con i Gruppi di VOLONTARIATO VINCENZIANO A.I.C. ITALIA · Responsabili del Sud Napoli, 24 e 25...

12
Incontro delle Responsabili del Sud Napoli, 24 e 25 febbraio 2007 di Eva Gribaldo EDITORIALE P asqua e Gesù Risorto sono il re- spiro e la speranza del mondo! È nella condivisione che si celebra la Pasqua, si edifica il bene comune con tutti i membri della famiglia. Quest’anno i Padri Missionari della Famiglia Vincen- ziana d’Italia hanno organizzato il 20/21 gennaio 2007 a Roma un incontro di approfondimento sull’enciclica del papa “Deus est Caritas, inoltre il 28 gennaio u.s. i Padri Missionari Vincenziani di Puglia hanno organizzato a Bisceglie un incontro sul tema “ Carità e Missione in San Vincenzo De’ Paoli” per ravvivare il senso di appartenenza tra tutti rami della Famiglia Vincenziana e per ripren- dere con maggior entusiasmo il cammino comune; canalizzare le energie e aumen- tare la comunicazione, per incrementare l’unità di intenti e di opere. È stato un incontro interessante e proficuo. Il 24/25 febbraio u.s. c’è stato poi l’incontro a Napoli, presso la casa Pro- vinciale delle Figlie della Carità, orga- nizzato dalla nostra Presidente Vicena- zionale Eva Gribaldo, rivolto alle componenti i consigli regionali delle regioni del sud; tema dell’incontro riflet- tere sui cammini associativi, ricevere informazioni sui Centri di Servizi al Volontariato e sul Progetto Sud. Dall’8 al 15 marzo si è svolto in Italia a Sacrofano- Roma il Congresso Internazionale del Volontariato Vincen- ziano A.I.C. (Associazione Internazionale delle Carità) che ha visto la partecipazio- ne di 350 volontarie provenienti da 52 nazioni. Le volontarie hanno discusso sul tema: “Donne e povertà nella diversità delle culture”. Sono stati giorni di intenso lavoro durante i quali le volontarie hanno analizzato la povertà delle donne da varie angolazioni attraverso laboratori, gruppi di lavoro e forum e da cui sono scaturite delle linee operative che l’associazione di ogni paese del mondo dovrà seguire per i prossimi due anni. Tanti eventi quest’anno per unire e co- municare fra le varie realtà vincenziane di Puglia, d’Italia e del mondo, alla luce del messaggio del Papa, che ricevendo nell’udienza del mercoledì le volontarie vin- cenziane, ha rivolto un invito mirato all’unità dei cristiani e della chiesa nel mondo. Infine raccomandiamo a tutte le volontarie di Puglia la partecipazione all’assemblea statutaria che si terrà a San Giovanni Rotondo il 22 aprile p.v. sul tema: “donne, contraddizioni, fragi- lità: la difficile testimonianza quotidiana”. Prepariamoci a partecipare con en- tusiasmo e come sempre numerose per vivere insieme splendidi momenti for- mativi! Unitamente ai componenti della Redazione auguro a tutte voi, ai vostri cari, una Pasqua di pace e di amore. Titty Stallone Deus Caritas Est Convegno Nazionale 2007 Roma, 20 e 21 Gennaio • Salone dell’Augustinianum ei Giorni sabato 20 Gennaio e Domenica 21 Gennaio 2007, si è svolto a Roma, presso il salone dell’Augustinianum, il Convegno Nazionale della famiglia Vincenziana in Italia sull’Enciclica “Deus Caritas Est”. Nel primo giorno erano previste in programma due relazioni; la prima sul tema “La prospettiva teologica dell’Enciclica Deus Caritas Est”, a cura di Monsignor Rino Fisichella, Rettore della Pontificia Università Lateranense. La seconda sul tema “Prospettive e implicazioni dell’Enciclica Deus Caritas Est cor- relate con il Carisma Vincenziano” a cura di Padre Erminio Antonello Visitatore dei Missionari di San Vin- cenzo della Provincia di Torino. CONTINUA A PAG. 3 di Rosalba Gargiulo ueste giornate fanno seguito ad altri incontri di approfondimen- to e di verifica del cammino dei nostri gruppi del sud avvenuti con le Re- sponsabili Regionali. Questa volta si è voluto allargare l’invito ad altri membri del volontariato vincenziano che per i ruoli che rico- prono hanno interesse a partecipare. Coloro che hanno avuto modo di ascoltare le mie relazioni in questi cinque anni che mi hanno vista im- pegnata come Vice Presidente Na- zionale per il sud, sanno quanto ho a cuore il futuro dell’associazione e il bene delle persone più deboli. CONTINUA A PAG. 2 “Non abbiate paura. Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto!” di Padre Giancarlo Passerini Articolo a pag. 4 con i Gruppi di VOLONTARIATO VINCENZIANO A.I.C. ITALIA di Puglia - Onlus Periodico di formazione e informazione - Autorizzazione Tribunale di Bari n. 1525 del 27/07/2001 Poste Italiane - Spedizione in A.P. - Art. 2 Comma 20/C legge 662/96 Aut. DCO/DCBA/101/2002 ANNO XV - n. 1 - Marzo 2007 N Q

Transcript of con i Gruppi di VOLONTARIATO VINCENZIANO A.I.C. ITALIA · Responsabili del Sud Napoli, 24 e 25...

Page 1: con i Gruppi di VOLONTARIATO VINCENZIANO A.I.C. ITALIA · Responsabili del Sud Napoli, 24 e 25 febbraio 2007 di Eva Gribaldo con i ... tere sui cammini associativi, ricevere informazioni

Incontro delleResponsabili del Sud

Napoli, 24 e 25 febbraio 2007

di Eva Gribaldo

con iGruppi di VOLONTARIATO VINCENZIANO A.I.C. ITALIA

di Puglia - OnlusPeriodico di formazione e informazione - Autorizzazione Tribunale di Bari n. 1525 del 27/07/2001

Poste Italiane - Spedizione in A.P. - Art. 2 Comma 20/C legge 662/96 Aut. DCO/DCBA/101/2002

ANNO XV - n. 1 - Marzo 2007

EDITORIALE

P asqua e Gesù Risorto sono il re-spiro e la speranza del mondo!

È nella condivisione che si celebrala Pasqua, si edifica il bene comune contutti i membri della famiglia. Quest’annoi Padri Missionari della Famiglia Vincen-ziana d’Italia hanno organizzato il 20/21gennaio 2007 a Roma un incontro diapprofondimento sull’enciclica del papa“Deus est Caritas, inoltre il 28 gennaiou.s. i Padri Missionari Vincenziani diPuglia hanno organizzato a Bisceglie unincontro sul tema “ Carità e Missione inSan Vincenzo De’ Paoli” per ravvivareil senso di appartenenza tra tutti ramidella Famiglia Vincenziana e per ripren-dere con maggior entusiasmo il camminocomune; canalizzare le energie e aumen-tare la comunicazione, per incrementarel’unità di intenti e di opere. È stato unincontro interessante e proficuo.

Il 24/25 febbraio u.s. c’è stato poil’incontro a Napoli, presso la casa Pro-vinciale delle Figlie della Carità, orga-nizzato dalla nostra Presidente Vicena-zionale Eva Gribaldo, rivolto allecomponenti i consigli regionali delleregioni del sud; tema dell’incontro riflet-tere sui cammini associativi, ricevereinformazioni sui Centri di Servizi alVolontariato e sul Progetto Sud.

Dall’8 al 15 marzo si è svolto inItalia a Sacrofano- Roma il CongressoInternazionale del Volontariato Vincen-ziano A.I.C. (Associazione Internazionaledelle Carità) che ha visto la partecipazio-ne di 350 volontarie provenienti da 52nazioni. Le volontarie hanno discussosul tema: “Donne e povertà nella diversitàdelle culture”. Sono stati giorni di intensolavoro durante i quali le volontarie hannoanalizzato la povertà delle donne da varieangolazioni attraverso laboratori, gruppidi lavoro e forum e da cui sono scaturitedelle linee operative che l’associazionedi ogni paese del mondo dovrà seguireper i prossimi due anni.

Tanti eventi quest’anno per unire e co-municare fra le varie realtà vincenziane diPuglia, d’Italia e del mondo, alla luce delmessaggio del Papa, che ricevendonell’udienza del mercoledì le volontarie vin-cenziane, ha rivolto un invito mirato all’unitàdei cristiani e della chiesa nel mondo.

Infine raccomandiamo a tutte levolontarie di Puglia la partecipazioneall’assemblea statutaria che si terrà aSan Giovanni Rotondo il 22 aprile p.v.sul tema: “donne, contraddizioni, fragi-l i tà: la difficile testimonianzaquotidiana”.

Prepariamoci a partecipare con en-tusiasmo e come sempre numerose pervivere insieme splendidi momenti for-mativi!

Unitamente ai componenti dellaRedazione auguro a tutte voi, ai vostricari, una Pasqua di pace e di amore.

Titty Stallone

Deus Caritas EstConvegno Nazionale 2007

Roma, 20 e 21 Gennaio • Salone dell’Augustinianum

ei Giorni sabato 20 Gennaio eDomenica 21 Gennaio 2007, si

è svolto a Roma, presso il salonedell’Augustinianum, il ConvegnoNazionale della famiglia Vincenzianain Italia sull’Enciclica “Deus CaritasEst”.

Nel primo giorno erano previstein programma due relazioni; la primasul tema “La prospettiva teologicadell’Enciclica Deus Caritas Est”, acura di Monsignor Rino Fisichella,Rettore della Pontificia UniversitàLateranense. La seconda sul tema“Prospet t ive e implicazionidell’Enciclica Deus Caritas Est cor-relate con il Carisma Vincenziano”a cura di Padre Erminio AntonelloVisitatore dei Missionari di San Vin-cenzo della Provincia di Torino.

CONTINUA A PAG. 3

di Rosalba Gargiulo

ueste giornate fanno seguito adaltri incontri di approfondimen-

to e di verifica del cammino dei nostrigruppi del sud avvenuti con le Re-sponsabili Regionali.

Questa volta si è voluto allargarel’invito ad altri membri del volontariatovincenziano che per i ruoli che rico-prono hanno interesse a partecipare.

Coloro che hanno avuto modo diascoltare le mie relazioni in questicinque anni che mi hanno vista im-pegnata come Vice Presidente Na-zionale per il sud, sanno quanto hoa cuore il futuro dell’associazione eil bene delle persone più deboli.

