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ANNO XLIII . N. 127 . GIOVEDÌ 30 MAGGIO 2013 EURO 1,50 CON LE MONDE DIPLOMATIQUE + EURO 1,50 Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, Aut. GIPA/C/RM/23/2013 UNA DONNA IN BATTAGLIA Gianfranco Capitta F ranca Rame si è spenta ieri a Milano, a 84 anni, dopo una malattia che l’aveva colpita lo scorso anno. Era una attrice formidabile, una donna politica intrapren- dente, una presenza generosa e instancabile della cultura ita- liana. Con Dario Fo ha costitui- to per quasi sessant’anni la coppia più irriverente, impe- gnata, coraggiosa, anticonfor- mista, acclamata e sulfurea della scena italiana. E non so- lo di quella teatrale. Va anche a lei una parte di quel premio Nobel per la letteratura che lui ha ricevuto a Stoccolma nel 1997 (e insieme lo ritirarono per distribuirlo). Franca per al- tro era figlia d’arte: suo padre era un attore, e anche sua ma- dre (dopo un periodo di inse- gnamento) calcava le scene. Fu quasi naturale che in quel- la compagnia familiare "all’an- tica italiana" lei abbia comin- ciato ancora in fasce ad anda- re in palcoscenico. Senza sape- re che dopo il varietà in cui sa- rebbe eccelsa dopo la guerra, avrebbe conquistato con Fo le platee del grande intratteni- mento come il Sistina, e poi la tv da cui sarebbero stati espul- si, censurati per una Canzonis- sima sopra le righe tracciate dalla Dc. CONTINUA |PAGINA 2 All’interno, il ricordo di Paolo Rossi e Lella Costa. L’esperienza in senato raccontata da Pan- cho Pardi. L’incontro con il ma- nifesto di Guglielmo Pepe Cara Franca, stavolta il titolo lo hai fatto tu: «Al mio funerale vorrei tante donne vestite di rosso e Bella Ciao». Per quasi 60 anni hai formato con Dario Fo la coppia più «irriverente», impegnata, coraggiosa e anticonformista della cultura italiana PAGINE 2, 3 A pprovate le mozioni della maggioranza alla camera e al senato, il parlamento delega al go- verno l’iniziativa per cambiare la Costituzio- ne. A cominciare dalle procedure di revisione. Poi, più avanti, potranno partire le riforme che già si im- maginano assai ampie, al punto da cambiare la for- ma di stato e di governo. Ma quel che più preoccu- pa Pd, Scelta civica e Pdl è allungare la vita al gover- no. tanto che il ministro Quagliariello già allunga i tempi: l’ultimatum dei 18 mesi che lega la tenuta dell’esecutivo alle riforme deve partire da fine set- tembre. Nel frattempo di legge elettorale non si par- la, e i democratici bloccano il tentativo di tornare al Mattarellum. FABOZZI E PREZIOSI |PAGINE 4 E 5 DIBATTITO ALLA CAMERA E AL SENATO Il gerovital delle riforme Il governo si regala 2 anni Bella ciao L’ interpretazione politica del- l’astensione è sempre stata una impresa ardua. Un esercizio che oscilla facilmente tra la banalità e la forzatura. «Disaffezione alla politica» si- gnifica poco. «Antipolitica» ancora me- no. Eppure milioni di persone hanno di- sertato le urne. Dopo le elezioni di feb- braio il Movimento 5 stelle, almeno nel- le sue letture più raffinate, era stato rite- nuto capace di intercettare una compo- sizione sociale, forme di vita, di lavoro e di relazione, escluse dalla rappresentan- za delle forze politiche e sindacali esi- stenti. CONTINUA |PAGINA 5 Cresce la protesta contro la scelta dell’Uefa di tenere nello Stato ebraico il campionato delle giovani nazionali europee. Appello di Desmond Tutu e Di- dier Drogba affinché il boss del football Michel Platini capisca che Tel Aviv discrimina i palesti- nesi anche sul piano del diritto allo sport. La campagna «Cartel- lino Rosso per l’Apartheid Israe- liana» scrive alle ministre Kyen- ge e Idem |PAGINA 9 Q uasi certamente il centro sini- stra riconquisterà con Marino il comune di Roma e questa è già una bella notizia dopo la disastro- sa gestione di Alemanno. La seconda bella notizia è che men- tre a livello nazionale il centrosinistra si è diviso per la scelta del Pd di fare un cosiddetto «governo di servizio» con Berlusconi, a Roma l’alleanza di centrosinistra segna un altro punto sulla linea delle scelte coraggiose e in- novative che hanno contrassegnato le conquiste di Milano, Cagliari, Geno- va. CONTINUA |PAGINA 15 Dopo le denunce della Bbc, il governo britannico è stato co- stretto ad ammettere che nella sua base militare afghana di Camp Bastion, a Lashkar Gah (nell’Helmand) c’è una prigione di massima segretezza dove 90 giovani afghani, senza alcuna incriminazione, sono detenuti da dieci mesi. Illegalmente e in «condizioni inumane», accusa perfino il governo afghano |PAGINA 8 A Madrid è la sinistra antiliberi- sta, la «Syriza spagnola», a rac- cogliere la rabbia dell’antipoliti- ca e degli indignados. «La gen- te vuole una vera alternativa e noi abbiamo delle proposte realizzabili per ribaltare le politi- che che ci hanno portato alla crisi». Parla Cayo Lara, leader della «Izquierda Unida», che secondo gli ultimi sondaggi triplica i consensi ai danni dei socialisti. Crolla il Pp. «Il biparti- tismo è finito» |PAGINA 7 CALCIO & APARTHEID Europei U21 in Israele da squalificare AFGHANISTAN/BBC Londra ammette «Camp Bastion carcere segreto» EUROPA La Spagna a tutta «Izquierda» BIANI FRANCA RAME IN "MISTERO BUFFO" /FOTO LORENZO PASSONI-TAM TAM ELEZIONI Se il non voto è l’unica arma Marco Bascetta IL VOTO A ROMA L’astensione suona per tutti Aldo Carra Bisogna ridurre l’orario di lavoro. Basterebbero 4 ore in meno a settimana in settori slegati dall’export per creare 1 milione di nuovi posti L’ARTICOLO Tonino Perna pagina 15 EUROCRACK |PAGINA 6 Italia fuori dalla procedura d’infrazione sul deficit. Ma l’Ue pone 6 condizioni: più flessibilità e mercato ANTONIO SCIOTTO

