La Nostra Pieve n°16 - Dicembre 2008

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Periodico trimestrale della Parrocchia di Pieve di Soligo www.parrocchiapieve.qdp.it Tel. 0438 82026 - Fax 0438 981483 Dicembre 2008 Numero 16 IN QUESTO NUMERO: ALLA RISCOPERTA DEL NOSTRO BATTESIMO In questi giorni sto osservando con tanto interesse i lavo- ri di restauro di una vecchia casa di proprietà dei signori Baratto, accanto al Patronato Careni. Quei muri devono essere conservati perché raccontano tanta storia. Sullo sti- pite di una porta c’è anche una scritta in latino “Jesus nobiscum state”. Si dice che in quella casa abbia alloggia- to anche il Venerabile Giuseppe Toniolo. Come tenere in piedi quei muri che hanno pochissime fondamenta? Dovreste vedere quante imbragature, staffe, tiranti e lunghi pali di sostegno! Poi, saranno le colate di cemento armato a rendere solide le nuove fondamenta. Tutto questo mi fa pensare a tanti cristiani “diroccati”, perché hanno lasciato passare il tempo senza preoccupar- si di rendere solide le fondamenta della loro fede. E’ neces- sario riscoprire l’importanza e la bellezza del Battesimo, perché è questo il fondamento della nostra fede cristiana. Con esso veniamo posti su Cristo “pietra angolare”, su di Lui siamo come “la casa costruita sulla Roccia”. (continua a p. 2) Come augurare buon Natale a tutti i parrocchiani con parole nuove, calorose e convincenti? Come augurare buon Natale a chi è preoccupato di comprare regali per far contente le persone care, a chi pensa ai cenoni e alle vacanze speciali? A chi ha poco denaro in tasca e a chi teme di perdere il posto di lavoro? A chi non ha salute e a chi è in ansia per l’assistenza a familiari malati? A chi soffre per man- canza di affetto e a chi è triste per le discordie fami- liari? A chi viene in chiesa e trova forza e serenità nella preghiera, nelle celebrazioni liturgiche e nei Sacramenti? Auguro che il Natale doni a tutti un animo sereno e capace di fare il bene. Pensiamo a padre Giuseppe Lucchetta in Rwanda, occupato nella formazione dei novizi della nuova congregazione “Fratelli del Nazareno”, che si dedicheranno all’assistenza ai malati mentali e ai bambini di strada. (v. p. 22-23) Auguro che il Natale doni a tutti un animo buono e capace di stupirsi per le cose semplici di ogni gior- no. Pensiamo a don Alberto Basso in Brasile, che si mette umilmente vicino a chi soffre per la perdita di persone care. (v. p. 24-25) Auguro che nessuno sia escluso dalla grazia del Signore che a Natale, ci richiama ai valori di bontà, di pace e di gioia. don Giuseppe Auguri di Buon Natale! CATECHESI, CARITA, LITURGIA CENTENARIO ELISABETTA CARENI FINESTRA SUL MONDO

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Periodico trimestrale della Parrocchia di Pieve di Soligowww.parrocchiapieve.qdp.it Tel. 0438 82026 - Fax 0438 981483

Dicembre 2008Numero 16

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In questi giorni sto osservando con tanto interesse i lavo-ri di restauro di una vecchia casa di proprietà dei signoriBaratto, accanto al Patronato Careni. Quei muri devonoessere conservati perché raccontano tanta storia. Sullo sti-pite di una porta c’è anche una scritta in latino “Jesus

nobiscum state”. Si dice che in quella casa abbia alloggia-to anche il Venerabile Giuseppe Toniolo. Come tenere inpiedi quei muri che hanno pochissime fondamenta?Dovreste vedere quante imbragature, staffe, tiranti e lunghipali di sostegno! Poi, saranno le colate di cemento armatoa rendere solide le nuove fondamenta.

Tutto questo mi fa pensare a tanti cristiani “diroccati”,perché hanno lasciato passare il tempo senza preoccupar-si di rendere solide le fondamenta della loro fede. E’ neces-sario riscoprire l’importanza e la bellezza del Battesimo,perché è questo il fondamento della nostra fede cristiana.Con esso veniamo posti su Cristo “pietra angolare”, su diLui siamo come “la casa costruita sulla Roccia”.

(continua a p. 2)

Come augurare buon Natale a tutti i parrocchianicon parole nuove, calorose e convincenti?

Come augurare buon Natale a chi è preoccupato dicomprare regali per far contente le persone care, achi pensa ai cenoni e alle vacanze speciali? A chi hapoco denaro in tasca e a chi teme di perdere il postodi lavoro? A chi non ha salute e a chi è in ansia perl’assistenza a familiari malati? A chi soffre per man-canza di affetto e a chi è triste per le discordie fami-liari? A chi viene in chiesa e trova forza e serenitànella preghiera, nelle celebrazioni liturgiche e neiSacramenti?

Auguro che il Natale doni a tutti un animo sereno

e capace di fare il bene. Pensiamo a padre GiuseppeLucchetta in Rwanda, occupato nella formazione deinovizi della nuova congregazione “Fratelli delNazareno”, che si dedicheranno all’assistenza aimalati mentali e ai bambini di strada. (v. p. 22-23)

Auguro che il Natale doni a tutti un animo buonoe capace di stupirsi per le cose semplici di ogni gior-no. Pensiamo a don Alberto Basso in Brasile, che simette umilmente vicino a chi soffre per la perdita dipersone care. (v. p. 24-25)

Auguro che nessuno sia escluso dalla grazia delSignore che a Natale, ci richiama ai valori di bontà,di pace e di gioia.

don Giuseppe

Auguri di Buon Natale!

CCAATTEECCHHEESSII,, CCAARRIITTAA��,,

LLIITTUURRGGIIAACCEENNTTEENNAARRIIOO EELLIISSAABBEETTTTAA

CCAARREENNII

FFIINNEESSTTRRAASSUULL MMOONNDDOO

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Piano PastoraleIl nostro vescovo Corrado invita

tutta la diocesi a riflettere in questiprossimi tre anni sul Battesimo ed hapreparato il Piano Pastorale che portaquesto titolo:“Chiamati a riscoprire e

vivere la dignità battesimale: figli

nel Figlio e fratelli nella Chiesa”. Daquesto documento prendo alcuni sti-moli.

Perché il Battesimo?Quasi tutti i cristiani ci tengono a

far battezzare i loro figli, ma a voltenon chiedono il Battesimo perchéhanno compreso il significato che lafede cristiana gli riconosce; lo consi-derano solo una semplice “benedizio-ne”, e niente di più.

Oggi poi: “Vivendo fianco a fian-

co con persone di religione diversa,

spontaneamente ci si chiede quale

sia la differenza tra le singole reli-

gioni e molti sono portati a credere

che in fondo siamo tutti uguali. I

questa situazione il Battesimo

rischia di essere considerato sempli-

cemente un rito che esprime un’ap-

partenenza culturale, piuttosto che

un fatto assolutamente decisivo per

la vita della persona” (PPD, p. 15).

Il Battesimo è un evento che, attra-verso i segni e le parole della celebra-zione, stabilisce relazioni nuove conDio e con i fratelli. Non rimane soloun rito fatto all’inizio della nostra esi-stenza, ma diventa realtà vitale che sisviluppa in tutti gli aspetti e in tutti imomenti della nostra vita.

Per celebrarlo occorre anzituttocredere, con la forza dello SpiritoSanto, che Gesù è il Figlio di Dio,morto, risorto e vivo nella sua Chiesa.Bisogna avere la consapevolezza chel’acqua versata sul capo, con l’invoca-zione della SS.ma Trinità, fa cambiarecompletamente e per sempre la realtàdella persona. E’ come se si scendes-se nel sepolcro con Cristo e si uscisserisorti con Lui a vita nuova.

Che cosa avviene in noi? Con il Battesimo, Dio Padre ci pre-

cede con il suo amore e stabilisce connoi una relazione filiale, ci unisce aCristo morto e risorto e ci rende figlinel Figlio, grazie all’unico Spirito.

Con il Battesimo viene tolto il pec-cato radicato nella nostra naturaumana fin dalle origini, e, se il battez-zando è un adulto, gli vengono can-cellati i peccati commessi lungo ilcorso della vita. Il Battesimo ci mettein uno stato di grazia, per cui anche ipeccati futuri saranno perdonati, ameno che il battezzato nella sua liber-tà rifiuti decisamente di appartenere aDio.

Inoltre il Battesimo ci introducenella Chiesa, e ci fa essere “pietre

vive per la costruzione di un edificio

spirituale…”. (1 Pt. 2,5)

Nella Chiesa non siamo estranei gliuni agli altri, ma fratelli e sorelle per-ché abbiamo “un solo Signore, una

sola fede, un solo Battesimo, un

solo Dio Padre di tutti, che è al di

sopra di tutti, agisce per mezzo di

tutti ed è presente in tutti”. (Ef 4, 6)

I segni concreti dei battezzatiNel “corpo” che è la Chiesa, ognu-

no mette a disposizione degli altri idoni che lo Spirito gli ha dato, in unarelazione di dare e ricevere. Chi con ilBattesimo diventa cristiano è chiama-to a vivere la carità e la comunionecon Dio e con i fratelli e a testimonia-re e diffondere la novità del Vangelo.

Quand’ero in Burundi, in mezzoalla gente, metà della quale era anco-

ra pagana, riuscivo a riconoscerecoloro che avevano ricevuto il Bat-tesimo, perché i cristiani si distingue-vano dal saluto spontaneo, dal sorrisoe dalla gioia che traspariva dal lorovolto, dalla partecipazione alle feste,dal modo di vestire, dall’impegno nellavoro, dalla disponibilità a mettersi aservizio degli altri, dalle attenzioni chesempre avevano verso le persone chesi trovavano nel bisogno… Anche nelmomento del dolore e della sofferenzatraspariva nei loro volti la speranza ela fiducia in Dio e quindi una serenitàdi fondo.

Obiettivi da raggiungereE’ necessario anche qui da noi,

riscoprire il dono del Battesimo eviverne di conseguenza tutta la sua ric-chezza! Perciò, in sintonia con ilPiano Pastorale della diocesi, e valo-rizzando i sussidi e i suggerimenti chegli Uffici diocesani ci offriranno, fare-mo un percorso triennale di appro-fondimento del dono di questoSacramento. Nei vari incontri pastora-li prenderemo maggior coscienza dellavita nuova prodotta in noi dalBattesimo, rivedremo il nostro mododi celebrare il Sacramento e adottere-mo un rinnovato metodo per aiutare igenitori e i padrini a preparare il gran-de evento del Battesimo dei loro figli.

don Giuseppe

Battesimo di Gabriela in Cattedrale nella Veglia Pasquale 2008

(segue da p. 1)

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Il 20 febbraio 2009 ricorre il centenario dellamorte della benemerita pievigina ElisabettaCareni. Non possiamo lasciar passare questo anniversariosenza farne memoria.

La generosa e piissima benefattrice, che ha legato il suonome al Patronato “Careni”, nacque a Pieve di Soligo il 7luglio 1819, ottava di nove figli di Carlo Careni e MariaGola. Donna di grandi virtù umane e cristiane, dedicò tuttala sua esistenza alle pratiche religiose, alla preghiera e allacarità verso i poveri e i bisognosi.

La sua casa, a pochi passi dalla chiesa dove anche ilVenerabile Toniolo partecipava alla Messa e sostava inpreghiera durante le vacanze estive, le permetteva di esse-re spesso a contatto con Dio nel Tempio, che ella amavaal pari della sua abitazione. Non pensieri frivoli, non sol-lazzi mondani sollecitarono i giorni della sua lunga vita.

