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Casa Circondariale di Montorio VR - Sezione Maschile CORSO INTERCULTURA GENNAIO – APRILE 2012 COME ESSERE FELICI IN TUTTE LE LINGUE Associazione “LA FRATERNITÀ” Via A. Provolo, 28 - 37123 Verona casella postale 62 VR Tel/Fax 045-800.49.60 www.lafraternita.it - [email protected]

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Casa Circondariale di Montorio VR - Sezione Maschile

CORSO INTERCULTURA

GENNAIO – APRILE 2012

COME ESSERE FELICI IN TUTTE LE LINGUE

Associazione “LA FRATERNITÀ” Via A. Provolo, 28 - 37123 Verona

casella postale 62 VR Tel/Fax 045-800.49.60

www.lafraternita.it - [email protected]

I PARTECIPANTI:

Sotri C. (Tunisia)

Antonio E. (Italia)

Andrea F. (Italia)

George Daniel G. (Romania)

Luigi G. (Italia)

Abdelkader M. (Marocco)

Nicolae George M. (Romania)

Patrick Sunday O. (Nigeria)

Ifeanyi Darlington O. (Nigeria)

Petru S. (Moldavia)

Lucian S. (Romania)

Edmond T. (Albania)

Ion V. (Moldavia)

Davide V. (Italia)

Camillo Z. (Italia)

I VOLONTARI:

Giuseppe GALIFI

Barbara LO TARTARO

Emanuela LUGLI

Paola POZZETTI

31 gennaio 2012 – 3 aprile 2012

GLI INCONTRI:

31 gen 2012 Chi sono io. Chi è felice?

07 feb 2012 Essere felici con se stessi

14 feb 2012 Le persone, le parole, gli incontri significativi della mia vita.

28 feb 2012 Scopi, progetti, speranze per una vita felice

06 mar 2012 Dare e ricevere fiducia

13 mar 2012 La fiducia e la felicità

20 mar 2012 Dare e ricevere perdono

27 mar 2012 Il perdono e la felicità

03 apr 2012 La felicità e il dono

LE CONCLUSIONI

in cui il gruppo ogni volta ha sintetizzato le riflessioni fatte:

I CONSIGLI PER LA FELICITÀ

è felice chi... è positivo, è in armonia con se stesso e con gli altri

è felice chi... porta dentro di sé la forza per andare avanti, sperare, vivere

è felice chi... sa cambiare il modo di vivere, imparando dai suoi errori, rinunciando ai falsi sogni o ai falsi guadagni e sa prendersi cura degli altri

è felice chi... si fida di chi “pedala” con lui e condivide gioie e dolori

è felice chi… è capace di perdonare, va oltre e comincia una vita nuova

1° INCONTRO 31 gennaio 2012 “CHI SONO IO” “CHI È FELICE?”

Chi è libero

Chi non ha pensieri ed è autonomo

Chi ha un buon lavoro e riesce a portare avanti la sua famiglia

Chi riesce ad accettare il Signore

Chi è fuori, perché stanno bene e non hanno

pensieri

Chi sta bene con se stesso

Chi dorme

Chi spera in Dio perché Dio è la sua speranza (God is hope)

Life is all about

Chi gode di ottima salute

2° INCONTRO 7 febbraio 2012 “ESSERE FELICI CON SE STESSI”

gli ideali

l’ottimismo

i miei figli quando crescono al modo giusto

mi piace la libertà perché non c’è libertà

quando hai la libertà tutto sarà OK

gli ideali costruttivi ereditati dall’insegnamento

di vita dei miei genitori

mi piace la vita perché vale molto di più

del denaro

i pensieri

la positività

tutti perché sono belli

sono sempre positivo, non mi rassegno

né provo risentimento per chi mi ferisce

nel rapporto con gli altri

saper ascoltare

la sincerità e la chiarezza

il silenzio, il rispetto

nella relazione con Dio

la fede, poca ma c’è

è bella

di notte prego

è qualcosa di fantastico la cosa più importante

negli affetti

dare amore e riceverne

sono molto affettuoso

ho dato tutto me stesso a mio figlio

nella relazione con la natura

saperla rispettare

la natura è bella

ho un buon rapporto,

vissuto nell’ambito della montagna

del mio carattere

la generosità

non tutto perché mi fanno arrabbiare

molto per la lingua

la sincerità

sono molto deciso

dei miei modi di fare

saper cavarmela in tutte le situazioni

sono corretto e scherzoso

so amare

Antonio

Sono generoso con gli altri, do una mano anche se devo fare sacrifici Quando sono nervoso dialogo con Dio. Mi piace la mia fede… Dio sente Parlo con chi ha bisogno per aiutarlo Sono inventivo

Abdelkader

La preghiera La sincerità Il rispetto (so stare in silenzio) L’amore per gli altri Sono critico verso me stesso … faccio indovinelli

Darlington

Il rapporto con Dio… è fantastico

Andrea Sono gentile e generoso Non mi arrabbio e so perdonare Sono umile e non maligno Sono molto fedele. Porto con me tanti santini Penso ai miei cari

Edmond

Sono affettuoso Ho fede Sono molto pensieroso Sono un tipo deciso

Camillo Mi piace un po’ tutto di me Sono estroverso Ho una buona relazione con Dio

