CON NOI ALLA CROCETTA 2012/4

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Parrocchia Beata Vergine delle Grazie Torino CON NOI ALLA CROCETTA NOTIZIARIO della Dicembre 2012 - n. 4 - Anno 63° FAMIGLIA PARROCCHIALE B u o n N a t a l e 2 0 1 2

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dicembre 2012 Notiziario della FAMIGLIA PARROCCHIALE - Crocetta - Beata Vergine delle Grazie

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Parrocchia Beata Vergine delle GrazieTorino

con noi alla crocetta

NoTiziario dellaDicembre 2012 - n. 4 - anno 63° Famiglia parrocchiale

Buon Natale 2012

PARROCCHIA BEATA VERGINE DELLE GRAZIE - CROCETTA10129 TORINO - corso Einaudi, 23 - tel. 011 59 92 33 - fax 011 59 30 06

Sito Internet: www.parrocchiacrocetta.org e-mail: [email protected]: via Marco Polo, 8 ORATORIO: via Marco Polo, 6

Il Notiziario si invia gratuitamente a tutti i Parrocchiani. È distribuito da volontari – le famiglie cristiane sono invitate a favorire la consegna nel proprio condominio. Si accetta-no offerte presso l’Ufficio Parrocchiale.

ORARIO delle SANTE MESSEIn PARROCCHIA

Giorni feriali: 7,45 - 9 - 10 - 18 Giorni festivi: 8,30 - 10 - 11,30 - 18 Sabato e vigilia feste di precetto: S. Messa festiva della vigilia ore 18

Al CONVALESCENZIARIO:

S. Messa festiva ore 9,30

Nella CHIESA di VIA PIAZZI, 25 (Salesiani) - tel. 011 58 11 391

Giorni feriali: 7 - 8 - 17,30 - 18,30Giorni festivi: 8 - 9,15 - 10,30 - 12 - 18,30Sabato e vigilia feste di precetto: S. Messa prefestiva ore 18,30

BATTESIMI COMUNITARI: vengono amministrati normalmente alle ore 16 ogni se-conda e quarta domenica del mese. I genitori passino in parrocchia almeno un mese prima della data desiderata per il Battesimo dei figli per accordarsi sugli incontri di preparazione per genitori e padrini.

Ai FUTURI SPOSI: ricordiamo di presentarsi in Parrocchia almeno sei mesi prima della celebrazione del matrimonio. Si invita a frequentare un corso di preparazione prima di av-viare le pratiche. Alla porta della chiesa è affisso il calendario degli incontri dei futuri sposi dell’Unità Pastorale. Nella nostra Parroc-chia gli incontri (sei serate e un pomeriggio do-menicale con incontro, S. Messa, cena insieme) sono al lunedì, ore 21, con inizio nei mesi di marzo, maggio e ottobre. L’iscrizione avviene con un incontro con il Parroco.

UFFICIO PARROCCHIALE: tutti i giorni feriali (eccetto il saba-to pomeriggio) mattino ore 10/12; pomeriggio ore 16/19.

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Carissimi parrocchiani e amici,

Natale è la festa di Dio-dalla-nostra-parte.Dio non è mai contro l’uomo.Dio non è mai indifferente alla sorte dell’uo-

mo – Lui che si è curvato sui malati, ha accolto i poveri, ha ridato vita nuova ai peccatori, ha pianto sulla morte di un amico, ha abbracciato i bambini, ha guardato con amore intenso quel giovane, ha condiviso la festa di due giovani sposi .

Sì, Natale ci dice che “Dio-è-con-noi”, è l’Emmanuele.

La fede è esattamente questo accogliere Dio che vuole entrare, con discrezione e delicatezza rispettosa della nostra libertà, in relazione con ciascuno di noi.

La fede è questo!Non è anzitutto dottrina da credere o morale

da vivere.La fede è anzitutto incontro con Gesù di Na-

zaret, che mi rivela il volto di Dio, Amore fede-le, inesauribile, tenero, esigente.

Saperci amati così come siamo da Dio non può che aprire il cuore alla fiducia.

Ma i cristiani sanno che la fede – quella vera! – “opera per mezzo della carità”- Per questo il Natale che ci fa gustare la bellezza di un Dio che

avrei forse dovuto intitolare questa mia lettera natalizia “Questo Natale…nell’anno della fa-tica”!

Sì, colgo tanta fatica di vivere, anche in que-sta nostra zona segnata complessivamente da un certo benessere materiale.

Colgo la fatica di un grande disorientamento in campo etico, sociale, politico, economico. Non si sa in che direzione stiamo andando e che futuro sia immaginabile per i nostri figli e nipoti.

Avverto le difficoltà di essere educatori si-gnificativi ed efficaci per le giovani generazio-ni. So quanta fatica accomuni genitori, inse-gnanti, sacerdoti, animatori. Incontro sovente persone anziane, ma non solo, che soffrono una terribile solitudine che toglie talora anche la vo-glia di vivere.

Sento in molti un senso di vuoto, uno smarri-mento di senso, un’insoddisfazione legata so-vente alla mancanza di affetto, al crollo di amori promessi, alla perdita di fiducia in sé, negli altri, in Dio.

Quadro un po’ fosco? No, semplicemente re-alista. Ma un realismo che non diventa pessimi-smo perché aperto alla speranza fondata sulle inesauribili e inimmaginabili potenzialità della persona umana e sulla certezza in un Dio che non ha abbandonato la terra da Lui creata, da Lui abitata, da Lui amata.

Il Natale ogni anno ci conferma in questa cer-tezza.

Se alla base di tante sofferenze, smarrimenti e inquietudini c’è la mancanza di relazioni vere, profonde, durevoli, positive, il Natale è la festa delle buone relazioni ritrovate (solo per un gior-no?).

È la festa della sempre buona relazione di Dio con l’uomo, con l’umanità. Perché – come ricorda “la Genesi” – Dio continua a compiacer-si dell’opera da Lui creata e desidera anche og-gi, come allora con Adamo, “passeggiare con l’uomo alla brezza del giorno”.

Perché “Dio ha tanto amato il mondo da dare il Suo Figlio” perché avessimo la vita e in ab-bondanza.

SOLENNITà DEL NATALEorario SS. Messe lunedì 24 dicembre

ore16.00 SANTA MESSA per le famiglie dei ragazzi del catechismo

ore 18.00 SANTA MESSA della VIGILIA

ore 24.00 MESSA DI MEZZANOTTE

preceduta alle ore 23.00 da veglia di canti e preghiera

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“muore dalla voglia” di entrare in relazione di amicizia con ogni persona, è anche la festa che ci spinge a vivere la nostra vita come rapporto, come relazione, di mente, cuore e vita, con tutti, ma soprattutto con chi soffre e fa fatica a vivere per la mancanza di lavoro, di casa, di accoglien-za, di una prospettiva di vita, di una famiglia vera.

Certo, è piacevole il Natale dei sentimenti buoni (solo per un giorno?...), ma è vero solo il Natale di chi si fa discepolo e imitatore di un Dio “che viene incontro”. Sì, Natale vero è “an-dare incontro”, perché solo l’amore vero può riaprire i cuori alla voglia di vivere, di sperare, di lottare e anche di credere.

Sia un po’ così il Natale di questo anno della fede e dunque dell’amore!

Un grande, intenso, cordiale augurio

+ don Guido con don Lino e don Stefano

Perché la «busta natalizia»La trovate ogni anno inserita nel bollettino di Natale.È un invito semplice, è una proposta libera a contribuire alla gestione economica della parrocchia che – me lo auguro davvero! – vorrei fosse da tutti sentita un po’ come “seconda casa di tutti”.La libera contribuzione economica delle famiglie dice affetto e partecipazione responsabile alle esi-genze concrete della manutenzione dei locali, del riscaldamento, della luce, del gas, del telefono e di tutte le attività pastorali che la parrocchia offre gratuitamente (catechismo settimanale di 650 ragazzi, gruppi ACR, gruppi scout, gruppo giovani, fidanzati, giovani sposi, famiglie per il Battesimo, anziani, Consiglio Pastorale, S. Vincenzo )La parrocchia – già l’abbiamo detto – vive delle offerte libere che vengono deposte nei cestini durante le SS Messe, nelle cassette in chiesa e delle offerte libere in occasione della celebrazione di SS Messe, Battesimi, Matrimoni, sepolture.La “Busta natalizia” quest’anno ha un sogno: “che siano in tanti a offrire, anche poco”. Sarebbe un gesto che dimostra che tutti e non solo alcuni sentono la parrocchia come loro famiglia. Mi commuovo ogni volta che la “Busta” ritorna con un’offerta robusta, ma mi commuovo altrettanto, e forse di più, quando ritorna con un’offerta piccola, magari con la scritta “vorrei dare di più, ma non posso”!Nell’anno che sta per concludersi, le spese straordinarie hanno riguardato soprattutto la tinteggiatura di tutte le aule catechistiche, delle sale attigue alla palestra e la manutenzione delle parti più alte degli edifici per risolvere o prevenire infiltrazioni di acqua.Ma siamo fieri di poter dire che i poveri non sono stati trascurati e le situazioni di difficoltà sono state seguite con generosità. Guardando al futuro si vorrebbe quest’anno ridare un volto più accogliente ai locali dell’ufficio parrocchiale e dell’ingresso da via Marco Polo 8.Anche le campane (che tacciono da anni, ma hanno dato un delicato segno di vita alla festa patronale) attendono di essere riattivate con un grosso lavoro di elettrificazione perché possano tornare a “segna-re” i vari momenti della vita parrocchiale.Grazie a tutti per la generosità del passato che ha permesso di chiudere in questi anni il bilancio senza debiti.Grazie per quanto potrete offrire in questo periodo, non facile per tanti.

