come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il...

107

Transcript of come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il...

Page 1: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...
Page 2: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...
Page 3: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

come

25Piccola

BiBliothiki

filosofia

Page 4: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

filosofiacollana diretta da Emiliano Bazzanella

Page 5: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

Emiliano Bazzanella

coME Linee guida per una

immuno-fenomenologia

asterios

Page 6: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

Prima edizione nella collana PB: Marzo 2015© asterios abiblio editore 2014

posta: [email protected] – www.asterios.iti diritti di memorizzazione elettronica,

di riproduzione e di adattamento totale o parzialecon qualsiasi mezzo sono riservati.

stampato in italia.

isBN: 978-8895146-60-7

Page 7: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

INDICE

PREfaZioNEiNtRoDUZioNE

i. Per un allargamento della fenomenologia, 15ii. la prospettiva immunitaria, 18

iii. Dialettica e autoimmunizzazione, 21iV. senso e dimensione essematica, 24

V. Un esempio di analisi immuno-fenomenologica: a partire dalla“viseità” di Deleuze e Guattari, 28

1. ANTEFATTI FENOMENOLOGICI1.1 la costRUZioNE DEl sENso NEl MoNDo GREco

1.1.1 Dèi e uomini nell’universo omerico, 331.1.2 strutture del non-senso in Esiodo, 36

1.1.2a Il lato oscuro della religiosità greca, 391.1.3 il doppio, 41

1.1.3a Il “kolossós”, 431.1.3b Hestia-Hermes, 44

1.1.4 figure dell’altro nell’antica Grecia, 461.1.4a Artemide, 471.1.4b Medusa, 481.1.4c Dioniso, 49

1.1.5 Μνημοσύνη, 501.1.6 il tragico, 53

1.1.7 il “senso greco” e la dialettica immunologica, 581.2. fENoMENoloGia E RElaZioNE

1.2.1 husserl a partire da Derrida: il “principio dei principi” dellafenomenologia husserliana, 61

1.2.2 origini della geometria, 691.2.3 Ego e alter-ego, 72

1.2.4 il carattere essematico delle sintesi passive, 811.2.4a Esperienza e giudizio, 83

1.2.4b Le sintesi passive, 861.2.4c Associazione e temporalità, 89

1.2.4d L’intenzionalità passiva, 921.2.5 la coscienza interna del tempo, 94

1.2.6 il fenomeno dell’affezione, 981.2.7 il πρός τι nella fenomenologia husserliana, 1031.3 il GRaDo-ZERo DElla fENoMENoloGia

1.3.1 la morte di Psyche, 1071.3.2 il “singolare plurale”, 111

1.3.3 aptologia, 1151.3.4 il corpo, 121

1.3.5 l’archi-spaziatura, 1231.3.6 il fenomeno immunologico, 126

Page 8: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

1.4 la RElaZioNE iN QUaNto iMPossiBilE1.4.1 i tre registri, 129

1.4.2 l’oggetto a e la cosa, 1361.4.3 il rapporto sessuale in quanto non esistente, 142

1.4.4 il luogo dell’altro, 1451.4.5 il nodo borromeo, 150

1.4.6 fenomenologia lacaniana, 1542. IMMUNO-FENOMENOLOGIA

2.1 fENoMENoloGia coME DEcostRUZioNE2.1.1 Riassunto di un tracciato problematico

2.1.1a Il “senso” greco, 1592.1.1b Il fenomeno dell’Altro e l’alterità del fenomeno, 163

2.1.1c Aptologia e fenomenologia essematica, 1672.1.1d La borromeizzazione del fenomeno, 171

2.1.2 idee per una decostruzione fenomenologica2.1.2a Hantologia vs. ontologia, 175

2.1.2b Circolarità e impossibilità, 1812.1.2c Autoimmunizzazioni della democrazia, 184

2.1.3 la fenomenologia “interrotta”, 1892.1.3a Il monolinguismo dell’altro, 191

2.1.3b Forza di legge, 1932.1.3c Aporie della morte, 197

2.1.3d “O miei amici, non c’è nessun amico”, 1992.1.3e L’animale che dunque sono, 2022.1.3f Perdonare l’imperdonabile, 206

2.1.4 Verso un’essematica generale, 2082.1.4a Différance, 210

2.1.4b La ripetizione, 2132.1.4c Chōra, 216

2.1.4d Auto-co-immunità, 2202.2 PRiNciPi Di iMMUNo-fENoMENoloGia

2.2.1 alcune considerazioni metodiche, 2232.2.2 l’ex e il plus, 2312.2.3 l’inessema, 235

2.2.3a Nomadi e sedentari, 2392.2.4 il coessema, 242

2.2.4a Il cumulo enciclopedico-capitalistico, 2452.2.4b Il cumulo comunitario, 248

2.2.5 il riessema, 2512.2.54a Mimesi, 255

2.2.6 il diessema, 2582.3 l’iMMUNo-fENoMENoloGia alla PRoVa: lE aPoRiE

DEllo sPaZio-tEMPo2.3.1 il carattere transitorio dell’essema, 267

2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 2742.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278

2.3.4 il processo di normotipizzazione spazio-temporale, 2862.3.4a Il paradosso della normotipizzazione geometrica, 292

2.3.4b La mathesis, 295BIBLIOGRAFIA, 301

Page 9: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

Prefazione

certamente introdurre un tema come quello dell’ “immuno-fenomenologia” può apparire un azzardo. si mettono assiemeinfatti una disciplina che attualmente suscita un certo interessenell’ambito delle scienze mediche e una disciplina filosofica daicontorni sfumati, che, soprattutto, ha subìto nella sua storiacentenaria dei viraggi talvolta acrobatici. la fenomenologia,infatti, a partire dai suoi primordi idealistico-enciclopedici,attraversando poi momenti critico-trascendentali, psicologisti-ci se non puramente eidetici e sfociando addirittura in esiti ditipo realistico, porta con sé da sempre uno statuto connotato dauna certa ambiguità. che cos’è il fenomeno? che cosa significal’apparire, il manifestarsi di una “cosa”? E che cosa “è” o “signi-fica” una cosa?

Nella semplicità abissale delle interrogazioni, si nasconde undecorso aporetico che pare senza fine. sono invero interroga-zioni che ci pongono innanzi a prospettive di tipo ontologico,semiologico o, più in generale, metafisico: eppure l’idea chepotrebbe sostenere un discorso immuno-fenomenologico con-sentaneo con queste domande è che in fondo si tratta di rivela-re – fallimentarmente – un certo rapporto con l’altro, ove già ilsignificante “altro” dovrebbe essere – direi lacaniamente – bar-rato. Poiché già effetto di una pratica di difesa e di protezione.il percorso è dunque aporetico, e non è un caso che mi sonoavvalso – quasi parassitariamente, ereticamente e “a pienemani” – del pensiero di Derrida: quando parliamo di fenomenoin senso schietto, dobbiamo pensare sempre a qualcosa di defi-citario, incespicante e, nello stesso tempo, a un florilegio fanta-smatico che non ci fa vedere le cose così come stanno realmen-te. il “fenomeno” nella sua accezione semantica classica indicaqualcosa che appare e che cela qualcosa di nascosto e di piùvero, la sua ratio essendi o essentia: già nella gnoseologiamedioevale le illusioni ottiche e le distorsioni percettive faceva-no problema perché mettevano in evidenza uno scollamento tra

Page 10: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

una realtà effettiva, inemendabile e incontrovertibile e dellemodalità fenomenologiche che talvolta potevano dimostrarsifallaci ed ingannevoli. Ebbene, se il fenomeno costituisce in séqualcosa di fuorviante e distorsivo, per converso la suppostadimensione veritativa nascosta è heideggerianamente qualcosadi assolutamente prossimo a noi – tanto che per certi aspettine-siamo – ma nello stesso tempo costituisce qualcosa di nonpadroneggiabile ed addomesticabile, se non qualcosa di terri-bilmente osceno e insostenibile.

in questa prospettiva l’idea di una immuno-fenomenologiaderiva dal fatto che una fenomenologia non può caratterizzarsiche come la relazione fallimentare nei confronti dell’altro e cheil modo, il modus o il “come” in cui appare un fenomeno costi-tuisce effettivamente la cosa più essenziale e il Kern della que-stione, poiché questo “come” si caratterizza come una dialetticao dinamica di coperture e contro-coperture, di degenerazioni etravisamenti, di smaterializzazioni astrattive e di reificazionifantasmatiche e spettrali. la “cosa”, l’essente, la res non sonoche forme immunitarie di copertura o velamento difensivo, lad-dove invero noi abbiamo a che fare solo con relazioni e para-dossali “relazioni di relazioni”, “come di come”. la fisica quan-tistica e la fisica delle particelle sembrano confortarci in que-st’indirizzo, spingendosi esse talvolta più innanzi, come nell’i-potesi espressa nell’ambito della cromodinamica quantisticaper cui le particelle che veicolano l’interazione forte (i gluoni) eche fanno consistere le particelle adroniche, non solo mettonoin relazione e confinano inerzialmente i quark, a loro volta dif-ferenziati a livello cromatico (ove però il colore è puramentesimbolico e serve per differenziare soltanto un determinato tipodi carica), ma sono in relazione “cromatica” tra di loro, dispie-gando in tal modo la prospettiva tanto suggestiva quanto ango-sciante di un mondo fatto di “relazioni di relazioni” e così via,e, quindi, di un relazionamento quasi asintotico.

Quando parliamo di “immunologia” non ci riferiamo pertan-to alla sua accezione propriamente “medicalistica”, quanto allastruttura di senso che vi soggiace e che si riferisce a un partico-lare tipo di relazione nei confronti dell’alterità, sia essa incar-nata dall’estraneo, l’ospite o il nemico, oppure dal reale intesoin senso lacaniano, oppure, ancora, proprio dall’antigene con-tro cui, nei modi aggiranti e complessi che appena oggi la scien-za inizia a svelare, l’organismo rivolge il proprio sistema di dife-

coME10

Page 11: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

sa. in altre parole, ciò che intendiamo in un’accezione allargatadi immunitas consiste in un rapporto ineludibile e già da sem-pre messo in gioco nei confronti di un altro che, prima ancoradi differenziarsi da un supposto “sé”, allude a un’alterità diffu-sa, a un altro nell’altro e a un altro con l’altro, o, utilizzandoancora un linguaggio caro a lacan, si profila sullo sfondo ilpanorama sconcertante del “non c’è altro dell’altro”. Nei feno-meni di auto-immunizzazione o, anche, nelle cosiddette patolo-gie autoimmuni, ad esempio, è proprio l’autós ad essere deco-struito e destrutturato in un processo ri-flessivo che non è pro-priamente tale, ma che semmai implica l’essenziale allaccia-mento tra differenza e ripetizione.

se il fenomeno dunque non è che la relazione impossibile conl’altro e la sua immunizzazione dissimulante, e d’altrondeanche l’Altro come significante, concetto o entità quasi-esi-stente o “al di là dell’esistenza” costituisce già un’immunizza-zione e un cardine metafisico, dobbiamo necessariamenteaffrontare la posta in gioco di un sovvertimento del criticismokantiano. la questione non è più quella di una apriorità tra-scendentale, ma la nostra “impossibile” esposizione al realeche, attraverso le mascherature sedimentate nelle quali gioco-forza esso si presenta “occultandosi”, implica paradossalmenteun’aposteriorità, che per certi aspetti potremmo definire piùaposteriori di ogni aposteriorità: noi siamo già da sempre infet-tati e intaccati dal reale, tant’è che costitutivamente ne-siamo etutto ciò che consideriamo apriorico, formale o trascendentalenon “ne” rappresenta che l’effetto immunologico.

Questo punto di partenza non è esente da conseguenze para-dossali: vengono messe in campo invero delle giunzioni “esoti-che” come quelle tra la dimensione della sensibilità e dell’intel-letto (dando finalmente pregnanza, al di là delle osservazionihegeliane nelle Lezioni di estetica, all’ambiguità semantica deitermini Sinn, sens, senso), tra un livello “micro” (la percezionesoggettiva, sensibile e psichica di un fenomeno) e un livello“macro” (la costruzione dei grandi sistemi di senso come leideologie, le religioni, le scienze, etc.), tra il singolare (l’haec-ceitas del mio vissuto) e l’universale (il fatto inequivocabile cheio percepisco e penso le cose non in modo idiosincratico, macon la testa e gli occhi degli altri). Ma soprattutto viene messain discussione la base di partenza di husserl e cioè che l’epochédovrebbe condurci essenzialmente a un Erlebnis che non sol-

PREfaZioNE 11

Page 12: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

tanto dimostra dei connotati precisamente egologici, ma cheimplica già una suddivisione dell’esistente in un “interno” e inun “esterno”, e la statuizione preordinata di una res, di un pre-sente vivente o di un essente quale “centro”, punto di riferi-mento o fondamento. la prospettiva di Derrida, che – indub-biamente nell’ambito di una forzatura teoretica – potrebbeessere riletta per certi aspetti come una declinazione dell’epo-ché husserliana, sembra capovolgere i termini del discorso e cimette di fronte invece a un fenomeno che si auto-decostruisce esi manifesta proprio nella misura in cui palesa i suoi luoghi apo-retici e zoppicanti o, proprio con un linguaggio che appartieneall’ultima fase del pensiero derridiano, “autoimmunizzanti”.

l’idea di questo saggio, che peraltro effettivamente vuole soloessere una linea-guida per futuri approfondimenti poichémolto c’è da fare soprattutto nel senso di un’integrazione dellescienze cosiddette umanistiche con quelle scientifiche, ruotaattorno alla funzione necessaria quanto ambivalente svoltadagli essemi, cioè da quelle relazioni elementari che funziona-no anche a prescindere dall’esistenza di relati od oggetti, mache, per un effetto straordinario di immunizzazione, sono quel-le strutture che rendono possibile qualsiasi ontologia, metafisi-ca e soprattutto matematica. Questi essemi (“in”, “con”, “di-“,“ri-“, “ex”, “plus” o “più”), nella complicazione dei rapporti checomunque paradossalmente intrattengono tra di loro, descrivo-no fenomenologicamente il “come” di ogni rapporto impossibi-le con l’altro e divengono così il diagramma per poter leggerenon soltanto i meccanismi percettivi con cui esperiamo le cosedel mondo (o le ragioni per cui conosciamo “cose” ed “oggetti”definiti e differenziati, invece di aggregati percettivi intermit-tenti e discontinui), ma anche la griglia di lettura per compren-dere meglio il funzionamento dei dispositivi di senso all’internodei quali necessariamente viviamo.

Ecco allora perché il punto d’arrivo (si fa per dire) è invececostituito da un’analisi immuno-fenomenologica dello spazio edel tempo: ci troviamo, infatti, in questo caso in un luogo privi-legiato in cui l’apriori si contamina per forza con l’aposteriori, iltrascendentale si radica su un livello così empirico da essereimpossibile e insostenibile, l’astratto-plurale, peraltro misura-bile e matematizzabile, fa il suo ingresso nella psiche umanacondizionandola sino nei suoi fondamenti e nella sua reconditasingolarità. Viene adombrato in tal modo uno strano gioco tra

coME12

Page 13: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

μηχανή, macchinalità ed auto-matismo in cui l’autós divienel’effetto di un particolare processo di immunizzazione (che,attraverso differenze sequenziali, inizia a distinguere il sédall’altro, il “dentro” dal “fuori”, l’ “anima” dal “corpo”, etc.) e,nello stesso tempo, un “fantasma” che tuttavia acquista consi-stenza ontologica e diviene una quasi-esistenza allotria cheassilla e ossessiona. lo spazio-tempo è in questo modo unamacchina astratta che governa il nostro-essere-nel-mondo, macostituisce medesimamente il plesso di relazioni essematicheattraverso le quali entriamo in con-tatto con il mondo stesso ela sua autoimmunizzazione in vista di una maggior padronan-za: l’auspicio, in questo caso, è che una prospettiva immuno-fenomenologica possa render conto della mathesis e possa farcomprendere l’enigmatica tesi lacaniana che la matematicacostituisce il linguaggio più vicino al reale; e, soprattutto, cheessa possa completare (se un tale verbo può aver qualche signi-ficato) quella “fenomenologia generale del senso” che intrapre-si più d’un decennio fa a partire dall’ipotesi di un’echologiafenomenologica e da una decostruzione radicale dell’ontologia.

hochrindl (austria), 12 agosto 2014

PREfaZioNE 13

Page 14: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...
Page 15: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

introduzione

i. Per un allargamento della fenomenologia

“Per Husserl la riduzione fenomenologica, elaborata esplicita-mente per la prima volta nelle Idee per una fenomenologia purae per una filosofia fenomenologica (1913), è quel metodo chepermettte di ricondurre lo sguardo fenomenologico dall’atteggia-mento naturale, proprio dell’uomo che vive nel mondo delle cosee delle persone, alla vita trascendentale della coscienza ed ai suoivissuti noetico-noematici, nei quali gli oggetti si costituisconocome correlati della coscienza. Per noi la riduzione fenomenolo-gica consiste nel ricondurre lo sguardo fenomenologico dal cogli-mento dell’ente, quale che sia la sua determinazione, alla com-prensione dell’essere di questo ente” (heidegger, 1975, p. 19). inqueste righe heideggeriane che compaiono nel corso del semestreestivo del 1927 (e che peraltro riportano un abbozzo di quelleterza sezione di Essere e tempo mai pubblicata) emergono intutta la loro rilevanza sia la distanza che separa heidegger dal suomaestro, sia una prossimità ambivalente che non riguarda duemodi o stili di pensiero, bensì una complessità immanente in ciòche intendiamo per ontologia e per fenomenologia. se husserl –kantianamente – è più interessato a delineare quel campo aprio-rico e trascendentale che rende possibile l’apparire del fenomeno(il manifestarsi della cosa così come appare), per heidegger laposta in gioco concerne invece la comprensione di ciò che para-dossalmente si cela nell’apparire del fenomeno, ovvero si tratta dicomprendere l’essere in quanto si dissimula, per così dire, attra-verso l’ente.

la distanza d’acchito sembra incolmabile, dacché per il primol’essere costituisce un atto tetico della coscienza e quindi rientranei meccanismi trascendentali per cui l’ente appare così com’è epuò diventare oggetto di un giudizio predicativo attraverso unaprecisa costruzione associativa ed intenzionale; per l’altro l’esse-

Page 16: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

coME16

re è ciò che si cela dietro all’apparenza, è l’orizzonte di cui ne-siamo pur essendo fuorviati dalla “presenza” e disponibilità dienti semplicemente-presenti. E proprio per aggirare questadistanza, in virtù di un certo ossequioso rispetto nei confronti delsuo maestro, heidegger esplicita nelle pagine iniziali di Essere etempo il carattere “metodico” della fenomenologia rispettoall’ontologia: “col problema conduttore del senso dell’essere, laricerca si trova di fronte al problema fondamentale della filosofia.il metodo di questa trattazione è quello fenomenologico. Ma conciò il nostro lavoro non si subordina né a un ‘punto di vista’ né auna ‘corrente’; la fenomenologia non è né l’una né l’altra cosa, népuò divenir tale, almeno finché comprenda se stessa.l’espressione ‘fenomenologia’ significa primariamente un con-cetto di metodo. Essa non caratterizza il che-cosa reale deglioggetti della ricerca filosofica, ma il suo come” (heidegger, 1927,p. 46). Detto altrimenti, il fenomeno non costituisce una res o unaliquid, bensì una modalità attraverso la quale l’essere si manife-sta occultandosi nell’ente: l’essere non può essere disgiunto dalfenomeno, ma esso si manifesta paradossalmente in un gioco dicopertura e disvelamento. “il termine ‘fenomenologia’ esprimeuna massima che può essere formulata così: ‘Verso le cose stes-se!’” (ivi, p. 47), ma questo “verso le cose stesse” implica perheidegger un “incontro” problematico per cui lo stesso concettodi “cosa” dev’essere questionato e ricalibrato nel senso di unaqualche forma di mancamento, oppure nel senso ancora più enig-matico di articolare un come dell’incontro medesimo.

Utilizziamo qui un linguaggio che non è propriamente hei-deggeriano e forse forziamo un po’ troppo il suo pensiero, ma laposta in gioco è quella di rivelare qualche famigliarità con ilpensiero husserliano, al di là di una concezione dell’ontologiache, suo malgrado, pare ancora legata alla tradizione. se ineffetti riportiamo il concetto di fenomeno alla dimensione dell’“incontro” e, in qualche maniera, alla compresenza (o, ancorameglio, al mancamento) di un’istanza estranea ed allotria, ciaccorgiamo come in fondo heidegger sviluppi lungo lineetematiche indubbiamente originali un non-detto che ha assilla-to husserl durante tutta la sua vita. funziona infatti all’internodella fenomenologia husserliana una sorta di tensione centrifu-ga che lo conduce in continuazione a scontrarsi con la dimen-sione dell’altro: se il fenomeno sembra costituire qualcosa di“incantatorio”, mettendo in gioco apparenze e dissimulazioni

Page 17: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

iNtRoDUZioNE 17

immaginarie che ci conducono progressivamente alla costru-zione di enti e di cose identiche a se stesse e sussumibili in cate-gorie universali ed eterne, ciò nondimeno al suo interno pulsaquasi ossessivamente un nocciolo di resistenza, un fondo oscu-ro che tuttavia risulta altrettanto essenziale e co-fungente.