Che cosa ti faceva felice quando eri ragazzo? “Andare al mare, ascoltare i genitori… non andare a scuola” (Abdelkader) “ la pace: quando hai pace, puoi essere felice; la fede: la tua fede può farti felice; quando hai una buona fede tu puoi essere felice sempre; il compagno: il tuo compagno può renderti felice e buono; il calcio: il calcio può renderti felice; la scuola: la scuola può renderti felice” (Patrick) “La cosa che mi faceva felice era la mia famiglia, che era unita; e poi i miei amici, che ci divertivamo tutti insieme” (Edmond) “Quando ero ragazzo, non è che ricordo tutto; ma ho delle cose in particolare che non posso mai dimenticare. Per prima cosa la mia felicità era quando stavo insieme alla mia ragazza, che oggi è mia moglie e siamo genitori di due bellissimi figli, un maschio che ha 19 anni e una femminuccia che ha 14 anni. Mi sentivo molto felice solo al pensiero di sposarla e magari diventare un commerciante di abbigliamento e condurre una vita felicissima. Ma purtroppo non è andata proprio così: la prima cosa (cioè sposarmi) è andata bene, ma la seconda purtroppo no e perciò mi trovo qui. Ma io non mollo. Spero che questo sogno si avveri anche perché sono pronto a recuperare e mi sento di riuscirci.” (Antonio) “Quando ero ragazzo ero felice quando giocavo a calcio nella mia squadra che si chiamava San Nazzaro. Sono stato capo cannoniere di quattro campionati. Ero molto felice, ma purtroppo non ho potuto più continuare perché mi è morto il papà. Però ho avuto molte gioie perché tuttora mi piace ancora il gioco del calcio” (Camillo) “Quando ero ragazzo mi piaceva giocare a pallone e anche la musica; mi piaceva cantare quando sto ad ascoltare la musica. Un’altra cosa che mi piaceva era l’«evangelismo», passare [trasmettere] la parola di Dio in strada, alla casa del popolo con gli amici” “Abitavo da solo in dormitorio (collegio). Quando tornavo a casa andavo ad evangelizzare distribuendo versetti del Vangelo trascritti su fogli” (Darlington) “Un tempo, non esistendo tutti questi svaghi elettronici che in questo periodo rendono isolati i nostri ragazzi, mancando tutto, si cercava in ogni occasione possibile di ritrovarsi in gruppo, in un contesto esterno all’abitazione. Per cui il tempo era dedicato molto alla fisicità del divertimento, con giochi quali il calcio, nascondino la sera, modificare la propria bici o il motorino per poi tutti assieme spostarsi nelle sagre paesane o [fare] uscite sul lago o sulle montagne qui vicino. La felicità era nello stare in un grande gruppo, condividendo così molte situazioni di allegria proprio per le molteplici situazioni che nascevano, dato l’elevato numero di amici” (Luigi) “Speravo di non crescere perché volevo restare sempre bambino” (Petru) “Ero felice quando mio fratello più grande mi portava con lui e mi faceva incontrare con le ragazze” (Ion) “Ero felice da ragazzo perché non avevo pensieri per la testa e facevo quel che volevo” (Daniel) “Era molto bello stare con la famiglia” (Sotri)

3° INCONTRO 14 febbraio 2012 “LE PERSONE, LE PAROLE, GLI INCONTRI SIGNIFICATIVI DELLA MIA VITA”

Mia madre (scomparsa da poco per una brutta malattia) aveva una sensibilità estrema, era molto

presente; ci ha dato i valori con papà.

Ho avuto importanti incontri durante la mia vita, persone a cui ho voluto bene, con cui ho potuto

condividere momenti di allegria, collaboratori di lavoro fidati, acquisiti strada facendo e religiosi che

hanno trovato per me momenti di ascolto.

Molte sono anche le frasi più o meno felici che hanno segnato questo mio percorso di vita,

ma tutto ciò non è stato rilevante quanto l’incontro e la scoperta di me stesso.

Anche se in età non certo giovanissima, è stato possibile questo importantissimo evento

grazie a una serie di fatti negativi concatenati tra loro che hanno prodotto in me un vuoto

mentale dal quale è generata questa mia introspettività. Ho scoperto le mie radici, i miei

valori e ideali, la vera libertà dopo essermi potuto svincolare da paure inquietanti e schiavitù

di ogni genere. Ora posso ripartire per tornare a vivere in armonia con quanto mi circonda.

Mi ha detto mia sorella, missionaria in Kenia: “sta peggio un uccello in gabbia perché non può

volare che un detenuto in carcere (perché può sperare la libertà)”

“Anche se canta, l’uccello in gabbia vive male perché ha perduto la libertà di volare e quella di

essere davvero sé stesso. Un uomo può vivere bene anche in prigione poiché nessuno può

privarlo della libertà di crescere come persona e di essere ancora più se stesso, anche dietro

le sbarre

La straordinaria potenza della libertà creatrice dell’uomo fa in modo che sia possibile vivere

male quando tutto va bene e vivere bene quando tutto va male. Infatti anche se non puoi

cambiare quello che di bello o di brutto ti succede, puoi sempre decidere il modo in cui

viverlo”. (Luigi)

Questa persona nella mia vita è Jesu. Questo incontro per me è con Jesu; niente senza di lui, non

solo per me ma anche per te e per il mondo. Queste parole: io amo Jesu. Sono importanti per me

perché se ho Lui (Jesu) significa che ho tutto. Jesu è mia luce e mia forza (Darlington)

Quando prego e sento in me che Dio mi dà la forza di affrontare i miei brutti momenti

La nascita dei miei figli

La figura di Padre Pio

Quando ricevo una lettera da mia moglie che mi assicura sempre di più di amarmi

Mio padre e mia mamma che mi hanno dato sempre e solo amore; pure

oggi che ho 41 anni per loro sono sempre un bambino (Antonio)

L’incontro più significativo della mia vita l’ho avuto all’età di 8-9 anni quando un giorno è venuto

a trovarci mio padre, me e i miei fratelli. Per me è stato molto importante dato che fino ad allora

non l’avevo mai visto. Peccato che l’incontro è durato poco perché dopo 3-4 giorni se n’è andato.

Le persone più importanti per me sono mia madre e mia sorella e i miei fratelli ( Daniel)

Papà Dumitru mi dava sempre dei buoni consigli

In febbraio un bel ricordo

Mio fratello perché sempre mi difende

Mamma Maria, mi è stata sempre vicina

Mia sorella Veronica, mi dava tanto amore

(Ion)

Mia sorella per l’occasione di avermi regalato una macchina

Quando il mio papà mi ha insegnato a guidare la macchina

(Petru)

Io penso che la prima cosa bella della vita è la mamma, il padre e i fratelli e che è molto bello

convivere come una bella famiglia

Poi ancora di più il fatto che mi sono sposato molto giovane e a 18 anni; con mia moglie abbiamo

avuto un figlio. Quello era la più bella gioia della mia vita. Per me è la mia più bella cosa della vita.

Poi ancora più bello, che ho avuto altri due figli, due femmine molto belle: quando mi sento

chiamare papà mi sento bene. È la gioia più grande che Dio possa dare. Il mio primo figlio si chiama

James; la figlia si chiama Maira, la terza figlia si chiama Naomi.

Sono molto contento di essere papà.

Poi sono una bella cosa anche i genitori. Per me sono molto più che amici, veri amici.

La preghiera è il dono che ci ha dato Dio. (Davide)

Mio padre perché è un uomo molto buono, mi ha fatto diventare quello che io sono oggi

Dio perché Egli è la mia vita

Mia madre, è una madre molto buona perché senza di lei io non sarei. Senza mia madre oggi non

sarei vivo. Lei si è presa cura di me da un mese a 33 anni.

