mia prima venditadi opere visive!

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Analisi concettualedi Sergio Soda Star

Alla Feltrinelli di Piazza Piemonte sidiscute tanto, è un po’ come l’Italia. Siorganizzano così tante presentazioni edibattiti che anche quelli che ci lavora-no parlano di continuo, tra di loro, enon possono aiutarti.Il lettering geometrico e squadratodell’Esselunga muove dall’idea dell’or-dine, dalla logica acquisizione dei ruoliseparati del cliente e del lavoratore. Iltratto superiore allungato è un cappel-lo che protegge dallo scemario con-temporaneo (veltroniano) sul capitali-smo solidale, un fallo ultrarealistico

contro le balle moderniste (la COOPsei tu). Dentro, le cassiere compostesono sottomesse al bip continuo dellemerci in erotico grembiule a righehanno lo sguardo basso che la ragaz-za Carla aveva. Lei, dal cavalcavia di Ripamonti, doveoggi sorge il più bel superstore diMilano. La sequenza delle cassesegnata da numeri progressivi su cubicolorati e luminosi. Bisognerebbe spo-sarle tutte.Del resto Feltrinelli era un omino ridi-colo, un sedicente rivoluzionario.Mentre Caprotti l’ha fatto capire chia-ramente che il figlio è un deficiente e alui l’Esselunga non gliela lascia.

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Nucleare? Sì, grazie.di Tommaso Labranca

(il re del bipartisan commerciale!Fidaty Card 0400013777171Tessera Coop 0273226072100)

Nel 1965 c’era il vecchio e c’era soprattut-to il nuovo. Il vecchio era il negozio dellasignora Gina in via Piacenza, oscuro,affollato di merce e di massaie (c’eranosolo massaie ai tempi, non c’erano i sin-gle che facevano la spesa cercando dirimorchiarsi e dove c’era la signora Ginaoggi c’è un ristorante giapponese che nonho ancora provato). La signora Gina era ilquotidiano. L’Esselunga di via Bergamoinvece era lo straordinario del sabatodopo le 17, ogni due settimane. Era laluce, l’ordine, gente che non conoscevi,cassiere senza nome. Era un décor che

univa neon e legno, un’essenza modernadi legno, chiaro, rigato, con scritte corsivee simpatiche. Era un macinacaffè a dispo-sizione di tutti posto all’ingresso, spazialenei suoi colori metallizzati. L’odore delcaffè era impregnato in quell’angolo.Ritrovai qualcosa di simile in un altro deimiei luoghi preferiti, il Tempietto Cinerarionel Cimitero Monumentale, dove aleggiaun profumo di cremazione.Ma soprattutto erano le confezioni dimerendine Nutron alla marmellata dialbicocca che si attaccava alla busta diplastica. Nutron era un marchioEsselunga, come oggi il Fidèl, ma con piùfascino. Era scritto con un font tutto ango-lato, in un celeste inafferrabile (avevo treanni, ma sapevo già leggere). E il gusto eil nome delle Nutron mi fanno pensareoggi a un esperimento atomico. Forse misono nutrito di scorie durante l’infanzia.

42merci di cultoListerine®di Dea Verna

Dove hanno fallito le striscette sbian-canti per i denti e lo spazzolino elettro-nico, è riuscito il colluttorio. Fino apoco tempo fa, il colluttorio era l’enne-simo prodotto che spopola negli Usa,ma snobbato in Italia: acqua colorata,ignorata dai dentisti, del tutto inutile:spazzolino e dentifricio fanno già illoro dovere. Fino a poco tempo fa, appunto. Poinella nostra vita è apparso ilListerine®. Acqua colorata, ma con due, irresisti-bili caratteristiche: a) su 250 ml, 249sono composti da molecole di alcolpuro. b) la percentuale di alcol è più omeno la stessa che sta alla base diChanel n. 5: il prezzo, inevitabilmente,si assomiglia. E così, dopo qualche mese mi sonoaccorta che una giornata senzaListerine® inizia male. E soprattutto mirifiuto di baciare il mio legittimo fidan-zato se prima non si è purificato lemucose col liquido antibatterico. Perfortuna, ho poi scoperto che la dipen-denza da Listerine® è una sindromediffusa. Noi Listerine®-dipendentisiamo accumunati da alcune fobie: a) prediligiamo, su tutti, il Listerine®verde (difesa denti e gengive) che,

ahinoi, all’Esselunga è quasi sempreesaurito. b) in mancanza di meglio,siamo disposti ad accontentarci delListerine® blu (tartar control). c) mai epoi mai li tradiremo col Listerine®arancione (fresh citrus): nessuno lo haprovato, tutti incomprensibilmente loschifano d)siamo scandalizzati dalcosto esorbitante del Listerine® inItalia: negli Usa e nelle Antille olandesicosta la metà. e) si mormora che pre-sto troveremo anche il Listerine® bluchiaro (artic mint): siamo elettrizzati.Con piacere, scopro che un fenomenocosì interessante non è stato ignoratoda Wikipedia. Nella pagina dedicata al nostro collut-torio preferito, scopro che il Listerine®è nato nel 1914, che all’inizio venivavenduto come detersivo per pavimentie/o cura contro la gonorrea, che è ilcolluttorio più venduto negli Usa, chenon mancano sit-com e canzoni (tuttesconosciute da noi) che decantano lesue proprietà sgrassanti, e che è giu-stamente molto apprezzato agli alco-lizzati, tanto che l’uso è stigmatizzatonelle riunioni degli alcolisti anonimi.Sono affascinata. E non ho dubbi. IlListerine® è il primo colluttorio di cultodella nostra era.

IL PARERE DELL’ESPERTO

A parte il fatto che la Verna è sempreun po’ in ritardo perché domenicascorsa, trascinatomi febbrile in unafarmacia di San Donato Milanese, viho trovato l’Arctic Mint, approfondiamoil tema Listerine® intervistandoOsvaldo Paterlini, marito di OriettaBerti.

C. Osvaldo, lei è un Listerine®-dipendente?O.P. Sì. Il mio preferito è quello marro-ne che in Italia non si trova e che mifaccio portare dagli Usa in bottiglie dalitro.

C. Marrone? Intende quello dorato?O.P. Sì, ma a me sembra marrone. E’ il più potente. Mentre quello menta-vaniglia (ancheesso introvabile in Italia)è quello più blando. Quello marrone è stato anche il primo. Fu creato nel 1859.

C. La Verna dice cheil Listerine® è natonel 1914...O.P. Sbaglia.

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FINEQuesto era il numero 01 di Concetta.

Vi hanno preso parte

Donato Dallavalle

Gabriele Ferraresi

Francesca Genti

Tommaso Labranca

Sergio Soda Star

Dea Verna