COMPITO DI REALTA’ · 2018. 6. 23. · È per i cattolici uno dei sette vizi o peccati capitali,...

24
ISTITUTO COMPRENSIVO SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO “SANTA CROCE” DI SAPRI COMPITO DI REALTA’: PICCOLO DIZIONARIO ILLUSTRATO DI VIZI E VIRTU’ “ CLASSE II (SEZIONE B) SEDE SAPRI SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO ANNO SCOLASTICO 2017/2018

Transcript of COMPITO DI REALTA’ · 2018. 6. 23. · È per i cattolici uno dei sette vizi o peccati capitali,...

Page 1: COMPITO DI REALTA’ · 2018. 6. 23. · È per i cattolici uno dei sette vizi o peccati capitali, il "vizio impuro", al di fuori della norma morale. Secondo le elaborazioni dottrinali

ISTITUTO COMPRENSIVO SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO

“SANTA CROCE” DI SAPRI

COMPITO DI REALTA’:

“PICCOLO DIZIONARIO ILLUSTRATO

DI VIZI E VIRTU’ “

“ CLASSE II (SEZIONE B) SEDE SAPRI

SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO “

ANNO SCOLASTICO 2017/2018

Page 2: COMPITO DI REALTA’ · 2018. 6. 23. · È per i cattolici uno dei sette vizi o peccati capitali, il "vizio impuro", al di fuori della norma morale. Secondo le elaborazioni dottrinali

1

INDICE

INDICE ………………………………………………………………………… p. 1

Un’introduzione al compito di realtà ………………………. p. 2

* Il prodotto realizzato ……………………………… p. 2

* Gli obiettivi del lavoro ……………………………. p. 2

“ La Superbia “ (e “ L’Umiltà “) … …………………………………….… p. 3

“ L’Avarizia “ ( e “ La Prodigalità “ ) ………………………………….…p. 8

“ La Lussuria “…………………… …………………………………….…p. 10

“ L’Invidia “…………………… …………………………………... ………p.11

“ Il peccato di Gola “…………………… ………………………………… p. 14

“ L’Ira “ ( e “ La Pazienza “ )…………………… ……………………… p. 16

“ L’Accidia “ ( e “ L’Alacrità)“……………………………………….… p. 20

Report finale (Autovalutazione)……………………………………………. p. 23

Page 3: COMPITO DI REALTA’ · 2018. 6. 23. · È per i cattolici uno dei sette vizi o peccati capitali, il "vizio impuro", al di fuori della norma morale. Secondo le elaborazioni dottrinali

2

UN’INTRODUZIONE AL COMPITO DI REALTA’:

“PICCOLO DIZIONARIO ILLUSTRATO DI VIZI E VIRTU’ “

________________________________________________

IL PRODOTTO REALIZZATO

La classe II (sezione B della Scuola Secondaria di Primo Grado, sede di Sapri) presenta come

voci di un dizionario i “ sette vizi capitali “ e, in qualche caso, le “relative virtù umane”.

Di ogni voce:

È stata data una definizione

È stato scritto un breve aneddoto

È stata preparata un’illustrazione

Inoltre è stato preparato un piccolo report finale (Autovalutazione)

GLI OBIETTIVI DEL LAVORO

Rafforzare la capacità di riflessione sui comportamenti umani

Rafforzare la capacità di consultare un dizionario

Rafforzare la competenza di scrittura necessaria a scrivere le spiegazioni e i racconti

Sviluppare la capacità di individuare o creare l’illustrazione di un testo

Rafforzare la competenza digitale, utilizzando un programma di videoscrittura per impaginare

il dizionario

Rafforzare la capacità di pianificare e organizzare un lavoro

Page 4: COMPITO DI REALTA’ · 2018. 6. 23. · È per i cattolici uno dei sette vizi o peccati capitali, il "vizio impuro", al di fuori della norma morale. Secondo le elaborazioni dottrinali

3

Superbia

Con SUPERBIA si intende la pretesa di meritare per se stessi, con ogni mezzo, una posizione di privilegio sempre maggiore rispetto agli altri. Essi devono riconoscere e dimostrare di accettare la loro inferiorità correlata alla superiorità indiscutibile e schiacciante del superbo. Nella dottrina morale cattolica la superbia è considerata il peccato peggiore tra i setti vizi capitali:

Superbia

Avarizia

Accidia

Lussuria

Gola

Ira

Invidia

desideri ordinati verso lo spirito del male, cioè Satana, dai quali tutti i peccati traggono origine e che causano la morte dell'anima. Ai Vizi capitali sono contrapposte le tre Virtù teologali (Fede, Speranza e Carità) e le quattro Virtù cardinali (Giustizia, Fortezza, Temperanza, Prudenza). Il superbo tende a comportarsi in maniera malvagia perché ritiene di essere migliore degli altri. La superbia viene raffigurata pure da Dante nell'opera Divina Commedia come il leone, una delle tre.

