COMUNE DI PIEVE TORINA - ambiente.marche.it · ricompreso tra Luglio ed Ottobre. Così ragionando...

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COMUNE DI PIEVE TORINA -MACERATA- UTILIZZO IDROELETTRICO DEL FIUME CHIENTI DI PIEVE TORINA IMPIANTO DI PIEVE TORINA PROCEDIMENTO V. I. A. RISPOSTA ALLE OSSERVAZIONI AL PROGETTO FORMULATE DAGLI UFFICI DEGLI ENTI PREPOSTI PROPRIETA': Hidrochienti srl - Comunanza (AP) Comunanza 6 Dicembre 2013 PROGETTISTI LA PROPRIETA' Dott. Ing. Renato Del Papa Hidrochienti srl Dott.sa Agr. Baiocco Michela L’ amministratore unico Dott. Geol. Pacetti Diego Antonio Dionisi

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COMUNE DI PIEVE TORINA

-MACERATA-

UTILIZZO IDROELETTRICO

DEL FIUME CHIENTI DI PIEVE TORINA

IMPIANTO DI PIEVE TORINA

PROCEDIMENTO V. I. A.

RISPOSTA ALLE OSSERVAZIONI AL PROGETTO

FORMULATE DAGLI UFFICI DEGLI ENTI PREPOSTI

PROPRIETA':

Hidrochienti srl - Comunanza (AP) Comunanza

6 Dicembre 2013

PROGETTISTI LA PROPRIETA'

Dott. Ing. Renato Del Papa Hidrochienti srl

Dott.sa Agr. Baiocco Michela L’ amministratore unico

Dott. Geol. Pacetti Diego Antonio Dionisi

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HIDROCHIENTI srl - Comunanza ( AP )

OGGETTO : Impianto Idroelettrico di PIEVE TORINA in Pieve Torina. Procedura

di autorizzazione Unica ai sensi dell’ art. 12 del D.Lgs. 387 / 2003 con VIA e

rilascio dei autorizzazione paesistica ed autorizzazione a derivare.

CONSIDERAZIONI CIRCA LE OSSERVAZIONI ESPRESSE DALLA P.F. Valutazioni

ed autorizzazioni AMBIENTALI DEL SERVIZIO INFRASTRUTTURE TRASPORTI

ED ENERGIA DELLA REGIONE MARCHE IN SEDE DI ISTRUTTORIA DI

COMPETENZA, CON NOTA N° 0627511 DEL 23 /09 / 2013.

ASPETTI GENERALI

- Realizzazione della traversa di presa .

l’ Autorità di bacino regionale esprimerebbe nei confronti del progetto una valutazione

negativa giacchè dall’ esame dello stesso “ si evince la necessità di realizzare una nuova

traversa che non è coerente con il PEAR e con i metodi utilizzati per la valutazione dei

progetti di derivazione e inoltre vengono a determinarsi modificazioni del profilo di fondo

dell’ alveo che non può essere modificato”.

Recita testualmente il PEAR Regione Marche ( Cap. VI Governo dell’ offerta - Punto 5 L’energia

Elettrica ) : “ Omissis…….. La capacità residua andrà rintracciata nello sfruttamento ai fini idroelettrici

delle traverse esistenti, dei salti degli acquedotti e dei salti dei consorzi di bonifica e su siti in cui le

potenze installabili sono caratteristiche degli impianti MinHydro ( ‹ 3MW )”. Nell’ ultima delle “

condizioni “ sancite dal pear rientra l’ impianto di Pieve torina che è caratterizzato da una potenza

nominale di 0,65 MW. Inoltre il PEAR nel dettare le linee guida da

rispettarsi nella realizzazione di impianti recita ancora : “ dovrà essere attentamente valutato il

rapporto numerico delle traverse esistenti in un tratto , evitando lungo l’ asta la concentrazione di

opere trasversali che diminuirebbe la naturalità dell’ ecosistema.”

Il progetto in discussione prevede la realizzazione di una traversa di derivazione, quindi di un’ opera

trasversale nell’ ambito di un’ opera nuova di presa che ingloba una traversa ( briglia fluviale

preesistente) . La briglia in questione è un’opera di difesa di tracciato di un acquedotto, l’

acquedotto di Collattoni appartenente al comune di Camerino, costituito da una condotta in acciaio

del Dn 150 mm, di “ rinforzo “ di una parallela condotta del dn 175 che peraltro è caratterizzata da

un tracciato diverso. Come osservabile dalla allegata planimetria catastale ( all. 1 ), il tracciato

dell’ acquedotto in prossimità del sito opera di presa di Carpineto, in corrispondenza di una stretta

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ansa del fiume Chienti di P.T., interseca due volte il corso d’ acqua naturale . La protezione della

condotta è assicurata da una briglia in calcestruzzo armato caratterizzata da una gaveta centrale

di forma trapezoidale con larghezza di base di 5,0 mt, sponde inclinate di 45° e profondità di 50

cm ( foto n° 3 ). La quota della base della gaveta è stabilita a circa mt 497.03 sul l.m.m. La

briglia, dal punto di vista planimetrico si colloca in prossimità della sottoscarpa del rilevato stradale

( formazione calcarea di sostegno ) della S,P. 209. In quel tratto, l’ alveo, nel senso “a scendere”

punta verso la strada per poi virare seccamente di 90 ° per dirigersi ed immettersi nella briglia

sulle cui terga ed in profondità è posata la condotta idropotabile.

La traversa da realizzarsi per la costituzione dell’ opera di presa è concepita con i muri andatori che

raggiungono la briglia posta circa 30 a monte e formano con la stessa un unico contesto che vede la

nuova opera di presa inglobare in buona sostanza la preesistente briglia. Per quanto attiene la quota

di sfioro della traversa da realizzarsi con la nuova opera di presa essa è stata fissata a mt 497,00

sul l.m.m. ( all. tav 2 b ). Dalla premessa e dalla descrizione effettuata emergono le seguenti

considerazioni:

- Il PEAR non esclude che possano essere realizzati idroelettrici di piccola potenza quale

quello proposta caratterizzato da una potenza nominale di 0,65 MW inferiore al limite

stabilito dallo stesso piano in 3.0 MW e che non impegnino infrastrutture idrauliche

preesistenti.

- Il PEAR non vieta la realizzazione opere trasversali quale quella proposta, ma chiede di

verificare la compatibilità di una eventuale nuova traversa con altre traverse se esistenti “

in un tratto “ dell’ asta fluviale in considerazione.

- La quota di sommità della traversa di cui si propone la realizzazione, per essere

sostanzialmente livellata con la quota di gaveta della briglia, non modifica il profilo di

fondo dell’ alveo naturale che di fatto è regolato dalla quota della Gaveta della briglia.

- La traversa proposta rinforzerebbe la staticità della briglia che a giudizio di chi scrive e

come può osservarsi dalle foto allegate non è nella migliore delle condizioni statiche.

- Il volume di trasporto solido destinato ad invasarsi a regime tra le due opere trasversali

è valutabile in circa 500 mc e all’ occorrenza può essere scaricato a valle a mezzo dello

sghiaiatore ( o callone ) dell’ opera di presa per via idraulica eventualmente assistita da

mezzi meccanici.

- Il progetto della opera di presa, così come concepito in ragione della presenza della

preesistente opera trasversale ed in ragione della quota di sfioro della traversa di valle,

rappresenta dal punto di vista idraulico e quindi delle conseguenti condizioni di fluenza

del trasporto solido rappresenta un complesso unificato che vede la sostanziale

sovrapposizione , in senso idraulico, delle due traverse senza alcuna alterazione del profilo

di fondo alveo a monte.

- Ove si obietti che la stessa valutazione di “ mantenimento del profilo di fondo” non può

essere valida a valle per la presenza del gradino altimetrico determinato dalla quota

della soglia di uscita della traversa , deve considerarsi che il fenomeno di abbassamento

del profilo di fondo è destinato ad estinguersi immediatamente in alcune decine di metri

a valle della presa giacché la pendenza dello stesso profilo è regolata dalle

caratteristiche fisiche e granulometriche del materiale trasportato ( che sono

sicuramente immutabili ) e dal valore della portata di modellamento dell’ alveo

certamente legato ai valori di piena, tenendo conto del fatto che la nuova struttura non

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è in alcun modo in condizioni di trattenere materiale, oltre a quello di primo invaso

determinabile in alcune centinaia di mc.

- Qualunque modificazione si dovesse produrre lungo l’asta del fiume per cattivo o

imprevisto funzionamento della presa essa non produrrebbe alcun rilevante e negativo

effetto di natura ambientale e socioecomomica per la mancanza di una effettiva “

pressione antropica “ nel tratto di fiume lungo circa 2,0 Km tra il sito di Caspriano a la

frazione di Roti, nella cui mezzeria è posizionata la presa.

Per le ragioni sopra dette è necessario ed opportuno che l’ Autorità di bacino torni a

considerare la proposta progettuale che secondo chi scrive frettolosamente è stata definita

incoerente con i contenuti del PEAR, potendo contare anche sulla disponibilità del proponente a

modificare la quota di sommità del profilo di sfioro della traversa di derivazione ove si ritenesse la

stessa inadeguata rispetto all’ analoga quota della opera trasversale preesistente.

- Effetto cumulo dei prelievi idrici

La restituzione in alveo della portata turbinata dalla centrale idroelettrica di Carpineto,

appartenente all’ impianto idroelettrico di Capriglia, primo nella serie altimetrica dei due impianti

( Capriglia e Pieve Torina) che si affacciano ed interessano direttamente il f. Chienti di P.T.,

avviene effettivamente immediatamente a monte, a circa 28 mt dalla traversa di sbarramento

della presa appartenente all’ impianto posto immediatamente in successione.

Giova però ricordare che la presa di Carpineto, a servizio dell’ impianto di Pieve Torina sbarra

un bacino imbrifero 89,6 Kmq , mentre quella di Piè di casa Vecchia, a servizio dell’ impianto di

Capriglia sottende un bacino imbrifero di 36 Kmq e che, in condizioni di esercizio idroelettrico,

la portata rinvenibile immediatamente a monte della presa di Carpineto è la somma di tre

contibuti: La Qmdv rilasciata alla presa di Piè di Casa Vecchia, la portata restituita dalla centrale

Idroelettrica di Carpineto ed il contributo proprio del bacino di 89,6 - 36,0 = 53,6 Kmq; quest’

ultimo formato per 11,9 Kmq dal residuo bacino del fosso di Capriglia e del f. Chienti sino alla

località di Carpineto, per 31,5 Kmq dal bacino del torr. Vallicello ( area di Mante Cavallo ) e per

10,2 Kmq dal bacino del Torr. Vasaino.

Ove ci si rapporti alle superfici dei bacini sottesi il rapporto tra quella sottesa dall’ impianto

inferiore e quella sottesa dall’ impianto posto superiormente è pari a 89,6 / 36,0 = 2,49 ,

conseguentemente è evidente come la sottrazione di portata operata dall’ impianto di monte

abbia incidenza molto relativa rispetto alla situazione evidenziata dalla distribuzione dei valori di

portata che si evidenziano a valle man mano che il corpo idrico si riforma, procedendo sino alla

sezione di presa successiva ( Carpineto ).

Più immediatamente può evidenziarsi che la portata media annua nella sezione di presa di Piè

di Casa Vecchia è stata stimata pari a 713 lt/sec ( Relazione idrologica di progetto ), mentre

quella a Carpineto risulterebbe pari a 1634 lt / sec, ragione per la quale, ove idealmente si

potesse estrarre dal bacino complessivo quello sotteso dalla presa alta e pari a 36,0 Kmq, la

portata media annua comunque affluente a Carpineto risulterebbe pari a:

Qm residua = 1634 - 713 = 921 lt / sec .

Detto ultimo valore, nel nostro caso e sotto il profilo teorico concettuale, dovrebbe poi

considerarsi elevabile del valore di portata rilasciata ai fini ecologici ed ambientali ( Qmdv) dalla

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stessa opera di presa di monte valutato minimamente pari a 144 lt / sec nel periodo

ricompreso tra Luglio ed Ottobre. Così ragionando il valore di portata media annua defluente nel

fiume Chienti di Pieve Torina, a monte dell’ opera di restituzione della centrale di Carpineto,

risulterebbe pari a non meno di 1050 lt/sec a fronte di una portata media annua turbinabile

dallo stesso impianto di monte pari a 510 lt/sec, quindi più che doppia rispetto a quest’ultima.

In buona sostanza a valle della confluenza del fosso di Capriglia col torr. Vallicello, ovvero già

nel sito di Caspreano, anche il presenza dell’ impianto di Capriglia, il fiume Chienti può

considerarsi pienamente riformato, tanto da immaginarsi “ in normali condizioni di deflusso” nel

tratto successivo ricompreso tra Caspreano e Carpineto .

Di fatto, per le ragioni sopra esposte e secondo lo scrivente non si assiste e non prende corpo

alcun cumulo di prelievi. Ovviamente all’ opera di presa di Carpineto , con la stessa logica di

calcolo, la portata media “ convenzionale “ in arrivo risulterebbe dalla somma dei due suddetti

contributi pari a 1560 lt / sec ovviamente prossima ai 1634 determinati in sede di relazione

idrologica.

Al cumulo dei prelievi, in chiave letterale e fisica, si assiste allorquando su un tratto di asta

fluviale sottoposto ad un depauperamento di natura concessoria, si autorizza ( o esercisce ) un

ulteriore prelievo su una sezione ubicata in un punto intermedio tra presa e restituzione della

iniziale concessione. E questa circostanza non ricorre nel nostro caso.

In quanto al cumulo delle lunghezze degli alvei interessati dai prelievi, dovendosi considerare

effettivamente il fosso di Capriglia uno dei due rami di testa del f. Chienti di P.T. e quindi in

piena continuità fisica con lo stesso fiume, esso da luogo ad una lunghezza complessiva di

corso d’ acqua investito pari a circa 9,4 Km, di cui 4,5 dovuti all’ impianto di Pieve Torina e 4,9

all’ impianto di Capriglia. Il torrente Sant’ angelo interessato dal prelievo dell’ omonimo impianto

tra la presa di Fiume e la confluenza col f. Chienti, per una lunghezza di circa 4.9 Km non può

essere considerato in cumulo in quanto proveniente da un altro bacino.

Va comunque ricordato, ove non fosse sufficiente la trattazione della problematica fatta in sede

di SIA, che per la scelta strategica fatta in sede progettuale e comunque alla base dei tre

progetti di impianto, avendo fisso l’ obbiettivo conseguibile in fatto di potenza, si dovesse dare

rilevanza più ai “ salti geodetici “ piuttosto che alle portate da prelevarsi. Per tali ragioni, in

generale, si è preferito utilizzare porzioni relativamente modeste dei singoli bacini imbriferi

disponibili, compensando il modesto valore della portata impiegabile con un salto sicuramente

più elevato.

Ben altri potevano essere i risultati progettuali se si fosse puntato ad utilizzare portate più

elevate ripiegando su salti più modesti come è stato esemplificato in sede di risposta

all’ ARPAM di Macerata sempre a proposito dello stesso progetto di Pieve Torina ; ma come

spiegato si è preferito, per le ovvie ragioni di natura ambientale, puntare ai valori elevati di

salto piuttosto che di portata.

Quando si sottolinea il fatto che gli impianti sottendono lunghi tratti di alveo naturale si deve

ammettere che la circostanza non deve essere riguardata come fatto da evitarsi assolutamente,

proprio per la possibilità dei corsi d’ acqua interessati a riformarsi cospicuamente lungo il loro

percorso, eminentemente in ragione delle caratteristiche idrogeologiche dei bacini imbriferi

interessati, tutti in ambiente montano caratterizzato da suoli in gran parte carbonatici e quindi

assai permeabili, che comunque finiscono per evidenziare numerose ed importanti emergenze

sorgentizie ed acquiferi convergenti in alveo. D’altro canto se il Minimo Deflusso Vitale non deve

essere un riferimento assoluto costituisce pur sempre un riferimento certo e normato che non

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impedisce, ad opere realizzate ed in esercizio, verifiche circa il suo effettivo ed adeguato valore,

pur sempre suscettibile di revisioni ed adeguamento.

La prassi non è nuova giacchè è noto che la Regione Marche consente a taluni operatori

idroelettrici , su impianti esistenti ed in esercizio da tempo, di operare in fase sperimentale per

stabilire la compatibilità di rilascio in alveo, immediatamente a valle di importanti opere di presa ,

di portate Qmdv aventi valori diversi da quelli calcolabili facendo ricorso alla normativa regionale

vigente.

Ad ogni buon conto deve anche ricordarsi che nelle previsioni di gestione e funzionamento

dell’ impianto di Capriglia, il primo della serie di due partendo da monte, proprio per non

appesantire le condizioni ambientali al contorno, ma anche per chiarite motivazioni di ordine

eminentemente tecnico, si è deciso di gestire la presa per 335 gg /l’ anno, ( 11 mesi),

sospendendo l’ esercizio dell’ impianto nel periodo a portata minima, quando nel tratto di alveo

interessato dalla presa di Piè di Casa Vecchia transiterebbe comunque una portata ragionevolmente

non inferiore alla Qmdv.

Così operando verrà meno il cosiddetto “ cumulo” almeno nel periodo di maggior sollecitazione

ambientale.

- Interferenze di tracciato tra condotta “ forzata “ ed altre infrastrutture .

Come segnalato dall’ Autorità d’ambito ATO 3 di Macerata, lungo il suo tracciato ,la condotta

forzata evidenzia interferenze con altre infrastrutture e segnatamente con condotte idropotabili.

In primo luogo è il caso del parallelismo , per la non indifferente lunghezza di ml 1130 , del fascio

tubiero composto dalla condotta forzata dell’ impianto di Pieve Torina e di quella dell’ impianto di

Sant ‘ Angelo con la condotta costituente l’ Acquedotto del Nera. La questione è stata posta in via

formale al Consorzio per l’ acquedotto del Nera che legittimamente ha fatto osservare come la

condotta consortile sia coperta da una fascia di servitù larga complessivamente 6,00 mt , quindi

3,00 per parte rispetto all’ asse della condotta medesima, ragione per la quale, in fatto di

parallelismo l’ area asservita non possa essere in alcun modo turbata. La posizione consortile è stata

positivamente accolta dalla ditta proponente che non mancherà di osservare scrupolosamente detta

prescrizione.

Inoltre il predetto fascio tubiero composto dalle due condotte forzate sopra citate incrocia, in destra

Chienti di P.T. La condotta costituente l’ acquedotto “ dell’ Acquasanta “ gestito dalla comunità

montana “ Marca di Camerino “ con sede in Camerino. Con Nota del 12 / nov. 2013, la soc., ben

nota all’ Autorità d’ Ambito ottimale n° 3 di Macerata la soc. Proponente ha proposto all’ ufficio

tecnico Comunitario il progetto di sottopasso della condotta idropotabile con annesse opere di

protezione fisica ed elettrochimica, chiedendo un assenso di massima sulle stesse, in previsione di

una progettazione esecutiva da svilupparsi in contraddittorio tra le parti interessate, in caso di

realizzazione dell’ impianto , ben chiarendo che la singolarità di tracciato verrà risolta con spese e

cure tutte a carico del proponente. La risposta formale al momento non c’ è stata, ma

l’ esposizione diretta degli aspetti ai Tecnici comunitari non ha sollevato alcuna problematica.

Di tale nota si allega copia.