+ don Guido

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di quest’anno con tale proposito. E se lascio en-trare lo Spirito nelle mie giornate, il frutto verrà.

Vorrei che la frequentazione quotidiana della Parola, con ciò che la Liturgia delle Ore o la Messa propongono, fosse il punto di riferimento della mia vita. Non ne so fare a meno: se non lo faccio mi manca qualcosa.

Prendiamo vitamine e medicine per tutto, ma spesso dimentichiamo la vitamina V (il Vangelo), dimenticando che senza di Lui non possiamo fare nulla. È una vitamina che ci ren-de forti, nelle nostre meravigliose debolezze. Nella Parola trovo tutto: poesia, racconti, con-sigli, ideali, significati profondi, la scienza di

vivere, la pace del cuore e l’inquietudine della ricer-ca... Non c’è romanzo d’avventure che regga il confronto.

Insieme alla Parola vor-rei nutrirmi del Pane di Vi-ta. Questo è (anche) la Mes-sa. Non credo di aver capito ancora quale miracolo av-viene nella Messa non so se mai lo capirò (bellezza di un Dio che si dona e, come tut-to ciò che è indicibilmente meraviglioso, non si può de-scrivere ) ma colgo che nel-la Messa c’è tutto: il Dio

creatore, il Dio redentore, il Dio comunicatore.Lì c’è il fuoco. Il fuoco lo posso dipingere ma

non è come il fuoco. È fuoco che scalda, fuoco che accoglie, malgrado non ne sia degna, ma il Signore desidera farmi Sua, comunque, nono-stante me.

La goccia d’acqua che il sacerdote versa nel vino ricorda la divinità che assume la mia natura umana. Il ripetuto “preghiamo” mi ricorda la ne-cessità della mia preghiera. La Messa mi mette nella direzione di Gesù: la messa è freccia che mi indirizza al bersaglio, al centro della vita, al-la fede.

Spero…Una parrocchiana

È l’11 ottobre. Inizia ufficialmente l’anno della Fede. Ma cosa si fa in un anno così

speciale?Non sapendo da dove cominciare ho letto la

lettera apostolica Porta Fidei con la quale il Pa-pa lo ha indetto e mi sono fermata su questa fra-se: “Non possiamo accettare che il sale diventi insipido e la luce sia tenuta nascosta (cfr Mt 5,13-16). … Dobbiamo ritrovare il gusto di nu-trirci della Parola di Dio, trasmessa dalla Chiesa in modo fedele, e del Pane della vita, offerti a sostegno di quanti sono suoi discepoli…”

Risposta trovata.Come sempre il successore di Pietro mi ha

indicato la via: nutrirmi del-la Parola e del Pane della vita.

Così la prima cosa che proverò a fare sarà andare a Messa con maggiore fre-quenza, partecipazione, cal-ma.

Gesù ha camminato con i suoi discepoli e continua a camminare accanto a noi, così l’anno della Fede po-trebbe diventare un Suo mo-do di essermi accanto, nel mio cammino quotidiano.

Il nostro Vescovo, nella sua lettera pastorale parte dal dialogo tra Nicodemo e Gesù che gli dice: “Non ti meravigliare se ti ho detto: dovete rina-scere dall’alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito”.

Perché entri il soffio dello Spirito devo tenere le finestre del cuore aperte, quindi il mio propo-sito in quest’anno è curare, con calma e intensi-tà, gli appuntamenti con Dio lungo la giornata, iniziando dal mattino: serviam! Ti servirò Si-gnore, con e negli impegni quotidiani anche se tentano di distogliermi dal proposito, e qualche volta ci riescono, ma mi riprometto di resistere!

Non so bene come, perché le giornate saran-no lunghe e tante, ma vorrei iniziare ogni giorno

Qualche proposito per l’Anno della Fede

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primo nome che viene dato a questo bambino: «Dio forte». Ma come è possibile dare il nome di «Dio forte» a un bambino, a un figlio di uo-mo, a un figlio di Adamo? Sembra quasi una bestemmia per la fede di Israele, sembra una fe-rita inferta al monoteismo ebraico: Dio è uno solo ed è tre volte santo. Eppure il profeta ha il coraggio di dire che quel bambino è chiamato «Dio forte». È un messaggio talmente inaudito che quelli che hanno tradotto la Bibbia ebraica in greco hanno significativamente omesso il ti-tolo di «Dio forte», lo hanno tralasciato. In ogni caso il testo ebraico, il testo originale, dice che questo bambino è «Dio forte». Ciò che cambia dunque radicalmente quella situazione di tene-bra, di oppressione, di inimicizia, è la nascita di un bambino, ma un bambino che è Dio.

Annuncio enigmatico, annuncio impensabile quello di Isaia, e tuttavia il Vangelo ce ne dà il compimento. In una situazione che è ancora una situazione di tenebra, di morte, di sofferenza, ecco che a Betlemme nasce proprio un bambino. Nasce da una donna, Maria, ma il Vangelo ci dice che un figlio così, un bambino così solo Dio ce lo poteva dare, che questo Figlio era stato concepito in Maria dalla forza e dalla potenza di Dio stesso, dallo Spirito santo.

Il compimento della profezia dunque c’è sta-to, ma noi dobbiamo anche avere il coraggio di chiederci: che cosa è cambiato veramente con questa nascita di Gesù, questo bambino Dio for-te, questo Messia e Signore? Per quanto noi pos-

Tante volte abbiamo celebrato questa memo-ria della nascita di Gesù, abbiamo cercato

di essere partecipi del mistero dell’incarnazione del Signore nostro Gesù Cristo, e può darsi che ci colgano pensieri che, a partire dalla ripetitivi-tà, dal ritornare di questa festa, ci facciano misu-rare ciò che noi celebriamo con i nostri senti-menti. E invece per noi cristiani ciò che è deter-minante non è ciò che noi sentiamo psicologica-mente, ma ciò che viviamo nella fede, ciò che siamo disposti ad apprestare perché l’opus Dei, il lavoro di Dio in noi, sia veramente efficace,

Con questa chiara consapevolezza noi ascol-tiamo dunque la Parola del Signore e poi faccia-mo un rendimento di grazie per l’incarnazione, facciamo eucaristia. Dalla prima lettura, l’an-nuncio fatto dal profeta Isaia, voglio far emerge-re soltanto un pensiero. Isaia profetizza su una situazione di tenebra: c’è una terra carica di oscurità, un popolo segnato dall’oppressione, segnato dalla violenza, ma Isaia profetizza un evento che muta radicalmente quella situazione. Dice che i credenti vedono una grande luce che risplende e fa cessare la tenebra, dice che scop-pia una gioia incontenibile, la gioia che si prova quando si raccolgono i frutti della terra, e il gio-go, il giogo dell’oppressione e della schiavitù, viene spezzato. Si realizza una nuova situazione in cui addirittura non ci sono neanche più i segni della violenza, della guerra.

Come è stato possibile? Quale intervento, quale portento ha operato questo capovolgimen-to di situazioni? Il profeta dice: è l’evento di un bambino che è nato, di un figlio che è stato dato. Il cambiamento radicale è causato dalla nascita di un bambino. Un bambino è il debole per ec-cellenza, un bambino è l’uomo fragile che non ha proprio nessun potere, un bambino è colui che è infante, che non è neppure in grado di esprimersi, di parlare, è senza parola e senza forza. Ma questo bambino di cui Isaia vede la nascita porta dei nomi, è proclamato «Dio forte, Padre per l’eternità, Principe della pace, Consi-gliere meraviglioso».

Qui noi restiamo veramente stupiti, forse an-che scandalizzati da questi nomi, soprattutto dal

Un Dio piccolo e forte, la rivoluzione di Natale

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sentito dire; ebbene, quella vita ci basta per dire che la profezia di Isaia si compirà e che in Gesù ha cominciato a compiersi.

Perché noi celebriamo questa sera la nascita di Gesù? Proprio perché conosciamo la sua vita, ed è per questo che, guardando la sua vita, lo chiamiamo Dio forte, lo chiamiamo Dio con noi. Lui cambierà la nostra situazione? In ogni caso, la sua vita ci dà le ragioni per credere a Isaia e al Vangelo. È Gesù che è per sempre tra di noi e con noi, qualunque sia la nostra situa-zione: celebrare il Natale significa proprio avere questa speranza in lui. La sua nascita noi la commemoriamo, la sua morte la celebriamo; ma soprattutto viviamo il mistero dell’incarnazione, passione e resurrezione, della venuta del Dio forte in mezzo a noi, un Dio forte che ha preso la nostra carne umana. Da quel giorno della nativi-tà a Betlemme, il Dio forte non è più separabile dall’uomo, e la vicenda dell’uomo è una vicen-da condotta, guidata dal Dio forte che questa notte contempliamo come un bambino.

ENZO BIANCHI Brani tratti dall’Omelia di Natale 2010

siamo leggere e vedere, infatti, la tenebra resta sul mondo, l’oppressione non è scomparsa, la violenza continua a regnare. E allora perché l’annuncio di Isaia, se nulla è cambiato?

È così? Sì, è davvero così, lo dobbiamo affer-mare senza paura e senza per questo sentirci col-pevoli. D’altronde le nostre vite di cristiani, di toccati dalla grazia di Dio, di salvati dal Signore attraverso il battesimo e la santa eucaristia, conti-nuano a portare i segni della tenebra, della morte, dell’ignoranza e della cattiveria. I tempi non sono cambiati da quelli di Isaia né da quelli di Cesare Augusto. Molte ragioni umane ci portano a dire: la profezia di Isaia non si è compiuta e forse noi dobbiamo ancora attendere che si compia.