Nel 1904, cinque anni prima della sua morte, con lacollaborazione di mons. Pietro Pieropan, parroco di Pievedi Soligo, e di Mons. Francesco Bellé, addetto alla Curia diVittorio Veneto, furono stilati dal notaio Dr. Luigi Rossi diCeneda gli Atti per il lascito dei beni che portano il suonome.

Con essi, ella dona alla Parrocchia di Pieve unacasa, l’attuale fabbricato della dottrina e degli incontri suc-cessivamente ampliato e dotato di palestra dal compiantoCav. Giuseppe Battistella, e tre campi di terra, al fine diricavarne un Patronato maschile per l’educazione della gio-ventù. Esso venne aperto per i ragazzi e i giovani della par-rocchia nel 1911.

Dopo alcuni anni Mons. Domenico Martin (parro-co di Pieve dal 1916 al 1967) fece costruire il Cinema-Teatro “Careni”, l’unico della zona, che venne ristruttu-rato e ampliato qualche anno fa con il contri-buto determinante della FondazioneCassamarca di Treviso. Attualmente ilCinema-Teatro, gestito da una solerteAssociazione, può contenere 420 persone.

Elisabetta Careni decedeva il 20 febbraio1909 all’età di quasi 90 anni. Per ricordarla, ilprossimo 20 febbraio ci sarà una significativacelebrazione eucaristica in Duomo, presiedutadal Vescovo. E per quella data, sarà restauratala sua tomba nel cimitero di Pieve di Soligo.

Piero Furlan

Un centenario da non dimenticareElisabetta Careni

nata nel 1819 - morta nel 1909

Lapide sulla tomba di E. Careni

Opere parrocchiali sorte sui terreni donati da E. Careni

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3. Sul pinnacolo a sinistra,all’altezza della statua di S.Giuseppe, vi è la statua diSanta Maria Maddalena,patrona della parrocchia.

Sorregge con la mano sinistraun teschio, simbolo della cadu-cità della vita e degli effimeripiaceri della carne. Ai suoipiedi, il vaso di alabastro concui aveva onorato Gesù, dopoaver abbandonato il peccatoed essersi messa alla suasequela.

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LE MERAVIGLIE DEL 2. Appena sotto la statua delSacro Cuore vi è la statua diMaria Assunta, titolare delDuomo che, con il suo sguar-do rivolto al cielo, ci invita aguardare il Paradiso, alle cose

belle, pure e grandi, evitandodi farci contaminare dalle soz-zure di questo mondo. Con lasperanza che: “Al Ciel, al

Ciel, al Ciel, andrò a vederla

un dì”.

4. Nell’ultimo pinnacolo asinistra, all’altezza di quello diSanta Teresa del BambinoGesù, vi è la statua di SantaTeresa d’Avila (Spagna).Nata nel 1515, morì ad Alvade Tormes nel 1582. Di fami-glia nobile, a 21 anni entrò trale Carmelitane. Iniziò un’espe-rienza mistica dopo la letturadella “Confessioni” di

Sant’Agostino, giungendo anumerose estasi. Nel 1560iniziò la sua attività apostolica,percorrendo tutta la Spagna,con l’intento di riportare l’or-dine del Carmelo al rigore ealla purezza primitiva. Fondò32 Conventi. Nella sua operadi riforma venne coadiuvatada San Giovanni della Croce,che si occupò della fondazionedei Conventi maschili. SantaTeresa d’Avila scrisse testi fon-damentali per la mistica catto-lica ed è stata proclamataDottore della Chiesa.

La chiesa maggiore della Pieve ha avuto inizio il 17 aprile1905 con lo scavo delle fondamenta. Il 9 settembre 1906,quando le stesse fondamenta erano giunte al livello del pavi-mento, fu posta la prima pietra dal Vescovo ausiliare di Ceneda,Andrea Caron. Il 15 agosto 1924 fu benedetta dal Vescovo diCeneda Eugenio Beccegato e aperta al culto, con la partecipa-zione di 20.000 congressisti confluiti a Pieve di Soligo per lo

In questa edizione de “La nostraPieve”, vogliamo parlare della fac-ciata maestosa e suggestiva dellanostra chiesa, elevata alladignità di Duomo da Mons.Alfredo Magarotto il 22febbraio 2003. Lafacciata in lateri-zio, profilatain pietra

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1. Nel pinnacolo più alto delDuomo vi è la statua delSacro Cuore di Gesù benedi-cente, cui è affidato il popolodella Pieve. Dall’alto Egli vegliasulle famiglie della parrocchia,affinché i suoi figli abbiano daessere sempre forti nella fede ecostanti nella devozione alSacro Cuore di Gesù.

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NOSTRO DUOMO

straordinario Congresso Eucaristico diocesano. E, il 27 settem-bre 1937, lo stesso Vescovo consacrò il magnifico tempio, rea-lizzato su progetto dell’Architetto Domenico Rupolo con il con-corso generoso di tutto il popolo e di tanti benefattori, sotto laguida di due eccezionali sacerdoti: Mons. Pietro Pieropan (par-roco fino al giugno 1915) e Mons. Domenico Martin (parrocodal febbraio 1916).

6. Sul pinnacolo che sovrastala navata destra del Duomo ècollocata la statua di SantaTeresa di Lisieux. Stringe alpetto il crocifisso e un mazzodi rose. Nata a Alençon nel1873, morì a Lisieux nel1897. Nell’aprile del 1888entrò nel Carmelo, dove c’eragià la sorella Paolina. Nella suabrevissima esistenza concentròtutte le virtù cristiane nel donocompleto a Dio, anche nelmomento della prova, con unasemplicità di atteggiamenti, dafar dubitare perfino della suasofferenza. Nei momenti tre-mendi della “notte dello spiri-to”, che durò 18 mesi, scrisse:

“Vi garantisco che il calice è pieno fino all’orlo… Da gran

tempo non appartengo più a me stessa; mi sono offerta total-

mente a Gesù, Egli è dunque libero di fare ciò che preferisce”.

Nella “Storia di un’anima” tratteggiò la “piccola via” della santi-tà, da lei percorsa con sorprendenti slanci di missionarietà. E’ statauna grande maestra di spiritualità e di dottrina. Per questo è pro-clamata Dottore della Chiesa.

7. Di fronte al rosone della facciata, spicca la statua di SanAntonio da Padova. Reggecon ambedue le mani ilVangelo e un giglio. Nato aLisbona nel 1195, morì aPadova nel 1231. A 15 annientrò nella Comunità agosti-niana contro la volontà delpadre che voleva fare di lui unsoldato. Si formò dapprimapresso gli Agostiniani, poi, nel1220, passò al nuovo OrdineFrancescano. Dopo un lungoperegrinare, nel 1228 giungea Padova, dove rimase fino allamorte. Fu un fecondo e instan-cabile predicatore del Vangelo.E’ considerato il Santo deimiracoli. Ne compì anche invita, risuscitando perfino per-sone morte.

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5. Sul pinnacolo a destra, unpo’ sotto il Sacro Cuore diGesù, è collocata la statua diSan Giuseppe, con la manodestra stringe il bastone fiorito econ la sinistra tocca il capo delbambino Gesù in segno di pro-tezione, un Gesù fanciullo che,consapevole della sua missione,sorregge con la mano sinistrauna croce.

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Nella facciata ci sono le nicchie per altre sei statue la cuirealizzazione dipende da qualche generoso benefattore. Trale prime che dovranno trovarvi collocazione, ci saranno quel-le di Beato Claudio Granzotto e del Venerabile GiuseppeToniolo, non appena verrà proclamato Beato. Bisognaintensificare le preghiere, affinché, a Dio piacendo, ilVenerabile Toniolo possa essere elevato quanto prima aglionori degli altari.

Pietro Furlan

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bianca, ispirata allo stile romanico, presenta ilcaratteristico ampio rosone e finestre a

sguancio ornate da colonnine. Vi si nota-no gallerie ed archetti, continuazione

dei matronei interni, sboccanti nellatribuna del portale, che esaltano

una ricchissima tessitura prezio-sa. Termina in alto con cin-

que pinnacoli a tempietto.In basso spiccano un agileprotiro (atrio antistantela porta d’ingresso) eloggette di ricordoromanico.Sulla facciata c’èposto per tredici sta-tue, ma collocatenelle nicchie ce nesono sette, le altreaspettano una si-stemazione.

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Il 9 novembre, a Pecol, i catechistidi Pieve, insieme a don Giuseppe e adon Luca, hanno vissuto un momen-to forte di spiritualità e condivisionefraterna. Il parroco e coloro che conlui hanno collaborato nell’organizza-zione, sono riusciti, sia medianteun’efficace alternanza di preghiere,riflessioni, sia mediante l’utilizzo disegni densi di significato, a far viverela giornata come un unico momentoliturgico. La liturgia, infatti, celebral’evento di salvezza (la presenza diDio in mezzo a noi, nella nostra vita),ma anche lo fa di nuovo accadere.Questo è ciò che ci è stato propostoa Pecol: il Signore è entrato nellanostra vita, ci ha chiamato per un ser-vizio, ma non ci lascia soli, ci garanti-sce il suo sostegno e la sua presenza,una presenza viva nei sacramenti,

una presenza che si esprime anchenei fratelli, nella comunità.

Accolti con fraterna sollecitudineLa preghiera delle “Lodi” ci ha

accompagnato durante una parte delviaggio: mentre suggestivi panoramisi aprivano davanti ai nostri occhi, leparole di lode e ringraziamento a Dioche i salmi ci proponevano, risponde-vano ad una sincera esigenza deinostri cuori. Giunti a destinazione,siamo stati accolti con fraterna solle-citudine dai membri del comitatodella Casa Alpina: erano partiti ilgiorno precedente per preparare pernoi un ambiente caldo ed accogliente,per prepararci il pranzo e per render-ci gradevoli i momenti di pausa. Laloro presenza, la loro generosa dispo-nibilità sono state per noi “segno”

importante: il “segno” di una liturgiaeucaristica vissuta: infatti l’offerta cheDio fa di se stesso a noi, si deve espri-mere nel nostro offrirci agli altri. Imembri del comitato si sono fattiprossimi a noi, per permetterci divivere un momento forte di spirituali-tà. Una comunità che dalla Parola edalla preghiera fa nascere il servizio, èuna comunità feconda.

Davide… affronta GoliaDurante la mattinata, don

Giuseppe ci ha proposto una rifles-sione su Davide: il prescelto, colui cherisponde con sicurezza e prontezzaalla chiamata. Davide infatti nonesita, non si mette a discutere conDio, non gli fa presente le sue scarsepotenzialità fisiche o l’assurdità di uncompito che sul piano umano è pura

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Catechesi, e nLa formazione alla fede dei bambini e dei ragazzi

della parrocchia trova attuazione grazie anche al servi-zio che i catechisti gratuitamente danno. I bambini e iragazzi, dalla 2ª elementare alla 1ª superiore, che fre-quentano il catechismo sono più di 470. Nei gruppiviene mantenuta la suddivisione per età e per classe equesto comporta la necessità di avere molte persone adisposizione per far sì che i gruppi non siano tantonumerosi. Le persone che si dedicano a questo serviziosono 34, più i due cappellani. Si incontrano spesso perprogrammare, aggiornarsi, confrontarsi.

