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Suolo e sottosuolo Allegato I: relazione geologica idromorfologica e ambientale (Variante PRG gennaio 2000) relativa all'area ovest del territorio comunale comprendente le frazioni di Marzaglia nuova, Cittanova, Cittanova 2000 e Cognento QUADRO CONOSCITIVO COMUNE DI MODENA

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Suolo e sottosuolo

Allegato I: relazione geologica idromorfologica e ambientale(Variante PRG gennaio 2000) relativa all'area ovestdel territorio comunale comprendente le frazioni di

Marzaglia nuova, Cittanova, Cittanova 2000 e Cognento

QUADRO CONOSCITIVO

COMUNE DI MODENA

Quadro Conoscitivo Sistema ambientale e naturale: Suolo e sottosuolo Allegato I

Comune di Modena SETTORE RISORSE E TUTELA AMBIENTALE

Unità Specialistica Risorse e Territorio

Variante al PRG del 2000

Relazione geologica, idromorfologica e ambientale

relativa all’area ovest del territorio comunale comprendente le frazioni di Marzaglia nuova,

Cittanova, Cittanova 2000 e Cognento

Gruppo di lavoro: Dott. A. Annovi, Dott. L. Marino, Ing. S. Prospero

Gennaio 2000

Quadro Conoscitivo Sistema ambientale e naturale: Suolo e sottosuolo Allegato I

Indice INDICE Geologia pag. 1 Geomorfologia pag. 5

Morfologia pag. 6

Litologia di superficie pag. 7

Sottosuolo e geotecnica pag. 8

Idromorfologia pag. 15

Precipitazioni pag. 16

Esondabilità pag. 21

Idrogeologia pag. 24

Risorse idriche pag. 25 Vulnerabilità degli acquiferi pag. 27

Previsioni insediative pag. 28 Vincoli di tutela ambientale pag. 30 Conclusioni pag. 31

Quadro Conoscitivo Sistema ambientale e naturale: Suolo e sottosuolo Allegato I

Geologia 1 GEOLOGIA Questa parte costituisce l’inquadramento geologico, geomorfologico ed

idrogeologico alla porzione modenese della pianura emiliano-romagnola e del

margine appenninico padano.

Come tale non è di diretta utilizzazione per la variante al PRG, ma fornisce

informazioni generali per conoscere il contesto geologico ed idrogeologico a cui

riferire le informazioni di dettaglio delle parti successive.

Il sottosuolo della pianura modenese è formato da depositi continentali di età

Plio-quaternaria che costituiscono il riempimento del bacino padano legato

all’orogenesi dell’Appennino settentrionale.

La successione Plio-quaternaria ha carattere regressivo con alla base peliti e

sabbie seguite da un corpo sedimentario fluvio-deltizio progradante, ricoperto al

tetto da depositi continentali.

Il riempimento del bacino marino, fino alle condizioni di continentalità, avviene

attraverso eventi tettonico-sedimentari separati nel tempo da periodi di forte

subsidenza bacinale.

Questo andamento ad impulsi successivi è testimoniato da numerose superfici

di discontinuità stratigrafica che “marcano” le diverse fasi ed affiorano sul

margine appenninico. La ricostruzione del loro andamento nel sottosuolo

permette di definire il quadro stratigrafico secondo i criteri della stratigrafia

sequenziale.

Si possono distinguere tre sequenze deposizionali (cicli sedimentari o

deposizionali) composti a loro volta da sequenze o cicli base (Unità

stratigrafiche) comprendenti un episodio sedimentario, solitamente ripetitivo,

che determina il sistema deposizionale:

1. Sequenza deposizionale inferiore (Supersintema del Pliocene medio-

superiore, Di Dio, 1998; P1 e P2, Ricci Lucchi e al., 1982);

2. Sequenza deposizionale intermedia (Supersintema del Quaternario marino,

Di Dio,1998; Qm, Ricci Lucchi e al., 1982);

Quadro Conoscitivo Sistema ambientale e naturale: Suolo e sottosuolo Allegato I

Geologia 2 3. Sequenza deposizionale superiore (Supersintema Emiliano-Romagnolo, Di

Dio, 1998; Qc, Ricci Lucchi e al., 1982).

La sequenza deposizionale inferiore è limitata verso il basso da una

discontinuità che la separa dalla sottostante sequenza miocenica sommitale

(M, Ricci Lucchi e al., 1982) attraverso depositi clastici ipoalini e continentali di

mare interno (Formazione clastica continentale, Iaccarino e Papani, 1982).

Nel modenese è rappresentata in affioramento dall’Unità di Gorzano e dalle

Argille del Rio del Petrolio (Gasperi, 1987) e nel sottosuolo dalla Formazione di

Porto Corsini (Dondi, Mostardini e Rizzini, 1982).

Il contatto è trasgressivo, marcato da una fase erosiva e probabilmente si

mantiene con queste caratteristiche su tutta l’area deposizionale. L’età è

attribuibile al Miocene superiore-Pliocene inferiore.

Sequenza deposizionale inferiore

E’ delimitata da due discontinuità che la separano inferiormente, attraverso una

superficie di erosione e/o non deposizione, con la sequenza miocenico-

pliocenico inferiore, e superiormente, attraverso una superficie di discontinuità

conforme, con la sequenza deposizionale intermedia.

Costituisce la risposta sedimentaria ad una fase di quiscenza tettonica durante

la quale prevale subsidenza bacinale con depositi ciclici di facies prevalente-

mente fini, successiva all’evento tettonico di sollevamento regionale della fase

precedente.

All’interno del ciclo avvengono fasi di sollevamento che non alterano però

sostanzialmente il carattere generale di subsidenza bacinale, mantenendosi nel

complesso con caratteristiche di blanda regressione.

La sedimentazione, prevalentemente argilloso-siltosa avviene in ambiente

neritico infralitorale di piattaforma, è rapida ma viene compensata da un’elevata

subsidenza.

Quadro Conoscitivo Sistema ambientale e naturale: Suolo e sottosuolo Allegato I

Geologia 3 Avviene probabilmente a spese di un sistema fluvio-deltizio o marino marginale

progradante verso mare che determina l’instaurarsi delle condizioni per la

deposizione della sequenza deposizionale intermedia.

Sequenza deposizionale intermedia

E’ delimitata sia superiormente che inferiormente da superfici di discontinuità

conformi. E’ legata ad un evento tettonico di sollevamento che determina

un’importante regressione regionale e la conseguente sedimentazione di un

prisma sedimentario fluvio-deltizio progradante.

La sedimentazione, prevalentemente argillosa di fronte deltizio o costiera,

costituisce nell’insieme una sequenza regressiva con passaggio da condizioni

marine di piattaforma a depositi continentali (Milazziano e Calabriano della

Carta geologica d’Italia; Sabbie di Castelvetro, Gasperi, 1987; Sabbie gialle di

Imola, Ricci Lucchi e al., 1982).

Sequenza deposizionale superiore

In seguito ad una nuova fase di subsidenza bacinale e quiescenza tettonica

avviene la deposizione di una sequenza costituita da depositi di piana

alluvionale e conoide distale di alimentazione appenninica.

L’alternanza delle facies fini e grossolane è dovuta ad oscillazioni cicliche

climatiche ed eustatiche che portano progressivamente alla massima

espansione dell’area deposizionale (Diluvium p.p., Alluvium, Terrazzi ed

Alluvioni della Carta geologica d’Italia; Formazione fluvio-lacustre, Cremaschi,

1982; Sintema Emiliano-Romagnolo, Di Dio, 1998; Unità di Cà di Sola, Pianura

alluvionale, Unità dei corsi d’acqua principali, Unità dei corsi d’acqua minori,

Gasperi, 1997).

La sequenza deposizionale viene interrotta da limitati sollevamenti tettonici con

spostamento verso la pianura delle cerniere strutturali che causano la fine della

trasgressione e l’inizio del terrazzamento alluvionale.