Ma se questi sono pensieri reali, che vanno anche espressi, resta pur vero che nel nostro cuore la vicenda di Gesù, la vita umana di Gesù, quella vita che è incominciata a Betlemme ed è finita sulla croce a Gerusalemme, quella vita che è stata vissuta nell’amore e nel servizio de-gli altri – e di ciò abbiamo una chiara testimo-nianza nei Vangeli da quelli che hanno vissuto con Gesù, non sono notizie storiche fornite per

Per i più piccoli: Betlemme, storia della pecora neraC’era una volta una pecora diversa da tutte le altre. Le pecore, si sa, sono bianche; lei invece era nera, nera come la pece.Quando passava per i campi tutti la deridevano, perché in un gregge tutto bianco spiccava come una macchia di inchiostro su un lenzuolo bianco: «Guarda una pecora nera! Che animale originale; chi crede mai di essere? ».Anche le compagne pecore le gridavano dietro: «Pecora sbagliata, non sai che le pecore devono essere tutte uguali, tutte avvolte di bianca lana?».La pecora nera non ne poteva più, quelle parole erano come pietre e non riusciva a digerirle.E così decise di uscire dal gregge e andarsene sui monti, da sola: almeno là avrebbe potuto brucare in pace e riposarsi all’ombra dei pini. Ma nemmeno in montagna trovò pace. «Che vivere è questo? Sempre da sola!», si diceva dopo che il sole tramontava e la notte arrivava.Una sera, con la faccia tutta piena di lacrime, vide lontano una grotta illuminata da una debole luce. «Dormirò là dentro » e si mise a correre. Correva come se qualcuno la attirasse.«Chi sei?», le domandò una voce appena fu entrata.«Sono una pecora che nessuno vuole: una pecora nera! Mi hanno buttata fuori dal gregge».«La stessa cosa è capitata a noi! Anche per noi non c’era posto con gli altri nell’albergo. Abbiamo dovuto ripararci qui, io Giuseppe e mia moglie Maria. Proprio qui ci è nato un bel bambino. Eccolo!».La pecora nera era piena di gioia. Prima di tutte le altre poteva vedere il piccolo Gesù.«Avrà freddo; lasciate che mi metta vicino per riscaldarlo!».Maria e Giuseppe risposero con un sorriso. La pecora si avvicinò stretta stretta al bambino e lo acca-rezzò con la sua lana.Gesù si svegliò e le bisbigliò nell’orecchio: «Proprio per questo sono venuto: per le pecore smarrite!».La pecora si mise a belare di felicità. Dal cielo gli angeli intonarono il «Gloria».

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diocesano, che nascerà dal basso, partirà dall’ascolto, dalle proposte dei giovani, dal Si-nodo appunto, e indicherà le vie su cui cammi-nare tutti insieme secondo il disegno di Dio.

L’invito per tutti i giovani è quello di lasciar-si coinvolgere in questo cammino, di cammina-re insieme per diventare protagonisti della vita della chiesa di oggi e di domani.

don Stefano

Domenica 18 ottobre presso la cattedrale di Torino il Vescovo Mons. Cesare Nosiglia

ha ufficialmente aperto il “Sinodo dei Giovani”. L’apertura del sinodo è stata preceduta da un corteo festoso di giovani provenienti dal santua-rio della Consolata.

Questa “camminata” è forse l’immagine che esprime meglio il senso del sinodo. Fare Sinodo infatti indica un camminare insieme.

È un invito rivolto ai giovani dai 17 ai 30 an-ni per camminare insieme, per ascoltarsi, con-frontarsi, per scambiarsi opinioni e suggerimen-ti, per superare le difficoltà, le incertezze. Per scoprire e riscoprire la fede e l’impegno di vita.

Sinodo è camminare con l’altro, coi fratelli e soprattutto con Cristo. Ecco perché è stata uti-lizzata come immagine per il sinodo quella dei tralci innestati nella vite. Il rinnovamento può avvenire solo se si rimane innestati in Cristo e camminando insieme alle persone che ci sono state messe accanto.

Il sogno del vescovo e della chiesa è che i giovani possano diventare protagonisti del cam-biamento, del rinnovamento. Il sinodo durerà due anni e un concreto risultato di questo per-corso sarà quello di elaborare e rinnovare insie-me ai giovani un progetto di pastorale giovanile

Sinodo diocesano, la Chiesa secondo i giovani

Sinodo dei Giovani Prossimi appuntamenti

w 4-5-6 gennaio 2013 Second Life? Devi nascere di nuovo Full immersion per riscoprire il proprio battesimo. Casa Alpina BESSEN HAUT (Sestriere)

w 23 marzo GMG diocesanaw 19 aprile Veglia vocazionale nei distrettiw 18 maggio

Veglia di Pentecoste Chiusura Anno I del Sinodo

w 22 luglio-2 agosto GMG a Rio (Brasile)

w settembre Start Up Anno II del Sinodow Giugno 2014 Chiusura del Sinodo

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mo in modo – esorta mons. Nosiglia – che ogni famiglia e persona che avvicina la nostra comu-nità riceva chiaramente il messaggio: ‘Sei il benvenuto: questa è casa tua’. Un messaggio che si esprime con le parole e i segni, i gesti e i sentimenti».

Leggere e meditare la Lettera pastorale è uti-le anche a coloro che non sono impegnati nella preparazione dei Battesimi. Le indicazioni dell’Arcivescovo sui contenuti della catechesi da offrire alle famiglie, sulle tappe della prepa-razione e sulla celebrazione del sacramento (te-sto strutturato in 6 brevi capitoli sulla teologia del battesimo, la Chiesa, l’accoglienza delle fa-miglie, la vita cristiana, il servizio dei cristiani nel mondo, l’Anno della Fede) sono considera-

zioni sul senso profondo della Chiesa e del suo essere comuni-tà, che accoglie tutti i fratelli e mai può permettersi di escludere. Anche rispetto alla situazione delle coppie che hanno «fatto scelte diverse da quella del ma-trimonio sacramento» l’Arcive-scovo offre l’abbraccio della Chiesa, auspica che tali coppie vengano aiutate a compiere scel-te di fede e coerenza morale, ma ribadisce la disponibilità incon-dizionata ad amministrare il Bat-

tesimo dei figli: «qualunque sia la loro (dei ge-nitori, ndr) condizione di vita, mai si dovrà rifiu-tare il Battesimo in quanto sacramento per la salvezza di cui il bambino ha diritto».

Il Battesimo è il «debutto» dei bambini nella Chiesa, che deve sapere esprimere prima di tutto la propria gioia. Questo concretamente può av-venire (e avviene alla Crocetta) recandosi a casa delle famiglie, stabilendo relazioni di amicizia, avviando il discorso sul battesimo a partire dalla comune esperienza di genitori che si incontrano per fare festa insieme. Tasti su cui l’Arcivesco-vo insiste molto.

Alberto Riccadonna

L’aveva annunciato e ha mantenuto il propo-sito. Dopo la grande Assemblea diocesana

sulla «pastorale dei Battesimi» (giugno 2012) l’Arcivescovo mons. Cesare Nosiglia ha inviato alla Chiesa torinese nel mese di settembre una Lettera pastorale che riprende e approfondisce il medesimo tema: la preparazione e l’amministra-zione dei Battesimi nelle parrocchie.

Il titolo del documento, «Devi nascere di nuovo», sottolinea le premesse teologiche della riflessione che mons. Nosiglia desidera conse-gnare a tutte le comunità della Diocesi. «Se uno non nasce da acqua e da Spirito – sono parole di Gesù, citate proprio in apertura della Lettera - non può entrare nel Regno di Dio». La vita del bambino inizia con il Battesimo, ma spesso que-sto sacramento segna anche un nuovo «inizio» per i genitori e per le famiglie, che l’Arcivesco-vo mette significativamente al centro della Lettera pastorale.

Leggiamo. «La richiesta dei sacramenti è spesso la circostan-za nella quale molte persone ri-prendono contatto con la parroc-chia e si trovano nella condizio-ne di riproporsi la questione del-la fede. Per la comunità questa diventa un’occasione importante di missione, una via per annun-ciare il volto misericordioso e fedele del Signo-re, l’avvio di una ‘compagnia’ rispettosa di ogni vicenda umana, in cui si può anche superare l’impatto con una istituzione che potrebbe sem-brare preoccupata di giudicarti ed esigere un prezzo prima di donarti ciò che desideri».

La parrocchia della Crocetta è portata a spec-chiarsi nella prospettiva indicata dall’Arcive-scovo. Da due anni dieci coppie di sposi affian-cano i sacerdoti nella preparazione e nell’ammi-nistrazione dei Battesimi proprio per dire che la parrocchia è una comunità di famiglie, acco-gliente e felice ogni volta che si presenta una nuova coppia con il proprio bambino. «Faccia-

I Battesimi? Una festa grande Leggiamo la Lettera pastorale

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do tre importanti parole: stima, rispetto e fidu-cia. Credo che queste tre parole riassumano molto bene quelle che, in questo momento, sia-no le priorità da seguire per quanti, come opera-tori e volontari, sono impegnati nel difficile compito di aiutare questa comunità ad integrarsi pienamente nel nostro tessuto urbano e civile, ma queste devono essere anche le priorità che la comunità Rom si deve dare per aiutarsi ed aiuta-re la società ad accettarla e a considerarla appie-no come parte integrante della nostra comunità. Stima, rispetto e fiducia non devono essere in-fatti, secondo me, a senso unico, ma reciproche. Per costruire un rapporto reciproco basato su queste tre importanti priorità, sono fondamenta-li la cultura e la conoscenza. Vivere insieme e conoscersi è infatti il modo migliore per impedi-re che la paura e l’intolleranza possano prendere il sopravvento. A questo proposito, Monsignor Nosiglia sottolinea, rivolgendosi alla Comunità Rom e Sinti, l’importanza dell’istruzione come mezzo indispensabile perché questo popolo possa entrare a pieno titolo a far parte della co-munità in cui vive.

