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“CON QUANTA CARITA’ ET AMORE” IL MONASTERO DI ASTINO La storia del monastero dalla fondazione ai nostri giorni Martedì 22 marzo 2016 Ex Monastero Vallombrosano di Astino

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“CON QUANTA CARITA’ ET AMORE”

IL MONASTERO DI ASTINO

La storia del monastero dalla fondazione ai nostri giorni

Martedì 22 marzo 2016

Ex Monastero Vallombrosano di Astino

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L’UBICAZIONE

• Astino è un luogo di struggente bellezza adagiato sul versante sud-ovest dei colli di Città Alta vicinissimo alla città antica (cit. dal video Il monastero restituito, 2015).

• Immerso nella natura in una conca dolcemente modellata che reca ancora i segni delle colture dei monaci vallombrosani abitanti del luogo per quasi sette secoli.

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L’UBICAZIONE

• Per Maddalena Facchinetti Maggi, con il termine Astino i bergamaschi intendono riferirsi ad un preciso luogo urbano definito dall’unità architettonico ambientale dell’ex monastero, della chiesa del Santo Sepolcro e della conca rurale che lo circonda.

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L’UBICAZIONE E IL CONTESTO GEOGRAFICO

• Osservando la valle da sud essa presenta due formazioni boschive di grande pregio che occupano rispettivamente le pendici orientale e occidentale della valle.

• La prima è disposta sul versante nord-occidentale del colle di Sudorno, a valle dei tracciati di via Moratelli e di via Astino.

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Astino

Longuelo

Madonna del Bosco

La Benaglia

Sudorno

Castello di S. Vigilio

Allegrezza

Città alta

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L’UBICAZIONE E IL CONTESTO GEOGRAFICO

• Entrambe le formazioni boschive presentano una trama di percorsi che si adeguano all’andamento del terreno e che vanno in direzione nord-sud nel bosco di Sudorno e est-ovest in quello dell’Allegrezza.

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LA TORRE DELL’ALLEGREZZA

La seconda, delimitata a ovest da via Madonna del Bosco e attestata a nord attorno ai ruderi della cascina-fortezza dell’Alle-grezza, costituisce la propaggine meridionale del sistema boschivo dei colli di Bergamo.

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IL CONTESTO STORICO E RELIGIOSO DELLA FONDAZIONE

• Fondato nel 1107 fin dalle origini fu importante centro religioso e culturale, non solo in ambito bergamasco, ma in tutta l’Italia settentrionale.

• I monaci di Astino erano seguaci di san Giovanni Gualberto fondatore dell’ordine vallombrosano presso l’omonima abbazia sull’Appennino toscano vicino a Firenze.

• L’insediamento ad Astino avvenne in un periodo di profonda crisi sia religiosa che politica.

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SAN GIOVANNI GUALBERTO IN GLORIA (sec. XVIII),

Chiesa di San Sepolcro di Astino

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SAN GIOVANNI GUALBERTO (995 -1073)

Giovanni Gualberto fu un deciso sostenitore della lotta contro la degenerazione dei costumi nella Chiesa e contro la simonia (la compravendita delle cariche ecclesia-stiche). A destra Giovanni del biondo, san Giovanni Gualberto e storie della sua vita, 1370 ca, ora al Museo dell’Opera di S. Croce.

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LE ORIGINI

• Nel 1098 dal sinodo di Milano, su pressione dei patarini, venne deposto per simonia Arnolfo, vescovo di Bergamo.

• Ciononostante il suo potere e quello della classe filoimperiale che lo sosteneva rimaneva forte in città e la sede vescovile restò vacante per circa 10 anni fino alla morte di Arnolfo.

• L’arrivo dei Vallombrosani, legati alla pataria milanese, non è casuale, ma si inseriva in questo scontro contro il clero simoniaco.

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LE ORIGINI

• Alla morte di Arnolfo la diocesi Bergamo ebbe un nuovo vescovo, Ambrogio III. Egli era discendente della famiglia dei feudatari filoimperiali Mozzo. Negli stesi anni in città nasceva un nuovo potere civile: il libero comune.

• Il vescovo Ambrogio è ritenuto da alcuni storiografi un esponente della pataria milanese.