Quadro Conoscitivo Sistema ambientale e naturale: Suolo e sottosuolo Allegato I

Geologia 4

1 3 A B C D EPleistocenesuperioreOlocene

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1 Ricci Lucchi e al., 19822 Gasperi, 19873 Carta geologica d'Italia4 Di Dio, 1997

A Pozzo Agip Nonantola 1B Pozzo Agip Maranello 1C Pozzo Agip Modena 1D Pozzo Agip Modena 3E Pozzo Agip Albareto 1

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Discontinuità principale Discontinuità minori

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superiore

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Quadro Conoscitivo Sistema ambientale e naturale: Suolo e sottosuolo Allegato I

Geomorfologia 5 GEOMORFOLOGIA La geomorfologia descrive le forme del territorio in relazione ai processi

geologici che vi avvengono.

Nelle zone con quote inferiori a 50 mslm l’osservazione diretta delle forme è

praticamente impossibile, mentre variazioni altimetriche anche lievi, ad esempio

dovute a subsidenza differenziata, possono determinare marcate variazioni, in

particolare della rete idrografica.

Fra questi sono determinanti:

• le sequenze sedimentarie Plio-pleistoceniche colmanti il bacino marino

padano attraverso eventi tettonico-sedimentari e subsidenza bacinale;

• i successivi depositi continentali, di deposizione fluviale, controllati dalle aree

sorgenti, dalla subsidenza post-bacinale e dalle variazioni climatiche;

• la neotettonica, che può determinare la rottura degli equilibri raggiunti ed il

rinnovarsi dei cicli di erosione/deposito.

Il colmamento del bacino marino padano e la successiva fase di deposizione

continentale è avvenuto con spessori molto diversi da zona a zona. Si passa da

poche centinaia di metri in corrispondenza del margine appenninico fino a 4 km

in corrispondenza di Modena e 8 km solo poco più a nord. Gli ultimi depositi

continentali ed il successivo modellamento sono quelli che costituiscono il

primo sottosuolo ed hanno determinato la morfologia attuale.

Nella zona considerata sono presenti in superficie depositi alluvionali limosi e

limoso-sabbiosi di probabile età Neolitico-Romana, mentre nel primo

sottosuolo, conosciuto fino ad una profondità di 130 m attraverso le

litostratigrafie di pozzi per acqua, sono presenti successioni ritmiche di ghiaie,

sabbie e peliti.

Si tratta di depositi fluviali legati all’attività di apparati fluviali che da un

paleomargine collinare si sviluppavano nell’alta pianura dove all’attività erosiva

si sostituiva quella di sedimentazione.

Le forme morfologiche generate attraverso questi processi sono strettamente

legate alla dinamica fluviale e si sono manifestate attraverso fasi intense

intervallate da lunghi periodi di quiescenza. Pur essendo breve l’intervallo

Quadro Conoscitivo Sistema ambientale e naturale: Suolo e sottosuolo Allegato I

Geomorfologia 6 temporale che ha determinato questo modellamento (dal Neolitico all’Attuale) è

probabile che variazioni climatiche e la subsidenza abbiano giocato un ruolo

determinante nel governare la dinamica dei paleoapparati fluviali, i cui risultati

finali sono, oltre alle sequenze sedimentarie presenti, le forme osservabili.

Pur essendo in una zona di pianura queste sono chiaramente percettibili e

rendono il territorio altimetricamente molto vario.

Queste forme sono principalmente dossi ed orli di scarpata, inequivocabilmente

di origine fluviale, anche se non è possibile ricostruire la paleoidrografia che le

ha generate.

Le forme, rappresentate nella carta sono ben conservate nonostante che le

coltivazioni e l’intervento antropico in generale tendano a cancellarle.

Quest’ultimo rimane attualmente il fattore geomorfologico dominante essendo

praticamente inesistenti, per l’azione stessa dell’uomo, i fattori legati alle acque

correnti superficiali e di pedogenesi del suolo.

Morfologia

L’area considerata è compresa fra le quote di 63 mslm a Sud e 37 mslm a nord,

con pendenza media dello 0.35%.

L’andamento clivometrico, se si escludono le modificazioni artificiali, è regolare

nella parte sud del territorio esaminato, con pendenza costante e incisioni

dovute alla rete scolante poco marcate.

Nella parte più settentrionale questo andamento regolare viene interrotto da

una serie di alti morfologici sviluppati in direzione sud-nord che

compartimentano la restante porzione di territorio a sud della ferrovia Mi-Bo,

rendendolo morfologicamente più inciso anche se complessivamente la

pendenza diminuisce.

A nord della Via Emilia l’andamento morfologico diventa molto più irregolare:

scompaiono andamenti preferenziali, le zone rilevate non hanno continuità e gli

assi di drenaggio sono irregolari.

Quadro Conoscitivo Sistema ambientale e naturale: Suolo e sottosuolo Allegato I

Geomorfologia 7 Questo andamento complessivo è in relazione con la paleoidrografia, che ha

determinato la presenza di dossi con andamento sud-nord, la litologia di

superficie responsabile dell’azione delle acque correnti e quindi dell’erosione e

dello spostamento verso nord del Fiume Secchia responsabile della mancata

differenziazione morfologica delle aree abbandonate dopo lo spostamento.

Litologia di superficie

Anche la litologia di superficie è strettamente connessa alla paleoidrografia.

Nella zona compresa fra l’alveo attuale del Fiume Secchia ed il paleoalveo

passante per Cittanova affiorano ghiaie e sabbie stratificate o massive

costituenti depositi di fondo e terrazzati degli alvei fluviali. L’andamento è

lenticolare e sono spesso riconoscibili canali fluviali intersecantisi.

Nella parte est dell’area considerata affiorano limi e argille di prevalente

accrescimento verticale.

L’alveo fluviale attuale è a prevalente fondo ghiaioso, sostituito da sabbie a

valle della cassa d’espansione e da peliti a nord dell’autostrada.

Quadro Conoscitivo Sistema ambientale e naturale: Suolo e sottosuolo Allegato I

Sottosuolo e geotecnica 8 SOTTOSUOLO E GEOTECNICA

Al di sotto del primo livello di depositi le cui caratteristiche sono quelle riportate

nella tavola della litologia di superficie sono presenti successioni limoso-argil-

lose oppure sabbioso-limose poggianti sul primo livello ghiaioso la cui

profondità è rappresentata nella Tav. 2 attraverso le curve isobate del tetto

delle ghiaie.

Questo primo livello ghiaioso, pur se di spessore variabile, può essere

considerato, per quanto riguarda i carichi trasmessi dalle strutture usualmente

realizzate, come un bedrock ; le caratteristiche geotecniche da prendere in

considerazione per quanto riguarda l’interazione terreno-strutture sono quindi

quelle dell’intervallo compreso fra il piano campagna ed il primo livello ghiaioso.

Queste sono conosciute nelle loro linee generali grazie all'elaborazione di oltre

1.500 prove penetrometriche statiche, generalmente spinte fino a 15 m di

profondità, e 50 sondaggi geognostici, discretizzati suddividendo il sottosuolo in

tre intervalli di profondità:

- da 0 a 5 m dal p.c.

- da 5 a 10 m dal p.c.

- da 10 a 15 m dal p.c.

Per ogni prova penetrometrica il carico di rottura del terreno è stato assunto

come media aritmetica dei valori di resistenza penetrometrica alla punta

misurato ogni 20 cm di avanzamento della stessa per i tre intervalli di

profondità.

