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COME SI SCRIVE UN ARTICOLO DI GIORNALE

L’articolo di giornale è principalmente un testo che informa su una notizia, che racconta un fatto, cercando di esporre il maggior numero di elementi necessari a capirlo; può essere più o meno lungo, a seconda dell’importanza della vicenda descritta, ma deve mettere in grado il lettore di comprendere chiaramente il tema trattato. Qui si propongono alcune regole per scrivere un testo in stile giornalistico, scomponendo le fasi di preparazione.

1 - Collocazione dell’articoloUn giornale è una struttura complessa, composta da varie parti: prima di scrivere un articolo si deve pertanto decidere in quale di queste parti collocarlo. In generale le pagine dei giornali sono così suddivise:

Politica interna: si occupa degli avvenimenti politici nazionali: scontro tra i partiti, battaglie per far approvare le leggi, conflitti sindacali, nomine dei vertici delle più alte istituzioni dello Stato ecc.

Politica estera: si occupa degli avvenimenti politici degli altri paesi, e viene redatta generalmente dai corrispondenti (residenti nel paese straniero) o dagli inviati (che si recano in un paese straniero quando si verifica un fatto importante da seguire) o tramite le notizie che vengono fornite dalle agenzie di stampa.

Cronaca (dal latino chronica, annali): è la narrazione degli avvenimenti registrati secondo la loro successione nel tempo. In termini giornalistici, si riferisce al resoconto dei fatti di vita quotidiana locali, nazionali o internazionali di maggior rilievo. Si divide in cronaca bianca, che tratta di avvenimenti importanti per i cittadini sotto il profilo economico, culturale, sociale ecc. La cronaca si distingue in: cronaca nera, che riguarda i delitti, i crimini e i fatti di sangue in generale; cronaca giudiziaria, che riguarda l’andamento dei processi e delle inchieste; cronaca mondana, che riporta le notizie relative ai personaggi famosi; cronaca rosa, che si occupa di notizie di tipo sentimentale e commovente; cronaca locale, che riporta le diverse

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notizie riguardanti la vita cittadina, comprese le informazioni di pubblica utilità.

Cultura: contiene le notizie relative al mondo culturale, gli articoli di critica letteraria, le interviste a romanzieri, filosofi, artisti, docenti universitari, i dibattiti su problemi di ordine scientifico, storico, sociologico ecc., ma anche brevi estratti di opere, racconti o poesie. In passato gli argomenti culturali venivano trattati nella terza pagina, per questo la parte del giornale che se ne occupa viene detta «Terza pagina» o anche «elzeviro», che era l’articolo di fondo della pagina culturale e veniva composto con un carattere elegante, coniato dagli stampatori olandesi Elzevier.

Scienze: descrive le innovazioni tecnologiche e le scoperte scientifiche.

Sport: riporta gli avvenimenti delle varie discipline sportive; data l’importanza dello sport nella società moderna, le pagine sportive hanno avuto uno sviluppo sempre più ampio.

Spettacoli: riporta le novità del mondo dello spettacolo, dal cinema al teatro, dalla musica alla televisione. È in queste pagine che si trovano l’elenco dei programmi televisivi, le recensioni, cioè i giudizi sulle opere teatrali, cinematografiche, teatrali e musicali, che servono a orientare le scelte dei lettori, ma anche a influenzarne le preferenze.

Economia e finanza: riferisce i fatti del mondo economico e finanziario, gli avvenimenti più rilevanti che riguardano le banche e le maggiori imprese, l’andamento della produzione, i listini di Borsa e i cambi delle principali monete estere.

2 - Raccolta delle notizieLe fonti da cui i giornalisti traggono le informazioni sono le istituzioni, le forze dell’ordine, le aziende. Molte notizie vengono raccolte dalle agenzie di stampa, ma per approfondire l’argomento il giornalista deve svolgere ricerche, inchieste, investigazioni. Nel caso di una prova scolastica, le informazioni vanno desunte dal testo di storia, dai documenti, dalle ricerche (su enciclopedia, Internet), dalle interviste e dai libri (di letteratura, storia, filosofia, economia, geografia, sociologia ecc.).

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3 - Preparazione della scalettaDopo aver raccolto le notizie, si prepara una scaletta dei temi da trattare per chiarire l’argomento, ponendoli nell’ordine in cui si vogliono presentare al lettore, con una concatenazione logica che leghi i vari punti tra loro. È bene preparare due tipi diversi di scaletta: una relativa alla struttura dell’articolo, una relativa alla trattazione vera e propria. L’ordine della struttura dell’articolo dovrebbe rispettare lo schema classico, diviso in tre parti: l’inizio (detto anche «attacco» o lead, cioè l’introduzione), lo sviluppo e la conclusione, o «chiusura».a) Attacco o introduzione dell’argomento: esposizione degli elementi utili a riassumere il senso e ad evidenziare la rilevanza dell’argomento trattato. L’introduzione dovrebbe indurre il lettore a provare interesse al tema e quindi a proseguire nella lettura dell’articolo. È quindi necessario che le prime frasi siano chiare, accattivanti e capaci di presentare l’argomento in modo sintetico.Oltre alla notizia, l’introduzione potrebbe contenere: la spiegazione delle ragioni per cui si affronta l’argomento, la messa in evidenza dell’importanza dell’argomento o brevissime citazioni ritenute utili a chiarire l’importanza e/o l’attualità del tema trattato.b) Sviluppo del tema: è la trattazione vera e propria dell’argomento, che deve mettere il lettore in grado di conoscere tutte le vicende ad esso relative.c) Conclusioni: la sintesi conclusiva può contenere le opinioni personali di chi scrive, le proposte, una previsione dei possibili sviluppi o la messa in luce delle diversi implicazioni relative al fatto.