Deve invece evidenziarsi, in quanto in quella sede non trattato , poiché non richiesto, che è stata

anche eseguita una verifica circa le possibili interferenze con la condotta adduttrice primaria

dell’ acquedotto consortile del “ NERA “ , che percorre la valle del fiume Chienti di Pieve Torina,

laddove è prevista la posa delle condotte forzate dell’ impianto idroelettrico di Pieve Torina e di

quello di Sant’ Angelo. Il confronto con i tecnici del Nera ha portato alle seguenti conclusioni:

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a) Il parallelismo tra condotte idroelettriche ed adduttrice idropotabile non pone alcun problema

purchè si rispetti la servitù imposta che fissa in tre metri, misurati dall’ asse della condotta

acquedottistica, la distanza minima da rispettarsi tra le condotte qaffiancate. In chiave

esecutiva è indispensabile comunque il rilievo in contradditorio del tracciato del Nera, attesa

l’ inattendibilità della documentazione cartacea attualmente indicante il tracciato della

condotta medesima, prima di avviare le operazioni di scavo per la posa delle condotte

idroelettriche.

b) Circa il corretto posizionamento della centrale di Quartignano, in relazione proprio alla

citata inattendibilità dei tracciati cartacei esistenti dell’ acquedotto del Nera, in accordo ed

alla presenza dei tecnici del consorzio del Nera è stato eseguito il rilievo diretto in

campagna del tracciato in questione con specifico riferimento sito di collocazione della

centrale. In tale occasione ha trovato puntualmente conferma, quanto peraltro sospettato e

preannunciato dai tecnici consortili, la accertata inaffidabilità dei tracciati cartacei. Il rilievo

diretto ha consentito di stabilire che nell’ area in questione la condotta idropotabile è più

vicina al fiume Chienti di quanto non fosse stato possibile prevedere sulla scorta delle

indicazioni cartografiche. Dal punto di vista pratico ciò comporta la necessità di riposizionare

correttamente l’ edificio centrale ed i suoi accessori esterni per rispettare la distanza

imposta dalla servitù posta a protezione dell’ acquedotto. In pratica l’ edificio centrale

idroelettrica e le sue strutture accessorie subiscono uno spostamento rigido che

principalmente le avvicinano di 6,00 mt al corso d’ acqua naturale. La distanza minima

dell’edificio, pur sempre in condizioni di sicurezza, dal limite catastale Dx del fiume Chienti si

porta a non meno di 22,0 mt , mentre resta invariata la posizione e la superficie

complessiva di prevista occupazione ed acquisizione per realizzare l’ opera.

La nuova posizione della centrale è evidenziata nella Tav n.° 7b che si allega.

c) La condotta dell’ impianto di Pieve Torina da sola ed in associazione con quella di

Sant’angelo non attraversa strade provinciali ma si limita ad attraversare strade vicinali e

comunali. Detti incroci nella tecnica acquedottistica si risolvono normalmente con

l’ applicazione delle norme imposte dalla pubblica amministrazione in chiave di tutela

strutturale delle infrastrutture stradali ed in fatto di sicurezza esecutiva degli interventi.

Conseguentemente, in caso di realizzazione dell’ impianto, si opererà in contraddittorio col

Comune di Pieve Torina, nel rispetto delle norme e delle condizioni che detterà, tenendo

conto che il comune medesimo conosce ovviamente nei dettagli la consistenza del progetto e

delle opere in esso contemplate.

- Concessione di derivazione rilasciata dalla Provincia di Macerata Settore Genio Civile con

determina dirigenziale n° 49 / 8 del 23 / 5 / 2013 alla ditta FIN. COS. di Tolentino.

Come chiaramente rilevato dalla P.F. Valutazioni ed autorizzazioni ambientali della R. M., la

concessione di derivazione rilasciata alla Fin. Cos. Srl interferisce pesantemente col progetto

di Pieve Torina, essendo la sua sezione di derivazione posta a valle della sez. di

Derivazione Hidrochenti , sempre sul fiume Chienti Di Pieve Torina.

Ci si trova di fronte ad un classico caso di incompatibilità impiantistica e quindi di esercizio,

tra due derivazioni indirizzate verso lo stesso utilizzo.

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Sull’ argomento e tra i richirdenti le due concessioni di derivazione si è sviluppata una

risolutiva trattativa che è sfociata in un accordo, in corso di formalizzazione, che

sinteticamente prevede:

- la cessione da parte di FIN.COS. srl, dietro pagamento di adeguato corrispettivo, ad

HIDROCHIENTI srl del diritto pieno di esercizio della derivazione concessa a FIN.COS. dalla

provincia di Macerata con Det. Dir. N° 48/9 del 23 / 5 / 2013, ai sensi e con le modalità

dell’ art. 20 del T.U. delle disposizioni di legge sulle Acque Pubbliche e gli impianti elettrici di

cui al R.D. 11 Dic. 1933 n° 1775 ;

-In subordine rispetto all’ ipotesi precedente, La rinuncia da parte di FIN.COS. srl, alla

concessione di derivazione rilasciata in suo favore dalla prov. di Macerata, mediante

dichiarazione formale indirizzata alla medesima provincia.

L’ atto di accordo, immediatamente appena formalizzato, sarà trasmesso alla provincia di

Macerata ed alla Regione Marche perché ne possano prendere atto e concretizzare gli effetti.

Indubbiamente l’ auspicata cancellazione della ulteriore derivazione dal F. Chienti ( quella

Fin.cos.) consentirebbe di apportare significative semplificazioni al progetto Hidrochienti, e

conseguenti riduzioni del rischio esecutivo dello stesso: ma questa al momento deve

considerarsi una “ post argomentazione “.

- QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE

Sito centrale idroelettrica

L’ area di prevista occupazione per l’ ubicazione della centrale idroelettrica è rappresentata in

progetto dalla tavola progettuale n° 10 che sintetizza sotto il profilo catastale la posizione del sito

centrale idroelettrica. La tavola n° 1 che individua sulla carta tecnica regionale ( CTR 1/ 10000 )

l’ intero impianto ne da la posizione , in termini puntuali. Con più precisione il sito centrale

idroelettrica che compendia il fabbricato omonimo, il canale di scarico, il pozzo valvole di blocco ,

la viabilità interna ed i piazzali di parcheggio e manovra, occupa buona parte della particella n°

18 ed in minima parte la particella n°6 entrambe del foglio catastale n° 7 del comune di Pieve

Torina, per una superficie al momento stimata in circa 6240 mq.

Geograficamente detto foglio si colloca in destra idrografica del fiume Chienti a confine col limitrofo

comune di Pievebovigliana e le due particelle citate, in successione, rappresentano l’ estrema

propaggine del territorio comunale di Pieve Torina, lungo la sponda destra del fiume, sino al confine

con Pievebovigliana. Attualmente l’ area trova utilizzo eminentemente agricolo di tipo seminativo.

Per maggior completezza della stessa area, in allegato si fornisce rappresentazione fotografica

recentissima, oltre all’ individuazione cartografica satellitare fornita da GOOGLE.

Analogamente il sito di collocazione dell’ area interessata dalla realizzazione dell’ opera di presa

di Carpineto è rappresentata in progetto dalla tavola n° 10 che individua sotto il profilo catastale

la posizione del sito centrale idroelettrica. La tavola n° 1 che indica sulla carta tecnica regionale

( CTR 1/ 10000 ) l’ intero impianto ne da la posizione , in termini puntuali. L’ area di impostazione

impegna parzialmente le particelle n° 66 e 67 Del foglio 34 del comune di Pieve Torina ed ospita

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la parte terminale, in Sx idrografica, della traversa di sbarramento, il sistema di canalizzazioni della

presa, la vasca di carico della condotta forzata, un modestissimo fabbricato destinato a contenere i

contatori ed i quadri elettrici delle utenze interne ed a fungere da ricovero per il personale addetto

alla manutenzione, la strada di accesso ed in prosecuzione il successivo tratto della stessa che

consente di portarsi sulla sponda opposta del Chienti ove è previsto sia realizzata la centrale

idroelettrica di Carpineto, che appartiene all’ impianto di Capriglia, ed la viabilità interna con

piazzali di parcheggio e manovra, per un’ area complessiva da impegnarsi e, nelle previsioni non

superiore a 4600 m. L’ area in questione si colloca in sinistra idrografica del fiume Chienti, tra lo

stesso presidio demaniale e la sede della S.P. 209 ( ex SS Valnerina ) ovviamente in territorio di

Pieve Torina, circa 1000 mt a monte della frazione di ROTI. Attualmente l’ area trova utilizzo

eminentemente agricolo di tipo seminativo / prato stabile.

Per maggior completezza della stessa area, in allegato si fornisce rappresentazione fotografica

recentissima, oltre all’ individuazione cartografica satellitare fornita da GOOGLE.

- Viabilità

E’ prevista la realizzazione di un tratto di strada della lunghezza di circa 333 mt per collegare il sito

centrale idroelettrica di Quartignano con la viabilità rurale esistente in Pieve T., destra f. Chienti,

ed a servizio di quella porzione di territorio comunale ricompresa tra il fiume ed il confine con il

territorio comunale di Pievebovigliana ( elaborato grafico di progetto n 15 ).

L’ area della centrale , partendo dalla S.P. n° 209 ( ex SS Valnerina, è raggiungibile per il tramite

della strada comunale di Quartignano che scavalca il fiume Chienti sino a portarsi all’ innesto con

la strada vicinale di Quartignano in prossimità dell’ acquartieramento dell’ azienda agricola SAM. La

strada vicinale suddetta muove verso Nord percorrendo la pianura in destra idrografica Chienti per

portarsi sino al confine comunale con Pievebovigliana. La bretella di prevista costruzione collega

proprio l’ area della centrale con l’ estremità della vicina strada vicinale.

Non è prevista altra realizzazione stradale ex novo. Si prevede invece necessario un intervento di

manutenzione della brevissima ed esistente bretella stradale che, muovendo dalla S.P. 209,

raggiunge il sito di impostazione dell’ opera di presa di Carpineto. Detta strada, rappresentata nella

tav. n° 2 di progetto e lunga circa 135 mt, dovrà essere migliorata da punto di vista della

piattaforma viaria con miglioramento dell’ esistente pavimentazione in macadam e con il rifacimento

del sistema di raccolta delle acque meteoriche

Per quanto attiene l’ agibilità dei cantieri puntuali, per la realizzazione della centrale e per

l’ ammodernamento della strada della opera di presa, e di percorso ( posa della condotta ) si

opererà nel modo seguente:

- La realizzazione ex novo del tratto stradale di cui sopra, unitamente alla manutenzione della

esistenti strade vicinali di Quartignano e di Carpineto, saranno realizzate quali opere propedeutiche

alla costruzione della centrale idroelettrica e della presa. Per la centrale, data soluzione alla

situazione viaria, si prevede una realizzazione autonoma e progressiva. In quanto al sito opera

di presa di Carpineto, già servito da preesistente viabilità, i lavori di costruzione della medesima

potranno essere agevolmente eseguiti senza provocare disservizi ed interferenze di sorta.

- la posa della condotta e le opere di tracciato ad essa pertinenti si avvarranno della cosiddetta

“ pista di posa della condotta” una fascia di suolo continua, larga mt 18 che collegherà i siti opera

di presa e centrale idrolettrica “ intersecando “ , dal punto di vista planimetrico strade esistenti, corsi

d’ acqua naturali e singolarità, varie costituendo essa stessa un “ strada da utilizzarsi per la

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costruzione della condotta e di collegamento tra i siti di posizionamento delle opere di percorso

( attraversamenti di strade e vie d’ acqua e difese varie ). Alla pista si accede e dalle estremità e

dalle intersezioni con la viabilità presistente. E’ scontato che a termine lavori la pista verrà

cancellata assieme agli innesti viari provvisori realizzati. Non è prevista la realizzazione di piazzole

provvisorie per lo stazionamento e la manovra dei mezzi di cantiere al di fuori delle aree

impegnate dagli stessi.

- Condotta di scarico del Depuratore comunale di PIEVE TORINA.

Il depuratore comunale di Pieve Torina è ubicato sulla sponda opposta del fiume Chienti di fronte

all’ area di collocazione della centrale idroelettrica di Quartignano e catastalmente impegna le

particelle n° 328-329-335-336- 341-345-348- 346 ed altre limitrofe del foglio 2 dello stesso comune

censuario. La posizione della centrale e dell’ impianto di depurazione comunale sono indicate dalla

Tav. n° 10 B di progetto avente titolo “ condotta di alimentazione della centrale di Quartignano ,

nella parte finale in alto del medesimo elaborato grafico.

In ragione di quanto discusso in sede di conferenza dei servizi, circa l’ opportunità di far risultare

a valle dello scarico della centrale la confluenza dell’ emissario del depuratore, la soc. proponente

Con nota n° del 12 / 11 / 2013, protocollata dall’ ente locale il giorno 19 dello stesso mese, ha

confermato al comune di Pieve Torina la sua disponibilità a portare , a sue totali cure e spese , la

confluenza dell’ emissario del depuratore nel F. Chienti a valle della sezione di scarico della centrale

idroelettrica.

La proposta della società è allegata in copia alla presente relazione.

-Autorizzazione paesaggistica

Come richiesto , si è provveduto alla puntuale redazione della scheda “ C “ di cui all’ accordo

Regione Marche - Ministero per i beni e le attività culturali del 19 / 12 / 2007 riferito al D.P.C.M.

del 12 / 12 / 2005. Della relazione è allegata e quindi trasmessa assieme alla presente nota.

E’ stato altresì redatto il “ rendering “ ( R 1) della situazione post operam del sito centrale

idroelettrica di Quartignano e quello ( R2 ) relativo all’ opera di presa di Carpineto soli siti tra le

opere di che trattasi a rappresentare “ novità “ ambientale, per il fatto che la condotta da posarsi,

unitamente alle opere di tracciato, sommamente è destinata a rimanere in sotterraneo.

Delle medesime opere infrastrutturali si forniscono anche le rappresentazioni assonometriche

plurivisuale ( tav n° 8 B e 2 D ).

- Segnalazione del Comitato

In quanto alla segnalazione del “ Comitato per la Tutela e la Promozione Dell’ ambiente nel

territorio di Pieve Torina, fatti i necessari ed ulteriori controlli si conferma quanto già illustrato nella

Relazione SIA , dovendosi anche considerare la genericità delle problematiche poste e l’ assoluta

mancanza di riferimenti puntuali ai quali fornire risposte altrettanto precise ed esaustive.

Si possono condividere in linea ideale le preoccupazioni espresse dal Presidente del Comitato ma esse

non forniscono nella maggior parte dei concetti richiamati indicazioni sufficienti alle quali dare

10

risposte precise ed esaustive. Solo nel caso di siti definiti “ archeologici “, la lettera del comitato

produce due indicazioni e fa riferimento alla “ Chiesa dei Santi “ ed al “ Ponte romano “.

Nel Primo caso trattasi di una struttura medioevale, meglio conosciuta con la denominazione di

“ Romitorio dei Santi “ , Ubicata in val Sant’Angelo sulla pendice del monte Capecchiara in destra del

torrente Sant’ Angelo , a monte della strada provinciale n° 69 e ad una quota di almeno 125 mt sul

fondovalle, fondovalle dove passa la condotta dell’ impianto di Sant’ Angelo impegnando la sponda

sinistra idrografica sul territorio comunale di Muccia ( ! ). In linea orizzontale il Romitorio dista dalla

condotta non meno di 190 metri e non è minimamente interessato da alcuna delle attività

riconducibili alla realizzazione dei lavori prevista dal progetto Sant’ Angelo ed in primo luogo dalla

realizzazione della condotta forzata.

In quanto al cosiddetto ponte romano esso scavalca l’ alveo del torrente Sant ‘ Angelo con la strada

vicinale della val Sant’Angelo, ora bypassata dalla s.p. 69, dalla quale, in destra idrografica derivava

la bretella che congiungeva L’ eremo dei Santi con la predetta strada vicinale della val

Sant’ Angelo. Il ponte ( di struttura medioevale ) è ubicato con la spalla destra in comune di Pieve

Torina e con quella opposta in comune di comune di Muccia poiché il torrente in quella zona

stabilisca il confine tra i due territori comunali. La condotta in acciaio ( dn 600 mm ) di collegamento

della opera di presa di Fiume con la centrale di Quartignano percorre la val Sant’Angelo ed in quel

tratto, in comune di Muccia, si colloca sulla sinistra ( nel senso a scendere ) della vecchia strada

vicinale, di fronte al Romitorio che sta dall’ altra sponda della valle. La distanza tra l’ asse della

condotta ed il ponte in questione non è inferiore a 20 mt. I lavori di posa della condotta non

interesseranno la sede della strada vicinale e conseguentemente non potranno interessare il ponte

che, per essere posto sul corso d’ acqua, sta più a valle.

- Presidi a garanzia della qualità delle nelle opere di attraversamento subalveo.

SI trascrive quanto già esposto in tema di controdeduzioni alle osservazione della prov. di Macerata

in tema di metodologie di esecuzione degli attraversamenti subalvei.

Gli attraversamenti in subalveo del fiume CHIENTI di P.T. , in numero di 3 sono tutti ubicati nel

tratto ricompreso tra la presa di Carpineto e la frazione di Roti. Essi saranno eseguiti tutti nel

periodo estivo quando la portata del fiume statisticamente non supera i 1000 lt/sec, ed in periodi

non riproduttivi della fauna locale, con le modalità appresso descritte.

In queste condizioni si “ isola “ convenientemente il tratto di alveo lungo non meno di 40 mt, ove

ricade la sezione di attraversamento, intubando la portata in transito in almeno una coppia di

condotte di adeguato diametro e di lunghezza sufficiente e tale da dare luogo ad un corso

d’ acqua parallelo e temporaneo, aiutandosi con ture eseguite col materiale disponibile in alveo ed

impermeabilizzate con teli recuperabili ( di Pvc o altro materiale plastico ). “ Deviato” in tal modo il

flusso idrico si opera con la seguente successione di operazioni:

- Preparazione fuori opera del tratto di tubazione da posare nello scavo attribuendo ad esso

lunghezza e forma adeguate secondo il profilo di progetto;

- esecuzione della trincea di scavo ; la si tiene sostanzialmente all’ asciutto se necessario anche con

l’ ausilio di una pompa se necessario;

- posizionamento del tratto di condotta già predisposto e suo parziale rienterro;

- disposizione dei casseri preformati e getto di calcestruzzo della briglia soffolta;

- ulteriore fase di rinterro e getto della platea in c.a. di protezione della condotta;

11

- realizzazione delle difese di sponda ( ove previste );

- collegamento della tubazione subalvea con i tratti di condotta già realizzati a monte ed a valle;

- Recupero della condotta di deviazione, dei casseri e dei materiali eventualmente di esubero e

riconfigurazione dell’ alveo naturale.

Così operando “ il cantiere “ rimane effettivamente isolato e l’ acqua lo scavalca senza alcuna

contaminazione.

Di solito la fauna ittica avverte la presenza di uomini e mezzi e sgombera spontaneamente il

tratto di alveo interessato dalle operazioni. In ogni modo, ove l’ autorità preposta lo ritenesse

necessario, la deviazione provvisoria potrà essere effettuata in sua presenza e con le modalità che di

volta in volta saranno ritenute necessarie. Unico rischio possibile è quello determinato da un

aumento di portata naturale del corso d’ acqua conseguente ad un evento atmosferico estivo. In

queste condizioni si potrebbe assistere ad un allagamento della trincea di scavo ed anche ad un

parziale rinterro col materiale naturale trasportato dalla piena. Il tutto potrebbe portare alla

ripetizione di alcuna delle operazioni sopra descritte e nient’altro ancora.

- Piano di utilizzo del materiale in eccesso e di risulta dalle operazioni di scavo e rinterro.

Si è provveduto a redigere, secondo quanto stabilito con il dipartimento Arpam di Macerata , il

cosidetto P.U. che si allega in copia.

- Calcolo delle superfici boschive

La mappatura degli impatti di riduzione della vegetazione ripariale o forestale viene allegata alla presente

integrazione di PIEVETORINA dove si riportano le tipologie di intervento ovvero se diradamenti o

eliminazione, comunque sempre senza alterazione della diversità botanica.

La sovrapposizione del tracciato è stata rifatta sulla base della Carta d'uso del suolo già allegata al progetto

(fonte: IPLA - Inventario Forestale Regionale e Carta della Rete Ecologica Marchigiana) e individuati i vari

punti di intervento, mentre per il calcolo delle superfici si riconferma quello riportato nella relazione

generale.

L'intervento non causerà alterazione della diversità botanica e tantomeno forestale in un ambiente

seminaturale dove le risorse naturali (arbusteti e vegetazione arborea ripariale) sono ampiamente

rappresentate e connesse a una sorgente di naturalità di ampia estensione costituita da boschi montani,

praterie secondarie e pascoli sommitali.

La vegetazione arbustiva appartenente alla associazione del "Bosco ripariale a pioppo nero" Salici albae-

Populetum nigrae (Tx. 1931) subass. populetosum nigrae (Tx. 1931) (Meyer-Drees 1936) e all'associazione

"Bosco ripariale a rovo e salice bianco" Rubo ulmifolii-Salicetum albae (Allegrezza, Biondi & Felici 2006

)resiste tranquillamente alle variazioni di livello dell'acqua e quindi a sommersione come a parziale

interramento emettendo radici radicali. Si tratta di specie con ottima resilienza ecologica.