CONTINUA A PAG. 2

“Non abbiate paura.Voi cercate Gesù Nazareno,

il crocifisso. È risorto!”di Padre Giancarlo Passerini Articolo a pag. 4

con iGruppi di VOLONTARIATO VINCENZIANO A.I.C. ITALIA

di Puglia - OnlusPeriodico di formazione e informazione - Autorizzazione Tribunale di Bari n. 1525 del 27/07/2001

Poste Italiane - Spedizione in A.P. - Art. 2 Comma 20/C legge 662/96 Aut. DCO/DCBA/101/2002

ANNO XV - n. 1 - Marzo 2007

N

Q

Page 2: con i Gruppi di VOLONTARIATO VINCENZIANO A.I.C. ITALIA · Responsabili del Sud Napoli, 24 e 25 febbraio 2007 di Eva Gribaldo con i ... tere sui cammini associativi, ricevere informazioni

MARZO 2007FILODIRETTO

2 PRIMO PIANO

filodiretto iscritto al n. 1525 presso ilTribunale di Bari in data 27/07/2001.

filodirettocon i G.V.V. A.I.C. Italia

sez. Puglia ONLUSPeriodico trimestrale

di formazione e informazioneanno XV • numero 1 - Marzo 2007

Redazione:Via G. Marconi, 41 - 71049 Trinitapoli (Fg)

Tel./fax [email protected]

Hanno collaborato a questo numero:Titty Stallone, Rosalba Gargiulo,

Padre Giancarlo Passerini, Eva Gribaldo,Maria Mezzina, Anna Casella Paltrinieri,Maria Giovanna Fallacara, Luigi Russo,Carmela Mastrogiacomo, P. Michele Intiso,Marisa Carabellese, Lucia Armillotta,

Luisa Spinelli, Luisa Saponara,Miriam Ingellis, Chiara Losito,

Primarosa L’Abbate, Pina Mastrapasqua,Livia Ippolito, Marta Filippo,

Laura Caponegro, Wanda Boris,Emilia Esposito, Sabina Miglietti,

Carmela CagnettaImpaginazione grafica:

Mario di BitontoStampa:

Grafiche Del NegroVia Cairoli, 37 - Trinitapoli (Fg)

Tel. 0883.631097 - [email protected]

È gradita la collaborazione di quanti sonointeressati alle tematiche del periodico.

La direzione si riserva il diritto insindacabiledi scelta e correzione.

Delle opinioni espresse in ciascun articolorisponde l’autore stesso.

Responsabile Legale:Lucia Tedesco

Presidente Regionale G.V.V. PugliaDirettore:

Nicola Simonetti

Incontro delleResponsabilidel Sud

CONTINUA DA PAG. 1

Affidarsi al Signore è la primaregola per tutti, ben sapendo chesenza il Suo Amore Misericordiosonulla viene fatto. Spetta comunquea no i a sco l t a r e ed ag i r enell’osservanza di quegli insegna-menti tramandati nei secoli da SanVincenzo e Santa Luisa.

I tempi che stiamo vivendo inquesta nostra società non possonolasciarci indifferenti: violenza, eclissidella legalità, litigiosità a tutti i li-velli, nessun rispetto per il benecomune, forme estreme di maledu-cazione, protagonismo e individua-lismo esasperato, indifferenza versoi più deboli, per non parlare deiproblemi mondiali legati alle guerre,alle malattie, alla fame..

Come volontari vincenziani sia-mo quindi chiamati a capire sino infondo il significato del “servire”,per rendere la società più giusta esolidale, per creare una cittadinanzaattiva e dialogante, per difendere ladignità umana.

La funzione educativa a cui sia-mo stati chiamati, in questo momen-to deve diventare primaria, senzatralasciare naturalmente l’aiuto im-mediato per coloro che soffrono ogniforma di emarginazione.

La promozione umana e spiritua-

le deve andare di paripasso con l’etica, con lam o r a l e , c o nl’affermazione del benecomune, con il rispettoverso ogni essere umano,l’ambiente, la natura.Abbiamo il compito diimpegnarci in attività di-rette alla moralizzazionedella vita collettiva in unamissione di pedagogiacivica come sottolineavaGiuseppe Rossetti.

Abbiamo la fortuna diessere accolti in seno afamiglie problematiche;siamo a contatto giornal-mente soprattutto con ledonne a cui ormai vieneaddossata ogni tipo diresponsabilità.

Donne gravate daproblemi economici, dallaeducazione di figli semprepiù incontrollabili, condifficoltà di dialogo con il propriocompagno, spesso assente mental-mente e fisicamente.

In questi contesti il nostro impe-gno deve essere potenziato.

Oggi il mondo del volontariatopuò avere un apporto notevole daiCentri di Servizio per il Volontariato,dove vengono offerti numerosi ser-vizi quali: consulenza, formazione,informazione, progettazione, ecc.dove vengono emanati Bandi checonsentono di lavorare in rete, diorganizzare seminari, di essere ap-poggiati in manifestazioni di solida-rietà.

Proprio il Progetto Sud, che verràillustrato da un esperto il dott. MarioMelluso, membro del Comitato diGestione della Campania – Segreta-rio del Forum Terzo Settore – Pre-sidente Regionale AUSER, avrà unvalore fondamentale per contribuirealla infrastrutturazione sociale, attra-verso la promozione del volontaria-to, della cittadinanza attiva, dellacultura della solidarietà.

La Fondazione per il sud si de-dicherà al sostegno di progetti e diattività, e non alla realizzazione distrutture materiali, lavorando in si-nergia, al fine di creare reti di asso-ciazioni per innestare percorsi disviluppo duraturo.

Tutto dovrà pervenire dal

“basso” e non dall’”alto”, cioè tuttopasserà dalle mani di coloro chelavorano sul territorio e non dalloStato. Per noi, Volontari cattolici, èestremamente importante essere pre-senti in questa operazione, perchéla nostra testimonianza cristiana èessenziale in un ambiente essenzial-mente laico.

E’ un modo per realizzare la“cittadinanza attiva”, come più voltesottolineato nel quinto ambito du-rante il Convegno Ecclesiale di Ve-rona.

Già San Giovanni Crisostomosottolineava: “ Se c’è qualcuno chedice: me ne vado dalla città per nonperdermi, per non diventare menoforte nella virtù, ebbene, non sarebbemeglio per te diventare meno fortema conquistare gli altri, piuttostoche restare sulle montagne a guar-dare con indifferenza i tuoi fratelliche si perdono?”.

In un importante incontro Mons.Antonio Lanfranchi, Vescovo diCesena così si esprime: “ Se noifacciamo riferimento in termini bi-blici, dovremmo avere un po’ dipaura di come sono descritte le primecittà. Dalla città di Caino, che è unacittà caratterizzata dalla paura, sulladifesa delle vendette incombenti,alla città di Babele, la città del caos,alla città di Sodomia, alla città di

Gerico ed altre.Però troviamo anche nel libro

degli Ebrei che si parla così di Abra-mo: “ Abramo che partì senza saperedove andava. Egli aspettava infattila città dalle salde fondamenta, ilcui architetto e costruttore è Diostesso”.

E’ una ricerca che termina alcap. 24 del libro dell’Apocalisse,dove si parla appunto della “ cittàdi Dio”, della “città celeste”,tuttasplendente, tutta luminosa, acco-gliente, aperta, capace di ospitalità,una città con acqua e verde…….equindi una città ideale.

“Ecco, continua Mons. Lanfran-chi, c’è il rischio indubbiamente diperderci nella città, cioè perdita dellacalma, della serenità profonda delcuore, della pace, della salute, dellagioia di vivere.

Però possiamo anche aiutarcil’un l’altro per camminare verso unideale di città nell’attesa della “cittàideale che viene dall’Alto”.

Chiudo con quanto il CardinalMartini scrive a questo proposi-to……..” Tra questa città diabolicae la città ideale verso la quale tuttinoi siamo incamminati, si deve sta-gliare un ideale di città, quindi unacittà dove possano esserci spazi disilenzio, dove l’uomo possa recupe-rare la sua interiorità, la sua relazionecon Dio, attraverso le Chiese per chicrede, ma anche attraverso luoghidi raccoglimento per chi non crede.

Sono le piazze dove la gente sipossa ritrovare per capirsi, per scam-biarsi i doni intellettuali e morali.

Sono le vie da percorrere in dop-pio senso, proprio come reti di rela-zioni che si coagulano in amiciziae in accoglienza…”.

Con questi stimoli significativi,chiudo questo mio breve interventoaugurando a tutte noi di trascorrereinsieme dei momenti di comunione,di confronto e di proposte per met-tere a fuoco il vero senso del servirea cui siamo state chiamate, ricordan-do che la speranza del cristiano è “credere amando “, e questo amoreper sempre dobbiamo dedicarlo aDio, ai poveri, alla nostra associa-zione.

Page 3: con i Gruppi di VOLONTARIATO VINCENZIANO A.I.C. ITALIA · Responsabili del Sud Napoli, 24 e 25 febbraio 2007 di Eva Gribaldo con i ... tere sui cammini associativi, ricevere informazioni

MARZO 2007 FILODIRETTO

3PRIMO PIANO

Deus Caritas Est

CONTINUA DA PAG. 1

L’intento dichiarato del Con-vegno Nazionale era quello diapprofondire la tematica dellacarità attraverso l’insegnamentoattuale della Chiesa così comeriproposto da Papa BenedettoXVI°.

A tale intento dichiarato siaggiungeva l’altro non meno di-chiarato di risvegliare e corrobo-rare il senso di appartenenzaall’unica famiglia nata dal CarismaVincenziano: Congregazione dellaMissione, Figlie della Carità,Gruppi di Volontariato Vincen-ziano, Suore della Carità di SantaGiovanna Antida, Società di SanVincenzo, Istituto delle SuoreNazarene della Passione di Gesù.

Nella prima relazione Monsi-gnor Fisichella ha offerto unalettura teologica alta e profondapartendo dalla riflessione di “unamore che nutre” per poi passaread evidenziare la “valenza culturaledell’Enciclica”.