I dati riferiti all’intervallo da 0 a 5 m dal p.c., profondità normalmente raggiunta

dalle fondazioni, sono stati raggruppati per mettere in evidenza le

caratteristiche portanti secondo le seguenti quattro classi:

PESSIMA (P): Rp< 6 Kg/cmq ( portanza indicativa < 0.6 Kg/cmq);

SCADENTE (S): Rp compreso fra 6 e 10 Kg/cmq (portanza indicativa

compresa fra 0.6 e 1.0 Kg/cmq);

Quadro Conoscitivo Sistema ambientale e naturale: Suolo e sottosuolo Allegato I

Sottosuolo e geotecnica 9 DISCRETA (D): Rp compreso fra 10 e 14 Kg/cmq (portanza indicativa

compresa tra 1.0 e 1.4 Kg/cmq);

BUONA (B): Rp > 14 Kg/cmq (portanza indicativa maggiore di 1.4 Kg/cmq).

Negli intervalli successivi, da 5 a 10 m e da 10 a 15 m dal p.c., le caratteristiche

di resistenza alla punta e portanza generalmente aumentano con la profondità;

nel caso in cui diminuiscano in almeno uno degli intervalli sottostanti al primo

l’area è stata classificata come "zona di variazione" (V) introducendo una quinta

classe definita:

VARIABILE (V): zona con diminuzione dei valori di Rp in almeno uno degli

intervalli sottostanti a quello superficiale (0-5 m).

Questi dati hanno permesso di suddividere il territorio in quattro zone a diversa

capacità portante rappresentate nella Tav. 2:

• quella con “Buona” capacità portante (B), con valori di Rp >14 Kg/cmq;

• quella con “Discreta” capacità portante (D), con valori di Rp compresi tra 10 e

14 Kg/cmq;

• quella con “Scadente” capacità portante (S), con valori di Rp compresi tra 6 e

10 Kg/cmq;

• quella con “Pessima” capacità portante (P) con valori di Rp <6 kg/cmq, quindi

con modeste caratteristiche di resistenza e forte compressibilità.

Generalmente si assiste ad un aumento progressivo della capacità portante

negli intervalli di profondità posti al di sotto di quello più superficiale (0-5 m);

quando questo non avviene possiamo avere le zone con capacità portante

Buona-Variabile (BV), Discreta-Variabile (DV), Scadente-Variabile (SV).

Nell’area studiata le ghiaie si ritrovano alla profondità di non oltre 3 m dal p.c. in

tutta l’area compresa fra il Fiume Secchia ed il Fosso del Colombarone,

determinandone l’attribuzione alla classe geotecnica Buona: alla stessa classe

appartiene la restante parte del territorio a sud della frazione di Cognento per

caratteristiche intrinseche dei terreni soprastanti il tetto del primo livello

ghiaioso che qui si abbassa progressivamente fino a 15 m dal p.c.

Quadro Conoscitivo Sistema ambientale e naturale: Suolo e sottosuolo Allegato I

Sottosuolo e geotecnica 10 Anche la fascia compresa fra Cittanova, Marzaglia ed il Fiume Secchia è

classificata “Buona” per la prevalenza di terreni coerenti, anche se fini.

La restante parte del territorio esaminato è costituita da terreni fini incoerenti

con spessori variabili da 15 a 26 m, profondità delle isobate del tetto delle

ghiaie, che determinano forti compressibilità e quindi portanza che passa

progressivamente da discreta a scadente procedendo da sud verso nord, con il

secondo o terzo intervallo da piano campagna con caratteristiche geotecniche

complessivamente peggiori del primo.

Sismicità

Nel territorio del Comune di Modena non sono riconosciute strutture

sismogenetiche; tuttavia in passato sono stati risentiti gli effetti di numerosi

terremoti dovuti ad una sismicità naturale localizzata in tre fasce principali:

• quella della Garfagnana-Lunigiana;

• quella della fascia pedappenninica;

• quella della pianura padana.

La prima determina una sismicità riconducibile a sorgenti attivate da meccani-

smi focali distensivi (faglie dirette e trascorrenti distensive) con massimi storici

che hanno raggiunto intensità del IX-X° MCS (Magnitudo 6-6.3). In particolare il

terremoto del 1921, con intensità epicentrale del IX-X° MCS ha determinato, in

base alla ricostruzione macrosismica, intensità del V° MCS a Modena.

La seconda è causa di una sensibile attività come documentato dagli eventi

storici del bolognese e del parmense (ultimo dei quali del 1983) risentiti nel

modenese. Questi eventi sono riconducibili a sorgenti superficiali attivate da

meccanismi focali per compressione (faglie inverse e trascorrenti compressive)

se si escludono eventi la cui origine è ancora incerta. Fra questi figura il

terremoto di Castelvetro del 1501 che avrebbe prodotto, in base alla

ricostruzione macrosismica, effetti del VII° MCS. Se confermato la fascia

pedappenninica sarebbe quella potenzialmente più pericolosa per il territorio

modenese.

Quadro Conoscitivo Sistema ambientale e naturale: Suolo e sottosuolo Allegato I

Sottosuolo e geotecnica 11 La fascia del fronte appenninico sepolto determina una sismicità rappresentata

da terremoti a intensità medio-bassa che per la loro frequenza sono però quelli

che più di altri determinano effetti sul territorio comunale.

La loro manifestazione in tempi recenti (1987, 1996) ha permesso di

raccogliere dati strumentali e fare ricostruzioni sismotettoniche utili per

orientare la progettazione urbanistica ed edile.

Gli eventi dell’ottobre 1996

Nell’autunno 1996 si sono manifestati oltre 186 eventi dei quali il più intenso è

stato alle 11:56 del giorno 15 (M = 4.8) con epicentro macrosismico fra Bagnolo

in Piano e Correggio.

L’area corrispondente agli effetti più severi (VI-VII° MCS) è stata quella

delimitabile approssimativamente da un’ellisse con asse maggiore di circa 20

km in direzione E-W e asse minore di circa 7 km.

A Modena si sono risentiti effetti del V-VI° MCS.

L’evento è avvenuto nella zona antistante il fronte appenninico dove è presente

un thrust sepolto 3-4000 m al di sotto delle successioni plio-quaternarie.

Le registrazioni accelerometriche mostrano un subevento a 1-2 secondi da

quello principale, più superficiale di 4-5 km; è verosimile l’ipotesi di un primo

evento nel basamento ( a profondità di 15-20 km) che ha concorso a

mobilizzare le strutture di thrust esistenti più in superficie determinando un

secondo evento più superficiale (Servizio Sismico Nazionale, 1997).

Anche se i caratteri dell’attività sismica determinano intensità moderate

(ipocentrale massima del VII° MCS con magnitudo compresa fra 4 e 5) le

elevate profondità ipocentrali e le coperture superficiali, in genere medio-soffici

agli effetti prodotti, mostrano come il moto del suolo possa avere un potenziale

di danneggiamento anche in zone lontane dalle rotture tettoniche e come sia

opportuno tenere in considerazione le azioni sismiche nel progetto delle nuove

costruzioni e di adeguamento delle esistenti, pur non essendo Modena fra i

Comuni classificati come sismici.

Quadro Conoscitivo Sistema ambientale e naturale: Suolo e sottosuolo Allegato I

Sottosuolo e geotecnica 12 Dati da registrazioni accelerometriche

Con riferimento alla stazione di Novellara, a circa 6 km dall’epicentro, si nota un

primo ciclo di accelerazioni della durata di circa 6 sec, seguito da un secondo

dopo 1.4 sec, mentre i massimi valori si registrano più tardi, con frequenze

intorno a 1.6-2.5 Hz. Si ha cioè un primo ciclo di accelerazione di più lungo

periodo, durante il quale si raggiunge la velocità massima (9.7 cm/s), seguito

da un ciclo a più alta frequenza che determina le massime accelerazioni.

Quadro Conoscitivo Sistema ambientale e naturale: Suolo e sottosuolo Allegato I

Sottosuolo e geotecnica 13

Le registrazioni accelerometriche della stazione di Mirandola mostrano, a scopo

puramente indicativo, l’attenuazione in un sito distante 27 km dall’epicentro.

