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IL CASTello PARROCCHIA DI CARPENEDOLO IL CASTello luglio 2011 - “Lodate il Signore, perché è buono, eterna è la sua misericordia”. - “Anima mia, benedici il Signore e non dimenticare tutti i suoi benefici”. Come non ricordare il “Magnificat” della Madonna, in- no di ringraziamento per eccellenza? Uno dei quattro fini della S. Messa è appunto il rin- graziamento, anzi la Messa è detta “eucaristia”, cioè “ringraziamento”, perché in essa Gesù compie a no- me nostro questo sacro dovere di ringraziare il Padre. Di che cosa ringraziare Dio? Di tutto. “Che cosa mai possiedi tu che non abbia ricevuto?” (1 Cor. 4,7). Ogni minuto è una grazia di Dio.Dobbiamo ringraziare anche delle croci e delle sofferenze. Perché “tutto è grazia”. Anche la croce, anche il martirio, quando so- no disposti per noi da un Padre buono come Dio, sono doni. Quando ringraziare? Ci risponde la liturgia: “È ve- ramente cosa buona e giusta... rendere grazie sem- pre e dovunque a Te, Signore...”. “Bisogna pregare sempre”, dice Gesù. “Pregate incessantemente, in ogni cosa rendete grazie”, ripete San Paolo (1 Tess. 5,18). (Segue a pagina 2) VANGELO: “Non si è trovato chi tornasse a rendere gloria a Dio all’infuori di questo straniero?” (Lc. 17,11-19) Il Vangelo di Luca è il “vangelo della gioia e della bontà di Dio in Gesù”, che deve essere manifestato tra gli uomini con la stessa “gioia” dell’evangelista. Nel Vangelo di Luca il lettore avverte spesso questa gioia, ma è anche constatabile la profonda tristezza, che al- le volte si nota nel “rifiuto” della parola del Maestro, o anche nell’ingratitudine alla sua opera. Da una parte, Gesù gioisce per l’omaggio di gratitu- dine dello straniero-samaritano, odiato dai giudei; dal- l’altra, rimane profondamente rattristato per l’indiffe- renza dei suoi nove connazionali, che non avvertono minimamente il senso della riconoscenza per il gran dono della guarigione. La nostra indifferenza a tanti doni non è inferiore a quella dei nove lebbrosi. La nostra quotidiana ingrati- tudine alla bontà divina è un segno di implicito rigetto di Gesù, il quale potrebbe essere costretto ad abban- donarci a noi stessi. Dio non bada all’etichetta, bada al cuore. La gratitu- dine è questione di cuore. Il cuore ha una importanza immensa nell’uomo. È meglio essere senza testa che senza cuore. Chi ha cuore e non ha testa, non farà male a nessuno. Ma chi ha testa e non ha cuore è ca- pace di tutti i delitti. Non si può dire che Hitler e Stalin fossero senza testa: certamente però erano senza cuore: e noi conosciamo i disastri che hanno causato all’umanità intera. Il valore di un’anima si misura dalla riconoscenza. La riconoscenza è il distintivo della elevatezza dei sentimenti e dei pensieri. Perché ringraziare Dio? Perché tutto è suo dono: da Lui siamo stati creati, da Lui conservati e redenti. Di fronte a questo cumulo di benefici l’ingratitudine sa- rebbe una enormità ributtante. Dice San Bernardo: “L’ingratitudine è nemica del- l’uomo, la rovina dei suoi meriti e delle virtù, la perdita dei benefici. E’ un vento bruciante che inaridisce la fonte della pietà, della misericordia, della grazia”. Invece come è bella la riconoscenza! Si può dire che essa ci è inculcata in ogni pagina della Sacra Scrittura: “In ogni cosa rendete grazie”, scrive San Paolo (1Tess. 5,18). Come non ricordare le meravigliose espressioni con cui i Salmi innalzano a Dio la voce della riconoscenza?: - “Benedirò il Signore in ogni tempo, sempre la sua lo- de sulla mia bocca”. Gratitudine - Riconoscenza L’ulivo della Pieve e la luna la sera della festa.

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IL CASTelloPARROCCHIA DI CARPENEDOLO

IL CASTelloluglio 2011

- “Lodate il Signore, perché è buono, eterna è la suamisericordia”.- “Anima mia, benedici il Signore e non dimenticaretutti i suoi benefici”.Come non ricordare il “Magnificat” della Madonna, in-no di ringraziamento per eccellenza?

Uno dei quattro fini della S. Messa è appunto il rin-graziamento, anzi la Messa è detta “eucaristia”, cioè“ringraziamento”, perché in essa Gesù compie a no-me nostro questo sacro dovere di ringraziare il Padre.

Di che cosa ringraziare Dio? Di tutto. “Che cosamai possiedi tu che non abbia ricevuto?” (1 Cor. 4,7).Ogni minuto è una grazia di Dio.Dobbiamo ringraziareanche delle croci e delle sofferenze. Perché “tutto ègrazia”. Anche la croce, anche il martirio, quando so-no disposti per noi da un Padre buono come Dio, sonodoni.

Quando ringraziare? Ci risponde la liturgia: “È ve-ramente cosa buona e giusta... rendere grazie sem-pre e dovunque a Te, Signore...”. “Bisogna pregaresempre”, dice Gesù. “Pregate incessantemente, inogni cosa rendete grazie”, ripete San Paolo (1 Tess.5,18).

(Segue a pagina 2)

VANGELO: “Non si è trovato chi tornasse a renderegloria a Dio all’infuori di questo straniero?” (Lc. 17,11-19)

Il Vangelo di Luca è il “vangelo della gioia e dellabontà di Dio in Gesù”, che deve essere manifestatotra gli uomini con la stessa “gioia” dell’evangelista. NelVangelo di Luca il lettore avverte spesso questa gioia,ma è anche constatabile la profonda tristezza, che al-le volte si nota nel “rifiuto” della parola del Maestro, oanche nell’ingratitudine alla sua opera.

Da una parte, Gesù gioisce per l’omaggio di gratitu-dine dello straniero-samaritano, odiato dai giudei; dal-l’altra, rimane profondamente rattristato per l’indiffe-renza dei suoi nove connazionali, che non avvertonominimamente il senso della riconoscenza per il grandono della guarigione.

La nostra indifferenza a tanti doni non è inferiore aquella dei nove lebbrosi. La nostra quotidiana ingrati-tudine alla bontà divina è un segno di implicito rigettodi Gesù, il quale potrebbe essere costretto ad abban-donarci a noi stessi.

Dio non bada all’etichetta, bada al cuore. La gratitu-dine è questione di cuore. Il cuore ha una importanzaimmensa nell’uomo. È meglio essere senza testa chesenza cuore. Chi ha cuore e non ha testa, non faràmale a nessuno. Ma chi ha testa e non ha cuore è ca-pace di tutti i delitti. Non si può dire che Hitler e Stalinfossero senza testa: certamente però erano senzacuore: e noi conosciamo i disastri che hanno causatoall’umanità intera.

Il valore di un’anima si misura dalla riconoscenza.La riconoscenza è il distintivo della elevatezza deisentimenti e dei pensieri.

Perché ringraziare Dio? Perché tutto è suo dono: daLui siamo stati creati, da Lui conservati e redenti. Difronte a questo cumulo di benefici l’ingratitudine sa-rebbe una enormità ributtante.

Dice San Bernardo: “L’ingratitudine è nemica del-l’uomo, la rovina dei suoi meriti e delle virtù, la perditadei benefici. E’ un vento bruciante che inaridisce lafonte della pietà, della misericordia, della grazia”.

Invece come è bella la riconoscenza! Si può direche essa ci è inculcata in ogni pagina della SacraScrittura:

“In ogni cosa rendete grazie”, scrive San Paolo(1Tess. 5,18). Come non ricordare le meraviglioseespressioni con cui i Salmi innalzano a Dio la vocedella riconoscenza?:- “Benedirò il Signore in ogni tempo, sempre la sua lo-de sulla mia bocca”.

Gratitudine - Riconoscenza

L’ulivo della Pieve e la luna la sera della festa.

CastelloLUGLIO11 22-07-2011 13:10 Pagina 1

Può apparire paradossale parlare di silenzio a pro-posito di un Pontefice come Giovanni Paolo II, che for-se più di ogni suo predecessore ha profuso – in accor-do con la dichiarazione Lumen gentium del ConcilioVaticano II – le sue energie nell’apostolato e nello sfor-zo di evangelizzazione, e ha incarnato con coraggiosacoerenza l’immagine di una chiesa «pellegrina sullaterra», impegnata in quella che lo stesso Papa defini-sce, in Varcare la soglia della speranza, «la lotta per

l’anima del mondo contemporaneo», assumendo an-che – specie nel campo dell’etica e del diritto alla vita,ma anche della politica internazionale – posizioni fer-me e severe.

Ma si rilegga il testo dell’Udienza generale dell’11 di-cembre 2002 (pubblicato sull’Osservatore romano ilgiorno successivo), che destò allora una vasta, e percerti aspetti banalizzante e deformante, eco mediati-ca. A commento del Cantico di Geremia (14, 17-21),dell’alto lamento che il popolo d’Israele leva «in tempodi fame e di guerra», il Pontefice poneva l’accento suuna tragedia ancora più grande di quella della fame edella spada: la tragedia del silenzio di Dio, «che non sirivela più e sembra essersi rinchiuso nel suo cielo,quasi disgustato dell’agire dell’umanità».Certo il Papanon serrava la porta alla speranza, non negava la pos-sibilità della Grazia; la sua catechesi proseguiva pro-prio nel segno della fiducia, della convinzione che,«dopo ogni prova purificatrice», Dio «ritorni a far “bril-lare il suo volto su di noi”». Ma questa speranza irri-nunciabile e vitale, condizione stessa della fede, dellafiducia che conferisce, come dice Dante sulle orme diTommaso, «sostanza» alle «cose sperate», non sem-pre vale a liberare l’uomo contemporaneo dall’agoniae dal vuoto in cui lo getta il silenzio di Dio – la sua«quiete deserta», come la chiamava un mistico tede-sco – a fronte della sofferenza, dell’iniquità, delle pia-ghe che tramano tanto il cammino dell’umanità, quan-to il percorso esistenziale di ogni uomo.La fede rispon-de allora con quello che è stato chiamato lo «scandalodella speranza» («continuare a sperare», dice un poe-ta, «è la virtù più difficile»), con il paradosso, la «scom-messa» di una possibilità gettata nel futuro, dimoranteal di là dei limiti e della vista dell’uomo. È il «paradossoe scandalo» di cui parla Kierkegaard, o, se si vuole,l’«assurdo», l’«impossibile» – per ciò stesso, oltre ognilogica, «certo» – di Tertulliano.

