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COMUNE DI VILLASOR Provincia di Cagliari _____________________________________________________________ PIANO PARTICOLAREGGIATO DEL CENTRO MATRICE Valutazione Ambientale Strategica di assoggettabilità L’AMMINISTRAZIONE Il Sindaco Walter Marongiu Il Segretario Comunale Dott.ssa Maria Domenica Areddu Il Responsabile Tecnico Geom. Paolo Cappai COORDINAMENTO SCIENTIFICO- UNICA: Prof. Ing. Antonello Sanna Prof.ssa Annamaria Colavitti Prof. Benedetto Meloni GRUPPO DI LAVORO SOCIOLOGIA- UNICA: Dott.ssa Domenica Farinella Dott.ssa Carla Locci Dott. Marco Locci COORDINAMENTO OPERATIVO: Ing. Giancarlo Suelzu GRUPPO DI LAVORO- UNICA: Ing. Sergio Mocci Arch. Francesco Pes Ing. Stefano Pili Arch. Sergio Serra Ing. Alessia Usai _____________________________________________________________ RAPPORTO PRELIMINARE - ALLEGATI SOCIOLOGICI Data: 21/03/2016

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COMUNE DI VILLASOR Provincia di Cagliari

_____________________________________________________________ PIANO PARTICOLAREGGIATO DEL CENTRO MATRICE Valutazione Ambientale Strategica

di assoggettabilità

L’AMMINISTRAZIONE

Il Sindaco Walter Marongiu

Il Segretario Comunale Dott.ssa Maria Domenica Areddu

Il Responsabile Tecnico Geom. Paolo Cappai

COORDINAMENTO SCIENTIFICO- UNICA: Prof. Ing. Antonello Sanna Prof.ssa Annamaria Colavitti Prof. Benedetto Meloni

GRUPPO DI LAVORO SOCIOLOGIA- UNICA: Dott.ssa Domenica Farinella Dott.ssa Carla Locci Dott. Marco Locci

COORDINAMENTO OPERATIVO: Ing. Giancarlo Suelzu

GRUPPO DI LAVORO- UNICA: Ing. Sergio Mocci Arch. Francesco Pes Ing. Stefano Pili Arch. Sergio Serra Ing. Alessia Usai

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RAPPORTO PRELIMINARE - ALLEGATI SOCIOLOGICI

Data: 21/03/2016

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COMUNE DI VILLASOR

PIANO PARTICOLAREGGIATO DEL CENTRO DI ANTICA E PRIMA FORMAZIONE REPORT SOCIOGRAFICO

preliminare

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1) Introduzione

2) Descrizione dell’area 2.1. Le caratteristiche morfologiche del territorio 2.2. Qualche cenno sulla storia del comune

3) Demografia e tessuto insediativo 3.1 Dinamiche demografiche 3.2 Tessuto insediativo 3.3. Un focus sul centro antico

4) Alcuni dati congiunturali sull’economia locale

4.1 Condizione professione non professionale della popolazione residente 4.2 Redditi 4.3 Dotazione servizi alla popolazione

5) Il tessuto produttivo

5.1 Aziende, Istituzioni Pubbliche e Istituzioni no profit 5.2 Agricoltura 5.3. Lo stato della progettazione pubblica

6) Specificità territoriali e potenzialità del comune di Villasor

6.1. Specificità insediative/architettoniche (case in terra cruda) e paesaggistiche 6.2. Specificità agroalimentari 6.3. Emergenze monumentali e feste 6.4. Il tessuto relazionale: associazionismo e cooperazione

7) Conclusioni, l’analisi SWOT del comune: punti di forza, di debolezza, minacce ed

opportunità

Bibliografia

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1. Introduzione Il presente report si propone di fornire una descrizione sociografica del comune di

Villasor a partire dalle sue caratteristiche principali, rilevate attraverso l’analisi delle statistiche disponibili di tipo demografico e socioeconomico e delle fonti bibliografiche. Verrà fornita una breve descrizione dell’area, delle dinamiche demografiche e del tessuto insediativo. Verranno resi evidenti e commentati i principali dati riferiti all’economia locale e al tessuto produttivo. Si fornirà una panoramica delle specificità territoriali e delle potenzialità del comune di Villasor. Infine, si svolgerà, sulla base delle informazioni raccolte, un’analisi SWOT al fine di mettere in evidenza i principali punti di forza e di debolezza, le opportunità e le minacce che interessano il comune di Villasor e il suo centro antico.

2. Descrizione dell’area 2.1. Le caratteristiche morfologiche del territorio

Il comune di Villasor si colloca a nord del Campidano di Cagliari, a confine del

Medio-Campidano, a circa 25 km dalla città di Cagliari. Fa parte della Regione Agraria n. 11 - Campidano di Serrenti, e aderisce alla associazione città della terra cruda1.

Foto 1: Foto satellitare Comune di Villasor

Fonte: Screenshot Googlemaps

1 http://www.terracruda.org/

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Il territorio del comune è prevalentemente pianeggiante, con un’altitudine minima pari a 15 msm e una massima pari a 191 msm. È uno dei comuni più vasti dell’area con una superficie pari a 86,79km2. I comuni confinanti sono Decimomannu, Decimoputzu, Monastir, Nuraminis, San Sperate, Serramanna, Vallermosa, Villacidro.

È attraversato dalla linea ferroviaria Cagliari-Olbia e dalla SS 196; inoltre è prossimo all’arteria SS 130. Da un punto di vista geologico il comune giace in un’area alluvionale quaternaria, ed i suoi terreni sono tra i più fertili della Regione. Il clima è arido e caldo, con temperature che raramente scendono sotto i 0°, e che spesso nel periodo estivo arrivano ai 40°. I principali corsi d’acqua sono il Flumini Mannu, il Rio Malu e il Rio Nou, quest’ultimi a carattere torrentizio. 2.2. Qualche cenno sulla storia del comune

Nel territorio di Villasor è attestata la presenza di insediamenti umani fin dall’epoca preistorica. Particolarmente importante il patrimonio archeologico rinvenuto in riferimento all’epoca nuragica, notevole esempio in tal senso è il complesso nuragico Su Sanadori in località S’acqua Cotta che, dalle ricerche finora effettuate, pare aver avuto un uso legato all’agricoltura. Fenici, Cartaginesi e Romani utilizzarono questi terreni per le colture cerealicole. Probabilmente l’antica Villa di Sorres nacque e si sviluppò in epoca bizantina e nel periodo giudicale face parte della curatoria Gippi o Pars Hippis. Intono all’anno Mille la curatoria di Gippi fu ceduta dal giudice di Cagliari alla repubblica marinara di Pisa. I dati del censimeno effettuato dai pisani intono al 1330 descrivono villa di Sorres come una piccola villa abbastanza ricca. Alla fine del trecento la curatoria fu investita dagli scontri tra Aragonesi e Arborensi. A causa di tale scontro Villasor fu distrutta e incominciò a ripopolarsi dal 1414 quando l’arcivescovo di Cagliari cedette la curatoria in feudo al catalano Giovanni Siviller a cui era stato affidato il compito di ripopolarla e difenderla. Siviller costruì nel 1415 la casa-fortezza (o castello) presso le rovine della vecchia casa parrocchiale e il villaggio di Sorres acquistò importanza fino a diventare il capoluogo della curatoria. Successivamente il feudo passò alla famiglia di Alagon e la curatoria divenne prima contea nel 1537 e poi marchesato nel 1594. Durante il marchesato, nella prima metà del seicento furono costruite il Convento dei Cappuccini e la chiesa di Sant’Antioco. Con il passaggio della Sardegna al Piemonte si istituirono i Consigli comunitativi divenuti poi nel 1848 Consigli comunali. Dopo l’abolizione del feudo avvenuta nel 1839 Villasor divenne un centro economico di una certa rilevanza. Esso era particolarmente vocato all’agricoltura, grazie alla fertilità dei suoi terreni, e collocato in una posizione strategica, elemento evidente se si considera che il paese è il punto d’arrivo del primo tronco ferroviario della Sardegna (1871 Cagliari-Villasor). È possibile scendere nel dettaglio di alcune caratteristiche della Villasor della seconda metà dell’800 grazie ai dati raccolti da Vittorio Angius durante la sua collaborazione con Casalis nella redazione del Dizionario geografico-storico-statistico-commerciale degli Stati di S. M. il

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Re di Sardegna2. Vittorio Angius descrive Villasor come un paese particolarmente vocato all’agricoltura, abitato da 2061 cittadini, principalmente impiegati nel settore agricolo e nella pastorizia. Si seminavano cereali e in misura inferiore leguminose; prevalenti erano le coltivazione del grano e delle fave. Erano presenti inoltre come colture erboree piante da frutto, la vite, l’ulivo e il lino. L’uva inoltre viene trasformata per la produzione di vino. Per quanto riguarda la pastorizia prevalente era l’allevamento ovino e caprino (7800 capi), ma si allevavano anche bovini (1040 capi), equini (750 capi) e suini (500 capi). In considerazione delle sue principali produzioni Villasor commerciava cereali, legumi, uva, frutta di diverse varietà, lino, capi di bestiame e selvaggina; tra la selvaggina Angius afferma che si trovassero i fagiani, animali non ancora conosciuti in Sardegna che furono portati per la prima volta nei mercati di Cagliari proprio dai sorresi ( Brigaglia, Tola 2009; Virdis 1997, Puggioni 2008). 3. Demografia e tessuto insediativo 3.1 Dinamiche demografiche

Negli ultimi decenni la popolazione residente a Villasor è diminuita. I dati del

Censimento della popolazione (Graf. 1) mostrano una crescita della popolazione tra il 1961 e il 1991 anno in cui si raggiunge il picco di residenti (7294) e dal quale inizia un lento calo che porta a registrare la perdita di 229 abitati nel 2001 (7065), fino ad arrivare nel 2011 a 6857 residenti. Sia il dato del 2001 che del 2011 sono al di sotto di quello del 1981 (7070). Grafico 1 - Andamento Popolazione Villasor anni Censimento 1961-2011

Fonte: D. Angoni, S. Loi, G Puggioni, La popolazione dei comuni sardi dal 1688 al 1991 - circoscrizioni dell'epoca

2 L'arco temporale a cui i dati riportati da Vittorio Angius nel Dizionario geografico-storico-statistico-commerciale degli Stati di S. M. il Re di Sardegna si riferiscono è approssimativamente tra il 1830 alla fine degli anni quaranta.

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Grafico 2 - Andamento annuale Popolazione residente Villasor 1991-2015 (al 1° gennaio)

Fonte: Dati Demoistat

Nonostante nell’ultimo trentennio il comune abbia visto diminuire la propria

popolazione, negli ultimi anni, a partire dal 2013, si inizia a registrare una lenta ripresa, dovuta, come vedremo, al saldo migratorio positivo (Graf.2).

Per comprendere meglio le dinamiche demografiche è utile analizzare i principali indicatori demografici tra il 1° gennaio 2004 e il 1° gennaio 2015 (tab.1).

Tab. 1 - Evoluzione demografica 2004-2015 (dati al 1 gennaio)

Indicatori demografici Villasor Comuni limitrofi Sardegna

2004 2015 2004 2015 2004 2015 Popolazione totale residente, di cui 7017 6969 49575 52508 1636249 1663286

Maschile 3491 3451 24755 26214 802896 815035 Femminile 3526 3518 24820 26294 833353 848251

Saldo demografico, di cui -18 2 -39 62 5457 -573 Saldo naturale -9 -22 -31 -24 -1041 -3972

Saldo migratorio -9 24 -8 86 6498 3399 Numero di Famiglie 2409 2646 16963 20501 619253 714514

Numero di Convivenze 3 3 26 22 837 802 Numero medio di componenti per famiglia 2,9 2,62 2,95 2,54 2,6 2,32

Indice di dipendenza strutturale 39,5 50,9 39,8 47,6 42,9 50,4 Indice di vecchiaia 114,6 192,9 113,4 158,6 125,3 180,7

Indice di ricambio pop attiva 119,1 165,1 94,3 153,4 102,4 156,2 Indice di struttura pop attiva 90,9 126,4 90,0 130,1 92,6 136,4

Densità abitativa 81 80 79 84 68 69 Fonte: Nostre elaborazioni su dati DEMOISTAT

Per evidenziare eventuali peculiarità rispetto al territorio circostante, si è deciso di

inserire come termine di confronto l’area circostante, individuata nel proseguo del testo con l’etichetta “comuni limitrofi” e comprendente quasi tutti i comuni confinanti con Villasor,

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nello specifico: Decimomannu, Decimoputzu, Monastir, Nuraminis, San Sperate, Serramanna, Siliqua, Vallermosa, Villasor e Villaspeciosa. Tutti i comuni rientrano all’interno del Campidano di Cagliari. Il confronto con quest’area permetterà di descrivere in modo più accurato le specifiche dinamiche socio-economiche che hanno interessato Villasor negli ultimi decenni.

Osservando i dati relativi all’ultimo decennio si nota una lievissima perdita di popolazione nel Comune di Villasor: la popolazione residente totale diminuisce del -0,68%, a differenza di quanto avviene a livello regionale, dove si registra un incremento (+1,65%), ma soprattutto dei comuni limitrofi che registrano un +5,92%.

La diminuzione di popolazione riguarda in particolare quella maschile (-1,15%), mentre quella femminile resta sostanzialmente stabile (-0,23%). Come logica conseguenza, diminuisce leggermente la densità abitativa del comune che passa dagli 81 ab./km2 nel 2004 agli 80 del 2015, un dato che è superiore a quello regionale (69 ab./km2), ma resta più basso rispetto a quello dei comuni limitrofi (84 ab./km2)

Nonostante la relativa vicinanza al capoluogo di regione, che avrebbe dovuto stimolare una crescita di quella popolazione che gravita attorno all’area metropolitana di Cagliari per lavoro e servizi, ma decide di non risiedervi perché in cerca di soluzioni abitative più economiche, Villasor ha visto quindi diminuire la propria popolazione. Questo calo può essere letto come la conseguenza di due fenomeni che hanno interessato il comune:

- Da un lato le dinamiche che hanno riguardato alcuni dei settori occupazionali del paese, in particolare il venir meno dell’obbligo di residenza per i dipendenti delle forze armate che lavorano presso la base militare di Decimomannu (in parte soggiacente anche nel comune di Villasor), ma anche la crisi e chiusura dello zuccherificio, che ha portato alla perdita di posti di lavoro.

- Dall’altro, le difficili questioni edificatorie che hanno riguardato l’area: negli ultimi decenni non sono state realizzate nuove lottizzazioni significative, principalmente a causa del Piano Stralcio delle fasce fluviali e della mancanza di un piano regolatore cittadino. Al contrario, quasi tutti i comuni limitrofi (ad esempio Decimomannu e San Sperate) hanno realizzato nuove lottizzazioni e sono riusciti ad attrarre molta nuova popolazione3.

3 Come sottolineano un tecnico comunale ed il sindaco durante una riunione preliminare del gruppo di ricerca con gli organi direttivi:

Tecnico 2: Noi nel 1994 abbiamo avuto un picco di residenti, oltre 7000, dopo è iniziata la discesa. All’epoca c’era l’obbligo per chi lavorava di avere la residenza qui. Ad esempio i militari avevano obbligatoriamente la residenza, ma chiunque lavorava qui doveva avere la residenza, lo zuccherificio non scherzava in questo. Sindaco qui è successo che i latifondisti storici negli ultimi anni hanno dovuto vendere e quindi era stato fatto un piano di espansione lottizzando 5 ettari. Certo non voglio che il paese diventi un paese dormitorio come San Sperate e Decimomannu che erano tutti più piccoli di Villasor e che ora invece sono molto più grandi, ma con una espansione non regolata che ha effetti molto brutti. Decimomannu è un paese dormitorio, a San Sperate sono cresciute le case agricole che pongono un maggiore costo dei servizi (scuola bus ecc..), Villasor invece non si è potuta espandere a causa di questo maledetto o benedetto piano stralcio delle fasce fluviali che ha appunto bloccato l’espansione edilizia, persino nei 5 ettari già lottizzati. (…) Insomma, tra piano stralcio e PPR (che di fatto ha

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Tuttavia, come si è detto, negli ultimi 3 anni sembrano registrarsi leggeri segnali di ripresa. Ad esempio, nel 2015 vi è stato un saldo demografico lievemente positivo (2), a differenza del dato negativo registrato nel 2004 (-18). Va tuttavia sottolineato che tale ripresa è però da attribuirsi interamente alla crescita dal saldo migratorio (24), di segno opposto rispetto a quello del 2004 (-9), che ha compensato il trend negativo del saldo naturale (-24), in peggioramento rispetto al 2004 (-9). Nel 2015 anche nei comuni limitrofi il saldo demografico è positivo (62), in miglioramento rispetto al dato del 2004 (-39).

Sempre nel 2015, a Villasor aumenta il numero delle famiglie (da 2409 a 2646) e diminuisce il numero medio di componenti per famiglia (da 2,9 a 2,62), mentre rimane invariato il numero di convivenze (3). Tra le peculiarità statistiche del comune si segnala che, tra quelli con una popolazione superiore ai 5000 abitanti, è il secondo comune della Provincia di Cagliari con la più alta percentuale di coniugati (49,6%), e il primo per il minor numero di divorziati (1,1%) (Fonte Comuni-Italiani.it)

Nel 2015 gli indici demografici di struttura della popolazione palesano un invecchiamento della popolazione di Villasor, tutti in peggioramento rispetto al 2004, e quasi tutti maggiori a quelli dei comuni limitrofi e alle medie regionali. Particolarmente negativo è l’indice di vecchiaia4: a Villasor ogni 100 giovani vi sono 192,9 anziani contro i 180,7 regionali, ma soprattutto i 158,6 dei comuni limitrofi. L’indice di dipendenza strutturale5 di Villasor (50,9 individui a carico ogni 100 attivi) è più in linea al dato regionale (50,4), ma peggiore rispetto a quello dei comuni limitrofi (47,6). Anche la popolazione attiva del comune di Villasor è molto anziana, come mostrato dall’indice di ricambio della popolazione attiva6 (165,1), il valore decisamente peggiore tra tutti i comuni dell’area. Unico dato in controtendenza è l’indice di struttura della popolazione attiva7 (126,4) migliore sia al dato regionale (136,4) che a quello dei comuni limitrofi (130,1), che indica una presenza importante di popolazione attiva compresa tra i 20 e i 39 anni.

Nel complesso gli indicatori relativi alla struttura della popolazione palesano un malessere demografico della comunità di Villasor, e non a caso il Comune di Villasor è stato incluso nella territorializzazione LEADER 2014-2020, mentre era stata escluso in quella precedente (2007-2013)8.

rallentato con lungaggini burocratiche insopportabili), non si è avuta espansione edilizia. Da quell’indagine che avevamo fatto sulle agenzie immobiliare era emerso che le case che cercavano i potenziali acquirenti erano case a schiera con cortile o case da ristrutturare, si trattava di una domanda potenziale che è rimasta inesaudita (gente che sarà andata da un’altra parte). Oggi se approviamo il Piano potremo dare ossigeno a questo settore. [Verbale incontro con Sindaco e Tecnici 15.05.2015]

4 L’indice di vecchiaia rappresenta il grado di invecchiamento di una popolazione. È il rapporto percentuale tra il numero degli ultrassessantacinquenni ed il numero dei giovani fino ai 14 anni. 5 L’indice di dipendenza strutturale indica il carico sociale ed economico della popolazione non attiva (0-14 anni e 65 anni ed oltre) su quella attiva (15-64 anni). 6 L’indice di ricambio della popolazione attiva rappresenta il rapporto percentuale tra la fascia di popolazione che sta per andare in pensione (60-64 anni) e quella che sta per entrare nel mondo del lavoro (15-19anni). La popolazione attiva è tanto più giovane quanto più l'indicatore è minore di 100. 7 Rappresenta il grado di invecchiamento della popolazione in età lavorativa. È il rapporto percentuale tra la parte di popolazione in età lavorativa più anziana (40-64 anni) e quella più giovane (15-39 anni). 8 PSR SARDEGNA 2014-2020 versione approvata dalla Commissione in data 19 agosto 2015

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È interessante anche analizzare i dati sulla popolazione straniera presente a Villasor (Graf. 3). Grafico 3 - Andamento popolazione straniera dal 2004 al 2015

Fonte: ISTAT Tab. 2 Popolazione straniera per Stato, Area di provenienza e Totale, %, 1 gennaio 2015

AFRICA Area Maschi Femmine Totale % Marocco Africa settentrionale 55 31 86 48,9% Tunisia Africa settentrionale 1 0 1 0,6%

Totale Africa 56 31 87 49,4% EUROPA Area Maschi Femmine Totale %

Bosnia-Erzegovina Europa centro orientale 17 8 25 14,2% Romania Unione Europea 8 12 20 11,4% Ucraina Europa centro orientale 1 4 5 2,8% Albania Europa centro orientale 2 2 4 2,3% Polonia Unione Europea 2 1 3 1,7% Lettonia Unione Europea 0 1 1 0,6%

Germania Unione Europea 1 0 1 0,6% Francia Unione Europea 0 1 1 0,6% Austria Unione Europea 0 1 1 0,6%

Totale Europa 31 30 61 34,7% ASIA Area Maschi Femmine Totale %

Repubblica Popolare Cinese Asia orientale 6 12 18 10,2% Thailandia Asia orientale 3 2 5 2,8%

Sri Lanka (ex Ceylon) Asia centro meridionale 2 1 3 1,7% India Asia centro meridionale 2 0 2 1,1%

Totale Asia 13 15 28 15,9% Totale popolazione straniera 100 76 176 100%

Fonte: ISTAT

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A partire dal 2005 fino al 2011 la popolazione straniera aumenta, registrando solo nel 2010 un relativo calo, comunque compensato nell’anno successivo.

Tra il 2011 e il 2012 si evidenzia una brusca diminuzione dei residenti stranieri, imputabile alla perdita dei militari residenti nel comune, in particolare tedeschi (che passano da 40 a 3). Tuttavia, tra il 2013 e il 2015 la popolazione straniera ricomincia ad aumentare in modo continuo, grazie all’incremento sia della popolazione africana (da 71 a 87 residenti) che della popolazione asiatica (da 15 a 28) (tab.2).

Nel 2015 la popolazione straniera ammonta a 176 individui, di cui 100 uomini e 76 donne, e rappresenta il 2,5% della popolazione residente. La popolazione straniera più significativa proviene dal Marocco (48,9%), seguita dalla Bosnia-Erzegovina (25%), la Romania (11,4%) e la Cina (10,2%).

È particolarmente interessante il dato della popolazione marocchina (86 residenti), la seconda comunità di questa nazionalità dell’intera Provincia di Cagliari9. Significativa è anche la comunità bosniaca (25 presenze), la terza comunità di questa nazionalità dell’intera Provincia di Cagliari.

Dal sito della Prefettura di Cagliari emerge che a partire dal 24 settembre 2015 è presente un centro di accoglienza straordinaria dei cittadini stranieri richiedenti protezione internazionale, con una capacità ricettiva di 22 ospiti, gestito non a caso dall’Associazione Amal Sardegna-Marocco, che coinvolge donne migranti marocchine10 3.2. Il tessuto insediativo

Dal Censimento generale della Popolazione e delle abitazioni del 2011 possono trarsi alcuni elementi utili sulle caratteristiche del tessuto insediativo del Comune di Villasor. Tab.3 - Edifici totali e residenziali per tipo di località Villasor centri abitati nuclei abitati case sparse tutte le voci edifici totali 2430 6 38 2474 edifici residenziali 2161 1 37 2199 Fonte: 15° Censimento generale della popolazione e delle abitazioni (2011)

Innanzitutto, gli edifici totali sono 2474 di cui 2199 residenziali. Tra questi 2430 edifici (2161 residenziali) sono nel centro abitato, 38 sono case sparse (37 residenziali) e 6 si trovano in un nucleo abitato (1 residenziale) (Tab 3).

Dalla Tab. 4 si evince che l’edificato residenziale è stato in gran parte costruito a partire dagli anni ’60, con un rallentamento dagli anni ’90 in poi, soprattutto se paragonato a quello dei comuni limitrofi. Infatti, il 65,2% degli edifici residenziali di Villasor sono stati costruiti tra il 1961 e il 1990, contro il 54,8% dei Comuni limitrofi. Tale rallentamento è attribuibile al fatto che le nuove abitazioni sono state spesso ricostruite nello stesso centro matrice, demolendo gli edifici preesistenti.

