Con il crocifisso e il Vangelo - Vatican News...Intervista a Giuseppe Conte L’Europa sia forte e...

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Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00 L’OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt Anno CLX n. 81 (48.405) Città del Vaticano giovedì 9 aprile 2020 . y(7HA3J1*QSSKKM( +"!"![!"!}! Celebrare Pesach e Pasqua durante una pandemia Ebrei e cristiani uniti nella speranza Alla vigilia del Triduo pasquale il Papa propone una grande liturgia domestica e prega per la conversione dei tanti Giuda di oggi Con il crocifisso e il Vangelo Papa Francesco presiede i riti del Triduo pasquale con stile sobrio ed essenziale in questo tempo di pande- mia. Il Giovedì santo non celebra la messa del Crisma: alle 18 presiede la celebrazione dell’Eucaristia in Coena Domini all’altare della Cattedra della basilica di San Pietro. Non è previ- sto il rito della lavanda dei piedi né la reposizione del Santissimo, con la quale si conclude tradizionalmente il rito. Ma per la Settimana santa il ve- scovo di Roma ha suggerito — nella catechesi dell’udienza generale di mercoledì 8 aprile — una «grande li- turgia domestica, perché in questi giorni non possiamo andare in chie- sa»: guardare il Crocifisso e leggere il Vangelo. «In queste settimane di apprensio- ne per la pandemia che sta facendo soffrire tanto il mondo — ha affer- mato il Pontefice parlando nella Bi- blioteca del Palazzo apostolico — tra le tante domande che ci facciamo, possono essercene anche su Dio: che cosa fa davanti al nostro dolore? D ov’è quando va tutto storto? Per- ché non ci risolve in fretta i proble- mi?». Sono «domande che noi fac- ciamo su Dio», il quale «si è rivelato completamente sulla croce». Ed è proprio sulla croce, «cattedra di Dio», che «impariamo i tratti del volto di Dio». «Tu potresti obiettare: “Che me ne faccio di un Dio così debole, che muore? Preferirei un dio forte, un Dio potente”» ha proseguito il Papa. «Ma — ha aggiunto — il potere di questo mondo passa, mentre l’amore resta. Solo l’amore custodisce la vita che abbiamo, perché abbraccia le nostre fragilità e le trasforma». «Gesù ha cambiato la storia fa- cendosi vicino a noi — ha spiegato Francesco — e l’ha resa, per quanto ancora segnata dal male, storia di salvezza. Offrendo la sua vita sulla croce, Gesù ha vinto anche la morte. Dal cuore aperto del Crocifisso, l’amore di Dio raggiunge ognuno di noi. Noi possiamo cambiare le no- stre storie avvicinandoci a Lui, acco- gliendo la salvezza che ci offre». Da qui l’invito ad aprirgli «tutto il cuo- re nella preghiera: lasciamo che il suo sguardo si posi su di noi e capi- remo che non siamo soli, ma amati, perché il Signore non ci abbandona e non si dimentica di noi, mai». In precedenza, nella messa cele- brata alle 7 del mattino nella cappel- la di Casa Santa Marta, il Papa ave- va pregato «per la gente che, in que- sto tempo di pandemia, fa commer- cio con i bisognosi; approfittano del- la necessità degli altri e li vendono: i mafiosi, gli usurai e tanti. Che il Si- gnore tocchi il loro cuore e li con- verta». Invitando poi, nell’omelia, a guardare ai tanti «Giuda istituziona- lizzati» di oggi che, in vari modi, sfruttano e vendono le persone, fa- miliari compresi. Ma anche al «pic- colo Giuda» che è in ciascuno, pronto a tradire per interesse. PAGINE 9 E 10 Intervistato da Austen Ivereigh il Pontefice spiega come vive il tempo della pandemia Prendere le radici delle tradizioni per salire sui monti «Le persone rese povere dalla crisi sono i defraudati di oggi che si aggiungono a tanti spogliati di sempre... Quello che chiedo alla gente è di farsi carico... di questi defraudati». È racchiuso nei passi conclusivi dell’ultima risposta il signifi- cato più profondo dell’intervista rilascia- ta da Papa Francesco al giornalista e scrittore britannico Austen Ivereigh, pubblicata simultaneamente in «The Ta- blet» (Londra) e «Commonweal» (New York), con «ABC» che offre il testo ori- ginale in spagnolo e «La Civiltà Cattoli- ca» pubblica la traduzione che ha cura- to nella lingua italiana. Come sta viven- do il Pontefice la crisi causata dal co- vid-19? E come prepararsi al dopo? Francesco ha risposto a distanza, regi- strando degli audio, alle domande, ci- tando alla fine un verso di Virgilio, «quando Enea, sconfitto a Troia, aveva perduto tutto e gli restavano due vie d’uscita: o rimanere là a piangere e porre fine alla sua vita, o fare quello che aveva in cuore, andare oltre... È — ha spiegato Francesco — un verso ma- gnifico: Cessi, et sublato montem genitore petivi. “Mi rassegnai e sollevato il padre mi diressi sui monti”. È questo che tutti noi dobbiamo fare oggi: prendere le ra- dici delle nostre tradizioni e salire sui monti». PAGINA 9 Intervista a Giuseppe Conte L’Europa sia forte e solidale di fronte all’e m e rg e n z a In questo periodo di emergenza, la politica dia esempio di unità ai cit- tadini. È quanto afferma il presi- dente del Consiglio dei ministri italiano, Giuseppe Conte, in un’in- tervista rilasciata a «L’Osservatore Romano» e Vatican News. Dal- l’emergenza sanitaria all’impegno per sostenere l’economia nazionale, dalla delicata questione dell’accesso alle chiese al ruolo dell’Europa nell’affrontare questa crisi senza precedenti, il capo dell’esecutivo ri- sponde a tutto campo e auspica una nuova primavera per l’Italia una volta usciti dall’emergenza. «Avverto quotidianamente la sofferenza e il dolore di tante, trop- pe famiglie che hanno perso i pro- pri cari, che hanno perso il lavoro, che rischiano di perdere fiducia e speranza nel futuro» ha detto Con- te. «Come ha osservato il Santo Padre, chi ha l’autorità per compie- re queste difficili scelte si può sen- tire solo. Ma nel mio animo alber- ga anche l’orgoglio di guidare un Paese che si sta mostrando una co- munità unita, coesa, solidale». Il presidente del Consiglio ha poi ri- volto un appello all’Europa, che «deve essere all’altezza del suo ruo- lo per affrontare la sfida che ha di fronte in questa fase e per farlo è chiamata a compiere un deciso cambio di passo dal punto di vista politico e sociale» perché «questo è il momento di compiere passi ri- soluti». Abbiamo chiesto ai cittadi- ni di essere uniti — ha poi sottoli- neato — «è dovere della politica dare l’esempio. Dobbiamo impara- re molto da questo periodo». ALESSANDRO GISOTTI A PAGINA 3 L’Onu prevede effetti devastanti in molti settori Coronavirus, la tempesta perfetta sul mercato del lavoro NEW YORK, 8. Il mercato del lavoro in tutto il mondo sarà duramente colpito dall’emergenza coronavirus. Questa la previsione contenuta nel rapporto dell’Organizzazione inter- nazionale del lavoro (Oil) sulle con- seguenze della pandemia da covid- 19, in cui si parla addirittura di «per- dite devastanti in termini di ore di lavoro e occupazione». Il rapporto è stato diffuso ieri da diversi organi di informazione. L’agenzia delle Nazioni Unite con sede a Ginevra aveva già pubblicato un rapporto lo scorso 18 marzo, in cui prevedeva 25 milioni di disoccu- pati. Ma nell’ultima stima le infor- mazioni sugli effetti del coronavirus a livello settoriale e per gruppi di re- gioni sono ben peggiori. «Vi è un elevato rischio che i dati che verran- no rilevati a fine anno sulla disoccu- pazione a livello globale risultino si- gnificativamente superiori rispetto al- la proiezione iniziale che prevedeva un incremento di 25 milioni di disoc- cupati nel mondo» si legge nel do- cumento. Alcune previsioni dicono che la crisi ridurrà il numero di ore lavorate nel mondo del 6,7 per cento nel secondo trimestre del 2020, equi- valenti a 195 milioni di lavoratori a tempo pieno. Inoltre, secondo la nuova pubbli- cazione, in alcuni settori sono circa 1,25 miliardi i lavoratori ad alto ri- schio per l’incremento «drastico e devastante dei licenziamenti e delle riduzioni dei salari e dell’orario di lavoro» si legge nel rapporto. «Le scelte che facciamo oggi influenze- ranno direttamente il modo in cui questa crisi si svilupperà e la vita di miliardi di persone» ha detto il di- rettore generale dell’Oil, Guy Ryder. L’agenzia dell’Onu che si occupa di promuovere il lavoro dignitoso e produttivo in condizioni di libertà, uguaglianza, sicurezza e dignità umana per uomini e donne, prevede inoltre enormi perdite tra i diversi gruppi di Paesi, soprattutto quelli a reddito medio-alto (7,0 per cento o 100 milioni di lavoratori a tempo pieno), superando di gran lunga gli impatti della crisi finanziaria del 2008-2009. Stando al rapporto dell’Oil, i settori più a rischio sono quelli degli alloggi, della ristorazio- ne, delle manifatture e della vendita al dettaglio . Il possibile incremento della disoccupazione «dipenderà so- stanzialmente dagli sviluppi futuri e dalle misure adottate» dai singoli governi per fronteggiare l’emergenza. di ABRAHAM SKORKA N egli ultimi mesi, una semplice mutazione genetica in un virus ha causato una crisi globale. È stato necessario modificare i progetti quotidiani, le opzioni che la vita postmo- derna è solita offrire sono state drasticamente ri- dotte e molti sono rimasti scossi dal fatto di non avere più il controllo sulla propria vita. Oltre a coloro che soffrono gravemente a causa del covid- 19, sono in tanti a cadere attraverso le maglie di reti di sicurezza sociale inadeguate. Si moltiplica- no gli appelli alla solidarietà con chi soffre, ricor- dandoci di stare uniti nella nostra comune umani- tà di fronte a una minaccia che non fa distinzione tra popoli, nazioni o gruppi socio-economici. L’umanità è sfidata a mettere da parte l’avidità e l’egoismo a favore del più grande bene comune. Per ebrei e cristiani tale concetto è particolar- mente importante in questo periodo dell’anno. Sia Pesach sia Pasqua ci rimandano ai racconti biblici, nel libro dell’Esodo, sulla schiavitù degli antichi ebrei in Egitto e la loro redenzione da parte di Dio. Questi racconti mostrano il Creato- re come giudice sulle divinità pagane (Esodo 12, 12; Numeri 33, 4), sugli idoli sui quali si fondava il potere dispotico del faraone. Sembra che oggi l’idolo di pensare che siamo responsabili di tutto o che, se abbiamo un qualche problema, lo si può facilmente risolvere, stia crollando. La Bibbia prescrive al popolo d’Israele di fare una cena familiare rituale la sera in cui inizia Pe- sach. Il suo fine è di far rivivere alle successive generazioni i sentimenti degli antichi ebrei che si preparavano a intraprendere il cammino della li- bertà dall’oppressione. I genitori devono raccon- tare ai propri figli, seduti attorno al tavolo, la storia dell’Esodo, traendovene le implicazioni per il presente. Gli ebrei guardano anche avanti, al tempo futuro, quando il mondo stesso sarà tra- sformato secondo la volontà di Dio. Alla cena di Pesach (Seder) viene preparata una coppa specia- le per il profeta Elia, annunciatore del Messia e della vita trasformata dei tempi messianici. I saggi rabbinici intesero i quattro versetti bi- blici che prescrivono questo compito educativo (Esodo 12, 26; 13, 8; 13, 14; Deuteronomio 6, 20) co- me riferiti a quattro tipi di persone: i saggi, gli indegni, i semplici e coloro che non sanno come porre domande. Essi conclusero che gli insegna- menti relativi all’Esodo dovevano essere adattati a ognuna di queste categorie. Tutte le diverse CONTINUA A PAGINA 8 Dall’Africa all’Europa Un Giovedì santo in tempo di quarantena PAGINE 7 E 8 Liturgie del Triduo e Via crucis La Pasqua essenziale di Francesco PAGINA 9 ALLINTERNO NOSTRE INFORMAZIONI Il Santo Padre, nel corso di una recente Udienza conces- sa a Sua Eminenza il Cardi- nale Luis Francisco Ladaria Ferrer, Prefetto della Congre- gazione per la Dottrina della Fede, ha deciso di istituire una nuova Commissione di studio sul diaconato femmi- nile, chiamando a farne parte i seguenti: Presidente: L’Eminentissimo Cardinale Giuseppe Petrocchi, Arcive- scovo de L’Aquila. Segretario: Reverendo Denis Dupont- Fauville, Officiale della Con- gregazione per la Dottrina della Fede. Membri: Professoressa Catherine Brown Tkacz, Lviv (Ucrai- na); Professor Dominic Cerrato, Steubenville (Stati Uniti d’America); Professor Don Santiago del Cura Elena, Burgos (Spagna); Professoressa Caroline Fa- rey, Shrewsbury (Gran Breta- gna); Professoressa Barbara Hal- lensleben, Friburgo (Svizze- ra); Professor Don Manfred Hauke, Lugano (Svizzera); Professor James Keating, Omaha (Stati Uniti d’Ameri- ca); Professor Monsignore An- gelo Lameri, Crema (Italia); Professoressa Rosalba Ma- nes, Viterbo (Italia); Professoressa Anne-Marie Pelletier, Parigi (Francia). Il Papa si avvia verso l’altare sul sagrato della basilica di San Pietro per la preghiera di venerdì 27 marzo

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Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00

L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO

Unicuique suum

POLITICO RELIGIOSO

Non praevalebunt

Anno CLX n. 81 (48.405) Città del Vaticano giovedì 9 aprile 2020

.

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Celebrare Pesach e Pasqua durante una pandemia

Ebrei e cristiani uniti nella speranza

Alla vigilia del Triduo pasquale il Papa propone una grande liturgia domestica e prega per la conversione dei tanti Giuda di oggi

Con il crocifissoe il Vangelo

Papa Francesco presiede i riti delTriduo pasquale con stile sobrio edessenziale in questo tempo di pande-mia. Il Giovedì santo non celebra lamessa del Crisma: alle 18 presiede lacelebrazione dell’Eucaristia in CoenaDomini all’altare della Cattedra dellabasilica di San Pietro. Non è previ-

sto il rito della lavanda dei piedi néla reposizione del Santissimo, con laquale si conclude tradizionalmente ilrito.

Ma per la Settimana santa il ve-scovo di Roma ha suggerito — nellacatechesi dell’udienza generale dimercoledì 8 aprile — una «grande li-

turgia domestica, perché in questigiorni non possiamo andare in chie-sa»: guardare il Crocifisso e leggereil Vangelo.

«In queste settimane di apprensio-ne per la pandemia che sta facendosoffrire tanto il mondo — ha affer-mato il Pontefice parlando nella Bi-

blioteca del Palazzo apostolico — trale tante domande che ci facciamo,possono essercene anche su Dio: checosa fa davanti al nostro dolore?D ov’è quando va tutto storto? Per-ché non ci risolve in fretta i proble-mi?». Sono «domande che noi fac-ciamo su Dio», il quale «si è rivelatocompletamente sulla croce». Ed èproprio sulla croce, «cattedra diDio», che «impariamo i tratti delvolto di Dio».

«Tu potresti obiettare: “Che me nefaccio di un Dio così debole, chemuore? Preferirei un dio forte, unDio potente”» ha proseguito il Papa.«Ma — ha aggiunto — il potere diquesto mondo passa, mentre l’a m o reresta. Solo l’amore custodisce la vitache abbiamo, perché abbraccia lenostre fragilità e le trasforma».

«Gesù ha cambiato la storia fa-cendosi vicino a noi — ha spiegatoFrancesco — e l’ha resa, per quantoancora segnata dal male, storia disalvezza. Offrendo la sua vita sullacroce, Gesù ha vinto anche la morte.Dal cuore aperto del Crocifisso,l’amore di Dio raggiunge ognuno dinoi. Noi possiamo cambiare le no-stre storie avvicinandoci a Lui, acco-gliendo la salvezza che ci offre». Daqui l’invito ad aprirgli «tutto il cuo-re nella preghiera: lasciamo che ilsuo sguardo si posi su di noi e capi-remo che non siamo soli, ma amati,perché il Signore non ci abbandonae non si dimentica di noi, mai».

In precedenza, nella messa cele-brata alle 7 del mattino nella cappel-la di Casa Santa Marta, il Papa ave-va pregato «per la gente che, in que-sto tempo di pandemia, fa commer-cio con i bisognosi; approfittano del-la necessità degli altri e li vendono: imafiosi, gli usurai e tanti. Che il Si-gnore tocchi il loro cuore e li con-verta». Invitando poi, nell’omelia, aguardare ai tanti «Giuda istituziona-lizzati» di oggi che, in vari modi,sfruttano e vendono le persone, fa-miliari compresi. Ma anche al «pic-colo Giuda» che è in ciascuno,pronto a tradire per interesse.

PAGINE 9 E 10

Intervistato da Austen Ivereigh il Pontefice spiega come vive il tempo della pandemia

Prendere le radici delle tradizioniper salire sui monti

«Le persone rese povere dalla crisi sonoi defraudati di oggi che si aggiungono atanti spogliati di sempre... Quello chechiedo alla gente è di farsi carico... diquesti defraudati». È racchiuso nei passiconclusivi dell’ultima risposta il signifi-cato più profondo dell’intervista rilascia-ta da Papa Francesco al giornalista escrittore britannico Austen Ivereigh,pubblicata simultaneamente in «The Ta-blet» (Londra) e «Commonweal» (NewYork), con «ABC» che offre il testo ori-ginale in spagnolo e «La Civiltà Cattoli-ca» pubblica la traduzione che ha cura-to nella lingua italiana. Come sta viven-do il Pontefice la crisi causata dal co-vid-19? E come prepararsi al dopo?Francesco ha risposto a distanza, regi-strando degli audio, alle domande, ci-tando alla fine un verso di Virgilio,«quando Enea, sconfitto a Troia, avevaperduto tutto e gli restavano due vied’uscita: o rimanere là a piangere eporre fine alla sua vita, o fare quelloche aveva in cuore, andare oltre... È —ha spiegato Francesco — un verso ma-gnifico: Cessi, et sublato montem genitorepetivi. “Mi rassegnai e sollevato il padremi diressi sui monti”. È questo che tuttinoi dobbiamo fare oggi: prendere le ra-dici delle nostre tradizioni e salire suimonti».

PAGINA 9

Intervista a Giuseppe Conte

L’Europa sia forte e solidaledi fronte all’e m e rg e n z a

In questo periodo di emergenza, lapolitica dia esempio di unità ai cit-tadini. È quanto afferma il presi-dente del Consiglio dei ministriitaliano, Giuseppe Conte, in un’in-tervista rilasciata a «L’O sservatoreRomano» e Vatican News. Dal-l’emergenza sanitaria all’imp egnoper sostenere l’economia nazionale,dalla delicata questione dell’accessoalle chiese al ruolo dell’E u ro p anell’affrontare questa crisi senzaprecedenti, il capo dell’esecutivo ri-sponde a tutto campo e auspicauna nuova primavera per l’Italiauna volta usciti dall’e m e rg e n z a .

«Avverto quotidianamente lasofferenza e il dolore di tante, trop-pe famiglie che hanno perso i pro-pri cari, che hanno perso il lavoro,che rischiano di perdere fiducia esperanza nel futuro» ha detto Con-te. «Come ha osservato il SantoPadre, chi ha l’autorità per compie-re queste difficili scelte si può sen-tire solo. Ma nel mio animo alber-ga anche l’orgoglio di guidare unPaese che si sta mostrando una co-munità unita, coesa, solidale». Il

presidente del Consiglio ha poi ri-volto un appello all’Europa, che«deve essere all’altezza del suo ruo-lo per affrontare la sfida che ha difronte in questa fase e per farlo èchiamata a compiere un decisocambio di passo dal punto di vistapolitico e sociale» perché «questoè il momento di compiere passi ri-soluti». Abbiamo chiesto ai cittadi-ni di essere uniti — ha poi sottoli-neato — «è dovere della politicadare l’esempio. Dobbiamo impara-re molto da questo periodo».

ALESSANDRO GISOTTI A PA G I N A 3

L’Onu prevede effetti devastanti in molti settori

Coronavirus, la tempesta perfetta sul mercato del lavoroNEW YORK, 8. Il mercato del lavoroin tutto il mondo sarà duramentecolpito dall’emergenza coronavirus.Questa la previsione contenuta nelrapporto dell’Organizzazione inter-nazionale del lavoro (Oil) sulle con-seguenze della pandemia da covid-19, in cui si parla addirittura di «per-dite devastanti in termini di ore dilavoro e occupazione». Il rapporto èstato diffuso ieri da diversi organi diinformazione.

L’agenzia delle Nazioni Unite consede a Ginevra aveva già pubblicatoun rapporto lo scorso 18 marzo, incui prevedeva 25 milioni di disoccu-pati. Ma nell’ultima stima le infor-mazioni sugli effetti del coronavirus

a livello settoriale e per gruppi di re-gioni sono ben peggiori. «Vi è unelevato rischio che i dati che verran-no rilevati a fine anno sulla disoccu-pazione a livello globale risultino si-gnificativamente superiori rispetto al-la proiezione iniziale che prevedevaun incremento di 25 milioni di disoc-cupati nel mondo» si legge nel do-cumento. Alcune previsioni diconoche la crisi ridurrà il numero di orelavorate nel mondo del 6,7 per cento

nel secondo trimestre del 2020, equi-valenti a 195 milioni di lavoratori atempo pieno.

Inoltre, secondo la nuova pubbli-cazione, in alcuni settori sono circa1,25 miliardi i lavoratori ad alto ri-schio per l’incremento «drastico edevastante dei licenziamenti e delleriduzioni dei salari e dell’orario dilavoro» si legge nel rapporto. «Lescelte che facciamo oggi influenze-ranno direttamente il modo in cui

questa crisi si svilupperà e la vita dimiliardi di persone» ha detto il di-rettore generale dell’Oil, Guy Ryder.L’agenzia dell’Onu che si occupa dipromuovere il lavoro dignitoso eproduttivo in condizioni di libertà,uguaglianza, sicurezza e dignitàumana per uomini e donne, prevedeinoltre enormi perdite tra i diversigruppi di Paesi, soprattutto quelli areddito medio-alto (7,0 per cento o100 milioni di lavoratori a tempo

pieno), superando di gran lunga gliimpatti della crisi finanziaria del2008-2009. Stando al rapportodell’Oil, i settori più a rischio sonoquelli degli alloggi, della ristorazio-ne, delle manifatture e della venditaal dettaglio . Il possibile incrementodella disoccupazione «dipenderà so-stanzialmente dagli sviluppi futuri edalle misure adottate» dai singoligoverni per fronteggiare l’e m e rg e n z a .

di ABRAHAM SKO R KA

Negli ultimi mesi, una semplice mutazionegenetica in un virus ha causato una crisiglobale. È stato necessario modificare i

progetti quotidiani, le opzioni che la vita postmo-derna è solita offrire sono state drasticamente ri-dotte e molti sono rimasti scossi dal fatto di nonavere più il controllo sulla propria vita. Oltre acoloro che soffrono gravemente a causa del covid-19, sono in tanti a cadere attraverso le maglie direti di sicurezza sociale inadeguate. Si moltiplica-no gli appelli alla solidarietà con chi soffre, ricor-dandoci di stare uniti nella nostra comune umani-tà di fronte a una minaccia che non fa distinzionetra popoli, nazioni o gruppi socio-economici.L’umanità è sfidata a mettere da parte l’avidità el’egoismo a favore del più grande bene comune.

Per ebrei e cristiani tale concetto è particolar-mente importante in questo periodo dell’anno.Sia Pesach sia Pasqua ci rimandano ai raccontibiblici, nel libro dell’Esodo, sulla schiavitù degliantichi ebrei in Egitto e la loro redenzione daparte di Dio. Questi racconti mostrano il Creato-re come giudice sulle divinità pagane (Esodo 12,12; Numeri 33, 4), sugli idoli sui quali si fondavail potere dispotico del faraone. Sembra che oggil’idolo di pensare che siamo responsabili di tuttoo che, se abbiamo un qualche problema, lo sipuò facilmente risolvere, stia crollando.