Il Verbo che si è fatto carne, che si è manifestato, si èfatto vivo e presente in Cristo, e che ha sparso, primadi Lui, i suoi semi, le sue rationes seminales nei solchi

Come ringraziare? Si può ringraziare in tanti modi:con le parole, con un sorriso, e soprattutto con la no-stra vita. E invece, quanta freddezza e ingratitudinenei nostri cuori! Mai una parola di riconoscenza, maiun grazie cordiale per chi si sacrifica per noi...

Si racconta di quella signora, che un giorno fecetrovare ai suoi uomini - marito e figli - la tavola ben pre-parata e infiorata, ma con un pugnetto di fieno su ognipiatto.

“Come? C i da i f i eno ogg i? ” , l e d issero.“Oh, no”, rispose, “vi porto subito il pranzo. Ma lascia-te che vi dica una cosa:da anni vi faccio la cucina, cer-

co di variare i cibi: una volta il risotto, un’altra il brodo;ora l’arrosto, ora l’umido... Mai che diciate: ci piace...Sei stata brava!. Dite, per piacere, una parola: non so-no di sasso! Non si può lavorare senza un riconosci-mento, un incoraggiamento”.

Quanta freddezza e ingratitudine regna anche neinostri cuori! Quante volte nella nostra vita ci toccadavvero lavorare per... la cesa dè Adèr…(…Senza ri-conoscimento e compenso). E allora, per non andareincontro ad amare delusioni, abituiamoci a lavoraresempre e solo.... “per il Re dei re... : Gesù”... Lui non cidelude mai...

il parroco don Franco Tortelli

ILCASTELLO 2

(Segue da pagina 1)

Papa Giovanni Paolo II proclamato beato il 1° Maggio

Il Papa e il silenzio di Dio

CastelloLUGLIO11 22-07-2011 13:10 Pagina 2

ILCASTELLO3

del tempo e della cultura, sembra tacere, non dare al-cun segno di sé di fronte agli orrori della vita e dellastoria. Occorre, si leggeva in Varcare la soglia dellasperanza, «riascoltare la voce di Dio che parla nellastoria dell’uomo. E se questa parola non si ode, puòdarsi che ciò accada perché ad essa non viene apertol’udito interiore», la quasi sovrumana risonanza dell’a-nima del mistico, che sa fare silenzio dentro di sé peraccogliere la voce inaudibile di Dio.Ma nel dolore e nelmale, sul piano dell’esistenza come della storia, del-l’uomo che soffre senza colpa come della civiltà mes-sa tragicamente alla prova nelle sue fondamenta enelle sue prospettive, il silenzio di Dio, la lontananza,l’incommensurabilità del totalmente Altro, continuanoa porsi come un ostacolo duro, ostinato, come una pa-radossale presenza-assenza che rischia di oscurare,al limitato sguardo dell’uomo, la stessa fulgida parou-sía, la stessa ardente presenza del Verbo rivelato e in-carnato – presenza eterna e storica insieme, trascen-dente e immanente ad un tempo, incisa nel solco chedivide l’essere dall’esistenza.

«Vo per la via ch’io non mi scelsi, oscura,Senza scopo; e il mio cor s’inaridisce,Come il germe caduto in rio terreno».

L’oscuro destino di Adelchi, eroe dolente, dalla vo-lontà coartata, è in fondo quello dell’uomo davanti allatragedia del male e dell’assurdo – l’assurdo della sof-ferenza che appare inutile, della colpa inspiegabile,apparentemente irrintracciabile, a cui possono rispon-dere, come con un colpo di dadi, solo l’assurdo dellafede, solo il paradosso e lo scandalo, rischiarati dallaGrazia, dello sguardo e del grido rivolti verso il cielo.

Non è un caso che il Pontefice abbia dedicato tanta

attenzione, nella sua riflessione teologica, a Juan de laCruz, che nella Salita al monte Carmelo canta il divinoparadosso, la mistica antitesi dell’anima che «per arri-vare ad essere tutto» deve «non voler essere nulla innulla», della fede che «è notte oscura per l’anima e inquesto modo le dà luce», e «quanto più la oscura piùluce le dà di sé».

Si è detto dell’alone di ineffabilità che circonda il Divi-no e i suoi disegni. È proprio su questo terreno che lapreghiera incontra il discorso artistico, e la poesia portaa compimento la propria aspirazione – per citare l’aba-te Bremond – a «raggiungere la condizione della pre-ghiera».Basti ricordare qui la Lettera del Papa agli arti-sti, che insiste sulla perpetua e sempre irrisolta tensio-ne a cogliere e ad esprimere l’«ineffabile mistero» at-traverso i mezzi e i metodi, necessariamente finiti e ca-duchi, dell’espressione artistica. Un’espressione chelo stesso Wojtyla, in gioventù, sentì e visse: basti qui ri-cordare i versi giovanili che inneggiavano, con ispira-zione nutrita di fede, alla Parola divina, all’«unione d’i-spirazioni e di significati» suscitata dal pensiero di Dio,che «nella moltitudine delle parole ha portato unità».Decenni dopo, questo Papa poeta tornerà, in Tritticoromano, serie di «meditazioni» in versi ispirata da Mi-chelangelo, ad interrogarsi sul rapporto che sussistetra parola umana e parola divina, discorso e Verbo.

«Il mistero del principio nasce insieme col Verbo,emerge dal Verbo.Verbo – perenne visione e perenne enunciazione».

La radice prima dell’essere, coessenziale e coeter-na al Divino, coincide con il mistero della sua numino-sa e primeva enunciazione. Solo il «linguaggio della“Genesi”», la parola poetica e profetica prossima all’o-rigine, insediata nella casa dell’Essere, potrebbe direappieno ciò che sta oltre la «soglia del Verbo».

«La soglia del Verbo, in cui tutto era in modo invisibile,eterno e divino – dietro questa soglia inizianogli eventi!».

Molti anni, e molti eventi oscuri, segnati dalla con-traddizione e dal sangue, dividono quei versi giovanilidall’udienza del 2002. E forse la voce e l’immagine piùvere, perché più sofferte e più umane del Papa, sonoquelle degli ultimi anni, alterate dall’affanno, offuscatedalla pena e dallo stento. Le parole dei tempi estremi,stentate e tremanti, strappate con dolore ai vincoli del-l’afasia, alla serrata cortina di silenzio che avvolge ilmistero della pena come quello di Dio, appaiono sepossibile altrettanto brucianti e potenti quanto l’esorta-zione del ’78, ferma e tonante, a «non avere timore»,ad «aprire, anzi spalancare le porte a Cristo», a darvoce e spazio alla sua parola, oltre le barriere delle po-sizioni ideologiche e dei sistemi politici. Si può diresenza enfasi che in quella voce rotta e affaticata, inquel viso a tratti scomposto dagli assalti del male, inquello sguardo dolente ai limiti del pianto, ora esaustoora assente, sembrava brillare davvero, cinto dallenebbie del Mistero, avvolto nell’enigma ultimo dellasofferenza, l’occhio di Dio.

Matteo Veronesi

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CastelloLUGLIO11 22-07-2011 13:10 Pagina 3

Giustizia e immigrati,l’omelia di Tettamanzi.

L’arcivescovo nel discorso dellaDomenica delle Palme non ri-sparmia riferimenti all’attualità“Viviamo giorni strani”.“Perchétanti ricchi si rifiutano di acco-gliere chi fugge dalla miseria?”

MILANO - “Perché molti agisco-no con ingiustizia, ma non voglio-no che la giustizia giudichi le loroazioni?”. Se lo chiede l’arcivesco-vo di Milano, Dionigi Tettamanzi,nel corso dell’omelia pronunciatain Duomo in occasione della Do-menica delle Palme. Quelli chestiamo vivendo oggi, secondo l’ar-civescovo sono “giorni strani. I piùdotti potrebbero dirli giorni para-dossali”.

Nella sua omelia l’arcivescovospiega che le motivazioni di ciò“sono moltissime e differenti” e, fa-cendo riferimento all’attualità, haparlato di giustizia, ma anche di

guerra e immigrazione: “Perché cisono uomini che fanno la guerra,ma non vogliono si definiscano co-me ‘guerra’ le loro decisioni, lescelte e le azioni violente? - hadetto il presule - E ancora: perchétanti vivono arricchendosi sullespalle dei Paesi poveri, ma poi sirifiutano di accogliere coloro chefuggono dalla miseria e vengonoda noi chiedendo di condividereun benessere costruito propriosulla loro povertà?”.

Tettamanzi dopo la lettura delVangelo secondo Giovanni, chepresenta un Gesù come re “umilee mite, e insieme come il re chedona tutto se stesso per amore eche, proprio così, annuncia la pa-ce”, ha analizzato “la nostra situa-zione storica”.