4 - SvolgimentoNel testo che si costruisce per sviluppare l’argomento vi dovrebbe essere una chiara distinzione tra la presentazione dei fatti e quella delle opinioni e dei diversi punti di vista sull’argomento. È molto importante, infatti, che le opinioni di chi scrive l’articolo siano il più possibile separate dai fatti, in modo da permettere al lettore di farsi un’idea precisa dell’avvenimento.D’altra parte, tutti i giornali esprimono una linea politica che è quella del direttore o della proprietà della testata e questo influenza l’esposizione di alcuni fatti. Inoltre, non è sempre facile tenere separato il proprio punto di vista dalla stesura dei fatti: spesso infatti bastano un aggettivo, una

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sottolineatura, una maggiore o minore evidenziazione di alcuni elementi per far trasparire la propria opinione sull’argomento.Non esiste una narrazione imparziale ed oggettiva: se però si prendono in considerazione i diversi aspetti di un problema e i diversi punti di vista, si può fornire una presentazione il più possibile completa dell’argomento, in modo che il lettore possa formarsi una propria opinione personale. È bene anche tenere presente che una visione soggettiva dei fatti può essere molto interessante, in quanto più coinvolgente e partecipata, purché si fondi su elementi certi e documentabili.

Presentazione dei fattiGli articoli devono riportare i fatti in modo chiaro ed esauriente. Secondo il modello classico, derivato dal giornalismo anglosassone, l’articolo deve contenere, fin dall’inizio, le risposte alle cinque W, le iniziali delle seguenti parole inglesi, corrispondenti ad altrettante domande:– Who? (chi?): chi sono i personaggi coinvolti?– What? (che cosa?): che cosa è accaduto?– Where? (dove?): dove si è svolto il fatto?– When? (quando?): quando si è verificato il fatto?– Why? (perché?): quali sono le cause che hanno provocato o favorito il fatto.Si può rispettare questa indicazione in modo elastico, tenendo però presente che la risposta a queste domande ci permette di collocare precisamente l’argomento e di chiarirne subito al lettore i suoi elementi essenziali. La costruzione dell’articolo deve basarsi su una chiara concatenazione logica dei punti trattati e non limitarsi ad una lista di informazioni (o nozioni) messe un in fila una dopo l’altra. È importante, per questo, costruire una scaletta che rispetti l’ordine cronologico oppure l’ordine causale (causa- effetto).Per costruire l’articolo si devono individuare le frasi chiave, quelle cioè che delineano la spiegazione/presentazione dell’argomento e che si desumono dal materiale su cui ci si documenta. È possibile procedere in vario modo:– evidenziando le parole e le frasi chiave dal materiale di documentazione;– costruendo una lista di punti chiave, da trattare come altrettanti titoletti dei paragrafi del testo da preparare;– facendo una breve sintesi del materiale di documentazione e seguendo questa traccia per sviluppare l’argomento.

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Dopo la stesura del testo si procede alla correzione per controllare:– gli errori ortografici;– i tempi dei verbi: si può scegliere il presente storico, presentando i fatti passati come se avvenissero nel presente, oppure il passato prossimo, passato remoto, imperfetto; si può fare ricorso anche al futuro, in riferimento ad avvenimenti già avvenuti, ma successivi al momento in cui ci si colloca idealmente.– la completezza;– la concatenazione logica tra le varie parti (temporale, causale, consecutiva, avversativa ecc.).Presentazione delle opinioniPer capire più a fondo le diverse implicazioni di un fatto è opportuno evidenziare le varie opinioni che si possono avere su di esso. Le opinioni possono essere inserite all’interno dello svolgimento o alla fine: basta che sia sempre ben chiaro che si tratta di un commento, di cui è necessario chiarire la fonte, cioè la persona che lo formula. Un testo giornalistico può esporre l’opinione di chi scrive: è il caso di giornalisti prestigiosi i cui articoli si leggono proprio per sapere cosa l’autore pensa su quel determinato argomento. L’attitudine a vedere gli accadimenti da differenti punti di vista e di esprimere le proprie considerazioni e commenti personali dimostra senso critico e capacità di analisi. Se costruiamo un articolo su un evento storico, è necessario quindi riferire la fonte, cioè il documento da cui abbiamo tratto i diversi punti di vista critici e di cui si possono riportare le citazioni, che vanno sempre poste tra virgolette.