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ANNO XLIII . N. 127 . GIOVEDÌ 30 MAGGIO 2013 EURO 1,50

CON LE MONDE DIPLOMATIQUE + EURO 1,50Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamentopostale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004n.46) art. 1, comma 1, Aut. GIPA/C/RM/23/2013

UNADONNAIN BATTAGLIA

Gianfranco Capitta

F ranca Rame si è spentaieri a Milano, a 84 anni,dopo una malattia che

l’aveva colpita lo scorso anno.Era una attrice formidabile,una donna politica intrapren-dente, una presenza generosae instancabile della cultura ita-liana. Con Dario Fo ha costitui-to per quasi sessant’anni lacoppia più irriverente, impe-gnata, coraggiosa, anticonfor-mista, acclamata e sulfureadella scena italiana. E non so-lo di quella teatrale. Va anchea lei una parte di quel premioNobel per la letteratura che luiha ricevuto a Stoccolma nel1997 (e insieme lo ritiraronoper distribuirlo). Franca per al-tro era figlia d’arte: suo padreera un attore, e anche sua ma-dre (dopo un periodo di inse-gnamento) calcava le scene.Fu quasi naturale che in quel-la compagnia familiare "all’an-tica italiana" lei abbia comin-ciato ancora in fasce ad anda-re in palcoscenico. Senza sape-re che dopo il varietà in cui sa-rebbe eccelsa dopo la guerra,avrebbe conquistato con Fo leplatee del grande intratteni-mento come il Sistina, e poi latv da cui sarebbero stati espul-si, censurati per una Canzonis-sima sopra le righe tracciatedalla Dc. CONTINUA |PAGINA 2

All’interno, il ricordo di PaoloRossi e Lella Costa. L’esperienzain senato raccontata da Pan-cho Pardi. L’incontro con il ma-nifesto di Guglielmo Pepe

Cara Franca, stavolta il titolo lo hai fatto tu: «Almio funerale vorrei tante donne vestitedi rosso e Bella Ciao». Per quasi 60 anni hai formato conDario Fo la coppia più«irriverente», impegnata, coraggiosa e anticonformista della cultura italiana PAGINE 2, 3

A pprovate le mozioni della maggioranza allacamera e al senato, il parlamento delega al go-verno l’iniziativa per cambiare la Costituzio-

ne. A cominciare dalle procedure di revisione. Poi,più avanti, potranno partire le riforme che già si im-maginano assai ampie, al punto da cambiare la for-ma di stato e di governo. Ma quel che più preoccu-pa Pd, Scelta civica e Pdl è allungare la vita al gover-no. tanto che il ministro Quagliariello già allunga itempi: l’ultimatum dei 18 mesi che lega la tenutadell’esecutivo alle riforme deve partire da fine set-tembre. Nel frattempo di legge elettorale non si par-la, e i democratici bloccano il tentativo di tornare alMattarellum. FABOZZI E PREZIOSI |PAGINE 4 E 5

DIBATTITO ALLA CAMERA E AL SENATO

Il gerovital delle riformeIl governo si regala 2 anni

Bella ciao

L’ interpretazione politica del-l’astensione è sempre stata unaimpresa ardua. Un esercizio

che oscilla facilmente tra la banalità e laforzatura. «Disaffezione alla politica» si-gnifica poco. «Antipolitica» ancora me-no. Eppure milioni di persone hanno di-sertato le urne. Dopo le elezioni di feb-braio il Movimento 5 stelle, almeno nel-le sue letture più raffinate, era stato rite-nuto capace di intercettare una compo-sizione sociale, forme di vita, di lavoro edi relazione, escluse dalla rappresentan-za delle forze politiche e sindacali esi-stenti. CONTINUA |PAGINA 5

Cresce la protesta contro lascelta dell’Uefa di tenere nelloStato ebraico il campionatodelle giovani nazionali europee.Appello di Desmond Tutu e Di-dier Drogba affinché il boss delfootball Michel Platini capiscache Tel Aviv discrimina i palesti-nesi anche sul piano del dirittoallo sport. La campagna «Cartel-lino Rosso per l’Apartheid Israe-liana» scrive alle ministre Kyen-ge e Idem |PAGINA 9

Q uasi certamente il centro sini-stra riconquisterà con Marinoil comune di Roma e questa è

già una bella notizia dopo la disastro-sa gestione di Alemanno.