Quadro Conoscitivo Sistema ambientale e naturale: Suolo e sottosuolo Allegato I

Sottosuolo e geotecnica 14

Quadro Conoscitivo Sistema ambientale e naturale: Suolo e sottosuolo Allegato I

Idromorfologia 15 IDROMORFOLOGIA L’elemento idrografico dominante nell’area presa in esame é costituito dal

Fiume Secchia ed in particolare dal suo tracciato planimetrico.

Sviluppato in direzione SN nella parte ovest devia bruscamente all’altezza di

Rubiera assumendo direzione EW per poi ripetere la stessa sequenza di

variazione (SN ed EW) ed assumere nuovamente un andamento con direzione

SN costante fino alla foce.

Ai vari tratti della sequenza, da imputare ad un controllo tettonico,

corrispondono diverse caratteristiche d’alveo:

• il tratto da Sassuolo a Rubiera si presenta inciso in una depressione più

bassa di circa 4-5 m dal livello della pianura circostante, all’interno della

quale scorre in un alveo di magra ad andamento sinuoso. E’ in fase di

approfondimento e in alcuni tratti ha inciso il substrato argilloso presente al di

sotto delle alluvioni attuali, mentre in quelli più sinuosi provoca erosioni sulle

sponde concave.

• il tratto da Rubiera al manufatto della cassa d’espansione risente dell’effetto

del manufatto stesso, mentre fino alla confluenza del Canalazzo di Freto

l’alveo fluviale coincide con un unico canale di magra che tende ad

assumere un andamento rettilineo per la mancanza della deposizione di

ghiaie, fattore determinante per la sinuosità del canale di magra.

• il tratto successivo, con direzione SN, fino alla barriera autostradale di

Campogalliano, è costituito da un unico canale incassato ad andamento

sinuoso, arginato in destra idraulica.

• l’ultimo tratto considerato è costituito da un alveo arginato e pensile con

larghe golene in cui descrive meandri con ampi raggi di curvatura.

Queste brusche variazioni di percorso fanno si che il reticolo idrografico

secondario, costituito da corsi d’acqua paralleli ad andamento SN condizionati

dal gradiente idraulico, vengano intercettati dal Fiume Secchia prima di potersi

unire, e quindi senza la possibilità di costituire un reticolo idrografico

gerarchicamente organizzato.

Quadro C

onoscitivo S

istema am

bientale e naturale: Suolo e sottosuolo

Allegato I

SCHEMA FUNZIONALE DEL RETICOLO IDROGRAFICO

FIUME SECCHIA

Canalazzo di Cittanova Cavo Diversivo Cavo Carnobbio Fossa Cassana

Canale di Marzaglia

Fosso S. Liberata

Canale di Freto

Fossa dei Gazzuoli

Fossa del Colombarone

Scolo Dugaro Scolo Carasseto

Fosso degli Orsi

Fosso StradellaCondotto Senada

Rio Ghiarola

Canale di Marzaglia

Rio S. Geminiano

Canale D'Avia

Rio Bergamozzo

Fossa Grillenzona

Rio Marzano

Rio delle Quaglie

Rio Parmeggiani(fognatura)

Fossa Bissara

Rio Pelliccari

Quadro Conoscitivo Sistema ambientale e naturale: Suolo e sottosuolo Allegato I

Idromorfologia 16 Questo andamento é stato notevolmente modificato dall’intervento diretto

dell’uomo che, per evitare l’impaludamento, ha alterato l’originario drenaggio

deviando molti corsi d’acqua minori ed inviandoli nel Fiume Secchia attraverso

due immissari principali: il Canalazzo di Cittanova ed il Canalazzo di Freto.

Gli originari sottobacini idrografici, sviluppati anch’essi in direzione SN sono

quindi venuti a far parte di due bacini più ampi della superficie rispettivamente

di 30.5 km2 (Canalazzo di Cittanova) e di 13 km2 (Canalazzo di Freto).

Le residue porzioni di territorio prospicenti il Fiume Secchia vi scolano

direttamente; sono inoltre presenti due bacini minori: il Cavo Carrobbio (1,61

km2 ) ed il Fosso Cassana (1,9 km2).

I bacini ad Est di quello del Canalazzo di Freto scolano direttamente nel Canale

Naviglio e quindi nel Fiume Panaro.

Precipitazioni

L’anno 1999 è risultato, insieme al 1998 e al 1997, il più caldo di tutta la serie

storica; per quanto riguarda le precipitazioni è stato particolarmente piovoso,

mentre il 1997 è risultato tra i più siccitosi dell’ultimo trentennio.

Questo andamento sembra in accordo con la letteratura scientifica riguardante

il global worming e rende problematico l’uso di serie storiche di dati.

Nel lungo periodo (1830-1997) le precipitazioni sono diminuite di 0.89 mm/anno

(Boccolari et alii, 1998).

Si riportano nella tabella seguente alcuni dati significativi e nelle pagine

successive dati relativi alle precipitazioni totali ed intense.

La massima precipitazione di notevole intensità e breve durata del periodo

1951-1986 si é verificata il 26 luglio 1955 con 51 mm caduti in 45 minuti (non

sono noti i dati del periodo 1887-1999, ad esclusione del valore di 47.8 mm

caduti in 45 minuti il 17 agosto 1998); il massimo giornaliero del periodo 1830-

1998 è stato di 165.4 mm il 5 ottobre 1990.

Quadro Conoscitivo Sistema ambientale e naturale: Suolo e sottosuolo Allegato I

Idromorfologia 17 Questi dati possono essere considerati come valori da introdurre nei calcoli

idraulici della rete idrografica minore, mentre per il Fiume Secchia bisogna far

riferimento a dati riferiti a tutto il bacino, sensibilmente diversi, e a tempi di

ritorno più cautelativi.

PRECIPITAZIONI IDRICHE

(mm) PRECIPITAZIONI

NEVOSE (cm)

1999

870

46

1998

521

4.3

1997

427.2

23.5

Valore normale su tutta la

serie storica (dal 1830)

661.3

38.1

Valore normale climatico

(30 anni)

594.8

27.0

Ultimi 30 anni: anno meno

piovoso e anno meno nevoso

354.6 (1983)

0.1 (1989)

Ultimi 30 anni: anno più

piovoso e anno più nevoso

911.1 (1972)

66.5 (1985)