Mio fratello perché mio fratello si prende cura di medi volta in volta (Patrick)

Mia sorella perché è una parte di me.

Le persone più importanti della mia vita sono mamma e papà.

Io penso che quando si vuole un amore più grande, è l’amore materno, che nessun’altra persona te

lo può dare, solo lei, grazie mamma

Il fratello più piccolo, il combina guai.

Mio fratello perché è l’amico più sincero, con cui posso confidarmi dei miei segreti più intimi.

Mia sorella più grande perché mi ha reso zio di due nipoti che amo tanto.

I due nipoti, Giosuè ed Elia, i due angioletti

Per me la mia famiglia è la cosa più importante di tutte le altre cose

Una cosa bella che quando ero bambino i miei genitori sono andati con la giostra ad una fiera vicino

a Trento, di preciso a Brentonico, che con i bambini di quel paese abbiamo fatto i giochi della

gioventù in cima ad una montagna, ed è stata una bella avventura da raccontare. (Andrea)

Mio fratello, quando ho cominciato a

lavorare, mi ha portato buona fortuna.

Mio zio

(Edmond)

La nascita del mio primo figlio

Il mio papà, mia madre, mia sorella e i miei fratelli,

a cui voglio tutto il bene di questo mondo

Mia madre, è speciale quando mi parla nel suo modo di parlare

Il mio papà è morto nel 2003;mi manca tantissimo

Il mio grande amore, il mio figlio e la figlia

Quando torno a casa e incontro tutta la mia famiglia (Sotri)

La persona più importante: mio padre, perché quando avevo bisogno andavo da lui.

La cosa che mi ha più colpito della mia vita è stata la morte di mio papà.

Mi sono ammalato (Camillo)

4° INCONTRO 28 febbraio 2012 “SCOPI, PROGETTI, SPERANZE PER UNA VITA FELICE”

… io miro a questo obiettivo …

Fare il lavoro che facevo qualche

tempo fa, cioè rappresentante, e portare mio figlio a lavorare con me, perché oggi è disoccupato. Il mio obiettivo è creare un futuro a mio figlio e non farlo sbagliare come

sfortunatamente è capitato a me

Andare lontano dal carcere e

trovarmi un lavoro per avere

un futuro migliore

Lavoro

Pace e felicità! La mia speranza è

di finire molto in fretta per abbracciare la mia famiglia e dargli tutto il tempo che ho perso in questo posto e che mi ha fatto riflettere e capire che la vita è molto bella. Ricominciare il

meglio possibile

Aiutare mio figlio sedicenne

nell’affrontare un futuro che

si presenta pieno di incognite

Libertà

Aprire ancora l’attività che

facevo qualche tempo fa insieme ai miei genitori e riprendere il dialogo con loro Poter fare felici i miei genitori con l’attività di famiglia e poter migliorare la mia vita con loro e i miei fratelli, poter far vedere che la volontà di migliorare

vince sempre contro il male

Pace e felicità Uscire e vedere la famiglia al

più presto

Ritornare il più presto libero

Uscire fuori da qua

Non venire più qui in carcere. Per me il primo obiettivo resta la salute. Con la salute si può fare tutto…

Famiglia

… Se tu avessi tanti soldi, questo obiettivo cambierebbe?

… Certo che cambio tutto. Fare un bel locale e vivere vicino alla mia

famiglia. Un ristorante con cucina internazionale in Tunisia.

… Cambierebbe solo il tipo di lavoro: magari prendere in gestione qualche

albergo o comprarlo per sistemare tutta la mia famiglia e dare anche

lavoro a qualcuno che ne ha bisogno

…Avere tanti soldi ti può cambiare la vita in senso giusto o magari

sbagliato.

Ma non so dare una risposta perché i soldi non rendono felici. La

felicità è ben altro

…Cambierebbe tutto perché ricomincerei una nuova vita insieme alla mia

famiglia e tutti i miei cari.

Però, sapete, i soldi non comprano la felicità

…Sì perché non andrei più in giro per l’Europa ma ritornerei a casa

per stare insieme alla mia famiglia. Invento, creo, faccio

l’imprenditore!

Tanti soldi cambierebbero la vita.

Così posso divertirmi tanto dopo la sofferenza del carcere

Sì, perché i soldi sono qualcosa che può cambiare la vita

Che cosa farai quando uscirai dal carcere? Quando esco dal carcere per prima cosa mi cerco una casa per vivere i miei ultimi anni come Dio comanda; cercherò di trovarmi una compagna per gli ultimi miei anni di vita che mi resteranno. (Camillo) Quando finalmente mi sarò guadagnato la libertà sono tante le cose che mi piacerebbe fare. Per prima mi farebbe molto piacere tornare nel mio paese natale per riabbracciare i miei genitori e le persone a me care; poi, come tutti del resto, avrei la voglia di trovarmi un lavoro onesto, che mi ripaghi di tante delusioni che ho subito in passato e per dimostrare che non sono la persona che sino a questo momento il più delle persone hanno pensato: un riscatto morale che mi darebbe più fiducia in me stesso e nella società in cui vivo; poi, magari con il tempo, anche trovare l’anima gemella (non mio fratello!) e costruire assieme un futuro più roseo. Questo mi piacerebbe realizzare una volta libero. (Edmond) Ho un progetto in mente da realizzare appena uscirò. Non pretendo che copra tutti i miei errori generati dal mio ego, ma sarà sicuramente il primo vero e proprio impegno profondo che darà un senso al mio futuro oltre che essere un messaggio diretto a mio figlio, ossia che proprio dalle situazioni più difficili possiamo trovare noi stessi e la forza di superare ostacoli che prima ci sembravano insormontabili. Sarà un viaggio che mi impegnerà per circa 3/4 mesi, spirituale nell’andata, di ricerca informativa durante il ritorno, tutto in mountain bike o a piedi. Sarà una prova durissima dati i notevoli dislivelli di quota che incontrerò, ma la gioia interiore ritrovata sommata al materiale umano e informativo che assorbirò strada facendo saranno tutti coindicatori del mio futuro lavorativo e non. (Luigi) È una cosa buona fare anche la legge per il permesso, ma quel che si deve fare che non mi porti in carcere ancora. È vero se dicono che questo corso di intercultura è un corso stupendo ed anche imparativo. Mi piacerebbe nel tempo che abbiamo insieme imparare le emozioni degli altri l’esperienza degli altri; raccontare agli altri è veramente interessante. Non è mai finita, ma penso anche di conoscere molta gente che abbia fatto questo tempo con noi, anche se c’è di aiuto ad andare avanti nella vita. Dopo il carcere lo sai che deve essere un po’ difficile, proprio difficile, ma con la fede che ho penso che c’è qualcosa che può andare bene con questo gruppo, anche con l’aiuto di Dio. (Darlington)

