CON LA GENTE - Caritas Italiana · Dai villaggi temporanei alla ricostruzione CAPITOLO 4 ......

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CON LA GENTE "... si avvicinò e camminava con loro" (Lc 24,15) Report attività terremoto Abruzzo aprile-maggio 2009

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CON LA GENTE"... si avvicinò e camminava con loro" (Lc 24,15)

Report attività terremoto Abruzzoaprile-maggio 2009

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SommarioC A P I T O L O 1 ........................................................ 4

L’evento

C A P I T O L O 2 ........................................................ 6La prossimità della Chiesa

La partecipazione dei Vescovi italiani Il ruolo di Caritas Italiana Il Centro di Coordinamento Caritas Abruzzo

C A P I T O L O 3 ..................................................... 10L’intervento di Caritas Italiana e delle Delegazioni regionali Caritas

La fase dell’emergenza acuta, la presenza nelle tendopoli La pianificazione della presenza nelle zone colpite e nei villaggi abitativiDai villaggi temporanei alla ricostruzione

C A P I T O L O 4 ........................................................ 14L’azione sul territorio coinvolto

F O C U S 1 ................................................................. 16Le attenzioni pastorali

F O C U S 2 ................................................................. 18Il metodo operativo

F O C U S 3 ................................................................. 20Il gemellaggio, esperienza di Chiesache si fa prossima

F O C U S 4 ................................................................. 22Il piano di gemellaggio

F O C U S 5 ................................................................. 24Le esperienze di volontariato

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L’evento

l sisma che alle 3:32 del 6 aprile 2009 ha colpito un’ampia zona della provincia de L’Aquila, ha provocato (al 03 giugno) 308 vittime e ingenti danni a strutture pubbliche o private, soprattutto nel capoluogo abruzzese ed in alcuni

paesi limitrofi.

I Relativamente ai danni, il Dipartimento nazionale di Protezione Civile ha individuato 49 comuni colpiti “con danni cospicui per la popolazione residente” così suddivisi relativamente ai territori delle Diocesi coinvolte:

Comuni colpiti Diocesi Vittime n. abitanti denominazione

L’Aquila 308 23 97.020

Acciano; Barete; Barisciano; Campotosto; Caporciano; Fagnano Alto; Fossa; L'Aquila; Lucoli; Navelli; Ocre; Pizzoli; Poggio Picenze; Prata d'Ansidonia; Rocca di Cambio; Rocca di Mezzo; San Demetrio ne' Vestini; San Pio delle Camere; Sant'Eusanio Forconese; Scoppito; Tione degli Abruzzi; Tornimparte; Villa Sant'Angelo

Sulmona-Valva

- 14 13.239

Bussi sul Tirino; Capestrano; Carapelle Calvisio; Castel del Monte; Castel di Ieri; Castelvecchio Calvisio; Castelvecchio Subequo; Cocullo; Gagliano Aterno; Goriano Sicoli; Ofena; Popoli; Santo Stefano di Sessanio; Villa Santa Lucia degli Abruzzi

Pescara-Penne

- 6 9.151 Arsita; Brittoli; Civitella Casanova; Cugnoli; Montebello di Bertona; Torre de' Passeri

Teramo-Atri

- 4 11.131 Castelli; Montorio al Vomano; Pietracamela; Tossicia

Avezzano - 2 2.245 Collarmele; Ovindoli

308 49 132.786 Le vittime ed i danni più rilevanti sono stati registrati nell’Arcidiocesi de L’Aquila. Questa, estesa su una superficie di circa 1.500 Kmq, conta circa 117 mila abitanti, con 146 parrocchie, 141 sacerdoti secolari, 56 sacerdoti regolari, 4 diaconi permanenti e 262 religiose (dati CEI-ICSC). Anche nelle diocesi confinanti (Avezzano, Sulmona-Valva, Pescara-Penne, Teramo-Atri) sono segnalati danni ad edifici pubblici e privati (soprattutto in quelli di più antica realizzazione, come alcune chiese) ma – fortunatamente – nessuna vittima.

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Gli ultimi aggiornamenti (dati Protezione civile del 2 giugno) segnalano che le persone sfollate superano le 59 mila unità, alloggiate:

in tendopoli allestite direttamente dalla Protezione civile (26.519 persone in 159 aree);

negli alberghi di Teramo, Pescara, Chieti e Ascoli Piceno (23.706 persone in 482 strutture);

in abitazioni messe a disposizione da privati (9.322 persone in 2.328 abitazioni);

in microinsediamenti spontanei di tende (383 persone in 10 aree, anche presso le parrocchie).

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La prossimità della Chiesa

La parta Presidenza della CEI, a nome dei Vescovi italiani, fin dal primo giorno si unisce con profonda partecipazione alle sofferenze ed ai problemi delle popolazioni provate dal terremoto.

Per far fro

ecipazione dei Vescovi italiani“Sgomenti per la catastrofe del terremoto che ha colpito

L’Aquila e numerosi centri dell’Abruzzo,

vogliamo far giungere la nostra vicinanza alle

popolazioni coinvolte in questo drammatico evento.