Come associazione, stiamo lavorando molto sull’istruzione, cercando di far capire alle fami-glie rom quanto sia importante mandare i propri figli a scuola con continuità perché possano di-ventare appieno cittadini consapevoli dei propri diritti e doveri. È importante per noi che le fami-glie si responsabilizzino ed arrivino ad essere sempre più autonome nel gestirsi, per la scuola, la salute ed il lavoro, evitando di ricadere in una certa forma di assistenzialismo che ha di fatto impedito fino ad oggi a Rom e Sinti di fare si-gnificativi passi avanti nella loro integrazione nella comunità.

Rivolgendosi invece alle Istituzioni politiche e civili, l’Arcivescovo ribadisce quanto la pre-carietà delle condizioni dei campi nomadi nella nostra città siano l’ambiente ideale per la proli-ferazione di delinquenza e degrado, togliendo di fatto a Rom e Sinti la possibilità di vivere con dignità ed equità. Devo ammettere che ancora

Come operatrice sociale che sta lavorando ormai da quasi tre anni per, ma soprattutto,

insieme alla realtà rom e sinti torinese, non ho potuto che accogliere positivamente la decisio-ne dell’Arcivescovo Nosiglia di rivolgersi, tra-mite la Sua recente Lettera Pastorale, alla Co-munità Rom e Sinti e alla società civile della nostra città.

Ho apprezzato in particolare il titolo della Lettera, “Non stranieri, ma concittadini e fami-gliari in Dio”. I Rom sono la più grande mino-ranza etnica d’Europa ma considerata sempre, per la sua visibile differenza a livello culturale e di modo di vivere, qualcosa di “altro”, un tessu-to estraneo presente in diversi paesi ancora oggi, nonostante Rom e Sinti siano presenti in Europa fin dall’epoca medioevale.

Monsignor Nosiglia incomincia la sua Lette-ra rivolgendosi alla Comunità Rom e utilizzan-

L’Arcivescovo scrive ai nomadi (per parlare a tutti)

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essere accettati e di venire subito catalogati co-me ladri. È qui che entra in gioco un’altra im-portante parola: giustizia. La giustizia deve far sì che coloro che delinquono siano puniti, ma deve anche impedire che un intero popolo, come scrive l’Arcivescovo, sia catalogato sulla base di preconcetti e pregiudizi. Senza la giustizia, dignità ed equità mancherebbero di una parte fondamentale.

Infine, rivolgendosi alle comunità cristiane della nostra diocesi, Monsignor Nosiglia ci ri-chiama alla solidarietà che, in quanto cristiani, possiamo concretamente mettere in pratica nel relazionarci con la comunità Rom e Sinti. Nello specifico, l’Arcivescovo ci invita ad “adottare” una famiglia rom o sinta nell’amicizia fraterna.

Leggendo questo passo, credo che lo si possa interpretare come un invito ad aiutare queste fa-miglie nel loro processo di rendersi autonome e di responsabilizzazione, vivendolo nell’ottica evangelica della prossimità.

Queste persone sono infatti, secondo me, il “prossimo” più vicino a cui noi possiamo e dob-biamo accostarci, siano esse cristiane o apparte-nenti ad altre comunità.

Alessandra F.

adesso, quando vado a lavorare nei campi, mi stupisco ogni volta di più di come in una realtà europea ed occidentale, che quindi si suppone civile, esistano ancora delle persone che vivono in zone che nulla hanno da “invidiare” alle ba-raccopoli di paesi del cosiddetto “terzo mondo”, come quelle alla periferia di Nairobi o Rio de Janeiro.

Personalmente ritengo che le Istituzioni deb-bano prendere coscienza del fatto che il gradua-le superamento dei campi sia la condizione di partenza per ridare la dignità a queste persone, prendendo decisioni e facendo delle scelte che vadano in questa direzione. Nel suo intervento, Monsignor Nosiglia scrive che ci sono alcuni Rom che vivono nelle case e lavorano regolar-mente. Come operatrice posso confermare que-sto punto; abbiamo avuto modo di conoscere alcune famiglie che si guadagnano da vivere in maniera dignitosa, lavorando con borse di lavo-ro presso cooperative dedicate alle pulizie e all’assistenza o come operai e manovali, spe-cialmente donne e giovani. Purtroppo rimango-no sempre un po’ “invisibili” e alcuni di loro, al lavoro, non si dichiarano Rom per paura di non

Domenica 7 ottobre durante la Messa delle 10 si è cele-brato solennemente l’inizio dell’Anno Pastorale.

Durante la celebrazione è stato ricordato da tutta la Comunità il quarto anniversario della morte di don Alessio.

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Come ho detto più volte, tutti dovremmo av-vertire come impegno, non come optional, l’esse-re informati e documentati sui fatti di “casa no-stra”, si tratti degli interventi del Papa o della CEI, o degli avvenimenti e iniziative della nostra Diocesi, senza lasciarci influenzare dalle emozio-ni di un fatto di cronaca o da chi grida più forte, specie se alla televisione. Nella città di Torino la pluralità delle voci e dell’informazione non è tra le più alte; pensate che cosa accadrebbe se sparis-sero anche i nostri due settimanali!

Per questo motivo, proprio nell’Anno della fede da poco iniziato, invito tutti a diffondere “la Voce del popolo” e “Il nostro tempo”. Sicu-ramente nelle nostre parrocchie, nei Consigli parrocchiali, nelle équipe di Unità Pastorale, nelle scuole, nelle associazioni di volontariato, ci sono persone che sarebbero liete di leggerli. Vi chiedo con semplicità ma con serietà di far-vene promotori e di abbonarvi o di rinnovare l’adesione.

Un “grazie” di tutto cuore, infine, ai direttori, redattori e collaboratori impegnati, anche in si-lenzio, a migliorare e diffondere “La Voce del popolo” e “Il nostro tempo”. Affido tutti loro e tutti voi alla Vergine Consolata e Consolatrice, Patrona della Diocesi.

+Cesare Nosiglia, Arcivescovo

Carissimi, quando mi capita di parlare dei due settima-

nali diocesani “la Voce del Popolo” e “Il nostro tempo”, in genere assisto a due reazioni diverse. Le persone che in genere si definiscono laiche e gli operatori dei media danno spesso una valuta-zione positiva sui contenuti e talora anche sull’autonomia dei nostri periodici, tanto da ri-

prenderne qualche articolo o dibattito. Per con-tro, proprio in ambienti ecclesiali, si dice che sono giornali che non incuriosiscono, con argo-menti moraleggianti e all’insegna del “va tutto bene”; infine, che la gente legge sempre meno (è un dato negativo sotto tanti aspetti) e, a causa della crisi, non spende soldi per il giornale.

Alcune osservazioni talvolta possono essere vere e stimolano per rinnovarsi, ma non credo che anche i grandi giornali nazionali o locali che vanno per la maggiore siano esenti da critiche anche severe. Bisognerebbe chiedersi, allora, come mai per tanti altri giornali i soldi si trova-no e se non siamo tutti un po’ prevenuti sulla stampa cattolica e in particolare sui settimanali diocesani.

Tutti a discutere sulla Chiesa… Tu dove prendi le tue informazioni?

“La ricevo perché voglio sentirmi una vera cristiana, anche se essere cristiani comporta fa-tiche”

“Sono giunto al termine di questo cammino – in realtà più che il termine, è la partenza di un nuovo viaggio che farò insieme alle persone a cui voglio bene”

“Dopo la Cresima voglio continuare il cam-mino cristiano non perché indotto ma perché questa è la mia scelta”

“Forse non sono la ragazza più credente, sa-rà anche l’età adolescenziale che mi porta a di-re di no davanti a mia madre che mi dice di an-dare a Messa. Certo, a volte è proprio una sec-catura svegliarsi presto la domenica mattina per andare in chiesa, ma dopotutto Dio si sve-glia presto ogni mattina per proteggerci”

Domenica 28 ottobre e domenica 4 novem-bre durante la Messa festiva delle 10, oltre

120 ragazze e ragazzi della Crocetta hanno rice-vuto dalle mani di don Guido il Sacramento del-la Confermazione.

Al termine del percorso di catechesi ciascuno di loro ha scritto una lettera a don Guido per esprimere il senso della propria scelta di conti-nuare il cammino con Gesù.

Mentre osserviamo i loro volti sorridenti nel-le foto di gruppo, ascoltiamo dalla loro voce i pensieri e gli impegni affidati a don Guido.