I simboli che nell'arte accompagnano la raffigurazione della superbia sono generalmente il pavone, lo specchio (nel quale a volte si scorge il riflesso di Satana) e il pipistrello. Nell'iconografia rinascimentale può capitare di trovarla con attributi come il leone o l'aquila.

“La superbia è” figlia dell’ignoranza

e madre dell’arroganza

(Proverbio)

Page 5: COMPITO DI REALTA’ · 2018. 6. 23. · È per i cattolici uno dei sette vizi o peccati capitali, il "vizio impuro", al di fuori della norma morale. Secondo le elaborazioni dottrinali

4

“Dove è bellezza è superbia”. (Proverbio)

FOTO SUPERBIA

Page 6: COMPITO DI REALTA’ · 2018. 6. 23. · È per i cattolici uno dei sette vizi o peccati capitali, il "vizio impuro", al di fuori della norma morale. Secondo le elaborazioni dottrinali

5

Umiltà

L'umiltà è la prerogativa dell'umile. Nonostante esistano diversi modi di

intendere questo termine nel quotidiano, una persona umile è essenzialmente una persona modesta e priva di superbia, che non si ritiene migliore o più importante degli altri.

Il termine "umiltà" è derivato dalla parola latina "humilis", che è tradotta non solo come umile ma anche alternativamente come "basso", o "dalla terra". Poiché il concetto di umiltà indirizza a un'intrinseca stima di se stessi, è enfatizzata nella branca della pratica religiosa e dell'etica dove il concetto è spesso definito più precisamente e ampiamente.

Nella religione e nella spiritualità, l'umiltà è generalmente considerata

un valore positivo. Nelle religioni monoteistiche, l'umiltà può essere vista come la capacità di riconoscere ed indagare la Verità su di sé. È la virtù che porta alla consapevolezza della propria identità, dei propri limiti e della propria forza, che permette di entrare in una vera relazione con gli altri. I limiti vanno intesi come confini, oltre i quali c'è il prossimo e c'è Dio, mentre la forza va intesa come i diversi doni e carismi attraverso i quali mettersi al servizio del prossimo e del disegno di Dio. Essere umili significa inconsciamente amare il prossimo come esperienza di vita, sentimentale, lavorativa e sociale senza alcuna distinzione o disparità.

L'umiltà nella filosofia

Al Mahatma Gandhi è attribuita la considerazione che la ricerca della verità, senza l'umiltà, è condannata a degenerare in una tremenda caricatura di se stessa.[1][2]

Anche il taoismo considera l'umiltà come una grande virtù. Le seguenti massime descrivono in che modo l'uomo saggio dovrebbe concepire la propria realizzazione in accordo al Tao Te Ching (77.4)

« [l'uomo saggio] agisce senza rivendicare il risultato come proprio; egli consegue l'obiettivo ma non vi resta aggrappato: egli non desidera dimostrare la propria superiorità »

Page 7: COMPITO DI REALTA’ · 2018. 6. 23. · È per i cattolici uno dei sette vizi o peccati capitali, il "vizio impuro", al di fuori della norma morale. Secondo le elaborazioni dottrinali

6

“È stato l’orgoglio che ha trasformato gli angeli in diavoli; è l’umiltà che rende gli”

uomini uguali agli angeli. (Sant’Agostino)

FOTO UMILTA’

Page 8: COMPITO DI REALTA’ · 2018. 6. 23. · È per i cattolici uno dei sette vizi o peccati capitali, il "vizio impuro", al di fuori della norma morale. Secondo le elaborazioni dottrinali

7

Page 9: COMPITO DI REALTA’ · 2018. 6. 23. · È per i cattolici uno dei sette vizi o peccati capitali, il "vizio impuro", al di fuori della norma morale. Secondo le elaborazioni dottrinali

8

L’avarizia.

L'avarizia è elencata tra i sette vizi capitali secondo la Chiesa cattolica. È la scarsa disponibilità a spendere e a donare ciò che si possiede. Spesso si confondono i due termini: avarizia e avidità. Le due nozioni, invece, hanno dei significati diversi: l'avidità è il desiderio di accrescere indefinitamente il proprio possesso (nel senso più generale possibile del termine), avaro è chi prova un attaccamento morboso verso quel che già posseduto.

L’avarizia nella psicologia.

