COME DIVENTARE GAY IN CINQUE SETTIMANE

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Diventare gay si può. Non tutti sono così fortunati da nascerci, ma ci si può arrivare. Stai pensando al corso di francese in 182 lezioni che hai comprato in edicola a 24 euro e 90, e non hai mai aperto. Stai pensando che non sei mai riuscito a imparare a pattinare. Che scrivi a computer da dieci anni ma usi ancora solo gli indici. Certo, gli insuccessi pesano. Ma questo libro può aiutarti a trascurare il tuo noioso lato etero e diventare finalmente gay

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Diciamo la verità: essere eterosessuale è fuori moda. Aqualunque sottocategoria tu appartenga.

Se sei eterosessuale e convivi, proclami ai quattro ventiche non senti il bisogno di sposarti. Ma è una bugia. Lo sentieccome, anzi, ne senti il dovere, ma hai il terrore di affronta-re la questione, perché tua madre, tuo padre, tua zia (la sorel-la di tua madre) e l’altra zia (sorella di tuo padre), la tua cat-tolicissima cognata e il parroco che ti ha fatto anche la profes-sione di fede, che sembrano tutti così moderni e aperti divedute, indulgono allo stato attuale sulla tua convivenza,pronti a inviperirsi laddove questa si evolva nell’orribilematrimonio civile, e non la intendono in alcun modo chequale preludio di quello religioso. L’eventuale, possibilematernità della coppia rende la prospettiva matrimonialeancor più concreta: se non si convince un figlio dell’esistenzadi Babbo Natale, al più saprà che un regalo, meritato o meno,

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Prologo

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può essere cambiato conservando lo scontrino. Ma non vuoiprecludergli la vita eterna, e quindi lo battezzi, né sentirtichiedere perché la fede che è perfetta per lui non lo è per te,quindi tanto vale dire sì anche tra consorti.

Se son nozze, siano dunque con confetti e fiori d’arancio eabito bianco, foss’anche dal profilo arrotondato per inattesadolce attesa. Allora, per evitare di innescare la miccia deldibattito sul tipo di rito, te la cavi con la scappatoia della con-vivenza. Ma non puoi farlo per sempre, e lo sai. E poi, supe-rati i quaranta:

- se dici “la mia ragazza”, o “il mio ragazzo”, vuol dire cheè molto più giovane di te;

- se dici: “fidanzato/a”, significa che vi sposerete;- se dici: “compagna/o” significa che non potete sposarvi

perché uno di voi o entrambi siete separati non divorziati dalconiuge precedente: sicché vorreste, ma non potete.

Nessuna indulgenza è prevista per matrimoni contratti a LasVegas, a meno che a officiare non siano James Dean e MarilynMonroe. Neppure per matrimoni a bordo di navi, salvo che nonsi tratti della Queen Victoria o di riproduzioni del Titanic o delLusitania (affondamento incluso). Nessun rito civile può supe-rare il vaglio della congrega di parenti, amici, colleghi, cono-scenti. Il matrimonio civile è out. È per antonomasia:

- in economia;- colpevole;- omertoso.

Se anche decidessi di sposarti, sei destinato a sprofondarenell’anonimato quanto più ti affanni a rendere il tuo matrimo-

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nio diverso da tutti i matrimoni. La colpa non è tua, ovviamen-te; è difficile innovare qualcosa che migliaia di persone fannoda secoli, e migliaia di persone cercano di rendere originale.

Ad esempio: lei non vorrà il solito pomposo abito. Ne vorràuno che definirà semplice. Non sarà bianco. Sarà più un panna.Non “panna”. “Più un panna”. Non avrà fronzoli. Lei non sem-brerà una bomboniera. Lei non ricorderà un centrotavola. Leinon lo pagherà, comunque, meno di quattromila euro. Di con-tro, il velo sarà di una versatilità quasi pionieristica. Potràmutarsi in coprispalle, manicotto, scaldavivande e federa. Lescarpe richiederanno prove presso dozzine di negozi, alla ricer-ca di comfort colore e altezza tacco adeguati. Infine sarannofatte su misura, e sebbene nessuno sia disposto ad ammetterlosi tratterà del più banale e dozzinale décolleté color “più unpanna” della storia. Avendo investito l’equivalente del valoredei mobili del soggiorno in un abito che tutto lascia intendere siindosserà una volta nella vita, è già nella mente della sposa ilprogetto di riciclarlo sulle figlie che verranno nel numero mini-mo di tre, come la corona d’Inghilterra. Un certo astio è subita-mente covato laddove la prole osi disattendere le aspettative.