La Bibbia prescrive al popolo d’Israele di fareuna cena familiare rituale la sera in cui inizia Pe-sach. Il suo fine è di far rivivere alle successivegenerazioni i sentimenti degli antichi ebrei che sipreparavano a intraprendere il cammino della li-bertà dall’oppressione. I genitori devono raccon-

tare ai propri figli, seduti attorno al tavolo, lastoria dell’Esodo, traendovene le implicazioni peril presente. Gli ebrei guardano anche avanti, altempo futuro, quando il mondo stesso sarà tra-sformato secondo la volontà di Dio. Alla cena diPesach (Seder) viene preparata una coppa specia-le per il profeta Elia, annunciatore del Messia edella vita trasformata dei tempi messianici.

I saggi rabbinici intesero i quattro versetti bi-blici che prescrivono questo compito educativo(Esodo 12, 26; 13, 8; 13, 14; D e u t e ro n o m i o 6, 20) co-me riferiti a quattro tipi di persone: i saggi, gliindegni, i semplici e coloro che non sanno comeporre domande. Essi conclusero che gli insegna-menti relativi all’Esodo dovevano essere adattatia ognuna di queste categorie. Tutte le diverse

CO N T I N UA A PA G I N A 8

Dall’Africa all’E u ro p a

Un Giovedì santoin tempo di quarantena

PAGINE 7 E 8

Liturgie del Triduo e Via crucis

La Pasqua essenzialedi Francesco

PAGINA 9

ALL’INTERNO

NOSTREINFORMAZIONI

Il Santo Padre, nel corso diuna recente Udienza conces-sa a Sua Eminenza il Cardi-nale Luis Francisco LadariaFerrer, Prefetto della Congre-gazione per la Dottrina dellaFede, ha deciso di istituireuna nuova Commissione distudio sul diaconato femmi-nile, chiamando a farne partei seguenti:

P re s i d e n t e :L’Eminentissimo Cardinale

Giuseppe Petrocchi, Arcive-scovo de L’Aquila.

S e g re t a r i o :Reverendo Denis Dupont-

Fauville, Officiale della Con-gregazione per la Dottrinadella Fede.

Membri:Professoressa Catherine

Brown Tkacz, Lviv (Ucrai-na);

Professor Dominic Cerrato,Steubenville (Stati Unitid’America);

Professor Don Santiagodel Cura Elena, Burgos(Spagna);

Professoressa Caroline Fa-rey, Shrewsbury (Gran Breta-gna);

Professoressa Barbara Hal-lensleben, Friburgo (Svizze-ra);

Professor Don ManfredHauke, Lugano (Svizzera);

Professor James Keating,Omaha (Stati Uniti d’Ameri-ca);

Professor Monsignore An-gelo Lameri, Crema (Italia);

Professoressa Rosalba Ma-nes, Viterbo (Italia);

Professoressa Anne-MariePelletier, Parigi (Francia).

Il Papa si avvia verso l’altare sul sagrato della basilica di San Pietroper la preghiera di venerdì 27 marzo

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 2 giovedì 9 aprile 2020

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La situazione in America latina

Rischio escalation

WASHINGTON, 8. Nuovo record gior-naliero, sia a livello nazionale cheglobale negli Stati Uniti. Nelle ulti-me 24 ore si sono registrati 1942 de-cessi legati al covid-19, la malattiacausata dal nuovo coronavirus, por-tando il numero totale di decessi nelpaese vicino alla soglia dei tredicimi-la, 12.813 per l’esattezza. La cifraproviene dal sito web della JohnsHopkins University, che fornisce sta-tistiche sull’andamento della pande-mia in tempo reale.

Da quasi una settimana nel paesesi registrano ogni giorno più di millevittime. Da ieri un nuovo consistentebalzo vicino quota duemila. Sebbeneal momento il numero complessivodelle vittime sia inferiore a quello diItalia e Spagna, prendendo in consi-derazione le curve di morte previsteper ciascun paese, si stima che nelgiro di pochi giorni gli Usa acquisi-ranno anche questo triste primatomondiale, dopo quello dei contagi,che intanto ieri sera è arrivato vicinoalla soglia dei 400.000.

Nuovo record nazionale per loStato di New York, epicentro statu-nitense dell’epidemia, che ha regi-strato 731 morti in 24 ore, per un to-tale di 5489 decessi legati al corona-virus. A Manhattan la cattedrale diSan Giovanni il Divino è stata tra-sformata in un ospedale da campo,con tende mediche lungo la navata ela cripta. «Nei secoli precedenti, lecattedrali erano ancora utilizzate inquesto modo, come durante la pe-ste», ha dichiarato il decano dellacattedrale, mons. Clifton Daniel.

L’emergenza sta mettendo a duraprova le strutture sanitarie statuni-tensi. Gli ospedali del New Jersey,così come quelli del Michigan (De-troit) e della Louisiana (New Or-leans), sono in condizioni di realedifficoltà nella capacità di accoglien-za dei malati. Oltre 700 dipendentidi un ospedale di Detroit sono risul-tati positivi. Si tratta dell’HenryFord Health System, uno dei princi-pali della città del Michigan.

Detroit ha registrato oltre cinque-mila casi negli ultimi giorni, con unaumento esponenziale dei contagi,mentre in tutto lo stato del Michi-gan è stata superata quota 17 mila.Al momento le vittime sono 617.

Una situazione decisamente allar-mante visto che nella città un terzodella popolazione vive in condizionidi povertà.

Molti residenti non hanno accessoall’acqua corrente perché non posso-no permettersi di pagare le bollette.Pertanto non saranno in grado di ri-spettare le istruzioni igieniche di ba-se, come lavarsi le mani. Una situa-zione che colpisce soprattutto gliafro-americani. Il sindaco della città,Mike Duggan, ha dichiarato che«gli afro-americani stanno morendoa un ritmo molto più alto rispetto aibianchi. Ciò che fa il coronavirus èanche quello di esacerbare le disu-guaglianze sociali nella salute».

In primo luogo perché hannomaggiori probabilità di avere unaqualsiasi delle malattie che causanocomplicazioni potenzialmente letalida covid-19: diabete, ipertensione,malattie cardiovascolari.

Ma anche perché le disuguaglian-ze socio-economiche, storicamente,peggiorano l’impatto dell’epidemiasulle comunità più deboli, in quantopiù esposte alla contaminazione.Partendo da un minore accesso allecure, allo screening e alla prevenzio-ne in ambito sanitario, alla maggiorefacilità della perdita di posti dil a v o ro .Personale sanitario in azione a New York (Ansa)

BRASÍLIA, 8. In America latina piùdi 1.500 persone hanno perso la vi-ta per il coronavirus, e con quasi50.000 contagi complessivi quasitutti i leader dei vari paesi hannodeciso di introdurre misure più re-strittive di distanziamento sociale,e, soprattutto, di allungare i tempianche dopo la Settimana santa.

La Colombia, ad esempio, haprolungato la quarantena fino al

27 aprile, limite esteso fino al 30maggio per gli ultrasettantenni, ele scuole e le università resterannochiuse fino al 30 maggio. Nelpaese ad oggi si contano 1.780 casidi contagio e 50 morti. Il presi-dente Duque ieri ha rivolto unappello ai cittadini a denunciareatti di violenza all’interno dellemura domestiche, che risultereb-bero in forte crescita. Nel paesec’è anche forte preoccupazione peri possibili effetti drammatici delcoronavirus sulle popolazioniindigene. Queste infatti hannoscarso accesso all’acqua potabile, acibo e prodotti di sicurezza sanita-ria.

Alcuni paesi come il Messico e ilBrasile sono tuttora più concentratisulla crisi economica derivante daquella sanitaria portata dalla pan-demia da coronavirus.

Questo atteggiamento nonostan-te nella regione il Brasile detengasia il primato dei contagi che quel-lo delle vittime. Secondo il ministe-ro della Sanità, il numero di casiconfermati è salito a 13.717, con ol-tre 1.600 nuovi contagiati nell’ulti-mo giorno, mentre i decessi regi-strati sono ora 667, 114 nelle ultime24 ore con un tasso di mortalitàdel 4,9 per cento.

Lo Stato di San Paolo, il più po-poloso del paese, resta la regionecon il maggior numero di casi(5.682) e decessi (371). Proprio nel-la capitale dello Stato, i provvedi-menti di isolamento sociale stannomostrando però segni di indeboli-mento. Nonostante il sindaco Bru-no Covas e il governatore JoaoDoria abbiano esteso fino al prossi-mo 22 aprile le misure si è registra-to un incremento della movimenta-zione delle persone.

Dopo il Brasile è il Cile il paesepiù colpito dal coronavirus inAmerica latina. Il numero dei con-tagi ha superato quota cinquemila,con oltre trecento nuovi casi nelleultime 24 ore. Durante la conferen-za stampa di ieri il ministro dellaSalute, Jaime Manalich, ha riferitoche rispetto a ieri altre 6 personesono morte, portando a 43 il nume-ro dei decessi legati al covid-19.Nel paese sono molti anche i gua-riti complessivi, circa 900.

Nuovofocolaio in Cina

Provincia del Nordin allerta

PE C H I N O, 8. I timori sulla secondaondata di contagi da covid-19 in Ci-na si concentrano sulla provincia delnord di Heilongjiang, dopo il piccogiornaliero di 25 casi importati congli arrivi di viaggiatori dalla Russia.Suifenhe, città con più di 60.000abitanti sul confine russo e portad’accesso per Vladivostok, ha varatooggi un lockdown come quello ap-pena rimosso a Wuhan, nell’Hub ei.I residenti, ha riportato la tv stataleCctv, sono obbligati a stare nei com-pound residenziali e solo una perso-na per famiglia potrà ogni tre giorniuscire per comprare i beni di primanecessità.

La Commissione sanitaria del-l’Heilongjiang ha reso noto oggil’individuazione di 25 nuovi casi dicontagio importato di covid-19, tracui due pazienti in gravi condizioni,portando il totale a quota 87. Il datoodierno, che è quasi la metà dei 59casi nazionali, è composto da citta-dini cinesi rientrati in patria a Suife-nhe via autobus dopo un volo daMosca a Vladivostok. Tutti sono sta-ti ricoverati in ospedale, secondo il«China Daily», mentre i passeggeridello stesso volo sono stati messi inquarantena. La Commissione ha det-to inoltre che nessun residente è en-trato in contatto ravvicinato con icontagiati.

Intanto, la Corea del Sud ha vara-to un pacchetto di stimoli economicida 46 miliardi di dollari per rilancia-re l’economia dopo l’e m e rg e n z a .

L’impegno dell’Unhcr per fronteggiare la pandemia

Si teme per i rifugiati nel Grande Corno d’Africa

Controlli anticoronavirus in Sud Africa (Epa)

Lockdown in IsraeleRiapre il parlamento iraniano

Pechino invia aiutie materiale medico a Cuba

GINEVRA, 8. L’Agenzia delle Nazio-ni Unite per i Rifugiati (Unhcr),sta intensificando gli sforzi volti arafforzare la capacità di prevenire,curare e contenere la potenziale dif-fusione del covid-19 tra le comunitàdi rifugiati presenti nel GrandeCorno d’Africa. L’omonima regionedell’Africa Orientale e dei GrandiLaghi accoglie il maggior numerodi rifugiati al mondo. A causa dellecondizioni di affollamento in cuivivono, delle scarse condizioni igie-nico-sanitarie e della crescente insi-curezza alimentare, i profughi sonoparticolarmente vulnerabili al virus,sia nei campi di accoglienza sia nel-le aree urbane. Lo sottolinea un co-municato dell’agenzia Onu.

In seguito alla constatazione deiprimi casi di covid-19 registrati lascorsa settimana in Sud Sudan e inEritrea, tutti i Paesi della regioneora stanno predisponendo misuredi contenimento. Sebbene, a oggi,nella regione non siano stati confer-mati casi fra i rifugiati, i richiedentiasilo e gli sfollati interni, è urgentepredisporre piani di risposta nazio-nali adeguati e tempestivi, ha riba-dito l’Unhcr. A tal proposito, alcu-ni Paesi della regione hanno giàadottato politiche esemplari checonsentono ai rifugiati di accedereai servizi sanitari nazionali. Tutta-via, numerosi rifugiati vivono inaree remote a diverse miglia dallestrutture sanitarie statali più vicine.Altri vivono all’interno di abitazionipiccole e sovraffollate in aree urba-

ne densamente popolate in cui èdifficile osservare le linee guida re-lative al distanziamento fisico e so-ciale. Nell’ambito del Piano di ri-sposta umanitaria globale delle Na-zioni Unite contro la crisi, l’Unhcrha lanciato un appello di emergen-

za per la raccolta di 255 milioni didollari da destinare alla realizzazio-ne di interventi e preparativi salva-vita in risposta alla pandemia dacovid-19, dei quali una cifra inizialedi 15 milioni serve a far fronte alleesigenze specifiche dei Paesi

dell’Africa orientale e del Cornod’Africa.

Il Malawi, intanto, ha conferma-to il primo decesso causato da co-vid-19. Lo ha annunciato il ministe-ro della Salute. Confermati inoltretre nuovi casi di coronavirus, cheportano a otto il numero di perso-ne positive nel Paese.

L’Egitto invece stringe le misureper arginare la diffusione del coro-navirus. Le moschee rimarrannochiuse anche durante il mese sacroislamico del Ramadan, che que-st’anno comincia attorno al 23 apri-le. Lo rende noto il ministero delCulto. Dal 21 marzo la preghieracollettiva nelle moschee è vietata.

In Marocco il re Mohammed VIha licenziato ieri il portavoce delgoverno, Hassan Abyaba, desti-tuendolo di tutti gli incarichi, peraver accusato i corrispondenti dellastampa straniera di diffondere«troppe notizie false su covid-19» edi fornire dati imprecisi sul corona-virus nel paese. Nelle ultime venti-quattro ore sono stati confermati 64nuovi casi di infezione, portando a1184 il numero totale dei contagi.

In Sud Africa, il Paese più colpi-to nel continente, il presidenteCyril Ramaphosa ha sospeso perdue mesi il ministro delle Comuni-cazioni Stella Ndabeni-Abrahamsper aver violato le misure restrittivedi contenimento. La ministra dovràanche scusarsi pubblicamente. NelPaese sono stati registrati finora1749 casi confermati e 19 decessi.

L’AVA N A , 8. Duemila mascherinefacciali, diecimila mascherine chi-rurgiche, 2 milioni di tute monou-so e 500 termometri a infrarossi.Tutto materiale medico-sanitarioche la Cina ha deciso di donare aCuba per fronteggiare l’e m e rg e n z ae combattere il coronavirus. Laconferma della prima tranche de-gli aiuti cinesi già arrivati è statadata su twitter dal ministro degliesteri cubano, Bruno RodríguezPa r r i l l a .

Sono stati scaricati inoltre 2.000occhiali protettivi, 2.000 paia di

guanti chirurgici e altrettante paiadi scarpe isolanti. Anche la societàcinese Yutong, che di solito vendeautobus per l’isola, ha inviato for-niture mediche. L’ambasciata cine-se all’Avana ha donato 200.000dollari al sistema sanitario cubano.Da Pechino fanno sapere che altreforniture arriveranno sull’isola neiprossimi giorni, se non ci sarannodifficoltà logistiche.

Il ministero della Sanità parladi 46 nuovi positivi, per un totaledi 396 contagi. Le vittime sono 11ed è stata istituita la quarantena.

TEL AV I V, 8. Il governo israelianoha approvato le misure di lockdowndel paese annunciate ieri dal pre-mier, Benyamin Netanyahu. Secon-do le disposizioni, tutti gli israelianinon potranno lasciare le città in cuirisiedono fino alle 6 di venerdì mat-tina. Nel paese il numero dei casipositivi di coronavirus è salito oggia 9.404, circa 400 più di ieri. Lo hareso noto il ministero della Sanità,secondo cui un incremento moltopiù rilevante si è avuto nei decessi,che in un giorno sono passati da 59a 71.

In Iran, invece, il nuovo parla-mento ha tenuto la sua prima sedu-ta a porte aperte dopo le elezionilegislative dello scorso febbraio. Inaula erano presenti più di due terzidei 290 membri del Majlis di Tehe-ran, ma mancava il presidentedell’Assemblea, Ali Larijani, in qua-rantena dopo essere risultato positi-vo al covid-19. In Iran si registranoa oggi 62.589 casi e 3.872 vittime.Stando ai dati ufficiali, negli ultimigiorni i contagi nel paese sono ral-lentati. I timori di un nuovo peg-gioramento della situazione restano

tuttavia forti, anche in considerazio-ne della riapertura progressiva — apartire da sabato prossimo — di atti-vità economiche ritenute «a bassorischio».

Timori anche in Arabia Sauditaper una possibile impennata deicontagi. Nello scenario peggiore dialcuni studi sulla diffusione del vi-rus nel regno, hanno indicato fontidel ministero della Salute, si potreb-bero infatti registrare fino a 200.000casi. Proprio per questo nella capi-tale, Riad, e in altre città è stato im-posto il coprifuoco 24 ore su 24.

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L’OSSERVATORE ROMANOgiovedì 9 aprile 2020 pagina 3

Intervista del Presidente del Consiglio italiano con i media vaticani

Conte: l’Europa sia forte e solidaledi fronte all’e m e rg e n z a

Sospese le trattative

Nessuna intesaall’Eurogrupp o

Il picco nel continente probabilmente nella terza settimana di aprile

Superati i diecimila morti in FranciaContagi in aumento anche in Svezia

di ALESSANDRO GISOTTI

In questo periodo di emergenza,la politica dia esempio di unitàai cittadini. È quanto afferma il

presidente del Consiglio dei ministriitaliano, Giuseppe Conte, in un’in-tervista rilasciata a «L’O sservatoreRomano» e Vatican News. Dal-l’emergenza sanitaria all’imp egnoper sostenere l’economia nazionale,dalla delicata questione dell’accessoalle chiese al ruolo dell’E u ro p anell’affrontare questa crisi senza pre-cedenti, il capo dell’esecutivo ri-sponde a tutto campo e auspica unanuova primavera per l’Italia una vol-ta usciti dall’e m e rg e n z a :

Al l ’inizio di una Messa del mattino aCasa Santa Marta, il Papa — che leiha incontrato anche recentemente — hapregato per i governanti chiamati aprendere misure difficili in un momentoestremamente delicato. Lei come vive,anche dal punto di vista personale,questa situazione di difficoltà?

Il messaggio del Papa mi ha tra-smesso forza. Avverto quotidiana-mente la sofferenza e il dolore ditante, troppe famiglie che hannoperso i propri cari, che hanno persoil lavoro, che rischiano di perdere fi-ducia e speranza nel futuro. E av-verto, insieme, tutta la responsabilitàdi decisioni difficili ma necessarie.Penso, ad esempio, a quelle chehanno portato a limitazioni di alcu-ne libertà fondamentali dei cittadini.Come ha osservato il Santo Padre,chi ha l’autorità per compiere questedifficili scelte si può sentire solo.Ma nel mio animo alberga anchel’orgoglio di guidare un Paese che sista mostrando una comunità unita,coesa, solidale. Gli italiani stannodando grande prova di coraggio,compostezza, resilienza. Il mondo ciguarda e ci ammira.

L’Italia non era preparata, il mondo —possiamo dire — non era preparato aun’emergenza del genere. Tuttavia, peralcuni, il governo non è stato sufficien-temente tempestivo e ha preso alcunedecisioni contraddittorie, specie nellafase iniziale dell’emergenza. Come ri-sponde a queste critiche?

Abbiamo agito da subito con sen-so di responsabilità, mettendo alprimo posto la salute dei cittadini,che la Costituzione, all’articolo 32,qualifica come diritto fondamentale.Abbiamo preso decisioni difficili, se-guendo criteri di proporzionalità eadeguatezza sulla base delle indica-zioni del comitato tecnico-scientifi-co. Lo abbiamo fatto fronteggiandoun virus di cui si conosceva pochis-simo. Persino la comunità scientificaè rimasta spiazzata. Ogni decisioneè stata presa in scienza e coscienza.Ma verrà il momento, è inevitabile,in cui saremo chiamati a risponderedelle nostre scelte. Non mi sottrarrò,cercando alibi o scorciatoie. Ma oraè il tempo di agire insieme ed è ne-cessaria la collaborazione di tutti,sindaci e presidenti di Regione in-clusi.

Accanto alla terribile emergenza sanita-ria, si profila una emergenza economicaper tutto il Paese, in un quadro di cri-si globale. Anche Papa Francesco haavvertito che già si vede gente che hafame. È necessario, secondo lei, unnuovo modello economico per affrontareil dopo coronavirus?

Intanto serviva una primissima eimmediata risposta a chi ha fame el’abbiamo data, con un trasferimen-to di 400 milioni ai Comuni per po-ter distribuire buoni pasto alle fami-glie più bisognose. Con il Cura Ita-lia abbiamo stanziato 25 miliardi dieuro per interventi in favore dellefamiglie, dei lavoratori, delle impre-se; all’interno di questo intervento,ben 11 miliardi sono dedicati ai tanticittadini la cui vita professionale èsospesa: la cassa integrazione per ilavoratori, il bonus per gli autono-mi. Con l’ultimo decreto siamo in-tervenuti con un ampio schema digaranzie pubbliche per liberare subi-to 400 miliardi di liquidità a benefi-cio delle nostre imprese, piccole egrandi. Nel complesso sono inter-venti davvero poderosi. Prima chequesta emergenza stravolgesse le vitedi tutti noi, il Governo era al lavoroper la definizione di un’agenda am-biziosa, orientata ad armonizzaresviluppo economico, sostenibilitàambientale ed equità sociale. Sonoobiettivi che ho anticipato e condivi-so in diversi vertici internazionali,non ultimo, a settembre scorso,all’Assemblea generale Onu, che ha

dedicato al tema della sostenibilitàun ampio spazio di discussione. IlSanto Padre aprì questo ragiona-mento già 5 anni fa, con l’enciclicaLaudato si’, ponendo al centro dellariflessione il tema di una nuova“ecologia integrale”, con cui diedeforza alle diffuse istanze in favore dimodelli economici orientati alla in-clusione e alla giustizia sociale.

In più occasioni, il Papa ha espressola sua preoccupazione per la condizionenelle carceri in questo periodo segnatodalla pandemia. Cosa pensa sia possi-bile fare per affrontare questa situazio-ne?

Il governo di certo non si giradall’altra parte rispetto alla condi-zione delle carceri e alla tutela dellasalute dei detenuti e di tutti coloroche in esse lavorano. Anche negliistituti penitenziari abbiamo adotta-to, per quanto possibile, il principiodi massima precauzione facendoquanto possibile per ridurre al mini-mo il rischio. Dall’inizio dell’emer-genza ad oggi oltre 4 mila detenutihanno trovato una collocazione fuo-ri dagli istituti o perché in condizio-ni di salute a rischio, o perché si èpotuto ricorrere alla detenzione do-miciliare. Siamo intervenuti inoltreper dotare le strutture dei dispositividi protezione necessari, abbiamo in-stallato 151 tensostrutture per il tria-ge in ingresso, predisposto spazi perl’isolamento e distribuito oltre 275mila mascherine. Per alleviare il di-sagio emotivo di chi si è visto co-stretto a rinunciare alle visite deipropri cari, abbiamo aumentato ilnumero dei colloqui facendo ricorsoa strumenti tecnologici, che permet-tono di videocollegarsi anche se lon-tani. Ringrazio le donne e gli uomi-ni che in questi giorni dalle carceriinizieranno a produrre 400 mila ma-scherine al giorno, il loro contributoè importante. E rivolgo un sentitoringraziamento anche agli agentidella Polizia penitenziaria.

Dal Papa si è levato più volte in que-sto periodo un appello alla solidarietà.Si può dire che c’è in gioco il futuro,

l’identità stessa dell’Unione europeaproprio sul fronte della solidarietà? Eche ruolo può avere l’Europa a livellointernazionale nell’era del post corona-virus?

