operase no Barriera di Milano Torino · (Volontariato Vincenziano, Conferenza di San Vincenzo,...

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Torinono

S. Domenico Savio, Gesù Operaio, la Pace, la Resurrezione

BARRIERA DI MILANO

PROGETTO VULNERABILITA’ SOCIALI

1. AVVIO DEL PROGETTO

2. “CANTIERE DI SENSO”

3.4. L’AREA D‘INTERVENTO

5. BENEFICIARI DELL’INTERVENTO

6. METODOLOGIA DELL‘INTERVENTO

7.8. OBIETTIVI

9. VALORE AGGIUNTO DELL’INTERVENTO

10. MONITORAGGIO E VALUTAZIONE DEL PROGETTO

MAPPA

AVVIO DEL PROGETTO

Il programma di lavoro che viene di seguito descritto è frutto di un lungo percorso, avviato da Caritas Italiana nel 2005 con il progetto “Aree Metropoli-tane”, al fine di cogliere quei micro e macro mutamenti sociali che attraversano la nostra società.Per effettuare questa lettura si è ritenuto importante, utilizzando un approccio etnografico, porre l’attenzione sulle grandi città quali luoghi di intrecci di relazione fra gli uomini di oggi; in particolare focalizzare lo sguardo sulle loro periferie come frammento di questa realtà. La ricerca ha coinvolto 10 città a livello nazionale fra cui Torino dove è stata scelta l’area di Barriera di Milano.Nel giugno del 2007 vengono presentati i risultati dell’indagine¹ torinese da cui emerge come Barriera di Milano, con i suoi 48.726 abitanti su un’area di 25,2 chilometri quadrati estesa tra via Sempione e corso Novara, via Cigna e l'area del Cimitero Monumentale, sia il quartiere periferico più esteso e popoloso della città. Il tasso di immigrati è del 16,15%, quasi il doppio della media cittadina. Basso il livello di istruzione: il 23,4% ha la licenza elementare, solo il 15,1% ha un diploma e il 2,3% la laurea. Il tasso di disoccupazione è del 3,58%, oltre un punto percentuale rispetto alla media citta-dina. Quasi il 63% della popolazione vive in case di proprietà, ma la richiesta di case popolari è tra i principali problemi segnalati ai servizi sociali di zona. Gli anziani sono meno del 20%: 3 punti in meno rispetto al resto della città. A fianco dei dati quantitativi emergeva dagli attori locali anche una forte richiesta di ascolto nei confronti del territorio. Vivendo essi in una situazione di continuo cambiamento, sia di contesto che a livello macro sociale, sentivano attorno a loro mutamenti che generavano ansia, preoccupazione e diffi-coltà a prefigurarsi uno scenario futuro.Il 2007 è anche l’anno in cui la Commissione Caritas dell’Unità Pastorale 14 (La Pace, Gesù Operaio, San Domenico Savio), consapevole della necessità di adeguare il proprio intervento alle nuove necessità del territorio, decide di effettuare una ricognizione delle risorse presenti all’interno delle tre parrocchie per mettere in atto un’azione di razionalizzazione delle stesse. I risultati vengono presentati all’interno di un seminario dal quale emergono due prassi differenti di lavoro: una connessa al tema della formazione di quanti operano a favore dei poveri, ed una seconda tesa ad avviare un confronto fra le diverse associazioni che operano nei servizi per la carità (Volontariato Vincenziano, Conferenza di San Vincenzo, Fraterno Aiuto Cristiano) in modo da favorire uno scambio sia di informazioni che delle rispet-tive modalità operative. Un’ulteriore preoccupazione emersa nell’incontro riguardava la metodologia di intervento utilizzata: in particolare se la “relazione di aiuto e di accom-pagnamento” verso le persone in difficoltà messa in atto dai servizi di carità non comportasse un aumento dell’attenzione rispetto a quanto era già nor-malmente applicato.La forte sintonia fra questi due percorsi porta Caritas Torino e le parrocchie afferenti all’Unità Pastorale 14 ad avviare - in maniera congiunta - una seconda fase di lavoro tesa a dare continuità al cammino di ricerca e ascolto del territorio, di animazione delle comunità parrocchiali e delle loro aree di riferimento, di costruzione di risposte partecipate ai problemi che le persone portano, superando la logica assistenzialista a favore di soluzioni com-partecipate e cammini di educazione alla carità.