L’eccessivo attaccamento al denaro si presenta di rado come una caratteristica isolata, ovvero non è da intendersi come un mezzo un po’ fastidioso della personalità, perché la taccagneria contiene in sé altre e più insidiose implicazioni psicologiche e interpersonali. Spesso chi è avaro è anche iper-crontrollante nei confronti degli altri, è sospettoso, malizioso. Va in cerca di continue conferme circa l’altrui opportunismo, perché sembra essere amaramente persuaso che al mondo esistano due sole categorie di persone: i falsi e gli ingenui. Rifugge dai primi, commisera e sfrutta i secondi. Esigono di avere (letteralmente) sempre l’ultima parola e di prendere (letteralmente) ogni decisione. L’avarizia è un tratto socialmente ben tollerato, eppure può avere conseguenze gravi e invalidanti sul benessere dell’individuo: solitudine, disadattamento, depressione, ansia, conflittualità interpersonali, separazioni, divorzi possono avvicendarsi attraverso intere esistenze e avvilirle, senza che l’avaro prenda mai coscienza che questa ossessione per i soldi, per il possesso, per l’accumulo siano alla base della sua infelicità.

L’avarizia nella società. L'avarizia può essere ritenuta dannosa per la società, poiché appare ignorare il benessere degli altri

a favore del proprio. Questo fa degli spilorci persone affettivamente isolate, anche quando riescono

a mantenere rapporti stabili, a sposarsi e ad avere figli. La sola forma di relazione che li rassicura è

la dominanza, la possibilità di gestire gli affetti con la stessa rigida parsimonia con cui adoperano il

denaro.

Proverbi. Chi tutto vuole, tutto perde: chi vuole tutto, alla fine non ha niente.

Chi più ha, più vuole: chi ha tante cose, non si accontenta mai di

quello che ha e desidera sempre di più.

Non è povero chi non ha niente, ma chi tanto desidera: il povero non

è chi non ha niente, ma chi vuole sempre tutto.

A chi non basta ciò che basta, non basta alcuna cosa: a chi ha tante

cose, non basta mai niente ed è sempre desideroso di altre cose.

Page 10: COMPITO DI REALTA’ · 2018. 6. 23. · È per i cattolici uno dei sette vizi o peccati capitali, il "vizio impuro", al di fuori della norma morale. Secondo le elaborazioni dottrinali

9

La prodigalità

Si dice di persona che spende o dona con eccessiva larghezza o che sperpera e sciala, chi, dopo una

vita dissoluta e sregolata, ritorna pentito sulla retta via. Che dona senza misura, con prodigalità

eccessiva, chi, dopo un periodo di traviamento, di disamore, di deviazione anche di ideologia, torna

pentito sulla retta via, o all’istituzione, alla persona che aveva abbandonato, con riferimento al

personaggio e al titolo di una parabola evangelica. Ha a che fare con acquisti eccessivi o stravaganti.

Oggi la prodigalità viene utilizzata spesso per indicare il dispendio di risorse monetarie, a differenza

di altri tipi di risorse. Il termine indica proprio spese eccessive o inutili, spesso tendenti al lusso.

“I prediletti dell'Onnipotente sono i ricchi che hanno l'umiltà dei poveri, ed i poveri che hanno la

magnanimità dei ricchi.”

Saadi

“Se vuoi eliminare l'avarizia, devi eliminare sua madre: la prodigalità.”

Cicerone

“L’amore è la sola ricchezza che cresce con la prodigalità. Più se ne dà, e più ne resta.”

Katherine Pancol

Page 11: COMPITO DI REALTA’ · 2018. 6. 23. · È per i cattolici uno dei sette vizi o peccati capitali, il "vizio impuro", al di fuori della norma morale. Secondo le elaborazioni dottrinali

10

LA LUSSURIA La lussuria è l'abbandono al piacere sessuale.

La lussuria nelle religioni In molte confessioni religiose la lussuria è considerata un peccato, in quanto

menomazione della volontà individuale e discernimento del bene e del male

più che, come si ritiene comunemente, un "male in sé", inteso come atto in sé riprovevole. Per altre, invece, la lussuria non è un male.

Secondo la Chiesa Cattolica

È per i cattolici uno dei sette vizi o peccati capitali, il "vizio impuro", al di fuori della norma morale. Secondo le elaborazioni dottrinali della teologia

morale del Cattolicesimo, la lussuria è causa di svariati effetti negativi.

Nel cerchio dei lussuriosi: Paolo e Francesca La storia di Paolo e Francesca mette dunque in discussione Dante anche

come poeta dell'amore.