Per prima cosa mai più fare ritorno in carcere, così rendo più felice e in pace e tranquilla la mia famiglia; e poi soprattutto per me stesso perché non voglio più che la mia famiglia triboli per colpa mia. Dopo mi voglio dedicare al SERT, e ci metto tutta la mia volontà al meglio possibile perché se non avevo ricadute di alcol non sarei qui. Poi voglio dedicare tutto il mio tempo che ho perso in questo posto di sofferenza alla mia famiglia, ai miei figli, alla moglie, ai miei nipotini. Fare il padre e il nonno il meglio possibile e avere una vita educata e rispettata e molto migliorata; e poi dedicarmi al mio lavoro e poi avere tanta pace e tranquillità e godere al meglio possibile la mia vita. E se miglioro la mia vita, miglioro la vita della mia famiglia. Avere ancora di più fede in Dio e in tutti i santi di questo mondo. Prego tanto di avere aiuto anche dalla fede e poi tanto dalla mia volontà di guarire in tutti i sensi. Poi spero per tante persone, che stanno soffrendo e che la pensano come me, pace e tranquillità, fede e libertà. E ringrazio questo corso che mi fa tanto riflettere: abbiamo dei bravi operatori che col dono della pazienza ci aiutano su un percorso molto migliore da adesso e per il futuro. Ringrazio tutti gli operatori che mi aiutano con la loro pazienza e per questo prego tanto anche per loro. Grazie. (Davide) Il mio nome è Andrea e in questo momento vorrei dire che cosa vorrei fare in futuro avrò finito la mia carcerazione. Penso, innanzi tutto, di stare più vicino alla mia famiglia e ai miei fratelli e nipoti, perché in questo momento sento molto la loro mancanza. Pensando a loro mi stanno dando la forza di continuare il mio percorso. Vorrei cominciare a lavorare di più per non entrare più in questo brutto posto di dolore e di sofferenza dove sto sprecando la mia giovinezza inutilmente. Quando sono entrato sono stato abbastanza fortunato ad essere andato in cella con dei miei paesani, che mi hanno dato dei buoni consigli e tanti suggerimenti per far migliorare la mia vita e dare più peso alle cose belle della vita che ho fuori. Spero di essere una persona migliore per me e per i miei genitori e i fratelli, a cui posso comunicare le cose che non devono fare mai. Comunque è bello parlare con tutti voi, vi auguro face e felicità a voi e a tutti i detenuti. E che Dio ci benedica tutti. (Andrea)

5° INCONTRO 6 marzo 2012 “DARE E RICEVERE FIDUCIA”

Racconto: “Mi fido di te ”

In una casa in periferia abitava una famiglia:

mamma, papà e tre figli.

Una notte, mentre dormivano tranquilli,

all’improvviso è scoppiato un incendio. Subito i

genitori si sono alzati, hanno preso per mano i figli e

sono corsi giù per le scale.

Ma quando sono stati all’aperto, si sono accorti che

il figlio più piccolo era rimasto dentro: invece di

scendere, era tornato indietro, al primo piano, in

camera da letto per prendere il gattino che dormiva

nella cesta. Il gattino era già saltato dalla finestra e si

era messo in salvo, ma il bimbo ora era prigioniero

della casa in fiamme.

Si è avvicinato alla finestra e da sotto il papà ha

cominciato a chiamarlo:

- Salta! Salta figlio mio! Non aver paura! -

- Papààà! - piangeva il piccolino - Papà, non posso

saltare! Non ti vedo! -

- Non importa se non mi vedi – ha gridato il papà da

sotto la finestra – Ti vedo io, questo basta! Tu salta!

-

Il bimbo si è fidato e si è lanciato nel buio. Il papà

che lo vedeva bene, dal basso, ha teso le braccia e

lo ha afferrato portandolo lontano dal fuoco, in salvo.

Camillo: È importante riconoscere la fiducia

Davide: A volte la fiducia casca. Non c’è miglior amico di padre e madre.

Luigi: È un argomento che mi colpisce, è una delle cause per cui sono qui.

Andrea: La fiducia un figlio la trova nel padre: solo a lui dice i suoi segreti.

Camillo: Non tutte le persone meritano fiducia; la fiducia ti può aprire delle porte,

ma se è tradita, le porte si chiudono.

Nicolae: È importante avere fiducia in se stessi.

Patrick: Se un padre dice “è vero”, devo aver fiducia.

Darlington: La fiducia è dentro l’amore, se non ti fidi non ami, se non c’è fiducia non

c’è amore. Quando qualcuno dice di aver paura, io dico: non ho paura

perché Dio è con me.

Sotri: La persona che ami può anche tradirti; non hai una macchina per vederla

dentro.

Darlington: Se tradisce, vuol dire che non è vero amore

Davide: Ci sono tanti modi di aver fiducia e di amare, ad es. quello di Madre Teresa,

il mio è diverso, è più egoista.

di ME STESSO

solo di MIA MAMMA perché so di sicuro che non può mai tradirmi

della MIA FAMIGLIA

PADRE MADRE

di DIO, di MIO PAPA’, di MIA MAMMA, dei MIEI FIGLI, primi assoluti. Poi anche degli ALTRI, ma limitatamente

TUTTI E NESSUNO perché la vera fiducia nella vita prima o poi viene, ma poi per un motivo o per un altro viene tradita e lì la perdi

MIO PADRE perché mi dice

sempre la verità

GESÙ

di ANDREA (mio figlio), di BEATRICE (mia moglie), di MIA MAMMA, di mia

SORELLA MARIA

MIO PAPA’, MIA MAMMA, i MIEI FIGLI, si fidano di me perché sanno conoscermi.I genitori mi hanno creato e io ho creato i miei figli… come si fa a non conoscersi? come si fa a non avere fede? se uno non

ha fede è già perso

I genitori si fidano, ma se sbagli, è possibile che non si fidino più come

prima

il mio DATORE DI LAVORO,

I MIEI GENITORI

La mia povera MOGLIE si fidava di me veramente

della MIA FAMIGLIA

i miei FIGLI perché sono il loro idolo

MIA MAMMA, MIO PADRE, I MIEI FRATELLI, I MIEI NIPOTI E MIO

COGNATO

GESÙ

la MIA FAMIGLIA perché io ho sempre detto

loro la verità

di ANDREA (mio figlio), di BEATRICE (mia moglie), di MIA MAMMA, di mia SORELLA MARIA Un giorno mio figlio mI ha detto: “Lo so che su di te posso sempre contare!”. Per me è stato bellissimo