• Il monastero sorgeva verso il 1107 con altri 4 monasteri come filiazione del monastero di san Gervasio e Protasio di Brescia e si insediò su terre per lo più feudo dei Suardi e dei Mozzo.

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DISEGNO MURALE CON LA PIU’ ANTICA RAFFIGURAZIONE DEL MONASTERO DI ASTINO

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STEMMI DELLA CONGREGAZIONE DI VALLOMBROSA

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LA FONDAZIONE

• La presenza dei vallombrosani è testimoniata da un atto di acquisto di terra per la costruzione del monastero del settembre-dicembre 1107.

• I cittadini e lo stesso Comune di Bergamo riconobbero nella comunità monastica stanziata poco lontano dalle mura cittadine un valido interlocutore politico e un punto di riferimento spirituale.

• Dalla documentazione d’archivio del monastero di Astino emerge la fitta rete di relazioni (culturali, economiche, sociali e religiose) che i monaci seppero tessere con la città nel corso dei secoli.

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BERTARIO IL PRIMO ABATE DI ASTINO (1118-1128)

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L’ABATE BERTARIO

• Sotto il suo governo fu consacrata la chiesa del Santo Sepolcro (1117), il monastero riceve molte donazioni vescovili e da privati cittadini, e inizia l’espansione con le donazioni di possedimenti fuori dalla valle di Astino (Valli Brembana, Imagna e Seriana, paesi della media pianura bergamasca e dell’Isola.

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L’ABATE MAIFREDO (1128 -1158)

• Originario di Asti, fu fautore di una intensa attività temporale rivolta all’accrescimento delle possessioni del monastero. • Fu tra gli incaricati che parteciparono con il vescovo Gregorio, già monaco di Astino, alla delicata missione per riferire alla Santa sede delle controversie tra i canonici di S. Vincenzo e di S. Alessandro. Alla sua morte il vescovo Gregorio fu sepolto davanti all’altare degli Evangelisti della chiesa di Astino. • Sotto il suo abbaziato fu istituito nel 1142 il Consorzio per la gestione di un Ospedale i cui beni nel 1305 confluiranno in quelli della Misericordia Maggiore.

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IL RUOLO DI ASTINO NELLA STORIA DI BERGAMO

• La lunga storia del monastero vallombrosano si intreccia con quella di Bergamo e in particolare:

- la lotta tra i due capitoli di S. Vincenzo e di S. Alessandro;

- la lotta tra guelfi e ghibellini,

- le avversioni della signoria Viscontea,

- le commende;

- i saccheggi;

- i rapporti ostili con Venezia.

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IL RUOLO DI ASTINO NELLA STORIA DI BERGAMO

• Tra gli eventi importanti che collegano Astino alla storia di Bergamo ricordiamo l’incarico affidato all’abate Maifredo – il secondo abate succeduto a Bertario - di trattare le condizioni di pace dopo la rovinosa sconfitta di Bergamo con Brescia (1156).

• Nel 1516, invece, per il riscatto di Bergamo dagli invasori, il monastero donò gli argenti della Chiesa.

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I POSSEDIMENTI AGRARI

• Come è stato detto, per la forte carica morale e religiosa dei monaci vallombrosani, ferventi propugnatori della riforma gregoriana della Chiesa, Astino ebbe un’immediata espansione con donazioni fondiarie e nuove vocazioni.

• Basti pensare che alla fine del XIII, dopo meno di due secoli dalla fondazione, il monastero possedeva 44.000 pertiche di terreni molti dei quali ubicati fuori dalla valle.

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I POSSEDIMENTI AGRARI

• Agli inizi del ’500 si intraprese l’opera di costruzione del canale del Pomperduto che derivava l’acqua dal fiume Serio sotto il Ponte di Gorle e la conduceva, con tre seriole che attraversano la città, fino a Stezzano e Levate dove il monastero aveva dei terreni.

• Dal XVI secolo l’abilità di avviare opere di sistemazione idraulica e fondiaria si concentra nella Valle di Astino.

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COMPENDIO DELLE SCRITTURE DEL MONASTERO DI ASTINO (abate Guiducci, 1646)

• Il manoscritto del XVII secolo descrive la formazione nel corso dei secoli del grande patrimonio fondiario del monastero e il ruolo svolto nella sua costituzione dai singoli abati.