Non dobbiamo pensare tuttavia che l’essere in qualchemaniera si celi al di sotto delle coperture del fenomeno: sebbe-ne questa sia la lettura che ne dà Jean-luc Nancy – come vedre-mo – heidegger (ed husserl) pensano piuttosto a una proble-matica imbricazione. “il concetto fenomenologico di fenomenointende come automanifestantesi l’essere dell’ente, il suo senso,le sue modificazioni e i suoi derivati. l’automanifestazione hacaratteri suoi propri e non ha nulla in comune con l’apparire.(…) l’essere dell’ente non può assolutamente essere intesocome qualcosa ‘dietro’ cui stia ancora alcunché ‘che non appa-re’” (ivi, p. 36). il fenomeno è l’essere che si automanifesta “in”o “attraverso” l’ente, è “un modo particolare di incontrare qual-cosa” (ivi, p. 50). in questo senso l’analitica esistenziale divienefenomenologica poiché implica un rapporto o una relazione incui è in gioco l’alterità nei modi di un certo fallimento: se spo-stiamo lo sguardo dal “che-cosa” al “come” subiamo ineluttabil-mente un certo spaesamento, poiché ci sentiamo all’improvvisospiazzati rispetto alle nostre certezze e alla sicurezza indottadall’apparente solidità delle cose. Ma se tutto si risolvesse inquesto incontro destinalmente mancato? se in fondo fenome-nologia ed ontologia non fossero che i titoli per definire questoscacco e magari la narrazione dei modi in cui questi fallimentireiterati vengono coperti e mistificati? Un nuovo μύθος o unanuova storia che racconta l’impossibile, ovvero ciò di cui non vipuò essere padronanza?

con queste domande, solo in apparenza abissali, abbiamo giàanticipato alcune di quelle che saranno le tematiche del nostrolavoro. Esse attraversano silenti il pensiero di husserl edheidegger, ma trapelano già nella Fenomenologia dello spiritodi hegel, nella misura in cui alla fine sono riducibili alla questio-ne del senso. in quest’opera capitale che racconta proprio nellefogge di una narrazione mitico-rituale l’avvento dello spirito, sitenta una saldatura tra quello che è il campo della sensibilità (cuiforse è maggiormente indirizzato husserl) e il campo della ragio-ne (verso il quale invece sembra propendere heidegger).abbiamo insomma a che fare con un incontro mancato che carat-

Page 18: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

coME18

terizza in parte la nostra percezione del mondo esterno e, attornoad esso, la costruzione di un “senso suppletivo”, se così possiamodefinirlo, che poi sostanzia il λόγος occidentale. l’incipit dellaFenomenologia – lo sappiamo – riguarda la certezza sensibile e,nello stesso tempo, la sua impossibilità: “anche il sensibile noi loenunciamo come un universale. ciò che noi diciamo, è: questo,ossia l’universale questo; oppure: è, ossia l’essere in generale”(hegel, Fenomenologia, p. 84). Nell’ipotetica percezione “imme-diata” di un oggetto, assistiamo ad un fallimento che viene tutta-via eluso dall’innescarsi di tutte quelle complesse strategie dimediazione simbolica che costituiscono nel loro meccanismofunzionale il Geist: il “questo” non è questo poiché è già inseritonecessariamente in uno stretto viluppo simbolico ed esso tutt’alpiù ne costituisce un “enunciato” o un “significante”. Rispetto adhusserl e heidegger, siamo innanzi quasi a due iperboli, cosicchél’istanza negativa pare altrettanto enfatizzata di quanto non lo siala costruzione di un senso ideale che dovrebbe fungere da media-tore universale e che quindi dovrebbe integrare la dimensionesoggettiva con quella intersoggettiva, la sensibilità con il pianodell’intelletto e della ragione.

ii. la prospettiva immunitaria

Per certi aspetti, dunque, l’hegelismo sembra annunciare unaprospettiva in cui il negativo, la negazione e la morte divengonofunzionali alla vita ed al positivo; mentre la fenomenologia comestoria della coscienza individuale nel suo sviluppo e storia di unacultura universale non sarebbe possibile senza un’essenziale con-taminazione con l’alterità. ora, questo generico “aver a che fare”con la negatività o, più genericamente, con l’alterità, può esseresussunto in una prospettiva che si potrebbe definire, in sensoallargato, “immunitaria”. Non si tratta semplicemente di un’inte-grazione nell’alveo di una disciplina medica che oggi non a casosta diffondendosi in modo cosiffatto da divenire un vero e proprioparadigma scientifico, ma di ridefinire quell’incontro con l’altroche costituisce nella sua essenza il fenomeno. invero il terminelatino immunitas è strettamente connesso alla communitas: sitratta di una sorta di dispensa che libera da alcuni obblighi socia-li (munera) – “immunis est qui vacat a muneribus, quae alii pre-stare debent” – ma in questo essa sembra essere ad un tempo inrelazione con la comunità pur essendone la negazione particola-

Page 19: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

iNtRoDUZioNE 19

re. sullo sfondo troviamo una circolazione di beni che devonoessere donati e ricambiati nell’ambito di un circolo che Derrida,come vedremo, definisce “economico”. orbene “l’immunitas nonè solo la dispensa da un ufficio o l’esenzione da un tributo, maqualcosa che interrompe il circolo sociale della donazione reci-proca cui rimanda invece il significato più originario ed impera-tivo della communitas. se i membri della comunità sono vincola-ti dal dovere della restituzione del munus che li definisce in quan-to tali, è immune colui che, sciogliendosene, si mette fuori diessa” (Esposito, 2002, p. 9). c’è un elemento di rottura, un’inter-ruzione attraverso la quale l’identico e l’altro si affacciano l’unosull’altro o, meglio, si compenetrano in modo tale da decostruireogni tentativo di definizione ultimativa e ogni dicotomia incon-trovertibile. “Da qui il carattere strutturalmente aporetico dellaprocedura immunitaria: non potendo raggiungere direttamenteil proprio obiettivo, è costretta a proseguirlo rovesciato. Ma, cosìfacendo, lo trattiene nell’orizzonte di senso del proprio opposto:può prolungare la vita solo facendone di continuo assaggiare lamorte” (ivi, p. 11), anche se ciò significa scompaginare gli stessisignificati di “vita” e di “morte”, talché potremmo paradossal-mente associare l’enunciato “l’Uno e l’altro” al predicato “l’Unoè l’altro”.

Da un certo punto di vista, la stessa dialettica hegelianaancorché integrare una fenomenologia, sembrerebbe assumeredelle sembianze immunologiche: l’altro, il negativo è funziona-le all’edificazione dello spirito assoluto in quanto identico,ovvero ogni identificazione che conduce all’Uno deve necessa-riamente passare attraverso una preliminare alienazione.tuttavia, se l’immunitas disegna ad esempio una sorta di con-tromovimento nei confronti della communitas di cui costituisceil termine antinomico, è parimenti vero che quest’ultima è giàda parte sua un’immunizzazione e che quindi i due terminirisultano totalmente sovrapponibili. la dialettica hegeliana raf-fronta funzionalmente l’Uno “e” l’altro, nella misura in cui que-st’ultimo è essenziale all’Aufhebung, ma oblia il paradosso chel’Uno “è-già” l’altro e che quindi non vige più il principio dicontraddizione. con un altro giro di parole, hegel intuisce chela fenomenologia deve porsi come il pensiero che riflette sullarelazione fallimentare con l’altro, ma non considera l’ulteriorepasso aporetico, e cioè che siamo semmai di fronte a una rela-zione altro-altro che interrompe e blocca ogni forma di pacifi-

Page 20: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

coME20

cazione dialettica, almeno così come essa viene tradizional-mente intesa.

Quest’aporia viene efficacemente lumeggiata da Niklasluhmann: “non è che esista prima la comunicazione – o lacomunità – e poi la sua immunizzazione. che la comunità – ola comunicazione – si immunizzi per poi difendersi da qualco-sa che viene dall’esterno, o anche dall’interno, di essa. Questo èancora lo schema classico dalla cui critica appunto luhmannmuove: per lui la comunicazione è già in se stessa immunizza-zione. o, complementarmente, l’immunizzazione è la formamedesima della comunicazione – il suo non comunicare altroche comunicazione, vale a dire ancora immunizzazione” (ivi, p.55). Vorremmo segnalare in questo ragionamento un elementoin apparenza marginale, ma che ciò nonostante costituirà unodei perni del nostro discorso: nella comunità e nella comunica-zione, in quanto essenzialmente immunizzanti in quanto formedi relazionamento nei confronti dell’altro, ciò che è abissal-mente prioritario è proprio il “con” nella sua apparente assenzadi contenuto, cioè il fenomeno come puro “con” oppure inquanto con-tatto impossibile.

tuttavia, in una prospettiva di assimilazione della fenomeno-logia a un’immunologia presa nella sua massima generalità,dobbiamo preliminarmente prendere le distanze dalla sua acce-zione per così dire medicalistica. se infatti l’immunitas ha un’o-rigine propriamente giuridica, non possiamo disconoscere l’e-videnza che oggi essa costituisce l’effetto della prevalenza deldiscorso della medicina e dell’allargamento trasversale del suodispositivo anche a regioni e campi del sapere in apparenza ete-rogenei. in altre parole la ridondanza del paradigma immunita-rio non sarebbe che la diretta conseguenza del diffondersi di unparadigma biomedico: “ma in che senso l’immunità costituiscel’epicentro strategico delle società contemporanee? che tipo direlazione la lega alle dinamiche bio-politiche del nostro tempo?È precisamente su questo plesso di questioni che il discorsodella haraway mobilita le sue risorse più impegnative: se ilparadigma biomedico, lungi dall’esserne semplicemente condi-zionato, influenza in modo crescente la percezione generale delmondo; se esso, appunto perché investe direttamente il discri-mine fondativo tra la vita e la morte, costituisce un formidabilegeneratore di senso per l’esistenza singolare e collettiva; se,infine, il sistema immunitario è oggi la punta di diamante di

Page 21: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

iNtRoDUZioNE 21

tale dinamica fondativa – è appunto attorno alla sua definizio-ne che si gioca una partita decisiva non soltanto sul terreno bio-logico, ma anche su quello specificamente politico” (ivi, pp.182-183). immunologia e bio-politica s’incontrano così laddovesono in gioco la vita e la morte nell’intreccio ambivalente che lilega tra di loro; ma più precisamente v’è famigliarità poichés’innescano i medesimi meccanismi senso-poietici che riscon-triamo più originariamente a livello di una fenomenologia.

tuttavia è necessario segnalare sin da subito la differenza chesepara un’immuno-fenomenologia da un’immunologia pro-priamente medica: se nel primo caso si articola in tutta la suacomplessità dialettica una relazione deficitaria e zoppicante conl’altro (nella misura, ad esempio, in cui ogni relazione non èconfigurabile come un vettore “sé-altro”, bensì come “altro-altro”), nell’approccio della medicina permane la preliminarestatuizione di identità pre-supposte e conflittualmente giustap-poste: “la produzione di anticorpi o qualunque altra reazioneimmunologica da parte di un organismo si attua contro mate-riale estraneo, cioè contro qualche cosa che non fa parte del-l’organismo” (Burnet, 1963, p. 82). c’è un “dentro” e c’è un“fuori” estraneo e pericoloso, ma si tratta di una differenza pre-costituita e, se vogliamo, metafisica, come se ci fosse effettiva-mente un bíos che confligge con un anti-bíos (batterio, virus,prione, fungo, lievito, etc.) che però non è effettivamente tale:“la migliore difesa è collocata nell’attacco contro il ‘non-sé’rispetto al quale e contro il quale solamente il ‘sé’ può ricono-scersi, secondo una definizione polemogena dell’identità chedetermina, per converso, una rappresentazione sempre piùvirulenta dei propri nemici” (Esposito, 2002, p. 185).

iii. Dialettica e autoimmunizzazione

l’esempio dell’impasse dell’immunologia medica e del frain-tendimento che la abita, è purtroppo facilmente riscontrabilenell’ambito dell’oncologia: se prendiamo ad esempio il caso delmesotelioma pleurico in cui l’oncogenesi è direttamente corre-lata all’esposizione all’asbesto, notiamo un evidente paradosso:da un lato effettivamente c’è un anti-bíos che proprio per esse-re tale non viene propriamente aggredito dal sistema immuni-tario, ma conduce invece ad una fibrosi di tipo autoimmunita-rio (asbestosi) e manca paradossalmente il bersaglio; dall’altro

Page 22: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

coME22

lato la neoplasia che ne deriva non viene riconosciuta comeestranea ma inizia ad interagire con il tessuto sano, creando unsistema sinergico che, allo stesso modo d’ogni forma di vita,tende a nutrirsi (incrementando l’angiogenesi), a vivere più alungo possibile (inibendo la telomerasi) e a riprodursi inflatti-vamente (attraverso il processo metastatico). Ma non solo: lastessa neoplasia, da parte sua, mette in atto specifiche formedifensive mutando la superficie chimica delle proprie cellule einibendo così l’attività degli anticorpi, un po’ come avviene nelcaso dell’aiDs dove il retrovirus si sviluppa e si replica propriocolonizzando il sistema immunitario.

il tavolo da gioco è evidentemente diverso da quello irenicoprospettato da un’immunologia medica classica e sebbene pro-prio quest’ultima, più o meno consapevolmente, abbia benchiari i limiti di un approccio polemologico. ciò è evidente nelcaso della gravidanza, durante la quale il feto, pur essendoalmeno in parte antigenico, non viene riconosciuto come uncorpo estraneo: infatti “le donne sviluppano determinati tipi dianticorpi che, nascondendo i segnali di estraneità provenientidall’embrione, ne consentono la sopravvivenza. (…) in realtà,tutt’altro che inattivo, il meccanismo dell’immunità lavora suun doppio fronte perché, se da un lato è rivolto al controllo delfeto, dall’altro controlla anche se stesso. insomma, immuniz-zando dall’altro, esso immunizza anche da sé. s’immunizza daun eccesso di immunizzazione” (ivi, p. 205). in genere questocomplesso meccanismo, determina nella donna varie risposteautoimmunitarie, cioè una sorta di distorsione dell’obiettivo delsistema immunitario che da una parte distoglie per così dire lasua attenzione dal feto, dall’altra indirizza gli eccessi immuni-tari nei confronti dell’organismo stesso. Ma al di là di questacomplessità, ancora da sviscerare completamente nei suoi prin-cipi funzionali, è interessante a nostro avviso la dinamica che visi sostiene e quella danza di false identificazioni che induce alfi-ne ad attribuire significati plurimi al medesimo concetto diautoimmunizzazione. l’autós in questo senso deriva parados-salmente da un certo rapporto con l’altro, nella misura in cuiproprio nel suo costituirsi incarna una prima linea difensiva: daun lato il sistema immunitario si rivolge nel suo eccesso controse stesso, cagionando così la famiglia sempre più ampia dellapatologie autoimmuni, dall’altro in questa sua riflessività pro-tegge da se stesso e lo fa, paradossalmente, attraverso un certo

Page 23: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

iNtRoDUZioNE 23

mancamento. “È l’interrogativo ultimo – e primo – sul qualel’intero paradigma immunitario si flette fino a toccare un puntod’indistinzione con il proprio opposto ‘comunitario’: è propriola forza dell’attacco immunitario a conservare in vita ciò cheessa dovrebbe normalmente distruggere. la madre contrasta ilfiglio e il figlio la madre: eppure il frutto di simile conflitto è lascintilla della vita” (ivi, p. 206). il sé si costituisce attraversol’altro e rappresenta così quel primo bastione immunitarioall’interno di uno spazio comunitario in cui prevale il “con”; mail processo autoimmunitario fa sì che questo “sé” sia sempre avenire, dif-ferito e per certi aspetti impossibile. Nulla è statuitouna volta per tutte, ma il “sé” in fondo non è che una diversamanifestazione dell’altro o, addirittura, l’altra faccia dell’estra-neo che ci abita co-essenzialmente: “dentro la logica immunita-ria si apre un angolo visuale che ne rovescia l’interpretazioneprevalente. Nulla resta – da questa prospettiva – della incom-patibilità tra il sé e l’altro. l’altro è la forma stessa che assumeil sé laddove l’interno s’incrocia con l’esterno, il proprio con l’e-straneo, l’immune con il comune” (ivi, p. 207).

Nell’autoimmunizzazione assistiamo in altri termini a unasorta di decostruzione o smascheramento di qualsiasi forma di“sé” o autós: alla stessa stregua del negativo hegeliano, c’è unacontinua erosione delle identificazioni via via acquisite attra-verso una preliminare immunizzazione dell’altro, ovvero siamoinnanzi a una precisa dialettica zoppicante o “scazonte”, in cuil’altro immunizza l’altro alterandosi e re-immunizzandosiancora. il rapporto impadroneggiabile “con” l’altro” produceun sé filmico e fittizio, ma quest’ultimo nei suoi eccessi e pro-prio nella radicalizzazione dell’autós che lo abita, finisce nuo-vamente per alterarsi, ossia per divenire altro e quindi per tra-sformarsi giocoforza nell’oggetto di una nuova immunizzazio-ne: in tutto ciò non ci può essere pacificazione dialettica in unasintesi, ossia il raggiungimento di un’identità definitiva, bensì –come osserva Derrida – una sorta di messianismo senza mes-sia, un’apertura senza garanzia nei confronti dell’a-venire e del-l’im-possibile.

la nostra scommessa consiste nell’applicazione di questoparadigma complesso alla stessa fenomenologia, nella convin-zione che non vi sia eteronomia tra una dimensione “macro”(quella dell’economia, della politica, del sociale, etc.) e unadimensione “micro” (quella riferita alla percezione, alla sensa-

Page 24: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

coME24

zione, all’elaborazione dei materiali mnestici, etc.), né tantome-no tra l’individuale e il comunitario. in questo senso, la feno-menologia con Derrida non prende in considerazione tanto unsupposto “oggetto” (la certezza sensibile, la dimensione pro-priamente estetica, etc.), quanto costituisce un “come” che sicondensa tutto nel carattere relazionale del διά che supportaogni forma di dia-lettica. c’è insomma un “tra”, un “inter-mezzo” che di per sé non è “niente” ma che si manifesta para-dossalmente in effetti di “inter-ruzione”, cioè nell’ir-rompere diun evento che fa breccia e che articola per così dire il processodi immunizzazione decostruendo lo stesso fenomeno nel suoapparire. in altre parole, l’autoimmunizzazione non costituiscepropriamente il difetto e la degenerazione del sistema immuni-tario, ma al contrario, proprio nella radicalità in cui affliggel’autós scompaginandolo, realizza l’immunità nella sua essenzaovvero in quanto relazione impossibile con l’altro e dinamicadei coprimenti e disvelamenti che ne consegue.

iV. senso e dimensione essematica

se l’approccio immunologico prospetta un certo isomorfismotra “micro” e “macro”, esso parimenti rimette in gioco uno deidilemmi della fenomenologia hegeliana, ovvero l’ambivalenzadel termine “senso” il quale, sia in tedesco che in francese, indi-ca allo stesso tempo il campo della sensibilità e l’apparato sen-soriale del nostro corpo, nonché la sfera per così dire del “noe-tico” e, quindi, l’orizzonte dei significati e dei rimandi ideali checiascun percetto elicita: “ ‘senso’ in effetti è quella mirabileparola che si usa in due significati opposti. Una volta indica gliorgani dell’apprensione immediata; un’altra volta chiamiamosenso il significato, il pensiero, l’universale della cosa. così ilsenso da un lato si riferisce alla esteriorità immediata dell’esi-stenza, dall’altro alla sua essenza interna. Una considerazionedotata di senso, ora, scinde già i due lati, ma nell’una tendenzaconserva anche quella opposta, cogliendo nell’immediato intui-re sensibile insieme l’essenza e il concetto. Ma poiché essa ha insé queste determinazioni in una unità ancora inseparata, nonporta a coscienza il concetto come tale, ma si arresta soltanto alsuo presentimento” (hegel, Estetica, p. 148). il fatto di pro-porre siffatto isomorfismo non è dunque esente da difficoltà, elo possiamo in parte riscontrare anche nello stesso husserl lad-

Page 25: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

iNtRoDUZioNE 25

dove in ogni segmento del processo cognitivo emergono delleistanze che hanno a che fare con il “comunitario” e con il campodell’idealità. Non esiste un vettore genealogico che conducegradualmente dal piano dell’estetica a quello dell’intelletto:nello stesso kant, ove questo paradigma sembrerebbe pacifico,assistiamo a una problematizzazione nella Critica del giudizioallorquando le idee della ragione divengono dei principi diorientamento della stessa attività percettiva.

tuttavia si profila forse la necessità di fare un passo in più e,al di là di una semplice ipotesi e di un progetto di lavoro, si trat-ta di individuare effettivamente i tropismi fenomenologici chefanno del “senso” un’istanza in sé unitaria, almeno dal punto divista immunologico. in altri termini se nella fenomenologia ciòche si discute è il modus del senso, significa innanzitutto cheessa deve profilarsi come un’immunologia, ovvero come uncerto rapporto con l’altro, mentre rimane ancora da compren-dere come questo modus possa essere tematizzato o quantome-no approssimato senza presupporre un’ontologia sottostante equindi una divaricazione tra l’oggetto e la sua manifestazione.o ancora meglio si tratta di analizzare come l’essente o l’ideadell’essente si possa costituire fenomenologicamente, offrendo-ci l’illusione di un mondo fatto di “cose” consistenti e di riman-di da una cosa all’altra.

anticipando la nostra ipotesi, qui pensiamo che il senso abbiauna finalità e una struttura di tipo immunitario, ma soprattut-to che questa struttura sia puramente relazionale, delineando ilmodo in cui noi incontriamo il “reale” (da intendersi soprattut-to nell’accezione lacaniana) prendendone nello stesso tempo ledistanze e costruendo infiniti filtri e forme di coprimento. c’èinnanzitutto una “logica” di questo modus fenomenologico incui il senso si manifesta, e questa logica risulta nella sua naturaassolutamente non assimilabile alla sua accezione classica,tanto da integrare una sorta di ἂλογον, un “fuori-senso” cheperò è costitutivo di ogni costruzione di senso. se l’immunolo-gia intesa nella sua radicalità ha scompaginato completamentele istanze del sé e dell’altro, dell’Uno e dell’altro, il λόγος – secosì ancora possiamo chiamarlo – che ne deduciamo si profilacon i lineamenti di qualcosa che risulta in-immunizzabile, asso-lutamente disgiunto pur essendo-ne e pur funzionando attiva-mente in ogni nostra produzione di senso.