Non a caso Dante dopo la prima confessione della giovane ha un attimo di sconforto, resta assorto in silenzio: sembra pensare a come sia possibile che

l'attrazione innocente, l'amor cortese si trasformi in peccato degno

dell'Inferno con le regole cortesi alle quali Dante stesso aveva aderito in gioventù. Quindi lo stesso sentimento che aveva ispirato a Dante i versi della

Vita Nuova, adesso gli appare come una delle possibili cause di condanna

eterna. Dante, richiamato alla realtà dà infatti rivelerà una parte dei pensieri che lo stavano assillando e chiederà a Francesca una spiegazione su come

questo sentimento si sia potuto trasformare in peccato. È solo colpa

dell'adulterio? In realtà Dante non vede una colpa in sé nella pulsione amorosa, ma il peccato ne nasce quando nell'attuare questa pulsione si viene

meno ai precetti morali, come quello sulla fornicazione nell'adulterio.

Nonostante il poeta collochi Paolo e Francesca tra i dannati, non può fare a meno di provare un senso di profonda ed umana pietà e di compiangerne la

sorte.

Page 12: COMPITO DI REALTA’ · 2018. 6. 23. · È per i cattolici uno dei sette vizi o peccati capitali, il "vizio impuro", al di fuori della norma morale. Secondo le elaborazioni dottrinali

11

L’INVIDIA: VIZIO CAPITALE

Se l'invidia fosse febbre, tutto il mondo n'avrebbe.

L'invidia nacque e morirà con gli uomini.

L’invidia è un cieco che vuole strapparti gli occhi.

Invidia Il termine invidia (genericamente guardare male, quindi "gettare il malocchio ") si riferisce

a uno stato d'animo o sentimento per cui, in relazione a un bene o una qualità posseduta

da un altro, si prova spesso odio e un risentimento tale da desiderare il male di colui che

ha quel bene o qualità.

Invidia, Cappella degli Scrovegni. L'invidia fa bruciare l'invidiosa che colpisce l'invidiato ma

viene colpita dalla sua stessa malvagità. Il serpente della calunnia si rivolta contro di lei

colpendole gli occhi.

In modo più approfondito l'invidia può essere definita come il

« rancore e risentimento che si prova per la felicità, la prosperità e il bene altrui... è il desiderio ostinato di ciò che non si è potuto raggiungere per difficoltà o ostacoli non facilmente superabili, ma che altri, hanno vinto con successo.»

Page 13: COMPITO DI REALTA’ · 2018. 6. 23. · È per i cattolici uno dei sette vizi o peccati capitali, il "vizio impuro", al di fuori della norma morale. Secondo le elaborazioni dottrinali

12

In questo caso appare, oltre che l'odio per la felicità altrui, un rapporto di similarità tra

l'invidioso e l'invidiato come già Aristotele notava nel concepire l'invidia come «un dolore

causato da una buona fortuna che appare presso persone simili a noi» per cui «sentiranno

invidia quelli che sono o sembrano essere i nostri pari, intendendo per pari coloro che

sono simili a noi. Invidiamo le persone che ci sono giunte nel tempo, luogo, età e

reputazione, da cui il proverbio: "Il familiare sa anche invidiare"».

L’invidia genera non solo dolore, ma anche «tristezza per i beni altrui» che l'invidioso

vorrebbe per sé poiché giudica che l'altro li possegga ingiustamente e debba essere

punito per questo.

Tristezza dell'invidioso «rispetto al bene altrui in quanto diminuisce la nostra gloria ed

eccellenza» procurandoci «l'odio, la maldicenza, la diffamazione, la soddisfazione per le

disgrazie del prossimo»

Il triste invidioso che viene raffigurato a spiare da lontano, con il viso accigliato, quel

fortunato felice possessore che vorrebbe far soffrire di una sofferenza che invece, come in

un contrappasso, colpisce lui.

Il suo malocchio si ritorce contro di lui, come nella visione dantesca: le anime sono punite con la cucitura delle palpebre.

Page 14: COMPITO DI REALTA’ · 2018. 6. 23. · È per i cattolici uno dei sette vizi o peccati capitali, il "vizio impuro", al di fuori della norma morale. Secondo le elaborazioni dottrinali

13

Nella dottrina cristiana l'invidia compare fin dai tempi biblici con il tradimento

di Caino invidioso dell'amore di Dio per Abele . la stessa invidia attraversa l'Antico

Testamento, che lo definisce «carie delle ossa»,per giungere fino al Nuovo dove Cristo

viene dato a Pilato che «sapeva bene che glielo avevano consegnato per invidia».

L'invidia è dunque il «peccato diabolico per eccellenza» poiché, Caino vittima e discepolo

del diavolo ha fatto sì che «la morte è entrata nel mondo per invidia del diavolo».