La seconda bella notizia è che men-tre a livello nazionale il centrosinistrasi è diviso per la scelta del Pd di fareun cosiddetto «governo di servizio»con Berlusconi, a Roma l’alleanza dicentrosinistra segna un altro puntosulla linea delle scelte coraggiose e in-novative che hanno contrassegnato leconquiste di Milano, Cagliari, Geno-va. CONTINUA |PAGINA 15

Dopo le denunce della Bbc, ilgoverno britannico è stato co-stretto ad ammettere che nellasua base militare afghana diCamp Bastion, a Lashkar Gah(nell’Helmand) c’è una prigionedi massima segretezza dove 90giovani afghani, senza alcunaincriminazione, sono detenutida dieci mesi. Illegalmente e in«condizioni inumane», accusaperfino il governo afghano |PAGINA 8

A Madrid è la sinistra antiliberi-sta, la «Syriza spagnola», a rac-cogliere la rabbia dell’antipoliti-ca e degli indignados. «La gen-te vuole una vera alternativa enoi abbiamo delle proposterealizzabili per ribaltare le politi-che che ci hanno portato allacrisi». Parla Cayo Lara, leaderdella «Izquierda Unida», chesecondo gli ultimi sondaggitriplica i consensi ai danni deisocialisti. Crolla il Pp. «Il biparti-tismo è finito» |PAGINA 7

CALCIO & APARTHEID

Europei U21in Israeleda squalificare

AFGHANISTAN/BBC

Londra ammette«Camp Bastioncarcere segreto»

EUROPA

La Spagnaa tutta«Izquierda»

BIANI

FRANCA RAME IN "MISTERO BUFFO"

/FOTO LORENZO PASSONI-TAM TAM

ELEZIONI

Se il non votoè l’unica arma

Marco Bascetta

IL VOTO A ROMA

L’astensionesuonaper tutti

Aldo Carra

Bisognaridurre l’orario

di lavoro.Basterebbero4 ore inmenoa settimana

in settori slegatidall’exportper creare1milione

di nuovi postiL’ARTICOLO

Tonino Perna

pagina 15

EUROCRACK |PAGINA 6

Italia fuori dalla procedurad’infrazione sul deficit.Ma l’Ue pone 6 condizioni:più flessibilità emercato

ANTONIO SCIOTTO

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pagina 2 il manifesto GIOVEDÌ 30 MAGGIO 2013

Giorgio Salvetti

MILANO

«M aggio è un mese bastardo. Inpoche settimane ho perso tremiei punti di riferimento: Enzo

Jannacci, don Gallo e adesso Franca». Pao-lo Rossi avrebbe tanto voluto rivederla, al-meno un’ultima volta. «Avevamo anche del-lo cose da chiarire con lei e Dario, ma nonho fatto in tempo. Adesso voglio vedere Da-rio il più prima possibile. So che non è italia-no corretto ma non importa», ha detto pri-ma di andare a trovarlo nella sua casa diPorta Romana.

Cosa dovevate chiarire?Ma niente, cose nostre. Roba da teatran-

ti. Nel nostro ambiente capita di discutere eanche di litigare, ma poi si fa pace. Ero con-vinto che fossero in Umbria ad Alcatraz. Vo-levo andare giù a trovarli, e invece ho sapu-to solo oggi (ieri, per chi legge, ndr) che so-no qui a Milano. Anche questa è una lezio-ne: chi ha tempo non aspetti tempo, e se bi-sogna chiarirsi con qualcuno meglio farlosubito.

Che rapporto avevi con Franca?Lei era una donna molto forte. Una vera

capo comica. Ed era anche la testimonian-za che nel nostro mestiere siamo avanti cen-t’anni rispetto alla società e alla politica.Per noi i gay, ad esempio, non sono mai sta-ti un problema, anche la questione delledroghe, come molte altre questioni sociali,le abbiamo sempre lette in un altro modo.E Franca è la dimostrazione più evidenteche in teatro quando una donna aveva deimeriti se li prendeva.

Ma Franca era anche l’inseparabile mo-glie di Dario Fo.Certo. Quando lavoravi con lei voleva di-

re che lavoravi anche con lui, e viceversa.Una coppia perfetta, dentro e fuori dal tea-tro. D’altronde noi teatranti siamo soggettiad andare incontro a problemi di coppia so-prattutto quando ci mischiamo a voi uma-ni. È questione di ritmi, stili di vita e mo-menti diversi. Mi viene in mente un dram-

maturgo che passava ore a guardare fuoridalla finestra e quando la moglie gli chiede-va cosa stesse facendo, lui le rispondeva:non vedi? sto lavorando.

Quale sarà il futuro del teatro, della cultu-ra, ma anche dell’impegno sociale e politi-co, dopo la scomparsa di donne e uominicome Franca Rame e Enzo Jannacci?Senza di loro io mi sento come se cammi-

nassi senza corde che mi tengono bene inpiedi. E questo mi fa molto riflettere. Mi do-mando davvero quale sia il modo miglioreper onorare sia il loro impegno artistico chepolitico. Stiamo parlando di una generazio-ne fortissima, più della mia, che pure è piùforte di quelle che sono seguite. Come sipuò fare a riprendere il loro testimone?Non è facile. Però cerco di essere ottimista.I momenti di crisi hanno sempre un signifi-cato ambivalente: o cadi o corri ancora piùveloce. Francamente credo che forse la co-sa migliore è occuparsi dei giovani, come lo-ro hanno fatto con me.