in più occasioni, almeno a partire dal 2008, abbiamo cerca-

Page 26: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

coME26

to di formalizzare questa logica “folle” del senso attraversouna “matrice” di formule: s=s∪~s; s⊂~s; ~s=~s;~(s=s∪~s)→(s=~s). Essa ci racconta che il senso è se stessoe il proprio altro (l’Uno e l’altro), che il senso ne-è del non-senso (l’Uno è l’altro), che il senso quando oblia queste circo-stanze si trasforma nel proprio opposto (modus tollens) e infi-ne che il non-senso è uguale a se stesso, ovvero che essocomunque non può rinunciare a una qualche identificazione eche qualsiasi forma di categorizzazione e differenziazionerisulta indebita (integrando quindi l’aforisma di lacan: nonc’è altro dell’altro). il panorama sul quale ci affacciamo è com-posto così da contaminazioni, intrecci e capovolgimenti, ma èproprio su questa logica alogica che si fonda alfine qualsiasicostruzione di senso. se prendiamo la Critica della ragion puradi kant, vi scorgiamo ad esempio un andamento sussultorio equasi circolare: dall’Estetica mediata dalle pure forme aprioridello spazio e del tempo, s’innesca un principio di unificazioneche passa attraverso le categorie dell’intelletto e che formal-mente è resa possibile dall’istanza puramente formale dell’iopenso. in una terminologia non kantiana, notiamo quindi unpassaggio da due forme del senso, la sensibilità dell’intuizionee l’intellettualità delle categorie, ma alfine questo passaggio ècompiuto da una sorta di auto-affezione del tempo (mediatadallo spazio), cioè s’instaura su un autós che però è intaccatodall’altro affettivo, è insomma un sé in quanto altro. Un esitoanalogo lo riscontriamo pure in husserl che mai ha sconfessatoun certo kantismo: la costruzione delle identità noetiche e noe-matiche a partire dall’operare inconscio delle sintesi passive sifonda comunque sulla temporalità che diviene un puro flusso divissuti, in sé intersoggettivo, impersonale e an-identico.

incominciamo forse a comprendere per cenni le modalità incui si manifesta il fenomeno: in quanto relazione (impossibile efallimentare) con l’altro esso si caratterizza come un plessoaporetico in cui si sedimentano identificazioni, unificazioni edifferenziazioni categoriali, ma che risulta altrettanto laceratoda mancamenti, zoppicamenti e radicali inversioni. Non è ingioco tanto una relazione sé-altro, quanto un rapporto difficil-mente sostenibile altro-altro, il quale proprio per tale ragionenon potrà mai apparire cosiffatto, ma dovrà assumere semprenuove sembianze e fogge immaginarie più rassicuranti. ora, l’i-potesi che vorremmo qui attraversare è la congiunzione in un

Page 27: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

iNtRoDUZioNE 27

ambito immunologico o immuno-fenomenologico tra la matri-ce del senso che delinea la logica alogica del fenomeno e quelladimensione relazionistica cui tempo addietro facemmo riferi-mento nell’ambito dell’echologia e che chiamammo con un neo-logismo nemmeno troppo elegante “campo essematico”. inbreve, l’ipotesi potrebbe essere la seguente: se il fenomeno sicaratterizza per il come del nostro essere in relazione con l’alte-rità e se questo come è caratterizzato a sua volta anfibolica-mente, questo come a sua volta è costituito dalle pure relazioniespresse dai sincategoremi: “in”, “con”, “διά”, “ri-“. se conti-nuiamo a pensare il fenomeno alla stregua di una quidditas o diun aliquid che si manifesta al soggetto in questo o quel modo,manchiamo letteralmente l’alterità che lo abita, il costituire ilpuro modus rispetto al quale le oggettualità e gli enti semplice-mente-presenti non sarebbero che ulteriori modalizzazionioccultate e dissimulate. “Pure” relazioni significa che non cisono “ancora” cose od essenti da relazionare, non c’è un ego cheè “con” un alter-ego pre-esistente, e nemmeno un oggetto che è-“in” un luogo: anzi, se vogliamo in qualche modo approssimareil rapporto impossibile altro-altro dovremmo forse, attraversouna sorta di sforzo mentale, pensare a un “altro-nell’altro”,oppure a un “altro con l’altro”, dove l’altro è già differenza eripetizione. la posta in gioco è quindi quella di pensare quasispinozianamente l’assolutezza di un “come” rispetto al qualeogni differenziazione (quella tra res cogitans e res extensa) nonsarebbe che un’immunizzazione e quindi un ulteriore “come”.

Non anticipiamo però troppo le linee guida del nostro studio,onde evitare per precipitazione delle perplessità che comunquee naturalmente verranno suscitate: al di là di una più puntualecaratterizzazione degli essemi che cercheremo di operareapprocciando la questione a partire da prospettive differenti etalvolta disomogenee, la cosa che ci interessa maggiormente èche proprio da essi provengono tutte quelle costruzioni di sensoche compongono la logosfera o, hegelianamente, il Geist. inaltre parole, se gli essemi costituiscono la via privilegiata d’ac-cesso al “fuori”, è ancora grazie ad essi che la relazione altro-altro si trasforma in un rapporto sé-altro, Uno-altro o addirit-tura Uno-Uno, allorquando la capacità unificante dell’io pensoci porta innanzi agli occhi un oggetto ben identificato e catego-rizzato. il “con” ad esempio è ciò che espone all’altro (il “con”l’altro), ma allo stesso modo, nel suo reiterarsi, si pone alla

Page 28: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

coME28

base della costruzione di quella co-munità che svolge una pre-cisa funzione immunizzante; esso erode e destabilizza ogniidentità e unità del soggetto, ma nello stesso gesto con-correall’edificazione di un soggetto per così dire allargato, molto piùsicuro e protettivo. D’altro canto, il “ri-“, almeno secondo la let-tura che ne dà Derrida, è ciò che rende possibile ogni forma diidealizzazione e reificazione culturale, giacché è attraverso ilripetersi (dell’altro) che qualcosa come “un” identico puòmanifestarsi e far valere le proprie istanze: la conseguenza peròè anche qualsiasi forma di αρχή o di origine è già in sé una ripe-tizione, e l’uomo, anziché haecceitas o unicità irripetibile, nonsarebbe che l’effetto di un’iterazione (ad esempio, attraverso ilprocesso riproduttivo proprio delle specie viventi).

V. Un esempio di analisi immuno-fenomenologica:a partire dalla “viseità” di Deleuze e Guattari

che cos’è un viso? È qualcosa che deriva da un soggetto e possie-de un suo significato (viso bianco o viso nero), oppure si tratta diun processo astratto che precede ogni forma di soggettivazione esignificazione? E quali sono gli elementi fenomenologici minima-li che conducono a quello che possiamo definire movimento diviseificazione. si tratta di un argomento solo in apparenza mar-ginale, poiché invero ciò che chiamiamo “viso” sembra possedereuna valenza, sia politica che sociale, così pregnante da sussume-re in sé l’intero corpo e gli organi che ne fanno parte. Non soltan-to: i processi di prosopognosia (con il corrispondente disturbomentale della prosopoagnosia) si stanno rilevando così essenzia-li dal punto di vista neurobiologico da non riguardare soltanto laspecie umana, ma da interessare addirittura insetti dotati di unamassa neuronale minima come le api o le vespe. l’identificazionedi un volto, il suo riconoscimento o la sua costruzione mediantel’articolazione di elementi ricorrenti, è fondamentale in ogni pro-cesso di socializzazione e, se vogliamo, costituisce l’incipit nondetto di ogni costruzione di senso. Da puro insieme di elementipercettivi e successivi processi di categorizzazione, passiamoinfatti al livello delle grandi sovrastrutture culturali proprie diun’epoca e dei dispositivi di sapere e potere che la connotano,intrecciando tra di loro in maniera inscindibile una dimensione“micro” e una dimensione “macro”. Nelle pagine che vi dedicanoDeleuze e Guattari in Millepiani assistiamo tuttavia a un’appa-

Page 29: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

iNtRoDUZioNE 29

rente presa di distanza sia da quella che potrebbe essere definitaun’impostazione propriamente fenomenologica, sia da una pro-spettiva di tipo strutturalistico: “nella letteratura sul viso, il testodi sartre sullo sguardo e quello di lacan sullo specchio hanno iltorto di riferirsi ad una forma di soggettività, di umanità, riflessain un campo fenomenologico o divisa in un campo strutturale.Ma lo sguardo è soltanto secondo rispetto agli occhi senzasguardo, al buco nero della viseità. Lo specchio è soltanto secon-do rispetto al muro bianco della viseità” (Deleuze-Guattari,1980, p. 254). ci troviamo invero di fronte a una differente con-cezione di fenomenologia, da un lato limitata esclusivamente alladisamina dello sguardo e in genere della visibilità, dall’altro –secondo la nostra opinione – più genericamente legata ad ognicostruzione di senso, sia essa quella primordiale dell’infante checerca di integrarsi con l’abbraccio della madre, sia quella deri-vante da un sistema dispotico di potere o da un intero sistemaeconomico come quello capitalistico. la critica che sloterdijkrivolge alla “viseità” sembra confermare proprio questa doppiavalenza, e cioè che il viso è sin dai primordi intriso da concettua-lità precostituite e da stereotipi, anche nella sua accezione feno-menologica primaria: “quando Deleuze e Guattari, con buonu-more epigrammatico, scrivono: ‘il viso è il cristo. il viso èl’Europeo tipo’, toccano a partire dal particolare volto prototipi-co europeo, un fondamentale tratto del processo di creazione delvolto nell’era degli imperi e delle religioni evolute” (sloterdijk,1998, p. 201). anziché sguardo, intuizione o percezione, il viso èpura relazione con l’altro, precedendo ogni specie di pregressaidentificazione o alterazione, prima ancora che qualcosa come l’“altro” abbia assunto una qualche forma e si giustapponga aquell’io riflettente che lo sta osservando; eppure nello stessotempo, il viso è un prototipo culturale, un concetto assoggettato asovranità imperiali e religiose.

in effetti, ciò verso cui proprio Deleuze e Guattari ci sospingo-no forse inconsapevolmente è tutto un nuovo stile di fare feno-menologia, ove la preminenza viene data a quegli elementi rela-zionali minimali che consentono quello che loro definisconomovimento di deterritorializzazione e riterritorializzazione e che,traslando nel nostro linguaggio, potremmo assimilare a un pro-cesso di tipo immunologico: “quando entra in gioco la macchinaastratta di viseità? Quando si mette in funzione? Prendiamo degliesempi semplici: il potere materno che passa per il viso, durante

Page 30: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

coME30

il corso stesso dell’allattamento; il potere passionale che passaper il viso dell’amato, anche nelle carezze; il potere politico chepassa per il viso dei capi, banderuole, icone e fotografie, anchenelle azioni di massa; il potere del cinema che passa per il visodella star e il primo piano, il potere della televisione…” (ivi, p.259). anche la carezza, il toccare viene così “mediato” dal viso o,meglio, instaura con il viso un particolare rapporto di potere, chepotremmo anche chiamare “padronanza”, forma di controllo e disecurizzazione. in altre parole il “viso” che talvolta diviene l’em-blema dell’individualità e che precederebbe il soggetto (conannessi tutti i rischi di un essere-assoggettato) si inserisce in unadinamica (che suggestivamente Deleuze e Guattari chiamano“macchina”, μηχανή) di tipo immunitario in cui esso da un latoimmunizza l’alterità del corpo addomesticandolo, dall’altro siespone ad ulteriori processi autoimmunitari o di riterritorializza-zione che lo “alienano” e lo immettono all’interno di dispositivi disenso intersoggettivo e sociale.

Quando vedo un soggetto o l’altro, in primis vedo un “viso”,ma mentre l’epifania del Volto di lévinas segna ad esempio unoscarto all’interno dello stesso apparato fenomenologico cheinvece tenderebbe a fare dell’altro un alter-ego, per Deleuze eGuattari esso costituisce già un ganglio di identificazioni, sur-codificazioni e immunizzazioni, cioè è già un’alterità velata e fil-trata da schematismi sociali di senso che tendono all’identifica-zione e a fornire un luogo privilegiato per l’applicazione delpotere. “Questa macchina è detta di viseità perché è produzio-ne sociale di viso, perché opera una viseificazione di tutto ilcorpo, dei suoi oggetti e di ciò che lo circonda, una paesaggiz-zazione di tutti i mondi e ambienti. la deterritorializzazione delcorpo implica una riterritorializzazione sul viso; la decodifica-zione del corpo implica una surcodificazione mediante il viso”(ivi, p. 265). in questo contesto è possibile parimenti rileggerela dicotomia tra anima e corpo, tra res cogitans e res extensacome un particolare processo in base al quale il viso divieneautonomo, sganciandosi dalle costrizioni meccaniche delcorpo; ma è proprio nella misura in cui esso sembra respirareuna nuova libertà, quella del puro spirito o del pensiero scevroda rapporti con la materia e la contingenza, ecco che si ritrovacatturato all’interno di tutto un nuovo tessuto di condiziona-menti collettivi e di assoggettamenti sociali, tanto da potersidire icasticamente: “il viso è una politica” (ivi, p. 266).

Page 31: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

iNtRoDUZioNE 31

Ma quali sono gli elementi minimali che delineano e de-fini-scono un “viso”? Quando una generica percezione, uno sguardoriconosce qualcosa come un volto? cercando di isolare gli ele-menti morfologici fondamentali, Deleuze e Guattari li identifica-no nel sistema fenomenologico “muro bianco-buco nero”: “pos-siamo quindi proporre la seguente distinzione: il viso fa parte diun sistema superficie-buchi, superficie bucata. (…) il viso è unasuperficie: tratti, linee, rughe del viso, viso lungo, quadrato, trian-golare, il viso è una carta, anche se si applica su un volume o siavvolge attorno ad esso, anche se circonda ed orla cavità cheormai esistono solo come buchi” (ivi, p. 252). sembra quasi deli-nearsi una geometria e, quindi, un sapere astratto, idealizzato eduniversale, ma questo elemento non è l’indicatore di un cortocir-cuito (l’originarietà del “viso” alfine si fonderebbe su una suppo-sta apriorità della geometria e pertanto su una conoscenza collet-tiva e sociale pre-esistente), bensì dispiega uno spazio relaziona-le senza che ci sia ancora alcunché da relazionare: il muro biancoè una superficie in cui co-esistono dei buchi neri; e questi ultimi,a loro volta instaurano un rapporto di “dif-ferenza”, ovvero sonopropriamente buchi in quanto distinti dal candore circostante.infine è grazie al ri-petersi di certe ri-correnze, ossia il ri-donda-re di questo schema tanto da allargarsi all’intero ambiente e cosìda impregnare l’Umwelt (la “paesaggizzazione”), che qualcosacome una “faccia”, un “volto” all’improvviso s’insedia, prendecorpo e diviene un’entità che cela al suo interno un’anima, unpensiero. Prima di essere composto da occhi e bocca, il viso è lospazio di un intreccio essematico, ovvero di relazioni in cui cisono un in-essere, un con-essere e un differenziarsi che si itera-no, all’interno di una molteplicità: esso è fenomeno in quanto il“come” di un rapportarsi che soltanto successivamente, attraver-so gli essemi, si pone come “altro” (l’Autrui levinassiano) o comeuna determinata categoria (uomo, animale, africano, asiatico,brutto, bello, maschio, femmina, etc.). il viso che precede il sog-getto ed ogni specie di individuazione, non è una res, una cosache ad un certo punto diviene “significante” di qualcos’altro eportatore sociale di un nome: esso è un rapporto senza rapportoo una relazione senza relati, che a sua volta viene immunizzato eriterritorializzato in uno nuovo campo di forze e di poteri.

Nell’ambito di un’estensione dell’approccio fenomenologico,la viseità diviene lo spartiacque di una serie complessa di dina-miche non propriamente “complanari” ed omogenee, potrem-

Page 32: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

coME32

mo dire: relazionandomi all’altro, io osservo anzitutto un“viso”, ma ciò implica a monte la pre-esistenza di un movimen-to di territorializzazione o immunizzazione del corpo e, quindi,di una certa segmentazione dell’essere umano nei due campicartesiani della materia e del pensiero. il mio riconoscere il“viso” inoltre dipende da elementi minimali di senso che hannoa che fare con delle pure relazionalità, l’ ”in” dell’in-essere inuno spazio, il “con” del con-essere di più elementi, il “di-“ deldifferenziare con la conseguente costruzione di una figura: per-duto nel vuoto del muro bianco, vuoto abissale in quanto indif-ferenziato ed insensato, privo di senso anche perché privo didirezione e di orientamento, immunizzo siffatta condizione col-legando tra di loro gli elementi minimali di differenziazione, deibuchi o dei punti più scuri che, assemblati in un piano di con-sistenza, divengono degli occhi e una bocca prima ancora d’es-sere denotati in quanto tali. il “con” l’altro nella sua abissalitàe impossibilità si trasforma in un con-essere intersoggettivomolto più rassicurante e amicale, una serie di “visi” che antro-pomorfizzano il mondo addomesticandolo e fraternizzandolo.

a questo punto il viso diviene “soggetto” anche nel senso del-l’essere attraversato da innumerevoli flussi di potere e di padro-nanza che rilanciano il piano della comunità e quindi un con-essere allargato e potenzialmente assoggettante: l’epifania delVolto non costituisce quindi soltanto il manifestarsi impossibi-le dell’altro, ma semmai adombra un sistema di rivelazioni esuccessivi coprimenti, una dinamica di riterritorializzazioni edeterritorializzazioni, immunizzazioni ed autoimmunizzazioni,di istituzioni e di violazioni di queste istituzioni: “il viso è unvero portavoce. Non soltanto, dunque, la macchina astratta diviseità deve fornire uno schermo protettore e un buco neroordinatore, ma i visi che essa produce devono tracciare ognisorta di arborescenze e dicotomie, senza le quali il significantee il soggettivo non potrebbero far funzionare quelle che spetta-no loro nel linguaggio” (ivi, pp. 263-264). insomma, il viso simanifesta come un luogo di applicazione del potere sussumen-do in sé simbolicamente l’intero corpo; ma nella sua essenzaesso integra una relazione con l’altro che non è domabile e chepertanto deve essere filtrata dalla costruzione di un senso cheprelude al linguaggio e a ogni forma di egoità sociale, e che sisalda paradossalmente all’istituzione di leggi e a sistemi di for-mazione sociale di tipo collettivo.

Page 33: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

1. aNtEfatti fENoMENoloGici1.1 la costRUZioNE DEl sENso NEl MoNDo GREco

1.1.1 Dèi e uomini nell’universo omerico

la religione dell’antica Grecia ha subìto nella storia numeroseinterpretazioni, soprattutto a causa della difficoltà di discerne-re con precisione il suo articolarsi e per il fatto di non limitarsialla sfera degli dèi olimpî, essendo invece inframmezzata damovimenti esoterici, misterici e settari (le sette orfiche, dioni-siache, pitagoriche, etc.). Una delle tendenze più diffuse fu anziquella di ridurre il religioso all’estetico, ossia a un materiale distretta pertinenza dell’arte, sia essa quella poetica (l’epopea, lalirica, il dramma), oppure quella plastica, musiva e in generevisiva. in altri termini, il mondo divino appariva come una spe-cie di catalogo iconografico, da far funzionare quale stratagem-ma retorico all’interno della narrazione poetica e come formadecorativa nella statuaria e nelle opere pittoriche.

Ma al di là delle difficoltà e probabilmente dell’impossibilitàdi penetrare uno spirito religioso ormai relegato in un passatoremoto e irrecuperabile, è significativo dal nostro punto di vista– che non è quello del grecista, filologo classico o quello dellostorico delle idee – segnalare una certa evoluzione dell’assettodel mondo olimpico. in siffatto quadro, la nostra ipotesi assu-me una duplice valenza: da un lato evidenziare come in taleevoluzione sia in gioco un certo processo immunologico chesfocia, alla fine, in una strutturazione di un “senso” che è poiquello che ha ereditato la cultura occidentale; dall’altro, notarecome ciò nonostante ci sia un isomorfismo costante in moltissi-me strutture del mito, talché potremmo dire, quasi hegeliana-mente, che l’aspetto evolutivo-diacronico finisce paradossal-mente per coincidere con le strutture sincroniche che sorreggo-no il μύθος greco.

Una delle caratteristiche dell’universo omerico consiste in un

Page 34: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

coME34

certo parallelismo della sfera divina e di quella umana (snell,1963, p. 55), con la differenza che quest’ultima non è autonoma,ma si articola soltanto grazie all’intervento degli dèi e secondodeterminate e precise regole: “l’azione umana non ha alcun ini-zio effettivo e indipendente; quello che viene stabilito e com-piuto è decisione ed opera degli dèi. E poiché l’azione umananon ha in sé il suo principio, essa non ha nemmeno una finepropria. soltanto gli dèi agiscono in modo da raggiungere quel-lo che si sono proposti” (ibidem). si tratta di un meccanismopiù complesso di quello che potrebbe sembrare d’acchito: assi-stiamo innanzitutto a una proiezione o estroflessione dall’uni-verso della finitezza umana all’eternità divina che pare svolgeresoprattutto una funzione di tipo immunizzante (ciò che ultrachiameremo processo di “alter-egoizzazione”). in questo spo-stamento l’uomo riesce a trovare un qualche nesso causale trale proprie azioni (legate all’altro-che-noi-siamo o al θυμός, cioèa una dimensione genericamente legata all’inconscio) e unacerta performatività nel reale: ciò significa che non solo il sog-getto dà un senso al proprio essere-nel-mondo, ma in qualchemaniera può liberarsi in parte dalla responsabilità delle proprieazioni nella comunità. in epoca omerica, “l’uomo non si senteancora promotore della propria decisione; ciò avverrà solo nellatragedia. in omero ogni volta che l’uomo, dopo aver riflettuto,prende una decisione, si sente spinto a ciò dagli dèi” (ivi, p. 57).

