IL CASTello - parrocchiadicarpenedolo.it · Imparino che non è bene paragonarsi agli altri!...

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Pasqua, mistero di luce e di vita ...Resta con noi Signore IL CASTello PARROCCHIA DI CARPENEDOLO IL CASTello marzo 2010 vita è ormai nascosta con Cristo in Dio” (Col 3,1.3). Per descriverci il frutto della Pasqua, ciò che essa ha “prodotto” nella vita di ciascuno di noi, usa questa immagine bellissima: “la nostra vita è ormai nascosta con Cristo in Dio”, nascosta come si na- sconde un tesoro, un “oggetto” di grande valore. Tutto l’itinerario quaresimale che abbiamo percor- so ha cercato in tutti i modi di farci comprendere che la nostra vita è preziosa agli occhi di Dio (cfr. Isaia 43,4). Dinanzi alle “sterilità” delle nostre piccole (Segue a pagina 2) Tutti noi abbiamo compiuto la notte del 27 mar- zo scorso il gesto di spostare le lancette del no- stro orologio un’ora avanti per strappare al buio, alle tenebre della notte, un’ora in più di luce. Il mi- stero della Pasqua che celebriamo è racchiuso in questo gesto! La nostra fede ci invita a “spostare la nostra vita in avanti!”, a strappare la nostra esi- stenza dalle tenebre per porla nella luce e nelle mani di Dio, così come ha fatto Cristo. San Paolo ci ricorda; “Se siete risorti con Cristo, cercate le co- se di lassù, pensate alle cose di lassù... la vostra Gesù con i discepoli ad Emmaus... Resta con noi.

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Pasqua, mistero di luce e di vita...Resta con noi Signore

IL CASTelloPARROCCHIA DI CARPENEDOLO

IL CASTellomarzo 2010

vita è ormai nascosta con Cristo in Dio” (Col3,1.3). Per descriverci il frutto della Pasqua, ciò cheessa ha “prodotto” nella vita di ciascuno di noi, usaquesta immagine bellissima: “la nostra vita è ormainascosta con Cristo in Dio”, nascosta come si na-sconde un tesoro, un “oggetto” di grande valore.Tutto l’itinerario quaresimale che abbiamo percor-so ha cercato in tutti i modi di farci comprendereche la nostra vita è preziosa agli occhi di Dio (cfr.Isaia 43,4). Dinanzi alle “sterilità” delle nostre piccole

(Segue a pagina 2)

Tutti noi abbiamo compiuto la notte del 27 mar-zo scorso il gesto di spostare le lancette del no-stro orologio un’ora avanti per strappare al buio,alle tenebre della notte, un’ora in più di luce. Il mi-stero della Pasqua che celebriamo è racchiuso inquesto gesto! La nostra fede ci invita a “spostare lanostra vita in avanti!”, a strappare la nostra esi-stenza dalle tenebre per porla nella luce e nellemani di Dio, così come ha fatto Cristo. San Paolo ciricorda; “Se siete risorti con Cristo, cercate le co-se di lassù, pensate alle cose di lassù... la vostra

Gesù con i discepoli ad Emmaus... Resta con noi.

esistenze (cfr. parabola del fico - III domenica di qua-resima) c’è l’infinita pazienza di Dio; dinanzi al rifiutoe all’incomprensione della paternità di Dio (cfr. para-bola “figlio prodigo” - IV domenica di quaresima) c’èil silenzio e l’attesa del ritorno; dinanzi all’evidenzadel peccato (cfr. episodio dell’adultera - V domenicadi quaresima) c’è il “dono di un perdono” che fa nuo-ve tutte le cose.

La Pasqua che celebriamo vuole farci toccare conmano questa verità: la certezza di quanto ognunodi noi sia prezioso agli occhi di Dio. Ce lo ricordal’evangelista Giovanni il giovedì santo quando, perintrodurci nel racconto della lavanda dei piedi, ci hadetto che “Gesù sapendo che era giunta la sua ora...dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, liamò sino alla fine!” (Gv 13,1). Chiunque tu sia, inqualunque situazione ti trovi, ancora una volta la Pa-squa di Cristo viene a dirti (viene a dirci) Dio ti amae ti ama di un amore così concreto, così tangibile,che non ha esitato a mandare suo Figlio, il suounico Figlio per amor tuo (cfr. parabola dei vignaio-li omicidi - Mc 12, 1-12 e paralleli). Era l’esperienza diquesto amore così “incontenibile” che spesso face-va piangere il poverello d’Assisi davanti al crocefisso:era lì – come diceva lui – che toccava la carità, l’amo-re di Dio e, con la tristezza nel cuore, si accorgevache troppe volte questo amore non è riamato. Maquello che lo rendeva forte era la certezza che nono-stante il fatto che l’amore non sia amato, non perquesto smette di amare!

• Ecco allora che questa forza, la forza dell’amore(come cantava una canzone di qualche anno fa’),diventa fonte di vita nuova, fonte di Risurrezione, el’annuncio che è proclamato nella Madre di tutte leveglie giunge anche a noi: “Perché cercate tra imorti colui che è vivo? Non è qui, è risuscitato.Ricordatevi come vi parlò quando era ancora inGalilea...” (Luca 24,5-6). Questo è quello che sia-mo invitati a credere: l’Amore anche quando vienecrocifisso non può morire. Questa verità abita ilcuore di ogni uomo e di ogni donna che ha fattoesperienza dell’amore, non a caso il canto dell’a-more – che la Scrittura “canta” con le parole delCantico dei cantici – ci fa dire: “Forte come la mor-te è l’amore... le grandi acque non possono spe-gnere l’amore, né i fiumi travolgerlo” (Ct 8,6-7).“Ricordatevi come vi parlò quando era ancora inGalilea...”: alla luce di questo invito come non ri-cordare, proprio in questo giorno, quell’evangeloche il Signore Gesù annunciava ai suoi discepoliquando gli diceva: “se il chicco di grano caduto interra non muore, rimane solo; se invece muore,produce molto frutto” (Gv 12,24). È questa la logi-ca su cui Cristo ha fondato la sua predicazione, unapredicazione che non si è limitata alle parole ma cheè passata attraverso la concretezza della sua vita,

attraverso la sua passione e risurrezione.• Tante cose potrebbero essere dette sul vangelo

che è proclamato a Pasqua, io preferisco fermare lamia attenzione su un particolare, un’immagine che– secondo me – descrive quello che dovrebbe esse-re l’atteggiamento, la dinamica propria della nostravita di credenti. L’immagine della corsa: il cristianoè un uomo che “corre”, un uomo “dal passo velo-ce”; la sua fede, la sua speranza, la sua carità lospingono a cercare i segni del Risorto e ad esse-re, a sua volta, segno di questa presenza. Provatead immaginarvi la scena descrittaci dai racconti dellaresurrezione. È l’alba di un nuovo giorno, la vita iniziaa svegliarsi, l’orizzonte inizia a tingersi di luce e di ca-lore e una donna, Maria di Magdala – la persona chea nostro giudizio sarebbe la meno indicata – si reca dibuon mattino al sepolcro e trova la pietra che lo chiu-deva ribaltata. Inizia così una corsa frenetica, unacorsa carica di trepidazione e di paure... e subito do-po a rotta di collo anche Giovanni e Simon Pietro.Uno corre più veloce dell’altro, pochi secondi, pochimomenti di attesa e poi l’ingresso in quel sepolcrovuoto. E poi quel commento così lapidario dell’evan-gelista: “entrò... vide e credette”. Ma cosa videroquesti uomini per credere? Il vangelo ci dice sempli-cemente che Giovanni e Pietro trovarono delle ben-de: non un segno esplicito, non una manifestazionesfolgorante, non un gesto evidente, eclatante: la fe-de obbliga a sbilanciarsi, non s’impone, Gesù chie-de di cogliere i segni talora impalpabili, con cui sirende presente.

Ma i segni con cui Cristo si rende presente pos-sono essere interpretati solo alla luce della Paro-la. Pietro, Giovanni, Maria di Magdala e tutti coloroche sono venuti dopo la prima comunità “credette-ro” perché, come continua il vangelo, “compreserola Scrittura” (Gv 20,9). È la familiarità con Cristo, laloro conoscenza concreta di Gesù e dei suoi in-segnamenti, che apre a questi uomini la via dellafede; il loro cuore viene interpellato da quella quoti-dianità che per tre anni ha segnato le loro esistenze.Sarà poi il dono dello Spirito, del Consolatore (Gv14,16-18) promesso da Gesù, a dare ai discepolicuore e occhi nuovi che li spingerà ad essere suoitestimoni fino agli estremi confini della terra.