Lui del suo abito non sa nulla, ma è pronto a comprarlo inuna catena dozzinale, è pronto a noleggiarlo a ore, forse perònon azzurro pastello, a riciclare quello di suo padre, suo fra-tello, suo cugino, a chiederlo in prestito, a prenderlo su inter-net. Il suo compito è di essere elegante abbastanza da stareaccanto alla sposa ma non così tanto da distrarre da lei.Possibile vezzo: gemelli a tema, fermacravatta, fascia in vita.In caso di follia conclamata, frac.

La chiesa sarà una minuscola chiesetta di pietra arrampica-ta su una collina scoperta andando a mangiare la polenta con

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il capriolo a Cernobbio, nel comasco, o quella del paesinonatio di uno dei due, dove si sono sposati magari i nonni. Inalternativa sono vagliabili la Sagrada Familia, Mont SaintMichel, remote Stavkirke. Molto gettonati i riti delle confes-sioni minori: copti, metodisti, evangelici, neocatecumenali,luterani, riformati, pentacostali, avventisti. Meglio comunqueche siano state oggetto di efferate persecuzioni. Altresì gradi-to che gli sposi abbiano parte attiva e inattesa nella faccenda:possono leggere i Vangeli, personalizzare la formula, svenireo ballare il tip tap.

Durante la cerimonia, alla fine della cerimonia, prima dellacerimonia, canteranno tenori, vibreranno archi, soffierannofiati, ci saranno oboe di palissandro clavicembali e mandolinie un coro di voci bianche viennesi.

Il ricevimento non sarà il solito ricevimento, perché nessu-no vuole troppa gente né che la poca gente si annoi e mangitroppo e stia al tavolo più di un paio d’ore; invitare troppe per-sone è kitsch, meglio una cerimonia ristretta (molto diversadal pranzo in economia del rito civile per via del suo costocomunque spudorato). La cerimonia ristretta è come l’abitosemplice. In un attimo ci si ritrova con sessanta invitati cia-scuno, inclusi dei parenti di cui si ignorava l’esistenza, e natu-ralmente greggi di bambini riottosi e palesemente inadatti aun ricevimento di nozze, per stare a tavola non meno di seiore. Caparbiamente, gli sposi sono pronti a giurare che ilpranzo sarà leggero e veloce, anche di fronte al terzo invitatocollassato alla dodicesima portata. Non mancherà la torta coni pupazzetti e i pupazzetti somiglieranno ai consorti.

Il viaggio di nozze non sarà il solito viaggio di nozze: sicomincia a ipotizzare tre settimane di Transiberiana, si vaglia

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una traversata dell’Atlantico in catamarano, si considera unafull immersion speleologica nell’infinito labirinto delle grottedella Georgia caucasica. Quindi si patteggia per una settimanain un bungalow sulla spiaggia forse alle Maldive, forse alleMauritius, forse alle Hawaii, e una in un tour iper organizzatoin uno spicchio di giungla a due passi da uno dei resort piùattrezzati del mondo, e al ritorno si ostentano foto scattatedurante la traversata di un pauroso ponte tibetano molto similea quello di Gardaland, raggiunto in jeep con aria condizionata,o mentre si spenzola imbragati come salami a metà di una pare-te di roccia sulla quale si è stati praticamente issati a peso mortoe telecamera spenta da quattro portatori volenterosi.

Le bomboniere non saranno le solite bomboniere: per cui,per non fare un segnalibro d’argento, si ripiega su un ferma-porta di basalto o una prodiga raccolta fondi, che non vi rendeoriginali ma, lasciando intendere che siate generosi, dissuadegli invitati da proferire commenti sarcastici: non avete i con-fetti ma avete salvato sette bonobo; le fedi non saranno sulsolito cuscino: le porgeranno in un cestino, appese a un nastrodi raso, incastonate in un fossile, al guinzaglio di un incolpe-vole animaletto mansueto e peloso.