Un mio AMICO un giorno è venuto a trovarmi fino in carcere, siamo come fratelli e ci

diamo aiuto reciproco

6° INCONTRO 13 marzo 2012 “LA FIDUCIA E LA FELICITÀ”

Io, quando ero ancora fuori, mi sono fidato del mio amico in tante cose… non ho mai

lasciato che lui fosse più bravo di me! Mi sono fidato perché con lui ho diviso sempre tutto,

il bene e il male. Però adesso è passato tutto. Ci sono tante cose sia della vita che sono delle

belle esperienze. (Nicolae)

Essendo il carcere un luogo non solo di restrizione della libertà ma anche della dignità,i

condizionamenti che avevamo all’esterno ci portano a chiedere ai nostri parenti quelle cose

materiali che aiutano a sentirsi persone civili vive.

Ho chiesto a mio fratello maggiore di fornirmi materiale informativo riguardante il Cammino

di Santiago di Compostela, ma non ci contavo più di tanto.

In questo periodo detentivo c’è stata qualche occasione in cui, dopo i colloqui, il morale si

abbatteva: non riuscivo a far comprendere all’esterno quanto in carcere abbia importanza

un benché minimo accessorio personale, data la totale privazione di tutto. Queste mancate

forniture generavano miei sfoghi verso gli altri fratelli e conoscenti. Ma dall’esterno è

difficile capire questo mondo. La richiesta del materiale riguardante Santiago di Compostela

ha invece trovato pieno accoglimento. Ho ricevuto dal mio fratello maggiore un inaspettato

pieno appoggio a tale progetto, incassando inoltre informazioni sino ad ora a me

sconosciute. Ho capito che mio fratello alla sua maniera mi vuole bene. Mi è stato sempre

accanto nonostante i nostri decennali disguidi, dovuti anche alla grande differenza di età e

alle divergenze di opinione. Ho trasformato su di lui la visione del bicchiere, da mezzo vuoto

a mezzo pieno. Ho capito di essere fortunato nonostante quanto abbia perso materialmente

e affettivamente: ci sono molti miei compagni di detenzione che non hanno un benché

minimo appoggio dall’esterno. Sono sempre stato cosciente che c’è sempre stato un filo che

rendeva uniti me e mio fratello, ma era da entrambi reso invisibile dalle circostanze della

nostra vita. Penso che sia nato un nuovo rapporto da coltivare con attenzione e fiducia

reciproca. La fiducia, come l’amore a volte sono sentimenti che cerchiamo invano nelle

persone che ci interessano, senza accorgerci che è proprio il nostro cuore ad essere

inossidabile. (Luigi)

Io ho avuta tanta fiducia di Gesù, della Madonna e di Padre Pio e anche di mia mamma.

Quando mia figlia è stata in coma in camera di rianimazione per circa due mesi; i dottori ci

hanno detto che non c’era niente da fare, era con il cervello con ischemie, con la carotide

che non dava più sangue al cervello, con dodici costole rotte, con il bacino rotto in due

punti, con la clavicola della spalla rotta, con la milza trasportata d’urgenza (in poche parole

tolta) e con tante botto sul corpo e sulla testa, con un polmone schiacciato e l’altro

polmone lesionato e altre cose, a causa di un incidente stradale. La medicina arrivava dove

poteva. Poi, dopo pochi giorni, abbiamo deciso con i miei fratelli di andare a Cerignola, dove

c’è un contadino che da piccolo fino ad oggi vede la madonna santissima dell’Altomare.

Sono andato da lui, mi ha dato una bottiglia di olio d’oliva benedetto e mi ha detto solo:

“Solo tu puoi ungerla sulla testa e al cuore”. Poi mi ha detto: “Appena si alza portala subito

da me”. Conosco Michele, questo signore che vede la Madonna dell’Altomare, da tanto

tempo; ha oltre ottant’anni, è un contadino, ha dei campi di olivi; quando vai da lui non

vuole soldi, vuole soltanto preghiere. È una persona meravigliosa, ho avuto tanta fiducia in

lui. Quando mi ha detto “Portami qui tua figlia” mi sono sentito molto felice, una gioia

immensa. Appena fuori dalla chiesetta ho chiamato mia moglie che era all’ospedale e ho

detto: “Come sta nostra figlia?”. Con felicità mia moglie mi ha detto che muoveva le mani.

Beh! in quel momento di disperazione mi sono sentito felicissimo!

Poi sono andato da Padre Pio, nella chiesa vecchia; ho lasciato una maglia in mano a Padre

Pio, in una camera dove c’era una statua sigillata; non so neanch’io come ho fatto a mettere

la maglietta sulla statua di Padre Pio, sulle sue braccia: l’ho tirata e ce l’ho fatta! Sono stato

lì a pregare con tutto il mio cuore, ho fatto 33 scalini in ginocchio, quelli della Via crucis, ma

dentro di me mi sentivo meno triste, meno spaventato.

Sono ritornato all’ospedale, sono entrato in camera di rianimazione, ho unto mia figlia con

l’olio benedetto di Michele; poi le ho messo dei fazzoletti benedetti di Padre Pio. Finite

queste cose, ho preso la mano di mia figlia e ho detto: “Figlia mia, se mi senti, stringimi la

mano!” Lei mi ha sentito e mi ha stretto la mano e piano piano si è ripresa e poco alla volta

hanno staccato i tubi della respirazione e piano piano ha cominciato a mangiare come un

pulcino. Posso dire che con l’aiuto della Madonna, di Padre Pio, di mia mamma e del

Signore mia figlia adesso sta bene.

Ringrazio anche mio fratello che è andato a Medjugorie dalla Madonna.

Ringraziando Dio, Gesù, la Madonna, Padre Pio e la mia mamma adesso mia figlia è incinta e

sta bene, è stata miracolata.

Questa è la storia in cui ho avuto tanta fiducia in Dio, in Gesù, nella Madonna, in Padre Pio e

nella mia mamma. Io e mia moglie, con tanta tribolazione, abbiamo dormito per due mesi

sulle sedie dell’ospedale, pregando tanto. Adesso siamo felici e nonni!