La stessa Enciclica evidenziache “l’amore di Dio per noi èquestione fondamentale per la vitae pone domande decisive su chi èDio e chi siamo noi”. Questaconsapevolezza aiuta a compren-dere anche l’identità del viveresociale, culturale e politico di ognicristiano perché costituisce ilfondamento su cui costruire la vitae contemporaneamente diventa ilpunto focale intorno al quale svi-luppare l’esistenza personale.L’amore è “scoperta di sé e forzapropulsiva per la propria proget-tualità perché senza amore si vi-vrebbe ne l dramma del lasolitudine”.

Monsignor Fisichella presentala sua ch iave d i l e t tu radell’Enciclica dimostrando chel’amore non è solo sentimento maanche ragione; non è idea o filosofiama è ragione di vita. In particolare

sottolinea l’esigenza di riportare lapersona ad una unità profonda pernon lasciarla “in balia di un duali-smo infausto e poco convincentesul piano esistenziale”. Evidenziain particolare che il degradodell’uomo è identificabile nel mo-mento in cui diventa “merce” maanche quando di fatto, volente onolente ,rinuncia alla sua libertàperché nella prospettiva di com-piere scelte significative, degne diessere compiute e cariche di libertà,invece, omette di confrontarsi conla Verità e cade facilmente nelpericolo di diventare oggetto dimercato quando vende il suo corpo,la sua dignità , la sua individualità.

Altro problema affrontato daMonsignor Fisichella è stato quello“dell’amore per sempre”. “Dio èamore”(1 Gv.4,16 ) e rivela la suavita trinitaria per sempre perchénon c’è scorrere del tempo e taleamore raggiunge il suo apicenell’offerta che Gesù fa di sé sullaCroce. La rivelazione raggiunge lasua espressione culminante proprionell’”amore per sempre” perché

rivela che se l’amore fosse relegatoa puro sentimento durerebbe soloun istante , quindi legato inevitabil-mente allo scorrere del tempo; in-vece se l’amore viene unito al mi-stero pasquale esso va oltre il tempoperché si fonda sulla risurrezione.

Il Papa nell’Enciclica parla an-che di agape di Dio che viene versogli uomini per continuare ad opera-re attraverso gli uomini. “Amandoin maniera eucaristica l’amore ri-mane per sempre”, perché l’agapedi cui parla Benedetto XVI° nonpuò essere relegato soltanto nellasfera dell’amore sponsale o in quel-lo dell’amicizia o della relazionali-tà; ma è un amore che si estendeverso tutti proprio perché fondatosull’amore di Dio che non escludenessuno.

Un passaggio particolare dellarelazione di Monsignor Fisichella sottolinea che il Papa non ha avutotimore di affermare la visione di-storta che una cultura non coerentepuò dare dell’amore perché , spes-so, il modo di glorificare il corpoa cui oggi assistiamo molto spesso

si rivela ingan-nevole. In questaottica l’eros de-gradato a purosesso diventamerce , cioèqualcosa che sipuò comprare evendere impu-nemente. Il re-latore sottolineache se si vive inquesta dimen-sione distorta,presto o tardi ,alr i s p e t t o eall’amore su-bentrano delu-sione e amarezzase non addiritturaodio.

MonsignorFisichella sotto-linea però che ilPapa affrontaanche l’aspettopolitico del vi-vere civile riba-

dendo che “la Chiesanon può e non deveprendere nelle suemani la battaglia po-litica per realizzare lasocietà più giustapossibile. Non può enon deve mettersi alposto dello Stato. Manon può e non deveneanche rimanere aimargini della lotta perla giustizia”.

Il Papa dunquemette una distinzionechiara e ferma tral’ordine civile el’ordine religioso edoffre una duplice ri-flessione : una di ca-rattere razionale comeforma universale cheinvita a collaboraresenza separarsi acausa di identità dif-ferenti; ed una di ca-rattere spirituale come

peculiare affermazione della pro-pria fede.

In conclusione l’Enciclica hauna profonda valenza evangelizza-trice perché evidenzia la missiona-rietà dell’amore, capace di diventa-re stile di vita perché senzarinunciare al fondamento cui siispira, tuttavia si apre a quanti han-no il desiderio di conoscere la veritàper dare senso definitivo alla pro-pria esistenza.

Probabilmente soltanto leggen-do integralmente la relazione , omagari riascoltandola, si può affer-mare con convinzione che questarelazione sulla prima partedell’Enciclica di Papa BenedettoXVI° è stata fortemente accattivan-te, altamente profonda e veramentebella.

Nella seconda relazione sul te-ma “Prospettive e implicazionidell’Enciclica Deus Caritas Est cor-relate con il carisma vincenziano”il Padre Erminio Antonello, Visita-tore dei Missionari di San Vincenzodella Provincia di Torino, ha trattatoin modo particolare la seconda partedell’Enciclica rapportandola parti-colarmente al carisma vincenziano.

Lo schema seguito da PadreAntonello ha trattato la Carità comemanifestazione della Verità delVangelo affermando che “l’amoreè possibile! e viverlo vuol dire fareentrare la luce di Dio nel mondo!”.Perciò l’uomo di oggi ha la possi-bilità di conoscere Dio facendoesperienza della Carità.

Secondo il relatore il “filorosso” che caratterizza il pensierodell’Enciclica è che Dio ama la suacreatura con amore anticipatore eintesse con l’uomo una storia direciprocità ricercando una rispostad’amore; perciò spesso l’amore èprincipio di conoscenza per l’uomo.

Padre Antonello sottolineal’assonanza che c’è tra il Magisterodel Papa e il Carisma vincenzianoin quanto punto di partenza dellaCarità verso i poveri è uno sguardodi fede e la Carità è una esperienzadi relazione.

CONTINUA A PAG. 4

Page 4: con i Gruppi di VOLONTARIATO VINCENZIANO A.I.C. ITALIA · Responsabili del Sud Napoli, 24 e 25 febbraio 2007 di Eva Gribaldo con i ... tere sui cammini associativi, ricevere informazioni

MARZO 2007FILODIRETTO

4 PRIMO PIANO

Deus Caritas Est

“Non abbiate paura.Voi cercate GesùNazareno,il crocifisso.È risorto!”

CONTINUA DA PAG. 3

Il relatore sottolinea che è pro-prio l’amore di carità che rende ra-gionevole la fede e che il cristiane-simo è un incontro , un rapporto eun dialogo, così come la carità èincontro, rapporto e dialogo. La con-sapevolezza di essere amati da Dioaccende nel cuore umano la lucedell’amore verso il prossimo perchése non si è stati amati è difficileamare e perché l’amore non lo siproclama ma lo si vive .

La carità nasce da una sintoniadi sguardi, di due orizzonti corri-spondenti e combacianti: questal’essenza del carisma vincenziano ,riportata anche nell’Enciclica delpapa perché l’attività caritativa nonsi può dissolvere in un fare ma deveavere la caratteristica dell’amoredonato e corrisposto.

Il relatore ha sottolineato ancheche la fede è un vedere , e infattiGesù guardava ogni persona negliocchi con intensità. Anche il pro-gramma del cristiano e del vincen-ziano, è un cuore che vede perchéimita Gesù Cristo, nella consapevo-lezza che il nostro amore non potrà

risolvere il problemadell’altro perché risolutivoè solo l’intervento di GesùCristo. Quello che invecenoi possiamo fare è im-medesimarci con i poveri,metterci in relazione dapersona a persona, renderesensibile il nostro cuorealle pene altrui donando losguardo d’amore di cuil’altro ha bisogno ma do-nando anche il propriotempo, la propria profes-sionalità e tutto se stesso.

Padre Antonello haribadito che il povero è unapersona, è figlio di Dio eha bisogno di uno sguardod’amore e perciò la caritàè un rapporto da pari a pari,è reciprocità senza alcunaombra di superiorità per-ché dobbiamo renderepresente al fratello l’amoredi Dio che abbiamo in-contrato.

Concludendo la sua relazione ilPadre Antonello ha ricordato di vi-gilare perché “anche l’attività cari-tativa si può corrompere ed ha ricor-dato che nell’Enciclica il Papa aiutanoi vincenziani a riprendere in manole coordinate della nostra vocazionee a rinnovarci perché senza un cam-

biamento interiore non si può faremolta strada nell’esercizio della ca-rità. L’Enciclica è “la Magna Cartap e r l a n o s t r a v o c a z i o n evincenziana”.

Nel pomeriggio sono seguite letestimonianze di Padre Matteo Ta-gliaferri della comunità “Incontro”e di Giovanna Giugia, volontaria

vincenziana di Mondovì i quali,ciascuno secondo le proprie espe-rienze di volontariato, hanno sotto-lineato in modo vivo e concreto ilrapporto strettissimo esistente tracarisma vincenziano, concretamentevissuto e testimoniato e il testodell’Enciclica di Papa BenedettoXVI.

CONTINUA DA PAG. 1

arissime volontarie e volontarivincenziani, abbiamo percorso

il cammino quaresimale, alcune divoi hanno vissuto l’esperienza diSacrofano in cui, tante volontarievincenziane, sono convenute coldesiderio di incontrarsi e rifletteresu come essere presenza viva diCristo Risorto nel nostro tempo

ancora frustrato da tanti segni dimorte.

L’essere insieme e sentirsi fra-telli e sorelle, ha certamente infusoin tanti di noi la certezza che, seanche il nostro limite è grande, ep-pure il Signore si vuole servire dinoi.

E si è proprio servito di questenostre sorelle e fratelli, comedell’Agnello il mattino di Pasquaper dirci: “Non abbiate paura. Voicercate Gesù Nazareno, il crocifisso.È risorto!”

È l’invito che ci viene rivolto èche ognuno di noi sia strumentonelle sue mani affinché, anche oggi,alla morte sia tolto il suo pungiglionee il tempo si colmi di eternità.

Sono infatti tante le persone cheincontrate nel vostro servizio che sitrovano sul Calvario, inchiodati allegno delle loro sofferenze e chefaticano a credere che possa tornareil giorno nella notte della loro vita.

A questi cari fratelli dobbiamoportare la certezza che il Signore

non abbandona i suoifigli.

Dobbiamo saper te-stimoniare, come scri-veva un anonimo del IIsecolo (Pseudo Ippolito)che “…già i sacri raggidella luce di Cristo al-beggiano i puri lumidello Spirito puro e sispalancano i tesori ce-lesti della gloria e delladivinità. La notte im-mensa e nera è in-ghiottita, la densa te-nebra in Lui è statadissipata e la tristeombra di morte è stataricoperta di tenebre. Lavita si è diffusa su tuttele cose e tutto è ripienodi luce indefettibile eun’aurora perenne oc-cupa l’universo. Coluiche è prima della stellamattutina e degli astri,Cristo l’Immortale, il

Grande, l’Immenso, brilla su tuttele cose più del sole. Per questo ungrande, eterno, luminoso giornosenza tramonto si instaura tra noitutti che crediamo in Lui: la misticaPasqua celebrata in figura sotto lalegge, compiuta nella realtà da Cri-sto, la Pasqua, meraviglioso prodi-gio della divina virtù, opera dellasua potenza, vera festa, memorialeeterno”.