5- Scelta del titoloAl titolo è affidato il compito di far capire immediatamente l’argomento trattato e di invogliare alla lettura dell’articolo: è quindi un elemento importante, a cui prestare molta attenzione. Per la sua evidenza grafica, il titolo balza subito agli occhi e deve quindi dare in breve l’idea di ciò che è contenuto nel testo. Deve inoltre facilitare il lettore nella ricerca di una determinata notizia, per cui deve essere chiaro e accattivante allo stesso tempo, contenere tutte le informazioni necessarie per illustrare l’argomento, ma allo stesso tempo presentarle in modo originale e attraente. Deve essere, insomma, denotativo e connotativo.Il titolo è in genere preceduto dall’occhiello e seguito dal catenaccio, che possono completare il contenuto informativo del titolo (luogo, personaggi coinvolti, arco di tempo ecc.). Sotto il titolo in genere vi è il sommario,

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formato da diverse righe, che ha il compito di chiarire l’argomento trattato, riportando in sintesi le informazioni più importanti contenute nell’articolo. La scelta del titolo viene fatta in genere ad articolo concluso, quando sono chiari tutti gli elementi presenti del testo, in modo da essere ben sicuri che il titolo corrisponda a ciò che si è scritto. Per attirare l’attenzione del lettore, il titolo deve coinvolgerlo emotivamente. Ecco perché in molti casi gli articoli non si limitano a informare, ma cercano di stuzzicare l’interesse con frasi ad effetto, che fanno leva sugli stati d’animo del lettore. Si può così fare una distinzione tra titoli freddi, puramente informativi, e titoli caldi, che suscitano sentimenti ed emozioni. Tra i titoli caldi troviamo anche quelli cosiddetti «gridati», pensati cioè per fare sensazione, per incuriosire e attirare l’attenzione.

La titolazione di un articolo

La titolazione di un articolo è composta genericamente da quattro elementi:

L'occhiello, una frase che dà senso alla denuncia stringata del titolo contestualizzandola. In pratica si tratta di un titoletto sopra il titolo, che ha il compito di introdurlo. Il titolo, nel quale viene fornita al lettore l'essenza dell'argomento trattato: una frase graficamente in maggiore evidenza, che ha il compito di dare la notizia. Il sottotitolo o catenaccio che riassume il contenuto per quelli che preferiscono una lettura veloce. E' simile all'occhiello, di solito però redatto su più righe.Si tratta di un vero e proprio secondo titolo, di solito sistemato sotto il sommario, in un riquadro bianco. Il catenaccio mette l’accento su un aspetto importante della notizia. Il sommario, posto sotto il titolo, che riprende dichiarazioni o punti caldi del pezzo e li evidenzia all'occhio del lettore per richiamarne l'attenzione è collocato sotto il titolo, sotto la foto o incassato nel testo. La sua funzione è chiarire la notizia.

L’unico elemento che non può mai mancare è ovviamente il titolo, invece occhiello, sommario e catenaccio possono o non possono esserci.

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L’obiettivo primario da raggiungere è quello di offrire al lettore una sintesi accattivante che lo invogli a leggere l'articolo o che, per lo meno gliene offra una brevissima sintesi. Tenendo conto del fatto che il lettore medio scorre il giornale più che leggerlo, è molto probabile che la sua informazione su molti argomenti derivi più dalla lettura del titolo che da quella dell'articolo. Ne risulta che la titolazione diventa un elemento informativo di grande importanza. Per questo spesso è sottratto al giornalista, che comunque prima di scrivere un pezzo redige sempre una bozza di titolo, ed curato direttamente dal comitato di redazione del giornale che tendenzialmente lo formula in modo da offrire, insieme alla notizia, alcuni elementi anche interpretativi della notizia stessa.Importanza del titoloLa titolazione è importantissima perché la maggior parte dei lettori sfoglia il giornale prima di approfondire la lettura. Senza dubbio i titoli influenzano fortemente il processo selettivo del lettore, che solo in un secondo passo si dedica alla lettura vera e propria degli articoli. I titoli assumono quindi il compito di allettare i lettori. Per risvegliare la curiosità del lettore si usano moduli sintattici e lessicali non usuali. Parole brevi e persino monosillabi, giochi di parole, discorsi diretti e figure retoriche.I titoli assomigliano così agli slogan pubblicitari.Caratteristiche tipograficheOltre a questi mezzi linguistici anche le caratteristiche tipografiche attraggono l'interesse del lettore. I caratteri del titolo sono molto più grandi di quelli del corpo dell'articolo e garantiscono la percezione da parte del lettore anche se egli sfoglia velocemente il giornale. Il titolo non è importante solo perché crea l'interesse dei lettori, ma anche perché influenza l'interpretazione e la memorizzazione di tutto l'articolo seguente. La composizione del titolo attiva un certo campo semantico che crea delle aspettative nel lettore, e che lo guida nella sua interpretazione del testo che sta per leggere. L'informazione del titolo orienta il lettore nel classificare l'informazione centrale del testo seguente offrendo questa 'griglia', che può essere chiamata topic. La forma del titolo segnala già di quale tipo sarà probabilmente il contenuto dell'articolo: il lettore capisce subito il valore drammatico di un