Mentre ci raccogliamo in

preghiera per tutte le vittime, auspichiamo che la

rete delle parrocchie, degli istituti religiosi e

delle aggregazioni laicali contribuisca ad alleviare le

difficili condizioni in cui migliaia di persone sono

costrette a vivere.

Ci auguriamo che la generosità di tanti lenisca

il dolore fisico e la sofferenza morale

di chi ha visto in un attimo distruggere i sacrifici e le

fatiche di una vita.

La Pasqua ormai vicina, di passione, morte e

risurrezione di Gesù Cristo, sia per tutti

segno di speranza e sorgente di carità”.

Presidenza della CEI,

Comunicato stampa del 6 aprile 2009

nte alle prime urgenze e ai bisogni essenziali di chi è stato colpito da questa calamità, la Presidenza stessa dispone fin da subito lo stanziamento di tre milioni di euro dai fondi dell’otto per mille per iniziative di carità di rilievo nazionale (che poi saranno integrati di ulteriori due milioni di euro) affidando a Caritas Italiana il coordinamento degli interventi locali.

L

Consapevole della straordinaria gravità del sisma, la Presidenza della CEI indice inoltre anche una colletta nazionale, che si terrà in tutte le chiese italiane il 19 aprile 2009, domenica in albis, come segno di solidarietà e di partecipazione di tutti i credenti ai bisogni materiali della gente abruzzese.

Solidarietà e partecipazione espressa direttamente dal Presidente della CEI, Card. Angelo Bagnasco, in una seconda visita – dopo aver partecipato ai funerali di Stato insieme al Segretario Generale della CEI, Mons. Mariano Crociata – condotta nei luoghi del terremoto il 14 aprile.

Il ruolo di Caritas Italiana compito di Caritas Italiana, in conformità al ruolo pastorale conferitole dalla CEI, “indire, organizzare e coordinare interventi di emergenza in caso di pubbliche calamità, che si verifichino sia in Italia che all'estero” (art. 3 dello Statuto). Tale

coordinamento “mira a realizzare l’armonia, la complementarietà e la maggior efficacia a livello nazionale delle attività caritative espresse dalle comunità ecclesiali italiane, nello spirito di comunione e nel rispetto dell’autonomia propria di ciascun organismo caritativo” (dal Regolamento di Caritas Italiana).

È

Caritas Italiana inoltre “collabora con le Caritas diocesane, ma non assume alcuna responsabilità in ordine al loro operato […] svolgendo un servizio di promozione, di sostegno e di coordinamento” (art. 22 dello Statuto). Per questo motivo Caritas Italiana affianca la Caritas diocesana colpita mediante presenze operative nei luoghi in emergenza.

Gli obiettivi dell’intervento di Caritas Italiana in situazioni di emergenze di massa sono:

supportare adeguatamente la Caritas locale nel predisporre una risposta tempestiva e adeguata ai bisogni; rilevare i bisogni emersi;

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coordinare le risorse e le iniziative appropriate; pianificare gli interventi necessari; finalizzare le risorse ricevute; coordinare le Caritas diocesane e le realtà ecclesiali che decidono di intervenire a supporto; porsi in collegamento con le realtà civili preposte all’emergenza; informare puntualmente e documentare tutte le iniziative realizzate.

Il Centro di Coordinamento Caritas Abruzzo n ottemperanza al mandato ricevuto dalla CEI Caritas Italiana ha attivato, già dal giorno successivo al sisma (7 aprile), una presenza nelle zone più colpite promuovendo, alla presenza dell’Arcivescovo de L’Aquila Mons.

Giuseppe Molinari, la costituzione di un Centro di Coordinamento Caritas Abruzzo composto da Caritas Italiana, Caritas diocesana de L’Aquila e Delegazione regionale Caritas Abruzzo-Molise con il compito di:

I rilevare i bisogni, attraverso specifici strumenti operativi; pianificare gli interventi; coordinare le risorse e le iniziative che si renderanno necessarie a partire dai bisogni costantemente monitorati.

Le prime azioni attivate dal Centro di Coordinamento sono state: coordinamento di tutti i primi interventi; sostegno alle operatività della Chiesa locale tramite la Caritas diocesana de L’Aquila; facilitazione della presa in carico da parte delle Caritas diocesane dell’Abruzzo-Molise della cospicua presenza di sfollati sui loro territori; suddivisione delle zone colpite in porzioni di territorio con caratteristiche omogenee, per facilitare e armonizzare gli interventi; facilitazione della presenza delle Delegazioni regionali Caritas fin dalle prime settimane; valorizzazione di altre presenze ecclesiali (Pastorale Giovanile, Azione Cattolica Italiana, istituti religiosi maschili e femminili, associazioni e gruppi ecclesiali…).

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Gli obiettivi del Centro di coordinamento saranno concretizzati mediante le seguenti funzioni operative:

coordinamento generale; segreteria, logistica, informazione e documentazione; progetti e programmi operativi; collegamento e coordinamento ecclesiale.

Tali funzioni sono regolate da un coordinatore in loco, nominato da Caritas Italiana, e gestite sempre in accordo con il Direttore della Caritas diocesana de L’Aquila.