L’arcivescovo, interrogandosiancora sulla attualità, ha spiegato:“Come sono, quindi, i giorni cheoggi viviamo? Possiamo risponde-re nel modo più semplice, ma nonper questo meno provocatorio per

c iascuno d ino i , in ter ro-gandoci concoraggio sulc r i te r io cheispira nel vis-suto quotidia-no i nostri pen-sieri, i senti-menti, i gesti.È un cr iter iocaratterizzato da dominio super-bo, subdolo, violento, oppure è uncriterio contraddistinto da atten-zione, disponibilità e servizio aglialtri e al loro bene?” “Siamo allorachiamati a interrogarci sull’unicavera potenza che può realmentearricchire e fare grande la nostravita, intessuta da tanti piccoli gesti- ha aggiunto l’arcivescovo di Mila-no - la vera potenza sta nell’umiltà,nel dono di sé, nello spirito di ser-vizio, nella disponibilità piena a ve-nerare la dignità di ogni nostro fra-tello e sorella in ogni età e condi-zione di vita”.

La pratica delle Quarantore ha ori-gine molto antica, forse dal sec. XIII.Sorse a Zara, ad opera dei Disciplini,per commemorare le 40 ore in cui Ge-sù rimase nella tomba, deponendol’Ostia consacrata in un altare lateralein forma di sepolcro, davanti alla qualei fedeli sostavano in adorazione. NelXV sec. se ne presero cura i terziarifrancescani, della stessa località, e lapratica cominciò a diffondersi in pa-recchi luoghi, prendendo forme diver-se, con esposizioni del Santissimosempre più solenni e partecipate, concoreografia di candele, addobbi e ap-parati. Per consentire una maggioresolennizzazione, con parature dellachiesa più sontuose, non adatte neigiorni di mestizia del Venerdì e SabatoSanto, la devozione fu portata ai primigiorni della Settimana Santa, inizian-do dopo i vespri della festa delle Pal-me, proseguendo ininterrottamente

per 40 ore fino al Martedì Santo matti-na, quando si terminava con la pro-cessione.

A Carpenedolo si hanno notizie sul-le Quarantore nell’Ottocento.La devo-zione si teneva da mezzogiorno dellePalme al Mercoledì Santo. Si chiama-va un predicatore straordinario, solita-mente un frate cappuccino dei con-venti di Montichiari, Casalmoro e Ca-stiglione. Le ore di adorazione, effetti-vamente 40 in taluni anni, in numerominore in altri, erano suddivise per uo-mini e donne e per contrade, che par-tivano dalle chiesette del paese e sirecavano in processione alla parroc-chiale. Secondo varie informazioni, sipuò ricostruire il seguente ordine.

- Domenica delle Palme:6 ore, dalle12 (esposizione dopo la messa canta-ta) alle 6 di sera, concorso di tutto ilpopolo e predica.

- Lunedì: 14 ore. Giorno degli uomi-

ni. Dalle ore 4 del mattino alle ore 9,concorso di popolo. Ore 9: Borgo So-pra (partenza dalla chiesa di S. Giu-seppe). Ore 10: Borgo Laffranchi e S.Pietro (dalla chiesa di S. Ignazio, orascomparsa, posta all’inizio dell’attualevia Cesare Abba). Ore 11 : Borgo diSotto sino al Chiesolo, detto Zaniboni(attuale S. Rocchino) (partenza dallachiesa di S. Maria Maddalena). Ore12: dal Chiesolo di S. Rocchino allaPiazza. Ore 1: Borgo Chiesa e BorgoLungo (via Asolana) (partenza dalCastello). Ore 2: Borgo di S. Antonio(dal Castello). Ore 3: scolari dellescuole (dalla chiesa di S. Rocco). Ore4: confraternita della Dottrina Cristia-na (verso la fine dell’Ottocento partivadal convento delle suore). Ore 5: con-corso di popolo e predica.

- Martedì: 14 ore. Giorno delle don-ne, diviso in contrade, come il lunedì.

- Mercoledì: 6 ore. Dalle 4 alle 10

ILCASTELLO 4

Documenti per riflettere

“Ingiusti non vogliono essere giudicati”

Le Quarantore e il Corpus Dominidi Mario Trebeschi

CastelloLUGLIO11 22-07-2011 13:10 Pagina 4

mattina, concorso di popolo.Al-le 9 antimeridiane, predica e re-posizione del Santissimo.

Tra il Settecento e l’Ottocentosi esponeva il Santissimo an-che ai venerdì di marzo e, du-rante la novena del Natale.

Le Quarantore rimasero persecoli durante la SettimanaSanta, e in vari luoghi si tengo-no tuttora in questa data, per-ché avevano avuto origine in re-lazione alla deposizione di Ge-sù nel Sepolcro. Dimenticate leorigini, oggi vengono collocatepreferibilmente, anche su indi-cazione dell’autorità ecclesiastica, vi-cino alla festa del Corpus Domini, sot-tolineandone la relazione con l’Euca-ristia.

Ma la festa del Corpus Domini ebbeuna sua propria origine, identità e col-locazione (iniziata a Liegi nel XIII sec.,posta al giovedì dopo la S. Trinità) di-sgiunta dalle Quarantore, caratteriz-zata, più che dall’aspetto privato del-l’adorazione di Cristo sofferente, co-me le Quarantore, dal culto pubblicodell’eucaristia, espresso in solennipreghiere e processioni.

Anche a Carpenedolo il Corpus Do-mini era celebrato con grande solen-nità. Ancora secondo documenti del-l’Ottocento, ai lati delle strade dovepassava il Santissimo, venivano pian-tati degli alti pali (detti “paloni”) persorreggere archi di fiori e addobbi.

Nel 1858, dopo la festa del CorpusDomini, i paloni furono usati dai solda-ti austriaci, accampati per manovre aCarpenedolo, per erigere i portici del-la cavalleria. Complessivamente era-no 106 pezzi. La fabbriceria li conces-se, dietro impegno del comune a resti-tuire il materiale intatto; di fatto poi ipali furono quasi tutti accorciati, taglia-ti in pezzi e sferrati, per cui si dovetteprocurarne di nuovi per l’anno succes-sivo. Ma in quell’anno 1859, i Carpe-nedolesi avevano tutt’altro da pensa-re, perché nella festa del Corpus Do-mini, 23 giugno, erano accampati inpaese, specie nella zona dei Livelli,migliaia di soldati francesi, che, il gior-no dopo, mossero verso Solferino, do-ve avvenne la grande battaglia. (Unacuriosità: in quel famoso 1859 la Pa-squa ricorse il 24 aprile, come que-st’anno 2011, perciò anche la festadel Corpus Domini fu nello stessogiorno 23 giugno, giovedì; oggi spo-stata in domenica).

Il percorso della processione del

Corpus Domini era uguale tutti gli an-ni, perché le parature delle strade era-no previste sempre le stesse, i buchi dialloggiamento in terra dei paloni era-no sempre pronti, in punti fissi dellastrada.

Ta il 1881 e il 1915 il percorso sisnodava dalla chiesa parrocchiale al-la via Garibaldi, piegava a metà viaGaribaldi al vicolo Ponte sulla stradadi Asola verso la parrocchiale, pas-sando per il Piazzetto (davanti alla at-tuale pasticceria) e strada Castello(parallela alla Fossa Magna). A metàdi via Garibaldi, dove la processionesvoltava, era posto un altare, fatto pre-parare dal comune. Nel 1908 la pro-cessione passava sotto 31 archi so-stenuti dai rispettivi paloni. In piazzet-ta Chiesa c’erano quattro archi, uno alcampanile. Il decimo era a mezzapiazza. L’altare di via Garibaldi era al-l’arco 18.

Il percorso della processione era di-viso in “tronchi”, assegnati per con-suetudine a determinate famiglie di-rimpettaie della strada, per prepararegli ornamenti.

Alla processione partecipava inmassa la popolazione ed anche i ra-gazzi, che creavano spesso disordini,non essendo guidati e sorvegliati. Il16 giugno 1821 “l’incaricato politico”di Carpenedolo scrisse al parroco,consigliando di porre rimedio al di-sturbo dei ragazzi, assegnando loroun posto nel corteo, con rispettivi sor-veglianti della confraternita del S. Sa-cramento: “Affinché la solenne pro-cessione detta del Corpus Domini,turbata non venga come pel passatodalla turba bisbigliosa dei piccioli ra-gazzi che vagano qui, e là per le file,ora fra quelli che portano le torcie vici-ni al baldacchino, ora fra i filarmonici,e talvolta si portano sotto lo stessobaldacchino, e molti infine s’ingolfano

nella piena del popolo, dalquale vengono poi urtati, tal-volta molestati e non di radobattuti. Per dirimere siffattiabusi rendesi indispensabilefissare un posto nella dettaprocessione anche a questiragazzini, collocandoli avantila Compagnia del Santo Sa-cramento provveduti di uncrocefisso, disposti in fila, ecosì porransi sotto figura diangioletti, osservandole chesarebbe di mestieri esser di-retti da due fratelli del SantoSacramento per mantenere

fra essi il silenzio, ed il buon ordine.Un siffatto sistema servirebbe pur an-co ad inspirare agli adulti commoventisentimenti di vera religione. Egli èperò che la si prega, signor parroco, adare gli opportuni ordini nel proposito,facendo avvertito il pubblico alla mes-sa parrocchiale, ed alla dottrina cri-stiana, assicurandola che dal cantomio non mancherò d’assecondare ledi lei intenzioni, ordinando alle mieguardie di sorvegliare i ragazzi deviatifacendoli entrare elle file loro destina-te”.

Il mittente della lettera aggiungevache queste disposizioni potevano va-lere anche per la processione del Ve-nerdì Santo.

Quanto all’orario della processione,nel 1897 essa fece seguito alla mes-sa cantata alle 8,30. Nel pomeriggio,alle ore 15, vi fu l’esposizione del San-tissimo, con vespri solenni e benedi-zione.

Si solennizzava il Corpus Dominianche con manifestazioni esterneprofane.Nel 1833 si spararono morta-retti in segno di giubilo.

La processione veniva accompa-gnata dalla banda musicale, ma siaveva riguardo che la partecipazioneavvenisse secondo le regole canoni-che. Nel 1897 i vescovi lombardi proi-birono ai sacerdoti di invitare bandemusicali alla processione, che aves-sero preso parte a dimostrazioni poli-tiche.