Sperimentare la verità della ri-surrezione vuol dire quindi cogliereche c’è una realtà attraente ed eternache non è soggetta al limite e allafragilità.

A distanza di duemila anni, an-che noi ci fidiamo di tutti coloro chehanno sperimentato la verità e labellezza di vivere nella pace e nellabenedizione divina di cui il Padrevuole riempire ogni creatura permezzo del Cristo suo Figlio, mortoe risorto.

Una pace e una benedizione chetrasformano la nostra vita, spingen-doci a donare la vita per l’altro, e inmodo particolare per coloro chesono “ultimi”.

Una novità questa che sconfiggela notte dell’uomo e apre “un futuro”al presente e che fa cantare ad ognu-no di noi con immensa gioia, comeAsterio d’Amasea:

A tutti un sincero augurio diBuona Pasqua.

O notte più chiara del giorno!O notte più luminosa del sole!O notte più bianca della neve,più brillante delle nostre fiaccole,più dolce del Paradiso!

O notte che non conosce tenebre,tu allontani il sonnoe ci fai vegliare con gli angeli.O notte, terrore dei demoni,notte pasquale attesa per un anno!Notte nuziale della ChiesaChe fai nascere i nuovi battezzatiE spogli il demonio addormentato.Notte in cui l’EredeCi introduce, eredi, nell’eternità.

C

Page 5: con i Gruppi di VOLONTARIATO VINCENZIANO A.I.C. ITALIA · Responsabili del Sud Napoli, 24 e 25 febbraio 2007 di Eva Gribaldo con i ... tere sui cammini associativi, ricevere informazioni

MARZO 2007 FILODIRETTO

5SPECIALE SACROFANO

Donne e povertà nelladiversità delle Culture

SACROFANO - ROMA • Congresso Internazionale AIC 8/15 marzo 2007

SINTESI a cura di Maria Mezzina

ei giorni 8/15 marzo 2007, conla partecipazione di 350 delegate

provenienti da 52 paesi del mondo,si è svolto il Congresso Internazionaledel Volontariato Vincenziano A.I.C.a Sacrofano-Roma, Italia.

Il tema trattato era. “Donne epovertà nella diversità delle culture”.

L’argomento è stato analizzatoin tutte le sue angolazioni morali,sociologiche, economiche e antro-pologiche, attraverso testimonianzedirette, interventi di oratori altamentequalificati, gruppi di lavoro e forum.

Da tutto ciò sono emerse lineeoperative essenziali e al tempo stessochiarificatrici, che potranno illumi-nare il nostro cammino di volontarievincenziane, indicandoci le vie daseguire per un approccio più infor-mato e più nuovo con donne in dif-ficoltà.

L’A.I.C. a conclusione dei lavori,ha preso coscienza di un punto fermo,enunciando che il riscatto delle donnedalla povertà può realizzarsi solomediante l’integrazione fra le culturee pertanto pone le basi su alcuniprincipi:

• Tutte le culture possono evol-vere;

• Ogni donna ha in sé la capacitàdi trovare le soluzioni per ricostruireil suo progetto di vita;

• Tutti i cambiamenti devonopartire dalla persona e dalla presa dicoscienza della sua situazione.

Tutto questo implica la respon-sabilità comune delle donne, dellevolontarie, della società attraverso:

• L’educazione ad un giustoequilibrio dei ruoli degli uomini edelle donne;

• La creazione e lo sviluppo di

una forma di comunicazioneper unire gli sforzi atti a ri-solvere i problemi;

• Il lavoro, una risorsache mira alla promozionedella donna.

I valori su cui poggiaretali azioni sono

• La solidarietà tra ledonne;

• Il rafforzamento dellefamiglie;

• L’orgoglio e la re-sponsabilità di appartenereall’A.I.C.

È indiscutibile che ledonne stiano evolvendo laloro posizione in termini dilavoro, educazione, leader-ship, ma è altrettanto veroche sono ancora poche adaffermarsi nel contesto so-ciale ed economico, che vuoldirsi moderno.

Le cifre, infatti, rivelanoin modo allarmante, l’aumento dellapovertà della donna, essendo essaancora costretta a dipendere da unuomo, ad eseguire ordini imposti dalpadre, dal marito, dal figlio, dal datoredi lavoro.

Se ne deduce che le diverse so-cietà perdono le potenzialità di crea-tività, di affettività, di adattabilità, dicui la donna è in possesso, non tenen-do conto che lo sviluppo di un paese,in qualità di vita, può essere raggiuntosfruttando appieno le capacità intel-lettive e professionali di cui le donnepossono dare prova.

È necessario capire in quale mi-sura i valori, le tradizioni, le istitu-zioni culturali possano essere deter-minanti sul ruolo e sulla condizione

delle donne e anche degli uomini inun qualsiasi tipo di società, poichégli aspetti culturali possono esserecausa di povertà, di emarginazione equindi di pregiudizio, ma, di contro,possono diventare punti di appoggioper uno sviluppo progressivo e dure-vole, soprattutto se le diverse culture,uscendo dai loro isolamenti, si con-frontano e si integrano fra loro.

È da sottolineare che non si puòcambiare la situazione delle donnesenza far leva sulla mentalità maschi-le, cioè sulla evoluzione culturaledegli uomini, quella che può condi-zionare comportamenti positivi onegativi nei confronti delle donne,poiché sono ancora loro che, con illoro potere, determinano la valutazio-

ne della donna, lasua evoluzione o lasua emarginazione.

I tipi di povertàche colpiscono ledonne nel mondosono: la discrimi-nazione, il non ri-spetto dei loro di-r i t t i , l ’ a n a l -fabetismo, la vio-lenza, la insicurezzaalimentare, il man-c a t o a c c e s s oall’educazione, aiservizi sanitari,all’attività econo-mica, alle profes-sioni, alla proprietà.

La differenza trauomo e donna e ilrapporto che neconsegue fra loro èuno dei grandiproblemi esisten-ziali che interessatutte le culture.

L’identità sessuale, coi compor-tamenti connessi , s i scoprenell’infanzia oltre che naturalmente,anche attraverso il contatto con lacoppia dei genitori, dell’ambiente edella relativa cultura.

Si acquisisce cosi, la conoscenzadelle differenze fra i due sessi, deiloro ruoli, dei precetti sulle relazioniche devono regolarli.

Tutti questi elementi pedagogicicostituiscono e formano il comporta-mento culturale di ciascun individuo,in rapporto alle distinzioni sessualiche sono al centro di ogni identità.

Queste posizioni precostituite econsolidate, in un mondo che cambiavelocemente, sono state messe indiscussione, creando disordine sulleidentità e sulle certezze dei ruolidell’uno e dell’altro sesso, toccandonon solo la persona intima, ma anchee soprattutto la persona socialenell’esercizio del potere nell’ambitodel gruppo.

Essendo l’identità sessuale unfenomeno di relazione fra uomo edonna, ogni modificazione della con-dizione della donna in una societàmetterà in crisi il rapporto fra i duesessi, basato fondamentalmentesull’ordine rituale e sul simbolico,appreso dai modelli famigliari, deter-minati dalle culture delle diversesocietà di appartenenza.

Il pessimismo, tuttavia, non devepervaderci; il cambiamento è nellavocazione dei tempi in cui viviamo,i nuovi ruoli si faranno strada lenta-mente, ferme restando le proprie iden-tità maschili e femminili; si auspica,perciò, la possibilità di raggiungererelazioni armoniose fra uomini e don-ne, attraverso l’evolversi delle culturee l’integrazione fra di esse.

N

Page 6: con i Gruppi di VOLONTARIATO VINCENZIANO A.I.C. ITALIA · Responsabili del Sud Napoli, 24 e 25 febbraio 2007 di Eva Gribaldo con i ... tere sui cammini associativi, ricevere informazioni

MARZO 2007FILODIRETTO

6 SPECIALE SACROFANO

La Chiesa deve essere una sintesitra unità e annuncio del Vangelo

Lo sostiene il Papa in occasione dell’Udienza generale del mercoledì alle volontarie AIC

a Chiesa deve riuscire a sinte-tizzare in sé l'unità del clero e

dei fedeli con i Vescovi e l’annunciogeneroso del Vangelo al mondo,sostiene Benedetto XVI.

Così ha detto il Santo Padre inoccasione dell’Udienza generale dimercoledì in una piazza San Pietrostracolma di pellegrini e fedeli:erano presenti in tutto almeno 40mila persone, tra le quali oltre allevolontarie AIC, circa 10 mila dallaPuglia, giunte a Roma per accom-pagnare i loro Vescovi nella quin-quennale visita “ad liminaApostolorum”.

Nel suo discorso, il Papa, con-tinuando il nuovo ciclo di catechesisui Padri Apostolici, si è soffermatosulla figura di Sant’Ignazio diAntiochia, terzo Vescovo di An-tiochia (nell'odierna Turchia), dal70 al 107, data del suo martirio aRoma, dove, nell'Anfiteatro Flavio,venne dato in pasto alle bestie fe-roci.

Di lui rimangono in tutto settelettere scritte dalle città di Smirnee Troade, prima di recarsi a Roma,da cui traspare “la freschezza dellafede della generazione che ancoraaveva conosciuto gli Apostoli” e“l'amore ardente di un santo”.

“Nessun Padre della Chiesa haespresso con l'intensità di Ignaziol’anelito all'unione con Cristo e allavita in Lui”, ha detto il Papa.

Per Ignazio, ha spiegato il SantoPadre, “l'unità è anzitutto una pre-

rogativa di Dio, che esistendo in trePersone è Uno in assoluta unità”.

In questo modo Ignazio giungea elaborare una particolare visionedella Chiesa, secondo cui “l'unitàda realizzare su questa terra da partedei cristiani non è altro cheun'imitazione, il più possibile con-forme all'archétipo divino”.

