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REGIONE PUGLIA COMUNE DI CELLINO S. MARCO PROVINCIA DI BRINDISI Relazione geologica Relazioni specialistiche (DPR 554/1999) Progetto di mitigazione del rischio idraulico lungo il “Canale Fosso” Committente: Comune di Cellino S. Marco Del. G.C. n°7 Reg. del 14 genn 2008 GEOL. Tommaso ELIA N° 293 O.R.G. Puglia

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REGIONE PUGLIA

COMUNE DI CELLINO S. MARCO

PROVINCIA DI BRINDISI

Relazione geologica Relazioni specialistiche (DPR 554/1999) Progetto di mitigazione del rischio idraulico lungo il “Canale Fosso”

Committente: Comune di Cellino S. Marco Del. G.C. n°7 Reg. del 14 genn 2008

GEOL. Tommaso ELIA

N° 293 O.R.G. Puglia

COMUNE DI CELLINO S.MARCO (Br)–Progetto stralcio di mitigazione del rischio idraulico lungo il “Canale Fosso”

Indagini geognostiche mediante sondaggi a carotaggio continuo e tomografia sismica 2

COMUNE DI CELLINO S.MARCO

Provincia di Brindisi

Committente:

Comune di Cellino S. Marco Via Napoli - 72020 C.F.910001750743 P.IVA 00747470748

Delib. G.C. n°7 Reg. del 14 gennaio 2008

Progetto di mitigazione del rischio idraulico lungo il “Canale Fosso”

CARATTERIZZAZIONE E MODELLAZIONE GEOLOGICA

STUDIO di GEOLOGIA e GEOTECNICA Viale S. Giovanni Bosco, 60 72100 - Brindisi Via Oronzo Quarta, 42 73019 Trepuzzi (LE) Tel. e Fax 0832 - 755637

IL GEOLOGO Dr. Tommaso Elia

COMUNE DI CELLINO S.MARCO (Br)–Progetto stralcio di mitigazione del rischio idraulico lungo il “Canale Fosso”

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INDICE

1. PREMESSA 4

1.1 Normativa 5

2. INQUADRAMENTO GEOGRAFICO 7

3. MODELLAZIONE GEOLOGICA 7

3.1 Inquadramento morfologico 8 3.2 Caratteri strutturali 9 3.3 Inquadramento geologico 11 3.4 caratteri idrogeologici 12 3.5 Stratigrafia 14

4. INDAGINI SVOLTE 16

4.1 Tomografia sismica 18

4.2 Categoria suolo di fondazione 20

4.3 Fattore di amplificazione 33

4.4 Verifica alla liquefazione 34

4.5 Indice di liquefazione 35

5. INDAGINI IN SITU 36

6. CONCLUSIONI 37

7. ALLEGATI 40 7.1 ALLEGATI indagini in situ 7.2 ALLEGATI prove di laboratorio 7.3 ALLEGATI foto 7.4 ALLEGATI cartografia 7.5 ALLEGATI sismica: - DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA - STRATIGRAFIA - CARTA LITO-MORFOLOGICA - ATLANTI PUTT/P N°10 “GEOMORFOLOGIA” - NORMATIVA TECNICA SISMICA

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1. Premessa

Allo scopo di mitigare il rischio idraulico nel bacino imbrifero ove ricade il

Comune di Cellino San Marco (Br) solcato dal canale “il Fosso”, avente Rischio classificato

“A.P.” da monte a valle lungo l’asta canaliva, ed “R4” in due specifiche aree quali il

cimitero e un settore di espansione PIP, sono stati individuati gli interventi da mettere in

atto.

Tali interventi, che prevedono il miglioramento della sezione idraulica del canale

“il Fosso” su tutto il territorio cellinese, con il corretto innesto sul canale di una scolina

secondaria che attraversa l’area cimiteriale e della condotta di fogna bianca di via S. Marco,

si inseriscono nell’ambito dei seguenti programmi:

• P.O.R. 2000-2006 “Asse 1 Risorse naturali” – Misura 1.3 Interventi per la difesa del

suolo – Area di azione 1 “Mitigazione e/o rimozione dello stato di rischio con

particolare riguardo agli insediamenti abitati, ai territori, alle aree produttive

caratterizzati da dissesti idrogeologici” - Azione 1A “Primi interventi urgenti, nelle

more della definizione dei Piani di Bacino e/o dei relativi piani stralcio” in rif. alla

D.G.R. 23/01/2001 n. 7 su BURP 16/02/2001 n. 30.

• O.P.C.M. 19 nov 1996 n. 2480 ha individuato il Comune di Cellino S. Marco come

gravemente danneggiato in diversa misura a seguito degli eventi alluvionali di cui al

D.P.C.M. 18710/96 concernente la dichiarazione dello stato di emergenza in

provincia di Brindisi.

• Deliberazione di G.R. 27/10/99 n° 1492, par.3 “Risultati delle analisi

dell’Organismo Scientifico al 14.10.99”, in Tab. 1 ed in Tab.2 A il Comune di

Cellino S. Marco (BR) è individuato come uno dei siti a rischio molto elevato (R4),

con riferimento alla Legge 226/99”Programmi di Interventi Urgenti, .. nelle quali la

maggiore vulnerabilità del territorio si lega a maggiori pericoli per le persone, le

cose ed il patrimonio ambientale con priorità per quelli relativi alle aree per le quali

è stato dichiarato lo stato di emergenza, ai sensi dell’art.5 della L. 225/92”.

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1.1 Normativa

Si riportano di seguito gli stralci dal “Nuovo Testo Unico sulle Costruzioni” revisione del

D.M.14.09.2005, relativi alla “Modellazione geologica” distinta all’interno della “Progettazione Geotecnica” di cui al Cap. 6 del decreto.

6. PROGETTAZIONE GEOTECNICA

6.1 DISPOSIZIONI GENERALI

6.1.1 OGGETTO DELLE NORME

Il presente capitolo riguarda il progetto e la realizzazione:

delle opere di fondazione;

delle opere di sostegno;

delle opere in sotterraneo;

delle opere e manufatti di materiali sciolti naturali;

dei fronti di scavo;

del miglioramento e rinforzo dei terreni e degli ammassi rocciosi;

del consolidamento dei terreni interessanti opere esistenti, nonché la valutazione della

sicurezza dei pendii e la fattibilità di opere che hanno riflessi su grandi aree.

6.1.2 PRESCRIZIONI GENERALI

Le scelte progettuali devono tener conto delle prestazioni attese delle opere, dei caratteri geologici del sito e delle condizioni ambientali.