¹ La ricerca, progettata da esperti dell’Università Cattolica di Milano, è stata coordinata da Caritas di Torino attraverso l’”Osservatorio Diocesano delle Povertà e delle Risorse” e realizzata nel 2006. Il report è stato pubblicato nel volume “Barriera Fragile”, ed. IDOS, 2007

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“CANTIERE DI SENSO”

A seguito di questa decisione nell’aprile del 2008 vengono organizzate tre "Giornate comunitarie per ascoltare, vedere e prendersi cura del territorio" in cui vengono coinvolti, oltre ai membri dei consigli pastorali e ai collaboratori delle attività parrocchiali, anche altri abitanti del quartiere. Dal confronto fra quanti vi hanno partecipato è emerso come i dati della ricerca da un lato evidenziavano ciò che era palese a tutti, cioè la necessità di porre attenzi-one verso i nuovi cittadini e in particolare alle seconde generazioni di immigrati; dall’altro confermavano le percezioni di amministratori locali, cittadini impegnati nelle associazioni, operatori sociali e scolastici, parroci, comunità ecclesiali, che mettevano in luce un progressivo peggioramento della situazione socio-economica e un aumento della miseria in senso generale e in senso stretto delle cosiddette “nuove” povertà. Le povertà in senso classico continuano ad essere connesse soprat-tutto alla carenza di mezzi economici ed evidenziano una dualità presente nella società, descrivibile come contrapposizione tra “alto” e “basso”: povero in questo senso è colui che ha un “basso” reddito economico e che quindi si trova in una condizione sociale complessivamente inferiore. Le nuove povertà, invece, sono descritte da un’altra forma di dualità: “dentro” e “fuori”. Sono definite, cioè, in riferimento alla possibilità di partecipazione alla vita sociale: la povertà nuova è rappresentata, infatti, non solo da una condizione, ma da un processo che porta prima ai margini e poi all’esclusione dalla vita sociale.E’ l’immagine di una piramide a descrivere efficacemente la situazione sociale europea di inizio Novecento, rappresentando così la differenza tra i redditi elevati che stanno al vertice e i redditi bassi collocati nella sua parte inferiore. Verso la fine del secolo questa raffigurazione è rappresentata invece da una piramide roves-ciata in cui, grazie soprattutto allo sviluppo economico e alle forme di sostegno pubblico verso i bisogni sociali, i poveri erano in numero inferiore rispetto alle persone che godevano di un benessere più o meno discreto. Per rappresentare l’attuale situazione viene utilizzata, invece, la clessidra. Essa è costituita da due piramidi: una inferiore con il vertice verso l’alto e l’altra, supe-riore, capovolta. Con questa immagine i sociologi dicono che è scomparso lo strato intermedio: la distribuzione delle persone in relazione al reddito è descritta da due fasce sociali: una alta e l’altra bassa, senza presenze nei livelli intermedi.Elaborando ulteriormente l’immagine si può dire che, mentre nella piramide a strati vi era la possibilità di realizzare percorsi collettivi e generare solidarietà fra le persone, la clessidra è invece formata da singoli grani e di conseguenza da vicende individuali che possono precipitare senza fermarsi ai livelli intermedi, senza ricevere solidarietà da chi sta in alto e senza trovarne quando sono in basso. Questo movimento evidenzia e rappresenta in maniera lampante il tema della “precarietà” e della “vulnerabilità”: le persone, come i grani della clessidra, rischiano sempre di cadere verso il basso, in ogni momento, per la più piccola turbolenza, dovuta, magari, a fattori indipendenti dal comportamento dei singoli, che però li coinvolge in maniera pervasiva e determina i loro destini.Per far fronte a questa nuova e inedita situazione si è ritenuto necessario, tra quanti hanno partecipato agli incontri, affiancare ai “classici” servizi per la carità una specifica progettualità a favore di quanti si trovano in una situazione di vulnerabilità sociale. E’ stato quindi avviato un percorso formativo biennale (2009-2010, condotto dalla Fondazione Feyles) rivolto a quei volontari che, operando in un contesto carat-terizzato da rapidi cambiamenti sociali e elevati livelli d'incertezza, rischiano di vivere un forte disorientamento capace di generare in loro ansia e sofferenza. Il programma ha promosso e valorizzato le competenze già presenti in termini di ascolto, di accompagnamento e di orientamento, ma ha anche cercato di favorire l’acquisizione di competenze teoriche e metodologiche per infine giungere all’elaborazione di un nuovo modello di intervento. Oggi, dopo tanta progettualità, si ritiene necessario intraprendere la terza fase del percorso: l’avvio di interventi territoriali volti a sostenere concretamente e con una metodologia innovativa quanti si trovano nella condizione di vivere in una situazione di vulnerabilità.