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LE CANTINE

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L’ASSISTENZA

• Presso il monastero fu istituito uno dei principali ospedali della città e forse il primo Consorzio per la sua gestione (1142), e i cui beni dopo circa un secolo e mezzo (1305) confluirono nel patrimonio della MIA.

• Il definitivo radicamento dei monaci venne agevolato dall’istituzione dell’ospedale retto dal consorzium Sancti Sepulchri, realtà distinta dal monastero e retta da laici, ma dipendente dall’istituto regolare.

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L’ASSISTENZA

• L’istituzione dell’ospedale presso il monastero di Astino confermò anche a Bergamo la tradizione ormai tipica dei Vallombrosani, dediti da tempo alla creazione di enti assistenziali per poveri, bisognosi e pellegrini lungo le arterie stradali e nelle aree di espansione di grandi e piccole città.(Cfr. Francesco Silvestrini (a cura di), I Vallombrosani in Lombardia

(XI-XVIII secolo), 2011.

• In seguito al testamento del beato Guala dal 1244 a tutto il 1500, la domenica di Lazzaro – la V di Quaresima – migliaia di poveri accorrevano al monastero per l’ “elemosina del pane”.

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L’ASSISTENZA

• Nel 1447 il monastero sostenne economica-mente la fondazione dell’Ospedale Grande di S. Marco e Maria.

• L’ultimo abate commendatario Silvestro de Benedictis nel 1504 fondò il Consorzio dei Poveri di Borgo Canale.

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Il BEATO GUALA • Nel XIII secolo, e precisamente dal 1239 al 1244,

nel monastero trova accoglienza e rifugio un importante ecclesiastico, il beato Guala de Ronis seguace di san Domenico e vescovo di Brescia, che volle essere sepolto presso l’altare di san Martino.

• Egli ebbe un ruolo importante nella diffusione dell’Ordine domenicano, nell’introduzione della legislazione pontificia negli Statuti dei Comuni, nella politica dell’Italia settentrionale come Legato di tre papi nelle mediazioni con l’imperatore Federico II.

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AFFRESCO CON IL RITRATTO DI GUALA DE RONIIS di Bernardino Poccetti e aiuti, 1585 (Sagrestia di san

Bartolomeo di Ripoli).

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IL VESCOVO ALGISIO DA ROSCIATE

• Sempre nel XIII secolo un altro domenicano Algisio da Rosciate vescovo di Rimini e di Bergamo fu accolto nel monastero e anch’egli sepolto ad Astino.

• Anch’egli abitò nella cosiddetta Torre del Guala oggi restaurata nell’architettura e messa in sicurezza nell’importante ma frammentaria decorazione pittorica.

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LA CAPPELLA DEL BEATO GUALA

• Nel 1239, per accogliere il beato Guala, allontanato dalla sua diocesi e che nel frattempo, aveva trovato rifugio ad Astino, si iniziò la costruzione del suo alloggio e dell’annessa cappella nell’ala orientale del monastero.

• L’edificio è un esempio precoce di architettura gotica lombarda.

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IL VANO SUPERIORE DELLA CAPPELLA DEL BEATO GUALA

Il vano superiore, era la “cappella”. Essa appare composta a sua volta da due distinti locali, separati da un arco a sesto acuto realizzato con blocchi di pietra bicromi ( bianchi e neri alternati).

I suoi montanti proseguendo fino al pavimento vanno a definire un diaframma separatore fra due spazi coperti da una volta a crociera costolonata.

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LA CAPPELLA DEL BEATO GUALA

• Essa si caratterizza esteriormente per la presenza di lesene che delimitando gli spigoli della costruzione la scandiscono in precise partizioni, determinando un accentuato slancio in verticale ed enfatizzando la leggerezza di tutto il complesso. L’intero corpo di fabbrica fu costruito utilizzando pietre accuratamente squadrate e disposte in corsi orizzontali.

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LA CAPPELLA DEL BEATO GUALA

• Il vano superiore, era la “cappella” e appare composto a sua volta da due distinti locali, separati da un arco a sesto acuto realizzato con blocchi di pietra bicromi alternativamente bianchi e neri.

• I suoi montanti proseguendo fino al pavimento vanno a definire un diaframma separatore fra due spazi coperti da una volta a crociera costolonata.