Appunto, per i giovani cosa rappresentaFranca Rame?Franca e Dario hanno sempre avuto mol-

ti problemi di censura. E’ successo anche ame, ma mai come loro. Solo che noi abbia-mo sempre trovato un microfono, un riflet-tore, per denunciare che cosa stava acca-dendo a noi e alla società. Franca e Darionon hanno mai smesso di farlo. I ragazzi in-vece oggi non riescono neppure a salire suun palco. E senza persone come Franca sa-rà ancora più difficile per loro trovare il mo-do per farsi sentire.

Franca Rame come Jannacci. Con loroscompare una stagione culturale e politi-ca che appare sempre più lontana, ma an-che una grande Milano che ormai non c’èpiù. Come si può fare per non frasi prende-re solo dalla nostalgia e dallo sconforto?Anche qui voglio essere ottimista. Per me

Milano è sempre Milano, anche nella suabruttezza crescente. E’ come quelle donneche non sono belle o non lo sono più, mache ti piacciono sempre. Anche se non rie-sci a spiegare agli amici esattamente il per-ché.

E che dopo il ’68 avrebberoabbandonato i teatri tradi-zionali, prima con Nuova

Scena e poi con La Comune, per in-ventare un teatro diverso e popola-re, che passava dalle Case del popo-lo alle Facoltà occupate, dai tendoniai cinemoni sdirupati della periferiaalla "occupata" Palazzina Liberty.Con un teatro che era immediata-mente politico oltre che poetico, e ir-resistibilmente divertente quanto pe-ricolosamente caustico. Ingombran-ti, e quindi a prezzo dell’ostilità e del-l’aggressione, anche fisica, come toc-cò subire a lei, che da allora si è im-pegnata con voce tonante nella bat-taglia delle donne, come era stata inprima linea in quella contro le carce-ri, dentro le quali fu infaticabile ani-matrice del Soccorso rosso.

Poi li ha riaccolti la televisionepubblica, e la loro maturità l’hannodedicata alla riscrittura dei loro testie a togliersi ogni possibile curiositàartistica e conoscitiva. Lui rimetten-do in ordine la sua produzione pitto-rica, lei affacciandosi nella politica"ufficiale": nel 2006 accettò la candi-datura al Senato offertale da Di Pie-tro per l’Italia dei valori, e si affacciòtrionfalmente a palazzo Madama co-me fosse la ribalta della società. Nonsi è risparmiata, ma non ha resistitopiù di due anni, poi si è dimessa.Aveva sempre molte richieste (di gio-vani, di studenti o di ammiratori) daevadere. Tutto quello che riguarda-va la loro storia e la loro esperienza,veniva girato a lei, che ancora mante-neva, insieme a una bellezza inalte-rata e splendente, una notevole ca-pacità gestionale e operativa del lorocomune bagaglio artistico. Fino allamalattia di un anno fa. E alla mortedi ieri, che lascia solo Dario,il figlioJacopo, e un pubblico sempre nume-roso.

E’ stata una donna forte, Franca,della nostra scena culturale e politi-ca, un riferimento per infinite espe-rienze diverse, dalla militanza al fem-minismo. Una donna dura e capar-bia, capace di spuntarla sempre neiconfronti e nelle apparizioni pubbli-che. La sua origine teatrale (la sua fa-miglia affermava di discendere dauna schiatta di comici del seicento)l’aveva favorita di questo dono natu-rale. E poi c’era la bellezza, una verapin up, con cui nei primi anni cin-quanta debuttò nella rivista, suo pri-mo successo in Ghe pensi mi, com-pagnia di Tino Scotti, autore e regi-sta Marcello Marchesi ancora lonta-no dalla terza età, che la dirigerà an-che nel film che la rivela sullo scher-mo, Lo sai che i papaveri, del 1952.Una citazione sanremese certo, mache spiega anche come giusto diecianni dopo (essendo stata la soubret-te seduttiva delle Sorelle Nava, eaver incontrato quell’attore magneti-co e strampalato che era Fo, sposatonel ’54 in Sant’Ambrogio, e subito di-venutane protagonista e musa ispira-trice delle commedie irriverenti e ir-

resistibili, che navigavano per i gran-di teatri musicali) insieme a lui si vi-de affidata la conduzione dell’aramassima della Rai tv: Canzonissima.In quell’Italia ancora bigotta perquanto curiosa, che metteva i calze-rotti opachi alle gambe delle Kessler,esplosero i loro dialoghi birichini, va-gamente iconoclasti e soprattuttoad ampio raggio contro i politici e lemarachelle del potere. E’ vero che fu-rono loro ad andarsene, ma perchéstufi di subire censure millimetrichesu ogni testo che proponevano.