• Anche noi il giorno del nostro battesimo, quandosiamo stati “innestati” in Cristo, nel suo mistero dimorte e risurrezione, abbiamo ricevuto quello stes-so Spirito e alla luce di questo dono, come i primi di-scepoli, siamo chiamati a vivere da risorti, da uo-mini nuovi. Celebrare la Pasqua allora significheràper noi entrare, con Cristo, nel mistero di un amo-re che si donò “sino alla fine”, senza riserve, par-tendo proprio da coloro che ci sono più vicini. Que-sta è resurrezione: amare. Amare la gente, ogniuomo e i poveri soprattutto, e amare Gesù Cristo.Il resto non conta nulla!

Don Franco

ILCASTELLO 2

(Segue da pagina 1)

ILCASTELLO3

Le mani di Dio presero le miee restammo in silenzio per un pò.Poi gli chiesi:“Padre, che lezioni di vita desideriche i tuoi figli imparino?”Dio sorrise, poi rispose:“Imparino che non possono costringerenessuno ad amarli.Quello che possono fare è lasciarsi amare!

Imparino che ciò che vale di piùnon è quello che hanno nella vita,ma che hanno la vita stessa!Imparino che non è bene paragonarsi agli altri!Imparino che una persona riccanon è quella che ha di più,ma è quella che si accontenta dell’essenziale!Imparino che bastano pochi secondiper aprire profonde ferite nelle persone che si amano,e ci vogliono molti anni per sanarle!Imparino a perdonare praticando il perdono.“Imparino che ci sono personeche li amano profondamente,ma che non sanno come esprimereo mostrare i loro sentimenti”.Imparino che due persone possono vederela stessa cosa in due modi differenti.Imparino che non sempre è sufficienteessere perdonati dagli altri......però sempre bisogna imparare a perdonare se stessi.E imparino che io sonosempre qui.SEMPRE”.

“Ti piacerebbe intervistarmi?”, Dio mi domandò.“Se ne hai il tempo”, dissi io.Dio sorrise. “Il mio tempo è l’eternità...”“Che cosa vuoi sapere?”“Che cosa ti sorprende dell’umanità?”E Dio rispose...“Pensate con ansia al futuro, dimenticando il presente.Così che non vivete né nel presente, né nel futuro!Vivete la vita come se non doveste morire mai,e morite come se non aveste mai vissuto...Vi stancate presto di essere bambini.Avete fretta di crescere, e poi......vorreste tornare bambini!Perdete la salute per guadagnare i soldi,e poi usate i soldi per recuperare la salute!”

Ho sognato di fare un’intervista a Dio!

“Ho sognato che camminavo inriva al mare con il Signore erivedevo sullo schermo del cielotutti i giorni della mia vita passata.E per ogni giorno trascorsoapparivano sulla sabbia due orme:le mie e quelle del Signore.Ma in alcuni tratti ho visto un solaorma.Proprio nei giorni più difficili dellamia vita.

Allora ho detto: “Signore, io hoscelto di vivere con te e tu mi avevipromesso che saresti stato semprecon me. Perché mi hai lasciato soloproprio nei momenti difficili?E lui mi ha risposto: “Figlio, tu losai che ti amo e non ti hoabbandonato mai: i giorni nei qualic’è soltanto un’orma nella sabbiasono proprio quelli in cui ti hoportato in braccio”.

A tutt’oggi le prime testimonian-ze documentarie sicure e irrefuta-bili relative alla Sindone di Torinodatano alla metà del XIV secolo,quando Geoffroy de Charny, valo-roso cavaliere e uomo di profondafede, depose il Lenzuolo nellachiesa da lui fondata nel 1353 nelsuo feudo di Lirey in Francia, nonlontano da Troyes.

Nel corso della prima metà del‘400, a causa dell’acuirsi dellaGuerra dei cento anni, Margueritede Charny ritirò la Sindone dallachiesa di Lirey (1418) e la portòcon sé nel suo peregrinare attra-verso l’Europa. Finalmente ellatrovò accoglienza presso la cortedei duchi di Savoia, alla quale era-no stati legati sia suo padre sia ilsecondo marito, Umbert de La Ro-che. Fu in quella situazione cheavvenne, nel 1453, il trasferimentodella Sindone ai Savoia, nell’am-bito di una serie di atti giuridici in-tercorsi tra il duca Ludovico e Mar-guerite.

A partire dal 1471, Amedeo IX ilBeato, figlio di Ludovico, incomin-ciò ad abbellire e ingrandire la cap-

pella del castello di Chambéry, ca-pitale del Ducato, in previsione diuna futura sistemazione della Sin-done.

Dopo una iniziale collocazionenella chiesa dei francescani, laSindone venne definitivamente ri-posta nella Sainte-Chapelle duSaint-Suaire. In questo contesto i

Savoia richiesero e ottennero nel1506 dal Papa Giulio II il riconosci-mento di una festa liturgica pro-pria, per la quale fu scelto il 4 mag-gio. II 4 dicembre 1532 un incen-dio devastò la Sainte-Chapelle ecausò al Lenzuolo notevoli danniche furono riparati nel 1534 dalleSuore Clarisse della città.

Emanuele Filiberto trasferì de-finitivamente la Sindone a Torinonel 1578. Il Lenzuolo giunse incittà il 14 settembre di quell’anno,tra le salve dei cannoni, in un’at-mosfera di grande solennità.

La Sindone restò, da quel mo-mento, definitivamente a Torinodove, nei secoli seguenti, fu ogget-to di numerose ostensioni pubbli-che e private.La religiosità del Pie-monte (e non solo) fu ovviamentemolto influenzata da questa pre-senza così importante. Ne sonotestimonianza viva numerosi di-pinti rinvenibili nella capitale e inmolti paesi del ducato. Anche legrandi e solenni ostensioni, moltofrequenti nei due secoli barocchi,ne sottolinearono l’aspetto devo-zionale pubblico.

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A Torino davanti alla SindoneMercoledì 12 maggio con visita al Cottolengo - Chiesa del Corpus Domini

Consolata - S. Maria Ausiliatrice - S. Giovanni Bosco

Che cos’è la SindoneLa Sindone è un lenzuolo di li-

no tessuto a spina di pesce delledimensioni di circa m. 4,41 x1,13, contenente la doppia im-magine accostata per il capo delcadavere di un uomo morto inseguito ad una serie di tortureculminate con la crocefissione.

L’immagine è contornata dadue linee nere strinate e da unaserie di lacune: sono i danni do-vuti al l ’ incendio avvenuto aChambéry nel 1532.

Secondo la tradizione si trattadel Lenzuolo citato nei Vangeliche servì per avvolgere il corpodi Gesù nel sepolcro.

Questa tradizione, anche se ha trovato numerosiriscontri dalle indagini scientifiche sul Lenzuolo, nonpuò ancora dirsi definitivamente provata.

Certamente invece la Sindone, per le caratteristi-

che della sua impronta, rappresenta un rimando di-retto e immediato che aiuta a comprendere e medita-re la drammatica realtà della Passione di Gesù. Perquesto il Papa l’ha definita “specchio del Vangelo”.

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La storiaLa Piccola Casa, fin dai tempi della fondazione, si è

costituita in diverse comunità di ospiti e di religiosi eha realizzato una varietà di servizi prestati alle perso-ne in stato di abbandono. Quello sanitario, di prontaaccoglienza, il servizio a domicilio, l’istruzione e l’edu-cazione.Tale impronta è avvenuta nell’arco di soli die-ci anni da quando San Giuseppe Benedetto Cottolen-go ha iniziato la sua opera.

Gli inizi. Torino al tempo del Cottolengo aveva moltiistituti di beneficenza, ma erano in pochi ad usufruirne.Alcune categorie quali disabili psichici, epilettici o sordo-muti non venivano considerati dalla società perché leistituzioni avevano regole rigide di accoglienza. In que-sto contesto si consuma il dramma di una mamma di trebambini che, prossima alle doglie del parto, rifiutata dadue ospedali, muore senza soccorso davanti al marito eai figli, assistita dal canonico Giuseppe Cottolengo.Que-sto evento turba il suo animo che, al culmine di una crisipersonale, nell’accogliere la sofferenza dell’altro, trovain sé una speciale vocazione al servizio della carità.

A quattro mesi dall’accaduto, Giuseppe Cottolengofonda il “Deposito de’ poveri infermi del Corpus Domi-ni”, più tardi chiamato “Ospedaletto della Volta Ros-sa”, per l’accoglienza dei malati che non trovavanoposto negli altri ospedali. Tale esperienza dura all’in-circa quattro anni, fino a quando il Governo della cittàlo costringe alla chiusura.