Tra i fattori che hanno determinato questo processo se ne segnalano due:

9 È preceduto solo da Quartu Sant’Elena con 95 residenti 10 http://www.prefettura.it/cagliari/news/48979.htm

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- il primo è che i grandi agricoltori avevano case dotate di ampi cortili, dove venivano costruite le abitazioni dei figli, demolendo spesso anche parte della vecchia abitazione;

- il secondo è che i proprietari dei terreni periferici non hanno ceduto e né cambiato l’uso dei terreni, non lasciando spazio a nuovo edificato11.

Dal 1991 a Villasor sono stati costruiti il 21,7% degli edifici, dato poco superiore a quello dei comuni limitrofi (20,7%), ma ben inferiore ad altri comuni dell’area come Decimomannu (25,1%), San Sperate (28,8%) e Vallermosa (32,1%). Tab. 4 - Edifici residenziali per anno di costruzione, valori percentuali

Fino a 1918

1919-1945

1946-1960 1961-1970 1971-1980 1981-1990 1991-2000 2001-2005 Da 2006 tot

Sardegna 6,5 8,7 13,8 15,3 18,6 16,2 11,1 5,6 4,1 100 Cagliari 4,7 5,8 12,3 14,9 21,5 18,4 11,8 6,2 4,4 100 Comuni limitrofi 3,9 6,9 14,7 17,5 21,2 16,1 8,7 5,3 6,7 100 Villasor 0,0 1,5 11,6 18,0 25,0 22,2 9,9 5,3 6,5 100 Decimomannu 3,9 4,7 14,6 15,9 20,1 15,8 10,9 7,0 7,2 100 Decimoputzu 1,4 7,4 12,0 17,3 22,8 17,3 9,3 5,0 7,4 100 Monastir 0,5 2,3 12,5 19,0 29,2 21,7 8,0 3,6 3,1 100 Nuraminis 8,3 18,2 17,8 14,7 14,8 13,7 5,3 4,1 3,2 100 SanSperate 2,3 7,4 12,2 16,4 19,0 13,9 12,6 8,1 8,1 100 Serramanna 7,9 9,8 16,6 17,7 21,4 13,7 5,1 3,6 4,3 100 Siliqua 3,8 7,0 22,7 22,8 18,4 13,4 4,3 4,1 3,6 100 Vallermosa 10,6 11,7 12,9 9,9 17,9 16,2 13,7 3,8 3,5 100 Villaspeciosa 0,5 1,1 14,0 21,7 18,5 12,1 10,6 9,7 11,8 100 Fonte: 15° Censimento generale della popolazione e delle abitazioni (2011)

L’edificato residenziale di Villasor è costituito principalmente da case basse, per lo più

da un piano fuori terra (28,4%) e due piani fuori terra (50,9%), mentre poche sono quelle da tre piani (5,7%) o più (0,4%).

I materiali utilizzati per la struttura sono principalmente a muratura portante (69,85%), seguiti da calcestruzzo armato (19,74%) e a distanza da altri materiali (10,41%).

Altro dato interessante riguarda il numero di interni per edificio residenziale: l’82,8% hanno un interno, il 14,8% 2 interni e il 2,3% da tre interni in su, dato che palesa una decisa prevalenza delle case unifamiliari. 3.3. Un focus sulla popolazione del centro storico La popolazione del centro antico di Villasor al 30 ottobre 2015 ammonta a 1277 individui, di cui 627 uomini e 650 donne, poco meno di 1/5 della popolazione totale del comune. Le famiglie sono complessivamente 537. Osservando lo stato civile, si contano 548 celibi/nubili, 560 sposati, 18 divorziati e 121 vedovi (Tab. 5).

11 Virdis Francesco (1997): “Villasor. Storia, immagini e ricordi”, edizioni grafica del Parteolla, Dolianova

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Tab. 5 – Indicatori demografici popolazione del centro antico di Villasor al 30/10/2015 Indicatori Demografici Villasor

Popolazione totale residente, di cui 1277 Maschile 627

Femminile 650 Celibi/nubili 548 Coniugati/e 590 Divorziati/e 18

Vedovi/e 121

Numero di Famiglie 537 Indice di dipendenza strutturale 55,7

Indice di vecchiaia 327,1 Indice di ricambio pop attiva 192,2 Indice di struttura pop attiva 135,6

Fonte: Ns elaborazioni su dati dell’ufficio anagrafe del comune di Villasor

La popolazione del centro antico è particolarmente anziana, come palesato da diversi indici

demografici. Evidente in tal senso è l’indice di vecchiaia in cui per ogni 100 giovani presenti nel centro antico si contano 327,1 anziani. Anche la popolazione attiva del centro antico è molto anziana, come testimoniato dall’indice di ricambio della popolazione attiva (192,2), ben superiore al dato di inizio 2015 dell’intero Comune (165,6). Questa caratteristica della popolazione del centro antico viene confermata anche dall’indice di struttura della popolazione attiva (135,6), che mostra il deciso prevalere della fascia di popolazione attiva di maggiore età (40-64). Anche l’indice di dipendenza strutturale evidenzia un forte squilibrio, tanto che per ogni 100 persone attive ci sono 55,7 non attive, dato peggiore rispetto a quello già negativo registrato a Villasor a inizio 2015 (50,9).

Nel centro antico la presenza di popolazione straniera non è particolarmente significativa, tanto che rappresenta appena l’1,41%. In termini assoluti sono presenti 18 cittadini stranieri, di cui 12 marocchini, 4 ucraini, un tedesco e un rumeno

In sintesi, la popolazione del centro antico è in generale anziana, ed è di età avanzata anche la popolazione attiva. La presenza di stranieri non è particolarmente rilevante. Come sarà più evidente in seguito [par. 6.1] nel centro antico non si è verificato un ricambio generazionale, perché la popolazione più giovane ha teso ad acquistare l’abitazione nelle nuove lottizzazioni che hanno interessato il comune, in particolare la zona dal PEEP (Piano di edilizia economica popolare). Ciò ha provocato una senilizzazione della popolazione del centro antico, processo ancora più marcato rispetto all’intero Comune di Villasor.

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4. Alcuni dati congiunturali sull’economia locale 4.1 Condizione professione non professionale della popolazione residente

Dal 15° censimento generale della popolazione e delle abitazioni è possibile trarre i

dati relativi alla condizione professionale e non professionale della popolazione residente (Tab.6).

Osservando la tabella 6 emerge un aspetto molto grave che indica una elevata fragilità del mercato del lavoro locale: a Villasor le forze di lavoro12 (48,42%) sono inferiori alle non forze di lavoro13 (51,58%), ciò significa che è maggiore il peso della popolazione “improduttiva”, che cioè non si presenta sul mercato del lavoro (pensionati, casalinghe). Se a questo si aggiunge che tra le forze lavoro è molto alto il numero di persone in cerca di occupazione, se ne deduce una scarsa capacità del sistema locale di creare lavoro e garantire in generale adeguate opportunità lavorative ai propri abitanti. Tab. 6 Condizione professionale o non professionale popolazione residente anno 2011

Condizione professionale o

non professionale

forze di

lavoro

forze di lavoro non forze

di lavoro

non forze di lavoro Totale Pop 15 anni e

più

occupato in cerca di occupazione

percettore di una o

più pensioni

studente-ssa

casalinga-o

in altra condizione

Sardegna TOT 718819 584762 134057 720141 328192 107545 183691 100713 1438960

M 417006 346308 70698 280584 169718 49471 3843 57552 697590 F 301813 238454 63359 439557 158474 58074 179848 43161 741370

Cagliari TOT 251284 203899 47385 231441 98177 35458 64689 33117 482725

M 143058 118002 25056 89238 52689 16744 1424 18381 232296 F 108226 85897 22329 142203 45488 18714 63265 14736 250429

Comuni Limitrofi

TOT 23243 18448 4795 22072 9616 2982 6486 2988 45315 M 13969 11381 2588 8476 5212 1364 135 1765 22445 F 9274 7067 2207 13596 4404 1618 6351 1223 22870

Villasor TOT 2943 2284 659 3135 1391 397 950 397 6078

M 1828 1469 359 1183 750 185 16 232 3011 F 1115 815 300 1952 641 212 934 165 3067

Fonte: 15° Censimento generale della popolazione e delle abitazioni (2011) Si consideri che la prevalenza delle non forze di lavoro rispetto alle forze di lavoro

caratterizza anche la Regione, anche se qui si registra uno squilibrio meno accentuato (49,95% forze lavoro contro il 50,05% delle non forze di lavoro); il dato è ancora più grave se si paragona a quello della provincia (il 52,06% delle forze lavoro contro il 47,94% delle non forze di lavoro) e dei comuni limitrofi (il 51,29% delle forze lavoro contro il 48,71% delle non forze di lavoro).

12 S’intende per forze di lavoro la somma della popolazione occupata con quella in cerca di occupazione 13 S’intende per non forze di lavoro la somma della popolazione non occupata e non in cerca di lavoro, ossia i pensionati/e, gli studenti/esse, casalinghi/e o in altra condizione.

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Si aggiunga poi che a Villasor questo “squilibrio” tra forze di lavoro e non forze di lavoro sembra passare per una disuguaglianza di genere: le forze di lavoro sono costituite prevalentemente da uomini (il 60,71%) e in modo molto contenuto da donne (36,35%) (Tab.7). Tra le non forze di lavoro il dato più interessante riguarda il numero di casalinghe: a Villasor il 30,45% delle donne sono casalinghe, dato ben più elevato sia rispetto al livello regionale (24,26%), provinciale (25,26%) e ai comuni limitrofi (27,77%) (Tab. 6).

Se ne conclude che le donne partecipano meno al mercato del lavoro rispetto agli uomini, come viene confermato anche dal tasso di attività (Tab. 7). Tab. 7 Tasso di attività, tasso di occupazione e tasso di disoccupazione anno 2011

Tasso attività Tasso Occupazione Tasso disoccupazione

Sardegna TOT 49,95 40,64 18,65

M 59,78 49,64 16,95 F 40,71 32,16 20,99

Cagliari TOT 52,06 42,24 18,86

M 61,58 50,80 17,51 F 43,22 34,30 20,63

Comuni Limitrofi

TOT 51,29 40,71 20,63 M 62,24 50,71 18,53 F 40,55 30,90 23,80

Villasor TOT 48,42 37,58 22,39

M 60,71 48,79 19,64 F 36,35 26,57 26,91

Fonte: Nostre elaborazioni su dati 15° Censimento generale della popolazione e delle abitazioni (2011)

Il tasso di attività14 di Villasor (48,42%) è il più basso sia di quello regionale e provinciale, che di quello dei comuni limitrofi. Ad incidere su questo dato è soprattutto il tasso di attività molto contenuto della popolazione femminile (36,35%), ben distante dal dato regionale (40,71%), provinciale (43,22%) e dai comuni limitrofi (40,55%).

Stesso discorso vale per il tasso di occupazione15, in cui Villasor (37,58%) è il territorio che palesa il livello di occupazione più basso rispetto alle altre aree. In questo caso sia la popolazione maschile (48,79%) che quella femminile (26,57%, un valore davvero esiguo) mostrano i tassi più bassi tra i territori considerati, anche se è sempre quella femminile a manifestare il dato più negativo.

Infine, il tasso disoccupazione16 conferma ulteriormente le difficoltà del mercato del lavoro locale: si registra un tasso di disoccupazione totale che arriva al 22,39%, di molto

14 Il tasso di attività è un indicatore che misura l’offerta di lavoro nel breve periodo. È dato dal rapporto percentuale tra le forze di lavoro e la popolazione totale da 15 anni in su. 15 Il tasso di occupazione è un indicatore che quantifica l’incidenza della popolazione occupata su quella totale. È dato dal rapporto percentuale tra la popolazione occupata con la popolazione totale da 15 anni in su. 16 Il tasso di disoccupazione è un indicatore che misura la discrepanza tra l’eccesso di offerta di lavoro e la domanda. È dato dal rapporto percentuale tra la popolazione in cerca di occupazione e le forze di lavoro totali.

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superiore a quello delle altre aree considerate (Sardegna 18,65%, Provincia 18,86%, Comuni limitrofi 20,63%). Considerando il tasso di disoccupazione per genere non si registrano miglioramenti: Villasor si distingue negativamente con i tassi più alti sia per gli uomini (19,64%) che per le donne (26,91%). 4.2. Redditi

I dati del Ministero delle finanze sulle dichiarazioni IRPEF permettono di fare un

focus sulle dinamiche che interessano i redditi della popolazione di Villasor. Nel 2011, con 2808 dichiaranti, il reddito complessivo di Villasor ammonta a 15.976.937.439 €, il 12,32% di quello complessivo dei comuni limitrofi (nel 2005 era il 13,9%). Tab. 8 Redditi IRPEF: Importi e media dichiarante

Importo Media dichiarante

Villasor Sardegna Cagliari Comuni limitrofi Villasor Sardegna Cagliari

Comuni limitrofi

2005 40.621.676 12.667.841.908 4.803.668.512 292.307.762 15.028 17.535 19.448 14.943

2006 42.827.149 13.537.484.361 5.109.050.319 318.738.491 15.394 18.151 20.131 15.546

2007 47.149.084 14.895.684.931 5.598.180.025 362.936.693 17.309 20.286 22.253 17.953

2008 48.458.791 15.509.829.306 5.801.888.399 384.288.263 17.051 20.355 22.354 17.921

2009 48.666.174 15.788.886.418 5.909.757.319 390.623.383 17.381 20.638 22.689 18.195

2010 50.368.809 15.889.838.322 5.976.905.401 401.814.998 17.823 20.915 23.036 18.711

2011 50.350.080 15.976.973.439 6.003.898.760 408.734.838 17.931 21.107 23.230 18.926

var. 05/11 23,95 26,12 24,99 39,83 19,32 20,37 19,45 26,65

var. 11/10 -0,04 0,55 0,45 1,72 0,61 0,92 0,84 1,15 Fonte: Nostre elaborazioni su dati del Ministero dell’Economia e delle Finanze 2011

Osservando le variazioni percentuali, si rileva che l’importo de reddito cresce nel lungo periodo (+23,95%), anche se in misura inferiore a tutte le altre aree, prima fra tutti quella dei comuni limitrofi (+39,83%).

Altro dato interessante è la media per dichiarante: in questo caso a Villasor varia positivamente sia nel periodo 2005-2011 (+19,32%) che nel tra il 2010 e il 2011 (+0,61), anche se in modo meno contenuto rispetto a tutte le altre aree. Ancora, se nel 2005 con 15.028€ la media per dichiarante era superiore a quella dei Comuni limitrofi (14.943€), nel 2011 con 17.931€ è nettamente al di sotto (18.926€). In altre parole, mentre nei comuni limitrofi si sta assistendo a un processo di convergenza dei redditi sia rispetto al livello regionale che provinciale, il comune di Villasor sembra caratterizzarsi per un peggioramento dei suoi valori.

È interessante anche osservare la composizione per fasce di reddito (Tab.9). La maggior parte dei dichiaranti di Villasor si concentra nelle fasce di reddito basso (tra i 10mila fino ai 33.500) (44,8%) e medio-basso (da 20.000 a 33.500) (31,34%); inoltre, una quota

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rilevante (18%) ha dei redditi bassissimi (fino a 10.000), dato poco superiore ai Comuni limitrofi (16,64%). Molto contenuto è il peso delle fasce di reddito più alte (oltre 33500). Tab. 9 Composizione per fasce di reddito nel Comune di Villasor e comuni limitrofi (%dichiaranti, %importi , media mensile per dichiarante)

Villasor Comuni Limitrofi17

%Dichiaranti

%Importo

media mensile

dichiarante

%Dichiaranti

%Importo

media mensile

dichiarante

fino a 10.000 18,02 6,12 508 16,64 5,33 505 da 10.000 fino a 20.000 44,80 36,15 1206 43,58 33,91 1227 da 20.000 a 33.500 31,34 42,38 2021 31,66 40,98 2040 da 33500 a 50000 4,67 9,65 3092 6,20 12,23 3111 oltre 50000 1,18 5,69 7237 1,92 7,55 6190 Fonte: Nostre elaborazioni su dati del Ministero dell’Economia e delle Finanze 2011

Consistente è l’incidenza delle famiglie con un reddito netto al di sotto della soglia di

povertà assoluta: nel 2008 erano il 14,8%, nel 2009 arrivano al 15,98%, nel 2010 permangono sempre attorno al 15%18., un valore più alto di quello di provinciale (12,30%) e regionale (13,20%).

4.3. Dotazione servizi alla popolazione

Il comune di Villasor pur essendo prossimo all’area metropolitana di Cagliari,

manifesta una chiara difficoltà all’accesso ai servizi. Questo dato sembra essere confermato dall’IDMS19 del 2013 (RAS 2013), con il quale è stato ricostruito un indicatore sull’accesso ai servizi, a partire dai dati relativi alla presenza di uffici postali, farmacie, sportelli bancari, forze dell’ordine (stazioni dei carabinieri e/o di commissariati/posti di polizia), scuole primarie, medie, superiori e servizio di guardia medica. L’indicatore varia da 0 a 1 (che esprime il massimo disagio).

Attraverso l’IDMS, si rileva che il comune di Villasor manifesta un disagio nell’accesso ai servizi (0,805) superiore a quello medio regionale (0,721), provinciale (0,683)

17 Nei valori assoluti su cui sono state calcolate le percentuali dei dichiaranti e degli importi per i Comuni limitrofi non sono inclusi 16 dichiaranti con un reddito totale pari a 499.273€, in quanto non erano riportati nelle relative fasce di reddito per ragioni di privacy. 18 Fonte IDMS 2011, 2012, 2013 19 L’Osservatorio economico della RAS ed il DRES (ora DISSI) dell’Università di Cagliari hanno sviluppato un indice composto di deprivazione multipla (IDMS), che fornisce una misura sintetica del grado di malessere sociale presente nei diversi comuni sardi, a partire da una media ponderata degli indicatori riguardanti diversi domini tematici ossia il reddito, l’istruzione, i servizi, la salute, la disoccupazione, l’ambiente e la criminalità. Di seguito verranno commentati i risultati per alcune delle aree tematiche.

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e dei comuni limitrofi (0,692). È interessante sottolineare che nonostante questo elevato livello dell’indicatore, il comune si colloca alla 240 posizione sui 377 comuni regionali20, quindi si caratterizza per un miglior accesso ai servizi rispetto a gran parte dei comuni regionali. Questo dato in realtà è molto negativo e significa che la maggior parte dei comuni sardi si caratterizzano per una grave difficoltà di accesso ai servizi. Inoltre vi è una forte polarizzazione territoriale: basti pensare che mentre 302 comuni mostrano un valore compreso tra 1 fino a 0,513, i rimanenti 75 hanno un dato pari a 0, mostrando un ottimale accesso ai servizi. In altre parole il comune di Villasor non ha un ottimo accesso ai servizi, ma rispetto a molti altri comuni della Sardegna ubicati in zone più interne, si trova in una condizione migliore.

La carenza di servizi del comune potrebbe essere l’esito del processo di ridimensionamento dei servizi pubblici che si è registrato in Italia dalla seconda età degli anni novanta e che ha portato ad un accentramento delle istituzioni pubbliche nelle grandi città (generalmente i centri più popolosi di una data area) a cui viene attribuito il ruolo di veri e propri centri servizi del territorio. Probabilmente, proprio la vicinanza del comune all’area metropolitana, ha provocato una graduale perdita di servizi. Si tenga conto che, ad esempio, nel solo 2011 ben 1005 persone si spostavano giornalmente dal comune per ragioni di studio (15° Censimento generale Popolazione e Abitazioni 2011).

Il cattivo accesso ai servizi incide anche sulla preparazione degli studenti di Villasor. Infatti, sempre dal IDMS 2013 si trae un indice di disagio scolastico normalizzato, che è la media aritmetica del tasso di ritardo21, tasso di bocciati22 e tasso di licenziati con minimo23. Più il valore si avvicina a 1, maggiore è il disagio scolastico. Nel rapporto del 2013 con riferimento all’anno scolastico 2010/11, il comune di Villasor si colloca nella 21° posizione tra i comuni sardi con più forte disagio scolastico, con un valore pari a 0,542, molto superiore a quello medio regionale (0,354), provinciale (0,391) e dei comuni limitrofi (0,437).

Un altro dato interessante è la qualità del sistema sanitario. Sempre dall’IDMS 2013 si trae un indice di sintesi sullo stato della Sanità che è il frutto della media del tasso standardizzato di mortalità per malattie del sistema circolatorio24, e il tasso standardizzato di mortalità per tumori25. Il comune di Villasor mostra un dato (0,321) poco superiore a quella

20 Maggiore è la distanza dalle prime posizioni, minore è il disagio nel singolo ambito. 21 Rapporto tra gli iscritti ripetenti alla classe terza media e il totale degli iscritti. Elaborazione per IDMS 2011 su dati MIUR Ufficio di Statistica, rilevazione integrative e su dati ISTAT – demografia in cifre, anno scolastico 2008 – 2009 22 Rapporto tra coloro che non sono stati ammessi o non hanno superato l’esame di terza media sul totale degli alunni scrutinati. Elaborazione per IDMS 2011 su dati MIUR Ufficio di Statistica, rilevazione integrative e su dati ISTAT – demografia in cifre, anno scolastico 2008 – 2009 23 Rapporto tra coloro che hanno superato l’esame di terza media con il minimo e il totale dei licenziati. Elaborazione per IDMS 2011 su dati MIUR Ufficio di Statistica, rilevazione integrative e su dati ISTAT – demografia in cifre, anno scolastico 2008 – 2009. 24 Rapporta tra numero di decessi per comune dovuto a tale patologia e la popolazione residente. Elaborazione per IDMS 2011 su dati ISTAT – indagine sulle cause di morte anni 2002, 2003, 2006, 2007. 25 Numero medio di decessi per comune dovute a tale tipologia. Fonte ISTAT – indagine sulle cause di morte anni 2002, 2003, 2006, 2007.

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media regionale (0,315), provinciale (0,285) e dei comuni limitrofi (0,275), collocandosi alla 159° posizione regionale.

Infine, l’IDMS 2013 valuta la qualità dell’ambiente dei comuni sardi26. Il Comune di Villasor mostra una qualità del proprio ambiente (0,265) molto peggiore rispetto al dato regionale (0,095), provinciale (0,194) e dei comuni limitrofi (0,208), collocandosi alla 34° posizione dei comuni regionali con più forte sofferenza ambientale. Tuttavia, si è verificato un miglioramento rispetto al dato del 2012 che era pari a 0,353, che collocava il comune nella 14° posizione dei comuni con più forte disagio ambientale.

5. Attività Produttive 5.1 Aziende, Istituzioni Pubbliche e Istituzioni no profit

Gli effetti della recente crisi economica hanno interessato anche il Comune di Villasor. Tra il 2001 e il 2011 si è verificata una variazione negativa sia del numero delle imprese (-6,4%) che degli addetti (-20,73%) (tab.10). Al contrario nei comuni limitrofi aumenta il numero delle imprese (+3,57%) e molto lievemente gli addetti (+0,03%). I settori più duramente colpiti sono quelli maggiormente consistenti sia in termini di aziende che di addetti, nonché quelli che in generale sono stati più esposti agli effetti della crisi economica. Il settore che ha sofferto maggiormente è il commercio (-24,8% aziende e -38,9% degli addetti), che comunque nel 2011 rappresenta ancora il 32,7% delle aziende e il 19,7% degli addetti. Anche il settore delle costruzioni conosce un fase di difficoltà, perdendo il 16,9% delle aziende e il 36,6% degli addetti.

Particolare è l’andamento delle aziende manifatturiere: nel periodo considerato

aumentano del 24,1% ma gli addetti diminuiscono ben più della metà (-57,7%) (tab.10). Questi dati mostrano come una parte della popolazione attiva, per sfuggire alla scarsa offerta di lavoro, abbia puntato alla costruzione di piccole imprese manifatturiere, probabilmente in gran parte ditte individuali principalmente a conduzione familiare, e quindi con un numero di dipendenti molto contenuto. Allo stesso tempo le attività manifatturiere più consistenti in termini di dipendenti non sono riuscite ad adeguarsi alle nuove dinamiche che hanno interessato il tessuto produttivo locale.