Coordinamento generale

Le funzioni del Coordinamento generale sono garantite dal Direttore della Caritas diocesana de L’Aquila e dal coordinatore di Caritas Italiana. Esso:

segue costantemente tutte le fasi; coordina le risorse umane necessarie addette alle varie funzioni; garantisce il coordinamento con le realtà coinvolte; assicura i rapporti con le Istituzioni civili; assolve alle necessità operative degli operatori volontari in loco (pratiche per accreditamento, rimborsi...); è responsabile dell’amministrazione e della contabilità del Centro di Coordinamento; cura la redazione di relazioni descrittive, seriate nel tempo, sull’evolversi della situazione e la raccolta degli elementi per stilare una informazione puntuale.

Segreteria, logistica, informazione e documentazione

Le funzioni di segreteria, logistica, informazione e documentazione sono garantite da un operatore di Caritas Italiana e da un operatore della Caritas diocesana de L’Aquila. La funzione di segreteria:

coordina le azioni di segretariato e le procedure tecnico–amministrative in loco (posta, fax, mail istituzionale, protocollo); coordina l’équipe volontari di segreteria; avvia e supervisiona l’archivio generale del Centro di coordinamento, seguendo le linee di riservatezza e di custodia dei dati; custodisce e aggiorna i vari database del Centro di coordinamento (rubrica, agenda, indirizzario…).

La funzione di logistica attua immediatamente le procedure volte ad assicurare:

il coordinamento degli aspetti tecnico-logistici e strumentali a supporto degli

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operatori; la costante fruibilità e manutenzione degli automezzi a disposizione del Centro di coordinamento; la gestione dei materiali e delle attrezzature in dotazione.

La funzione di comunicazione e documentazione assicura:

il flusso d’informazioni interno/esterno e i rapporti con i soggetti collegati al Centro di Coordinamento; il servizio di rassegna stampa dei giornali locali; la redazione periodica di un foglio informativo; la raccolta e la documentazione delle esperienze, dei progetti e delle attività di tutti i soggetti presenti durante tutto il periodo di emergenza.

Progetti e programmi operativi

Per garantire la rispondenza dei progetti operativi ai criteri indicati dalla sua Presidenza, Caritas Italiana si avvale di propri operatori e di figure professionali specifiche. Il responsabile di ciascun progetto:

segue di continuo tutte le fasi relative alla sua realizzazione; trasferisce le linee operative stabilite in progetti esecutivi; raccoglie le proposte progettuali che emergeranno dalla Caritas diocesana, dal Centro di coordinamento e dalle Delegazioni regionali Caritas per verificarne la fattibilità; porta a proposta di Caritas Italiana possibili ipotesi progettuali; esegue quanto determinato dalla Presidenza di Caritas Italiana.

Un esempio di programma operativo è il Programma COSTRUZIONI.

Collegamento ecclesiale

Le funzioni di collegamento ecclesiale sono garantite da un operatore di Caritas Italiana e da un operatore della Caritas Diocesana. Il responsabile:

supporta la presenza delle Delegazioni regionali Caritas e delle altre realtà ecclesiali sul territorio della Diocesi de L’Aquila; elabora percorsi di conoscenza, formazione e scambio tra le realtà presenti.

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L’intervento di Caritas Italiana e delle Delegazioni regionali Caritas

PRIMO PERIODO: la fase dell’emergenza acuta, la presenza nelle tendopoli, la presenza delle Delegazioni

Caritas regionaliella fase della prima emergenza, Caritas ha distribuito in alcuni campi beni di prima necessità e attrezzature in grado di rispondere a bisogni “scoperti” della popolazione sfollata, in particolare di

ammalati, disabili, anziani, minori. Tutto ciò è stato possibile grazie al lavoro del magazzino attivato nella parrocchia di Pettino (AQ), a fianco del Centro di coordinamento: animato dai volontari delle Caritas diocesane abruzzesi e molisane, nella sola prima settimana ha distribuito alimentari (più di 1 tonnellata tra pasta, sugo, scatolame), acqua (14 bancali), pannolini (4 bancali), coperte (3 bancali), vestiti (5 bancali), scarpe (2 bancali).

N

Caritas Italiana è intervenuta direttamente per far fronte alle primissime necessità acquistando e distribuendo alle parrocchie gazebo e tende comunitarie (100), sacchi a pelo (100) e lettini (300), per complessivi 30 mila euro.

Col passare delle settimane, si evidenzia per la popolazione una situazione di grande provvisorietà: alcune persone hanno lasciato le tendopoli per fare ritorno a casa, decine di migliaia sono sfollate lontano dai paesi lungo la costa. Si attende di comprendere con precisione in quali “villaggi” che la Protezione civile sta realizzando le persone andranno ad abitare. Da una prima analisi si è compreso che, almeno nella prima fase dell’emergenza:

i danni più rilevanti sono concentrati nel territorio dell’Arcidiocesi de L’Aquila; le Diocesi dell’Abruzzo-Molise coinvolte dall’evento (con danni e/o che accolgono sfollati) hanno garantito, con una molteplicità di interventi, la sostenibilità dell’intervento di emergenza sul proprio territorio diocesano.