A Carpenedolo si sostituì, perciò,un concertino di ragazzi per l’accom-pagnamento del canto dei coetanei: ipiccoli sonatori dovevano parteciparesenza alcuna divisa, come privati, eda capo scoperto. Il parroco don Anto-nio Trotti annotava, il 17 giugno 1897,che il paese aveva accolto bene que-sta novità ed era stato più contentoche della banda musicale degli adulti.

ILCASTELLO5

CastelloLUGLIO11 22-07-2011 13:10 Pagina 5

ILCASTELLO 6

Bevi l’acqua della tua cisterna e l’acqua corrente deltuo pozzo. 16 Dovrebbero le tue fonti spargersi al difuori, come ruscelli d’acqua per le strade? 17 Siano perte solo e non per gli estranei insieme a te. 18 Sia bene-detta la tua fonte e rallegrati con la sposa della tua gio-ventù. 19 Cerva amabile e gazzella graziosa, le suemammelle ti soddisfino in ogni tempo, e sii continua-mente rapito nel suo amore. Proverbi 5E qualunque cosa facciate, in parola o in opera, fateogni cosa nel nome del Signore Gesù, rendendo gra-zie a Dio Padre per mezzo di lui. 18 Mogli, siate sotto-messe ai mariti, come si conviene nel Signore. 19 Mari-ti, amate le mogli e non v’inasprite contro di loro.

Colossesi 3Mogli, siate sottomesse ai vostri mariti come al Signo-re. 23 Poiché il marito è capo della moglie, come ancheCristo è capo della chiesa, ed egli stesso è Salvatoredel corpo. 24 Parimenti come la chiesa è sottomessa aCristo, così le mogli devono essere sottomesse ai loromariti in ogni cosa. 25 Mariti, amate le vostre mogli, co-me anche Cristo ha amato la chiesa e ha dato se stes-so per lei, 26 per santificarla, avendola purificata col la-vacro dell’acqua per mezzo della parola, 27 per farcomparire la chiesa davanti a sé gloriosa, senza mac-chia o ruga o alcunché di simile, ma perché sia santaed irreprensibile. 28 Così i mariti devono amare le loromogli, come i loro propri corpi. Chi ama la propria mo-glie ama se stesso. 29 Nessuno infatti ebbe mai in odiola sua carne, ma la nutre e la cura teneramente, comeanche il Signore fa con la chiesa. 33 Ma ciascuno di voicosì ami la propria moglie come ama se stesso; e si-milmente la moglie rispetti il marito.

Efesini 5Siate miei imitatori, come anch’io lo sono di Cristo.2 Or vi lodo, fratelli, perché vi ricordate di tutte le coseche provengono da me, e perché ritenete gli ordina-menti, come ve li ho trasmessi. 3 Voglio però che sap-piate che il capo di ogni uomo è Cristo, il capo della

donna è l’uomo e il capo di Cristo è Dio. 4 Ogni uomo,che prega o profetizza col capo coperto, fa vergognaal suo capo. 5 Ma ogni donna, che prega o profetizzacol capo scoperto, fa vergogna al suo capo perché èla stessa cosa che se fosse rasa. 6 Ora se la donnanon si copre, si faccia pure tagliare i capelli; ma se èuna cosa vergognosa per la donna farsi tagliare i ca-pelli o rasare, si copra il capo. 7 L’uomo invece non de-ve coprirsi il capo, perché è l’immagine e la gloria diDio; ma la donna è la gloria dell’uomo. 8 Perché l’uomonon è dalla donna, ma la donna dall’uomo. 9 Ancheperché l’uomo non fu creato per la donna, ma la don-na per l’uomo. 1 Corinzi 11Voglio dunque che gli uomini preghino in ogni luogo,alzando le mani pure, senza ira e dispute. 9 Similmen-te le donne si vestano in modo decoroso, con vere-condia e modestia e non di trecce o d’oro, o di perle odi abiti costosi, 10 ma di buone opere, come conviene adonne che fanno professione di pietà. 11 La donna im-pari in silenzio, con ogni sottomissione. 12 Non permet-to alla donna d’insegnare, né di usare autorità sull’uo-mo, ma ordino che stia in silenzio. 13 Infatti è stato for-mato per primo Adamo e poi Eva. 14 E non fu Adamoad essere sedotto ma fu la donna che, essendo statasedotta, cadde in trasgressione. 1 Timoteo 24Non permetto alla donna d’insegnare, né di usare au-torità sull’uomo, ma ordino che stia in silenzio.

1 Timoteo 2Ma tu parla di cose che siano conformi alla sana dot-trina: 2 Gli uomini anziani siano sobri, dignitosi, padro-ni di sé, sani nella fede, nell’amore, nella pazienza.3 Parimenti le donne anziane abbiano un comporta-mento conveniente a persone sante, non siano calun-niatrici, non schiave di molto vino, ma maestre nel be-ne 4 per insegnare alle giovani ad amare i loro mariti,ad amare i loro figli, 5 a essere assennate, caste, dedi-te ai lavori di casa, buone, sottomesse ai propri mariti,affinché la parola di Dio non sia bestemmiata.

Tito 2

IL SESSOIl sesso è un’invenzione di Dio. Ogni cosa creata daLui è buona - purché usata nei limiti da Lui posti!Perciò l’uomo lascerà suo padre e sua madre e siunirà a sua moglie, e saranno una sola carne.

Genesi 2Isacco introdusse Rebecca nella tenda di Sara suamadre e la prese con sé; ella divenne sua moglie edegli l’amò. Così Isacco fu consolato dopo la morte disua madre. Genesi 24Il marito renda alla moglie ciò che le è dovuto.Lo stes-so faccia la moglie verso il marito. 4 La moglie non hapotestà sul proprio corpo, ma il marito. Nello stesso

Che cosa dice la Bibbia sul matrimonio? Ecco alcune considerazioni tratte dalle suepagine. Esse possono darci degli spunti per le nostre decisioni e i nostri comportamenti.

Il matrimonio visto dalla Bibbia

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modo anche il marito non ha potestà sul proprio cor-po, ma la moglie. 5 Non privatevi l’uno dell’altro, se nondi comune accordo per un tempo, per dedicarvi al di-giuno e alla preghiera. Poi di nuovo tornate a stare in-sieme, affinché Satana non vi tenti a causa della vo-stra mancanza di autocontrollo. 1 Corinzi 7

INFEDELTA’, ADULTERIO E DIVORZIOMa io vi dico che chiunque guarda una donna per de-siderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suocuore. Matteo 5

Leggi nella tua Bibbia i tre capitoli. Proverbi 5-7«È stato pure detto: ‹Chiunque ripudia la propria mo-glie, le dia l’atto del divorzio.› 32 Ma io vi dico: ‹Chiun-que manda via la propria moglie, eccetto in caso difornicazione, la fa essere adultera e chiunque sposauna donna ripudiata commette adulterio.›» Matteo 5Essi dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un attodi divorzio e di ripudiare la moglie.» 5 E Gesù, rispon-dendo, disse loro: «Fu a causa della durezza del vo-stro cuore che egli scrisse questa disposizione. 6 Maal principio della creazione, Dio li fece maschio e fem-

mina. 7 Perciò l’uomo lascerà suo padre e sua madre esi unirà a sua moglie, 8 e i due diverranno una stessacarne. Così non sono più due, ma una sola carne.9 L’uomo dunque non separi ciò che Dio ha unito!»

Marco 10Agli sposati invece ordino, non io ma il Signore, che lamoglie non si separi dal marito. 11 E qualora si separas-se, rimanga senza maritarsi, o si riconcili col marito. Eil marito non mandi via la moglie. 12 Ma agli altri dico io,non il Signore: se un fratello ha una moglie non cre-dente, e questa acconsente di abitare con lui, non lamandi via. 13 Anche la donna che ha un marito non cre-dente, se questi acconsente di abitare con lei, non lomandi via. 14 Perché il marito non credente è santificatonella moglie, e la moglie non credente è santificata nelmarito, altrimenti i vostri figli sarebbero immondi, orainvece sono santi. 15 Se il non credente si separa, si se-pari pure. In tal caso il fratello o la sorella non sono piùobbligati. Ma Dio ci ha chiamati alla pace. 16 Infatti chene sai tu, moglie, se salverai il marito? Ovvero che nesai tu, marito, se salverai la moglie?

1 Corinzi 7(Segue sul prossimo numero)

ILCASTELLO7

MOVIDA Lo sballo è diventato normalità:ma le leggi non bastano

Andrea Muccioli, Luigi Cancrini martedì 5 aprile 2011

Sono migliaia i ragazzi che ogni fine settimana si ri-versano nelle strade dei quartieri di Roma in cerca didivertimento e distrazioni. Locali gremiti, discotecheaffollate e balli in pista fino all’alba. I giovani di tutte leetà sgomitano cercando di arrivare al bancone per ac-caparrarsi i drink che li accompagneranno durante laserata. Eppure troppo spesso la cronaca del sabatosera somiglia a un bollettino di guerra: arresti, denun-ce, incidenti causati da alcol e droghe. Come nel re-centissimo caso della quindicenne romana trovata inuna via vicino a Campo de’ Fiori in coma etilico. Uncampanello d’allarme che dovrebbe allarmare giovanie adulti. Ne abbiamo parlato con due esperti: AndreaMuccioli (San Patrignano) e Luigi Cancrini, psichiatrae presidente del Centro Studi di Terapia Familiare eRelazionale.