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titolo che si espande per tutta la pagina, anche se non ha ancora percepito il messaggio linguistico. Questa capacità di guida interpretativa del titolo è favorita dalla sua precedenza cronologica, ossia dalla sua posizione all'inizio dell'articolo. Un altro fatto che sostiene la funzione di guida interpretativa del titolo è la maggiore possibilità di essere riletto e così memorizzato meglio. Titolazione all’interno del testoE' costituita da parole-chiave che servono a distinguere varie parti dell'articolo e a rompere la monotonia di una lettura ininterrotta. La scelta delle parole-chiave è importante quanto la formulazione del titolo principale, perché accentua certe parti della notizia piuttosto che altre, e dirige l'interpretazione dell'informazione offerta. Categorie di titoloDa un punto di vista formale i titoli si dividono in due categorie, che seguono la categoria dell’articolo:Titoli caldi, detti ad effetto o emotivi, che danno la notizia in maniera diretta (ad es. 'FALCONE ASSASSINATO') o che puntano sugli aspetti emozionali collegati alla notizia stessa (appartengono a questa categoria molti titoli ad una sola parola, tipo TERREMOTO o DISASTRO AEREO ecc). Titoli freddi, detti informativi, che puntano di più su dati di fatto (ad es. 'FUGA DI GAS', 'CROLLA UNA PALAZZINA'). Sempre più usati, inoltre, i titoli che riportano stralci sintetici di dichiarazioni dei protagonisti della notizia stessa

Lo stile. Nei titoli e all'inizio degli articoli prevalgono i nomi, il che ha una funzione esplicativa: è possibile spiegare di più in meno spazio, non utilizzando troppi verbi che spesso non risultano necessari per fornire delle informazioni nuove. Dovendo infatti sintetizzare al massimo la notizia, prevale generalmente lo stile nominale (senza verbi espressi come 'UN ESAME DI STATO ANCHE PER LA LICENZA MEDIA', che sottintende CI SARA' oppure 'AUTO BOMBE E AGGUATI, IRAQ NEL SANGUE', che sottintende SI SONO VERIFICATI ATTENTATI CON). Sono molto usati: modi di dire; giochi di parole (calembour); titoli di film; citazioni letterarie; una dichiarazione forte; interrogativi; frasi-paradosso.

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L'intento è quello di incuriosire il lettore, ma anche di orientare la sua interpretazione. Si cerca anche di gratificare chi legge, presentandogli una frase che non può essere decodificata senza una qualche conoscenza culturale. Invece di prolungare il discorso con i verbi, esplicitando ogni dettaglio, l'autore può fidarsi della capacità del lettore di immaginarsi ciò che non è detto. Questa sintesi dell'informazione serve a coinvolgere l'attenzione del lettore che di solito non vuole leggere troppo. Lo stile nominale viene applicato in molti altri prodotti testuali, come per esempio nei testi scientifici-informativi, ma anche in modo meno teorico nel gergo militare, dove i comandi devono essere brevi e chiari, ma nondimeno completi.

I titoli danno spazio a un massiccio uso di figure retoriche e di costruzioni lessicali e sintattiche non usuali. Una di queste figure, che serve soprattutto a una formulazione breve ed espressiva del titolo, è la metonimia, ossia la sostituzione di una parola con un'altra che è semanticamente legata alla prima.- Così il titolo "Putin trionfa, Casa Bianca critica" fa chiaro che si parla di una controversia tra uomini politici rispettivamente della Russia e degli Stati Uniti, anche se i due paesi non vengono esplicitati.- E se leggiamo "Morandi: Sanremo non deve morire" sappiamo subito che il cantante si riferisce al festival musicale di Sanremo, sebbene sia menzionato solo il luogo dove si tiene il festival. - Anche il titolo "L'Africa all'Auditorium" segnala senza dubbi il concerto di un gruppo africano che si tiene sul palcoscenico dell'Auditorium di Roma, e non la presenza di tutta l'Africa in questo luogo.

Discorsi direttiLa presenza di citazioni già nel titolo aumenta la credibilità di ciò che è descritto nel testo accentuando che non è stato il giornale ad inventarsi l'informazione successiva, ma che essa si basa su ciò che hanno detto dei personaggi coinvolti nella vicenda.- Il titolo "Martino:'Temo attacchi virulenti'" ha un'aria autorevole e convincente visto che è stato il ministro della Difesa della scorsa legislatura che ha formulato questa frase.- "Bush: 'Tocca a Bin Laden'" è un altro esempio che mostra l'effetto del discorso diretto nel titolo: Si usufruisce del ruolo già etichettato del presidente statunitense di essere il cacciatore dei terroristi, e oltre a ciò si

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personalizza tutta la vicenda. La battaglia contro il terrorismo non è più un'operazione multilaterale ed internazionale, ma diventa interesse personale del presidente Bush, il che sottolinea la grande responsabilità che egli sembra assumersi.