Per questo motivo Caritas Italiana ha chiesto alle Delegazioni regionali Caritas di esprimere la propria prossimità gemellandosi con le comunità dell’Arcidiocesi de L’Aquila. Le Delegazioni stesse hanno fatto visita alle popolazioni colpite cercando di capire in che modo esprimere la propria presenza e prossimità: hanno stretto i primi legami con i parroci e le comunità colpite, rendendosi disponibili ad adattare la propria presenza e il sostegno con il mutare delle necessità e dei bisogni del contesto locale.

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Le Delegazioni regionali Caritas stanno individuando la modalità operativa attraverso la quale realizzeranno i gemellaggi, privilegiando l’azione a lungo termine, secondo tre possibili strategie:

a) presenza costante a fianco delle comunità locali mediante l’invio di operatori e volontari, per realizzare i progetti concordati e rendere visibile ed efficace il rapporto di fraternità;

b) presenza in alcuni periodi (esempio: estate, autunno, Natale…), per realizzare progetti e programmi di breve durata;

c) adesione ad uno o più programmi elaborati dalla comunità locale, attraverso il finanziamento economico di progetti.

Dato che le popolazioni colpite vivranno nelle tendopoli attrezzate per un periodo breve ma significativo (almeno tutto il periodo estivo), Caritas Italiana ha chiesto fin da subito alle Delegazioni regionali Caritas che si sono rese disponibili uno stile di presenza e di ascolto che si sta concretizzando attraverso l’attivazione di modalità e luoghi di ascolto Caritas nelle tendopoli per instaurare nell’immediato relazioni di fiducia e di sostegno. E’ questa infatti la fase dell’emergenza acuta nella quale è necessario adoperarsi per assicurare agli sfollati sostegno, condivisione e solidarietà ma anche consegna di beni di prima necessità; distribuzione di forniture mirate, mai generiche, su specifica segnalazione delle persone per evitare sprechi e sovrapposizioni di interventi. I principali ambiti di intervento che le Delegazioni regionali Caritas stanno mettendo o sono in procinto di mettere in atto sono:

incontro, relazione e ascolto; risposta ai bisogni primari (generi alimentari, vestiario, letti, coperte, materiale igienico-sanitario…); cura, presa in carico e animazione di anziani, ammalati, disabili e minori... censimento e prima lettura dei nuovi bisogni delle comunità colpite sia nelle tendopoli che nei paesi e nei luoghi di “diaspora” (alberghi e case private di Pescara, Teramo, Chieti e Ascoli Piceno); sostegno alla Chiesa aquilana nello sforzo di tenere unite le proprie comunità parrocchiali che, per cause di forza maggiore, sono state fisicamente distribuite in luoghi diversi, attraverso percorsi di accompagnamento e presenze di condivisione; informazione e coordinamento delle presenze di volontari provenienti dalle diocesi italiane (Caritas, Pastorale Giovanile, Azione Cattolica, Gruppi e associazioni di volontariato ecclesiale… ) favorendo la loro presenza e il loro aggregarsi a livello di Delegazioni regionali Caritas.

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SECONDO PERIODO: la pianificazione della presenza nelle olpite e nei villaggi abitativi zone c

partire dal prossimo autunno, quando le popolazioni verranno trasferite dalle tendopoli ai villaggi abitativi in via di realizzazione dalla Protezione civile nazionale, sarà possibile programmare alcune azioni specifiche,

intensificando quanto già attivato nella prima fase: A

incontro, relazione e ascolto; intervento variegato in risposta ai bisogni che emergeranno; cura, presa in carico e animazione delle fasce deboli della popolazione; avvio di attenzioni e luoghi permanenti di ascolto e di servizi di segretariato sociale capaci di individuare i bisogni e di mediarli nei confronti dei referenti istituzionali; intensificazione della lettura e monitoraggio della realtà territoriale, per individuare e poi realizzare le varie progettualità; coordinamento costante delle presenze di volontari provenienti dalle diocesi italiane

Queste azioni saranno rivolte e garantite sia alle persone che troveranno alloggio presso i villaggi abitativi che alle persone che avranno avuto modo di rientrare nella propria casa, garantendo l’unità delle comunità, la cura pastorale, l’animazione sociale… fino alla ricostruzione.

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TERZOttualmente la situazione non consente di definire con esattezza quali potranno essere le linee di sviluppo dell’intervento della Chiesa Italiana attraverso il Centro di coordinamento nei tempi lunghi.

PERIODO: dai villaggi temporanei alla ricostruzione

Comunque, in base alle esperienze maturate in seguito ad eventi analoghi coordinati negli anni passati, alla luce del metodo “ascoltare, osservare, discernere” ed in stretto accordo con la Chiesa locale si possono ipotizzare alcune linee di sviluppo progettuale:

A

1. Realizzazione nelle zone maggiormente colpite di strutture

per attività liturgiche, sociali e ricreative scuole primarie e secondarie, scuole materne... alloggi per anziani soli, comunità di accoglienza, strutture per studenti... servizi in risposta alle vecchie e nuove povertà

2. Implementazione di progetti di promozione sociale ed economica

Rendere operativi, in seguito ad una attenta lettura del territorio, dei suoi bisogni e delle sue risorse, progetti unitari di promozione sociale ed economica (nella logica del “servizio segno”), promuovendo attenzioni rivolte in maniera nuova alle persone che sono in maggiore difficoltà. I servizi che si progetteranno saranno caratterizzati da alcune scelte valoriali quali:

la cura alle persone la scelta preferenziale verso i poveri l’attenzione educativa il protagonismo dei destinatari

Si promuoveranno progetti a forte valenza comunitaria, inseriti nella logica di uno sviluppo sostenibile, capaci di coniugare efficienza e solidarietà.