Fonte: Osservatorio geofisico dell’Università di Modena e Reggio Emilia

Quadro C

onoscitivo S

istema am

bientale e naturale: Suolo e sottosuolo

Allegato I

Idrom

orfologia 18

PERIODO

anno mm

gior

ni p

iovo

si

mm

gior

ni p

iovo

si

mm

gior

ni p

iovo

si

mm

gior

ni p

iovo

si

mm

gior

ni p

iovo

si

mm

gior

ni p

iovo

si

mm

gior

ni p

iovo

si

mm

gior

ni p

iovo

si

mm

gior

ni p

iovo

si

mm

gior

ni p

iovo

si

mm

gior

ni p

iovo

si

mm

gior

ni p

iovo

si

mm

gior

ni p

iovo

si

1988 17,6 11 23,0 7 23,8 5 60,4 10 38,0 12 122,0 11 1,0 1 42,8 5 9,4 2 54,8 6 28,2 1 30,8 7 451,8 781989 2,4 7 11,4 6 28,4 8 73,8 19 86,2 7 70,2 9 127,5 9 111,7 7 166,2 11 9,2 6 21,5 9 0,1 1 708,6 991990 8,2 4 15,7 2 103,9 4 93,8 18 48,0 8 43,3 9 55,2 6 18,9 4 35,4 9 312,9 23 47,9 10 22,7 11 805,9 1081991 33,4 6 37,5 9 30,2 11 133,0 13 108,6 12 42,5 7 46,3 3 1,0 2 65,5 7 184,4 14 124,4 18 11,2 6 818,0 1081992 37,5 13 19,3 9 11,2 5 74,2 10 24,7 7 46,6 15 49,6 9 45,1 5 46,9 6 203,2 18 25,2 5 137,1 16 720,6 1181993 1,7 11 1,9 5 83,2 8 64,7 16 30,8 7 13,3 6 41,1 4 69,9 7 56,8 9 102,6 17 72,8 17 53,3 10 592,1 1171994 41,3 13 24,8 9 0,4 2 127,2 17 54,2 11 103,1 7 62,0 6 24,2 4 151,4 13 57,5 10 54,7 9 18,5 7 719,3 1081995 5,8 4 68,5 10 29,1 7 24,1 9 110,9 13 153,2 14 31,2 6 97,4 15 52,2 7 25,3 4 24,1 7 90,2 16 712,0 1121996 38,2 13 79,9 10 23,4 8 85,9 15 85,1 13 55,2 4 2,7 5 88,5 7 74,7 13 155,7 11 44,7 15 95,4 13 829,4 1271997 80,1 9 5,2 4 14,4 3 39,8 7 29,9 9 83,0 11 31,4 7 8,6 3 10,7 2 17,2 6 73,7 15 33,2 10 427,2 861998 12,9 8 16,7 3 17,1 3 29,0 13 63,4 11 55,1 9 46,9 4 48,8 4 102,3 12 66,3 11 20,3 8 42,2 5 521,0 91min 1,7 4 1,9 2 0,4 2 24,1 7 24,7 7 13,3 4 1,0 1 1,0 2 9,4 2 9,2 4 20,3 1 0,1 1 427,2 78

media 25,4 9,0 27,6 6,7 33,2 5,8 73,3 13,4 61,8 10,0 71,6 9,3 45,0 5,5 50,6 5,7 70,1 8,3 108,1 11,5 48,9 10,4 48,6 9,3 664,2 104,7max 80,1 13 79,9 10 103,9 11 133,0 19 110,9 13 153,2 15 127,5 9 111,7 15 166,2 13 312,9 23 124,4 18 137,1 16 829,4 175

Precipitazioni medie mensili registrate dalla stazione dell'Osservatorio geofisico di Modena nel periodo 1988-1998

DicembreSettembre Ottobre Novembre AnnoMaggio Giugno Luglio AgostoGennaio Febbraio Marzo Aprile

Quadro Conoscitivo Sistema ambientale e naturale: Suolo e sottosuolo Allegato I

Idromorfologia 19

ANNO1 2 3 4 5

mm mm mm mm mm1951 50,1 75,1 91,1 92,6 92,61952 122,0 122,4 122,4 122,4 122,41953 65,1 81,2 84,4 88,1 92,21954 83,3 83,3 83,3 85,6 85,61955 59,5 63,4 69,2 76,9 76,91956 60,5 62,0 64,8 70,1 70,31957 34,7 57,7 71,2 94,2 94,81958 92,4 114,4 117,4 128,0 131,01959 76,0 80,8 83,4 84,8 92,21960 53,4 81,2 91,0 95,2 105,0min 34,7 57,7 64,8 70,1 70,3

media 69,7 82,2 87,8 93,8 96,3max 122,0 122,4 122,4 128,0 131,01961 53,4 69,8 75,0 78,0 86,21962 68,8 84,2 94,2 109,6 114,81963 45,8 58,2 58,2 63,2 75,61964 55,4 70,4 92,2 109,4 114,21965 32,8 52,6 53,6 65,4 68,21966 80,0 99,0 104,6 105,2 105,21967 56,8 61,0 61,4 81,4 81,61968 38,6 69,0 77,4 86,8 88,01969 47,4 47,6 47,6 47,8 50,81970 32,8 32,8 54,0 56,4 65,2min 32,8 32,8 47,6 47,8 50,8

media 51,2 64,5 71,8 80,3 85,0max 80,0 99,0 104,6 109,6 114,81971 32,0 39,0 44,2 60,2 69,81972 55,0 87,0 87,4 87,4 93,01973 98,8 98,8 101,6 101,6 101,61974 28,2 41,2 59,8 75,4 76,21975 51,8 76,4 101,4 102,6 103,21976 59,0 66,4 71,8 88,4 97,61977 85,0 85,0 86,0 86,2 86,21978 85,0 85,0 86,0 86,2 86,21979 - - - - -1980 52,0 65,4 67,4 67,8 68,0min 28,2 39,0 44,2 60,2 68,0

media 60,8 71,6 78,4 84,0 86,9max 98,8 98,8 101,6 102,6 103,21981 53,8 63,0 67,0 67,0 67,01982 42,8 42,8 59,0 72,0 82,01983 33,4 50,6 50,6 50,6 50,81984 47,6 64,8 79,4 103,0 103,81985 49,0 50,8 54,2 62,0 62,01986 37,6 53,0 63,0 63,0 63,01987 57,8 - - - -1988 51,4 - - - -1989 64,8 - - - -1990 165,4 - - - -1991 50,8 - - - -1992 61,3 - - - -1993 38,7 - - - -1994 53,5 - - - -1995 44,6 - - - -1996 57,8 - - - -min 33,4 42,8 50,6 50,6 50,8

media 56,9 54,2 62,2 69,6 71,4max 165,4 64,8 79,4 103,0 103,8

min 28,2 32,8 44,2 47,8 50,8media 59,2 69,6 76,4 83,3 86,4max 165,4 122,4 122,4 128,0 131,0

NUMERO DEI GIORNI DEL PERIODO

Valori minimi, medi e massimi nel periodo 1951-1996

Massime precipitazioni per più giorni consecutivi nel periodo 1951-1996

Quadro Conoscitivo Sistema ambientale e naturale: Suolo e sottosuolo Allegato I

Idromorfologia 20

ANNO Giorno e mesePrecipitazione

(mm)in 10 minuti

Precipitazione(mm)

in 15 minuti

Precipitazione(mm)

in 20 minuti

Precipitazione(mm)

in 30 minuti

Precipitazione(mm)

in 40 minuti

Precipitazione(mm)

in 45 minuti1951 - - - - - - -1952 9 luglio - - - 24,8 - 30,81953 28 maggio - - - 13,0 - 17,51954 1 maggio - 12,0 - 16,8 - 18,81955 26 luglio - 44,0 - 48,0 - 51,01956 1 agosto / 18 giugno - - - 25,0 - 23,41957 8 aprile - - - 16,0 - 17,01958 7 giugno / 12 novembre - - - 21,4 - 26,01959 - - - - - - -1960 - - - - - - -min 0,0 12,0 0,0 13,0 0,0 17,0

media / 28,0 / 23,6 / 26,4max 0,0 44,0 0,0 48,0 0,0 51,01961 1 maggio - 13,0 - 16,4 - 17,41962 30 luglio - 20,0 - 25,0 - 31,01963 5 luglio - 16,0 - 19,0 - 21,01964 28 giu / 6 set / 26 mag 10,0 - 12,4 23,4 - -1965 11-25 agosto 10,8 13,6 - - - -1966 16 giu / 29 set / 9 ott 7,4 - 13,2 12,8 - -1967 14 ago / 31 mar / 24 mag - - 8,0 6,0 - 8,61968 29 aprile / 23 agosto - 4,8 - 8,4 - -1969 5 giugno / 6 setttembre - - - 9,6 - 19,61970 23 ago / 15 lug / 9 giu - 9,0 - 15,0 14,4 -min 7,4 4,8 8,0 6,0 14,4 8,6

media 9,4 12,7 11,2 15,1 14,4 19,5max 10,8 20,0 13,2 25,0 14,4 31,01971 5 mag / 15 ott / 27 mag - - - 7,1 17,2 12,61972 12 giugno / 5-28 luglio - 7,2 18,8 26,0 - -1973 23 agosto - - - 18,0 - -1974 29 giu / 23 ago / 13 apr 7,8 12,6 6,8 8,2 - -1975 22 luglio / 5 agosto 12,0 - 9,8 9,2 - -1976 30 ott / 12 apr / 30 giu 15,0 - 8,0 21,8 - -1977 - - - - - - -1978 - - - - - - -1979 5 ottobre - - - - 13,6 -1980 9-10 giugno - 8,4 - - - 26,8min 7,8 7,2 6,8 7,1 13,6 12,6