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L’AREA DI INTERVENTO

L’area all’interno della quale il progetto intende operare è quella della VI Circoscrizione; in particolare nel quartiere di Barriera di Milano dove risiedono quasi la metà dei suoi abitanti. <La sua caratterizzazione originaria, di quartiere operaio fortemente legato alla cultura industriale, attraversato nella seconda metà del secolo scorso da forti correnti migratorie interregionali, ha lasciato posto a un territorio variegato nella sua composizione, con una forte presenza di migranti.La Circoscrizione 6 è oggi una delle zone più deprivate della Città e presenta un’elevata concentrazione di disagio sociale ed economico. Nel 2007, su una popolazi-one di 106.291 abitanti e 47.648 famiglie residenti si sono verificati 1.902 nuovi accessi al servizio sociale, ovvero il 3,9% dei nuclei (sull’intera Città la percentuale è del 3,07%). La maggioranza dei nuovi accessi (58,1%) riguarda persone oltre i 65 anni e si riferiscono in prevalenza a richieste di interventi, soprattutto domicili-ari, a fronte di condizioni di non autosufficienza. La seconda categoria di richieste è relativa agli adulti (32,3%) che si rivolgono al servizio sociale per mancanza o insufficienza di reddito e per problemi abitativi. Seguono le nuove richieste di sostegno a favore di minori, e in ultimo quelle per i disabili.Nel corso del 2007 la Città ha sostenuto per l’integrazione al reddito di cittadini residenti nella VI Circoscrizione una spesa di € 2.681.888² a fronte di una spesa complessiva di € 16.845.636 pari al 15,9% della spesa cittadina.E’ necessario sottolineare come la spesa per integrazione al reddito non rappresenti in realtà l’effettiva consistenza del bisogno portato ai servizi, in quanto le regole dell’assistenza economica, molto selettive, di fatto consentono l’ingresso nel sistema di un numero estremamente ridotto delle richieste presentate; sulle 407 nuove richieste di assistenza economica, intese come integrazione al reddito familiare pervenute nel 2007, ne sono state accolte 36, pari all’11,3%. Di fatto la mag-gioranza di coloro che sono stati esclusi dalle prestazioni rappresentano una reale difficoltà finanziaria, che si ripercuote sulla stabilità complessiva dei nuclei.I dati evidenziano un quadro di disagio multiforme, che investe pesantemente tutte le fasce d’età e produce consistenti richieste di sostegno ai servizi. Elemento di preoccupazione è il costante aumento di tali richieste, segnale di una sempre maggiore presenza di bisogni primari insoddisfatti, di gravi carenze nelle risorse indi-viduali o nella capacità di utilizzarle, reti familiari sempre meno in grado di assorbire e gestire la fatica della cura.Analizzando i dati del 2008 il numero di nuovi accessi è ulteriormente aumentato, attestandosi su 2296 nuovi accessi su un totale di 48.785 famiglie, pari al 4,7% delle stesse (il dato cittadino è di 14.590 nuovi accessi su 441.551 nuclei, pari al 3,3%). Da molte aree della Circoscrizione provengono segnali di insofferenza, intolleranza, conflittualità, che si manifestano con episodi distruttivi eteroagiti, ma con sempre maggiore frequenza anche con posizioni di chiusura depressiva su sé stessi, nel proprio mondo domestico, che diventa il luogo dell’accumulo, della sicurezza delle cose accatastate. Tali fenomeni, sempre più spesso segnalati da vicini di casa, volontari, forze dell’ordine, non riguardano più solo anziani o adulti provenienti da percorsi di vita storicamente marginali, ma anche persone che stanno, o stavano, all’interno di contesti di “normalità” incrinatisi per ragioni di varia natura.

2. Sono compresi in questa cifra sia gli interventi di sostegno al reddito, sia la spesa per gli inserimenti in albergo e per gli assegni di cura.