3. Promozione di adeguati strumenti economici

Sviluppo di strumenti economici – attraverso specifici accordi con istituti di credito - per il sostegno alle famiglie ed alle piccole imprese del territorio per:

acquisto degli arredi, delle strumentazioni, dei mezzi... andati distrutti con il terremoto credito/microcredito alle piccole imprese artigianali, agricole... realizzazione/ripristino di laboratori artigianali, piccole realtà produttive...

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L’azione sul territorio coinvolto er favorire l’intervento della Caritas diocesana de L’Aquila sul proprio territorio, si è scelto di suddividere la Diocesi in nove zone omogenee per caratteristiche sociali e territoriali, nuovi bisogni, prossimità…

Nella tabella sottostante sono riportate le località costituenti ciascuna zona, alcuni dati essenziali (anche se parziali) e le Delegazioni regionali Caritas che hanno accettato una presenza operativa nella zona considerata.

P A questo proposito, la tabella non comprende la Delegazione regionale Caritas Abruzzo-Molise in quanto tale Delegazione è presente fin dal primo giorno a sostegno della Caritas diocesana de L’Aquila e delle altre Caritas diocesane che accolgono sfollati, anche attraverso specifici gemellaggi all’interno della stessa Delegazione regionale; inoltre garantisce la turnazione dei volontari a supporto del magazzino.

Zona Comuni e frazioni AbitantiVittime e sfollati (*)

Delegazioni regionali Caritas gemellate

L’AquilaEst

Frazioni del Comune di L’Aquila (Gignano, Torrione, Aragno, Collebrincioni, Sant’Elia, Torretta, Valle Pretara e centro storico della città)

circa 29.000

200 vittime 2.267 sfollati

Emilia Romagna

Puglia

L’AquilaOvest

Frazioni del Comune di L’Aquila (Pettino, Coppito, Cansatessa, Pile, San Sisto, San Vito)

circa 20.500 4.489 sfollati

Umbria

Piemonte- Valle D’Aosta

Roio

Bagno

Frazioni del Comune di L’Aquila (Bagno, Civita di Bagno, Colle Roio, Pianola, Poggio di Roio, Roio Piano, San Raniero)

circa 5.000

7 vittime 2.401 sfollati

Triveneto

Campania

Paganica

Onna

Frazioni del Comune di L’Aquila (Assergi, Bazzano, Camarda, Filetto, Fonte Cerreto, Monticchio, Onna, Paganica, Pescomaggiore, San Gregorio, Tempera)

circa 9.000

61 vittime 4.057 sfollati

Lombardia

Sicilia

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Zona Comuni e frazioni AbitantiVittime e sfollati (*)

Delegazioni regionali Caritas gemellate

Montereale

Pizzoli

Comuni di Barete, Cagnano Amiterno, Campotosto, Capitignano, Montereale, Pizzoli – Frazioni del Comune di L’Aquila (Arischia, S. Vittorino…)

circa 10.000

2 vittime 2.795 sfollati

Marche

Basilicata

Scoppito

Tornimparte

Comuni di Tornimparte, Scoppito, Lucoli – Frazioni del Comune di L’Aquila (Collefracido, Collemare, Pagliare di Sassa, Genzano, Sassa, San Marco, Cese di Preturo, Poggio Santa Maria, Casaline…)

circa 10.500

4 vittime 3.460 sfollati Lazio

SanDemetrio

ValleSubequana

Comuni di San Demetrio ne’ Vestini, Fossa, Sant’Eusanio Forconese, Villa Sant’Angelo, Acciano, Fagnano Alto, Fontecchio, Tione degli Abruzzi

circa 5.000

24 vittime 2.318 sfollati

Toscana

Calabria

Barisciano

Valle di Navelli

Comuni di Poggio Picenze, San Pio delle Camere, Barisciano, Caporciano, Prata D'Ansidonia, Navelli, Collepietro

circa 5.000

10 vittime 2.338 sfollati

Liguria

Sardegna

Altopianodelle Rocche

Comuni di Ocre, Rocca di Mezzo, Rocca di Cambio

circa 3.000

- 1.164 sfollati Lombardia

(*): i dati sulle vittime sono aggiornati al 03/06/09 – fonte Il Centro; quelli sugli sfollati sono dati del Dipartimento della Protezione civile aggiornati al 03/06/09. I dati presenti in questa tabella riguardano esclusivamente la popolazione attualmente residente nell’Arcidiocesi di L’Aquila e non contengono informazioni sulle persone che hanno provveduto con sistemazione autonoma o accolte negli alberghi della costa.