Page 15: COMPITO DI REALTA’ · 2018. 6. 23. · È per i cattolici uno dei sette vizi o peccati capitali, il "vizio impuro", al di fuori della norma morale. Secondo le elaborazioni dottrinali

14

Il peccato di gola

Peccato di gola Nulla può fungere da ostacolo, la sola meta da raggiungere per questi peccatori è la sazietà e ingordigia, infatti questo peccato è alla radice della cupidigia perché nasconde in se altri peccati come quello dell’avarizia, dell’egoismo, della superbia, dell’individualismo che nascono dai comportamenti di questi peccatori che sono come ossessionati dal cibo e dalla buona tavola

Peccato di gola ieri e oggi

Il peccato di gola era considerato il più temibile dei vizi capitali proprio perché incontenibile, nato da

un bisogno corporale ingovernabile e immagine di un’anima soggetta al corpo e per questo dannata.

Oggi la filosofia contemporanea, nell’analizzare il vizio di gola, si concentra piuttosto sulle

implicazioni etiche: dalla fame nel mondo alla medicalizzazione dell’obesità

Peccato di gola per Dante

Nulla può fungere da ostacolo, la sola meta da raggiungere per questi peccatori

è la sazietà e l’ingordigia, infatti questo peccato è alla radice della cupidigia

perché nasconde in se altri peccati come quello dell’avarizia, dell’egoismo, della

superbia, dell’individualismo che nascono dai comportamenti di questi

peccatori che sono come ossessionati dal cibo e dalla buona tavola. La loro pena

infernale è quella di essere costretti a rotolarsi in un fango putrido e

maleodorante colpiti da una pioggia gelida, custode di questo cerchio è

Cerbero, un gigantesco e spaventoso cane a tre teste che li tormenta in eterno.

Il dannato protagonista in questo canto è Ciacco, uomo politico che

rispecchiava i suoi eccessi personali sul popolo che da lui era amministrato,

consapevole della sua tremenda colpa si rende come un portavoce del suo

peccato

Curiosità

I simboli del peccato

di gola sono il colore

arancione e il maiale

Page 16: COMPITO DI REALTA’ · 2018. 6. 23. · È per i cattolici uno dei sette vizi o peccati capitali, il "vizio impuro", al di fuori della norma morale. Secondo le elaborazioni dottrinali

15

Aforisma

Il peccato di gola ha una grande alleata nella

buona digestione

(roberto gervaso)

Page 17: COMPITO DI REALTA’ · 2018. 6. 23. · È per i cattolici uno dei sette vizi o peccati capitali, il "vizio impuro", al di fuori della norma morale. Secondo le elaborazioni dottrinali

16

RICERCA

IRA- Vizio capitale

PAZIENZA- Virtù

I sette vizi capitali I vizi capitali sono un elenco di attitudini profonde, morali e comportamentali dell'anima umana,

spesso chiamati peccati capitali. Questo elenco di vizi (dal latino vĭtĭum = mancanza, difetto, ma

anche abitudine deviata, storta, fuori dal retto sentiero) distruggono l'anima umana, contrapponendosi

alle virtù, che invece ne promuovono la crescita. Sono ritenuti "capitali" poiché più gravi, principali,

riguardanti la profondità della natura umana.

Page 18: COMPITO DI REALTA’ · 2018. 6. 23. · È per i cattolici uno dei sette vizi o peccati capitali, il "vizio impuro", al di fuori della norma morale. Secondo le elaborazioni dottrinali

17

Aristotele definisce i vizi capitali “Abiti del male”, perché derivanti dalla ripetizione di azioni che a

lungo andare formano le abitudini di una persona. Nella dottrina cattolica, i vizi sono le principali

abitudini contro il Bene Sommo, cioè Dio, dai quali tutti i peccati traggono origine.

Per quanto riguarda la letteratura, Dante Alighieri suddivide la prima cantica della Divina Commedia,

l'Inferno, in cerchi dedicati ciascuno ad un differente vizio capitale nei quali vengono puniti, secondo

la regola del contrappasso, coloro che in vita vi si dedicarono ad essi.

IRA- Vizio L’ira è il desiderio irrefrenabile di

vendicare violentemente un torto

subito. E’ un sentimento improvviso e

violento suscitato dal comportamento di

persone o da avvenimenti. L'ira è una

delle strategie cerebrali per affrontare la

paura dell'incertezza. Il processo dell'ira

è sostenuto da cambiamenti fisiologici:

i muscoli si tendono, aumenta il battito

cardiaco, la pressione sanguigna, il

ritmo respiratorio e l’adrenalina che

innesca un eccitamento aggressivo che

permane a lungo.