Vi posso dire che in quei momenti c’era il conforto e la fiducia della mia famiglia, dei miei

fratelli. Tantissima gente mi ha dato conforto e fiducia e mi sono sentito dare coraggio e

affetto, anche se tutte le sere eravamo io e mia moglie a dormire sulle sedie dell’ospedale.

Gesù, la Madonna, Padre Pio e mia mamma ci hanno dato tanta gioia e felicità; ci hanno

fatto credere nelle cose giuste. Questo è uguale per tutte le persone. Grazie.

(Davide)

Io posso dirvi che la mia fiducia l’ho data a tutta la mia famiglia e che anche loro si sono

fidati di me, dandomi la loro. In quell’istante mi sono sentito un grande calore, calore nel

cuore; per questo mi fido moltissimo di loro, perché loro sono la famiglia e sanno dare anche

fiducia.

Due anni fa abbiamo dato fiducia ad un ragazzo a cui abbiamo chiesto di guidare il camion,

anche se non lo conoscevamo molto; gli abbiamo dato fiducia e ci ha fatto molto contenti

perché abbiamo risparmiato un viaggio con l’altro camion dato che eravamo molto lontani

da una fiera all’altra. La fiducia si può dare e rende più felici! (Andrea)

L’episodio della mia vita in cui ho fatto un’esperienza di fiducia è stato quando ho chiesto il

permesso a mia madre di partire per l’Italia all’età di 14 anni. Questo per me vuol dire che lei

si è fidata di me nonostante la piccola età, per il fatto che lei mi lasciato andare da solo in un

paese straniero. (Daniel)

Antonio: … è difficile dare fiducia…

Darlington: io ho fiducia in Gesù e lui ha fiducia in me… Non lo vedo ma mi fido!

Antonio: sono d’accordo per la fiducia in Dio, non per la fiducia negli uomini

Luigi: Ho perso mio papà, mia madre che è stata ammalata per anni a causa di un tumore al

pancreas… Pensavo che mio fratello non mi capisse, poi quando mi ha portato i

materiali che gli avevo chiesto, ho capito che mi vuole bene e ho riacquistato

fiducia. A volte pensiamo che le persone non ci diano fiducia, ma spesso è il nostro

cuore che è inarrivabile. Questo capita anche con i compagni di detenzione.

Davide: Se siamo qua, non si può vivere se non si dà fiducia… il mondo sarebbe oscuro.

… davanti ad una bici…

Che cosa c’entra con la fiducia?

… sei tu che la guidi

… si pedala da solo

… più pedali e più vai avanti

… c’entra il movimento … con la bici puoi muoverti, andare avanti..

… la bicicletta è un mezzo un po’ particolare…

… da ferma cade, se la metti in movimento, se pedali la tieni in equilibrio e vai …

… è un po’ come nella vita…

… anche in relazione alla fiducia è così: se ti metti in gioco, se sei disposto a

metterti in moto, la relazione di fiducia va; se stai fermo, resti chiuso in te stesso

e le relazioni cadono, si spengono… la fiducia bisogna coltivarla…

… e ad un tandem?…

… se si prende una sola bici insieme è perché si hanno delle affinità…

… in due si pedala meglio… però…

… chi è dietro ha la guida fissa … chi è davanti deve dare la direzione…

… per essere alla pari ci si può dare il cambio

… se si pedala insieme ci si dà fiducia reciproca e aiuto a vicenda…

7° INCONTRO 13 marzo 2012 “DARE E RICEVERE PERDONO”

..UN QUADRO e UNA PARABOLA …

Un uomo aveva due figli. Il più giovane

disse a suo padre:

«Padre, dammi la mia parte d'eredità».

Allora il padre divise il patrimonio tra i

due figli.

Pochi giorni dopo, il figlio più giovane

vendette tutti i suoi beni e con i soldi

ricavati se ne andò in un paese lontano.

Là, si abbandonò a una vita disordinata

e così spese tutti i suoi soldi.

Ci fu poi in quella regione una grande

carestia, e quel giovane non avendo più

nulla si trovò in grave difficoltà. Andò

da uno degli abitanti di quel paese e si

mise alle sue dipendenze. Costui lo

mandò nei campi a fare il guardiano dei

maiali. Era talmente affamato che

avrebbe voluto sfamarsi con le ghiande

che si davano ai maiali, ma nessuno gliene dava. Allora si mise a riflettere sulla sua condizione e

disse:

«Tutti i dipendenti di mio padre hanno cibo in abbondanza. Io, invece, sto qui a morire di

fame. Ritornerò da mio padre e gli dirò: Padre ho peccato contro Dio e contro di te. Non

sono più degno di essere considerato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi dipendenti».

Si mise subito in cammino e ritornò da suo padre.

Era ancora lontano dalla casa paterna, quando suo padre lo vide e, commosso, gli corse

incontro. Lo abbracciò e lo baciò. Ma il figlio gli disse:

«Padre, ho peccato contro Dio e contro di te. Non sono più degno di essere considerato

tuo figlio».

Rembrandt, Il ritorno del figliol prodigo, 1666

Ma il padre ordinò subito ai suoi servi:

«Presto, andate a prendere il vestito più bello e fateglielo indossare. Mettetegli l'anello al

dito e dategli un paio di sandali. Poi prendete il vitello, quello che abbiamo ingrassato, e

ammazzatelo. Dobbiamo festeggiare con un banchetto il suo ritorno, perché questo mio

figlio era per me come morto e ora è tornato in vita, era perduto e ora l'ho ritrovato».

E cominciarono a far festa.

Il figlio maggiore, intanto, si trovava nei campi. Al suo ritorno, quando fu vicino alla casa, sentì

un suono di musiche e di danze. Chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa stava

succedendo. Il servo gli rispose: «È ritornato tuo fratello, e tuo padre ha fatto ammazzare il

vitello, quello che abbiamo ingrassato, perché ha potuto riavere suo figlio sano e salvo».

Allora il fratello maggiore si sentì offeso e non voleva neppure entrare in casa. Suo padre usci e

cercò di convincerlo a entrare.

Ma il figlio maggiore gli disse:

«Da tanti anni io lavoro con te e non ho mai disubbidito a un tuo comando. Eppure tu non

mi hai dato neppure un capretto per far festa con i miei amici. Adesso, invece, torna a

casa questo tuo figlio che ha sprecato i tuoi beni con le prostitute, e per lui tu fai

ammazzare il vitello grasso».