La nostra comunità parrocchiale può considerarsifortunata, perché ad ogni inizio anno catechistico,

Una giorna

CATECUMENTATO

Usumane, fratello catecumeno della Guinea Bissau

Scrive Giovanni all’inizio del suo Vangelo: Gesù, laParola rivelatrice del Padre, ha dato il potere didiventare figli di Dio a quanti lo hanno accolto(Gv 1,12). Figli di Dio si diviene per la scelta d’a-more che da sempre Dio ha fatto per ciascuno dinoi, una scelta tuttavia che siamo chiamati a sco-prire a poco a poco. In breve sintesi questo è un po’ il senso del cam-mino di catecumenato di un adulto che si prepa-ra a ricevere il Battesimo (e insieme anche gli altrisacramenti dell’iniziazione cristiana: Cresima edEucaristia). E questo fratello che vuole accogliereCristo nella sua vita, diventare cristiano, non èsolo nel suo cammino: tutta la comunità cristianalo accompagna con l’interessamento, la preghie-ra, l’affetto, in tanti modi.Il suo nome è Usumane, cittadino della GuineaBissau, di 37 anni, che abita in centro. Riceverà ilBattesimo nella Veglia Pasquale 2009, inCattedrale, per mano del Vescovo. Noi in parroc-chia, di domenica in domenica, specialmente neltempo di Quaresima, vivremo le tappe dell’acco-glienza di questo fratello. Ma fin da subito ci sen-tiamo impegnati a pregare con lui e per lui. Icammini di fratelli che si preparano per ilBattesimo ci portano a non dare per scontato ilnostro essere cristiani, a riscoprire la Parola diDio, la nostra fede, le nostre scelte di vita. A con-siderarci un po’ anche noi come dei catecumeni:non si è mai cristiani una volta per tutte (comenon si è mai sposi, preti, occorre sempre riscopri-re il dono).

diacono AlbertoCa

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follia. Davide affronta con sicurezzaGolia perché sa che Dio è con lui.Abbiamo attualizzato nel nostro vissu-to, nella nostra esperienza di catechi-ste, questo tema e lo abbiamo porta-to, come risonanza, nella celebrazio-ne eucaristica al momento dell’omeliae delle preghiere dei fedeli.

Liturgia partecipataEcco un altro segno che ci è stato

offerto! La liturgia eucaristica ci chia-ma sempre ad essere protagonistiattivi. Per sottolineare quest’aspettosiamo stati invitati ad offrire le nostreriflessioni e preghiere, e ad “apparec-chiare” l’altare, come si fa con latavola in famiglia, perché quando ciavviciniamo alla “mensa” di Gesù lofacciamo come fratelli, siamo famigliaed è per questo che durante la messa

siamo sempre protagonisti, perché infamiglia non esistono ruoli passivi.

Alla base della fede c’è un “tu” checi convoca, c’è una relazione.

Gomitolo… che si dipanaAnche di questo abbiamo preso

coscienza attraverso un ultimo“segno”. Durante l’incontro pomeri-diano, ci siamo “raccontati”, abbiamoparlato del come, quando e perchésiamo diventati catechisti, delle nostreesperienze, gratificazioni e attese. Laprima persona che ha iniziato a par-lare aveva in mano un gomitolo dilana, quando ha terminato la suaesposizione l’ha lanciato a chi dovevaprendere la parola, trattenendo peròtra le proprie mani un capo dellalana. Il gomitolo ha continuato a spo-starsi dall’uno all’altro e man mano

che gli interventi progredivano, nellasala si andava delineando con sempremaggior precisione un ampio retico-lo, quasi la tela di un ragno. Ecco il“segno”! Se alla base della fede,come detto sopra, c’è un “tu”, ovve-ro una relazione forte e vitale conDio, allora noi non possiamo espri-mere e vivere pienamente questafede, senza la relazione con gli altri. Ilreticolato è stato una visualizzazionedi ciò: le mani che stringevano il filodi lana erano, tramite quest’ultimo,collegate ad altre mani. Il dialogo crearelazione, ma dialogare significa nonsolo parlare, ma anche ascoltare edaccogliere rispettosamente l’altro.Quando questo avviene si crea unarete, una rete che sostiene.

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e non solo…anche se con qualche sacrificio, riesce a coprire tutti igruppi. Quest’anno c’è stata una disponibilità più imme-diata di persone tanto che, qualche gruppo, oltre al cate-chista, ha anche un aiutante. Questo “miracolo” l’abbia-mo attribuito a Tecla, catechista da sempre, deceduta il31 agosto 2008, alla quale, nel giorno del suo funerale,abbiamo chiesto nella preghiera di intercedere dalSignore per noi il dono di nuovi catechisti. Quest’annoabbiamo anche promosso una iniziativa, che speriamodiventi tradizione, di incontrarci ogni anno a Pecol, nellacasa della parrocchia, per una giornata di riflessione,confronto, preghiera e convivialità.

Antonia

nata a Pecol

ASCOLTO DELLA PAROLA

“Lampada ai miei passi è la tua parola, Signore, luce sul mio cammino”. (salmo 118)

In maniera molto semplice e discreta, ma concostante impegno, offriamo a chiunque lo desi-deri la possibilità di un incontro settimanale conla Parola di Dio, in particolare ponendoci in ascol-to dei brani che costituiscono le letture biblichedella Messa della domenica successiva. Parliamodi incontro, e non solo di ascolto, per due ragio-ni. Perché davvero, quando si ascolta la Parola,non si accosta un libro, ma una persona: CristoSignore, il Verbo incarnato, che parla a noi permezzo del suo Spirito, e tocca la nostra vita e cicambia. Ogni gruppo che pone al centro laParola, e ce ne sono tantissimi in ogni diocesi, faquest’esperienza, che è esperienza di Chiesa.Incontro con la Parola, che è incontro anche tranoi. Nel comune ascolto e nella reciproca comu-nicazione di ciò che la Parola ci dice, cresce larelazione tra noi: nel corso degli ultimi tre anni ilgruppo di ascolto della Parola ha vissuto in uncrescendo di fraternità, di amicizia e di condivi-sione: è molto bello, e anche questo è Chiesa. Aconclusione ricordiamo ciò che il recente Sinododei Vescovi sulla Parola di Dio, al n° 22 delle pro-posizioni finali, raccomanda: “Il Sinodo proponeche si esortino tutti i fedeli, compresi i giovani, adavvicinarsi alle Scritture per mezzo di una letturaorante ed assidua. Consapevoli della larga diffu-sione attuale delle Lectio divine e di altri metodianaloghi i Padri sinodali vi vedono un segno disperanza”.Noi ci troviamo ogni lunedì, in Cappella, alle ore20,15.

diacono Alberto, con Tiziano e Claudio

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Alcune catechiste presenti all’incontro

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Domenica 14 settembre, gli operato-ri pastorali nel settore Caritas hannotrascorso una bella giornata insiemenella Casa di Pecol. A preparare l’ac-coglienza e l’ottimo pranzo sono stateGraziella, Sara e Santina con MariaTeresa Campagnoli. Siamo arrivati in pullman e la primacosa da vedere era la nuova sala poli-valente recentemente inaugurata. Icommenti non potevano essere chepositivi. Abbiamo fatto subito esperienza dellasua utilità mettendoci seduti forman-do un grande cerchio per presentarcie raccontare quello che ciascunocerca di fare nella comunità.

Il gruppo operativo Caritassi ritrova nella sede, accanto allacanonica, per sistemare indumenti edistribuirli alle persone bisognose ilmartedì e il giovedì pomeriggio.Viene fatto rilevare la necessità diaumentare il numero di personeaddetto a questo servizio. Se qualcu-no volesse aggiungersi si metta incontatto con Clara Manzato.

Il gruppo spedizione pacchisi trova spesso insieme per sceglierevestiario, viveri, medicinali, giocatto-li… e inviarli a famiglie dei Paesidell’Est. Le persone che fanno parte dellaCaritas più volte all’anno portanopacchi di vestiario e di viveri nellaCasa Divina Provvidenza a Sarmeola.Rilevata la difficoltà di reperire uncamion per il trasporto, una personadel “Gruppo Zongo 4” ha subitomesso a disposizione il suo camion el’autista della corriera, pure lui pre-sente all’incontro, si è offerto comeautista.

Una decina di signoresi dedica alle pulizie del Patronato e dialtri ambienti della parrocchia. Sonoconsiderate appartenenti alla Caritasperché compiono gratuitamente unprezioso servizio a favore di tutta lacomunità, in modo particolare deiragazzi del catechismo, facendo sem-pre trovare pulito e in perfetto ordinetutto il Patronato. Il gruppo si dàappuntamento ogni giovedì pomerig-

gio per questo lavoro e conclude conun momento di ristoro in taverna. Chivolesse aggiungersi si rivolga aEmanuela Pizzaia.

Anche tre animatrici del gruppomissionariohanno parlato del loro impegno.Dicono di essere troppo poche pertener vivo in tutta la parrocchia l’inte-ressamento alle missioni. Ma poi, dailoro racconti, si sente dire che coin-volgono decine e decine di persone.Queste lavorano con fervore nelleloro case a preparare dei lavoretti peril mercatino missionario che vieneallestito ogni anno nel mese di otto-bre. Con l’ultimo mercatino hannoraccolto 2.300 euro, già spediti aimissionari che sono in contatto con lanostra parrocchia.

Il rappresentante UNITALSIdella parrocchiaSignor Luigino Groppo, racconta l’e-sperienza dei pellegrinaggi 2008. Sisofferma in particolare sul viaggio aLourdes guidato dal Vescovo al qualehanno partecipato una trentina dipersone di Pieve.

Anche la Caritas a Pecol

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Sulla situazione Ruandasiamo stati aggiornati dalla signoraMarisa Pisotti Dal Col, che è il trami-te tra la parrocchia e Padre GiuseppeLucchetta (v. Lettera dal Rwanda,

pp. 22-23).

* * * * *

Per motivi organizzativi e di spazio,non erano state invitate a questa festale persone, sempre appartenenti allaCaritas, che visitano e portano, incollaborazione con il Comune, deisegni augurali agli ammalati, anziani,persone sole e degenti nelle Case diRiposo di Pieve di Soligo e Soligo, inoccasione di Natale e Pasqua.Nemmeno una cinquantina di perso-ne che distribuiscono a porta a portail Bollettino parrocchiale “La NostraPieve” .Neppure le 47 famiglie che con l’a-dozione a distanza sostengono bambi-ni orfani in Burundi, Brasile, MatoGrosso, Nicaragua e Kenia. Chivolesse fare nuove adozioni si rivolgaa don Giuseppe.Le abbiamo comunque ricordate tuttee sentite spiritualmente vicine e, alprossimo appuntamento, saranno leprime ad essere invitate.

ZongoI Signori De Faveri Luigi e Graziella sisono dimostrati piacevolmente sor-presi nel sentir raccontare tutto ilbene che si compie nella comunità esono stati sollecitati a raccontare leloro iniziative a favore dell’Africa.Stanno preparando l’Operazione“Zongo 4” che metteranno in attodurante le festività natalizie.

Il gruppo San Vincenzo, con la collaborazione di Suor Lucia, assiste persone e famiglie in difficoltàcon l’apporto di viveri, con la visita agli ammalati. Con l’introito del labo-ratorio, provvede ai bisogni più urgenti dei poveri della parrocchia.

Maria Teresa Campagnoli

La Caritas foraniale del Quartier del Piave

intende sensibilizzare, tramite i giornalini parrocchiali, su alcu-ne tematiche che riguardano varie forme di disabilità: malatimentali, dipendenze varie, nuove povertà, ecc. In particolarechiede alle famiglie delle nostre parrocchie di aprirsi ad unaesperienza di affido, per sostenere con la propria azione bam-bini in difficoltà ed assolvere funzioni di cura, protezione, edu-cazione, socializzazione. Per uno scambio di informazioni l’indirizzo e-mail a cui rivol-gersi è il seguente:[email protected] – Tel. 0438/ 842882 – Ornella.