“Io voglio fare la Cresima perché lo Spirito Santo mi accompagni nelle mie scelte e per aiu-tare gli altri nelle loro”

“Voglio ricevere la Cresima perché vorrei raccontare agli altri cosa si prova ad essere vo-luti bene da Gesù”

Cresime

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“Per me lo Spirito Santo è come un libro, che quando hai bisogno di avere un aiuto lo leggi, lo studi e memorizzi”

“Nella Cresima lo Spirito Santo prende pos-sesso del nostro cuore e questo è un dono gran-dissimo. Noi siamo fragili ma fatti da Gesù per amare ed essere amati, abbiamo quindi bisogno di una forza che dall’alto ci renda capaci di amare senza paura”

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“Io non abito qui vicino ma mi piacerebbe, dopo la Cresima, frequentare i gruppi in par-rocchia insieme ai miei amici”

“Lo Spirito Santo è come il vento che ti spin-ge sempre sulla strada giusta”

Le foto delle Cresime sono state realizzate da FOTO RAMA e sono disponibili per l’acquisto da parte delle famiglie.

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ronia. Senza scansare i «mal di pancia» che af-fliggono oggi Santa Romana Chiesa. Il miglior modo per riconciliarsi con una Chiesa che spes-so sentiamo lontana e invece è una comunità viva e corresponsabile.

Che cosa resta del Concilio? Una domanda impegnativa per essere sviscerata nel paio

d’ore del primo Giovedì della Crocetta 2012, l’8 novembre scorso. Ma monsignor Luigi Bettazzi, classe 1923, vescovo emerito d’Ivrea, non ha deluso le attese. Incalzato dalle domande del pubblico e dei giornalisti Paolo Griseri (Repub-blica) e Alberto Chiara (Famiglia Cristiana) ha saputo intrecciare aneddoti (è rimasto uno dei pochi testimoni viventi di quel grande evento, cui partecipo’ come vescovo ausiliare di Bolo-gna fresco di nomina), riflessioni (collegialità, ruolo dei laici e dei sacerdoti), humour e autoi-

Che cosa resta del Concilio Vaticano II?

olo Luciano (La Repubblica) e Paolo Girola (RAI) e dal moderatore Edoardo Greppi, Suor Giuliana ha affrontato il tema “Centomila pove-ri a Torino” presentando i diversi “volti della sofferenza”, i connotati di chi ha bisogno: le donne sprovvedute dinanzi a chi si prende gioco di loro, chi perde la persona amata, gli immigra-ti, le nuove povertà degli anni della crisi. Ha ri-chiamato la necessità di riscoprire il bisogno del bello oltre che quello del necessario, la sobrietà come aspetto bello della vita, la bellezza della semplicità nella vita di relazione.

Ospite di giovedì 15 novembre è stata Suor Giuliana Galli, per quasi 30 anni coordi-

natrice delle volontarie attive nella Piccola Casa della Divina Provvidenza, al Cottolengo, e poi Consigliere e Vice Presidente della Compagnia di San Paolo. Sollecitata dai giornalisti Pier Pa-

Centomila poveri a Torino

GiovedìdellaCroCetta2012 GiovedìdellaCroCetta2012

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La Chiesa di Benedetto XVI

Benedetto XVI? «Un uomo profondamente umile, rispettoso, incapace di metterti in

soggezione». Così il portavoce vaticano padre Federico Lombardi – originario della nostra par-rocchia – ha parlato del Papa nel corso del terzo

affollatissimo «Giovedì della Crocetta» (22 no-vembre), dedicato alla Chiesa di Benedetto XVI. Colloquiando con i giornalisti Emmanuela Banfo dell’Ansa, Riccardo Maccioni di Avveni-re e Alberto Riccadonna della Voce del Popolo, padre Lombardi ha raccontato il Papa «pubbli-co» e «privato», tratteggiandone la personalità, le modalità di lavoro e l’impegno appassionato sui fronti centrali del confronto fede-ragione e del dialogo ecumenico. Rispondendo a decine di domande del pubblico, Lombardi non si è sot-tratto ai temi spinosi (la vicenda dello Ior, lo scandalo pedofilia e Vatileaks) dichiarando che rispetto ad essi la Santa Sede, anche su esorta-zione del Papa, ha scelto un linea di massima trasparenza.

La questione educativa non è, tuttavia, un affa-re solo di soldi, anche se le risorse hanno il loro peso. Si tratta piuttosto di guardare all’istruzione e all’educazione come a un grande investimento sulle persone perché siano poste – il più possibile in un orizzonte di eguaglianza – nelle condizioni di affrontare un futuro con competenze adeguate, una formazione culturale di prima qualità, una capacità di rispondere in modo sensato ai tanti interrogativi posti dalla vita.

L’incontro con il ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo, svoltosi la sera del 29

novembre è stata l’occasione per un’ampia rico-gnizione sullo stato di salute della scuola italia-na e sui molti e complessi problemi che la trava-gliano. Incalzato dalle domande della professo-ressa Anna Maria Poggi e della giornalista Ma-ria Teresa Martinengo (e nella seconda parte della serata dai tantissimi intervenuti) il mini-stro non si è sottratto a fornire spiegazioni e, al tempo stesso, a controbattere ad alcune critiche.

Numerose le questioni sul tappeto, in primo luogo i “tagli” ai bilanci scolastici e poi questio-ni più tecniche: i concorsi, le modalità di valuta-zione delle scuole, la formazione degli inse-gnanti ed altre ancora. Ma su tutto è emersa la preoccupazione che la scuola non rappresenti – a fronte dell’incombere delle tematiche econo-miche – una priorità come dovrebbe essere. La situazione complessiva delle finanze statali, ha detto il ministro, impone rigorosi risparmi e non ci sono prospettive per ora che si possa invertire questa linea di tendenza.

Stiamo rottamando la scuola?

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Infine la componente eletta dall’Assemblea. Il Consiglio uscente ha ritenuto di passare da 8 membri eletti a 10, riducendo da 15 a 12 i desi-gnati da Gruppi, per dare ancora più rappresen-tanza a questa parte del Consiglio.

Cinque saranno scelti da una rosa di candida-ti con meno di 50 anni; i restanti 5 fra i candida-ti che hanno superato la soglia dei 50. Le schede e le urne per presentare la propria autocandida-tura sono disponibili in fondo alla chiesa. Siamo tutti invitati a riflettere sull’opportunità di offri-re la nostra disponibilità per una carica che non ha nulla di prestigioso ma che rappresenta un importante servizio alla comunità.

La commissione elettorale, composta da mem-bri del Consiglio pastorale uscente, predisporrà la scheda con i nomi e le foto dei candidati per per-mettere a tutti di votare consapevolmente.

Come già nel 2010, sarà possibile votare pri-ma dell’inizio e al termine di tutte le Messe fe-stive di sabato 19 (ore 18) e domenica 20 genna-io. I seggi elettorali con scrutatori volontari, sa-ranno posti agli ingressi della chiesa. La dome-nica successiva il risultato delle elezioni sarà ufficialmente comunicato durante le Messe.

Infine la prima riunione del nuovo Consiglio pastorale parrocchiale: martedì 29 gennaio av-verrà il passaggio di consegne con il Consiglio uscente, in una riunione fraterna, nello spirito di preghiera per accompagnare chi ha scelto que-sto impegno in un cammino altrettanto fecondo per tutta la Comunità.

Il pensiero comune di chi ha lavorato in questi anni nel Consiglio è stato di ringraziamento al Si-gnore e di gratitudine reciproca per l’affetto frater-no che si è creato anche tra persone che poco si conoscevano, in un affiatamento arricchente. Chiediamo a tutta la Comunità di pregare perché ciò che è stato costruito tra noi e per la vita della parrocchia rimanga saldo, e perché il cammino del nuovo Consiglio sia affidato al Signore e alla pro-tezione materna della Beata Vergine delle Grazie.

Maria Pia Valetto Segretaria del Consiglio Pastorale Parrocchiale

È tempo di rinnovo nell’ambito del Consiglio Pastorale Parrocchiale.

Come già annunciato durante le Messe festi-ve nelle settimane scorse, sabato 19 e domenica 20 gennaio 2013, si svolgeranno le elezioni dei membri del Consiglio scelti dalla Comunità.

La “macchina elettorale” si è messa in moto per poter informare adeguatamente tutti, racco-gliere le candidature e far partecipare in modo consapevole tutti i fedeli a questo importante momento di vita di famiglia.

Nell’ultima riunione del Consiglio Pastorale del 13 novembre sono state confermate la durata di tre anni del mandato al servizio della parroc-chia, la composizione di quest’organo che af-fianca i sacerdoti nella guida della Comunità, e le date di rinnovo.

Il Consiglio Pastorale Parrocchiale per il prossimo triennio 2013-2015 sarà composto da membri di diritto: i sacerdoti, il diacono, un rap-presentante della comunità salesiana e uno delle suore Nazarene, il Presidente dell’Azione Catto-lica parrocchiale e un rappresentante della Com-missione economica.

Accanto ad essi i gruppi e le attività presenti in parrocchia designeranno come già avvenuto nel triennio appena terminato, 12 rappresentan-ti. Le realtà di aggregazione e le attività pastora-li sono, in verità, molto più numerose, ma in al-cuni casi (pastorale famigliare o catechesi, ad esempio) il rappresentante in Consiglio Pastora-le funge da coordinatore tra il Consiglio e tutti i gruppi di quell’ambito.

Consiglio Pastorale Parrocchiale Bilancio di tre anni di lavoro

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Grazie Don Ale! Il saluto del Consiglio Pastorale Parrocchiale

Difficile riassumere quattro anni in poche righe, a volte non basterebbero tutte le pa-

role del vocabolario per descrivere un’emozio-ne, figuriamoci un cammino come quello fatto insieme in questo tempo!

E allora qui vorrei tentare di tracciare un’im-pronta, come quella che tu hai lasciato nella no-stra Comunità e per la quale oggi ti offriamo il nostro grazie dal più profondo del cuore.