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LA CAPPELLA DEL BEATO GUALA • Nel corso del 1500 la cappella fu adibita a

funzioni diverse e questo vano venne effettivamente diviso in due locali mediante la costruzione di una parete, di cui ancora oggi rimangono tracce.

• L’illuminazione del piano superiore era garantita da sei monofore a tutto sesto, delle quali tre sono ancora in buono stato di conservazione, due sono state tamponate ed una è andata completamente distrutta allo scopo di ricavare un’apertura rettangolare di maggiori dimensioni.

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LA CAPPELLA DEL BEATO GUALA

• Il vano inferiore presenta una partizione degli spazi simile: anche in questo caso un arco a sesto acuto funge da diaframma fra due locali comunicanti che, a loro volta, presentano una copertura a crociera, senza però la presenza della costolonatura.

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DALLA CRISI DEL 1300 ALLA COMMENDA

• Nel 1361, dopo il terribile triennio di peste che flagellò anche la Lombardia, il monastero versava in una situazione di forte indebitamento anche a causa dalle continue imposizioni fiscali stabilite dalle autorità municipali. • Il 26 giugno 1402 il monastero fu attaccato dal vescovo di Bergamo, dal vicario del duca Gian Galeazzo Visconti e dall’abate del monastero di Val’Alta di Albino intenzionati a cacciare i monaci che avevano assoldato 300 uomini e riuscirono a difendersi. • L’anno dopo il monastero, a causa delle difficoltà economiche, fu “commendato”.

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DALLA CRISI DEL 1300 ALLA COMMENDA

• Quello che la Sede apostolica aveva ritenuto un rimedio si rivelò però peggiore del male da curare. • Il monastero sostenne economicamente la fondazione dell’Ospedale Grande di San Marco. • Con la fine della commenda nel 1490 il monastero fu unito alla nuova Congregazione di Vallombrosa (approvata nel 1485 da papa Innocenzo VIII) e così si rinsaldarono i legami con la casa madre.

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I LAVORI DEL LATO SUD DEL CHIOSTRO

• Dal 1515 l’abate è Jacopo Mindrij da Bibbiena, un erudito autore di trattati in lingua greca, che avviò la sistemazione del lato sud del monastero.

• Per i lavori stipula accordi con l’architetto bergamasco Zinino de Carara che però non realizzerà il progetto. Nella sistemazione è evidente l’influsso culturale dell’area toscana.

• Nel 1516 il monastero fu costretto a donare l’argento della chiesa del Santo Sepolcro per il riscatto di Bergamo dagli invasori. Le truppe imperiali di Carlo V saccheggiarono il monastero.

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I LAVORI DEL LATO SUD DEL CHIOSTRO

• I particolari architettonici e decorativi, i materiali, la tipologia, le dimensioni, i collegamenti, le cantine, la torre angolare, il porticato coincidono con il progetto dell’abate toscano che però morirà prima della conclusione dei lavori.

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IL MONASTERO

• Nel 1567 furono ripresi anche i lavori nel monastero con la costruzione del refettorio, e nel 1570 del braccio est del chiostro con colonne e bei capitelli scolpiti in marmo rosso veronese.

• Del braccio est, demolito nel 1911, nell’ade-guamento dell’edificio ad azienda agricola, rimangono solo alcune fotografie d’epoca e una base frammentaria di colonna ora ritrovata.

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IL MONASTERO

• 1575: San Carlo Borromeo nel corso della sua visita apostolica nella diocesi di Bergamo fa tappa anche Astino e tra l’altro denuncia gli abusi che si verificano durante la distribuzione delle elemosine la domenica di Passione.

• 1583: da Firenze arriva l’Ultima cena di Alessandro Allori che l’anno prima era stato incaricato dall’abate Callisto Solari di eseguire il dipinto per il refettorio del monastero.

• Il dipinto, restaurato da poco, ora si trova nel Palazzo della Ragione in Città alta.

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LA COPIA DELL’ULTIMA CENA DI ALESSANDRO ALLORI NEL REFETTORIO

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LA COPIA DELL’ULTIMA CENA DI ALESSANDRO ALLORI NEL REFETTORIO

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IL MONASTERO

• Terminata l’ala sud e condotta solo fino alla cosiddetta scarpata l’ala ovest, i lavori edilizi del monastero furono interrotti.