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Cantorine

Il gruppo delle cantorine ha avuto inizio 5 anni fa da unaintuizione di Don Giuseppe che aveva il desiderio di coin-volgere attivamente, oltre ai chierichetti, anche le bambi-ne nella Messa della domenica. Vi fanno parte bambinedalla seconda elementare alla terza media con la possibili-tà di proseguire poi il loro servizio come animatrici dellecantorine, o entrando a far parte del Coro Giovani o dellaCorale “S. Maria Assunta”.Il loro compito è quello di animare, insieme a tutta l’as-semblea, la Messa delle ore 9.00, frequentata soprattuttoda famiglie, di partecipare ad un’oretta di prove di cantodopo la Messa, animare altre solennità insieme al CoroGiovani e, nel periodo Natalizio, partecipare al concerto diNatale insieme alle altre realtà corali della parrocchia. Isegni distintivi delle cantorine sono l’entusiasmo, la gioiadi cantare e la voglia di stare insieme che hanno permes-so di far crescere di anno in anno un gruppo molto unito.Attualmente sono 45 e dimostrano una partecipazionecostante agli appuntamenti sopra elencati. Ci sono inoltrealcune ragazze (ex cantorine) che collaborano all’anima-zione del gruppo.

Giuseppe, Tiziana e Serena

Anche quest’anno la nostra parrocchia propone il Concerto diNatale. E’ una proposta originale che coinvolge tutte le com-ponenti corali e musicali della parrocchia e oltre…Vi sono all’interno della nostra comunità tante persone, alcunemolto giovani, altre di lunga esperienza, che si dedicano all’ani-mazione delle celebrazioni con il canto e la buona musica. Unabella celebrazione, ben animata sembra una cosa naturale, madietro ad un canto vi sono tante prove, sacrifici e disponibilità.Partendo da queste premesse si è pensato di dare forma ad unmomento “speciale” dedicato completamente al canto e allamusica, inteso non come una pura esibizione ma come mezzo

per aiutare tutti a vivere meglio la propria spiritualità.Il concerto di Natale della parrocchia vuole essere un momentodi musica e di incontro. Infatti domenica 21 dicembre presen-teranno parte del loro repertorio il coro delle cantorine, ilcoro giovani, la corale Santa Maria Assunta e laFilarmonica di Pieve di Soligo.Le cantorine sono la realtà più giovane ma anche la più friz-zante. Sono una presenza importante durante le celebrazioni, laloro positività è contagiosa e sotto l’abile direzione dei loro mae-stri interpretano canzoni gradevoli e che trasmettono serenità.Il coro giovani o degli “eterni giovani” dato che si possono defi-nire tali facendo media con l’età dei figli, propone canti che invi-tano alla preghiera e favoriscono una partecipazione gioiosa

CCoonncceerrttoo ddii NNaattaallee

Lit

urg

ia Chierichetti

Il compito dei chierichetti è quello di servire all’altare e lofanno con molto impegno e dedizione, consapevoli del-l’importanza del loro ruolo. Attualmente il gruppo è com-posto da 69 elementi divisi in 3 categorie: 43 chieri-chetti, i più piccoli dei quali frequentano la seconda ele-mentare: svolgono il servizio all’altare; 19 ministranti,che diventano tali quando frequentano la seconda media:oltre a svolgere il servizio all’altare, hanno delle responsa-bilità nel gruppo; 7 cerimonieri. Il loro passaggio avvie-ne in seconda superiore e sono dei “supervisori”, dei puntidi riferimento per tutti i chierichetti. Ci sono inoltre 5aiuto cerimonieri che affiancano i cerimonieri nelle loromansioni.Una particolare attenzione è data ai piccoli, appena entra-ti a far parte del gruppo: dopo la Messa si fermano conDon Luca per imparare a svolgere il loro servizio in modocorretto.In ambito diocesano, ogni anno viene proposto un “Palioper i chierichetti” di tutte le età e quest’anno i nostri sonoarrivati secondi!

Samuele, Teresa e Gabriella

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alle celebrazioni. Oltre al buon canto c’è la ricerca del loro signi-ficato e dell’essere comunità.La corale Santa Maria Assunta, di lunga e provata esperienza,si distingue per la raffinata esecuzione del canto che si fa pre-ghiera dando solennità alle celebrazioni.La filarmonica rappresenta la musica a Pieve, da tanti anniormai riesce a trasmettere emozioni attraverso strumenti diver-si che unendosi diventano un’unica armonia.E per concludere, non è possibile dire tutto poiché il resto lolasciamo ai protagonisti durante il concerto, con l’auspicio diessere numerosi, come sempre.

Roberto Bellè

Bambini a MessaTempo fa, in un inserto del quotidiano “Avvenire”

c’era un articolo che parlava di “Bambini a Messa”, conl’interrogativo se sono una ricchezza o un fastidio. Le opi-nioni della maggior parte dei lettori mi trovava d’accordo:anche per me la presenza dei piccoli a Messa è linfa perla comunità parrocchiale.

Sarà perché, nella mia esperienza di missionario inBurundi ho visto e vissuto Messe di “tutti i colori, di tuttigli odori e di tutti i rumori”, sono convinto che il Signoreapprezzi molto la lode dei piccoli fatta di passeggiate, sor-risi, pianti, preghierine, imitazioni dei gesti del celebran-te… In missione la Messa è vissuta come una festa dabambini, giovani, adulti e anziani, e non come una ceri-monia in cui si è tutti impietriti e si fa talvolta anche fati-ca a scambiarsi il segno della pace.

A volte i bambini parlottano, piangono, corrono finsotto l’altare e capita che qualcuno si innervosisca o che ilsacerdote perda la concentrazione. Ma questi piccoli “di-

Litu

rgia

Liturgia

sturbi”, non sono sufficienti per consigliare ai genitori dilasciare i bambini fuori della chiesa. Non sono i bambini ilproblema, ma i grandi, quelli che vogliono una bella cele-brazione nella quale andare in estasi, e non provano unpo’ di emozione quando il volto di Gesù si manifesta nelvolto del fratello.

I bambini hanno diritto di essere presenti a Messa e igenitori con bambini piccoli non devono essere messi allaporta. Possono partecipare insieme alla celebrazione litur-gica, perché siamo convinti che sono una risorsa per tuttinoi. Quando non sono silenziosissimi, né proprio fermi sulbanco, sta al buon senso dei genitori prendere decisioni:se il bambino strilla è bene uscire, se è grandicello va edu-cato a capire che esistono situazioni nella vita che richie-dono compostezza e che la Messa è una cosa importante,durante la quale comportarsi bene. Se il bambino scoraz-za va frenato, e gli si fa capire che la chiesa non è la stan-za dei giochi.

Noi trasmettiamo a tutti l’idea che la Messa è una espe-rienza di comunità, fatta anche di bambini, per cui nondobbiamo distrarci a guardare dove finisce la passeggiati-na o intervenire per rimproverare. Disturba molto di più ilbrontolio di chi vorrebbe una celebrazione cristallizzata,che la “graziosa vivacità” dei bambini.

Quando vedo in chiesa una famiglia intera, immaginoche, tornata a casa, continui ad essere “chiesa domesti-ca”, e questo è bello! Ringrazio i genitori che vengono inchiesa con i loro piccoli: le loro grida gioiose e inaspetta-te, come pure i loro pianti, mi sono sempre sembrati uninno al Creatore. Oltre al canto, al coro, all’organo… benvengano anche i piccoli ad animare le nostre celebrazioniliturgiche, che, a detta di tutti, da un po’ di tempo in qua,sono molto frequentate e ben partecipate.

Don Giuseppe

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I SACERDOTI: UN DONO DI DIO A

La reazione di tanta gente delle nostre parrocchie quandoincontra un prete non è, normalmente, quella di chiedersiquale sia stato il cammino che ha percorso, il lavoro di pre-parazione che ha compiuto… in una parola: che cosa ci siaalle spalle. E’ un prete… e tanto basta per accoglierlo cometale, per affidarsi al suo ministero, per chiedergli di “fare ilprete”, di compiere cioè quei servizi che ci si attende da unprete.

E’ un po’ quello che succede nei confronti di una casa: allacasa si chiede di essere abitabile, accogliente, confortevole.Ma non si vanno, di solito, a controllarne le fondamenta: cisi fida che siano solide.

Questo modo di pensare denota certamente il permanere

La parola

Quando don Giuseppe mi ha chiesto di scrivere qualche rigaper “La nostra Pieve” ho pensato che tre mesi sono un tempoancora relativamente breve per poter delineare impressioni suuna realtà multiforme come la comunità cristiana di Pieve diSoligo. Sinceramente ero un po’ perplesso quando il vescovo miha chiesto di lasciare San Vendemiano per trasferirmi nelQuartier del Piave: è sempre faticoso sradicarsi da un luogodove le radici hanno cominciato ad attecchire.

Le parole del vescovo mi hanno incoraggiato molto e la calo-rosa, fraterna accoglienza che ho ricevuto mi ha confortato. Hotrovato una comunità viva e vivace di attività e di iniziative, masoprattutto di persone generose, convinte e disposte a dare unabella testimonianza di vita cristiana. Mi piace molto la realtà deiragazzi e dei giovani, con la loro sete di risposte esistenziali, illoro chiedere sempre “ragioni della speranza che abbiamo”, illoro entusiasmo, la loro freschezza. Mi piace molto la realtàdella catechesi, questa sfida impegnativa che vale la pena rac-cogliere: la dedizione, la generosità e lo spirito d’équipe di tutti

GGRRAAZZIIEE!! ee …… BBUUOONN LLAAVVOORROO!!

Don Alberto Dalla Cort, dopo cinque anni di intenso efecondo lavoro nella nostra parrocchia, è stato destinatocappellano nella parrocchia della Cattedrale di VittorioVeneto. Noi speravamo che restasse ancora a lungo tra noi,ma il Vescovo ha visto che nella parrocchia più importantedella diocesi c’è bisogno di lui.

Con nel cuore il dispiacere del distacco, gli esprimiamo lanostra riconoscenza e l’augurio che anche nella parrocchiadella Cattedrale continui a fare tanto bene.

L’abbiamo salutato con una Messa molto partecipata, un“rinfresco” grandioso e festoso e con un contributo per l’ac-quisto della camera da letto dove poter fare sonni tranquil-li alla fine di ogni giornata di “duro lavoro”.

don Giuseppe

L’Arcivescovo Beniamino Stella e il Diacono Alberto insieme ai nuovi

cappellani dopo la Messa

Dopo tre mesi di permanenza a Pieve…

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ALLA COMUNITÀ CRISTIANA

di una fiducia nei confronti della figura del sacerdote, dellasua preparazione e competenza. Tuttavia presenta anche unrischio: quello di pensare che i preti nascano già bell’e fatti,quasi per miracolo. E’ il rischio di limitarsi ad attendere (opretendere) il “prodotto finito”, senza prendersi nessun dis-turbo per la “produzione”.

Si intuisce certamente che dietro ad un prete, ci deve esse-re stato un impegno e un lavoro non indifferenti; tuttavia sipreferisce non pensarci, forse per il confuso timore di esserecoinvolti. “Qualcuno ci penserà”, si dice. (…)

E’ in gioco qualcosa di troppo importante perché ci si limi-ti a dire: “Qualcuno ci penserà!”.

(da MondoS, n. 35)

del Vescovo

coloro che operano in questo ambito sono sempre uno stimolopositivo. Tutto ciò mi fa apprezzare molto questa parrocchia, ein modo particolare il lavoro di chi mi ha preceduto.

Di fronte a questa realtà, nella quale cerco di immergermisempre di più, sorge anche il dubbio se sarò in grado di rispon-dere adeguatamente a tante aspettative, se sarò in grado di ser-vire in modo autentico. Non lo so. Ed è meglio non azzardarerisposte.