Tornarono sui grandi palcosceni-ci, con quelle surreali commedie daititoli strampalati: Isabella tre caravel-le e un cacciaballe, Settimo, ruba unpo’ meno, La signora è da buttare.Grandi successi nei teatri più scanzo-nati, anche se poi i riferimenti eranoalle traversie di ogni intellettuale colpotere, al nuovo volto dei peccaticontro i comandamenti, e la Signorada eliminare era l’America della Na-to protettrice d’Italia.

La forza politica del loro teatro tro-vò nel ’68 il detonatore ideale: viadalle sale tradizionali, per identifica-re un pubblico e un genere nuovo (eun nuovo modo organizzativo del te-atro), immediatamente politico, purfacendo tesoro della sapienza dei lin-guaggi di cui Franca e Dario dispone-vano: la comicità della commediadell’arte e la padronanza dei tempi,la cultura popolare con le sue con-traddittorie contaminazioni religio-se e le arti visive in cui lui eccelleva.E una mancanza totale di conformi-smo o «rispetto» verso i poteri chestangavano gli operai, i servizi cheorganizzavano stragi, l’informazio-ne corrotta e di loggia che copriva gliuni e gli altri. Tempi eroici, che rese-ro militanza la presenza ai loro spet-tacoli, e comunicazione direttamen-te politica la voce del palcoscenico.E se Dario è stato sempre la mente«colta» che scriveva e citava, Francaera quella che sporgendosi fuori delproscenio lo «spiegava», con non mi-nore sapienza (dopo aver curato, pri-ma della rappresentazione, tutti i la-ti organizzativi, degli spettacoli e del-le persone, dell’attrezzeria e dei ser-vizi d’ordine). Basta scorrere i titolicon la memoria per divertirsi con unperdurante brivido: Morte accidenta-le di un anarchico, Il Fanfani rapito,Non si paga…

Poi la stagione di Franca Rame «insolitaria», almeno sulla scena: l’im-

pegno femminista, il successo di Tut-ta casa letto e chiesa, l’orrore dellostupro su un furgone da parte di ungruppo di fascisti. Dopo lo shock, laforza e la voglia di raccontarlo, perfi-no in un monologo che andò, graziea Celentano, anche in televisione.Dove nel frattempo erano tornati,con i loro titoli storici e le conferen-ze spettacolo. Senza sottrarsi mai, laFranca, a quelli che riteneva i propri«doveri», anche dopo il Nobel con-quistato da Fo e il successo ormai in-ternazionale dei loro testi. Fino allacuriosità della politica istituzionale,per quanto interrotta a metà. Leisempre bella e piena di antenne, sfi-dava l’età ragionando, spiegando ediscutendo senza perdere un colpo.Solo la malattia è riuscita a farla usci-re di scena.

BELLA CIAO

Teatro •Si è spenta Franca Rame. Con Dario Fo è stata per quasi 60 anni la coppiapiù irriverente, impegnata, coraggiosa e anticonformista della scena italiana

G.Sal.

MILANO

B ella ciao. Franca voleva esseresalutata così. Per l’ultima vol-ta. Con queste due parole can-

tate da tante donne vestite di rosso.Lo aveva scritto il 30 gennaio in unalettera di amore al suo Dario pubbli-cata da Il Fatto quotidiano. Parlandocon una stella confessava il suo desi-derio di morire, ma di non averlo fat-to perché togliersi la vita è «difficilissi-mo». E poi non poteva dare un dolo-re così all’uomo della sua vita e a suofiglio Jacopo. «Penso a Dario sperdu-to la sera – scriveva – davanti alla tvche se ne va a letto senza chiudere letapparelle e la porta. Lo sento che sigira e rigira nelle lenzuola pensando-mi e preoccupandosi e quindi stoqui». Ma lei senza andare in scenanon riusciva proprio a vivere. Ieri mat-tina se n’è andata a 84 anni nella suacasa di Milano in Porta Romana. Ac-canto al suo Dario, «il mio tutto», co-me aveva scritto in quella lettera.

Ieri per tutta la giornata in quella ca-sa sono arrivati gli amici più cari. Imessaggi di cordoglio sono stati innu-merevoli, e un po’ meno retorici delsolito. Il ritratto più autentico forse loha dato Gad Lerner: «Lei, oltre ad esse-re Franca Rame, per me era la mam-ma di Jacopo, il mio compagno discuola. Prima di tutto era generosa, ca-sa sua è sempre stata un via vai, le per-sone più fragili e più deboli sono sem-pre state accolte. Stava un passo indie-tro a Dario ma spesso gli ispirava ilcammino». Gad Lerner all’uscita dallaloro casa ha provato a rassicurare:«Dario per il momento è forte». Chiun-que avesse avuto a che fare con lorosa che erano come una cosa sola. Nelnostro piccolo, anche noi. Dario Fonel mezzo di un’intervista, per esem-pio, immancabilmente si interrompe-va per parlare con Franca, per chieder-le qualcosa. Per sentirla vicina.