L’AREA DI INTERVENTO

L’area all’interno della quale il progetto intende operare è quella della VI Circoscrizione; in particolare nel quartiere di Barriera di Milano dove risiedono quasi la metà dei suoi abitanti. <La sua caratterizzazione originaria, di quartiere operaio fortemente legato alla cultura industriale, attraversato nella seconda metà del secolo scorso da forti correnti migratorie interregionali, ha lasciato posto a un territorio variegato nella sua composizione, con una forte presenza di migranti.La Circoscrizione 6 è oggi una delle zone più deprivate della Città e presenta un’elevata concentrazione di disagio sociale ed economico. Nel 2007, su una popolazione di 106.291 abitanti e 47.648 famiglie residenti si sono verificati 1.902 nuovi accessi al servizio sociale, ovvero il 3,9% dei nuclei (sull’intera Città la percentuale è del 3,07%). La maggioranza dei nuovi accessi (58,1%) riguarda persone oltre i 65 anni e si riferiscono in prevalenza a richieste di interventi, soprattutto domiciliari, a fronte di condizioni di non autosufficienza. La seconda categoria di richieste è relativa agli adulti (32,3%) che si rivolgono al servizio sociale per mancanza o insufficienza di reddito e per problemi abitativi. Seguono le nuove richieste di sostegno a favore di minori, e in ultimo quelle per i disabili.Nel corso del 2007 la Città ha sostenuto per l’integrazione al reddito di cittadini residenti nella VI Circoscrizione una spesa di € 2.681.888² a fronte di una spesa complessiva di € 16.845.636 pari al 15,9% della spesa cittadina.E’ necessario sottolineare come la spesa per integrazione al reddito non rappresenti in realtà l’effettiva consistenza del bisogno portato ai servizi, in quanto le regole dell’assistenza economica, molto selettive, di fatto consentono l’ingresso nel sistema di un numero estremamente ridotto delle richieste presentate; sulle 407 nuove richieste di assistenza economica, intese come integrazione al reddito familiare pervenute nel 2007, ne sono state accolte 36, pari all’11,3%. Di fatto la maggioranza di coloro che sono stati esclusi dalle prestazioni rappresentano una reale difficoltà finanziaria, che si ripercuote sulla stabilità complessiva dei nuclei.I dati evidenziano un quadro di disagio multiforme, che investe pesantemente tutte le fasce d’età e produce consistenti richieste di sostegno ai servizi. Elemento di preoccupazione è il costante aumento di tali richieste, segnale di una sempre maggiore presenza di bisogni primari insoddisfatti, di gravi carenze nelle risorse individuali o nella capacità di utilizzarle, reti familiari sempre meno in grado di assorbire e gestire la fatica della cura.Analizzando i dati del 2008 il numero di nuovi accessi è ulteriormente aumentato, attestandosi su 2296 nuovi accessi su un totale di 48.785 famiglie, pari al 4,7% delle stesse (il dato cittadino è di 14.590 nuovi accessi su 441.551 nuclei, pari al 3,3%). Da molte aree della Circoscrizione provengono segnali di insofferenza, intolleranza, conflittualità, che si manifestano con episodi distruttivi eteroagiti, ma con sempre maggiore frequenza anche con posizioni di chiusura depressiva su sé stessi, nel proprio mondo domestico, che diventa il luogo dell’accumulo, della sicurezza delle cose accatastate. Tali fenomeni, sempre più spesso segnalati da vicini di casa, volontari, forze dell’ordine, non riguardano più solo anziani o adulti provenienti da percorsi di vita storicamente marginali, ma anche persone che stanno, o stavano, all’interno di contesti di “normalità” incrinatisi per ragioni di varia natura.

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3. L’intera descrizione del contesto è ripresa dai materiali prodotti dai Servizi Sociali della VI Circoscrizione presentati nella giornata del 19 maggio 2010, in occasione del seminario sui Profili di Salute.

La raccolta e la lettura dei dati di esercizio 2007, comparati a quelli cittadini e a quelli del 2008 riferiti alla Circoscrizione 6 confermano la percezione di una complessiva e diffusa “fatica del quotidiano”, che investe una quota rilevante di famiglie, aggravata dai fenomeni di progressivo impoverimento comuni al resto della Città e connessi alla crisi economica che caratterizza l’attuale periodo storico, i cui effetti negativi rischiano però di essere amplificati da una realtà sociale già provata e poco resistente.A fronte di ciò si evidenzia altresì come i servizi sociali intervengano prevalentemente sulla dimensione riparatoria, in presenza di danni che hanno segnato già profondamente le storie individuali e famigliari; la progressiva riduzione di risorse umane e finanziarie disponibili rende inevitabile l’adozione di criteri di priorità di intervento, l’implementazione della fase valutativa professionale e la conseguente attivazione sulle situazioni connotate da gravità e urgenza, riducendo progres-sivamente gli interventi di prevenzione, ancorché secondaria>³ .