I risultati dello studio rivolto alla caratterizzazione e modellazione geologica, di cui al § 6.2.1.devono essere esposti in una specifica relazione geologica.

Le analisi di progetto devono essere basate su modelli geotecnici dedotti da specifiche indagini e prove che il progettista deve definire in base alle scelte tipologiche dell’opera o dell’intervento e alle previste modalità esecutive.

Le scelte progettuali, il programma e i risultati delle indagini, la caratterizzazione e la modellazione geotecnica, di cui al § 6.2.2, unitamente ai calcoli per il dimensionamento geotecnico delle opere e alla descrizione delle fasi e modalità costruttive, devono essere illustrati in una specifica relazione geotecnica.

6.2 ARTICOLAZIONE DEL PROGETTO

Il progetto delle opere e dei sistemi geotecnici deve articolarsi nelle seguenti fasi:

1. caratterizzazione e modellazione geologica del sito;

2. scelta del tipo di opera o d’intervento e programmazione delle indagini geotecniche;

3. caratterizzazione fisico-meccanica dei terreni e delle rocce e definizione dei modelli

geotecnici di sottosuolo;

4. descrizione delle fasi e delle modalità costruttive;

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5. verifiche della sicurezza e delle prestazioni;

6. piani di controllo e monitoraggio.

6.2.1 Caratterizzazione e modellazione geologica del sito

Omissis … oggetto della presente Relazione Geologica

In funzione del tipo di opera o di intervento e della complessità del contesto geologico, specifiche indagini saranno finalizzate alla documentata ricostruzione del modello geologico.

Esso deve essere sviluppato in modo da costituire utile elemento di riferimento per il progettista per inquadrare i problemi geotecnici e per definire il programma delle indagini geotecniche.

Metodi e risultati delle indagini devono essere esaurientemente esposti e commentati in una relazione geologica.

6.2.2 INDAGINI, CARATTERIZZAZIONE E MODELLAZIONE GE OTECNICA

Le indagini geotecniche devono essere programmate in funzione del tipo di opera e/o di intervento e devono riguardare il volume significativo di cui al § 3.2.2, e devono permettere la definizione dei modelli geotecnici di sottosuolo necessari alla progettazione.

I valori caratteristici delle grandezze fisiche e meccaniche da attribuire ai terreni devono essere ottenuti mediante specifiche prove di laboratorio su campioni indisturbati di terreno e attraverso l’interpretazione dei risultati di prove e misure in sito.

Per valore caratteristico di un parametro geotecnico deve intendersi una stima ragionata e cautelativa del valore del parametro nello stato limite considerato.

Per modello geotecnico si intende uno schema rappresentativo delle condizioni stratigrafiche, del regime delle pressioni interstiziali e della caratterizzazione fisico-meccanica dei terreni e delle rocce comprese nel volume significativo, finalizzato all’analisi quantitativa di uno specifico problema geotecnico.

È responsabilità del progettista la definizione del piano delle indagini, la caratterizzazione e la modellazione geotecnica.

Le indagini e le prove devono essere eseguite e certificate dai laboratori di cui all’art.59 del DPR 6.6.2001, n.380. I laboratori su indicati fanno parte dell’elenco depositato presso il Servizio Tecnico Centrale del Ministero delle Infrastrutture.

Nel caso di costruzioni o di interventi di modesta rilevanza, che ricadano in zone ben conosciute dal punto di vista geotecnico, la progettazione può essere basata sull’esperienza e sulle conoscenze disponibili, ferma restando la piena responsabilità del progettista su ipotesi e scelte progettuali.

6.2.3 VERIFICHE DELLA SICUREZZA E DELLE PRESTAZIONI

Le verifiche di sicurezza relative agli stati limite ultimi (SLU) e le analisi relative alle condizioni di esercizio (SLE) devono essere effettuate nel rispetto dei principi e delle procedure seguenti.

6.2.3.1 …Omissis…

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2. INQUADRAMENTO GEOGRAFICO

Il territorio del Comune di Cellino S. Marco ricade nel Foglio n° 203 “Brindisi”

della Carta d’Italia, edita dall’I.G.M.I.;

Le seguenti “tavolette” IGMI in scala 1:25.000 inquadrano specificamente il

territorio comunale:

1. “Tuturano” I° di Sud-Est

2. “Stazione di Tuturano” IV° di Sud-Ovest

3. “S. Donaci” II° di Nord-Est

4. “Squinzano” III° di Nord-Est

A nord confina con il Comune di Brindisi, mentre a Sud confina con tre comuni

della provincia di Lecce, rispettivamente: Squinzano a sud-est, Campi a sud e, per un

breve tratto, con Guagnano a sud-ovest.

Il territorio di Cellino S.M. è quindi cerniera, insieme ai comuni del Nord Salento,

tra la provincia di Lecce e la provincia di Brindisi collocandosi, in generale nel quadrante

sud-orientale del territorio brindisino.

3. MODELLAZIONE GEOLOGICA DEL SITO

In rif. al Decreto del Ministro delle Infrastrutture del 14 gennaio 2008 pubblicato

sulla Gazzetta Ufficiale del 4 febbraio2008 e relativo alle Nuove Norme Tecniche per le

Costruzioni (aggiornamento del D.M. 14.09.2005), il p.to 6.2.1 definisce la

“Modellazione Geologica del sito”.

In funzione del tipo di intervento e della complessità del contesto geologico, sono

state eseguite specifiche indagini finalizzate alla ricostruzione documentata del modello

geologico.

Esso è sviluppato in modo da costituire utile elemento di riferimento per il

progettista per l’inquadramento dei problemi geotecnici ai fini del programma delle

indagini geotecniche.

Metodi e risultati delle indagini sono esposti e commentati nella presente relazione

geologica.

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3.1 INQUADRAMENTO MORFOLOGICO

3.1.1 Caratteri morfologici

Tali caratteri sono in stretta relazione con quelli ereditati di tipo strutturale in

quanto, l’evoluzione morfologica del territorio non è indipendente dalla sua struttura

geologica ma strettamente connessa.

Piccole e medie forme carsiche di superficie ed epigee caratterizzano questo

territorio, quali inghiottitoi e doline in presenza di substrati calcarenitici e sabbioso-

calcarenitici.

Le sabbie fini, diffusamente presenti sul territorio, si presentano arrossate entro il

metro e mezzo, apparentemente come terre rosse; queste ultime sono presenti invece dove

ha agito il carsismo ovvero in presenza di calcareniti medio-grossolane che si intercalano

nei depositi sabbiosi o affiorano direttamente in superficie.