Cerco di imparare, questo sì, cercando allo stesso tempo diessere disponibile a quanto mi viene richiesto, cosciente cheprima di essere il factotum, l’organizzatore o il supplente, comeprete devo cercare di essere l’uomo della Parola di Dio,dell’Eucaristia e della grazia, presupposti per essere poi “uomodella comunione”. L’impresa è ardua, ma non mi manca la buonavolontà. So di poter contare su persone che amano davvero laparrocchia e ancor di più sull’indispensabile aiuto di Dio.

don Alberto

DDoonn LLuuccaa ssii pprreesseennttaa

Sono don Luca Martorel, ho 28 anni, originario di SanMartino di Colle Umberto (come don Guerrino Pagotto)e sacerdote da un anno e mezzo. Sono tra voi da appe-na tre mesi e ho trovato una Comunità unita, piena diiniziative, ancora in cammino e quindi che ha ancorabisogno di crescere.

Quando il Vescovo Corrado mi ha informato del “cam-bio della guardia” ha usato poche parole: “Ho pensato dimandarti a Pieve di Soligo”. “Bene!” ho risposto. “…Madovresti anche seguire il Collegio Balbi…”. “Ah!, ma… èproprio sicuro?”. Non vi nascondo tutta l’apprensione, maho visto il Vescovo così sicuro che ho concluso: “Ben ben,in qualche maniera… il Signore aiuterà!”.

Oltre al Balbi, in Parrocchia seguo la commissioneliturgica, il nutrito gruppo dei “gloriosi” chierichetti, iragazzi dell’ACR, un gruppetto di catechismo… Spessomolti di voi mi dicono: “Tre preti tutti per noi sono unabenedizione!”. È vero! …E proprio per questo dobbiamoessere grati al Signore e pregare perché altri ragazzi egiovani della nostra Parrocchia si dedichino alla Chiesanel sacerdozio, nella vita religiosa o missionaria.

Sappiate che sono onorato di appartenere a questa“nostra” Parrocchia, generosa di vocazioni e di fede nobi-le e genuina. Con l’aiuto della Vergine Maria, e l’interces-sione del Servo di Dio Giuseppe Toniolo, andiamo avan-ti con fiducia; Dio vi benedica!

La festa di accoglienza si conclude con un momento conviviale

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I Ragazzi dei Campi Scuola

1° CampoQuando si incontrano allegria e divertimento, bei paesaggi e giovani

ragazzi, quando si incontrano voglia di stare insieme e discutere serena-mente, ebbene il loro punto di ritrovo è la Casa Alpina Stella-BattistellaMoccia! La salita diventa solo un punto di vista. E certamente saranno d'ac-cordo con noi anche i ragazzi di prima e seconda media che hanno con-diviso questa esperienza. Un'esperienza che insegna il rispetto reciprocoattraverso lo stare sempre insieme notte e giorno sia nelle salite che nellediscese, nei litigi e nelle gioie: “conoscere l'altro per conoscere meglio mestesso."

Frezza Alessandro

2° CampoGuardando nel mio cassetto dei ricordi si nota subito un quaderno

azzurro pieno di carte con sopra scritto "Pecol: 10-17 luglio 2008".Ogni volta che lo apro mi vengono in mente i molti momenti di gioia,di gioia vera, fatta di sorrisi, silenzi, giochi, passeggiate, preghiere eriflessioni, che hanno caratterizzato il campo. E mi salgono alla mente(forse sarebbe meglio "e rivedo") 34 volti felici, i volti di quei 28 ragaz-zi di 5a elementare e 1a media che hanno, con entusiasmo e allegria,reso bella quest'esperienza, ma anche quelli di noi animatori, che pos-siamo dire di aver vissuto una settimana, senza esagerare, fantasticanonostante le poche ore di sonno e i molti impegni organizzativi e ulti-mo, ma non ultimo, il volto di Don Alberto, che ci ha guidati durantetutta la settimana (e che approfittiamo per ringraziare).

Certo, spero e credo, che questo campo scuola non sia solo un belricordo, ma mi auguro che nel tempo i legami creatisi rimangano saldie che i semi gettati portino frutto attraverso le vite di tutti noi che viabbiamo partecipato.

Elena Canel

A PECOL

3° CampoI campi scuola sono sempre esperienze che restano impresse

nella memoria di chi le vive, e quello vissuto quest’estate dai ragaz-zi di terza media è stato davvero speciale.

Nonostante il tempo biricchino e qualche piccolo ”incidente”tutto si è svolto serenamente, tra giochi e momenti di riflessione, aiquali i ragazzi hanno partecipato sempre con “grandissimo” entu-siasmo. Ma il “clue” del campo è arrivato con l’escursione di duegiorni, che ha messo a dura prova il fisico dei ragazzi ed i piedi diqualche animatrice, risolvendosi comunque in un momento di gran-de affiatamento. Se il campo è andato così bene, il merito va sicura-mente “alla bravura dei fantasmagorici ed amatissimi animatori”.

Venezian Luca, Giulia Costalunga e Andrea De Zanet

4° CampoUna piccola, ma buona rappresentanza di ragazzi del campo di

Iª Superiore, in compagnia di don Alberto e degli animatori Jessicaed Andrea, in partenza per un’escursione di tre giorni intorno all’a-nello Zoldano. È stata un’occasione per evadere dai confort dellaquotidianità scoprendo che si può essere felici anche accontentan-dosi delle cose essenziali.

Una animatrice

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C'è chi offre tutto e di più...a noi invece basti TU!“Dai posso prendere anche questo? Lo voglio!”, “Ma cosa vuoi ancora? Non ti basta?”.

A tutti sarà capitato di ascoltare frasi simili passando vicino ad una famiglia in un centro com-merciale. Più si ha e più si vorrebbe… insomma manca sempre qualcosa! Nel moderno “paese deibalocchi” le offerte sono tantissime: fondamentale scegliere bene per non riempire il carrello di pro-dotti inutili. Quante cose desiderano i ragazzi! Per fortuna non si tratta solo di oggetti, tanti sono isogni che portano nel cuore. Certo, i desideri non sono tutti uguali: solo quelli profondi, i desideriche il Signore ha messo nel nostro cuore, ci portano alla vera felicità. Come fare?

Tra le tante voci che cercano di distrarci, dobbiamo imparare a riconoscere la Sua e seguirla. Perchi, come noi, ha tutto e di più, “Mi basti Tu!” sono parole forse facili da cantare, viverle significariconoscere che Gesù è l’essenziale della nostra vita. Non è così automatico, ma siamo chiamati adessere nel mondo e non del mondo…

I ragazzi dell’ACR insieme ai loro educatori hanno accolto questa bella sfida. Sabato 8 novembreil patronato si è trasformato in uno speciale centro commerciale e abbiamo inaugurato il nuovo annocon la “Festa del Ciao”. Un intero pomeriggio in allegria che è stato motivo per ringraziare il Signorenella Santa Messa partecipata anche dalle famiglie.

A conclusione di questa bella giornata, la cena insieme e…appuntamento per OGNI SABATOdalle 15 alle 16.30 al Careni.

Gli Animatori

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I Ragazzi dei Campi ScuolaAD AURONZO

Il campo scuola ad Auronzo presenta ogni anno un’esperienza unica edirripetibile nel suo genere. Infatti il cammino è sempre diverso e varia aseconda delle fasce di età trattando temi molto interessanti, spunti di rifles-sione quotidiani, abbinati a momenti di preghiera assieme e non mancanodi certo momenti di svago e divertimento. SMS AMORE (Stiamo MaleSenza Amore) è stato il filo conduttore di quest'anno. Diana, Samuele,Maura, Katy, accompagnati da Marco, hanno partecipato al campo.

“Per me è stata la prima volta che partecipavo, ero veramente preoccu-pata di non riuscire a trovarmi bene con tutti quei ragazzi di cui non sapevonemmeno il loro nome. A primo impatto è stata un po’ dura ambientarsi madopo pochi giorni sono riuscita ad integrarmi molto bene; è stata davvero unabellissima esperienza che rifarei con molto piacere e che consiglio a chiunquevoglia passare una vacanza diversa dalle solite, in compagnia di coetanei con iquali condividere gioie e idee, ma anche preghiera e formazione”.

Diana, Samuele, Maura, Katy e Marco

AZIONE CAAZIONE CATTOLICA GIOVTTOLICA GIOVANIANIRagazzi andiamo a gruppo? Dove?? A gruppo! E che si fa? Cosa significa?Bella domanda….cosa si fa a gruppo? Perchè un giovane dovrebbe uscire di casa la sera con questo freddo? Cerchiamo allora la risposta a questa domanda direttamente nel progetto Giovani Nazionale e leggiamo che: “Un'AC a

misura di giovanissimi è allora disponibile ad un rapporto di amicizia significativo e gratuito, capace di condividere lafatica e la gioia dei giovanissimi nel cammino dall'identificazione all'identità, dall'indifferenza o rifiuto per cose e per-sone fino alla scoperta del loro significato e valore; un'amicizia che si fa condivisione soprattutto perché i desideri si tra-sformino in progetti e i giovanissimi scoprano la libertà e la dignità dell'essere figli di Dio.” (Progetto Giovani, pag 102).

Beh…allora sì! Vale veramente la pena uscire una sera alla settimana per incontrare i coetanei e gli animatori e con-dividere questo cammino che è la vita, cercando di regalarsi del tempo per fare nostre le esperienze, per dare un sensoalle cose che ci circondano e per riscoprire le bellezza di essere figli di Dio. (Progetto Giovani, pag. 102).

E così anche quest’anno con l’ormai tradizionale serata comunitaria sono partiti i gruppi parrocchiali per i giovanissimi ediciottenni. Ci siamo trovati sabato 8 novembre alla S. Messa delle 18.30 per iniziare nel modo migliore, ovvero affidando alPadre, il nostro cammino; la serata è poi proseguita con un’ottima cena tutti insieme.

Ora i cammini continuano con i giovani di IIª e IIIª Superiore che si ritrovano il lunedì sera, i giovani di IVª Superiore chesi trovano il venerdì e i diciottenni che si trovano il giovedì.

A tutta la comunità l’invito a sostenerci con la preghiera e a tutti i giovani l’augurio di un buon cammino!!!

Cristina e Marco

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RRRR IIII PPPP EEEE NNNN SSSS AAAA NNNN DDDD OOOO “Hashale…hashale…eaeh…eaeh hashale…”...ancora adesso si sentono riecheggiare per le vie di Pievele parole dell’inno che ha accompagnato e contraddistintoil Grest di quest’estate.

E allora come non tornare con la memoria un po’infreddolita ai caldi giorni di giugno quando è cominciatal’avventura che ha visto protagonisti Hashale, Maneta,Wapi, il popolo dei Munsee e i loro rivali, i Mohegan unitientrambi nella lotta contro l’invasione dell’uomo bianco nelNuovo Mondo.

Li hanno fedelmente seguiti 220 bambini e ragazzi tra isette e i tredici anni, divisi nelle quattro squadre dei Bisonti,delle Aquile, dei Pesci e degli Orsi, primi classificati.

A loro volta, i piccoli indiani sono stati guidati da una cin-quantina di animagrest nei diversi momenti che scandiva-no i pomeriggi, fra giochi, danze, canti; inoltre, una qua-rantina di “maestre d’arte” hanno sapientemente realizza-to dieci laboratori che hanno prodotto ancora una voltalavori originali.

Anche quest’anno un folto gruppo teatro, composto dairagazzi di prima superiore, ha messo in scena la storia cheha fatto da filo conduttore al momento dell’animazione e atutto il resto delle attività.

Infondono ancora nostalgia di un’estate ormai passatai ricordi delle varie serate, quella del cinema e quella spor-

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AAAA LLLL GGGG RRRR EEEE SSSS TTTT .... .... .... .... ....tiva pervasa di sana competizione e delle uscite, in partico-lare quella effettuata alla Navacho’s Farm di GallieraVeneta che ha tuffato tutti nel mondo dei Nativi, dalle anti-che e ricche tradizioni.

Ed infine le due serate conclusive quella del laboratorioteatrale che ha rappresentato tutta d’un fiato la storia deiMunsee e Mohegan e quella finale, riscaldata dal fuoco delSacro Spirito e dagli immancabili fuochi d’artificio.