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FOCUS 1

LEATTENZIONI PASTORALI

Le Chiese dei territori colpiti dal sisma si propongono anzitutto di vivere alla luce della Parola di Dio gli avvenimenti dolorosi provocati dal terremoto: la perdita di vite umane, la distruzione di case, chiese, scuole e luoghi di aggregazione, la frammentazione delle comunità… Occorre intraprendere un cammino che aiuti tutti a leggere in questi eventi il mistero della Salvezza. Vissuta alla luce della fede, la fase che si apre all’indomani dell’emergenza, si prospetta come “occasione pastorale” per aiutare la comunità ecclesiale a riacquistare maggiore consapevolezza di sé a partire dai legami di solidarietà umana, resi più forti dalla natura di comunità di credenti. Nel contempo, lo scambio con parrocchie, Caritas e associazioni di altre Diocesi presenti sul territorio per un impegno di vicinanza solidale, potrà arricchire le Chiese locali attraverso un confronto fecondo e rivitalizzante. Alle Delegazioni regionali Caritas chiamate ad operare sul territorio colpito dal sisma, accanto alle Chiese locali, nel pieno riconoscimento e rispetto del cammino di fede che ogni Chiesa cerca di incarnare nel contesto umano e culturale di appartenenza, viene chiesta una particolare attenzione:

a tenere unite le comunità parrocchiali anche se, per cause di forza maggiore, sono state fisicamente distribuite in luoghi diversi; alle scelte che si stanno avviando in relazione a possibili unità pastorali; alla possibile rimodulazione dei servizi presbiterali, dettata dall’esigenza di sostenere le persone colpite dal sisma anche mediante la disponibilità offerta da comunità religiose e presbiterali; ai cammini proposti dalla Diocesi nei tempi liturgici; ai percorsi specifici di catechesi, suddivisi per fasce d’età.

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FOCUS 2

ILMETODO OPERATIVO

La comunità locale come soggetto Nell’esprimere attenzione e solidarietà nei confronti delle realtà colpite dal sisma, le Delegazioni regionali Caritas dovranno acquisire sempre più lo stile della “compagnia” e della “condivisione”, che comportano l’attenzione alla comunità locale e alle sue potenzialità. Si tratta di un cambiamento di prospettiva che implica il passaggio da un modello centrato sul bisogno da soddisfare - che definisce la comunità come bacino d’utenza – a quello centrato sulla competenza che esalta le capacità e le risorse di cui dispone la comunità, da impiegare anche per la risoluzione dei problemi legati alla calamità. Gli animatori presenti nella comunità colpita possono rappresentarla al meglio, e al meglio tradurne i sentimenti più profondi da cui deriva la coscienza della propria realtà e dei propri bisogni. L’intervento fondato sulle risorse interne alla comunità Gli animatori esterni, provenienti dalle Caritas diocesane, non si fermeranno per sempre nelle comunità colpite: è fondamentale aiutare la realtà a far crescere i referenti locali perché siano in grado di subentrare alla presenza straordinaria e dare continuità agli stili di intervento. Il ruolo di Caritas Italiana e delle Delegazioni regionali Caritas sarà quello di agevolare la comunicazione e favorire l'emergere di rapporti umani autentici.

Il lavoro di rete: la rete di prossimità Il primo obiettivo è quello di creare un’organizzazione composta da diversi soggetti capaci di interagire efficacemente tra loro: è il lavoro di rete, è il camminareinsieme. La rete di prossimità, coordinata da Caritas Italiana oltre che dagli operatori della Caritas de L’Aquila è composta dai rappresentanti delle Delegazioni regionali Caritas gemellate. I componenti della rete saranno chiamati a:

formarsi sulla interpretazione congiunta delle esperienze in atto, interrogandosi sul loro significato ecclesiale e sociale; confrontarsi sull’andamento dei rispettivi Piani di Gemellaggio; informarsi sull’andamento dei progetti e dei programmi in corso; impostare eventuali progetti e programmi comuni; operare una verifica in itinere e finale dei progetti.

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Il lavoro per progetti La scelta di avvalersi del metodo del lavoro per progetti, come stile che definisce l’agire nel concreto, è caratterizzata dai seguenti elementi:

ciò che spinge ad agire (finalità); i bisogni cui si vuole rispondere (analisi del contesto); ciò che si sceglie di fare (obiettivi e azioni); come e con quale stile si vogliono raggiungere gli obiettivi (metodologia); chi compie le azioni e con quali strumenti (risorse e attori delle azioni); i tempi entro i quali raggiungere gli obiettivi (tempi); le tappe e le modalità di verifica (valutazione e verifica); il budget necessario per raggiungere gli obiettivi dati.

Tutte le attività proposte e avviate, che potranno essere molto diverse per tipologia, durata, numero di persone impegnate e risorse economiche necessarie, saranno declinate secondo questo stile progettuale.