L'ira se la prende anche contro le cose

inanimate quando non rispondono ai nostri desideri. Ad esempio un uomo infuriato può spaccare

piatti e bicchieri quando c'è qualcosa che gli va di traverso, o un ragazzo può strappare il foglio del

compito riuscito male.

L'ira non è l'occasionale esplosione di rabbia: diventa un vizio in presenza di un estrema suscettibilità

che fa sì che anche la più trascurabile piccolezza sia capace di scatenare una furia selvaggia.

Se si è ricevuto un torto o una umiliazione da qualcuno, l'ira fa insorgere un desiderio violento di

controbattere quel tale e di ritorcere su di lui il torto o l’accusa subiti. C’è, quindi, anche un'ira

legittima, ovvero il desiderio di infliggere ai colpevoli un giusto castigo e correzione.

Ma perchè l'ira sia legittima e non un vizio, è necessario che miri a punire soltanto chi lo merita e

nella misura in cui lo merita, e quindi moderata nell'esercizio, cioè non oltrepassando ciò che l'offesa

merita. Altrimenti siamo in quell'ira che è peccato. Se ci si abbandona ad essa in modo grave e

prolungato, con desideri di mali e di vendetta contro il prossimo, può essere valutata anche come

peccato mortale.

Un filosofo raccomandava di arrabbiarsi con la persona giusta, nella misura giusta, nel modo giusto,

nel momento giusto e per la giusta causa. È facile invece fare proprio il contrario.

Page 19: COMPITO DI REALTA’ · 2018. 6. 23. · È per i cattolici uno dei sette vizi o peccati capitali, il "vizio impuro", al di fuori della norma morale. Secondo le elaborazioni dottrinali

18

I guai cominciano quando la rabbia smette di essere

uno sfogo occasionale, dettato dalle piccole

provocazioni della vita, e diventa invece un malessere

permanente. Ci porta a scaricare la tensione del

momento su chi ci sta di fronte. Una marea acida che

si abbatte su tutto e tutti. E finisce per far terra

bruciata attorno a noi.

Essa si manifesta solitamente quando si ritiene siano

stati calpestati i propri diritti o violati i propri valori,

ma non sempre è uguale all’importanza del danno o

della frustrazione patita; spesso viene espressa

maniera del tutto irragionevole e sproporzionata.

L’ira e i suoi sinonimi (quali rabbia, collera, furia)

non deve in alcun modo essere confusa con

l’aggressività, che invece è una modalità di

espressione delle emozioni.

L'iracondo può provare una profonda avversione non

solo verso qualcosa o qualcuno, ma in alcuni casi

anche verso se stesso. Egli desidera una vendetta che

mostrerà in modo attivo o passivo. Essa, nel primo

caso, è ricercata con atti di rabbia e irritazione contro

chi, volontariamente o involontariamente, lo ha

provocato; mentre nel secondo caso, si caratterizza per una finta riservatezza, eccessiva misteriosità

e distanza a danno del provocatore.

La Bibbia contiene numerosi riferimenti alla cosiddetta "ira di Dio", per indicare l’opposizione e

l’intolleranza manifestata da Dio verso tutto ciò che è peccato. Quest’espressione viene usata infatti

anche per indicare la sua giustizia contro il male e in difesa di chi ne risulta vittima.

IRA- Proverbio “Non con l’ira ma col riso s’uccide” -Friedrich Wilhelm Nietzsche

Di certo è più bello ridere che piangere o arrabbiarsi. Ridere è sempre il modo migliore per seppellire,

metaforicamente parlando, chi ci fa del male. Questo proverbio vuole, infatti, significare di

sconfiggere col sorriso la gente che vuole vederti soffrire. Sorridendo si mostra indifferenza.

PAZIENZA- Virtù La pazienza è la capacità umana di rimandare la propria reazione alle avversità, mantenendo nei

confronti dello stimolo un atteggiamento neutro. La pazienza è una qualità e un atteggiamento

interiore proprio di chi accetta e sopporta il dolore, le difficoltà, le molestie, i disaccordi, la morte e

le contrarietà della vita in genere con animo sereno, tranquillità e rassegnazione, senza reagire

violentemente. È la necessaria calma, costanza e assiduità senza sosta nel fare un'opera o una qualsiasi

impresa.

La vita è piena di difficoltà, alcune lievi, altre di natura più seria. Sembra esservi un’infinita serie di

problemi per tutti noi. Il nostro difetto è che spesso ci aspettiamo la soluzione immediata dei nostri

problemi, dimenticando che spesso ci è richiesta la divina virtù della pazienza.

La pazienza è, infatti, una virtù importante, ormai quasi dimenticata. Essere pazienti non significa

essere deboli, ma avere scoperto una nuova forza interiore.