La piantumazione di specie arboree ed arbustive ai fini degli interventi di mitigazione e ripristino

dell'esistente ovvero nelle zone interessate dai tagli di vegetazione sarà effettuata sulla base dello studio

della vegetazione esistente ante operam al fine di ricostituire situazioni di effettivo degrado post operam in

quanto non esistono tratti del corso d'acqua interessato con bassa funzionalità ecologica (fonte: REM

estratto tav. 6) anche dai rilievi botanico - forestali effettuati nel corso del 2012. L'ottimo stato di

conservazione del sito permetterà anche un veloce ripristino delle condizioni di connettività possedute.

12

Si curerà l' utilizzo di materiali conformi al paesaggio locale; la regolarizzazione delle sponde, scarpate e

profili anche con tecniche di ingegneria naturalistica atte ad inserire le opere nel contesto naturale; il

monitoraggio della situazione botanico - vegetazionale post operam a un anno dall'intervento realizzato

permetterà scelte più razionali per effettuare eventuali azioni di ricomposizione ambientale.

- Canale di scarico della centrale di Quartignano.

Il canale di scarico della centrale è compiutamente e dettagliatamente rappresentato dalla TAV n° 9

- EDIFICIO CENTRALE : PIANTA E SEZIONI – Esso si sviluppa in parte sotto l’ edificio ed in parte

all’ esterno fino a raggiungere il corso d’ acqua.

Come si evince dalla sua sezione longitudinale operata con un piano verticale in asse, la lunghezza

complessiva strutturale del canale è di mt 48,46. I primi 15,55 mt. sono posizionati sotto l’ edificio

mentre i restanti mentre i restanti 32,91 propriamente all’ aperto tra l’ edificio ed il fiume. I primi

4,5 mt della seconda porzione sono muniti di copertura strutturale ( scatolare ) idonea a garantire

la circolazione delle persone e dei mezzi attorno all’ edificio, mentre la restante porzione di 28,41

mt è caratterizzata da una sezione idraulica rettangolare, larga mt 3,00 superiormente aperta e

quindi priva di copertura.

Un diverso modo di osservare il canale consentirebbe di attribuire al medesimo dimensioni

longitudinali diverse. Infatti la parte iniziale del canale ( a pendenza nulla e lunga 7,35 mt )

individua il vano di scarico delle turbine ragione per la quale la lunghezza del canale effettivo, cui

è stata attribuita la pendenza dello 0,5 % , si ridurrebbe a mt 41,11.

- Fabbricato ricovero e contatori

Sia nella tavola n° 2 che in quella n° 5 la rappresentazione grafica del fabbricato descrive la

copertura a due falde. Ad ogni buon conto con la Tav. n° 5 Bis che “sostituisce” la 5 si

introduce la pianta della copertura in modo da allontanare ogni possibile equivoco.

13

- Area a rischio frana censita dal PAI con il codice F-19-1722

Figura - estratto tavole PAI inserita nel VIA

Dall’analisi della cartografia sopra riportata, confermata da osservazioni di campagna è chiaro che la frana

riportata negli elaborati grafici PAI con codice F-19-1733 è frutto di un errata trasposizione cartografica in

quanto è stata utilizzata come base il CTR 1:10.000 della regione Marche e non la base topografica su cui

nasce il PAI.

A riprova di quanto sopra esposto di seguito viene inserito lo stralcio estratto dal portale ufficiale

dell’Autorita’ di Bacino della Regione Marche:

(http://webgispcn.autoritabacino.marche.it/mapserverPCFS/viewer.php?BBOX=-

1&winwidth=1600&winheight=1114&sysrif=&service=../maps/rit_PAI-PS2006), dal quale si evince si

chiaramente che non sussiste interferenza la frana F-19-1733 e la condotta in progetto.

14

Figura - estratto tavole PAI dal portale dell’Autorità di Bacino della Regione Marche

Nella verifica fatta per quanto riguarda le aree alluvionabili come riportato nella tavola allegata al VIA,

porzioni della condotta ricadono all’interno di aree considerate dal PAI a rischio .

Si fa presente che il tubo che canalizza l’acqua verso la centrale di produzione sarà completamente

interrato, sicuramente non costituisce quindi ostacolo al naturale deflusso delle acque; tale opera non

aumenterà pertanto il rischio idraulico dell’area in cui verrà realizzata.

Da un nuovo controllo della trasposizione passiva della centrale di produzione di energia idroelettrica sulla

cartografia del PAI, si evince che questa non rientra in area alluvionabili (nella tavola allegata al via tale

centrare veniva erroneamente ricompresa in area PAI a causa dello stesso errore esposto

precedentemente). Ad ogni buon conto, ove l’Autorità di Bacino ritenesse di dover esprimere su tale

aspetto e nei limiti geografici di pertinenza il proprio parere vincolante previsto dall’art.7 comma c) del Pai

la sede più competente è quella della progettazione esecutiva laddove è effettivamente possibile assumere

impegni di ordine tecnico sulla scorta di una situazione attuale e sicuramente più rispondente.

15

Figura - estratto tavole PAI dal portale dell’Autorità di Bacino della Regione Marche, con trasposizione delle opere

Al fine della determinazione della stratigrafia locale e delle caratteristiche idrogeologiche sono stati

effettuati sette sondaggi, con prelievo di campioni necessari per effettuare le analisi chimiche da allegare

alla redazione del piano di riutilizzo, secondo quando previsto D.M.161 del 10/08/12.

Di seguito vengono riassunte le caratteristiche dei sondaggi effettuati.

- Rappresentazione in Pianta della centrale idroelettrica di Quartignano.

Per meglio evidenziare le caratteriche architettoniche e strutturali dell’ edificio costituente la

centrale di quarignano, oltre al “ rendering “ dello stato del sito modificato si allega la Tav

n° 8 b con più rappresentazioni assonometriche dello stesso.

Centrale

produzione

Presa

16

- Connessione alla rete elettrica

L). La connessione dell’ impianto alla rete elettrica avverrà in MT disponendosi in loco di una

linea ( DH 60 - 24803 – MUCCIA ) in MT Appartenente ad Enel Distribuzione e che fa riferimento

alla Cabina DH 60 – 2 - 038833 VILLANOVA, ciò è stato definitivamente chiarito con preventivo

Enel – Dis - 03/12/2012 - 2125416 formalmente e sostanzialmente accettato da Hidrochienti ( pratica

con codice di rintracciabilità T0528268). Il collegamento in questione si materializzerà con una

“ Linea in cavo aereo 185 mmq, comprensiva di sostegni e fondazioni della lunghezza di ml 400”

( 200 + 200), oltre “ all’ allestimento di una cabina di consegna entra – esce “ su manufatto cabina

( opera civile ) esistente.

QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO

II Certificato di assetto Territoriale rilasciato dal comune di Pieve Torina in data 2 / 07 / 2013 col

n° 0003219 di prot. è trasmesso unitamente alla presente nota.

Comunanza 6 / 12 / 2013

Il proponente I progettisti

Ing Renato Del Papa

Geol. Diego Pacetti

Agr. Michela Baiocco

ABBATTIMENTO N.3CIPRESSI

ABBATTIMENTO N.2PINI DOMESTICI

RIDUZIONEVEGETAZIONEIN FILARE 25 m

RIDUZIONEBOSCO

RIDUZIONEARBUSTETO

RIDUZIONEVEGETAZIONEIN FILARE

RIDUZIONEVEGETAZIONEIN FILARE

RIDUZIONEBOSCO

RIDUZIONEVEGETAZIONEIN FILARE

RIDUZIONEVEGETAZIONEIN FILARE

RIDUZIONEVEGETAZIONE

IN FILARE

RIDUZIONEBOSCO

RIDUZIONEVEGETAZIONEIN FILARE

1

HIDROCHIENTI srl - Comunanza ( AP )

OGGETTO : Impianto Idroelettrico di PIEVE TORINA in Pieve Torina. Procedura

di autorizzazione Unica ai sensi dell’ art. 12 del D.Lgs. 387 / 2003 con VIA e

rilascio dei autorizzazione paesistica ed autorizzazione a derivare.

CONSIDERAZIONI CIRCA LE CONCLUSIONI ESPRESSE DALL’ AUTORITA’ DI

BACINO REGIONALE, IN SEDE DI ISTRUTTORIA DI COMPETENZA, CON NOTA N°

ID n° 6548017/DDS DEL 23 /10 / 2013.

Con la nota sopra richiamata e con esplicito riferimento al progetto dell’impianto richiamato

in oggetto L’ Autorità di bacino Regionale ha concluso ritenendo di dover ricordare e

precisare talune situazioni specifiche che qui di seguito puntualmente si considerano.

a). la condotta di collegamento tra l’opera di presa di Carpineto e la centrale

idroelettrica di Quartignano attraversa un’ area a rischio esondazione censita dal PAI

con codice E -19- 0020 a rischio R2 e pericolosità P4. L’ art . 7 , comma 6, lett. c delle

norme annesse al PAI recita testualmente che in detta categoria di aree sono

consentite esclusivamente “ opere pubbliche o di interesse pubblico connesse alla

captazione delle risorse idriche superficiali e alla loro utilizzazione nel rispetto dei

principi dell’ art. 22 del D.Lgs. 11 / 5 / 99, n° 152, compatibilmente con l’ assetto

morfologico e previo parere vincolante dell’ autorità di bacino”.

L’ area in questione è quella propriamente valliva, immediatamente a ridosso del

corso d’ acqua, il fiume Chienti di Pieve Torina, tra il sito di Caspriano dove si forma

il fiume per confluenza del fosso di Capriglia ( o Caspriano ) che scende dal passo

delle Fornaci ed il torrente Vallicello proveniente da Piè del sasso di Monte

Cavallo , e la periferia sud dell’ abitato di Pieve Torina. In tale tratto di valle è

posizionata l’ opera di presa di Carpineto e , per la parte specifica, la condotta di

alimentazione della centrale di Quartignano che ha inizio dall’ opera di presa ed è

formata da una tubazione in acciaio del Dn 1100 mm.

La condotta viaggia in sotterraneo a profondità minima dal piano campagna non

inferiore a mt 1,40 misurata a partire dalla generatrice superiore della tubazione.

L’ opera di presa è costituita da uno sbarramento trasversale al corso d’ acqua e da

un insieme di canalizzazioni poste immediatamente sulla sponda sinistra ed a quota

tale, rispetto al fiume, da essere al riparo dagli effetti di piene anche molto

consistenti, pur dovendosi considerare che le strutture componenti costituiscono

nell’ insieme un complesso di opere idrauliche destinate a convivere in presenza ed

2

in acqua . Va anche osservato che il sistema strutturale costituente la presa di

derivazione costituisce un complesso impiantistico assolutamente autonomo ed in

grado di funzionare senza alcun intervento umano essendo sottoposto ad una

funzione regolante subordinata alla misura del livello idrico della vasca di carico

della condotta forzata esercitata dal macchinario della centrale idroelettrica posta in

sito remoto ( Quartignano ). La presenza di personale nel sito presa , di natura

decisamente saltuaria, è da imputarsi semplicemente ai necessari controlli di sicurezza

ed alle esigenze manutentive di ordine periodico e contingente.

b). Ai fini della pianificazione del bilancio idrico , di cui al D.Lgs. 152 / 1999 e della

tutela quantitativa della risorsa idrica che concorre al raggiungimento degli

obbiettivi di qualità secondo l’ art. art. 95 del D.Lgs. 152/2006 è necessario il

raggiungimento dell’ equilibrio di bilancio idrico e la salvaguardia del minimo deflusso

vitale dei corpi idrici.

L’ Autorità di bacino , al riguardo, ha osservato che, in detta ottica ed in linea

generale, per le finalità e i criteri previsti dagli art. 95 e 96 del D. Lgs. 152/2006 “

non esistono particolari motivi ostativi all’ iniziativa progettuale” .

c) . Si lamentano inesattezze nel calcolo del DMV illustrato nella relazione idrologica

Il calcolo è stato eseguito sulla scorta delle indicazioni fornite dal PTA - Capo VI –

allegato II. Come verificabile a pag. 29 della relazione idrologica che del progetto

dell’ impianto idroelettrico è parte integrante e fondamentale, i valori della Qmdv,

con la scota dei calcoli eseguiti sono stati così stabiliti:

- 175,0 lt /sec nei mesi di Luglio , Agosto, Settembre ed Ottobre

- 262,4 lt/sec nei mesi di Febbraio e Marzo

- 227,4 lt/sec nei restanti mesi.

Il progettista, per meglio rispettare le esigenze ecologiche ed ambientali del

fiume e per superare possibili incertezze di calcolo, ha deciso di stabilire per La

Qmdv valori superiori e precisamente i seguenti :

- 300 lt / sec nei mesi di Febbraio e Marzo

- 250 lt/sec nei restanti 10 mesi dell’ anno

valori questi ben superiori a quel 214 lt/sec determinato dal PTA in una

sezione più a valle di quella scelta per posizionare l’opera di derivazione e

coincidente con la vecchia stazione di misura del SIN cui compete un bacino

imbrifero sotteso di 118 Kmq, ben maggiore di quello chiuso dallo sbarramento

di Carpineto pari a 89,6 Kmq.

Ciò doverosamente premesso, da un puntuale controllo effettuato, quanto meno nella

determinazione del Qmdv Idr., non parrebbe siano stati commessi errori.

Rileva comunque il calcolatore che invece nella determinazione del Cma e

segnatamente nella individuazione del “ maggiore “ tra i due termini “ N “ e “ Piff “

3

potrebbe essere incorso in una frettolosa approssimazione che ha portato ad

attribuire ad entrambi i parametri citati lo stesso valore N = Piff= 1,0.

Or bene essi sono entrambi tabellati : N con la tabella 5-D.5. e Piff con la tabella

7-D.5 dell’allegato II ; ma mentre per N la valutazione scaturisce dalla semplice

interpretazione della “ Classe di naturalità” dell’ area attraversata dal corso d’ acqua,

il valore del Piff ( Parametro indice di funzionalità fluviale ) si deduce da un giudizio

di funzionalità da determinarsi sulla scorta della media di punteggi ( dell’ indice

? ) determinabili sulle stesse sponde opposte del medesimo corso ( o alveo )

fluviale.

Il PTA non codifica, per quanto appare, la metodologia analitica indispensabile per il

calcolo del punteggio, ragione per la quale il calcolatore può essere incorso in

inesattezza nella determinazione del Piff e quindi nella determinazione del maggiore

tra i valori dei predetti parametri “N” e “ Piff”.

Ad ogni buon conto, stante la predetta difficoltà, si accetterà di buon grado ogni

indicazione utile che l’ Autorità di bacino vorrà esprimere, per quindi correggere, se

del caso, i valori assunti per le portate Qmdv nella relazione idrologica.

Sulla questione la soc. Proponente mantiene un atteggiamento teso alla massima

apertura verso le esigenze di natura ambientale, come dimostrato con l’ autorizzazione

al progettista in sede di progetto di proporre valori della Qmdv superiori a quelli

immediatamente risultanti dal calcolo.

d) Nella valutazione degli ELEMENTI COSTITUENTI LA DERIVAZIONE viene fatto osservare

che la condotta forzata di alimentazione della centrale idroelettrica è “ lunga 4 KM “.

Si ribadisce in questa sede quanto fatto già presente ad altri interlocutori istituzionali

deputati nell’ ambito di questa stessa valutazione VIA , ovvero che la filosofia alla base

della progettazione, inseguendo l’ obbiettivo di massimizzare il potenziale idroelettrico

definito dal prodotto Q x H ( Portata per salto ) ha preferito adottare valori di salto elevati

piuttosto che puntare sui più alti valori delle portate derivabili. Ciò ovviamente ha

determinato la notevole lunghezza delle condotte forzate e quindi dei tratti d’ alveo sottesi.

Ma l’ anomalia lamentata , nel caso di specie, è solo apparente in ragione dei seguenti

motivi.

In sede progettuale, come detto, si è quindi scelto di dare maggiore rilevanza al “ salto

geodetico “ piuttosto che alle portata da prelevarsi. Per tali ragioni si è preferito utilizzare

porzioni relativamente modeste dei singoli bacini imbriferi disponibili, compensando il

ridotto valore della portata impiegabile con un salto sicuramente più elevato.

Nel caso specifico dell’ impianto di Pieve Torina , posizionando la presa a Carpineto, è stato

sotteso un bacino imbrifero di 89,6 Kmq, quando ove la stessa opera fosse stata disposta

poco più a valle, dopo la confluenza del torrente Sant’ Angelo il bacino sotteso sarebbe

risultato pari a 118 Kmq ( esattamente quello considerato dalla Stazione idrometrica

SIN ).

4

Detta impostazione ha portato ad assumere un valore di portata massima in emungimento

pari a 1500 lt/sec e conseguentemente una portata media annuale di 1300 lt / sec, con un

utilizzo medio della risorsa disponibile pari al 79 % ( rel. Idrologica di progetto, pag 30 ÷

32 ) ed un rapporto tra potata massima e portata media derivata pari a :

1500 / 1300 = 1,154.

Parametri questi che indicano un moderato sfruttamento del sistema potenziale idrologico.

Ma in termini di dimensionamento dell’ impianto, stabilita anche la posizione della presa, il

progettista avrebbe potuto osare molto di più.

Ove infatti si fosse partiti dalla della curva delle durate del Chienti di P.T., così come

ricostruita a pag.8 della citata relazione, per ricordare che la portata media annua del

Chienti a Pieve T. sarebbe pari a a 1996 lt/sec e che per 91 gg ( tre mesi ) la portata si

manterrebbe superiore o almeno pari a 2537 lt/ sec, le conclusioni sarebbero state altre.

Così procedendo si sarebbe potuto ipotizzare, sempre al 91esimo giorno ( traguardo di

riferimento per la progettazione ), una portata emungibile a Carpineto, quindi depurata

dell’ apporto del bacino del torr. Sant’Angelo e dell’ inevitabile rilascio della Qmdv, non

inferiore a 1900 lt/sec , con l’ utilizzo di due turbine in parallelo anziché una, della portata

massima singola di 950 lt /sec .

Detta scelta avrebbe determinato :

- un volume idrico derivato pari a 86400x ( (1,9 x 90 ) + ( 1,9 + 0,7 ) x 275 / 2 ) = mc 45 662 400

- una portata media derivata pari a 45 662 400 / ( 365 x 86400 ) = 1448 lt /sec

- una potenza di concessione pari a : 1448 x 61 / 102 = 866 Kw

- rapporto tra portata massima derivata e media pari a 1900 / 1488 = 1,312

- un utilizzo della risorsa disponibile 1,448 / ( 1,996 – 8035000/ ( 365 x 86400) ) = 83%

Valori questi tutti superiori a quelli invece imposti dal progetto, segno evidente di un

approccio progettuale impostato a sicura prudenza e rispetto per le condizioni al contorno,

quelle ambientali in primis.

Comunque, procedendo lungo il fiume dalla presa di Carpineto verso la sezione di

restituzione di Quartignano, come chiaramente espresso nello specifico capitolo 6.1.a del

SIA, anche quando ci si riferisca alle condizioni di minimo deflusso naturale, la portata

rilasciata quale Qmdv ha modo di accrescersi presto, per gli apporti continui dovuti

all’ ampiezza residua 124,5- 89,6 = 34,9 Kmq della porzione del bacino imbrifero non

sotteso per essere ubicato a valle della presa.

Emerge ancora una volta come la circostanza che gli impianti sottendano lunghi tratti di

alveo naturale non deve essere riguardato come fatto da evitarsi assolutamente, proprio per

la possibilità dei corsi d’ acqua interessati a riformarsi cospicuamente lungo il loro percorso,

per effetto delle caratteristiche idrogeologiche dei bacini imbriferi interessati, tutti in

ambiente montano caratterizzato da suoli in buona parte carbonatici e quindi assai

permeabili, che comunque finiscono per evidenziare numerose ed importanti emergenze

sorgentizie ed acquiferi convergenti in alveo.

D’altro canto se il Minimo Deflusso Vitale non deve considerarsi un riferimento assoluto,

esso costituisce pur sempre un riferimento certo e normato che non impedisce, ad opere

5

realizzate ed in esercizio, verifiche circa il suo effettivo e reale valore, pur sempre

suscettibile di revisioni ed adeguamento.

La prassi non è nuova giacchè notoriamente la Regione Marche consente a taluni operatori

idroelettrici , su impianti esistenti ed in esercizio da tempo, di operare in fase sperimentale

per stabilire la compatibilità di rilascio in alveo, immediatamente a valle di importanti

opere di presa , di portate Qmdv aventi valori diversi da quelli calcolabili facendo ricorso

alla normativa regionale vigente.