La lista nozze non sarà la solita lista nozze. Dapprima inostri negheranno di volerla fare, e piuttosto di consideraredistrattamente un obolo a fini turistici. Dopo sceglieranno unnegozio di casalinghi d’importazione, e metteranno insieme ilpiù classico servizio da dodici (giorni di utilizzo previsto nel-l’arco di una vita: tre all’anno, tutti in feste comandate), carat-terizzato dall’essere stato dipinto a mano da qualche remotatribù quasi estinta beneficiaria di un progetto equo e solidalema dannatamente costoso, e includerà otto pirofile (giorni di

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utilizzo previsto nell’arco di una vita: media di due all’anno,fino a tre in caso di divorzio e relativa spartizione dei beni edelle pirofile), la ieratica “zuppiera con mestolo di porcellana”(giorni di utilizzo previsto nell’arco di una vita: nessuno), lacaraffa di cristallo (idem), vassoi in silverplate del diametro diuna piscina (giorni medi di utilizzo previsto nell’arco di unavita: quattro all’anno, ma variabile in ragione delle visite divecchie zie), portacaramelle in vetro di Murano (vero o finto)con inserti barocchi in argento che neanche la più pagata delledomestiche riuscirà a tenere puliti, una batteria di pentole degnadel Four Seasons (utilizzo previsto nell’arco di una vita: una diuso quotidiano, due di uso settimanale, una di uso mensile, qua-rantatré mai usate), sette frullatori (nessun dato conforta unqualche consumo da parte degli sposi di centrifughe o frullati dialcun tipo. Maionese episodica, acquistata in barattoli da mezzochilo in vendita a 1 euro e 20), più alcuni elettrodomestici for-niti con presa tedesca senza adattatore e perciò accantonati inattesa dell’acquisto dei medesimi – mai avvenuto.

Insomma: a meno di non invertirvi gli abiti – cosa che tifarebbe peraltro muovere i primi passi nelle cinque settimane,o di avere la disponibilità economica per sposarti con tutti gliinvitati a bordo di un rompighiaccio lituano – difficilmenteverrà fuori qualcosa di autenticamente innovativo. Non pren-dertela.

Quanto più ti affanni a far sì che la vostra celebrazione nonsia la solita, tanto più essa lo sarà. Il motivo per cui senti ilbisogno di innovare la cerimonia, ma non la pizzeria nellaquale ti rechi ogni sabato da dodici anni, è che mangiare lapizza non è noioso: avere una relazione etero sì.

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Infatti, se sei sposato, te ne sei pentito. Perché vedi il tuoamico convivente, e lo invidi con l’acrimonia di un pompel-mo, giacché non sai che si consuma nel terrore di dover con-volare, prima o poi, a una qualche forma di nozze.

Se non hai tradito, tradirai. Se non tradirai, vorresti.

Forse sei divorziato. Il divorzio, mi dispiace, non fa pensa-re che tu sia addolorato, ma sfigato. È come se avessi compra-to dei calzari tipici e manufatti nel tuo viaggio in Mongolia eti fossi accorto a casa che non ti vanno. Beh, non potevi farepiù attenzione quando li hai scelti? Un divorzio – e uno solo– è una colpa: di leggerezza, superficialità, disamore doloso.

Se vuoi permetterti di essere dignitosamente separato,quindi, di matrimoni alle spalle devi averne a grappoli.

Oppure, devi avere una moglie pakistana, un marito con unbraccio artificiale, in carcere, in esilio, su una piattaforma inNigeria. Essere etero, monogamo, di lungo corso, è come gui-dare una Fiat Duna. Devi trovare una scappatoia per non pre-cipitare sul fondo del sedimentato baratro delle relazionisociali.

E la migliore per riscattarsi, ovviamente, è diventare gay.

Diventare gay si può. Non tutti sono così fortunati danascerci, ma ci si può arrivare. Stai pensando al corso di fran-cese in 182 lezioni che hai comprato in edicola a 24 euro e 90,e non hai mai aperto. Stai pensando che non sei mai riuscito aimparare a pattinare. Che scrivi a computer da dieci anni mausi ancora solo gli indici. Certo, gli insuccessi pesano. Maquesto libro può aiutarti a trascurare il tuo noioso lato etero e

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diventare finalmente gay, e a renderti un membro non banaledella società. In cinque settimane si può fare qualsiasi cosa.Entrare in una setta, abbracciare una fede, perdere peso,apprendere i rudimenti di uno sport. Diventare gay, però,richiede un serio lavoro interiore. Se sei un uomo e credi chebasti indossare una Lacoste rosa e ascoltare Mina, o se sei unadonna e sei convinta che una volta tagliati i capelli a zero erinunciato ai tacchi sia fatta, vi state sbagliando.