Complessivamente si può co-

gliere nelle Lettere di Ignazio unasorta di dialettica costante e fecondatra due aspetti caratteristici dellavita cristiana: da una parte la strut-tura gerarchica della comunità ec-clesiale, e dall’altra l'unità fonda-mentale che lega fra loro tutti i fedeliin Cristo”, ha quindi spiegato ilVescovo di Roma.

“Di conseguenza, i ruoli non si

possono contrapporre. Al contrario,l'insistenza sulla comunione deicredenti tra loro e con i propri pa-stori è continuamente riformulataattraverso eloquenti immagini e ana-logie : la ce t ra , le corde ,l'intonazione, il concerto, lasinfonia”, ha continuato.

Da qui deriva, ha continuato ilSanto Padre, “la responsabilità pe-culiare dei vescovi, dei presbiteri edei diaconi nell'edificazione dellacomunità. Vale anzitutto per lorol'invito all'amore e all'unità”.

“Come si vede, Ignazio è vera-mente il 'dottore dell'unità: unità diDio e unità di Cristo (a dispettodelle varie eresie che iniziavano acircolare e dividevano l’uomo e Dioin Cristo), unità della Chiesa, unitàdei fedeli ‘nella fede e nella carità,delle quali non vi è nulla di piùeccellente’ (Smirnesi 6,1)”, ha ag-giunto poi.

“In definitiva, il ‘realismo’ diIgnazio invita i fedeli di ieri e dioggi, invita noi tutti a una sintesiprogressiva tra configurazione aCristo (unione con Lui, vita in Lui)e dedizione alla sua Chiesa (unitàcon il Vescovo, servizio generosoalla comunità e al mondo)”, ha pro-seguito.

Infatti, ha sottolineato il Ponte-fice, “occorre pervenire a una sintesitra comunione della Chiesaall’interno di sè e missione procla-mazione del Vangelo per gli altri”.

“Preghiamo affinché il Signoreci aiuti a raggiungere questa unitàe ad essere trovati finalmente senzamacchia, perché è l'amore che puri-fica le anime”, ha poi concluso.

L

Page 7: con i Gruppi di VOLONTARIATO VINCENZIANO A.I.C. ITALIA · Responsabili del Sud Napoli, 24 e 25 febbraio 2007 di Eva Gribaldo con i ... tere sui cammini associativi, ricevere informazioni

MARZO 2007 FILODIRETTO

7SPECIALE SACROFANO

Donna, povertà, cultura e sviluppoSACROFANO - ROMA • Congresso Internazionale AIC 8/15 marzo 2007

l tema di questa giornata è: “Cultura,causa di povertà o forza di cambia-

mento?” Ci poniamo perciò la domandache orienterà il nostro dibattito: è lacultura un ostacolo o un aiuto allo svi-luppo? O meglio: a quali condizioni equando la cultura può diventare un aiutoal cambiamento?

Da dove nascono le difficoltàdelle donne?

La relazione di ieri ci ha detto chel’appartenenza culturale è una dimensio-ne fondamentale nella esperienza diognuno di noi. Ma le testimonianze cheabbiamo sentito potrebbero indurci asmentire questa affermazione e alimen-tare il pessimismo: le donne hanno diffi-coltà gravi, spesso a causa della cultura,vivono drammi.

Abbiamo sentito esempi relativi airiti di vedovanza e alla poligamia, levirato(il sistema di far sposare la vedova alfratello del defunto), sororato africano(il matrimonio poligamico con tutte lesorelle), al machismo dominante in Ame-rica Latina, alla solitudine delle donneeuropee che si affidano ad un modelloirreale di convivenza, alle difficoltà eco-nomiche e relazionali delle donnedell’est. Questi casi dicono che le diffi-coltà delle donne si manifestano in di-verse sfere:

• la sfera relazionale (rapporto tramarito e moglie, usi e costumi circa lascelta della moglie, sistema della dote esua restituzione, difficoltà di sopravvi-venza quando manchi la protezione delmarito, nel caso delle vedove, isolamentodella donna entro la famiglia o sua se-gregazione, come nelle culture arabe,solitudine delle donne europee a seguitodel fallimento matrimoniale);

• la sfera economica (superlavoro,impossibilità di disporre degli stessi benie di avere le stesse responsabilità inmerito all’utilizzo delle risorse, difficoltàdi accesso ai mezzi di sostegno, necessitàdi mantenere col proprio lavoro anchela prole, e, nelle culture ricche, lavorosottopagato, affaticamento dovuto alcumulo di lavoro domestico ed extrado-mestico);

• la sfera individuale (scarsa qualitàdella salute, dovuta anche alla impossi-bilità di decidere per sé, maggior esposi-zione alle malattie e agli infortuni, muti-lazioni genitali, scarsa istruzione, scarsaautostima, inpossibilità di avere relazionigratificanti…).

Questi sono anche gli elementi chedeterminano la povertà delle donne eperpetuano la loro condizione di disagio.Però questi casi non hanno tutti la stessagenesi e le stesse cause:

I primi, relativi ai riti di vedovanza,alla famiglia poligamica, al levirato esororato (proposti stamane dalle donnedel Cameroun) rimandano ad un modelloarcaico di concepire il rapporto uomo-donna. Così le mutilazioni genitali fem-minili si riferiscono ad una idea di con-trollo sulla donna ereditata dalla tradizio-ne. Questi modelli possono essere

accettati da una parte della società matrovano molta resistenza in altre partidella stessa società, quando, ad esempio,le donne cominciano a rifiutarne la logicae a rivendicare il loro diritto di scelta.Questo è il caso delle testimonianze por-tate dalle donne africane.

L’esempio portato da Ana Graciadella Repubblica Dominicana, ci parladi un particolare sistema culturale, ilmachismo, che consiste nella supremaziadell’uomo sulla donna e in rapporti spes-so violenti. Più che un modello di culturatradizionale (anche se spesso ciò esiste)è visto come trasformazione culturale(“cultura della povertà” descritta da O.Lewis) che si sviluppa soprattutto in areedegradate come le periferie latino-americane, nelle quali la competizioneper la sopravvivenza è molto violenta erichiede proprio questo atteggiamentoaggressivo che le donne non contestanoperché ottengono in cambio protezioneeconomica.

Gli esempi delle donne dell’est,ucraine, si riferiscono al crollo del siste-ma di società e di welfare che ha impostoloro di tornare ad occuparsi della famiglia

in un momento nel quale gli uomini sonoin forte crisi di identità e nel quale nonesiste più alcuna istituzione che possaoccuparsi di sociale, spesso anche doven-do “rimediare” ai guasti terribili provocatidai passati regimi (pensiamo alla questio-ne dei bambini di strada in Romania oalla ricomposizione di una cultura civilein Albania che superi il sistema del ka-nun, il codice culturale tradizionale fa-miliare).

L’esempio della donna francese, Elo-die, rimanda invece alla crisi dei modelliculturali di convivenza e di famiglia chevive oggi l’occidente. Secondo la men-talità denunciata dalla volontaria MarieFrance, in mancanza di altre cornici cul-turali, il matrimonio è pensato sullo sfon-do di una ideologia romantica, che nonha nessun preciso legame col reale e chenon poggia su alcun progetto condiviso.

Allora, una prima acquisizione èquesta: la difficoltà delle donne è untema transculturale, che interessa tuttele culture, ma che può avere origini dif-ferenti:

• un sistema culturale obsoleto, chenon comprende l’evolvere di una menta-

lità. Questo accade nel caso dei modelliculturali tradizionali relativi al matrimo-nio che non prevedono un ruolo diversoper la donna. Accade nel sistema della“ricchezza della sposa” (vale a dire ilpassaggio di beni dalla famiglia dellosposo a quella della sposa per poter sti-pulare il matrimonio). Questo sistema,pensato dalla tradizione per garantirel’alleanza tra famiglie non tiene contodella mutata sensibilità di molta partedelle donne;

• il superamento troppo rapido dischemi culturali tradizionali non sosti-tuiti da altri. Il sistema fondiario tradi-zionale mozambicano, ad esempio, davaalla donna, col matrimonio, il diritto didisporre della terra per lavorarla (in Mo-zambico, il lavoro dei campi è svoltoprevalentemente dalle donne). Oggi, latrasformazione del sistema fondiario, cheliberalizza l’acquisto e la vendita delleterre comunitarie, discrimina proprio ledonne che, non disponendo di denaro,sono escluse dalla possibilità di acquistareterra e ciò si traduce in maggiore povertà;

CONTINUA A PAG. 8

Ia cura di Anna Casella Paltrinieri - Docente di Antropologia Culturale

Page 8: con i Gruppi di VOLONTARIATO VINCENZIANO A.I.C. ITALIA · Responsabili del Sud Napoli, 24 e 25 febbraio 2007 di Eva Gribaldo con i ... tere sui cammini associativi, ricevere informazioni

MARZO 2007FILODIRETTO

8 SPECIALE SACROFANO

CONTINUA DA PAG. 7

• l’assenza di un modello cul-turale condiviso. Questo accade inOccidente dove, secondo la defini-zione di un antropologo francese, lacultura diventa un possesso del tuttopersonale e dove i legami tra personesono estremamente fragili e facilitanola violenza.

Per scendere nel dettaglio, diquali “modelli culturali” parliamo inspecifico? Parliamo delle relazionidi genere, del modello di famiglia edel ruolo sociale della donna. Questosembra essere il filo rosso che legatutte le esperienze presentate oggi.

La cultura tradizionale pensa aduna coincidenza tra sesso, genere eruolo sociale. In altre parole, il sessodetermina alcune capacità e neesclude altre, impone dei ruoli e unagerarchia. Ne deriva, ad esempio,una divisione netta dello spaziofemminile (la famiglia) e maschile(il pubblico), l’idea che la donnadebba essere sempre sotto la prote-zione dell’uomo (padre, marito,fratello), che è garante anche del suocomportamento sessuale (l’onoredegli uomini sta nel comportamentodelle donne). La cultura tradizionale,inoltre, pensa alla famiglia come adun gruppo di produzione e di socia-lità, tenuto insieme dal lavoro fem-minile, produttivo e di cura. E, poichéla famiglia è un sistema economico,la trasmissione di beni da una fa-miglia all’altra in occasione delmatrimonio (la dote, o lobolo comesi dice in Mozambico) resta unaquestione tra famiglie, che noncoinvolge la donna.cultura occidentale, illuminista, ca-pitalista e atea, pensa ad una indi-vidualità radicale, che non ha legamise non quelli del momento: alladissoluzione di qualsiasi sistema diappartenenza corrisponde una au-toaf fe rmaz ione narc i s i s t i cadell’individuo ma anche una soli-tudine totale che obbliga ognuno abadare a sé stesso dal punto di vistaeconomico, del lavoro, delle rela-zioni.