La fondazione. Dopo la chiusura forzata dell’”Ospe-daletto”, Giuseppe Cottolengo non si scoraggia e sem-pre a Torino, in zona Valdocco (l’attuale sede centrale),dà inizio alla “Piccola Casa della Divina Provvidenza”.Acquista alcuni locali per ospitare nuovi malati e, ognivolta che se ne presenta la necessità, accoglie le per-sone bisognose creando locali appositi, senza pensareassolutamente alla disponibilità di risorse per soste-nerle, confidando solo nella Divina Provvidenza.È cosìche nascono numerosi gruppi che denomina “famiglie”:l’ospedale per i malati, la casa per uomini e donne an-ziani, le famiglie dei sordomuti, degli epilettici, dei disa-bili psichici detti “Buoni Figli” e “Buone Figlie”, ecc.Per ilservizio dell’Opera, Cottolengo fonda diverse congre-gazioni religiose.

Dopo la morte. Dopo la morte di Giuseppe Cotto-lengo la Piccola Casa, pur versando in precarie condi-zioni economiche, ha sempre continuato ad espan-dersi sotto la guida dei successori, rispondendo allenecessità del momento. A Torino nascono nuove “fa-

miglie” e il numero degli ospiti sale fino a 4000. La Pic-cola Casa, per venire incontro alle proprie necessità,si attrezza al suo interno di panificio, pastificio, lavan-deria, calzoleria, laboratori professionali, ecc. In tuttaItalia sorgono nuove sedi per accogliere anziani, ma-lati, disabili di ogni genere, bambini, emarginati.

Oggi. Tenendo fede agli insegnamenti del SantoCottolengo, la Piccola Casa oggi risponde alle neces-sità dei bisogni più scoperti in linea con gli orienta-menti delle politiche sociali odierne, privilegiandosempre le persone in situazione di maggior difficoltà.Nel servizio agli Ospiti viene prestata una particolareattenzione alla realizzazione globale della persona eai processi di integrazione sociale.

Oggi la Piccola Casa è presente in Europa, in Afri-ca, in Asia e nelle Americhe.

Il fondatore

La vita. San Giuseppe Benedetto Cottolengo è ilfondatore della Piccola Casa della Divina Provviden-za. Nasce il 3 maggio 1786 a Bra, una cittadina dellaprovincia di Cuneo, in una famiglia medio borghesecon salde radici cristiane. È primogenito di 12 figli, dicui 6 muoiono in tenera età.

Fin dalla sua fanciullezza aveva mostrato grandesensibilità verso i poveri.Sceglie la via del sacerdozio,seguito anche da due fratelli. Gli anni della sua giovi-nezza sono attraversati dall’avventura napoleonica edai conseguenti disagi in campo religioso e sociale.

Compiuti gli studi filosofici e teologici, Giuseppe Be-nedetto Cottolengo viene ordinato sacerdote l’8 giu-gno 1811.È viceparroco a Corneliano d'Alba, succes-sivamente riprende gli studi e si trasferisce a Torino,dove nel 1816 si laurea in teologia presso la RegiaUniversità.

Due anni dopo viene nominato canonico e aggrega-to al gruppo di sacerdoti teologi addetti alla chiesa delCorpus Domini di Torino.Trascorre serenamente quelperiodo e si distingue per il suo impegno nel predica-re, nel confessare e nella dedizione ai poveri.

Gli anni tra il 1822 e il 1827 sono caratterizzati dauna crescente sensibilità spirituale, che assume l’im-pronta di un deciso distacco dagli interessi materialiaccompagnato da una tensione per la ricerca di unnuovo modo di vivere la sua vocazione sacerdotale.

Giuseppe Benedetto Cottolengo ha 41 anni quandosi apre a una nuova e definitiva conversione. Il 2 set-tembre 1827, infatti, viene chiamato per amministrarei sacramenti a una donna in fin di vita, respinta dagliospedali della città. In quel tragico episodio, riesce apercepire con più chiarezza i disegni di Dio per la suavita. Per evitare il ripetersi di simili tragedie umane,animato da divina ispirazione, decide di impegnarsi a

Cottolengo Piccola Casa Divina Provvidenza

soccorrere e assistere le persone abbandonate.È il 17 gennaio 1828 quando prende in affitto alcune

stanze non lontano dalla chiesa del Corpus Domini.Qui, grazie alla generosa disponibilità di alcune si-

gnore, in particolare della Signora Marianna Nasi Pul-lino – considerata cofondatrice dell’opera – e di volon-tari, ha inizio la sua opera.

Anche se sprovvisto di fondi e di rendite GiuseppeCottolengo continua ad accogliere persone in stato digrave bisogno o abbandonate. Questa condizione dipovertà di mezzi lo fa sentire pienamente libero di con-fidare in Dio ed essere aiutato dalla sua Provvidenza.

La prima struttura di accoglienza di malati in stato diabbandono incontra una serie di contrasti che ne se-gnano presto la fine.Tuttavia, sorretto dalla fede nell'a-zione di Dio, il Cottolengo viene ispirato ad aprire, nel1832, una nuova casa nel quartiere torinese Valdocco(dove attualmente trova ancora la sua collocazione), eche denomina Piccola Casa della Divina Provvidenza.

Aumenta il numero dei ricoverati e Giuseppe Cotto-lengo pone alcune famiglie religiose al loro servizio: leSuore Vincenzine, i Fratelli di San Vincenzo e i Sacer-doti della Santissima Trinità. Dà vita a cinque mona-steri di clausura, di cui uno maschile, e apre un semi-nario per la formazione dei giovani al sacerdozio.

Cottolengo, pur attraversando nella sua vita mo-menti drammatici, ha sempre mantenuto serena fidu-cia di fronte agli eventi: attento a cogliere il ruolo della

paternità divina, riconosce in tutte le situazioni la pre-senza e la misericordia di Dio e, nei poveri, l’immagi-ne più amabile della sua grandezza.

Si ammala di tifo e capisce che i suo giorni sonocontati. Si distacca allora volontariamente dalle opereche aveva compiuto per Dio e conclude il suo cammi-no di fede e di vita nella casa di suo fratello Luigi aChieri, in provincia di Torino. Qui muore santamente il30 aprile 1842.

Dopo il riconoscimento dell’eroicità delle sue virtù, ilPapa Benedetto XV riconosce l’eroicità di Giuseppe Be-nedetto Cottolengo e lo dichiara Beato il 29 aprile 1917.Il 19 marzo 1934 Papa Pio XI ne decreta la santità.

Il rapporto con i poveri. Per mantenere in vita l’o-pera iniziata, Giuseppe Cottolengo vive tra difficoltà eostacoli ma non dimentica mai di trattare i poveri congrande rispetto e stima, rivelando speciale affetto per ipiù indifesi.

In tutti i modi possibili al suo tempo, opera per tu-telare la loro dignità di essere umani. Con trattiprofondamente paterni, con loro si mostra gioioso,pieno di iniziative, rispettoso della loro personalità edei loro gusti.

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“Senza la domenica non possiamo vivere”I martiri di Abitene

Negli anni 303 - 304 d.C., l’imperatore Diocleziano,dopo un periodo di relativa calma durante la quale lacomunità cristiana aveva potuto crescere e diffondersinelle diverse regioni dell’impero romano, scatena unaviolenta persecuzione contro di essa e ordina che sidovevano ricercare i sacri testi perché fossero brucia-ti; si dovevano abbattere le basiliche del Signore; sidoveva proibire di celebrare i sacri riti e le santissimeriunioni del Signore.

In quel periodo nella città di Abitene, nella provinciaromana dell’Africa proconsulare (odierna Tunisia), ungruppo di 49 cristiani, composto da uomini, donne,giovani e fanciulli, appartenenti a differenti condizionisociali e con compiti diversi all’interno della comunitàcristiana, contravvenendo agli ordini dell’imperatore,si riunisce nel giorno del Signore per celebrare l’Eu-carestia domenicale. Scoperti, vengono imprigionatie condotti in tribunale per essere sottoposti a giudizio.Alla domanda del proconsole Anulino che chiede adEmerito se, contro l’editto dell’imperatore, si erano te-nute nella sua casa le assemblee, il martire rispondeaffermativamente, e aggiunge che non l’aveva impe-dito, perché: “Noi cristiani senza la domenica nonpossiamo vivere”.

La risposta di Emerito La risposta di Emerito evidenzia il legame strettissi-

mo che intercorre tra Cristo Signore, la sua morte e

resurrezione, la comunità cristiana e l’Eucarestia, ce-lebrata nel giorno di domenica: il giorno in cui il Risor-to rivela il suo splendore e la sua gloria, riunisce i suoidiscepoli intorno alla mensa della Parola e dell’Euca-restia, li costituisce comunità eucaristica e missiona-ria, fa pregustare la gioia della gloria futura.

La risposta di Saturnino È significativa anche la risposta che Saturnino, il pre-

sbitero della comunità, da al giudice. Egli conosce il di-vieto dell’imperatore, ma è anche convinto che non èpossibile “smettere di celebrare la Pasqua Domenicaleperchè così ordina la nostra legge”. Per Saturnino il mi-stero della morte e della resurrezione di Gesù deve es-sere celebrato tutte le domeniche, in ossequio al co-mando del Signore e alla sua promessa di essere pre-sente tutti i giorni fino alla fine del mondo. Celebrarel’Eucarestia nel giorno del Signore significa disporsi almartirio, al dono di sè fino all’effusione del sangue.