Grazie per il tuo entusiasmo e per il tuo spiri-to di squadra, ci hanno aiutato a capire il valore di una Comunità che vive e cammina insieme (dalla nascita della COEDU all’incontro tra educatori e scout, dall’ingresso dei giovani tra le catechiste al coinvolgimento di tutte le genera-zioni nella super stracrocetta). Grazie per averci fatto scoprire la bellezza della condivisione, per il più piccolo e per il più grande, hai sempre tro-vato il modo e il tempo di ascoltarci tutti.

Grazie per aver creato e portato avanti, insie-me a don Guido e don Lino, le tante occasioni di

crescita personale e spirituale che oggi sono di-ventate per noi un forte punto di riferimento.

Grazie per la tua semplicità, gratuità e spon-taneità, con esse hai saputo accogliere chiunque bussasse alla tua porta senza troppe domande.

Grazie per essere stato guida, sprone e compa-gno in tutte le attività ed i servizi con cui cerchia-mo giorno dopo giorno di render viva la nostra Chiesa. Ma soprattutto grazie per stato ed essere membro vivo di questa nostra grande famiglia.

Francesca Parato a nome del Consiglio Pastorale Parrocchiale

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Rosso: è il colore della passione: ci ricorda (sulla scia di quella Passione...) che i Cristiani non sono degli zombie intristiti, o dei fachiri insensibi-li, ma degli “appassionati”, appassionati della vi-ta. A te il compito, con don Guido e don Lino, di aiutarci a indirizzare bene questa nostra passione!

Arancio: è il colore della frutta (la vita che esplode) e dei tramonti (la vita che finisce). Ti accogliamo, caro don, senza barriere e senza ri-serve: con te vogliamo condividere tutto il per-corso che la vita ci darà, i momenti lieti (e noi giovani ti garantiamo che sappiamo essere esplosivi nel festeggiare!), ma anche i momenti di prova, certi che il nostro cammino insieme a te saprà arrivare alla luce anche lì.

Giallo: tipicamente il colore della follia! E quindi ti accogliamo con un pizzico di follia, consapevoli che i Cristiani non sempre vedono le cose nel modo in cui le vedono gli altri. Con il tuo aiuto, vogliamo proprio non rassegnarci alla mentalità di massa ed agli schemi, ma vive-re il nostro pizzico di follia così: continuando a pensare e pregare, e coltivando quindi un nostro discernimento, individuale e come Comunità.

Caro don Stefano, oggi inizia ufficialmente la tua avventura

con noi! E la Provvidenza sorride vedendo che sei tornato proprio vicinissimo a quelle aule del Politecnico, dalle quali la tua storia da adulto ha avuto inizio.

Come rappresentante dei giovani, ma a nome di tutto il CPP (con la Segreteria qui attorno in un abbraccio simbolico) e quindi di tutta la Co-munità, voglio di cuore augurarti: “Benvenuto!”

Qui da noi avrai il tuo bel daffare, con i Grup-pi giovani e giovani coppie da animare, i giova-nissimi e un piccolo esercito di circa 60 Catechi-sti da coordinare! Ma il cammino insieme sarà bello! E siccome vogliamo che la tua sia una presenza davvero “luminosa”, ti affidiamo, all’inizio del tuo servizio da noi, questa immagi-ne, sperando che illumini il cuore tuo e nostro in questi anni di cammino insieme: l’Arcobaleno.

Arcobaleno perché ci aiuta a capire che la Luce è una sola e viene sempre dalla stessa Fon-te; ma quell’unica Luce è fantasia infinita e può scomporsi in mille modi sempre diversi, che co-stituiscono il nostro augurio per te e per noi.

Benvenuto don Stefano! L’accoglienza domenica 30 settembre

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di convincerci che il mondo è solo marcio e cor-rotto, per cui non c’è più nulla per cui valga la pena lottare, penseremo, con te, al velluto viola su cui riposano, silenziose forse, ma splendenti, le gemme più belle.

E tutti sanno che, come nelle migliori tradi-zioni, alla fine di ogni arcobaleno si trova... un tesoro. Allora vogliamo provarci anche noi; anzi noi, con te, di tesori ne vogliamo trovare tanti!

Vogliamo trovare l’amicizia con te; la bellez-za di un cammino percorso insieme verso la stessa meta; la voglia di sognare insieme cose “alte” (perché sappiamo che non sono i sogni non realizzati a rendere povero un uomo: sono i sogni mai fatti).

E, soprattutto, con te e insieme a te, al fondo dell’arcobaleno e del suo cammino di luce, vo-gliamo provare a cercare, nientemeno, che il Te-soro per eccellenza: quel Signore nelle cui orme vorremmo imparare a camminare.

Per tutto ciò, carissimo don Stefano, benve-nuto in Crocetta. Anzi: benvenuto a casa tua!

Paolo Smirne a nome del Consiglio Pastorale

Parrocchiale

Verde: è il colore delle piante, della vita e quindi ci ricorda subito speranza. Caro don, sa-rai nostra guida nell’aiutarci a mantenere sem-pre vivo il fuoco della speranza in noi, per poter essere sempre pronti a “rendere conto della spe-ranza” che è in noi.

Azzurro: beh, non potremo fare nulla di tutto quanto ci auguriamo oggi, se non teniamo gli occhi fissi al Cielo azzurro. Caro don, ti acco-gliamo chiedendoti di aiutarci a trovare la rotta giusta, guardando il Cielo, ed a saperla poi se-guire.

Blu: più scendi in fondo al mare, più il suo blu si fa profondo... Caro don Stefano, con te vogliamo imparare a scendere sempre più nel profondo del nostro cuore, ad affrontarvi i mo-stri degli abissi, ma soprattutto a scoprirvi la pa-ce ed il silenzio, anche quando la superficie è sconvolta dalle tempeste.

Viola: è sul velluto viola che si appoggiano i gioielli più preziosi e belli. Con te, caro don, vo-gliamo quindi promettere che custodiremo la bellezza: negli sguardi, nelle parole, nei gesti, anche e perfino nei momenti tristi della vita e della cronaca quotidiana: e quando cercheranno

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tante esperienze trasversali, sperimentando esercizi e tecniche già provati in diverse situa-zioni di prove canti parrocchiali (e altri ancora mai provati...), avendo finalmente un tempo di-latato e dedicato ad essi.

Si utilizzeranno anche alcuni esercizi “teatra-li” di corporeità, perché corpo e mente riscopra-no, specie nell’atto del canto, la naturale armo-nia tra loro; si effettueranno esercizi di ascolto, respirazione, vocalità, ritmo, canto, lettura ru-dimentale di semplici spartiti.

Ovviamente si impareranno dei canti e tal-volta saranno invitati ospiti qualificati, che aiu-teranno ad approfondire qualche particolare aspetto tra quelli affrontati...

Il laboratorio è aperto a persone di tutte le età che amano il canto e desiderano collaborare all’animazione liturgica e migliorare le proprie capacità. Si tiene la domenica sera alle ore 21 con circa 2 incontri al mese.

Per informazioni rivolgersi al Gruppo Grulli (che sta per GRUppo Liturgico!!).

Dal mese di ottobre la pastorale liturgica della parrocchia ha iniziato un nuovo pro-

getto “Coro Pneuma”, finalizzato al canto corale liturgico.

Pneuma è un laboratorio in cui verranno messe a disposizione dei partecipanti le cono-scenze e le competenze, acquisite anche dalle

Progetto coro “Pneuma”

MERCOLEDì DELLA BIBBIAI Mercoledì della Bibbia sono entrati a far parte delle “buo-ne abitudini” parroc-chiali: nel mese di ottobre, ad inizio di anno pastorale la ri-flessione e l’appro-fondimento sulla Pa-rola di Dio sono un arricchimento ap-prezzato da molti.Anche quest’anno don Andrea Rossetti, salesiano, ha propo-sto tre serate dedica-te al Vangelo secon-do Giovanni.

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Ringraziamo quindi le coppie per aver aderi-to con tanto impegno in questo cammino verso il matrimonio; desideriamo rivolgere loro un au-gurio speciale affinché il primo posto sia sempre per Dio, unica Fonte di Vero Amore, perché “tutto il resto… va e viene”.

Mario e Elena, Vittorio e Luisa, Romano e Annamaria

“Le cose serie della vita sono due: la pre-ghiera e l’amore. Tutto il resto va e vie-

ne.” (Cardinal Martini, 2001).Se ripensiamo alle testimonianze delle 10

coppie di fidanzati che hanno camminato insie-me a noi nei mesi di ottobre e di novembre, se rivediamo i loro sguardi complici ed innamorati, se riviviamo qualche loro timore, ma anche la loro determinazione nel costruire una casa sulla roccia, non possiamo, una volta di più, non cre-dere che ciò che dà valore e senso alle nostre vite è un amore grande e una fiducia piena in Dio.

Insieme ai fidanzati e a Don Guido e dando il benvenuto a Don Stefano durante la cena finale, abbiamo condiviso la bellezza di un amore ca-pace di donazione reciproca, di responsabilità e di volontà, ma anche di divertimento e di gioia.

Domani sposi, la festa dei fidanzati

Anniversari matrimonio, cinquanta coppie all’altare

Una luce insolita permeava ogni cosa in Chiesa, tutto sembrava complice festoso

di un avvenimento unico e familiare. Ogni rosa adagiata sui banchi aspettava di appartenere alla coppia alla quale era stata destinata: noi erava-mo attesi! Tutto era stato accuratamente predi-sposto per accoglierci!