L’esempio più rilevante è lo zuccherificio: nato nel 1960, ha conosciuto un andamento altalenante, raggiungendo il picco di produzione nel 1987 con 2.831.921 quintali di barbabietole lavorate e 350mila quintali di zucchero prodotti. Nei periodi di maggior attività si era arrivati a impiegare circa 300 operai fissi che arrivavano a 1000 con gli stagionali nel periodo di lavorazione compreso tra giugno e settembre. La storia dello zuccherificio è poi segnata da vari passaggi di proprietà, da Eridania, all’industria Sarda Zuccheri, fino al declino con la Sadam SPA (sempre consociata del gruppo Eridania). A condizionare questo processo

26 Si tratta di un indicatore composto che tiene in considerazione: l’area percorsa da incendi, la superficie industrializzata e urbanizzata, la qualità dell’aria e la prossimità ad impianti di trattamento dei rifiuti

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sono state anche le decisioni a livello comunitario, che hanno drasticamente ridotto le quote italiane per la produzione di barbabietola da zucchero. L’ultima campagna di produzione risale al 2005, con 83 lavoratori fissi e circa 250 stagionali. I lavoratori sono rimasti in cassa integrazione, in attesa della realizzazione dei piani di riconversione stabiliti dalle parti interessate, che prevedano la realizzazione di una centrale a biomasse nell’area di Macchiareddu. Lo stabilimento è stato demolito nel 2009.27

Tab. 10: Numero di Aziende e Addetti. Anni 2001 e 2011

VILLASOR aziende addetti

2001 2011 2001 2011 agricoltura, silvicoltura e pesca 1 4 1 67 estrazione di minerali da cave e miniere

attività manifatturiere 29 36 274 116 fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata 0 0 0 0 fornitura di acqua reti fognarie, attività di gestione dei rifiuti e risanamento 2 1 70 101 costruzioni 59 49 183 116 commercio all'ingrosso e al dettaglio, riparazione di autoveicoli e motocicli 121 91 247 151 trasporto e magazzinaggio 5 5 26 23 attività dei servizi di alloggio e di ristorazione 16 22 34 63 servizi di informazione e comunicazione 2 4 3 4 attività finanziarie e assicurative 3 3 4 3 attività immobiliari 0 4 0 4 attività professionali, scientifiche e tecniche 24 25 28 41 noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese 5 5 34 12 istruzione 0 0 0 0 sanità e assistenza sociale 12 14 32 36 attività artistiche, sportive, di intrattenimento e divertimento 3 3 8 7 altre attività di servizi 15 12 21 21

Tuttavia, in questo scenario si segnalano dei dati positivi in alcuni settori. In particolare crescono in modo rilevante le attività dei servizi di alloggio e ristorazione, con un incremento del 37,5% delle imprese e del 85,3% degli addetti (tab.8). Nel caso invece delle attività professionali a fronte di un aumento contenuto del numero delle aziende, una in più, i dipendenti quasi raddoppiano passando da 28 dipendenti a 41. Il settore della “fornitura di 27Per ricostruire la vicenda della chiusura dello zuccherificio si rimanda a: Soddu Antonella (2014): “6 agosto 2009: in ricordo dello zuccherificio di Villasor”, alga news, 14 dicembre 2014 (https://luciogiordano.wordpress.com/2014/12/14/6-agosto-2009-in-ricordo-dello-zuccherificio-di-villasor/), Arrexini (2013): “Riconversione dello zuccherificio di Villasor, nuova centrale biomasse a Macchiareddu”, Arrexini, 27 marzo 2013 (http://www.arrexini.info/riconversione-dello-zuccherificio-di-villasor-nuova-centrale-a-biomasse-a-macchiareddu) , Antonio Mannu (2009): “Zucchero Amaro”, Il Manifesto Sardo, 16 aprile 2009 (http://www.manifestosardo.org/zucchero-amaro/), Daniele Puddu (2009): “Video della demolizione dello zuccherificio di Villasor, per il paese si è chiusa un’era”, Sardegna Blogosfere, 31 ottobre 2009, (http://sardegna.blogosfere.it/post/190408/video-della-demolizione-dello-zuccherificio-di-villasor-per-il-paese-si-e-chiusa-unera)

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acqua, reti fognarie, attività di gestione dei rifiuti e risanamento”, pur perdendo un’azienda su due, vede nel periodo considerato un incremento importante degli occupati (+44,3%)28.

Il dato più interessante è rappresentato dal settore dell’agricoltura e silvicoltura, in cui aumentano sia le aziende, passando da 1 a 4, ma soprattutto i dipendenti che da 1 arrivano a 67) e coincidono con il 75,3% degli occupati di questo settore nell’area dei “comuni limitrofi”.

Altro dato interessante è il numero dei pendolari che si spostano giornalmente per ragioni di lavoro dal comune di Villasor, dato che mostra come la maggior parte dei suoi occupati trova occupazione all’esterno del comune. Nel 2011 i pendolari ammontavano a 1880 (l’82,31% degli occupati), di cui 1171 uomini (79,71%) e 709 donne (l’86,99%) (nostre elaborazioni su dati XV Censimento generale Popolazione e abitazioni 2011).

Nel 2011 a Villasor è presente un’istituzione pubblica che occupa 44 dipendenti, in calo rispetto al 2001 (52). (Tab. 11) Tab. 11: Istituzioni pubbliche e addetti: anni 2001 e 2011

Istituzioni Addetti 2001 2011 2001 2011

amministrazione pubblica e difesa, assicurazione sociale obbligatoria 1 1 52 44 Fonte IX Censimento dell’industria e servizi Tab. 12 numero unità attive, addetti per Istituzioni no profit. Anni 2001, 2011.

VILLASOR unità attive addetti

lavoratori esterni volontari

2001 2011 2001 2011 2001 2011 2001 2011 totale 36 33 17 0 0 9 309 390 agricoltura, silvicoltura e pesca 1 0 13 0 0 0 3 0 istruzione 0 1 0 0 0 0 0 2 sanità e assistenza sociale 3 3 3 0 0 0 130 43 attività artistiche, sportive, di intrattenimento e divertimento 21 18 0 0 0 9 143 201 altre attività di servizi 11 11 1 0 0 0 33 144 Fonte IX Censimento dell’industria e servizi

Anche le istituzioni no profit operanti a Villasor sono diminuite (da 36 a 30); così come è diminuita l’occupazione da loro creata: nel 2011 vi lavoravano esclusivamente 9 lavoratori esterni rispetto ai 17 addetti del 2001. Tuttavia, sono aumentati il numero di volontari (da 309 a 390) in particolare nel settore attività, artistiche, sportive, di intrattenimento e divertimento (da 143 volontari a 201) e altri servizi (da 33 a 144) (Tab.12). Diminuiscono invece i volontari nel settore della sanità e dell’assistenza sociale (da 130 a 43 volontari) (Tab. 12).

28 Si tratta di Idroterme Villasor Srl, imbottigliatore di acqua produttore di marchio Sandalia e Giara. http://www.idrotermevillasor.it

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5.2. Agricoltura Il comune di Villasor è un territorio a forte vocazione agricola, vista anche la fertilità

di terreni e la forte disponibilità di risorse idriche. Le serie storiche del VI Censimento dell’agricoltura offrono una panoramica precisa sulle dinamiche che hanno interessato il settore agricolo. Tab. 13 Aziende agricole totali, serie storica e variazioni percentuali Anno 1982 1990 2000 2010 var% 1982- 2010 var% 2000- 2010 Sardegna 117770 115433 107442 60812 -48,36 -43,40 Cagliari 25338 24625 22041 12026 -52,54 -45,44 Comuni Limitrofi 5109 5488 4764 2424 -52,55 -49,12 Villasor 658 687 602 354 -46,20 -41,20 Fonte: VI Censimento generale agricoltura e nostre elaborazioni

Le aziende agricole negli ultimi dieci anni sono in decisa diminuzione in tutte le aree

considerate. Tuttavia, le aziende del comune di Villasor pur diminuendo (-41,20%), mostrano una miglior tenuta sia del livello regionale (-43,40%) che di quello provinciale (-45,44%), ma soprattutto dei comuni limitrofi (-49,12%) (Tab. 13).

Tab. 14 SAT (ettari), serie storica e variazioni percentuali Anno 1982 1990 2000 2010 var% 1982- 2010 var% 2000- 2010 Sardegna 1918730 1920971 1598547 1470698 -23,35 -8,00 Cagliari 344850 350612 279950 248809 -27,85 -11,12 Comuni Limitrofi 49216 49710 44196 43211 -12,20 -2,23 Villasor 6769 7606 6255 7086 4,69 13,28 Fonte: VI Censimento generale agricoltura e nostre elaborazioni

Nel 2010 la SAT rappresenta ben l’81,7% della superficie totale del comune di

Villasor (nel 1982 era il 78%). Particolarmente interessante è la dinamica positiva che interessa il comune sia nel lungo periodo (4,69%) che negli ultimi 10 anni (13,28%), tenendo conto che al contrario le altre aree vedono una diminuzione (Tab. 14)

Tra il 2000 e il 2010 aumenta anche la SAU (7,86%), anche se in modo meno intenso rispetto al livello regionale (13,11%), provinciale (22,35%) e dei comuni limitrofi (22,35%) (Tab. 15).

Tab. 15: SAU (ettari), serie storica e variazioni percentuali Anno 1982 1990 2000 2010 var% 1982- 2010 var% 2000- 2010 Sardegna 1431302 1358018 1019955 1153691 -19,40 13,11 Cagliari 256398 221943 165958 203047 -20,81 22,35 Comuni Limitrofi 44734 42543 33149 38886 -13,07 17,30

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Villasor 6556 7295 5805 6261 -4,49 7,86 Fonte: VI Censimento generale agricoltura e nostre elaborazioni

A contribuire a quest’ultimo dato sono in particolare alcuni dei comuni limitrofi a più

forte vocazione agricola e pastorale come Siliqua (53,26%), Serramanna (59%) e Vallermosa (36,23%). Al contrario i comuni che hanno puntato più ad attrarre popolazione dall’area metropolitana cagliaritana hanno visto una decisa contrazione, come Decimomannu (-32,3%) e San Sperate (-16,97%) Tab. 16: SAU (ettari) su SAT, serie storica e variazioni percentuali

1982 1990 2000 2010

Sardegna 74,60 70,69 63,81 78,45 Cagliari 74,35 63,30 59,28 81,61

Comuni limitrofi 90,89 85,58 75,00 89,99 Villasor 96,85 95,91 92,80 88,36 Fonte: VI Censimento generale agricoltura e nostre elaborazioni

Nel 2010 Villasor è una delle aree in cui la superficie agricola totale viene

maggiormente utilizzata (88,36%), dato inferiore solo ai comuni limitrofi (89,99%), ma superiore alla Sardegna (78,45%) e alla Provincia (81,61%). Questo dato non fa che confermare la forte vocazione agricola dei terreni del Comune. Tuttavia, mentre Villasor vede una progressiva diminuzione della SAU sulla SAT (-8,49% punti percentuali rispetto al ‘82), che va a confermarsi anche nell’ultimo decennio (-4,44 punti percentuali rispetto al 2000), nell’altre aree, soprattutto nell’ultimo decennio, si assiste a un incremento.

L’ultimo dato sulla struttura generale del comparto agricolo è la Superficie media per azienda. Nel 2010 nel comune di Villasor la superficie media per azienda arriva a 17,69 ettari, dato più elevato di quello provinciale (16,88 ettari) e dei comuni limitrofi (16,04 ettari), ma inferiore a quello regionale (18,97 ettari) (Tab. 17).

Tab. 17: SAU (ettari) media per azienda, serie storica e variazioni percentuali Anno 1982 1990 2000 2010 var% 1982- 2010 var% 2000- 2010 Sardegna 12,15 11,76 9,49 18,97 56,1 99,8 Cagliari 10,12 9,01 7,53 16,88 66,85 124,24 Comuni Limitrofi 8,76 7,75 6,96 16,04 83,21 130,54 Villasor 9,96 10,62 9,64 17,69 77,53 83,43 Fonte: VI Censimento generale agricoltura e nostre elaborazioni

Nel 2010 la SAU di Villasor è rivolta principalmente alla produzione di seminativi (87,73%), in una misura decisamente più consistente di quella regionale (34,12%), provinciale (40,79%) e dei comuni limitrofi (71,77%). Inoltre, a Villasor la superficie dedicata a questo tipo di coltivazioni, tende ad aumentare sia nel lungo periodo (5,35%) che nel breve (9,34%) (Tab. 18). Tab. 18: SAU per uso terreni, percentuale 2010 e variazioni

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Sardegna Cagliari Comuni limitrofi Villasor 2010 %SA

U V.82-

10 V.00-

10

2010 %SA

U V.82-

10 V.00-

10

2010 %SA

U V.82-

10 V.00-

10

2010 %SA

U V.82-

10 V.00-

10 Seminativi 34,12 4,86 -4,42 40,79 0,30 -2,73 71,77 2,37 7,28 87,73 5,35 9,34

Coltivazioni legnose 5,70 -47,75 -19,31 7,03 -57,60 -21,15 6,18 -59,63 -26,47 5,66 -59,09 -32,44 orti familiari 0,11 469,55 -25,51 0,08 569,11 -12,53 0,06

2289,47 8,20 0,07

2294,44 178,06

prati permanenti 60,07 -25,47 32,03 52,10 -24,51 69,19 21,99 -25,76 122,30 6,54 -13,85 60,44 Fonte: VI Censimento generale agricoltura e nostre elaborazioni

Nel 2010 a Villasor tra le superfici utilizzate per i seminativi prevalgono quelle

dedicate a cereali da granella (24,4%), le ortive (20,6%) e le foraggere avvicendate (17,6%), mentre una parte consistente viene lasciata a riposo (35,1%).

A Villasor le superfici dedicate alle colture da granella tendono a diminuire sia nel lungo periodo (-60,79%) che nell’ultimo decennio (-45,16%). Ad incidere è principalmente il frumento (-77,99% nel lungo periodo e -69,63% nell’ultimo decennio), che comunque nel 2010 continua a essere la principale coltivazione da granella. Al contrario, aumenta in modo importante l’orzo (da 36 ettari del 1982 ai 208 del 2010) e gli altri cereali (dagli 88 ettari del 1982 ai 409 del 2010). Tra il 2000 e il 2010 diminuiscono anche la produzione di barbabietola da zucchero a cui non vengono più dedicate superfici, come probabile conseguenza della chiusura dello zuccherificio. Anche le piante industriali29 si dimezzano (-57,53%) nell’ultimo decennio, anche se in crescita rispetto al 1982 (da 0 ettari a 3,1). Le foraggere vedono un lieve calo (-3,10%) nell’ultimo decennio, ma allo stesso tempo un incremento rilevante nel lungo periodo (+270,16%). Tra le colture che crescono in modo significativo sia nel breve che nel lungo periodo ci sono i legumi secchi (da 16 ettari del 1982 ai 42 ettari) e le patate (da 0,5 a 76 ettari), per quanto sia evidente che il loro peso complessivo sulla SAU dedicata a seminativi sia abbastanza contenuto. Anche le ortive si ampliano sia nel lungo periodo (27,77%) che nel breve (13,34%), la gran parte coltivate a pieno campo (nel 2010 1125 ettari) e in piccolissima parte in serra (6 ettari). Infine, aumentano in modo consistente i terreni lasciati a riposo sia nel lungo periodo (375,34%) che nel breve (275,31%). Così come crescono anche le superfici dedicate agli orti familiari, che passano da 1,6 a 4,3 ettari. (Tab. 18). Tab. 19 Superficie utilizzata per classi di seminativi principali per Villasor, serie Storica

1982 1990 2000 2010 var.1982-2010 var. 2000-2010 Frumento 3289 3237 2383 724 -77,99 -69,63 Orzo 36 56 14 208 477,93 1417,84

29 In questo settore vengono prodotte esclusivamente piante da semi oleosi

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Altri cereali 88 209 48 409 172,71 125,32 Legumi secchi 16 76 19 42 365,25 745,86 Mais 8 40 0 0 -100,00 / Ortive 909 1052 993 1125 27,77 13,34 Patate 0,5 9 4 76 14239,62 1790,55 Barbabietole 199 33 35 0 -100,00 -100,00 Colture industriali 0 0,1 7,3 3,1 / -57,53% Foraggere avvicendate 262 745 1000 969 270,16 -3,10 Terreni a riposo 406 598 514 1929 375,34 275,31

Fonte: VI Censimento generale agricoltura e nostre elaborazioni Nel 2010 a Villasor le superfici dedicate alle coltivazioni legnose agrarie

rappresentano appena il 5,66% della SAU totale, un dato di poco più basso di quello regionale (5,70%), provinciale (7,03%) e comuni limitrofi (6,18%). Similarmente alle altre aree, a Villasor nel lungo periodo si ridimensionano le superfici dedicate a queste coltivazioni (-59,09%), processo che non si stempera però neanche nell’ultimo decennio (-32,44), come al contrario avviene nelle altre aree (Tab. 18). Questo fenomeno è determinato principalmente dalla perdita di superfici vitate, che se nel 1982 ammontavano a 613 ettari, nel 2010 arrivano appena a 65 ettari. Questo processo è attribuibile agli effetti delle politiche comunitarie che, a partire dagli anni ’80, hanno identificato la produzione vitivinicola regionale come di scarsa qualità, incentivando pertanto l’espianto degli impianti vitati. Gli effetti nefasti di queste scelte di policy, hanno particolarmente interessato il sud del Campidano, in cui erano presenti vitigni ritenuti di scarso pregio. Le politiche di espianto hanno rischiato di compromettere in maniera significativa la filiera vitivinicola in questa area. Può essere esemplificativo in tal senso la Cantina Cooperativa di Serramanna, considerata per anni la più grande in Europa (nel 1978 lavorava 194mila quintali di uve), che all’inizio degli anni ’90 entra in crisi, arrivando successivamente alla liquidazione30. È chiaro che si è giunti a questo epilogo per una concausa di effetti, che possono anche essere connessi alla gestione stessa della cooperativa, ma sicuramente la forte perdita di superficie vitata, dovuta agli incentivi all’espianto, non è stato un fattore secondario o di poco rilievo. Tab. 20 Superficie utilizzata per classi di colture legnose agrarie principali per Comune Villasor, serie Storica 1982 1990 2000 2010 var.1982-2010 var. 2000-2010 Vite 613 214 130 65 -89,45 -50,07 Olivo 98 110 111 154 58,17 39,46 Fruttiferi 29 60 50 63 116,40 25,08 Agrumi 48 80 137 62 29,34 -54,32 Fonte: VI Censimento generale agricoltura e nostre elaborazioni

Per concludere la panoramica sulle produzioni legnose agrarie, si può dire che a Villasor, sia nel lungo che nel breve periodo aumentano le superfici dedicate all’olivicoltura (da 98 a 154 ettari) e alla frutticoltura (da 29 a 63 ettari), mentre gli agrumi aumentano nel

30 Casti Paolo (2010): “Era la cantina più grande d’Europa”, ASerramanna.it, 21 ottobre 2010, (http://www.aserramanna.it/2010/10/era-la-cantina-piu-grande-deuropa/)

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lungo periodo (da 48 a 62 ettari) ma si dimezzano nell’ultimo decennio (da 137 a 62 ettari) (Tab. 20).

Particolarmente interessante è il dato sui prati e pascoli permanenti, che nel 2010 a Villasor ammontano appena al 6,54% della SAU, dato molto contenuto sia al livello regionale (60,7%), provinciale (53,10%) e dei comuni limitrofi (21,99%) (Tab. 16). Questi dati mostrano come nel primario di Villasor prevalga in modo importante la coltivazione rispetto all’allevamento, e che questa sia vocata principalmente alla produzione di cereali e ortive. Tuttavia, nell’ultimo decennio si è verificato un aumento consistente delle superfici dedicate ai prati e pascoli (da 255 a 410 ettari), fenomeno che potrà essere meglio spiegato dall’osservazione sui dati relativi all’allevamento (Tab. 21). Tab 21: Principali allevamenti: aziende, capi e variazione percentuale 2000-2010

Sardegna Cagliari Comuni Limitrofi Villasor Aziende N°capi Aziende N°capi Aziende N°capi Aziende N°capi

VA 00-10 VA 00-10 VA 00-10 VA 00-10

VA

00-10 VA 00-10 VA

00-10 VA 00-10

totale bovini 7852 -9,59 251962 1,05 688 -5,49 23471 5,33 32

-11,11 2455 8,53 2 100 200 212,5

totale equini 3695

-17,74 16285 -1,23 400 2,04 1945

34,88 59 25,53 250 46,20 8 700 33

3200,0

totale ovini 12669

-12,05

3028373 7,83

1710 -7,12

400404 9,69

342 19,16

130542 28,22 28 33,33

13401 47,2

totale caprini 2634

-15,98 241315 15,47 567 9,25 65255 7,99 48 77,78 4506 55,38 3

200,00 233 288,3

totale suini 4860

-60,6

4 16975

2

-12,1

2 749

-47,4

8 53793 57,0

2 99

-21,4

3 10303 121,5

7 15 66,67 269 -9,4

Fonte: VI Censimento generale agricoltura e nostre elaborazioni Nel 2010 nel comune di Villasor 28 aziende allevano ovini, 15 suini, 3 caprini, 2

bovini, 8 equini, numeri contenuti rispetto ad altri comuni limitrofi a vocazione fortemente pastorale31. Questo dato viene confermato anche dal peso percentuale delle aziende di allevamento su quelle totali: Villasor è l’area con il minor peso di questa tipologia di aziende (11,58%), molto al di sotto del dato regionale (33,79%), provinciale (24,78%) e dei comuni limitrofi (18,28%). Tuttavia, nell’ultimo decennio le aziende di allevamento aumentano in modo consistente a Villasor (41,38%), mentre negli altri territori o diminuiscono (Sardegna -19,64%, Provincia -13,17%), o aumentano in modo meno rilevante (Comuni limitrofi 9.93%).

Altro dato interessante è la consistenza media degli allevamenti ovini e bovini: in entrambi i casi Villasor mostra il dato più elevato (479 ovini e 100 bovini), ben più elevato del livello regionale (239 ovini, 32 bovini) e provinciale (234 ovini e 24 bovini), e un po’ più elevato di quello dei comuni limitrofi (382 ovini e 77 bovini). In altre parole, Villasor pur non manifestando una chiara vocazione per l’allevamento, ha visto in questo ultimo decennio una dinamica positiva in questo settore, caratterizzandosi per la presenza di aziende di grandi dimensioni. 5.3. Lo stato della progettazione pubblica 31 Ad esempio a Siliqua 126 aziende hanno ovini, 21 suini, 19 caprini, 13 bovini, 13 equini,

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Dal database OpenCoesione del Dipartimento dello Sviluppo e della coesione

economia è possibile prendere visione dei progetti pubblici, finanziati nel periodo di programmazione 2007-2013, realizzati o in corso di realizzazione nel comune di Villasor (Tab. 22).

Tab. 22: Finanziamenti Villasor 2007-2014, progetti e finanziamenti. Valori assoluti e percentuali

Finanziamenti Villasor 2007-2013 Progetti Finanziamento V.A % V.A. %

Contributi a persone 21 72,41% 479.265 10,70% Investimenti infrastrutture 4 13,79% 3.853.802 86,01% Incentivi alle imprese 3 10,34% 89.799 2% Acquisto di beni e servizi 1 3,45% 57.600 1,29% Totale 29 100% 4.480.466 100% Fonte: Database Open Coesione

A settembre del 2015 i progetti che interessano Villasor sono 29, con un

finanziamento complessivo pari quasi a 4,5 milioni di euro, coincidente con un finanziamento pro-capite di 639 euro32, di cui sono stati spesi 711.332mila euro. In 26 casi la fonte di finanziamento sono i fondi strutturali 2007-2013, e in 3 il Fondo per lo Sviluppo e la coesione 2007-2013.

Se si osservano i progetti, il 72,41% sono contributi a persone (il 10,70% dei finanziamenti totali), il 13,79% sono investimenti per le infrastrutture (l’86,01% dei finanziamenti), il 10,34% incentivi alle imprese (il 2% dei finanziamenti) e il 3,45% acquisto di beni e servizi (1,29% dei finanziamenti).