Morfologicamente il territorio è pianeggiante con un unico elemento morfo-

tettonico che borda in parte il limite amministrativo con i comuni della provincia di lecce,

avente allineamento sud-est / nord-ovest. Tale emergenza morfologica è nota come

“Serre S.Elia”; esse si estendono dal territorio di Trepuzzi, Squinzano e Campi Sal.na

fino alla culminazione nel territorio cellinese. Questa scarpata di origine tettonica (faglia),

prodotta dalla rottura e successiva dislocazione del basamento calcareo cretacico, è stata

rimodellata nel Pleistocene dalla ingressione del mare che ha lasciato, in seguito al suo

ritiro i depositi sabbioso calcarenitici; questi ultimi sono stati oggetto di caratterizzazione

geologico-sismica mediante le specifiche onde trasversali Vs30.

Lungo la scarpata di origine tettonica delle “Serre” , dislocazione strutturale tipo

faglia “diretta” immersione SW con pendenza media variabile dal 6% al 12 %, in

superficie si rappresenta appunto con un ciglio morfologico denominato “Serre S. Elia”

che si sviluppa sul limite sud di Cellino per oltre 10 km da Trepuzzi (LE) a Cellino S.

Marco (BR) e non interferisce con il “canale Fosso”.

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3.1.2 Caratteri strutturali

I caratteri strutturali dell’area sono facilmente individuabili sotto l’aspetto generale:

il territorio di Cellino S. Marco è prevalentemente pianeggiante, con un limite strutturale

con allineamento da sud-est a sud ovest corrente lungo il confine amministrativo con S.

Donaci, Campi Sal.na e Squinzano. Si tratta di una linea di faglia diretta che ha dislocato

in basso il “graben di campi salentina” e dato origine all’orlo morfologico e relativa

scarpata denominato “Serre S.Elia”, tale faglia, o meglio, sistema di faglie che

immergono a Sud-Ovest ha dislocato in basso (Graben) il basamento cretaceo calcareo-

dolomitico mentre, in alto, il territorio di Cellino S. M. appartiene e si sviluppa sulla parte

rialzata (Horst, rimasta in alto, non dislocata; vedi fig. 1).

foto1 –Esecuzione del sondaggio n° 2 nell’area retrocimiteriale oggetto di intervento; a sinx il tratto intubato dell’inizio del Canale Fosso: sezione idraulica modesta, peraltro all’interno di una blanda depressione alluvionale che sarà oggetto di regolarizzazione planolatimetrica al fine di garantire il rapido deflusso delle acque di ruscellamento; queste confluiscono nell’area mediante scoline cui si aggiungono le portate della fogna bianca immesse in questo punto del canale.

La paleofaglia che marca quindi con allineamento sud-est/nord-ovest il limite

territoriale sud di Cellino S. Marco, ha dato quindi origine al blando rilievo morfologico

(Serre S. Elia) avente differenze di quota max di 14 m tra la parte tettonica ribassata

(quella leccese, nota in generale come “Graben di Campi Salentina”) e quella rialzata che

definiremo localmente come “Horst cellinese”.

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Figura 1 - Schema morfologico-tettonico semplificato del limite territoriale sud del Comune di Cellino S. Marco, lungo l’emergenza morfologica denominata “Serre S.Elia”

Basamento carbonatico (Cretaceo)

Depositi sabbioso-calcarenitici del Pleistocene (DMT – Depositi Marini Terrazzati)

Calcareniti, sabbie cementate Pleistocene sup (DMT – Depositi Marini Terrazzati) Limi argillosi (Plio-Pleistocene)

Paleofaglia sepolta (faglia di tipo diretto)

Copertura sabbioso-calcarenitica

Cellino S. Marco (Horst) Campi Sal.na (Graben)

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3.2 INQUADRAMENTO GEOLOGICO La caratterizzazione e la modellazione geologica del sito (p.to 6.2.1 Nuove N.TC.) consiste

nella ricostruzione dei caratteri litologici, stratigrafici, strutturali, idrogeologici,

geomorfologici e, più in generale, di pericolosità geologica del territorio.

3.2.1 Caratteri litologici

Tali caratteri sono dominanti nella componente sabbioso fine-calcarenitica fino a 4 m dal

piano campagna e, subordinatamente, sempre più limo-argillosa a profondità da 4 m a 12 m

come rappresentato nelle stratigrafie in allegato.

foto2 – Una locale stratigrafia del primo sottosuolo laddove si evidenzia 1) il suolo sabbioso arrossato con il sottostante orizzonte regolitico 2) il substrato calcarenitico-sabbioso di colore nocciola-giallastro; le intercalazioni calcarenitiche si presentano in livelli, strati o noduli, più raramente in grosse bancate

3.2.2. Caratteri stratigrafici

Come riportato al p.to precedente relativo ai caratteri litologici la stratigrafia generale

dell’area si compone dall’alto verso il basso delle seguenti unità geologiche:

• Sabbie fini e calcareniti (Depositi Marini Terrazzati – DMT)

• limi sabbiosi e argillosi

• Argille limo-sabbiose

• calcareniti biancastre porose (*)

• Calcari cretacei

(*) calcareniti biancastre porose: non sempre presenti al passaggio tra Argille e Calcari

1

2

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foto3 –Caratteristiche stratigrafiche e litologiche dei terreni attraversati dal sondaggio n° 7; dall’alto verso il basso: suolo brunastro argillo sabbioso con noduli e livelli calcarenitici; sabbie ocracee con livelli calcarenitici, limi sabbiosi con noduli cementati fino ai 5 m e limi argillo-sabbiosi dai 5 ai 12 metri

3.2.2. Caratteri idrogeologici

I caratteri idrogeologici si dividono in generali e specifici. Quelli generali registrano la

presenza di una falda profonda alla profondità variabile di 55 m rispetto al piano campagna.

La soggiacenza è anche variabile in relazione alla quota del terreno.

In termini assoluti la falda profonda ha carico piezometrico di 3 m s.l.m.m.

foto4 – Il tratto finale del canale Fosso cementato per 150 m ca., vista a valle in prossimità del limite amm.vo con S. Pietro V.co; intervento realizzato meno di cinque anni fa dal Consorzio di Bonifica dell’Arneo

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I caratteri idrogeologici specifici relativi al progetto riguardano la falda sup.le, acquifero

discontinuo e variabile nelle interferenze che lo stesso apporta alla esecutività del progetto.

La soggiacenza della falda superficiale lungo il tracciato del canale il Fosso è rappresentata

nella tav. “falda sup.le” ed è variabile tra 1.5-2.0 m e 10 -12 m dal p.c.; in realtà di tratta di

falde superficiali sospese su locali substrati limo-argillosi semipermeabili.