media 11,6 9,4 10,9 15,1 15,4 19,7max 15,0 12,6 18,8 26,0 17,2 26,81981 13 agosto / 26 luglio 4,0 - 11,0 - - -1982 27 luglio / 21 agosto - 20,0 36,8 - - -1983 29 maggio 16,4 - - - - -1984 25-13-9 ago - 20,0 13,4 - 23,2 -1985 12 novembre - - - 11,0 - -1986 19 settembre - - - 13,2 - -min 4,0 20,0 11,0 11,0 23,2 0,0

media 10,2 20,0 20,4 12,1 23,2 /max 16,4 20,0 36,8 13,2 23,2 0,0

min 4,0 4,8 6,8 6,0 13,6 8,6media 10,4 15,4 13,8 17,3 17,1 23,0max 16,4 44,0 36,8 48,0 23,2 51,0

Valori minimi, medi e massimi nel periodo 1951-1986

Precipitazioni di notevole intensità e breve durata nel periodo 1951-1986

*

**

**

Quadro Conoscitivo Sistema ambientale e naturale: Suolo e sottosuolo Allegato I

Idromorfologia 21 Esondabilità

Il reticolo idrografico minore non presenta nella zona considerata problemi di

esondabilità.

I bacini ricadono tutti in classe di criticità 1 dove la portata massima

conseguente all’evento di pioggia critica (Qp) é inferiore alla metà della portata

massima potenziale della sezione di chiusura (Qmax) oppure 2 (0.5 Qmax < Qp

< Qmax) nel caso di bacini sviluppati in aree più urbanizzate o nelle quali

affiorano sedimenti più impermeabili.

Nella classe 1 sono quindi compresi tratti fluviali con possibilità di ricevere

apporti idrici considerevoli, nella classe 2 tratti fluviali non in condizioni critiche

per i quali è necessario valutare attentamente l’invio di ulteriori apporti idrici.

Locali problemi di esondabilità possono essere legati ad insufficiente

manutenzione degli alvei o nel caso di colmi di piena concomitanti con quelli del

Fiume Secchia e con conseguenti problemi di rigurgito.

Problemi di deflusso e conseguente rischio idraulico derivano quindi

unicamente dal Fiume Secchia, sia per il rischio di esondazione diretta che di

mancato deflusso dei tributari in caso di piena.

Il Fiume Secchia é stato interessato in passato da due eventi di piena che sono

significativi per valutare il rischio idraulico della zona esaminata, quello del 1966

e quello del 1972.

In entrambi i casi si sono verificate esondazioni estese; nella carta

idromorfologica é riportata l’area allagata durante l’evento del 1972.

In seguito a questi fatti è stata realizzata negli anni 1975-76 la cassa

d’espansione in località Marzaglia. Con una capacità d’invaso originaria di 15

milioni di mc il dispositivo ha permesso la laminazione delle piene ed evitato

altre esondazioni.

Durante l’evento piovoso del 7 novembre 1999 si é raggiunta a Ponte Alto, in

corrispondenza della confluenza del Canalazzo di Freto l’altezza idrometrica di

9.08 m, contro 9.74 m registrati il 15 ottobre 1972 e 9.76 m registrati il 4 e 5

ottobre 1966. E’ evidente da questo confronto l’effetto di laminazione operato

Quadro Conoscitivo Sistema ambientale e naturale: Suolo e sottosuolo Allegato I

Idromorfologia 22 dalla cassa d’espansione: nel novembre 1999 l’acqua ha interessato solo zone

di perialveo poste a quote basse in quanto interessate in passato da attività

estrattive.

Per lo studio della laminazione delle piene operata dalla cassa d’espansione si

sono prese in considerazione le piene ricostruite con tempi di ritorno tipici di 10,

20, 50 e 100 anni e con durata di precipitazione critica di 12 ore, intendendo

per durata critica quella che dà luogo ai massimi valori al colmo per ciascun

tempo di ritorno. A queste piene corrispondono rispettivamente, a monte della

cassa d’espansione, valori al colmo di 720, 1020, 1230, 1430 mc/s.

Attualmente la cassa di espansione dà luogo a valori di portata di piena in

uscita rispettivamente di 520, 780, 1170 e 1380 mc/s, mentre la capacità del

Fiume Secchia a valle è di 800-900 mc/s.

Nella figura seguente si osserva come gli effetti di laminazione nella situazione

attuale si limitino a ridurre convenientemente solo i colmi delle piene minori,

mentre dopo i lavori di adeguamento (che inizieranno nel febbraio prossimo ) si

potranno verificare a valle piene con portate ancora elevate, rispettivamente di

800 mc/s e 900 mc/s, ma legate a tempi di ritorno cinquantennali e centennali e

non più ventennali (Susin, 1995). Questo valore non garantisce completamente

le zone a valle (la tracimazione concomitante con la piena del 1972 avvenne

molto più a valle), ma é sufficiente per evitare problemi di esondazione nella

zona considerata, soprattutto se concomitante con la prevista manutenzione a

valle del manufatto principale, e ancor più se verrà realizzato il progettato

ampliamento del volume della cassa d’espansione dai 15 milioni di mc iniziali ai

25 previsti.

Quadro Conoscitivo Sistema ambientale e naturale: Suolo e sottosuolo Allegato I

Idromorfologia 23

curva A: valori al colmo in ingresso

curva B: valori al colmo in uscita nella situazione attuale

curva C: valori al colmo in uscita dopo la sistemazione della cassa

C

B

A

1600

1400

1200

1000

800

600

400

200

0

PORTATE (

m 3

/s)

TEMPO DI RITORNO Tr (anni)

1 2 5 1 2 5 100

Quadro Conoscitivo Sistema ambientale e naturale: Suolo e sottosuolo Allegato I

Idrogeologia 24 IDROGEOLOGIA Le sequenze deposizionali descritte in precedenza sono costituite da Unità

stratigrafiche che, potendo essere saturate da acque dolci, salmastre o salate

per le loro caratteristiche geometriche o petrografiche, costituiscono degli

acquiferi, cioè svolgono funzioni di raccolta, immagazzinamento e condotta

delle acque sotterranee.

Più Unità stratigrafiche o loro parti che complessivamente assumono

caratteristiche idrologiche omogenee costituiscono Unità idrogeologiche.

Una Unità idrogeologica possiede quindi le seguenti caratteristiche:

• è costituita da corpi geologici complessi con geometrie e caratteri petrografici

complessi, legati geneticamente, che costituiscono il “serbatoio”;

• comprende un livello basale impermeabile o poco permeabile;

• può contenere più acquiferi essendo formata da più Unità stratigrafiche o

parti di esse;

• se è assente un’area di ricarica diretta ed è idraulicamente separata da

quelle confinanti il livello piezometrico è indipendente dai livelli piezometrici di

quelle adiacenti.

Nella zona presa in esame gli acquiferi appartengono ad un’Unità idrogeologica

legata geneticamente ai depositi alluvionali del Fiume Secchia. Il livello basale

impermeabile, coincidente con il tetto della sequenza deposizionale superiore

(Argille di Marano e Argille del T. Tiepido) è alla profondità di alcune decine di

metri a sud, in corrispondenza del margine collinare, fino a circa 300 m in

corrispondenza della città, a causa del sollevamento appenninico e del

contemporaneo abbassamento della pianura per subsidenza e/o neotettonica.