La pazienza non è un concetto di facile definizione. Nella società moderna, da quando le donne

lavorano e hanno assunto ruoli sociali importanti, la pazienza intesa come capacità di attendere è

venuta un po’ a mancare; eppure è presente più che mai nella vita femminile. La capacità di conciliare

Page 20: COMPITO DI REALTA’ · 2018. 6. 23. · È per i cattolici uno dei sette vizi o peccati capitali, il "vizio impuro", al di fuori della norma morale. Secondo le elaborazioni dottrinali

19

i ruoli di moglie, madre, lavoratrice, persona con una vita sociale, non sarebbe realizzabile senza la

pazienza.

Questa, infatti, si concretizza nel saper gestire molte situazioni diverse senza perdere la calma.

La donna paziente di oggi è colei che non pretende troppo da se stessa e che riesce a mandare avanti

con serenità molte attività.

Nella società caotica in cui viviamo la pazienza è un atteggiamento saggio e costruttivo che si rivela

vincente in molte situazioni della vita. Essere persone moderne e pazienti oggi significa:

NON FARE SFORZI INUTILI:

se la strada che si vuole

percorrere è difficile è inutile

fissarsi, perché l’unico risultato

sarebbe quello di sentirsi

insoddisfatti e demotivati. È

meglio fermarsi e attendere che

arrivi l’occasione giusta.

NON FISSARSI SU UN

UNICO OBBIETTIVO: avere

una meta nella vita è giusto,

perché aiuta ad andare avanti.

C’è però molta strada da

percorrere e se si guarda solo all’obiettivo finale si rischia di perdere molte altre occasioni che si

possono presentare durante il percorso.

NON CERCARE DI CAMBIARE LE PERSONE: sperare che gli altri cambino è un atteggiamento

di pazienza negativa che caratterizza uomini e donne. Bisogna invece accettare il fatto che l’altro non

diventerà mai come si vorrebbe.

PAZIENZA- Proverbi “La pazienza è amara, ma il suo frutto è dolce” -Jean-Jacques Rousseau

Avere pazienza molte volte può essere molto difficile, ma occorre comunque farsi forza e sopportare,

sapendo che alla fine andrà tutto per il meglio e che ci saranno delle ricompense per la pazienza e

l’attesa compatite.

“La pazienza è la virtù dei forti” Una persona impaziente è più debole, si demoralizza subito, abbandona un progetto o un'aspirazione.

Solo i più forti d’animo che sapranno aspettare e sopportare alla fine potranno ottenere ciò che

veramente desiderano.

Page 21: COMPITO DI REALTA’ · 2018. 6. 23. · È per i cattolici uno dei sette vizi o peccati capitali, il "vizio impuro", al di fuori della norma morale. Secondo le elaborazioni dottrinali

20

I VIZI CAPITALI- L’ACCIDIA

L'accidia o acedia è l'avversione all'operare, mista a noia e indifferenza. L’Emitologia

classica fa derivare il termine dal greco ἀ (alfa privativo = senza) + κῆδος (= cura).

Infatti nell’antica Grecia , indicava proprio uno stato d’animo di tristezza e malinconia.

Questo termine fu ripreso nel medioevo (una delle quattro grandi età storiche, che

comprende il periodo dal V al XV secolo).

Il significato del termine accidia oggi è molto vago, ma resta fortemente connotato

nella cultura cristiana; proprio perché nel cattolicesimo l’accidia rappresentava uno dei

sette vizi capitali: superbia, avarizia, lussuria, invidia, gola, ira e appunto accidia.

I simboli che rappresentano l'accidia sono normalmente un uomo addormentato (che

quindi non pecca, ma neppure pratica la fede) o lavori eseguiti a metà. Il poeta, scrittore e politico italiano Dante Alighieri, nella Divina Commedia ( un

poema allegorico scritto in terzine incatenate endecasillabi, in lingua volgare

fiorentina), parla degli accidiosi dicendo che sono i penitenti che scontano la loro pena

nel IV cornice(XVIII canto) del Purgatorio, colpevoli di scarso amore per il bene: sono

costretti a correre a perdifiato lungo la Cornice, gridando alternativamente esempi di

sollecitudine e accidia punita, incitandosi a non perdere tempo per poco amore. Anche

nell’inferno parla degli accidiosi nel quarto e nel quinto cerchio, dove sono puniti

insieme ad avari, iracondi e prodighi.

Questo vizio viene citato anche dal filosofo, matematico, fisico e teologo francese ,

Blaise Pascal.

Esso scrisse che: “ L’accidia è la risultante dell’alterazione degli umori in presenza

di deprecabili azioni morali, tipiche di chi, avendo abusato del piacere, si ritrova

nell’impossibilità di desiderare”.