«Sono sempre di più i giovani che ricorrono allo“sballo” - dice Muccioli a ilsussidiario.net -. Lo fannoin maniera inconsapevole. Non si rendono conto infat-ti dei pericoli che corrono e delle abitudini che stannoassumendo. Lo sballo è ormai normale per loro. Stia-mo parlando di “giovani” sempre più giovani, quasi deibambini e che assumono alcol e droga indistintamen-te. C’è da chiedersi cosa stanno facendo gli educato-ri, la società, i singoli individui». Della stessa opinioneil Prof. Cancrini: «È comune da parte dei giovani unasottovalutazione dei pericoli dell’alcol e delle altre so-stanze. Questo avviene perché sta venendo menol’attenzione all’educazione. Si sta diffondendo tra i

giovani, quasi fino al panico, la convinzione che non cisia un futuro per loro. Sono smarriti, pensano con an-goscia a ciò che sarà. Il merito e la speranza non sem-brano esistere più».

«Siamo fuori dalla strada maestra dell’educazione -prosegue Muccioli -. L’educazione non è una cosanuova, esiste da quando l’uomo riproduce sé stesso ela società di cui fa parte.È necessario trasmettere nona parole, ma con le azioni, i veri valori della società incui viviamo. Solo così i giovani possono sedimentarlinella loro personalità.Se questo non viene fatto i valo-ri, nella migliore delle ipotesi, vengono scimmiottati,

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nella peggiore vengono traditi con comportamenti vi-cini alla trasgressione. Il risultato? I giovani non ci rico-nosceranno più come educatori, si sentiranno traditi escapperanno da questi modelli senza una vera e pro-pria coscienza».

Davanti a questo quadro desolante cosa fare? Leordinanze anti-alcol potranno servire a qualcosa?

«Di fronte a episodi così drammatici - dice Muc-cioli -, la preoccupazione vera non è quella di porreleggi restrittive. Le leggi già esistono, come adesempio il divieto di vendere alcolici ai minori di sedi-ci anni. Bisogna riappropriarsi delle proprie respon-sabilità educative, stare più tempo con i giovani, tra-smettere i giusti esempi, quei valori che poi sono ab-bastanza ovvi, come la lealtà, l’onestà e il prendersicura dei più deboli». Il Prof. Cancrini è totalmented’accordo e commenta lapidario: «Ci sono troppe

leggi e troppa poca attenzione all’educazione». Maquesto problema riguarda soltanto la Capitale? «No,è inutile iniziare una crociata contro Roma, gli stessiproblemi ci sono in tutte le città italiane. È la societàin crisi che crea questi problemi, tant’è che siamo piùpreoccupati che i commercianti non perdano il loroincasso piuttosto che alle reali necessità». Muccioline è convinto e porterà la sua comunità di recuperoal Vinitaly, il Salone Internazionale del vino che siterrà a Verona nei prossimi giorni. Non è un parados-so? «Si può partecipare a una manifestazione diquesto tipo, ma in maniera onesta e consapevole,trasmettendo ai ragazzi la forza di rinunciare allosballo, e una cultura del consumo di alcol sobrio e re-sponsabile. Al Vinitaly parleremo anche di questo,serve molta più prevenzione».

Claudio Perlini

ILCASTELLO 8

1Il primo dovere di un padre ver-so i suoi figli è amare la loro ma-

dre. Un papà può proteggere lamamma dandole il “cambio”, il tempodi riprendersi, di riposare e di ritrova-re un po’ di spazio per sé.

2 Il padre deve soprattutto es-serci. Una presenza che signifi-

ca «voi siete il primo interesse dellamia vita».

3 Un padre è un modello, che lo voglia o no. Og-gi, la figura del padre ha un’enorme importanza

come appoggio e guida del figlio. In primo luogo co-me esempio di comportamenti, come stimolo a sce-gliere determinate condotte in accordo con principidi correttezza e di civiltà. Da breve, come modello dionestà, di lealtà e di benevolenza.

4 Un padre incoraggia e dà forza. Il papà è il cu-stode. Tutti in famiglia si aspettano protezione

dal papà. Un papà protegge anche imponendo delleregole e dei limiti di spazio e di tempo, dicendo ognitanto «no», che è il modo migliore per comunicare:«Io ho cura di te».

5 Un padre incoraggia e dà forza. Il papà dimo-stra il suo amore con la stima, il rispetto, l’ascol-

to, l’accettazione. Ha la vera tenerezza di chi dice:«Qualunque cosa capiti, io sono qui per te!». Di quinasce nei figli quell’atteggiamento vitale che è la fi-ducia in se stessi. Un papà è sempre pronto ad aiu-tare i figli a compesare i punti deboli.

6 Un padre ricorda e racconta.Paternità è essere l’isola acco-

gliente per i “naufraghi della giorna-ta”. È fare di qualche momento parti-colare, la cena per esempio, un pun-to d’incontro per la famiglia, dove sipossa conversare in un clima sereno.

7Un papà è il miglior passaportoper il mondo “di fuori”. Il punto

sul quale influisce fortemente il padre è la capacitàdi dominio della realtà, l’attitudine ad affrontare e acontrollare il mondo in cui si vive. Il papà è la perso-na che fornisce ai figli la mappa della vita.

8 Un padre perdona. Il perdono del papà è la qua-lità più grande, più attesa, più sentita da un figlio.

9 Un padre è sempre il padre. Anche se vivelontano. Ogni figlio ha il diritto di avere il “suo”

papà. Essere trascurati, dimenticati o abbandonatidal proprio padre è una ferita che non si rimarginamai.

10 Un padre è immagine di Dio. Essere padreè una grande vocazione, non solo una scelta

personale.Tutte le ricerche psicologiche dicono chei bambini si fanno l’immagine di Dio sul modello delloro papà. La preghiera che Gesù ci ha insegnato è ilPadre Nostro. Una mamma che prega con i propri fi-gli è una cosa bella, ma quasi normale. Un papà cheprega con i propri figli, lascerà in loro un’impronta in-delebile.

Un decalogo per il papàLa miglior combinazione di genitori consiste in un padre che sia dolce sotto l’apparente

fermezza e in una madre che sia ferma sotto l’apparente dolcezza

Un papà fornisce ai figli la mappa della vita!

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ILCASTELLO9

“Il tempo segna chi non sogna”...La “Compagnia del Sacro Cuo-

re”, dopo il successo della rappre-sentazione di “Biancaneve e i settenani” proposta nel 2010, è tornata acalcare le scene del palcoscenicocon una strepitosa rappresentazio-ne di “Cenerentola”.

Ebbene si! Una splendida avven-tura che ha visto sotto i riflettori igenitori della scuola materna M. Im-macolata, per ben quattro volte inuna settimana!!!!!

Mar tedì 10 maggio i l grandeesordio davanti ai bambini dellascuola, le maestre e le suore: 300occhi attenti, osservatori meravi-gliati, hanno riempito di gioia i cuoridi questi genitori che anche que-st’anno hanno voluto sognare e fa-re sognare i loro bambini!!!!

Venerdì 13 maggio, invece il grande debutto serale,e poi il bis sabato 14 e per finire a grande richiesta iltris domenica 15!!!!! Un pubblico straordinario ha sa-puto apprezzare l'impegno di questi fantastici genito-ri, alcuni veterani, alcuni nuove leve del gruppo, chenonostante non siano attori di professione, ce l’hannomessa tutta per trascinare la comunità nella magia diun sogno!

Già... sognare ... come dice lo slogan che abbiamopotuto leggere sulle magliette degli attori e sui bigliettid’ingresso?

“IL TEMPO SEGNA CHI NON SOGNA”

Il messaggio principale era infatti improntato sul-l’importanza di saper sognare, sulla speranza, chenon deve mai mancare a qualsiasi età... come canta-va Cenerentola “I sogni son desideri”.

Cenerentola non avrebbe mai immaginato di coro-

nare il suo sogno, di poter partecipare al ballo e anda-re in sposa al principe... eppure con la sua dolcezza ela sua bellezza, non solo esteriore, è stata premiata!!!

L’amore premia sempre e dobbiamo crederci! Cre-diamo nelle nostre possibilità e potremo fare grandicose! Tantissimi sorrisi hanno riempito il teatro, la rap-presentazione per alcuni versi in vena comica, hacoinvolto tutti: dal piccolo desideroso di vedere la fia-ba, al nonnetto che negli occhi conserva le fiabe diuna vita! Il pubblico, che ha riempito il teatro per ben 3serate consecutive, è stata la più grande soddisfazio-ne, la risposta all’impegno della compagnia, nata sololo scorso anno, ma che ha già raddoppiato il numerodei componenti!!!

Il ricavato di ben 2.200 euro, ovviamente devoluto inparte alla Parrocchia e in parte alla Scuola Materna,permetterà a Don Franco e a Suor Lucia di poter af-frontare le spese utili e indispensabili alla realtà dellascuola e dell'oratorio.

Gli attori hanno ringraziatopubblicamente Suor Lucia ed ilParroco, per il loro sostegno eper aver appoggiato il loro impe-gno e per aver dimostrato di vo-ler bene alla comunità di Carpe-nedolo!

L’avventura non è finita, laCompagnia del Sacro cuore stagià progettando il prossimospettacolo e nel frattempo conti-nuate a sognare e a conservareil Peter Pan che è in ognuno divoi e se non lo trovate... magariil prossimo anno vi rendereteconto che è molto più vicino avoi di quanto immaginiate!!!

La Compagnia del SacroCuore

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ILCASTELLO 10

Una mattina assolata e luminosa,insieme a Suor Lucia e due amici, misono recata a San Felice del Benacopresso l’albergo Sacro Cuore dovesono ospitate le nostre suore anzianee disabili.

Entrando si scorge subito un edifi-cio immerso nel verde e dall’alto sipuò avere il piacere di ammirare imonti circostanti, che fanno da nicchiaad un limpidissimo lago... All’ingressoabbiamo subito respirato un clima dipace, di raccoglimento, mi è sembratoquasi di infrangere un mondo che nonha niente a che vedere con quelloesterno, improntato sulla frenesia,sulla corsa alle cose materiali.

Invece una volta varcata quella so-glia non puoi non frenare, smettere dicorrere, non c’è spazio per l'affanno...devi solo lasciarti trasportare dallaspiritualità e dalla serenità che il luogoti infonde.