Essere gay ha una sua deontologia. Rinunciate ai luoghicomuni e affrontate con lo spirito giusto questo corso.Nessuno può farlo al vostro posto. Se state leggendo questeprime pagine, vi siete fatti una domanda. Se non arrivate alleultime, non avrete la risposta.

Siamo tutti un po’ gayChi più, chi meno. Che sia vero o sia falso, non si può

dimostrare. O meglio, un modo ci sarebbe. Nasciamo in unasocietà che pianifica la quasi totalità delle attività sociali pre-supponendo che tutti siano eterosessuali. Sin dall’asilo siseparano i maschietti dalle femminucce; lo spauracchio deiprimi rapporti sessuali – comunque etero – viene sbandieratoancor prima dell’adolescenza; i bambini vengono preparatialla loro eterosessualità. Con i vestiti che gli si comprano, igiocattoli che gli si regalano, i cartoni animati che possonoguardare, i giochi che sono spinti a fare. Un bambino è spro-nato a fare il selvaggio, una piccola rissa ogni tanto, qualchescaramuccia durante le partitelle in giardino, da simpaticacanaglia. Una bambina è ammonita a ogni livido, graffio oscivolone nel fango che deve comportarsi come una signori-na. È così per tutti, e loro pensano che sia la sola verità possi-

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bile. La società è eteronormativa, e di conseguenza se non seietero sei fuori dalla norma, cioè non normale. È difficile cheun bambino o un adolescente si avventurino nello studio eti-mologico delle parole, mentre invece è perfettamente in gradodi capire cosa significhi essere isolato, irriso, corretto.

Con l’eccezione di Brokeback Mountain, tutti i film con-templano un lui e una lei di mezzo – a meno che la protago-nista non sia Jodie Foster: che si debba ridere, salvare ilmondo, piangere, conquistare le galassie, espugnare Troia oesplorare gli abissi, state certi che a un certo punto ci sarannoun lui e lei che si ameranno, o che si amerebbero, o che sisono amati in passato, con pieno soddisfacimento degli spet-tatori. Possono soffrire terribilmente, purché siano un lui euna lei e innamorati. Può anche darsi che la maggior partedegli esseri umani sia etero, ma di certo le circostanze la aiu-tano a convincersene. Se le persone crescessero convinte diavere davvero una scelta con pari possibilità, forse i numericambierebbero. Ogni volta che persone dello stesso sessosono a lungo in uno stesso ambiente e “la seconda via” vieneconsiderata come possibile, l’omosessualità salta fuori comele zanzare dopo un acquazzone: squadre sportive, forze arma-te, collegi e via dicendo. Per cui: o gli omosessuali hanno unparticolare talento sportivo e bellico, oltre a essere virali econtagiosi nell’adolescenza. Oppure “l’occasione fa l’uomogay” – e anche la donna.

Perché questa divagazione? Per rassicurarvi. Probabilmenteanche voi siete un po’ gay, e per verificarlo non dovrete nérifare le superiori né arruolarvi né giocare a football.

Il motivo per cui avete deciso di diventare gay è affarvostro. Forse è un fenomeno di emulazione. Forse è perché

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essere gay è terribilmente alla moda: nessuna star o attore haraggiunto un successo incontestabile finché i fan della comu-nità non provano a rivendicarne l’appartenenza alla schieraomosessuale. Persino il Vaticano si è accorto che le statue chepiangono e i segreti di Fatima non tirano più come un tempo.Ogni schieramento politico che si rispetti deve averne den-tro un paio dichiarati, e altri “in aria di”, quantomeno papa-razzati in pose che, sebbene possano essere assolutamentecasuali, innocenti e insignificanti, grazie a sfocatura e pro-spettiva potrebbero anche sottintendere un’implicita inter-pretazione sessuale. Se i politici non hanno la fortuna diessere gay, possono sperare che lo siano i loro figli, in mododa poter rilasciare dichiarazioni progressiste di incondizio-nato sostegno per uno stile di vita alternativo, e sinceroaffetto per generi e nuore diversi da quelli che si aspettava-no (come il vicepresidente Dick Cheney, che riesce a essererepubblicano e a digerire un secondo mandato G.W. Bush,ma ha una figlia lesbica che ha avuto a sua volta una figlia– miracolosamente con la compagna). Forse avete guardatoWill & Grace e avete scoperto che essere gay può esseremolto divertente. Forse avete notato che i gay hanno sempreun sacco di amici e di amiche. Forse siete una donna e avetesentito dire che un rapporto può durare più di tre minuti. Oè solo una faccenda di economia domestica, e volete qualcu-no con cui scambiarvi i vestiti.