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BENEFICIARI DELL’INTERVENTO

I dati sopra menzionati ci permettono di comprendere in maniera chiara ed esplicita quali sono le ricadute degli attuali processi socio–economici sulla vita delle persone. È ormai chiaro che siamo di fronte a percorsi di impoverimento che coinvolgono anche i ceti medi, le famiglie “normali”, rendendo vulnerabile la vita quotidiana a causa dell’eccessiva precarietà nell’accesso e mantenimento della casa, del lavoro, delle reti relazionali, beni fondamen-tali per qualsiasi esistenza. Questa situazione diventa ancora più drammatica quando all’interno della famiglia sono presenti minori: il venir meno delle normali condizioni di vita ha una ricaduta immediata non solo per quanto riguarda il soddisfacimento dei bisogni primari dell’intero nucleo familiare, ma anche rispetto al ruolo educativo degli adulti essenziale alla crescita e allo sviluppo delle nuove generazioni. Di fronte a questo contesto che ci interpella chiamandoci in causa, sia individualmente che come comunità parrocchiali, riteniamo di doverci impegnare nel dare speranza a quelle famiglie (bi-mono genitoriali) con figli minori che vivono situazioni di particolare vulnerabilità. Tale scelta è fatta sulla consapevolezza che questi nuclei sono maggiormente esposti alla crisi economica a causa di impegni finanziari assunti (in parti-colare l’attivazione del mutuo casa); inoltre è nostra convinzione che la famiglia non sia soltanto l’ammortizzatore sociale più efficiente, ma anche la trama relazionale più importante per un armonico sviluppo delle persone e dunque della società.Il sostegno non vuole caratterizzarsi come intervento riparatorio o assistenzialistico ma promozionale. Finalizzato cioè al mantenimento in vita di una risorsa che va a colmare una delle grandi assenze del nostro Paese: in Italia, infatti, gli aiuti alle famiglie arrivano solo quando le queste sono già in stato di marginalità e di esclusione. Non vi sono, invece, strumenti per sostenerne la fatica ordinaria e le capacità di coloro che vogliono farcela. Per contrastare queste nuove forme di indigenza è quanto mai importante attivare servizi preventivi, in grado di accompagnare le persone quando dispongono ancora di risorse e capacità proprie, affinché il percorso di impoverimento non diventi una caduta nel “buco nero” della povertà estrema. I percorsi di scivolamento verso la povertà vera e propria sono quanto mai veloci nelle nuove forme di vulnerabilità. Questo perché, nella maggior parte dei casi, vengono meno, in modo rapido e inatteso, le risorse per fronteggiare i compiti primari e si instaurano percorsi “a palla di neve” in cui i diversi ambiti di vita sono rapidamente travolti e compromessi. Al contempo molte delle persone coinvolte non sono dotate della plasticità e della competenza necessarie per ridefinire efficacemente la propria vita in situazione di emergenza.Un altro problema che richiede soluzioni innovative è relativo alla frammentazione dei servizi e alla molteplicità di offerte presenti sul territorio (locale e cittadino): queste richiedono competenze di orientamento molto complesse sia da parte del soggetto, sia di chi si appresta ad accompagnare. Cruciale a tale scopo è la capacità del volontario di riconoscere il problema al di là della domanda esplicita, farsi attivatore di reti e risorse decodificando le informazioni ricevute, orientarsi nel mare magnum delle offerte e accompagnare l’altro nella ricerca della soluzione, lavorando perché costruisca un’autonoma capacità di orientamento.

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METODOLOGIA D’INTERVENTO

La metodologia d’intervento che caratterizza questo progetto è riscontrabile attraverso le seguenti tre parole chiave: l’animazione di comunità, il lavoro di rete e la presa in carico della persona.

Animazione di comunità. Per lo sviluppo del progetto l’aspetto del coinvolgimento della comunità è un elemento essenziale: questa è la vera risorsa sia per quanti ne fanno parte e vivono una situazione di “normalità”, sia per quanti sono in difficoltà. Essa svolge, seppure spesso in modo inconsapevole, un’azione di protezione verso i suoi appartenenti, grazie alle reti relazionali che permette di costruire; al suo interno sono presenti anche importanti risorse risultato delle competenze e conoscenze di quanti ne fanno parte. E’ proprio su queste che è necessario fare leva per poterle mettere a disposizione. Nel corso del tirocinio del percorso formativo Feyles l’esperienza di animazione e accom-pagnamento avviata all’interno dell’unità pastorale ha fatto emergere come, per mettere in atto un’azione efficace a sostegno di persone vulnera-bili, sia necessaria una nuova figura professionale che coltivi le seguenti competenze: - capacità di individuare risorse sia all’interno che all’esterno della comunità; - accoglienza e ascolto; - orientamento e accompagnamento dei soggetti vulnerabili verso le risorse.Questa figura si differenzia molto da un “classico” volontario Caritas: quest’ultimo può continuare ad operare in totale autonomia, non ha la necessità di costruire una relazione con quanti vivono all’interno della comunità. La nuova figura, invece, deve essere capace di infilarsi tra gli altri, osservare, cogliere disponibilità, connetterle alle esigenze e fare azione di accompagnamento. Deve saper svolgere compiti di animatore di comunità, intercettatore di risorse e accompagnatore di persone in difficoltà.