L’Unione europea deve essereall’altezza del suo ruolo per affron-tare la sfida che ha di fronte in que-sta fase e per farlo è chiamata acompiere un deciso cambio di passodal punto di vista politico e sociale.Per chi ha veramente a cuorel’Unione europea, per chi crede inun’Europa unita, forte e solidale,all’altezza della sua storia e della suaciviltà, questo è il momento di com-piere passi risoluti, sostenendo epromuovendo tutti i mezzi per la ri-costruzione e la rinascita. Se voglia-mo preservare la nostra casa comu-ne, è il momento di ragionare comeuna squadra. Solo così potremocompetere, virtuosamente, con glialtri attori globali nell’immane sfidasociale ed economica che seguirà lacrisi sanitaria.

Come si può, al di là delle legittimedifferenze tra maggioranza e opposizio-ne nei singoli Paesi, o fra Paese e Pae-se in ambito sovranazionale, ritrovareil senso di condivisione e solidarietà alservizio del bene comune?

Tra il Governo e le opposizionic’è un confronto costante. Abbiamochiesto ai cittadini di essere uniti, èdovere della politica dare l’esempio.Dobbiamo imparare molto da que-sto periodo. A livello internazionaletantissimi Paesi hanno dimostrato illoro sostegno all’Italia, inviandopersonale sanitario, strumentazioni,aiuti. Il primo ministro albanese EdiRama, al momento dell’invio di me-dici e infermieri in Italia, ha osserva-to: «Laggiù è casa nostra da quandoi nostri fratelli italiani ci hanno sal-vati, ospitati e adottati in casa loro».Questo spirito di solidarietà, la ne-cessità di sostenerci l’uno con l’a l t ro ,ci fa riscoprire di essere — nonostan-te pur legittime differenze — unagrande famiglia, senza steccati.

Il segretario generale dell’Onu, Guter-res, e Papa Francesco hanno chiesto uncessate-il-fuoco globale per affrontare ilcomune nemico della pandemia. Il go-verno italiano è pronto a sostenere que-sto appello anche favorendo uno sforzodi riconversione dell’industria bellica?

In una recente intervista ad una tvstatunitense ho ribadito il sostegnoitaliano a questo appello per un ces-sate-il-fuoco globale: è necessarioche tutte le parti impegnate in con-flitti, in ogni angolo del pianeta,uniscano le forze contro questo ne-mico invisibile che miete vittime intutto il mondo. L’impegno italiano,tramite le proprie forze armate e sot-to l'egida della comunità internazio-nale, è finalizzato alla stabilizzazionedelle aree a rischio.

Siamo nella Settimana santa. Molti fe-deli cattolici vivono con dolore la priva-zione della Messa. Sull’a p e r t u ra - c h i u -sura delle chiese e sulla possibilità diaccedervi da parte dei singoli fedeli c’èstata una difficoltà nel comprenderequali fossero le indicazioni da parte delGoverno. Che cosa può dire al riguar-do?

Capisco il rammarico che l’interacomunità di fedeli prova nel vivereuna Pasqua diversa, lontani dal calo-re e dall’affetto dei propri cari, im-possibilitati a partecipare alle cele-brazioni del Triduo, culmine e centrodell’anno liturgico, a cui il nostropopolo è così legato. Siamo consa-pevoli del grande sacrificio che stia-mo chiedendo ai fedeli e ai pastori,costretti a celebrare sine populo i ritidella Settimana santa. Il Governo,che ha costantemente e doverosa-mente informato la Conferenza epi-scopale italiana in ogni più delicatopassaggio, è grato per il senso di re-sponsabilità con il quale i Vescoviitaliani, sotto la guida del cardinaleBassetti, hanno accolto queste misu-re, nella consapevolezza dei beni su-premi coinvolti in questo momentocosì drammatico per la comunità na-zionale. Ma sono fiducioso: dobbia-mo augurarci che da questa rinunciapossa nascere una stagione feconda,

di cui potremo presto raccogliere ifrutti, anche sul piano spirituale. Nelcanto dell’Exsultet che, rompendo ilsilenzio del Sabato santo, annunciala vittoria di Cristo risorto sul pecca-to e sulla morte, è racchiuso il sensopiù profondo di questo tempo sospe-so, di questo silenzio irreale che av-volge le nostre città, oltre il qualedobbiamo gettare uno sguardo di fi-ducia e di speranza.

Accanto al dolore per una situazionecosì grave, emergono quotidianamentestorie di eroismo e un rinnovato sensodi appartenenza alla comunità nazio-nale. Come pensa che sarà l’Italiaquando finalmente usciremo da questae m e rg e n z a ?

Sono fiero e commosso davanti aigesti di grande abnegazione e gene-rosità a cui stiamo assistendo in que-sto triste periodo della nostra storia.Anche da qui voglio dire grazie aimedici e agli infermieri che sono inprima linea nelle corsie degli ospeda-

li. Grazie ai tanti medici del centro-sud che sono partiti per il Nord vo-lontariamente, per supportare i colle-ghi in trincea nelle zone messe più adura prova dal virus. Desidero rin-graziare anche chi, continuando a la-vorare, ha permesso di non spegnerecompletamente il motore del Paese.Grazie anche alle forze dell’o rd i n e ,ai vigili del fuoco, a tutti coloro chenon amano essere chiamati eroi, mache in questo momento meritano lagratitudine di tutti noi. Ogni giornonel nostro Paese ci sono piccoli egrandi gesti che denotano un fortesenso di altruismo, solidarietà, spiritodi abnegazione. Gesti in cui rivive ilmessaggio del Papa, che ha invitatotutti a non pensare a quello che cimanca, ma al bene che possiamo fa-re. Finita l’emergenza potremo con-tare su donne e uomini più consape-voli del valore della vita e dell’im-portanza di dare di più agli altri ealla comunità. Vedo una nuova pri-mavera per l’Italia.

BRUXELLES, 8. «Dopo 16 ore di di-scussione — ha scritto il presidentedell’Eurogruppo Mario Centeno inun tweet — ci siamo avvicinati aun’intesa ma ancora non ci siamo.Ho sospeso l’Eurogruppo che ri-prenderà domani. Il mio obiettivorimane quello di creare una forterete di protezione contro le conse-guenze del covid-19». Queste le pa-role pronunciate oggi dal presiden-te dell’Eurogruppo, Mario Cente-no.

Secondo fonti citate dalle agen-zie, durante la notte sono stati fattipassi avanti verso l’apertura a unfondo per la ripresa basato sullaproposta franco-italiana che preve-de titoli del debito comuni, i cosid-detti Recovery bond, e stallo sulMes (Meccanismo europeo di sta-bilità) senza condizioni, una propo-sta che continua a essere respintadai Paesi Bassi. «All’Eurogrupp orinvio senza accordo dopo 16 ore diriunione. La Commissione fa ap-pello al senso di responsabilità ne-cessario in una crisi come questa.Domani è un altro giorno» hascritto il commissario Ue all’Econo-mia, Paolo Gentiloni, sul suo profi-lo Twitter.

Il pacchetto che i ministri passa-no in esame comprende tre punti.Il primo è il sostegno ai singoliPaesi, attraverso l’utilizzo di unMes alleggerito delle sue condizio-nalità più rigide e in grado di darecrediti per 240 miliardi di euro. Neldettaglio, ogni Paese potrebbeprendere in prestito fino al 2 percento del proprio Pil; per l’Italia,ad esempio, sarebbero circa 35 mi-liardi. Il secondo punto è il soste-gno ai lavoratori, con un meccani-smo da 100 miliardi per aiutare lacassa integrazione dei 27 Paesi Ue.Il terzo è il sostegno alle imprese,con la Bei (Banca europea degli in-vestimenti) che entra in campo perfar arrivare 200 miliardi alle piccole

e media imprese. In tutto sono 500miliardi, appena un terzo dello sti-molo necessario a far ripartire l’eco-nomia europea secondo i calcolidella Commissione Ue. Così com-posto, il pacchetto quindi non puòfunzionare. E non solo perché l’Ita-lia si oppone all’utilizzo del Mes,ma anche perché non c’è un chiaroriferimento agli eurobond, o “c o ro -nab ond”. La Francia l’ha detto confermezza alla vigilia della riunione:se la sua idea di eurobond, cioè unfondo temporaneo di solidarietà,non sarà sostenuto dall’Eurogrupp ofin da subito, non darà il suo via li-bera al Mes.

«Siamo molto avanti nel percor-so verso un accordo ma non deltutto. Ma per arrivare a un accordounanime dobbiamo continuare atrattare» ha detto il ministro dellefinanze tedesco Olaf Scholz a Ber-lino dopo il rinvio a domani del-l’Eurogruppo. Scholz «spera» cheprima di Pasqua ci sia un risultatoed è «fiducioso che si arriverà adun accordo». Scholz ha spiegatoche «con le tre proposte sostenutedalla Germania viene mobilizzatadavvero una grande somma di de-naro per contrastare gli effetti delcoronavirus». Scholz ha quindi ri-badito i tre pilastri sostenuti daBerlino: l’impegno della Bei, il Mese il progetto Sure contro la disoc-cupazione. Scholz ha ribadito chein ballo ci sono 500 miliardi di eu-ro .

Intanto, lo spread tra Btp eBund tedeschi schizza di oltre 10punti in apertura dopo la decisionedell’Eurogruppo di rinviare la riu-nione a domani per non essere fi-nora riuscito a trovare un accordosugli strumenti anti-coronavirus. Ildifferenziale è a 206 punti base(dai 192 di ieri sera), con un tassodi rendimento del decennale italia-no dell’1,65 per cento.

Controlli a Parigi durante il lockdown (Afp)

PARIGI, 8. La Francia supera la so-glia dei 10 mila morti dall’iniziodell’emergenza coronavirus, con unsensibile aumento rispetto al datodi ieri, +1.417 decessi, dovuto «pro-babilmente» a un ritardo di comu-nicazione dalle case di riposto deidati dei giorni precedenti. Lo haannunciato nel corso di una confe-renza stampa il direttore generaledella Sanità, Jérôme Salomon, se-condo il quale i casi totali sono109.069. Il picco dei contagi — di-cono gli esperti — ci sarà nella terzasettimana di aprile. Tuttavia, fare ci-fre precise è pressocché impossibile.

I decessi in ospedale dal primomarzo sono stati 7.091, +607 nelleultime 24 ore, ha sottolineato Salo-mon, aggiungendo che invece nellecase di cura (Ehpad) si sono regi-strati 3.237 morti dall’inizio dellapandemia. Gli 820 decessi in piùrispetto a ieri nelle Ephad sono«probabilmente dovuti al ritardo dicomunicazione e al fatto che venia-mo dal fine settimana».

La situazione è critica anche inGran Bretagna. Il ministero dellaSanità ha corretto al ribasso il cal-colo del quotidiano «The Guar-dian» indicando un incrementogiornaliero di 786 morti nell’i n t e roRegno, fino a un totale esatto di6.159. Mentre ha limitato il numerocomplessivo dei contagi a 55.242,con una curva di crescita stabilizza-ta attorno a circa 4.000 al giorno. I786 morti in più in 24 ore restanocomunque un picco record di vitti-me del coronavirus per l’isola e su-perano in cifra assoluta il bilanciodi giornata di altri 743 decessi indi-cato in Europa dalla Spagna.

In Svezia, intanto, oltre centomorti sono stati registrati nel girodi 24 ore, per un totale di 591 de-cessi e con i contagi in crescita aquota 7.700. Queste cifre stanno fa-cendo cambiare idea anche all’ulti-mo Stato europeo dove è ancora

possibile andare al pub con gliamici o affollare le strade delloshopping: tutte scene che si conti-nuano a vedere nelle città del Pae-se. Dopo lunghi negoziati tra i par-titi, il governo di Stoccolma ha ri-cevuto ieri il sostegno necessario al-la legge che gli conferirà i poterispeciali per chiudere eventualmenteristoranti e bar, limitare gli sposta-menti e gli assembramenti di perso-ne, in caso l’epidemia peggiori, co-me tutto lascia presagire.

La legge si applicherà solamentedal 18 aprile — dieci giorni in cuipuò succedere di tutto, dicono gliesperti — e in ogni caso qualsiasi

misura del Governo resterà sotto lostretto controllo del Parlamento chepotrà annullare ogni decisionedell’esecutivo entro 3-4 giorni.

Resta l’incognita sulle modalitàdi applicazione delle possibili re-strizioni.

L’atteggiamento morbido delPaese, l’unico rimasto completa-mente aperto e dove le autorità sisono limitate a suggerire ai cittadi-ni i comportamenti da seguire, con-fidando nel loro senso civico e nel-la loro responsabilità, ha suscitatocritiche e curiosità all’estero ed ètuttora oggetto di accesi dibattiti alivello nazionale.

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 4 giovedì 9 aprile 2020

I talebani sospendono i colloqui con il governo di Kabul

Pace a rischioin Afghanistan

In un raid aereo statunitense

Ucciso leader di al-Shabaab in SomaliaEcuador: condanna

a 8 anniper ex presidente

C o r re a

QU I T O, 8. In Ecuador l’ex presi-dente Rafael Correa è stato rico-nosciuto colpevole di corruzioneaggravata e per questo condanna-to ieri, in prima istanza, a ottoanni di carcere da un tribunale diQuito che lo ha pure interdettoper 25 anni da incarichi pubblici.Correa, presidente dell’Ecuadornel decennio 2007-2017, è statocondannato per avere accettatootto milioni di dollari in tangentiin cambio della concessione dicontratti pubblici.

I reati, stando a quanto sancitodal tribunale nel processo cono-sciuto come «Sobornos 2012-2016» (Tangenti 2012-2016), e lecui indagini sono durate un an-no, sono stati compiuti tra il 2012e il 2016, durante il secondomandato presidenziale, al fine diottenere “contributi indebiti” p erfinanziare il suo partito politico,Alianza País. Nell’inchiesta sonocoinvolte altre 20 persone tra cuianche il vicepresidente JorgeGlas.

Se verrà confermata nell’ultimogrado di giudizio, la sentenzanon consentirà all’ex presidentedi correre nuovamente per la ca-rica di presidente alle elezioni inprogramma il prossimo anno afebbraio ed eventuale ballottag-gio ad aprile.

Correa, da tempo trasferitosiin Belgio, ha reagito sostenendoche le accuse contro di lui faccia-no parte di una persecuzione po-litica con l’obiettivo di evitareche possa vincere le elezioni, al-ludendo al presidente Lenin Mo-reno e al suo governo. «Bene, eraquello che cercavano. Otteneremanovrando la giustizia quelloche mai hanno potuto avere dalleurne. Io sto bene. Mi preoccupa-no i miei compagni» quantoscritto sul proprio profilo twitterdall’ex presidente, riferendosi inparticolare al suo vice, JorgeGlas, in carcere dal 4 ottobre del2 0 1 7.

KABUL, 8. Rischiano di vanificarsi legià complicate trattative per riporta-re la pace nel martoriato Afghani-stan, ormai in guerra da quasi 19anni. I talebani hanno infatti an-nunciato la notte scorsa di avere de-ciso la sospensione delle discussioni— definite «sterili» in una nota sutwitter ripresa dalle agenzie di stam-pa internazionali — che hanno con-dotto direttamente con il governoafghano per otto giorni su unoscambio di prigionieri.

«Abbiamo inviato un team tecni-co alla Commissione dei prigionieridi Kabul per identificare i nostri de-tenuti. Ma sfortunatamente finora laloro liberazione è stata rinviata per

una ragione o per l’altra», ha twitta-to Suhail Shaheen, uno dei princi-pali portavoce dei talebani.

«Di conseguenza — ha aggiunto— da oggi il nostro team tecniconon parteciperà più alle riunionisterili». Questi incontri sono stati iprimi a Kabul dal 2001, quando italebani furono estromessi dal pote-re da una coalizione internazionaleguidata dagli Stati Uniti, ed eranoincentrati, in particolare, sullo scam-bio di circa 5000 prigionieri talebanicon 1000 rappresentanti delle forzeafghane, uno dei punti chiavedell’accordo firmato il 29 febbraio aDoha, capitale del Qatar, tra gliStati Uniti e i ribelli e non ratificatodall’esecutivo di Kabul.

L’avvio dei colloqui tra talebani eKabul era senza dubbio un signifi-cativo passo in avanti per porre finealle violenze, dato che gli insorti sisono sempre rifiutati di riconoscereufficialmente il governo afghano.

In base allo stesso accordo diDoha, l’amministrazione di Washin-gton ha garantito di ritirare le forzestraniere dall’Afghanistan entro 14mesi, a condizione che i talebani ri-spettino gli impegni di sicurezza eavviino un dialogo inter-afghano.

Morning Bek, un esponente dispicco della squadra negoziale no-minata dal governo di Kabul per i

colloqui con gli insorti, ha afferma-to ieri che lo scambio di prigionieriè stato ritardato perché i talebanichiedono il rilascio di 15 dei loro«migliori comandanti».

«Non possiamo liberare gli assas-sini del nostro popolo», ha dichia-rato il funzionario nel corso di unaconferenza stampa. «Non vogliamoche tornino sul campo di battaglia ecatturino un’intera provincia», haaggiunto Bek.

Il governo era pronto a rilasciare«fino a 400 innocenti prigionieri ta-lebani di buona volontà e in cambiodi una drastica riduzione della vio-lenza, ma i talebani hanno respintol’offerta», ha aggiunto. D omenicascorsa, i talebani hanno accusatoKabul di «violare» l’accordo diDoha. Da quando è stato firmato,tuttavia, gli insorti hanno effettuatocentinaia di attacchi contro le forzedi sicurezza afghane, uccidendomolti soldati e poliziotti e facendoripiombare il paese nell’o r ro re .

A peggiorare la situazione c’è an-che la complicata situazione internaafghana. In effetti, vi sono due pre-sidenti nel Paese: l’attuale presiden-te, Ashraf Ghani, e l’ex capodell’esecutivo (fino all’11 marzo del2020) e principale rivale di Ghaninelle elezioni presidenziali,Abdullah Abdullah.

Mentre riprendono gli sbarchi a Lampedusa

Germania e Lussemburgo primi paesi Uead accogliere minori dai campi profughi della Grecia

MO GADISCIO, 8. Tre miliziani di al-Shabaab tra i qualiuno dei suoi fondatori e leader più importanti, YusufJiis, sono stati uccisi in Somalia in un recente raid aereostatunitense. Lo ha annunciato il Comando Usa perl’Africa (Africom), riferendo che l’attacco è stato con-dotto lo scorso 2 aprile dalle forze Usa nei pressi di Bu-sh Mdina, a circa 200 chilometri dalla capitale. Jiis, de-finito «uomo chiave» del gruppo jihadista dal coman-dante generale di Africom Stephen Townsend, ha gui-dato per anni diversi attacchi contro il governo somaloe le forze internazionali che lo sostengono. «La sua eli-

minazione rende la Somalia e i paesi vicini più sicuri»,ha detto Townsend, sottolineando che la lotta contro al-Shabaab non conoscerà tregua nonostante la pandemiadi coronavirus in corso.

L’attacco si è svolto in coordinamento con il governofederale della Somalia e non è stato l’unico. Lunedìscorso nell’area di Jilib sono stati uccisi altri cinquejihadisti. Negli ultimi anni, gli Usa hanno intensificatol’offensiva contro le basi di al-Shabaab. Ad aprile delloscorso anno Africom ha rivendicato l’uccisione di oltre800 militanti in 110 attacchi aerei dall’aprile 2017.

E m e rg e n z esanitarie

nel continenteafricano

di ANNA LISA ANTONUCCI

L’ebola e il morbillo conti-nuano a mettere a rischiola vita dei bambini nella

Repubblica Democratica del Con-go. I casi di morbillo tra i bambi-ni in tutto il paese sono aumentatitra il 2019 e il 2020, raggiungendola cifra di 332.000, il che rendequesta la peggiore epidemia nellastoria della Repubblica Democra-tica del Congo. Degli oltre 6200decessi registrati, circa l’85 percento erano bambini di età infe-riore ai 5 anni. E il paese, le cuistrutture sanitarie sono state dura-mente messe alla prova, soprattut-to dall’ebola, si trova ora a dovercontrastare la nuova pandemia dacovid-19. Nelle ultime settimane,infatti, i casi di coronavirus nellaRepubblica Democratica del Con-go sono aumentati rapidamente,facendolo diventare il paese più arischio dell’Africa. La capitale,Kinshasa, con i suoi oltre 17 milio-ni di abitanti, considerata unenorme acceleratore per la diffu-sione del virus in tutta l’area, è inisolamento totale dopo i primi ca-si. La condizione dei servizi sani-tari nel paese, secondo un rappor-to dell’Onu, è precaria, i centriper la medicina di base non di-spongono di attrezzature, perso-nale e fondi adeguati. Il colera èuna realtà endemica nel paese,una conseguenza delle cattive con-dizioni igieniche e dell’acqua spor-ca che molte famiglie sono co-strette comunque a usare.

In questa situazione si stimache 3,3 milioni di bambini abbia-no esigenze sanitarie vitali chenon possono essere soddisfatte.Circa 9,1 milioni di bambini han-no bisogno, invece, di assistenzaumanitaria. I più vulnerabili vivo-no in tre province orientali colpitedal conflitto e dall’epidemia diebola. In queste zone, la violenzabrutale da parte delle milizie,compresi gli attacchi ai centri sa-nitari, ha costretto quasi un milio-ne di persone a lasciare le loro ca-se nel 2019. Per questo, secondo ilrappresentante Unicef in Congo,Edouard Beigbeder, rafforzare ilsistema sanitario di base nel paeseè «assolutamente vitale».

L’Unicef invita dunque il go-verno a destinare una parte mag-giore del suo bilancio ai servizi sa-nitari che sostengono le donne in-cinte, i neonati e i bambini picco-li, dando priorità al rafforzamentodelle vaccinazioni e invitando idonatori internazionali a far sì chei bambini congolesi possano esse-re protetti dalle malattie trasmissi-bili.

Un nuovo sciame di locusteinvade l’Uganda

KA M PA L A , 8. In Uganda l’invasionedi locuste insieme alla diffusionedel covid-19 rischia di dar luogo auna grave emergenza umanitaria.Un altro sciame di giovani locusteha invaso parti delle regioni a nord-est e a est del Paese, mettendo a re-pentaglio i raccolti di giugno. Ilcommissario incaricato della prote-zione dei raccolti, Byantwale Tibe-juka, stima che lo sciame sia largocinque chilometri quadrati. È quan-to riporta Bbc Africa.

Le autorità locali affermano chegli insetti stanno causando ingentidanni ai terreni agricoli. Lo sciameè arrivato circa quattro giorni fa inun distretto al confine con il Kenyaoccidentale, dirigendosi poi all’in-terno e verso altre aree del Paese. Sistima che il numero degli insetti siadi quasi 40 milioni di esemplari,pronti a riprodursi con una velocitàtale che, da qui a giugno, potrebbe

moltiplicarli fino a 500 volte. Fannoparte del grande sciame costituitosifra Etiopia e Somalia, a sua voltascatenatosi nella vicina PenisolaArabica.

Nonostante il governo abbia ef-fettuato la disinfestazione, tentandodi circoscrivere il danno, si prevedeche il peggio arriverà con la stagio-ne secca. A compromettere seria-mente gli sforzi per controllare l’in-vasione delle locuste sono, inoltre,le attuali restrizioni agli spostamen-ti per frenare la diffusione del coro-navirus. A questo si aggiunge ancheuna carenza di fondi pari a 4,2 mi-lioni di dollari.

L’Uganda a febbraio ha subitol’invasione di gruppi più piccoli diparassiti maturi. Nei prossimi mesisono attese altre locuste, mentrenuovi sciami continuano a formarsinel confinante Kenya, nel suddell’Etiopia e in Somalia.

Il Sudan raggiunge l’a c c o rd ocon le famiglie delle vittime dell’attentato alla Uss Cole

KHARTOUM, 8. Il Sudan ha rag-giunto un accordo di risarcimentocon le famiglie delle vittime dell’at-tacco del 12 ottobre del 2000 al cac-ciatorpediniere americano Uss Cole.Lo ha annunciato il ministero dellaGiustizia sudanese.