In quanto all’ effetto cumulo dei prelievi operati con l’ impianto di Pieve Torina, con i

prelievi dovuti ad impianti similari ( Torr. Sant’ Angelo ), in verità lo si avvertirebbe nel

tratto di alveo del Chienti di Pieve T. ricompreso tra la sezione di immissione del torrente

nel fiume, praticamente a valle del centro abitato di P.T. sino alla sezione di scarico della

centrale di Quartignano, lungo circa 1,92 Km. Ove in detto tratto si cumulassero i due

minimi di portata stagionale, il primo dovuto al torrente ed il secondo al fiume, quest’

ultimo impoverito dal prelievo operato a Carpineto dalla presa dell’ impianto di Pieve

Torina , l’ effetto sarebbe inevitabilmente evidente.

Ma la soc. Proponente non a caso ha espresso la previsione di fermare l’ impianto di

Sant’ Angelo per almeno un mese l’ anno, ipotizzando un esercizio temporale ridotto di un

mese , quando le fluenze naturali sono più ridotte, proprio per annullare in parte l’ effetto

cumulo e per ridurre conseguentemente i possibili rischi legati alla eccessiva riduzione delle

portate in alveo, fatto questo solitamente caratteristico dei periodi Estivi.

E’ noto infatti che nei mesi primaverili ed autunnali, in ragione di maggiori precipitazioni

meteorologiche, le portate scolanti, per unità superficiale di bacino, sono nettamente

superiori al resto dell’ anno, motivo per il quale, la Qmdv rilasciata dall’ opera di presa,

man mano che si procede verso valle, viene immediatamente arricchita da robusti apporti

laterali che riconferiscono al corso d’ acqua le sue consuete condizioni di deflusso e quindi

di capacità ecologico rigenerative.

e). In sede di CONCLUSIONI secondo l’ Autorità “ emerge una valutazione negativa “ giacchè

dal progetto “ si evince la necessità di realizzare una nuova traversa che non è coerente

con il PEAR e con i metodi utilizzati per la valutazione dei progetti di derivazione e inoltre

vengono a determinarsi modificazioni del profilo di fondo dell’ alveo che non può essere

modificato”.

Recita testualmente il PEAR Regione Marche ( Cap. VI Governo dell’ offerta - Punto 5

L’energia Elettrica ) : “ Omissis…….. La capacità residua andrà rintracciata nello sfruttamento

ai fini idroelettrici delle traverse esistenti, dei salti degli acquedotti e dei salti dei consorzi di

bonifica e su siti in cui le potenze installabili sono caratteristiche degli impianti MinHydro

( ‹ 3MW )”. Nell’ ultima delle “ condizioni “ sancite dal PEAR rientra l’ impianto di Pieve

Torina che è caratterizzato da una potenza nominale di 0,65 MW.

Inoltre il PEAR nel dettare le linee guida da rispettarsi nella realizzazione di impianti recita

ancora : “ dovrà essere attentamente valutato il rapporto numerico delle traverse esistenti in

6

un tratto , evitando lungo l’ asta la concentrazione di opere trasversali che diminuirebbe la

naturalità dell’ ecosistema.”

Il progetto in discussione prevede la realizzazione di una traversa di derivazione, quindi di

un’ opera trasversale nell’ ambito di un’ opera nuova di presa che ingloba una traversa

( briglia fluviale preesistente) . La briglia in questione è un’opera di difesa di tracciato di

un acquedotto, l’ acquedotto di Collattoni appartenente al comune di Camerino, costituito da

una condotta in acciaio del Dn 150 mm, di “ rinforzo “ di una parallela condotta del dn 175

che peraltro è caratterizzata da un tracciato diverso.

Come osservabile dalla allegata planimetria catastale ( all. 1 ), il tracciato dell’ acquedotto in

prossimità del sito opera di presa di Carpineto, in corrispondenza di una stretta ansa del

fiume Chienti di P.T., interseca due volte il corso d’ acqua naturale . La protezione della

condotta è assicurata da una briglia in calcestruzzo armato caratterizzata da una gaveta

centrale di forma trapezoidale con larghezza di base di 5,0 mt, sponde inclinate di 45° e

profondità di circa 50 cm ( foto n° 1-2-3-4-5-6 ). La quota della base della gaveta è stabilita

a circa mt 497,03 sul l.m.m. La briglia, dal punto di vista planimetrico si colloca in

prossimità della sottoscarpa del rilevato stradale ( formazione calcarea di sostegno ) della

S,P. 209. In quel tratto, l’ alveo, nel senso “a scendere” punta verso la strada per poi

virare seccamente di 90 ° per dirigersi ed immettersi nella briglia sulle cui terga ed in

profondità è posata la condotta idropotabile.

La traversa da realizzarsi per la costituzione dell’ opera di presa è concepita con i muri

andatori, in gabbionate metalliche riempite di pietrame e calcestruzzo, che raggiungono la

briglia posta circa 30 mt a monte e formano con la stessa un unico contesto che vede la

nuova opera di presa inglobare in buona sostanza la preesistente briglia. Per quanto attiene

la quota di sfioro della traversa da realizzarsi con la nuova opera di presa essa è stata

fissata a mt 497,00 sul l.m.m. ( all. tav 2 b e 2 c ).

Dalla descrizione effettuata emergono le seguenti considerazioni:

- Il PEAR non esclude che possano essere realizzati impianti idroelettrici di piccola

potenza quale quello proposta caratterizzato da una potenza nominale di 0,65

MW inferiore al limite stabilito dallo stesso piano in 3.0 MW e che non impegnino

infrastrutture idrauliche preesistenti

- Il PEAR non vieta la realizzazione opere trasversali quale quella proposta, ma

chiede di verificare la compatibilità di una eventuale nuova traversa con altre

traverse se esistenti “ in un tratto “ dell’ asta fluviale in considerazione.

- La quota di sommità della traversa di cui si propone la realizzazione, per essere

sostanzialmente livellata con la quota di gaveta della briglia, non modifica il

profilo di fondo dell’ alveo naturale che di fatto è attualmente regolato dalla

quota della gaveta della briglia.

7

- La traversa proposta rinforzerebbe la staticità della briglia che a giudizio di chi

scrive e come può osservarsi dalle foto allegate non è nella migliore delle

condizioni.

- Il volume di trasporto solido destinato ad invasarsi a regime tra le due opere

trasversali è valutabile in circa 450 mc e all’ occorrenza può essere scaricato a

valle a mezzo dello sghiaiatore ( o callone ) dell’ opera di presa.

- Il progetto della opera di presa, così come concepito in ragione della presenza

della preesistente opera trasversale ed in ragione della quota di sfioro della

traversa di valle rappresenta, dal punto di vista idraulico e quindi delle

conseguenti condizioni di fluenza del trasporto solido, un complesso unificato

che vede la sostanziale sovrapposizione in senso idraulico delle due traverse

senza alcuna alterazione del profilo di fondo alveo a monte.

- Ove si obietti che la stessa valutazione di “ mantenimento del profilo di fondo”

non può essere valida a valle per la presenza del gradino altimetrico determinato

dalla quota della soglia di uscita della traversa , deve considerarsi che il fenomeno

di abbassamento del profilo di fondo è destinato ad estinguersi immediatamente

in alcune decine di metri a valle della presa giacché la pendenza dello stesso

profilo è regolata dalle caratteristiche fisiche e granulometriche del materiale

trasportato ( che sono sicuramente immutabili ) e dal valore della portata di

modellamento dell’ alveo, valore certamente correlato a quelli di piena, tenendo

conto del fatto che la nuova struttura non è in alcun modo in condizioni di

trattenere materiale, oltre a quello di primo invaso determinabile in alcune

centinaia di mc.

- Qualunque modificazione si dovesse produrre lungo l’asta del fiume per cattivo o

imprevisto funzionamento della presa essa non produrrebbe alcun rilevante e

negativo effetto di natura ambientale e socioecomomica per la mancanza di

una effettiva “ pressione antropica “ nel tratto di fiume lungo circa 2,0 Km tra il

sito di Caspriano a la frazione di Roti, nella cui mezzeria è posizionata la presa.

Per le ragioni sopra dette è necessario ed opportuno che l’ Autorità di bacino

torni a considerare la proposta progettuale che secondo chi scrive forse

frettolosamente è stata definita incoerente con i contenuti del Pear, potendo

contare anche sulla disponibilità del proponente a modificare la quota di

sommità del profilo di sfioro della traversa della presa ove si ritenesse la stessa

inadeguata rispetto all’ analoga quota della opera trasversale preesistente.

Comunanza 6 / 12 / 2013

8

Allegati:

- Stralcio planimetrico area “ Carpineto

- Documentazione fotografica

- Tavole grafiche 2b - 2c

IL Proponente IL Progettista

1

HIDROCHIENTI srl - Comunanza ( AP )

OGGETTO : Impianto Idroelettrico di PIEVE TORINA in Pieve Torina. Procedura

di autorizzazione Unica ai sensi dell’ art. 12 del D.Lgs. 387 / 2003 con VIA e

rilascio dei autorizzazione paesistica ed autorizzazione a derivare.

CONSIDERAZIONI CIRCA LE OSSERVAZIONI ESPRESSE DALLA PROVINCIA DI

MACERATA – SETTORE 10 - AMBIENTE, IN SEDE DI ISTRUTTORIA DI

COMPETENZA, CON NOTA N° 28675 DEL 18 /04 / 2013.

In quanto alle premesse della nota provinciale ( che tratta complessivamente i tre impianti

denominati “ Pieve Torina “ , “ Capriglia “ e Sant’ Angelo “ ) va osservato quanto segue :

- Al punto 1

- Dopo il punto 3 , si afferma che “ la notevole lunghezza del tratto fluviale e degli affluenti

interessati dal progetto ( pari a circa 15 Km ) unitamente alla situazione di criticità

dell’ ecosistema fluviale sembrano configurare un’ opera suscettibile di generare rilevanti

interferenze e fortemente impattante……Omissis”.

In quanto allo stato “ di criticità dell’ ecosistema fluviale “ , pur rispettando il punto di vista

della provincia che ovviamente giudica da suoi punti di osservazione, dal nostro si ritiene di

poter osservare che il bacino del F. Chienti di P.T. versa in condizioni certamente migliori di

quelle nelle quali mediamente versano i corsi d’ acqua montani di identiche caratteristiche e

dimensioni, nella regione Marche. Se è vero che il progetto propone circa 15 Km di condotte

è anche dimostrabile che esse non bypassano un solo corso d’acqua ma piuttosto vanno ad

influenzare direttamente:

-con l’ impianto di Capriglia 3,8 km di fosso di Capriglia , dalla presa sino a Caspreano, e

Km 0,8 del f. Chienti da Caspreano a Carpineto;

- con l’impianto di Sant’ Angelo Km 4,5 del torrente omonimo, dalla presa di Fiume sino alla

confluenza col f. Chienti nel centro abitato di Pieve Torina;

2

- con l’ impianto di Pieve Torina Km 4,8 di f. Chienti tra la presa posta a Carpineto e la

centrale di Quartignano.

Ciò precisato pur ammettendo che le condotte sono “ lunghe”, va chiarito che la filosofia alla base

dell’ intera architettura progettuale è quella di conseguire “ potenze di concessione “ principalmente

basate sui “ salti “ elevati anziché puntare su portate derivate “ al limite della sostenibilità “ ed

oltre.

Per limitare gli impatti , in una situazione altimetrica ed idrologica come quella Marchigiana, è più

opportuno utilizzare grandi salti e concentrare gli impianti nella fascia definita dalle quote

altimetriche 650 ÷ 200 mt sul l.m.m., come è sempre stato fatto in passato. Basta ad esempio

osservare quanto fatto nella stessa provincia di Macerata da Enel, Municipalizzata di Tolentino, dalle

cartiere di Pioraco, ecc. che hanno realizzato grandi impianti il cui effetto è stato riassorbito molto

bene sul piano ambientale.

Il progettista in questo modo, elevando le quote geodetiche dei punti di presa, ha nei fatti

rinunciato allo sfruttamento di consistenti porzioni di bacino imbrifero e quindi di portate più

elevate,ma ha ottenuto in via principale “ salti lordi “ maggiori, e parallelamente anche di consentire

al corso d’ acqua impegnato di riformarsi per ravvenamento, presto e bene , oltre il limite minimo

garantibile con la Qmdv.

Poiché, come è noto, la potenza è determinata dal prodotto ( Portata X Salto) , a parità di potenza

ipotizzata si è preferito puntare sui salti elevati piuttosto che insistere nel ricercare portate più

elevate. Per concludere, l’ impatto sarà pure inevitabile, ma sotto il profilo progettuale si è operato al

meglio per ridurlo, e comunque ridistribuirlo, sapendo e quindi contando di operare in un sistema

decisamente favorevole dal punto di vista idrogeologico e non solo.

In quanto agli approfondimenti richiesti , per essi si procede con lo stesso ordine seguito nella nota

provinciale.

A). VIABILITA’ DI CANTIERE

‘’???????????

Non è dato al momento di sapere se i tre impianti verranno realizzati contemporaneamente ovvero

in successione temporale fors’ anche scandita da steps. Per certo la realizzazione dell’ impianto di

Pieve Torina sconta una relativa contemporaneità con quello di Sant’ Angelo in ragione del fatto che

il tratto terminale delle rispettive condotte forzate, immediatamente a monte di Quartignano, lungo

circa ml 1300, vede le condotte viaggiare in parallelo nella stessa trincea di scavo, mentre quello di

Capriglia nelle previsioni, ove non si potesse realizzare contestualmente agli altri due, sarebbe

realizzato per ultimo.

Comunque, impianto per impianto, le opere da realizzarsi : presa, centrale idroelettrica e condotta

forzata , fanno capo a tre cantieri diversi e sostanzialmente separati , fissi i primi due e mobile il

terzo, con durata effettiva singola , e nel caso di specie anche temporalmente aggregata,

sostanzialmente inferiore all’anno, dovendosi considerare che la costruzione del macchinario

3

elettromeccanico e delle apparecchiature ausiliarie, il loro montaggio ,i collaudi , le rifiniture e

l’ avviamento impiantistico avvengono sulle strutture già realizzate e ragionevolmente non producono

impatti.

Ad esaudimento della richiesta, si fornisce la cartografia richiesta ( TAV N° 17 ) non mancando di

chiarire che: -

- Non vi saranno aree di accumulo dei rifiuti in quanto essi, come chiarito nella RELAZIONE SIA

( cap. B.2.27 ) sono quelli residuali delle costruzioni edili e del montaggio degli impianti entro

l’ edificio Centrale idroelettrica, quindi di minima entità e se proprio non riutilizzabili o riciclabili,

saranno avviati a discarica, man mano che si evidenzieranno.

- Il deposito dei mezzi e dei materiali necessari alla costruzione della centrale e dell’ opera di presa

troveranno alloggio nell’ area che sarà occupata dall’ infrastruttura da realizzare, normalmente molto

più ampia dello stretto necessario per l’ impostazione delle opere. Per la realizzazione della condotta,

normalmente si procede con l’ apertura della pista occupando e predisponendo per le operazioni una

fascia di terreno sufficientemente ampia e posta a cavallo dell’ asse della condotta da posare.

Indi si provvede allo sfilamento lungo la pista delle barre di tubo che , saldate tra di loro,

costituiranno la condotta. Poi si procede allo scavo della trincea di posa , secondo le particolari

modalità descritte nel cap. 7 p 4.2 della RELAZIONE del SIA, avendo cura di disporre il materiale di

risulta a destra o a sinistra della trincea a seconda della qualità rinvenuta. Per ultimo, formata la

condotta la si vara nella trincea e la si rinterra. In questa fase i materiali in eccesso, di risulta degli

scavi , man mano che si produce viene raccolto ed avviato a riutilizzo. Il fronte di lavorazione per la

posa della condotta è molto stretto ed avanza lungo lo sviluppo della condotta medesima

seguendone l’ asse. Il tempo che intercorre tra l’ apertura di un tratto di trincea di posa e quello del

suo ritombamento è pari al tempo di realizzazione di un tratto di tubazione lungo non meno di

500 mt e non più di 800, tale da giustificare l’ approntamento di una prova di tenuta idraulica

normalmente giudicata indispensabile prima di rinterrare completamente la condotta e sottoporla

a collaudo nella sua interezza allorchè compiutamente realizzata.

Nel rispetto della tecnica di posa descritta, un tratto di mt 600 ÷ 700 di condotta di considerevole

diametro ( 800 mm ) viene realizzata, meteorologia permettendo, sicuramente in 30 giorni solari

consecutivi , dovendosi “ economicamente “ approntare un cantiere in grado di posare almeno 4

barre di tubazione al dì della lunghezza media singola di mt 12,5.

Per quanto sopra chiarito il materiale in eccesso quale risulta dagli scavi, viene acclarato in fase di

rinterro e quindi immediatamente portato via. Non vi è pertanto alcuna necessità di provvedere ad

accumulare lo stesso e quindi di individuare apposite aree di stoccaggio o abbancamento.

Diversa è la situazione dei cantieri fissi, ove il materiale in eccesso di risulta degli scavi , dovendosi

generalmente ritombare in parte le strutture idrauliche realizzate, in minima parte viene allontanato

subito ed avviato al riutilizzo esterno, e per la parte restante mantenuto in cantiere, sempre nell’ area

di pertinenza dell’ opera in corso di realizzazione, per essere riutilizzato in loco, salvo accertarne un

definitivo avanzo da smaltirsi secondo la procedura di riutilizzo.

????????????????

B) APPROFONDIMENTO DELLO STUDIO DEGLI IMPATTI IN FASE DI CANTIERE CON PARTICOLARE RIFERIMENTO A TRASFORMAZIONE DI HABITAT, ALTERAZIONE DI SUOLO E CONNETTIVITÀ ECOLOGICA

4

In base allo studio della REM, la Rete Ecologica Marchigiana, sono definite UEF le Unità Ecologico Funzionali

(UEF) che integrano le informazioni di carattere vegetazionale, faunistico ed antropico in una visione

sintetica del sistema ambientale. La UEF di riferimento è la 63 sinclinale Camerino - Sibillini anche se vi

ricade il 18,5% del territorio di Pievetorina legato all'ambiente alto montano e non ai corsi d'acqua di

fondovalle.

La REM individua per questo tratto una macroarea con matrice naturale e significativa presenza di

praterie e aree coltivate: il tracciato dell'impianto è ovviamente alla base della valle con una vegetazione

ripariale spesso rarefatta e non continuativa alternata a campi coltivati nella parte basale.

L'area interessata dall'intervento non ricade e non è tangente ai così detti "nodi di distribuzione e

presenza" di specie di interesse conservazionistico e infatti non ricade in aree della Rete Natura 2000 .

Non sono interessati dal tracciato habitat prioritari e non vi sono specie target come si rileva dallo stralcio

della Tavola 5 REM. In particolare si riporta lo stralcio della tavola 6 REM dell'Indice Faunistico medio con

la sovrapposizione del tracciato dove per il tratto di fondovalle di Pievetorina riporta un livello basso di

ricchezza cenotica.

L'alterazione del suolo è temporanea e ristretta all'area di cantiere e apposizione del tubo

progressivamente che si procede da monte verso valle. La connettività ecologica non è messa in discussione

in quanto i lavori saranno effettuati in avanzamento verso valle e ricomponendo la zona a monte man

mano che si procede.

La funzionalità ecologica dell'area rimane inalterata : si tratta di un tessuto di connessione ecologica

ampiamente riprodotto nell'immediato intorno, con una matrice agricola aperta dominante e con filari di

vegetazione ripariale rarefatti lungo il corso del fiume non a contatto con superfici boscate di rilievo.

Concludendo non verrà interrotto o modificato il flusso di scambi faunistici e vegetazionali ma ci sarà una

fase di disturbo temporanea che non interesserà mai il tratto complessivo in quanto i lavori procederanno

in maniera progressiva nella realizzazione della linea di condotta.

SI ripete che non vi sono possibilità di alterazioni di habitat da allegato 1 Dir. CEE 43/92 in quanto il

tracciato non ricade in zona ZPS E SIC.