L’idea di festeggiare con la Comunità i nostri 25 anni di Matrimonio è sempre stata molto for-te. Così sabato 17 novembre siamo arrivati tre-pidanti ed emozionati. Insieme ad altre coppie,

50 in tutto, ognuna accolta come unica, abbiamo vissuto la bellezza di condividere un momento così speciale. Il rinnovo delle promesse Matri-moniali, espresso in modo corale è stata un’emo-zione che ha fortificato la certezza di percorre una strada insieme, con tanti altri compagni di viaggio che hanno nel cuore il calore che viene dalla stessa Fonte. Le diverse tappe 5, 10,… fino a oltre 50 anni, insieme a tutti i nomi pronuncia-ti da Don Guido, anche di chi non è potuto esse-re presente, ci hanno dato il respiro di un tempo

che scorre insieme alle nostre vite con speranze e timori, gioie e tri-stezze: è stata una dolce consola-zione ritrovare nell’omelia la deli-cata attenzione per chi non c’è più, ma che sicuramente gioiva insieme a noi. E nel tentativo di fermare il tempo di questa gioia in una foto di gruppo, ogni sorriso sussurrava GRAZIE!

Angela e Francesco

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Abbiamo presentato il Progetto, che è stato approvato, con un decisivo sostegno alla spesa.

La prima meta è stata il Santuario di N.S. di Lourdes al Selvaggio (Giaveno) in data merco-ledì 16 maggio.

Mercoledì 13 giugno, dopo un devoto pelle-

grinaggio al Santuario della Vergine della Sani-tà di Savigliano, abbiamo raggiunto il vicino Agriturismo “La Sirenetta” con tanto di lago, barchette ed ombrelloni.

E infine, mercoledì 10 ottobre siamo stati accol-ti dai Frati Francescani di Belmonte Canavese, con la S. Messa celebrata nel bel Santuario affacciato sulla pianura e con successivo ricco pranzo.

Per rendere appieno il clima di queste giorna-te occorrerebbero, oltre alle foto, alle immagi-nette dei vari Santuari, anche la stampa dei me-nù: si va dai flan di asparagi con fonduta al Ca-stelmagno … ai tajarin vecchia Torino con fun-ghi di Belmonte, dalle lasagne al forno della Sirenetta ai vari dolci (Bonet, Fior di latte arti-gianale con sottobosco caldo, ecc.)

Non sono mancate le degustazioni di vini piemontesi, sull’onda delle vecchie canzoni proposte da Renata a risvegliare commossi ri-cordi.

Non sappiamo se tutti abbiano “riscoperto la primavera” ma certo tutti abbiamo vissuto l’esperienza di trovare felicità nel procurare gio-ia agli altri.

Lidia e Paola

Sentiamo spesso dire: il volontariato non è più quello di una volta. E, infatti, dall’umi-

le e spontaneo accompagnamento offerto al vi-cino di casa o a persone che scopriamo in diffi-coltà, ci siamo dovuti evolvere all’Associazio-nismo, che comporta formazione, collegamenti con altre Associazioni e con organismi di secon-do livello, adeguamento a leggi e scartoffie bu-rocratiche.

Questo però vuole anche dire avere delle op-portunità. La nostra Associazione, l’AVULSS ( Associazione per il Volontariato nelle ULSS ) rispondendo ad un Bando di Progettazione del Centro Servizi VSSP ha ottenuto la sponsoriz-zazione di un Progetto che abbiamo chiamato “ Alla riscoperta della Primavera”.

Chi frequenta Case di Riposo o Centri di In-contro per anziani, sa che con la fine dell’inver-no serpeggia un diffuso senso di attesa di novità, di occasione di incontri per un tuffo nei ricordi.

Tre giornate nei dintorni di Torino, un pul-lman attrezzato anche per qualche carrozzina, i visi sorridenti delle volontarie e di alcuni gio-vani studenti del Liceo Galileo Ferraris che spontaneamente si uniscono ai volontari per animare le festicciole all’Opera Crocetta, l’esperienza e la disponibilità del Direttore sa-nitario, dottor Guido, che ci ha sempre accom-pagnati, dandoci molta tranquillità, un gustoso pranzetto in qualche trattoria tipica: era tutto quello che occorreva.

Una bella primavera con gli amici del Convalescenziario

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simo appuntamento elettorale, abbiamo pensato invece agli ormai tradizionali Caffè con l’Ac (24 febbraio e 7 aprile), occasioni per ragionare in modo semplice e informale su temi d’attualità dopo la Messa delle 10, ma anche a una serata pre-elettorale, un appuntamento da calendariz-zare in base alla data del voto in cui confrontarci sul contenuto dei programmi presentati dai di-versi partiti, senza preferenze.

Conoscersi e aderireInfine, un invito: domenica 13 gennaio, dalla

Messa delle 10 fino al pranzo, siete tutti invitati alla Festa dell’adesione, dove sarà possibile co-noscere meglio le facce e le proposte di Ac. Il cammino fatto in questi anni, che ha allargato la nostra famiglia associativa parrocchiale oltre i 200 membri e l’ingresso di molti adulti ci inco-raggiano a proseguire decisi: sappiamo che è impegnativo (non solo economicamente) avere una tessera in tasca, però vi chiediamo di dare fiducia all’Ac della Crocetta e al contributo ‘in-telligente’ che ha dato alla nostra comunità in passato e che cerca di continuare a dare in Cro-cetta! Vi aspettiamo, dunque, il 13!

Il Consiglio Parrocchiale di [email protected]

Oltre alla crisi economica - evidente non solo intorno ma ormai anche dentro la no-

stra comunità - e al delicato passaggio politico che ci aspetta, anche l’anno pastorale appena iniziato ci invita a metterci tutti profondamente in discussione: in particolare, l’anno della fede indetto da Papa Benedetto XVI e i 50 anni dal Concilio suggeriscono alcune importanti do-mande di senso: quanto è autentica la nostra fede? Come sta, la Chiesa, oggi? Noi laici cri-stiani, come ci stiamo e come possiamo ren-dere più vero il suo annuncio?

Sono interrogativi forti, imprescindibili per chi cerca di vivere – e non solo di vivacchiare… - la propria fede, e forse questa fase di sobrietà necessaria e di ritorno all’essenzialità ci può an-che essere d’aiuto per fare chiarezza, a livello personale e comunitario. È questa l’idea forte che ispira il cammino che abbiamo pensato come Azione Cattolica della Crocetta. Come sempre, il programma dell’associazione è quello della par-rocchia, ma per quest’anno al suo interno abbia-mo individuato queste priorità, da cristiani laici che cercano di ritagliarsi qualche momento di spiritualità ma anche da laici cristiani che tentano di vivere responsabilmente nella società.

La mia fede e la nostra ChiesaPer quanto riguarda le proposte “spirituali”,

avremo a disposizione il ritiro parrocchiale di Quaresima (17 febbraio), ma anche gli esercizi spirituali (dal 19 al 21 aprile). Da gennaio, poi, ci sarà una novità: da tempo, diverse persone della comunità ci hanno manifestato il desiderio di un gruppo di formazione per adulti aperto a tutti, coniugi o single. Ebbene, ci siamo: con l’anno nuovo partiranno uno o più gruppi che – in cinque incontri la domenica mattina, dopo la Messa delle 10 – si confronteranno sul tema Cristiani più adulti per una Chiesa più aperta, da cristiani (spesso) soli a una comunità che annuncia.

Laici responsabili dentro e fuori dalla par-rocchia

Per vivere pienamente e confrontarci sull’at-tualità più problematica, dalla crisi fino al pros-

Qualche proposta dall’Azione Cattolica

Ecco il Consiglio Parrocchiale di AC: Lorenza Massa-glia, Teresa Stroppiana, Marco Gola, Alessia Sartorio, Luca Di Bella, Edoardo Bruno Ventre, Eugenio Bitelli, Marco Ferrando (Presidente), insieme a don Guido, don Stefano e don Alessandro

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no frequentato regolarmente il corso di taglio e cucito nel suo Centro Sociale sono state 54; ben 7 di esse hanno ottenuto con successo il Diploma.

Padre Albano Passarotto che vive e opera a Tolagnaro nel sud del Madagascar ci ha visitati l’estate scorsa e al suo ritorno ci comunica che la sua scuola ha raggiunto i 600 ragazzi. Ha do-vuto costruire un locale improvvisato per per-mettere a una maestra di insegnare, ma i bambi-ni giungono a scuola dopo ore di cammino a piedi nella notte e pertanto lui deve provvedere a dare loro almeno la colazione ed un pasto. Confida nel nostro aiuto e a questo proposito, nel caso qualcuno desiderasse fare un’ offerta per lui può rivolgersi al gruppo missionario per avere i dati con cui ottenere lo sgravio fiscale per un’offerta effettuata tramite versamento bancario o postale.

Informiamo inoltre che il 6 dicembre si è svolto il consueto Concerto di Natale presso la nostra Chiesa, con la partecipazione del coro “Il Bell’Humore”. Le offerte sono andate a favore di un centro che raccoglie ragazzi di strada a Nyagatare in Ruanda, seguiti da un sacerdote ruandese, don Patrice.

Il Gruppo Missionario

Quest’anno abbiamo raggiunto il venten-nio delle nostre adozioni a distanza pres-

so l’orfanotrofio di Fianarantsoa in Madagascar, e nel mese di ottobre si è svolto un simpatico incontro in parrocchia con suor Maria Annun-ziata che ci ha relazionato “in diretta” sulla vita di questa comunità di bambini, con le difficoltà incontrate durante il percorso, ma anche la gioia di essere stata a contatto per più di 20 anni con i bambini da 0 a 15 anni. Noi come gruppo mis-sionario ci attendiamo di far crescere le nostre adozioni e che qualche coppia decida di visitare l’orfanotrofio per aggiornare le foto dei bambini e ritornare con notizie fresche da trasmettere ai genitori adottivi in Italia.