Il padre gli rispose:

«Figlio mio, tu stai sempre con me e tutto ciò che è mio è anche tuo. Non potevo non

essere contento e non far festa, perché questo tuo fratello era per me come morto e ora è

tornato in vita, era perduto e ora l'ho ritrovato».

(dal Vangelo di Luca 15, 11-32)

RIFLESSIONI SUL PERDONO

Che cosa ci suggerisce l’immagine?

Edmond: Il figlio è in ginocchio

Antonio: Il padre lo abbraccia con disperazione

Luigi: forse vuoi dire con compassione…

Antonio: sì

Davide: lo abbraccia con gioia

Patrick: Il figlio ha sbagliato e il padre, dopo il suo ritorno, è felice perché è tornato

Luigi: il figlio è in ginocchio perché ha coscienza di aver toccato il fondo

Nicolae: Il padre perdona il peccato del figlio

Darlington: l’ha abbracciato col cuore

Antonio: In questo momento gli sta dando di nuovo fiducia

Abdelkader: Il figlio era come ammalato

Davide: Il padre lo accoglie con perdono

Questo perdono è senza riserve?

Edmond: Non so se sia senza riserve; secondo me non gli dà del tutto fiducia: nel quadro

L’abbraccio non è così forte da farci capira che gli dà piena fiducia

Patrick: Per il padre l’importante è non che il figlio abbia speso tutto, ma che ritorna

Darlington: Le braccia del padre sono morbide

Antonio: I santi abbracciano così, nelle raffigurazioni che conosco

Edmond: Però un padre non abbraccia così

Darlington: Nel figlio c’è sottomissione… è l’abbraccio del perdono

Luigi: Il padre è preso dallo stupore.. lo immagino in silenzio

Quando si perdona è necessario fare la “predica”?

Nicolae: No, infatti la testa del figlio è all’altezza del cuore

Darlington: … è dentro il cuore!

Camillo: Sei qua con me e ti proteggo io!

Dov’è il fratello maggiore?

… è lontano, è fuori dalla scena, è staccato, non ha rapporto con il padre..

In chi vi identificate?

Edmond: Tutti nel figlio! … siamo tutti in galera!

Chi è felice?

Antonio: il figlio

Luigi: sono due gioie diverse

Camillo: il padre ha ancora il figlio e il figlio non avrebbe mai previsto di essere perdonato

Daniel: il padre nel quadro è cieco…

Edmond: Il padre non si è mai scordato del figlio. Dentro di sé l’ha perdonato.

Antonio: Io ho sentito così l’amore di mio padre quando sono arrivato in galera. Tante volte

l’avevo disprezzato, ma nella lontananza ho sentito l’amore di mio padre.

Secondo me il personaggio più felice è il padre. È come tutti i padri quando sanno che il

loro figlio è andato via da casa da tanto tempo e non sanno se sia ancora vivo oppure sia

morto.

Dopo un po’ di tempo all’improvviso il padre se lo vide comparire davanti; il figlio,

vedendo il padre, si mise in ginocchio a chiedere il suo perdono e chiese di poter essere

trattato come un servo del padre. Il padre, vedendo tutto questo con un grande

abbraccio perdonò il figlio perduto, poi disse alla servitù di portare subito dei calzari e

dei vestiti, i più belli. Dopo disse alla propria servitù di prendere l’agnello più grasso.

Tutti fecero festa per il figlio che sembrava perduto e invece era tornato. Però l’altro

figlio più grande, tornando dai campi. sentì un gran baccano e disse a un suo servo:

“Che cosa succede? perché stanno facendo festa?” Il servo rispose: “È tornato tuo

fratello.” Allora il fratello maggiore disse al padre: “Io ho lavorato moltissimo, ma

quando ti ho chiesto un agnello per far festa con i miei amici, non me lo hai concesso. E

questo non è giusto!” (Andrea)

Il quadro di Rembrandt, a parte che è un capolavoro artistico rilevante, rappresenta

anche un fatto che può accadere in qualsiasi lato o momento del mondo: il padre che

perdona il figlio che con la sua arroganza e poca esperienza della vita abbandona il tetto

natio per affrontare la vita a modo suo, sbagliano modi e forme e ritrovandosi in breve

tempo senza nulla. Così torna dal suo vecchio ma saggio padre che lo accoglie come se

nulla fosse successo, anzi commuovendosi per il ritorno del proprio figlio che così

prematuramente aveva abbandonato la casa della famiglia. Ogni padre dovrebbe avere

la saggezza di quello ritratto da Rembrandt, ma purtroppo non è così. Nel mondo vi è

tanta ipocrisia e cattiveria e un mondo sempre più materialista che perde di vista certi

legami. Per fortuna abbiamo il capolavoro di Rembrandt che ce lo ricorda e dovremmo

fare tesoro di tutte le cose che l’arte e la storia ci hanno regalato. (Edmond)

8° INCONTRO 27 marzo 2012 “ IL PERDONO E LA FELICITÀ”

Di fatti da raccontare in cui ho perdonato ne avrei da dire, ma ce n’è uno in particolare che

ritengo uno dei più bei ricordi da raccontare.

Era il 1988/89. In quel periodo ho messo un negozio di jeans americani. Questa idea è

venuta a me e ad un mio amico; gli affari andavano alla grande anche perché era una cosa

nuova e molto piacevole. Mi ricordo che il mio amico socio non aveva soldi, ma non ci

furono problemi, i soldi li anticipai io, pure perché non era chissà che cifra!

Dopo mesi di lavoro un giorno il mio amico socio mi disse che voleva aprire un negozio da

solo, in cui lavorava lui e la sua ragazza. Mi fece pure la proposta che mi voleva liquidare per

prendersi lui il nostro negozio. Io non accettai, rimanemmo di buon accordo e gli diedi la

buonuscita. Lui aveva ancora le chiavi di riserva e mi disse che me le dava appena poteva.