Potremmo dire, schematizzando,che la donna soffre di troppa famiglia

in alcuni paesi e di troppo poca fami-glia in altri.

Nei paesi dove la famiglia (diorigine o di elezione) costituisce una“istituzione sociale totale” la donnaè conculcata nella sua individualitàe autonomia e la famiglia si reggeproprio sul suo sacrificio.

Nei paesi in crisi di transizione(come quelli dell’est o quelli africani),la donna continua ad occuparsidi compiti (lavoro, cura, assi-stenza) che deve svolgere insolitudine, spesso non protettané dalla comunità tradizionalené dalle leggi dello stato cherestano legate ad una visionearcaica o che non la tutelanocome dovrebbero.infine, a capitalismo maturo,come l’Europa o l’America delnord, la donna soffre della de-bolezza dei sistemi relazionali,non sempre è garantita dalleleggi (come accade in alcunipaes i che p r iva t i zzanol’assistenza sanitaria), in casodi fallimento del matrimonio(con le conseguenze economi-che che ne derivano) sperimentala solitudine.situazione qual è la reazionedelle donne?

Può essere di sottomissione,di adeguamento ma anche diprotesta e di organizzazione diuna alternativa (testimonianzadi Bogaltech Ghebre e delledonne del Cameroun e dellaNigeria).

Come dobbiamoconcepire la cultura?

Questo ci porta ad un im-portante passo avanti: la ri-definizione del concetto dicultura. Alcuni criteri sonoimportanti:

La cultura non coincidecon la tradizione: vale a dire,non è un sistema stabile neltempo, al contrario è dina-mico e instabile. La tradizioneè un elemento della cultura, maè cultura anche la contestazionedella tradizione, in nome dinuove sensibilità. Esiste una

cultura che sostienel’escissione (e questoaccade ormai anche inEuropa, con la pre-senza delle comunitàdi immigrati) e unacultura che la contesta.I fermenti di novitànelle culture sono, aloro volta, “cultura”.La “lotta” delle donnee t i o p i c o n t r ol’escissione, le formedi celebrazione dellal o r o r e s i s t e n z a“producono” cultura.Infatti la cultura puòessere definita come un“codice di significaticondivisi”. È questo unconcetto dinamico ecreativo che prevede lapossibilità di più cul-ture entro la stessasocietà.

La cultura non èun sistema omogeneo, coerente efinalizzato: può esistere conflittotra individuo e tradizione culturale.Tradizioni accettate dalle vecchiegenerazioni, oggi sono contestatenelle stesse comunità che le hannoprodotte, in nome dei diritti del sin-golo. Il matrimonio concepito comeaffare “di famiglia”, e mezzo per lariproduzione (che comprende levira-

to, sororato, poligamia, è in contrad-dizione con l’emergere della sensibi-lità sui diritti della donna, così comeil sistema di divisione in parti inegualidei beni tra maschi e femmine, ricor-dato dalla donna touareg ma in usoanche nelle famiglie contadine italia-ne fino a qualche decennio fa. Oancora, il sistema patriarcale basatosulla sottomissione delle donne edelle generazioni più giovani a quellepiù anziane (sistema che anche noiitaliani abbiamo ben conosciuto) noncorrisponde più ad una sensibilitàmutata che pensa alla eguaglianza ditutti i membri del gruppo.

Quando si osserva la tradizioneculturale dal punto di vista delgenere esistono aspetti delle cultureche possono essere contestati. Èchiaro che il modello tradizionale difamiglia, basato sulla divisione dellavoro, sulla subordinazione gerar-chica, sul prevalere delle finalità delgruppo rispetto a quelle degli indivi-dui può essere funzionale ad unaparte della società, ma non lo è perquella parte che lo subisce, vale adire per le donne. Così è chiaro cheil sistema di individualismo, super-consumismo, isolamento, ideato dallacultura occidentale, può corrisponde-re alle finalità delle istituzioni eco-nomiche ma non risponde alle richie-ste di senso delle donne o dei giovani.

CONTINUA A PAG. 9

Page 9: con i Gruppi di VOLONTARIATO VINCENZIANO A.I.C. ITALIA · Responsabili del Sud Napoli, 24 e 25 febbraio 2007 di Eva Gribaldo con i ... tere sui cammini associativi, ricevere informazioni

MARZO 2007 FILODIRETTO

9SPECIALE SACROFANO

CONTINUA DA PAG. 8

Osservare la cultura dal punto divista del genere significa, quindi, dar-ne un giudizio, e ciò può voler direanche modificare la pratica di inter-vento. Ad esempio: il sistema degliaiuti internazionali poggia su una vi-sione molto parziale della economiadei paesi “in via di sviluppo”. Unavisione “di genere” significa tenerenel dovuto conto il fatto (dati Unicef)che le donne spendono il 74% del lororeddito per il mantenimento dei figli,contro il 20% speso dai maschi.

Volontariato, deontologiae culture

Anche le associazioni di volon-tariato che operano nella coopera-zione “producono” cultura. Si puòben dire che voi, volontarie vincen-ziane, siete portatrici di una visionedella donna e della famiglia che avetecomunque il diritto-dovere di proporre.

Ques to però , c i obbl igaall’approfondimento della deontologiadella volontaria.

Il primo dovere della volontariaè la conoscenza delle culture.

Conoscere i contesti culturali neiquali si opera significa interrogarsisulle mentalità che incontriamo e chepossono essere difficili da capire e daaccettare. Perché molte donne latino-americane accettano il machismo? Perinadeguatezza? Perché non avrebberoalternative economiche? Perché moltedonne immigrate in Europa sembranodifendere la mutilazione genitale fem-minile? Per scarsa comprensione? Oper il valore simbolico che essa man-tiene? Per convenienza? Se così fosse,la possibilità più seria di intervento èquella che ci è stata presentata e chepunta sulla informazione e sulla edu-cazione delle coscienze, nonché sullacreazione di una opinione pubblicache sostenga il cambiamento (in Italia,la legge Consolo, vieta qualsiasi tipodi mutilazione genitale, ma proponeanche progetti di accompagnamentoe di educazione al fine di sradicare ilfenomeno).

Conoscere icontesti culturalisignifica anchediscernere quan-to della tradizionesia destinato adessere abbando-nato, dove e co-me si stia modi-ficando la cultura.Quali sono i puntidi “crisi”? Lanuova mentalitàdelle donne? Ilcambiamento delsistema econo-mico? La ricercadi collegarsi almondo moderno?Gli indios Ma-cuxi di Roraima( B r a s i l e ) a desempio, pur vi-vendo ancoranelle aldeias,mandano i lorofigli alla scuola incittà ed assistono alla televisione.Nella città di Boa Vista gli stessi Ma-cuxi discutono sulla loro condizionedi indios inurbati.

Il secondo passo è quello dellaricerca di alleanze con le forze so-ciali che operano per un cambia-mento. Le organizzazioni delle donne,delle professioniste, i giornali di opi-nione, le lideranze locali, le istituzionidelle chiese….. sono altrettanti agentidel cambiamento.

Il terzo passo è quello di esserefedeli al proposito di favorirel’empowerment delle donne.

Dagli esempi che si sono stati pre-sentati emergono alcuni ambiti di in-tervento che sono importanti al finedi favorire l’implementazione del po-tere di autodeterminazione delle don-ne.

Il primo ambito è l’area della au-tocoscienza. Le donne hanno un ruolofondamentale in qualsiasi società: sioccupano di educazione, di cura, dieconomia, di trasmissione delle cono-scenze, di assistenza medica, di agri-

coltura, consigliano i marit inell’esercizio dell’autorità, orientanoi figli, costituiscono reti di assistenzae di collaborazione. Eppure a questoloro ruolo non corrisponde la stessavisibilità e coscienza personale. Faci-litare la lettura del proprio ruolo, delproprio mondo e di quando del propriomondo non si considera più adeguatoalle mutate esigenze è un percorsopossibile.

Il secondo ambito è quello dellerelazioni. Favorire la rete delle rela-zioni di genere può facilitare lo svi-luppo e ridurre l’isolamento, così co-me favorire l’accesso delle donne aiservizi sociali per sé e per i figli efacilitare la comprensione delle“logiche” dei servizi sociali (specienel mondo occidentale).

Il terzo ambito è quello del lavoroe della economia. Si tratta di imple-mentare la capacità delle donne diaccedere agli strumenti di lavoro e allavoro, ma anche la capacità di gestirein proprio le risorse economiche.

Il quarto ambito è quello della

salute. Favorire la conoscenza deisistemi di cura (tradizionali e non),facilitarne l’applicazione per sé e peri figli, diffondere la conoscenza deglieffetti dell’Aids e degli effetti di altremalattie, diventa prioritario in moltearee del mondo.

Il quinto ambito è quello dellaeducazione e scolarizzazione. Questoperò non significa solo lavorare perchéle donne vadano a scuola (o ai corsidi alfabetizzazione per migranti isti-tuiti nei paesi d’approdo) ma ancherealizzare sistemi scolastici ed educa-tivi che capiscano bene la condizionedelle donne e siano orientati a lorofavore.

In conclusione riassumiamo alcunipunti-chiave:

• la difficoltà delle donne è unproblema transculturale che ha moltecause: vanno individuate nello speci-fico.

• occorre un nuovo concetto dicultura: dinamico (cultura come insie-me di istituzioni in evoluzione) nonmonolitico (nella stessa cultura pos-sono esistere orientamenti diversi ri-spetto ad un argomento o ad un com-portamento).

• vedere le culture dal punto divista del “genere” comporta anche ilgiudizio su pratiche tradizionali cherecano svantaggio, danno e difficoltàalla donna.

• non si parla perciò di “rispettodelle culture” quanto piuttosto di“promozione” delle culture che è uncriterio di valore.

• cambiare le relazioni tra uomoe donna significa mettere in atto unprocesso culturale endogeno che avràeffetti su tutta la società. Questo av-viene quando le donne acquisiscononuova consapevolezza e nuove abilità.

• anche le volontarie vincenzianehanno una loro “cultura” intesa comevisione del mondo (della donna, dellosviluppo…).