Questa sorta di proiezione all’esterno con i suoi effetti di“ritorno” manifesta inoltre una specifica struttura relazionale,che potremmo esemplificare con due sincategoremi: il plus cheimplica una strutturale tendenza all’innalzamento, alla crescita,al gigantismo in tutte le sue forme (atteggiamento peraltrocomunissimo nell’infanzia e che riverbera anche in epocamoderna, basti pensare all’architettura del grattacielo); l’ex-che allude a un costitutivo allontanamento, distacco e, in unsenso allargato, all’originarietà del “fuori”. Gli dèi olimpî svol-gono così una funzione securizzante poiché si pongono a un’al-tezza che ovviamente non si riduce all’orografia del Monteolimpo, ma che significa soprattutto elevazione nella costruzio-ne di un senso dell’universo, simboleggiando la vittoria dell’or-dine sul regno oscuro e incontrollabile del càos: “gli olimpîhanno fatto trionfare l’ordine, il diritto, la bellezza. la titano-machia e la gigantomachia stanno a testimoniare ai Greci che illoro mondo si è imposto a qualcosa di estraneo; insieme alla

Page 35: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

aNtEfatti fENoMENoloGici 35

lotta contro le amazzoni e contro i centauri, esse rimangonopur sempre simboli della vittoria greca sul mondo barbaro,sulla forza bruta e sull’orrore” (ivi, p. 61). in altre parole, è ingioco un certo rapporto con l’altro o l’alterità (termini questiignoti ai Greci, ma vicariati molto bene da numerose figuremitiche sulle quali ci soffermeremo), che non è soltanto il“fuori” del mondo esterno, “che è là” (il “barbaro” in tutta la suaampiezza semantica), ma anche l’interiorità di un “sé” o di un’“individualità” non ancora costituita e riconosciuta: “la vitainteriore dell’uomo è il divino colto nell’uomo stesso. infatti, ciòche più tardi verrà inteso come ‘vita interiore’ si presentava inorigine come intervento della divinità” (ivi, p. 57). Essendo“fuori-di-sé”, l’uomo greco vive una condizione che altroveabbiamo descritto come un essere “altro-nell’altro”: egli sirispecchia completamente in un mondo esterno e irraggiungi-bile (snell, 1963, p. 67) che ri-pete mutatis mutandis la vita ter-rena, con tutti i difetti, le passioni e le rivalità proprie degliuomini; ma è anche colui che non agisce nel mondo per le pro-prie decisioni o volontà, ma si ritrova costitutivamente assog-gettato da un altro divino. l’uomo greco, dunque, sceglie untipo di immunizzazione molto forte, la quale tuttavia proprioallorquando rassicura in virtù di una divinizzazione radicaledell’universo e della natura, tende tuttavia a un’alienazionetotale che è sia simbolica che immaginaria.

in sintonia con quest’ultima circostanza, è suggestivo notarecome in omero gli dèi non costituiscano entità fittizie, trascen-denti (nel senso cristiano del termine) o assolutamente spiri-tuali, incorporee, bensì siano reali. Nonostante il parallelismodelle due sfere – quella umana e quella divina – che talvoltaseguono percorsi autonomi, le interferenze possono avveniresolo nell’ambito di un livello ontologico omogeneo: “nei poemiomerici questo ‘naturale’ appare per la prima volta nel mondo,e precisamente così, che la naturale esistenza dell’uomo èmessa in rapporto col senso profondo dell’esistenza divina” (ivi,pp. 64-65). lacan assocerebbe questo processo alla costruzionedi un “fantasma”, cioè a una costruzione simbolica che si lega auna specifica dimensione immaginaria, e che alla fine diviene-reale, ossia si trasforma in una realtà a tutti gli effetti, con lapropria consistenza sociale e con una certa capacità performa-tiva nel causare effetti reali. Non è un caso che, nell’ambito del-l’epopea greca, il poeta svolga una sorta di funzione di contatto

Page 36: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

coME36

quasi sciamanico con il mondo divino (ivi, p. 190): egli è coluiche, grazie alla narrazione, riesce a sostenere il fantasma collet-tivo offrendo una spiegazione dell’universo, dell’azione umana,delle sofferenze e delle debolezze individuali. la poesia divieneil momento senso-poietico centrale nella vita sociale antica,poiché estende a livello intersoggettivo una narrazione miticain cui s’intrecciano movimenti di immunizzazione e di autoim-munizzazione.

in sintesi, questa dinamica che talora assume i connotatistrutturali di una vera e propria dialettica, si compone deiseguenti momenti: 1) estroflessione proiettiva in un mondodivino che “mima” la vita terrena, sublimandola in una sorta disenso suppletivo o di alter-ego grazie al quale l’individuo renderagione del proprio agire e del proprio sé ancora immaturo; 2)immunizzazione che comunque confina gli dèi, nonostante ilparallelismo speculare, in una sfera autonoma e lontana; 3) ele-vazione del divino che implica una specifica immunizzazionedel “fuori” attraverso la costruzione del mito della vittoria del-l’ordine e della legge sul caos; 4) fantasmatizzazione che rende-reale la struttura mitica, con la necessità di una nuova autoim-munizzazione sociale finalizzata a controllarne gli effetti nega-tivi. Quest’ultima fase preannuncia il radicale cambiamento cheavverrà nella Grecia del V° secolo e che si articolerà nella breveparabola della tragedia e nello svilupparsi della filosofia qualesistematica privilegiata della costruzione del senso in epocaclassica.

1.1.2 strutture del non-senso in Esiodo

abbiamo introdotto nel precedente paragrafo un linguaggiodesueto e, a questo livello d’analisi, effettivamente ancoraingiustificato: è legittimo usare concetti come quello di immu-nizzazione o immunologia in riferimento al mondo greco? Nonstiamo forse applicando delle matrici di senso che non soltantosono più tarde ed eterogenee, ma che afferiscono a una moder-nità ormai separata da molteplici cesure e distanze non soltan-to storico-temporali?

il nostro intento, nelle sue linee più generali, non è tuttaviaquello di riscontrare alcuni prodromi immunologici nella cultu-ra antica, né la pretesa d’inaugurare un nuovo approccio filolo-gico necessariamente falsato da apriori e pregiudizi culturali.

Page 37: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

aNtEfatti fENoMENoloGici 37

l’idea piuttosto è innanzitutto quella di allargare i confinisemantici dell’immunologia, anche a rischio di snaturarne l’es-senza, e cioè di evidenziare come si tratti di una “fenomenolo-gia dell’altro” con tutta la complessità immanente in tale ope-razione (come ad esempio la medesima circostanza – abissale –che tale fenomenologia risulti di fatto impossibile); in secondaistanza, il reperimento anche nel mondo greco di quella “figu-ra” così centrale e destabilizzante nel pensiero del Novecento,qual è quella dell’alterità , presa in tutta la sua gamma conno-tativa di assenze, blocchi, buchi, insensatezze, non-padroneg-giabilità. in omero, ad esempio, abbiamo visto non solo il suobaluginare nei momenti di inspiegabilità e di non-senso checaratterizza la natura umana e il mondo esterno, ma anchenelle specifiche strategie collettive finalizzate a controllarlo eimbrigliarlo nel μύθος, che svolgerebbe in tal caso una specificafunzione di addomesticamento. in Esiodo, invece, l’altro nonviene semplicemente ricoperto, occultato o incassato in struttu-re di senso immaginario che successivamente divengono-reali,ma assistiamo all’eterno rapporto – nello stesso tempo conflit-tuale e sinergico, antagonistico e co-essenziale – tra senso enon-senso.

Nella Teogonia esiodea gli dèi non costituiscono più quelmondo irenico, olimpico, simultaneamente distaccato da quel-lo umano, ma comunque co-fungente. infatti nell’universo divi-no di Esiodo sottentrano quelle istanze allotrie, oscure e terri-bili che hanno un’origine orientale e che omero aveva più omeno inconsapevolmente escluso: “tutte le atrocità sono avve-nute prima che Zeus instaurasse l’ordine e la giustizia, e sonodunque relegate in un mondo che non ha nulla a che fare con ilcosmo attuale. anche a prescindere da questi miti primitivi, ilnegativo, l’inquietante, ha in Esiodo un’importanza assai mag-giore che in omero” (ivi, pp. 79-80). il fattore oscuro e demo-niaco non si conclude con la vittoria di Zeus sui titani, ma con-tinua a intramare l’esistenza terrena, quasi prefigurando quellaformula – esemplificativa peraltro della medesima fenomeno-logia immunologica o immuno-fenomenologia – che abbiamoscelto di scrivere in questo modo: s=s∪~s.

l’universo degli dèi olimpî diviene in tale prospettiva unasorta di riferimento teleologico e ideale, mentre la vita dell’uo-mo è caratterizzata dall’ingiustizia e dalla sopraffazione. se laTeogonia mette in scena il graduale dispiegamento del princi-

Page 38: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

coME38

pio dell’ordine e della giustizia in un mondo ancora caotico,eslege e fuori controllo, gli Erga e più precisamente il “mitodelle razze” descrive un movimento opposto, cioè il passaggioda un’età in cui l’uomo viveva felicemente all’età attuale invecein cui serpeggiano corruzione, malattia, eccesso e sopruso. “Pervolontà di Zeus che, per vendicare il furto del fuoco, ha nasco-sto all’uomo la vita, cioè il cibo, gli uomini sono ormai condan-nati alla fatica; essi devono accettare questa dura legge divina enon risparmiare il loro sforzo né il loro travaglio” (Vernant,1965, p. 15). Esiodo contrappone quindi l’ordinata stabilità edeternità del mondo divino a un movimento di tipo entropicoche caratterizzerebbe invece la vita dell’uomo (ivi, p. 16), la qualcosa cosa tuttavia non deve far pensare a una contrapposizioneaggiuntiva tra due differenti concezioni del tempo. come avvie-ne genericamente nel pensiero mitico greco, non esiste la con-cezione di una precisa cronologia che in qualche maniera con-trollerebbe l’irreversibilità del tempo lineare con un’immuniz-zazione basata sul numero e la fissazione condivisa dei singolimomenti (la datazione). la genelogia delle razze allude infatti auna ciclicità strutturale: “il tempo non si svolge secondo unasuccessione cronologica, ma secondo le relazioni dialettiche diun sistema di antinomie, di cui dobbiamo ora mostrare la cor-rispondenza con certe strutture permanenti della societàumana e del mondo divino (ivi, p. 54).

ciò che connota la genealogia esiodea, sebbene derivi daun’ingiustizia subita dallo stesso poeta, è l’introduzione di Δίκηquale fattore decisivo nei processi immunologici che stabilizza-no le società: “nell’età dell’oro, tutto era ordine, giustizia e feli-cità: il regno della pura díkē. alla fine del ciclo, nella tarda etàdel ferro, tutto sarà abbandonato al disordine, alla violenza ealla morte: sarà il regno della pura hýbris. Da un regno all’altro,la serie delle età non segna una decadenza progressiva. anzichéuna successione temporale continua, ci sono delle fasi che sialternano secondo rapporti di opposizione e di complementa-rietà” (ivi, p. 24). la violenza implica disordine, deragliamento,una dimensione dell’alterità intersoggettiva che rischia di farcollassare l’impalcatura sociale della comunità, incrementandoil conflitto interno e conducendo così necessariamente amomenti di crisi. in questo senso, Δίκη non ci offre propria-mente l’ideale utopico di un mondo privo di conflitto e di con-traddizioni: anche seguendo il pensiero di anassimandro, essa

Page 39: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

aNtEfatti fENoMENoloGici 39

costituisce un fattore equilibrante nell’ambito di un contesto diopposizione e di contrarietà. si tratta, quindi, di una relazionecon l’altro, con l’álogon, che tuttavia dev’essere mantenutanella sua duplicità e nelle tensioni che si innescano tra i policontrapposti. Quando Esiodo parla del mondo degli eroi, emer-ge evidente questa polarizzazione dinamica: “la hýbris degliuomini di bronzo, invece di avvicinarli agli uomini d’argento, liseparava tra loro. inversamente, la díke degli eroi, invece disepararli dagli uomini di bronzo, li unisce a loro separandoli”(ivi, p. 67).

Ma qual è l’origine della decadenza e dell’hýbris? Per qualiragioni l’uomo è destinato al lavoro, alla fatica e alla sofferen-za? Per Esiodo, tutto ciò che di negativo assilla la vita umanaderiva da Pandora, ossia dalla comparsa della donna: non sitratta soltanto della prima suddivisione o differenziazione, del-l’ingredienza di un διά che “ordina” e segmenta un continuumcaotico; quasi in un’improbabile sintonia con il mito biblico, ladonna sembra incarnare l’alterità assoluta, quel buco di sensoche diviene la ragione del senso stesso, il suo nucleo propulso-re in quanto tentativo di liberazione dal peccato originario. citroviamo innanzi, detto altrimenti, ad una sorta di circolo in cuia partire dal non-senso (caos), si costituisce un senso (díke) cheperò a sua volta non può che sostenersi ulteriormente sul non-senso, ovvero sul carattere aporetico di ogni essere-in-relazionecon la donna.

1.1.2a Il lato oscuro della religiosità greca

Nella Teogonia esiodea compare dunque quell’elemento atroed oscuro nell’ambito dell’universo divino che in parte nonera presente in omero: è indubbiamente un retaggio dellareligiosità orientale, ma ciò che caratterizza la ricezione grecaè la commistione strutturale dell’elemento del disordine e delcaos, con l’elemento olimpico e, se vogliamo, apollineo. GiàNietzsche nel La nascita della tragedia aveva individuatoquesta polarità quale matrice del pensiero greco: “si è dimo-strato come la tragedia fosse, nei primi tempi, in relazione conle celebrazioni dionisiache di atene e come l’origine di essa sidebba ricercare in concezioni religiose primitive: le pratichemagiche della fecondità, i cortei mascherati del divino, fannonascere i cori dei satiri da cui deriva la tragedia. Nietzsche

Page 40: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

coME40

vede l’essenza e la grandiosità della tragedia primitiva nello spi-rito della musica e nelle potenze mitiche, cioè nel dionisiaco enell’apollineo” (snell, 1963, p. 175). ovviamente, la tragediaattica in sé costituisce un’ulteriore metabolizzazione e trasfigu-razione, cioè segna un’altra soglia di immunizzazione; e purtut-tavia è rilevante notare anche in essa la compresenza di istanzeeterogenee, anche se incorporate all’interno di strutture socialicompletamente mutate rispetto al mondo omerico-esiodeo efrutto di un depotenziamento del mito antico.

i Greci pensarono l’origine in stretta sintonia con i miti orien-tali: un caos primordiale, un’apertura che precede ogni chiusu-ra e differenziazione, qualcosa insomma che sembra parados-salmente ricordare il Big Bang delle attuali teorie cosmologiche(e che ne svela sorprendentemente proprio la natura mitica epseudo-religiosa). Хάος, figura ripresa poi successivamente dal-l’ά�ειρον anassimandreo (anche se con tonalità differenti) costi-tuisce una sorta di Abgrund, un abisso senza fine che inghiottetutto: da esso sorge Гαία, la terra, che rappresenta un’istanzacontraria. “la terra possiede una forma distinta, separata, pre-cisa. alla confusione, all’indistinto carico di tenebre di caos,Gaia oppone nettezza, compattezza, stabilità. sulla terra ognicosa è ben delineata, visibile, solida” (Vernant, 1999, p. 9),eppure essa stessa mantiene una componente di oscurità e diprofondità, è – nel linguaggio di Deleuze e Guattari – “deterri-torializzante”, ossia luogo di stabilizzazione e di raccoglimento,ma anche spazio di fuga e di dispersione. Dalla terra, in segui-to alla funzione di un Éros primitivo che rappresenta le energiedell’universo, nascono Urano e oceano (Póntos): tralasciando,tuttavia, il prosieguo del mito con la castrazione di Urano daparte di crono, è significativo notare come in esso permanganodegli elementi allotri ed oscuri, tanto da generare, dopo la scon-fitta dei titani, una figura che è il succedaneo del caos primor-diale, tifone. “Gaia – infatti – è, nel medesimo tempo, anche laterra nera, visitata dalle nebbie. c’è ancora in lei qualcosa diprimitivo, l’impronta del caos primordiale. Non si riconoscemai nelle divinità che vivono nell’etere luminoso, là dove nonc’è mai un’ombra, neppure piccolissima” (ivi, p. 35). la terra daun lato implica la prima differenza ordinatrice rispetto al caos,dall’altro tuttavia, pur costituendo un fattore senso-poietico, con-tinua a mantenere il proprio profilo oscuro ed estraneo: essacostituisce la grande Madre entro la quale i titani sono reclusi da

Page 41: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

aNtEfatti fENoMENoloGici 41

Urano, cioè rappresenta il grembo materno securizzante e, nellostesso tempo, un luogo angosciante e straniero.

in breve assistiamo a una serie di duplici valenze e doppimovimenti che rimarranno una costante nella costruzione delsenso occidentale: se vogliamo, anche attraverso un’estensioneindebita, lo stesso “fenomeno” così come concepito dalla feno-menologia da hegel a Merleau-Ponty, serba questo doppio regi-stro, una movenza antagonistica che heidegger con grandeintuizione definisce αλήθεια. la duplicità diviene così caratte-rizzante dei rapporti tra Gaia ed Urano, tra la madre e il propriofiglio: quest’ultimo infatti aderisce così perfettamente a lei daformare un tutt’uno inscindibile, un’oscura omogeneità. Eccoallora un capovolgimento radicale: la schisi, la divisione impli-ca l’immissione di una differenziazione ordinatrice che, peral-tro, segna, con il distacco di Urano, l’avvento della luce e del-l’alternanza del giorno e della notte. Ma nel medesimo tempoinaugura nuove istanze caotiche: la biforcazione prelude allamolteplicità delle categorie e alla loro gerarchia, come benmanifesto nel mondo degli dèi olimpî; epperò è anche fattoredisgregante e disseminante, la diade che divide e disperde l’al-gida perfezione dell’Uno.

D’altro canto, la stessa unità implica l’abisso e il caos dell’in-finito, cioè esattamente l’opposto di un processo di unificazioneinteso positivamente, come ritorno all’origine. i Greci, cioè,sembrano sin dall’inizio muoversi attraverso duplicità e unifi-cazioni che articolano un doppio registro o, meglio, una sorta distruttura chiasmatica in cui gli opposti coesistono, come il rectoe il verso dello stesso foglio. l’eīdos, la luce è accoppiata a un’o-scurità che non le è estrinseca, ma paradossalmente è fattadella medesima stoffa; e se è vero che l’unificazione è ciò chel’umanità da sempre agogna dopo l’avvento di Pandora, è anchevero che essa, se raggiunta, dimostra all’improvviso i suoi carat-teri traumatici e orrorifici, come testimoniato dai miti di Urano,appunto, e di Edipo.

1.1.3 il doppio

Una delle caratteristiche della religiosità greca è dunque quelladella duplicità, della coesistenza di un “doppio” registro di cui ilmito cerca di descrivere tutte le complicazioni. Non è un casoche sia proprio Μήτις quell’entità capace di sovvertire le sorti

Page 42: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

coME42

del destino divino e di capovolgere radicalmente lo svolgersi diqualsiasi agone: Gaia, Rea, Zeus, Prometeo, Ulisse sono tuttiattraversati da questa semi-divinità che implica un determina-to uso del linguaggio e del senso, una certa “competenza” o“padronanza”. “Prometeo possiede la métis, l’intelligenza carat-terizzata dalla prontezza di spirito e dalla scaltrezza che per-mette di tramare in anticipo gli eventi perché possano realiz-zarsi proprio come sperati” (ivi, p. 25): detto altrimenti, è ingioco la capacità di immunizzare l’altro attraverso forme dimediazione e previsione che possono essere sicuramentedistanzianti, ma che in verità si dimostrano per lo più strumen-ti di elusione, inganno, decezione, intreccio contaminante. ilφάρμακον ad esempio, che fa sì che Zeus faccia vomitare a cronoi figli divorati, è frutto di métis, poiché sfrutta la duplicità del“farmaco”, ossia l’essere un remedium e un venenum (Esposito,2002, pp. 148-149): l’astuzia consiste nell’occultare questa dop-pia faccia e il rischio che ne consegue, ossia nel convincere cheil farmaco non costituisce una struttura immunologica (cioècontenente in sé il proprio altro). si tratta di un’autoimmuniz-zazione e di un effetto di copertura che ritroviamo in moltissi-me concettualità del mondo occidentale, le quali lasciano da unlato spazio per l’intelligenza e l’astuzia, dall’altro offronocomunque fonti di rassicurazione e di stabilità.

la cosa interessante è che tra le strategie farmaco-immuno-logiche privilegiate troviamo quella della visibilizzazione del-l’invisibile, dell’oscuro: non si tratta dunque di celare, nascon-dere, ma proprio all’opposto di far affiorare, di far emergere.anche l’immaginario lacaniano, facendo un salto di prospetti-va, implica una certa funzione immunologica: lo stadio dellospecchio, che riecheggia peraltro i miti antichi della specularitàe dello sguardo (Medusa, Narciso), implica il meccanismo per-verso che in primo luogo istituisce un alter-ego ri-flesso, unasorta di sostituto mediale tra il soggetto e il reale; mentre, insecondo luogo, inizia un percorso di alienazione per cui l’im-magine stessa, l’a piccolo, come lo chiama lacan, rappresentaqualcosa del reale. Per l’uomo occidentale in genere, il fenome-no, il φαίνεσθαι è sin dall’inizio compromesso con l’invisibile,con il reale, ne-è e nello stesso tempo “ne” costituisce l’immu-nizzazione (Vernant, 1965, p. 343), è un problematico “se stes-so” o autós contaminato dall’altro.