Il martirio di Saturnino Il martirio di Saturnino è raccontato come fosse un

azione liturgica. Mentre era imminente il supplizio,con queste parole il presbitero supplicava il Signore:“Ti prego, Cristo, esaudiscimi. Ti rendo grazie, o Dio.Fà che io sia decapitato! Ti prego, Cristo, abbi miseri-cordia.Figlio di Dio, soccorrimi”.Attraverso la preghie-ra il presbitero Saturnino predica anche tra i tormentila santità di quella legge per la quale con gioia sostie-ne il supplizio.

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Dietro l’altare maggiore del santuario del Castello viè una piccola lapide nera, di stucco, a forma di cuore,che porta una scritta: “Andrea Solarius patriciuscomensis fecit anno Domini MDCCCLXIX”: “AndreaSolari patrizio di Como fece nell’anno del Signore1769”. Il Solari è l’artista architetto che costruì il solen-ne ciborio di stile basilicale, statue e ornamenti in stuc-co del Castello, che racchiude la preziosa icona dellaMadonna col Bambino del pittore Pietro Ricchi, postasull’altar maggiore.

A Como esistevano in quel tempo maestri stucca-tori, chiamati anche scaiolisti, perché trattavano conmaestria la scaiola o scagliola, polvere di gesso,molto duttile con cui si rifinivano strutture in mura-tura di altari, statue, colonne, e altri ornamenti. Eramateriale povero, che costava meno del marmo, macon cui si potevano ottenere effetti di notevole bel-lezza, attraverso operazioni di cesellatura e lucida-tura.

Il Solari era uno di questi maestri. Non sappiamoper quali strade sia giunto a Carpenedolo. Quando fuqui non si limitò all'opera nel santuario, ma eseguì,su richiesta, altri manufatti in chiesa parrocchiale; isuoi lavori fanno parte di quel fervido movimento diopere che la comunità religiosa e civile diCarpenedolo produsse nel Settecento, sicuramenteil secolo artisticamente più fecondo di tutta la storiadel paese.

Nella seconda metà del Settecento la chiesa par-rocchiale fu in perenne ribaltamento a causa del pro-lungamento verso il presbiterio, della costruzione espostamento di altari, secondo uno svolgimento unpo’ complicato, ma comprensibile se lo si segue conordine. Facciamo mente locale, pensando alla chiesaparrocchiale, senza le due attuali cappelle del SantoSacramento e del S. Rosario; tale era la chiesa fino al1761, quando cominciò ad essere allungata.

1. Dove ora c’è l’attuale altare della Madonna c’eral’altare del S. Sacramento. La confraternita del S.Sacramento fece costruire un altare nuovo nel 1765-1767 ad opera di Angelo Gamba di Rezzato. L’altareprecedente fu riutilizzato nel 1766 nella chiesa delleLame, iniziata nel 1760.

2. Di fronte all’altare del S. Sacramento c’era l’alta-re del S. Rosario-Immacolata Concezione (così chia-mato per un legato-cappella di messe di GiovanniConte, della fine del Quattrocento, dedicato appuntoalla Concezione di Maria).

Nel 1749-1750 la confraternita del S. Rosario feceeffettuare dei lavori di ristrutturazione a questo altare,dai marmorini Paolo Ogna e Pietro SimbinelliPuignago. Poi la stessa confraternita volle un altaremigliore, seguendo l'esempio della confraternita delS. Sacramento: l’1 dicembre 1768 si accordò conAndrea Solari fu Francesco, di Como, “artefice scaio-lista”, che stava lavorando all'altare della Madonnadel Castello, per erigere un altare di scaiola.

3. Il 25 novembre 1771, il comune, proprietario del-l'altare delle S. Reliquie-S. Bartolomeo, viste le opereben riuscite del nuovo altare del S. Rosario e di quel-lo della Madonna del Castello, si accordò col Solariper la costruzione del suo altare, con nove nicchie,contenenti le reliquie, ad eccezione della mensa e delparapetto, che dovevano rimanere quelli già esistenti.

4. Nel 1791, ormai prolungata la chiesa e venutepronte le due nuove cappelle laterali, la confraternitadel S. Sacramento cominciò a costruire un grandio-so altare, a sinistra del presbiterio, ad opera dei mar-morini Paolo Palazzi e Antonio Tagliani di Rezzato (èl’attuale a sinistra del presbiterio).

5. Il precedente altare di marmo del SantoSacramento, di Angelo Gamba, che, si ripete, erasituato dove ora c’è l’altare della Madonna, fu com-perato dal comune, nel 1795 e posto a sostituire l’al-tare delle Reliquie-S. Bartolomeo del Solari. Il prece-

Andrea Solari e l’altare dell’Immacolata(Prossimo il restauro della tela)

Altare dell’Immacolata e S. Luigi.

dente altare di scaiola non si sa dove sia finito.6. La confraternita del S. Rosario non volle essere

da meno della collega del S. Sacramento; perciò, nel1794, commissionò un nuovo magnifico altare aimarmorini Vincenzo Marchesini e Antonio Tagliani diRezzato (è l’attuale a destra del presbiterio).

7. La confraternita del S. Rosario abbandonò quindiil vecchio altare del Solari, portando a quello nuovo lapala del Rosario di Alessandro Ma ganza (tuttorainsediata). L’altare di Andrea Solari rimase quindi allegato dell’Immacolata; ancora oggi le ammiriamo conle sue belle colonne tonde verde perlato, di stucco. Lapala è dedicata alla Madonna Immacolata e S. Luigi efu dipinta presumibilmente tra la fine del Settecento el’inizio dell’Ottocento, quando l'altare rimase senzaquadro, essendo il precedente del Maganza trasferitoall’altare del Rosario. È da notare che le dimensionidel quadro del Maganza sono le stesse di quellodell'Immacolata (cm. 325 x 220 circa). a dire che ilsecondo ha sostituito il primo. Sono supposizioni;salvo eventuali smentite.

8. Dove c’era il vecchio altare del S. Sacramento,fu portato l'altare della Madonna della chiesa deiDisciplini con la statua relativa, la cui confraternitaera stata soppressa nel 1797 e la cui chiesa, confi-

nante a est del Suffragio, fu demolita nel 1820.9. Chi osserva con attenzione gli attuali altari delle

Reliquie e dell’Immacolata e S. Luigi vedrà chehanno forme uguali: sono,il primo, il vecchio altaredel S. Sacramento e il secondo, il vecchio altare delS. Rosario, che stavano di fronte.

Il risultato di queste laboriose manovre fu la siste-mazione della chiesa parrocchiale, così come lavediamo ora. Il Solari ebbe la sua gloria tra gli artistiche lavorarono a Carpenedolo, per lo splendido altaredel Castello, ma anche per un altare nella parrocchia-le che si distingue per la sua struttura lineare edessenziale. Un ricordo pertinente alla vigilia di uneventuale restauro della pala di questo altare.

Nell’Ottocento non ci furono più lavori importantinelle chiese di Carpenedolo, se si eccettua la costru-zione dell’organo. Il regime politico era cambiato:Venezia era caduta, lasciando il posto a Napoleone,poi all'Austria, poi al Regno d'Italia. L’Ottocento videaltre occupazioni e interessi a Carpenedolo: malattiee carestie, presenza di armate straniere, funziona-mento di nuove istituzioni politiche e civili, risistema-zione della viabilità attorno alla Fossa Magna. Ma,questo, è un altro discorso.

Mario Trebeschi

ILCASTELLO 8

“Essere annunciatori della Parola”In parrocchia tra i vari gruppi ecclesia-

li si conta con soddisfazione quello litur-gico che, numeroso e ben compreso delprezioso servizio, adempie con dignità,da anni, al compito assegnatogli.

Don Emilio, che ne ha curato la for-mazione e la tenace fedeltà, ne è giu-stamente fiero, desideroso che ancheper l’avvenire tutto continui al meglio.

Nell’ultimo incontro si è parlato dellettore come di colui al quale è deman-dato un alto e delicato incarico che untempo era concesso solo a chi avevaricevuto l’ordine minore del lettorato. Con la riformaliturgica ogni battezzato, ispirato dalla fede e dauna retta condotta di vita potrebbe assolvere, die-tro autorizzazione dell’autorità ecclesiastica, aquesto ministero.

Detto questo, va raccomandato e favorito cheogni persona curi adeguatamente non solo laforma del suo servizio ma soprattutto le proprieinteriori disposizioni, in modo che all’annunciosegua l’adesione della vita.