Lavoro di rete. Nella pratica operativa di questi anni è stato constatato che un valore aggiunto importante è rintracciabile nella pratica del lavoro di rete. Questo ha permesso di valorizzare in modo trasversale le risorse delle singole parrocchie e metterle in comune nell’unità pastorale. Questa modalità operativa non solo ha permesso di valo-rizzarle, ma aiuta anche ad ottimizzarle e a costruire dispositivi organizzativi condivisi e quindi consolidabili fra quanti ne diven-tano fruitori. Tale pratica, oltre a superare il vissuto di solitudine, consente una uniformità progettuale su tutto il territorio.

Presa in carico della persona e non del problema Un aspetto fondamentale del nostro agire è orientato dal presupposto pedagogico secondo cui la parte più rilevante dei saperi utili per vivere è implicita in ognuno di noi (tacita, emozionale, inconsapevole, costruita nella relazione con gli altri). Pertanto nella relazione con persone che vivono situazioni difficili è necessario costruire spazi di ascolto attenti ai loro percorsi e alla loro storia, facendo emergere a pieno le loro capacità e le loro competenze. Il percorso di aiuto che si intende proporre vuole smarcarsi dai due paradigmi oggi prevalenti (quello contrattuale, quale incontro di interessi, e quello filantropico, unidirezionale) per posizionarsi su quello dello scambio (bi-direzionale e personalizzato). Un incontro di reciprocità che rimanda al riconoscimento della dignità della persona ancora in grado di mettere in gioco delle risorse in maniera attiva per modificare l’ambiente, anziché semplicemente subirne l’azione.

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OBIETTIVI

Il superamento della condizione di vulnerabilità che i nuclei familiari si trovano a fronteggiare non è pensabile venga raggiunto solo ed unicamente con le risorse presenti all’interno delle singole parrocchie. Percorrere tale strada metterebbe quanti si pongono al servizio del prossimo in una condizione non solo di inadeguatezza, ma anche e soprattutto di solitudine. Per far fronte a queste situazioni è necessario costruire solide alleanze locali sia nell’ambito ecclesiale che con le istituzioni e più in generale con la società civile. Ma è anche importante costruire ponti con quanti operano sul fronte delle vulnerabilità sociali con progettualità a scala cittadina o nazionale. Solo attraverso la costruzione di un sistema è pensabile, se non la soluzione del problema, almeno il porre in essere azioni concrete di aiuto.Questo approccio è dato dalla consapevolezza che le difficoltà che le famiglie affrontano hanno carattere di multifattorialità e pertanto sono affrontabili non attraverso un intervento settoriale e specifico, ma attraverso un approccio sistemico.Per tale motivo è necessario porsi obiettivi a più livelli.

Un primo livello è quello delle singole parrocchie in cui:

superare il “servizio a sportello” attivando, attraverso il concetto di “persona soglia”, nuovi strumenti di aggancio rivolti a coloro che non presentano richieste di aiuto esplicite e che, per pudore, non si rivolgono ai classici servizi destinati alle persone in difficoltà;

attivare all’interno delle parrocchie (Michele Rua, Gesù Operaio, La Pace, La Resurrezione) quattro “Nodi di prossimità ⁴”, all’interno dei quali équipe di volontari appositamente formati sperimentino forme di ascolto e accompagnamento che rispondano alle reali necessità delle persone, cercando al contempo di superare la logica dell'aiuto economico come risposta a tutti i bisogni dei soggetti in difficoltà; costruire, all’interno della comunità parrocchiale, una rete di giovani famiglie disposte ad offrire sostegno e vicinanza ad altre giovani famiglie che si trovano in difficoltà. Questa chiamata va fatta superando il generico richiamo al volontariato e ponendo attenzione nel proporre la realizzazione di azioni concrete; educare e sensibilizzare sia i volontari che la comunità a svolgere un ruolo di “famiglia delle famiglie” prendendosi cura della relazione con le persone e del loro inserimento nella comunità, dei loro bisogni relazionali oltre che delle loro necessità materiali; organizzare, in alcuni momenti dell’anno, attività di animazione delle comunità parrocchiali, per sensibilizzarle e aggiornarle sullo sviluppo del progetto.