Quest’ultima è stata anche occasione per festeggiare iquarant’anni di sacerdozio di don Giuseppe, organizzandosketch divertenti che hanno coinvolto direttamente ilnostro “Buon Pastore”.

Ma ormai sono trascorsi cinque mesi e non ci resta cheosservare i piccoli acchiappasogni che abbiamo in casa,ricordo di valori non ancora perduti, che uniscono i popo-li nei momenti di difficoltà... che scacciano i brutti sogni.

L’équipe

N.B. Per rivivere la bella esperienza del Grestpotete visitare il sito web parrocchiale

www.parrocchiapieve.qdp.it,con all'interno, foto musiche e altro materiale

dell'Acchiappasogni di Hashale.

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CARA SUOR G IOVANNIIIII llll SSSSuuuuoooo SSSSaaaalllluuuuttttoooo

IIII llll NNNNoooosssstttt rrrroooo SSSSaaaalllluuuuttttoooo

UUUUnnnn RRRRiiii

Carissimi Pievigini, o più ancora fratelli,

nel 1940 a Pieve sono venuta provvisoria, ma le vie del Signore sono statediverse. Penso di essere l’unica dell’Istituto che ha passato la sua vita senza avercambiato una volta.

Ora mi sono sentita in dovere e data la brutta stagione di chiedere aiSuperiori di essere mandata in Casa di Riposo a concludere i miei anni. Hochiesto anche di non salutarvi personalmente per il momento. A Dio piacendotornerò un giorno con la bella stagione. Vado a Crespano del Grappa, vicino amio fratello sacerdote.

In questa occasione ho il dovere di ringraziarvi per il vostro affetto che miavete dimostrato e vi chiedo perdono di tutte le volte che ho mancato per le miepoche attenzioni verso di voi.

Vi ringrazio di tutto il bene ricevuto, solo il Buon Dio lo può ricambiare.Con tanta riconoscenza e affetto.

Suor Giovannina Berno

Sì può dire che a Pieve di Soligosuor Giovannina è conosciuta di gene-razione in generazione. E’ arrivata nel1940 quando le Suore di MariaBambina erano numerose anche quida noi. La Superiora Generale leaveva chiesto di rimanere a Pieve soloun po’ di tempo, in forma provvisoria,in attesa di avere una destinazionemeglio definita, ma lei, così piccola ebuona, si è subito inserita bene nellascuola materna e nella comunità diPieve per cui nessuno ha più avuto ilcoraggio di spostarla.

E’ venuta a Pieve prima della guer-

ra ed ha quindi conosciuto e vissutocon noi gli anni di povertà e di sacrifi-ci. Possiamo pensare che non abbiasolo il record del lungo tempo passatonella stesso luogo, ma che si può van-tare di tanti altri primati. Quanti bam-bini ha conosciuto che poi sono diven-tati papà e anche nonni! Quanti mala-ti e anziani ha visitato e consolato!Quante ragazzine hanno appreso dalei l’arte del taglio e cucito e l’abilitàdel ricamo!

La parrocchia è grata a suorGiovannina anche perchè era solitalavare, stirare e mettere in ordine

la biancheria della chiesa.

Come è arrivata, in silenzio e senzadisturbare nessuno, così ha voluto par-tire, senza clamori e feste. E’ andata apassare l’inverno nella comunità diSuore Anziane a Crespano, vicino alfratello sacerdote.

Noi la invitiamo a ritornare a Pieve,quando il tempo sarà favorevole, perdirle tutti i “nostri grazie”. Intantosentiamo che continua a pregare pernoi, perché non sarà più possibile usci-re dal suo cuore.

don Giuseppe

Nel 1940 avevo 11 anni. Finite leelementari, si doveva sostenere l’esa-me di ammissione all’“IstitutoFemminile Maria Bambina” in viaCal Santa, per poter essere ammes-se alle scuole inferiori (le medie attua-li). Fui ammessa e, nel 1940 incon-trai suor Giovannina Berno, appenaarrivata nella comunità delle Suore diMaria Bambina. Una suora giovane,minuta, vivace, allegra e sempre atti-va e sorridente. Suor Giovanninanon insegnava nelle classi (erano treaule), ma a tener l’ago in mano, afare il punto erba al doposcuola diricamo. L’aula non era nella stessaala delle aule scolastiche, ma all’in-terno dell’altro cortile, davanti allacasa madre, ai lati della chiesa.

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NINA! . . . ccccoooorrrrddddoooo

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Finite le scuole, finite le magistralisuor Giovannina la incontravo per lestrade del paese. E sempre di corsa,con grandi sporte per mano.Camminava veloce. Penso portasseil pane a chi ne aveva bisogno. Apiedi, sorridente e via. Finché qual-cuno del paese le suggerì di compe-rarsi una bicicletta. Una bicicletta?Un mezzo di trasporto troppomoderno per una suora. Credo peròche la bicicletta gliela regalarono ipaesani. Suor Giovannina volò suipedali. Tutti la conoscevano. Eracome una libellula, quasi invisibile,ma la sua generosità aveva la vocepotente del cuore. Cara suorGiovannina!

Io ho avuto da lei un grandissimoaiuto. Ha preparato i miei due primibambini per la prima Comunione.Dopo sposata ho vissuto all’estero interre lontane e per tanti anni. Volevoche i miei figli potessero fare laprima Comunione a Pieve. C’era unproblema, i bimbi non parlavanobene l’italiano e mons. DomenicoMartin era molto dubbioso della lorobuona conoscenza religiosa. SuorGiovannina disse pressappoco così:“Nostro Signore capisce tutte lelingue, “sti tosatei” li preparo io, lamamma la conosco bene”. Così il12 aprile 1962 Giovannino eRoberto ricevettero nella chiesettadelle Suore di Maria Bambina Gesùnei loro cuori. Si unì a loro il cugi-netto Arturo, figlio di mia sorella.

Cara suor Giovannina, ti auguro ditrascorrere questi mesi invernali aCrespano, nella Comunità di Suore,vicina a tuo fratello sacerdote. Maritorna presto. Suor Giovannina,non diventare “foresta”! Ti abbracciocon affetto, con riconoscenza per ilbene che hai donato alla comunità diPieve! Tutto il Paese ti augura unbuon soggiorno, un buon serenoNatale e ti aspettiamo.

Elena Orlandi

Nel territorio della nostraParrocchia c’è anche il Collegiovescovile “Balbi-Valier”. Cerchiamodi conoscere un po’ le attività chequesta scuola cattolica offre anche adiversi bambini e ragazzi della nostraComunità.

Vista la buona riuscita dell’annoscorso ad Auronzo, la scuola ha dinuovo organizzato l’uscita di forma-zione per i 150 ragazzi delle medie.Dal 25 settembre al 3 ottobre nellacasa “Stella Maris” a Jesolo, i ragaz-zi hanno trascorso due giorni emezzo accompagnati dai loro pro-fessori e da don Luca. Il tema dellegiornate è stato “La bellezza dellerelazioni”, con l’obiettivo di far sco-prire ai ragazzi le proprie qualità, diconoscersi tra loro per far crescerela stima e il rispetto reciproco.

Cosa hanno fatto? Ci sono statedelle belle riflessioni, divertenti gio-chi anche in spiaggia, la preghierainsieme e la costruzione di un “velie-ro” che simbolicamente rappresen-tasse la propria classe (per esempio:nella stiva hanno scritto dei valoricomuni; nelle vele, alcune regole darispettare perché la classe funzioni;negli scogli hanno scelto i pericoli daevitare); e così via.

Com’è andata? I ragazzi sono

rimasti entusiasti perché si sonodivertiti ed è cresciuta l’amicizia traloro; anche gli insegnanti sono rima-sti molto soddisfatti per il clima dis-teso e rispettoso che si è instauratoe per le belle sorprese che alcuni stu-denti hanno manifestato.

Penso sia stata un’occasione pri-vilegiata e unica che i ragazzi hannoavuto per imparare e comprenderel’importanza di avere determinativalori e comportamenti nella relazio-ne con gli altri, ma anche per cono-scersi meglio e imparare a scoprire echiamare per nome le proprie quali-tà e quelle delle persone che hannoaccanto.

C’è una novità molto bella: surichiesta di alcuni genitori, da que-st’anno ogni mattina nel cortile dellascuola viene recitata la preghieratutti assieme, guidati da don Luca eanimata dai ragazzi. Alle 8.00 per i150 ragazzi delle classi medie, men-tre alle 8.30 per i 200 delle elemen-tari con i quali si ferma un bel nume-ro di genitori. Anche questa è un’oc-casione per educare ed è un’espe-rienza bellissima: poter iniziare pre-gando insieme, l’uno per l’altro, concanti e riflessioni. Questa iniziativaaiuta a dare il via alle attività scola-stiche in modo unico e originale.

don Luca

NOVITÀ al Collegio Balbi Valier

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Finestra sul mondoCarissimo D. Giuseppe, prima di tutto mi

scuso con te e con tutti i nostri di Pieve per nonavervi mandato prima mie notizie.

Da più di un anno, in accordo con i miei supe-riori e con il vescovo di Ruhengeri, sto vivendocon un gruppo di 11 giovani e li guido nella loroformazione religiosa. In altre parole stannofacendo il Noviziato che li prepara alla loro con-sacrazione religiosa. Abbiamo scelto il nome di"Fratelli del Nazareno", e in una parola i"Nazareni". Vorremmo rivivere nel nostro tempoquello che Gesù ha vissuto nel suo tempo aNazaret. Ha vissuto in mezzo alla gente ordina-ria e ha vissuto come loro. Potremmo anche direche ha vissuto in mezzo alla gente di condizionesemplice e operaia che doveva guadagnarsi ilpane ogni giorno per vivere.

Abbiamo trovato una casa in affitto in mezzoalle altre case della cittadina di Ruhengeri.Siamo al nord dello Stato del Rwanda, unaregione montuosa caratterizzata dalla catena di5 grandi vulcani (spenti per fortuna) che limita-no il Rwanda dall'Uganda e dal Congo.

Abbiamo con noi tre "orfani". Li scrivo tra vir-golette perché non pensiate che siano piccoli.Ossia due erano piccoli quando i fratelli li hannopresi con loro. Uno è un uomo non sposato cheha avuto dei problemi di salute psicologica. E'rimasto chiuso in casa per dieci anni nel momen-to della guerra, tra il 1994 e il 2004. Adesso vivestabilmente con noi esta bene. Ha 48 anni.

Uno degli scopi prin-cipali è di essere fratellidegli ultimi della socie-tà: i ragazzi della strada,i malati mentali, tuttiquelli che sono emargi-nati dagli altri. Questo èil nostro primo apostola-to. Per farlo bene abbia-mo dei tempi di preghie-ra e di meditazione: almattino e alla seraprima di cena. Abbiamoi tempi per le lezioni.Attualmente studiamo iVangeli, la Liturgia, laStoria della Chiesa e laPastorale. In program-

ma abbiamo: la Conoscenza di sé, la Spiritualitàgenerale e la Spiritualità particolare alla nostrafraternità.

Non ci chiamiamo "comunità" ma "fraternità",perché lo stile di vita che vogliamo riprendere èquello di una vita fraterna. Cerchiamo di condi-videre il massimo: la nostra vita, il lavoro, l'apo-stolato... le camice, i pantaloni, i maglioni, lescarpe... come vedevo fare alle mie sorelle quan-do eravamo ancora tutti insieme.

La sera dopo cena, ci fermiamo e condividia-mo quanto abbiamo fatto e vissuto durante lagiornata. Vediamo insieme il programma per ilgiorno successivo e poi recitiamo la preghiera diCompieta e via... sotto le coperte, perché l'indo-mani alle 4.30 suona la sveglia... e la giornatasarà piena.