È ciò che è più difficile e spesso tiene lontani dal-l’annunciare la Parola di Dio. Eppure quanto è nobi-le il compito e stimolante a vita interiore l’accettarela sfida, per se stessi e davanti agli altri, di con-frontarsi con il Signore che ci parla, convinti piùche mai, come del resto ogni sacerdote, di essereindegni ed inadeguati.

Il vedere e constatare come tanti nostri fratelli e

sorelle sono disponibili ad annunciare,superando tentennamenti, pigrizia,malavoglia, eventuali giudizi nei loroconfronti, lascia ben sperare e fa pen-sare alla espressione biblica: “Beati ipassi di quanti evangelizzano”; sì, per-ché così si collabora e si è vicini allamissione dei nostri sacerdoti per l’an-nuncio del Regno di Dio.

In questi giorni della trascorsaQuaresima, durante i “Centri di ascol-to” siamo stati ammaestrati su Paroladi Dio ed Eucarestia: per tutti ne è sca-

turito un salutare beneficio: più che mai ci ha con-vinti sulla urgenza di porci all’ascolto per impararead essere gioiosi discepoli del Signore.

Il nostro Gruppo parrocchiale dei Lettori, cuisarebbe auspicabile si aggiungessero altri, avràsempre più futuro ed incisività se a parteciparvisaranno cristiani, non perfetti, senza peccati nèdifetti, ma umili ed entusiasti, tali da ripetere a sèed agli altri: “Domine, in semplicitate Verbum tuumfratribus meis laetus nuntiavi” - Signore, con sem-plicità e in letizia ho proclamato ai fratelli la tuaparola”.

don Gian Maria

Chi desiderasse mettersi disponibile per il servi-zio di lettore, comunichi il suo nome ed indirizzopresso la sagrestia.

ILCASTELLO9

Il 6 dicembre 1943 in piena guer-ra, vittime del rastrellamento tede-sco, papà Nicola Pizza e la moglieRaffaela con la nidiata di nove figlidai 15 anni a un neonato, devonoabbandonare casa e paese nelbasso Lazio e dapprima rinchiusiin una chiesetta di montagna perdue notti, vengono caricati su ca-mion militare tedesco, portati aPriverno Fossonova e stipati sucarri bestiame diretti in Germaniaper sei lunghi e penosi giorni attra-verso l’Italia, di passaggio a Man-tova, vengono scaricati.

Il papà Nicola, ferroviere, chiededi essere assegnato a un paeseche conosceva il passaggio dellaferrovia.

La destinazione fu Bozzolo doveall’arrivo della corriera trovarono inPiazza Europa ad accoglierli donPrimo Mazzolari, il parroco.

Ai primi giorni vengono condottinelle scuole elementari, con la pa-glia a far da letto, prima della siste-mazione al casello ferroviario.

Don Primo provvide il tavolocon sei forchette e cucchiai e mo-bilitò la solidarietà del paese. I po-veri sapevano capire i bisogni deipoveri.

Passano gli anni ma la sollecitu-dine di don Primo per i deboli nonsi spegne.

Filomena verso i 18 anni vinceun concorso alle poste e viene de-stinata a Desenzano del Garda.

Il papà contrariato per la distan-za, con il retaggio di una mentalitàiperprotettiva per la donna, che alsud non è bene che si allontani dacasa, si rivolge a don Primo che vàa Desenzano del Garda e trova al-loggio per la ragazza presso unacomunità religiosa.

Michele di 10 anni, come tanti aquei tempi, con la pelle dei piedi afar da suola e senza scarpe per lafesta, un sabato viene chiamatoda don Primo in casa e riceve indono un paio di zoccoli di legnonuovi fiammanti.

Dopo la corsa a casa a gridarealla mamma la gioia del dono, tor-na presto verso la chiesa di SanPietro dove don Primo stà parlan-

do ai bambini ed il piccolo Michelecon una punta di orgoglio per ilmomentaneo riscatto del poveroentra e il rumore degli zoccoli sulpavimento gli pare musica.

Don Primo interrompe la predicae volgendo lo sguardo al fondo di-ce “Chi è quel maccherone che èentrato adesso in chiesa a suon dizoccoli?”

Gli attuali tigli che fan coronasolenni intorno alla piazza anti-stante la chiesa, erano da pocopiantumati e il solito Michele si ar-rampica per mettersi sotto la ca-micia un nido che gli sembravafuori luogo.

Felice dell’impresa torna con ipiedi a terra e il lamento degli uc-cellini si mescola al lamento del la-druncolo che ha rimediato un so-noro ceffone dal parroco che an-cora lo etichetta “maccherone bu-cato”.

La virtù educava alla virtù.La morte di don Primo è stato un

dramma per tutti.Nelle abitudini della famiglia Piz-

za è diventata legge del cuore, inogni passaggio al cimitero di Boz-zolo, passare per una preghiera ri-conoscente sulla sua tomba.

Commovente l’incontro la sera

del 50° anniversario della morte.La famiglia ormai sparpagliata

per ogni dove, si ritrova a Bozzoloper la memoria riconoscente.

Don Primo dava e non chiede-va e il compenso per tanti favoriveniva pattuito dalla sorella Giu-seppina che diceva a mammaRaffaela “fate pregare i vostribambini per il mio don Primo per-ché ha tanti nemici”.

La sera del 19 aprile 2009 nellachiesa parrocchiale di Bozzolocon il cardinale di Milano i vescovidi Cremona e Mantova e una tren-tina di sacerdoti me compreso,quei bambini ormai nonni hannoreso lode e grazie a Dio per quelprete che, a pensarci, sembra es-sere morto solo ieri.

È il ricordo dei Santi e dei profe-ti che non conosce l’ombra deltempo.

Don Franco Tortelli

N.B. Luciano Guelfi caporedat-tore del TG2 figlio di FilomenaPizza, per il 50° anniversario del-la morte di don PRIMO MAZZO-LARI, ha scritto un libro sulle vi-cissitudini e traversie della fami-glia PIZZA. “SFOLLATI” una sto-ria italiana.

Storia di casa nostra

La Famiglia Pizza ringrazia Don Primo Mazzolari

Famiglia Pizza al completo - Anno 1955.

ILCASTELLO 10

Apparteniamo a GesùQuando un cristiano si segna con il se-

gno della croce e dice: “Nel nome del Pa-dre, del Figlio e dello Spirito Santo” egliafferma di appartenere a Gesù, di essereun membro della sua famiglia.

Quando ci presentiamo a qualcuno ediciamo il nostro nome e cognome, affermiamo:“Eccochi sono (nome). Ecco la famiglia cui appartengo!”.Siamo orgogliosi del nostro nome e cognome e certa-mente non li scambiamo con altri.

In nome di…✓ Parlare poi “in nome di qualcuno” significa essere

il suo messaggero.Nell'antichità signori e re mandavano persone di fi-

ducia a portare i loro messaggi ai sudditi. Essi presta-vano la loro voce per far conoscere i voleri del sovra-no. Inoltre, si combatteva o si gareggiava in nome diqualcuno.

✓ Così quando il cristiano dice “in nome di Dio”, di-chiara di voler essere con la sua persona un messag-gio vivo dell'amore di Dio Padre, Figlio, Spirito Santo.Cominciare e concludere la giornata con questo se-gno è un modo semplice e profondo per dire: “Signo-re, io sono tuo!”.

È il nostro credo✓ Il segno della croce, con le parole che lo accom-

pagnano, ci permette infine di esprimere, in un solo,semplice gesto, le verità che sono a fondamento dellanostra fede: tracciando il segno della croce annuncia-mo Gesù, morto e risorto per noi, dicendo Padre, Fi-glio, Spirito Santo dichiariamo che Dio non è solo, maè una comunità d’amore a cui tutti noi siamo chiamatia partecipare.

CON MAMMA E PAPÀPerché diciamo:

“Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo?”

CON MAMMA E PAPÀDieci richieste dei figli ai genitori1. Non viziarmi. So benissimo

che non dovrei avere tuttoquello che chiedo. Voglio solometterti alla prova.

2. Non essere incoerente: que-sto mi sconcerta e mi costrin-ge a fare ogni sforzo per farla franca tutte le volteche posso.

3. Non fare promesse: potresti non essere in grado dimantenerle.Questo farebbe diminuire la mia fiduciain te.

4. Non correggermi davanti alla gente. Presterò moltapiù attenzione se parlerai tranquillamente con me aquattr’occhi.

5. Non brontolare continuamente: se lo fai dovrò difen-dermi facendo finta di essere sordo.

6. Non badare troppo alle mie piccole indisposizioni.Potrei imparare a godere di cattiva salute se soloquesto attira la tua attenzione.

7. Non preoccuparti per il poco tempo che passiamoinsieme. È come lo passiamo che conta.

8. Non permettere che i miei timori suscitino la mia an-sia perché allora diventerò ancora più pauroso. In-dicami il coraggio.