Per quanto riguarda i contributi alle persone si tratta prevalentemente di progetti che riguardano l’istruzione (finanziamento di tirocini, corsi post laurea, etc.) e l’occupazione (percorsi di rientro, TFO, etc.).

I lavori pubblici hanno riguardato il miglioramento delle reti idriche, il rinnovo dell’illuminazione pubblica del comune, la manutenzione e l’adeguamento di un impianto sportivo e di un istituto scolastico.

Gli incentivi alle imprese si sono tradotti nell’elargizioni di credito d’imposta e nell’apertura di un’impresa femminile.

Per quanto riguarda l’acquisto dei beni e servizi si segnala un unico progetto, rivolto allo sportello energia del Campidano afortiadora33.

6. Specificità territoriali e potenzialità del comune di Villasor

32 Popolazione al 31/12/2011 33 www.afortiadora.it

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In questo paragrafo ci soffermeremo sull’individuazione delle specificità del comune di Villasor, al fine di poter realizzare, a conclusione dell’analisi sociografica una analisi SWOT che individui punti di forza e di debolezza, minacce ed opportunità per il comune. Bisogna però soffermarsi brevemente su cosa intendiamo con il concetto di specificità. Le specificità di un territorio sono di vario tipo e rappresentano anche dei “marcatori identitari”, in quanto proprio sulle specificità si basano spesso le rappresentazioni, “immaginate” o immaginarie, dei luoghi in grado di generare forme di identità e di appartenenza internaconsapevole, in qualche maniera riconosciuta anche all’esterno, percepita e rappresentabile. Grazie all’osservazione delle specificità il territorio viene quindi letto come «luogo», un’area densa di significati culturali. Le Specificità sono espressione del lungo processo di adattamento dell’uomo all’ambiente circostante e individuano risorse distintive che non sono intercambiabili. Le specificità di un territorio sono di vario tipo: ambientale, economico, culturale, in particolare:

al modo in cui si dispiegano i sistemi insediativi sul territorio: nuclei accentrati (es. borgo) o dispersi (es. lo stazzu)….

ai differenti sistemi rurali che caratterizzano il paesaggio: guardare al modo di gestione della produzione agricola: mezzadria, cascina, latifondo; alle tipologie di colture e forme di integrazione/alternanza tra le varie colture e tra le forme di allevamento , alla presenza di pascoli e prati permanenti

ai sistemi urbani: es. borghi medioevali vs metropoli industriali vs bidonville; all’abitare: es. modalità in cui sono costruire le abitazioni (es. sassi di matera,

pinneto del pastore) e sono divisi gli spazi e le funzioni domestiche dentro la casa (es. la casa a corte campidanese con sa lolla, s’apposentu, su magazinu….). Di particolare interesse nel territorio di Villasor è la casa campidanese, e l’utilizzo del ladiri.

Specificità legate ai cultivars, alle razze allevate ed ai prodotti agro-alimentari che ne derivano, che esprimono la biodiversità e la varietà delle agricolture rurali europee, esempio: il carciofo spinoso, l’oliva bosa-na, il carignano del sulcis, la razza bovina sardo-modicana, il pane carasau

Specificità legate alle differenti culture produttive ed artigianali presenti sui territori che esprimono dei saperi fare spesso taciti, tramandati oralmente.

Specificità legate alle differenti modalità di organizzazione e regolazione delle società locali (es. organizzazione del lavoro ,strutturazione dei rapporti familiari variano profondamente tra le civiltà contadine, pastorali o minerarie). E queste si ribadiscono in feste, cerimonie, simbologie, tradizioni, riti, saperi che cambiano da zona a zona

6.1. Specificità insediative/architettoniche (case in terra cruda) e paesaggistiche

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L’assetto insediativo di Villasor ha subito profonde modifiche a partire dal secondo dopo guerra. Storicamente il paese si è sviluppato lungo l’asse ovest-est, andando a collegare due unità insediative, la cui esistenza è accertata dal medioevo, ma che probabilmente erano già presenti quanto meno dal periodo romano. A ovest si collocava Sorris, ubicato tra le vie Sivilleri, Carpentieri, Arborea, Verdi e Baronale, quindi in parte soggiacente nell’area compresa tra la Casa Forte o Pobatziu e la Parrocchiale; a est si collocava Nispidi probabilmente ubicato nell’intersezione tra le attuali via Cappuccini e Sant’Antioco, ossia il rione Convento (Pili S. 2007). Al contrario a partire dal secondo dopo guerra l’abitato ha teso a svilupparsi lungo l’asse sud-nord. A condizionare questo nuovo assetto sono stati alcuni interventi infrastrutturali realizzati dall’Unità d’Italia ai primi del novecento, ossia la SS 196 (ex strada provinciale Decimomannu-Marrubiu), la SS 196/d (ex strada consortile Villasor-Serramanna-Samassi), la rete ferroviaria Cagliari-Olbia (il primo tratto inaugurato fu proprio Cagliari-Villasor), che si sviluppano proprio lungo questa direttrice. Un altro elemento che ha fortemente influenzato l’espansione dell’abitato, sono state alcune delle grandi famiglie proprietarie di Villasor, sui cui terreni sono state fatte alcune delle nuove lottizzazioni. Fattore assolutamente non secondario, visto che la volontà di massimizzare il più possibile la vendita, ha portato in alcune di queste, ad un assetto viario ben sottodimensionato rispetto alle esigenze, con strade larghe appena 6mt, senza inoltre individuare spazi utilizzabili come piazze.

“E quindi lì […] hanno frazionato e venduto, e aperto nuove strade. Il comune gli diceva solo: “voglio una strada 6mt”; nella seconda metà degli anni ’50 gli amministratori di Villasor erano talmente [poco accorti da non rendersi conto dell’errore]. Tutto a vantaggio, chiaramente, del proprietario terriero che ha fatto soldi nel periodo. È vero che comunque davano possibilità anche ai più miseri, alla gente più indigente di acquistarsi 250-300 mt di aree cortilizie, con lunghe dilazioni nei pagamenti. [INT 1] “Se lei lo guarda così, si accorge che qui c’è una fitta ragnatela di strade, stradelle, che appartenevano tutti quanti a una persona che ha venduto i terreni senza lasciare un cm di spazi liberi. Strade anche simmetriche, ma vede la zona a ridosso della ferrovia scendendo verso l’ex zuccherificio, lo vede tutto bello allineato, però non c’è un buco di una piazzetta. Si sono venduti anche l’anima.” [INT 2]

La prima direttrice di sviluppo dell’abitato si è sviluppata lungo la via Felice Serra, che porta dal centro del paese alla ferrovia, a partire dagli anni ’30. Nella seconda metà degli anni ’50 si è iniziato a saltare e andare oltre la ferrovia, e sono state costruite delle case lungo la via Italia.

La seconda direttrice ha interessato l’area dietro la Casa Forte che sale verso la ferrovia, ossia lo spazio compreso tra la via Togliatti e via Valle d’Aosta. Questo di proprietà di un possidente terriero, è stato frazionato a partire dagli anni ‘50

La terza direttrice si è sviluppata lungo la SS 196/d per Serramanna. Negli anni ’30 fu costruito viale Repubblica, traversa della 196/d. A partire dagli anni ’50 furono edificate le

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prime case in direzione viale Repubblica, e nel 58 fu costruito in quest’area il primo plesso scolastico. Da qui a partire dagli anni ‘60 nacque un’altra grossa lottizzazione promossa da un’altra famiglia terriera, che arriva a nord fino alla sottostazione ENEL e che confina a est con il Corso XXV aprile, che interessa circa 25-26 ettari. A differenza delle prime lottizzazioni realizzate negli anni ’50, fu costruita una maglia viaria con strade larghe 8 metri. Sempre a ridosso del viale Repubblica nel corso degli anni ’50 furono create la via Sardegna e la via Sicilia. È evidente che fino a questo momento l’espansione dell’abitato sia ben poco guidata dal Comune, e principalmente determinata da alcune grandi famiglie proprietarie, che come già detto, sono riuscite anche ad avviare dei piani di lottizzazione a loro molto favorevoli. Tuttavia, l’inerzia dell’amministrazione comunale non riguarda solo le nuove aree di espansione, ma anche il centro antico, che in questo periodo subisce modifiche profonde, con l’inserimento di tipologie edilizie sia lontane da quelle tradizionali, che poco omogenee e coerenti, aspetto su cui torneremo.

“Le trasformazioni grandi, quelle che hanno fatto perdere la caratteristica di centro agricolo, sono avvenute negli anni 50-60 quando non c’era nessuna pianificazione. L’ufficio tecnico l’hanno aperto ad aprile o maggio del ’68. Fino ad allora ognuno costruiva come gli pareva e piaceva, senza progetto, senza niente. Ma da qui a convincere la gente che bisognava presentare il progetto ce ne sono passati di anni.”[INT. 1]

Il primo, e forse principale, intervento di pianificazione dell’amministrazione comunale è il “Piano di edilizia economica popolare” (PEEP). Il piano viene commissionato nel 1974, e realizzato in gran parte nel corso degli anni ’80. L’area interessata è quella che si sviluppa lungo il Corso XXV aprile, nota anche come zona delle cooperative. Sono stati realizzati circa 130 lotti unifamiliari.

“Circa 20 anni fa hanno sviluppato una zona del paese, che si chiama la zona delle cooperative. Costruivano con questi terreni che li davano in pratica in locazione per 99 anni, e li si acquisiva per una cifra simbolica. Rimaneva la proprietà al comune, che poi si è trovato in difficoltà con il cambio delle normative e delle leggi, e ha dovuto cedere e far fare gli atti notarili a tutti, e quindi tutti adesso hanno la loro proprietà. Questo era il periodo del benessere, dove tutto funzionava nella nostra economia. C’è stato uno sviluppo enorme, stiamo parlando di un terzo dei fabbricati di Villasor. Stiamo parlando dell’area del Corso XXV aprile, edilizia pubblica, popolare delle cooperative. Lì c’è stato un forte cambiamento, e anche molto appetibile, perché acquistare un lotto di 300-400 metri all’epoca veniva circa una decina di milioni di lire. Quindi era molto appetibile, e riuscivano a costruire anche tutti: è raro vedere in questa zona delle case incomplete.” [INT 8]

Tuttavia, il PEEP ha influito, insieme ad altri fattori, allo spopolamento del centro antico e all’abbandono delle abitazioni tradizionali.

“Il PEEP ha svuotato il centro storico, sono 1500 persone lì, circa. L’ha letteralmente svuotato. E ci sono case, su case vuote. Hanno voluto le case nuove. Io sono un agricoltore, avevo due

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figli, i figli non fanno più gli agricoltori ma fanno mestieri vari, impiegati, operai, imprese, e attraverso le cooperative nel piano di zona hanno avuto il lotto e hanno costruito lì; io sono morto, mia moglie è morta, e i figli si tengono la casa e se la tengono in freezer e domani vediamo. Non è conveniente vendere oggi, perché il mercato non c’è: siamo dal 2008-2009 che i prezzi sono calati e non c’è mercato di vendite. E in più se le tengono per il futuro: i figli sono giovani, hanno bambini piccoli “quando mio figlio sarà grande, la casa ce l’ha già”, capito? Ecco come si è spopolato”. [INT. 1]

L’altro intervento di pianificazione del comune è l’AREA PIP approvato negli anni ‘90, e che si colloca a nord dell’abitato, lungo la SS 196. Tuttavia, questo tentativo di pianificazione ha conosciuto diversi problemi. Il primo è stato l’approvazione di un’altra area produttiva, frutto di una lottizzazione promossa da un privato, in località Santu Miali lungo la strada che congiunge Villasor a Monastir, che di fatto ha disarticolato l’unità urbanistica. La presenza di terreni nell’area di cui non era certa la proprietà, provocando così dei rallentamenti.

“L’area PIP ha avuto una vicenda un pochino strana, perché come tutti i paesi uno dei problemi più grossi è la frammentazione della proprietà, e una cultura che affonda nel passato e non si è redenta con i tempi attuali. Nel senso che se io sono proprietario di un pezzettino di terreno cosa dovrei fare quando lo vendo? Lo dovrei accatastare, ma non ne vale la pena. Per cui le famose cumcambias di cui si sente parlare in cosa si traducevano? Io le do questo pezzettino che è vicino al suo terreno, e lei mi da questo che è più vicino al mio oppure confinante. Non si ha traccia dei contratti, per cui noi per esempio quando siamo andati a comprare alcuni terreni ci siamo resi conto che non siamo riusciti a portarli in determina, perché? Perché trattavamo con una persona che non risultava titolare. Allora, in un pip in cui tutto deve essere codificato questo ha bloccato tutto, questo il primo elemento.” [INT. 2]

Infine, le opere realizzate per il raddoppio ferroviario da RFI, che invece di eliminare il passaggio a livello all’interno del paese, hanno previsto un sovrappasso ferroviario che s’immette proprio all’interno dell’area PIP. Oggi l’espansione dell’abitato è di fatto impedita da diversi vincoli che interessano il territorio di Villasor. In particolare, il PAI (piano stralcio di bacino per l’assetto idrogeologico) e poi il PSFF del 2013 (Piano stralcio delle Fasce Fluviali), hanno posto sotto tutela gran parte del territorio comunale a causa del rischio idrogeologico. Ad esempio, il PSFF ha impedito la realizzazione di una nuova lottizzazione, già approvata, lungo la 196/d. L’approccio vincolistico della Regione è dovuto al fatto che diverse delle aree di nuova espansione hanno interessato porzioni del territorio più degradate rispetto al centro antico e a forte rischio idrogeologico, come poi è stato confermato da diversi eventi alluvionali, in particolare quello del 1999.

“No, nel centro storico [non ci sono problemi], via Brundu è la parte più alta, può arrivare un maremoto che a noi non ci tocca, perché è la parte più alta del paese. Infatti nella zona del Convento compravano le case persone benestanti perché era la zona più alta del paese. Certamente S'Isca posti così non erano posti da edificare, infatti ci son stati problemi. S'Isca è all'uscita del paese verso Decimomannu a destra [INT 5].

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“I paesi si sviluppavano per quadri, senza tenere conto delle necessità e del futuro che si doveva sviluppare. Tant’è vero che in certe zone, come la viale Repubblica, lì abbiamo un canale tombato dove di volta in volta crea problemi quando c’è il temporale improvviso. Lì, ma anche nella zona di Via Toscanini, anche se adesso l’hanno messo in sicurezza il Riu Malu. In altre parole hanno fatto edificare senza tenere conto delle zone di passaggio del rio. Nella zona di Viale Repubblica, non dico la zona di Corso XXV aprile perché lì è una zona alta e non è mai successo niente e mai succederà, anche lì hanno costruito senza tenere conto dell’avvallamento dei fabbricati; lì hanno tombato, una parte del rione rimane basso, e quando ci sono queste piogge torrenziali improvvise si riempie il canale, e non si riesce a fare niente, purtroppo bisogna aspettare che defluisca, però ogni volta con i danni conseguenti.” [INT. 8] “Abbiamo per esempio una lottizzazione di vecchissima data, credo costruita tra il 74-75. Questa è stata completamente invasa dall’acqua, il fiume ha straripato e si sono trovati tutti quanti sotto, perché? Perché ancora una volta erano in sinistra del [Riu Malu], la parte senza argine.” [INT. 2]

Tuttavia, secondo molti, sono state poste sotto tutela anche aree in cui il rischio idrogeologico è marginale.

“Per altre zone non sono molto convinto dell’utilità del PAI: non credo che il Fiume Mannu possa provocare danni all’abitato di Villasor perché storicamente non è mai successo, a memoria d’uomo. Chi ha causato i problemi a Villasor è il Rio Malu sul lato del paese verso Decimo” [INT. 1]

A questi elementi si aggiungano i vincoli derivanti dalla presenza dell’aeroporto militare di Decimomannu, in grandissima parte soggiacente proprio nel territorio di Villasor.

Trasformazione delle tipologie architettoniche: il centro antico perde la sua identità

La comunità sorrese è sempre stata caratterizzata da un’economia prevalentemente agricola, elemento che ha influenzato anche il modo di abitare. Ogni abitazione era infatti sia residenza che centro aziendale, e come tale era dotata di tutte le strutture necessarie per l’esercizio dell’attività agricola (Pili S. 2007).

Nell’abitato di Villasor si identificano varie tipologie di case campidanesi, che in linea generale si caratterizzano per la presenza dell’edificio residenziale da solo piano terra, a volte con un sottotetto, un loggiato (sa lolla), il tutto inserito all’interno di un cortile interno pavimentato in acciottolato lungo il quale si collocavano tutti gli edifici accessori. Gli immobili dei “prinzipales” spesso avevano fronte su più strade, ed erano caratterizzati dalla presenza di due cortili, uno anteriore e l’altro posteriore all’edificio residenziale, collegati da uno stretto corridoio “su passaritziu”.

Gli accessi alle abitazioni erano normalmente dotati di portoni ad arco, solitamente a tutto sesto, costituiti da muratura in mattoni di fango e paglia. A protezione degli spigoli laterali venivano collocate delle pietre, sbozzate o lavorate, per impedire il deterioramento della muratura a causa del contatto con le ruote dei carri agricoli. Il portale era ligneo, costruito con

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essenze locali quali il frassino e l’olmo, e dotato di due ante, con l’apertura rivolta verso la corte interna (Pili S.ibid.) Le fondazioni venivano realizzate con pietrame di varia natura e dimensione alternato a fango. Raggiunto il piano di campagna, la muratura in pietra proseguiva per circa 50 cm, con un’attenzione maggiore nella scelta del pietrame. A questo punto veniva inserita una muratura in mattoni di fango e paglia, sempre di produzione locale, fino al raggiungimento del piano di posa della copertura del tetto. Generalmente le murature erano prive di intonaco. La copertura del tetto era a due falde, con una travatura principale (su madrieri) generalmente in ginepro, una travatura secondaria ortogonale alla prima sempre in ginepro, un cannicciato con canne disposte l’una affianco all’altra con legatura con fibre di giunco. A questo veniva posto un impasto di fango e paglia, di circa 5-6 cm, sopra il quale venivano disposte le tegole/coppi sempre di produzione locale (Pili S. ibid.). Il loggiato era aperto solo da un lato, e costituito da pilastri equidistanti composti da elementi lapidei, e una copertura ad una falda. Nelle case abbienti il loggiato era adornato con affreschi floreali. Adiacente al loggiato era solitamente presente il pozzo idrico (Pili S. ibid.). Infine, per quanto riguarda le rifiniture interne, a seconda della disponibilità economica della famiglia gli intonaci potevano essere o tinteggiati con latte calce o con fango e paglia, mentre i pavimenti con piastrelle in cotto o in battuto di fango.

A queste tipologie edilizie, si aggiungono alcune case padronali con caratteristiche costruttive dissimili, spesso perché o di proprietà di famiglie non sorresi o costruite da maestranze non locali, come ad esempio la casa Brundu [par. 6.3].

A partire dagli anni 50-60 il processo di modernizzazione determina delle profonde trasformazioni sia nell’economia di Villasor, sia di conseguenza anche nelle nuove esigenze dell’abitare. Per quanto l’agricoltura continui ad essere un settore centrale nella vita dei sorresi, l’economia del paese inizia a diversificarsi, portando a un ripensamento dell’organizzazione degli spazi nelle case campidanesi, e la perdita di funzionalità sia delle strutture accessorie che delle corti interne. A questo si aggiunga, che per quanto i sorresi che si occupano di agricoltura continuino a mantenere il centro aziendale presso l’abitazione, tanto che è molto poco diffusa anche oggi la costruzione di strutture in ambito rurale, le trasformazioni che comunque hanno profondamente modificato il settore e le normali limitazioni dell’attività agricola in ambito urbano (ad es. divieto dell’allevamento minuto), portano a concepire le corti interne più come parcheggi dei mezzi agricoli e rimesse degli attrezzi, che come veri e propri luoghi di produzione, quindi comunque snaturandole.

“ nel centro storico sono cambiate le esigenze, intanto non c’erano più animali in casa, era anche proibito allevare animali da cortile, e gli animali da lavoro ormai non c’erano più erano stati soppiantati dai trattori, quindi l’esigenza è stata stravolta è diventata tutta un’altra così di botto, quindi anche le case progettate per le esigenze dell’agricoltore non erano più quelle degli anni 40 e 50. “ [INT. 7]

Negli anni 50-60 proprio all’interno delle corti interne, spesso venivano costruite le abitazioni dei figli, con l’uso di materiali e tipologie architettoniche difformi a quelle proprie della casa campidanese (Virdis F. 1997). È in questi anni che si afferma anche nel centro antico l’uso del

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blocchetto cementizio o di coperture in eternit, materiali più economici e ampiamente disponibili.

“Queste case sono tutte in eternit . Li c’è un'altra grave colpa dell’Italia, non delle persone, perché la mia casa era tutte in tegole belle, stupende, son state tolte per mettere l’eternit. Perché in quel periodo dicevano a tutti: le tegole pesano, son instabili sulle case in ladiri di un tempo, non vanno bene, togliamole e mettiamo l’eternit è indolore, compatta.” [INT. 5]

In questo periodo si diffonde anche una disaffezione verso le tecniche costruttive preesistenti e i materiali che venivano utilizzati. Prima di tutto perché la casa campidanese richiedeva una manutenzione più frequente e accorta, ma anche perché veniva collegata ad un modo di abitare non adeguato e coerente con la vita moderna.

“Le nostre case erano costruite con mattoni di terra, le travi in legno, possibilmente ginepro, il cannicciato, perché il ginepro in campagna si trovava, di canne nel fiume ne trovavi quante ne volevi e la terra ovviamente la abbiamo. Le strutture si facevano appoggiando le travi nei muri, sulle travi grosse ci appoggiavi i travetti di dimensioni minori poi sui travi ci mettevi le stuoie di canne e poi sulle canne direttamente la tegola con calce e simili. In una struttura del genere se la preservi dalle infiltrazioni dell’acqua questa non ha fine ma questo significava ogni anno dovevi salire sul tetto a pulirti le tegole, a controllare che non ci fosse la tegola smossa, se lo era la dovevi subito sistemare, poi l’intonaco era anch’esso di terra per cui nei punti dove l’intonaco si sfarinava subito dovevi risistemarlo, poi dovevi dare la calce per imbiancare le pareti e anche per igienizzare. Quindi ogni anno ci stavi appresso e non appena si è interrotta questa attività continua e sistematica, e questo è avvento quando le case sono state abbandonate, questa è stata la condanna della struttura.” [INT. 9]

“[Le case campidanesi] erano case che non rispondevano più alle esigenze di una vita più agiata come quella dopo gli anni 60, che si è cominciato a guadagnare di più a pretendere una vita più agiata, quindi molte case sono state demolite e fatte ex novo in maniera tutta diversa rispetto al passato.” [INT. 7]

A questo consegue una venuta meno anche degli artigiani/maestranze locali che si occupavano della produzione ad esempio del ladiri o dei coppi, rendendo sempre più complessa la manutenzione e il restauro delle abitazioni “tradizionali”.

Come già detto, le nuove lottizzazioni iniziano ad attrarre parte della popolazione più giovane che viveva nel centro antico. Questo processo ha portato ad un graduale svuotamento del centro antico. Le case del centro antico diventano pertanto spesso seconde case, a volte ripartite tra più eredi, in cui, come vedremo, diventa più complessa anche la semplice manutenzione. È chiaro anche che nelle nuove lottizzazioni, le case non vengano più concepite, e costruite, come luoghi di produzione, ma bensì come luoghi deputati esclusivamente alla residenzialità.

La nascita dell’ufficio tecnico nel 1968 ha portato a un rallentamento di questo processo di trasformazione del centro antico, permettendo comunque la persistenza di caratteristiche edilizie tradizionali, anche se ormai la coerenza architettonica del centro antico era ormai stata posta in discussione. A questo si aggiunga, in tempi ben più recenti, un approccio vincolistico più rilevante, che si è concretizzato nella seconda metà degli anni 2000 nell’identificazione del centro matrice. Questo se da un lato ha permesso una tutela di un tessuto architettonico,

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che sarebbe stato probabilmente irrimediabilmente compromesso, ha reso più complesso anche il recupero/il restauro e perfino la manutenzione delle case tradizionali, proprio perché è assente uno strumento operativo efficiente di intervento per il centro antico. In tal senso il piano particolareggiato del centro antico, potrebbe ovviare in parte a queste problematiche, valorizzando gli edifici di pregio comunque presenti nel centro antico.