attivare all’interno delle parrocchie (Michele Rua, Gesù Operaio, La Pace, La Resurrezione) quattro “Nodi di prossimità équipe di volontari appositamente formati sperimentino forme di ascolto e accompagnamento che rispondano alle reali necessità delle persone, cercando al

costruire, all’interno della comunità parrocchiale, una rete di giovani famiglie disposte ad offrire sostegno e vicinanza ad altre giovani famiglie che si trovano in difficoltà. Questa chiamata va fatta superando il generico richiamo al volontariato e ponendo attenzione nel proporre la realizzazione di azioni

educare e sensibilizzare sia i volontari che la comunità a svolgere un ruolo di “famiglia delle famiglie” prendendosi cura della relazione con le persone e del loro inserimento nella comunità, dei loro bisogni relazionali oltre che delle loro necessità materiali;

organizzare, in alcuni momenti dell’anno, attività di animazione delle comunità parrocchiali, per sensibilizzarle e aggiornarle sullo sviluppo del progetto.

⁴ Un quinto è presente all’interno del progetto Opera Segno di San Salvario

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Un secondo livello è quello interparrocchiale, attraverso uno strumento di coordinamento con

compito di:

attivare un confronto metodologico e scambio di buone prassi fra i quattro “Nodi di prossimità”, al fine di attivare un’azione riflessiva sul percorso e valorizzare le singole esperienze territoriali;

costruire un catalogo delle risorse condiviso fra i “Nodi di prossimità”; è auspicabile che all’interno del catalogo vi sia la disponibilità ad esserci anche da parte di altri soggetti locali e cittadini per meglio sostenere le persone in difficoltà;

organizzare momenti formativi (educativi/preventivi) per le coppie e famiglie sulle potenziali difficoltà relazionali e sulle possibilità di orientamento nei loro bisogni materiali;

realizzare, in alcuni momenti particolarmente significativi dell’anno, attività di animazione delle diverse comunità parrocchiali anche con il supporto di mezzi di comunicazione innovativi, con l’obiettivo di veicolare messaggi comuni nelle diverse parrocchie;

verificare la disponibilità dell’associazionismo locale, del privato sociale e delle istituzioni a costituire un tavolo locale per condividere strategie, interventi e progettualità fra quanti operano a favore di soggetti vulnerabili o vulnerati, dando concretezza al concetto di sussidiarietà presente nella Costituzione Italiana.

prassi fra i quattro “Nodi di prossimità”, al fine di attivare

costruire un catalogo delle risorse condiviso fra i “Nodi di prossimità”; è auspicabile che all’interno del catalogo vi sia la

organizzare momenti formativi (educativi/preventivi) per le coppie e famiglie sulle potenziali difficoltà relazionali e sulle

realizzare, in alcuni momenti particolarmente

verificare la disponibilità dell’associazionismo locale, del privato sociale e delle istituzioni a costituire un tavolo locale per

Un terzo livello è quello di sistema, per raggiungere alcuni obiettivi:

costruire una stabile connessione fra i “Nodi di prossimità” e altre progettualità che operano a livello cittadino sul tema delle vulnerabilità (Fondazione Operti, Ufficio Pio, S. Vincenzo, Ufficio Migranti, Trapezio, eccetera), al fine di evitare sovrapposizioni di interventi e multiple prese in carico ottimizzando in tal modo l’utilizzo delle risorse; soprattutto al fine di sperimentare livelli d’integrazione attraverso un reciproco sostegno nella presa in carico: ciò permette di dare risposte positive anche là dove un singolo non sarebbe in grado;

costituire un “gruppo di lavoro integrato” fra i volontari dei “Nodi di prossimità” ed “esperti” delle agenzie cittadine con il compito di leggere i processi d’intervento e costruire indicazioni utili a migliorarne la progettualità (supportare, integrare e uniformare i momenti formativi, i momenti di animazione delle comunità, la comunicazione, la catalogazione delle risorse);

organizzare con cadenza biennale sul territorio di Barriera un seminario di lavoro tra le diverse agenzie coinvolte nel progetto (locali e cittadine) dove fare una lettura condivisa del fenomeno delle povertà, costruire percorsi comuni per fronteggiarle, sostenere e orientare quanti si pongono al servizio delle nuove povertà.