Page 43: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

aNtEfatti fENoMENoloGici 43

1.1.3a Il “kolossós”

il termine kolossós è di origine pre-ellenica e indica qualcosa dieretto, di rizzato e di inamovibile. si tratta di un elemento sta-tuario che compare in molte tombe del Xiii° secolo a.c., a fian-co dell’oggettistica che accompagna il defunto, e sembra avesseuna funzione sostitutiva e rappresentativa. tuttavia “ciò cheesso incarna e fissa nella pietra, non è l’immagine del morto, mala sua vita nell’aldilà, quella vita che s’oppone a quella dei vivicome il mondo della notte al mondo della luce. il kolossós non èun’immagine, è un ‘doppio’, come il morto stesso è un doppiodel vivo” (ivi, p. 345). il colosso è in questo senso il significantedi un’assenza (ivi, p. 346), e il morto nella medesima misura incui appare e si mostra, svela anche la propria estraneità, il fattod’appartenere a un altro mondo. Però, come abbiamo notato,l’immagine assume uno statuto ontologico ben preciso, “è” insenso proprio e non come “segno iconico”, o rimando a qualco-s’altro: il colosso è nello stesso tempo il “doppio” del defunto e lasua paradossale incarnazione nel mondo dei vivi, costituisce unanfibolico intreccio di vita e di morte. “la sua funzione è ad untempo di tradurre in una forma visibile la potenza del morto e diinserirla, in modo conforme all’ordine, nell’universo dei vivi”(ivi, p. 357): costituisce un punto fisso, una stabilità e un anco-raggio, ma simultaneamente allude al totalmente-altro dell’ade,è se vogliamo il minimum ordinis in grado di rendere visibileritualmente e immunologicamente il reale.

in numerosi riti d’evocazione, Psyché appare integrata alcolosso, formando quasi un tutt’uno con esso pur essendone il“doppio”: “kolossós e psyché sono, per i Greci, strettamenteimparentati. Essi appartengono a una categoria di fenomeninettamente definiti, ai quali si applica il termine di eídōla” (ivi,p. 348) e a cui appartengono ad esempio i sogni e l’ombra(skiá). Non si tratta di oggetti naturali né di produzioni menta-li del soggetto; ma non sono nemmeno imitazioni di qualcosa direale o pure illusioni. in altri termini, sono realtà a se stante chetuttavia presentificano, nel suo assentarsi, l’altro: nella vitagreca quest’ultimo, in tutta la sua fenomenologia, non subiscetattiche di esclusione o di allontanamento, ma è-tra, viene con-vocato continuamente in ambiti rituali, ma anche nelle pratichequotidiane. il sogno non è un’illusione, ad esempio, ma èquell’altro reale che si presenta come “doppio” del soggetto,

Page 44: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

coME44

come la sua faccia oscura: “il doppio è una realtà esterna al sog-getto, ma che, nella sua apparenza stessa, s’oppone, per il suocarattere insolito, agli oggetti familiari, allo scenario consuetodella vita. Esso si muove su due piani contrastanti ad un tempo:nel momento in cui si mostra presente, si rivela come qualcosache non è di qui, come appartenente ad un inaccessibile altro-ve” (ibidem). ciò innesca una sorta di continua oscillazione etensione, cosicché il visibile rilancia l’invisibile in un gioco disponda che prefigura una paradossale e impossibile identità(ciò che pressapoco esprimiamo con le formule: s⊂~s e~s=~s): “il kolossós ha l’ambizione di stabilire, con l’aldilà, uncontatto reale, di realizzarne la presenza quaggiù. tuttavia, inquesto stesso tentativo, sottolinea quello che l’aldilà dellamorte comporta, per il vivo, d’inaccessibile, di misterioso, difondamentalmente diverso” (ivi, p. 358).

1.1.3b Hestia-Hermes

hestia ed hermes posseggono la caratteristica d’essere dèi vici-ni, complementari e, soprattutto, d’avere uno stretto rapportocon il mondo terrestre. Nell’Inno omerico a Hestia, pervenuto-ci in pochi frammenti, emerge questa prossimità con la vitasedentaria degli uomini: “entrambi abitate nelle belle dimoredegli uomini che vivono sulla superficie della terra, con senti-menti di mutua amicizia” (ivi, p. 148). hestia, ad esempio, risie-de al centro della casa, del mégaron miceneo e costituisce quel-l’ombelico, quel nesso primigenio che lega l’abitazione allaterra: “in quanto punto fisso, centro a partire dal quale lo spa-zio umano si orienta e si organizza, hestia, per i poeti e i filoso-fi, potrà identificarsi con la terra, immobile al centro delcosmo” (ivi, p. 149). D’altra parte hermes, pur nella strettafamigliarità con il mondo degli uomini, sembra costituire l’e-satto opposto di hestia poiché “non c’è niente, in lui, di fisso, distabile, di permanente, di circoscritto, né di chiuso. Egli rap-presenta, nello spazio e nel mondo umano, il movimento, il pas-saggio, il mutamento di stato, le transizioni, i contatti tra ele-menti estranei” (ivi, p. 150). assistiamo cioè a un’altra forma diduplicità in cui tropismi opposti si compenetrano e coesistono:la stabile fissità della “casa” e il movimento che ha a che farecon la praxis umana e con il linguaggio (talché non è un casoche proprio il nome hermes costituisca l’etimo dell’ “ermeneu-

Page 45: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

aNtEfatti fENoMENoloGici 45

tica”). i Greci non possiedono ancora i concetti astratti dellospazio e del movimento che ritroveremo in Euclide e inaristotele, ma già in questi “doppi” scorgiamo le forme prototi-piche del senso greco e occidentale, nonché il tentativo diautoimmunizzare un mondo umano che si sta complessificandoe strutturando. Da un lato, dunque, la necessità di una dimorastabile e di una continuità delle generazioni che trovano pro-prio in hestia e nel suo carattere materno il proprio fondamen-to in quanto nesso essenziale con la terra; dall’altro la mobilitàdelle pratiche quotidiane, i commerci, la capacità di allargare ipropri possedimenti e le proprie ricchezze che fanno appuntodel movimento dinamico e dell’ubiquità una qualità divina.

in questa prospettiva è interessante notare come questi dueregistri complementari assumano una connotazione sessuale:la fissità, il dentro e la stabilità sono proprie dell’universo fem-minile, mentre il movimento, il fuori e la velocità sono preroga-tive tipicamente maschili. si evidenzia inoltre come nel mondogreco la donna risulti molto più prossima al reale rispettoall’uomo e quindi si colleghi in qualche modo all’altro toutcourt: ad esempio, “il rapporto con lo ‘straniero’, xénos, appar-tiene dunque alla sfera di potere di hestia, sia quando si trattidi ricevere un ospite nella propria casa, sia quando si tratti ditornare nella propria casa alla fine di un viaggio o di un’amba-sceria in terra straniera. in entrambi i casi il contatto con ilfocolare ha valore di desacralizzazione e reintegrazione allospazio famigliare” (ivi, p. 169). il focolare implica un’identifica-zione rassicurante e avvicinante, eppure esso è legato all’oscu-rità della terra, a un’invisibilità: l’altro straniero ed ospite vieneaccolto e addomesticato, ma ciò avviene mediante un’ulterioreimmunizzazione in cui hestia diviene qualcosa di stabile e benidentificabile. assistiamo, insomma, a una serie di strani rad-doppiamenti nei quali tuttavia non è in gioco la dialettica altro-identico, ma una ben più complessa e difficile ridondanzaaltro-altro, la quale d’altronde costituisce il cuore problemati-co di un’immuno-fenomenologia. come vedremo in Derridainfatti l’hospes non si riferisce a una proprietà o a un saldo pos-sedimento, ma svela all’improvviso come la propria casa sia giàqualcosa di estraneo e straniero, legata alle atre ed ignote pro-fondità della terra: l’evento e av-vento dello straniero estrania ealiena ciò che noi ritenevamo un saldo possesso, qualcosa dibébaios, certo e sicuro.

Page 46: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

coME46

1.1.4 figure dell’altro nell’antica Grecia

anche se il pensiero greco non concepisce l’alterità in un modoparagonabile al pensiero moderno, l’altro, to héteron – comedice Platone – rimane purtuttavia una costante nella culturaantica, infiltrandola e intramandola in quasi ogni suo aspetto.Una figura – se così possiamo definirla – molto suggestiva esignificativa in cui appare (occultandosi) l’alterità, è lamaschera (Vernant, 1985, p. 7): dal nostro punto di osserva-zione si tratta di una circostanza abbastanza emblematica deiprocessi di copertura e di nascondimento suppletivo che sor-reggono e strutturano il senso. la maschera compare come“raffigurazione” di certe divinità, ma è anche uno dei perniattorno ai quali ruota la tragedia attica: qual è il nesso di que-sta bizzarra giunzione? Non siamo forse innanzi a un qualchemeccanismo di immunizzazione dove il “doppio”, la “raffigura-zione” o la “messa in scena” costituiscono delle strategie com-plesse che nello stesso tempo presentificano e celano?

Gli dèi che vengono raffigurati attraverso la maschera o il cuiculto implica l’uso della maschera, sono artemide, le treGorgoni e Dioniso: in essi l’altro sembra entrare in gioco inmodo diverso, poiché diviene l’alterità terrificante e traumaticadi Medusa, l’alterità dell’ebbrezza, dell’evasione e della perditadi auto-controllo con Dioniso, il paradosso dell’attraversamen-to, del capovolgimento e della com-presenza di identità ed alte-rità in artemide. la maschera nasconde l’altro, ma mentreMedusa implica una radicale distanziazione, una differenzaabissale, artemide incarna l’intreccio tra luce ed ombra, ordinee caos e con Dioniso assistiamo al puro “fuori” e all’esterioriz-zazione del soggetto, che diviene così un’istanza reale ed estra-nea essa stessa all’interno di specifici contesti rituali finalizzatialla neutralizzazione del θυμός collettivo: “così come i Grecihanno elaborato quello che gli storici della matematica hannochiamato l’idealità dello spazio, si potrebbe dire che essi hannocostruito l’idealità della morte o, per essere più esatti, hannocominciato a socializzare, a civilizzare la morte – cioè a neutra-lizzarla – facendone l’idealità della vita” (ivi, p. 14). Queste treantropotecniche – distanziazione, ibridazione, neutralizzazionerituale – non sono presenti soltanto nel culto antico, ma per-mangono nella loro fungenza nella tragedia classica, per dive-nire poi il fondamento matriciale di ogni forma di senso-poiesi.

Page 47: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

aNtEfatti fENoMENoloGici 47

1.1.4a Artemide

figlia di Zeus e di latona, sorella di apollo, artemide è la deadella caccia, la saettatrice e giovane selvaggia, votata tuttaviaall’eterna virginità e alla cura degli adolescenti che educa con ilcanto e le arti. insieme a Dioniso, essa è una dea straniera che iGreci relegano presso i tauri della scizia, noti per ignorare leleggi dell’ospitalità (ivi, p. 33). artemide incarna l’altro inquanto barbaro e straniero, e quindi convoca tutte le assonanzeche possono ruotare attorno termini come hospes, hostis, ipse ealle ambiguità che li intrecciano co-essenzialmente. in effetti ladea della caccia e della ferinità non si limita a rappresentare un“fuori” o un “là” distanziato e remoto; non costituisce affattouna forma di neutralizzazione che si avvale di procedure diesclusione e di allontanamento. la caratteristica saliente dellasua funzione mitico-immunizzante è che “non traduce più,come in scizia, l’impossibilità propria al selvaggio di stare afianco del civilizzato ma, al contrario, esprime la capacità cheimplica la cultura di integrare a sé ciò che le è estraneo, di assi-milare l’altro senza per questo inselvatichirsi. l’altro comecomponente dell’identico, come condizione dell’identità a sé”(ivi, pp. 33-34). artemide descrive un “passaggio”, una purarelazionalità o διά (tra) la condizione dell’alterità ed estraneità,e la costruzione dell’identità sia soggettiva che intersoggettiva.l’uomo greco, invece di distanziare il barbaro, cerca di delinea-re dei momenti di giunzione, di rapporto e di integrazione, percui la stessa identità greca non può che forgiarsi sulla base del-l’alterità dello straniero: “grazie alla mediazione di questaartemide straniera, portatrice di alterità, adottandola comepropria, la città greca, a partire dall’altro, con l’altro, costitui-sce il suo identico” (ivi, p. 35). il μύθος narra e dà senso, immu-nizzandolo, a questo paradosso, cioè alla circostanza abissaleche l’identità deriva dall’altro, che si costruisce in una relazio-ne impossibile dell’altro con l’altro e nell’altro: qualcosa comeil sé, il soggetto, l’identità nazionale e culturale si articolanograzie e, con significativa risonanza, “attraverso” un tra, un“essere-tra”. artemide descrive l’acrobatica trasformazione diun διά che implica differenza, distanza e differimento in un διάche significa la prossimità di un attraversamento dell’alterità.“ora, i Greci nella loro religione, hanno esposto questo proble-

Page 48: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

coME48

ma in tutte le sue dimensioni – compresa quella filosofica, quel-la che svilupperà Platone: l’identico non si può concepire né sipuò definire se non in rapporto con l’altro, con la molteplicitàdegli altri. se l’identico rimane chiuso su di sé, non è possibileil pensiero” (ivi, pp. 35-36), cioè – in sintesi – il senso non puòcaratterizzarsi altrimenti che nella forma paradossale:s=s∪~s.

1.1.4b Medusa

Per certi aspetti Medusa può essere associata ad artemide:anch’essa si caratterizza per la sua selvatichezza e riguardanecessariamente una componente allotria dell’esistenza umana.soltanto che l’altro ch’essa incarna e che non può che occultarecon una maschera, tant’è orripilante e insostenibile, non è più lostraniero, il barbaro, cioè l’uomo-altro, bensì il “totalmente-altrodell’uomo”, l’altro dall’uomo (con suggestiva sintonia rispetto alpensiero dell’ultimo Derrida) che si manifesta come differenzaradicale (ivi, p. 37), come quel διά rispetto al quale non ci puòessere alcun attraversamento. Rispetto ad artemide dunque,“l’alterità incarnata da Medusa è di un tipo decisamente diverso;come quella di Dioniso, opera secondo un asse verticale; nonriguarda più i primi tempi dell’esistenza né gli sfondi lontanidell’orizzonte civilizzato, ma quello che, in ogni momento e inogni luogo, strappa l’uomo alla sua vita e a se stesso, sia – conMedusa – per proiettarlo verso il basso, nella confusione e nel-l’orrore del caos, sia – con Dioniso e i suoi devoti – per elevarlo,per portarlo in alto, nella fusione con il divino e nella beatitudi-ne di un’età dell’oro ritrovata” (ivi, p. 38).

l’uso della maschera per rappresentare Medusa – mascherache possiede quali caratteristiche salienti la terribilità e la fron-talità – manifesta insospettate convergenze ed assonanze con ilsuo uso in contesti comici e grotteschi, come nelle sfilate ritua-li dei satiri e dei sileni. si tratta di una copertura, di un nascon-dimento che però può avere equivalentemente dei risvolti tragi-ci, così come dei risvolti comici, nel senso che in entrambi i casiassistiamo a specifiche forme di immunizzazione dell’altro.D’altronde, come vedremo, la stessa tragedia attica si sviluppain seguito a una sorta di esaurimento delle tematiche mitogra-fiche riferibili a Dioniso e quindi alla necessità di reperire nuovimateriali narrativi e nuove ispirazioni. Ma la maschera nell’ico-

Page 49: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

aNtEfatti fENoMENoloGici 49

nografia di Medusa, oltre alla terribilità onnipresente, possiedeanche la peculiarità della frontalità e della faccialità: questaGorgone viene insomma sempre rappresentata da una facciavis-à-vis, da una prossimità quasi eccessiva e insostenibile. ciòsignifica che essa non rappresenta e mitizza soltanto l’altro dif-ferenziandolo e distanziandolo dall’uomo, ma ancora più radi-calmente rappresenta e immunizza l’assolutamente-altro chel’uomo stesso incarna: non quindi soltanto ospite e straniero inse stesso, ma un “pezzo di reale”, corpo ed esteriorità assoluta,“altro-nell’altro”. Per questo, essa “è il terrore allo stato puro,il terrore come dimensione del soprannaturale” (ivi, p. 47).

1.1.4c Dioniso

se Medusa rappresenta e immunizza l’altro-che-noi-siamo,cioè il nostro “essere-fuori”, esteriorità corporea che non puòassestarsi diversamente che in una condizione di “altro-nell’altro”, Dioniso inscena un divenire-altro che è proprio diciascun individuo e che si manifesta in quella tendenza all’ec-cesso connaturata all’uomo. in ogni eccedere l’identità deflagra,si sfalda nell’altro del disordine e del non-immunizzabile, sfio-rando così il labile limite che separa l’umano dall’inumano. Dalpunto di vista che sempre più frequentemente chiameremo“essematico”, ovvero imperniato su una relazionalità purasenza relati, il dionisiaco sembra richiamare una dimensionedel plus, dell’incremento infinito che pare connotare moltissimicomportamenti dell’uomo, a partire dalla sua infanzia: seartemide allude a un problematico “tra” mentre Medusa mani-festa nella sua terribilità l’abisso della differenza, un diá inso-stenibile, Dioniso innesca il meccanismo quasi incontrollabiledi un “più” asintotico, eccessivo ed eclatante.

i momenti di festa rituale (cortei, cori, tragedie, etc.) che cele-bravano Dioniso oltre alla precisa funzione di inneggiare allafecondità, svolgevano parimenti un ruolo suppletivo di control-lo, di incorniciamento di questo plus eccedente. le mascheredei coribanti, in tal modo, non solo celano l’altro-che-noi-siamocome Medusa, ma costituiscono anche una segnaletica finzio-nale, cioè la chiave d’accesso per “entrare” nella cornice del rito.“si è dimostrato come la tragedia fosse, nei primi tempi, in rela-zione con le celebrazioni dionisiache di atene e come l’originedi essa si debba ricercare in concezioni religiose primitive: le

Page 50: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

coME50

pratiche magiche della fecondità, i cortei mascherati del culto,hanno fatto nascere i cori dei satiri da cui deriva la tragedia”(snell, 1963, p. 175).

Dioniso, nel pantheon greco, costituisce in questo senso unadivinità affatto atipica, con poche similarità rispetto agli altridèi. infatti, una delle sue caratteristiche è il fatto di essere unvagabondo, sempre di passaggio, come un ospite nomade chedestabilizza le dimore in cui è ospite. anche in questo caso,emergono le caratteristiche di un’estraneità che è legata al fattodi essere straniero, ma il movimento che si configura è esatta-mente inverso a quello che invece prefigura artemide, ossia unprocesso di civilizzazione. Dioniso, infatti, è un dio epidemicoche contagia e incrina le strutture statuali della famiglia e dellacittà: “bruscamente, l’alterità, l’altro da sé impone la sua pre-senza nei luoghi più famigliari. Una malattia epidemica.Errante e sedentario, dio vicino agli uomini, che instaura conloro contatti ben diversi da quelli tipici della religione greca, ilsuo è un rapporto molto più intimo, più personalizzato, piùvicino. (...) Pur manifestando una tale prossimità con gli uomi-ni, Dioniso è forse il dio più lontano da loro, il più inaccessibilee misterioso, colui che non può essere afferrato, né essere inse-rito in un quadro prestabilito” (Vernant, 1999, pp. 141-142). inaltri termini, Dioniso scardina gli assetti categoriali delle socie-tà stanziali e dimostra come nozioni quali il “proprio”, la “pros-simità”, la “stabilità” siano fittizie o quantomeno sempre asso-ciate al proprio opposto. la tragedia, ad esempio, che costitui-sce forse l’ultima forma di immunizzazione del dionisiaco nel-l’ambito della società greca, mette soprattutto in scena l’aspet-to oscuro delle leggi e delle istituzioni, cioè il loro divenire-realee il trasformarsi in forme di assoggettamento e alienazione. inquanto dio dell’eccesso, Dioniso non rappresenta soltanto l’a-spetto timico dell’anima umana, ma anche l’essere-altro di queimedesimi dispositivi collettivi che dovrebbero rassicurare neiconfronti dell’alterità.

1.1.5 Μνημοσύνη

come abbiamo notato nella poesia omerica, una delle formepreferenziali di immunizzazione dell’alterità nell’antica Grecia,prima che irrompano le tecniche alternative dell’idealizzazione,categorizzazione e concettualizzazione filosofica, si basa sulla

Page 51: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

aNtEfatti fENoMENoloGici 51

sistematica deificazione. il pantheon greco in fondo costituisceun “doppio” o una duplicazione del mondo umano come se ciòche avviene nel mondo terreno venisse disinnescato e depoten-ziato dalla sua replica nell’universo olimpico. in effetti il “ri-”,l’iterazione sistematica svolge questa funzione suppletiva diaddomesticamento e controllo, e nello stesso tempo si pone allabase dei processi idealizzanti che, a loro modo, costituisconouna sorta di sistematica della ripetizione.

ora, uno degli ambiti preferenziali che subisce questo pro-cesso di duplicazione e proiezione è proprio quel campo dellepassioni umane che implicano per statuto passività e spiazza-mento: per certi versi, le forme allotrie incarnate da artemide,Medusa e Dioniso si riferiscono preliminarmente ad esse,dimostrando come siano qualcosa di assolutamente-altro,eccessivo ma pure strettamente prossimo a noi, in una commi-stione indistricabile tra passione e ragione. “i Greci contano trai loro dèi delle passioni e dei sentimenti, Érōs, aidōs, Phóbos,degli atteggiamenti mentali, Pístis, delle qualità intellettuali,Métis, degli errori o traviamenti della mente, Átē, lýssa. Moltifenomeni che per noi sono d’ordine psicologico, possono esserecosì oggetto di culto. Nell’ambito di un pensiero religioso, essiappaiono sotto forma di persone sacre, che superano e travali-cano l’uomo nel momento stesso in cui egli prova dentro di séla loro presenza” (Vernant, 1965, p. 94). ciò che tuttavia balzaall’attenzione è come tra le facoltà psicologiche o le funzionidella mente “divinizzate”, ci sia anche la “memoria”. anzi, que-st’ultima sembra invero svolgere un ruolo privilegiato sia dalpunto di vista immunologico che ontologico. in omero e inEsiodo, ad esempio, abbondano le catalogazioni e gli elenchi,ovvero le accumulazioni e, nello stesso tempo, le strategie dicontrollo e di misura dei cumuli. seguendo ancora il filo rossodell’essematica, potremmo dire che in questo caso entra ingioco il “con”, come fattore di con-catenamento, raddoppia-mento e moltiplicazione: nella memoria assistiamo a una sortadi controllo della molteplicità degli eventi, ma prima ancoradella percezione del tempo nel suo scorrere inarrestabile, c’èuna stretta connessione con un “passato” che è l’origine ontolo-gica del presente, l’essere originario.