La comunicazione L’obiettivo è fornire informazioni precise e puntuali lungo tutto il periodo dell’emergenza, capaci di mettere in luce la storia di solidarietà e condivisione vissuta da Chiese sorelle e rendere note, con trasparenza e tempestività, le modalità di impiego di quanto offerto dalla solidarietà dei numerosissimi offerenti. Lo stile di lavoro privilegerà da subito la cura della “memoria” per permettere alle comunità e all’opinione pubblica di non dimenticare.

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FOCUS 3

ILGEMELLAGGIO, ESPERIENZADI CHIESACHE SI FAPROSSIMA

Lo stile e il senso del gemellaggio Il desiderio di esprimere la propria vicinanza e solidarietà acquista una visibilità più tangibile attraverso la presenza fianco a fianco. In questo modo si vuole rendere presente non solo il sostegno morale ad economico ma soprattutto il legame fraterno che interpella e ci spinge ad essere là dove l’uomo è stato ferito. Il piccolo gruppo è il segno di una presenza discreta ma non solitaria, che cerca di rappresentare al meglio la propria comunità d’origine, incarnando il mandato e limitando i personalismi. Infatti la nostra presenza è anzitutto una testimonianza di Chiesa, insieme siamo chiamati ad essere luce nelle e per le nostre comunità di appartenenza e nelle comunità gemellate. Il primo progetto da realizzare è quello di sperimentare la comunione, comunione vissuta con le comunità gemellate ed anche tra noi. Vivere in piccoli gruppi una comune esperienza di condivisione e di servizio ci rende Chiesa visibile, scuola di vita, dove è possibile trasmettere e condividere i valori più autenticamente umani e cristiani. L’esperienza sarà oltremodo significativa se partecipata ampiamente dalle persone delle nostre comunità di appartenenza (giovani e adulti, famiglie, religiosi e religiose... ).

Il dono della preghiera Fondamento della nostra esperienza è la preghiera comunitaria vissuta sia con la comunità gemellata sia tra noi. La preghiera è il cuore della vita di una comunità, prima ancora delle parole viene l'essere figli del Padre. Nella preghiera comune appare con chiarezza oltre al mistero della figliolanza anche quello della fraternità. Mediante la preghiera entriamo in comunicazione con le nostre Chiese di appartenenza e con tutto il popolo di Dio che in quel giorno, legge, medita e prega con le stesse parole. L’impegno sociale è quindi caratterizzato dalla dimensione spirituale che consente di guardare la realtà con occhi sempre nuovi e di arricchire la ricerca del bene comune con lo spirito di carità che ci è donato. I momenti di preghiera aiutano ad alimentare e trasformare la passione per l’uomo, per ogni uomo, che ha sete di Dio. Il Dio che ci abita, e che vogliamo fare abitare in noi e tra noi, ci spinge ad incontrare l’uomo-tempio di Dio.

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Condividere nell’accoglienza, nella sobrietà e nella gioia. Lo stile di vita sarà semplice, ospitale e aperto, per far emergere la relazione, la fraternità e la gioia. La ricerca dell’essenzialità vuole favorire l’incontro, agevolare l’accesso comunicativo; la predisposizione all’ascolto attivo, rispettoso e partecipato, vuole essere il segno di una presenza viva e discreta, operosa e non giudicante. Una presenza vissuta nella sobrietà che significa uno stile di presenza semplice anche nell’uso dei mezzi, una ricerca di interventi che rifuggano dalla tentazione dell’apparire ma siano il frutto di un’attenta ricerca fatta insieme delle necessità. La gioia, segno di speranza in un Dio vicino anche se silenzioso, segno di fede in un Dio che ci ama sempre e comunque malgrado la sofferenza, vuole essere il messaggio con il quale ci rapportiamo e che cerchiamo di rintracciare e far emergere dal cuore di ognuno.

Modalità operative Le Delegazioni regionali Caritas sono chiamate a scegliere tra tre distinte modalità per esprimere e realizzare i gemellaggi:

a) La presenza costante a fianco delle comunità locali mediante l’invio di operatori e volontari, per realizzare i progetti concordati e rendere visibile ed efficace il rapporto di fraternità. La continuità dell’intervento e l’omogeneità dello stile saranno garantite dalla presenza stabile di almeno un responsabile, con capacità ed esperienze in ambito pastorale, educativo, organizzativo e di coordinamento.

b) La presenza in alcuni periodi (esempio: estate, periodi precisi…), per realizzare progetti e programmi di breve durata. Questa modalità risponde alla volontà delle Delegazioni regionali Caritas invianti di mettere a disposizione competenze specializzate per periodi limitati. Le attività in questo caso si caratterizzeranno per la possibilità di raggiungere obiettivi minimi nel breve periodo.

c) L’adesione ad uno o più programmi elaborati dalla comunità locale, attraverso il finanziamento economico. In questa modalità prevale la “dimensione progettuale” piuttosto che il legame visibile tra le due comunità. Il rapporto solidale intende creare vicinanza fra realtà fisicamente distanti. Vicinanza di sentimenti e di obiettivi: si vuole contribuire al miglioramento della situazione non solo con le somme di denaro che si offrono, ma soprattutto con i valori di solidarietà e fraternità che si mettono in circolazione e si sostengono.