L'ultimo aspetto della nostra vita, il quarto,dopo la vita fraterna, l'apostolato e lo studio, è illavoro. Lavoriamo per poter mangiare e far man-giare. Accogliamo alla nostra tavola attualmentealtre 10 persone, in più di noi, 14. Poi ci sonoamici e amiche che passano per salutarci.Vengono in particolare dalle due parrocchie dovesi trovavano le due fraternità prima di unirle nelNoviziato. Ci portano un po' di patate, di patatedolci, un casco di banane da cuocere... Non cidimenticano e sanno che i poveri sono ben accol-ti da noi, almeno quando abbiamo da condivide-re. Se non possiamo mettere nulla nel loro

Il paesaggio non è lontano da Ruhengeri.

Lago e colline lo rendono straordinario.

Lettera dal RWANDA

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sacco, almeno li accogliamo con un buon piatto(che è sempre quello tutto l'anno): Patate, fagio-li e cavoli. Il lavoro bisogna spesso cercarlo. I fra-telli sanno pitturare (Imbianchini), installareimpianti elettrici semplici, coltivare i campi.

Io lavoro con i computer. Cerco di aiutarequanti hanno problemi con i computer e senzafar loro pagare tanto. Da più di un anno faccia-mo questa vita. Posso dire di non aver fattovacanza. Ogni minuto è pieno, dal mattino allasera alle 9.30. E il tempo passa a una velocità...

Aiutiamo molti malati mentali. Li accogliamoda noi, li accompagniamo all'ospedale psichiatri-co, li assistiamo nella convalescenza. E' un lavo-ro che domanda tanta pazienza. Alle volte quan-do non ce la faccio, chiamo uno dei fratelli e iome ne vado, perché so che lui ha più pazienza dime. E funziona.

Attualmente stiamo aiutando inun'altra casa quattro ragazze chehanno problemi psicologici dovutial rigetto da parte dei loro fami-liari. Sono anni che le seguiamo.Abbiamo chiesto a due giovaniamiche della fraternità di occu-parsi di loro. Non so se sarà que-sta la prima tappa per la fonda-zione del ramo femminile delle"Sorelle del Nazareno". Solo Luilo sa. Per adesso anche loro, dapiù di un anno, si donano in que-sto apostolato. Anche loro coltiva-no i campi per vivere. Io le aiuto

con gli aiuti che ricevo da destra eda sinistra, per quanto non riesco-no con le loro mani. Educare que-ste ragazze non è lavoro facile, velo assicuro.

E poi ci sono i ragazzi della stra-da. Ne abbiamo di due categorie: igrandi e i piccoli. I grandi hannoall'incirca 20 anni. Cerchiamo ditrovar loro il lavoro perché pianopiano diventino indipendenti.Alle volte guadagnano, ma prati-camente tutti i soldi vanno a fini-re... all'osteria. Rientrano la notteubriachi. Impediscono ai due deinostri fratelli che vivono con lorodi dormire. I piccoli che vengonodalla "libertà" della strada, mal siabituano ad essere stabili in unambiente di lavoro dove li abbia-

mo messi perché imparino un mestiere. Allora sene vanno di nuovo in città, al mercato. Rubanola frutta, la vendono per avere qualche soldo percomprare... le caramelle, o altro. Alle volte lapolizia li chiude in prigione per una notte. Non èfacile educare.

Dovremmo anche costruire una abitazione pernoi e per tutte queste persone che ospitiamo. Houn po' paura perché ci vuole impegno e forza eanch'io comincio la vecchiaia. Ho degli aiutimessi da parte, ma i prezzi sono saliti e l'euro èdiminuito. Vedremo all'inizio dell'anno se ce lafaremo.

Spero nelle vostre preghiere e nel vostro aiuto, selo potete in questo periodo di difficoltà mondiale.Vi chiedo ancora scusa per il ritardo nelle notizie.

Se qualcuno volesse aiutare delle famiglie adistanza penso che possiamo fare da tramite e

realizzare qualche cosa dibello, specialmente aiutanoalcuni dei ragazzi che sonosulla strada a causa dellasituazione di povertà dellafamiglia.

Un grandissimo saluto atutti. Pregate per me e pernoi tutti. Spero di poter veni-re a casa per il 2010.

p. Giuseppe Lucchetta

I giovani che vedete con i grembiuli sono i fratelli. Per la nostra vestizione vorremmo

indossare un qualcosa che mostri che siamo operai e servi per gli ultimi.

Il ragazzino che porto in braccio

è sostenuto con la mamma

dal gruppo anziani di Pieve.

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Caro don Giuseppe,

le invio questa lettera per raccontare un pocoil passare del tempo oltre oceano e augurare a leie alla comunità, buon Avvento e buon Natale.Ricordo volentieri la sua fraterna accoglienza,l’amicizia di tanti pievigini che mi hanno espres-so affetto e stima e il sostegno della comunitàtutta.

Visita alle comunità

Da poco tempo sono ritornato al lavoro, horipreso le visite delle comunità nelle campagne,la visita degli infermi in preparazione al Natale,gli incontri con i gruppi della catechesi. Variecose si sono accumulate durante la mia assenzae cerco di sbrigare subito le urgenti.

Qualcuno mi avvisa che è morto un ragazzo,Hailton, di sedici anni, per un malore improvvi-so. Tra una settimana celebrerò la S. Messa, nel7° giorno dalla sua scomparsa.

La notizia viene sommersa, inghiottita nel vor-tice delle cose da fare, dei problemi da risolvere.Non proprio scompare, riaffiora, rimane insuperficie, nella memoria, come una voce cheritorna: l’ho già sentita altre volte, bussa, primaforte, poi più flebile e rimane ad attendere.

Cambio di clima

E’ arrivata la pioggia finalmente, a riportareun po’ di fresco, dopo che per mesi la tempera-tura diurna stazionava tra i 36° e i 38°. Il tettodella canonica “spande”, qualche tegola si èrotta, ma sarà facile rimediare, nel frattemporaccolgo l’acqua in due bacinelle.

Esco a comprare un “cuscuseiro”, un pentoli-no per cucinare il miglio a bagnomaria. Domanimi preparerò una colazione coi fiocchi. Incontroper strada una mamma, catechista, che l’annopassato perse il suo bambino, di pochi mesi, peruna malattia al cuore. Proprio lei mi ricorda larepentina scomparsa di Hailton; mi parla dellafamiglia di lui, povera, non ha denaro e il padrebeve. Abita poco lontano dal luogo dove morìpadre Aldo Lucchetta, dieci anni fa, nell’inci-dente stradale: “un poco prima, sulla sinistra c’èun bar e a fianco, sopra il campetto di calcio sitrova la casa, è l’unica, non puoi sbagliare”- midice.

Riconoscere i falsi profeti

Nella Messa della sera rifletto sulla prima let-tera di S. Giovanni Apostolo: esorta i cristiani apraticare il comandamento dell’amore e a stare

in guardia dai falsidottori, “l’anticri-sto”, che predicanoun Cristo disincarna-to, non riconosconoGesù venuto nellacarne. La gente pove-ra del Brasile, senzaappigli, spera neimiracoli, cerca sal-vezza nei grandiraduni di guarigione,si rifugia nei granditempli dorati dipotenti sette che pro-mettono e mostranoin TV soluzioni mira-colose per ogni tipodi umana disgrazia.Fanno fortuna i pre-dicatori di un Gesùsenza croce, che noncondivide i drammiumani, ma li risolve

NNoottiizziiee ddaall BBrraassiillee

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col miracolo. Intanto i poveri pagano e vengonoingannati. Gesù, compie ancora miracoli, anzi,ne fa molti, ma primo fra tutti quello di muove-re i cuori e i passi all’amore, al servizio, dove gliuni alleviano e condividono le croci degli altri.

Una piccola chiesa che prega

Mi alzo, è venerdì mattina, voglio fare quellabenedetta visita. Staziono l’auto davanti al bar echiedo informazioni all’oste. Con gli occhi lucidimi conferma: la casa sta là, a due passi. Mi avvi-cino a piedi, vedo un fiotto d’acqua sporca usci-re da una finestra, sento rumore di pentolame,qualcuno all’interno sta facendo pulizie. Le gal-line nel cortile si fanno da parte, raggiungo lafinestra e batto le mani per chiamare l’attenzio-ne; si affaccia una donna, mi presento e lei che,sulle prime diffidente, si convince che sono ilprete, un prete italiano, “come padre Aldo, chebattezzò la mia prima figlia!”.

Mentre parliamo, si avvicinano i figli e si strin-gono alla mamma. La donna mi presenta lafamiglia, il marito non c’è e mancano all’appellotre figli: uno lavora a San Paolo e due sono man-cati. Mi parla di Hailton, un ragazzo allegro,vivace, sempre scherzoso. Ha accusato un fortedolore alla testa, l’hanno portato in ospedale ericevute le prime cure non migliorava, dopopoche ore è morto.

Nel volto della mamma, un dolore rassegnatoe composto. Mi invita ad entrare. La casa buia èdi sole tre stanzette e un corridoio. “La mia casaè un immondezzaio”, continua a ripetere. Misiedo in una panca di legno. Vedo dei sacchi dinon so che cosa, accumulati un po’ ovunque,

forse materiali di scarto, seleziona-ti per il riciclo. Le due figlie adole-scenti mi guardano attente e misorridono. Anche i due maschi, piùgrandi, partecipano curiosi.Capisco che Dio è di casa qui.Invito tutti a fare una preghiera peraffidare Hailton alla Madonna.Preghiamo insieme l’Ave Maria.

Pur di mondi lontani, nellapenombra della misera baracca,siamo una piccola Chiesa cheprega. Una luce di speranza trapas-sa ogni breccia della casa e deinostri cuori. E’ l’ora dei saluti.“Arrivederci! Ci rivediamo stasera,alla Messa”. Alla mensa del Dio

incarnato, crocifisso e risorto, che ci nutre delsuo amore, vince ogni oscurità e ci restituiscealla luce della vita che non muore.

Cari amici, il Natale è alle porte, andiamoincontro al Cristo che viene e bussa. La Luce delmondo, purifichi, risani e trasformi in passi diamore le nostre piccole e grandi attese. BuonAvvento e Felice Natale!

d. Alberto Basso

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Una violenta grandinata come quellaabbattutasi il 17 settembre scorso, con fortevento e chicchi di grandine di circa mezzochilo, nel villaggio sanatoriale di Bambuì.ove don Mario Gerlin ha concluso la suagenerosa missione a favore degli “ultimidegli ultimi”, non si era mai verificata amemoria d’uomo.

Suor Maria Carmela Lombardi, continua-trice dell’opera di don Mario Gerlin, haimmediatamente informato l’Associazione alui intitolata, sui grossi danni arrecati dallacalamità naturale a tutti gli edifici del villag-gio. Il suo appello è stato immediatamenteaccolto ed è stata avviata una sottoscrizione“S.O.S.” per provvedere alla riparazione deidanni a Bambuì, che ha incontrato la gene-rosa solidarietà di numerosi amici. Il consi-gliere dell’Associazione, Agostino Coppe diSegusino, si è recato recentemente aBambuì, ove si è trattenuto alcuni giorni,per consegnare un primo e consistenteaiuto finanziario da parte degli amici diPieve di Soligo e di Segusino, per verificaree quantificare i danni e gli aiuti necessari,ma soprattutto per portare sostegno mora-le, condividere ed incoraggiare gli amiciHanseniani.