I nostri corrispondenti signori Frigerio ci mandano regolarmente notizie dal Madagascar e ci hanno comunicato che hanno festeggiato i 18 anni di collaborazione, i 7 anni di Foyer e i 5 anni dell’atelier. Ma ci comunicano anche che in Madagascar l’acqua è un veicolo di malattie con delle conseguenze imprevedibili.

Suor Maria Agnese, responsabile regionale delle suore Nazarene in Madagascar ci scrive, ringraziando per l’invio dei bollettini e ci comu-nica che nell’anno 2011-2012 le allieve che han-

Noi per l’Africa, da vent’anni a Fianarantsoa

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una possibilità di reinserimento socio-lavorativo: si sottolinea che l’obiettivo principale del progetto non è la mera vendita del giornale, ma senza que-sta il progetto stesso rischia di svanire.

È dunque fondamentale organizzare ed esten-dere la rete di situazioni di vendita, che devono però essere “protette”, cioè concordate con i sog-getti che ospitano il venditore i quali condividono il progetto e lo presentano ai potenziali acquiren-ti: una persona può essere incentivata a provare il lavoro di venditore solo se sa che ha a disposizio-ne un certo numero di situazioni di vendita verso persone che sanno chi è e cosa sta facendo e quin-di possono acquistare il giornale perché conosco-no e condividono il progetto Scarp.

Data la natura del progetto, gestito e coordinato da Caritas, la creazione della rete di possibilità di vendita deve partire dalle parrocchie della diocesi torinese e in particolare della città di Torino (per agevolare gli spostamenti dei venditori). Per que-sto la Caritas ritiene importante contattare il mag-gior numero possibile di parrocchie, partendo pre-feribilmente da quelle che presentano al loro inter-no Caritas parrocchiali o gruppi organizzati che possono aiutare a comunicare il progetto Scarp, alle persone che costituiscono le comunità parroc-chiali: insieme ai gruppi organizzati delle parroc-chie e ai parroci si tratta poi di definire un calen-

dario di possibili vendite della rivista dinanzi alle parrocchie, azione che deve essere sup-portata dalla presentazione dell’iniziativa (e dei venditori) durante le celebrazioni, così da informare i parrocchiani (sensibilizzandoli) e tutelare i venditori stessi.

Attualmente sono 12 le parrocchie dell’area torinese che collaborano con “Scarp” ospitando periodicamente i venditori.

Enzo e Luisa per il Consiglio Pastorale

È una iniziativa presentata da Pier Luigi Do-vis, direttore della Caritas Diocesana, la

sera della “Cena del Digiuno” di inizio Quaresi-ma. Accolta e fatta propria dal Consiglio Pasto-rale Parrocchiale si attua ogni mese l’ultimo sa-bato alla Messa delle 18 e l’ultima domenica alle 10 e 11,30.

“Scarp de’ tenis” è un giornale di strada men-sile, nato a Milano nel 1996 con il contributo della Caritas Ambrosiana, dal 2008 realizzato con il contributo della Caritas Italiana grazie al-la quale oggi conta oltre una decina di redazioni locali su tutto il territorio nazionale, tra le quali quella di Torino.

“Scarp” si distingue per la duplice finalità del progetto: dare possibilità e strumenti di reinseri-mento lavorativo e sociale a persone in estrema difficoltà; animare le comunità a partecipare at-tivamente alla solidarietà/fraternità con persone socialmente escluse o in estrema difficoltà. Il tutto si concretizza con il fatto che il venditore di “Scarp” consegna alla redazione il ricavato delle vendite effettuate ricevendo come com-penso un terzo della somma (dei 3 euro del prez-zo della rivista 1 euro va al venditore).

A Torino il progetto Scarp è gestito e coordi-nato dalla Caritas diocesana in collaborazione con l’associazione Opportunanda, che da vari anni lavora con le persone senza dimora e in situazioni di disagio socio-economico, e attuato con il contributo dell’Ufficio Pio della Com-pagnia di San Paolo.

Affinché il progetto possa proseguire, avviandosi verso una sostenibilità economica in un’ottica di graduale autono-mia dai contributi finanziari, che al momento lo rendono possibile, è necessario incre-mentare le possibilità di vendi-ta per le persone che attraverso la vendita stessa sperimentano

«Scarp de’ tenis», il giornale della città invisibile

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È un invito

a ripensare,

a riscoprire,

a rivivere

il Dono

di Gesù Cristo

Figlio di Dio

che anche a noi

è donato.

È la lettera di augurio natalizio

che il nostro Arcivescovo ha scritto

per tutte le nostre famiglie.

La lettera è disponibile al fondo della Chiesa.

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Solidarietà in Emilia Gli Scout nelle zone del terremoto

Banco gastronomico 2012

Come ogni anno, sabato 22 e domenica 23 no-

vembre si è tenuto il Banco vendita gastronomico, a fa-vore della Caritas parroc-chiale. Un’iniziativa che coinvolge in allegria chi pre-para i manicaretti e i parroc-chiani che approfittano delle golosità per trovare bell’e pronto il pranzo domenicale. Grazie alle volontarie che ogni anno si rendono dispo-nibili!

È sempre molto difficile raccontare la pro-pria esperienza di servizio, soprattutto

quando è ambientata in territori colpiti da eventi naturali perché implica non solo una fa-tica materiale di sopravvivenza, ma anche una fatica spirituale nel condividere il quotidiano con chi ha perso tutto.

Il servizio generalmente è entrare con spirito nel quotidiano anche se diverso o disagiato; l’even-to naturale ti fa confrontare anche con le tue capa-cità personali di conforto e assistenza.

il mio servizio come SCOUT del TO48 a Mi-randola in Emilia, nelle zone colpite dal terre-moto è stato l’ultimo in ordine di tempo dei miei interventi di Protezione Civile, in una realtà di-versamente multietnica e multireligiosa di con-vivenza e dialogo oltre che di mediazione, e an-che i più semplici gesti sociali potevano essere fraintesi.

Ecco come essere Scout può essere importan-te, portando anche il calore della Comunità di

appartenenza della Crocetta, fuori dai soliti schemi del cortile.

La preghiera ma anche l’abbraccio di condi-visione con chi ti vede diverso sono stati stru-mento per un dialogo anche interreligioso.

Mentre fuori dalle tende e sotto il sole in atte-sa dell’inverno gli occhi delle persone non riu-scivano a vedere il futuro.

Riccardo Vernero CapoScout

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del Piemonte

Sul territorio da protagonistiSiamo un gruppo di vecchi amici che hanno alle spalle esperienze più o meno comuni nel volontariato collegato all’educazione dei ragazzi.Ciascuno di noi ha una sua professione, e crediamo che il lavoro sia un modo importante e concreto di contribuire “in un certo modo” alla costruzione della società, alla cultura, alle relazioni. Alcuni di noi erano già impegna� nel mondo del commercio equo e solidale, dei Gruppi di Acquisto Solidale e delle banche e� che.

A questo abbiamo aggiunto un interesse e una condivisione crescen� verso l’idea del “kilometro zero” e della “ liera corta”, la passione di sempre per i prodo� , i sapori e i profumi della nostra regione, la scoperta di produzioni ar� gianali “dietro l’angolo” di grande pregio e crea� vità, e altre idee di un mondo che non è aff a� o solo pieno di ombre, come a volte ci è fa� o credere, ma è al contrario pieno di proge� “luminosi”, di piccole azioni concrete per migliorare il “qui e ora”, e che tes� monia che – se si volesse – le soluzioni semplici potrebbero essere estese a realtà più grandi e complesse.

Per questo abbiamo fondato Glocandia coopera� va sociale e aperto una bo� ega e� ca in via Colombo 63 a Torino dove cerchiamo di proporre proge� e prodo� sia del sud del mondo sia del nostro territorio. Aperto dal martedi al sabato dalle 10 alle 19,30 tel 011 698 0033. L’Associazione Amici di Glocandia ha organizzato inoltre un Gruppo di Acquisto Solidale che promuove le buone pra� che alimentari e la spesa consapevole.

Potete seguire le nostre a� vità e conoscere i nostri proge� anche sul sito www.glocandia.it sia su www.facebook.com/glocandia.bo egae ca

Allora, venite a trovarci da Glocandia!

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bottega etica via Colombo 63 - Torino

Aperto dal martedì al sabato dalle 10 alle 19,30 tel. 011 698 0033.

Potete seguire le nostre attività e conoscere i nostri progetti su:

www.glocandia.it

www.facebook.com/glocandia.bottegaetica

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Reg. Trib. di Torino n. 3358 del 21-1-1984 - “Echi di Vita Parrocchiale” — Direttore Responsabile: Maggiorino Maitan — Direzione e Amministrazione: Opera Diocesana Preservazione Fede - Buona Stampa - Corso Matteotti, 11 - Tel. 011.54.54.97 - 10121 Torino — Tipolitografia Edigraph s.n.c. - 10023 Chieri

Reg. Trib. di Torino n. 3358 del 21/1/1984 “Echi di Vita Parrocchiale” – Direttore Responsabile: Maggiorino Maitan – Di-rezione e amministrazione: Opera Diocesana Preservazione Fede - Buona Stampa – corso Matteotti, 11 - 10121 Torino – Stampa: GRAFICA LG - via Calatafimi, 9 - 10042 Nichelino (TO) – Impaginazione: Edit 3000 srl - Torino