È aumentata anche l’attenzione dei sorresi al recupero delle abitazioni tradizionali, anche se si scontrano con costi abbastanza importanti e una burocrazia che non facilita, e a volte disincentiva, l’intervento. Infatti, anche se negli anni 2000 sono stati destinati dei fondi per il recupero delle case campidanesi nel cento antico, non c’è stata una partecipazione rilevante di privati, tanto che i fondi sono stati principalmente destinati a beni di proprietà comunali.

6.2. Specificità agroalimentari

In ambito agricolo si individua tra le specificità del territorio sicuramente la produzione del carciofo. In particolare viene prodotto il carciofo spinoso sardo,anche se negli ultimi anni si è iniziato a produrre anche altre varietà per prolungare il periodo di coltivazione, come il Thema e il Terom. Per quanto la produzione sia andata a contrarsi negli ultimi decenni, e sia sempre più affetta dalla concorrenza nazionale e internazionale, il principale attore che si occupa della sua commercializzazione sta cercando di garantire una migliore valorizzazione del prodotto attraverso la realizzazione di lavorazioni come ad esempio il semilavorato o i carciofini sottolio.

A questa filiera si collega quella cerealicola, dato che si è iniziato a coltivare il carciofo proprio per garantire l’avvicendamento colturale. La vocazione cerealicola di Villasor affonda le sue radici nella storia, tanto che è molto probabile che quest’area fosse destinata a questo tipo di coltivazione quanto meno dall’epoca romana. Questa ipotesi sarebbe suffragata dal fatto che il toponimo Sorris o Sorres derivi dal termine latino Horreum che indica il granaio (Pili S. 2007, Virdis F. 1990). La filiera cerealicola ha sicuramente sofferto molto di più le dinamiche del mercato internazionale e dell’andamento dei prezzi, che hanno visto un prevalere dei paesi con grandi produzioni di grano. Tuttavia, negli ultimi anni si è vista una ripresa del settore, con un incremento della coltivazione di grani duri sardi, quali il Karalis, il Colosseo e il Monastir, destinati alla produzione di prodotti locali, quali ad esempio il carasao o altri pani tipici locali.

[Il grano] ha avuto le sue problematiche con il grano che arriva da fuori […]. È tutto collegato alla borsa di Milano e di Bologna e c’è il calo del prezzo, e quindi, molti agricoltori una decina di anni fa hanno abbandonato. Adesso stiamo ricercando di riprendere, di riacquisire le quote che avevamo prima, in particolare per produrre grano duro sardo che viene molto richiesto. Cioè, ci sono tanti prodotti che fanno i molini, il pane carasao, il pane tradizionale, queste attività stanno sempre più cercando il grano sardo. Da noi non si produce il Cappelli, ma ad esempio il Karalis, il Colosseo, il Monastir. Piano piano noi stiamo cercando di rivalorizzare il grano, e stiamo avendo dei buoni risultati. [Oggi produciamo] 40-50mila quintali di grano, [mentre 10 anni fa arrivavamo appena a 5mila] [INT. 6].

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6.3. Emergenze monumentali e feste

Emergenze monumentali principali del comune di Villasor sono il Castello Siviller ubicato in un’area compresa tra la via Baronale, la via Castello e la via Cagliari, la chiesa parrocchiale di San Biagio che sorge nella piazza Matteotti e l’ex Convento dei Cappuccini con la chiesa di Sant’Antioco a cui si accede da Piazza Nino Brundu. Si possono inoltre individuare quali elementi di pregio alcune case padronali: casa Medda e Podda a cui si accede dalla piazza Nino Brundu e dalla via Cappuccini, casa Matta in via Cimitero e casa Brundu in via Roma. Castello o Casa Forte Siviller – L’area dove sorge il Castello era probabilmente parte del borgo di Sorres (Pili S. 2007). Il Castello, edificato nel 1415 da Giovanni Sivilleri a cui fu affidato in feudo la curatoria Gippi, fu costruito presso le rovine della vecchia casa parrocchiale di Santa Maria, oggi scomparsa. Questo importante elemento per la difesa del territorio era anche residenza feudale. Il Castello divenne prima proprietà della famiglia Alagon e successivamente del casato Alagon Arborea de Silva. Nel 1857 la realizzazione dell’attuale S.S. 196 interseca la corte esterna del Castello e la divide in due parti. La parte che risulta oltre l’arteria, pari a circa 1/4 della intera superficie, è stata assorbita dalle proprietà limitrofe. Dopo l’unità di’Italia il casato de Silva cedette la proprietà del castello a un commerciante cagliaritano di nome Cossu che lo venderà nel 1923 alla famiglia Abis, agricoltori di Villasor, che lo utilizzeranno come deposito per derrate, ricovero attrezzi e stalle (Serra 1995). Nel 1991 il Comune di Villasor lo acquisisce. Tutta l’area, compreso anche il cortile interno al Castello e il cortile esterno, sono stati interessati nell’ arco temporale compreso tra il 1991 e il 2004 da una serie di lavori di restauro strutturale ed architettonico che hanno consentito il loro totale recupero A seguito di ciò il Comune adibisce il Castello a centro culturale, questo ospiterà la biblioteca comunale, oggi trasferita nelle sale dell’ex Convento, e la sala consiliare utilizzata anche come sala per la celebrazione dei matrimoni civili o per incontri di natura socio-culturale. Il piano terra è utilizzato per mostre e convegni e il cortile esterno e quello interno sono spesso sede di manifestazioni culturali (Ravastini 2007, www.comune.villasor.gov.it). Nonostante gli interventi di restauro il Castello attualmente non è completamente agibile a causa di alcune problematiche emerse negli ultimi anni.

“Adesso, la struttura [il Castello] è stata abusata, tant’è che più o meno dal 2010 è stato chiuso al pubblico, perché tutti i soppalchi in legno si sono tarlati, per cui non era più sicuro l’accesso […] i contributi sono ancora a venire, e non è ancora accessibile, se non il piazzale” [INT 2]. “È stato recuperato il castello che oggi ha un valore abbastanza importante. Il Castello nella ristrutturazione ha subito un piccolo difetto per cui dopo un primo periodo di utilizzo dello stesso per visite, per fini culturali da parte delle associazioni, per le riunioni del Consiglio Comunale, si è manifestato il pericolo del crollo di un soffitto e si è dovuto dunque chiudere. Ora gli interventi culturali sono più limitati sopratutto in inverno, in estete invece si usa la corte esterna” [INT 3].

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“Lo abbiamo recuperato [il Castello] ma c’è ancora da fare. Anni fa realizzarono un orribile ballatoio con strutture in legno […] che nel giro di poco tempo sono andate a degradarsi in maniera tale che poi si è dovuto demolirle perché pericolanti” [INT 9].

Per poterlo utilizzare nella sua interezza sarebbe necessario un’ulteriore opera di restauro e i relativi fondi.

“Per poter riaprire tutto il castello ci servono 300mila euro, e siamo alla ricerca tutti, compresa l’amministrazione, di fondi per poterlo fare” [INT 8].

Al Castello si accede dalla via Baronale, mentre l’ingresso sulla via Cagliari non viene utilizzato neanche come uscita di sicurezza perché direttamente adiacente alla S.S. 196. In considerazione della posizione del Castello e delle sue mura questo non è facilmente visibile dalla via Cagliari, principale arteria del comune. Risulta particolarmente sentita la necessità di dare maggiore visibilità al Castello.

“io avrei fatto un’operazione di restituzione alla gente, che non sapeva neanche che c’era questo palazzotto, demolendo la cortina muraria che da sulla Via Cagliari, avrei demolito tutto il muro di proprietà del Comune. Mentre invece se vuole entrare nel Castello deve entrare dalla via Baronale, tenendo conto che il cancello sulla via Cagliari non l’hanno considerato nemmeno come possibile uscita di sicurezza, e questo ne impedisce la fruibilità. Io l’avrei reso visibile in questo modo, ma oggi è complesso […] S’immagini che la maggior parte della gente che passa, per esempio quelli di Serramanna non sapevano dov’era [INT 2]. “ci sono amici miei che vengono da 30 anni e non sapevano che c'era il Castello” [INT 5] . “Per la questione della visibilità, io avrei anche una proposta, anche se difficilmente realizzabile. Di fronte al Castello, venendo da Villacidro e Serramanna nella via Cagliari, c’è un casolare che copre la vista del Castello. Questo casolare appartiene al Castello, è un loggiato antico che però ho scoperto che non è collegato al Castello, è nato dopo anni […] toglie la visuale dalla Piazza al Castello, a tutto quel cortile dove ci sono loggiati. […] io demolirei quel edificio, e farei una ringhiera tale per poter garantire la visibilità del Castello dalla piazza. [INT 6]. “ […] questo Castello, che tra l’altro non è rivolto verso la via Cagliari, che è la strada principale, perché la strada principale nel periodo del Castello era la via Baronale e quindi nessuno si accorge del Castello di Villasor. Questa è una debolezza!” [INT 7]. “Secondo me per quanto riguarda qui [il Castello] prima o poi bisogna prendere il coraggio a due mani e buttare giù questo muro, quello dietro il palco, bisogna aprire. Questo Castello qui se lo vuoi far vivere devi farlo aprire perché se non lo apri. Cioè hai l’ingresso che è impraticabile ai pedoni, l’ingresso posteriore praticabile ma è sulla strada secondaria. Forse questo intervento potrebbe, in parte, snaturare la struttura però la stai rendendo fruibile” [INT 9].

Ex Convento dei Cappuccini e chiesa di Sant’Antioco – L’area dove sorge il Convento e la chiesa di Sant’Antioco era probabilmente parte del borgo di Nispidi (Pili S. 2007).

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“L’altro nucleo era Convento, che forse per esagerare era la vecchia Nispidi, un nucleo consistente che poi con la costruzione del Castello si sono saldati assieme, e poi hanno dato origine ad un solo paese” [INT 2]

Il Convento e la chiesa si affacciano oggi sulla piazza Nino Brundu. L’intera area è stata recuperata e valorizzata.

Nel centro matrice è stata fatta un’opera meritoria di recupero dell’area del convento […] in pieno centro storico abbiamo fatto degli interventi, per cui trova la Via Brundu¸ che è diventata una strada quasi suntuosa […]. Lì c’è una vecchia una chiesa, che tuttora è officiata, che però è del comune […]. Affiancato c’è il vecchio convento dei cappuccini, che è stato recuperato ed è un piccolo gioiellino. Di fronte a quello, sempre sulla via Brundu, c’è un altro immobile del comune.[…] Lì abbiamo comprato due case con un progetto abbastanza interessante. Quindi, abbiamo la chiesta, il convento recuperato, e due case, di cui una campidanese. [INT 2]

La costruzione del Convento fu portata a termine nell’Aprile del 1630 insieme alla chiesa dedicata a Sant’Antioco martire sulcitano. Nel 1650 il convento era costituito da un dormitorio di 14 celle (sette per parte) e da alcune stanze adibite a refettorio. Attorno si estendeva l’orto. A seguito del regio decreto del 1866 che soppresse gli ordini religiosi il Convento e la chiesa di Sant’Antioco divennero proprietà comunale. La chiesa ha al suo interno una serie di opere di pregio: un lavatoio del 1743, un quadro del 1600 attribuito al pittore genovese de Ferrari, un dipinto ad olio del 1647, altri due dipinti attribuiti a Francesco Massa che operò nel XVIII secolo. Nei locali dell’ex Convento furono trasferiti il Municipio e le scuole e nel 1967, a seguito di un’opera di restauro, i locali del Convento furono utilizzati come asilo infantile dalle suore dell’Ordine delle Figlie di San Giuseppe sino al 2002 (Comune di Villasor 2007).

“L’ex convento dei Cappuccini nasce come convento, poi diventa un asilo, una scuola, ufficio comunale, municipio, perciò diciamo che quell’area è stata utilizzata sempre e si è preservata, e meno male perché se no sarebbe in abbandono come altri stabili” [INT 8].

Oggi il convento ospita la biblioteca comunale (Comune di Villasor 2007).

“Un'altra struttura che è stata meravigliosamente recuperata […] è il Convento degli ex Capuccini. Una struttura bellissima. Il comune ha utilizzato questi spazi, ha trasferito la biblioteca” [INT 3].

Chiesa Parrocchiale di San Biagio e le piazze – La costruzione risale al XV secolo, e si tratta di una chiesa a forma di croce latina eretta originariamente in stile tardo gotico aragonese. Subì svariate ristrutturazioni, l’ultimo restauro avvenne nel 1984. Originariamente non erano presenti le due canoniche, la prima, quella di sinistra ultimata nel 1922, la seconda, quella di destra nel 1930 (Virdis F., 1990). All'interno vi sono nove altari, tra cui spiccano l'altare dedicato alla Madonna del Rosario e l'altare dedicato a S. Efisio. Pregevoli sono inoltre le statue di San Biagio del XVI secolo, quella di S. Efisio del XVIII secolo ed una di San Giuseppe. La parrocchiale di San Biagio fu consacrata il 17 marzo 1914 (www.comune.villasor.gov.it). Davanti alla chiesa è presente una piazza che alla fine dell’800

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era delimitata “de is murreddasa”, dei muretti che cingevano la piazza, oggi non più presenti. Essendo riparata appunto da questi muretti la piazza antistante la chiesa iniziò ad essere frequentata. Questa piazza è stata per lungo tempo luogo d’incontro dei sorresi e anche il luogo nel quale il regime fascista organizzava le proprie manifestazioni (Virdis F., 1990). L’area dove è ubicata la chiesa parrocchiale è il centro nevralgico del paese. La piazza Matteotti è divisa in tre parti, una di fronte alla parrocchiale, una alla sua destra e una di fronte al Municipio. Le prime due aree della piazza sono separate dalla via Roma mentre via Cagliari separa queste due da quella del Municipio. L’area delle piazze è considerata una risorsa per il paese come luogo d’incontro e socializzazione tanto che qualcuno, constatando l’attuale scarsa frequentazione della stessa rispetto al passato, ne propone una riunificazione per renderla maggiormente fruibile.

“Un'altro punto di forza sono le piazze che sono un punto di incontro, dove svolgere differenti attività, manifestazioni, sagre” [INT 3]. “ si potrebbe dare un altro aspetto anche al centro del paese che è la piazza. Io ho sempre sognato di vedere la Piazza del Municipio unita con l’altra piazza dove c’è il bar, e la Piazza della Chiesa con una piazza più bassa che vada fino alla caserma, lì un unico spiazzo, lasciando solo l’accesso verso la Via Roma. Si potrebbero fare tante cose” [INT 1].

“La passeggiata era via Cagliari, è sempre stata la passeggiata principale, le tre piazze che ci sono qui, Comune, chiesa e di fronte da bambino erano il centro, dove andavamo tutti, ora son tutti circoli, tutta questa gente non va più in piazza quindi è diventata vuota, ecco quando dicevo bisogna abbattere la caserma, creare un grande spazio e quindi rifarlo ridiventare un salotto” [INT 7]. .

Casa Podda e casa Medda – Sono case agricole in terra cruda risalenti agli anni 1920/1925. Queste rientrano nel Polo dei servizi turistico culturali del comune a seguito del restauro avvenuto grazie a un intervento finanziato nell’ambito del POR Sardegna 2000-2006 approvato nel Luglio del 2007. Le due case, a cui si può accedere dalla piazza Brundu e dalla via Cappuccini, si trovano davanti al Convento e hanno un vastissimo cortile in comune. Queste sono state inserire nel percorso della manifestazione “Monumenti Aperti del 2014” e sono individuate come elemento di pregio dalla popolazione. Ad oggi pare che non sia stata definita la loro destinazione d’uso.

“ [Il Comune ha] comprato due case con un progetto abbastanza interessante. Quindi, abbiamo la chiesa, il convento recuperato, e due case, di cui una campidanese. Queste due case sono collegate, ma da dietro, insomma c’è un’abitazione privata che ne ostruisce l’amalgama, insomma” [INT 2] .

Casa Matta – è una casa agricola in terra cruda, con l’ingresso ubicato in via Cimitero contenuta all’interno di un’area vastissima. La casa e il suo terreno sono state acquistate dal comune di Villasor e ad oggi non ne è stata definita una destinazione d’uso.

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Perché oltre quelle aree […] c’è Casa Matta, un altro grosso appezzamento di terreno che il comune sta ancora pagando [INT 8].

Casa Brundu – Casa padronale classica con ingresso in via Roma di proprietà di un privato. La casa del Maggiore Brundu è stata restaurata ed è oggetto di continue manutenzioni. Indicata come una delle poche strutture private di Villasor a mantenere la propria connotazione originaria di casa padronale.

“la casa del Maggiore Brundu in via Roma, che è un gioiellino, è veramente carina” [INT 2] “una padronale classica, casa Brundu, che è meravigliosa da vedere, l’hanno restaurata con cura e amore, sempre manutenzioni continue, è bella per essere bella! Che poi si vede che era la casa di ricchi latifondisti, ci sono anche i mobili d’epoca” [INT 1] “c’è una bellissima casa campidanese, restaurata dall’architetto Garau, in via Roma subito dopo la farmacia, casa Brundu” [INT 7].

Importanti appuntamenti religiosi di Villasor a cui si affiancano le manifestazioni civili sono i festeggiamenti per Santa Vitalia che si tengono nei primi giorni di Ottobre e quelli di Sant’Isidoro che si tengono a metà Maggio. Si tratta di festeggiamenti particolarmente sentiti e partecipati dalla popolazione alla cui riuscita collabora attivamente anche l’associazionismo locale. In passato, durante i festeggiamenti per Santa Vitalia si teneva un'importante fiera, alla quale partecipavano produttori e commercianti di tutta la zona per la compravendita di bestiame. Altri appuntamenti religiosi sono la festa di San Biagio in Febbraio e la festa di Sant’Antioco nel mese di Aprile. Interessante è anche l’evento “Sa Coja A Sa Sorresa” organizzato dall’Associazione Culturale di Tradizioni Popolari di Sorres che si è svolto nella sua prima edizione nell’Aprile del 2015 in occasione dei festeggiamenti per Sant’Antioco Martire. Si tratta dell’antico matrimonio sorrese nel quale si rivivono tutte le fasi della cerimonia, dalla vestizione della sposa fino alla benedizione della copia degli sposi. L’evento si svolge nella chiesa di Sant’Antioco ma il corteo nuziale parte dal Castello Siviller. In questa occasione una coppia sorrese ha rinnovato le proprie promesse nuziali. Inoltre quest’anno è stato festeggiato, con una grande manifestazione che si è svolta dal 25 Settembre al 18 Ottobre, il seicentenario del marchesato di Sorres. La manifestazione si componeva di diversi eventi dalla Festa della Birra, a una serie di spettacoli, danze e rievocazioni medioevali, dai pranzi sociali a convegni, mostre, cortei rievocativi e spettacoli a tema. Interessante osservare che parte dei guadagni delle diverse attività componenti la manifestazione sono stati devoluti a un fondo per la ristrutturazione del Castello (www.comune.villasor.gov.it; www.assoentilocali.it).

6.4. Il tessuto relazionale: associazionismo e cooperazione

Negli ultimi anni si è verificato un incremento dell’importanza dell’associazionismo nel territorio. Questo è sicuramente un dato positivo, anche se per alcuni la collaborazione tra le diverse associazioni non è sempre agevole, e in alcuni casi apertamente conflittuale.

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“Qui a Villasor c’è stata, a partire dall’amministrazione del 2007, la prima volta che è stato eletto l’attuale sindaco, un’esplosione delle attività culturali, da noi sono pullulate le associazioni. Però, sono tutte molto settorializzate, e quando si promuove un evento vengono quelli che sono più vicini, mentre gli altri che appartengono ad altre aree non partecipano. Questo ha determinato anche la duplicazione di associazioni che si occupano delle stesse cose” [INT. 2]

L’amministrazione comunale ha in parte favorito questo processo, ad esempio promuovendo la nascita della Consulta giovanile e della Consulta delle donne, anche se non sempre queste esperienze sono andate a buon fine. Infatti, per quanto la Consulta delle donne risulti ancora attiva, quella giovanile si è ormai sciolta. Inoltre, gran parte delle associazioni attive a Villasor, trovano ospitalità proprio negli spazi del comune, come ad esempio le ex scuole di viale Repubblica, il centro Tullio Locci, e le ex scuole medie di via Roma. Importante è anche il ruolo della cooperazione, in particolar modo nel settore agricolo. Ha un ruolo centrale in tal senso la Cooperativa ortofrutticola di Villasor, che coinvolge circa il 60%-70% dei produttori di carciofi che operano nel comune (è arrivata a contare fino a 400 soci), e che oggi occupa con gli stagionali 35-40 persone all’anno. La cooperativa si occupa principalmente della commercializzazione del carciofo, della lavorazione e confezionamento, e punta ad ampliare ulteriormente le sue referenze. Offre diversi servizi ai soci, dalla vendita di input produttivi, alla fornitura di macchinari, a servizi amministrativi. La cooperativa è anche centro d’ammasso del grano riconosciuto dalla RAS, con una capacità totale di circa 60mila quintali. Altro aspetto importante, è che la cooperativa ha aperto il primo supermercato della zona, che ha gestito direttamente per circa 20 anni. 7) Conclusioni, l’analisi SWOT del comune: punti di forza, di debolezza, minacce ed opportunità Di seguito l’analisi SWOT (StrenghtsWeaknessesOpportunitiesThreats) evidenzia i principali punti di forza e di debolezza, minacce e opportunità che interessano il comune di Villasor e il suo centro antico (Tab. 23)

I punti di forza I principali punti di forza che interessano l’intero comune di Villasor sono:

1) La collocazione del paese, che si trova in prossimità dell’area metropolitana di Cagliari. Pertanto le aziende che operano nel comune hanno sia un più facile accesso al principale mercato regionale, che anche ai mercati extraregionali grazie alla vicinanza con le più importanti infrastrutture regionali (SS 131 e 130, Porto di Cagliari, Aeroporto di Elmas, ferrovie, etc.)

2) La qualità dei terreni agricoli presenti nel comune. Le aziende agricole di Villasor hanno il vantaggio di operare in terreni particolarmente fertili, ricchi di risorse idriche, e che hanno anche una buona dotazione dei servizi rurali complementari (elettrificazione e strade rurali). Queste caratteristiche hanno reso storicamente l’agricoltura del comune una delle più produttive dell’isola, anche se negli ultimi decenni è in difficoltà

Se osserviamo il centro antico, i suoi principali punti di forza sono:

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1) La presenza di strutture/edifici di forte pregio e di alto valore architettonico, che potrebbero costituire un utile strumento per attrarre flussi turistici/visitatori. Tra questi si segnalano in particolare la Casa Forte, il Convento e la Chiesa di Sant’Antioco, la Parrocchiale di San Biagio, Case padronali (come la casa Brundu, Podda, Medda e Matta)

2) Lo spopolamento del centro antico offre un patrimonio immobiliare potenzialmente attrattivo per le popolazioni che gravitano attorno all’area metropolitana di Cagliari, ponendo in secondo piano la necessità di nuove lottizzazioni

I punti di debolezza I principali punti di debolezza che interessano l’intero comune di Villasor sono:

1) Il tessuto produttivo di Villasor ha visto negli ultimi 15-20 la crisi di alcuni dei suoi settori economici principali. Tra questi si annovera in particolare: il crollo della bieticoltura e la chiusura dello zuccherificio; l’indebolimento della viticoltura a causa sia della legge degli espianti che della chiusura della Cantina Cooperativa di Villasor; la perdita di prestigio e centralità del centro sperimentale di Agris; la Base Nato che ha un ruolo economico sempre più marginale per la comunità sorrese (meno personale locale, scarso coinvolgimento delle ditte locali negli appalti, etc.). Le difficoltà di questi settori hanno indebolito anche la piccola manifattura locale e le attività commerciali

2) Come emerso dall’analisi dei principali indicatori demografici, la popolazione di Villasor è in diminuzione (per quanto lieve), e sta subendo un graduale processo di senilizzazione: Questo processo è ancora più significativo nel Centro Antico

Se osserviamo il centro antico, i suoi principali punti di debolezza sono:

1) Gli interventi realizzati nel centro antico tra gli anni 50-60 hanno determinato un impoverimento del suo tessuto edilizio e una generale incoerenza architettonica. A questo si accompagna anche la scomparsa delle attività commerciali e delle botteghe artigianali. Questi fattori hanno portato a una perdita di identità, e quindi alla necessità oggi di immaginare nuove soluzioni per la sua valorizzazione.