• Ripresero all’inizio del 1600 con il completa-mento della torre e del bel porticato tardo rinascimentale a sud.

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LA TORRE ANGOLARE SUL LATO OVEST

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COSA RESTA DEL CHIOSTRO CINQUECENTESCO?

• Del cinquecentesco perimetro del quadrilatero oggi resta il lato sud le cui volumetrie sono integre; il lato ovest è privo del portico anche se nella muratura mensole d’imposta suggeriscono una intenzione di completamento mai realizzata; il lato nord, addossato alla chiesa, e pesantemente manomesso dalle demolizioni di inizio Novecento, ha perso la continuità del portico inferiore e del corpo soprastante; e il lato est, sul quale ora si affaccia isolata, sempre a causa delle stesse demolizioni, la “cappella” del Guala.

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IL CHIOSTRO PRIMA E DOPO IL RESTAURO

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IL MONASTERO ALLA FINE DEL 1500

• Il rettore veneziano Giovanni da Lezze nella sua Descrizione di Bergamo e suo territorio del 1596 annotava che l’abbazia di Astino aveva un reddito di 4.000 ducati, vi erano 30 frati e “si tene studio” (p. 176).

• A riguardo dello studium va precisato che nel 1300 ne esisteva uno generale a Vallombrosa dove ogni monastero della congregazione era tenuto ad inviare un novizio affinché ricevesse un’adeguata formazione culturale e religiosa.

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STUDIUM E FORMAZIONE DEI MONACI

• Nei secoli successivi, ad Astino per la formazione dei novizi si ricorse a magister esterni pagati per ad insegnare nel monastero.

• Tra le norme emanate del cardinale protettore Vincenzo Giustiniani negli ultimi decenni del 1500 vi fu l’obbligo di istituire e mantenere tre studia equipollenti a Vallombrosa, Passignano e Astino.

• Tra il 1598 e il 1603 la Congregazione dell’Indice dei libri proibiti promosse un’indagine sulle biblioteche conventuali e monastiche italiane allo scopo di accertarne la consistenza, lo stato e l’ortodossia. Sulla base di questa Inchiesta è possibile sapere che la biblioteca di Astino contava 579 titoli.

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LA CRISI DEL 1600

• Nel 1606 durante l’interdetto i monaci di Astino si schierarono con il papa contro Venezia e abbandonarono l’abbazia e vi faranno ritorno tre anni dopo.

• Nel corso del 1630 la peste si diffuse anche nel monastero e molti monaci e ‘servitori’ morirono

• Nel 1659 la comunità monastica contava 11 membri più un abate e un converso.

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AMPLIAMENTI E MIGLIORIE DAL ’500 AL ’700

• Interventi di ampliamento e miglioria sono documentati dal 1500 fino alla soppressione napoleonica sia sul monastero sia sulla chiesa, e secondo la tradizione benedettina anche sulle cascine della valle e sulle terre di Astino, Monasterolo, Dalze e Levate nonostante l’alternarsi di crisi e calamità interne ed esterne alla comunità monastica.

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DISEGNO DEL MONASTERO DI ASTINO (in Pier Girolamo Mazzoleni, Istoria della badia di Astino, 1704)

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LA SEPARAZIONE DALLA CONGREGAZIONE DI VALLOMBROSA

• Nel 1768 la Repubblica di Venezia dispone, nell’ambito della legge sulla riforma dei regolari, la separazione di Astino dalla Congregazione di Vallombrosa: l’ostilità della “dominante” sul monastero che “accoglie forastieri” prevaleva sulla difesa delle sue secolari radici.

• Ne 1792 il Senato di Venezia dichiarò Astino in “sussistenza”.

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LA SOPPRESSIONE DI ASTINO

• Il 4 luglio 1797 La Municipalità Bergamasca decise, senza ritenere necessario il preventivo assenso di Napoleone, la soppressione del monastero nel quale vivevano 11 monaci, e assegnò i suoi beni ancora ingenti all’Ospedale della città.