Quale che sia il motivo, sappiate che le vostre ragionidiverranno patrimonio condiviso della comunità non appenacompiuto il primo passo. I gay sono una collettività. Sono ilpopolo della diaspora dell’età contemporanea. Innanzi tutto siriconoscono tra loro al primo sguardo. Mentre in genere un

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etero ha bisogno di prove e verifiche che nulla invidiano alprocesso di canonizzazione dei santi per riconoscere un omo-sessuale, il gay riconosce il suo simile al primo sguardo. Losguardo in genere è ricambiato, tipo “tu sai di me e io so di te”(normalmente segue uno screening dei reciproci accompagna-tori). In secondo luogo, sono ovunque. Se alle due di notteentrate in un locale e annunciate al microfono che vi occorreil numero di telefono di un veterinario sui quaranta anni dimadre tedesca e padre cinese che viva a Minsk, qualcunosicuramente avrà un amico che ha un’amica che ha un amicoil cui ex compagno probabilmente è l’uomo che fa per voi, madovete specificare se cercate una persona bionda o mora. Persostenere questa solidarietà “di genere”, ognuno deve dare ilproprio contributo. E il contributo è la vita privata.L’omosessualità è l’e-Mule delle proprie vite, un programma dilife sharing. Le mette in condivisione, non richiede download, enaturalmente non può essere disinstallato.

Per cui, se avete deciso di fare questo tentativo, metteteviil cuore in pace: non è cosa che si faccia sottobanco, zitti zitti,di nascosto. Coming out è la parola d’ordine. Essere etero èmolto meno impegnativo: l’avete fatto, fino a oggi, senza chein pratica comportasse alcunché di gravoso, senza che su divoi pesassero oneri comportamentali o sociali. Quando erava-te insieme ai vostri amici e passava una bella donna, gliapprezzamenti di uno o due di loro non erano fatti a titolo per-sonale, ma a nome di voi tutti. Ad esempio: “A quella dareiuna botta”, significava implicitamente che tutti voi avrestefatto la medesima cosa, e il vostro era un silenzio assenso. Madiventare gay comporterà, alla fine del vostro percorso, un’as-sunzione di responsabilità. È come se foste un ebreo che vive

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in un kibbutz e diventaste cattolico: prima o poi dovreste tirarfuori il presepe e affettare il panettone…

Nessuno, badate bene, vi chiederà di farlo: siete voi che,molto presto, scoprirete che la vostra identità è incompletasenza che vi confrontiate con la comunità cui, realmente, statecercando di appartenere. Ma questo avverrà naturalmente e inun secondo momento.

Probabilmente attraverserete prima la fase delle scuse. Maperché affannarvi a inventarvene di nuove, quando da decen-ni, da secoli, altri lo hanno già fatto a vostro vantaggio?Eccone alcuni esempi per giustificare l’acquisto di questolibro (non c’è bisogno che diciate che non avete pensato nulladel genere. L’avete fatto, ma siamo solo a pagina 18):

- me l’hanno regalato;- è per un mio amico;- credevo fosse un romanzo;- è un mondo che mi ha sempre incuriosito;- è un mondo che mi ha sempre attratto;- è un’esperienza; - si prova tutto almeno una volta (se l’avete detto, contat-

tate l’editore e fatemi avere il vostro numero);- la commessa ha confuso le buste (siete patetici).

C’è solo un modo per leggere onestamente questo libro. Edè dire: forse potrei essere gay. Almeno un po’ gay. Per cuichiudetevi in bagno, nello stanzino, in garage, sprofondate lafaccia in un cuscino, infilatela in un secchio, o andate sul bal-cone e gridatelo: forse sono gay.

Bravi.

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