Khartoum aveva accettato a feb-braio di pagare un risarcimento allefamiglie dei 17 marinai americani uc-cisi in un attentato suicida al largodello Yemen, rivendicato da Al-Qae-da. Il sistema giudiziario americanoaveva ritenuto il Sudan responsabiledell’attacco, sostenendo che i suoiautori erano stati addestrati proprioin Sudan, cosa che Khartoum hasempre negato. Secondo il ministerodella Giustizia, l’accordo ottenuto«afferma chiaramente che il Sudannon è responsabile dell’attacco allaUss Cole» e che l’accordo serve «gliinteressi strategici del paese».

Accettando un accordo, Khar-toum ha soddisfatto una delle con-dizioni essenziali per il ritiro da par-te di Washington del Sudandall’elenco degli stati che sostengo-no il terrorismo.

Dal 1993 il Sudan è stato presentenella lista statunitense dei Paesi so-stenitori del terrorismo a causa delsuo presunto appoggio a gruppiislamici radicali. Il paese ha ospitatoanche Osama bin Laden.

Migranti nel centro di emergenza di Melilla (Epa)

BRUXELLES, 8. Con il trasferimentodi 72 minori non accompagnati daicampi profughi delle isole greche diLesbo e Chio, la prossima settimana,la Germania e il Lussemburgo sonoi primi paesi nell’Ue a recepire loschema europeo che prevede il ricol-locamento di almeno 1600 bambini eadolescenti. Lo hanno comunicatofonti europee all’agenzia di stampaAnsa.

Germania (cinquanta minori) eLussemburgo (12) fanno parte delgruppo di otto Stati membri dellaUe che per il momento hanno datola propria disponibilità ad accogliere1600 minori non accompagnati daicampi profughi della Grecia. Gli al-tri paesi sono Finlandia, Francia, Li-tuania, Portogallo, Irlanda e Croa-zia. La Commissione Ue è tuttora allavoro per avviare lo schema di ricol-locamenti, rallentato dalla pandemiadi coronavirus, e ha auspicatol’estensione della platea dei paesipartecipanti.

In Germania, i minori in arrivo —ad Hannover — saranno tenuti duesettimane in quarantena prima di es-sere distribuiti nei Länder della fede-razione tedesca.

Sono intanto sbarcati stamane aLampedusa 67 migranti tratti in sal-vo nei giorni scorsi nel Mediterraneoda due navi di ong straniere. «Maltanon ha prestato soccorso e hanno at-traversato la loro zona Sar con il

motore guasto. Raggiunta la zonaSar italiana, le autorità li hannoscortati fino al porto. Siamo feliciche siano vivi!», ha twittato Alarmphone, il servizio telefonico in aiutoai migranti in difficoltà.

L’ultimo sbarco risaliva a tre setti-mane fa. Tutti i migranti sono statitrasferiti nell’hotspot di contradaImbriacola, dove saranno sottopostia regime di quarantena, così comedisposto per i migranti giunti aLampedusa lo scorso 14 marzo.

Secondo fonti locali, l’Alan Kurdi,la nave della ong battente bandieratedesca, è pronta ad accompagnarealtre 150 persone in Italia. Potrebbe-ro essere trasferiti su una nave dellaCroce rossa italiana dove poter tra-scorrere la quarantena. L’op erazioneverrebbe coordinata dalla Protezionecivile e la nave della Cri dovrebbefare rotta su Palermo.

Altri sette migranti, quattro adultie tre bambini, sono invece approdatisull’Isola Lunga di Marsala dopoavere attraversato il Canale di Siciliasu un gommone. Lo sbarco è avve-nuto nei pressi della spiaggiadell’isola che chiude lo Stagnone, difronte alle Egadi. I migranti sonostati intercettati da motovedette del-la Guardia di finanza e della Guar-dia costiera. Sulla terraferma, in lo-calità San Teodoro, anche un’ambu-lanza del 118 per i soccorsi.

La Uss Cole colpita dall’attacco nell’ottobre 2000

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L’OSSERVATORE ROMANOgiovedì 9 aprile 2020 pagina 5

Napoleoni — che nelle pagine delsuo saggio confida di essere statasalvata dal lavoro a maglia — rip ortacon rigore scientifico le diverse ipo-tesi circa le origini del knitting e ilsuo ruolo nelle transizioni epocali.Certamente non solo per interessestorico. Nel libro, la lana viene por-tata fuori dalla sua pura e nobilefunzione materiale e diventa raccon-to di vita. Si trasforma in tessuto vi-tale fatto di nodi, scelte, errori, in-trecci, relazioni, recisioni.

Un racconto che inevitabilmenteparla di donne «che hanno avuto vi-te silenziose, di secondo piano, invi-sibili» e che ciononostante, puntodopo punto, hanno modellato la no-stra civiltà, intrecciando i fili imper-cettibili della storia. A dispetto dellostereotipo della donna intenta a fare

donne delle colonie a preparare ilterreno per la rivolta. E nel modopiù impensabile: attraverso l’artigia-nato e l’economia domestica. Tuttele donne che sapevano filare, sfer-ruzzare, cucinare furono in grado divestire e sfamare le loro famiglie sen-za fare ricorso alle merci provenientidalla madrepatria, al ritmo di drittoe rovescio e di creatività culinaria:«Mentre gli uomini parlavano aper-tamente di insurrezione, oppure ur-lavano slogan nelle taverne bevendorum, le donne organizzavano con-corsi di filatura, lavoro a maglia etessitura, in modo da produrre abba-stanza tessuto da sfidare la madrepa-tria». Non solo. Per non dover ac-quistare lo zucchero dagli inglesi, in-trodussero nella loro alimentazione ilmiele, dedicandosi all’apicultura.

assemblee pubbliche e di assistere aiprocessi sommari che si tenevano neitribunali parigini. Ma non si perserod’animo: «Si portarono dietro le se-

Lavoro a maglia che torna silen-ziosamente protagonista nelle guerremondiali: nella prima per tenere alcaldo soldati mal equipaggiati intrincea, e nella seconda con le cosid-dette «spie magliaie», che usavano ilfilato per trasmettere messaggi in co-dice. Roba da film. No, roba dadonne protagoniste della storia e af-fatto subalterne. Una verità che an-che il femminismo è stato costretto ariconoscere, rinunciando definitiva-mente all’idea del lavoro a magliacome simbolo di sottomissione fem-minile. Ferri e filati sono così uscitidalla gabbia dello stereotipo di gene-re e sono diventati strumenti di libe-razione, perfino fulcro di movimentidi strada, come lo yarn bombing el’urban knittering. Perché il lavoro amaglia fa bene e unisce.

Uomini e donne di tutte le epo-che, come punti distinti e uniti, so-no tessuto connettivo della societàumana, e — come ha drammatica-mente ricordato Papa Francesconella benedizione Urbi et Orbi del27 marzo — non possono vivere gliuni senza gli altri.

In «Sul filo di lana» di Loretta Napoleoni

Punti di drittoe rovescio

Per ricostruire il tessuto connettivo della società umana

Jean-François Millet«La lezione di lavoro a maglia»(XIX secolo)

Domicilio dell’infinitoPoesia e «paesologia» nell’opera di Franco Arminio

Venticinque scrittori all’opera per aiutare l’ospedale di Bergamo

Quanti consigli non richiesti

Il lavoro a maglia è strettamente legato alla naturaSi tratta di uno scambio nel qualeingegno umano e creatività rivestono un ruolo rilevanteTrasformando il materiale grezzoin qualcosa che soddisfa una necessità basilarecioè ripararsi sia dal freddo sia dal caldo

di ALESSANDRA MORACA

«Q uesto libro è lastoria di un’artestraordinaria, unafonte di guarigio-ne di cui la socie-

tà ha una disperata necessità e che ciricorda che abbiamo bisogno gli unidegli altri. Per liberarci dal disagioesistenziale ci serve una cosa sola:continuare a sferruzzare di diritto edi rovescio, riannodando i fili dellanostra vita».

Da questa premessa — che in que-sti giorni di segregazione e solitudi-ne risulta quasi profetica — nascel’interesse di Loretta Napoleoni(economista, saggista, consulente digoverni e organizzazioni internazio-nali) per lana, filati, ferri e storia.Ricerche confluite nell’originalissimol i b ro Sul filo di lana (Milano, Mon-dadori, 2020, pagine 172, euro 20)tutto innervato sulla metafora dellavita rappresentata dal lavoro a ma-glia, arte dalla storia millenaria pertroppo tempo disconosciuta, negata,se non addirittura disprezzata o de-nigrata, e che invece nasconde latraccia — o meglio ancora la trama —della filogenesi della civiltà e dellasolidarietà umana.

Il viaggio dell’autrice nella storiadella maglia inizia tra il 6000 e il4000 avanti Cristo, quando l’uomonon conosceva ancora la scrittura,ma sapeva come intrecciare i fili perripararsi dalle intemperie. «Il lavoroa maglia è strettamente legato allanatura. Si tratta di uno scambio nelquale l’ingegno umano e la creativitàrivestono un ruolo rilevante, trasfor-mando il materiale grezzo in qualco-sa che soddisfa una necessità basila-re, cioè ripararsi sia dal freddo siadal caldo».

Da attività per la sopravvivenza,la maglia diventa con il tempo benedi lusso: non solo strumento per

soddisfare bisogni primari dalleclassi più umili, ma anche lavoro ar-tistico per offrire all’élite beni pre-ziosi non di sussistenza, come rica-mi e arazzi, e alla Chiesa splendidiparamenti sacri. Ma è l’invenzionedei punti dritto e rovescio, intornoal 1500, a determinare il grande sal-to di qualità: il lavoro a maglia eradiventato più fluido ed elegante, imercanti italiani fiutarono l’o ccasio-ne e cominciarono a produrre calzedi seta e a venderle in tutta Europa.Fu un punto di non ritorno.

la calza mentre l’uomo determinavail corso degli eventi, «lana, cotone,seta, filatura, tessitura e lavoro a ma-glia sono stati gli strumenti del pote-re femminile, la testimonianza delloro contributo al progresso».

Così, in Sul filo di lana, le vite digenerazioni di donne dimenticateescono dall’anonimato per riprende-re anima e interagire finalmente conla storia. Veniamo a scoprire che unadelle più grandi rivoluzioni dell’etàmoderna — quella americana — è na-ta dal lavoro silenzioso delle «apiche sferruzzano». Furono dunque le

«Eserciti di donne lavoravano insie-me come api per tenere in vita le lo-ro famiglie e le loro comunità, e percostruire la futura nazione». Sembradi vederne i volti, le mani segnatedal tempo e dalla fatica, di scrutarnei pensieri.

Più noto — ma non meno interes-sante — il contributo delle tricoteusesalla rivoluzione francese, ovvero delledonne che sedevano davanti alla ghi-gliottina lavorando a maglia, atten-dendo di assistere all’esecuzione de-gli aristocratici dell’Ancién regime.Un’abitudine apparentemente bruta-le, tuttavia giustificata dalla loroemarginazione politica. Erano donneche avevano marciato contro la mo-narchia per chiedere pane e più ciboper le famiglie. La loro protesta erastata la scintilla della rivolta, il moto-re della rivoluzione. Tuttavia furonomesse all’angolo. Il governo rivolu-zionario vietò loro di partecipare alle

Un incontro del festival «La luna e i calanchi» organizzato da Franco Arminio ad Aliano

Pubblichiamo uno stralcio dell’e-book«Andrà tutto bene - Gli scrittori al tempodella quarantena» (Garzanti 2020), cheraccoglie i testi di 25 scrittori; i proventidel libro, in vendita dal 9 aprile al prezzodi 9,99 euro — saranno devolutiall’ospedale Papa Giovanni XXIII diB e rg a m o .

di RI TA N N A ARMENI

«L eggere è importante. Inquesto periodo i libri sonouna grande compagnia, sono

loro che vi possono portare fuori dicasa, nel mondo». Si sente un po’ipocrita. Non sta leggendo tanto di piùin questo periodo. Eppure ne avrebbeil tempo. E poi è giusto trattare chi laascolta come un indolente che solo unvirus può indurre alla lettura? È questociò di cui ha bisogno chi è rimasto acasa, impaurito, magari da solo.Davvero un libro può essere unaconsolazione per i tanti che sono giàdisoccupati, che non avranno alcunsussidio perché lavoravano in nero, airider che continuano a consegnare

pizze e supplì, a chi non si puòneppure permettere la quarantenaperché non può fare a meno dei soldialla fine del mese, ai senzatetto? È unlibro che può aiutare chi piange i suoimorti e magari non li ha neppuresalutati per l’ultima volta? Forse hannobisogno di altro.E poi nessuno può obbligare allalettura, neppure il virus, la pandemia,la quarantena, i tempi vuoti. L’a m o reper i libri nasce, come ogni sentimentovero, senza motivo apparente, neimomenti più imprevisti, magari quandosembra di affogare nel lavoro e ditempo non ce n’è. Spesso si coltiva dinascosto, nel tempo rubato a compitiessenziali, come accade per gli amoripiù intensi. Lei aveva letto Tolstoj adiciotto anni quando della Russiasapeva solo che c’era il socialismo e lacapitale era Mosca. Quando l’haconosciuta meglio, e ha scrittoaddirittura dei libri con personaggirussi, ecco quello è stato il momento incui si è innamorata di Elsa Morante eNatalia Ginsburg e si è fatta regalareda Sergio le opere complete.

die dai loro banchi del mercato edalle loro misere case e le collocaro-no attorno alla ghigliottina, per po-ter restare tutto il giorno a osservarei loro nemici mentre venivano deca-pitati. E, come avevano fatto nelleassemblee e nei processi, si portaro-no dietro il lavoro a maglia».

«Siamo tutti connessi — scrivel’autrice — ricchi e poveri, affamatie opulenti, cittadini e migranti, sia-mo parte dello stesso filato e delmedesimo modello. Basta che man-chi una tessera del puzzle è il mo-dello non è più perfetto, comincia adisfarsi».

Il libro racconta la storia di un’arte straordinariae fonte di guarigionedi cui la società ha una disperata necessitàPerché abbiamo bisogno gli uni degli altricome ha ricordato Papa Francesco il 27 marzo

di GIUSEPPE SURIANO

Q uello di Franco Arminio può a tuttigli effetti definirsi un caso letterario.Il poeta campano, in particolare

nell’ultimo anno, è un autore che molto hacontribuito a rendere popolare la poesia, ge-nere solitamente confinato ai circoli per po-chi. Le sue presentazioni e i suoi re a d i n griempiono librerie e teatri; le sue ultime rac-colte hanno fatto registrare vendite molto su-periori rispetto alle tendenze del genere. Per-ché? Di certo Arminio catalizza attenzioneanche con iniziative non direttamente legatealla forza della parola poetica, come festivalculturali e campagne di sensibilizzazione (tracui quelle per il rilancio dei paesi). Ma tuttoquesto non esaurisce la domanda sul perchédi tanta attenzione, non esclusa quella dimolti giovani, che attraverso di lui scopronoil gusto per la poesia, anche (e perché no?)seguendolo quotidianamente attraverso i so-cial. Quali corde umane tocca la sua poesia?

Per un inizio di risposta — certe domandenon si esauriscono — ha senso maneggiare lasua ultima raccolta L’infinito senza farci caso(Milano, Bompiani, 2019, pagine 128, euro14) dove ha scelto di raccogliere poesied’amore. E come ne esce, l’amore? Checos’è, l’amore, per Franco Arminio?

Il senso si chiarifica nella definizione delsuo contrario, che l’autore chiama «porno-grafia»: il rapporto che non sa essere richia-mo a un oltre, «domicilio per l’infinito».«Povera cosa il sesso / senza un buon uso /delle stelle. / Darsi a qualcuno è possibile /solo se sappiamo che l’amore / è una pre-ghiera». O altrove: «Il sesso è sano / quan-do lo cerchiamo per dare / domicilio all’infi-nito».

Arminio, con la sua capacità di riduzioneall’essenziale (anche linguistica) ci riportacon evidenza al bivio estremo della vita, alladuplice possibilità con cui possiamo guarda-re e trattare, giocoforza, tutte le esperienzeumane: un niente che si consuma (anche

quando accomoda e dà piacere) o un altroapparente niente (magari fragile e in appa-renza insignificante) che però rimanda ad al-tro, che della morte giunge a contestare il re-gno: «Se veramente amiamo / un uomo, unadonna, una rosa / noi, da vivi e da morti /possiamo fare ogni cosa».

Ed è martellante, in questa come in altresue raccolte, il tema della morte. Martellan-te, mai desolante. La morte (e i morti) nellapoetica di Arminio sono spazio di vicinanzaal mistero, richiamo a un senso più umile dinoi stessi, a un rapporto più delicato col co-smo e col segreto che lo pervade: «Un mon-do che smette / di pensare ai morti / è por-nografia».

La morte così non è da cancellare, ma atratti pare quasi affine all’amore, che puresembra sopravviverle, come in questi versisemplici e meravigliosi, tra i più belli dellaraccolta. «Lo so che quando morirai / tuamerai ancora./ Per te non è difficile/ il tuorespiro fa fiorire / le arance».

È poesia dell’alterità quella di Arminio;dell’altro come necessità e come ossigeno,come ciò che all’io dà consistenza. «In certigiorni io cammino / con le gambe della tuavoce». O anche: «Si diventa cenere/ è sicu-ro/ Ma intanto senza di te/ già sono farina/nel mulino del nulla». Ed è poesia dell’usci-ta da sé, come in questo verso della lirica dichiusura della raccolta: «Ogni radice nellaterra / è un occhio che vuole / uscire a vede-re qualcosa».

Nota di merito per Arminio — e cosa rarain questi tempi — è poi il sapere essere po-polare senza essere populista. Non dice allettore solo quello che vuole sentirsi dire: ilsuo appello non è indulgenza, ma chiarezzache mette in discussione. «Ho fatto tanti er-rori/ nella mia vita. / Questo ognuno di noilo dice. / Quello che non sappiamo dire/ èquesto:/ ho fatto tanti errori/ nella vita deglialtri». Ma il vertice poetico, forse, giungequando il colpo dell’amore si fa domanda evertigine, fino a contestare l’apparente: «Se èvero che tutto è fumo/ perché lo spavento/ ècosì vero/ l’amore così duro?». Come neesce, l’amore? Bene, benissimo. Per quelloche è: testimonianza di una speranza possi-bile, “p ro v a ”. «Sei la prova/ che l’universonon è tutto/ un crepacuore».

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 6 giovedì 9 aprile 2020

La Passione di Cristo in «Sete», ultimo romanzo di Amélie Nothomb

Una visione salvificatroppo umana

«Per provare la seteoccorre essere viviIo ho vissuto così intensamenteda morire assetatoForse è proprio questa la vita eterna»

di LORENZO FAZZINI

Q uando si gira l’ultima pa-gina di Sete (Roma, Vo-land, 2020, pagine 128,euro 16) l’ultimo, spre-giudicato romanzo di

Amélie Nothomb (spregiudicato insenso positivo: riscrivere la Passionedi Cristo dal punto di vista del Pro-tagonista, nella Francia Anno Domini2020, è indubbiamente una sceltacontrocorrente e coraggiosa), ebbene,al termine si prova la stessa sensazio-ne di quando si assiste alla partitadella propria squadra del cuore chefa sì un bel match, domina i 90 mi-nuti, non fa quasi toccare palla agliavversari, ma spreca troppe occasionie agguanta alla fine un pareggio che

sembra essere penetrato nella scritturadi Nothomb, la quale si lascia amma-liare da questa diceria, come se unapunta di sentimentalismo e di rosanella vicenda del Nazareno possa farrisultare più umanamente attraente lapersonalità di Cristo. Secondo aspettonon positivo del romanzo, ben tradot-to da Isabella Mattazzi: forse memoreindiretta di una visione razionalistadel cristianesimo — la teologia de Imisteri di Parigi di Eugène Sue ne èun’esemplificazione concreta —,Nothomb fa trasparire una visionesalvifica arretrata e troppo umana.Quella secondo la quale la morte delFiglio è stata esigita da un Padre asse-tato di riparazione e di vendetta ri-spetto al male del mondo. Probabil-mente una visione funzionale all’im-

E così Nothomb — inconsap evol-mente, probabilmente, allieva di Igna-zio — ci regala una prospettiva inusi-tata nell’affrontare la vicenda di Gesù.Infatti ci fa scorrere davanti agli oc-chi, immaginari testimoni nel processointentato da Pilato, alcuni personaggiche ebbero a che fare con il Maestro:Lazzaro, la coppia di Cana, e altri.Tutti a testimoniare lì che loro, sì, era-no stati beneficiati da quel rabbi diNazareth, ma poi la loro vita avevaavuto parecchi problemi proprio acausa del favore loro accordato daGesù. Questa immedesimazione e ri-costruzione letteraria di Nothomb èdavvero suggestiva, feconda e brillan-te: una sensibilità che può dire moltoa tanta teologia di casa cattolica, spes-so irregimentata in una costruzioneasettica e formale, in cui pare non es-serci spazio per il pathos che la vicen-da viva dei Vangeli ci infonde.

E infine. Il colpo di genio di No-thomb in questa narrazione è la rie-spressione del mistero dell’incarnazio-ne di Dio. Quel titolo, quell’assorbi-mento dell’umanità nel mistero dellasete — una dimensione che attraversail testo biblico dall’inizio alla fine,metafora dell’anelito intrinsecodell’uomo verso l’Assoluto —, quellacentralità di questo bisogno del Figliosofferente ci ridanno il gusto, da verti-gine, del mistero che il cristianesimoha introdotto nel mondo: l’esp erienzadel divino che si fa carne. E che quin-di prova “sete”. Sete dell’altro, setedell’Altro. Tanto che l’ultimo pensierodel Cristo nothombiano ci lascia sen-za parole: «Per provare la sete, occor-re essere vivi. Io ho vissuto così inten-samente da morire assetato. Forse èproprio questa la vita eterna».

Che una scrittrice di oggi ci lasci inmano, al termine del suo romanzo,questa parola così fuori moda, cosìsovversiva e irriverente rispetto all’ap-piattimento anti-escatologico del no-stro tempo come “vita eterna”, puòinfine far pendere la bilancia del giu-dizio verso la vittoria a punti di que-sto romanzo. Il quale, seppur in alcu-ne increspature, ci consegna paginepotenti e irrequiete, che ci fanno toc-care con mano come la provocazionedi Cristo ai suoi — «Chi dice la genteche io sia?» — resta profezia, attualitàe futuro della condizione umana.

sa proprio di non vittoria. Per poiscoprire che, comunque, quel pareg-gio ha fatto vincere ai nostri il cam-pionato.

La più recente prova narrativa diNothomb è proprio questa: un bellis-simo tentativo che però rischia dimancare il bersaglio definitivo. Perchéun pareggio? Perché si evidenzianodue aspetti positivi del romanzo bre-ve, che fa della sua concisione e dellacura artistica di un linguaggio incan-descente e profondamente autentico lasua forza; mentre sono altrettanti gliaspetti problematici, o negativi chedir si voglia, nello scorrere della nar-razione.

Iniziamo da questi ultimi. Qui e làNothomb si manifesta erede della sin-drome Codice da Vinci, l’insulsa visio-ne che vede Gesù Cristo innamorato eamante di Maria Maddalena — datoche lo studio storico-critico dei Van-geli ha da sempre smentito. Eppure ilfiume carsico made in Dan Brown

uno studente che gli contestava la ri-schiosa ortodossia teologica del suoromanzo, Schmitt, dopo aver provatoad argomentare che l’arte non è teolo-gia, che la costruzione letteraria non èsinonimo di dogma, se ne uscì con unirritato: «Allora si scriva lei il suo ro-manzo!».