Domanda e rispostaMolto spesso nei titoli si ritrova una formulazione del tipo domanda-risposta. I seguenti esempi fanno vedere come il giornale ponga una domanda (magari una domanda che si fa anche la maggior parte del pubblico) a cui dà subito dopo la risposta: - "L'affare? Grande distribuzione o vendita diretta"- "Le visite? Si fanno a 200 all'ora"- "I 150 km orari? Frenano"- "La città? Sicura , ma non troppo"E' un modo abbastanza facile di introdurre l'argomento centrale, nell'interrogativa, e a riassumere l'informazione offerta dal giornale nella risposta. Questo tipo di formulazione ha un effetto simile a quello dei discorsi diretti: si ha l'impressione che sia stato intervistato qualcuno che in questo articolo risponde alla domanda che gli è stata posta.

Stile nominaleGenericamente l'uso dello stile nominale è un metodo per rendere "telegrafici" i titoli e per comunicare più informazione tramite un numero molto limitato di parole. Ma lo stile nominale non porta sempre ad una formulazione breve, anzi, ci sono anche dei titoli che, pur non essendo muniti di nessun verbo, sono piuttosto lunghi, cioè composti da otto parole o più:- "Il meteorologo: neve a Natale, Capodanno al gelo"- "Risate sotto l'albero: da Montesano al 'Trio', fino al 'duo' di Zelig"- "Mancini nei guai: contro i nerazzuri out Peruzzi, Inzaghi e Giannichedda"Lo stile nominale si distingue dalla figura retorica dell'ellissi per il fatto che non manca solo il verbo, ma che i nomi vengono usati in modo eccessivo. Come abbiamo visto i titoli possono così diventare abbastanza lunghi, mentre invece l'ellissi spesso è una proposizione molto corta.

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Un titolo può avere, al di là dello scopo puramente informativo, anche:una funzione espressiva: tutte le volte che cerca di sollecitare emozioni nel ricevente (usando parole ad effetto o puntando sugli aspetti più tragici di una vicenda: dire 'ATTENTATO: STRAGE DI CIVILI' è diverso che dire 'ATTENTATO: 12 MORTI'). una funzione imperativa: tutte le volte che formula una valutazione alla quale indirettamente chiede al lettore di aderire. Da questo punto di vista risulta molto importante l'uso dell'aggettivazione e la scelta delle parole (è diverso titolare 'GRANDE INDUSTRIA: PERSI 19 MILA POSTI DI LAVORO' oppure 'LA GRANDE INDUSTRIA SFORNA 19 MILA DISOCCUPATI IN PIÙ'. Allo stesso modo è diverso dire 'L'ECONOMIA ITALIANA RISTAGNA' oppure 'LA RIPRESA SI FA ATTENDERE' oppure 'SEVERO MONITO DEL QUIRINALE' rispetto a 'IL RICHIAMO DEL QUIRINALE' in relazione ad un discorso del presidente della repubblica sulle vicende politiche.

Etica e estetica dell'informazione

Il problema della regolamentazione della professione giornalistica riguarderà allora l'attività di selezione di queste notizie, il loro confezionamento ad uso dei giornali e della Tv, degli stessi giornali on line. Compito dei giornalisti diventerà sempre di più quello di controllo delle notizie, di commento, di interpretazione, in un rapporto fiduciario con i lettori, i telespettatori, i radioascoltatori.Ma, appunto, tanto più sarà possibile coltivare questo rapporto fiduciario, quanto più sarà vigente un sistema di regole di riferimento capace di distinguere il giornalismo dal diluvio di informazioni (queste sì a volte solo spazzatura) che affollano e sempre più affolleranno la nostra vita. Un marchio di qualità, di garanzia, dovrà distinguere il circuito giornalistico da quello del villaggio globale telematico. Anch’esso (probabilmente) da regolamentare in qualche modo.È chiaro, allora, che anche l'accesso alla professione sarà sempre più un tassello fondamentale del sistema. Non per creare una casta. Ma per evitare sia qualcun altro a crearla.Se l'informazione è potere, la libertà della sua acquisizione da parte dei cittadini significa libertà di apprensione e di partecipazione al potere. E