La presenza di un rappresentante e l’assi-curazione del sostegno degli amici italiani èstato molto apprezzato e gradito dagli amicidel Centro Sociale San Francesco di Assisidi Bambuì. Insieme con le rassicuranti infor-mazioni recate dal nostro Agostino Coppe,Suor Maria Carmela in questi giorni, ci hacomunicato che i lavori di riparazione pro-cedono speditamente e saranno conclusientro brevissimo tempo e, che la spesa sino-ra sostenuta ammonta a circa 20 mila reais

pari a 8.000 E, mentre resta da quantifica-re altre opere per materiali e manodopera.I proventi dalla sottoscrizione “S.O.S. perBambuì”, che resta ancora aperta, dovrebbegarantire la completa riparazione dei danni.

Suor Maria Carmela nella sua ultima cir-colare, oltre agli auguri natalizi si esprime intermini di grande fede e fiducia nellaProvvidenza e così scrive: “molte volte noinon riusciamo a spiegarci il perché dellecose e degli avvenimenti, ma Lui sapien-temente lo sa e per questo un detto popo-lare dice: “Dio scrive diritto sulle righestorte”. Noi lo dobbiamo ringraziare an-che per la tempesta di grandine e la dis-grazia che ha colpito la nostra comunità,perché anche in questa circostanza abbia-mo sperimentato di più la misericordia diDio e la sua Provvidenza.

Abbiamo capito che siamo veramenteuna grande famiglia dove non si guardanole distanze e le differenze, ma solo le neces-sità del fratello. Abbiamo pregato con fer-vore e abbiamo ringraziato Dio che attra-

verso gli aiuti dei nostriamici ci ha dimostratoancora una volta chenon ci abbandona nellanecessità e, anche semette a prova la nostrafiducia e la nostradebolezza, Lui è sem-pre il nostro aiuto e lanostra forza.

Adriano Bellé

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Il 6 luglio scorso, mons. Guerrino Pagottoha festeggiato il 50° anniversario diSacerdozio.La comunità di Pieve di Soligo, che lo haavuto per 7 anni come pastore, ha sentito il

dovere di espri-mere ricono-scenza e lo hainvitato per unacelebrazione diringraziamentoal Signore, do-menica 14 di-cembre 2008.

I ministri straordinaridella Comunione

Penso di fare cosa gradita agli anziani e agliammalati della parrocchia, riportando inomi e il numero di telefono dei MinistriStraordinari della Comunione. Possonoessere contattati ogni qualvolta si desideriricevere il Sacramento dell’Eucaristia nelleproprie case.

Le Suore 0438/83181 Il Diacono 340/4850120 Contessotto Enrico 0438/840759 Dorigo Luigi 0438/83525 Foltran Claudio 0348/980274 Milan Luigi 0438/82868 Zambon Stella Giuditta 0438/840870 Toffolon Fabio 0438/981355 Beltrame Jacopo 330/315118 Tittonel Fantin Mara 0438/984440 Campagnoli Maria Teresa 0438/82503 Bernardi Gagliano Tiziana 0438/841459 Zambon Manzato Clara 0438/842552.

Notizie in breve50° DI SACERDOZIO

Mons. Guerrino Pagotto, allora Vicario Generale della Diocesi, all’ingresso in parrocchia di don Giuseppe, accompagnato da don Lorenzo Dalla Betta il 29 giugno 2001

Carissimo don Giuseppe,Grazie per la tua accoglienza a casa tua, in

canonica, e per la generosità dimostratami daldoppio dono di 800 E per le Messe e 1.000 E

per il nostro Centro “Mwizero” che accoglie ora34 ragazzi.

Mi congratulo con il gruppo missionario e rin-grazio quanti hanno contribuito a raccoglierel’importo a me consegnato e che spenderò per ilbeneficio di questi giovani. Lo scopo nostro nonè di tenerli per sempre nel Centro che li accoglie,ma piuttosto di reinserirli nella loro famiglia diorigine oppure in nuove famiglie disposte adaccoglierli, perché non hanno più genitori oparenti in grado di prendersi cura di loro.Essendo tu vissuto da noi a Kuntega sai bene cheabbiamo tanto bisogno di aiuti finanziari per por-tare avanti il nostro ministero; ciò è tanto veroche il nostro ministero da Vescovi include ancheil dovere di viaggiare lontano per ricercare taliaiuti. Non è sempre facile, ma umilmente lo dob-biamo fare per il bene del nostro gregge.

Grazie per la tua delicatezza nell’aiutarmi.Il Signore ti benedica.

Joachim NtahondereyeVescovo di Muynga

Murakoze (= grazie) dal Burundi

Suora da 50 anniDomenica 28 settembre abbiamo ringrazia-to il Signore con suor Maria Grazia per isuoi 50 anni di vita consacrata. Continuia-mo a pregare per lei affinché resti a lungotra noi. Possa continuare il suo ministerocon la preghiera e l’aiuto pastorale, soprat-tutto nel campo liturgico.

Suor Maria Grazia, con i suoi familiarivenuti a trovarla per far festa con lei

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Rinati nel Battesimo

7 giugno

22. Dia Gala, di Andrea e Con Sonego Elisa

28 giugno

23. Cecchin Tommaso, di Davide

e Chiappinotto Carmen

24. Cecchin Matilde, di Davide

e Chiappinotto Carmen

6 luglio

25. D’Agostin Matteo, di Enrico

e Vraniskoski Biserka

13 luglio

26. Invoglia Leonardo Edinaldo, di Andrea

e De Sonza Ferriera Tatiane

Anagrafe Parrocchiale

20 luglio

27. Roberti Asia Azzurra, di Mosé e Ceschin Alessandra

28. Furlan Giulia, di Nicola e Mendez Diez Maria Susana

29. Zanet Greta, di Michele e Carolo Sonia

30. Lot Gianluca, di Alessio e Borsoi Sabina

31. Sanna Marta, di Ivano e Dojerchok Jevheniya

32. Bordignon Filippo, di Damiano e Saccon Francesca

27 settembre

33. Ganzetti Rocco Ambrogio, di Carlo

e Casagrande Barbara

28 settembre

34. Bellé Anna, di Roberto e De Martin Sara

35. De Lisi Diego, di Giordano e Ferrari Cristina

36. Tittonel Alessia, di Francesco e De Faveri Claudia

37. Miotto Leonardo, di Edoardo e Bellotto Luisella

38. Lucchetta Francesco, di Antonio e Ruberti Sara

39. Lucchetta J.G. Carlo Giovanni, di Roberto

e D’Agostin Loti

26 ottobre

40. Fantin Luca Arturo, di Federico e Vettorello Barbara

41. Casagrande Carlo, di Diego e Zamai Nataly

42. Zago Edoardo, di Max e Schiratti Maddalena

43. Meneghin Hélèna, di Adriano e De Marchi Jessica

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Anagrafe Parrocchiale

10. Cecchin Davide con Chiappinotto Carmen (28 giugno)

11. D’Agostin Enrico con Vraniskoski Biserka (6 luglio)

12. Invoglia Andrea con De Sonza Ferriera Tatiane (13 luglio)

13. Spagnol Stefano con Zaccaron Francesca (19 luglio)

14. Aggio Mauro con Collot Elena (3 agosto)

15. De Mar Giorgio con Antoniazzi Emanuela (30 agosto)

16. Schiratti Samuele con Serafini Kely (13 settembre)

17. Ganzetti Carlo con Casagrande Barbara (27 settembre)

18. Lion Fabrizio con Franco Anna (19 ottobre)

19. Bellè Andrea con Fava Elisabetta (25 ottobre)

39. Cukovic Maria, di anni 86 (12 giugno)

40. Salamon Gelindo, di anni 76 (22 giugno)

41. Lorenzon Vincenza, di anni 80 (24 giugno)

42. Zampolli Carlo, di anni 58 (25 giugno)

43. Benincà Simeone, di anni 56 (26 giugno)

44. Gruden Bozzina, di anni 95 (30 giugno)

45. Zabotti Credindio, di anni 81 (1 luglio)

46. Marin Giuseppe, di anni 84 (4 luglio)

47. Furlanetto Nicla, di anni 73 (20 luglio)

48. Scapol Angelo, di anni 85 (25 luglio)

49. Collodet Antonio, di anni 81 (27 luglio)

50. Bergamin Maria Alice, di anni 79 (28 luglio)

51. Bertazzon Pietro, di anni 72 (31 luglio)

52. Martini Rina, di anni 85 (1 agosto)

53. Bottega Cesare, di anni 87 (11 agosto)

54. Busetto Emilio, di anni 92 (19 agosto)

55. Lucca Caterina, di anni 95 (31 agosto)

56. Piccoli Tecla, di anni 87 (31 agosto)

57. Battagion Rino, di anni 78 (11 settembre)

58. Da Broi Pietro, di anni 83 (12 settembre)

59. Lucchetta Lino, di anni 83 (19 settembre)

60. Bottega Carlotta, di anni 86 (29 settembre)

61. Tomasi Sperandio, di anni 85 (30 settembre)

62. Polo Luigia, di anni 93 (3 ottobre)

63. Mumelter Marcello, di anni 77 (9 ottobre)

64. Simonaggio Mirella, di anni 73 (8 novembre)

65. Primo Stella, di anni 67 (12 novembre)

66. Collet Antonietta, di anni 79 (15 novembre)

67. Agnoletto Marcella, di anni 85 (22 novembre)

Sposi nel Signore

Tornati alla Casa del Padre

8 dicembre

44. Men Chiara, di Fabio e Spina Alessandra

45. De Polo Evan Carlo, di Igor e Biondo Claudia

46. Masutti Andrea, di Luciano e Giribuola Sabina

47. De Vicenti Alberto, di Fabio e Tonin Claudia

48. Dalla Betta Vittoria, di Massimo e Casagrande Elena

49. Ferrari Nikita, di Donatello e Lanaro Enrica

già battezzato con il Rito Ortodosso

è stato ora accolto nella Chiesa Cattolica.

Fidanzati in camminoverso il matrimonio

(con gli animatori)

Auguri alle 14 coppie di fidanzati che hanno partecipato alcorso dal 16 ottobre al 7 dicembre.

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Page 28: La Nostra Pieve n°16 - Dicembre 2008

Dicembre 2008

Un grazie riconoscente a tutte le persone

che generosamente contribuiscono a sostenere le spese del bollettino.

Grazie anche alle seguenti Ditte per le loro offerte.

Date da ricordareBattesimiDomenica 1 febbraio, ore 10.30Rito di accoglienza,

domenica 25 gennaio, ore 15.00

Lunedì di Pasqua 13 aprile, ore 10.30Rito di accoglienza, domenica 12 aprile, ore 16.00

Domenica 24 maggio, ore 10.30Rito di accoglienza, domenica 17 maggio, ore 16.00

Prima ConfessioneDomenica 29 marzo, ore 15.00Presentazione, domenica 1 marzo

Prima ComunioneDomenica 3 maggio, ore 10.30,Presentazione, domenica 15 marzo

CresimaSabato 18 aprile, ore 18.00

Novena di NataleDal 16 al 23 dicembre, ore 18.00

Concerto di NataleDomenica 21 dicembre, ore 15.30

Solennità dell’Epifaniabenedizione dei bambinie premiazione dei presepi, ore 14.30

S O C I E T À C A T T O L I C A D I A S S I C U R A Z I O N ES O C I E T À C A T T O L I C A D I A S S I C U R A Z I O N E

DAL 1896DAL 1896

FILIALE DI PIEVE DI SOLIGO - Tel. 0438 980182

AGENZIA DI PIEVE DI SOLIGO - Tel. 0438 83209Battistella S.p.A. Industria Mobili

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In Redazione:don Giuseppe Nadal

M. Teresa CampagnoliAntonia Ricoldo

Giuseppe Gagliano per le fotografiee con la collaborazione di Rita Tonel

Editore: don GIUSEPPE NADALDirettore responsabile: Federico Citron

Iscritto al Registro di Stampa del Tribunale di Treviso n. 1170 del 5/08/2002Stampa: GRAFICHE V. BERNARDI s.r.l. - Pieve di Soligo (Tv)

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