Fin qui i problemi. Veniamo aglisquarci di illuminazione che No-thomb, grazie anche alla capacità arti-stica da scrittrice di razza qual ènell’immedesimarsi dentro la vicendache va raccontando, ci offre comecontributo singolare e attraente. Inquesto, facendoci rivivere quell’esp e-rienza che Carlo Maria Martini, sullascia della tradizione ignaziana, indica-va a quanti partecipavano agli esercizispirituali da lui guidati o lo ascoltava-no, maestro indimenticato, negli in-contri di Scuola della parola: immede-simarsi nell’episodio biblico, diventareuno dei personaggi, far parlare l’even-to come se fossimo presenti.

pianto narrativo di No-thomb, che è incentratosul Figlio e di questovuole far esplodere pen-sieri e coscienza. Del re-sto all’artista non si puòchiedere l’ortodossia. Ri-cordo un dibattitoall’Ecole Normale di Pa-rigi con Eric-EmmanuelSchmitt, l’autore dell’av-vincente Il Vangelo secon-do Pilato (San Paolo): a

Le mani e i remiPonzio Pilato secondo Roger Caillois

di GIULIA ALBERICO e FLAMINIA MARINARO

Cara Giulia, “lavatevi le mani” è l’imp e-rativo del periodo eccezionale e unicoche stiamo vivendo, un ordine al qualemai avremmo immaginato di dover ub-bidire. Mi perdonerai la facile battuta,

ma alla vigilia di questa Pasqua che vivremo in mo-dalità distanza il mio pensiero non può che rivolger-si a colui che “lavandosi le mani” ha cambiato il cor-so della Storia. E non riesco neppure a togliermidalla testa l’immagine di Papa Francesco in unapiazza deserta che chiama i fedeli «insieme fragili edisorientati ma anche importanti e necessari» a re-mare con gli stessi remi. Quegli stessi remi, pesantiper alcuni e troppo leggeri per altri, mi hanno ripor-tata ancora una volta alla figura di Ponzio Pilato.

Tanti ne hanno scritto lungo il tempo che ci se-para dai giorni in cui ha vissuto a Gerusalemme investe di prefetto. La sua esistenza attestata dai Van-geli, Tacito e Flavio Giuseppe fino a Bulgakov eAnatole France, è stata studiata da storici e teologi,indagata da scrittori e registi, la domanda che an-cora non ha trovato risposta è: Chi era davvero ilprocuratore della Giudea? Oggi valutiamo l’inter-pretazione di Roger Caillois nel libro Ponzio Pilato(Sellerio, 2017) che ricostruisce con scetticismo lai-co le ventiquattro ore tra l’arresto di Gesù e la de-cisione di Pilato.

Cara Flaminia, va detto che Ponzio Pilato nellafolta produzione di Caillois è l’unico romanzo. Co-me se l’autore sentisse di dover affrontare questopersonaggio soprattutto avvalendosi di una letturapsicologica, intimista. Cosa che un saggista e unostorico non fa. Ponzo Pilato fu procuratore in Giu-dea dal 26 al 36 d.C., e funzionario di un imperomultietnico. Non vive volentieri il suo mandato inGiudea. Si sente estraneo a quel popolo, ai suoi

costumi, alle sue dispute religiose, alla folla di pre-dicatori e visionari che in quel tempo percorrevanotutta la Palestina.

FLAMINIA: Nonostante non gradisse quel compi-to è costretto a fare arrestare Gesù, a interrogarlo ea dover decidere se condannarlo a morte. Il Sine-drio, con Caifa e suo suocero Anna, ha già emessouna condanna per blasfemia e ora chiede a Pilatodi decidere la sorte di questo predicatore rivoluzio-nario nelle idee e nelle parole, che sta scombusso-lando con la sua predicazione la comunità giudaicae la sua ortodossia religiosa.

GIULIA: Un personaggio a cui Caillois dà moltaimportanza è quello di Claudia Procula, moglie diPonzio Pilato, che “sente” l’innocenza di Gesù. Unsogno l’ha turbata e la spinge con forza a chiedereal marito di liberare Gesù, «non aver nulla a chefare con quel Giusto».

FLAMINIA: Altro personaggio di grande impor-tanza e forse decisivo per la scelta di Pilato è Mar-duk, suo amico caldeo. Nel capitolo V, Marduk cheè un intellettuale, un veggente con doti profetiche,confida a Ponzio Pilato una visione che egli ha delfuturo se da Gesù nascesse una religione. Sarebbeun futuro di scismi, eresie, lotte e sangue. Pilato èsconvolto da questa profezia e lo attanaglia la ne-cessità di prendere una decisione.

GIULIA: E infine deciderà come i Vangeli ci dico-no. Ma la sua decisione resterà un enigma nei seco-li. Pilato ha deciso per viltà? Pilato ha deciso peruna ragion di stato? Per stroncare sul nascere qual-cosa che avrebbe destabilizzato la solidità dell’Im-pero? Pilato, che certo non riconosceva in Gesù ilMessia, è stato “necessario” perché si compisse ildestino di Gesù? Certo è che Ponzio Pilato si è tro-vato nell’anno 33 d.C. al centro di un crocevia in-candescente: quello tra Storia e Cristianesimo.

Mattia Preti«Ponzio Pilato

si lava le mani» (1663)

di BENNO SCHARF

«N ell’anno 1260 (...) sisparsero per tutto ilmondo i flagellanti, e

tutti gli uomini, piccoli e grandi, no-bili cavalieri e popolani, andavanoprocessionalmente per le città denu-dandosi e flagellandosi, precedutidai vescovi e dai religiosi. Si ristabi-liva la pace, e gli uomini restituivanoil mal tolto e confessavano i loropeccati (...). Componevano lodi di-vine ad onore di Dio e della beataVergine e le cantavano mentre cam-minavano, flagellandosi».

Lo storico francescano Salimbenede Adam, o Salimbene da Parma,descrive così la prima manifestazionepubblica dei Flagellanti (o Discipli-nati o anche Battuti) il movimentofondato l’anno prima a Perugia dalfrancescano Raniero Fasani. Il primo

nucleo si chiamò «Compagnia deidisciplinati di Cristo».

Antefatti

L’autoflagellazione esisteva fin dalprimo millennio; era però una peni-tenza individuale, che l’impulso delFasani rese pubblico. Scrive al ri-guardo Raffaello Morghen: «È in-dubbio che al suo primo nascere [ilmovimento] fu un moto spontaneodi popolo, che, sia pure promossodalla vigorosa personalità di asceta edi predicatore di Ranieri Fasani, nonavrebbe potuto avere l’intensità e

l’espansione che ebbe se non avesserisposto a esigenze profonde dellospirito collettivo». Confraternite diFlagellanti o Disciplinati (la “disci-plina” era una piccola frusta concorde di cuoio o metallo) sorsero su-bito in tutta Italia prima, nel restodell’Europa Occidentale poi. Eranomigliaia, a carattere locale, senza pe-rò un’organizzazione centrale. Alcu-ni ordini religiosi, come i francesca-ni, i cluniacensi e i camaldolesi, eb-bero confraternite di flagellanti tra ipropri membri.

La Chiesa vide la pratica con unacerta diffidenza: pur accettando i va-lori positivi della penitenza, la fla-gellazione in pubblico non sembravaun esempio da seguire. Il fanatismo,a cui spesso si arrivava, scivolava ta-lora nell’eresia. Si ebbero così con-danne da parte di Alessandro IV nel1261 e Clemente VI nel 1349.

La flagellazione

La flagellazione aveva un carattererituale. Dopo una lunga processioneil corteo, composto da centinaia omigliaia di uomini (le donne ne era-no escluse), si fermava nel luogo sta-bilito, di solito la piazza cittadina, ei partecipanti si disponevano in cer-chio. Il Magister scandiva il ritmocon un tamburo e si cantavano cantiappropriati. Nella pausa breve, dopoogni emistichio, si vibrava un colpodi frusta, in quella più lunga, trauna strofa e l’altra, si davano duecolpi, sempre scanditi dal rullo del

tamburo; talvolta anche da squilli dit ro m b a .

I canti eseguiti erano di solito nel-la lingua parlata, raramente in lati-no. Ne esaminiamo qui tre, dalle tra-dizioni italiana, tedesca e francese.

La canzone italiana

Secondo Salimbene da Parmaquesta canzone era già in uso nel1260; la si ritrova poi nel Laudariodi Cortona, posteriore di una venti-na d’anni. Essa consta di 8 quartinedi versi rimati. Fa eccezione la primastrofa, non rimata: «Madonna santaMaria — merzé de noi peccatori: —fai te prego al dolze Cristo — che nedegia perdonare».

Nella seconda strofa si chiede an-cora alla Madonna di allontanareogni eresia, ribadendo così l’orto dos-sia alla Chiesa. Segue poi l’invo ca-zione a Dio, centro dell’accorata pre-ghiera.

«Misericordia, patre Deo, — detutto ‘l peccato meo: — e’ so’ quelmalvascio reo — ke sempre volsi malfare». I popoli tutti sono poi invitatia tornare a «Dio onipotente» e dalui s’implora clemenza, ma ancheconsolazione nelle sofferenze dellavita.

Un appello alla mortificazione se-gue: «Penetenzia, penetenzia, do-mandala con reverenzia: — ogn’ompensi la sentenzia — ke non se diamai revocare». Il canto si concludecon la preghiera finale: «Iesu Cristomanda pace...». La melodia è solen-

ne, nel terzo modo gregoriano, seve-ra, ma non triste.

I Geissler tedeschi

In Germania, Boemia e nei PaesiBassi i flagellanti si diffusero in unsecondo tempo, verso la metà delXIV secolo. A spingere le masse allapenitenza furono vari predicatori mi-stici e anche il dilagare della “mortenera”, la grande peste che attraversòtutta l’Europa tra il 1347 ed il 1352.(Durante essa è ambientato anche ilD e c a m e ro n e di Boccaccio).

Tre canzoni ci sono pervenutecomplete di melodia, altre con il so-lo testo. La più nota è un’invo cazio-ne alla Madonna, rimasta in uso nelculto cattolico fino al XVIII secolo.Eccone la versione italiana di FloraLevi D’Ancona.

«O Maria madre, vergine pura,abbi pietà della Cristianità. Abbipietà dei tuoi figli, che sono ancorain questa miseria. Maria, Madre pie-na di grazia, tu puoi e devi aiutarcibene. Concedi a noi il dono di unamorte beata e guardaci da ogni pe-na. Ottienici indulgenza da tuo Fi-glio, il cui regno sarà senza fine.Perché egli ci liberi da ogni pericoloe ci protegga dal ghigno della mor-te».Le tre quartine rimate di cuiconsta il canto venivano intercalateda un brevissimo ritornello: «Ci aiu-ti il Redentore».

La melodia, in sesto modo o forsegià in fa maggiore, è festosa e scor-revole. Un salto di quinta ascenden-

te iniziale le conferisce una certagrandiosità.

La langue d’oilA Liegi, nell’odierno Belgio, i fla-

gellanti ebbero un importante centrodi presenza. Da qui ci sono pervenu-te due canzoni, risalenti alla fine delXIV secolo. Ambedue riprendono leforme poetiche dei trovieri. Di nes-suna ci è stata trasmessa la melodia.«Ave Maria, pura e gentile, — Avealtissima stella sul mare: Ave, vergi-ne preziosa, — l’unica su cui scese losguardo di Dio». La prima delle tre-dici quartine, di cui si compone iltesto, riprende i temi classici delladevozione e dell’innologia mariana.Nelle successive 5 strofe si snodauna poetica litania, che riprende gliappellativi solitamente dati a Maria:gloriosa, piena di grazia, rosa splen-dida, vergine pura e piena di ognilo de.

Nella settima strofa l’affermazionedi fondo: «Se non vi fosse stata laVergine Maria il mondo sarebbe an-dato in perdizione». Per tale ragioneil fedele è esortato a flagellare la suacarne, piena d’orgoglio, scacciandonecosì i vizi, dalla cupidigia alla prodi-galità, dalla superbia alla lussuria.

Segue una preghiera, comune aiflagellanti delle diverse nazioni:«Gesù, per i tuoi tre nomi — p erdo-na i nostri peccati: — Gesù, per letue cinque piaghe — scampacidall’improvvisa e subitanea morte».Un solenne invito conclude il testo:«Chiediamo con il canto — la graziadi Dio, che è già in noi: — P re g h i a -mo per tutta l’umanità, — baciamola terra e rialziamoci».

Tre canzoni nelle diverse lingue eculture. In tutte però spicca la tema-tica mariana: il detto Ad Jesum perMa r i a m era alla base della devozionepopolare già nel medioevo.

Bisogno di disciplinaAll’origine della tradizione musicale antica legata al movimento dei flagellanti

Francisco Goya, «Una Processione di Flagellanti» (1812)

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L’OSSERVATORE ROMANOgiovedì 9 aprile 2020 pagina 7

I preti in Camerun di fronte all’emergenza coronavirus e agli scontri armati

Comunque accanto ai fedeli

I missionari scalabriniani in Sud Africa

«Noi preghiamoper tutti voi»

I sacerdoti nelle diocesi italiane in un Giovedì santo senza messa crismale

Sp ogliatima più ricchi di carità

di ENRICO CASALE

Per la regione anglofona delCamerun sarà una Pasqua dif-ficile, vissuta tra le violenze di

una guerra civile che sembra non fi-nire e l’epidemia di coronavirus chesi sta lentamente diffondendo. «Èda quattro anni che viviamo in con-dizioni terribili», spiega a «L’O sser-vatore Romano» un religioso chechiede di mantenere l’anonimatoper non mettere a rischio la sua in-columità e quella della comunità incui vive. «La Provincia ecclesiasticadi Bamenda, composta dall’a rc i d i o -cesi di Bamenda e dalle diocesi diBuéa, Kumba, Kumbo e Mamfe, sitrova nelle regioni nord-occidentalie sud-occidentali del Camerun, cioèla regione anglofona. Qui, gli scon-tri armati sono un problema quoti-diano. Stiamo patendo una guerrache ha causato morti e distruzione».

Per capire le motivazioni chestanno alla base di questo scontrooccorre fare un passo indietro fino

al 1960, anno in cui il Camerun haottenuto l’indipendenza dalla Fran-cia. In quel frangente, la parte meri-dionale del Camerun britannico sistacca unendosi alle province meri-dionali per formare la Repubblicafederale del Camerun. Nel 1972, ilpaese cambia poi nome, perde lasua caratteristica federale e diventaRepubblica unita del Camerun e,successivamente, nel 1984, Repub-blica del Camerun.

Negli anni, la popolazione anglo-fona ha accusato più volte le autori-tà di Yaoundé di discriminazione ed emarginazione economica e cul-turale. La scintilla che porta all’in-cendio scoppia nel 2016. Nella re-gione anglofona, gli insegnanti e gliavvocati organizzano scioperi e ma-nifestazioni in strada. Protestanocontro l’invio di giudici e insegnantifrancofoni che, a loro dire, nonavrebbero la preparazione adeguataper gestire i processi secondo lacommon law e non sarebbero in gra-do di seguire i programmi scolasticiincentrati sulla lingua inglese. Nel

2017 la crisi conosce un’escalationmilitare quando alcuni gruppi an-glofoni proclamano l’indip endenza.Una decisione che porta a unoscontro tra i separatisti e l’esecutivodi Paul Biya. La violenza e le atroci-tà commesse da tutte le parti inconflitto costringono 656.000 came-runesi di lingua inglese a lasciare leloro case, ottocentomila bambini anon andare a scuola (inclusi i quat-trocentomila alunni delle scuole cat-toliche), cinquantamila persone afuggire in Nigeria, con centinaia divillaggi distrutti e almeno duemilapersone uccise.

L’emergenza umanitaria è solostata in minima parte attutita dallatregua dichiarata da Samuel IkomeSako, leader dei separatisti, per con-tenere la diffusione del coronavirus. I combattimenti si sono diradati,ma la tensione rimane alta. L’e s e rc i -to continua a pattugliare le stradecon mezzi blindati e, in alcuni casi,specie nei villaggi, si registrano an-cora agguati e uccisioni. «In questianni — continua la nostra fonte — lavita non è stata facile per vescovi,sacerdoti, religiosi, cristiani. Alcunipresuli sono stati rapiti, diversi sa-cerdoti sono stati addirittura tortu-rati. Non solo le autorità religiose,ma anche i civili vengono rapitiquotidianamente per essere liberatidietro riscatto. Molti cristiani hannoperso i loro cari e hanno visto bru-ciare le loro case. In questo contestodi instabilità e violenza, celebrare lefunzioni religiose non è stato sem-plice. Di fronte alle costanti minac-ce, soprattutto da parte dei separati-sti, la Chiesa cattolica cerca di avvi-cinare i ragazzi per educarli ai valoridella vita. Da tempo, i vescovi chie-dono che si apra un dialogo inclusi-vo attraverso il quale le parti si con-frontino senza pregiudizi».

A questa situazione difficile, nelleultime settimane, si è aggiunta laminaccia strisciante dell’epidemia diCovid-19. Le autorità di Yaoundéhanno dichiarato che i casi registratidi coronavirus sono circa settecentoe una quindicina i morti. In realtànon si sa quanti siano i contagiati.Probabilmente molti di più, consi-derata anche la difficoltà nell’effet-tuare i tamponi. «L’epidemia èun’ulteriore, grande, difficoltà allaquale dobbiamo fare fronte», spiegail religioso. «Il virus minaccia tuttie, in particolare, quelle persone chegià vivono in condizioni precarie.Penso a coloro che sono fuggiti dal-le violenze e sono costretti a viverenei boschi in condizioni igienicheterribili, sotto ripari di fortuna». Difronte a questa emergenza umanita-ria, i vescovi della Provincia eccle-siastica di Bamenda hanno interrot-to le messe e hanno dato ai parrocil’opportunità di celebrare il triduopasquale nelle rispettive chiese par-rocchiali, ma solo con più di cin-quanta cristiani. Gli stessi vescovicelebreranno le funzioni sacre nellerispettive cattedrali sempre alla pre-senza di non più di una cinquantinadi persone. Anche le messe del Cri-sma, tradizionalmente momento dicelebrazione e di incontro tra i pre-suli e i sacerdoti delle diocesi, sonostate rinviate. «L’epidemia costringea prendere le dovute precauzioni»,conclude la nostra fonte. «Ciò nonsignifica che la Chiesa cattolica nonsia vicino ai fedeli. I vescovi hannoinvitato i cristiani a contattare tele-fonicamente i vescovi e i parroci perquestioni di grave necessità. I pasto-ri rimangono a disposizione dei cri-stiani e di chiunque abbia bisogno.Anche questa è la nostra Pasqua».

di FEDERICO PIANA

Raccontare come le diocesi ita-liane vivono il Giovedì santoal tempo della pandemia è

un esercizio doloroso ma necessario.Doloroso, perché nel giorno in cuisi fa memoria dell’istituzionedell’eucaristia e del ministero ordi-nato celebrando la giornata sacerdo-tale, si prende piena coscienza chela messa crismale, nella quale l’inte-ra Chiesa locale e i presbiteri sistringono intorno al proprio vesco-vo, è stata rinviata. Forse per la pri-ma volta in assoluto, i pastori nonpossono condividere un momentodi unità così alto con il clero e i fe-deli. Ma il racconto diventa anchenecessario e utile perché svela comesotto la fitta coltre di rassegnazionee prostrazione si celi una massicciadose di speranza e ottimismo.

Punto di partenza del viaggionon poteva non essere la diocesi diBergamo. Tra le zone d’Italia piùcolpite dal virus, conta tra le sue in-numerevoli vittime anche ventiquat-tro sacerdoti. Un numero enorme. Ilvescovo, Francesco Beschi, spiegache, se la celebrazione comunitariadella messa crismale e il rinnovodelle promesse sacerdotali sono statiposticipati a data da destinarsi, lamessa in Coena Domini, che dà av-vio al triduo pasquale nel tardo po-meriggio proprio del Giovedì santo,si svolge in un luogo dove dolore esperanza si fondono, facendone per-dere perfino i contorni: «Ho decisodi celebrarla, insieme ad alcuni sa-cerdoti, nella chiesa dell’osp edalePapa Giovanni XXIII di Bergamo,diventato l’emblema della lotta alcoronavirus. È qui che celebrerò an-che la liturgia del Venerdì santo, peressere davvero vicino a chi soffre».

L’amore per i suoi preti che stan-no rischiando la vita per essere con-formi al proprio ministero, monsi-gnor Beschi l’ha testimoniato conuna lettera pastorale: «Ho espressogratitudine e ammirazione per ciòche sono stati capaci di fare. E poiho anche sottolineato la gioia dellacomunione che ho sperimentato es-sere più profonda rispetto a primadello scoppio della pandemia. Maho chiesto anche perdono per tuttele volte che questa comunione nonsi è manifestata nelle nostre relazio-ni». E l’impossibilità di incontrarsifisicamente, mitigata dall’uso dei so-cial, non ha impedito alla carità fra-terna di crescere e svilupparsi, a talpunto che il vescovo ha chiesto alsuo presbiterio di rinunciare a tremesi di stipendio per devolverlo inun fondo da utilizzare per ogni ne-cessità legata all’emergenza. Nessu-no si è tirato indietro.

Anche il patriarca di Venezia,Francesco Moraglia, presidente del-la Conferenza episcopale del Trive-neto, ha l’anima dolente per il rin-vio della messa crismale: «È unagrande ferita. Subito prima del tri-duo pasquale, essa rappresenta unaparte fondamentale della vita delpresbiterio. Ora siamo in attesa diun’altra data nella quale poterla ce-lebrare, perché è molto importante,non si può cancellare» dice il presu-le, che cita una frase di santa Teresadi Lisieux per far comprendere co-

me il suo sguardo sugli avvenimentirimanga comunque positivo: «Tuttoè grazia». La vicinanza del patriarcaai preti veneziani si concretizza condei video e delle conference call. «Ilnostro rapporto — spiega — si è fat-to più stretto; ognuno di essi cono-sce il numero del mio cellulare e ionon scordo mai di dedicare atten-zione soprattutto ai sacerdoti piùanziani e più soli. Eppure è propriol’uso massiccio della tecnologia che,in queste ore, ha fatto capire a Mo-raglia che esiste una necessità im-pellente: «Quella di riscoprire l’esi-stenza di una comunità che ha il bi-sogno di incontrarsi e di celebrareinsieme. Un dono del quale ora tut-ti sentono la mancanza». Quando lapandemia sarà solo un triste ricor-do, il patriarca di Venezia convoche-rà un incontro diocesano di duegiorni per mettere a punto il futurodella pastorale, che non sarà più lastessa.

Lo scenario ora cambia, il viaggiofa tappa nella diocesi di Assisi - No-cera Umbra - Gualdo Tadino, il cuivescovo, Domenico Sorrentino, èconvinto che la triste peculiarità nel-la quale viviamo il Giovedì santo cipuò far recuperare i valori fonda-mentali dell’eucaristia: «Noi sacer-doti, ogni giorno, celebriamo il mi-stero e talvolta ci siamo abituati,troppo abituati. È paradossale dirlo,ma ora la situazione creata dal virusci costringe a entrare nell’interioritàdi questo mistero, fino a sentirne ildesiderio e la nostalgia». La man-canza della messa crismale e la mes-sa in Coena Domini celebrata aporte chiuse, senza nemmeno il ritodella lavanda dei piedi, provocanola lacerazione dell’anima ma nongettano nello sconforto. MonsignorSorrentino lo fa capire parlando delsuo presbiterio, che la drammaticitàdei momenti ha fatto vacillare manon ha certamente scalfito: «Il no-stro rapporto in un certo senso si ètrasformato: è diventato più bello.Ci sentiamo telefonicamente, ciscambiamo le esperienze. Tutti sia-mo coscienti di condividere le soffe-renze del nostro popolo. Stiamocrescendo insieme».

Il dopo pandemia ha già una ri-sposta concreta, ad Assisi: è un pro-getto già avviato da tempo che ri-guarda la dimensione della preghie-ra domestica: «È stato chiamato “Lefamiglie del Vangelo”. Nelle case sitorna a pregare tutti insieme e ladomenica si partecipa alla celebra-zione eucaristica rimanendo semprelegati alla propria parrocchia. Tuttoin modo strutturato e continuativo.Un progetto che troverà presto nuo-vo slancio e vitalità».