Lo spessore di sedimenti compresi fra questo livello ed il piano campagna

costituisce il “serbatoio” e possono essere divisi in una Unità idrostratigrafica

basale ed una di tetto. Entrambe sono costituite da sedimenti detritici

grossolani, con caratteristiche petrografiche diverse, che determinano un

diverso comportamento idraulico delle acque di saturazione.

Quadro Conoscitivo Sistema ambientale e naturale: Suolo e sottosuolo Allegato I

Idrogeologia 25 Le distinzioni, possibili in affioramento, non sono riconoscibili nel sottosuolo,

per cui l’Unità idrostratigrafica basale viene considerata idrogeologicamente

omogenea, separata dall’Unità idrostratigrafica di tetto, complessivamente

anch’essa omogenea, ma all’interno della quale si possono apprezzare diversi

comportamenti idraulici.

L’Unità basale ha un’area di ricarica remota, limitati scambi idraulici con quella

superiore, è permeata con acque a basso tasso di rinnovamento ed è

scarsamente sfruttata.

L’Unità di tetto è permeata da acque dolci a diversi livelli e sono quindi

individuabili diversi acquiferi. Poiché i sedimenti che la compongono sono, a

grande scala, lenticolari e tendono a diminuire granulometricamente da sud a

nord, i livelli acquiferi tendono a differenziarsi determinando un sistema

monostrato compartimentato (Colombetti e al. 1980; Paltrinieri e al., 1990).

Complessivamente nell’Unità idrogeologica sviluppata nella zona esaminata

sono distinguibili tre acquiferi principali dei quali solo quello superiore,

sviluppato fino ad una profondità di 120-130 m dal piano campagna, ha un

interesse pratico.

Risorse idriche

L’area esaminata é caratterizzata, soprattutto nella parte sud, da una notevole

ricchezza di acque sotterranee, tale da costituire oltre l’80% delle risorse idriche

distribuite a Modena attraverso la rete acquedottistica cittadina.

I campi acquiferi principali sono quelli di Cognento (11 pozzi) e Marzaglia (3

pozzi), ai quali si aggiungono i pozzi singoli di Baggiovara, Marzaglia e

Cittanova.

Il campo acquifero di Cognento, sfruttato fin dagli anni ‘50 grazie alla facilità di

reperimento dell’acqua, saliente fino agli anni ‘70, é utilizzato anche dall’AIMAG

per servire la bassa pianura.

I prelievi interessano l’acquifero superiore dell’Unità di tetto, fino alla profondità

di 110-120 m dal piano campagna.

Quadro Conoscitivo Sistema ambientale e naturale: Suolo e sottosuolo Allegato I

Idrogeologia 26

Esistono poi numerosi pozzi privati ad uso civile, irriguo o industriale.

In termini quantitativi le politiche di contenimento dei prelievi attuate negli ultimi

anni hanno permesso di compensare i forti abbassamenti delle falde registrati

negli anni ‘80, portando ad un successivo innalzamento, ora riequilibrato anche

per l’aumento dei prelievi acquedottistici in seguito al consumo procapite

aumentato di circa il 10% negli ultimi 10 anni.

Se l’andamento quantitativo delle risorse idriche è sostanzialmente in equilibrio

é molto peggiorato l’andamento quantitativo, soprattutto a causa del

progressivo incremento della concentrazione dei nitrati.

Questo si verifica in particolar modo nelle aree più lontane dal Fiume Secchia

per la limitata diluizione con acque a bassa concentrazione di nitrati e quindi il

prevalere dell’alimentazione dalla superficie topografica, ricca di carichi azotati

provenienti dal suolo.

Nella tabella seguente sono rappresentate le concentrazioni medie di nitrati nei

pozzi dei campi acquiferi in mg/l nel periodo 1988-1996

CAMPO

ACQUIFERO 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996

Cognento META

16,15

14,83

18,07

20,17

22,05

22,92

23,26

21,43

21,43

Cognento AIMAG

11,4

13,8

15,5

14,2

14,3

15,5

16,7

17,0

18,1

Marzaglia

5,56

6,36

8,21

7,89

7,72

7,48

7,49

7,25

7,23

Quadro Conoscitivo Sistema ambientale e naturale: Suolo e sottosuolo Allegato I

Idrogeologia 27 Vulnerabilità degli acquiferi all’inquinamento

La carta della vulnerabilità rappresentata nella Tav. 4 deriva dalla lettura e

sovrapposizione di numerosi elementi (litologia, tipologia della falda, profondità

del primo livello acquifero, ecc.) che concorrono all’individuazione delle aree a

potenziale rischio di contaminazione delle acque sotterranee qualora un

inquinante penetri nel suolo.

La carta é suddivisa in cinque classi a vulnerabilità crescente, delle quali solo

quelle bassa e media garantiscono una sufficiente protezione degli acquiferi.

Queste sono sviluppate nella maggior parte dell’area studiata ed i campi

acquiferi perforati in esse vengono considerati protetti.

Le aree a vulnerabilità alta, elevata ed estremamente elevata si sviluppano a

ridosso del Fiume Secchia e nella parte ovest, dove prevalgono materiali

grossolani posti a modesta profondità dal piano campagna.

Quadro Conoscitivo Sistema ambientale e naturale: Suolo e sottosuolo Allegato I

Previsioni insediative 28 PREVISIONI INSEDIATIVE La variante al PRG prevede per l’area in esame le seguenti categorie

d’intervento:

• nuove vie di comunicazione;

• nuovi insediamenti edificatori, sia in territorio contiguo all’agglomerato

urbano che in nuove aree extraurbane urbanizzate ma separate

dall’agglomerato urbano principale;

• nuovi interventi in territorio extraurbano, senza insediamenti edificatori ma

che determinano sensibili modificazioni territoriali.

Le nuove vie di comunicazione di particolare rilievo sono costituite:

- dall’asse extraurbano alternativo alla Via Emilia che partendo dal casello

autostradale di Modena nord si raccorda al proseguimento dell’Autostrada del

Brennero per poi diramarsi verso Sassuolo e, con un nuovo attraversamento

del Fiume Secchia, verso la futura tangenziale di Rubiera;

- dalla nuova linea ferroviaria che sostituirà la linea storica Milano-Bologna e

che correrà parallelamente alla nuova viabilità extraurbana.

La direzione di sviluppo di queste nuove vie di comunicazion é ENE-WSW e

NNE-SSW per il raccordo con l’Autobrennero e per la diramazione verso

Sassuolo. Mentre quest’ultima direzione é conforme ai principali assi fisico-

territoriali (drenaggio, morfologia, ecc.), la prima li taglia secondo angolazioni

molto ampie che vanno dall’ortogonalità al quasi parallelismo.

I nuovi insediamenti edificatori vanno da nuovi interventi residenziali, ad

interventi di consolidamento, rieuilibrio e riqualificazione dell’esistente, ma sono

costituiti principalmente da insediamenti per funzioni terziarie: nuovo scalo

merci, centri direzionali, ecc.

Mentre i primi sono inseriti all’interno o al margine del contesto urbano,

modificandone dimensione e forma del perimetro, i secondi hanno una

dislocazione funzionale alla loro destinazione e come tali non sono conformi

alle direttrici dello sviluppo fisico-territoriale.

Quadro Conoscitivo Sistema ambientale e naturale: Suolo e sottosuolo Allegato I

Previsioni insediative 29 I nuovi interventi extraurbani che non prevedono edificazione sono costituiti

da poli estrattivi, dalle aree estrattive dismesse e dalle aree a destinazione

ambientale.

Si tratta di interventi impattanti dal punto di vista delle trasformazioni territoriali il

cui risultato, al contrario degli interventi insediativi, può venire riassorbito in

quanto costituisce una modifica nel contesto di un riassetto naturale degli

equilibri territoriali naturali.