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dunque la libertà di informazione è una precondizione per il formarsi della pubblica opinione.In questo quadro la garanzia di un'informazione pluralista è fondamentale. Questa è l'unica etica possibile, quella che ci richiama ad un solo grande dovere: il dovere di essere liberi.Se è vero, come è stato autorevolmente affermato, che l'articolo 21 della costituzione non tutela solo l'interesse di chi utilizza il mezzo di trasmissione del pensiero (un interesse di questo tipo può valere al massimo per l'artista che canta per cantare o rappresenta per rappresentare...) ma anche chi sta dall'altra parte, chi legge, chi guarda, chi ascolta, quale sistema di regole può presidiare questa libertà senza ucciderla con l’alibi di volerla preservare?Pluralismo è la parola che ricomprende questo sistema di regole: Il nostro compito primario, in fondo, è semplice. È quello di raccontare quel che accade ogni giorno.Ma a chi e a che cosa affidare, in un regime liberale, il presidio di alcune essenziali regole di deontologia professionale?La domanda da porsi, prima che sia troppo tardi, nel momento in cui si assiste ad una crisi dei delicatissimi meccanismi dell'informazione? Sempre che naturalmente si creda che alcune regole siano necessarie. L'avvento della telematica, Internet, lo abbiamo visto, ci porterà di qui a pochi anni vivere in società sommerse da una quantità enorme di informazioni. In questo quadro, la libertà di manifestazione del pensiero sarà sempre più garantita a livello mondiale.

I giornalisti non sono e non devono essere una elite. Esiste un uso antidemocratico della parola, che fanno spesso gli uomini di potere e gli intellettuali. Non può essere questo l’uso che della parola fanno i giornalisti in generale ed i giornalisti radiofonici in particolare. Il giornalista e’un artigiano.Il giornalista - ha scritto poco prima di morire un grande inviato del Giornale Radio, Antonio Affaitati - è una voce che racconta. Che racconta e che ricorda: la cultura del ricordo è l'unico antidoto, infatti, alla cultura dell'oblio, che trasforma l'informazione in un accumularsi di fatti senza senso.I giornalisti sono allora i custodi della memoria collettiva. Con un'avvertenza però. Non c'è peggior giornalista di chi crede di sapere già tutto. O di chi trucca la realtà per renderla più simile a come la vorrebbe.

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Ha scritto Michele Serra: la televisione usa la notizia come un drappo da sventolare sotto il naso di gente distratta, mediamente diffidente, pur di rubargli almeno un istante di attenzione, una particola di Auditel. Di qui il tono apoplettico dei conduttori, la ridicola enfasi di siglette elettroniche pompose eppure costipate in tre secondi, un'idea del mondo al galoppo al quale restare appesi in una perenne apnea da rodeo.

Pillole di giornalismo

Winston Churchill diceva che in tempo di guerra la verità è così preziosa che bisogna sempre proteggerla con una cortina di bugie. Oggi, molto più che in passato, l'informazione è diventata l'arma più importante di una guerra, perché il consenso dell'opinione pubblica è ormai lo strumento essenziale in qualsiasi operazione bellica. Dopo il Vietnam, ogni guerra è stata un passo in avanti nel tentativo di mettere la museruola ai reporter impegnati in prima linea. Il Golfo, la Jugoslavia, l'Afghanistan, e poi il blocco di Israele ai giornalisti nella striscia di Gaza, si sono rivelati le tappe successive di un processo organico che cela l'intento della censura dietro l'offerta allettante di una lettura preconfezionata della cronaca del conflitto. Le nuove tecnologie, invece che aggiungersi alla testimonianza diretta del giornalista, sono andate sostituendola, creando l'illusione di una documentazione oggettiva e inattaccabile.

Blog, webzine, free press, satellite, radio. Il giornalismo vede allargare repentinamente i confini del proprio campo d'azione. E se si moltiplicano gli ambiti del fare informazione, di pari passo aumenta il bisogno di professionalità di chi in questo settore è chiamato a operare. Ci sono nozioni, regole, leggi che chi fa il giornalista non può, e non deve, ignorare. Non può perché parole, idee, concetti diffusi male possono ledere l'altrui dignità, il diritto alla riservatezza, possono diffamare o influenzare i mercati finanziari, possono turbare la crescita di un bambino

Il termine "giornalismo" indica azioni diverse: il racconto di un fatto, il commento, una foto, un filmato, un'intervista, un titolo, una pagina di giornale, un talk show, una vignetta, una cartina geografica, una tabella. Nei secoli, il giornalista ha cambiato veste e compiti. Oggi in molti paesi è

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considerato un controllore dei poteri al quale si chiedono verità, distacco, obbiettività, per quanto possibili, ma la strada per arrivare fin qui è stata lunga e non è ancora giunta a conclusione

i canali a disposizione del cittadino si sono infatti moltiplicati, vengono usati in concorrenza l'uno con l'altro, aiutano a informarsi in modi e tempi diversi, si inseguono e si accavallano in una evoluzione senza soste che prefigura scenari di crescente complessità.

Conoscere il mondo per cambiarlo, o perlomeno per spiegarlo: è la vocazione di quelli che il giornalismo lo hanno preso da giovani, come una malattia.