Il Cristo spogliato e crocifisso èl’immagine che l’arcivescovo di Na-poli, cardinale Crescenzio Sepe,presidente della Conferenza episco-pale campana, utilizza per dare con-cretezza al suo dolore per un Giove-dì santo che non avrebbe mai pen-sato di dover vivere: «È la liturgiache si sente spogliata di tutta la ric-chezza spirituale e pastorale cheavevamo imparato ad amare con in-tensità. Ma a far da supplente allaliturgia spogliata c’è il dinamismodi molti parroci e movimenti laicaliche si stanno dando da fare sulfronte della carità». Non è da menoil cardinale Sepe che nei giorniscorsi ha attivato un meccanismoeconomico per aiutare i sacerdoti indifficoltà, moltiplicatisi con l’imp en-nata dell’emergenza: «Diamo tuttociò che chiedono. Finora abbiamodistribuito 50.000 euro. Anche que-sta è un’occasione per rinsaldare ilrapporto tra vescovo e sacerdote».Altro atto di carità sarà la Via Cru-cis del Venerdì santo che si svolgerànella cattedrale di Napoli vuota macon le stazioni scritte dai carcerati:«Due di loro saranno presenti e leleggeranno: un gesto di comunionee di speranza».

Palermo è forse una delle cittàche soffre maggiormente per la so-spensione della messa crismale.«Ogni anno c’è una partecipazionestraordinaria del popolo di Dio cheha contezza di essere popolo sacer-dotale e per questo guarda al sacer-dozio ministeriale con grande affet-to e con grande stima», afferma l’ar-civescovo Corrado Lorefice. Per lamessa in Coena Domini la cattedra-le del capoluogo siciliano non saràcompletamente vuota: ospiterà alcu-ni rappresentanti di quel popolo diDio. «Io però porto con me tutta ladiocesi, anzi, il mondo intero. Lasensazione che ho avuto nella do-menica delle Palme è stata quella diuna cattedrale arabo-normannaenorme, svuotata; però ognuno dinoi che non era presente lì dentrodiventava un chiamato, un amato.Questo è il messaggio che ci arrivaanche dal Giovedì santo». Loreficeper stare vicino ai suoi preti utilizzasoprattutto il telefono: «Finora hocontattato centocinquanta sacerdoti.Li ho fatti parlare, ho cercato di co-gliere ciò che avevano nel cuore ac-cogliendo le loro domande e la lorosofferenza». Poi fa riferimento allanatura per esaltare la speranza pa-squale: «Io abito nella suggestivaConca d’Oro: qui i giardini degliaranci esplodono, la zagara comin-cia a profumare. Gesù è stato sepol-to in primavera nel giardino delGolgota: la primavera della Pasquaè già in atto. Stiamo andando versoil riscatto della storia degli uomini».

«R imanete a casa. Statecon i vostri cari. Noipreghiamo per tutti voi

affinché questo periodo di sacrificipossa essere benedetto da Dio conl’amore». È questo il messaggioche i missionari scalabriniani aJohannesburg, in Sud Africa, han-no lanciato attraverso i social net-work ai propri parrocchiani. Unappello a non uscire, a non starein strada e a non creare assembra-menti. A rispondere in modo posi-tivo al lockdown imposto dalle au-torità per evitare il contagio da co-ronavirus. E a sfruttare i nuovistrumenti di comunicazione socialeper rimanere in contatto con laChiesa cattolica.

Il Sud Africa è stato colpito inmodo serio dal Covid-19. Le ulti-me statistiche ufficiali parlano di1700 casi e una dozzina di morti,ma il contagio è in crescita e i datisono sempre provvisori. Di frontea questa epidemia, il governo diPretoria ha imposto una chiusuradelle attività e l’obbligo di non la-sciare le abitazioni. Una condizio-ne che ha messo in particolare dif-ficoltà soprattutto le fasce più po-vere. «Le fasce benestanti dellapopolazione — osserva padre Pa-blo Velasquez, missionario scala-briniano a Johannesburg — hannorisorse economiche e garanzie oc-cupazionali che li tutelano e li aiu-tano a rispettare le direttive. Nonè così per le fasce più povere. Perloro perdere giorni di lavoro signi-fica non guadagnare nulla». A sof-frirne sono anche i migranti, il 7,5per cento della popolazione, chehanno difficoltà a rinnovare i per-messi di soggiorno e rischiano difinire nell’illegalità. Non solo nonpossono lavorare, ma non hannoneppure i soldi per mangiare.

Anche tutte le funzioni religiosedella settimana santa sono statesospese. Non è possibile celebrarela messa, né fare la Via Crucis o lacerimonia della lavanda dei piedi.Nelle diocesi è stata annullata an-

che la messa del Crisma celebratadal vescovo con i suoi sacerdoti.«La connessione internet in SudAfrica è migliore e più stabile ri-spetto alla maggioranza dei paesidel continente» spiega FilippoFerraro, missionario scalabrinianoa Città del Capo. «Così abbiamodeciso di trasmettere in streamingtutte le funzioni religiose. È unmodo per venire incontro ai nostrifedeli. Anche se, dobbiamo esseresinceri, manca il senso di comunitàche si ritrova».

Padre Filippo è il cappellanodella locale comunità italiana eportoghese. La messa per gli im-migrati è un modo non solo pervenire incontro alle esigenze spiri-tuali, ma anche per trovarsi traconnazionali. «Quest’ultimo aspet-to mancherà molto — continua ilreligioso — ma credo mancherà so-prattutto alle popolazioni di origi-ne africana. Per loro la messa, ognimessa, è una grande festa con cori,canti, preghiere. È anche un ritro-varsi in una comunità spiritualepiù ampia. Una celebrazione viaweb, per forza di cose ridotta neitempi e nei modi, non risponde al-lo spirito proprio dei sudafricani edegli africani in generale».

Il rischio è inoltre che un’ampiafascia della popolazione ne riman-ga esclusa. «La povera gente e imigranti, anch’essi poverissimi, chevivono nelle baraccopoli — osservapadre Pablo — non hanno la con-nessione internet o, in caso contra-rio, è veramente debole. Ciò impe-disce loro di connettersi alle nostremesse. Questo è un problemagrande al quale non siamo ancorariusciti a dare una risposta. Ancheperché, dopo la scoperta dei primicasi di covid-19 nelle township, icontrolli da parte delle forze dipolizia e delle forze armate sonostati intensificati ed è impossibileentrare in uno slum. Anche que-sto, purtroppo, è un altro effettodella pandemia». (enrico casale)

In cammino verso Pasqua tra difficoltà e speranza

Dalla Cei uno stanziamentostraordinario di 200 milioni

ROMA, 8. Un importo straordina-rio di duecento milioni di euro,provenienti dall’otto per mille chei cittadini destinano alla Chiesacattolica, è stato stanziato dallapresidenza della Conferenza epi-scopale italiana (Cei), sentite tuttele Conferenze episcopali regionali,«per contribuire a far fronte alleconseguenze sanitarie, economi-che e sociali provocate dal coro-n a v i ru s » .

Lo rende noto un comunicato incui si aggiunge che 156 milioni sa-ranno ripartiti tra tutte le diocesi,con l’erogazione che avverrà entrofine aprile e «impegna a un utiliz-zo di tali risorse entro il 31 dicem-bre 2020» secondo criteri di tra-

sparenza e attenendosi al dettatoc o n c o rd a t a r i o .

Si tratta di un ulteriore contri-buto della Chiesa italiana «per so-stenere persone e famiglie in situa-zioni di povertà o di necessità»,ma anche «enti e associazioni cheoperano per il superamentodell’emergenza provocata dallapandemia» e tutti quegli enti ec-clesiastici in difficoltà. Le modalitàdi tale rendicontazione, prosegue ilcomunicato, «non seguiranno lagriglia predisposta per i fondi or-dinari, ma dovranno specificare isoggetti destinatari delle erogazio-ni, le causali, le somme erogate, irelativi giustificativi, secondo pras-si, delle attività sostenute».

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 8 giovedì 9 aprile 2020

Nelle diocesi francesi

Nell’attesa di ritrovarsi tutti insiemedi CHARLES DE PECHPEYROU

Q uest’anno l’emergenza sanita-ria dovuta al coronavirus hadettato anche in Francia mi-

sure eccezionali per i riti liturgicidella Settimana Santa. Rinviato nel-la sua forma solenne anche uno deimomenti più attesi nell’anno dai sa-cerdoti e dai loro pastori: la messacrismale, considerata una delle prin-cipali manifestazioni della pienezzadel sacerdozio del vescovo e un se-gno della stretta unione dei presbite-ri con lui. Di fronte alla pandemia esecondo le raccomandazioni dellaCongregazione per il culto divino ela disciplina dei sacramenti, le dioce-si di Francia hanno deciso di rinvia-re questa messa ai giorni precedentila Pentecoste o di mantenere la cele-brazione ma con poche persone esenza il tradizionale rinnovamentodelle promesse sacerdotali. In segnodi comunione, i vescovi hanno tutta-via invitato i loro preti a pregare sin-golarmente rispettando lo stessoorario.

«La messa crismale — indica mon-signor Matthieu Rougé, vescovo diNanterre, nella periferia di Parigi —costituisce un momento importantedell’anno liturgico per l’insieme del-la diocesi. Per i preti è molto prezio-so rinnovare le promesse sacerdotaliprima di amministrare la cresima e ilrinnovo delle promesse di battesimodei fedeli durante la vigilia pasquale.Attraverso la benedizione degli oli,portiamo nella preghiera tutti coloroche sono stati affidati al nostro mini-stero di santificazione. Sono nume-rosi i sacerdoti che desiderano con-fessarsi all’avvicinarsi della messacrismale, e molte diocesi, tra cui lamia — continua il presule — di solitopreparano questa messa con un tem-po di raccoglimento e la prolunganocon un momento di fratellanza».

«Per un vescovo, celebrare la Set-timana Santa fisicamente lontani gliuni dagli altri è estremamente dolo-roso, ma lo è anche per i preti, i dia-coni, i consacrati e i fedeli — com-menta ancora il presule, che ha deci-so di celebrare la messa del crismaalla fine del tempo pasquale —, tut-tavia grazie agli strumenti tecnologi-ci che ci consentono delle ampie ri-trasmissioni, siamo chiamati a unmaggior investimento spirituale».D’altronde, rileva monsignor Rougé,«quest’anno tutto sembra esserechiamato a evolvere verso un accre-scimento di profondità spirituale inuna grande povertà sensibile, unavera “kenosis”. Dall’inizio del confi-namento, sono colpito dall’intensifi-cazione della vita di fratellanza nellamia diocesi: celebrazioni religiose incomune, pasti condivisi, lavoro col-lettivo per proporre ai fedeli stru-menti di formazione innovativi. Inquesto contesto di kenosis liturgica eumana, siamo chiamati ad andare alfondo del nostro sacerdozio».

«Mi mancherà molto non poterconcelebrare questa messa, anche sene comprendo i motivi — confida dalcanto suo don Cédric Burgun, sacer-dote della diocesi di Metz e vice-de-cano della facoltà di diritto canonicodi Parigi — di solito per me si trattaanche di un’occasione per rivedere imiei confratelli, spesso lontani, vistii ritmi diversi delle nostre attività. Èquindi una grande rinuncia per noi,anche se avremo modo più in là dicelebrare la messa crismale». Permolte diocesi, ricorda, la messa delcrisma è «un’occasione per riunirsi

intorno al vescovo, un tempo di in-contro, di dialogo, nel corso delquale il vescovo può rivolgere un in-coraggiamento particolare nella mis-sione sacerdotale». Certamente, am-mette, «anche durante Pasqua vienerinnovata la promessa di seguire ilCristo da parte dei fedeli e dei preti,ma nella messa crismale si rinnovaquesta chiamata particolare che i sa-cerdoti hanno ricevuto».

Inoltre, «nel corso della messa cri-smale più che mai il vescovo si sentepadre». «Ci sono altre occasioni diconcelebrare con il proprio pastorecome per esempio nel corso delle or-dinazioni sacerdotali — p ro s e g u edon Cédric — ma in questo caso ilvescovo, usando in particolarel’espressione “carissimi figli”, si ri-volge veramente ai preti della suadiocesi nella sua dimensione pater-na, oltre a quella fraterna».

Nella cattedrale gotica di Amiens,a nord della Francia, il vescovo,monsignor Olivier Leborgne, ha ce-lebrato la messa crismale martedì se-ra con poche persone, mantenendo

soltanto la benedizione degli oli sa-cri, e ogni prete della diocesi è statoinvitato a celebrare la messa contem-poraneamente, dal canto suo, in se-gno di comunione. «Inoltre, ognigiorno invio ai sacerdoti una piccolameditazione per esprimere il mio le-game spirituale di comunione», rac-conta monsignor Leborgne. «La crisisanitaria — spiega poi il presule — ciha spinto a ripensare la nostra mis-sione, nella mia diocesi per esempiol’impegno dei sacerdoti si era un po’affievolito nella celebrazione delleesequie, adesso è invece diventata lanostra missione primordiale, qualco-sa si è rinnovato». «Siamo meravi-gliati da come hanno reagito tantisacerdoti che offrono il dono di sestessi — osserva il vescovo di Amiens— dedicandosi alla cura di coloroche soffrono maggiormente nelle lo-ro comunità, forse ancor più amore-volmente di prima».

«Non so se il coronavirus farà sor-gere delle conversioni o se l’uomo ri-partirà come se niente fosse — com-menta da parte sua don Cédric —

ma molti sacerdoti hanno trovatonuovi modi di comunicare con i loroparrocchiani, le iniziative pastorali sistanno moltiplicando, e soprattuttola Chiesa è tornata alla sua missioneoriginaria, quella di pregare vicino aimalati e a coloro che soffrono». «Siparla molto della malattia, ma noipreti non dobbiamo dimenticare diintensificare la nostra preghiera etutta una catechesi della speranzaanche per coloro che sono paralizza-ti dalla paura», insiste il sacerdote,ritenendo che «i fedeli hanno piùche mai bisogno di potersi rivolgereai loro sacerdoti»

«Esprimendo attenzione, testimo-nianza, insegnamento, i sacerdoti de-vono più che mai essere portatori diquesta speranza che, fondata sullafede, apre alla carità. La fiamma del-la fede — riassume il vescovo diNanterre — non si spegnerà mai: èquesta la nostra parola d’ordine dio-cesana durante il confinamento. Ciòche stiamo vivendo è inedito e dolo-roso, ma sono persuaso che contienei germi del rinnovamento».

Via Crucisin metropolitana

Linea A e Ferrovia Roma-Viterbo

TREDICESIMA S TA Z I O N EGesù è deposto dalla Croce

FE R M ATA BALDUINA

Mi piace viaggiare su questo tragitto.A differenza delle gallerie della metro qui pare una cosa diversa...Il treno è a due piani e io sono al secondo.Anche la gente, la maggior parte seduta, voglio ora pensarla serena,nonostante lo sguardo sul piccolo schermo che hanno davanti.Una donna parla al telefono di cose segrete rivelandole a tutti...un ragazzo vicino sente musica in cuffia,un bimbo si appoggia con fatica alla mamma.In questo strano preludio alla nottepenso al buio serale del venerdì di passione.Allo sguardo di chi stava lì, presso la croce, atterrito dal grido delSignore. Quale fu il dolore della Madre, di Giovanni, delle donne?Chi prese quel corpo morto da porre per terra, per poi trasportarloal sepolcro?Al termine di questa giornata tanti sono i corpi e le animedeposti sulla gelida terra.I palazzi che sono di fuori nascondono vite e morti che non possosap ere.Eppure, tra tanti a me sconosciuti, mi piace vedere Maria.Madre di fiducia, Madre di fede robusta, Madre dolorosa e forte.Lei prese Gesù tra le braccia, per presentarlo al mondo.È Lei a dirci oggi che non c’è deposizioneche non aspetti una nuova esaltazione.Guardandomi intorno vedo una mamma e un bambino.È appoggiato alla donna e legge un fumetto appena comprato.Il mondo lo chiama disabile.Lei lo bacia e lo chiama Giovanni.

di PAOLO RICCIARDI

Ve s c o v oausiliare di Roma

Celebrare Pesach e Pasqua durante una pandemia

Ebrei e cristianiuniti nella speranza

personalità devono sentire l’impat-to del messaggio di dignità e spe-ranza che è necessario per liberareuno spirito ridotto in schiavitù. Untale spirito è richiesto oggi a tantepersone e tanti governanti in tuttoil mondo — qualunque sia la loropersonalità individuale — al fine dicorreggere quei fattori sistemici chehanno consentito all’epidemia didiventare una pandemia, che è di-lagata lasciando migliaia di morti.

Gesù, naturalmente, viene ricor-dato dai cristiani per avere istituitol’Eucaristia più o meno nel periododella cena rituale della Pasquaebraica. Secondo le usanze ebrai-che, lui e i suoi discepoli probabil-mente avevano discusso delle azio-ni di Dio per Israele, come anchedi questioni di sofferenza presentee di redenzione vicina. In tutti equattro i Vangeli Gesù parla dellasua imminente morte come collega-ta al Regno di Dio di liberazione evita (Ma t t e o 26, 26-29; Ma rc o 14,22-25; Luca 22, 14-20; Giovanni 13,1-18,1; cfr. 6, 35 e seg.).

Nella tradizione cristiana, dun-que, Pasqua è un tempo di dolore,speranza e gioia. La crocifissionedi Gesù è avvenuta durante la cele-brazione di Pesach nella Giudeadominata dai romani. La convin-zione che Dio lo aveva fatto rina-scere a nuova vita si sviluppò traalcuni ebrei che lo seguivano. Que-ste origini forgiarono poi la succes-siva interpretazione cristiana dei te-mi biblici dell’oppressione e dellare d e n z i o n e .

Dunque, il dolore e la speranzae la nuova vita fanno parte dellepratiche sia degli ebrei sia dei cri-stiani in questo tempo dell’anno.Entrambi ricordano, durante le lo-ro celebrazioni, i tempi messianicidel futuro. Gli ebrei attendono unmondo di pace e di libertà dallapaura e poi la risurrezione dei mor-ti (principi della fede nn. 12 e 13 diMaimonide). I cristiani, che consi-derano Gesù «primizia di coloro

che sono morti» (1 Corinzi 15, 20),si aspettano che alla fine dei tempila morte sarà vinta per tutti. A uni-re ebrei e cristiani non è solo il do-lore, ma anche la speranza. Dob-biamo ricordarlo quando celebrere-mo la nostra rispettiva festività inquesti tempi tormentati dal corona-v i ru s .

Diversamente dagli altri anni,nel 2020 molte famiglie non po-tranno stare insieme. Molti edificidi culto saranno chiusi e non si ter-ranno liturgie comuni. Le nostrepratiche, quest’anno, dovranno in-cludere la riflessione sull’imp ossibi-lità di stare con la famiglia e gliamici, di abbracciarli, sul dover ri-manere a distanza. Migliaia di per-sone in questo momento stannopiangendo per i loro cari colpiti ouccisi dal virus. In questo tempodifficile, cerchiamo di essere rin-francati dai messaggi di speranzache Pesach e Pasqua offrono, neiloro modi diversi, ma risonanti, aebrei e cristiani.

Rabbi Akiva, il più grande tra isaggi talmudici, dinanzi a ognisventura diceva: tutto ciò che fa ilMisericordioso è a fin di bene (b.B e ra c h o t 60b). La sventura non de-ve sconfiggerci. Anche nella cala-mità dobbiamo compiere azionipositive e non permettere di la-sciarci sopraffare.

«Sia su di noi la bontà del Si-gnore, nostro Dio: rafforza per noil’opera delle nostre mani» (Salmi90, 17) mentre quest’anno celebria-mo Pesach e Pasqua.

CO N T I N UA Z I O N E DALLA PA G I N A 1

In cammino verso Pasqua tra difficoltà e speranza

Inizio della missione del nunzio apostolico a Cuba

Non c’è amore senza servizioLa Chiesa spagnola per il Giovedì santo

di GI O VA N N I ZAVAT TA

La Spagna, con più di quattordicimila morti, èuna delle nazioni più colpite dal coronavirus. Lestrettissime misure sanitarie impongono anche

qui che tutti i riti della Settimana santa si svolganosenza la presenza diretta del popolo di Dio, compresoquello del Giovedì santo, celebrato in Spagna comeGiornata dell’amore fraterno. Come rispondere al “co-mandamento nuovo” di Gesù — «Come io ho amatovoi, così amatevi anche voi gli uni gli altri» (Giovanni,13, 34) — in piena pandemia, con la gente costretta nel-le case? La Caritas e la stessa Conferenza episcopale,con la collaborazione dei media Cope, Trece ed Eccle-sia, propongono un gesto concreto per esprimere soli-darietà e vicinanza a tutti coloro che stanno attraver-sando momenti difficili, alle vittime, ai loro familiari, aimedici e agli infermieri in prima linea nella lotta con-tro il virus: accendere una candela durante la condivi-sione della cena di giovedì, accompagnata da una pre-ghiera-benedizione, per i malati, per i defunti.

Lo slogan è «La fraternità accende la speranza».L’invito è a unirsi a Gesù nella sua ultima cena e a tut-ti coloro per i quali egli si è donato. In un giorno nelquale, a causa del forzato isolamento, si potrà celebrarel’eucaristia solo in modo virtuale, questo gesto, si leggenel sito in rete dell’episcopato, «ci aiuterà a sentirci, sepossibile, più uniti tra noi e con tutti, con l’intera uma-nità che soffre per questa pandemia globale». Con laluce della candela, «ci uniamo nella comunità fraternae accendiamo la Pasqua che stiamo aspettando».

In Spagna la gravità della situazione ha uno dei vol-ti più evidenti nella crisi sociale che sta già provocandoinsicurezza, precarietà, povertà. Gli effetti del covid-19aggraveranno disoccupazione e mancanza di reddito eper migliaia di famiglie le richieste di aiuto si moltipli-cheranno. La fede cristiana incoraggia a fare qualcosadi concreto per alleviare l’impatto socioeconomico. Alriguardo la celebrazione della Giornata dell’amore fra-terno rappresenta «un momento privilegiato per chia-mare a vivere la fratellanza e a rendere reale il nuovocomandamento dell’amore», quell’esperienza radicaledi carità manifestata da Gesù lavando i piedi ai suoidiscepoli, espressione dell’amore reso servizio. «La ca-rità non chiude», come dimostrano le settanta Caritasdiocesane mobilitate nelle settimane di Quaresima persostenere e accompagnare i più bisognosi. Caritas cheora — altro gesto da compiere per il Giovedì santo —

con l’appoggio dei vescovi esorta a partecipare alla suacampagna di emergenza «Ogni gesto conta», per ri-spondere con un contributo finanziario ai bisogni ur-genti delle persone più vulnerabili, senza fissa dimora,anziani, famiglie con risorse limitate.

La lavanda dei piedi come esempio, come simbolo.Lo sguardo di pietà, l’aiuto reciproco, la compassione,la gratuità, la responsabilità, la preghiera devono di-ventare più evidenti. La speranza cristiana si fa certez-za e il bene trionfa sul male grazie alla gentilezza, allagenerosa dedizione, all’impegno concreto. «Non c’èamore se non si impara a coniugare il verbo servire, senon si è disposti a sbarazzarsi di tutto ciò che ingom-bra, se non ci si pone ai piedi di coloro che hanno bi-sogno di noi», scrive la Chiesa spagnola, che quasiquotidianamente, sui propri siti, aggiorna le iniziative(al momento oltre trecento) messe in campo, dalla rea-lizzazione nei conventi di mascherine e altri materialidi protezione al dono di respiratori per le terapie in-tensive degli ospedali, dall’apertura delle strutture dio-cesane per l’assistenza anche di tipo sanitario alla con-segna domiciliare di cibo e farmaci, dall’accompagna-mento psicologico e spirituale dei detenuti alle propo-ste educative per i più piccoli da svolgere a casa, al ser-vizio di cappellania garantito ventiquattro ore su venti-quattro nei principali nosocomi (come quello allestitotemporaneamente alla Fiera di Madrid).