Una volta arrivati al piano superioreabbiamo visto tante suore in carrozzi-na, ognuna intenta nella propria atti-vità: girare fogli di carta, sfilare gomi-toli, abbozzare delle lettere su piccoleagende personali... o semplicementesgranare gli occhi per vedere chi eravenuta a trovarla! Tutte vestite di bian-co, e perfettamente curate dal perso-nale gentile e sorridente...

In mezzo a questi “angeli” ho rivistoil “mio angelo” di quand'ero bambina...è volato li in mezzo alla stanza e in unattimo non ho più visto niente e nessu-no... mi sono inginocchiata davanti alei, la mia amatissima Suor Giovanna,in mezzo al suo volto solcato dai segnidel tempo, ho riconosciuto subito isuoi occhi luminosi, gli occhi di chiama Dio e ha vissuto in sposa a Dio.Mi sono rivista bambina, all'oratoriocon lei che mi teneva la mano e mi di-ceva di trattare bene il libro del cate-chismo, perchè un domani mi sarebbeservito per vivere. Il libro non ce l’hopiù, magari è finito in solaio, le pagine

si saranno ingiallite dopo 25 anni!!!!Ma l’insegnamento di Suor Giovan-

na è in un posto dove nessuno potràrovinarlo, è nel mio cuore dove lei congrande dolcezza ha saputo fare spa-zio a Gesù. Non credo mi abbia rico-nosciuta, ma lei mi ha sempre seguita,ha seguito tutto il mio cammino di vitacristiana e personale finchè è rimastaa Carpenedolo e sento che nel suocuore e con le sue preghiere continuaa farlo. Gli angeli esistono davvero,anche in terra senza ali... come SuorGiovanna.

20 Maggio 2011Elena Zaninelli

Un viaggio tra gli “angeli”

Battesimi15. Nodari Luca Benedetto di Stafano e Perini Nadia16. Pisati Jordan Olivier di Carlo e Dorota Dys17. Baratti Alessia di Giovanni e Daminati Daniela18. Desenzani Matteo di Gianni e Russo Simona19. Lazzari Aurora di Matteo e Zaniboni Lidia20. Corsi Luca di Stefano e Menzella Sabina21. Cagliari Dafne di Stefano e Tononi Morena22. Bianco Manuel Sabino di Giovanni e Curcio Antonietta23. Ruggeri Martina di Francesco e Mazzardi Annalisa24. Nodari Livia di Fabio e Bontacchio Romina25. Agunbiade Victor di Emmanuel e Olorunbuni Uowu26. Padella Roberto di Filippo e Ruffoni Roberta27. Treccani Daniele di Livio e Fezzardi Annalisa28. Maffei Arianna di Aldo e Tosoni Simona29. Coffani Marzio di Maurizio e Cherubini Marta30. Fedrigolli Alice di Davide e Mutti Cinzia31. Zanola Camilla di Matteo e Vettorazzo Sara32. Rossi Marco di Diego e Ravera Stefania33. Manuini Arianna di Fabrizio e Leasi Barbara34. Giulietti Sofia di Simone e Bondioli Nadia35. Camurri Alessandro di Pietro e Bignotti Barbara36. Treccani Christian Mario di Valerio e Garosi Lorena37. Corani Fabio di Mauro e Rodella Laura

38. Pesci Manuel di Adriano e Peroni Rossella39. Tamassia Riccardo di Andrea e Bordanza Laura40. Bresciani Alessandro di Roberto e Vilpatti Lia41. Pellegrino Elia di Giovanni e Gianesin Antonella42. Cottali Elisa di Mauro e Meriti Rosaria43. Cottali Diego di Mauro e Meriti Rosaria44. Maifredi Gabriele di Giovan Battista e Cherubini Marisa45. Bondioli Gioele di Ottavio e Zani Antonella46. Monteverdi Elisa di Giacomo e Ballini Annalisa47. Treccani Melissa di Massimo e Tononi Jenny48. Macri Giorgia di Luca e Zanella Manuela49. Ena Mattia di G. Luca e Bordanza Sabrina

Matrimoni1. Zaniboni Giorgio con Turchi Monica2. Lombardi Stefano con Zaniboni Cristina3. Zaniboni Dario con Maccarinelli Luisa4. Botturi John con Bonisoli Pamela5. Ceni Umberto con Bosio Chiara

Defunti23. Pezzaioli Tommaso di anni 8424. Pesci Remigio di anni 57

25. Valotti Luigi di anni 7526. Comini Giuseppe di anni 7727. Barchi Marcella di anni 9828. Schiroli Cleonice di anni 7429. Corsi Stefano di anni 3930. Forma Emilia di anni 8031. Boselli Giuseppe di anni 7532. Pedrazzoli Maria di anni 9933. Ceresa Mafalda di anni 9134. Caffarra Paola Maria di anni 8435. Novelli Maria Elisabetta di anni 8736. Lusenti Zara di anni 8137. Panichi Luciano di anni 6938. Nodari Mario di anni 4939. Beschi Francesco di anni 8140. Zaniboni Eugenio di anni 8541. Arici Marina di anni 4842. Treccani Giuseppe di anni 7843. Chiappani Mario di anni 6444. Visani Regina di anni 7745. Zaniboni Luigi di anni 8246. Tononi Giovanni di anni 7147. Nodari Amos di anni 79

AAAANNNNAAAAGGGGRRRRAAAAFFFFEEEE PPPPAAAARRRRRRRROOOOCCCCCCCCHHHHIIIIAAAALLLLEEEE

I cogniugiBondioliAntonioe Ginanel 65°di nozzeattorniatidai 10 figli.

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ILCASTELLO11

Una vita dedicata alla istruzioneed alla educazione e per 15 annia Carpenedolo.

Suor Luisa Perdonello, al secoloMaria Perdonello, è nata a Bassa-no del Grappa (Vi) il 20 ottobre1927, da papà Luigi e mammaAmalia Bresolin. A Carpenedolodal 1993 al 2008, animatrice delgruppo “Collaboratrici”. In questacasa è anche catechista parroc-chiale ed è suo compito visitare gliammalati e portare loro il confortodell’Eucarestia.

Dal 29 giugno 2008 suor Luisa èa San Felice al Benaco nella Co-munità “Emmaus” perché biso-gnosa di essere aiutata. Più voltedurante l’estate passava quindicigiorni delle sue vacanze ad aiuta-re chi aveva necessità di piccoli bi-sogni, con tanta serenità.

La responsabile della Comunità,suor Piera Anesi, durante il salutodirà queste parole in merito alla

sua presenza: “Grazie, suor Lui-sa, per quanto hai dato alla nostraComunità. La tua disponibilità eraconfermata con la bellissima fraseche spesso ripetevi «Eccomi, so-no pronta». E questa tua adesioneal Signore l’hai ripetuta più voltenel letto del dolore; sempre ugualea te stessa, sempre con il sorrisosulle labbra. Eri come un’Ostia do-

nata al Signore. Mai un lamento,pregavi e offrivi...”

Molte di noi, facendole visita, latrovavano tutta unita a Dio... nel si-lanzio e nella preghiera. E così,come ha offerto la sua vita all’iniziodel suo cammino, in quella bellissi-ma preghiera del 1957, lo Sposol’ha accolta e chiamata a sé nellasera del 27 aprile 2011, al suonodel Regina Coeli.

Al suo funerale tutti e sei i fratelli,fiori bianchi ovunque... tante per-sone da Carpenedolo, sue colla-boratrici nell’apostolato... e tanteconsorelle che l’anno conosciuta eamata.

La sua salma è stata trasportataa Bassano del Grappa, nella tom-ba delle Figlie del Sacro Cuore diGesù... accanto alle suore che leiha conosciuto in vita e ne ha ap-prezzato la santità. Dal cielo pre-gherà ora per tutte noi.

Suor Piera(dalla “Decima Campana”)

Suor Luisa Perdonello

Suor Agnese Boschetto, al se-colo Onorina, nasce in una fami-glia di agricoltori, molto religiosa, il30 aprile 1935.

.....nella sua amata Carpenedolo si-

no al 2010 e per alcuni mesi a Bre-scia.

.....Ma il male è incurabile per cui,

dopo alcuni giorni di aiuto ai suoipolmoni con l’ossigeno, l’oncologopresenta alle Madri responsabili,la necessità di un più forte aiutoper lenire la sua sofferenza e il 30maggio del 2011 viene accompa-gnata a Brescia all’ospedale “Do-mus Salutis”. Trascorre il mese digiugno presentandosi alla futurafesta del suo “Cinquantesimo” diProfessione Perpetua di settem-bre... costruendo con del materia-le apposito, piccole rose... di ognicolore... che dona anche alle suo-

re e alle infermiere che l’assisto-no...

Madri e suore da San Felice e daBrescia, sono spesso a trovarla e

un giorno a una nostra infermieradice: “tornerò a Casa presto con lemie rose...ma profumate solo “d’a-more”...Da alcuni giorni il male erasempre più aggressivo. Il 1° luglio,Festa del Sacro Cuore, Gesù le faun dono perché riceve “Il Sacra-mento dell’Unzione dei malati”. Leiè sempre cosciente e il Signore laprepara al suo incontro che av-verrà, presente sino a tarda seraMd. Deodata Mascheroni e poiuna nostra suora infermiera, lanotte del 9 luglio alle ore una.

La celebrazione funebre avvie-ne lunedì 11 luglio.Presenti parec-chie persone che l’hanno cono-sciuta nei 27 anni di vita, a Carpe-nedolo.

La salma si trova al cimitero diPortese. Suor Agnese ora riposain attesa della risurrezione, accan-to a molte sorelle che l’hanno pre-ceduta in cielo.