5

6

7

h) in relazione alla fauna acquatica: -manca una descrizione dell’attuale stato dell’ittiofauna che insiste sui fiumi oggetto di intervento e accertare l’eventuale presenza di anfibi urodeli; eventuale ricorso a dati di letteratura dovranno essere accompagnati dalla relativa bibliografia; Per la valutazione dello stato dell'ittiofauna si fa riferimento allo stralcio della tavola 6 REM (RETE

ECOLOGICA MARCHIGIANA - Regione Marche) dell'Indice Faunistico medio con la sovrapposizione

del tracciato dove per il tratto di fondovalle di Pievetorina riporta un livello basso di ricchezza

cenotica.

La REM indica solo una possibile presenza della salamandra pezzata e della salamandrina ma solo

in corrispondenza dei nodi o di aree limitrofe e all'interno delle aree della Rete Natura 2000,

quindi non nel tratto interessato. SI allega comunque una cartografia di distribuzione regionale

dove in corrispondenza del tracciato NON e' presente la salamandra pezzata e la salamandrina.

Distribuzione nota nella Marche della salamandra pezzata e delle salamandrina (localizzazione del tracciato dell'impianto PIEVETORINA in blu)

8

Dalla RELAZIONE generale della REM REGIONE MARCHE si riporta per gli urodeli in questione i seguenti dati: Stima della consistenza della popolazione: non stimabile

Habitat: predilige habitat forestali freschi (faggete e degli orno-strieti), dove si trova nel

sottobosco.

Ruolo della popolazione marchigiana nel contesto nazionale:

Stato delle conoscenze: disomogeneo, a causa dell’assenza di indagini relative alla

distribuzione dei rettili e degli anfibi per alcuni settori della regione (province di MC, FM e AP).

Altre specie potenzialmente presenti come tritone crestato italiano o il geotritone che hanno una

notevole plasticità ecologica e da dati della REM assenti nel settore sud occidentale della regione,

ma riferito al fatto che c'è una mancanza di informazioni.

Hanno comuque una distribuzione potenziale su tutto il territorio regionale escluse le quote più

elevate. Si ribadisce che come riportato anche nel testo regionale lo stato delle conoscenze è

disomogeneo.

Per quanto riguarda lo stao dell'ittiofauna, come presentato nella relazione iniziale, il tratto in

questione è classificato come acqua di categoria A nella Carta Ittica Provinciale ovvero la zona

superiore della trota : si colloca nel settore fluviale montano, caratterizzato da acque veloci, fresche e

ben ossigenate, turbolenti, con cascatelle (fonte: Carta Ittica Provinciale di Macerata).

SI riporta lo stato ecologico e del livello di biodiversità dell'unica stazione di monitoraggio della Provincia

presente in zona e che riguarda un tratto di fiume che da loc. Appennino scende a Pievetorina.

ANALISI DEI SITI CAMPIONATI

- Chi2 - Pievetorina, Chienti 2, 520 mslm, 13 km

Categoria granulometrica (Cg) Punteggio

Ciottoli e blocchi rocciosi 4

9

Biodiversità Punteggio

Scarsa (1 specie) 0

Nel rispetto della tecnica di posa descritta, un tratto di mt 500 di condotta di “ grande diametro”

( 1100mm nel caso di Pieve Torina ) viene realizzata sicuramente in 30 giorni solari consecutivi ,

dovendosi “ economicamente “ approntare un cantiere in grado di posare almeno 3 ÷ 4 barre di

tubazione al giorno della lunghezza media singola di mt 12,5.

Per quanto sopra chiarito il materiale in eccesso quale risulta dagli scavi, viene acclarato in fase di

rinterro e quindi immediatamente portato via. Non vi è pertanto alcuna necessità di provvedere ad

accumulare lo stesso e quindi di individuare apposite aree di stoccaggio o abbancamento ( queste

caratteristiche dei lavori stradali dove i volumi degli scavi di sbancamento sono sicuramente di

ordine superiore).

Diversa è la situazione dei cantieri fissi, ove il materiale in eccesso di risulta degli scavi , dovendosi

generalmente ritombare in parte le strutture idrauliche realizzate, in minima parte viene allontanato

subito ed avviato al riutilizzo esterno, e per la parte restante mantenuto in cantiere, sempre nell’ area

di pertinenza dell’ opera in corso di realizzazione, per essere riutilizzato in loco, salvo accertarne un

definitivo avanzo da smaltirsi secondo la procedura di riutilizzo.

C). ILLUSTRAZIONE DELLE MODALITÀ DI ESECUZIONE DEGLI ATTRAVERSAMENTI FLUVIALI CON

CONDOTTE E LE PRECAUZIONI ADOTTATE PER EVITARE LA CONTAMINAZIONE DELLE ACQUE.

Gli attraversamenti in subalveo del fiume CHIENTI di P.T. , in numero di 3 e tutti ubicati nel tratto

ricompreso tra la presa di Carpineto e la frazione di Roti. Essi saranno eseguiti tutti nel periodo

estivo quando la portata media del fiume statisticamente non supera i 1000 lt/sec, ed in periodi

non riproduttivi della fauna locale. In queste condizioni si “ isola “ convenientemente il tratto di

alveo lungo non meno di 40 mt, ove ricade la sezione di attraversamento, intubando la portata in

transito in almeno una coppia di condotte di adeguato diametro e di lunghezza sufficiente e tale

da dare luogo ad un corso d’ acqua parallelo e temporaneo, aiutandosi con ture eseguite col

materiale disponibile in alveo ed impermeabilizzate con teli impermeabili ( di Pvc o altro materiale

plastico ). “ Deviato” in tal modo il flusso idrico si opera con la seguente successione di operazioni:

- Preparazione fuori opera del tratto di tubazione da posare nello scavo attribuendo ad esso

lunghezza e forma adeguate secondo il profilo di progetto;

- esecuzione della trincea di scavo ; la si tiene sostanzialmente all’ asciutto se necessario anche con

l’ ausilio di una pompa se necessario;

- posizionamento del tratto di condotta già predisposto e suo parziale rienterro;

- disposizione dei casseri preformati e getto di calcestruzzo della briglia soffolta;

- ulteriore fase di rinterro e getto della platea in c.a. di protezione della condotta;

- realizzazione delle difese di sponda ( ove previste );

- collegamento della tubazione subalvea con i tratti di condotta già realizzati a monte ed a valle;

- Recupero della condotta di deviazione, dei casseri e dei materiali eventualmente di esubero e

riconfigurazione dell’ alveo naturale.

Così operando “ il cantiere “ rimane effettivamente isolato e l’ acqua lo scavalca senza alcuna

contaminazione.

Di solito la fauna ittica avverte la presenza di uomini e mezzi e “ spopola “ spontaneamente il

10

tratto di alveo interessato dalle operazioni. In ogni modo, ove l’ autorità preposta lo ritenesse

necessario, la deviazione provvisoria potrà essere effettuata in sua presenza e con le modalità che di

volta in volta saranno ritenute necessarie.

Unico rischio possibile è quello determinato da un aumento di portata naturale del corso d’ acqua

conseguente ad un evento atmosferico estivo. In queste condizioni si potrebbe assistere ad un

allagamento della trincea di scavo ed anche ad un parziale rinterro col materiale naturale

trasportato dalla piena. Il tutto potrebbe portare alla ripetizione di qualcuna delle operazioni sopra

descritte e forse niente più.

D). PRODUZIONE DI RIFIUTI IN FASE DI CANTIERAMENTO.

La realizzazione della condotta non produce rifiuti giacchè il ripristino del rivestimento esterno della

condotta, unica operazione che richiedeva l’ utilizzo di materiali potenziamente impattanti ( bitumi

fusi a caldo , stuoie in lana di vetro, ecc…) viene oggi effettuato con l’ utilizzo di manicotti

prefabbricati termorestringibili a base bituminosa, i quali vengono “ incollati “ a caldo sul mantello

esterno della struttura metallica. I tratti di tubazione residui sono rarissimi e vengono di norma

recuperati se non per altro per il loro valore commerciale ( acciaio di ottima qualità).

La lavorazione del ferro di armatura per opere in c.a. non avviene in cantiere ma ormai solo negli

stabilimenti appositi , motivo per il quale solitamente le armature metalliche vengono acquistate già

sagomate ed in quantità strettamente aderente alle indicazioni progettuali; normalmente non

lasciano sfridi né esuberi.

In quanto ai casseri per getto di opere in calcestruzzo, se di natura metallica, non lasciano sfridi e

sicuramente vengono recuperati e ripetutamente riutilizzati; se di natura lignea e confezionati in

cantiere in gran parte vengono recuperati e riutilizzati, e per la parte restante, normalmente

minima, vengono recuperati e ceduti quali legna da ardere.

Per quanto invece riguarda i cantieri fissi, ovvero quelli di realizzazione dell’ edificio centrale

idroelettrica e dell’ opera di presa, alle considerazioni fatte in precedenza vanno aggiunte quelle

relative ai calcestruzzi ed ai materiali laterizi. Il calcestruzzo perverrà in cantiere allo stato

preconfezionato e nelle quantità progettualmente stabilite, motivo per il quale non dovrebbero

risultare quantitativi in eccesso da avviare a smaltimento.

In ogni modo può accadere che il volume di conglomerato cementizio trasportato dall’ autobetoniera

non venga completamente utilizzato. In tal caso si provvede con le stesse modalità con le quali si

opera per il lavaggio della benna, operazione questa sempre eseguita, pena la perdita del grande

contenitore dovuta al processo di presa del cemento residuo comunque rimane attaccato alle pareti

del medesimo contenitore. Utilizzando infatti l’ acqua normalmente disponibile nell’ apposito

serbatoio dell’ automezzo si allaga il contenitore, sempre in moto rotatorio, fino ad arrestare il

fenomeno di presa del cemento. La miscela cemento- inerte- acqua viene quindi ricondotta nel

cantiere di betonaggio ove sono obbligatoriamente attivi i circuiti di separazione, smaltimento e

riciclo ( dell’ inerte). Il processo descritto non subisce alcuna modificazione in presenza di quantitativi

non trascurabili di calcestruzzo residuo fresco.

In quanto ai residui di materiale laterizio, essi sono assai limitati,e possono provenire dalle

murature di tamponamento fuori terra dall’ esecuzione di falde di copertura e modestissime

tramezzature, giacchè la maggior parte delle strutture murarie è ralizzata in calcestruzzo ; essi poichè

risulteranno in modestissime quantità verranno avviati a discarica.

Per quanto concerne l’ installazione dei macchinari e dei relativi impianti di arredo, è normalmente

11

riconosciuto che il montaggio delle macchine e la loro prova e messa in marcia non producono

rifiuti.

E) CONTAMINAZIONE DELLE ACQUE

E stato riferito nel precedente paragrafo C) come si opererà allorquando si eseguiranno gli

attraversamenti sub alvei con condotte. Si provvederà a deviare il flusso superficiale mediante

apposite condotte in modo tale che nella zona propriamente di lavoro la portata fluviale non entri

in contatto con sostanze estranea all’ ambiente naturale e terre mosse. In tal modo la principale

situazione di contaminazione viene evitata .

Quando invece si attraversa o si coinvolge un’ area sede di falda idrica si presentano due casi

specifici. Nel primo, ove si debba posare una condotta, la trincea di posa subisce un modesto

allargamento in maniera tale che, su uno dei lati della trincea si opera un sufficiente

approfondimento tale da contenere una tubazione di drenaggio di diametro correlato alla potenza

dell’ acquifero la quale abbasserà il livello di falda nel suolo ed allontanerà i volumi d’ acqua

rinvenuti sino a raggiungere il più vicino corpo idrico di solito assai vicino. Quando invece si deve

operare su area più vasta, per realizzare un piano di fondazione o per disporre strutture nel

sottosuolo , a seconda della disposizione dell’ area e delle caratteristiche di falda si eseguirà una vera

trincea drenate, disposta opportunamente a monte con la quale abbassare e tenere sotto controllo il

livello di falda. Nel caso limite, ove i suddetti sistemi non si ritenessero sufficienti , si isolerà l’ area

di intervento mediante l’ utilizzo di well-point. In ognuna delle situazioni sopra descritte l’ acqua viene

estratta dal sottosuolo in condizioni assolutamente protette ed al riparo da contaminazioni.

Ovviamente ad operazione di cantiere conclusa le opere provvisionali di drenaggio, con le

precauzioni necessarie, saranno smantellate in modo che la falda ed i relativi moti di filtrazione

possano ristabilirsi nel sottosuolo, pur in dipendenza della presenza delle opere realizzate.

F). OSSERVAZIONI DI CARATTERE IDROLOGICO

La valutazione dei volumi idrici disponibili alla sezione di presa di Carpineto sul fiume Chienti di

P.T. è stata eseguita assumendo come dati base ( e quindi di riferimento ) i rilevamenti diretti di

portata effettuati dal Sin tra il 1939 ed il 1977 dalla stazione idrometrica di Pieve Torina, in

prossimità dell’ omonimo centro abitato e sul f. Chienti di P.T. Quindi gli elementi di partenza dello

studio sono costituiti dai rilevamenti idrometrici e dalle correlate elaborazioni statistiche effettuate

dal SIN, che culminano con il tracciamento della “ curva delle durate “ che come noto , assegnato

un certo valore di portata in transito consente di stabilire per quanti giorni l’ anno esso può essere

superato con specifico riferimento al “ campione di osservazioni “ disponibile.

La stazione idrometrica di Pieve T. ( 445 m. slm ) che ha cessato di funzionare nel 1978, oltre che di

un idrometro per la misura delle portata disponeva anche di un pluviometro che, per l’ intero

periodo di gestione della medesima stazione ha calcolato una piovosità media annua di 1268,6 mm.

ed un coefficiente di deflusso “ cd “ pari a 0,44.

Come si evince dalla relazione idrologica che del progetto dell’ impianto idroelettrico e parte

essenziale, Il risultato del Sin non è stato direttamente assunto a base dei calcoli della portata

emungibile a Carpineto, ma è stato utilizzato quale termine di partenza per successive e contestuali

valutazioni e quindi quale significativo contributo nello sviluppo delle calcolazioni successive e

nell’ analisi dei relativi risultati.

12

Come si evince dalla relazione idrologica di progetto, il calcolo del volume defluente nella sezione

di cattura e quello utilizzabile ai fini idroelettrici sono stati eseguiti per riduzione di quelli registrati

dal SIN nella stazione idrometrica di Pieve Torina . E’ il caso di sottolineare che nella porzione di

bacino del Chienti sottesa dalla traversa di presa non esistono stazioni di misura della portata né

stazioni pluviometriche da poter direttamente utilizzare, motivo per il quale si ritiene corretto ed

opportuno aver fatto riferimento iniziale ai dati di portata misurati dal Sin In un arco temperale

sicuramente ampio e sufficiente. A parere dello scrivente, non avrebbe avuto molto senso utilizzare

stazioni pluviometriche posta su bacini contermini quali quelle gestite dall’ ASSAM; i risultati in

termini di portate calcolate avrebbero dato luogo a maggiori incertezze, nel passaggio dai valori di

afflusso meteorico a deflusso idrico per l’ impossibilità pratica di riprodurre su un altro bacino il

modello fisico proprio del bacino del Chienti di P.T. ai fini della determinazione del coefficiente di

deflusso Cd che nel passaggio Afflusso meteorico - Deflusso in sezione è termine essenziale.

Ciò detto nel calcolo dell’ afflusso meteorico sul bacino chiuso dalla presa di Carpineto è stato

adottato il valore di piovosità media annua di 1205 mm inferiore dell’ 5% a quello medio registrato

dal Sin a Pieve Torina . Inoltre nella determinazione del volume defluente sempre nella sezione di

cattura di Carpineto si è attribuito al coefficiente di deflusso il valore Cd = 0,46 , quand’ anche per

tutti i corsi d’ acqua originati dal massiccio calcareo dei Monti Sibillini, nella analoga condizione

geologica ad alla stessa quota geodetica della presa di Fiume, normalmente al Cd si attribuiscono

valori superiori a 0,50 , sempre sulla scorta delle esperienze maturate e pubblicate dal Sin.

E’ quindi affermabile che la previsione fatta, anche alla luce del più recente “ disordine meteorico"

che quindi non può non influenzare il regime idrologico , volga decisamente al prudenziale e sia

tecnicamente sostenibile, quand’ anche chi scrive sostenga che, proprio in ragione del richiamato

disordine causato dalla tendenza all’ estremizzazione dei fenomeni meteorologici, le medie statistiche

tendano ad evolversi non sempre in diminuzione e comunque sempre molto lentamente.

G.) IMPATTI SULLE ACQUE SUPERFICIALI

- Verifica di coerenza con il piano di tutela delle acque

La definizione dell’ MDV è contenuta nel decreto del Ministro per l’ Ambiente e la Tutela

del Territorio del 28 Luglio 2004 recante “ le linee guida per la predisposizione del bilancio

idrico di bacino “, comprensive dei criteri per il censimento delle utilizzazioni in atto e per la

definizione del minimo deflusso vitale, di cui all’ art. 22, comma 4, del decreto legislativo 11

Maggio 1999 n° 152, dove per Minimo Deflusso Vitale si intende “ la portata istantanea da

determinare in ogni tratto omogeneo del corso d’ acqua che deve garantire la salvaguardia

delle caratteristiche fisiche del corpo idrico, chimico-fisiche delle acque nonché il

mantenimento delle biocenosi tipiche delle condizioni naturali locali “.

Il PTA stabilisce che per quanto attiene alle misure di tutela quantitativa delle acque

superficiali e sotterranee, ai corsi d’ acqua significativi della regione Marche si applicano le

formule di calcolo del DMV, come definite dalle autorità di bacino competenti per territorio e

dalla regione.

Il rispetto del DMV, ovvero delle condizioni di rilascio delle portate così definite, nelle

sezioni di impostazione delle opere di presa sancisce la coerenza della proposta progettuale

con i contenuti del piano regionale di Tutela delle Acque.

13

E’ certamente il caso di ricordare che l’ opera di derivazione in funzione non deve prelevare

valori di portata in eccesso rispetto a quelli definiti “ massimi “ dal disciplinare di

concessione , perché la Qmdv è propriamente il minimo dei valori di portata in rilascio

dall’ opera di presa in funzione delle caratteristiche idrologiche del corso d’ acqua nella

sezione in considerazione. La coerenza del proposta progettuale rispetto al PTA, sta proprio

nell’ accettazione del valore della Qmdv e nel rispetto dei limiti di prelievo imposti dal

disciplinare di concessione.

Comunque la proposta progettuale non si limita a riconoscere quale valore della Qmdv quello

riveniente dal calcolo , ma va oltre. Infatti quand’ anche Il calcolo eseguito sulla scorta

delle indicazioni fornite dal PTA - Capo VI – allegato II. Come verificabile a pag. 29 della

relazione idrologica che del progetto dell’ impianto idroelettrico è parte integrante e

fondamentale, abbia fornito i valori della Qmdv così stabiliti:

- 175,0 lt /sec nei mesi di Luglio , Agosto, Settembre ed Ottobre

- 262,4 lt/sec nei mesi di Febbraio e Marzo

- 227,4 lt/sec nei restanti mesi

il progettista, per meglio rispettare le esigenze ecologiche ed ambientali del fiume e

per superare possibili incertezze di calcolo, ha deciso di adottare per La Qmdv valori

superiori e precisamente i seguenti :

- 300 lt / sec nei mesi di Febbraio e Marzo

- 250 lt/sec nei restanti 10 mesi dell’ anno

valori questi ben superiori a quel 214 lt/sec determinato dal PTA in una sezione più a

valle di quella scelta per posizionare l’opera di derivazione e coincidente con la vecchia

stazione di misura del SIN cui compete un bacino imbrifero sotteso di 118 Kmq, ben

maggiore di quello chiuso dallo sbarramento di Carpineto pari a 89,6 Kmq.

Ad ogni buon conto dai commenti e dalle osservazioni prodotte dagli uffici preposti alla

valutazione del progetto è emersa la sostanziale fondatezza e correttezza del calcolo per

la determinazione del Qmdv eseguito dal progettista del proponente, motivo per il quale

la “ coerenza “ la si ritiene scontata, anche se sarebbe sicuramente accettato il risultato

di un calcolo , con risultato fors’ anche diverso, eseguito e dimostrato da un’ autorità

deputata.

In quanto all’ aspetto legato alla lunghezza del tratto di corso d’ acqua sotteso dall’ impianto

di che trattasi , giudicato inconsueto ed anche eccessivo, si deve chiarire che la stessa

definizione sopra trascritta del MDV, a giudizio di chi scrive, imponga che nei tratti di asta

fluviale a valle della opera di presa, sottesi dalla derivazione, debbano comunque essere

effettuate valutazioni nel tempo che consentano di stabilire, in presenza di prelievo operato

a monte, l’esistenza delle condizioni quantitative proprie dell’ MDV. Può infatti accadere, in

condizioni stagionali di minimo idrologico, che a fronte di un rilascio di MDV regolamentare

alla presa, non corrispondano condizioni altrettanto regolari in una sezione posta Kilometri a

valle della sezione sbarrata.