In occasione della Domenica delle palme e dellapassione del Signore, la Commissione esecutiva dellaConferenza episcopale ha diffuso una nota nella qualeesprime «gratitudine» a sacerdoti, diaconi, consacrati elaici per la loro «dedizione pastorale» manifestata cele-brando l’eucaristia e pregando per i tanti bisogni, pren-dendosi cura delle famiglie e delle persone che vivonosole, accompagnando i malati e i propri familiari, pro-muovendo opere educative e sociali, servendo genero-samente in ospedali e residenze per anziani, incorag-giando gli operatori sanitari e i volontari, lavorando inprogrammi e centri di assistenza per i più bisognosi evulnerabili nella società. Senza dimenticare i monasteridella vita contemplativa «che con la loro preghieradavanti a Dio mantengono viva la fiamma della spe-ranza».

Eucaristia, sacerdozio ministeriale, comandamentodell’amore: i tre doni consegnati da Gesù Cristo nelGiovedì santo ritrovano in Spagna, in uno dei momen-ti più drammatici della sua storia, senso e consacra-zione.

Giunto il 7 dicembre 2019 all’a e ro -porto José Martí della capitale, l’ar-civescovo Giampiero Gloder è statoaccolto dal cardinale arcivescovo diL’Avana, Juan de la Caridad GarcíaRodríguez, da monsignor Jean-François Simonart, segretario dellanunziatura apostolica e dall’amba-sciatore Vladimir A. González Que-sada, direttore del Cerimoniale delministero degli Affari esteri.

L’11 dicembre, in occasione dellariunione del Comitato permanentedella Conferenza dei vescovi cattoli-ci di Cuba (Cocc), svoltasi nella se-de della rappresentanza pontificia,il nunzio apostolico ha presentatole lettere commendatizie del cardi-nale segretario di Stato al vescovoEmilio Aranguren, presidente dellaCo cc.

Il 16 dicembre, il rappresentantepontificio ha rimesso le copie di sti-

le alla signora Ana Teresita Gonzá-lez Fraga, vice ministro degli Affariesteri, con la quale si è successiva-mente intrattenuto in una cordialeconversazione. Entrambi hanno sot-tolineato le buone relazioni che in-tercorrono tra la Santa Sede e ilGoverno di Cuba, ricordando l’85°anniversario del loro inizio, che ri-corre quest’anno.

Il 13 marzo 2020, monsignorGloder, accompagnato dall’amba-sciatore Andrés González Garrido,capo del dipartimento di Immunità,franchigia e visti diplomatici, si èrecato al “Palacio de la Revolución”per la cerimonia di presentazionedelle lettere credenziali. Accoltodall’ambasciatore Aramís FuenteHernández, della direzione del Pro-tocollo, il nunzio apostolico ha suc-cessivamente avuto modo di con-versare con l’ambasciatore Vladimir

A. González Quesada, direttore delCerimoniale, prima di essere ac-compagnato all’incontro con il pre-sidente della Repubblica, MiguelDíaz-Canel. Al termine della ceri-monia, alla quale ha partecipato an-che il ministro degli Affari esteri,Bruno Rodríguez Parrilla, nella cor-diale conversazione, il capo delloStato ha chiesto al rappresentantepontificio di portare i propri salutia Papa Francesco, ricordando chein quel giorno ricorreva il settimoanniversario di elezione al Pontifi-cato. Da parte sua, monsignor Glo-der, dopo aver ringraziato il presi-dente, ha trasmesso i saluti delPontefice e ha sottolineato la longe-vità delle relazioni diplomatiche trala Santa Sede e Cuba, manifestan-do poi la piena disponibilità dellanunziatura a collaborare per il benedi tutti.

Lutto nell’episcopato

Monsignor Stephen Sulyk, arcive-scovo emerito di Philadelphia degliucraini, è morto negli Stati Uniti lu-nedì 6 aprile, all’età di 95 anni.

Il compianto presule era infattinato il 2 ottobre 1924 in Europa, aBalnica (Lesko), nel territoriodell’arcieparchia di Przemyśl - Wa r -szawa di rito bizantino-ucraino. Tra-sferitosi in America, era stato ordina-to sacerdote del clero dell’e s a rc a t oucraino il 14 giugno 1952. Eletto allasede metropolitana di Philadelphiadegli ucraini il 29 dicembre 1980,aveva ricevuto l’ordinazione episco-pale il successivo 1° marzo 1981. Ave-va rinunciato al governo pastoraledell’arcidiocesi il 20 novembre 2000.

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L’OSSERVATORE ROMANOgiovedì 9 aprile 2020 pagina 9

Il Papa spiega come vive il tempo della pandemia

Prendere le radici delle tradizioniper salire sui monti

Come sta vivendo il Papa la crisicausata dal covid-19? E come prepa-rarsi al dopo? Francesco ha rispostoa distanza, registrando degli audio,alle domande del giornalista e scrit-tore britannico Austen Ivereigh.L’intervista viene pubblicata simulta-neamente in «The Tablet» (Londra)e «Commonweal» (New York).«ABC» offre il testo originale in spa-gnolo e «La Civiltà Cattolica» pub-blica il testo che ha curato nella tra-duzione in italiano.

di AUSTEN IVEREIGH

La prima domanda è stata su comestesse vivendo la pandemia e l’isola-mento.

La Curia cerca di continuare a la-vorare, di vivere normalmente, orga-nizzandosi in turni affinché non cisiano mai troppe persone tutte insie-me. Una cosa ben pensata. Mante-niamo le misure stabilite dalle auto-rità sanitarie. Qui nella Casa SantaMarta sono stati fissati due turni peril pranzo, che aiutano ad attenuarel’afflusso. Ciascuno lavora nel suoufficio o da casa, con strumenti digi-tali. Sono tutti al lavoro, nessuno re-sta in ozio.

Come lo vivo io spiritualmente?Prego di più, perché credo di dover-lo fare, e penso alla gente. Mi preoc-cupa questo: la gente. Pensare allagente mi unge, mi fa bene, mi sot-trae all’egoismo. Ovviamente ho imiei egoismi: il martedì viene il con-fessore, ed è allora che metto a po-sto quel genere di cose. Penso allemie responsabilità attuali e nel dopoche verrà. Quale sarà, in quel dopo,il mio servizio come vescovo di Ro-ma, come capo della Chiesa? Queldopo ha già cominciato a mostrarsitragico, doloroso, per questo convie-ne pensarci fin da adesso. Attraversoil Dicastero per lo Sviluppo umanointegrale è stata organizzata unacommissione che lavora su questo esi riunisce con me.

La mia preoccupazione più gran-de — almeno, quella che avverto nel-la preghiera — è come accompagnareil popolo di Dio e stargli più vicino.Questo è il significato della messadelle sette di mattina in live strea-ming, seguita da molti che si sentonoaccompagnati; come pure di alcunimiei interventi e del rito del 27 mar-zo in piazza San Pietro. E di un la-voro piuttosto intenso di presenza,attraverso l’Elemosineria apostolica,per accompagnare le situazioni di fa-me e di malattia. Sto vivendo questomomento con molta incertezza. È unmomento di molta inventiva, dic re a t i v i t à .

Nella seconda domanda Austen Iverei-gh ha fatto riferimento a «I promessisposi» di Alessandro Manzoni, am-bientato al tempo della peste di Milanodel 1630, dove vengono descritti gli at-teggiamenti di diversi ecclesiastici. E hachiesto come il Papa veda la missionedella Chiesa in questo momento.

Il cardinale Federigo è un veroeroe di quella peste a Milano. In uncapitolo, tuttavia, si dice che passavasalutando la gente, ma chiuso nellalettiga, forse da dietro il finestrino,per proteggersi. Il popolo non ci erarimasto bene. Il popolo di Dio habisogno che il pastore gli stia accan-to, che non si protegga troppo. Og-gi il popolo di Dio ha bisogno diavere il pastore molto vicino, conl’abnegazione di quei cappuccini,che facevano così.

La creatività del cristiano devemanifestarsi nell’aprire orizzontinuovi, nell’aprire finestre, nell’a p r i retrascendenza verso Dio e verso gliuomini, e deve ridimensionarsi in ca-sa. Non è facile stare chiusi in casa.Mi viene in mente un versodell’Eneide che, nel contesto dellasconfitta, dà il consiglio di non ab-bassare le braccia. Preparatevi a tem-pi migliori, perché in quel momentoquesto ci aiuterà a ricordare le coseche sono successe ora. Abbiate curadi voi per un futuro che verrà. Equando questo futuro verrà, vi faràbene ricordare ciò che è accaduto.

Avere cura dell’ora, ma per il do-mani. Tutto questo con creatività.Una creatività semplice, che tutti igiorni inventa qualcosa. In famiglianon è difficile scoprirla. Ma non bi-sogna fuggire, cercare evasioni alie-nanti, che in questo momento nonsono utili.

La terza domanda ha riguardato lepolitiche dei governi in risposta allacrisi.

Alcuni governi hanno preso misu-re esemplari, con priorità ben defini-

te, per difendere la popolazione. Maci stiamo rendendo conto che tuttoil nostro pensiero, ci piaccia o non cipiaccia, è strutturato attorno all’eco-nomia. Si direbbe che nel mondo fi-nanziario sacrificare sia normale.Una politica della cultura dello scar-to. Da cima a fondo. Penso peresempio alla selettività prenatale.Oggi è molto difficile incontrare perstrada persone con la sindrome diDown. Quando la si vede nelle eco-grafie, li rispediscono al mittente.Una cultura dell’eutanasia, legale oocculta, in cui all’anziano le medici-ne si danno fino a un certo punto.Penso all’enciclica di Papa Paolo VI,la Humanae vitae. La grande proble-matica su cui all’epoca si concentra-vano i pastoralisti era la pillola. Enon si resero conto della forza profe-tica di quell’enciclica, anticipatoriadel neomalthusianismo che stavapreparandosi in tutto il mondo. Èun avvertimento di Paolo VI riguar-do all’ondata di neomalthusianismoche oggi vediamo nella selezionedelle persone secondo la possibilitàdi produrre, di essere utili: la culturadello scarto.

I senzatetto restano senzatetto.Giorni fa ho visto una fotografia, diLas Vegas, in cui erano stati messi inquarantena in un parcheggio. E glialberghi erano vuoti. Ma un senza-tetto non può andare in un albergo.Qui la si vede all’opera, la teoriadello scarto.

Nella successiva domanda Ivereigh hachiesto se l’impatto della crisi può por-tare a rivedere i nostri modi di vivere,a una conversione ecologica e a societàed economie più umane.

Dice un proverbio spagnolo: “D ioperdona sempre, noi qualche volta,la natura mai”. Non abbiamo datoascolto alle catastrofi parziali. Chi èche oggi parla degli incendi in Au-stralia? E del fatto che un anno emezzo fa una nave ha attraversato ilPolo Nord, divenuto navigabile per-ché il ghiaccio si era sciolto? Chiparla delle inondazioni? Non so sesia la vendetta della natura, ma dicerto è la sua risposta.

Abbiamo una memoria selettiva.Vorrei insistere su questo. Mi ha im-pressionato la celebrazione del set-tantesimo anniversario dello sbarcoin Normandia. C’erano personaggidi punta della politica e della cultu-ra internazionale. E festeggiavano.Certo, è vero che fu l’inizio della fi-ne della dittatura, ma nessuno si ri-cordava dei 10.000 ragazzi caduti suquella spiaggia.

Quando sono stato a Redipuglia,nel centenario della fine della primaGuerra mondiale, si vedeva un belmonumento e nomi sulla pietra, enient’altro. Ho pianto pensando aBenedetto XV (alla «inutile strage»),come pure ad Anzio, nel giorno deidefunti, pensando a tutti i soldatinordamericani sepolti là. Ognuno

aveva una famiglia, al posto di cia-scuno di loro potevo esserci io.

Oggi, in Europa, quando si co-minciano a sentire discorsi populistio decisioni politiche di tipo selettivonon è difficile ricordare i discorsi diHitler nel 1933, più o meno gli stessiche qualche politico fa oggi. Mi vie-ne ancora in mente un verso di Vir-gilio: Meminisce iuvabit. Farà benerecuperare la memoria, perché lamemoria ci aiuterà. Oggi è tempo direcuperare la memoria. Non è la pri-ma pestilenza dell’umanità. Le altresono ormai ridotte ad aneddoti.Dobbiamo recuperare la memoriadelle radici, della tradizione, che è“memoriosa”. Negli E s e rc i z i disant’Ignazio, tutta la prima settima-na e poi la contemplazione per rag-giungere l’amore nella quarta setti-mana seguono interamente il segnodella memoria. È una conversionecon la memoria.

Questa crisi ci tocca tutti: ricchi epoveri. È un appello all’attenzionecontro l’ipocrisia. Mi preoccupal’ipocrisia di certi personaggi politiciche dicono di voler affrontare la cri-si, che parlano della fame nel mon-do, e mentre ne parlano fabbricanoarmi. È il momento di convertirci daquest’ipocrisia all’opera. Questo èun tempo di coerenza. O siamo coe-renti o perdiamo tutto.

Lei mi chiede della conversione.Ogni crisi è un pericolo, ma è ancheun’opportunità. Ed è l’opp ortunitàdi uscire dal pericolo. Oggi credoche dobbiamo rallentare un determi-nato ritmo di consumo e di produ-zione (Laudato si’, 191) e imparare acomprendere e a contemplare la na-tura. E a riconnetterci con il nostroambiente reale. Questa è un’opp or-tunità di conversione.

Sì, vedo segni iniziali di conver-sione a un’economia meno liquida,più umana. Ma non dovremo perde-re la memoria una volta passata lasituazione presente, non dovremo ar-chiviarla e tornare al punto di pri-ma. È il momento di fare il passo.Di passare dall’uso e dall’abuso del-la natura alla contemplazione. Noiuomini abbiamo perduto la dimen-sione della contemplazione; è venutoil momento di recuperarla.

E a proposito di contemplazionevorrei soffermarmi su un punto: è ilmomento di vedere il povero. Gesùci dice che “i poveri li avete semprecon voi”. Ed è vero. È una realtà,non possiamo negarla. Sono nasco-sti, perché la povertà si vergogna. ARoma, in piena quarantena, un poli-ziotto ha detto a un uomo: “Nonpuò starsene per strada, deve andarea casa sua”. La risposta è stata:“Non ho una casa. Vivo in strada”.Scoprire la quantità di persone chesi emarginano... e siccome la povertàfa vergognare, non la vediamo. Sonolà, gli passiamo accanto, ma non livediamo. Fanno parte del paesaggio,sono cose. Santa Teresa di Calcutta

li ha visti e ha deciso di intraprende-re un cammino di conversione. Ve-dere i poveri significa restituire lorol’umanità. Non sono cose, non sonoscarti, sono persone. Non possiamofare una politica assistenzialistica co-me con gli animali abbandonati. Einvece molte volte i poveri vengonotrattati come animali abbandonati.Non possiamo fare una politica assi-stenzialistica e parziale.

Mi permetto di dare un consiglio:è ora di scendere nel sottosuolo. Ècelebre il romanzo di Dostoevskij, Memorie del sottosuolo. E ce n’è unaltro più breve, Memorie di una casamorta, in cui le guardie di un ospe-dale carcerario trattavano i poveriprigionieri come oggetti. E vedendocome si comportavano con uno cheera appena morto, un altro detenutoesclamò: “Basta! Aveva anche luiuna madre!”. Dobbiamo ripetercelomolte volte: quel povero ha avutouna madre che lo ha allevato conamore. Non sappiamo che cosa siasuccesso poi, nella vita. Ma aiutapensare a quell’amore che aveva rice-vuto, alle speranze di una madre.Noi depotenziamo i poveri, non dia-mo loro il diritto di sognare la loromadre. Non sanno che cosa sia l’af-fetto, molti vivono nella dipendenzadalla droga. E vederlo può aiutarci ascoprire la pietà, quella pietas che èuna dimensione rivolta verso Dio everso il prossimo.

Scendere nel sottosuolo, e passaredalla società ipervirtualizzata, disin-carnata, alla carne sofferente del po-vero, è una conversione doverosa. Ese non cominciamo da lì, la conver-sione non avrà futuro. Penso ai santidella porta accanto in questo mo-mento difficile. Sono eroi! Medici,volontari, religiose, sacerdoti, opera-tori che svolgono i loro doveri affin-ché questa società funzioni. Quantimedici e infermieri sono morti!Quanti sacerdoti sono morti! Quan-te religiose sono morte! In servizio,servendo.

Mi viene in mente una frase ne I Promessi sposi, del sarto, a mio giudi-zio un personaggio tra i più semplicie più coerenti. Diceva: “Non ho maitrovato che il Signore abbia comin-ciato un miracolo senza finirlo be-ne”. Se riconosciamo questo miraco-lo dei santi accanto a noi, di questiuomini e donne eroici, se sappiamoseguirne le orme, questo miracolo fi-nirà bene, sarà per il bene di tutti.Dio non lascia le cose a metà strada.Siamo noi che le lasciamo e ce neandiamo. Quello che stiamo vivendoè un luogo di metanoia, di conver-sione, e ne abbiamo l’opp ortunità.Quindi facciamocene carico e andia-mo avanti.

Un’altra domanda di Ivereigh ha ri-guardato la necessità, in questi mesi, diripensare il modo di essere della Chie-sa: «Forse una Chiesa più missionaria,più creativa, meno aggrappata alle isti-

tuzioni. Stiamo vivendo l’emergenza diuna “home Church”, di una Chiesa chefa base anche in casa?».

Meno aggrappata alle istituzioni?Direi piuttosto agli schemi. Infatti laChiesa è istituzione. Esiste la tenta-zione di sognare una Chiesa de-isti-tuzionalizzata, per esempio unaChiesa gnostica, senza istituzioni, osoggetta a istituzioni fisse, per pro-teggersi, ed è una Chiesa pelagiana.A rendere la Chiesa istituzione è loSpirito Santo. Che non è gnosticoné pelagiano. È lui a istituzionaliz-zare la Chiesa. È una dinamica alter-nativa e complementare, perché loSpirito Santo provoca disordine coni carismi, ma in quel disordine creaarmonia. Chiesa libera non vuol direuna Chiesa anarchica, perché la li-bertà è dono di Dio. Chiesa istitu-zionalizzata vuol dire Chiesa istitu-zionalizzata dallo Spirito Santo.Una tensione tra disordine e armo-nia: è questa la Chiesa che deveuscire dalla crisi. Dobbiamo impara-re a vivere in una Chiesa in tensionetra il disordine e l’armonia provocatidallo Spirito Santo. Se mi chiede unlibro di teologia che possa aiutarla acomprenderlo, sono gli Atti degliapostoli. Ci troverà il modo in cui loSpirito Santo de-istituzionalizzaquello che non serve più e istituzio-nalizza il futuro della Chiesa. Que-sta è la Chiesa che deve uscire dallacrisi.

Qualche settimana fa mi ha telefo-nato un vescovo italiano. Afflitto, midiceva che stava andando da unospedale all’altro per dare l’assolu-zione a tutti quelli che erano all’in-terno, mettendosi nella hall. Ma deicanonisti che aveva chiamato gli ave-vano detto di no, che l’assoluzione èpermessa soltanto con un contattodiretto. “Padre, che mi può dire?”,mi ha domandato quel vescovo. Gliho detto: “Monsignore, svolga il suodovere sacerdotale”. E il vescovo midice: “Grazie, ho capito”. Poi ho sa-puto che impartiva assoluzioni dap-p ertutto.

In altre parole, la Chiesa è la li-bertà dello Spirito in questo mo-mento davanti a una crisi, e non unaChiesa rinchiusa nelle istituzioni.Questo non vuol dire che il dirittocanonico sia inutile: serve, sì, aiuta,e per favore usiamolo bene, perchéci fa del bene. Ma l’ultimo canonedice che tutto il diritto canonico hasenso per la salvezza delle anime, edè qui che ci viene aperta la porta peruscire a portare la consolazione diDio nei momenti di difficoltà».

Mi ha chiesto della “home Chur-ch”. Dobbiamo affrontare il restare acasa con tutta la nostra creatività. Oci deprimiamo, o ci alieniamo — p eresempio, con mezzi di comunicazio-ne che possono condurci a realtà dievasione dal momento presente —,oppure creiamo. In casa abbiamo bi-sogno di creatività apostolica, creati-vità purificata da tante cose inutili,ma con nostalgia di esprimere la fe-de in comunità e come popolo diDio. Ovvero: una clausura forzatacon nostalgia, a uscire dal nostroisolamento deve aiutarci quella me-moria che produce nostalgia e pro-voca la speranza».

Infine il giornalista ha chiesto a Fran-cesco come vivere questa Quaresima equesta Pasqua così straordinarie, e«un messaggio particolare per gli an-ziani isolati, i giovani rinchiusi, e perchi si impoverisce a causa della crisi».

Lei mi parla di anziani isolati. So-litudine e distanza. Quanti anzianihanno figli che non vanno a trovarlinei tempi normali! Ricordo che aBuenos Aires, quando visitavo le ca-se di riposo, domandavo agli ospiti:come va la famiglia? “Ah, sì, beno-ne, benone”. Vengono? “Sì, vengonos e m p re ”. Poi l’infermiera mi dicevache erano passati sei mesi dall’ultimavolta che i figli erano andati a tro-varli. La solitudine e l’abbandono, ladistanza.

E ciò nonostante gli anziani conti-nuano a essere le radici. E devonoparlare con i giovani. Questa tensio-ne tra vecchi e giovani deve semprerisolversi nell’incontro. Perché il gio-vane è germoglio, fogliame, ma habisogno della radice; altrimenti nonpuò dare frutto. L’anziano è come laradice. Agli anziani di oggi vogliodire: so che sentite la morte vicina eavete paura, ma volgete lo sguardodall’altra parte, ricordate i nipoti enon smettete di sognare. È questoche Dio vi chiede: di sognare (Gioele 3, 1). Che ho da dire ai giovani? Ab-biate il coraggio di guardare piùavanti e siate profeti. Al sogno deglianziani faccia riscontro la vostra pro-fezia. Anche questo è in Gioele 3, 1.

Le persone rese povere dalla crisisono i defraudati di oggi che si ag-giungono a tanti spogliati di sempre,uomini e donne che portano “sp o-gliato” come stato civile. Hanno per-duto tutto o stanno per perdere tut-to. Che senso ha per me, oggi, que-sto perdere tutto alla luce del Van-gelo? Entrare nel mondo degli “sp o-gliati”, capire che chi prima avevaadesso non ha più. Quello che chie-do alla gente è di farsi carico deglianziani e dei giovani. Di farsi caricodella storia. Di farsi carico di questidefraudati.

E mi viene in mente un altro ver-so di Virgilio, quando Enea, sconfit-to a Troia, aveva perduto tutto e glirestavano due vie d’uscita: o rimane-re là a piangere e porre fine alla suavita, o fare quello che aveva in cuo-re, andare oltre, andare verso i montiper allontanarsi dalla guerra. È unverso magnifico: Cessi, et sublatomontem genitore petivi. “Mi rassegnaie sollevato il padre mi diressi suimonti”. È questo che tutti noi dob-biamo fare oggi: prendere le radicidelle nostre tradizioni e salire suimonti.

Liturgie del Triduo e Via crucis ripensate per accompagnare i fedeli nell’emergenza del covid-19

La Pasqua essenziale di FrancescoTutto sarà più sobrio ed essenziale. L’Ufficiodelle Celebrazioni liturgiche del Sommo Ponte-fice ha dovuto organizzare in tempi rapidi i ritiche Francesco sta per presiedere senza la pre-senza dei fedeli, in una basilica di San Pietrosemivuota. Eppure mai come in questa Pasquatanti guarderanno al Papa grazie ai mezzi di co-municazione. Il Pontefice vuole infatti essere vi-cino alle tante persone impossibilitate ad andarea messa e a partecipare alle liturgie di questosingolare Triduo pasquale in tempo di pande-mia e di isolamento forzato. Il Crocifisso di SanMarcello e l’icona della Salus populi Romani chehanno accompagnato sia la preghiera del 27marzo, sia la messa della domenica delle Palme,saranno sempre presenti.

Il Giovedì santo, com’è già noto, il Papa nonpresiederà la messa del Crisma con i sacerdotidi Roma: la celebrazione si terrà a crisi finita.La messa in Coena Domini, che fa memoriadell’istituzione dell’Eucaristia, si terrà alle ore 18all’altare della Cattedra senza il tradizionale ritodella lavanda dei piedi (che comunque è previ-sto possa essere omesso) e non si concluderàcon la reposizione del Santissimo alla fine dellacelebrazione.