9. Non dimenticare che non posso crescere bene sen-za molta comprensione e incoraggiamento... manon ho bisogno di dirtelo, vero?

10. Ricordati, io imparo più da un esempio che da unrimprovero.

Don Antonio Mazzi

✓ Come scriveva un grande vescovo, don ToninoBello, Dio non è: uno + uno + uno, ma piuttosto uno xuno x uno.

In Dio ogni persona vive per l’altra. E questo è unaspecie di marchio di famiglia. Perché anche Gesù havissuto per gli altri e ha insegnato ai suoi discepoli (e anoi oggi) a fare lo stesso.

Settimana Santa e PasquaCelebrare ogni anno la Pasqua del Signore,

ricordare e rivivere i suoi gesti e le sue parole,è confessare la fede nella resurrezione di Cri-sto, è affermare di credere che la vicenda diquell’uomo, Gesù di Nazareth, come lui havissuto e come lui è morto ed è tornato alla vi-ta, possiede ancora oggi un valore e un signi-ficato grandi per la vita degli uomini e per l’in-tera storia dell’umanità. Per questo, la cele-brazione memoriale della Pasqua del Signorerende i cristiani contemporanei alla Pasqua diCristo, una contemporaneità che consistenella permanenza di senso oggi per ogni credente del-l’evento che egli celebra nelle liturgie pasquali.Se la Pa-squa di Cristo ha senso oggi per il cristiano, egli è con-temporaneo alla Pasqua e la Pasqua è contemporanea

a lui: qui sta l’importanza decisiva delle cele-brazioni liturgiche pasquali nella vita dei cre-denti.La Pasqua di Cristo, infatti, è ancora og-gi salvezza se a essa ogni discepolo del Si-gnore aderisce con l’intera sua esistenza. Laragione per cui la chiesa celebra annualmen-te le liturgie del Triduo santo è quella di far co-noscere e far penetrare nei cristiani e in ogniuomo tutta la storia della salvezza illuminatadal soffrire, dal morire e dal risorgere di Gesù,e dunque dall’intera sua vita donata per la sal-vezza del mondo.Confessare ogni anno nelle

liturgie della Pasqua del Signore che «Cristo è risortodai morti» significa gridare a ogni uomo, a ogni esserevivente e a tutta la creazione che «l’amore è più fortedella morte».

Ecce homo.

ILCASTELLO11

“Il profumo della vita”

Capita durante la settimana di incontrare famiglie,adulti e ragazzi, di ritorno dalle nostre attività pasto-rali. Alcuni sorridono, altri ridono spensierati, moltisono scuri in volto.

Mi chiedo quindi: cos’è successo? Qualcosa nonva? Perché in giornate così solari i nostri occhi sonospenti e non fanno trasparire la gioia di un incontro?Perché dopo la Messa, dopo il catechismo, dopo...perdiamo il sorriso?

Rileggendo in questi giorni con i bambini le parabo-le non posso non pensare a come spesso abbiamouna visione un po’ distorta della realtà umana e di fede.

Puntiamo la nostra attenzione su ciò che non sideve fare più che sulla bellezza dell’esperienze davivere.

Leggendo la parabola del seme buono seminatonel campo infatti l’attenzione cade solo sulla zizza-nia, che c’è, ma che non prevale!

Leggendo la parabola delle nozze del figlio del reci siamo accorti che molti hanno rifiutato l’invito edaddirittura un uomo non aveva l’abito giusto, maabbiamo dimenticato che noi siamo stati invitati ec’eravamo!

Leggendo la parabola degli operai della vignaponiamo l’attenzione su ciò che prendono quelli del-l’ultima ora, ma non vediamo che a noi è stata datala possibilità di lavorare un giorno nella vigna delSignore e la paga è stata molto abbondante!

Leggendo la parabola del padre che ha due figliponiamo l’attenzione sulla troppa generosità nei con-fronti del più piccolo... e ci riscopriamo capricciosi comeil figlio maggiore che ha tutti i privilegi, ma non lo sa.

Forse è proprio questa la fonte della nostra tristez-za inconscia… la non consapevolezza!

Noi siamo figli amati da un Dio che è nostro Padre,il quale sa che a volte ci allontaniamo da Lui, sa chesiamo cocciuti, sa che siamo spesso invidiosi ma,nonostante tutto questo e molto altro ancora, Lui nondesiste dall’amarci. A Lui va bene così!

La bellezza dell’essere figli di Dio è che non siamonoi ad averLo scelto.

È così perché così è piaciuto a Dio! Possiamo amarlo o bestemmiarlo, possiamo

accettarlo o persino rifiutare di riconoscerlo comenostro padre, nonostante tutto la sua Paternità nonviene meno, perché Lui è fedele!

Oh, per fortuna che è così… perché l’uomo, nono-stante i suoi sforzi, spesso è infedele ed incapace divivere con consapevolezza questa sua identità.

Forse siamo tristi perché ci rendiamo conto che cisentiamo servi, più o meno obbedienti, alla ricerca diuna giusta ricompensa. Ma Gesù ci dice: non vi chia-mo più servi ma amici.

Forse non sappiamo amare Dio come Padre per-ché non lo sentiamo tale: siamo convinti che per

BREVI DI CRONACA

essere suoi figli dobbiamo fare tutto ciò che ci dice.La bellezza della sua Paternità sta nel fatto che

siamo suoi figli non perché amiamo il padre, ed inostri peccati spesso ci ricordano proprio questo, maperché siamo chiamati a riconoscerlo come Padre!

Cristiano infatti non è colui cha ama Dio, questo èun atto solo umano che cerca solo la sua ricompen-sa, ma colui che riconosce l’amore di Dio e da que-sto amore si lascia conquistare.

È Dio infatti che in Gesù ci ha generati a vita nuovanel battesimo… lasciamo morire con Cristo in crocetutti quei pensieri cha annebbiano la nostra serenità,che tolgono profumo e sapore alla nostra esistenza.In altre parole: Sii ottimista! L’ottimismo è il profumodella vita!

Don Gianluca

Voci dall’Azione Cattolica

Aria di festa in casa AC!Dopo la nevicata fuori stagione la primavera è alle

porte e con il calduccio primaverile arriva anche iltempo degli incontri per l’Azione Cattolica.

Due sono gli eventi che attendono tutti gli acierrini:la Festa Zonale il 25 Aprile e il Meeting Regionale il16 Maggio.

Segnate queste date sui vostri calendari perchésono appuntamenti imperdibili!

La Festa Zonale è ormai un “must” per l’AC di Car-penedolo che,ogni anno,vive un momento di festa espiritualità con tutte le associazioni della zona.

La vera novità è, però, il Meeting Regionale che siterrà a Crema Domenica 16 Maggio; aperto a tutti gliacierrini dai sei ai quattordici anni è una propostainnovativa. È la prima volta che tutte le ACR dellaLombardia si danno appuntamento per vivere insie-me una giornata di festa e spiritualità sul tema dellacomunicazione che da Settembre accompagna ilcammino dei più piccoli.

L’Azione Cattolica non è solo ACR: ci sono anchedue gruppi di adolescenti e giovanissimi che ogni sett-

INVITO ALLA VEGLIA DELLE PALME:“Maestro Buono, che cosa devo fare

per avere la vita eterna?”

Il tradizionale appunta-mento della Veglia della Pal-me si terrà sabato 27 marzo2010, con partenza dalCastello e arrivo in piazzaPaolo VI. La Veglia, dedicata

ai giovani e presiduta dal Vescovo Luciano, avrà pertema il messaggio del Santo Padre per la XXV Gior-nata Mondiale della Gioventù: “Maestro buono, checosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?”.

Come Oratorio parteciperemo all’evento salendo aBrescia insieme con un pullman. Ci troviamo alle19.30 presso il piazzale della Chiesa Parrocchialeper essere puntuali all’inizio della preghiera nelPiazzale del Castello di Brescia per le 20.30. Sedesideri partecipare telefona allo 334.3368884 -Valentina oppure allo 339.5752012 - Nadia.

Invito agli adolescenti e giovani per la collaborazione al Grest

Hola, tutto bene?!?! In continuità conl’esperienza di Nasinsù anche quest’e-state in Oratorio vivremo una GRandeESTastate insieme, in compagnia deituoi amici e di tanti bambini...

Come te anche molti adolescenti e giovani chepassano dall’Oratorio mi chiedono cosa si farà.

Alcuni tuoi amici o ture amiche hanno già deciso,altri invece sono incerti… taluni temono di avere pro-blemi con la scuola! Per il momento ti chiedo di pen-sarci su e, se puoi, di contattarmi entro il 25 Aprile.