Dopo una settimana successe la cosa che non avrei mai immaginato, dato che questo

negozio era molto vicino al palazzo dove abitavo io. Cosa fece? con le chiavi, di notte, aprì il

negozio e rubò tutta la merce buona; poi per non far vedere che aveva rubato, incendiò il

negozio. Ma, per sua sfortuna, si incendiò anche lui. Ricordo ancora quel boato: erano le tre

di notte, si sentirono le sirene dei pompieri e le sirene della polizia. Io aprii la finestra ed un

mio amico mi avvisò che si stava incendiando tutto il negozio. Andai subito a vedere, non

dimentico più quella scena! La polizia mi fece un interrogatorio di tre ore. Poi venne una

pattuglia dall’ospedale che diceva che c’era un ragazzo ustionato gravemente, ma che

ragionava e parlava. Lui stesso disse alla polizia quello che aveva fatto, ma senza la mia

denuncia non potevano arrestarlo. Io dissi la verità: stavo dormendo e mi aveva svegliato il

boato; perciò non avevo visto nessuno. Non lo denunciai. Dopo due giorni andai

all’ospedale a trovarlo perché mi dicevano che era rovinato. All’ospedale vidi una scena

orribile: era tutto una crosta. Scoppiai a piangere e con me anche lui. Lui piangendo mi

diceva delle scuse, ma ci rimasi troppo male per lo stato in cui si trovava e provavo solo

pietà.

Passarono dei giorni, ma per me quello che era successo già non contava più. A livello di

interessi non li avevamo più insieme, ma siamo rimasti amici. Ricordo che in quel periodo la

gente mi diceva: Ma come? dopo quello che ha fatto tu parli con lui e addirittura esci con

lui? Io non me ne sono mai fregato di nessuno: il mio cuore si sentì di perdonarlo e bene ho

fatto e non mi sono mai pentito di averlo fatto. Credetemi, subire certe cose, specialmente

a Napoli è molto difficile perché o sei preso per un pauroso o per uno che non “ha le palle”;

ma a me di queste cose non importava niente, ho seguito il mio cuore e ne sono

contentissimo. (Antonio)

Dopo le scuole media, con l’aiuto di mia madre mi sono iscritto all’ITIS Marconi, un istituto

indirizzato alla specializzazione in elettronica. Alcune materie mi avevano creato serie

difficoltà per una prosecuzione positiva dell’anno. Tra l’altro erano gli anni di forte

contestazione studentesca qui a Verona. Ho iniziato a seguire alcuni compagni che

approfittavano di queste giornate di manifestazione per marinare la scuola. Dopo aver

provveduto ad una corposa scorta di panini e bibite, ci dirigevamo nel parco comunale non

lontano dall’Istituto. Dopo qualche mese mia madre è venuta a saperlo, ma al posto di

arrabbiarsi e mandarmi a lavoro, come si usava un tempo, riuscì con caparbietà e gentilezza

ad ottenere la mia iscrizione presso l’Istituto per geometri “Cangrande” di Verona

nonostante l’anno scolastico fosse già avanzato. Vorrei ricordare questo episodio, che nella

sua apparente semplicità racchiude le grandi doti umane di mia madre, quali il perdono e

l’altruismo, talmente vasto da varcare in qualche occasione la soglia che porta verso

l’ingenuità. Mamma sei immensa. Ciao, ti voglio bene! (Luigi)

Sono stato perdonato quando facevo delle “cazzate” a dei parenti. I parenti sono i primi che

ti perdonano. Una volta mi hanno lasciato da solo in casa. Quando loro sono arrivati dal

lavoro hanno trovato che io avevo devastato tutto in casa, ma mi hanno perdonato.

In questi momenti, qui, non c’è nessuno felice. Però tutto passa e quando uscirò dalla

prigione farò felice mia sorella più piccola. (Nicolae)

È facile perdonare? ...per un genitore è facile

...a chi vuoi tanto bene è facile perdonare ...per me è facile anche a chi non voglio bene

...è difficile dimenticare, specie se i fatti sono gravi ...bisogna distinguere tra il fatto e la persona. Se perdoni, superi il fatto e guardi la persona.

...un fatto grave non è mai come se non fosse successo, resta la rottura ...prima di parlare certe cose bisogna provarle.

…dal perdono può nascere una nuova vita

…l’unica felicità al mondo è cominciare sempre una vita nuova; perdonare significa non arroccarsi sulla propria posizione; l’astio che rimane è un punto di non partenza

…tuttavia prima o poi il nodo salta fuori… a me è capitato: ho perdonato alla mia ragazza, abbiamo ripreso il rapporto, ma lei alla fine non mi ha accettato

…ma andare oltre non vuol dire lasciar perdere, anzi perdonare significa maturare la propria personalità

…tuttavia non si può essere felici se non si riesce a perdonare …se pensi solo alla vendetta, anche tu resti schiacciato da questo sentimento negativo; non si può cancellare il male subito con una spugna, ma non puoi neanche vivere tutta la vita restando attaccato a questa esperienza negativa, non sarebbe vivere. Il perdono è la forza di andare oltre.

Una lettera

Questa lettera è per voi volontari. Colgo l’occasione per

farvi gli auguri. Auguro serenità anche alle vostre

famiglie.

Per me e penso per tanti altri la reclusione dà un senso di

monotonia.

Vivo le mie giornate con più serenità grazie al lavoro di

scopino e alle nostre ore passate insieme. Sento che non

manca molto anche per la mia libertà, così sono meno

triste.

Visto che manca poco alla vostra Pasqua vi faccio gli

auguri a tutti quanti: che la possiate passare bene con la

vostra famiglia e gli amici, per santificare la sofferenza

del vostro Signore pregando per la civiltà attuale, perché

cambi rotta e pensi più alla comunione che al potere, che

anche senza volerlo la riduce in cenere, coinvolgendo

tutti.

Scusate se sono troppo riflessivo, ma è il vostro paese che me

l’impone. Comunque prego anch’io per un cambiamento.

Saluto di nuovo il gruppo dell’Associazione, nessuno

escluso e vi mando tanti auguri.

Grazie a tutti.

In fede

Abdelkader Marhoum

Un canto e una preghiera conclusivi

You saved me, You saved me, You saved me, You saved me!

Gaved me a second chance!

Oh, You saved!

Gaved me a second chance!

(cantato da Darlington)

“Mandami, o Signore, il tuo Spirito di luce.

Insegnami a camminare sotto una falce di luna come in pieno sole.

Insegnami a guardare avanti,

a non confondere ciò che è stato ieri con ciò che sarà domani.

Insegnami davanti a una parete di roccia

a trovare il piccolo appiglio che apre la via per andare avanti.

Mandami Signore il tuo Spirito di forza,

le mie braccia ritrovino il vigore giovanile

per piantare mille germogli di un mondo nuovo.” (letta da Luigi)

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934-

200

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9° INCONTRO 3 aprile 2012 “LA FELICITÀ E IL DONO”

C’è più gioia nel dare che nel ricevere (At 20,35)

Grazie ad ognuno per aver donato

a tutti noi questa esperienza:

frammenti d felicità