Sull’accidia esistono molte citazioni, aforismi, proverbi...un esempio pratico è questo:

“ E’ un brutto peccato, il peccato dell’accidia (…) è peggio che avere il cuore tiepido,

peggio ancora. E’ vivere ma perché vivo e non avere voglia di andare avanti, non avere

voglia di fare qualcosa nella vita, aver perso la memoria della gioia.“ in questo

caso si parla di una citazione molto bella di Papa Francesco; ma non sono da meno i

proverbi, per esempio questi:

“Il campo dell’accidia è pieno d’ortiche”

“ Dove l’accidia attecchisce ogni cosa deperisce”.

Page 22: COMPITO DI REALTA’ · 2018. 6. 23. · È per i cattolici uno dei sette vizi o peccati capitali, il "vizio impuro", al di fuori della norma morale. Secondo le elaborazioni dottrinali

21

Melencholia (1514), la più famosa rappresentazione artistica dell'accidia. Il suo Autore è Albrecht

Dürer, in italiano arcaico noto come Alberto Duro , oppure Durero è stato un pittore, incisore,

matematico e trattatista tedesco.

Page 23: COMPITO DI REALTA’ · 2018. 6. 23. · È per i cattolici uno dei sette vizi o peccati capitali, il "vizio impuro", al di fuori della norma morale. Secondo le elaborazioni dottrinali

22

LA VIRTU’ DELL’ACCIDIA- L’ALACRITÀ

La virtù dell’accidia è l’alacrità, ovvero prontezza e sollecitudine nell’operare le

proprie mansioni. Dal latino alacrĭtas -atis.

Su questa virtù, Alda Merini una poetessa, aforista e scrittrice italiana, scrisse una

poesia dal titolo “La mia poesia è alacre come il fuoco”, che faceva così:

“La mia poesia è alacre come il fuoco,

trascorre tra le mie dita come un rosario.

Non prego perché sono un poeta della sventura

che tace, a volte, le doglie di un parto dentro le ore,

sono il poeta che grida e gioca con le sue grida,

sono il poeta che canta e non trova parole,

sono la paglia arida sopra cui batte il suono,

sono la ninna nanna che fa piangere i figli,

sono la vanagloria che si lascia cadere,

il manto di metallo di una lunga preghiera

del passato cordoglio che non vede la luce.”

Ci sono molte frasi e citazioni che riguardano l’alacrità, eccone una:

” Il lavoro mi piace, mi affascina. Potrei starmene seduto per ore a guardarlo.”

Questa è una citazione di Jerome Klapka Jerome; che descrive il suo amore per il

lavoro, e quindi non l’accidia, cioè la noia nel farlo, ma la sua virtù, ovvero l’alacrità,

nel farlo con impegno.

Come virtù non abbiamo solo alacrità, ma anche attivismo, dinamismo, diligenza, zelo,

lena, solerzia, operosità … ma sostanzialmente sono quasi tutti sinonimi tra di loro.

In sostanza la differenza tra il vizio dell’accidia e la virtù dell’alacrità, è che: il vizio,

significa noia, indifferenza nel fare qualcosa; mentre la virtù indica la prontezza

nell’operare in qualcosa … potremmo dire che l’alacrità sarebbe una maggiore “voglia

di vivere”.

Page 24: COMPITO DI REALTA’ · 2018. 6. 23. · È per i cattolici uno dei sette vizi o peccati capitali, il "vizio impuro", al di fuori della norma morale. Secondo le elaborazioni dottrinali

23

RIFLESSIONE FINALE SUL LAVORO SVOLTO

In questa riflessione finale si presentano i “ pareri “ (in percentuale) DELLA CLASSE sul lavoro

svolto.

REPORT FINALE:

AUTOVALUTAZIONE ( % sul gruppo classe)

Con questa attività hai svolto diverse operazioni.

A tuo parere come te la sei cavata ?

Dai una valutazione al tuo lavoro.

1

PRINCIPIANTE

2

PRATICANTE

3

ESPERTO

So riflettere sui comportamenti umani più ricorrenti 28,5 % 43 % 28,5 %

So consultare un dizionario /// 28,5 % 71,5 %

So scrivere brevi racconti a tema /// 85,7 % 14,25 %

So individuare o creare l’illustrazione di un testo 14,25 % 85,7 % ///

So impaginare un testo con un programma di

videoscrittura

14,25 % 71,5 % 14,25 %

So lavorare in gruppo, collaborando attivamente e

rispettando il contributo dei compagni

/// 43 % 57 %

So organizzare il mio lavoro, rispettando i tempi e

le consegne

/// 43 % 57 %