Il 9 maggio infatti, presso il “Gloria” a Montichiari,ci sarà una festa dal pomeriggio alla sera organizza-ta dal Segretariato Oratorio per tutti gli animatori dei

ILCASTELLO 12

imana si incontrano e vivono la loro dimensione di AC.Anche loro hanno partecipato e parteciperanno ai

momenti forti all’interno della vita comunitaria dellagrande famiglia AC: il 7 Febbraio si è svolta a Gus-sago la “Festa della Pace” a conclusione del mese diGennaio da sempre considerato il mese della pace;nel mese di Maggio anche adolescenti e giovanissi-mi vivranno la loro festa zonale.

Come potete vedere l’Azione Cattolica non si fer-ma mai neanche davanti a una nevicata fuori stagio-ne e continua con il proprio lavoro partecipandoanche agli appuntamenti di Quaresima proposti dal-la parrocchia e dalla diocesi.

Voci dal gruppo di animazione dell’Oratorio

PASQUETTA IN BICICLETTA: Lunedì 5 Aprilevivremo una biciclettata per Famiglie. Si parte alleore 10,30 dall’Oratorio con destinazione la Pieve.Percorreremo le piste ciclabili lungo le campagne diCarpendolo. Giunti alla Pieve consumeremo il pranzo(grigliata di carne su prenotazione) oppure al saccocon momenti di relax e di gioco. Il percorso è ade-guato anche per i bambini. Si può partecipare anchesolo al momento del pranzo raggiungendo la Pieveautonomamente. Si prega di comunicare l’adesionetelefonando a Lucia in orario serale al numero030.9966470. Vi aspettiamo numerosi… ringraziamofin d’ora i papà che si renderanno disponibili per lagrigliata di carne, le mamme per le deliziose torte ecoloro che ci ospitano per la giornata insieme.

4MINUTES: Il 20/02/2010 èstato organizzato il consuetoappuntamento mensile delritrovo il 4 minutes, una serataa sfondo musicale piena di gio-vani di ogni età.

Dato l’enorme successo del precedente avveni-mento, si è deciso di richiamare il famosissimo DJFOG, che grazie al mixaggio di vari brani e l’effettodisco di un ritrovo addobbato ad hoc, è risultata unaserata spettacolare grazie anche ad un VOICE d’ec-cezzione il nostro vocalist Ode.

Per info sulla prossima serata ed altri eventiaggiungi su FACEBOOK il RITROvo come amico!!!

Resoconto della Quaresima di solidarietà

Il momento storico che stia-mo vivendo è segnato dallaprecarietà. Molte famiglieanche di Carpendolo riesconoa stento a provvedere ai biso-gni fondamentali. A causa del-la crisi economica ciò che fino a pochi mesi fa sem-brava “lo stile quotidiano” ora per molti non lo è più.

Se poi spostiamo l’attenzione ai paesi poveri oltreai problemi legati alla malnutrizione esistono malattiemortali quali la lebbra. Questa malattia rispetto all’an-tichità è curabile. Durante la Quaresima molte perso-ne hanno mostrato attenzione e sensibilità ai proble-mi sopra citati portando alimenti e “Sapone di Marsi-glia”. Inoltre è stato raccolto un contributo anche perle iniziative diocesane aiutando cioè i nostri missiona-ri consacrati e laici sparsi per il mondo ad annunciareil vangelo di Gesù. A tutti voi grazie.

ILCASTELLO13

Grest della nostra Zona Pastorale. Ci accompagnerànell’animazione il DJ FOG, che avete già conosciutoal 4minutes. Per quell’occasione devo comunicare ipartecipanti quindi… non aspettare troppo!

Ti aspetto in Oratorio sopra il Ritrovo per le iscri-zioni. Io ci sono quasi sempre dal lunedì al venerdìdalle 14.30 alle 18.00. Per sicurezza e per non fartiperdere tempo prezioso per lo studio chiamami al349.2267166 o contattami in FACEBOOK.

Confido nella tua disponibilità, grazie don GianlucaAh, per gli “incerti scolastici”… STUDIA, e sarai

certamente promosso!

Voci dal gruppo coretto dei bambini

Da settembre a giugno siamo sempre presentialla Messa delle 9.45 e quanti siamo! Più di 40 trastrumentisti e coristi.

Molti sono bambini e ragazzi di età compresa trai 5 e i 16 anni, pieni di talento e di buona volontà.Tutti insieme abbiamo pensato che sarebbe statobello fare qualcosa di più e abbiamo deciso di offri-re alla comunità uno spettacolo che si terrà sabato5 giugno alle ore 20.45 e che avrà come tema LALUNA. Vi aspettiamo!

I cresimandi a Brescia

Sabato 19 dicembre 2009 noi cresimandi accom-pagnati da don Gianluca e dai catechisti siamoandati a Brescia; i ragazzi hanno fatto visita al semi-nario invece le ragazze sono andate ad incontrare lesuore in convento.

Giunti al seminario siamo stati accolti da un grup-po di nostri coetanei, molto simpatici, che sono ospi-ti del seminario, come convittori, mentre studiano inscuole della città.

Dentro il seminario, dopo una breve presentazione,

ci siamo divisi in gruppi e accompagnati da un semi-narista abbiamo visitato il luogo dove loro studiano ealloggiano.

Dopo una piccola merenda abbiamo lasciato ilseminario e ci siamo diretti verso il centro città, cisiamo ricongiunti con le ragazze e insieme siamoandati al Centro Pastorale Paolo VI per celebrare lamessa. Durante la funzione religiosa ci ha raggiuntiMons. Mascher, il braccio destro del Vescovo, ci hasalutato da parte sua e del Vescovo e ci ha fatto gliauguri per la cresima.

Marco

Battesimi4. Baresi Noemi di Roberto e Pini Monica5. D’Agostino Nicolas di Vincenzo e Arri-ghini Emanuela6. Agunbiade Deborah di Emmanuel eIdowu Bumi

7. Pezzaioli Maddalena di Stefano e CorsiPaola8. Predari Lisa di Davide e Zori Loredana

Defunti17. Rodella Tullio di anni 68

18. Pé Ornella di anni 4519. Bignotti Angelo di anni 8220. Borsari Sinibaldo di anni 7821. Mignocchi Beatrice di anni 9022. Biemmi Luigia di anni 8423. Pesci Martina di anni 9824. Astori Lucia di anni 86

AAAANNNNAAAAGGGGRRRRAAAAFFFFEEEE PPPPAAAARRRRRRRROOOOCCCCCCCCHHHHIIIIAAAALLLLEEEE

ILCASTELLO 14

Quanto dura in carica il CPAE?Il CPAE dura in carica cinque anni e i consiglieri

possono essere riconfermati. I CPAE costituiti nel2010 resteranno quindi in carica fino al 2015.

Come procedere al rinnovo dei Consigli Parrocchiali

Il Vescovo mons. Luciano Monari ha stabilito che do-menica 18 aprile in tutta la diocesi si svolgano le elezio-ni per costituire i nuovi Consigli Pastorali Parrocchiali.

Lo stesso Vescovo ha disposto che da aprile a giu-gno si provveda anche al rinnovo dei Consigli Parroc-chiali per gli Affari Economici.

Ecco alcune sintetiche indicazioni in proposito.

CONSIGLI PASTORALI PARROCCHIALI– Nei mesi di marzo e aprile vanno predisposte le li-

ste dei candidati per il nuovo CPP. A preparare tali li-ste provvede un’apposita commissione elettorale.Ta-

le commissione, presieduta dal parroco e compostada alcuni fedeli (5-6 persone), ha il compito di prepa-rare la lista dei candidati, tenendo conto di quanto di-sposto nelle Disposizioni e norme degli OrganismiParrocchiali circa i Consigli Pastorali parrocchiali edell’apposito sussidio preparato per l’occasione.

– Non meno di quindici giorni prima delle elezioni la li-sta dei candidati va portata a conoscenza della comu-nità. La stessa comunità andrà avvisata per tempo del-l’appuntamento elettorale di domenica 18 aprile 2010.

– Per le elezioni del CPP è da prevedere l’allesti-mento di un seggio elettorale nelle vicinanze dellachiesa per le operazioni di voto. In alternativa, si puòinvece consegnare la scheda elettorale all’uscita del-la celebrazione eucaristica, far votare a casa e invita-re a riportare la scheda in un’urna apposita predispo-sta in chiesa o nei suoi pressi. I fedeli della parrocchiache per malattia o altro grave impegno fossero impos-sibilitati a partecipare all’Eucaristia, potranno essereinvitati a consegnare il loro voto in casa a membri o a

Diocesi di BresciaVerso il rinnovo dei Consigli Parrocchiali 2010-2015In vista del rinnovo dei Consigli Parrocchiali, da realizzarsi tra aprile e giugno 2010,vengono proposte alcune note sintetiche sulle funzioni e i compiti di tali organismi: ilConsiglio Pastorale Parrocchiale e il Consiglio Parrocchiale per gli Affari Economici.

Gita a Padova

In alto a sinistra: visita a Padova

per l’ostensione del corpo di S. Antonio.