2) I costi e la burocrazia rendono difficile l’intervento sugli immobili tradizionali

3) Il centro antico è poco fruibile anche per l’assenza di percorsi pedonali

Le opportunità Le principali opportunità che interessano l’intero comune di Villasor sono:

1) Una migliore valorizzazione dei prodotti agricoli del territorio, puntando alla ricostruzione della filiera a livello locale. Ad esempio il carciofo potrebbe essere lavorato in loco, e garantire in tal modo una maggiore valorizzazione del prodotto e occupazione locale.

2) Il comune di Villasor nella nuova programmazione (2014-2020) rientrerà tra quelli beneficiari dell’azione LEADER. In tal modo le aziende e i cittadini del territorio potranno accedere a nuove forme di finanziamento, che potrebbero rivitalizzare l’economia locale

Per quanto riguarda il Centro Antico

1) La valorizzazione e il recupero delle case campidanesi ancora presenti nel centro antico, attraverso opportuni incentivi e strumenti di pianificazione che ne favoriscano l’intervento

2) Restaurare la Casa Forte, favorendo un pieno utilizzo dei suoi locali, riportandola ad essere un punto di riferimento per la comunità sorrese

3) Il centro antico può essere potenzialmente attrattivo per le popolazioni gravitanti nell’area metropolitana, se adeguatamente rivitalizzato

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4) Favorire il ritorno delle botteghe artigianali e delle attività commerciali, dando da un lato nuovo vigore economico all’area, e dall’altra rendendo il centro antico una vetrina per l’intero mondo produttivo del paese

Le minacce

Le principali minacce che interessano l’intero comune di Villasor sono:

1) L’ulteriore indebolimento della struttura produttiva locale

2) Un ulteriore peggioramento della struttura demografica del paese

Nel centro antico:

1) Non individuare strumenti di pianificazione adeguati per valorizzare il centro antico, continuando a rendere difficoltoso l’intervento sia in termini di progettazione che di costi, provocando la scomparsa delle case campidanesi e delle peculiarità architettoniche locali

Tab. 23: Schema Riepilogativo SWOT PUNTI DI FORZA PUNTI DI DEBOLEZZA

Di Villasor Vicinanza con l’area metropolitana di Cagliari, e ai

principali mezzi di comunicazione extraregionali Terreni fertili e disponibilità di risorse idriche, utili

per la produzione agricola Tessuto associativo forte e propositivo

Del centro antico di Villasor Presenza di edifici di alto pregio e di forte valore

turistico (Casa Forte, Convento, Case padronali, etc.)

Lo spopolamento del centro antico offre un patrimonio immobiliare potenzialmente attrattivo per le popolazioni che gravitano attorno all’area metropolitana di Cagliari, ponendo in secondo piano la necessità di nuove lottizzazioni

Di Villasor Indebolimento del tessuto produttivo, e crisi dei

settori economici storici Calo e senilizzazione della popolazione

Del centro antico di Villasor Indebolimento dell’identità del centro antico Costi e burocrazia che impediscono l’intervento nel

centro antico Centro antico poco fruibile per i pedoni

OPPORTUNITÀ MINACCE Di Villasor

Una migliore valorizzazione dei prodotti agricoli del territorio (per es. con la trasformazione in loco)

Accesso all’azione LEADER, e nuove forme di finanziamento per le imprese del territorio

Del centro antico di Villasor Valorizzazione/recupero delle case Campidanesi

grazie a opportuni incentivi, e una normativa che favorisca l’intervento

Restauro della Casa Forte Uso più accorto delle case comunali Attrarre la popolazione gravitante nell’area

metropolitana in cerca di abitazioni Rivitalizzazione economica del centro antico,

favorendo con incentivi il ritorno di botteghe artigianali e attività commerciali: Centro antico come “vetrina” della città di Villasor

Di Villasor Ulteriore indebolimento dei settori produttivi

locali, già in difficoltà (commercio, agricoltura) Ulteriore indebolimento della struttura demografica

Del centro antico di Villasor Scomparsa delle case campidanesi e delle

peculiarità architettoniche tradizionali

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BIBLIOGRAFIA

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Report focus group e passeggiata trasversale

1. Introduzione

All’interno delle attività per la redazione del “Piano particolareggiato del centro di antica e prima

formazione del Comune di Villasor“ sono previste una serie di azioni finalizzate a includere nel

processo di costruzione del piano la popolazione di Villasor. Lo svolgimento di queste attività è stato

affidato ad un gruppo di ricerca del DISSI dell’Università degli studi di Cagliari diretto dal Prof.

Benedetto Meloni e composto dai sociologi Marco Locci, Carla Locci e Domenica Farinella.

Il gruppo di ricerca ha iniziato la propria attività individuando nove potenziali testimoni privilegiati

tra la popolazione di Villasor, al fine di costituire un Gruppo di Intervento Locale (GIL) che lo

accompagnasse nell’attività di inclusione della popolazione. Gli attori sono stati selezionati perché

particolarmente attivi nel tessuto associazionistico e produttivo locale, nonché competenti e

informati rispetto alla storia passata e recente del paese.

Dopo aver individuato i soggetti, si è proceduto a somministrare loro una intervista con domande

aperte, che ha permesso di raccogliere il loro punto di vista sullo stato attuale e sugli interventi

necessari a rivitalizzare il Centro Antico.

Il materiale così raccolto è stato utilizzato dai ricercatori del DISSI per strutturare un questionario

rivolto alla popolazione del Centro Antico, al fine di individuarne le istanze, i bisogni, le aspettative

e le idee sull’utilizzo e valorizzazione del Centro Antico della popolazione che vi risiede e opera.

Dopo aver concluso le interviste individuali, è stata fissata un incontro collettivo con tutti i membri

del GIL, a partire dal quale sono state avviate le sue attività.

L’incontro si è svolto il 24 Ottobre 2015 ed a esso hanno preso: il GIL (che è risultato composto da

otto dei nove attori selezionati), il gruppo di lavoro del DISSI (escluso il Coordinatore) che ha

condotto i lavori, alcuni membri del gruppo di lavoro del DICAAR incaricato della redazione del

piano (che hanno partecipato alle attività in qualità di uditori).

L’incontro del 24, tenutosi nella sala consiliare del Castello Siviller, è stato strutturato in tre

momenti differenti:

- la prima mezz’ora, dalle 10 alle 10.30, è stata dedicata alla compilazione del questionario da

parte del GIL al fine di testare lo strumento prima di somministrarlo alla popolazione del

Centro Antico.

- L’ora e mezza successiva, dalle 10.30 alle 12.00, è stata dedicata alla realizzazione di un

focus group dal tema “Il Centro Antico e la sua valorizzazione”.

- Dalle 12.00 fino alle 14 il GIL ha accompagnato il gruppo di lavoro del DISSI e del

DICAAR in una “passeggiata trasversale” per le vie del Centro Antico.

Nel presente report si descriveranno le principali evidenze empiriche emerse durante il focus group

e la passeggiata trasversale, mettendo in evidenza e analizzando gli elementi, emersi attraverso

questi strumenti, utili alla costruzione del piano particolareggiato.

2. Focus Group

II Focus Group è una tecnica di rilevazione qualitativa, che prevede la discussione tra un piccolo

gruppo di persone e uno o più moderatori, focalizzata su un determinato oggetto da indagare in

profondità (Corrao, 2000, p. 25). Viene utilizzata per rilevare atteggiamenti, credenze,

rappresentazioni sociali, orientamenti di valore dei membri del gruppo sul tema oggetto di indagine.

I gruppi di discussione attivati consentono di indagare la formazione (e anche l’eventuale

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rimodulazione o cambiamento) delle opinioni dei singoli inseriti in un ambiente di interazione.

L’idea sottostante a tale approccio è che l’opinione dei soggetti abbia, oltre che una componente

puramente individuale, anche una componente collettiva derivata dalla posizione del soggetto nel

sistema sociale e dalla sua conformità alle relative norme (Acocella, 2008, p. 169).

All’interno delle attività relative alla costruzione del “Piano particolareggiato del centro di antica e

prima formazione del Comune di Villasor“ questa tecnica è stata utilizzata per far emergere una

visione collettiva dell’attuale centro e creare un’immagine comune della sua futura conformazione

architettonica, urbanistica e sociale.

Il focus, gestito con l’ausilio di una tecnica di visualizzazione simile al metaplan, è stato realizzato

invitando i partecipati a individuare e registrare su cartoncini di colori differenti la propria personale

visione del centro antico. Nello specifico sono stati utilizzati:

1. cartoncini verdi per i punti di forza;

2. cartoncini rossi per i punti di debolezza;

3. cartoncini di colore blu per le proposte volte al superamento degli elementi percepiti come

problematici o volte al potenziamento degli elementi individuati come potenzialità.

VERDE:

punti di forza

Per facilitare l’interazione tra i diversi partecipanti si è scelto di procedere chiedendo a ciascun

partecipante di individuare in prima istanza tre punti di forza, poi tre punti di debolezza e in ultimo

tre proposte per la valorizzazione e rivitalizzazione del centro antico. I cartoncini verdi compilati

sono stati raccolti, letti dalla moderatrice e immediatamente affissi su un cartellone posto di fronte

ai partecipanti seduti a semicerchio. La medesima procedura è stata utilizzata per i cartoncini rossi e

quelli blu. Già in questa prima fase i cartoncini son stati posizionati nel cartellone aggregando,

quando presenti, gli elementi ripetuti. Questa modalità ha agevolato la condivisione delle

informazioni tra i partecipanti e ha consentito a ciascun partecipante di riprendere il filo della

discussione in qualunque momento. La tecnica di facilitazione prescelta all’interno del Focus Group

ha pertanto consentito di immagazzinare i concetti, mantenere l’informazione sempre accessibile e

ridurre gli equivoci, facilitando il chiarimento di problemi e contribuendo alla comprensione e

all’interazione tra i membri del gruppo che hanno partecipato alla discussione.

Al focus hanno partecipato tutti gli attori invitati dal gruppo di lavoro del DISSI. Nello specifico

erano presenti:

- Un rappresentante della PROLOCO

- Un rappresentante della Cooperativa Agricola Ortofrutticola

- Un rappresentante dell’Associazione Famiglioriamo

- Un rappresentante della Consulta delle Donne

ROSSO:

punti di debolezza

BLU:

proposte concrete

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- Un rappresentante del Centro Commerciale Naturale

- Un ex tecnico del Comune

- Un rappresentante del gruppo folk

- Un rappresentante dell’AUSER

Oltre agli stakeholder hanno partecipato, come auditori, tre componenti del gruppo di lavoro del

DICAAR: l’Ing. Suelzu, l’Ing. Usai e l’ Arch. Pes.

Il gruppo di lavoro del DISSI, composto dalla Dott.ssa Farinella, dal Dott. Locci e dalla Dott.ssa

Locci, ha guidato e gestito la tecnica partecipativa. La Dott.ssa Farinella dopo aver presentato i due

gruppi di lavoro, esposto gli obiettivi del DISSI e del DICAAR all’interno del progetto “Piano

particolareggiato del Centro di Antica e prima formazione del Comune di Villasor” e descritto le

diverse fasi della giornata si è occupata di gestire l’applicazione della tecnica. La Dott.ssa Locci ha

presentato gli obiettivi e le diverse fasi del focus esplicitando i compiti dei partecipanti; si è inoltre

occupata di coadiuvare la Dott. Farinella nella gestione della tecnica. Il Dott. Locci ha registrato il

clima dell’incontro e ha gestito l’acquisizione e l’organizzazione tematica dei cartoncini compilati

dai diversi partecipanti.

Fig. 1 Prime fasi del focus

Il focus è stato suddiviso in sei differenti fasi.

In una prima fase i partecipanti sono stati invitati a presentarsi, esplicitando il loro ruolo all’interno

della comunità.

La seconda fase è consistita nella compilazione dei cartoncini verdi da parte dei partecipanti e nella

lettura e sistemazione degli stessi nel cartellone. Sono stati individuati come punti di forza del

centro antico:

Castello attrattiva per gli stranieri

Castello purché sia fruibile

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Castello, centro Tullio Locci

Castello Sivilleri

Castello, Convento

Ex Convento Cappuccini

Convento Cappuccini turistico e storico

Convento Cappuccini

Illuminazione plessi storici

Casa Brundu

Casa Brundu

Casa Medda, ex dopolavoro

Casa Medda turistica

Casa Medda importante centro interculturale

Archi e portoni

Via Brundu salotto del centro storico

Via Brundu

Strade in ciottoli e basalto

Centro storico attrattiva in ogni senso

Analizzando i diversi punti di forza emersi è possibile, aggregandoli, isolare tre principali elementi

di forza individuati dai partecipanti: i siti storici, le case padronali e l’area di via Brundu.

Il Castello Siviller e l’ex Convento dei Cappuccini vengono individuati dai partecipanti come

principali elementi di pregio del centro storico. Tale punto di vista è generalmente condiviso da tutti

i partecipanti. Vengono inoltre individuate come elementi di forza del centro storico tre case

padronali: le case Podda e Medda, strutture comunicanti recentemente ristrutturate dal Comune, in

attesa di una destinazione definitiva, i cui ingressi si affacciano rispettivamente in via Cappuccini e

in Via Brundu; casa Brundu, struttura ristrutturata privatamente dalla famiglia Brundu, sita in via

Roma. Si riconoscono quali elementi di forza anche alcuni elementi architettonici, quali i portoni e

gli archi, connessi alle case padronali presenti nel centro. Ulteriore elemento di forza è l’area di via

Brundu, area pedonale nella quale si affacciano l’ex Convento dei Cappuccini, la Chiesa di

Sant’Antioco e l’ingresso di casa Medda. Un partecipante, inoltre, indica le strade in ciottolato,

presenti in maniera disomogenea nel centro storico, come un ulteriore elemento di forza.

La terza fase è consistita nella compilazione dei cartoncini rossi da parte dei partecipanti e nella

lettura e sistemazione degli stessi nel cartellone. Sono stati individuati come punti di debolezza del

centro antico:

Pavimentazione stradale

Pavimentazione

Strade dissestate

Viabilità

Viabilità

La viabilità adatta al centro storico

Assenza marciapiedi nel centro storico

Barriere architettoniche

Parcheggi

Illuminazione

Illuminazione

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L’arredo

Verde urbano

Assenza percorsi storici

Mancano percorsi di collegamento

Edifici importati slegati e distanti

Mancanza indicazione plessi storici

Siti storici non sfruttati

Trascuratezza

Molte case disabitate

A parte Castello e Convento di tutto l’altro si parla poco

Poca attenzione per le proposte efficaci

Poco valorizzati dai cittadini

Si possono isolare sei principali elementi di debolezza individuati dai partecipanti al focus: la

viabilità del centro storico, l’arredo urbano, la mancanza di percorsi storici, la poca valorizzazione

dei siti storici, la trascuratezza del centro, la partecipazione dei cittadini alla sfera pubblica. Per

quanto riguarda il primo punto si sottolinea l’inadeguatezza delle strade, dei percorsi pedonali e

l’insufficienza dei parcheggi nel centro storico.

Si evidenziano delle difficoltà di percorribilità delle principali vie del centro. In riferimento

all’arredo si evidenzia una carenza nell’illuminazione pubblica, l’insufficienza di verde urbano e in

generale poca cura dell’estetica del centro.

Emerge la mancanza di percorsi che, collegando i principali elementi di pregio del centro,

permettano insieme la valorizzazione e fruizione di tali elementi e la percorribilità e vivibilità del

centro stesso. Collegato a quest’ultimo punto si lamenta l’insufficienza di azioni e accorgimenti che

permettano la valorizzazione dei siti storici del centro compresa un’efficiente segnaletica a questi

riferita.

Si rileva poi una generale trascuratezza del centro all’interno del quale sono presenti un elevato

numero di case disabitate e attualmente inutilizzate, di cui una buona parte sono in stato di evidente

abbandono.

Infine si segnalano delle difficoltà per quanto concerne la partecipazione dei cittadini alla “cosa

pubblica”: da una parte sono i cittadini stessi a non valorizzare appieno gli elementi positivi del

centro, dall’altra alle loro proposte, potenzialmente efficaci, non viene data particolare attenzione.

La quarta fase è consistita nella compilazione dei cartoncini blu da parte dei partecipanti e nella

lettura e sistemazione degli stessi nel cartellone. Sono state individuate come proposte e

suggerimenti in merito alla valorizzazione e rivitalizzazione del centro antico:

Viabilità

Pavimentazione stradale appropriata (in considerazione del contesto del centro storico)

Realizzare più strade pavimentate

Realizzare più strade con pietre

Sistemazione strade con ciottoli e basalto

Strade e marciapiedi

Parcheggi

Illuminazione

Migliorare l’estetica

Creazione di spazi verdi

Investire sul verde

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Verde urbano

Giardini, aree per cani e aree per cittadini

Area per incontro popolare

Creare un collegamento con gli edifici storici

Percorsi storici da visitare per tutti i siti

Fruibilità dei siti storici

Curare maggiormente i siti storici

Segnaletica siti turistici

Indicazioni stradali e storiche

Incentivare il riutilizzo degli edifici disabitati

Recupero casa Matta

Facilitare commercio e botteghe artigiane

Agevolare il recupero dell’abitabilità del centro storico

Favorire il ripopolamento

Demolire ex serbatoio

Compartecipazione tra associazioni e cittadini alla cosa pubblica

Le proposte individuate dai partecipanti si possono raggruppare in sei punti connessi ai principali

elementi di forza e di debolezza precedentemente descritti: il miglioramento della viabilità nel

centro; una maggiore attenzione all’arredo urbano e la creazione di aree di incontro; la creazione di

percorsi storci; un’efficace valorizzazione degli elementi di pregio del centro; l’implementazione di

azioni atte a favorire la vivibilità del centro; una maggiore partecipazione dei cittadini ai processi

decisionali relativi al centro e alla loro gestione. In riferimento alla viabilità si propone la

realizzazione di una pavimentazione, almeno in alcune strade e ove possibile, maggiormente adatta

a un centro storico (basalto, acciottolato, pavè), la realizzazione di marciapiedi o comunque aree di

transito riservate ai pedoni e di aree di sosta. Per quanto riguarda l’arredo urbano e le aree di

incontro i partecipanti propongono in generale un miglioramento dell’estetica e della vivibilità del

centro anche attraverso il miglioramento dell’illuminazione, la realizzazione di spazi verdi e di

spazi dedicati alla socialità. Così come emerso chiaramente nell’analisi dei punti di debolezza i

partecipanti ritengono necessario la creazione, all’interno del centro storico, di percorsi che

permettano la fruibilità dei siti storici e la vivibilità del centro stesso e contemporaneamente, la

predisposizione di misure, anche semplici come l’indicazione dei siti, che permettano una maggiore

valorizzazione degli elementi storici di pregio. Si propongono anche una serie di azioni atte a

favorire la vivibilità e il ripopolamento del centro quali l’incentivazione del riutilizzo delle case

sfitte, il recupero di casa Matta, casa padronale sita nelle vicinanze del Convento acquistata dal comune

ma non ancora restaurata, e l’implementazione di azioni finalizzate a incoraggiare il commercio e la

creazione di botteghe artigiane all’interno dell’area del centro antico. Infine si propone un maggior

coinvolgimento dei cittadini e delle associazioni alla gestione della “cosa pubblica”.

Nella quinta fase i partecipanti sono stati invitati a commentare gli elementi emersi, specificando e

chiarificando il loro punto di vista sul centro antico. Gli interventi sono stati registrati, trascritti e

utilizzati per permettere una corretta analisi dei diversi punti di forza, di debolezza e delle proposte

registrate sui cartellini e per poter restituire, nel presente report, degli stralci fedeli degli stessi.

Nella sesta fase la Dott.ssa Farinella ha guidato i partecipanti nella clusterizzazione degli elementi

emersi raggruppando gli stessi per temi omogenei e costruendo, in tal modo, una visione collettiva

del centro antico.

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Fig. 2 Clusterizzazione elementi emersi sul centro antico

Di seguito verrà presentata una ricostruzione della clusterizzazione compiuta, con relativa analisi.

Attraverso la tecnica di visualizzazione è stato possibile ricondurre gli elementi emersi a tre sotto

tematiche:

- Valorizzazione siti storici

- Miglioramento viabilità e vivibilità

- Vivere e ripopolare il centro storico, coinvolgere i cittadini

Valorizzazione siti storici

Castello Siviller (5)

Siti storici non

sfruttati

Convento Cappuccini

(4)

Segnaletica siti

storici

Mancanza

indicazione plessi

storici Indicazioni

stradali e storiche

Casa Brundu Assenza percorsi

storici / di

collegamento (2)

Via Brundu (2)

Creare

collegamento tra

edifici storici (2)

Edifici importanti

distanti e slegati

Casa Medda

Curare

maggiormente i

siti storici

Archi e portoni

Fruibilità siti

storici

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Come affermato precedentemente, sono stati individuati dai partecipanti come punti di interesse ed

elementi storici, che necessitano di una maggiore valorizzazione i seguenti: il Castello, il Convento,

le case padronali (compresi gli elementi tipici che contraddistinguono queste ultime come archi e

portoni):

«I punti di interesse di Villasor [...] sono il Castello, il Convento e queste case di cui abbiamo parlato».

(partecipante 2)

«Valorizzare i nostri beni identitari e quindi renderli fruibili» (partecipante 6).

«Casa Medda [...] quindi valorizzare anche questi siti» (partecipante 5).

I partecipanti hanno sottolineato come questi elementi siano poco sfruttati e poco fruibili. Per

valorizzarli suggeriscono anche semplicemente la predisposizione di una segnaletica che permetta

sia al visitatore che al residente di individuare tali siti.

Una proposta che richiederebbe una progettazione ben più complessa è invece quella della

creazione di un percorso che unisca queste diverse aree di interesse:

«Creare [...] dei percorsi che servono per visitare i punti di interesse di Villasor» (partecipante 2).

In tutto ciò risulta però fondamentale armonizzare gli edifici che verrebbero coinvolti in questo

percorso.

«Siccome dobbiamo creare questo percorso per arrivare a queste case, al Convento Cappuccini, a tutto

quel che rimane, allora nel framezzo, siccome ci sono case con blocchetti, facciate non finite, allora devi

armonizzare il tutto per creare un percorso» (partecipante 4).

Si evidenzia inoltre che per poter armonizzare il centro storico e il percorso che si propone di creare

all’interno bisognerebbe incentivare i proprietari degli edifici a intervenire sulle loro proprietà:

«Bisogna incentivare quel percorso perché ci sono case che non sono aderenti a un centro storico [...] in

blocchetti, senza intonacare, con loggiati in eternit che sono in centro storico, per quelle bisogna fare

qualche cosa e dare la possibilità al proprietario di ristrutturarle» (partecipante 3).

«Devi dare incentivi per armonizzare. Li è il discorso primordiale, le facciate vanno fate in questa

maniera, non è che tu metti l’infisso in alluminio» (partecipante 4).

In generale i partecipanti ritengono che si dovrebbe intervenire sul centro antico per fare in modo

che questo sia riconoscibile come tale.

«Bisognerebbe cercare di renderlo centro storico, attualmente non lo è!» (partecipante 7).

Intervenire sul centro affinché recuperi o acquisti dei caratteri che gli permettano di essere

riconosciuto come tale vuol dire anche intervenire sulla sua viabilità e vivibilità. Tali interventi

avrebbero un duplice obiettivo: da una parte servirebbero per valorizzare il centro per fini turistici,

dall’altra per rendere più accogliente lo stesso per i suoi residenti e i cittadini di Villasor in generale.

«Secondo me certamente creare le condizioni affinché si possa avviare una corrente turistica, ci

mancherebbe, ben venga. Però soprattutto il centro storico bisogna renderlo fruibile e accogliente per i

residenti. I residenti stanno andando via perché il centro non è accogliente. Quindi se riusciamo a

valorizzare i nostri beni identitari e quindi renderli fruibili oltre che a noi anche a chi voglia venire a

Villasor a goderne ben venga ma soprattutto creiamo le condizioni affinché la vita nel centro storico sia

accettabile, quindi certamente le infrastrutture, quindi la viabilità, l’illuminazione» (partecipante 6).