Ma si deve ricordare anche che, a fronte di un tratto di alveo fluviale bypassato di circa 4,2

km, il corso d’ acqua recupera l’ apporto di un bacino pari a

( 123,4 -89,6 ) = 33,8 Kmq , più che sufficiente a riconferire, man mano che da monte

scende verso valle, sembianze proprie di un corso idrico normale, tenuto conto che il

deflusso medio annuo unitario di quel bacino è pari a circa 18 l/ sec kmq.

Da tale impostazione deriva l’ evidenza che le condizioni di esercizio della opera di

derivazione, anche se stabilite in sede di disciplinare di concessione, debbano essere

14

oggetto di continuo controllo ed eventuale aggiornamento da parte dell’ autorità preposta,

alla quale deve essere garantita la possibilità di disporre nell’ arco dell’ anno , in caso di

emergenza ambientale, l’ interruzione dell’ esercizio dell’ impianto , ovvero la riduzione della

portata prelevata, al fine di garantire lungo tutta l’ asta fluviale sottesa le condizioni minime

di tutela ambientale.

- Alterazioni chimico fisiche

Tale aspetto , sicuramente importate, non è nelle possibilità di “ controllo e regolazione “ del

gestore di un impianto idroelettrico. Quest’ ultimo , a meno di incidenti nell’ ambito del

sistema idromeccanico che presiede al processo di estrazione energetica, non è in grado di

manipolare le caratteristiche chimico – fisiche né dell’ acqua prelevata nè del corso d’ acqua.

Per certo l’acqua catturata dalla presa , sottoposta a procedimenti di sedimentazione e quindi

intubata ed avviata alla centrale idroelettrica dove, subito il trattamento di estrazione

energetica, viene immediatamente reimmessa nel corso d’ acqua, non subisce alcuna

alterazione fisica. L’ unico parametro in grado di essere in qualche modo influenzato

è la temperatura che pur tendendo a conservarsi sul valore caratteristico delle condizioni

alla presa per viaggiare sotto terra, può essere diversa da quella rilevabile nella sezione di

restituzione all’ alveo , attesa la possibilità ambientale di modificare i valori di temperatura

di un corso d’ acqua superficiale.

Molto invece possono incidere le condizioni al contorno, come l’ immissione in alveo di

cariche inquinanti, di acque utilizzate per il raffreddamento impiantistico, il passaggio in

soluzione di particolari “formazioni rocciose “ attraversate ed altre possibili incidenze di

natura antropica. Ma questi aspetti possono essere controllati solo dalle autorità

istituzionalmente deputate. Per certo la definizione del DMV come sopra riportata contempla

la risoluzione delle incidenze proprie di tutte le variabili in campo, ma la vera e definitiva

soluzione del problema sta nella attenta osservazione post operam dell’ assetto nuovo così

determinato , osservazione e lettura che debbono consentire di verificare l’appropriatezza del

valore determinato per l’ MDV , ma anche di intervenire, se ritenuto utile ed esaustivo

determinare l’ eventuale blocco di esercizio dell’ impianto, secondo e nei limiti della

disponibilità preannunciata dal proponente.

- Scaricatori di piena del sistema fognario e scarico del dep. Di Pieve Torina

Sia la frazione di Roti che il centro abitato del capoluogo sono dotati di un proprio ed

autonomo impianto di depurazione che sversa i propri effluenti nel fiume Chienti.

Il depuratore del capoluogo, è ubicato in sponda sinistra idrografica del fiume in prossimità

del confine comunale con Muccia e su esso è collettato tutto il sistema fognario del centro

abitato e degli insediamenti produttivi di quel comune posti tra il nucleo urbano ed il

predetto confine comunale. Il depuratore sversa ovviamente nel fiume Chienti, nel tratto di

alveo posto proprio di fronte all’ area di prevista edificazione della centrale idroelettrica di

Quartignano.

Per evitare che, in presenza della centrale, possano verificarsi nel corso d’ acqua rapporti di

diluizione non soddisfacenti immediatamente a valle della immissione della portata reflua, la

società proponente, con nota formale diretta al comune di Pieve Torina ( nota di cui si allega

15

copia ), si è dichiarata disponibile ad effettuare a proprie cure e spese tutte la modifica del

collettore di scarico del depuratore, per immettere il refluo sicuramente in una sezione

posta a valle di quella di restituzione della centrale idroelettrica.

L’ impianto di depurazione in questione, a differenza di quelli delle frazioni, è del tipo misto

( acque bianche e nere ), motivo per il quale lungo il percorso del collettore fognario, sino

al depuratore, sono stati realizzati scolmatori di piena, ai quali è affidato il compito di

scaricare, oltre il limite progettualmente fissato, i volumi idrici raccolti dalle fogne in

corrispondenza di eventi atmosferici particolarmente importanti e di natura piovosa.

Attesa la relativa modestia della presenza antropica nell’ area, le acque scaricate dagli

scolmatori sono acque tendenzialmente bianche, anche se non può dimenticarsi che in

queste situazioni dovrebbe essere comunque distinto un seppur minimo fenomeno di carica

inquinante caratteristico del volume di prima pioggia dovuta al lavaggio delle strade urbane

e delle aree comunque pavimentate.

Il fenomeno non può pero attribuirsi alla rete viaria urbana propriamente urbana, veramente

modesta per estensione, quanto invece alla presenza della S.P. 209 ( ex SS. Valnerina ) strada

questa importante e trafficata. E’ innegabile che in presenza di una ridotta portata

naturale in alveo, le immissioni degli scolmatori possano contare su un rapporto di

diluizione piuttosto ridotto; ma in ultima analisi la stessa problematica si risolve da sola in

virtù dei differenti tempi di corrivazione del sistema fognario e del corso d’ acqua naturale.

Qualunque sia il rapporto di diluizione che si instaura in alveo con lo scarico del colmo di

piena fognario, la contestuale “ piena “ del fiume arriva con un certo ritardo valutabile anche

in ore, dipendentemente anche dalla distribuzione della intensità di pioggia nell’ arco della

durata del fenomeno meteorologico, operando quindi un lavaggio sicuro ed efficace

dell’ alveo, spingendo verso valle sedimenti e soluti.

Ove il fenomeno piovoso si verificasse in un periodo di magra fluviale e non presentasse

caratteristiche pluviometriche tali da portare allo sfioro l’ opera di presa idroelettrica posta

a monte, è sempre possibile ed auspicabile una “ cacciata “ sulla stessa opera di presa

idroelettrica, della durata di qualche ora, idonea ad organizzare il “ lavaggio “ dell’ alveo.

E questo è tema proprio del disciplinare di concessione.

Resta comunque il problema che , ove effettivamente il fenomeno in questione avesse una

sua rilevanza, essa si trasferirebbe nel primo “ recipiente finale “ che nel nostro caso

coincide col lago artificiale di Polverina. Ma ove il problema lo si affrontasse ed osservasse a

ritroso partendo da Polverina, si arriverebbe a convenire che la presenza dell’ impianto

idroelettrico sarebbe del tutto ininfluente. Infatti tutti i materiali raccolti dal lavaggio delle

superfici bagnate e veicolate in alveo dagli scolmatori finirebbero comunque in Chienti e con

questo nel sottostante invaso artificiale.

L’ impianto di depurazione di Roti tratta solo acque nere e quindi non dispone di scolmatori di

piena . E’ evidente che le acque meteoriche della frazione, in ragione di insediamenti abitativi posti

esclusivamente ai lati della S.P. 209, che scorre sulla sponda sinistra del f. Chienti, finiscono

direttamente in alveo ruscellando sulle scoline e nei fossetti esistenti. L’ emissario del depuratore

scarica in alveo poche decine di metri a valle del ponte della S.P. sul f. Chienti. , un centinaio di mt

prima dell’ inizio della zona di espansione edilizia del capoluogo di comune .

L’ ubicazione scelta per lo sversamento potrebbe essere giudicata non proprio felice, ma la

situazione nel suo complesso e come al solito va riguardata ed approfondita nella sua effettiva

consistenza.

La popolazione stabilmente ed effettivamente dimorante a Roti di norma non supera le 65 unità.

16

Per ragioni meramente di tranquillità si assume convenzionalmente pari a 100 il numero

equivalente dei residenti e, Stabilito in 180 lt/gg il consumo medio procapite degli abitanti, la portata

media restituita al torrente risulterebbe pari a

qm = 0,60 x ( 180 x100 ) 86400 = 0,125 lt/sec, ovvero inferiore a 0,15 lt/sec.

E’ evidente che la sua immissione nella portata minima stabilita dal Qmdv e valutata nel periodo

estivo pari a 250,0 lt /sec gode di un rapporto di diluizione non inferiore a 1 500, che

ragionevolmente pone a riparo il corso d’ acqua naturale da ogni inconveniente anche nella

deprecabile ipotesi che il depuratore sia mal gestito. Ma se anche si convenisse che la portata in

scarico del depuratore fosse prossima a 0,5 lt/sec il rapporto di diluizione sarebbe pari a 500 e

comunque tale da non incidere in modo importante sulle caratteristiche “ fisiche e chimiche “ del

corso d’ acqua pure a portata minima.

H.) - Valutazione dello stato attuale del macrozoobenthos in considerazione delle conseguenze che la derivazione apporterà non solo alla portata ma anche alla velocità di deflusso idrico, aumentando i depositi di micro-particellato organico e inorganico che tendono a ricoprire il fondale sassoso e ciottoloso del fiume a danno del macrozoobenthos; Nel DM 260/2010 vengono indicate le metriche per il monitoraggio degli elementi biologici macrofite e

―macrozoobenthos unitamente ai valori di riferimento per i parametri chimico fisici (nutrienti e ossigeno

disciolto misurato in continuo in prossimità del fondo), più che altro in ambienti con forte azione antropica.

Non esistono dati bibliografici di rilievi effettuati nella zona in esame dalla Provincia o dalla Regione.

Gli indici recentemente sviluppati per il monitoraggio del Macrozoobenthos si fondano sul modello di

Pearson e Rosenberg, (1978), per il quale le comunità bentoniche rispondono con dei cambiamenti al

gradiente di arricchimento organico, e suddividono le specie bentoniche in gruppi ecologici sulla base della

sensibilità/tolleranza allo stress ambientale (Glémarec & Hily, 1981; Grall & Glémarec, 1997). Tali indici si

sono sviluppati per lo più in ambiente marino costiero e la loro applicazione negli ambienti di transizione

deve tener conto delle peculiari caratteristiche di tali ambienti sottoposti a stress a causa della variabilità

ambientale. Nel caso in esame siamo in zona montana e non ci troviamo inoltre in ambienti con pressione

antropica alta, l'impianto non introduce assolutamente inquinanti chimici a cui è sensibile il

macrozoobenthos, spesso analizzato come indice di qualità delle acque (fonte: Proposta del piano di

monitoraggio delle acque -Arpam 2009) spesso in zona costiera.

Purtroppo non esistono studi specifici nè a livello provinciale nè dell'ARPAM nel tratto interessato su

macrozoobenthos presente. La stessa REM cita nuovamente che le informazioni sul territorio regionale

sono o assenti o estremamente disomogenee per poter fare una valutazione puntuale. Comunque si opta

per la realizzazione di opere di contenimento di eventuali depauperamenti più rispondenti alla

conservazione naturalistica dell'intero sistema fluviale.

- valutazione qualitativa dell’alterazione degli ecosistemi acquatici in conseguenza delle sottrazioni proposte derivanti da derivazioni e dalle fasi di cantiere: occorre indicare misure per il contenimento di tale prevedibile impatto. Negli studi REM Il modello geostatistico sviluppa in maniera evidente lo stato di frammentazione del

sistema e le aggregazioni delle diverse tipologie d’uso del suolo che sono funzionali alla rete ecologica; le

tessere dell’ecomosaico determinano ambiti a diverso valore di idoneita' ambientale e funzionalita'

ecologica. Il tratto oggetto di progetto è classificato come di alta funzionalità ecologica (percentuale di

funzionalità del 100%) rispetto ad altre aree del territorio regionale ovvero vi ricadono ecosistemi che

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meglio rispondono ad un disturbo diffuso dovuto all'infrastrutturazione ed altri disturbi antropici(fonte :

Rete Ecologica Marchigiana - Relazione illustrativa). Detto ciò l'intervento non prevede alterazione permanente dei sistemi acquatici in quanto il deflusso

minimo vitale DMV sarà sempre garantito ed entro i limiti di legge come riportato nella relazione iniziale e

nella puntualizzazione delle portate interessate e dei rilasci come da progetto e integrazioni allegate. Il

cantiere prevede degli interventi puntuali e progressivi per cui si andrà a incidere su tratti di torrente brevi

dove non verrà interrotto il corso o il deflusso dell'acqua quindi assenza di

sottrazioni significative di portata (derivazioni dissipative).

Sulla base di tale quadro è stato predisposto un pacchetto di linee di azione nel progetto, riferite ai

traguardi temporali di realizzazione stabiliti per legge, che consente di limitare le pressioni gravanti sulla

risorsa acqua e sull’ambiente ad essa connesso.

Nelle fasi di cantiere inoltre si prevede l'utilizzo di strade, sentieri o accessi già esistenti percorribili con

mezzi e quindi la non occupazione della sede dell'alveo secondo i periodi dei lavori da progetto, il taglio o

dirado della vegetazione esistente solo dove necessario, prediligendo le specie deperienti o sofferenti,

reimpiego del materiale di risulta proveniente dall'attività di scavo per i reinterri e stabilizzazioni dell'alveo

man mano che si procede nella "posa" della condotta.

Ovviamente i lavori in alveo sono programmati per il periodo di magra estiva e non verranno effettuati

durante i mesi invernali di dicembre e gennaio, sicuramente critici per la riproduzione delle specie ittiche.

Per limitare l’impatto sulla fauna ripariale si prevede di: tutelare gli ambienti erbacei che costituiscono

habitat per la fauna minore, eseguendo uno “scotico conservativo” delle zolle erbose, in altre parole, di

conservare il primo strato di terreno rimosso dai lavori di sbancamento e movimento terra (ricco di semi,

radici, rizomi e microrganismi decompositori) per il suo successivo riutilizzo nei lavori di mitigazione e

ripristino dell’area di cantiere. Le condizioni di cantiere saranno ripristinate allo stadio ante operam.

I) In relazione alla vegetazione: - considerare e mappare gli impatti causati alla vegetazione ripariale sul tratto di

fiume derivato (alterazione delle vegetazione arborea/arbustiva, diradamenti, alterazione della diversità botanica)

- La mappatura degli impatti di riduzione della vegetazione ripariale o forestale viene allegata alla presente

integrazione di PIEVETORINA dove si riportano le tipologie di intervento ovvero se diradamenti o

eliminazione, comunque sempre senza alterazione della diversità botanica.

La sovrapposizione del tracciato è stata rifatta sulla base della Carta d'uso del suolo già allegata al progetto

(fonte: IPLA - Inventario Forestale Regionale e Carta della Rete Ecologica Marchigiana) e individuati i vari

punti di intervento, mentre per il calcolo delle superfici si riconferma quello riportato nella relazione

generale.

L'intervento non causerà alterazione della diversità botanica e tantomeno forestale in un ambiente

seminaturale dove le risorse naturali (arbusteti e vegetazione arborea ripariale) sono ampiamente

rappresentate e connesse a una sorgente di naturalità di ampia estensione costituita da boschi montani,

praterie secondarie e pascoli sommitali.

La vegetazione arbustiva appartenente alla associazione del "Bosco ripariale a pioppo nero" Salici albae-

Populetum nigrae (Tx. 1931) subass. populetosum nigrae (Tx. 1931) (Meyer-Drees 1936) e all'associazione

"Bosco ripariale a rovo e salice bianco" Rubo ulmifolii-Salicetum albae (Allegrezza, Biondi & Felici 2006

)resiste tranquillamente alle variazioni di livello dell'acqua e quindi a sommersione come a parziale

interramento emettendo radici radicali. Si tratta di specie con ottima resilienza ecologica.

18

La piantumazione di specie arboree ed arbustive ai fini degli interventi di mitigazione e ripristino

dell'esistente ovvero nelle zone interessate dai tagli di vegetazione sarà effettuata sulla base dello studio

della vegetazione esistente ante operam al fine di ricostituire situazioni di effettivo degrado post operam in

quanto non esistono tratti del corso d'acqua interessato con bassa funzionalità ecologica (fonte: REM

estratto tav. 6) anche dai rilievi botanico - forestali effettuati nel corso del 2012. L'ottimo stato di

conservazione del sito permetterà anche un veloce ripristino delle condizioni di connettività possedute.

Si curerà l' utilizzo di materiali conformi al paesaggio locale; la regolarizzazione delle sponde, scarpate e

profili anche con tecniche di ingegneria naturalistica atte ad inserire le opere nel contesto naturale; il

monitoraggio della situazione botanico - vegetazionale post operam a un anno dall'intervento realizzato

permetterà scelte più razionali per effettuare eventuali azioni di ricomposizione ambientale.

– in merito alla superficie boschiva di compensazione prevista dalla LR 6/2005 si dovrà prioritariamente rafforzare la connettività ecologica dell’area

Nel calcolo della compensazione si è tenuto conto delle indicazioni gestionali fornite dalla REM come

strumento regionale ovvero gli interventi riguarderanno la riqualificazione e il potenziamento del sistema

forestale e delle aree ripariali. Il sistema dei corsi d'acqua come corridoio ecologico di connessione primario

è legato ad un discorso interterritoriale con altre aree in particolare le aree umide del nodo "Lago di

Polverina" che si trova nel comune confinante con Pievetorina.

Dove non si dovrà intervenire perchè la connettività dei luoghi è mantenuta per la non invasività o ridotta e

temporanea alterazione per l'esecuzione dei lavori si potrà valutare la eventuale monetizzazione della

compensazione anche a livello di macroarea, intervenendo su tratti di corsi d'acqua ben più degradati o

rarefatti, più a valle del tratto in questione.

J ). QUESITI AFFERENTI LA VIABILITA’

La condotta forzata dell’ impianto di Pieve Torina, In acciaio e del diametro nominale di 1100 mm,

non incrocia , e quindi non sottopassa né sovrappassa , alcuna strada provinciale.

L’opera di presa di Carpineto ( in sinistra Chienti ) e la centrale di Quartignano ( in destra Chienti )

godono del privilegio di poter usufruire massimamente di infrastrutture viarie preesistenti che tra

l’ altro, nel caso della centrale, non derivano direttamente dalla strada provinciale. Infatti l’ opera di

presa è raggiungibile mediante una stradina esistente che deriva dalla S.P. 209 poco più a valle

dello stessa presa.

Il sito centrale di Quartignano posto sulla sponda opposta del f. Chienti di Pieve T. a quella

percorsa dalla SP 209, è raggiungibile mediante la realizzazione di una modesta stradina lunga circa

333 mt, che risulterà prolungamento di una strada interpoderale , a sua volta prolungamento della

strada comunale detta di Quartignano, che deriva dalla SP 209 alla progressiva kilometrica 86 + 400 .

La distanza stradale della centrale dalla S.P. 209 è pari circa a mt 1300.

In quanto alla distanza in linea d’aria della centrale di Quartignano dalla Sp 209 essa è pari a circa

mt 195.

L’ opera di presa di Carpineto verrebbe realizzata sulla particella 67 del foglio catastale 34 di

Pieve Torina, che confina con la particella 66 la quale si sviluppa essenzialmente in senso lineare

sposando il limite demaniale della S.P. 209 . La distanza minima delle strutture costituenti la presa

19

dal limite catastale della strada è pari a circa 27 mt, mentre un modestissimo fabbricato destinato

ad ospitare i quadri elettrici ed il contatore Enel è stato posizionato a 20 mt del limite demaniale.