• Il rapporto tra Astino con la città non si interruppe. Spogliato del suo patrimonio artistico (quadri, affreschi, arredi, statue e documenti ed altro, nel

terzo decennio dell’ 1800 iniziava un altro capitolo.

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IL DECLINO DEL COMPLESSO MONASTICO

• Privato dei legami con la tradizione monastica, si aprì la strada ad un declino inarrestabile e sempre più rovinoso del complesso accelerato dagli utilizzi impropri prima a manicomio e poi ad azienda agricola, dall’abbandono, dal saccheggio incontrastato, dall’indifferenza, dall’oggettiva difficoltà a sostenerne il gravoso recupero.

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MANICOMIO PROVINCIALE

• La città decise di dare una sede più dignitosa e in un luogo ameno ai malati di mente fino ad allora segregati nella Casa della Maddalena nei pressi di S. Alessandro in Colonna. L’architetto Giacomo Bianconi, professore di architettura all’Accademia Carrara, fu incaricato di riadattare l’ex monastero ad ospizio per i pazzi.

• Bianconi progettò anche la realizzazione di un manicomio per i “Pazzi agiati” che però non fu mai costruito e di cui ci resta testimonianza in due dipinti di Pietro Ronzoni.

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MANICOMIO PROVINCIALE

• L’ex monastero di Astino, per circa 60 anni, dal 1832 al 1892, fu adibito a Manicomio provinciale.

• Erano gli anni in cui i ricoveri aumentavano notevolmente in seguito alla diffusione della pellagra, un’avitaminosi che, se non curata, portava alla pazzia.

• Si riteneva che il contesto isolato e ameno della Valle d’Astino potesse favorire la cura della follia e soprattutto l’applicazione di metodi terapeutici più innovativi e umani come la cura morale anche attraverso il lavoro agricolo.

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LA TRASFORMAZIONE IN MANICOMIO PROVINCIALE

• Alla fine dell’Ottocento, dopo un acceso dibattito, l’Amministrazione provinciale decise di costruire un nuovo manicomio in via Borgo Palazzo e, quindi, i folli vennero trasferiti.

• L’ex monastero, che dal 1880 fu acquistato dalla Provincia e nel 1896 rivenduto all’Ospedale, si avviava verso la privatizzazione.

• Le cascine e i terreni circostanti vennero adibiti ad azienda agricola.

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LE DEMOLIZIONI DELLA PARTE EST DEL CHIOSTRO

• Nel gennaio 1910 il Ministero per l’Istruzione Pubblica notificava all’Ospedale di Bergamo, proprietario dell’immobile, che ai sensi della prima legge di tutela (20.06.1909 n. 364) era sottoposto a vincolo di edificio monumentale.

• Contemporaneamente l’affittuario del podere - che nel frattempo aveva ottenuto anche l’utilizzo dell’ex monastero - avviava le demolizioni dell’ala più antica del chiostro, quella vicina alla chiesa dove convive-vano architetture del 1400-1500 con la parte del 1200 il “palatium” edificato per accogliere il beato Guala.

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FOTO D’EPOCA

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L’OSPEDALE VENDE IL “PODERE DI ASTINO” (1923)

• Nel 1923 L’Ospedale metteva all’asta il “podere di Astino” ex monastero e chiesa compresi. Arredi e dipinti erano esclusi dalla vendita, ma di fatto dall’inizio del 900 materiali di vario genere vennero sottratti.

• Dagli anni ’70 si procedette alla vendita di otto cascine su 10 e di porzioni più o meno ampie di terreno.

• I due edifici rimasti, i boschi, la parte piana coltivata e attraversata da canali di irrigazione, il contesto geomorfologico nella sua globalità continuano però a richiamare lo stretto legame con la presenza del complesso monastico.

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IL MONASTERO RESTITUITO ALLA CITTA’

• Dopo più di 200 anni di progressivo degrado quello che sembrava un destino già scritto denunciato più volte da organi di tutela e da associazioni culturali come Italia Nostra, nel 2007 ha modificato il suo corso.

• La data coincide con l’acquisto del monastero da parte della Congregazione della Misericordia Maggiore di Bergamo – Fondazione MIA uno degli enti caritativi laici più antichi ancora in vita fondato nel 1265 in nome della misericordia.

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LA CHIESA DI SAN SEPOLCRO PRIMA DEL RESTAURO