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Miglioramento viabilità e vivibilità

All’interno della tematica relativa alla viabilità e vivibilità del centro risalta subito una generale

percezione del centro antico come luogo potenzialmente attrattivo e di grande valore, ma

attualmente trascurato. Nello specifico si ritiene necessario intervenire sulle strade, sulla viabilità e

percorribilità del centro e sull’estetica dello stesso. Le strade risultano qualitativamente carenti,

difficilmente percorribili e provviste di una scarsa illuminazione.

«sicuramente le strade sono il problema principale, non ci passa una signora con il passeggino, è

impossibile. L’illuminazione. Oltre alla qualità delle strade che è pessima ma non si passa neanche»

(partecipante 1).

Viabilità

Realizzare più strade

con pietre

Sistemazione strade con

ciottoli e basalto

Parcheggi

Arredo

Trascuratezza Centro storico attrattiva

in ogni senso

Strade ciottoli e basalto Pavimentazione

stradale (3)

Assenza marciapiedi

centro storico

Verde urbano

Viabilità (4)

A parte castello e

convento di tutto il

resto si parla poco

Barriere architettoniche

Creazione spazi verdi

Migliorare estetica

Giardini, aree per i cani

e aree per i cittadini

Demolizione ex

serbatoio convento

cappuccini

Illuminazione Illuminazione (2) Illuminazione plessi

storici

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Le difficoltà di percorribilità delle strade, e di conseguenza della vivibilità del centro, dipendono

anche dalla scarsa ampiezza di alcune delle principali strade del centro, dal traffico presente in

queste, dall’assenza di marciapiedi o comunque di percorsi pedonali e dalla presenza di barriere

architettoniche.

«Il problema del centro storico è anche che ci sono strade strette dove è difficile metterci i marciapiedi»

(partecipante 4).

«La via Sivilleri è molto trafficata perché è la strada che arriva da San Sperate attraversa il paese, non

parliamo che passano tutti a velocità folli» (partecipante 1).

Inoltre la carenza dei parcheggi, in un’area particolarmente trafficata quale è il centro storico di

Villasor, determina che le auto invadano le vie di percorribilità dei pedoni. Per cui potrebbe rendersi

necessario porre dei divieti di sosta e parcheggio, creare ulteriori parcheggi e/o incentivare l’utilizzo

di mezzi alternativi all’auto.

«Abbiamo le macchine parcheggiate in tutta la via, anche quelle di cui non c’è veramente necessità, non

c’è tutto questi traffico di persone che scendono a fare spesa o roba del genere, sono macchine ferme li

perché non hanno voglia di portarsele dentro casa, proprio dei divieti» (partecipante 1).

«Noi possibilmente all’undicesimo passo siamo già stanchi, bisogna lasciare le macchine a casa, bisogna

uscire a piedi e quindi credo che sia inevitabile dover creare i parcheggi, da qualche parte c’è scritto [...]

acquisiamo le aree o certi immobili per creare aree di parcheggio. Io non mi vorrei arrendere a questo

anche se mi rendo conto che oggi è una necessità però cercherei di uscire a piedi, in bicicletta»

(partecipante 6).

Le strade vengono percepite come poco adatte a un centro storico e si suggerisce che, almeno su

quelle che dovrebbero coinvolte nel percorso di cui si è parlato precedentemente, si intervenga

modificandone la pavimentazione e l’illuminazione.

«creare delle strade adatte che siano in ciottolato, cioè dei percorsi che servono per visitare i punti di

interesse [...] che queste strade siano turisticamente adatte con l’illuminazione» (partecipante 2).

A tal proposito però si pone il problema delle due arterie principali, via Roma e via Sivilleri. Tali

strade sembrerebbero adatte a una pavimentazione in acciottolato o pavé, in quanto uniscono le due

principali aree storiche di pregio - l’area del Castello e quella del Convento - e ospitano buona parte

degli esercizi commerciali. D’altra parte però queste sono strade particolarmente trafficate e

necessitanti di interventi sulla rete fognaria e sulla rete idrica per cui risulterebbe più adatta una

pavimentazione in conglomerato bituminoso. Su tale questione ci si focalizza nell’ultima parte del

focus con, da una parte, un partecipante che propone la pavimentazione in conglomerato bituminoso

e un altro che sottolinea che l’utilizzo dell’acciottolato permetterebbe di dare una continuità al

centro.

«Io ritengo che la via Roma e la via Sivilleri debbono avere un ottima pavimentazione in conglomerato

bituminoso perché sono strade ad alta percorribilità e sono strade dove devono entrare automezzi di un

certo peso per rifornire gli esercizi commerciali. Le strade che devono essere sistemate con

pavimentazione lapidea via Montegranatico, via Nuova, le traverse di via Sivilleri, via Arborea, via

Generale Sanna, via Monastir sino alla confluenza con via Cavour, Via Cavour, via Garotti con via Crispi,

via San Michele e poi sull’altro lato via Cappuccini, via Mazzini con via Orefice, la via Sant’Antioco [...]

io quelle arterie le lascerei in conglomerato bituminoso anche perché quelle arterie hanno necessità di

opere di rete fognaria e acque meteoriche [...]. Un discorso è fare opere in via Roma e in via Sivilleri,

opere fognarie, reti idriche con una pavimentazione in conglomerato bituminoso, per il conto economico,

un discorso e farlo con una pavimentazione in conci lapidi o acciottolato» (partecipante 8).

«Però farle in ciottolato o pavé darebbero una continuità al centro storico comunque secondo me»

(partecipante 1).

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In generale si ritiene importante intervenire sull’estetica del centro, fare maggiore attenzione

all’arredo urbano e investire sulla creazione di spazi verdi e spazi di incontro.

Precedentemente è stato sottolineato come la valorizzazione degli elementi di pregio del centro

antico e il miglioramento della sua viabilità e vivibilità perseguano, per i partecipanti, due scopi,

uno legato alla creazione di una offerta turistica e uno legato alla vivibilità e fruibilità del centro da

parte dei residenti.

L’ultima parte dell’analisi si focalizza su quest’ultimo punto, cioè sul tema del vivere, ripopolare il

centro antico e sul coinvolgere i cittadini nella sua gestione.

Vivere e ripopolare il centro storico, coinvolgere i cittadini

L’obiettivo della rivitalizzazione del centro si affronta, secondo i partecipanti, intervenendo su due

elementi principali: l’uso degli spazi attualmente inutilizzati e l’incentivazione della partecipazione

dei cittadini alla fruizione e gestione del centro.

Nel centro esistono un gran numero di edifici sfitti, alcuni già ristrutturati, e spazi inutilizzati. I

partecipanti propongono di porre in essere azioni che siano capaci di attrarre nuova popolazione

residente e azioni atte a incentivare la creazione nel centro di attività commerciali, artigianali,

ricreative e culturali che fungano da attrazione sia per nuova popolazione residente che per una

sorta di “city users” (Martinotti, 1993), cioè per quella popolazione che pur non risiedendo nel

centro lo usa, lo vive, per consumare servizi pubblici e privati.

Casa Medda (2)

Incentivi per riutilizzo

edifici disabitati Casa Brundu

Favorire ripopolamento

Agevolare il recupero

dell’abitabilità del

centro storico

Facilitare commercio e

botteghe artigiane

Molte case disabitate

Poco valorizzati dai

cittadini

Poca attenzione per le

proposte efficaci

Aree di incontro

popolare

Compartecipazione tra

associazioni e cittadini

alla cosa pubblica

Recupero casa Matta

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Diventa dunque importante, per favorire la rivitalizzazione del centro, dare incentivi alle famiglie

per risiedervi.

«È chiaro che devi incentivare [incentivi alle famiglie giovani per andare a vivere nel centro] devi dare un

qualcosa, anche perché se c’è l’abbandono del centro storico c’è anche un motivo, però c’è anche un

motivo interessante [...] è già infrastrutturato» (partecipante 4).

Una proposta concreta per favorire il ripopolamento del centro è quella di rispondere

contemporaneamente, con una specifica azione, alle esigenze abitative di una popolazione esterna al

centro con la richiesta di servizi di cura per gli anziani che vi risiedono. Ciò potrebbe avvenire

dando la possibilità di predisporre, all’interno delle case degli anziani residenti, miniappartamenti

nei quali andrebbe a risiedere nuova popolazione che si occuperebbe della cura degli anziani

proprietari.

«Ci sono due anziani che vivono là e magari siccome oggi il lavoro sta diventando anche prendersi cura

degli anziani allora li gli dai la possibilità di creare un miniappartamento, uno spazio, cosa ha di contro?

Pagare l’affitto allora così tu rincominci a ...» (partecipante 4).

Altrettanto importante è che i cittadini stessi e le loro organizzazioni singolarmente o insieme alle

amministrazioni pubbliche promuovano eventi e attività commerciali, culturali e ricreative

all’interno del centro utilizzando gli spazi disponibili.

« [...] ciò che abbiamo utilizziamolo. Un esempio anche incentivando i vari commercianti, le avarie

associazioni a utilizzare questo centro storico, senza andare poi a rivedere casa Medda, casa Podda, casa

Matta, il Castello, per mettere innanzitutto in moto la cultura, quindi valorizzare anche questi siti per

creare dei centri interculturali» (partecipante 5).

Affinché ci sia un coinvolgimento attivo dei cittadini è necessario da una parte che questi siano

consapevoli delle risorse e del valore presente all’interno del centro e dall’altra che le

amministrazioni siano ricettive nei loro confronti e aperte alle loro proposte in merito alla gestione

del centro. L’incentivazione delle ricerche storiche in merito agli elementi di pregio del centro è una

proposta che mira appunto alla creazione di una maggiore consapevolezza.

«Vanno incentivate le ricerche storiche, di carattere archivistico su questi monumenti perché sino ad oggi

la massa della gente non ne sa un piffero di niente quindi vanno divulgate» (partecipante 8).

Per rendere attrattivo il centro i partecipanti sono tutti concordi nell’affermare che sia necessario

favorire la nascita o la reintroduzione di botteghe artigiane e attività commerciali che forniscano

servizi ai sorresi:

« [...] oltre al recupero del centro storico [...] rendi anche appetibile la zona. Allora vien da sé che rimetti

le botteghe artigiane, i negozietti e poi chiaramente vai a trovare quei punti che ti permettono di trovare

delle attrattive» (partecipante 4).

La reintroduzione delle botteghe permetterebbe inoltre di favorire la socialità nel centro rendendolo

di conseguenza maggiormente vivibile:

«Penso che sia molto importante per la socialità del rione stesso, ristabilire la botteghine coloniali

significa ricreare rapporti umani, ricreare collegamenti sociali [...] chi va alla botteghina ci si incontra

ogni giorno» (partecipante 3).

Il focus si è concluso con l’intervento dell’Ing Suelzu, responsabile del gruppo di lavoro del

DICAAR. Questo ha illustrato lo strumento normativo del piano particolareggiato, ha spiegato i

compiti e gli obiettivi del proprio gruppo di lavoro nella redazione del piano e ha restituito un primo

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feedback sugli elementi emersi durante lo svolgimento del focus. L’Ingegnere ha inoltre sottolineato

l’importanza del punto di vista dei partecipanti e della popolazione del centro antico nella redazione

di un piano che, pur non essendo un progetto esecutivo, porrà le basi per i futuri interventi che

verranno implementati nel centro antico.

3. Passeggiata trasversale

A conclusione del focus, come da programma, il GIL ha accompagnato i ricercatori attraverso una

passeggiata trasversale nel centro antico di Villasor. Il percorso è stato stabilito a seguito sia del

focus che dei risultati delle interviste ai singoli membri del GIL. L’obiettivo del percorso è quello di

unire i due punti considerati di maggior pregio del centro antico, ossia il Castello e l’area del

Convento, percorrendo all’andata la via Sivilleri e al ritorno la via Roma fino a giungere nella

piazza della Parrocchiale (Mappa 11)

Mappa 1 - Percorso passeggiata trasversale

1 Precisamente il percorso seguito è il seguente: dal Castello svoltiamo a destra sulla via Baronale, e poi di nuovo a

destra sulla via Castello. A questo punto attraversiamo la via Cagliari e imbocchiamo la Via Sivilleri fino ad

incrociare la via Roma. Da qui saliamo fino alla via Brundu (pedonale) e la percorriamo fino a svoltare a destra nella

via Cappuccini; sempre sulla destra prendiamo la via Sant’Antioco che viene percorsa interamente. Risaliamo sulla

sinistra un tratto di via Cimitero per visitare un altro degli ingressi della casa Matta, e poi ritorniamo indietro,

rimboccando la via Brundu. A questo punto svoltiamo a sinistra nella via Nuova, fino ad imboccare sulla sinistra la

via Argiolas. La percorriamo fino all’incrocio con via Roma. Infine, scendiamo lungo la via Roma fino a giungere

alla via Cagliari, nella piazza della Parrocchiale, per poi tornare al Castello

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Hanno preso parte alla passeggiata trasversale tutti i partecipanti al focus, a esclusione del

rappresentante dell’ AUSER. Di seguito il resoconto, corredato di un ampio apparato fotografico.

La passeggiata inizia dal Castello (Foto 1), e imbocca la via Baronale fino a giungere sulla via

Castello (Foto 2 e 3).

Foto 1 - Scorcio del cortile del Castello Siviller

Foto 2 - Via Castello

I partecipanti iniziano a delineare da un lato gli interventi progettati e/o realizzati dal Comune per

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valorizzare l’area attorno al Castello, e dall’altro la presenza di edifici di scarsissimo pregio

architettonico.

Il primo elemento che viene indicato è un’area cortilizia che si affaccia sulla via Baronale, che

l’amministrazione comunale voleva acquisire per adibirla ad area parcheggio del Castello:

«Quest’area cortilizia dove c’è quel portone, nel 2003-2004, ero io che avevo attivato i contatti dietro input

dell’amministrazione per l’acquisizione a patrimonio pubblico, perché era a due passi dal Castello per utilizzarla come

parcheggio con un po’ di verde urbano. Purtroppo non ci si è messi d’accordo sull’importo, e questi hanno venduto a un

privato» (Note dal Diario della Passeggiata, di seguito NDP).2

Foto 3 - dettaglio via Castello

Sempre nella via Baronale si trova un’altra casa in cattive condizioni che il Comune voleva

acquistare e demolire:

«Si è tentato di eliminare anche questa [casa], di procedere all’acquisto, ma non è stato possibile per la

resistenza dei proprietari» (NDP).

Un altro partecipante osserva un loggiato che si affaccia di fronte al Castello, sempre nella via

Baronale, che mostra caratteristiche architettoniche non adeguate rispetto all’area:

«Guardate quei loggiati di questa casa di fronte al Castello. Quello che voglio dire è che non è adatto un

loggiato in eternit, con blocchetti. Trovare degli incentivi, adeguare un centro storico [a quel punto

bisognerebbe intervenire anche su queste cose] » (NDP).

«Ce ne sono tanti a Villasor, questi loggiati in eternit, con blocchetti, senza intonacare. Non ci sono soldi»

(NDP).

2 La passeggiata trasversale ha permesso di continuare le conversazioni ed il confronto tra i partecipanti al focus ed il

ricercatore in un clima più informale. I ricercatori hanno continuano a registrare e/o annotare le osservazioni, le

discussioni, i commenti e gli spunti più interessanti che andavano via via emergendo. In questo resoconto si è deciso

di dare conto di questo ricco apparato di trascrizioni, che vengono qui riportate con la sigla NDP che indica “Note

trascritte dal Diario della Passeggiata”. Si è optato per questa scelta perché, dati i forti rumori di fondo ed il fatto che

le registrazioni erano effettuate in movimento, era difficile attribuire ai singoli partecipanti la paternità delle singole

frasi. Inoltre in diversi momenti della passeggiata si è interagito con commercianti, passanti che di volta in volta si

sono anche aggregati per singoli tratti.

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Foto 4 - “Angolare“ fine via Castello, angolo via Cagliari, via Togliatti (già via Ponti Becciu)

La via Castello si affaccia sulla via Cagliari con uno slargo chiuso da fioriere e non transitabile da

veicoli (Foto 4). Questo è stato realizzato in tempi recenti dal comune, abbattendo alcuni edifici di

scarso pregio:

«Qua c’era un edificio che nel 2005-2006 è stato acquisito a patrimonio del Comune. Abbiamo demolito e

abbiamo creato questo angolare. Tutto lavoro fatto in economia diretta, con assunzione di personale del

posto, […], progetto a costo zero. […] Qui prima c’era un budello stretto» (NDP).

Foto 5 - Vista Castello da via Cagliari provenendo da Serramanna. Angolare fine via

Castello

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Attraversata la via Cagliari, alcuni osservano la poca visibilità del Castello provenendo da

Serramanna, tema già emerso nel corso delle interviste (Foto 5):

«Guarda l’immagine del Castello. Io sono sposato a Serramanna, e ti posso dire che a Serramanna c’è il

99% [degli abitanti], un paese a 5 km che dicono: “Ma perché c’è un Castello a Villasor? Ma dove è il

Castello? Eppure passano tutti qua per andare a Cagliari! Sicuramente [gli edifici che coprono la visibilità

del Castello] sono storici, avranno 200 anni, però non hanno niente a che vedere con il Castello» (NDP).

Arrivati all’ingresso della via Sivilleri, ci soffermiamo sul vecchio Cinema (Foto 6), struttura di

proprietà di privati che potrebbe diventare un punto d’interesse importante, vista anche la sua

dimensione:

«Qua c’è il cineteatro abbandonato. È ancora così come ve lo ricordate, è chiuso a chiave dal giorno in cui

è stato abbandonato. Questa struttura è stata costruita attorno agli anni ‘50» (NDP).

«L’edificio è quadrato, prende le tre strade […], ha una capienza di 600 posti a sedere, […] sono 600 m2»

(NPD).

L’edificio è attualmente in disuso. Infatti, l’immobile ha un valore di mercato molto elevato che

disincentiva il possibile acquisto da privati. Anche diverse amministrazioni comunali hanno cercato

di comprarlo, non riuscendo però ad arrivare ad un accordo monetario con gli attuali proprietari.

«Stiamo parlando di strutture come questa, in piazza, buttata lì. […]. Anche l’attuale amministrazione mi

aveva chiesto [per l’acquisto ma non si è fatto niente], il discorso è sempre quello. Tra l’altro oggi i prezzi

sono crollati. Che cosa vuoi vendere? L’unica persona che lo voleva comprare era il cinese, ma non glielo

abbiamo voluto dare» (NDP).

«Avevamo anche trattato per l’acquisto con il comune […]. Però tieni conto di una cosa, che [si era]

chiesto una cifra spropositata» (NDP).

Foto 6 - Ex Cinema Villasor, angolo via Cagliari, via Sivilleri e via Renzo Cocco

All’inizio di via Sivilleri, subito dietro la Parrocchiale, si colloca uno degli edifici del comune

(Figura 7). Quest’area che precedentemente ospitava un forno, è stata fortemente cambiata, e in

parte adibita a parcheggi. Questa scelta fa emergere una divergenza di vedute, tra coloro che

ritengono sbagliato demolire un edificio per costruire parcheggi, e chi ritiene che sia stata al

contrario una scelta giusta e dovuta, vista l’assenza di posteggi nell’area:

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«Ecco anni fa l’amministrazione ha acquisito questo immobile. In parte ahimè l’ha reso così, a

parcheggio, che pure è necessario, però vogliamo fare queste cose orribili nel centro storico? Io

personalmente mi dissocio. Cioè prendere un immobile e demolirlo per fare parcheggi è la morte del

centro storico» (NDP).

«Secondo me questa invece è una cosa positiva, perché c’era proprio assenza di parcheggi in questa zona»

(NDP).

«Qua c’era un vecchio forno, e hanno recuperato in pratica questo piazzale» (NDP).

«Questo edificio qui è stato posto nell’intersezione di due strade di grande traffico: la via Baronale, quindi

in un punto importante, perché qui transitavano le derrate alimentari che andavano verso Cagliari per

l’imbarco. Non dimentichiamoci una cosa, forse un particolare che molti non sanno, che noi in Sardegna

nel 200 e nel 300 esportavamo la pasta in tutta la penisola italiana» (NDP).

Passare in gruppo a piedi per la via Sivilleri è assolutamente difficile, non ci sono spazi per

camminare. Questo anche se è in gran parte a senso unico, ad esclusione dell’ultimo tratto prima di

immettersi sulla via Roma (Foto 8):

«Non riusciamo a camminare!» (NDP).

«Ecco cosa vuol dire passare nel centro storico a Villasor! Passate con un passeggino! Vedete parcheggio

selvaggio a destra e a sinistra […]. Io trovo profondamente sbagliato che non ci sia un vigile, non c’è

niente da fare» (NDP).

«Le strade strette sono comunque tipiche dei paesi della Sardegna. Come fai ad allargare una strada? Cosa

fai per rendere viabile una strada del genere? Un senso unico, non puoi fare nient’altro» (NDP).

«Non dico che bisogna fare i marciapiedi alti nella via Sivilleri, ma una cosa del genere che delimita un

attimo una pedonalità, basterebbe anche solo da una parte. È un senso unico basterebbe anche solo da una

parte» (NDP).

Foto 7 - Inizio via Sivilleri, Area ex forno, parcheggi

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Foto 8 - Percorrendo la via Sivilleri

Le abitazioni che si collocano nella via Sivilleri sono state in gran parte alterate, modificando

anche le aree cortilizie. Questo è avvenuto in modo particolarmente rilevante nel decennio

compreso tra gli anni ‘50-’60. Non è raro imbattersi in tetti in eternit, o muri costruiti in

blocchetti. Molte abitazioni sono state unite tra loro o divise, altre demolite e sostituite da nuovi

edifici. Tuttavia, lungo la via si trovano ancora alcuni vecchi portali e alcune case padronali,

anche se la commistione di stili e materiali è molto evidente, cosa che è avvenuta anche in altre

strade del centro antico (Foto 9)

«Questa è roba che hanno realizzato tra gli anni ‘50 e gli anni ‘60» (NDP).

«Qui c’era un’antica casa padronale. Il medico poi ha acquistato […], ha ricostruito e […]. Qui poi hanno

realizzato un parcheggio a servizio dei clienti» (NDP).

«Questa proseguiva, era unica, è stata divisa tra fratello e sorella. Questa risale agli anni ‘60, la

costruzione di quella roba lì» (NDP).

«Questa è una vecchia casa modificata nella prima metà degli anni ‘50, ampliata» (NDP).

«Vedi anche questa, era una grossa casa, sicuramente di un grosso proprietario, lui ha voluto disfare la

casa vecchia, e si è creato questa villetta qua, che però c’è tanti anni, questa non è che abbia due giorni,

50-60 dallo stile architettonico» (NDP).

«Questa [casa] era enorme. Questa era un’unica casa, questa qui insieme a quest’altra, quindi c’erano più

di 2000 metri. La vecchia casa campidanese era questa, […]. Questa [casa che vediamo adesso è stata

costruita] dopo gli anni ‘50. La [vecchia] casa era sempre qua comunque, la loro casa era sempre qua,

tutto il resto era cortile. Poi hanno fatto la casa per il figlio, quando si era sposato, e abbattuto la casa

vecchia e rifatta nuova. Dell’originario non è rimasto praticamente niente, giusto il magazzino. Ma questa

era la tipica casa campidanese, ma tutta rifatta» (NDP).

«A parte che poi le ricostruzioni con blocchetti, con cose che non sono adatte al centro storico, sono nate

anche dopo gli anni ‘50, cioè quando pian piano hanno ereditato, quando magari le case che erano del

1800, poi alla fine questi signori sono morti, e l’hanno preso in eredità […], tipo mio padre che si è fatto

la casa dove abita, non nel centro storico, però l’ha fatta negli anni ‘60 quando sono nato io, e l’ha fatta

con i mattoni, con i blocchetti, cioè non usando più il sistema antico che c’era, perché in quel periodo si

usava quello. Tipo questa casa: sicuramente c’era una casa con un cortile, questa è fatta lo stesso negli

anni ‘50, e il proprietario l’ha fatta [così]. per questo il paese non è più come dovrebbe essere» (NDP).