Μνημοσύνη, nella sua misteriosità, appartiene alla stirpe deititani ed è quindi una dea molto arcaica: sorella di crono e dioceano, è però madre delle Muse, cioè costituisce quel nesso

Page 52: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

coME52

essenziale che lega tra di loro divinazione ed attività poetica. lostesso μύθος, in quanto originaria forma senso-poietica, sorgedunque come elencazione, ricordo e padronanza della moltepli-cità in quanto parla dell’origine del cosmo, è il κόσμος medesi-mo in quanto ordine sul caos. la memoria, quindi, non costi-tuisce soltanto un’antropotecnica che consente all’aedo di ricor-dare le strofe e i versi della sua saga, ma proprio in questa capa-cità di connessione, di fare del “con”, altrimenti estraneo edinquietante, il motore stesso della costruzione del senso, essacollega l’uomo alla profondità della propria terra e lo immettenel ciclo eterno delle generazioni.

il destino di Μνημοσύνη già in epoca greca – per non parlarepoi delle sue fortune in epoca rinascimentale – non riesce a cela-re la propria essenza tendenzialmente immunologica e il proces-so di autoimmunizzazione artificiale che essa, sin dal principio,subisce. Mentre in Empedocle essa è ancora un daímōn, unapotenza divina che s’impossessa del soggetto (ivi, p. 110), già inPlatone si trasforma in una capacità prettamente cognitiva, seb-bene vi permangano ancora influenze orfiche e pitagoriche che neconservano lo statuto oscuro ed ambiguo: “i miti della memoriasono dunque, in Platone, integrati a una teoria generale dellaconoscenza. Ma il legame che conservano persino nella sua filo-sofia con la credenza nelle reincarnazioni, lascia supporre cheabbiano avuto, in origine, un rapporto più diretto con gli avata-ra dell’anima nel corso delle sue esistenze anteriori” (ivi, p. 107).in questo senso, la rimemorazione diviene una sorta di purifica-zione ascetica, che tuttavia Platone cerca di virare in direzionegnoseologica, cioè verso una reminiscenza delle idee e della veri-tà eterna: “la memoria platonica ha perso il suo aspetto mitico:l’anámnēsis non riporta più dall’aldilà il ricordo delle vite ante-riori. Ma essa comporta, nei suoi rapporti con la categoria deltempo e con la nozione di anima, una funzione analoga a quellache era esaminata nel mito” (ivi, pp. 120-121), cioè quella di con-frontare e mettere in contatto l’irreversibilità del tempo umanocon l’eterna ciclicità divina e cosmica.

il percorso di autoimmunizzazione della memoria, però, siradicalizza con aristotele dove la memoria e la reminiscenzavengono scisse, nonché avulse dalle capacità intellettive: si trat-ta insomma di un’organizzazione del tempo umano che nonpossiede più alcuna valenza ontologica. il vissuto viene per cosìdire “registrato” come in una tavoletta di cera e il ricordo serve

Page 53: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

aNtEfatti fENoMENoloGici 53

per ordinare e controllare in qualche modo siffatte iscrizioni, inmodo da correlarle con altre memorie individuali e sino a per-venire ad un tempo pubblico ed intersoggettivo. “tra l’ ‘intelle-zione’ – nóēsis – e la percezione del tempo c’è una radicaleincompatibilità, che taglia via la memoria dalla parte intellet-tuale dell’anima e la porta a livello della parte sensitiva” (ivi, p.124): da misterioso rapporto con l’altro che sfociava nel mito enella poesia, la memoria diviene un processo sensoriale cheprelude alla “misurazione” del tempo, ed è quindi una pura“tecnica” immunologica attraverso la quale il soggetto ordina ifenomeni nel loro divenire, dandogli senso e direzione. sarannoappena Bergson, husserl e heidegger, molto tempo dopo, arimescolare i rapporti tra essere, conoscenza e sensibilità, giun-gendo a “formazioni miste” in cui la mēchané dell’anima siripresenta in tutta la sua complessità.

1.1.6 il tragico

Nella cultura greca emergono due vettori immunologici bendistinti: 1) una sistematica “copertura” del “fuori” che si carat-terizza per un processo di divinazione peculiare, poiché in tuttele sue ricorrenze e figurazioni tende a mantenere la com-pre-senza dell’altro e a formulare così dei “misti” o delle mescolan-ze problematiche, come se l’identità non fosse che un “deriva-to”, la risultanza del rapporto dell’altro con l’altro (donde l’a-bissalità nascosta dell’identità: ~s=~s); 2) la tendenza all’im-munizzazione della sfera interiore, cioè di quell’ altro-nell’altroche noi siamo e che emerge sovente negli eccessi e nei deraglia-menti che connotano il comportamento sociale dell’uomo. ladea Μνημοσύνη (ma anche hestia, artemide, etc.) costituisceun esempio palmare dei complessi tentativi correlati di associa-re entrambe queste direzionalità contrapposte in un intreccioche colleghi tra loro originariamente la storia del cosmo e l’in-timità della coscienza dell’uomo.

in epoca omerica, tuttavia, abbiamo riscontrato delle tonali-tà differenti e suggestive. le divinità non sono oggetto di fede oforme fantasmatiche che possiedono una propria consistenzaontologica esclusivamente all’interno della comunità dei cre-denti: esse sono reali e naturali tout court. inoltre, l’uomo anti-co non ha ancora consolidato una propria identità sociale, ma ècompletamente soggiogato da forze trascendenti che lo fanno

Page 54: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

coME54

agire inconsapevolmente: egli è completamente “esterno”, puraesteriorità o ex-sistenza che si muove a causa di forze divine cheoperano a loro volta secondo disegni imprevedibili e incom-prensibili.

Nell’atene del V° secolo a. c., tuttavia, assistiamo a un radi-cale cambiamento, preannunciato peraltro dalla poesia lirica:“si spegneva il canto dell’epica quando sorse la lirica, e quandola lirica volgeva al tramonto ecco nascere il dramma. (...) i liri-ci ci dicono il loro nome, parlano di sé e si fanno conoscerecome individui. Per la prima volta, al tempo della lirica, perso-nalità ben definite rappresentanti le categorie più diverse siaffacciano sulla scena della storia europea” (snell, 1963, pp. 88-89). il cambiamento cioè riguarda una certa evoluzione dellapólis nella costruzione di un’identità sociale ignota sino a queltempo, con tutte le conseguenze dell’irruzione di un nuovo rap-porto tra gli uomini e le istituzioni. il soggetto non è più “fuori”come nel mondo omerico, ma è un’identità as-soggettata allestrutture di senso collettivo che egli stesso ha contribuito a con-solidare e rafforzare: in tal modo, il mito non è più reale, madiviene quel serbatoio di contenuti che serve per mettere inscena quelle nuove situazioni di conflitto e di paradosso che viavia fanno la loro comparsa nella società ateniese. “la tragedianon si attiene rigidamente alle vicende del mito, non le consi-dera una realtà remota come fa l’epica, ma cerca i motivi dellevicende nell’azione umana e trascura quindi il puro fatto. Maaltrettanto poco si preoccupa la tragedia più antica d’introdur-re nell’azione la realtà della vita quotidiana” (ivi, p. 159).

siamo innanzi a una doppia movenza che integra tuttavia lostesso processo: da un lato il graduale abbandono di un proto-tipo immunologico basato sul parallelismo dell’universo divinoe di quello umano che forniva sia le motivazioni dell’azione delsingolo, sia un ideale teleologico irraggiungibile che trovavanella figura dell’eroe una sorta punto di giunzione tra le duesfere; dall’altro il progressivo ergersi dell’individuo e del sog-getto nell’ambito della società greca, con la conseguente neces-sità d’introdurre nuove strategie di difesa e di fuga. “l’uomo,liberatosi dal viluppo delle forze divino-terrene, diventa fontedi effetti e di azioni, si lascia guidare soltanto dalle sue passio-ni e dalla conoscenza” (ivi, p. 164), ma tutto ciò fa dell’uomo un“soggetto” e lo abbandona all’ambigua discrasia che si apre tral’insieme delle norme e delle leggi, ovvero una più generica giu-

Page 55: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

aNtEfatti fENoMENoloGici 55

stizia umana, e le intenzioni individuali che, proprio in quantotali, restano legate alla singolarità di un evento e non sempresono in sintonia con l’astrazione degli interessi collettivi.

la tragedia, dunque, sorge e si sviluppa ad atene in un bendeterminato momento storico-culturale: come sin da Nietzscheè stato evidenziato essa trae sicuramente origine dagli antichiriti dionisiaci in cui la maschera svolge una precisa funzionereligiosa. strana commistione e sintesi delle forme poetiche chela precedettero – l’epica e la lirica – la tragedia implica tuttaviaanche la completa trasfigurazione dei “materiali” poetici delpassato: il mito perde ogni valenza ontologica e diviene sempli-cemente la fonte narrativa per trasporre in un’epoca senzatempo temi e problematiche dell’attualità; la maschera nonsvolge più alcuna funzione rituale, ma assolve una pura funzio-ne estetica nel distinguere recisamente l’eroe-protagonista dalcoro che invece dovrebbe rappresentare la comunità. “Da unlato il coro, personaggio collettivo e anonimo incarnato da uncollegio ufficiale di cittadini, il cui ruolo è di esprimere nei suoilamenti, nelle sue speranze, nei suoi interrogativi e nei suoi giu-dizi i sentimenti degli spettatori che compongono la comunitàcivica; dall’altro, interpretato da un attore professionista, il per-sonaggio individualizzato la cui azione forma il centro deldramma e ha l’aspetto di eroe di un’altra epoca, sempre più omeno estraneo alla condizione ordinaria del cittadino”(Vernant, 1972, p. 14).

Non è ovviamente nostra intenzione inalvearci nell’ambito didiscussioni di stretta pertinenza storico-filologica, quanto quel-la di riguardare il fenomeno della tragedia da una prospettiva ditipo prettamente immunologico che tenga soprattutto contodella sua funzione sociale nella costruzione di un determinatosenso collettivo. in questo quadro infatti affiorano alcuni nodiproblematici non del tutto ancora risolti: 1) per quali ragioni latragedia sorge e tramonta nell’arco di un secolo, venendo poisostituita – osserva aristofane – dalla filosofia socratica? 2)Perché è divenuta l’istituzione rituale dominante, a tal punto dafar corrispondere città e teatro? 3) Qual è il significato di tuttaquella serie di raddoppiamenti e conflitti di piano rispetto aiquali lo spettatore è dentro e fuori nello stesso tempo?

funzionano nell’istituzione tragica almeno due istanzeimmunologiche: la “rap-presentazione” che nello stessomomento in cui mette in scena l’altro con tutte le sue sfaccet-

Page 56: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

coME56

tature fenomenologiche (in quanto tensione tra daímōn edēthos, oppure come conflitto tra la giustizia della città e la giu-stizia divina, tra il soggetto e l’istituzione, etc.), lo depotenziavisibilizzandolo; la “sostituzione” attraverso la quale lo spetta-tore partecipa “a distanza” agli eventi tragici, ovvero li “ri”-peteneutralizzandoli (secondo quel processo che aristotele defini-sce “catarsi”). Pare evidente dunque come emergano due stra-tegie differenti ma interrelate tra di loro, poiché nel primo casopossiamo notare una distanziazione e una copertura di tipoimmaginario, nel secondo invece è in gioco un’integrazionedell’altro in cui però il partecipante è un “doppio”, un alter-ego.la tragedia, in altri termini, inscena lo “spettacolo” del senso inquanto continuamente intramato dal non-senso e da eccessi disenso, ma nello stesso tempo innesca un esser-ne rispetto alquale l’individuo si protegge e immunizza duplicandosi, isti-tuendo un “io” fantasmatico pubblico. “ciò che comunica ilmessaggio tragico, quando è compreso, è appunto il fatto cheesistono nelle parole scambiate dagli uomini zone di opacità edi incomunicabilità. Nel momento stesso in cui si vedono i pro-tagonisti aderire esclusivamente a un senso, e, così accecati,dilaniarsi o perdersi, lo spettatore deve comprendere che esi-stono in realtà due sensi possibili o anche più” (ivi, p. 24). sel’epica ci offriva un senso univoco, pur nella duplicazione dellesue figure, la tragedia ci presenta invece un soggetto consape-vole e responsabile delle proprie azioni, ma immerso nell’opa-cità di un senso plurimo, ambiguo, costitutivamente intrecciatocon il non-senso: il senso divino, reale e immutabile si trasfor-ma nel conflitto tra il senso per così dire idiosincratico derivan-te dai propri pensieri e dalle proprie riflessioni, e un senso pub-blico e istituzionale sempre più pervasivo e cogente. “Perché visia azione tragica occorre che si sia già sviluppata la nozione diuna natura umana avente caratteri suoi propri, e che di conse-guenza i piani umano e divino siano abbastanza distinti percontrapporsi; ma bisogna anche che non cessino di apparireinseparabili. (...) il mondo proprio della tragedia si colloca inquesta zona di confine ove gli atti umani acquistano il loro verosenso, ignorato dall’agente, integrandosi in un ordine che supe-ra l’uomo e gli sfugge” (ivi, p. 27).

Possiamo rintracciare queste movenze nella medesima para-bola che caratterizza la tragedia da Eschilo a Euripide, desti-nandola alla confluenza nella filosofia socratica. così, significa-

Page 57: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

aNtEfatti fENoMENoloGici 57

tivamente, aristofane canta alla fine delle sue Rane: “caro, nonandare a sedere e a chiacchierare con socrate, abbandonando erinunciando a quanto ha dato di più alto la poesia tragica”(snell, 1963, p. 166). se in Eschilo risuonavano ancora le poten-ze divine e, soprattutto, i valori del passato pur all’interno di unprocesso di umanizzazione rispetto all’epopea, con Euripide sicompie un capovolgimento in cui quegli stessi valori vengonomessi in dubbio e il centro dell’azione viene occupato dal sog-getto: infatti, “porta la coscienza morale a una nuova crisi, poi-ché, ponendo a base della morale il sentimento individuale, eglila fa partecipe dell’instabilità del soggetto. i valori diventanoproblematici, gli uomini deboli; si presenta così su di un pianodiverso quello che ci aveva già fatto conoscere la lirica arcaica”(ivi, p. 185). Rappresentando la struttura dilemmatica del sensoe sviscerando i suoi eccessi e conflitti, la tragedia porta in grem-bo già la propria fine e predispone la via alla filosofia attica e anuove forme di immunizzazione in cui viene radicalizzata laposizione del soggetto. Non si tratta più di confliggere con l’i-stituzione e il reale, bensì di strutturare il proprio pensiero e lapropria indole in modo da conseguire la massima integrazione:la catarsi lascia il posto, dunque, all’áskēsis e a quelle praticheepimeletiche o di “cura di sé” di cui ci ha parlato l’ultimofoucault.

l’altro versante immunologico oltre a quello rappresentativo,si esplica, come abbiamo già fatto cenno, in un ulteriore doppiomovimento: la ri-petizione ritualizzante, che, nell’iterazionedella messa in scena dell’altro, ipso facto lo addomestica e locircoscrive; l’alter-egoizzazione, cosicché chi partecipa alla rap-presentazione tragica - la cosiddetta “maschera” - non è l’ “io”,il soggetto, ma un duplicato, un sosia simbolico. in quest’oriz-zonte, d’altronde, è interessante notare come entrambe questecomponenti siano forse quelle più antiche della tragedia, afferi-bili alle celebrazioni dionisiache e ai cortei dei satiri e dei silenicon le loro maschere caprine: l’altro viene ritualmente e perio-dicamente ri-presentato all’interno del tessuto urbano, ma chivi partecipa è un soggetto “mascherato”, trasfigurato, una sortadi “non-io” che vive un temporaneo spossessamento e una alie-nazione. Quando Platone destituisce del proprio valore l’arte, inquanto “mimesi” della realtà, invero colpisce correttamente,ma manca il bersaglio poiché non riesce a scorgere come pro-prio nella sua forza mimetica l’arte possa assolvere una funzio-

Page 58: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

coME58

ne sociale di tipo immunologico. È proprio grazie alla ri-peti-zione estetica che il reale diviene più famigliare, all’interno diun “gioco” in cui tuttavia lo spettatore non si “espone” maiprima facie ma è ulteriormente protetto da una “maschera”,ossia dal proprio alter-ego pubblico.

1.1.7 il “senso greco” e la dialettica immunologica

l’uomo greco è ossessionato dall’altro, in tutte le sue manife-stazioni, anche quelle più inquietanti: la morte, il cosmico, ilbarbaro, il demoniaco, il ferino, etc.; ma, come altre popolazio-ni antiche e come probabilmente è proprio della specie umana,non lo ha escluso e distanziato, bensì non ha smesso di scopri-re nuove vie di integrazione ed assimilazione problematica. Eglinon conosce un termine come il “senso”, ma se ne allarghiamoil più possibile l’accezione, potremmo dire che in Grecia hapreso la forma della narrazione, del μύθος, appunto: nel narra-re il reale viene “catturato”, immesso in un gioco iterativo in cuil’altro non è soltanto il protagonista trasfigurato delle storiemitiche, ma aleggia per così dire nel testo stesso e nel suo con-testo sociale. Ecco allora che l’origine del senso non può essereche immunologica e religiosa al contempo, forma di controllodell’altro con molteplici meccanismi di deutero-controllo, in ungioco di piani che ci ricorda la “buccia di cipolla” di GregoryBateson.

se vogliamo dunque scorgere un’effettiva peculiarità dellacultura greca, essa sembra proprio risiedere in questa stratifi-cazione, in un sovrapporsi di livelli che non può più essereappiattito sul mondo divino. l’evoluzione, se così possiamodefinirla, che ci porta dall’epopea e da una determinata conce-zione religiosa all’innovazione tragica con la comparsa nellapólis dell’individuo singolo con tutte le sue responsabilità, cimostra un processo di complicazioni e raddoppiamenti chepotremmo inquadrare all’interno di una dialettica immunologi-ca molto similare, nei suoi tratti, a quella che caratterizza lamodernità. la divinazione sistematica dell’interno e dell’ester-no, implica necessariamente la costituzione di apparati istitu-zionali che, da un’inaugurale funzione immunizzante, rischianocontinuamente l’eccesso con la conseguente loro trasfigurazio-ne. se il mito rappresentato nell’epica cerca di depotenziarenella ripetizione del racconto le potenze oscure del cosmo e i

Page 59: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

aNtEfatti fENoMENoloGici 59

demoni che simili a dèi abitano l’animo umano, la tragedia inquesto senso inscena un altro conflitto, cioè quello di un uomoche è divenuto individuo e consapevole delle proprie azioni mache è ormai as-soggettato dalle istituzioni e dai saperi astratti.ciò che deve immunizzare la tragedia non è più l’assolutamen-te-altro del “fuori”, ma un nuovo tipo di alterità che deriva daun eccesso incrementale, da una sorta di patologia oncologicache concerne il senso collettivo: ciò che abbiamo cercato diesprimere con la formula ~(s=s∪~s)→(s=~s), la quale tentadi dire formalmente che l’eccesso di senso che non mantienepiù un con-tatto con l’altro si trasforma nel proprio opposto.l’epica costituisce una tipica dell’immunizzazione; la tragediafunziona invece come una deutero-immunizzazione o autoim-munizzazione che ha quale unico tema il senso nei suoi molte-plici e indistricabili aggrovigliamenti.

Nell’innesco di questa dialettica, inoltre, ci sono già le tracceper un ulteriore approfondimento, in direzione di un’essemati-ca; o, meglio, per non anticipare un linguaggio che, nonostantei cenni introduttivi, appare ancora oscuro e che verrà sviscera-to più dettagliatamente in seguito, potremmo dire che nel pen-siero greco, in maniera certo ancora silente, non sia tanto ingioco l’altro inteso metafisicamente come un’entità, un essentedi qualche tipo, ma semmai una relazionalità multipla, soven-te abissale. come abbiamo notato, infatti, in gran parte dellefigure mitiche in cui appare e nello stesso tempo viene neutra-lizzato l’altro, sono presenti delle specifiche relazioni con laloro doppia valenza alienante e salvifica. il mito di Urano e dicrono racconta i paradossi dell’inclusione, con tutti i riferimen-ti possibili alla dimensione uterina nella sua valenza immuniz-zante, nonché alla protezione garantita dagli ambienti chiusi ecircolari, siano essi materiali e concreti, oppure incorporeicome una nenia o il ritornello canticchiato ripetutamente dallamamma al proprio figlio. hestia è così la dea della casa, dellaprotezione e della continuità delle generazioni, ma è anche coleiche come un ombelico collega la dimora all’oscurità della terra,alla sua impenetrabilità simultaneamente rassicurante edinquietante.

oltre all’ “in”, tuttavia, tutte le figure mitiche del doppio(colosso, Medusa, artemide, etc.) evidenziano come sia pregnan-te il “con”, ossia una pluralità che significa innanzitutto l’essereoriginariamente con-l’altro: noi siamo-nell’altro e con-l’altro.

Page 60: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

coME60

artemide e Medusa, tuttavia, implicano parimenti qualcosa comeuna differenza assoluta, una disconnessione e un attraversamen-to nel doppio senso del διά: il totalmente-altro rispetto al qualec’è una cesura radicale, un taglio, si trova ad essere paradossal-mente “tra”, è tra-noi in quanto pluralità del “con”.

Μνημοσύνη, poi, viene caratterizzata dal mistero della re-miniscenza, così importante nel pensiero platonico, ma anche inquello pitagorico: il “ri-” implica il ritorno del passato e, quindi,una certa qual padronanza del tempo, ma pure un con-tatto conle ignote potenze degli inferi e con quell’eterna circolarità tempo-rale del mondo divino che collide aspramente con la finitudinedel tempo umano. la ripetizione è rassicurante poiché identificae conserva, epperò è anche inquietante poiché ci lega all’altro-che-noi-siamo, alla circolarità delle successioni degli avatara cheLéthe ha obnubilato e fatto sprofondare nell’oblio.

Dioniso infine introduce un elemento nuovo che può riguar-dare trasversalmente tutte le precedenti forme relazionali: ilplus, il “più” incrementale che importa ovunque l’eccesso, ilsuperamento del limite con conseguenti capovolgimenti. Nellatragedia, ad esempio, entrano in scena gli eccessi della societàateniese, dagli acting out dei protagonisti all’esorbitante rigoredelle leggi, tanto severe da trasformarsi in qualcosa di inumanoe dissennato: si aprono in questo modo dei nuovi conflitti tra isoggetti responsabili del proprio agire e quelle strutture che,originariamente finalizzate a garantire l’ordine nel caos, a causadel loro debordare si trasfigurano in nuove realtà tanto rigide emonolitiche quanto incontrollabili e in-immunizzabili.