K). PIANO DI MONITORAGGIO POST OPERA DEGLI IMPATTI IN FASE DI ESERCIZIO AL FINE DI UNA VALUTAZIONE DELLE MISURE DI MITIGAZIONE ADOTTATE IL piano di monitoraggio post opera sugli impatti prevede:

per la vegetazione: la consegna di un rilievo della vegetazione a un anno dalla chiusura dei lavori per

stabilire l'efficacia delle operazioni di ripristino dei cantieri. Breve relazione sul livello di impatto e recupero

della vegetazione con allegato cartografico botanico - vegetazionale redatto da tecnico competente in

materia.

per la fauna: il monitoraggio sarà basato sui dati bibliografici della provincia di Macerata e sulle indicazioni

del Piano Ittico provinciale che già effettua il monitoraggio su alcuni tratti del Fiume Chienti ma non di

questo affluente minore. Ci si baserà sul criterio dell'omogeneità delle facies fluviali su circa 50 mt effettivi

di lunghezza (come le stazioni di campionamento provincialriportano).

Lo studio della Provincia di Macerata è stato condotto nella porzione di territorio attraversato dalle acque

di categoria A su 30 stazioni su tutto il territorio provinciale. Come indicato anche nella REM non vi sono

informazioni ante operam di studi specifici sia regionali che provinciali per cui ci si dovrà basare solo su i

dati generali già presentati nella relazione iniziale. La relazione di monitoraggio dovrà essere presentata

successivamente alla chiusura dei lavori e per i due anni successivi entro il mese di dicembre. Si prevedono

quindi almeno 3 anni di monitoraggio faunistico redatto da tecnico competente in materia, pur

considerando che non sono presenti anfibi urodeli o altre specie di interesse conservazionistico nel tratto

oggetto di intervento.

L). CONNESSIONE ALLA RETE ELETTRICA

La connessione dell’ impianto alla rete elettrica avverrà in MT disponendosi in loco di una linea

( DH 60 - 24803 – MUCCIA ) in MT Appartenente ad Enel Distribuzione e che fa riferimento alla

Cabina DH 60 – 2 - 038833 VILLANOVA, ciò è stato definitivamente chiarito con preventivo

Enel – Dis - 03/12/2012 - 2125416 formalmente e sostanzialmente accettato da Hidrochienti ( pratica

con codice di rintracciabilità T0528268). Il collegamento in questione si materializzerà con una

“ Linea in cavo aereo 185 mmq, comprensiva di sostegni e fondazioni della lunghezza di ml 400”

( 200 + 200), oltre “ all’ allestimento di una cabina di consegna entra – esce “ su manufatto cabina

( opera civile ) esistente ( Elab. Grafico Allegato ).

M). PIANO DI UTILIZZO DELLE ROCCE DA SCAVO

E’ stata richiesta la redazione del cosiddetto Piano di Utilizzo del materiale proveniente dagli scavi

Il progetto ( VIA par. B.2.16 ) prevede un volume complessivo di scavo di scavo di mc 53247.

La gran parte di detto volume , pari a 44697 mc , viene riutilizzata in loco per reinterri, mentre il

volume residuo di 8550 mc è previsto sia destinata a “riutilizzo quale materiale da costruzione

per opere in terra”. La normativa di cui al Dm 161 / 2012 coordinata con le norme di cui alla

QUARTA PARTE del D. Lgs. 152 / 2006 , in presenza di un volume “ in esubero “ superiore a 6000

20

mc , portano alla individuazione di un “ grande cantiere “ fattispecie questa per la quale si richiede

la redazione del “ Piano di utilizzo “ del materiale proveniente dagli scavi.

Detto piano è stato redatto conformemente a quanto previsto dalla norma e costituisce allagato

della presente relazione.

Comunanza 6 Dicembre 2013

Il proponente I progettisti

Del Papa ing. Renato

Baiocco dott.sa Agr. Michela

Pacetti dott. Geol. Diego

Allegati :

-Piano di utilizzo dei materiali in esubero di risulta dagli scavi

- Schema grafico della connessione Enel

1

HIDROCHIENTI srl - Comunanza ( AP )

OGGETTO : Impianto Idroelettrico PIEVE TORINA in Pieve Torina.

Procedura di autorizzazione Unica ai sensi dell’ art. 12 del D.Lgs. 387 / 2003 con

VIA e rilascio dei autorizzazione paesistica ed autorizzazione a derivare.

RISPOSTA ALLE OSSERVAZIONI ESPRESSE DALL’ AGENZIA REGIONALE PER LA

PROTEZIONE AMBIENTALE DELLE MARCHE ( ARPAM ) - DIPARTIMENTO

PROVINCIALE DI MACERATA IN SEDE DI ISTRUTTORIA DI COMPETENZA, CON

NOTA N° 0013499 DEL 10 / 4 / 2013.

L’ ARPAM - Dipartimento provinciale di Macerata, con nota n°0013499 del 10/4/3013, ha formulato

osservazioni al SIA- studio di impatto ambientale - prodotto da Hidrochienti srl per il progetto

denominato : impianto di PIEVE TORINA

In ragione dello stesso procedimento VIA innescato dalla evidente necessità di esaminare tre

progetti di fatto in successione e comunque gravanti sullo stesso bacino idrografico, la trattazione

dei quesiti dovrà avvenire tenendo in debito conto gli effetti prodotti sull’ intero bacino e quelli

specifici dell’ impianto in riferimento, nella fattispecie l’ impianto di PIEVE TORINA.

MATRICE ACQUE.

Da innanzi tutto atto l’ Arpam della appropriata scelta , in presenza di tre progetti sostanzialmente

in successione e in un caso interconnessi, di affrontare direttamente il procedimento VIA ,

evitando lo screening che con buona probabilità avrebbe finito solo per costituire un passaggio

intermedio del complessivo procedimento di valutazione ambientale.

Rileva altresì l’ Agenzia la correttezza delle calcolazioni eseguite per la determinazione delle

portate di Minimo Deflusso Vitale nelle sezioni di presa di ciascuno dei tre impianti, pur

ammettendo difficoltà ad esprimere un parere di compatibilità in ragione del fatto che “ non

risultano effettuate altre stime di rischio derivante dalla notevole riduzione delle portate

determinate dall’ esercizio dei tre impianti, ciascuno dei quali presenta notevolissime distanze tra il

punto di presa e quello di restituzione al fiume, generando in questo modo lunghi tratti interessati

da una forte riduzione di portata.”

Va chiarito, ove non fosse sufficiente la trattazione della problematica fatta in sede di SIA, che per

la scelta strategica fatta in sede progettuale e comunque alla base dei tre progetti di impianto,

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avendo fisso l’ obbiettivo conseguibile in fatto di potenza, si dovesse dare rilevanza più ai “ salti

geodetici “ piuttosto che alle portata da prelevarsi. Per tali ragioni, in generale, si è preferito

utilizzare porzioni relativamente modeste dei singoli bacini imbriferi disponibili, compensando il

modesto valore della portata impiegabile con un salto sicuramente più elevato.

Nel caso specifico dell’ impianto di Pieve Torina , posizionando la presa a Carpineto, è stato sotteso

un bacino imbrifero di 89,6 Kmq, quando ove la stessa opera fosse stata disposta poco più a valle,

dopo la confluenza del torrente Sant’ Angelo il bacino sotteso sarebbe risultato pari a 118 Kmq

( esattamente quello considerato dalla Stazione idrometrica SIN ). Detta impostazione ha portato ad

assumere un valore di portata massima in emungimento pari a 1500 lt/sec e conseguentemente

una portata media annuale di 1300 lt / sec, con un utilizzo medio della risorsa disponibile pari al

79 % ( rel. Idrologica di progetto, pag 30 ÷ 32 ) ed un rapporto tra potata massima e portata

media derivata pari a : 1500 / 1300 = 1,154.

Parametri questi che indici di un moderato sfruttamento del sistema idrologico.

Ma in termini di dimensionamento dell’ impianto, il progettista avrebbe potuto osare molto di più.

Ove infatti si fosse partiti dalla della curva delle durate del Chienti di P.T., così come ricostruita a

pag.8 della citata relazione, per ricordare che la portata media annua del Chienti a Pieve T. sarebbe

pari a a 1996 lt/sec e che per 91 gg ( tre mesi ) la portata si manterrebbe superiore o almeno pari

a 2537 lt/ sec, le conclusioni sarebbero state altre.

Così procedendo si sarebbe potuto ipotizzare, sempre al 91esimo giorno ( traguardo di riferimento

per la progettazione ), una portata emungibile a Carpineto, quindi depurata dell’ apporto del bacino

del torr. Sant’Angelo e dell’ inevitabile rilascio della Qmdv, non inferiore a 1900 lt/sec , con

l’ utilizzo di due turbine in parallelo anziché una, della portata massima singola di 950 lt /sec .

Detta scelta avrebbe determinato :

- un volume idrico derivato pari a 86400x ( (1,9 x 90 ) + ( 1,9 + 0,7 ) x 275 / 2 ) = mc 45 662 400

- una portata media derivata pari a 45 662 400 / ( 365 x 86400 ) = 1448 lt /sec

- una potenza di concessione pari a : 1448 x 61 / 102 = 866 Kw

- rapporto tra portata massima derivata e media pari a 1900 / 1488 = 1,312

- un utilizzo della risorsa disponibile 1,448 / ( 1,996 – 8035000/ ( 365 x 86400) ) = 83%

Valori questi tutti superiori a quelli invece imposti dal progetto, segno evidente di un approccio

progettuale impostato a sicura prudenza e rispetto per le condizioni al contorno, quelle ambientali

in primis.

Emerge ancora una volta il fatto che gli impianti progettati ( in numero di 3 ) sottendano lunghi

tratti di alveo naturale; la circostanza non deve essere riguardata come fatto da evitarsi

assolutamente, proprio per la possibilità dei corsi d’ acqua interessati a riformarsi cospicuamente

lungo il loro percorso, eminentemente in ragione delle caratteristiche idrogeologiche dei bacini

imbriferi interessati, tutti in ambiente montano caratterizzato da suoli in gran parte carbonatici e

quindi assai permeabili, che comunque finiscono per evidenziare numerose ed importanti emergenze

sorgentizie ed acquiferi convergenti in alveo. D’altro canto se il Minimo Deflusso Vitale non deve

essere un riferimento assoluto costituisce pur sempre un riferimento certo e normato che non

impedisce, ad opere realizzate ed in esercizio, verifiche circa il suo effettivo ed adeguato valore,

pur sempre suscettibile di revisioni ed adeguamento.

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Giova ricordare che la definizione dell’ MDV è contenuta nel decreto del Ministro per

l’ Ambiente e la Tutela del Territorio del 28 Luglio 2004 recante “ le linee guida per la

predisposizione del bilancio idrico di bacino “, comprensive dei criteri per il censimento delle

utilizzazioni in atto e per la definizione del minimo deflusso vitale, di cui all’ art. 22, comma

4, del decreto legislativo 11 Maggio 1999 n° 152, dove per Minimo Deflusso Vitale si intende

“ la portata istantanea da determinare in ogni tratto omogeneo del corso d’ acqua che deve

garantire la salvaguardia delle caratteristiche fisiche del corpo idrico, chimico-fisiche delle

acque nonché il mantenimento delle biocenosi tipiche delle condizioni naturali locali “.

Il PTA poi stabilisce che per quanto attiene alle misure di tutela quantitativa delle acque

superficiali e sotterranee, ai corsi d’ acqua significativi della regione Marche si applicano le

formule di calcolo del DMV, come definite dalle autorità di bacino competenti per territorio

e dalla regione.

Il rispetto del DMV, ovvero delle condizioni di rilascio delle portate così definite, nelle

sezioni di impostazione delle opere di presa sancisce la coerenza della proposta progettuale

con i contenuti del piano regionale di Tutela delle Acque.

E’ certamente il caso di ricordare che l’ opera di derivazione in funzione non deve prelevare

valori di portata in eccesso rispetto a quelli definiti “ massimi “ dal disciplinare di

concessione , perché la Qmdv è propriamente il minimo dei valori di portata in rilascio

dall’ opera di presa in funzione delle caratteristiche idrologiche del corso d’ acqua nella

sezione in considerazione. La coerenza del proposta progettuale rispetto al PTA, sta proprio

nell’ accettazione del valore della Qmdv e nel rispetto dei limiti di prelievo imposti dal

disciplinare di concessione.

Dai commenti e dalle osservazioni prodotte dagli uffici preposti alla valutazione del progetto

è emersa la sostanziale fondatezza del calcolo per la determinazione del Qmdv eseguito dal

progettista del proponente con l’ ausilio della normativa vigente, anche se sarebbe

sicuramente accettato il risultato di un calcolo , con valore finale fors’ anche diverso,

eseguito e dimostrato da un’ autorità deputata.

In quanto all’ aspetto legato alla lunghezza del tratto di corso d’ acqua sotteso dall’ impianto

di che trattasi , giudicato forse inconsueto o eccessivo, si deve chiarire che la stessa

definizione sopra trascritta del MDV, a giudizio di chi scrive, imponga che nei tratti di asta

fluviale a valle della opera di presa, sottesi dalla derivazione, debbano comunque essere

effettuate valutazioni nel tempo che consentano di stabilire, in presenza di prelievo operato

a monte, l’esistenza delle condizioni quantitative proprie dell’ MDV. Può infatti accadere, in

condizioni stagionali di minimo idrologico, che a fronte di un rilascio di MDV regolamentare

alla presa, non corrispondano condizioni altrettanto regolari in una sezione posta Kilometri a

valle della sezione sbarrata.

Da tale impostazione deriva l’ evidenza che le condizioni di esercizio della presa di

derivazione, anche se stabilite in sede di disciplinare di concessione, debbano essere

oggetto di continuo controllo ed aggiornamento da parte dell’ autorità preposta alla quale

deve essere garantita la possibilità di indicare nell’ arco dell’ anno l’ interruzione per il

suddetto periodo dell’ esercizio dell’ impianto al fine di garantire lungo tutta l’ asta fluviale

sottesa le condizioni minime di tutela ambientale. La prassi non è nuova giacchè è noto che

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la Regione Marche consente a taluni operatori idroelettrici , su impianti esistenti ed in

esercizio da tempo, di operare in fase sperimentale per stabilire la compatibilità di rilascio

in alveo, immediatamente a valle di importanti opere di presa , di portate Qmdv aventi

valori diversi da quelli calcolabili facendo ricorso alla normativa regionale vigente.

2. Censimento degli scarichi domestici, urbani ed industriali.

Con dichiarazione rilasciata il 31 / 10 / 013 n° 5086 il comune ha reso noto che non esiste un

censimento degli scarichi per essere gli stessi, di qualunque natura , sia domestici che industriali,

collegati al sistema fognario comunale. Ciò precisato si chiarisce quanto segue.

Lungo il corso del fiume Chienti di P.T., a monte della frazione di Roti che ormai è in continuità

urbanistica col successivo centro abitato di Pieve Torina fino al sito “ Santuario di Caspreano”, non

insiste alcun insediamento abitativo e produttivo, sia industriale che artigianale. Le attività produttive

del comune di Pieve Torina si sviluppano tutte sostanzialmente nella zona valliva ricompresa tra

l’ abitato ed il confine comunale con Muccia. Sia la frazione di Roti che il centro abitato del

capoluogo sono dotati di un proprio ed autonomo impianto di depurazione che sversa i propri

effluenti nel fiume Chienti.

Il depuratore del capoluogo, è ubicato in sponda sinistra idrografica del fiume in prossimità del

confine comunale con Muccia e su esso è collettato tutto il sistema fognario del centro abitato e

degli insediamenti produttivi di quel comune posti tra il nucleo urbano ed il predetto confine

comunale. Il depuratore sversa ovviamente nel fiume Chienti, nel tratto di alveo posto proprio di

fronte all’ area di prevista edificazione della centrale idroelettrica di Quartignano.

Per evitare che, in presenza della centrale possano verificarsi rapporti di diluizione non

soddisfacenti immediatamente a valle della immissione della portata reflua, la società proponente,

con nota formale diretta al comune di Pieve Torina ( nota di cui si allega copia ), si è dichiarata

disponibile ad effettuare a proprie cure e spese tutte la modifica del collettore di scarico del

depuratore, per immettere il refluo sicuramente in una sezione posta a valle di quella di

restituzione della centrale idroelettrica. L’ impianto di depurazione in questione, a differenza di quelli

delle frazioni, è del tipo misto ( acque bianche e nere ), motivo per il quale lungo il percorso del

collettore fognario, sino al depuratore, sono stati realizzati scolmatori di piena, ai quali è affidato il

compito di scaricare, oltre il limite progettualmente fissato, i volumi idrici raccolti dalle fogne in

corrispondenza di eventi atmosferici particolarmente importanti e di natura piovosa.

Attesa la relativa modestia della presenza antropica nell’ area, le acque scaricate dagli scolmatori

sono acque tendenzialmente bianche, anche se non può dimenticarsi che in queste situazioni

dovrebbe essere comunque distinto un distinto seppur minimo fenomeno di carica inquinante

caratteristico del volume di prima pioggia dovuta al lavaggio delle strade urbane e delle aree

comunque pavimentate.

Il fenomeno non può pero attribuirsi alla rete viaria urbana propriamente urbana, veramente

modesta per estensione, quanto invece alla presenza della S.P. 209 ( ex SS. Valnerina ) strada questa

importante e trafficata. E’ innegabile che in presenza di una ridotta portata naturale in alveo, le

immissioni degli scolmatori possano contare su un rapporto di diluizione piuttosto ridotto; ma in

ultima analisi la stessa problematica si risolve da sola in virtù dei differenti tempi di corrivazione del

sistema fognario e del corso d’ acqua naturale. Qualunque sia il rapporto di diluizione che si instaura

in alveo con lo scarico del colmo di piena fognario, la contestuale “ piena “ del fiume arriva con un

certo ritardo valutabile anche in ore, dipendentemente anche dalla distribuzione della intensità di

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pioggia nella durata del fenomeno meteorologico, operando quindi un lavaggio sicuro ed efficace

dell’ alveo, spingendo verso valle sedimenti e soluti. Ove il fenomeno piovoso si verificasse in un

periodo di magra fluviale e non presentasse caratteristiche pluviometriche tali da portare allo sfioro

l’ opera di presa idroelettrica posta a monte, è sempre possibile ed auspicabile una “ cacciata “ sulla

stessa opera di presa idroelettrica, della durata di qualche ora, idonea ad organizzare il “ lavaggio “

dell’ alveo. E questo e tema proprio del disciplinare di concessione.

Resta comunque il problema che , ove effettivamente il fenomeno in questione avesse una sua

rilevanza, essa si trasferirebbe nel primo “ recipiente finale “ che nel nostro caso coincide col lago

artificiale di Polverina. Ma ove il problema lo si affrontasse ed osservasse a ritroso partendo da

Polverina, si arriverebbe a convenire che la presenza dell’ impianto idroelettrico sarebbe del tutto

ininfluente. Infatti tutti i materiali raccolti dal lavaggio delle superfici bagnate e veicolate in alveo

dagli scolmatori finirebbero comunque in Chienti e con questo nel sottostante invaso artificiale.

L’ impianto di depurazione di Roti tratta solo acque nere e quindi non dispone di scolmatori di

piena . E’ evidente che le acque meteoriche della frazione, poste esclusivamente ai lati della S.P. 209,

che scorre sulla sponda sinistra del f. Chienti, finiscono direttamente in alveo ruscellando sulle

scoline e nei fossetti esistenti. L’ emissario del depuratore scarica in alveo poche decine di metri a

valle del ponte della S.P. sul f. Chienti. , un centinaio di mt prima dell’ inizio della zona di

espansione edilizia del capoluogo di comune . L’ ubicazione scelta per lo sversamento potrebbe

essere giudicata non proprio felice, ma la situazione nel suo complesso e come al solito va

riguardata ed approfondita nella sua effettiva consistenza.

La popolazione stabilmente ed effettivamente dimorante a Roti di norma non supera le 65 unità.

Per ragioni meramente di tranquillità si assume convenzionalmente pari a 100 il numero

equivalente dei residenti e, Stabilito in 180 lt/gg il consumo medio procapite degli abitanti, la portata

media restituita al torrente risulterebbe pari a

qm = 0,60 x ( 180 x100 ) 86400 = 0,125 lt/sec, ovvero inferiore a 0,15 lt/sec.

E’ evidente che la sua immissione nella portata minima stabilita dal Qmdv e valutata nel periodo

estivo pari a 250,0 lt /sec gode di un rapporto di diluizione non inferiore a 1 500, che

ragionevolmente pone a riparo il corso d’ acqua naturale da ogni inconveniente anche nella

deprecabile ipotesi che il depuratore sia mal gestito. Ma se anche si convenisse che la portata in

scarico del depuratore fosse prossima a 0,5 lt/sec il rapporto di diluizione sarebbe pari a 500 e

comunque tale da non incidere in modo importante sulle caratteristiche “ fisiche e chimiche “ del

corso d’ acqua pure a portata minima.