Questi interventi consistono:

- per il Polo 13 in una estrazione dei materiali costituenti golene fluviali con

aumento della capacità d’invaso del Fiume Secchia, particolarmente utile per la

laminazione delle piene, con la ricreazione dell’ambito fluviale ad intervento

concluso;

- per l’Ambito estrattivo n. 27 un completamento dell’attività estrattiva ed un

recupero, già allo stato avanzato per buona parte dell’area interessata, ad oasi

naturalistica-cassa d’espansione.

- per la zona elementare 1740 FC a Marzaglia nuova la realizzazione di un

bosco planiziale a tutela del campo acquifero al servizio della città.

- per il Polo estrattivo 5.1 nella destinazione, una volta cessata l’attività

estrattiva, di parte delle aree a piano ribassato a bosco e parte per il

trasferimento degli impianti di lavorazione degli inerti attualmente collocati

lungo il Fiume Secchia.

Quadro Conoscitivo Sistema ambientale e naturale: Suolo e sottosuolo Allegato I

Vincoli di tutela ambientale 30 VINCOLI DI TUTELA AMBIENTALE

La salvaguardia dei caratteri ambientali di maggior pregio è attuata attraverso il

Piano regolatore che disciplina l’uso del territorio in relazione alle esigenze di

salvaguardia, regolamentando le trasformazioni urbanistiche, edilizie e d’uso.

I caratteri ambientali tutelati sono le risorse idriche sotterranee ed i corsi

d’acqua.

Le risorse idriche sotterranee sono oggetto di una tutela qualitativa estesa a

tutte le aree a vulnerabilità alta, elevata ed estremamente elevata per evitare

inquinamenti diffusi, ed una tutela puntuale dei campi acquiferi per garantire le

opere di captazione.

A queste va aggiunta una tutela quantitativa, limitata però alle aree riservate a

nuovi impianti di captazione.

Le azioni di tutela delle risorse idriche sotterranee previste dal PRG si

applicano alle zone cartografate nella Tav. 6. Tutti i campi acquiferi, i singoli

pozzi e le aree a vulnerabilità maggiore della classe “alta” sono vincolati; questi

sono concentrati soprattutto nella zona di Marzaglia e in quella compresa fra

Cognento e la periferia sud di Modena.

I corsi d’acqua sono tutelati attraverso la regolamentazione delle attività che si

svolgono nelle fasce fluviali. L’individuazione cartografica di queste aree è

puntuale per i corsi d’acqua maggiori, mentre è convenzionale per i corsi

d’acqua minori. Queste aree di tutela si sviluppano parallelamente al Fiume

Secchia, lungo tutto il suo corso e lungo buona parte del reticolo idraulico

secondario.

Quadro Conoscitivo Sistema ambientale e naturale: Suolo e sottosuolo Allegato I

Conclusioni 31 CONCLUSIONI

Dall’analisi delle caratteristiche fisico-territoriali e delle previsioni insediative

emergono le seguenti considerazioni:

a) le aree di maggior pregio ambientale sono costituite dal Fiume Secchia e

dalla fascia fluviale latistante;

b) le maggiori aree vincolate ai fini della tutela ambientale sono, oltre alle fasce

fluviali, quelle in cui sono presenti corpi idrici sotterranei vulnerabili ed opere di

captazione di acque sotterranee ad uso acquedottistico;

c) le aree da tutelare maggiormente sono quindi quelle poste fra Marzaglia,

Cittanova, il Fiume Secchia ed il margine sud del territorio comunale;

d) le previsioni di PRG individuano la maggioranza degli insediamenti

edificatori, nuovi o di completamento, in aree non tutelate e quindi non in

contrasto con la necessità di salvaguardia dei beni ambientali;

e) le nuove vie di comunicazione tagliano trasversalmente tutta l’area

esaminata, attraversando il Fiume Secchia in due punti e determinando

numerosi impatti con gli elementi fisico-territoriali;

f) i nuovi interventi extraurbani che non prevedono edificazione determinano

impatti transitori o che hanno un bilancio ambientale costi/benefici positivo (ad

esempio le attività estrattive del Polo 5.1 che permetteranno lo spostamento

dalla fascia fluviale degli impianti di lavorazione degli inerti).

La fattibilità geologica, idromofologica ed ambientale delle previsioni di PRG è

accertata alle seguenti condizioni:

1. che venga conservata la funzionalità idraulica del reticolo scolante

secondario, ed in particolare:

• gli attraversamenti non dovranno determinare restringimenti di sezione e

rispettare l’estetica dei luoghi attraverso un’opportuna scelta dei materiali

• i tratti tombinati, rivestiti o per i quali é prevista una modifica al tracciato

planimetrico dovranno essere limitati allo stretto indispensabile

2. che le nuove aree impermeabilizzate o per le quali si modificheranno i

coefficienti d’infiltrazione afferiscano agli originari bacini idrografici. L’attuale

Quadro Conoscitivo Sistema ambientale e naturale: Suolo e sottosuolo Allegato I

Conclusioni 32 situazione di regimazione idraulica del Fiume Secchia, e soprattutto le

previsioni future non rendono le aree previste per gli interventi allagabili, se non

per limitate aree depresse o in particolari condizioni morfologiche o per piene

fluviali con tempi di ritorno superiori ai 50 anni nelle attuali condizioni, ai 100

anni una volta realizzati i previsti interventi di regimazione idraulica (svaso

dell’alveo fluviale, ampliamento della cassa d’espansione, attuazione del Polo

estrattivo 13). Problemi idraulici potranno verificarsi alla confluenza del

Canalazzo di Freto e del Canalazzo di Cittanova con il Fiume Secchia, a causa

dell’aumentato carico idraulico conseguente all’impermeabilizzazione di nuove

aree. Essendo entrambe le confluenze arginate sono possibili rigurgiti idraulici

o comunque impossibilità di deflusso nel caso di colmi di piena concomitanti

con elevate altezze idrometriche nell’alveo del Fiume Secchia. Nel caso del

Canalazzo di Freto è necessario prevedere un deflusso attraverso un impianto

di sollevamento, intervento già adesso necessario, anche in assenza di

modifiche del carico idraulico: in caso di piena del Fiume Secchia la chiavica

d’immissione viene chiusa e le acque meteoriche che vi affluiscono non trovano

recapito, determinando allagamenti una volta superata la capacità d’invaso

della rete scolante. Nel caso del Canalazzo di Cittanova il problema può essere

risolto utilizzando le aree dell’Ambito 27 quale cassa d’espansione, attraverso

un uso a fini multipli (idraulico e naturalistico). Per i bacini del Cavo Carobbio e

della Fossa Cassana non esistono particolari problemi idraulici derivanti

dall’attuazione delle previsioni di PRG.

3. che le reti idrauliche siano separate e le acque nere convogliate ai depuratori

di Marzaglia, Tre Olmi e Centrale ai fini del raggiungimento degli obiettivi di

qualità ambientale previsti dal D. Lgs. 152/99;

4. che l’attraversamento delle aree “sensibili” con le nuove infrastrutture viarie,

ed in particolare del Fiume Secchia, delle zone con destinazione a Parco

fluviale e dell’Ambito 27, avvengano interessando la minor superficie possibile

per non interferire con la circolazione idrica ed il passaggio della fauna, ad una

quota tale da mascherare le opere con cortine arboree ed installando dispositivi

di mitigazione del rumore;

Quadro Conoscitivo Sistema ambientale e naturale: Suolo e sottosuolo Allegato I

Conclusioni 33 5. che le infrastrutture viarie non alterino il drenaggio superficiale e siano dotate

di canali di raccolta delle acque od eventuali inquinanti provenienti dalle sedi

viarie impermeabilizzate.

Non esistono particolari prescrizioni per quanto riguarda le caratteristiche del

sottosuolo, se non le cautele necessarie nelle aree con scarse caratteristiche

portanti e forte compressibilità.

E’ inoltre opportuno tenere conto delle azioni sismiche previste nel progetto di

nuovi insediamenti, pur non essendo Modena fra i comuni classificati come

sismici.