È così che Franca Rame è stata nel-lo stesso tempo una grande attrice,una grande compagna – come ha det-to ieri Fausto Bertinotti – e una gran-de donna. Personaggio pubblico epersona vera. Anche nei messaggi isti-tuzionali chi può ci tiene a sottolinea-re una conoscenza personale. Gior-gio Napolitano, per esempio, che l’haconosciuta «in anni lontani», ha resoomaggio «al suo appassionato impe-gno civile e al suo apporto alla vita ar-tistica e culturale del Paese». MarioCapanna ricorda le prove del «Miste-ro buffo» alla Statale di Milano nel1969. «Franca Rame è la donna chepiù di tutte mi ha colpito per la suabellezza, oltre che per la sua inarriva-bile bravura e per l’impegno socialeal quale, assieme a Dario, ha dedica-to una vita intera», ha detto AdrianoCelentano. Ma anche chi non l’ha co-nosciuta sa di doverle molto. Primadi tutto le donne. «Attraverso di lei, ilsuo impegno, la sua testimonianza,le donne italiane si sono sentite me-no sole», ha dichiarato la presidentedella Camera Laura Boldrini.

Si può solo immaginare cosa avreb-be pensato lei del lunghissimo elencodelle dichiarazioni di cordoglio, so-prattutto dei politici. Forse si sarebbefatta una risata sapendo che tutti, maproprio tutti, hanno voluto dire la lo-ro, anche Maroni e la Binetti. Ma poibasta rileggere quella lettera per tor-nare a commuoversi. «Sono felice diaiutare Dario, curare i suoi testi, pre-pararli per la stampa, ma mi mancaqualcosa... quel qualcosa che non mifa amare più la vita. E’ per questo chevoglio morire». Il privato ancora unavolta è politico.

Oggi sarà allestita la camera arden-te al Piccolo teatro Grassi di Milanoin via Rovello. Venerdì ci sarà una ce-rimonia laica davanti al teatro Streh-ler. «Saremo sicuramente in molte asalutarla al canto di Bella ciao», assi-cura Lea Melandri, fondatrice dalla Li-bera Università delle donne. Ci sare-mo tutti.

«Una coppia che sul palcocome nella vita testimoniavaun impegno artisticoe politico fuori dal comune.Tutto sarà più difficile, ora»

Gli anni ’50 con la rivista, ilcinema, la televisione. E nel ’68il teatro diventa lo strumentoformidabile della nuova politica

Il ricordo/ PAOLO ROSSI: «LE LORO OPERE SCONOSCIUTE AI RAGAZZI DI OGGI»

«Dopo Enzo, Franca: laMilanoda insegnare ai giovani»

Donna, attriceemusa diFo

DAL SUO DIARIO

La fatica di viveresenza palcoscenicoIl saluto degli amici

DALLA PRIMAGianfranco Capitta

FRANCA RAME IN CORTEO CON I NODAL MOLIN A VICENZA /FOTO MINELLI

FRANCA RAME E DARIO FO IN UNA FOTO DEL 2008

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GIOVEDÌ 30 MAGGIO 2013 il manifesto pagina 3

BELLA CIAO

Cecilia Ermini

MILANO

«E ra una donna di una simpatia tra-volgente, lei e sua sorella Pia era-no davvero formidabili! Ci siamo

incontrate molte volte, anche se vedevopiù spesso Dario, e Franca mi telefonavaogni tanto. Ricordo la sua vitalità e la sua lu-minosità: una delle ultime volte che li ho vi-sti insieme, qualche anno fa al Festival del-la Letteratura di Mantova, erano vestiti di li-no bianco. Lui con il panama, lei sempre di-va con i suoi occhialoni e il trucco impecca-bile. Erano così belli che emanavano luce,non quella mistica per carità, ma quel ba-gliore che significava essere pienamentenel mondo e del mondo».

Lella Costa racconta così, con allegria efresca commozione, quella peculiarità ter-rena e gioiosa che in tanti attribuivano aFranca Rame, scomparsa ieri mattina a Mi-lano nella sua casa di Porta Romana, a po-che ore dal passaggio alla camera, e all’una-nimità, della Convenzione di Istanbul checontrasta ogni forma di violenza, fisica epsicologica, sulle donne. «Credo che Fran-ca ne sarebbe stata contenta, anzi solleva-ta, come del resto tutte noi che abbiamo se-guito queste vicende e che ci siamo fatteun po’ carico di certe problematiche, macon la consapevolezza che questo era unpassaggio indispensabile in una strada an-cora lunga e difficile da percorrere. Bisognaagire su diversi livelli: va benissimo quellolegislativo e normativo ma la cosa più im-portante è che si cambi fin dall’infanzia larelazione delle persone nella pratica quoti-diana nel rispetto della dignità delle donne.In questo Franca è stato una pioniera».

La memoria corre al 1975 e al monologo«Lo stupro», ripreso poi in televisione nel1987 nella trasmissione Fantastico diAdriano Celentano...Risentirlo è ancora oggi sconvolgente, sa-

pendo quello che ha rappresentato per leiviverlo e poi riviverlo in scena sera dopo se-ra. Credo che il suo sia stato un gesto di ge-nerosità politica in senso alto perché ha re-so fattiva la dichiarazione che il personale èpolitico e l’ha fatto pagandolo a caro prez-zo. Franca ci ha messi tutti davanti al fatto

compiuto, non era più possibile far fintache non fosse vero, dando corpo, voce e te-stimonianza all’indicibile e in qualche mo-do è andata anche a scoperchiare quellacomplicità del silenzio, smantellando il mu-tismo maschile rispetto a questi temi. Il suomonologo è stato uno schiaffo di doloreper le donne ma soprattutto una chiamatadi corresponsabilità forte nei confronti de-gli uomini e pure dei «compagni».