Suor Agnese Boschetto

Sono tornate al Padre

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ILCASTELLO 12

Anche quest’anno l’oratorio s.Filippo Neri di Carpe-nedolo può archiviare la sua corrida, competizioneper dilettanti delle elementari e medie inferiori, che haormai raggiunto la diciannovesima edizione. La mani-festazione ha anticipato la chiusura dell’anno catechi-stico nei giorni mercoledi 1 e giovedi 2 Giugno. Dateinsolite per la Corrida dell’Oratorio che non era maicoincisa con la festa della repubblica. Ricorrenza cheha fornito un motivo in più per stare insieme e divertir-si. Più folto il pubblico della prima serata proprio gra-zie al fatto che il giorno dopo non ci sarebbe statascuola per i bambini. Collaudata ormai la formula: al-cuni mesi di prove al sabato pomeriggio presso l’ora-torio: tempo necessario agli artisti in erba per sceglie-re cosa fare, cambiare completamente genere perpoi, magari, tornare alle decisioni della prima ora. An-che quest’anno non sono mancati i colpi di scena conduetti che si sono sciolti a tre giorni dalla gara per di-ventare solisti. Non si pongono limiti all’estro artisticodei partecipanti.

L’idea di fondo è quella di dare a chiunque voglial’opportunità di esibirsi. La “performance” può anchenon essere perfetta, l’importante è dare il meglio di séed essere consapevoli dell’impegno assunto con con-seguente necessità di provare e riprovare.La cosa piùbella è lo spirito di collaborazione che nasce tra i con-correnti. Quest’ultimo appare evidente al momentodella proclamazione dei vincitori: nonostante la delu-sione per la mancata vittoria, non manca mai un ap-plauso e un abbraccio per chi è stato ritenuto miglioredalla giuria.

Le coppe vanno solo ai primi tre classificati ma tuttiricevono lo stesso pacco regalo. Il budget è sempremeno ricco ma la generosità degli sponsor non man-ca mai. Anche quest’anno è stato possibile allietare ipresenti con uno spettacolo di magia. Molto brava laMaga Gaia che ha fatto rimanere tutti a bocca apertacon i suoi numeri di magia. Uno di questi ha introdottoil festeggiamento a sorpresa del compleanno di DonFranco che cade proprio il 2 giugno. Tutti i presenti glihanno cantato “Happy birthday” con grande entusia-smo mentre sullo schermo gigante si alternavano im-magini legate ai momenti più significativi della suaazione pastorale nella nostra comunità.

Grest 2011:L’estate... in un Battibaleno

Ancora corrida dell’oratorio

Il Gruppo del Grest 2011.

Dopo le avventure di preparazionecon il Grest degli animatori (vedi foto)si sta svolgendo in Oratorio e per le viedi Carpenedolo il Grest dei bambini.Il Grest delle medie e superiori ini-

zierà a giorni… ecco perché non ci sononella nostra foto iniziale!

All’iniziativa si sono iscritti 380 ragazzi che sarannoseguiti nei giochi e nelle attività da 70 animatori, 24educatori e 4 referenti tutti (o quasi) belli, carichi e mo-tivati per affrontare le tematiche del Grest.

“Battibaleno, insegnaci a contare i nostri giorni”.

Questo è il tema proposto quest’anno. Il tempo correrapido: ai bambini di quest’anno – attraverso l’espe-rienza estiva – vorremmo insegnare quanto è prezio-so perché imparino a spenderlo bene.

All’inizio della nostra avventura desideriamo ringra-ziare il nostro Arciprete, don franco Tortelli, per la fidu-cia accordataci, al Sindaco Gianni Desenzani per lacollaborazione dataci dall’Aministrazione Comunale,alla Pro Loco per il sostegno logistico, a tutte le decinedi mamme e papà per le gustose merende ed il lavoroche realizzeranno in Oratorio in queste settimane, alleFamiglie che si sono fidate di noi iscrivendo i loro figlied ai cittadini di Carpenedolo che con pazienzaaspettano e guardano incuriositi questa ciurma di 380ragazzi girare per le vie del nostro bel paese. Grazie atutti di cuore e buon Grest!

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Le catechiste e glieducatori del GruppoGerusalemme ICFR4 dedicano a tutte lefamiglie questo breveracconto. (nelle foto:Gerusalemme, mon-te degli ulivi - ulivi mil-lenari risalenti all’e-poca di Gesù)

Il nonno teneva per mano il nipotino e indicava i po-derosi alberi del viale. Raccontava che niente è piùbello di un albero. “Guarda, guarda gli alberi come la-vorano!”. “Ma che cosafanno, nonno?”

“Tengono la terra attac-cata al cielo! Ed è una co-sa molto difficile. Osservaquesto tronco rugoso. E’come una grossa corda.Ci sono anche tanti nodi.Alle due estremità i fili del-la corda si dividono e si al-largano per attaccare ter-ra e cielo. Li chiamiamorami in alto e radici in bas-so. Sono la stessa cosa.

“Mamma, solo per te la mia canzone vola” cantavaClaudio Villa.

Ma noi, per rendere omaggio alle nostre mamme,non abbiamo bisogno di cantanti illustri.

Basta un po’ di volontà e di fantasia da parte di Ste-fania, Milena, Lucia, la simpatia di Sandro e di Pietro ela competenza di Claudio per realizzare una festa ric-ca di emozioni e di colori.

L’appuntamento previsto per il 15 Maggio, avrebbedovuto avvenire all’aperto nel cortile dell’oratorio, ma idispetti del tempo hanno costretto gli organizzatori amettersi al riparo, tutto questo, però, non ha smorzatol’entusiasmo e la voglia di stare insieme.

Le poesie recitate dai bambini della scuola dell’in-fanzia, le canzoni delle più grandicelle hanno riempitoil teatro parrocchiale di note e di tenere parole capacidi suscitare sorrisi e sciogliere qualche lacrima dicommozione. A onor di cronaca, dobbiamo sottoli-neare che è stata una domenica molto golosa; lemamme hanno preparato torte invitanti che sono sta-te sottoposte al piacevolissimo esame di una giuriache ha decretato Onorina vincitrice della gara.

Per lei un cesto omaggio e l’incoronazione, per tutti ipartecipanti una ricca merenda al Ritrovo.

Il progetto nasce dall’idea di avvicina-re gli studenti allo studio della lingua in-glese attraverso un approccio didattico ericreativo in un ambiente familiare e protetto non lontanoda casa. In questo modo i ragazzi si trovano coinvolti inun’esperienza di reale comunicazione abbinata adesperienze pratiche e non esclusivamente “scolastiche”.

Il PROGRAMMA: prevede la suddivisione dei ragazziin gruppi omogenei di massimo 15 persone ed ognigruppo svolgerà le diverse attività sotto la supervisionedi insegnanti anglofoni altamente qualificati, motivati ecompetenti. Sono previste 7.30 ore giornaliere, per 5giorni e una festa finale COME: L’apprendimento avrà luogo attraverso l’ideazio-ne di un programma didattico specifico e personalizzatoche prevede la combinazione di : Elementi strutturali/vo-caboli, Sport, Musica, Giochi, Altre attività , Uscite…QUANDO: 29 agosto - 2 settembre, 29 agosto - 9 set-tembreDOVE: Presso l’Oratorio S. Filippo Neri di Carpenedolo COSTI: 180 euro per una settimana, 270 per due setti-mane REFERENTI : Pro f.ssa Nad ia Zanacch i : ce l l .347.5215485; Prof.ssa Francesca Cappadonea: cell.338 4133282

Festa della mamma

English for Fun!

ICFR 4Gruppo Gerusalemme

Come in ogni gara che si rispetti sono poi stati pro-clamati i vincitori dalla giuria guidata dai padroni di ca-sa (don Gianluca il mercoledì e il parroco giovedì) eda esperti locali del settore artistico-musicale. I con-correnti, quest’anno 24, si sono messi in posa congioia per la foto ricordo.. Nella prima serata è stato as-segnato il premio simpatia: prima classificata la can-zone “Gugù, il bambino dell’età della pietra” cantatadalla più piccola dei concorrenti: Sara Zamboni; nel vi-deo che veniva trasmesso durante l’esibizione com-pariva anche il mitico “GUFO”, in uno spezzone di unospot girato da Sport e Solidarietà alcuni anni fa. Se-condo premio assegnato ai componenti il balletto, ve-ramente simpatico e spiritoso, eseguito da Laura eStefano Fregoni, Beatrice ed Alessandro Osio, Ange-la Franzè e Daniel Ghisleri; terzi classificati TebaldiniMatteo e Treccani Paolo con un brano suonato allechitarre acustiche avente titolo “Stay the night”. Lecoppe, assegnate ai vincitori del premio simpatia, so-no state offerte dalla locale Pro Loco e consegnatedal presidente Mario Ferrari.

Molto graditi dal pubblico i telegrammi di incorag-giamento, inviati da varie personalità locali, a tutti iconcorrenti. Nella seconda serata è stato assegnato ilpremio qualità: prima classificata la canzone “Dia-mante lei e luce lui” mirabilmente cantata e ballata daPerini Francesca e Varini Chiara; seconda classificataGiulia Serges con la bellissima canzone “Destinazio-ne paradiso”; terze classificate Carnevali Francesca eTreccani Gloria con la pimpantissima canzone “Viva ilmamma team”. Le coppe assegnate ai vincitori delpremio qualità sono state offerte dalla BCC - CastelGoffredo filiale di Carpenedolo. Vi aspettiamo tutti al-la 20° edizione nel 2012.

Gianni e Flavia

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Durante il periodo Quaresimale abbiamo aderitocon entusiasmo al progetto “aiutiamo i più deboli”.

L’iniziativa consisteva nella raccolta di materialescolastico da donare ai bambini dell’orfanatrofio diShengjjn in Albania dove collabora Suor Fernanda.

II materiale raccolto è stato spedito entro il mese dimaggio, insieme ad una lettera che i bambini hannoscritto e firmato, in collaborazione con i catechisti.

Di seguito riportiamo il testo della lettera:Carissima Suor Fernanda, siamo un gruppo di

bambini di 2° elementare e facciamo parte del 1° an-no di iniziazione cristiana.