I punti critici, per complessità di intervento, sono due: il primo è localizzato nell’area retro-

cimiteriale; il secondo in loc.tà Cazzei

Per tali motivi è prevista in tali punti la esecuzione di un tratto di fondo alveo in cls armato

che compensi la spinta idrostatica dell’acqua di falda.

foto5 –Molto netta la successione stratigrafica locale, con il sondaggio n.10 in prossimità del maggiore dei meandri del “canale Fosso” in c.da “Cazzei” ; suolo sabbioso-argilloso con noduli e intercalazioni calcarenitici anche nelle sottostanti sabbie-limose, passanti poi a limi e limi sabbiosi

Suolo, sabbie arrossate (0.6 m)

Sabbie e calcareniti (1.8 m - 2.4 m)

Limi sabbiosi con livelli cementati e/o noduli calcarenitici (2.4 -4.0 m)

Limi sabbiosi, limi argillosi (4.0 - 12.0 m)

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3.2.3. Stratigrafia

Figura 2 - SEZIONE STRATIGRAFICA GENERALE : intervallo spessori

Suolo, sabbie arrossate (0.1-2,0 m)

Sabbie e calcareniti (DMT – Depositi Marini Terrazzati Pleistocene; da 2 a 7 m)

Limi e Argille (Plio-Pleistocene; da 10 a 40 m)

Calcari fessurati e fratturati (Cretaceo; spessori fino a 6000 m)

Falda profonda (soggiacenza da 50 a 55m m dal p.c.; isofreatiche da 2.5 a 3.0 m slm)

Falde sospese superficiali (soggiacenza da 1,5 m fino a 10-11m dal p.c.)

Acquifero carsico

Acquiferi sabbiosi

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foto 6 - L’unico tratto cementato del canale Fosso in prossimità della stazione del metanodotto; alveo rivestito x circa 150 m in c.a..

foto7 - I terreni sui quali è stato eseguito il sondaggio n° 14, tra il canale e la stazione metano in prossimità del limite amm.vo con il Comune di S. Pietro V.co (vedi foto sopra); suolo e sabbie arrossate fino a 2 m, poi sabbie limose con intercalazioni calcarenitiche cementate nodulari fino a 4 m; seguono limi con rare intercalazioni sabbiose cementate fino a 7 m; limi argillo-sabbiosi fino a 12 m

La zona interessata dalle indagini (pertinenze alveo canale “il Fosso”) si caratterizza

per l’affioramento di litotipi quaternari pleistocenici, rappresentati da sabbie a

granulometria fine nocciola-ocracee passanti latero-verticalmente a calcareniti a

granulometria medio-grossolana di colore dal giallo paglierino; i litotipi calcarenitici si

presentano raramente massivi, spesso stratificati, vacuolari o in grossi banchi

intensamente bioturbati. Si tratta di sedimenti d’origine marina, a composizione

prevalentemente detritico-organogena noti come DMT – Depositi Marini Terrazzati.

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4. INDAGINI SVOLTE

Tra il 13 e il 20 marzo 2008 Sono stati eseguiti n° 14 sondaggi geognostici a

carotaggio continuo Ø 100 mm in due campagne di indagini a supporto dell’analisi

generale del progetto definitivo-esecutivo, sondaggi spinti fino alla profondità di 12 metri

dal p.c. tale da attestare il fondo foro nei limi argillo-sabbiosi.

Essi hanno riscontrato una omogeneità verticale nella successione stratigrafica ed

una bassa variabilità litologica areale.

All’interno dei fori alla profondità di 1,5 m e 3,0 m sono stati eseguite delle prove

SPT per la caratterizzazione geotecnica in situ (vedi ubicazione prove SPT nella

planimetria allegata).

Tali prove hanno restituito talune delle caratteristiche geotecniche dei litotipi

presenti in posto; le prove SPT sono distribuite lungo l’alveo del canale “Fosso” e

rappresentate negli allegati “prove geotecniche in situ”.

Unitamente alle indagini in situ sono state eseguite delle prove di laboratorio per la

caratterizzazione meccanica delle terre (vedi allegati “prove geotecniche di laboratorio”).

Sono stati eseguiti anche tre sondaggi sismici a rifrazione con stendimenti di 96 m.

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INDAGINE SISMICA

GENN 2008

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4.1 TOMOGRAFIA SISMICA

La prima campagna di indagini è stata eseguita nel nov. 2007 e consegnata nel

gennaio 2008, mirata a caratterizzare i litotipi costituenti i terreni di fondazione su tre

macroaree del territorio comunale.

Le zone oggetto di studio sono situate, rispettivamente:

1) alla periferia sud-est di Cellino S. Marco, adiacente la S.P.Cellino-Squinzano;

2) alla periferia ovest di Cellino S. Marco adiacente la S.P. n° 75 per S. Donaci;

3) nel centro urbano di Cellino S. Marco in via Brindisi, poi S.P. per S. Pietro

Vernotico, nelle prospicienze della sede municipale.

I settori interessati dalle indagini rientrano nell’area generale oggetto di intervento

relativa all’alveo del canale “il Fosso”, inquadrato nel redigendo progetto P.U.G. - Piano

Urbanistico Generale Comunale.

Nel presente lavoro, si riportano i risultati emersi dall’esecuzione di indagini

geofisiche in situ di tipo indiretto, mediante tre profili sismici con la tecnica della

tomografia sismica a rifrazione.

Al fine di individuare le caratteristiche elastiche, geometriche e geotecniche dei

terreni indagati, venivano eseguiti dei profili sismici a rifrazione, come riportato nella tav.

in allegato.

La tecnica di restituzione dei dati registrati dalla stazione sismografica è quella

tomografica. Vengono quindi registrate e analizzate le cosiddette onde di taglio Vs30

richieste dall’OPCM n. 3274 e s.m.i. e deusunti i relativi parametri geotecnici e

stratigrafici ai fini della classificazione del tipo di suolo nell’area propria di indagine.

Il metodo sismico a rifrazione risulta adatto all’individuazione di anomalie limitate,

anche non superficiali, e consente una caratterizzazione geomeccanica media dell’intero

ammasso roccioso. Tale metodo consiste nel provocare delle onde sismiche, che si

propagano nei terreni con una velocità che dipende dalle caratteristiche elastiche degli

stessi.

In presenza di particolari strutture, possono essere rifratte e ritornare in superficie,

dove, tramite appositi sensori (geofoni), si misurano i tempi di arrivo impiegati affinché la

perturbazione copra le distanze tra la sorgente ed i vari ricevitori.