Quanto è importante la funzione del tea-tro come veicolo di sensibilizzazione neiconfronti di problematiche come la vio-lenza sulle donne?È importante soprattutto in un epoca in

cui in apparenza i mezzi di comunicazioneci informano già con grande efficacia. Nonpossiamo dire che le notizie non ci sianoma il teatro ha il potere di trasformare unasemplice storia in patrimonio comune e inquesto senso ha una funzione mai come diquesti tempi preziosa e indispensabile, al-trimenti ci ritroveremmo travolti da datiche sono talmente vertiginosi da lasciarcisenza fiato. Invece oggi, come sostiene Ma-rio Parniola, bisogna trasformare tutto in«traduzione leggendaria» se si vuole conver-tire l’informazione in comunicazione e cre-do che il teatro sia uno dei luoghi in cuiquesto avviene meglio, in una modalità

che diviene profonda condivisione d’espe-rienza.

In questi mesi di forte attenzione a trage-die come la violenza sulle donne e il fem-minicidio, si ha la sensazione che i reatisiano incredibilmente aumentatiNon ci giurerei anche se l’unica certezza

è che il dato delle violenze sulle donne è as-solutamente globalizzato: succede dapper-tutto, in qualunque tipo di regime politicoo religioso ma finché non saranno anchegli uomini a dare voce a questa emergenza,credo che sarà difficile uscire da questaemergenza.

Cosa ha insegnato la storia e l’impegnocivile di Franca Rame alle donne di oggi?Penso che Franca abbia mostrato il gu-

sto della libertà assoluta, dell’autonomia dipensiero, dell’assunzione totale di respon-sabilità rispetto alle azioni che si compio-no. Non vorrei sembrare frivola ma trovoche una delle cose più belle che Franca ciha regalato è il suo essere stata una donnabellissima, dall’inizio alla fine, senza mai ri-nunciare a questa bellezza. Non l’ha maivoluto mortificare o in qualche modo met-tere in secondo piano ed è stata la dimostra-zione che con il vero talento, si può esseree fare tutto e di questo dovremmo esserletutte grate.

Pancho Pardi

C arissima Franca. Sempre in-sieme e accanto ai movimen-ti, Dario e Franca avevano sta-

bilito fin dall’inizio rapporti con i Gi-rotondi. Perciò, quando nel 2006 DiPietro chiese a Franca di candidarsiper Idv al senato, lei, molto incerta,volle un mio consiglio. Le risposiche doveva cogliere l’opportunità atutti i costi. Per due ragioni essenzia-li. Era in grado di raccogliere moltivoti per Idv e quindi per il centrosini-stra. E avrebbe potuto dare un con-tributo originale assai diverso daquello di tutti gli altri eletti e portarein parlamento la voce della cittadi-nanza attiva. Contribuii a convincer-la, cosa che mi rimproverava ami-chevolmente durante le sofferenzedi quella legislatura difficilissima.

Spirito indipendente e combatti-vo, prese numerose iniziative sui co-sti della politica e per ridurre le spe-se improduttive delle amministrazio-ni pubbliche. Per i funzionari pubbli-ci condannati in via definitiva propo-se il licenziamento. Affrontò il pro-blema cronico del precariato dei col-laboratori parlamentari. Si impegnòa sostegno dei militari contaminatida uranio impoverito, scontrandosicon una ferrea omertà di stato. Nonvolle adattarsi alla formalità un po’ipocrita dei rapporti tra colleghi: ri-fiutò seccamente la captatio benevo-lentiae di un saluto di Dell'Utri.

Resta memorabile l'incontro in au-dizione con Cimoli, ex amministrato-re delegato di Ferrovie e Alitalia. Glidisse: «Dottor Cimoli si faccia vede-re meglio, non capita tutti i giorni divedere da vicino chi dopo aver disse-stato due grandi aziende pubblicheriesce a farsi dare una liquidazioneda nababbo».Dei diciannove mesipassati in senato tracciò una sintesiin una lettera (ora in rete) in cui an-nunciava la sua decisione di dimet-tersi: troppe le delusioni sofferte etroppo grave la sensazione di nonpoter produrre effetti utili. Sotto ilprofilo politico resta essenziale ilsuo atteggiamento fermo e traspa-rente di fronte alle iniziative spessoassai discutibili del centrosinistra.Mi telefonava angosciata perché letoccava votare schifezze, ma non hamai fatto mancare il suo voto, spes-so risultato decisivo per Prodi, men-tre qualche anima bella si gloriava dimetterlo a rischio. In quei casi mette-va a verbale dichiarazioni addolora-te e talvolta furibonde e spiegava divotare a favore, con disgusto, soloper non far cadere il governo.

In Parlamento non è stata amata,ma ciò più che affliggerla la rafforza-va e perfino la divertiva. Anzi, facevaracconti divertentissimi sui colleghidi coalizione che cercavano di sot-trarsi quando tentava di coinvolgerlisui temi che la interessavano.

In compenso ha ricevuto stima eaffetto da moltissimi cittadini. Nelmomento in cui scrivo ricevo i mes-saggi di tanti che mi chiedono di ren-dere noto il comune dolore per lasua scomparsa. Così per Dario, Jaco-po e tutti gli altri riuniti nella casa diMilano aggiungo al mio l’abbraccioaffettuoso e sincero di tanti che por-teranno sempre nel cuore il ricordodella sua simpatia, della sua genero-sità, del suo impegno civile.