«Quest’anno per il periodo Quaresimale siamo staticoinvolti, grazie alla parrocchia e ai nostri catechisti,in un bellissimo progetto: aiutare i più bisognosi, ibambini meno fortunati di noi!

Abbiamo scelto te, cara Suor Fernanda, che seimissionaria in Albania e collabori assieme ad altre tuesorelle nell’orfanotrofio di Shengjjn, dove i bambinicome noi hanno bisogno di tutto.

Quest’anno abbiamo pensato di raccogliere mate-riale scolastico in quanto sappiamo quanto sia impor-tante l’istruzione e soprattutto quanto sia difficile perdei ragazzi, che non hanno nulla, permettersi dei qua-derni.

Abbiamo partecipato con entusiasmo e abbiamocontribuito con tantissimi quaderni, block notes, libri,matite colorate, pennarelli, vocabolari etc.

Anche il nostro parroco Don Franco ci ha aiutati inquanto un suo cugino ha chiuso la sua cartoleria e gliha regalato diverso materiale e lui gentilmente ce loha donato.

Siamo molto felici di aver partecipato a questa ini-ziativa che ci ha fatto crescere e capire l’importanza diaiutare il prossimo anche con piccoli gesti!

Con tanto affetto, un grosso abbraccio dai bambinidel Gruppo Nazareth».

Le radici si aprono la strada nel terreno e allo stessomodo i rami si aprono una strada nel cielo. In entrambii casi è un duro lavoro!”.

“Ma, nonno, è più difficile penetrare nel terreno chenel cielo!”.

“Eh no, bimbo mio. Se fosse così, i rami sarebberobelli dritti. Guarda invece come sono contorti e defor-mati dallo sforzo. Cercano e faticano. Fanno tentativitormentosi più delle radici”.

“Ma chi è che fa fare loro tutta questa faticaccia?”.“È il vento. Il vento vorrebbe separare il cielo dalla

terra. Ma gli alberi tengono duro. Per ora stanno vin-cendo loro”.

È questo il duro lavoro della nostra fede:TENERE IL CIELO ATTACCATO ALLA TERRA!

Durante l’anno catechistico abbiamo letto alcuneparti della Bibbia ed abbiamo scoperto che la storiadella salvezza è fatta dall’opera di Dio mediata da uo-mini che hanno cercato di unire l’agire dell’umanità aidesideri di Dio… erano uomini semplici, a volte debo-li, ma operavano in forza di Dio. Non sempre ci riusci-vano, non sempre erano accolti ed ascoltati ed a volteanche loro si sono tirati indietro. Ma l’opera dello spiri-to li spronava ad essere testimoni ed infondeva in lorola forza ed il coraggio per essere mediatori tra Dio ed ilpopolo. Insomma anche loro tenevano il cielo attacca-to alla terra, proprio come gli alberi della storiella… enoi: SIAMO PIU’ RADICI O SIAMO PIU’ RAMI? Vi la-sciamo con questa riflessione. Buone Vacanze!

Il primo maggio 2011 i bambini del gruppo Cafarnaohanno ricevuto il Sacramento della Riconciliazione.Accompagnati dai genitori e sotto la guida delle cate-chiste, i bambini, emozionatissimi e anche un po’ timo-rosi, si sono accostati, a turno, a questo sacramento,che ci parla dell’amore e della misericordia di Dio.

La cerimonia è stata semplice, ma ricca di gesti si-gnificativi: l’acqua, il registro dei battesimi e il cero pa-squale, per ricordare il giorno del Battesimo e tantifiocchi bianchi, simboli della ritrovata purezza, dove ibambini hanno scritto le loro intenzioni. È stato emo-zionante per i famigliari e le catechiste vedere i bam-bini che salivano titubanti sull’altare e poi tornavano alloro posto sorridenti e luminosi, per abbracciare e ba-ciare ciascuno i propri genitori.

Alcuni dei bambini c i hanno detto:• “Il primo maggio 2011, è stato per me un giorno

speciale; ho fatto la mia prima Confessione. I giorniprima mi sono preparato leggendo l’esame di co-

Il baleno è il lampo, il fulmine cheper un tempo brevissimo scaricaenergia e luce. “In un battibaleno”si dice per indicare la velocità diun’azione o del tempo che passa.Tempo è soprattutto misura dell’e-

sperienza, dell’interiorità di ciascu-no. Quello che in realtà sperimentiamo

è il tempo che scivola via e così sviluppiamo la sensa-zione dell’urgenza, perché il tempo vola e si fa faticaad affrontare le questioni più importanti. Il tempo checorre è allora una giustificazione per non affrontare lecomplessità, per sfuggire alle responsabilità.

Cogliere il senso del tempo é questione chiave delvivere. Per questo lo leggiamo con il versetto 12 delsalmo 90: “insegnaci a contare i nostri giorni e giunge-remo alla sapienza del cuore”. Il tempo scorre via rapi-do: attraverso l’esperienza estiva vorremmo insegna-re ai bambini quanto è prezioso perché imparino aspenderlo bene. Non è inutile ricordare che le attivitàestive si caratterizzano per il fatto di essere vissute incomunità: una comunità fatta dai piccoli che, nelle se-re d’estate, sa raccogliere e unire famiglie e adulti.Una comunità che continua a chiedere a ciascuno dispendersi per costruire trame e relazioni buone…TUTTO IN UN BATTIBALENO!

ICFR 2 - Gruppo Nazareth

ICFR 3 - Gruppo Cafarnao

Un’estate a ritmodel tempo...

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scienza anche con il mio papà”.• “Io sono stato fra i primi e mentre mi inginocchiavo

mi tremavano le gambe e le dita delle mani.Dopo l’as-soluzione mi sentivo leggero come una piuma e piùfelice di ogni altro giorno”.

• “Mentre mi avvicinavo al sacerdote era come se ilcuore venisse via dal mio corpo e che non respirassepiù. Nel momento che mi son messo in ginocchio, su-davo, diventavo rosso come un peperone dalla vergo-gna e non ricordavo più i miei peccati.Alla fine ero feli-cissimo di aver fatto la prima Confessione”.

• “Il giorno della mia Confessione mi sono sentitacosì e vorrei che ogni bambino/a provasse questagioia e che Gesù si sentisse felice”.

• “Vorrei che tutti potessero confessarsi”.• “All’inizio ero spaventato, ma contento. Dopo la ri-

conciliazione ero felice perché avevo ricevuto il perdo-no e la pace di Gesù. Successivamente siamo andatial ritrovo a fare una festa; il rinfresco era bellissimo,abbiamo giocato, ci siamo rincorsi. Era proprio ungiorno speciale”.

Il primo maggio è stato un giorno speciale non soloper la nostra comunità, ma per tutto il mondo cattolico,perché coincideva sia con la festa della Divina Miseri-cordia, sia con la beatificazione di Giovanni Paolo II.Un ringraziamento ai nostri sacerdoti per l’aiuto da lo-ro offerto con la costante preghiera e ai genitori deibambini del gruppo Cafarnao per aver sostenuto il no-stro cammino.

Il messaggio passato ai nostri ragazzi durante que-sto anno catechistico lo vogliamo sintetizzare nelleesperienze concrete vissute insieme; nelle quali sonostate coinvolte le famiglie stesse.

Siamo partiti dalle testimonianze dei ragazzi chehanno portato l’esperienza del grest e dei campi estivi2010/2011 per contagiare gli altri della bellezza dellostare insieme, abbiamo così scoperto, che il fare co-munità è un’azione spontanea, tipica di chi vuole apri-re il proprio cuore agli altri.

Ecco emergere il servizio che ha visto coinvolti i varigruppi impegnati ad individuare in base alle propriecapacità, i propri doni; si sono di conseguenza attivateiniziative di coinvolgimento rivolte alla totalità delgruppo Emmaus. Citiamo le programmate :

Il 10 aprile al termine dell’incontro dei genitori è sta-

ICFR 5 - Gruppo Emmaus

ICFR 6 - Gruppo Antiochia

Sabato 21 maggio in Cattedrale abbiamo vissutol’incontro con il nostro Vescovo Luciano a completa-mento del cammino di iniziazione cristiana con il tem-po della “mistagogia”.

Abbiamo ringraziato Dio Padre, che, con il camminoe i sacramenti dell’iniziazione cristiana, ci ha introdot-to pienamente in Gesù Cristo suo Figlio e mediante ildono dello Spirito d’amore nella comunità ecclesiale.

Il Vescovo Luciano ci ha incoraggiati a proseguire ilcammino di fede, ricordandoci la grandezza e la bel-lezza dell’essere discepoli e testimoni di Gesù Cristo.

A questo scopo, come segno-ricordo, il Vescovo ciha consegnato il Passaporto del cristiano, per signifi-care che, con la conclusione dell’iniziazione, il cammi-no della vita cristiana non si chiude bensì si apre aprospettive missionarie, ampie e universali.

Gruppo di Cresimandi dal Papaper la Domenica delle palme

ta organizzata una pizzata lasciando tutti a boccaaperta per i dolci curati da ogni mamma.

Il 22 maggio è stato organizzato un pranzo e addirit-tura un gruppo di genitori si è messo in gioco, esiben-dosi con una divertente scenetta. In data 11 giugno èstato organizzato un pellegrinaggio al Santuario“Beata Vergine Maria” a Rezzato nel quale abbiamochiuso l’anno catechistico.

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“Il Castello” - Luglio 2011 - Aut. Trib. BS N. 13/94 del 14/5/94 - Direttore responsabile: Mons. Antonio FappaniDirezione e redazione: Parrocchia S. G. Battista V. Ventura, 1 Carpenedolo (BS) - Videoimpaginazione: C.G.S. - Bagnolo Mella (BS) - Stampa: Grafinpack - Calvisano (BS)

8 maggio - Mons. Delaidelliconferisce la Cresimaa 81 ragazzi/e.

GruppoS. Maria

Maddalenaa Caravaggio.

Pellegrinaggiodi un giornoa Lourdes.

Gruppo della“Casa di Nazaret”in pellegrinaggio.

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