Quello che il pensiero greco ci insegna tuttavia è il modo incui le problematiche relazioni con l’altro possono divenire ilviatico per delle sistematiche dell’immunizzazione e per lacostruzione di identità stabilizzate, siano esse individuali oppu-re proprie di una città o di uno stato: i greci, detto in breve,hanno costruito l’identico a partire dall’altro e con l’altro, ilsenso a partire da un non-senso che tuttavia lo continua ad abi-tare (s⊂~s). le modalità in cui questa trasformazione ha avutoluogo, sono ancora ben esempificate nell’istituzione tragica: inquesto caso il contesto rituale è tutt’altro indifferente, poichéimplica il carattere intersoggettivo dell’evento, ovvero il suo“con” ordinato ed armonizzato, nonché una ripetizione periodi-ca che offre rassicurazione e un punto fermo di tipo sociale nelcorso incessante del tempo. la stessa forma emiciclica del tea-

Page 61: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

aNtEfatti fENoMENoloGici 61

tro manifesta un certo raccoglimento spaziale che tuttavia siapre al “fuori”, un in-essere che non è soltanto architettonico,ma acustico e per così dire noetico: le storie messe in scenariguardano ciascun cittadino, nelle quali egli si ritrova almenoimmaginariamente inglobato o aristotelicamente immedesima-to, anche se accessoriamente vengono inserite continue istanzedi differenziazione. le maschere ma anche la cornice del palco-scenico sono finalizzate a una presa di distanza e a compensarequell’essere-tra che comunque sostanzia lo spettacolo tragico:lo spettatore è “dentro” e “fuori” allo stesso tempo, cioè condi-vide le vicende tragiche ma lo fa attraverso la mediazione di unalter-ego, di un “sostituto” che si fa carico del dolore e dell’an-goscia messe in scena.

l’origine dionisiaca della tragedia, infine, trapela con unacerta vividezza nell’eccesso dei contenuti rappresentati che pas-sano da uno statuto di equilibrio e normalità, all’anomalia“folle” dell’esagerazione che sfiora in tal modo l’inumano e ilnon-senso. Questo decorso sembra stridere con la realtà extra-scenica, cosicché diviene quasi inverosimile, una virtualità maipotenzialmente realizzabile: il plus che caratterizza uno dei vet-tori dell’animo di ciascuno di noi viene così disinnescato eoggettivato, venendo inscenato a una certa distanza e vissuto inmodo distaccato a causa delle sue iperboli e dei suoi eccessi.Nella tragedia greca è in gioco un fenomeno rituale collettivoche nel suo ripetersi crea degli spazi fittizi in cui l’altro vieneincontrato, ma nello stesso tempo posto a debita distanza etenuto sotto controllo: in altre parole la relazione con l’altroavviene paradossalmente attraverso la continua mediazione diidentità tanto provvisorie quanto fittizie.

1.2. fENoMENoloGia E RElaZioNE

1.2.1 husserl a partire da Derrida: il “principio dei prin-cipi” della fenomenologia husserliana

stiamo facendo indubbiamente una forzatura, una sorta di“salto” che non è soltanto teoretico, ma potremmo dire anchestorico, disciplinare, tematico. infatti dopo alcune suggestioniche ci provengono dal mondo della Grecia classica, ci immet-tiamo d’emblée in un contesto che pare più consono alle pre-

Page 62: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

coME62

messe di questo studio, ancorché necessariamente eterogeneo edissonante con quanto sinora disaminato. i dubbi che sovven-gono sono senz’altro legittimi, poiché entrambe le polarità cheabbiamo opzionato per rileggere alcuni aspetti della culturagreca – l’altro e il senso – non posseggono affatto una realtàstorica o filologica, ma sono semmai delle categorie, non certometa-storiche o universali, bensì puramente sperimentali, dellesonde o ipotesi di lavoro con tutto il loro portato di inconsi-stenza ed aleatorietà ermeneutica. in altri termini, abbiamoforzato arbitrariamente il loro utilizzo per iniziare a disegnare icontorni di una teoria immunologica del λόγος evidenziando –come peraltro già fatto da heidegger – la sua stretta parentelacon il μύθος: “μύθος, ἒ�ος e λόγος si coappartengono nell’es-senza. Mythos e logos sembrano costituire un’opposizione – dicui si è erroneamente discusso sin troppo – per il semplice fattoche nel poetare e pensare dei Greci sono lo stesso. Nella deno-minazione ‘mitologia’, che è equivoca e crea confusione, leparole μύθος e λόγος sono connesse in modo tale da perdereentrambe la loro essenza iniziale” (heidegger, 1992 p. 140).tutto si gioca in una “narrazione” che – sia nell’epica che nellatragedia – presenta i caratteri relazionali della ritualità: è attra-verso di essa e della sua specificità ellenica che tutte le forme dialterità che hanno ossessionato il mondo antico e alle qualisono stati dati nomi molto diversi (Medusa, tifone, caos,δεινόν, ὓβρις, θυμός, Μνημοσύνη, etc.) sono state immunizza-te attraverso una complessa e problematica integrazione, concontinui giochi di incassamento e di raddoppiamento.

Narrazione, dunque, che, in quanto “senso”, cerca di ingloba-re l’altro pur essendo-ne costitutivamente intaccato: orbene,dovremmo tentare un almeno parziale afferramento dei legamiche intercorrono tra questo paradosso e la fenomenologia,anche per rendere quantomeno tematica la nostra analisi. insostanza si tratta di raccordare la dimensione paradossale delsenso in quanto costitutivamente e ritualmente contaminatadall’altro (almeno nella sua accezione greca) e il φαίνεσθαι, l’ap-parire del fenomeno in quanto essenzialmente φώς, luce, che siahusserl che heidegger hanno cercato di riportare a un para-dossale relazionamento con la “cosa” in se stessa – zu denSachen selbst – destinandosi così ad una missione che non pos-siamo esimerci dal definire “impossibile” per antonomasia.

Più esattamente ci troviamo innanzi a vari livelli di “impossi-

Page 63: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

aNtEfatti fENoMENoloGici 63

bilità”, ovvero di non-padroneggiabilità, cosicché risulta impos-sibile l’oggetto tematico medesimo – die Sache, das Ding, lacosa, etc. – ma parimenti risulta impossibile la fenomenologiain quanto tentativo di addivenire ad una qualche razionalizza-zione di questa impossibilità. come anticipato in sede introdut-tiva, heidegger ha il pregio rispetto ad husserl di spostare l’as-se dal discorso dall’analisi fenomenologica della costituzionedella “cosa” (noema, idea, concetto, etc.) ad una ben più arduaanalisi del come, il che consente questa strana tangenza tra ladimensione mitica del senso greco e il piano della pura sensibi-lità: se pensiamo dunque al fenomeno in quanto relazione conl’altro, dobbiamo anche sforzarci di pensare il senso tout courtin tutta la sua ampiezza semantica e nel suo stesso meccanismofunzionale come una forma di narrazione, o, ancor meglio,come la forma di ogni narrrare o l’articolazione stessa di ogni“come”. la domanda fondamentale della fenomenologia, dun-que, non è “che cosa?” o “chi?”, bensì “come?”, in consentanei-tà con un’impostazione echologica che vuole spostare l’asse dal-l’ουσία al �ρός τι.

ora, entrando più addentro nell’argomentazione, il punto diattacco o, meglio, di intacco ove le due determinazioni del“senso” (cioè la sensibilità e l’idealità, il fenomeno nel suo appa-rire e il mito greco nella sua articolazione rituale, sociale e nar-rativa) si saldano differenziandosi costituisce probabilmentel’oggetto tematico privilegiato della fenomenologia di husserl(e, forse, ancora più essenzialmente di quella hegeliana).tuttavia in questo suo ambizioso intento, la fenomenologia paredestinata al fallimento, quantomeno per quanto riguarda il suoassetto genealogico e l’impostazione generale voluta dallo stessohusserl: per tali ragioni può essere d’una qualche suggestionepartire dalla decostruzione della fenomenologia attuata da ungiovane Derrida che proprio dal pensiero fenomenologico hatratto gran parte del suo alimento filosofico. s’interroga infattisin dagli anni sessanta il filosofo francese: “la necessità fenome-nologica, il rigore e la sottigliezza dell’analisi husserliana, le esi-genze alle quali essa risponde e che dobbiamo anzitutto ricono-scere, non nascondono tuttavia una presupposizione metafisi-ca?” (Derrida, 1967, p. 33). in fondo la genealogia fenomenolo-gica giunge alla possibilità della ripetizione dell’idealità, cioèall’immunologia di forme “eterne” che si sostituiscono di fattoalla realtà; soltanto che ciò che supporta l’idealità è a sua volta

Page 64: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

coME64

un’idealità dell’idealità, il presente vivente nella sua valenza tra-scendentale (ivi, p. 35). “la non-realtà della Bedeutung, la non-realtà dell’oggetto ideale, la non-realtà dell’inclusione del sensoo del noema nella coscienza (husserl dirà che il noema nonappartiene realmente – reel – alla coscienza) daranno dunque lagaranzia che la presenza alla coscienza potrà indefinitivamenteessere ripetuta” (ivi, p. 38): anche se Derrida non parla effetti-vamente di “finzione”, siamo di fronte a un’inversione per cui lapresenza, la sensibilità immanente nella Lebendigkeit non costi-tuisce il punto di partenza di un processo di astrazione e idealiz-zazione, ma esattamente all’opposto ne è il risultato finale inquanto possibilità di ripetizione. se l’epoché si poneva quale finequello di destrutturare tutte le sedimentazioni metafisiche attra-verso le quali filtriamo la realtà, l’Erlebnis cui essa conduce è giàla ripetizione di un atto metafisico e di una vita trascendentale:“quando la vita empirica, o anche la regione dello psichico purosono messe tra parentesi, è ancora una vita trascendentale o inultima istanza la trascendentalità di un presente vivente chehusserl scopre” (ivi, p. 39).

in La voce e il fenomeno Derrida non riconduce questo cor-tocircuito al privilegio della “luce”, o perlomeno non in manie-ra diretta, bensì a quello della voce in quanto garanzia dellapresenza e della ripetibilità: quando il bambino inizia le sueavventure nel linguaggio, è grazie alla voce che riesce a seg-mentare e controllare quel continuum sonoro che ai suoi occhiappare una sorta di realtà incomprensibile ed esterna. Ma inve-ce di mantenere la “voce” nella sua valenza eterologica, il suopercorso educativo lo porterà a farne uno strumento di identi-ficazione sistematica, ri-petizione e idealizzazione: “husserl hasenza dubbio voluto mantenere, noi lo vedremo, un piano ori-ginariamente silenzioso ‘pre-espressivo’, del vissuto. Ma appar-tenendo la possibilità di costituire degli oggetti ideali all’essen-za della coscienza, ed essendo tali oggetti ideali dei prodotti sto-rici che si manifestano soltanto grazie a degli atti di creazione odi pensiero, l’elemento della coscienza e l’elemento del linguag-gio saranno sempre più difficili da distinguere. ora la loro indi-scernibilità non introdurrà forse la non-presenza e la differen-za (la mediazione, il segno, il rinvio, etc.) nel cuore della pre-senza a sé? Questa difficoltà rimanda a una risposta. Questarisposta si chiama la voce” (ivi, pp. 44-45).

le analisi derridiane partono così dalla concezione del segno

Page 65: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

aNtEfatti fENoMENoloGici 65

di husserl nelle Ricerche logiche poiché è proprio in esso che sigioca la possibilità della costruzione di un’idealità universale econdivisa: quando parliamo di segno – osserva – siamo predadella confusione tra “indice” (Ausdruck) ed “espressione”(Anzeichen), laddove il primo è un segno senza senso (sinnloss)e senza significato (Bedeutung). certamente ogni espressione èa suo modo indicale, cioè si basa su una materialità e un’esterio-rità per così dire corporea, essenzialmente contaminata, mahusserl vuole riconquistarne una certa purezza: “il voler-dire èsempre incatenato, preso in un sistema indicativo. Preso, cioècontaminato: è la purezza espressiva e logica della Bedeutungche husserl vuol recuperare come possibilità del logos” (ivi, pp.50-51). trasponendo queste argomentazioni in un ambito peir-ceano, l’indice allude ad una binarietà in cui c’è uno stretto con-tatto con il piano della realtà, mentre l’espressione (il “simbolo”per Peirce) appartiene a una terzietà che, nello stesso momentoin cui si pone, apre quello che frege definisce un “terzo regno”,il campo autonomo dell’idealità pura. tuttavia, l’espressione è“esteriorizzazione”, cioè “il bedeuten mira a un fuori che è quel-lo dell’oggetto ideale” (ivi, p. 65) ed è sempre animata da un’in-tenzionalità che però rimane tutta interna a sé, in un ambito“monadico” che ha rescisso ogni rapporto con l’altro. si parte daun’interiorità pura e spirituale per fuori-uscire ed es-porsi attra-verso un’intenzione significativa, cioè il “fuori” espunto dall’in-dice sembra rientrare per la porta di servizio nella forma di unmovimento di esteriorizzazione animato da un’intenzionalità eda un voler-dire (ivi, p. 59).

È proprio il “con-altro” che rende possibile l’espressione equesto “con-altro” è sempre indicale: in altre parole, Derridaopera un sovvertimento nei confronti dell’impostazione metafi-sica di husserl e da una parte tende a far coincidere l’indice conl’espressione, dall’altra riferisce il necessario rapporto conl’altro non alla semplice presenza come ci aspetteremmo, ma auna non-presenza, la “morte”: “si può essere sicuri che l’indica-zione, che copre fino adesso quasi tutta la superficie del lin-guaggio, è il processo della morte all’opera nei segni. E dalmomento in cui l’altro appare, il linguaggio indicativo – altronome del rapporto alla morte – non si lascia più cancellare. ilrapporto all’altro come non-presenza è dunque l’impurità del-l’espressione” (ivi, pp. 74-75). la vita e la semplice presenzaimmanenti nel voler-dire espressivo devono necessariamente

Page 66: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

coME66

contaminarsi con la morte e l’assenza, cioè con due configura-zioni decisive dell’assolutamente-altro.

Diviene in tale quadro più perspicuo il privilegio husserlianodel “monologo” interiore ove ogni esteriorità indicale vienesospesa e assistiamo a una sorta di pura e incontaminata pre-senza-a-sé del senso: “nel discorso interiore, non comuniconulla a me stesso. Non mi indico nulla. Posso tutt’al più imma-ginare di farlo, posso soltanto rappresentarmi mentre manifestoqualcosa a me stesso. Questa non è che una rappresentazione eun’immaginazione” (ivi, p. 83). tutto ciò però deve risolversinell’ “istante”, in un avvenimento irripetibile, poiché qualsiasiforma di rimando sarebbe a sua volta indicale: ma un segno chenon rimandi e che non sia ripetibile è ancora un segno? E la ripe-tizione non si fonda forse su un’idealità metafisica?

Derrida evidenzia così l’impasse in cui si avvita suo malgradohusserl: il monologo dovrebbe assurgere al ruolo del linguag-gio puro, assolutamente espressivo e non contaminato dall’e-steriorità, ma per essere ancora un concatenamento di segni equindi per essere riproducibile esso dev’essere ideale. idealità eripetizione sono necessariamente accoppiati, ma ciò significache essi ruotano attorno a un’impossibilità della presenza, inquanto presenza-a-sé istantanea ed evenemenziale che, inquanto tale, non può essere espressa se non attraverso una fin-zione (e, quindi, un’ulteriore mediazione, una contaminazionecon il “fuori”): il monologo si rappresenta ed è già una rappre-sentazione, e quindi un sistema di segni che per essere taledev’essere ripetibile e deve costituire un’idealizzazione, cioèuna sorta di copertura o filtro della presenza vivente (ivi, p. 94).

la presenza a sé del senso dovrebbe costituire il grado-zerodel ragionamento husserliano, ma tuttavia essa convoca unadimensione temporale che lo stesso husserl avrebbe affrontatoproblematicamente qualche anno più tardi, non senza evitaredecorsi aporetici: è possibile infatti l’istante puro? l’adessodella presenza a sé del monologo interiore, senza la mediazioneo l’infiltrazione di fattori allogenici ed estranei? “la punta del-l’istante, l’identità del vissuto presente a sé nello stesso istanteporta dunque tutto il peso di questa dimostrazione. la presen-za a sé deve prodursi nell’unità indivisa di un presente tempo-rale per non aver nulla da farsi sapere per la procura del segno.Una tale percezione o intuizione di sé per mezzo di sé nella pre-senza, non sarebbe solamente l’istanza nella quale la «significa-

Page 67: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

aNtEfatti fENoMENoloGici 67

zione in generale non riuscirebbe a realizzarsi, ma assicurereb-be anche la possibilità di una percezione o di un’intuizione ori-ginaria in generale, cioè la non-significazione come ‘principiodei principi’»” (ivi, p. 97).

in altre parole husserl opera una doppia esclusione, cioè daun lato esclude la componente indicale del segno, cioè quellache ne fa qualcosa di reale; ma dall’altro esclude anche la com-ponente espressiva poiché essa implica la necessità della ripeti-zione e quindi di un processo di idealizzazione che comunquedeve radicarsi su un qualcosa d’altro, di spurio. in tal senso lapresenza a sé deve giocarsi sull’ “adesso”, ma è lo stesso husserlche nelle Lezioni sulla coscienza interna del tempo, problema-tizza questa dimensione, evidenziando come sia essenzialmen-te legata al proprio opposto, l’ “adesso” con il “non-adesso”, lapercezione con la non-percezione. c’è un flusso che connetteogni “ora” con il fascio delle ritenzioni e con le intenzioni ride-stanti e rimemoranti, sennonché il “ri-” implica la necessità diuna ripetizione che a sua volta si fonda sull’altro, su uno spaziodi tracciatura e di iscrizione: “questo rapporto alla non-presen-za, ancora una volta, non viene a sorprendere, circondare,magari dissimulare la presenza dell’impressione originaria,esso ne permette il sorgere e la verginità sempre rinascente”(ivi, p. 103).

ci troviamo innanzi a una circolarità: husserl cerca di renderragione trascendentalmente della costruzione del senso, cioèdell’idealità, ma in siffatta operazione tenta un’esclusione del-l’alterità che ha quale presupposto la semplicità di una presen-za a sé che possiamo chiamare presente vivente, intuizione,monologo. Proprio l’impossibilità dell’ “adesso”, cioè della suapurezza evenemenziale, segna l’ingredienza dell’altro nellacostituzione del punto-fermo della presenza e ciò conduce allasua paradossale ripetibilità e quindi idealità: il Grund dell’idea-lizzazione è già un’idealità, un presupposto metafisico che siradica sull’altro, sopra un rapporto (che non è un rapporto) conil proprio altro, con la “traccia” in quanto elemento materiale eallotrio del segno stesso. Per rendere conto della costituzionedel “segno”, del Zeichen e dei processi di significazione (che allafin fine sottendono ogni forma di idealizzazione), husserl fini-sce per volerne l’esclusione, per farne un accessorio, un supple-mento quasi inessenziale, estrinseco quanto impuro.

ora, per Derrida tutto ciò integra una sorta di paradosso: la

Page 68: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

coME68

fenomenologia non ruoterebbe attorno ad un φαίνεσθαι, con unindebito privilegiamento della luce, bensì attorno alla phoné,alla voce. “il fenomeno non cessa di essere oggetto per la voce.anzi, nella misura in cui l’idealità dell’oggetto sembra dipende-re dalla voce e divenire così assolutamente disponibile in essa,il sistema che lega la fenomenalità alla possibilità dello Zeigenfunziona meglio che mai nella voce. Il fenomeno si dà come l’i-dealità dominata dal fenomeno” (ivi, p. 118), cioè costituisceun circolo auto-affettivo, il presupposto metafisico della possi-bilità dell’assoluta identità a sé. È indubbiamente vero chequando parliamo noi ci sentiamo parlare, ma questa auto-affe-zione è già di per sé problematica poiché implica il mediumdell’altro o, quantomeno, una presupposizione metafisica.Parlando esprimiamo delle idealità, ma nello stesso tempoabbiamo la coscienza puntuale dell’atto del parlare, del fluiretemporale dei significanti: la voce è la presenza-a-sé della miacoscienza, ma ancora una volta questa coscienza deve passareattraverso l’ “adesso” temporale. se per husserl l’auto-affezio-ne ad esempio del tatto – il rapporto toccante-toccato che appa-lesa la dimensione del corpo proprio (Leib) in quanto partico-lare esteriorità interiore – differisce notevolmente da quellafonetica in quanto assolutamente incorporea, flatus dell’anima,Derrida invece ne vuole smascherare la valenza metafisica: iltélos teoretico di voler fondare il senso (in tutte le sue sfaccet-tature) sulla presenza vivente dell’Erlebnis sfuma nella misurain cui questa medesima presenza vivente incarnata dal primatodella voce si dimostra esser già una idealizzazione immuniz-zante e, quindi, una certa relazione con l’altro, il non-proprio eil non-identico. Quasi in sintonia con ciò che ci viene racconta-to dal mito greco e, ad esempio, con il pensiero lacaniano (“nonc’è altro dell’altro”), già nel 1968 Derrida sembra disegnare icontorni di una fenomenologia che per esser tale non può checonfigurarsi a sua volta come un’immunologia, cioè come ladecostruzione del fenomeno in quanto rapporto impossibilecon l’altro. ogni tentativo di fondare il fenomeno su un punto-zero di tipo auto-affettivo è così destinato a deflagrare nel pro-prio opposto, ossia nel primato impossibile (non-padroneggia-bile) dell’altro (cosicché la voce non sarebbe che una parados-sale “copertura” identitaria e immaginaria di una scrittura chenon possiamo definire “originaria”, in quanto sempre differen-te e sempre altra-da-sé): “l’auto-affezione non è una modalità

Page 69: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

aNtEfatti fENoMENoloGici 69

di esperienza caratterizzante un ente che sarebbe già lui stesso(autós). Essa produce lo stesso come rapporto a sé nella diffe-renza a sé, lo stesso come non-identico” (ivi, p. 123).