C aro manifesto,i ricordi che abbiamo degli altri,

soprattutto delle persone che nonabbiamo più frequentato per tanti anni,sono colmi di impressioni, flash, sensa-zioni. Tuttavia non superficiali, se riguar-dano donne o uomini con una forte per-sonalità. Come Franca Rame. Alcuni an-ni fa la incontrai per caso, ritrovando lapersona che avevo conosciuto: una don-na di grande energia, di straordinaria iro-nia e intelligenza, di rara bellezza.

Nei primi anni Settanta del secolo scor-so, quando per il manifesto-Pdup segui-vo le attività culturali dell'organizzazione(pochi sanno che avevamo un collettivocultura e spettacoli di alto livello: registi,

sceneggiatori, attrici, attori, produttoritv...), costruimmo un forte rapporto (in-sieme ad Avanguardia Operaia), con i Cir-coli La Comune, allora animati soprattut-to dagli spettacoli di Dario Fo, del LivingTheatre, di Lindsay Kemp.

Erano circoli ovviamente «alternativi»e nessuno poteva esserlo più di Fo e Fran-ca Rame. Così li conobbi e li incontraipiù volte per la nostra attività politico-culturale. Fu un incontro fortunato per-ché ero in contatto con persone apparte-nenti ad un altro mondo - quello del tea-tro - ed ad un altro tipo di militanza. Perme poi, poco più che ventenne, Darioera - ed è ancora - un mito - e Franca unadonna dotata di un enorme fascino che

esercitava con elegante noncuranza. Main più lei aveva una capacità organizzati-va insospettabile. Era con Franca - insie-me a Dario animava il Soccorso Rosso -che, spesso, venivano discussi i dettagliorganizzativi degli spettacoli a Roma.

Franca Rame aveva anche un carattereforte, determinato. Difficile adesso imma-ginare Dario senza Franca: credo che ilsuo dolore sia incommensurabile. Peròhanno vissuto insieme una vita straordi-naria, regalando a milioni di persone e atante generazioni momenti indimentica-bili. Quegli spettacoli, a volte solo mono-loghi di Dario, altri con Franca, eranosempre da tutto esaurito e per noi rappre-sentavano anche una forma di autofinan-

ziamento. Perché riuscivano a riempireteatri e cinema come non accadeva nelleassemblee più infuocate. Ricordo il cine-ma Trianon, al Tuscolano, e poi il Jolly, vi-cino al cimitero del Verano, e il teatro Pal-ladium, nel cuore della Garbatella.

Quante risate, quante emozioni, quan-te riflessioni con «Mistero Buffo», con«Morte accidentale di un anarchico»,con «Tutti uniti, tutti insieme! Ma scusaquello non è il padrone?», solo per citarealcuni degli spettacoli che ci hanno rega-lato. Erano commedie fortemente politi-che, di grande potenza comunicativa.

Noi militanti e simpatizzanti le viveva-mo con partecipazione e passione. Era-no spettacoli che non ti lasciavano indif-ferente. Come non può lasciarci indiffe-renti la scomparsa di Franca. Ma ora chese ne è andata, a chi l'ha conosciuta,amata, stimata nel corso della sua straor-dinaria esistenza, resta comunque un ri-cordo bellissimo e incancellabile.

Guglielmo Pepe

LELLA COSTA · Il ricordo dell’attrice: «Ha mostrato il gusto della libertà assoluta»

«Il suo pensiero autonomo»

Politica •Dalla denuncia contro la violenza sulle donneall’impegno con l’Idv. Sempre accanto ai movimenti

OMISSIONI

La protesta contro il Tg2: «Nongiustificate la violenza su Franca»

ANNI ’70 · Il collettivo Cultura del «manifesto» e i circoli della Comune

Gli incontri romani con il loro palcomilitante

Il servizio a firma di Carola Carulli sulla mortedi Franca Rame andato in onda sul Tg2 nel-l’edizione delle 13 di ieri ha suscitato l’indi-gnazione in rete. La redazione di «zeroviolenza-donne.it» ha scritto al direttore Marcello Masiprotestando contro la descrizione dello stuprosubìto dall’attrice il 9 marzo 1973 quando ven-ne sequestrata da violentatori fascisti. Nel ser-vizio si omette la matrice fascista del delitto,come instancabilmente ha ripetuto Franca pertutta la vita, e inoltre si sostiene che avrebbeapprofittato «della propria bellezza fisica perimporre attenzione; finché (...) fu sequestratae stuprata». Così spiegato pare «che l’attricesi fosse in qualche modo cercato lo stupro perl’uso della sua bellezza fisica» si legge in unaltro contributo pubblicato sullo stesso sito. Aldirettore, e alla giornalista, la redazione hachiesto spiegazioni di questo racconto omissi-vo e ambiguo.

L’ELEZIONE AL SENATO

Un anno emezzoda indipendentemolto indignata

DA DESTRA, FRANCA RAME A 20 ANNI, SUL SET DELLO "SVITATO" CON DARIO FO, E NE "L’AMORE MODERNO" DEL 1964

FRANCA RAME AL LEONCAVALLO NEL 1994

NELLA "BIBBIA DELL’IMPERATORE"