In alto a destra: in fila verso S. Antonio.

Qui a fianco: ...a Padova, omaggio a San Leopoldo.

ILCASTELLO15

incaricati dalla commissione elettorale. La schedaviene ritirata in busta chiusa e aggiunta alle altre nelloscrutinio.

– Possono partecipare alle elezioni del CPP tutti co-loro che, ricevuti i sacramenti del battesimo e dellacresima, sono in comunione con la Chiesa, sono ca-nonicamente domiciliati in parrocchia o stabilmenteoperanti in essa e hanno compiuto il 18° anno di età.

– Le operazioni di voto e lo scrutinio sono seguitedall’apposita commissione elettorale secondo le ap-posite norme date in proposito.

– Oltre ai membri eletti in base alle elezioni del 18aprile, il CPP si compone anche di membri di dirtto edi membri nominati dal parroco. Ogni membro, eccet-to quelli di diritto, deve sottoscrivere una formale ac-cettazione della carica e degli obblighi derivanti.

– I nomi del nuovo CPP verranno ufficialmente pro-clamati domenica 25 aprile 2010 durante tutte leMesse parrocchiali. I CP inizieranno così il propriomandato, che si concluderà nel 2015. In settembre,poi, insieme al CPAE il nuovo CPP potrebbe esserepresentato alla comunità.

CONSIGLI PARROCCHIALI AFFARI ECONOMICI– Una volta composto (cosa che deve avvenire en-

tro domenica 25 aprile), il CPP si riunisce per desi-gnare due suoi membri che entrino a far parte, oltreche del CPP, anche del CPAE.

– Entro la fine di giugno il parroco deve scegliere glialtri membri del CPAE, facendo in modo che, perquanto possibile, in esso siano presenti persone conautentica sensibilità ecclesiale e con adeguata com-petenza economico-amministrativa.

Chi può essere membro del CPP?

Possono essere membri del CPP coloro che, bat-tezzati e cresimati, abbiano compiuto i 18 anni e sianocanonicamente domiciliati nella parrocchia o operantistabilmente in essa. Inoltre, i membri del CPP devonodistinguersi per vita cristiana, autentica sensibilità ec-clesiale, volontà di impegno, capacità di dialogo e co-noscenza dei problemi della parrocchia.

Il parroco si rende garante che non entrino nel CPPpersone prive di questi requisiti.

CALENDARIO LITURGICOAprile 20101 giovedì Giovedì Santo - Messa Crismale a Brescia

ore 16.00:Santa messa per i fanciulli e gli anzianiore 20.00: S. Messa in Coena Domini

2 venerdì Venerdì Santo - digiuno e astinenzaore 15.00: azione liturgicaore 20.00: azione liturgica e processione con ilCristo morto

3 sabato Sabato Santoore 22.00: Veglia Pasquale con Battesimi

4 domenica PASQUA 5 lunedì Lunedì dell’Angelo - Sante messe con orario

Festivo - ore 11.00 S. Messa in Santuario10 sabato Riprende il catechismo -

ore 16.00: Incontro prebattesimale11 domenica Domenica in Albis della Divina Misericordia

Riprende il catechismo12 lunedì Riprende il catechismo - Messa a S. Giuseppe13 martedì Messa a Fusetto14 mercoledì Magistero zonale - Messa alle Lame e S. Maria

Maddalena15 giovedì Messa a S. Gottardo16 venerdì Messa a Ravere17 sabato ore 16.00: incontro prebattesimale19 lunedì Anniversario dell’elezione di Benedetto XVI24 sabato ore 16.00: incontro prebattesimale25 domenica S. Marco evangelista - Giornata mondiale

per le vocazioni - Festa della Liberazione I.C.F.R. 1.5 - ore 12.00: Battesimi

29 giovedì Festa al quartiere di S. Giuseppe30 venerdì Festa al quartiere di S. Giuseppe

Maggio 20101 sabato Inizio del mese Mariano - Festa di S. Giuseppe

lavoratore2 domenica Cresime3 lunedì Dal lunedì al venerdì, alle ore 20.00, S. Rosario

e S. Messa in Santuario e Quartieri4 martedì S. Messa in Santuario per i Cresimandi

6 giovedì Festa di S. Gottardo - S. Messa in Santuarioper le 2e medie

7 venerdì Festa di S. Gottardo - Primo venerdì del mese8 sabato Festa di S. Gottardo

ore 16.00: Incontro prebattesimale9 domenica I.C.F.R. 4.4 - ore 12.00: Battesimi10 lunedì Dal lunedì al venerdì, alle ore 20.00, S. Rosario

e S. Messa in Santuario e Quartieri11 martedì S. Messa in Santuario per le 1e medie13 giovedì Beata Vergine Maria di Fatima - S. Messa in

Santuario I.C.F.R. 515 sabato ore 16.00: Incontro prebattesimale16 domenica ASCENSIONE - I.C.F.R. 1.617 lunedì Dal lunedì al venerdì, alle ore 20.00, S. Rosario

e S. Messa in Santuario e Quartieri18 martedì S. Messa in Santuario I.C.F.R. 420 giovedì S. Messa in Santuario I.C.F.R. 322 sabato S. Rita - ore 15.00: Benedizione delle rose

ore 16.00: Incontro prebattesimale23 domenica PENTECOSTE - I.C.F.R. 5.4

ore 16.45: Battesimi24 lunedì Dal lunedì al venerdì, alle ore 20.00, S. Rosario

e S. Messa in Santuario e Quartieri25 martedì S. Messa in Santuario I.C.F.R. 227 giovedì S. Messa in Santuario I.C.F.R. 1

Pellegrinaggio Parrocchiale in Terra Santa30 domenica SS.TRINITÀ31 lunedì Conclusione del mese Mariano in Santuario

Giugno 20102 mercoledì Festa della Repubblica

Pellegrinaggio Mariano a conclusione del cate-chismo

3 giovedì Conclusione del Pellegrinaggio Parrocchiale inTerra Santaore 20.00: Inizio delle Quarant’ore

4 venerdì Primo venerdì del mese - Quarant’ore5 sabato Quarant’ore6 domenica CORPUS DOMINI - Processione

“Il Castello” - Marzo 2010 - Aut. Trib. BS N. 13/94 del 14/5/94 - Direttore responsabile: Mons. Antonio FappaniDirezione e redazione: Parrocchia S. G. Battista V. Ventura, 1 Carpenedolo (BS) - Videoimpaginazione: C.G.S. - Bagnolo Mella (BS) - Stampa: Grafinpack - Calvisano (BS)

Ho visitato l’annoscorso, il 23 marzo,nel viaggio in TerraSanta la prima mo-stra permanente almondo sulla SantaSindone, inaugura-ta con successo il22 luglio 2008 nelcentro di Notre Da-me di Gerusalem-me. Essa ospita, fral’altro, una copia

della Sindone di Torino, una scultura di Luigi Mattei,che ha cercato di ricostruire in tre dimensioni il corpodell’uomo del lenzuolo, ed una riproduzione dellacorona di spine, dei chiodi, dei flagelli utilizzati conGesù, secondo quanto è stato possibile rilevare dal-l’immagine.

Inoltre una serie di grandi pannelli ripercorre la sto-ria della Sindone ed illustrano le principali ricerchescientifiche degli ultimi anni, con particolare riferi-mento ai recenti studi nel settore della botanica.Hanno contribuito all’allestimento della mostra quat-tro esperti appartenenti a nazioni e culture diverse: ilprof. Bruno Barberis, Direttore del Centro Interna-zionale di Sindonologia di Torino; l’israleita AvinoamDanin, Cattedratico di Botanica dell’Università Ebrai-ca di Gerusalemme; il prof. José Palacios Carvajal,Cattedratico e Direttore di Traumatologia dell’Ospe-dale “La Zarzuela” di Madrid ed infine l’autore dellascultura “L’uomo della sindone”, Luigi Mattei. Hannomostrato la concordanza di prove dell’autenticitàdella sindone, dal punto di vista storico, botanico emedico.

Negli ultimi anni, la Santa Sindone è stata al cen-tro di un grande interesse da parte del mondo scien-tifico. Si tratta, forse, dell’oggetto più studiato almondo, da diversi punti di osservazione: storico, chi-mico, informatico e perfino botanico e numismatico.

Papa Giovanni Paolo II, in un’omelia pronunciata nel1998 nella Cattedrale di To-rino, ha esortato ad affrontarelo studio della Sindone senzaposizioni precostituite, invi-tando ad agire con libertà in-teriore e premuroso rispetto,sia della metodologia scienti-fica, sia della sensibilità deicredenti. Ecco alcune foto cheho scattato a Gerusalemmenella visita alla mostra.

A cura di Don Franco

Mostra permanente sulla Sindonea Gerusalemme

La statua “L’uomo della sindo-ne”, da cui viene il nome dellamostra.