Venerdì santo i momenti saranno due. Il pri-mo è la liturgia della Passione e dell’adorazionedella Croce, alle 18, nella basilica di San Pietro.Il Crocifisso di San Marcello sarà coperto. Cisarà una meditazione del predicatore della CasaPontificia, padre Raniero Cantalamessa, quindiil Crocifisso verrà svelato. Ci sarà l’adorazionema non il bacio alla Croce.

La sera del Venerdì santo, alle 21, la Via Cru-cis si terrà in piazza San Pietro, con le stazioni

lungo il colonnato, attorno all’obelisco e infinelungo il percorso che conduce al sagrato. Due igruppi dei portatori della croce. Ci saranno deidetenuti del carcere “Due Palazzi” di Padova (lemeditazioni sono state scritte da alcuni di loro),e dei medici e infermieri del Fondo assistenzasanitaria (Fas). Essi infatti sono in prima lineanel servizio agli ammalati colpiti dalla pan-demia.

Durante la veglia del Sabato santo, alle 21,non si celebreranno battesimi. La cerimonia ini-ziale con il fuoco avverrà alle spalle dell’a l t a redella Confessione. Non ci saranno i lumini per ipresenti e il canto delle tre invocazioni “lumenChristi” avverrà soltanto con l’accensione in se-

quenza delle luci della basilica durante la pro-cessione verso l’altare della Cattedra. Suoneran-no le campane di San Pietro al momento del“Gloria” che annuncia la resurrezione.

La stessa sobrietà caratterizzerà anche la mes-sa della domenica di Pasqua, che il Papa cele-brerà alle 11 all’altare della Cattedra. Il Vangelosarà proclamato in greco e in latino. Al termineFrancesco si recherà in sacrestia a togliere i pa-ramenti, quindi tornerà in basilica davanti all’al-tare della Confessione, da dove pronuncerà ilmessaggio Urbi et Orbi e impartirà la benedizio-ne pasquale. Tutto dunque si svolgerà all’in-terno.

Beato Angelico, «Comunione degli apostoli» (1440-1442)

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 10 giovedì 9 aprile 2020

Il Pontefice propone una «grande liturgia domestica»

Con il crocifissoe il Vangelo

sé il nostro male, prende su di sé inostri peccati. E questo, per liberarcidai pregiudizi su Dio, guardiamo ilCrocifisso. E poi apriamo il Vange-lo. In questi giorni, tutti in quaran-tena e a casa, chiusi, prendiamo que-ste due cose in mano: il Crocifisso,guardiamolo; e apriamo il Vangelo.Questa sarà per noi — diciamo così— come una grande liturgia domesti-ca, perché in questi giorni non pos-siamo andare in chiesa. Crocifisso eVa n g e l o !

Nel Vangelo leggiamo che, quan-do la gente va da Gesù per farlo re,ad esempio dopo la moltiplicazionedei pani, Egli se ne va (cfr. Gv 6,15). E quando i diavoli vogliono ri-velare la sua maestà divina, Egli limette a tacere (cfr. Mc 1, 24-25). Per-ché? Perché Gesù non vuole esserefrainteso, non vuole che la genteconfonda il Dio vero, che è a m o reumile, con un dio falso, un dio mon-dano che dà spettacolo e s’imp onecon la forza. Non è un idolo. È Dioche si è fatto uomo, come ognuno dinoi, e si esprime come uomo ma conla forza della sua divinità. Invece,quando nel Vangelo viene proclama-ta solennemente l’identità di Gesù?Quando il centurione dice: “D a v v e roera Figlio di Dio”. Viene detto lì, ap-pena ha dato la vita sulla croce, per-ché non ci si può più sbagliare: sivede che Dio è onnipotente nell’a m o re ,e non in altro modo. È la sua natu-ra, perché è fatto così. Egli è l’Amo-re .

Tu potresti obiettare: “Che me nefaccio di un Dio così debole, chemuore? Preferirei un dio forte, unDio potente!”. Ma sai, il potere diquesto mondo passa, mentre l’a m o reresta. Solo l’amore custodisce la vita

che abbiamo, perché abbraccia lenostre fragilità e le trasforma. Èl’amore di Dio che a Pasqua ha gua-rito il nostro peccato col suo perdo-no, che ha fatto della morte un pas-saggio di vita, che ha cambiato lanostra paura in fiducia, la nostra an-goscia in speranza. La Pasqua ci di-ce che Dio può volgere tutto in be-ne. Che con Lui possiamo davveroconfidare che tutto andrà bene. Equesta non è un’illusione, perché lamorte e risurrezione di Gesù non èun’illusione: è stata una verità! Eccoperché il mattino di Pasqua ci vienedetto: «Non abbiate paura!» (cfr.Mt 28, 5). E le angoscianti domandesul male non svaniscono di colpo,ma trovano nel Risorto il fondamen-to solido che ci permette di nonn a u f r a g a re .

Cari fratelli e sorelle, Gesù hacambiato la storia facendosi vicino anoi e l’ha resa, per quanto ancora se-gnata dal male, storia di salvezza.Offrendo la sua vita sulla croce, Ge-sù ha vinto anche la morte. Dal cuo-re aperto del Crocifisso, l’amore diDio raggiunge ognuno di noi. Noipossiamo cambiare le nostre storieavvicinandoci a Lui, accogliendo lasalvezza che ci offre. Fratelli e sorel-le, apriamogli tutto il cuore nellapreghiera, questa settimana, questigiorni: con il Crocifisso e con ilVangelo. Non dimenticatevi: Croci-fisso e Vangelo. La liturgia domesti-ca, sarà questa. Apriamogli tutto ilcuore nella preghiera, lasciamo che ilsuo sguardo si posi su di noi e capi-remo che non siamo soli, ma amati,perché il Signore non ci abbandonae non si dimentica di noi, mai. Econ questi pensieri, vi auguro unaSanta Settimana e una Santa Pa-squa.

«Non dimenticatevi: Crocifisso eVangelo». Ecco «la grande liturgiadomestica» proposta da PapaFrancesco per questa particolareSettimana santa, nel tempo dellapandemia. È il suggerimento che havoluto condividere all’udienza generaledi mercoledì 8 aprile nella Bibliotecadel Palazzo apostolico vaticano. Questoil testo della catechesi del Pontefice.

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!In queste settimane di apprensioneper la pandemia che sta facendo sof-frire tanto il mondo, tra le tante do-mande che ci facciamo, possono es-sercene anche su Dio: che cosa fadavanti al nostro dolore? Dov’èquando va tutto storto? Perché nonci risolve in fretta i problemi? Sonodomande che noi facciamo su Dio.

Ci è di aiuto il racconto della Pas-sione di Gesù, che ci accompagna inquesti giorni santi. Anche lì, infatti,si addensano tanti interrogativi. Lagente, dopo aver accolto Gesù trion-falmente a Gerusalemme, si doman-dava se avrebbe finalmente liberatoil popolo dai suoi nemici (cfr. Lc 24,21). Si aspettavano, loro, un Messiapotente, trionfante, con la spada. In-vece ne arriva uno mite e umile dicuore, che chiama alla conversione ealla misericordia. Ed è proprio lafolla, che prima l’aveva osannato, agridare: «Sia crocifisso!» (Mt 27,23). Quelli che lo seguivano, confusie spaventati, lo abbandonano. Pen-savano: se la sorte di Gesù è questa,il Messia non è Lui, perché Dio èforte, Dio è invincibile.

Ma, se andiamo avanti a leggere ilracconto della Passione, troviamo unfatto sorprendente. Quando Gesùmuore, il centurione romano chenon era credente, non era ebreo maera un pagano, che lo aveva vistosoffrire in croce e lo aveva sentitoperdonare tutti, che aveva toccatocon mano il suo amore senza misu-ra, confessa: «D a v v e ro quest’uomoera Figlio di Dio» (Mc 15, 39). Diceproprio il contrario degli altri. Diceche lì c’è Dio, che è Dio d a v v e ro .

Possiamo chiederci oggi: qual è ilvolto vero di Dio? Di solito noiproiettiamo in Lui quello che siamo,alla massima potenza: il nostro suc-cesso, il nostro senso di giustizia, eanche il nostro sdegno. Però il Van-gelo ci dice che Dio non è così. Èdiverso e non potevamo conoscerlocon le nostre forze. Per questo si èfatto vicino, ci è venuto incontro eproprio a Pasqua si è rivelato com-pletamente. E dove si è rivelatocompletamente? Sulla croce. Lì im-pariamo i tratti del volto di Dio.Non dimentichiamo, fratelli e sorel-le, che la croce è la cattedra di Dio.Ci farà bene stare a guardare il Cro-cifisso in silenzio e vedere chi è ilnostro Signore: è Colui che nonpunta il dito contro qualcuno, nep-pure contro coloro che lo stannocrocifiggendo, ma spalanca le brac-cia a tutti; che non ci schiaccia conla sua gloria, ma si lascia spogliareper noi; che non ci ama a parole, maci dà la vita in silenzio; che non cicostringe, ma ci libera; che non citratta da estranei, ma prende su di

Nella messa a Santa Marta Francesco prega perché il Signore tocchi il cuore di mafiosi e usurai

Per la conversionedei tanti Giuda di oggi

«Preghiamo oggi per la gente che,in questo tempo di pandemia, facommercio con i bisognosi; appro-fittano della necessità degli altri e livendono: i mafiosi, gli usurai e tan-ti. Che il Signore tocchi il loro cuo-re e li converta». Non è ricorso agiri di parole Papa Francesco, mer-coledì mattina, 8 aprile, all’iniziodella messa celebrata nella cappelladi Casa Santa Marta e trasmessa indiretta streaming. Invitando poi,nell’omelia, a guardare ai tanti«Giuda istituzionalizzati» di oggiche, in diversi modi, sfruttano evendono le persone, familiari com-presi. Ma anche al «piccolo Giuda»che è in ciascuno, pronto a tradireper interesse.

«Mercoledì Santo è chiamato an-che “mercoledì del tradimento”, ilgiorno nel quale si sottolinea nellaChiesa il tradimento di Giuda», haspiegato il Papa dando il via allasua meditazione. Il passo del Van-gelo di Matteo (26, 14-25), propostodalla liturgia, ricorda proprio che«Giuda vende il Maestro».

In realtà, «quando noi pensiamoal fatto di vendere gente — ha fattopresente il Pontefice — viene allamente il commercio fatto con glischiavi dall’Africa per portarli inAmerica: una cosa vecchia». E cisembra una «cosa lontana» anche«il commercio, per esempio, delleragazze yazide vendute a Daesh».

Però «anche oggi si vende gente,tutti i giorni» ha affermato France-sco. Anche oggi, dunque, «ci sonodei Giuda che vendono i fratelli ele sorelle: sfruttandoli nel lavoro,non pagando il giusto, non ricono-scendo i doveri».

«Anzi, vendono tante volte le co-se più care» ha rilanciato il Papa,confidando di pensare «che, per es-sere più comodo, un uomo è capa-ce di allontanare i genitori e nonvederli più; metterli al sicuro in unacasa di riposo e non andare a tro-varli». Si «vende» senza scrupoli.

A questo proposito il Ponteficeha ricordato che «c’è un detto mol-to comune che, parlando di gentecosì, dice che “questo è capace divendere la propria madre”: e la ven-dono». Come a dire: «Adesso sonotranquilli, sono allontanati: “Cura-teli voi”».

«Oggi il commercio umano — hainsistito Francesco — è come ai pri-mi tempi: si fa. E questo perché?Perché: Gesù lo ha detto. Lui hadato al denaro una signorìa. Gesùha detto: “Non si può servire Dio eil denaro”, due signori» (cfr. Luca16, 13). Ed «è l’unica cosa — ha fat-to notare — che Gesù pone all’al-tezza e ognuno di noi deve sceglie-re: o servi Dio, e sarai liberonell’adorazione e nel servizio; o ser-vi il denaro, e sarai schiavo del de-n a ro » .

«Questa è l’opzione», ma «tantagente vuole servire Dio e il denaroe questo non si può fare» ha pun-tualizzato il Papa. Tanto che, «allafine, fanno finta di servire Dio perservire il denaro». Si tratta degli«sfruttatori nascosti che sono so-cialmente impeccabili, ma sotto iltavolo fanno il commercio, anchecon la gente: non importa. Losfruttamento umano è vendere ilp ro s s i m o » .

«Giuda se n’è andato — ha pro-seguito il Pontefice — ma ha lascia-

to dei discepoli, che non sono suoidiscepoli ma del diavolo». Del re-sto, «com’è stata la vita di Giudanoi non lo sappiamo. Un ragazzonormale, forse, e anche con inquie-tudini, perché il Signore lo ha chia-mato a essere discepolo». Però «luimai è riuscito a esserlo: non avevabocca di discepolo e cuore di disce-polo come abbiamo letto nella pri-ma lettura» ha rimarcato Francesco,facendo riferimento al passo trattoda libro del profeta Isaia (50, 4-9).

mai gli dice “t r a d i t o re ”; dice che sa-rà tradito, ma non dice a lui “tradi-t o re ”. Mai gli dice “vai via, tradito-re ”. Mai! Anzi, gli dice “amico” elo bacia».

Siamo davanti al «mistero diGiuda: com’è il mistero di Giuda?Don Primo Mazzolari l’ha spiegatomeglio di me» ha affermato il Paparicordando l’omelia — di cui ripor-tiamo uno stralcio in questa pagina— che il parroco di Bozzolo pro-nunciò il Giovedì santo del 1958.«Sì, mi consola — ha proseguito —

Il capitello di Vézelay

«Mi consola contemplare quel capitello di Vézelay». È la confidenzaspirituale offerta da Papa Francesco nella sua meditazione mattutinaa Santa Marta. Il riferimento è a un capitello medievale dellabasilica di Vézelay, in Borgogna, dedicata a Santa Maria Maddalena,sull’antica via per Santiago de Compostela. Proprio sul primocapitello, a circa venti metri dal pavimento, a destra guardandol’altare, c’è una scultura che colpisce e sconcerta. Da un lato si vedeGiuda impiccato, con la lingua di fuori, circondato dai diavoli. Lasorpresa arriva dall’altro lato del capitello: c’è il Buon Pastore cheporta sulle spalle proprio il corpo di Giuda.

Al termine dell’udienza generale il saluto ai giovani di Univ

Non siamo soli

Il testo di don Mazzolari riproposto dal Papa nell’omelia

Nostro fratello

contemplare quel capitello di Vèze-lay: come finì Giuda? Non so. Ge-sù minaccia forte, qui; minaccia for-te: “Guai a quell’uomo dal quale ilFiglio dell’uomo viene tradito! Me-glio per quell’uomo se non fossemai nato!”» scrive Giovanni nel suoVangelo. «Ma questo vuol dire cheGiuda è all’Inferno? Non so. Ioguardo il capitello. E sento la paro-la di Gesù: “Amico”» ha dettoFr a n c e s c o .

Tutto «questo — ha affermato —ci fa pensare a un’altra cosa, che èpiù reale, più di oggi: il diavolo en-trò in Giuda, è stato il diavolo acondurlo a questo punto. E comefinì la storia? Il diavolo è un malpagatore: non è un pagatore affida-bile. Ti promette tutto, ti fa vederetutto e alla fine ti lascia solo nellatua disperazione ad impiccarti».

«Il cuore di Giuda», ha fattopresente Francesco, è «inquieto,tormentato dalla cupidigia e tor-mentato dall’amore a Gesù». È «unamore che non è riuscito a farsiamore». Così Giuda, «tormentatocon questa nebbia, torna dai sacer-doti chiedendo perdono, chiedendosalvezza». Ma si sente rispondere:«Cosa c’entriamo noi? È cosa tua».Infatti «il diavolo parla così e ci la-scia nella disperazione».

Concludendo la meditazione ilPontefice ha invitato a pensare «atanti Giuda istituzionalizzati inquesto mondo, che sfruttano lagente». Ma ha chiesto di pensare«anche al “piccolo Giuda” cheognuno di noi ha dentro di sénell’ora di scegliere: fra lealtà o in-teresse». Con la consapevolezza checiascuno «ha la capacità di tradire,di vendere, di scegliere per il pro-prio interesse. Ognuno di noi ha lapossibilità di lasciarsi attiraredall’amore dei soldi o dei beni odel benessere futuro». Insomma:«Giuda, dove sei?» è una domandache Francesco suggerisce di porre ase stessi: «Tu, Giuda, il “piccoloGiuda” che ho dentro: dove sei?».

È poi con la preghiera del cardi-nale Rafael Merry del Val che il Pa-pa ha invitato «le persone che nonpossono comunicarsi» a fare la co-munione spirituale. E ha conclusola celebrazione con l’adorazione ela benedizione eucaristica. Per so-stare infine in preghiera davantiall’immagine mariana nella cappelladi Casa Santa Marta, accompagna-to dal canto dell’antifona Ave Regi-na Caelorum.

Insomma, Giuda «era debole neldiscepolato, ma Gesù lo amava».In realtà, ha aggiunto il Papa, «ilVangelo ci fa capire che» a Giuda«piacevano i soldi: a casa di Lazza-ro, quando Maria unge i piedi diGesù con quel profumo così costo-so, lui fa la riflessione e Giovannisottolinea: “Ma non lo dice perchéamava i poveri: perché era ladro”»(cfr. Giovanni 12, 6).

E così «l’amore al denaro lo ave-va portato fuori dalle regole: a ru-bare, e da rubare a tradire c’è unpasso piccolino» ha affermato ilPontefice. «Chi ama troppo i soldi— ha aggiunto — tradisce per avernedi più, sempre: è una regola, è undato di fatto». Ed ecco che «il Giu-da ragazzo, forse buono, con buoneintenzioni, finisce traditore al puntodi andare al mercato a vendere:“Andò dai capi dei sacerdoti e dis-se: ‘Quanto volete darmi perché iove lo consegni’”, direttamente?»(cfr. Matteo 26, 14).

«A mio avviso, quest’uomo erafuori di sé» ha spiegato Francesco.«Una cosa che attira la mia atten-zione — ha confidato — è che Gesù

Al termine della catechesi, PapaFrancesco ha rivolto diverse espressionidi saluto — che pubblichiamo di seguito— ai fedeli di lingua francese, inglesetedesca, spagnola, portoghese, araba,polacca e italiana che seguivano ladiretta attraverso i media. L’udienzagenerale si è poi conclusa con la recitadel Pater Noster e la benedizioneapostolica.

Fratelli e sorelle, Gesù ha trasforma-to la storia del male in una storia disalvezza. Dal cuore aperto del Croci-fisso, l’amore di Dio ci raggiunge inquesti momenti di angoscia, difficol-tà e sofferenza. In questa SettimanaSanta, nel mezzo dei drammi e delleprove che viviamo, i nostri cuori sia-no saldamente uniti a Cristo morto erisorto. Dio vi benedica!

Saluto i fedeli di lingua inglesecollegati attraverso i mezzi di comu-nicazione sociale. A tutti auguro chequesta Settimana Santa ci porti a ce-lebrare la risurrezione del SignoreGesù con cuore purificato e rinnova-to dalla grazia dello Spirito Santo.Dio vi benedica!

Con affetto saluto i fratelli e le so-relle di lingua tedesca. Pur angoscia-ti da domande e preoccupazionipossiamo avere fiducia: il Signore,attraverso la sua morte e risurrezio-ne, ha cambiato la storia in storia disalvezza, nonostante tutto il male.Non siamo mai soli, ma sempre

amati da Dio. Vi auguro una SantaPa s q u a .

Saludo cordialmente a los fielesde lengua española que siguen estacatequesis a través de los medios decomunicación social. En estos díassantos en que conmemoramos la Pa-sión del Señor Jesús, que con sucruz ha vencido a la muerte y nos hadado vida, pidámosle con fe queconvierta nuestro miedo en confian-za, nuestra angustia en esperanza ynos haga experimentar la cercaníade su amor infinito. Que el Crucifi-cado nos conceda ser cada vez máshermanos y nos sostenga con su pre-sencia. Que Dios los bendiga.

Carissimi fedeli di lingua porto-ghese, di cuore vi saluto, augurando-vi un Triduo Pasquale davvero santoche vi aiuti a vivere la Pasqua, pienidi gioia, consolazione e, soprattutto,di speranza, certi che la Risurrezionedi Cristo è anche la nostra vittoria.Buona Pasqua!

Saluto i fedeli di lingua araba!Cari fratelli e sorelle, stiamo vivendomomenti in cui può sembrare cheDio sia lontano da noi. Ma Egli esi-ste. La creazione stessa continua.L’amore onnipotente stesso conti-nua. Il Dio amorevole è lo stessoche non solo è vicino a noi, ma innoi. Quindi poniamo in Lui le no-stre preoccupazioni e la nostra pau-ra. Perché il credente è fiducioso an-che nell’angoscia e confida che conDio tutto volgerà al nostro bene.

Non abbiate paura. Il Signore vi be-nedica tutti e vi protegga sempre daogni male!

Cari fratelli e sorelle, mentre ci av-viciniamo al santo Triduo Pasquale,chiediamo al Signore, di aprire i no-stri cuori e di introdurci nel misterodel suo amore, che ci ha dimostratomorendo sulla croce per liberarci dalpotere del male e della morte, e perintrodurci alla vita nuova. In questigiorni, in cui a causa dell’epidemiasiamo impauriti, colmi di preoccupa-zione per i nostri cari, affidiamoci aCristo, il Signore della vita. La suabenedizione vi accompagni sempre esia fonte di pace e di speranza!

Saluto cordialmente i fedeli di lin-gua italiana. Il mio pensiero va, inparticolare, ai gruppi che avrebberovoluto essere presenti oggi. Tra que-sti, gli universitari di diversi Paesiche vivono virtualmente il radunoUniv 2020. Cari studenti, auspicoche questa Settimana Santa sia pertutti una provvida occasione per raf-forzare il vostro rapporto personalecon Gesù e la vostra fede in Lui cro-cifisso e risorto.

Saluto infine i giovani, i malati,gli anziani e gli sposi novelli. LaPassione del Signore, culminante neltrionfo glorioso della Pasqua, costi-tuisca per ciascuno di voi la sorgentedi speranza e di conforto nei mo-menti della prova. A tutti la mia Be-nedizione.

Povero Giuda. Povero fratellonostro. Il più grande dei peccati,non è quello di vendere ilCristo; è quello di disperare.Anche Pietro aveva negato ilMaestro; e poi lo ha guardato esi è messo a piangere e ilSignore lo ha ricollocato al suoposto: il suo vicario. Tutti gliapostoli hanno abbandonato ilSignore e son tornati, e il Cristoha perdonato loro e li ha ripresicon la stessa fiducia. Credete voiche non ci sarebbe stato postoanche per Giuda se avessevoluto, se si fosse portato aipiedi del calvario, se lo avesseguardato almeno a un angolo oa una svolta della strada dellaVia Crucis: la salvezza sarebbearrivata anche per lui. PoveroGiuda. Una croce e un albero diun impiccato. Dei chiodi e unacorda. Provate a confrontarequeste due fini. Voi mi direte:“Muore l’uno e muore l’a l t ro ”.Io però vorrei domandarvi qualè la morte che voi eleggete, sullacroce come il Cristo, nella

speranza del Cristo, o impiccati,disperati, senza niente davanti.Perdonatemi se questa sera cheavrebbe dovuto essere diintimità, io vi ho portato delleconsiderazioni così dolorose, maio voglio bene anche a Giuda, èmio fratello Giuda. Pregherò perlui anche questa sera, perché ionon giudico, io non condanno;dovrei giudicare me, dovreicondannare me. Io non possonon pensare che anche perGiuda la misericordia di Dio,questo abbraccio di carità, quellaparola amico, che gli ha detto ilSignore mentre lui lo baciavaper tradirlo, io non possopensare che questa parola nonabbia fatto strada nel suo poverocuore. E forse l’ultimo momento,ricordando quella parola el’accettazione del bacio, ancheGiuda avrà sentito che il Signoregli voleva ancora bene e loriceveva tra i suoi di là. Forse ilprimo apostolo che è entratoinsieme ai due ladroni.

(Giovedì Santo, 3 aprile 1958)