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FOCUS 4

ILPIANO DI GEMELLAGGIO

Con Piano di Gemellaggio s’intende un documento di riferimento in cui le Delegazioni regionali Caritas indicano le linee guida del gemellaggio, linee che serviranno come riferimento per tutti i progetti ed i rispettivi programmi che saranno realizzati. Il Piano di Gemellaggio raccoglie le finalità generali, definisce gli scopi, individua i progetti e i destinatari, esplicita le strategie d’intervento. Per assicurare la massima condivisione del Piano di Gemellaggio, le Delegazioni regionali Caritas gemellate sono chiamate a confrontarlo con la comunità gemellata e il Direttore della Caritas Diocesana de L’Aquila. Inoltre il Piano di Gemellaggio dovrà essere costruito in tempi definiti e concordati con il Centro di Coordinamento Caritas, che resta disponibile anche per fornire adeguato supporto alla sua stesura per le Delegazioni che lo richiedessero. La redazione del Piano di Gemellaggio implica che tutte le realtà sappiano interagire e dialogare tra loro, mettendo al centro la comunità locale e i rispettivi Piani Pastorali.

Lavorare per progetti e programmi All’interno del piano di gemellaggio, ciascuna Delegazione regionale Caritas gemellata dovrà indicare quindi i progetti ed i relativi programmi esplicativi che verranno attivati per la realizzazione degli obiettivi specifici indicati nel piano generale (nel piano possono essere indicati anche solo i “titoli” dei progetti e dei programmi che si andranno a realizzare, prevedendo una stesura complessiva del documento in una fase successiva, comunque prima dell’intervento diretto). La scelta di avvalersi del metodo del lavoro per progetti, come stile che definisce l’agire nel concreto, ci permetterà di lavorare in rete in modo integrato, condiviso e ordinato nelle varie fasi progettuali e di procedere ad una verifica in itinere e finale di ciascun piano. Con il termine programma s’intende il documento di riferimento in cui sono indicati in modo concreto i riferimenti del programma secondo un indice redazionale definito e unitario. Con il termine progetto s’intende il documento di riferimento in cui sono indicati in modo concreto i riferimenti degli “specifici progetti” che compongono il programma, secondo un indice redazionale definito e unitario. Per realizzare il

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programma possono occorrere uno o più progetti, il piano di gemellaggio può essere composto dai più programmi. Come per il piano di gemellaggio, nella fase di progettazione sia del progetto sia del programma dovranno necessariamente essere coinvolti tutti gli attori affinché la lettura del problema, gli obiettivi e il metodo siano ampiamente condivisi. Ogni progetto e programma preparato dovrà pervenire al Centro di Coordinamento Caritas competente, per consentire la mappatura aggiornata di tutti gli interventi, permettere un confronto e indicare possibili sinergie.

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FOCUS 5

LE ESPERIENZE DI VOLONTARIATO

Durante i prossimi mesi le varie Delegazioni regionali Caritas, parrocchie, movimenti e associazioni realizzeranno presenze di volontariato nelle tendopoli nei villaggi temporanei dei paesi gemellati. Vi proponiamo alcune indicazioni concrete per vivere questa esperienza nel segno della condivisione e del rispetto delle comunità colpite dal sisma. Omogeneità delle attività e formazione dei partecipanti Il gemellaggio intenzionato ad accogliere gruppi provenienti dalle proprie Diocesi dovrà garantire la continuità delle attività ed una omogeneità di stile nelle presenze che si alterneranno. Le attività dovranno essere elaborate insieme alle realtà locali ed è necessaria la presenza di un responsabile per future attività. Come già scritto per garantire coerenza tra le attività e uniformità di stile, gli operatori e i volontari che giungeranno nei luoghi colpiti dal terremoto dovranno essere adeguatamente formati dalle Delegazioni regionali Caritas di riferimento.

Tempi di permanenza e dimensione del gruppo; no al “terremoto tour” La durata di ciascuna permanenza dovrà essere stabilita adottando come criterio principale il rispetto degli abitanti del luogo e la possibilità di offrire un servizio realmente utile e richiesto. Al fine di facilitare l’instaurarsi di relazioni significative riteniamo che, in linea generale, si debba prevedere la presenza continuativa per almeno due settimane, con un numero di presenze per gruppo non superiore alle 10-15 unità per turno. AssicurazioniÈ obbligatorio che tutti i partecipanti siano coperti con assicurazione infortuni e verso terzi. E' consigliabile la vaccinazione antitetanica.

Vitto e alloggio E’ bene preparare tempestivamente e presentare chiaramente ai partecipanti le condizioni del vitto e dell’alloggio e le spese eventuali che ciascuno dovrà sostenere.

Fare memoria Il gemellaggio è un evento destinato a lasciare un “segno” nelle persone che vivono questa esperienza. Per questo è utile fare “memoria” per poter testimoniare alle nostre Diocesi i progetti realizzati e le relazioni instaurate attraverso la raccolta di materiale prodotto, testimonianze dei volontari, fotografie e altro materiale audio/video.

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Via Aurelia, 796 - 00165 ROMATel. 06 66177001 – Fax 06 66177602

Sito internet: www.caritasitaliana.it e-mail: [email protected]