3. Prelievi ad uso irriguo.

Posto che il fiume Chienti di Pieve T. si forma nel sito di Caspreano per la confluenza del fosso di

Capriglia ( o Caspreano ) col torrente Vallicello, dal punto di vista agricolo la sua valle, sino alla

successiva confluenza col f. Chienti di Gelagna , è così descrivibile :

- Da Caspreano a Roti la parte collinare è sommamente caratterizzata dalla presenza di boschi,

mentre la parte propriamente basso valliva , molto stretta e praticamente pianeggiante è impegnata

totalmente da prati stabili che, per la loro posizione e dimensione, non necessitano normalmente di

alcun prelievo diretto dal corso d’ acqua naturale;

- Dalla frazione di Roti all’ abitato di Pieve Torina sono presenti solo modestissimi orti, ovviamente a

carattere famigliare, irrigati con acqua del fiume senza per tale ragione di poter minimamente

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incidere sull’ andamento delle portate del Chienti;

- Dall’ abitato di Pieve Torina a scendere, la valle è ben coltivata e caratterizzata da colture

proprie delle aree pianeggianti ( di montagna ) e alto collinari. I terreni più prossimi al corso

d’acqua sono irrigati a mezzo di un impianto di distribuzione stabile gestito dal locale Consorzio di

Bonifica, con acqua prelevata “ in quota “ dal torrente Sant’ Angelo, affluente di sinistra del fiume

Chienti, con presa in loc. Fiume.

Deve essere comunque ricordato che l’ opera di presa funzionante sul torrente ed ubicata a Fiume ,

è quella di cui si prevede l’ utilizzo con l’ impianto idroelettrico di Sant’Angelo. L’ impianto irriguo

per la valle del f. Chienti di P.T. che irrora territori normalmente coltivati ed ubicati nelle zone

pianeggianti e collinari dei comuni di Muccia e Pieve Torina, e gestito dal consorzio di bonifica dei

fiumi Chienti, Potenza e Musone, con sede in Macerata, gode di una concessione a derivare,

rinnovata recentemente dalla provincia di Macerata, per 120 lt/sec nei mesi estivi di Giugno, Luglio

ed Agosto, della durata di 15 anni consecutivi. Detta concessione, non è destinata a sovrapporsi

con la concessione idroelettrica richiesta per l’ impianto di Sant’ Angelo in ragione di un accordo

preventivo formalizzato tra la richiedente soc. Hidrochienti srl ed il consorzio citato.

Per quanto sopra detto ritiene lo scrivente che può affermarsi che lungo il Chienti di Pieve T. non

insistono prelievi irrigui in grado di segnare in qualche modo il regime naturale delle sue portate.

4. Valutazione ecologico ambientale relativa allo stato di qualità ambientale del corpo idrico.

E’ innegabile che il prelievo idroelettrico effettuato con l’ opera di presa di Carpineto deprima il

profilo idrico della corrente in alveo. La sottrazione di portata, sia dal punto di vista teorico che

pratico, riduce la sezione idrica della vena attiva normalmente contraendo la larghezza della stessa

e riducendone il tirante ( idrico ).

Nel caso del f. Chienti di P.T. si osserva quanto segue.

Nel tratto da Carpineto sino a Roti l’ alveo ha una larghezza massima di 5 ÷ 6 mt. ed è debolmente

incassato nell’ alluvione, talchè al variare della portata, la larghezza della sezione bagnata tende

ad rimanere , ovvero a contrarsi debolmente in presenza di portate minime, mentre il tirante idrico

subisce diminuzioni logiche e correlate.

Nel successivo tratto da Roti, dove è presente una traversa di sbarramento realizzata su una

disconnessione altimetrica dovuta alla presenza di una emergenza rocciosa, sino all’ uscita dal centro

abitato di Pieve Torina, l’alveo si mantiene notevolmente incassato e con sezione di larghezza

variabile e ricompresa tra 5 e 7 mt. In detto tratto al variare della portata la larghezza della

superficie bagnata resta sostanzialmente costante mentre l’ altezza d’ acqua subisce naturalmente

escursioni significative e caratteristiche di una sezione assimilabile a quella di un canale

propriamente a sezione rettangolare.

Nell’ ulteriore tratto sino a Quartignano, ovvero sino alla confluenza col fiume Chienti di Gelagna, il

corso d’ acqua si fa strada in una formazione alluvionale che ha dato luogo ad una cospicua area

pianeggiante. L’ alveo è ancora caratterizzato da una sezione rettangolare incassata fino 3 mt dal

piano campagna, con larghezza talvolta leggermente variabile. In questo tratto la larghezza della

sezione bagnata, col diminuire delle portate, tende a restringersi sino ad evidenziare, in caso di

cambi di direzione della vena attiva ed in prossimità delle sponde, modesti abbancamenti di ghiaie

sabbiose di natura calcarea. Fenomeni questi assolutamente modesti e per niente confrontabili, ad

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esempio, con l’ alveo del f. Chienti a valle della confluenza col torrente Fiastra.

In conclusione è affermabile che le caratteristiche geometriche della sezione bagnata del fiume,

determinate dalle proprietà geologiche e morfologiche della valle nonchè dal regime idraulico-

idrologico che vi si instaura, condizionano in termini molto relativi le dimensioni principali,

larghezza e profondità, della sezione bagnata, talchè la sottrazione di voluni idricii a scopi

idroelettrici, ancorchè rilevante , non determina nell’ alveo naturale condizioni di pericolo

conseguenti a riduzione di portata, fatto questo assolutamente limitativo di possibili peggioramenti

ecologici.

In quanto agli indicatori biologici è opportuno ricordare la direttiva Europea che introduce un nuovo

concetto importante, già parzialmente anticipato dal D.Lgs 152/99, di gestione delle acque attraverso una

visione ecosistemica e non più antropocentrica prendendo in considerazione non solo i parametri chimico-

fisici ma anche i descrittori biologici di un ecosistema. Gli indicatori biologici descrivono in maniera

eccellente lo stato di un corpo idrico e gli effetti dell’inquinamento attraverso una memoria storica e

spaziale dei fenomeni naturali e di perturbazione antropica. (Vedetti, UNICAM).L’I.B.E. si basa sull’analisi di

un gruppo di organismi animali invertebrati, comunemente definiti “macroinvertebrati”, che colonizzano

tutte le differenti tipologie dei corsi d’acqua (ARPAM 2005), il tratto più vicino ha IBE 1 (stazione di

Caldarola /Bistocco) Lo Stato Ambientale del corso d’acqua (SECA) è

ottenuto dal confronto oltre che per lo lo stato ecologico anche dalla qualità chimica. La stazione di

monitoraggio ARPAM più vicina è quella 7/CH, Caldarola-Bistocco dove lo stato ecologico è pari a 2. Il tratto

in esame è molto più a monte e in alto e meno influenzato da scarichi antropici (basso carico in base

all'esiguo numero dei residenti) e di origine zootecnica.

Secondo le fonti ARPAM Relazione sullo stato di qualità dei fiumi marchigiani (2005) possiamo considerare

il fiume Chienti mediamente in discrete condizioni di qualità fino a Tolentino, in quanto più a valle

cominciano ad evidenziarsi segni ed alterazioni tipiche dei tratti fluviali più distali, interessati da un

inquinamento proveniente prevalentemente da attività produttive ed agricole. Per

quanto riguarda lo stato dell'ittiofauna, come presentato nella relazione iniziale, il tratto in questione è

classificato come acqua di categoria A nella Carta Ittica Provinciale ovvero la zona superiore della trota : si

colloca nel settore fluviale montano, caratterizzato da acque veloci, fresche e ben ossigenate, turbolenti,

con cascatelle (fonte: Carta Ittica Provinciale di Macerata).

Si riporta lo stato ecologico e del livello di biodiversità faunistica dell'unica stazione di monitoraggio della

Provincia presente in zona e che riguarda un tratto di fiume che da loc. Appennino scende a Pievetorina.

SCHEDA ANALISI DEI SITI CAMPIONATI

- Chi2 - Pievetorina, Chienti 2, 520 mslm, 13 km

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Categoria granulometrica (Cg) Punteggio

Ciottoli e blocchi rocciosi 4

Biodiversità Punteggio

Scarsa (1 specie) 0

Vegetazione ripariale (Vr) Punteggio Abbondante 3

Idrofite di fondo (If) Punteggio Modesta 1

Detriti vegetale (Dv) Punteggio Buona 2

La fauna ittica è costituita solo da trote fario.

MATRICE RIFIUTI / SUOLO

Si concorda con quanto osservato dall’ ARPAM che il materiale di risulta ed eccedente dalle

operazioni di scavo e rinterro debbano essere prioritariamente recuperati ed avviati a riutilizzo, tesi

questa cara al proponente che la ha già espressa in sede di relazione SIA al cap. B.2.16. per tale

ragione la provincia di Macerata, sempre in sede di osservazioni, ha richiesto la redazione del

cosiddetto Piano di Utilizzo del materiale proveniente dagli scavi.

Il progetto ( VIA par. B.2.16 ) prevede un volume complessivo di scavo di scavo di mc 53247. La

gran parte di detto volume , pari a 44697 mc , viene riutilizzata in loco per reinterri, mentre il

volume residuo di 8550 mc è previsto sia destinata a “riutilizzo quale materiale da costruzione

per opere in terra”.

La normativa di cui al DM 161 / 2012 coordinata con le norme di cui alla QUARTA PARTE del

D. Lgs. 152 / 2006 , in presenza di un volume “ in esubero “ superiore a 6000 mc , portano alla

individuazione di un “ grande cantiere “ fattispecie questa per la quale si richiede la redazione del

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“ Piano di utilizzo “ del materiale proveniente dagli scavi. Detto piano è stato redatto

conformemente a quanto previsto dalla norma e costituisce allegato della presente relazione.

MATRICE RADIAZIONI / RUMORE

Il progettista conferma quanto dichiarato in sede di SIA circa il rumore e le vibrazioni.

Si condivide comunque l’ esigenza manifestata da Arpam di verificare mediante misure da

effettuarsi post operam quanto asserito in sede di progettazione e di studio ambientale.

Ove le misure non confermassero le ipotesi progettuali sarà comunque possibile instaurare misure

di mitigazione direttamente nel complesso impiantistico costituente la centrale idroelettrica. In tale

direzione il proponente si impegna sin d’ ora.

Comunanza 6 Dicembre 2013

Il proponente I progettisti

Allegati : Piano di Utilizzo dei materiali

in eccesso di risulta dagli scavi

HIDROCHIENTI srl - Comunanza ( AP )

OGGETTO : Impianto Idroelettrico “ PIEVE TORINA “ in Pieve Torina.

Procedura di autorizzazione Unica ai sensi dell’ art. 12 del D.Lgs. 387 / 2003 con

VIA e rilascio dei autorizzazione paesistica ed autorizzazione a derivare.

RISPOSTA ALLE OSSERVAZIONI ESPRESSE DALL’ AUTORITA’ DI AMBITO

TERRITORIALE OTTIMALE ( ATO ) N° 3 IN SEDE DI ISTRUTTORIA DI

COMPETENZA, CON NOTA N° 250 DEL 9 / 4 / 2013.

Con la nota sopra richiamata, e che “osserva” nella stessa occasione tutti e tre gli impianti ,

l’ Autorità d’ ambito richiama l’ attenzione sulle sorgenti denominate di Caspreano e di Caprareccia,

ubicate entrambe in vicinanza del fiume Chienti di Pieve Torina, secondo posizioni appositamente

riportata sulla CTR scala 1/10000 ( stralcio planimetrico allegato ).

Chiarisce l’ autorità che la sorgente di Caspreano non è al momento utilizzata ma che potrebbe

essere oggetto di futura utilizzazione, mentre la seconda sorgente lo è per alimentare una

fontanella ed un lavatoio ubicati presso la frazione di Roti posta più a valle, ma comunque a monte

dell’ abitato di Pieve Torina. Per esse l’ autorità richiama l’ applicazione delle salvaguardie

considerate dall’ art. 94 del D, Lgs. 152/2006.

Deve chiarirsi innanzi tutto che delle due sorgenti la prima ( “ Caspreano “ - 0,2 ÷ 1.0 l/sec - q.

500,0 mt s.- lmm) rientra solo e soltanto nell’ area di influenza dell’ impianto di Capriglia , con presa

in loc. Piè di Casa Vecchia e centrale in loc. Carpineto, nel preciso senso che esse è ubicata in

vicinanza del tracciato della condotta forzata che collega le due infrastrutture idrauliche

immediatamente sopra citate. La seconda ( Caprareccia - 0,1 l/sec- q. 495,00 mt s. lmm ) rientra

nella zona di influenza dell‘ impianto di Pieve Torina per essere ubicata poco più di 200 mt a valle

dell’ opera di sbarramento della presa Carpineto, che di detto impianto è parte iniziale.

Sia nel primo caso che nel secondo, le condotte forzate di alimentazione delle rispettive centrali

idroelettriche passano ad un distanza non inferiore 30 mt dai punti di captazione ( di previsione ed

in atto ) e quindi si mantengono all’ esterno delle “ zone di tutele assoluta “ così come definite dal

comma 3 dell’ art. 94 del Dlgs 152/ 2006 , e comunque viaggiano nel sottosuolo a quota

altimetrica inferiore a quella stabilita dall’ opera di captazione.

Le condotte medesime rientrerebbero invece all’ interno delle zone di rispetto così come definite

dal comma 4 dello stesso art. 94 , ma la posa e l’ esercizio di una condotta idrica non rientrano in

nessuna delle attività considerate nei paragrafi da a) ÷ n) del citato comma 4 e nei paragrafi da

a) ÷ d) del successivo comma 5. Conseguentemente e ragionevolmente, l’ operato progettuale non

penalizza in alcun modo le sorgenti giustamente ed opportunamente richiamate all’ attenzione

dall’ autorità ATO 3.

In quanto alla sorgente Caprareccia ubicata a valle della presa di Carpineto, essa

è stata captata per usi civilistici e le sue acque convergono verso la frazione di Roti tramite una

specifica condotta. Quest’ ultima lungo il suo percorso non viene mai intercettata dalla condotta

dell’ impianto di Pieve Torina, né tantomeno possono ipotizzarsi situazioni di parallelismo con

quest’ ultima, attesa la distanza ragguardevole esistente tra i due tracciati. Il terzo dei tre impianti

idroelettrici, quello di Sant’ Angelo si sviluppa sostanzialmente su un altro bacino imbrifero, quello

del torr. Sant’ Angelo , dove peraltro non è segnalata alcuna sorgente da tutelare.

Ritiene invece di dover evidenziare, anche se ATO 3 per ragioni fors’ anche comprensibili non ha

ritenuto di dover considerare, che il progettista ha operato, nel posizionamento della centrale

idroelettrica di Carpineto, per salvaguardare in termini certi e concreti, la grande polla sorgentizia

ubicata a valle del edificio di culto di Caspreano ed in prossimità del sottoscarpa del rilevato

stradale della S.P. 209 ( Valnerina ).

Posto che detta sorgente è posizionata in corrispondenza della particella catastale n° 17 del foglio

34, con sufficiente precisione , la centrale idroelettrica di Carpineto appartenente all’ impianto

idroelettrico di Capriglia, si trova circa 480 mt a valle della confluenza dell’ alveo determinato dalla

scaturigine di Caspreano con quello proprio del F. Chienti. La posizione della centrale di Carpineto, e

quella della omonima opera di presa posta immediatamente a valle, come chiaramente specificato

negli atti tecnici relativi alla relazione SIA ( Cap. Alternative progettuali - Opera di presa ), è stata

decisa e quindi definita proprio sulla scorta di considerazioni tutte volte a tutelare la polla

sorgentizia di Caspreano, giudicata dal progettista di considerevole interesse e quindi da sottrarre

ad ogni possibile influenza dovuta ad opere.

La condotta forzata dell’ impianto di Capriglia, scendendo lungo la valle del F. Chienti di P.T. passa

in prossimità della polla sorgentizia e, per distanziarsi da questa, attraversa il fiume passando dalla

sponda sinistra a quella destra, ovvero dalla particella catastale n° 109 del foglio 34 alla particella

n° 88 , separate dall’ alveo fluviale, proprio per marcare distanza rispetto alla sorgente sicuramente

da tutelare, non ultimo per le sue notevoli caratteristiche idrogeologiche. E’ scontato che la

presenza della condotta, ancorchè sufficientemente distante dalla polla ( 40 mt circa ) , per le sue

caratteristiche tecnologiche e meccaniche, a lavoro di posa effettuato, nessun nocumento potrà

arrecare alla sorgente.

INTERFERENZE CON GLI ACQUEDOTTI ESISTENTI

1. L’ unica interferenza effettiva riscontrata è quella che vede la condotta di collegamento tra la

presa di Carpineto e la centrale di Quartignano, peraltro affiancata dalla condotta che

collega la stessa centrale con l’ opera di presa di Fiume, incrociare l’ acquedotto dell’

Acquasanta gestito dalla Comunità Montana “ Marca Di Camerino “ , con sede in Camerino.

Il fascio tubiero, composto dalla condotta in acciaio del DN 600 proveniente dall’ opera di

presa di Fiume , sul torrente Sant’ Angelo, e dalla condotta , sempre d’ acciaio, del DN 1100

proveniente dalla presa di Carpineto sul fiume Chienti di Pieve T., diretto verso la centrale

di Quartignano, incrocia l’acquedotto dell’ Acquasanta, gestito dalla comunità montana Di

Camerino, acquedotto che si materializza con una tubazione di acciaio del DN 250 mm , sulla

particella 117 del foglio n° 6 di Pieve Torina in destra idrografica Chienti.

In quella zona le due condotte idroelettriche viaggiano in parallelo ed a distanza di servitù

imposta dalla condotta del DN 800 mm in acciaio di proprietà del consorzio per

l’ acquedotto del NERA. Stabilito in accordo con Il consorzio del Nera che la condizione di

parallelismo tra le condotte è tecnicamente compatibile purchè le nuove tubazioni vengano

posate all’ esterno della fascia di servitù che protegge il preesistente acquedotto potabile,

l’ interferenza tra le condotte idroelettriche e quella dell’ Acquasanta si risolverà mediante il

sottopasso delle prime rispetto la seconda con l’ interposizione di piastre in calcestruzzo

per la protezione fisico-meccanica delle tubazioni dalle offese esterne .

Il dettaglio della disposizione delle condotte e delle opere accessorie, ivi compresa anche

quella vicinissima dell’ acquedotto del Nera avverrà in sede esecutiva, quando verrà

direttamente rilevata e quindi posizionata , la condotta da 800 mm sul cui posizionamento ,

assieme a quello della condotta da 250 mm, verrà definitivamente stabilita la posizione

altimetrica delle piastre di protezione.

Sulla scorta di quanto potrà essere osservato in tale sede, nota la “ posizione” tecnico-

amministrativa del Consorzio per l’ acquedotto del Nera, d’accordo con la Comunità Montana ,

si potrà anche provvedere a migliorare le condizioni di protezione passiva contro la

corrosione di natura elettrolitica della tubazione dell’ acquedotto dell’ Acqua Santa.

Nel senso sopra descritto la soc. proponente si è espressa nei confronti della Comunità

Montana, con nota del 12/11/013, ricevuta dall’ ente medesimo il 19 / 11/ 013 e letta per

conoscenza da ATO 3, di cui si allega copia.

2. Le interferenze con la condotta del consorzio per l’ acquedotto del Nera, come peraltro già

segnalato in sede progettuale, si limitano ad essere rappresentate esclusivamente da

parallelismi e “ prossimità di manufatti”.

Ha rappresentato il consorzio acquedottistico che la sua condotta è coperta da servitù

costituita da una fascia avente larghezza di mt 6, tre per parte dall’ asse della condotta

medesima, e che quindi immancabilmente detta fascia deve essere salvaguardata

procedendo in sede di operazioni costruttive dell’ impianto idroelettrico al rilevamento

puntale ed in contraddittorio del tracciato della condotta consortile. La società proponente

ha accettato senza frapporre eccezione alcuna ed ha predisposto contestualmente i primi

rilevamenti riguardanti l’ esecuzione di manufatti quali la centrale di Quartignano e la presa

di Piè di Casa Vecchia.

Comunanza 6 Dicembre 2013

Il Proponente il Progettista