• le volontarie esprimono una lorodeontologia che le obbliga alla com-prensione, al discernimento e allaazione, secondo il principio della pro-mozione della persona.

Page 10: con i Gruppi di VOLONTARIATO VINCENZIANO A.I.C. ITALIA · Responsabili del Sud Napoli, 24 e 25 febbraio 2007 di Eva Gribaldo con i ... tere sui cammini associativi, ricevere informazioni

MARZO 2007FILODIRETTO

10 BOLLETTINO AIC

Dal Bollettino AICa cura di Maria Giovanna Fallacara

ra i quaderni pervenuti con IN-FO AIC nell’anno passato, se-

condo me il più degno di essereconosciuto è quello sull’azionepolitica; infatti ci da indicazioni sulnostro modo di comportarci inquanto:

La parola “politica” oggi èspesso capita nel senso di“politicante” per cui suscita tra icristiani diffidenza e sospettopiuttosto che senso nobile e au-tentico di arte al servizio del benecomune di tutti i cittadini.

L’azione politica per noi AICsignifica agire nelle istanze pub-bliche, affinchè i diritti umani sianorispettati e le donne non siano di-

scriminante e nelle quali le personeabbiano la possibilità di uscire dallapovertà e dall’esclusione socialecon le loro forze.

Già Pio XI faceva presente che:“Il campo della politica è il piùcaritatevole. La carità politica con-siste in un compromesso attivo eoperante, frutto dell’amore cristianoverso gli uomini considerati fratelliper un mondo più giusto e fraterno,con un attenzione particolare per ibisogni dei più poveri” BenedettoXVI nella sua Enciclica ricordache la Dottrina Sociale cattolica nonvuole conferire alla Chiesa poterisullo Stato ma solo contribuire a farsi che si possa riconoscere quelloche è giusto.

Per l’AIC azione politica vuoldire “AGIRE” per trasformare lestrutture ingiuste, far pressione sucoloro che prendono decisioni af-finché agiscano contro le povertà,esigere da loro l’applicazione delleleggi esistenti, denunciare abusi edisuguaglianze. Così operando neconsegue che per l’AIC fare politicaè un’azione umanitaria e socialebasata sui valori vincenziani fondati

sulla esperienza accanto ai più po-veri e che ha come scopo indurrecambiamenti sociali durevoli e fon-damentali in favore dei poveri.

Azione politica significa agirepresso i vari organismi pubblici alivello locale, nazionale e interna-zionale per l’instaurazione di situa-zioni legali economiche e politichegiuste. Il punto di partenza è con-statare le situazioni di povertà, esco-gitare i mezzi per più donei perridurle o eliminarle quali: conoscerele politiche sociali e la legislazione vigente, ottenere la partecipazioneattiva dei destinatari, organizzare illavoro, partecipare ad organismiche perseguono i nostri stessi ob-

bietti, sensibilizzare il grande pub-blico, appoggiarsi ai media, prepa-rare le azioni dipressione e dilobbying .

Siano chia-mati a intrapren-dere “azionipolitiche” persradicare le causedi pover tà eunirci in solida-rietà per la giu-stizia in favoredei poveri, perchéspesso essi sonoimpoveriti so-cialmente, poli-ticamente e eco-nomicamente daisistemi ingiusticreati dal cuoreegoistico degliuomini

Così operan-do si agisce inarmonia::

con l’azionep o l i t i c a d iS.Vincenzo il

quale colpito dalla miseria che ve-deva si decise ad AGIRE pressocoloro che potevano decidere, per-

ché, nella suaepoca, comeoggi in qualcheparte del mondo,molte povertà inFrancia eranogenerate dallapolitica ambi-ziosa dei suoiprimi ministri, ilCardinale Ri-chelieu e, in se-guito, il Cardi-nale Mazzarino.S . Vincenzogiunse persino achiedere al Car-dinale di dimet-tersi, in nome diDio e per il bened e l p o p o l ofrancese allos t remo del laforze, perchéegli era la primacausa di tantasofferenza.

con la dot-trina sociale della Chiesa cattolicache mette in rapporto la persona

umana e la società alla luce delVangelo. Il cristiano può trovarenella dottrina sociale della Chiesai principi permanenti che costitui-s c o n o i v e r i f o n d a m e n t idell’insegnamento sociale cattolico; definiti dai 10 comandamenti edalle regole etiche dei popoli nelleculture e religioni.

Per esercitare efficacemente laloro azione politica, le volontariedevono tener presente i principifondamentali della dottrina sociale:la dignità della persona umana, ilbene comune, il principio della sus-sidiarietà, della partecipazione, dellasolidarietà e la carità perché solola carità può animare, modellarel’azione sociale e rinnovare profon-damente le organizzazioni sociali,le norme giuridiche tanto da dive-nire carità sociale e politica. Ognu-na di noi, fedele ai suoi convinci-menti vincenziani, può impegnarsipersonalmente: coinvolgendosi nelservizio sociale per i più poveri,partecipando alla vita politica perservire la comunità, impegnandosicome cittadina con scelte che pos-sano garantire una politica socialegiusta e solidale, aperta alle attesedei più poveri.

T

Page 11: con i Gruppi di VOLONTARIATO VINCENZIANO A.I.C. ITALIA · Responsabili del Sud Napoli, 24 e 25 febbraio 2007 di Eva Gribaldo con i ... tere sui cammini associativi, ricevere informazioni

MARZO 2007 FILODIRETTO

11FORMAZIONE

Convegno della FamigliaVincenziana di Puglia

BISCEGLIE • Hotel Salsello 28 Gennaio 2007

SINTESI a cura di Carmela Mastrogiacomo

di Padre Michele Intiso

l 25 gennaio scorso, 390° anni-versario della nascita della Con-

grgazione della Missione, mi hariportato alla memoria tante rifles-sioni fatte nel corso dei miei cin-quanta anni di appartenenza allafamiglia vincenziana.

San Vincenzo volle collegarela nascita della Congregazioneall’episodio accaduto il 25 gennaio1617 nel villaggio di Gannes, acirca 6 Km da Folleville, dove eglisi trovava, nel castello della Signo-ra Gondi.

In quel villaggio si trovava uncontadino moribondo che chiede-va un prete per confessarsi, e iparenti vennero a dirlo alla SignoraGondi, la quale pregò San Vincen-zo di andarvi. Appena egli fu alcapezzale del malato, questi glichiese di ascoltare la sua confes-sione.

San Vincenzo vedendolo mol-to turbato lo esortò a fare una buo-na confessione di tutta la sua vita.

Il poveretto riuscì a confessaredei peccati gravi che aveva sempre

taciuto in confessione.Fu tanta la pace che gli scese

nel cuore che scoppiò a piangeredi gioia, chiamò i famigliari e lasignora Gondi e raccontò tra lelacrime che se non fosse venutoda lui “il Signor Vincenzo”, eglisarebbe andato all’inferno.

In fondo era un buon uomo,anzi era ritenuto l’uomo più buonodel villaggio, e grande fu lo stupo-re della Signora, che subito pensòalla sorte di tutti gli altri contadinidelle sue terre, chiedendo a SanVincenzo di fare una predica perspiegare l’utilità della confessionegenerale e il modo semplice difarla. San Vincenzo ci provò, efurono tante le persone che chie-devano di confessarsi, che la Si-gnora andò a pregare i gesuiti diAmiens (la città più vicina) perchévenissero a dare una mano perconfessare tutto il villaggio.

San Vincenzo che vedeva neglieventi i piani di Dio, invitò qualchesacerdote suo amico ad unirsi alui per cominciare quella che oggich iamiamo “ l a mis s ionepopolare”.

Così nacque la Congregazionedella Missione per la quale S. Vin-cenzo scelse come motto program-matico la parola di Isaia: “ Mi hamandato ad evangelizzare ipoveri”, dove il mandante miste-rioso è lo Spirito del Signore.

E ogni volta che San Vincenzole rievocava le così umili origini,aggiungeva che né lui, né il signorPortail ci avevano mai pensato,ma tutto era stato voluto e realiz-zato dal Signore.

Oggi la Congregazione dellaMissione è sparsa in tutto il mondoe conta circa 4.000 membri, trasacerdoti, vescovi, fratelli coadiu-tori e studenti ammessi.

Una Congrgazione che guardail suo passato per lodare e ringra-ziare il Signore per tutto il beneche le ha concesso di fare in 390anni di esistenza attiva, ma che sisforza di spingere lo sguardo versoil futuro per scoprire nuovi oriz-zonti e nuove mete che lo SpiritoSanto le indicherà, nella certezzache Egli la conserverà finchè saràutile per la sua gloria e per il benedei poveri.

EvangelizzarePauperibus Misit Me

issione e Carità questo è statoil tema della giornata regio-

nale organizzata da Padre LuigiNapoleone e da Bartolo Cosmai perla Famiglia Vincenziana.

In una bella giornata primaverilesi sono riuniti a Bisceglie pressol’Hotel Salsello i diversi rami dellaFamiglia Vincenziana di Puglia.

Presenti per l’occasionel’Associazione Mariana, I Padridella Missione, Le Figlie dellaCarità, Le Conferenze di SanVincenzo, Il Volontariato Vin-cenziano.

La conferenza tenuta da PadreSavatore Farì è iniziata con unmomento di preghiera a cura di P.Luigi Napoleone.

Subito dopo viene distribuita ecommentata un’immagine di KurtWeether raffigurante San Vincenzode’ Paoli che siede al centro di untavolo pasteggiando con i poveri.

Si entra nel vivo dell’argomentodella giornata: Carità e Missione.

Esse sono piante che vannocoltivate con amore per aderire alprogetto vincenziano che significarispondere con missione, amore ecarità senza protagonismo ed in-dividualismo.

Amore agape fraterna, medicinaquotidiana che ci ha prescritto ungrande maestro: Gesù, segno tan-gibile e visibile del Dio invisibile.Dio dei filosofi e patriarchi daAbramo a Mosè.

Amore e carità del cuore che siaprono all’accoglienza, gioia emissione, dando contenuti concreti.

Perché dice San Paolo in unalettera ai Filippesi: tutto quello cheè giusto, puro, onorato è virtù emerita lode.

Missione e carità del viverequotidiano del vincenziano che sideve sforzare di vivere nella misuradella santità.

Nel contesto del discorso fattoda Padre Farì ci vengono presentate2 icone: la Parabola del Buon Sa-maritano e la visita di Maria a suacugina Elisabetta.

Sono due esempi del viverecristiano.