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Le onde sismiche, prodotte da un proiettile, attraversano il terreno seguendo percorsi

differenti; alcune giungono direttamente ai geofoni più vicini (onde dirette); altre,

attraversato il primo strato, vengono immediatamente riflesse e ritornano in superficie

(onde riflesse); altre ancora, attraversano il primo strato e, viaggiando sulla superficie di

separazione col secondo, riemergono, ripassando per il primo (onde rifratte).

Essendo note le distanze che intercorrono tra il punto di energizzazione ed i geofoni

ed avendo misurato i tempi di arrivo, si possono diagrammare i dati ottenendo delle curve

(dromocrone), da cui è possibile calcolare le velocità dei livelli attraversati, il loro

spessore e le costanti elastiche degli stessi.

L’energizzazione del terreno è stata ottenuta tramite lo sparo di un proiettile del peso

di 75 g mediante cannoncino mod. “MiniBang” le cui onde elastiche sono state registrate

con un sismografo 12 canali della Geometrics GEODE.

Foto 8 - Sondaggio sismico a rifrazione: stendimento con posizionamento dei 12 geofoni per la registrazione delle onde Vs30 prodotte anche mediante i microsismi generati dal traffico veicolare di passaggio sulla via Cellino – S. Pietro V.co, nell’area a verde prospiciente la sede Municipale.

L’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3274 del 20/03/2003,

riporta i primi elementi in materia di criteri generali per la classificazione sismica del

territorio nazionale e di normative tecniche per la costruzione in zona sismica e per la

verifica dell’esistente.

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Indagini geognostiche mediante sondaggi a carotaggio continuo e tomografia sismica 20

Ai fini della progettazione e della verifica degli edifici secondo i criteri stabiliti dal

citato O.P.C.M. n. 3274, risulta di fondamentale importanza la classificazione del terreno

di fondazione in una delle categorie definite al punto 3.1 dell’All. 2.

L’interpretazione dei dati di campagna eseguita con adeguati supporti informatici è

basata sull’applicazione del metodo dei “tempi di ritardo” ed ha permesso la ricostruzione

stratigrafica, rappresentata nella sezione tomografica allegata.

La base è costituita da 12 geofoni intervallati da una distanza di 8 metri, per un

totale di 96 metri disposto parallelamente all’asse principale.

Nelle sezioni verticali allegate sono distinguibili due livelli: il primo superficiale e

distinto dal colore rosso, ascrivibile al terreno vegetale o al terreno di riporto; il secondo,

di colore variabile tra il giallo ed il blu, identificabile con il substrato più o meno alterato.

Lo spessore medio del terreno di copertura è risultato variabile tra qualche

centimetro e poco più di un metro; esso sfuma progressivamente nel substrato più alterato

di colore arancio e giallo in funzione del grado di alterazione.

A profondità superiore a 2.5 metri si rinviene il substrato addensato in cui le

velocità di propagazione sono mediamente superiori a 400 m/s.

Al fine di valutare l’attendibilità del metodo di interpretazione, si è provveduto alla

rappresentazione di istogrammi in cui è riportato lo scostamento percentuale tra percorso

osservato e percorso calcolato dall’elaborazione. Per l’indagine in parola lo scostamento

massimo è del 34 %; tuttavia, per la maggior parte dei valori è inferiore al 10 %; ciò sta

ad indicare che il modello elaborato dovrebbe essere vicino a quello reale.

Tralasciando lo studio di particolari anomalie, in via generale, si possono assimilare

i terreni indagati, interessati dalla costruzione, ad un mezzo omogeneo ed isotropo,

interrotto a tratti da livelli meno addensati ad andamento sia orizzontale che verticale.

4.1.1 Categorie di suolo di fondazione

Ai fini della definizione della azione sismica di progetto si definiscono le seguenti

categorie di profilo stratigrafico del suolo di fondazione. Le profondità si riferiscono al

piano di posa delle fondazioni; i valori da utilizzare per Vs30, NSPT e Cu sono valori medi.

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A - Formazioni litoidi o suoli omogenei molto rigidi caratterizzati da valori di Vs30

superiori a 800 m/s, comprendenti eventuali strati di alterazione superficiale di spessore

massimo pari a 5 m.

B - Depositi di sabbie o ghiaie molto addensate o argille molto consistenti, con

spessori di diverse decine di metri, caratterizzati da un graduale miglioramento delle

proprietà meccaniche con la profondità e da valori di Vs30 compresi tra 360 m/s e 800 m/s

(ovvero resistenza penetrometrica NSPT > 50, o coesione non drenata Cu>250 kPa).

C - Depositi di sabbie e ghiaie mediamente addensate, o di argille di media

consistenza, con spessori variabili da diverse decine fino a centinaia di metri,

caratterizzati da valori di Vs30 compresi tra 180 e 360 m/s (15 < NSPT < 50, 70<Cu<250

kPa).

D - Depositi di terreni granulari da sciolti a poco addensati oppure coesivi da poco a

mediamente consistenti , caratterizzati da valori di Vs30 < 180 m/s (NSPT < 15, Cu<70

kPa).

E - Profili di terreno costituiti da strati superficiali alluvionali, con valori di Vs30

simili a quelli dei tipi C o D e spessore compreso tra 5 e 20 m, giacenti su di un substrato

di materiale più rigido con Vs30 > 800 m/s.

In aggiunta a queste categorie, per le quali nel punto 3.2 vengono definite le azioni

sismiche da considerare nella progettazione, se ne definiscono altre due, per le quali sono

richiesti studi speciali per la definizione dell’azione sismica da considerare:

S1 - Depositi costituiti da, o che includono, uno strato spesso almeno 10 m di

argille/limi di bassa consistenza, con elevato indice di plasticità (PI > 40) e contenuto di

acqua, caratterizzati da valori di Vs30 < 100 m/s (10 < Cu < 20 kPa).

S2 - Depositi di terreni soggetti a liquefazione, di argille sensitive, o qualsiasi altra

categoria di terreno non classificabile nei tipi precedenti.

Nelle definizioni precedenti Vs30 è la velocità media di propagazione entro 30 m di

profondità delle onde di taglio e viene calcolata con la seguente espressione:

dove hi e Vi indicano lo spessore (in m) e la velocità delle onde di

taglio (per deformazioni di taglio γ < 10-6) dello strato i-esimo, per un totale di N strati

presenti nei 30 m superiori.

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.

Il sito è stato classificato sulla base del valore di Vs30 o, in alternativa, sulla base del

valore di NSPT.