Ognuna delle storie scritte in un articolo è specchio dei tempi, dei poteri che governano, degli equilibri che li legano. Raccontate da chi si è trovato, mentre accadevano, nei luoghi forti del giornalismo, disegnano un ritratto originale, con i tic e meschinità, ma nonostante tutto anche l'emozione, che appartengono tanto alla quotidianità di spettatori quanto al mestiere di chi informa. C'è chi lo fa per noia, o per professione. E chi lo fa per "l'ebbrezza di avere in mano il potere della notizia, e di diffonderlo senza usarlo per nessun altro fine". La morale è una sola: che non è questione di buoni o cattivi, di giusto o ingiusto, ma di obiettività o no, di rigore o no, di "passionaccia" o no.

Il giornalismo a carattere partecipativo in cui la comunicazione diventa orizzontale, multilaterale e polifonica ha una profonda influenza sul tema dell'oggettività dell'informazione. Nonostante sia impossibile riscontrare la perfetta corrispondenza tra informazione ed eventi del mondo reale, l'intervento dei lettori all'interno dei blog può fare in modo che si verifichi, attraverso il dialogo e la condivisione dei contenuti, un sostanziale accostamento alla verità dei fatti così come essi sono realmente accaduti. Tutto ciò permette ai giornalisti di diffondere un'informazione più precisa, più completa e meno manipolata perché i lettori possono interagire confrontando opinioni tra loro diverse e, rivolgendosi ad altri lettori, possono informarli o chiedere loro spiegazioni e chiarimenti. Radio e non solo

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Quale informazione, quale comunicazione, quale giornalismo nell’era della globalizzazione digitale?

Le nuove tecnologie ci impongono una nuova etica, e persino una nuova estetica? Oppure il legame fra new media e new economy è solo una questione di numeri, di conti, che oltretutto a volte non tornano?Troppo domande, forse, per riuscire a rispondere a tutte. Anche perché se c’è una caratteristica di questo tempo è quella di non avere una risposta, una sola, alle molte domande, troppe appunto, che lo caratterizzano.La verità è che siamo immersi in un cambiamento che non sempre ci riesce di guidare. Così che non sempre capiamo se quel che ci accade, o quel che semplicemente accade, sia la storia che si fa o la storia che si disfa. La fine del principio, o il principio della fine.La prima questione riguarda il rapporto con le nuove tecnologie.La prima cosa, forse anche la più azzardata, se si può dire così, è che al di là di tutto ciò che fa la differenza non riguarda il mezzo (le nuove tecnologie impongono semmai una convergenza) ma il modo, lo stile.Il problema delle nuove tecnologie è che ubriacandoci di presente rischiano di farci credere che il passato non conti, di farci vivere sradicati pur potendo invece essere essenziali per preservare le nostre radici.Quanto alla radio, incarna un paradosso: che nella civiltà delle immagini, ciò che può cercare di restituire all'immagine la profondità perduta, e riscattarla da una piattezza grigia, è proprio la parola.Le nuove tecnologie permettono molto, infatti, alla radio. Le permettono di cogliere l'attimo molto più di quanto non riesca alla televisione.Un corto circuito spazio temporale annulla ogni distanza. Un telefonino vale quanto una telecamera. Un registratore digitale quanto una sala di regia in miniatura. La stessa parola può essere smontata e rimontata. Ed Internet è una miniera di notizie, di suoni, di parole, di dibattito che la radio può circuitare.Grazie alle nuove tecnologie, la radio è uscita dal chiuso dei suoi studi, ha riconquistato la prima linea, è ritornata imbattibile non solo per la possibilità di raccontare prima degli altri le notizie al grande pubblico, ma anche per la capacità di dare in tempo reale gli approfondimenti necessari.Laddove la civiltà delle immagini finisce con il confondere realtà e finzione, laddove la tv rivela la propria visione ombelicale del mondo, collocando se stessa al centro di tutto, la radio riesce ancora a distinguere

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se stessa dal reale, ammette la propria parzialità, non ha la pretesa di congelare la realtà in un'immagine perfetta e alla fine fredda. Non occupa la scena, la racconta. Non crea scenografie, le trova.

Ha scritto il subcomandante Marcos in un saggio pubblicato in Italia dal Manifesto, un saggio assai interessante sia per chi vi si riconosce sia per chi non vi si ritrova, che il mondo globalizzato finisce con l'assomigliare ad un ipercinema, un gigantesco schermo televisivo o cinematografico, uno di quegli schermi in cui è possibile la programmazione simultanea picture in picture, uno schermo dove vengono proiettate immagini simultanee da diverse parti del mondo.Ecco l'illusione del mondo digitalizzato, globalizzato, appiattito. Il problema è che il mondo non è quello lì, che non è tutto lì. Non c’è. Non ci può essere, non ci deve essere un padrone del telecomando in grado di mandare in scena un mondo a sua immagine. In questo senso la rivoluzione di Internet ha mostrato quanto il re televisivo sia nudo. I padroni dei network ora sanno che c'è una scena dove può andare in onda anche il mondo che loro avevano cancellato.