Il primo ci fa capire che dob-biamo superare le nostre fragilitàper compiere bene il nostro cam-mino.

Occorre fa funzionare il cuore e parlare poco. Il Padre spiega cheandare da Gerico a Gerusalemmevuol dire andare verso il prossimo,verso l’uomo, in qualunque postonoi viviamo ( casa, ufficio, gruppi,società ecc.)

Il secondo ci fa pensare a Maria,figura femminile, segno di amoree speranza.

Maria personaggio biblico, caro

a Papa GiovanniPaolo II, che nellalettera apostolicaMulieris Dignitatemci ha mostrato comesia importante ilculto cattolico diMaria.

È ora il momentodella conoscenza didue persone specialiche parleranno delleloro testimonianzevocazionali e mis-sionarie.

Il primo vivendoa contatto con i ra-gazzi di strada diHaiti, il secondo trai d i s a b i l idell’Albania capi-scono quanto siaimportante abbrac-ciare la nostra fede,rispettando le regoledella carità cristiana:non far soffrire, rispettare l’altro,aiutare il prossimo che ha bisogno.

Seguono ancora due testimo-nianze di missionarietà in Albania

tramite i racconti di Suor Camillae Suor Pia che hanno illustrato larealizzazione dei progetti di aiutofra i poveri dell’Albania.

Alle ore 16.00 la CelebrazioneEucaristica chiude solennementequesta giornata di fede e riflessione.

M

I

Page 12: con i Gruppi di VOLONTARIATO VINCENZIANO A.I.C. ITALIA · Responsabili del Sud Napoli, 24 e 25 febbraio 2007 di Eva Gribaldo con i ... tere sui cammini associativi, ricevere informazioni

MARZO 2007FILODIRETTO

12 FORMAZIONE

Rendere visibile il “si” della fede. Il richiamo ad essere testimoni a tutto campocon l’azione e nei comportamenti personali e pubblici

La scossa di Benedetto XVI

estituire piena cittadinanza allafede cristiana. È l'imperativo

categorico indicato dal Papa a Vero-na, agli Stati Generali della Chiesaitaliana. Un comando che si sostanziain una serie di indicazioni concrete,da attuare in famiglia e sul lavoro,nella vita sociale e politica e in tuttiquegli ambiti in cui si articolal'esperienza umana.

Benedetto XVI ha trascorso me-no di dieci ore nella città veneta. Maquello che ha lasciato ai 2700 parte-cipanti al convegno ecclesiale - ilquarto dal '76, dopo quelli di Roma,Assisi e Palermo - è un concentratodi impegni e sfide, diagnosi e inse-gnamenti, serviti, intanto, a dare lascossa e che, in quanto linee guida,andranno assimilate e realizzate neltempo. In mattinata, la "lezione pro-grammatica" alla Fiera; nel pomerig-gio la Messa allo stadio Bentegodi,con un'omelia dove i concetti espressinel monumentale discorso pronun-ciato poche ore prima nella strutturafieristica, sono stati sinteticamenteribaditi e si sono intrecciati alle sug-gestioni e ai richiami alle Sacre Scrit-ture.

La dimensione e la valenzapubblica del Cristianesimo

II futuro della Chiesa in Italia nelprossimo decennio, passa - ha dettoil Papa - attraverso la testimonianzapubblica della gioia e della speranzacristiana. Una fede, vissuta in rap-porto alle sfide del nostro tempo(guerre e terrorismo, fame, sete, epi-demie, laicismo e relativismo...) eda rendere visibile nell'attenzionealla persona umana, nell'educazionee nella cultura, nell'ambito civile ein politica. Sì, anche in politica.

La Chiesa - ha infatti spiegatoBenedetto XVI - "non è, né intendeessere agente politico". Nello stessotempo ha però "un interesse profondoper il bene della comunità politica,la cui anima è la giustizia"... Il com-pito di agire in ambito politico, "percostruire un giusto ordine nella so-cietà", spetta allora ai fedeli laici,alle loro energie morali e spirituali,ai credenti che operano come citta-dini sotto propria responsabilità.

"Si tratta - ha precisato il Papa - di un compito della più grande im-portanza, al quale i cristiani laiciitaliani sono chiamati a dedicarsi congenerosità e coraggio, illuminati dallafede e dal magistero della Chiesa,animati dalla carità di Cristo". I fedelilaici dunque, sono invitati: a risco-prire la dottrina sociale della Chiesa("utile a far sì che ciò che è giustopossa essere efficacemente ricono-sciuto e realizzato"), ad anteporre leesigenze della giustizia agli interessipersonali o di una categoria socialeo anche di uno Stato; a fronteggiare,"con determinazione e chiarezza diintenti", il rischio di scelte politiche

e legislative che contraddicano "fon-damentali valori e principi antropo-logici ed etici, radicati nella naturadell'essere umano".

E questi principi irrinunciabilisono: la tutela della vita umana intutte le sue fasi, dal concepimentoalla morte naturale, e la promozionedella famiglia fondata sul matrimo-nio, "evitando di introdurrenell'ordinamento pubblico altre for-me di unione che contribuirebberoa destabilizzare l'istituto familiare".

L’attenzione alla persona umanaIl Papa ha quindi invitato la Chie-

sa italiana a rinnovare la grande tra-dizione di vicinanza, aiuto e solida-rietà verso i bisognosi, gli ammalatie gli emarginati. Lamore e la solle-citudine concreta per i più deboli ei più poveri ridiventa così una dellegrandi priorità del futuro. Dopo aversottolineato l'attenzione di associa-zioni e gruppi, parrocchie, comunitàreligiose e singoli verso le molteforme di nuove povertà, morali emateriali, Benedetto XVI ha ammo-nito: siate liberi da simpatie partitichee suggestioni ideologiche. "Vi guidi- ha aggiunto - solo l'amore di CristoGesù, di quel Dio che vi renderàsempre pronti a dare risposte a chiun-que domandi ragione della nostrasperanza".

Cultura ed educazioneE che la speranza e la fede cri-

stiana siano, ora più che mai, neces-sari, lo testimonia la condizione cul-turale dell'Occidente di oggi. UnOccidente, dove domina una culturache vorrebbe porsi come universalee autosufficiente, dove prevalgonoilluminismo e laicismo (visioni perle quali "sarebbe razionalmente va-lido solo ciò che è sperimentabile ecalcolabile"), e dove la libertà indi-

viduale "viene eretta a valore fonda-mentale al quale tutti gli altri valoridovrebbero sottostare". Un Occiden-te, in cui "Dío rimane escluso dallacultura e dalla vita pubblica"; in cuiha luogo "una radicale riduzionedell'uomo, considerato un sempliceprodotto della natura, come tale nonrealmente libero e di per sé suscetti-bile d'esser trattato come ogni altroanimale".

Quando l'etica viene ricondottaentro i confini del relativismo edell'utilitarismo - ha ricordato il Papa- "viene escluso ogni principio mo-rale valido e vincolante per se stesso".

In questa condizione, diventa difficileil confronto con le altre culture e nonsi è in grado di instaurare un verodialogo con realtà e con tradizioni,come l'Islam, nelle quali la dimen-sione religiosa è fortemente presente.

Di qui, la necessità di "renderevisibile il sì della fede", soprattuttonella scuola e in ambito culturale, diridare fiato e spazio al dibattito sullegrandi questioni del vero e del bene,di coniugare tra loro teologia, filoso-fia e scienze, "nella consapevolezzadell'intrinseca unità che le tiene in-sieme".

Di qui, I'impegno a difendere lascuola cattolica ("nei cui confrontisussistono ancora antichi pregiudizi,che generano ritardi dannosi e ormainon più giustificabili, nel riconoscer-ne la funzione e nel permetterne inconcreto l'attività"} e i "no" a forme"deboli e deviate di amore, alle con-traffazioni della libertà, alla riduzionedella ragione soltanto a ciò che ècalcolabile e manipolabile". La pienacittadinanza che i credenti devonoottenere alla fede crístiana nella cul-tura del nostro tempo, è - ha spiegatoBenedetto XVI - avventura affasci-nante, nella quale merita spendersi".

Il ruolo del cattolicesimo italianoUna fede “amica dell’intel-

ligenza” e una prassi dì vita“caratterizzata dall'amore reciprocoe dall'attenzione premurosa ai poverie ai sofferenti” costituiscono - hadetto il Papa - la strada maestra peruna nuova evangelizzazionedell'Italia e del mondo d’oggi. IIcattolicesimo italiano, ha aggiuntoBenedetto XVI nel suo discorso pro-grammatico alla Fiera di Verona,deve continuare il cammino di attua-zione del Concilio Vaticano II, con-sapevole della propria tradizione edella peculiarità d'essere Chiesa, non

di minoranza ma di po-polo.

L’ eccezionalità dellacomunità ecclesiale ita-liana è data dal fattod'essere, rispetto alla granpar te del le Chiesed'America ed Europa,ancor oggi “molto viva ecapillarmente presente inmezzo alla gente d’ognietà e condizione”. Sitratta di una peculiaritàche il Papa non consideraresiduale, bensì antesi-gnana della rinascitacristiana dell'Occidente.

Ai cattolici italianidunque Benedetto XVIha dettato a Verona unprogramma molto esi-gente. I credenti “conpovere risorse, ma con laforza che viene dalloSpirito” debbono dare“risposte positive e con-

vincenti alle attese e agli interrogatividella nostra gente”. “Se sapremofarlo, se sapremo attuare questo pro-gramma - ha precisato il Papa - laChiesa in Italia renderà un grandeservizio non solo a questa nazione,ma anche all’Europa e al mondointero”.

Diventare "donne e uomini nuo-vi". Contribuire alla crescita culturalee morale dell'italia. Illuminare, conla propria fede e il proprio impegno,il cammino del paese verso il futuro,un cammino in cui "il senso el'orientamento cristiano dell'esistenzaabbiano ancora un ruolo guida e unefficacia trainante". Questo il com-pito cui il Papa ha chiamato i catto-lici.

"La fede nel Dio dal volto umanoporta la gioia nel mondo - ha ricor-dato Benedetto XVI - II Cristianesi-mo è aperto a tutto ciò che di giusto,vero e puro vi è nelle culture e nelleciviltà, a ciò che allieta, consola efortifica la nostra esistenza". Paroleutili a nutrire di coraggio un camminofatto di impegni.

Dalla rivista“La San Vincenzo in Italia”

n. 9 - 2006

R