CATEGORIE DI SUOLO DI FONDAZIONE

CLASSE DESCRIZIONE A Formazioni litoidi o suoli omogenei molto rigidi caratterizzati da Vs30 > 800 m/s , comprendenti

eventuali strati di alterazione superficiale di spessore max pari a 5 m B Depositi di sabbie o ghiaie molto addensate o argille molto consistenti, con spessori di diverse

decine di metri, caratterizzati da un graduale miglioramento delle proprietà meccaniche con la profondità e da valori di Vs30 compresi tra 360 m/s e 800 m/s (ovvero resistenza penetrometrica Nspt > 50, o coesione non drenata cu > 250 KPa)

C Depositi di sabbie o ghiaie mediamente addensate, o di argille di media consistenza, con spessori variabili da diverse decine fino a centinaia di metri, caratterizzati da valori di Vs30 compresi tra 180 m/s e 360 m/s (15< Nspt < 50, coesione non drenata 70<cu < 250 KPa)

D Depositi di terreni granulari da sciolti a poco addensati oppure coesivi da poco a mediamente consistenti, caratterizzati da valori di Vs30 < 180 m/s (Nspt <15, cu <70 KPa

E Profili di terreno costituiti da strati superficiali alluvionali, con valori di Vs30 simili a quelli dei tipi C e D e spessore compreso tra 5 e 20 m, giacenti su di un substrato di materiale più rigido con

Vs30 > 800 m/s

Il principale criterio di classificazione è dato dal valore medio della velocità di

propagazione delle onde sismiche di taglio (Vs) nei terreni situati al di sotto del piano di

fondazione per una profondità di 30 m (Vs30).

La tecnica dei microtremori, utilizzata in questo caso, consente una stima accurata

dell’andamento delle velocità di propagazione delle onde S nel sottosuolo; ciò avviene

registrando il rumore di fondo ed elaborando il segnale con un opportuno software. Così

facendo, è possibile definire con un’approssimazione valutabile tra il 5% e il 15%, il

profilo “Vs30” indispensabile per la classificazione richiesta dalla nuova normativa

sismica. Nelle registrazioni eseguite il valore delle Vs30 medio è risultato di 430 m/s.

Da quanto detto, i terreni indagati rientrano nell’intervallo 800 > Vs30 > 360 m/s,

corrispondente ad un suolo di categoria “B” (punto 3.1 dell’all. 2 allo O.P.C.M. n.3274),

definito come:

“B - Depositi di sabbie o ghiaie molto addensate o argille molto consistenti, con

spessori di diverse decine di metri, caratterizzati da un graduale miglioramento delle

proprietà meccaniche con la profondità e da valori di Vs30 compresi tra 360 m/s e 800 m/s

(ovvero resistenza penetrometrica NSPT > 50, o coesione non drenata Cu>250 kPa)”.

Alla luce di quanto esposto sono presenti 3 rifrattori :

Terreno vegetale e/o di riporto (0.1-2.8 m): velocità comprese tra 260 e 380 m/s

1°Substrato (2.8 -19.6 m): velocità comprese tra 380 e 455 m/s

2°Substrato (19.6-34 m): velocità compresa tra 455 m/s e 820 m/s

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PROFILO VIA SAN PIETRO

Curva di Dispersione

100

300

500

700

900

1100

1300

1500

1700

1900

0,04 0,08 0,12 0,16 0,2 0,24 0,28 0,32

Periodo, s

Vel

ocità

di f

ase

delle

Ond

e di

Ray

leig

h,m

/s

Curva di Dispersione Calcolata

Punti individuati su grafico p-f

Grafico p-f con l'individuazione dei punti della Curva di Dispersione

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-38

-36

-34

-32

-30

-28

-26

-24

-22

-20

-18

-16

-14

-12

-10

-8

-6

-4

-2

00 200 400 600 800 1000 1200 1400 1600 1800 2000

Velocità Onde S, m/s

Pro

fond

ità, m

Profilo Vs

Vs30= 455 m/s: classe B (O.P.C.M. 3274)

Profilo Vs

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PROFILO VIA SAN DONACI

Curva di Dispersione

100

300

500

700

900

1100

1300

1500

1700

1900

0,02 0,06 0,1 0,14 0,18

Periodo, s

Vel

ocità

di f

ase

delle

Ond

e di

Ray

leig

h,m

/s

Curva di Dispersione Calcolata

Punti individuati su grafico p-f

Grafico p-f con l'individuazione dei punti della Curva di Dispersione

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-38

-36

-34

-32

-30

-28

-26

-24

-22

-20

-18

-16

-14

-12

-10

-8

-6

-4

-2

00 200 400 600 800 1000 1200 1400 1600 1800 2000

Velocità Onde S, m/s

Pro

fond

ità, m

Profilo Vs

Vs30= 419 m/s: classe B (O.P.C.M. 3274)

Profilo Vs

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PROFILO VIA SQUINZANO

Curva di Dispersione

100

300

500

700

900

1100

1300

1500

1700

1900

0.04 0.08 0.12 0.16 0.2 0.24 0.28 0.32 0.36 0.4

Periodo, s

Vel

ocità

di f

ase

delle

Ond

e di

Ray

leig

h,m

/s

Curva di Dispersione Calcolata

Punti individuati su grafico p-f

Grafico p-f con l'individuazione dei punti della Curva di Dispersione

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-38

-36

-34

-32

-30

-28

-26

-24

-22

-20

-18

-16

-14

-12

-10

-8

-6

-4

-2

00 200 400 600 800 1000 1200 1400 1600 1800 2000

Velocità Onde S, m/s

Pro

fond

ità, m

Profilo Vs

Vs30= 418 m/s: classe B (O.P.C.M. 3274)

Profilo Vs

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TRAIETTORIE DEI RAGGI

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DROMOCRONE CALCOLATE ED OSSERVATE

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ISTOGRAMMA SCOSTAMENTI TEMPI OSSERVATI E CALCOLATI

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SEZIONE TOMOGRAFICA

RELAZIONE TRA VELOCITA’ DELLE ONDE ELASTICHE E CARATTERISTICHE FISICO MECCANICHE NELLE CALCARENITI .����

� Zezza F.: Caratterizzazione in situ delle rocce carbonatiche in aree carsiche e paracarsiche, mediante l’impiego del metodo sismico a rifrazione, 1978.

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4.2 STIMA DEL FATTORE DI AMPLIFICAZIONE – Microzon azione sismica locale

4.2.1 Metodo di Medvedev

Il metodo proposto da Medvedev (1960) si basa sulla stima della velocità delle onde S

negli strati più superficiali (max 10 m, spessore significativo).

Deriva da correlazioni empiriche basate su registrazioni di eventi sismici in ambito

geologico differente.