Prima un evento che non aveva l'onore di finire in Tv era come se non esistesse.In questo modo i media più importanti hanno creato un mondo tutto loro. Fatto a misura loro. L'atto di in-formare è stato sostituito da quello di con-formare.Nella globalizzazione frammentata (ossimoro di rara efficacia) le società sono fondamentalmente società mediatiche e i media sono il grande specchio non già della società ma di ciò che essa deve mostrare di essere. In essa "ripetere è dimostrare"…

Ma adesso mille altri mondi sono finiti in rete. Sono raccontati via radio.E poi, soprattutto, il mondo non è uno schermo piatto. Nessun racconto è possibile senza prospettiva. È questo che preserva, in qualche modo, la radio dal pensiero unico televisivo. Il giornalismo radiofonico non pretende di impossessarsi della vita reale. La sua ambizione è allo stesso tempo più mite e più alta. La sua rimane in fondo una tecnologia più povera. Povera ma non superata. Povera, ma forse per questo più vera.

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Nessun racconto è possibile senza prospettiva. E la radio lascia la prospettiva. Ne lascia anzi più d'una, come è giusto che sia giacché la realtà è in movimento. Non uccide la realtà con l'alibi perfetto di raccontarla, sostituendola con un surrogato; la fa rivivere, piuttosto, con tutte le sue imperfezioni, nella mente di chi ascolta.

La radio, semplicemente, non crede che la tecnologia sia tutto. Non è ancora caduta nella trappola di pensare che solo ciò che i suoi registratori riescono a registrare sia reale.La sua nuova frontiera, per quel che riguarda l'informazione è quella di essere la colonna sonora del reale, ed insieme lo scrigno di una memoria collettiva.E sono le nuove tecnologie che ci permettono, o ci permetteranno, di vincere questa scommessa. Nuove tecnologie vuol dire banalmente la possibilità di trasformare un telefonino in terminale a distanza di uno studio.Nuove tecnologie vuol dire registratori digitali, e cioè la possibilità di una qualità perfetta del suono, accanto ad una virtualmente infinita possibilità di montare e rismontare suoni e parole trasformati in file audio.Nuove tecnologie vuol dire accesso in tempo reale ad un grande archivio del suono.Nuove tecnologie vuol dire la possibilità di un broadcasting digitale, capace di moltiplicare la disponibilità dei canali, di superare gli attuali problemi di interferenza fra emittenti via etere, e di coniugare al suono, alle parole trasmesse, anche dei messaggi scritti.

Nuove tecnologie sono quelle che già permettono la trasmissione di segnali audio dal satellite, e che forse in un futuro più o meno prossimo permetteranno l'ascolto della radio digitale dal satellite non più attraverso impianti fissi e per di più ingombranti, pensati per la ricezione di canali televisivi, ma da piccoli apparecchi, anche in movimento. Dunque anche dalle automobili e con una fedeltà del suono digitale.Nuove tecnologie vuol dire, per i giornalisti e per i tecnici radio, l'allargamento a dismisura della tastiera a loro disposizione per descrivere la realtà.Con questo spirito, da alcuni mesi, il giornale radio Rai ha riscoperto e coniugato con le nuove possibilità offerte dalla tecnologia l’antica e abbandonata tradizione reportage radiofonici. Nella presunzione che le

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immagini evocate con il solo uso della parola e dei suoni siano alla fine più vivide di quelle stampate sulla carta o trasmesse dalle Tv grazie alla loro capacità di essere multi prospettiche.Ma c'è un'altra frontiera che le nuove tecnologie aprono alla radio: ed è quella della telematica.

Al momento la radio è il mezzo che si interfaccia in maniera più completa con la rete in una prospettiva multimediale.Sono moltissime le radio che in tutto il modo si sono espanse in rete. Anche in Italia si possono notare interessanti fenomeni di comunità radiofonica che si ritrova a combaciare, per una parte del suo bacino di utenza, con un'analoga comunità telematica.La rete, con la tecnologia Real audio, non penalizza infatti, non in modo eccessivo almeno, il cambio di hardware (apparecchio radiofonico-computer multimediale); semmai attribuisce al secondo una funzione in più: quella di poter ascoltare il proprio programma di affezione in orario più comodo e non condizionato dalle rigidità di palinsesto. Questo senza nulla togliere all'ascolto tradizionale, anzi. In certi casi il valore aggiunto di un forum in rete, la lettura della posta elettronica, il racconto di notizie, eventi, curiosità della rete, possono diventare materia di programmazione radiofonica.Ma forse, parlando di Internet, della globalizzazione, e del modo di fare informazione nella società globalizzata, occorre fare qualche avvertenza ulteriore.Oltre a una grande opportunità, c'è un rischio, un rischio mortale, nell'annullamento spazio temporale che deriva dalle nuove tecnologie. Il rischio di una sorta di pigrizia telematica. La società telematica ci bombarda, letteralmente, di informazioni. I giornalisti stessi rischiano di essere non più soggetti attivi, ma passivi. Incollati ai loro computer, separati dalla realtà, rischiano di diventare solo degli smistatori di notizie di cui non conoscono nemmeno la genesi.