e altre progettualità che operano a livello cittadino sul tema delle

costituire un “gruppo di lavoro integrato” fra i volontari dei “Nodi di prossimità” ed “esperti” delle agenzie cittadine con il

organizzare con cadenza biennale sul territorio di Barriera un seminario di lavoro tra le diverse agenzie coinvolte nel

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VALORE AGGIUNTO DELL’INTERVENTO

Il valore aggiunto del progetto ha riscontro su due direttrici fondamentali: quella del “metodo” (a livello locale del territorio parrocchiale) e quello della “rete” (a livello interparrocchiale e cittadino).

In relazione al metodo, si vuole sperimentare una prassi di intervento che superi la modalità di erogazione “a sportello”, attivando nuove soglie di accesso per quanti, trovandosi in una condizione inedita di povertà, faticano a rivolgersi ai servizi sociali. Questo attraverso l’attivazione di una rete di soggetti presenti sul territorio (animatori sportivi, insegnanti, educatori di territorio, assistenti sociali, catechisti) che, svolgendo il loro normale ruolo educativo, hanno la possibilità di intercettare o venire a conoscenza di situazioni di incipiente difficoltà, e così segnalarle ai volontari dei “Nodi di prossimità” per una tempestiva attivazione. Il risultato di tale dispositivo è duplice: da un lato permette di attivare un intervento più precoce possibile e dall’altro di abbassare per questi soggetti le soglie di accesso ai servizi di aiuto.L’intervento stesso inoltre si prefigge l’obiettivo di creare relazione e integrazione nella comunità parrocchiale, al di là delle possibili risposte economiche e materiali connesse alle risorse disponibili.

Per ciò che concerne la rete, si vuole costruire un “sistema di intervento” che veda l’interazione tra un coordinamento locale e quanti operano sulla stessa tematica sia a livello territoriale (interparrocchiale) che su scala cittadina (Fondazione Operti, Ufficio Pio, S.Vincenzo, Ufficio Migranti, Trapezio), dando vita ad una struttura capace di dialogare, co-progettare e condividere le risorse.Co-progettazione, condivisione e competenze, possono fare la differenza nel gestire efficacemente le risorse disponibili, nel definire le priorità di intervento, nel prevenire le cadute verso la povertà, a beneficio dei vulnerabili.

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MONITORAGGIO E VALUTAZIONE DEL PROGETTO

Il percorso previsto per valutare il progetto si articola su due livelli:

un primo livello è connesso al monitoraggio e focalizza la sua attenzione sullo stato di realizzazione del programma di lavoro; si avvarrà di momenti specifici di verifica al fine di riscontrare punti di forza o criticità e individuare misure di compensazione;

un secondo livello è connesso alla verifica finale con lo scopo di valutare gli esiti, in termini di processo, di contenuto, e i cambiamenti avvenuti nelle realtà

un primo livello è connesso al monitoraggio e focalizza la sua attenzione sullo stato di realizzazione del programma di lavoro; si avvarrà di momenti specifici di verifica al fine di riscontrare punti di forza o criticità e individuare misure di compensazione;

un secondo livello è connesso alla verifica finale con lo scopo di valutare gli esiti, in termini di processo, di contenuto, e i cambiamenti avvenuti nelle realtà

Gli strumenti di monitoraggio e valutazione saranno:

rilevazione del numero di persone accolte nei “Nodi di prossimità” e del numero di accompagnamenti attivati e portati avanti;

rilevazione degli interventi realizzati con apporti propri e con apporti di altre agenzie (Fondazione Operti, Ufficio Pio, S.Vincenzo, Ufficio Migranti, Trapezio);

rilevazione del numero di volontari coinvolti nei “Nodi di prossimità”;

rilevazione del numero di famiglie e singoli che si mettono al servizio del progetto;

rilevazione delle attività realizzate dalle singole parrocchie per sensibilizzare le comunità ecclesiali verso queste tematiche;

avanti;

rilevazione degli interventi realizzati con apporti propri e con apporti di altre agenzie (Fondazione Operti, Ufficio Pio, S.Vincenzo, Ufficio Migranti, Trapezio);

rilevazione del numero di volontari coinvolti nei “Nodi di prossimità”;

rilevazione del numero di famiglie e singoli che si mettono al servizio del progetto;

rilevazione delle attività realizzate dalle singole parrocchie per sensibilizzare le comunità ecclesiali verso queste tematiche;

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