Il metodo introduce un concetto fondamentale, definendo la rigidità sismica o impedenza sismica R.

n n

R = γ *Vs Rn = ∑ Vi * hi * γi /∑*hi

i= l i= l dove

- γi = peso di volume del materiale in Kg/cm3 - hi = spessore dell’orizzonte i-esimo - Vs = velocità media nello strato considerato espressa in m/s

Si assume un livello di riferimento pari alla velocità Vs misurata nel substrato roccioso

o in alternativa ad un livello in cui Vs > 700 m/s (bedrock); in allegato il foglio di calcolo.

Al fine di fornire ai tecnici progettisti una ulteriore relazione di calcolo si è anche fatto

riferimento al metodo di Carrara e Rapolla (1987), di cui si fornisce in allegato il foglio di

calcolo.

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4.3 METODO DI VERIFICA ALLA LIQUEFAZIONE

La verifica alla liquefazione delle terre incoerenti, è fatta sulla stima della velocità delle

onde di taglio Vs all’interno dello strato considerato.

4.3.1 Metodo di Andrus e Stokoe

Il metodo proposto si basa sui risultati ottenuti da una indagine di sismica a rifrazione,

valutata all’interno di un deposito sabbioso.

R = 0,03 [Vsl] + 0,9 – 0,9

100 Vslc – Vsl Vsl dove

Vsl rappresenta la velocità delle onde S nelle litologie sabbiose e corretta nella

seguente forma:

Vsl = Vs * ( 1) 0,25 σ’ vo velocità delle onde S in m/s e σ’ vo tensione verticale efficace a metà strato in Kg/cm2 Mentre Vslc rappresenta la velocità critica delle onde S nel deposito considerato Vslc = 220 m/s ------------------------ percentuale di fine FC < 5 % Vslc = 210 m/s ------------------------ percentuale di fine FC < 20 % Vslc = 200 m/s ------------------------ percentuale di fine FC < 35 % Si allegano fogli di calcolo

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4.4 Indice di liquefazione La stima del rischio di liquefazione dei terreni incoerenti sotto falda, può essere fatta

determinando un indice lungo un profilo verticale.

n

IL = ∑ FW * ∆ z i= l

dove F è collegato col fattore di sicurezza Fs nel seguente modo: Fs ≤ 1 --------- F = 1 – Fs Fs > 1 --------- F = 0 ∆z rappresenta lo spessore dello strato considerato, W un fattore profondità (z max 20

m ) determinato nel seguente modo: W = 10 – 0,5 * z Dal risultato ottenuto IL confrontato con la seguente tabella è possibile dare

un’indicazione sul rischio di liquefazione.

IL RISCHIO DI LIQUEFAZIONE

IL = 0 MOLTO BASSO (Cellino S. Marco)

0 < IL ≤ 5 BASSO

5 < IL ≤ 15 ALTO

15 < IL MOLTO ALTO

Si allegano fogli di calcolo per il rischio liquefazione delle sabbie

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INDAGINI GEOTECNICHE

MARZO – APRILE 2008

Sondaggi a carotaggio continuo

Prove SPT

Prove di laboratorio

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Indagini geognostiche mediante sondaggi a carotaggio continuo e tomografia sismica 37

5. Indagini geotecniche in situ: sondaggi a carotaggio continuo

Sono stati eseguiti n° 14 sondaggi a carotaggio continuo così come indicati nella

planimetria allegata (tav. 10).

Essi hanno restituito terreni prevalentemente sabbiosi e, in subordine calcarenitici

nei primi metri di sottosuolo, o più limoso-sabbiosi in profondità; tali risultanze

stratigrafiche (log stratigrafici) sono riportate in Allegati Geotecnici, cap. 1.

Sono state eseguite prove SPT in sette fori di sondaggio alle profondità costanti di 2

e 3 m; le risultanze di tali prove geotecniche in situ sono riportate negli Allegati

Geotecnici, cap. 2.

Su 4 campioni sono state inoltre eseguite delle indagini geotecniche di laboratorio

per la caratterizzazione meccanica delle terre; tali risultanze sono riportate in Allegati

Geotecnici, cap. 3.

foto 8 – Andamento del primo substrato del sottosuolo:

1) suolo e sabbie arrossate; 2) strati calcarenitici vacuolari e/o carsificati con livelli sabbiosi

Le prove geotecniche di laboratorio hanno classificato i terreni campionati come

sabbia dal 54% al 68%, limo dal 17% al 29% e argilla dal 15% al 17%; coesione tra 0.50

Kg/cm2 e 0.10 Kg/cm2, angolo di attrito tra 25° e 27°.

1

2

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La portanza della fondazione superficiale è ottenuta mediante prove SPT eseguite a

1.5 m - 2.5 m - 3.0 m di profondità, è variabile da 1.85 Kg/cm2 a 2.15 kg/cm2, con valore

medio di n. 9.2 colpi per l’avanzamento di 15 cm; per il fondo alveo di progetto: letto in

c.a., compensato dove vi è risalita della falda sup.le.

L’ altezza critica Hc per litologie omogenee caratterizzate da coesione e attrito (limi

sabbiosi, sabbie limose) è calcolata col metodo di Taylor ed è di 1.67 m con inclinazione

pendio ß di 45° e coesione c di 0.5 Kg/cm2.

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Indagini geognostiche mediante sondaggi a carotaggio continuo e tomografia sismica 39

6. CONCLUSIONI

6.1 Sondaggi a carotaggio continuo, prove SPT, prove di laboratorio, sismica

I sondaggi geognostici eseguiti hanno caratterizzato 14 punti del sottosuolo in

prossimità dell’alveo del “Canale Fosso”, nel perimetro A.P.. L’interpolazione di dette

stratigrafie ha permesso di ricostruire il locale profilo stratigrafico longitudinale.

Alla profondità rispettivamente di 1.5 m e 3 m sono state eseguite su sette perfori di

sondaggio, le prove SPT.

Sono stati prelevati quattro campioni alla profondità compresa tra 2 e 2.5 m ed

eseguite delle prove di laboratorio per la classificazione meccanica delle terre.

I report relativi alla esecuzione di detti sondaggi, prove in foro e indagini di

laboratorio, programmati ed eseguiti in riferimento al Piano delle Indagini, sono

nell’elaborato allegati geotecnici.

Sostanzialmente le opere di scavo (miglioramento sezione idraulica e risagomatura

argini, regolarizzazione pendenza alveo) saranno eseguite in un corpo sabbioso per il

65%, subordinatamente calcarenitico per il 35%, presente con regolarità fino a circa 4 m

di profondità, laddove si passa a limi sabbiosi con diffusi livelli/noduli calcarenitici fino a

6.5 m.