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Foto 9 - Dettaglio tetto casa in ladiri, in parte in coppi e in parte in eternit

Stessa sorte spesso hanno avuto anche gli infissi lignei fronte strada che, spesso, sono stati sostituiti

da infissi in alluminio:

«Questa è rimasta intatta. Gli infissi (…). Sai che cosa succedeva? Che ci vedevamo gli infissi in

alluminio piazzati, non facevano neanche domanda» (NDP).

Lungo la via Sivilleri, ci sono alcune traverse in cui rimangono ancora case padronali in buone

condizioni (Foto 10):

«Ecco questa stradina è interessante. È un vicolo di antica formazione. Qui qualcosa (…), non è che si sia

salvato molto, però ci sono una casa o due che possono essere [interessanti]. Ma qui lo sventramento è

avvenuto tra gli anni 50-60» (NDP).

Nella via Sivilleri si trova anche il mercato civico. Dietro il mercato civico il comune ha realizzato

nel 2001 dei parcheggi, demolendo una vecchia abitazione ormai diroccata (Foto 11):

«Dietro oltre il mercato, una vecchia casetta che era diroccata, in rovina, nel 2001 è stata demolita e

abbiamo ricavato i parcheggi del mercato» (NDP).

«Questo è il parcheggio che avevano recuperato, buttando giù un rudere vecchio» (NDP).

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Foto 10 - vico Asproni, traversa di via Sivilleri

Foto 11 - Parcheggi dietro mercato civico

La via Sivilleri è una delle vie commerciali principali del comune di Villasor. Una grossa parte delle

sue attività commerciali sono consorziate nel centro commerciale naturale di Villasor (Foto 12):

«Questo è il cuore principale del centro storico, anche a livello di negozi» (NDP).

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Foto 12 - Negozi nella via Sivilleri

Foto 13 - Casa Padronale dei Marchesi Lostia di Santa Sofia

Poco prima di arrivare alla via Roma, ci soffermiamo su una vecchia casa padronale dei marchesi

Lostia di Santa Sofia, ormai profondamente alterata (Foto 13 e 14):

«Questa casa qui davanti di cui è rimasto solo il portale originario, questa era dei marchesi Lostia di Santa

Sofia, che all’epoca della legge delle chiudende 1820-1821 da buoni nobili prepotenti avevano recintato

superfici immense nel territorio di Villasor, e si erano creati un grosso patrimonio immobiliare. […].

Questa casa aveva un salone delle feste bellissimo: io ho avuto la testimonianza di un ingegnere di

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Cagliari, che da ragazzo, essendo collega di studio con uno di questi che aveva acquisito questa residenza,

ha avuto l’occasione di poterlo vedere. Un salone tutto decorato a stucchi e a carta da parati, così come

era stato realizzato nel ‘800. E poi c’era tutta la corte per le attività agricole, che arrivava sino alla via

Marconi. Questa poi, il suo fattore ad un certo punto si è fagocitato tutto il patrimonio del marchese. […]

questi negli anni 63-64 poi hanno sventrato tutto. L’interno bello com’era non c’è più» (NDP).

Foto 14 - Dettaglio portale, Casa Padronale dei Marchesi Lostia di Santa Sofia

A breve distanza ci soffermiamo su una vecchia casa, recentemente crollata, che versa in stato di

abbandono. Più avanti troviamo un vecchio portale che è stato maltato per “preservarlo“ (Foto 15 e

16):

«Questa è crollata l’inverno scorso, sono case paglia e fango. È venuto giù il tetto […]. Qui c’era

l’ingresso, e ci mettiamo dentro il cemento, bellissimo. A questo gli hanno dato una spruzzata di malta,

che non è idonea chiaramente, per preservarlo dalla corrosione degli agenti atmosferici. Ognuno

s’improvvisa» (NDP).

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Foto 15 - Casa crollata nella via Sivilleri

Foto 16 - Portale maltato

Alcuni però stanno restaurando le vecchie case, anche con finanziamenti pubblici. Secondo molti

proprio la presenza di misure che incentivino il recupero è fondamentale per garantire il recupero

dei vecchi edifici:

«Qua dentro c’è una struttura bellissima che stanno restaurando, era un granaio […], che poi era

l’asservimento di questa casa qua […]. 1/3 è stato finanziato» (NDP).

«Questa ha fatto un recupero bellissimo (…). Qui ci sono, in quel portone lì sono all’incirca 2000 metri

quadri di terreno, con case in fango e paglia. Bisogna solo creare gli stimoli» (NDP).

«Ma guarda che questi problemi che noi stiamo evidenziando qua sulla ricostruzione, penso che è una

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cosa che è accaduta in tutta Italia, in tutti i centri storici. Magari centri che turisticamente sono anche

frequentati e uno può anche investire, uno dice: Io ho preso in eredità questa casa, siccome è un centro

storico vivibile, ci sono tanti servizi, e ristrutturo. Ma qua, se uno eredita questa casa, dal padre magari, e

ha 20-25 anni e dice mi voglio costruire la casa, e il comune lo obbliga dicendogli qua devi fare quello,

quello, quello altro, e uno dice e a me i soldi chi me li da? Per quello dico che se uno vuole incentivare il

centro storico, o si lasciano le cose come stanno, e si migliora a livello di fare queste cose, cioè queste

cose si possono fare, perché sono pubbliche e lo si può fare. Poi si trovi il proprietario che magari ti rifà il

portone, l’arco con i mattoni ben venga, però se uno non può farle certe cose, non puoi obbligarlo»

(NDP).

«Quando passeremo in Via Nuova lì c’è una casa abitata ancora : Io la conosco perché ci sono entrata e

l’ho vista, e loro dicono che sarebbe tutto da ristrutturare, ma chi ce li ha i soldi? Hanno ancora la

pavimentazione originale, le travi sono ancora originali, ma è tutto da ristrutturare! Loro ci vivono, ma in

alcune parti ci piove» (NDP).

L’asfalto della via Sivilleri e in più punti danneggiato. Alla fine della stessa via, ci imbattiamo

anche in una perdita della rete idrica (Foto 17):

«Guarda i problemi dell’acqua! Guarda i problemi dell’acqua» (NDP).

«Questa perdita c’è quasi 2 anni» (NDP).

«È stata segnalata ad Abbanoa 50 volte! » (NDP).

Foto 17 - Perdita d’acqua nella via Sivilleri

Secondo alcuni, certe vecchie case ormai non sono più recuperabili, e dovrebbero essere sostituite

da nuovo edificato:

«Questo è un altro appezzamento da 600-700 mt quadri in centro storico, i classici quelli che dico io

sempre, che ne abbiamo tantissimi. Io mi ricordo che c’era sul nuovo PUC rimaneva all’incirca il 35-40

percento di edificazioni da fare» (NDP).

«Guarda una casa antica! Guarda che centro storico è questo, eppure questa casa ha circa (…), io l’ho

conosciuta sempre così» (NDP).

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Foto 18 - Via Roma. Intersezione con via Sivilleri

Dopo aver imboccato la via Roma (Foto 18), arriviamo nella via Brundu o area Convento (Foto 19 e

20), la zona che la maggior parte dei partecipanti identifica come quella di maggior pregio, il vero

cuore del centro antico. La via Brundu è in gran parte pedonale, tranne nel punto in cui è

attraversata dalla via Nuova che è stata recentemente riaperta al traffico per i residenti (Foto 21):

«Adesso siamo già arrivati al Convento. Questo è il Convento» (NDP).

«Questo è l’arengo del paese» (NDP).

«Tutta questa zona qui, doveva essere un’isola a se, è stupenda! Noi come associazione, non ne faccio un

vanto di questa cosa qui, però ci siamo adoperati e ci sbattiamo ma tantissimo per farla vivere la zona

storica. Questa qui. Politicamente fino a 8 anni fa, queste aree non erano fruibili. Noi abbiamo fatto un

patto, con il sindaco attuale, per poter vivere queste zone qui. Anche qui, queste stradine qui [...]» (NDP).

Alcuni sottolineano il contrasto tra l’area che ci accingiamo a visitare e il percorso fin qui fatto,

itinerario non adeguato per poter visitare il centro antico, anche per la scarsa qualità architettonica

di gran parte dell’edificato e degli arredi urbani:

«Lo vedi perché tutti ti dicono che bisognerebbe farla in pietra, bellina, un collegamento con un itinerario

dal Castello […]. Cioè, la strada che abbiamo fatto noi per venire qua, non è adatta a un itinerario storico.

Ci sono tante case piene di blocchetti, piene di cose brutte, a parte queste […]» (NDP).

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Foto 19 – Particolare di via Brundu

Foto 20 - Particolare di via Brundu

Altri ritengono che occorra costruire una continuità tra la via Sivilleri e l’area del Convento,

intervenendo sia sull’arredo urbano che sulla pavimentazione, continuando a garantire la sua

percorribilità ai veicoli:

«Hai visto via Sivilleri? […]. Le strade dovrebbero avere una continuità, perché io non ti dico che deve

essere acciottolato, che non è pratico. Questo [la pavimentazione della via Brundu] è molto più pratico del

acciottolato, ed è bello per esempio. Non lo so se si può fare, però si potrebbe fare un lastricato in pietra

invece che un lastricato in marmo, per dire» (NDP).

«Però bisogna considerare che lì c’è un flusso veicolare molto molto intenso. Già qua il flusso è molto

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minore. Bisogna stare attenti ai costi (…). Sono tutte cose che bisogna valutare, perché effettivamente via

Sivilleri non sembra, ma è una delle vie più trafficate del paese» (NDP).

«Sì però le soluzioni si trovano: le hanno trovate a Firenze e non le troviamo a Villasor? » (NDP).

Foto 21 - Accesso via Nuova sulla via Brundu

Foto 22 - Casa Campidanese sulla via Brundu

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Entriamo nel cortile di una casa campidanese privata all’ingresso della via Brundu, recentemente

restaurata. Come ci racconta la padrona di casa, il restauro non è stato completato perché ha dei

costi importanti:

«Questa è una casa che è stata recuperata (…), ha rispettato molto i canoni» (NDP).

«Questa è la casa del nonno. [La casa poi è passata al] figlio di questo signore anziano, che poi l’ha data

ad un figlio giovane. È un ragazzo che ci tiene un po’ all’antichità e l’ha sistemata» (NDP).

«Ci vivevano anche i genitori di mio marito (…). Solo che purtroppo ci vogliono troppi soldi per

camminare […]. Noi abbiamo ristrutturato tutta la casa, tranne quella zona» (NDP).

L’abbellimento della via Brundu ha stimolato altri privati ad acquistare e ristrutturare edifici

che si collocano nella via (Foto 23). Tuttavia, al momento questa è poco frequentata dai

sorresi, anche per la scarsa presenza di attività commerciali:

«Questo è una nostra associata che per farsi il negozietto nuovo si è comprata questa casa vecchissima,

era distrutta, e si è fatta la bottega dei fiori lì, quindi il centro storico si può ripopolare se qualcuno ci

vuole venire. Ed è molto carina fatta così. […] Ci ha investito, ma investire si può investire quando lo

compri in un posto del genere. Perché non fare un ristorantino qui? Immaginati nel centro storico che vai

a sederti in una casa campidanese, sarebbe molto carino» (NDP).

«Chiaro che quando tu hai una strada del genere, tu vai a fare una ristrutturazione, ti viene voglia di fare

delle cosette in più per avere la tua casa un po’ più […]» (NDP).

«Questo è uno dei negozietti che rimane da tempi [lontani]» (NDP) (Foto 24)

Foto 23 – Un negozio nella via Brundu

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Foto 24 - Altro negozio nella via Brundu

La valorizzazione della via Brundu, non ha però impedito comportamenti poco virtuosi da parte di

singoli privati proprietari di immobili. La radicata ostilità verso tipologie architettoniche e materiali

considerati obsoleti, come il mattone di ladiri, l’onerosità del recupero e del restauro, ha portato

alcuni a compromettere edifici storici in buon stato di conservazione:

«Questo era uno degli edifici meglio conservati. In pratica l’hanno buttata giù, anche tenendo l’acqua

aperta, e hanno fatto crollare il vecchio edificio. Con prepotenza diciamo» (NDP).

«Stava tentando di demolirla innaffiando la casa ogni giorno, ed è stato costretto, obbligato a rifarla. […]

Ma l’avevano denunciato. Questa e anche l’altra sull’angolo. È stato denunciato, e rimesso in carreggiata.

[…]. Comunque partivano le segnalazioni, e le denunce» (NDP).

Il primo edificio comunale che visitiamo nella via Brundu è il Convento. Questo è affianco alla

chiesa di Sant’Antioco (Foto 25), che attualmente viene utilizzato per ospitare la biblioteca-

mediateca, ma che storicamente ha ospitato il comune, e successivamente la scuola elementare.

Inizialmente attraversiamo il chiostro (Foto 26 e 27):

«Qui c’erano le scuole. Questo è un vecchio serbatoio, una vecchia cisterna, rivestita in coccio pesto. E

poi ce n’era una più piccola, e un’altra lì che fungevano da decantatori, prima di andare […]. Siccome qui

all’interno io avevo fatto lavori nel ‘82, avevo fatto dei plinti perché questo corpo qui aveva il solaio in

legno, e ballava, era pericolante. Fatta la verifica statica, siccome c’erano i bambini della scuola materna

allora, facemmo un telaio in cemento armato, mantenendo intatte le murature, i mattoni di fango. Perché

questo è del ‘800, dopo l’acquisizione da parte del comune. Il Convento aveva una u ad angolo […], che

finiva verso l’orto. E qui c’era il portico, quello l’ha costruito fine ‘800, inizio ‘900 ed è in mattoni di

fango. Nel fare gli scavi di fondazione, dei plinti, mi hanno avvertito gli operai che c’era un problema. Il

problema erano tombe alla cappuccina con gli embrichi, di periodo romano, e c’erano delle ossa. […] da

allora ho capito che questo era un luogo sacro anche in epoca romana, quindi la sacralità dei luoghi qui è

andata perpetuandosi. Questa chiesa, quando sono venuti i cappuccini per costruire il convento, esisteva,

con il tetto in parte crollato. La chiesa è stata riadattata. Questa era sicuramente la parrocchiale di Nispidi,

struttura medioevale, alto-medioevale» (NDP).

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Foto 25 - Chiesa di Sant’Antioco e convento

Foto 26 - Chiostro del convento

Successivamente visitiamo alcuni dei locali del primo piano che ospitavano storicamente il

refettorio dell’asilo, e più recentemente la mediateca, e attualmente una piccola sala convegni. (Foto

28). Un’ala del piano terra del Convento non è attualmente utilizzata:

«D: Chi è che ha fatto l’asilo qua?

R.: Un anno ho fatto, neanche un anno, perché prima ero in via Renzo Cocco dalle suore. R2: Io ho fatto

un anno“.

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R: Mangiavamo anche, c’era anche il refettorio, che era qua sotto» (NDP).

«Qui era adibito a mediateca, e poi l’hanno trasferita su. Qui si facevano dei piccoli convegni» (NDP).

«Qualche particolare originario è rimasto, le volte» (NDP).

Foto 27 - Chiostro del convento, particolare

Foto 28 - Sala 1° Piano Convento

Subito dietro il convento si erge un alto deposito dell’acqua, costruito negli anni ‘50. Questo crea un

contrasto rilevante con l’area del convento, e produce opinioni divergenti sull’opportunità di

demolirlo o meno. Proprio per questi motivi durante un periodo di residenza d’artista promosso

dalla proloco, è stato realizzato un intervento artistico, una scritta che cinge la sommità del

serbatoio (Foto 29 e 30):

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Foto 29 - Chiesa di Sant’Antioco e Serbatoio

Foto 30 - Vista serbatoio all’interno del chiostro del convento

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«Quello è un vecchio serbatoio d’acqua, è stato fatto negli anni 50, o nel ‘48» (NDP).

«Però, è vero che è un pugno nell’occhio questo, cioè è oggettivo» (NDP).

«[Quella scritta], è un progetto che è stata fatto nel 2010 da un’artista di Cagliari, che siccome questo è il

posto in cui giocavano da bambine alcune signore di Villasor, ha scritto ludoteca» (NDP).

«Diciamo che l’oggetto in se non ispira molto» (NDP).

«Ecco nessuno ha notato invece il serbatoio, che andrebbe bombardato» (NDP).

«P1: E questo è sempre il serbatoio che dobbiamo buttare giù. P2: Eh ma costa molto anche buttarlo giù»

(NDP).

Dopo aver visitato il convento, entriamo nella chiesa di Sant’Antioco, anch’essa di proprietà del

comune, e che ospita diverse opere di pregio (Foto 31 e 32):

«La chiesa è di proprietà del comune, è bene patrimoniale del comune. Il sindaco può o non può far

celebrare» (NDP).

«Per 15 anni e più è stata chiusa» (NDP).

Foto 31 - Interno chiesa di Sant’Antioco

Conclusa la visita alla chiesa cerchiamo di entrare, senza riuscirci, in una delle case padronali del

comune, la casa Medda con ingresso nella via Brundu (Foto 32 e 33). Questa confina con un’altra

casa padronale, sempre dei Medda, attualmente proprietà di privati. Il cortile interno della casa

Medda è unito al cortile di un’altra casa padronale di proprietà del comune, la casa Podda, con

ingresso nella via Cappuccini. Le due case sono attualmente inutilizzate e vengono sporadicamente

aperte per eventi e manifestazioni cittadine, ad esempio Monumenti aperti:

«Questa è la famosa casa Medda, tutte e due Medda, di due fratelli» (NDP).

«Casa Medda e casa Podda. Casa Podda da sulla via Cappuccini, casa Medda sulla via Brundu. Adesso è

diventato unica, con i fabbricati separati» (NDP).

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Foto 32 - Casa Medda

Foto 33 - Dettaglio portale Casa Medda

Alla fine della via Brundu a lato di via Cappuccini si colloca un’altra piccola piazza realizzata dal

comune dopo aver demolito un’abitazione pericolante. La piazza attualmente è utilizzata

principalmente come parcheggio (Foto 34)

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«Questa è un’altra area dove c’era un fabbricato che è stato demolito perché pericolante, e il comune l’ha

acquisito questo immobile. E abbiamo realizzato [questa piazzetta] » (NDP).

«Questa piazzettina è da completare. Adesso è usata come parcheggio, ma si potrebbe anche trasformare,

perché si potrebbe fare […]. Adesso su quella zona lì, io avevo già chiesto all’ufficio tecnico se era

possibile creare un’area, infatti l’hanno predisposto anche, per fare due bagni pubblici per quando si

fanno le manifestazioni, separato dal salottino, da quello che io chiamo salottino» (NDP).

«Ma questo è lasciato a parcheggio, anche se evitiamo un po’ tutti di parcheggiare le macchine, si

parcheggia quando ci sono le manifestazioni, se no ci mettiamo le transenne e la utilizziamo quale area»

(NDP).

Foto 34 - Piazzetta fine via Brundu, lato via Cappuccini

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Foto 35 - Casa Padronale, angolo via Cappuccini e via Sant’Antioco

Foto 36- Casa Padronale angolo via Cappuccini e via Sant’Antioco vista da altra prospettiva

Ad angolo tra la via Cappuccini e la via Sant’Antioco si colloca una grande casa padronale,

attualmente disabitata, che è stata recentemente acquistata da un cagliaritano per realizzare una

struttura ricettiva. La casa confina con il convento dei Cappuccini (Foto 35, 36 e 37):

«Qui c’è un’area enorme lo stesso, più tutta la costruzione che gira verso via Sant’Antioco, e confina

direttamente con il Convento dei Cappuccini, la parte posteriore. Questo è un altro spazio che secondo me

andrebbe acquisito» (NDP).

«C’era un gruppo questi giorni, sarà una quindicina di giorni, fotografando tutto. Dentro c’era una specie

di riunione con la (…). L’hanno venduta, era uno che veniva da Cagliari per fare un B&B. Comunque

c’erano dei fotografi» (NDP).

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Foto 37 - Dettaglio muro in ladiri, casa padronale angolo via Cappuccini e via Sant’Antioco

Sempre nella via Sant’Antioco ci soffermiamo su un portale che mostra ancora i vecchi chiodi

in ferro battuto (Foto 38 e 39):

«Questo portone ha ancora i chiodi originari, ha i chiodi fatti a mano. Questi valgono anche soldi se li

porti al mercatino. Questo è il meccanismo della chiusura. È tutto ferro battuto» (NDP).

Foto 38 - Portale via Sant’Antioco

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Foto 39 - Dettaglio chiodi in ferro battuto portale in via Sant’Antioco

Foto 40 - Ingresso casa Matta via Cimitero

Sempre nella via Sant’Antioco si trova uno degli ingressi della casa Matta. Questa casa padronale è

stata acquistata dal comune con fondi POR. Tuttavia, il comune non è riuscito a restaurarla e

renderla agibile, e oggi è di fatto utilizzata solo una parte come magazzino. La casa confina da un

lato con la via Sant’Antioco, la via Cimitero e ha un ingresso anche nella via Umbria (Foto 40):

«Lì c’è la casa Matta, che confina con quel terreno dove si vedono gli alberi dall’altra parte. Questa è

l’uscita di Casa Matta, di proprietà sempre del comune. Però non riescono a metterci mano perché ci

vogliono troppi soldi. La casa è inagibile. […] È stato acquistato con i fondi POR» (NDP).

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«Vedi il confine, su questo muro di cinta, lì c’è Casa Matta, dove vedi quell’albero, e ridà su via Cimitero,

e confina su via Umbria. Lì è un pezzo di terreno enorme dove c’è questo capannone di una grandezza

simile a questa casa. È utilizzato a magazzino così, è un peccato» (NDP).

A questo punto torniamo alla via Brundu percorrendo la via Cimitero, e imbocchiamo la via Nuova.

In questa è stato recentemente posato l’acciottolato, che se da un lato viene apprezzato da un punto

di vista estetico, dall’altro è considerato pericoloso e poco funzionale (Foto 41)

«Ecco l’acciottolato che hanno fatto qui è pericoloso. Sì sono belle, però è chiaro che la strada Sivilleri

non può essere fatta così» (NDP).

Foto 41 - Ingresso via Nuova da via Brundu

Dopo la via Nuova, imbocchiamo la via Argiolas e poi la via Roma. Nella via Roma ci soffermiamo

su una delle case padronali meglio restaurate del paese, la casa Brundu (Foto 42).

«Questa è la famosa casa Brundu. Se vedi il cortile di questa (…). Questa è bellissima,

perché i proprietari l’hanno ristrutturata. Loro ce l’hanno, c’è un signore che abita qua

di fronte, che apre e innaffia tutto. Loro vengono, gente importante lì di Cagliari. L’ha

fatta il maggiore Brundu, che era un personaggio importante di Villasor, esistono ancora

le figlie di questo maggiore Brundu. Questo maggiore Brundu era uno nell’esercito,

maggiore veramente, ma anche proprietario di tanti terreni, una cosa incredibile, c’era

tanta gente che lavorava nei suoi oliveti, nei suoi orti» (NDP).

Sempre nella via Roma si trova un altro edificio del comune, che storicamente è stato sede della

scuola media, e che attualmente ospita diverse associazioni cittadine (Foto 43). Arrivati nella via

Cagliari vediamo la Parrocchiale dall’esterno (Foto 44), e ritorniamo al Castello Siviller.

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Foto 42 - Casa Brundu, via Roma

Foto 43 - Ex scuole medie, via Roma

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Foto 44 - Parrocchiale S. Biagio

Uno degli aspetti che colpisce maggiormente è che nel centro antico di Villasor vi sia la copresenza

di stili architettonici molto diversi, e come il vecchio edificato si amalgami con quello nuovo(Foto

45). Secondo alcuni questo elemento potrebbe costituire un valore:

«Avete notato come s’intercala il nuovo e il vecchio, il vecchio e il nuovo» (NDP).

«Questo è interessante l’ibridazione tra il vecchio e il nuovo» (NDP).

«È una cosa che non centra niente, non dico che è brutta. Però, questa cosa potrebbe essere valorizzata,

tutta questa ibridazione di case strane che si sono fatte negli anni, perché si può vedere anche come

cambiano i gusti, come cambiano [...] Alla fine non è un elemento [negativo] il fatto che il centro storico

si sia modificato, con le varie stratificazioni negli anni. Rispetto a centri che sono rimasti tutti uguali,

senza niente, c’è una certa vivacità» (NDP).

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Foto 45 - Compresenza differenti stili architettonici, via Sant'Antioco