Tale deposito sedimentario sabbioso-calcarenitico si sviluppa con sufficiente

regolarità stratigrafica dall’area cimiteriale fino alla stazione metanodotto, ovvero da

monte a valle dell’intervento. In profondità aumenta la frazione argillosa nei limi, fino

alla profondità di indagine max di 12 m.

Locali falde superficiali “sospese” possono condizionare la stabilità dello scavo nel

tratto che va dall’area retrocimiteriale fino all’innesto, a valle della strada com.le

“verderame”, di una scolina secondaria nel canale Fosso censita dal P.A.I..

Le misurazioni del livello piezometrico nei perfori di sondaggio 1-7 indicano una

soggiacenza minima di 1.35/1.80 m dal p.c. (cimitero) fino ad una max di 3.20/3.75 m

dal p.c. (innesto scolina).

Gli altri livelli piezometrici misurati in perfori di sondaggio lungo il canale da c.da

“Cazzei” alla “stazione metanodotto” vanno da 4.0 m a 10-11 m dal p.c, e non

condizionano la stabilità dello scavo.

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Indagini geognostiche mediante sondaggi a carotaggio continuo e tomografia sismica 40

L’altezza critica Hc calcolata col metodo di Taylor per litologie omogenee

caratterizzate da coesione e attrito (limi e sabbie) è di 1.67 m con inclinazione pendio ß di

45° e coesione c di 0. 5 Kg/cm2,.

I terreni entro cui si eseguirà l’intervento escavazione-regolarizzazione in alveo al

fine del miglioramento idraulico, sono classificati come sabbia dal 54% al 68%, limo dal

17% al 29% e argilla dal 15% al 17%; coesione tra 0.05 Kg/cm2 e 0.10 Kg/cm2, angolo di

attrito tra 25° e 27°.

Le prove SPT eseguite a 1.5 m - 2.5 m - 3.0 m di profondità hanno permesso di

definire la portanza della fondazione superficiale, variabile da 1.85 Kg/cm2 a 2.15

kg/cm2 con valore medio di n. 9.2 colpi per l’avanzamento di 15 cm.

Per l’alveo di progetto: letto in c.a., tale da compensare la variabilità della

soggiacenza delle falde sup.li che interferiscono con il fondo scavo tra 1.30 m e 3.50 m

dal. p.c.; dell’escursione del livello freatico si risente nel primo tratto di intervento che va

dal cimitero fino all’innesto scolina dopo la str.com. “Cazzei”; tale problematica

geotecnica è ben controllabile con la tecnica del well-point o, comunque, con il

pompaggio delle acque di falda dallo scavo in relazione alle portate.

Le indagini sismiche sono state eseguite col metodo delle onde di taglio Vs30 in

riferimento all’OPCM 3274 e s.m.i., hanno permesso di classificare il suolo di Cellino S.

Marco.

TIPO DI TERRENO PROFILO STRATIGRAFICO PARAMETRI Vs30m/s NSPT cu kPa

A Formazioni litoidi o suoli molto rigidi > 800 B Depositi di sabbie e ghiaie molto

addensate… < 800

> 360 > 50 > 250

C Depositi di sabbie e ghiaie mediamente…

< 360

> 180

< 50

> 15

< 250

> 70 D Depositi di terreni granulari da sciolti

….. < 180 < 15 < 70

E Profili di terreno costituiti da strati superficiali…

S1 Terreni con almeno 10 m di argille/limi a bassa …. < 100

< 20

> 10 S2 Terreni soggetti a liquefazione ----

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I terreni sono caratterizzati in prevalenza da depositi sabbiosi con diffusi passaggi

latero-verticali a calcareniti e/o sabbie cementate, afferenti aiDepositi Marini Terrazzati

(DMT); si tratta di litotipi che risultano ben addensati, con buone caratteristiche fisico-

meccaniche.

L’indice di liquefazione delle sabbie IL conseguente ad una scossa sismica è

classificato come “Molto Basso”.

La velocità media Vs30 registrata nei litotipi è di 430 m/s; rientrano, quindi, nella

classe “B” - Depositi di sabbie o ghiaie molto addensate o argille molto consistenti, con

spessori di diverse decine di metri, caratterizzati da un graduale miglioramento delle

proprietà meccaniche con la profondità e da valori di Vs30 compresi tra 360 m/s e 800

m/s (ovvero resistenza penetrometrica NSPT > 50, o coesione non drenata Cu>250 kPa).

La classificazione sismica del territorio di Cellino S. Marco è la 4a.

Brindisi, aprile 2008

Geol. Tommaso ELIA

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DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA stralcio

DIC 2007 - MARZO 2008

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Foto n. 9 – Tratto iniziale oggetto di intervento del canale “il Fosso” dove immettono parte delle acque della fogna bianca; questa area retrocimiteriale fa parte della piana alluvionale da attrezzare a bacino aperto a fondo permeabile al fine di incanalare e migliorare il deflusso in alveo; poco più avanti (150 m) su questo tratto deve innestare correttamente la scolina cimiteriale

Foto 10 – sondaggio n° 12 dove si evidenzia da 0.9 m fino a 3.2 m la presenza di litotipi calcarenitici in noduli e/o strati cementati in alternanza a livelli sabbioso-limosi; seguono i limi con diffusi livelli sabbiosi cementati

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Foto11 – Esecuzione di prova SPT in c.da “Cazzei”, lungoalveo canale il “Fosso”

Foto 12 – Prelievo campione di terreno C4 mediante fustella inox alla profondità compresa tra 2.5 e 3.0 m ai fini della caratterizzazione geotecnica di laboratorio; c.da “Cazzei-Verderame” lungoalveo canale il “Fosso”

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Foto n. 13 – Strumentazione utilizzata: piastra, maglio battente e geofoni infissi nel terreno lungo il profilo di indagine sismica

Foto n. 14 – Strumentazione utilizzata: sismografo 12 canali della Geometrics mod. GEODE

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Foto n. 15 – S.P. n° 75 Cellino S.Marco - S. Donaci: stendimento sismico 99 m a rifrazione per il calcolo delle onde di taglioVs30

Foto n. 17 – S.P. n° 75 Cellino S.Marco - S.Pietro Vernotico: sondaggio sismico a rifrazione per il calcolo delle onde trasversali Vs30; area a verde prospiciente la Sede Municipale e posizionamento geofoni lungo il profilo di indagine sismica

foto 18 – Reticolo idrografico canale “il Fosso” oggetto di intervento di mitigazione del rischio idraulico

cimitero

Canale “il Fosso”

scolina

scolina

condotta fogna bianca

bacino permeabile