1.2.2 origini della geometria

Prima di affrontare i luoghi husserliani ove, nonostante le criti-che derridiane sovente abbastanza severe, l’emergenza di unfenomeno costitutivamente intramato dall’altro si manifesta intutta la sua urgenza ed insistenza, può essere propedeutico con-tinuare a percorrere le analisi che Derrida dedica ad husserl:l’Introduzione a Husserl. L’origine della geometria scritta nel1962 affronta tematicamente una meditazione di husserl riferi-bile ai testi più tardi legati al La crisi delle scienze europee e lafenomenologia trascendentale (Derrida, 1962, p. 71), nellaquale la questione è quella di caratterizzare nella loro genesi glioggetti ideali e, in particolare, la geometria. in qual modo unatto della coscienza e comunque soggettivo può assumere unavalenza intersoggettiva e uno statuto ontologico autonomo?che rapporto sussiste successivamente tra il soggetto e questenuove realtà che pure debbono avere un’origine soggettiva? Èpossibile poi una qualche forma di recupero o ridestamento diquell’istanza creativa e istitutiva ormai sepolta da una densastratificazione oggettiva, da saperi multipli ed eterogenei e daldecorso storico di una certa tradizione disciplinare?

la “liberazione della scienza nei confronti dei suoi radicamen-ti nella Lebenswelt e nei confronti degli atti soggettivi che l’han-no fondata resta, senza dubbio, una condizione necessaria dellesue conquiste; ma comporta anche la minaccia d’una alienazioneoggettivista che ci dissimula le origini fondatrici, ce le rendeestranee ed inaccessibili” (ivi, p. 77). se la fenomenologia vuolerintracciare l’atto fondativo della geometria, al di là della suacaratterizzazione fattuale e storica, ma anche del suo significatospecificamente geometrico o epistemologico, essa deve operareuna sorta di giravolta molto rischiosa, cioè porre una question enretour o Rückfrage (ivi, p. 99) necessariamente destinata all’a-poria poiché deve compiere una sorta di attraversamento che allafine conduce al paradosso del “fatto”, a una singolarità talmenteabissale da caratterizzarsi come un ά�ειρον. Ma non solo: husserlevidenzia anche che l’idea di una singolarità fondativa, anche sefonte di assiomi incontrovertibili e di un processo di idealizzazio-

Page 70: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

coME70

ne ed oggettivazione che tende ad oscurare questa sorta di archi-fattualità impossibile, deve fare anche i conti con un senso geo-metrico in generale, quasi uno “stile” consolidato da una tradi-zione millenaria ed aperto a una potenzialità indefinita di nuovescoperte geometriche concordanti: “per quanto lontano progredi-sca la sua edificazione, per quanto generosa sia la proliferazionedelle sue forme e metamorfosi, esse non rimetteranno in causal’unità di senso di ciò che, in questo divenire, resta da pensarecome la geometria. Poiché il fondamento di questa unità è ilmondo stesso, non come totalità finita di esseri sensibili, macome totalità infinita delle esperienze possibili in uno spazio ingenerale, l’unità de la geometria, che è anche la sua unicità, nonsi confina nella coerenza sistematica di una geometria i cui assio-mi sono già costituiti; essa è l’unità di senso geometrico di unatradizione infinitamente aperta a tutte le sue rivoluzioni” (ivi, pp.101-102). Esprimendoci con un differente linguaggio, ci troviamoinnanzi alla condizione paradossale di una “normotipia” che daun versante si rapporta con l’orizzonte di senso di un soggettosingolare, e dall’altro si inserisce all’interno di ulteriori orizzontinormotipici visti come spazi potenziali di decorso e di sviluppo.

le istanze sono divergenti: husserl è ben consapevole del-l’impossibilità di accedere all’atto egologico che in un tempoimmemorabile diede origine alla geometria; ma è anchecosciente che la via dell’assiomatizzazione, cioè la via hilbertia-na, poi confutata dai teoremi di incompletezza di kurt Gödel,non è esente da debolezze ed espone al rischio di sempre nuoveassiomatiche e nuove forme di geometria. in quest’ultimosenso, come può chiamarsi ancora “geometria” quella rieman-niana? Qual è il suo “senso geometrico”, il suo “orizzonte”?Detto altrimenti, o ci si apre a un “fuori” destinandosi però alfallimento e alla contraddizione, oppure si tenta un’auto-fonda-zione, rischiando tuttavia la tautologia e la petitio principi, cioè,secondo l’ottica gödeliana, l’impossibilità di dimostrare la pro-pria non-contraddittorietà, e quindi giocoforza la propriaintrinseca sensatezza.

D’altronde, sia la radicalizzazione dell’istanza soggettiva,sia di quella ideal-oggettiva tendono a rivolgersi nel proprioopposto, risultando quindi soluzioni inconsistenti: “la geome-tria è infatti la scienza di ciò che è assolutamente oggettivo, laspazialità, negli oggetti che la terra, il nostro luogo comune,può indefinitamente fornire, come terreno d’intesa con gli

Page 71: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

aNtEfatti fENoMENoloGici 71

altri uomini. Ma se una scienza oggettiva delle cose terrestri èpossibile, una scienza oggettiva della terra stessa, terreno efondamento di questi oggetti, è tanto radicalmente impossibi-le quanto quella della soggettività trascendentale” (ivi, pp.136-137). se la geometria costituisce quella normotipia che sirapporta al “reale” della terra, quest’ultima costituisce giàuna sorta di idealizzazione della soggettività, il “qui” assolutodi un grado-zero che coincide con il corpo proprio, un “corpo-terreno” (ivi, p. 138) che si pone fuori dallo spazio e quindidall’oggettività stessa. assistiamo cioè a una serie di copertu-re e di immunizzazioni, per cui ogni tentativo di raggiungereun Kern identitario, bonificato nei confronti di qualsiasiingredienza di elementi estranei, si dimostra fallimentaremancando del tutto il proprio scopo, o, anzi, invertendolo.

la tesi oggettivistica ci conduce al paradosso di una fondazio-ne soggettiva o intersoggettiva, se ci limitiamo a confinare lageometria nell’orizzonte della Lebenswelt, ma certamente nonvanno meglio le cose dal côté soggettivistico: l’atto soggettivo-fondatore, infatti, non solo è impossibile per la distanza tempo-rale che ci separa da esso oppure per le stratificazioni di sensoche ormai ne hanno irrimediabilmente alterato il senso, ma per-ché per trasformarsi in una idealità oggettiva e universale devenecessariamente aprirsi all’altro: “al suo fondo, il problema del-l’origine della geometria fa affiorare quello della costituzionedell’intersoggettività e quello dell’origine fenomenologica dellinguaggio. (...) la coscienza dell’essere-in-comune in un solo emedesimo mondo fonda la possibilità di un linguaggio universa-le. l’umanità prende in prima istanza coscienza di se stessa‘come comunità di linguaggio immediata o mediata’” (ivi, p.132). Grazie alla mediazione linguistica, la scoperta soggettivadiviene intersoggettiva e può così tradizionalizzarsi, istituziona-lizzarsi e divenire-reale all’interno di una comunità di parlanti:ma nel medesimo tempo in cui questa verità soggettiva vienecosì svelata, essa si trasforma in qualcosa di oggettivo. o,meglio, è soltanto grazie all’alterità assoluta della parola scritta,della scrittura che qualcosa come un soggetto e un oggetto pos-sono costituirsi. “Da solo, il soggetto parlante, nel senso strettodel termine, è incapace di fondare in modo assoluto la oggettivi-tà ideale del senso. (...) il linguaggio orale ha liberato l’oggettodalla soggettività individuale, ma lo lascia incatenato al suo ini-zio e alla sincronia d’uno scambio all’interno della comunità isti-

Page 72: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

coME72

tutrice. È la possibilità della scrittura che assicurerà la tradizio-nalizzazione assoluta dell’oggetto, la sua oggettività ideale asso-luta” (ivi, p. 141) come “campo trascendentale” in cui si puòcostituire un soggetto. l’atto soggettivo e istitutivo della geome-tria, presuppone l’alterità del campo trascendentale della scrit-tura che da un lato rende possibile il soggetto stesso, e dall’altroconsolida e rende autonome le oggettività ideali.

se l’oggetto geometrico costituisce un fenomeno, la sua origi-ne archi-fattuale allora non può essere che l’altro, un “assolu-tamente-fuori” che si esplica nell’impossibilità dell’ “adesso”.Per Derrida, husserl rimane legato al suo “principio dei princi-pi”, cioè alla funzione fondativa del presente vivente o della“presenza in carne ed ossa”: nonostante sia conscio dei proble-mi che si annidano in ogni archeologia e in ogni tentativo direcuperare le origini del senso, egli tenta di recuperare ad ognicosto l’istanza soggettiva e vitalistica. Dapprima husserl rilevacome l’idealità geometrica sia irrealizzabile senza la dimensio-ne intersoggettiva del linguaggio, ma successivamente non raf-forza questa posizione, ma si rifugia in un “apriori storico uni-versale” che è costituito dalla Lebenswelt e che garantisce lapossibilità di accedere a verità intemporali, apodittiche e tra-mandabili nelle generazioni: “soltanto attraverso l’esplicitazio-ne di questo apriori può costituirsi una scienza apriori che vadaal di là di qualsiasi fattualità storica, di qualsiasi mondo storicocircostante, di tutti i popoli, di tutte le epoche, di tutte le uma-nità, una scienza che sia un’ ‘aeterna veritas’” (ivi, p. 244). inaltri termini, come nel La voce e il fenomeno, emerge il “puntocritico” della fenomenologia e cioè la questione della tempora-lità, del problema dell’ “adesso” del presente vivente e dellanecessità della sua ripetizione: dal punto di vista immunologi-co, husserl non si rende conto cioè che il punto-d’origine, latemporalità o l’apriori stesso costituiscono già delle forme dicopertura, di idealizzazione intersoggettiva e, quindi, occulta-no un’impossibilità e insensatezza che è loro immanente.

1.2.3 Ego e alter-ego

il privilegio dell’evidenza e del presente vivente sembra scansarele problematiche legate a una fenomenologia dell’altro intesa intutta la sua radicalità: ciò che invece sembra trasparire in husserlè il tentativo di glissare la questione, almeno sino alla nota quin-

Page 73: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

aNtEfatti fENoMENoloGici 73

ta meditazione cartesiana, in cui l’altro, per così dire, viene postoa tema. ivi, tuttavia, è proprio questo “porre a tema” e la sua stes-sa possibilità fenomenologica che husserl cerca con non pochedifficoltà di questionare. se quindi sin qui, stando almeno alleobiezioni derridiane, lo abbiamo sorpreso imbrigliato in tuttauna serie di presupposti metafisici che viceversa pongono qualetélos o ideale la presenza dell’identità oppure un’impossibilecoincidenza intuitiva, ora tutto questo impianto teoretico sembravacillare, declinando invece verso un fenomeno che, per suaessenza, non può manifestarsi che intramato dall’altro.

continuando il nostro gioco nel seguire Derrida nei suoi ini-ziali interessi fenomenologici, ci accorgiamo come stavolta vi siravvisi una sorta di cambio di passo o, se vogliamo, un nuovostile nella problematizzazione che sembra tradire una maggiorcomplessità nel pensiero di husserl rispetto a quella emersa nelLa voce e il fenomeno oppure nel L’introduzione a Husserl. inViolenza e metafisica (1964), Derrida smaschera così quellache allora appariva essere un’opzione radicale, senza compro-messi, per una “filosofia dell’alterità”, e cioè quella riflessione diEmmanuel lévinas che prendeva di mira, oltre ad heidegger,proprio la quinta meditazione husserliana. invero siaheidegger che husserl sarebbero i rappresentanti di una sortadi grecità onto-fenomenologica, rispetto alla quale divienenecessario un “ritorno” all’ebraismo attraverso un’ontologiamessianica (Derrida, 1964, p. 104). l’ellenismo si caratterizzaper un primato inconcusso della luce (la fotologia cui abbiamogià fatto cenno) e della duplicità (il raddoppiamento immuno-logico per cui il visibile è sempre accoppiato con l’oscuro e l’in-visibile); l’ebraismo invece implica sempre un incontro conl’altro che è traumatico, una sorta di separazione che si confi-gura come traccia escatologica che irrompe e rompe la storia:“faccia a faccia con l’altro in uno sguardo e in una parola checonservano la distanza e irrompono tutte le totalità, questostare-insieme come separazione, precede ed oltrepassa la socie-tà, la collettività, la comunità. lévinas lo chiama religione. Essoapre l’etica. la relazione etica è una relazione religiosa” (ivi, p.121). Vedremo in seguito come Derrida cercherà di contempe-rare il messianismo ebraico con la duplicità ellenica attraversoun percorso che, attraverso la decostruzione, farà convergere lafenomenologia in un’immunologia: tuttavia, in questo contestoegli prende soprattutto di mira la radicalità levinassiana, per

Page 74: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

coME74

smascherarne gli eventuali risvolti metafisici e lo fa usando pro-prio le riflessioni husserliane quale contralto, in una sorta digioco di specchi.

ora, il privilegio della luce e del doppio fanno sì che l’ontolo-gia sia una forma di potere, un apparato di cattura grazie alquale il rapporto “io-tu” viene necessariamente risolto in unqualche assoggettamento: “fenomenologia e ontologia, in quan-to incapaci di rispettare l’altro nel suo essere e nel suo senso,sarebbero, quindi, filosofie della violenza. attraverso di esse,l’intera tradizione filosofica parteciperebbe, nel suo senso e inprofondità, all’oppressione e al totalitarismo dello stesso.antica alleanza occulta tra la luce e il potere, antica complicitàtra l’oggettività teorica e il possesso tecnico-politico” (ivi, p.116). Per lévinas, invece, il “dire dell’altro” precede ogni onto-logia e si pone in una condizione di “terzietà” irriducibile, un“fuori” non riconducibile a un pensiero, a una visibilità o a unlinguaggio. in questo senso, potremmo dire che l’altro o Autruiè ciò che non è immunizzabile, è l’infinito inimmunizzabile concui, a differenza di quanto prefigurato nella cultura greca, nonsi può avere alcun con-tatto essendo esso out-of-joint, assoluta-mente disgiunto. “Benché il nome di Dio venga spesso pronun-ciato, questo ritorno all’esperienza e ‘alle cose stesse’ come rap-porto all’infinita(mente) altro non è teologico, anche se è il soloa poter fondare poi il discorso teologico che, finora, ha trattatoimpudentemente in termini ontologici l’idea del rapporto traDio e la sua creatura” (ivi, p. 136). se lévinas vede nella feno-menologia e nell’ontologia un impianto essenzialmente fotolo-gico con tutto il suo portato di violenza, totalizzazione e identi-ficazione, è necessario che il “verso le cose stesse” si configuri inmaniera differente, come un rapporto paradossale e un certoqual sbilanciamento; se l’orizzonte di pensiero dei Greci nonaveva smesso di ipotizzare zone di incrocio, attraversamento eraddoppiamento dell’alterità, in una prospettiva ebraica l’altrodev’essere posto nella sua impossibilità ed irriducibilità, senzaalcuno spazio di compromesso o di imbricazione.

il con-tatto impossibile d’altronde non implica nemmenoqualcosa come un’esteriorità spaziale, poiché “lévinas intendeanche mostrare che la vera esteriorità non è spaziale, che c’èun’esteriorità assoluta, infinita – quella dell’altro – che non èspaziale, perché lo spazio è il luogo dello stesso” (ivi, p. 142).Uno spazio che non è uno spazio, sembra adombrare – lo

Page 75: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

aNtEfatti fENoMENoloGici 75

vedremo – una soggiacente struttura immunologica: ma è pos-sibile prescindere filosoficamente, nel linguaggio, da una meta-forizzazione che già indica una separazione tra il dentro e ilfuori, una proto-spazialità? Possiamo cancellare l’esterioritàsenza introdurre surrettiziamente un’interiorità? “Dire che l’e-steriorità infinita dell’altro non è spaziale, è non-esteriorità enon-interiorità, non poterla descrivere in altro modo che pervia negativa, non significa riconoscere che l’infinito (indicatoanch’esso nella sua positività attuale per via negativa: in-finito)non si dice?” (ivi, p. 143). in altri termini, Derrida decostruiscele pretese levinassiane di “dire l’altro”, ovvero dimostra comeanch’egli sia stato catturato da quello stile metafisico e violentoche non ha mai smesso di criticare: l’altro viene necessaria-mente accoppiato allo stesso, ne viene irreversibilmente intac-cato, in un gioco che non è che un risvolto della metafisica, unsuo rivolgimento. anche se ammettiamo che nel “dire” è imma-nente il “tu” infinito del proprio interlocutore o il “con” di unapluralità, si tratta sempre di una presupposizione, cioè, ancora,di una qualche forma di stessità trasfigurata.

ora, per corroborare questa tesi, Derrida utilizza proprio leMeditazioni cartesiane di husserl, ove non soltanto viene pro-blematizzata una fenomenologia dell’altro, ma si aprono deglispazi per una riflessione più complessa ed ibridata. su di esselévinas non ha alcun dubbio: “husserl facendo dell’altro (...)un fenomeno dell’ego, costituito per appresentazione analogicaa partire dalla sfera di appartenenza propria dell’ego, avrebbemancato l’alterità infinita dell’altro e l’avrebbe ridotta allo stes-so. fare dell’ego un alter-ego, dice spesso lévinas, vuol direneutralizzare la sua alterità assoluta” (ivi, p. 156). E inveceDerrida, capovolgendo in parte gli approcci decostruttivi neiconfronti della fenomenologia, intravvede nel tentativo “labi-rintico” di husserl, l’unica chanche di pensare o appercepirel’altro, cioè attraverso l’orizzonte intenzionale dell’ego e un’ap-presentazione analogica che implica una modificazione tra-scendentale dello stesso orizzonte intenzionale: “è evidente, diun’evidenza essenziale, assoluta e definitiva, che l’altro comealtro trascendentale (altra origine assoluta ed altro punto zeronell’orientamento nel mondo) non può essermi dato in modoorginario e in persona, ma solo per appresentazione analogica”(ivi, p. 157). ciò significa che mentre l’ “altra cosa” è un’alteritàche può essere sviscerata mediante lo svelamento e gli adom-

Page 76: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

coME76

bramenti laterali, l’altro, l’assolutamente-altro è un apriori checon-è nella medesima corporeità del mio corpo e di quello deglialtri e che, nello stesso tempo, deriva da una modificazioneintenzionale del mio ego. “l’altro è per me un ego di cui io soche entra in relazione con me come un altro” (ivi, p. 159) poiché“come potrebbe esserci un ‘gioco dello stesso’, se anche l’alteri-tà non fosse già nello stesso, in un senso dell’inclusione che l’e-spressione nello, senza dubbio tradisce? senza l’alterità nellostesso, come potrebbe prodursi il ‘gioco dello stesso’, nel sensodell’attività ludica o nel senso della dislocazione in una macchi-na o in una totalità organica che gioca o che lavora?” (ivi, p.160). la “stessità” si gioca in una paradossale “inclusione” incui l’altro è-nello-stesso ma nella paradossale misura in cuis⊂~s e in quanto siffatta relazione viene articolata attraversoun “come”, una sorta di simulazione o finzione. Nella tragediagreca l’alter-egoizzazione funziona all’interno di una precisastrategia immunizzante, in cui “stessità” ed “alterità” si scam-biano continuamente i ruoli, in un “gioco di rocambola” che è ilgioco tout court, ossia il modo “impossibile” attraverso il qualeil soggetto si rapporta al reale. se l’intero impianto fenomeno-logico husserliano sembra agli occhi di Derrida incatenato alpresupposto metafisico della “presenza vivente” (ossia all’idea,anche teleologica, che sia possibile un rapporto prima facie conle “cose stesse”, nonché una stessità od originarietà di quest’ul-time), ecco che l’effetto contrastante e catalizzante dell’eterolo-gia levinassiana fa baluginare nuove aperture nell’ambito dellafenomenologia stessa. il fenomeno implica la radicalità irridu-cibile del tempo e la presenza stessa implica una violenza (ecioè l’incontro insostenibile con l’altro-reale): “se il presentevivente, forma assoluta dell’apertura del tempo all’altro in sé, èla forma assoluta della vita egologica e se l’egoità è la formaassoluta dell’esperienza, allora il presente, la presenza del pre-sente e il presente della presenza sono originariamente e persempre violenza. il presente vivente è originariamente trava-gliato dalla morte” (ivi, p. 168). l’epifania del Volto d’Autruidiviene paradossalmente una sorta di violenza pre-metafisica eriduce l’altro a una nuova stessità, a un infingimento checamuffa le carte in tavola: l’azzardo husserliano, che sembra farsobbalzare altre sue posizioni eccessivamente ireniche, si mani-festa proprio nel tentativo impossibile di pensare un “fenome-no” intaccato dall’altro e che manifesta dei tratti originari di

Page 77: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

aNtEfatti fENoMENoloGici 77

insensatezza. Nel fenomeno l’altro “è-con lo stesso” e ciò cheappare è ciò che medesimamente si occulta.

ordunque, seguiamo più in dettaglio le riflessioni husserlia-ne, per rilevare anche come non soltanto la critica levinassianaalla fenomenologia in quanto violenza fotologica abbia un po’ learmi spuntate, ma come lo stesso Derrida debba affrontare inmodo più complesso il Kern fenomenologico del presentevivente. invero lo stesso husserl è cosciente di quest’ultimorischio, soltanto che non riesce ad inquadrarlo in un contestotemporale (dacché il presente vivente degli Erlebnisse ponenecessariamente la questione dell’impossibilità dell’ “ora”), malo condensa nel problema del “solipsismo”, ovvero nella possi-bilità di un nuovo idealismo: “se io che medito, mi riduco,mediante l’epoché fenomenologica, al mio assoluto ego tra-scendentale, non sono allora divenuto il solus ipse e non riman-go tale, fin tanto che sotto il titolo di ‘fenomenologia’, svolgoun’autoesplicazione conseguente? E la fenomenologia, chevoleva risolvere i problemi dell’essere oggettivo e darsi già comefilosofia, non sarebbe allora da stigmatizzare come solipsismotrascendentale?” (husserl, 1950b, p. 113).

Una delle possibili soluzioni all’impasse potrebbe consisterein una teoria trascendentale della esperienza dell’estraneo (ivi,p. 115) in cui venga messo a tema “l’esserci-per-me” dell’altro:nell’esperienza mondana noi abbiamo un’effettiva percezionedell’estraneo, che si presenta tendenzialmente come un alter-ego, cioè una sorta di rispecchiamento del mio ego che tuttavianon è “un analogo di me stesso, né addirittura un analogo insenso comune” (ivi, p. 117). Ma l’esperienza mondana, proprioin quanto tale, è frutto di una serie di stratificazioni di pregiu-dizi e di saperi che filtrano necessariamente il nostro rapportocon il reale e che, soprattutto, non dispiegano quel campo tra-scendentale che è preliminare a ogni fenomenologia. È pertan-to necessaria un’epoché la quale, tuttavia, non può essere lamedesima messa in atto, ad esempio, nelle Ideen poiché ciò chesi tratta di epochizzare sono gli stessi Erlebnisse: è un’epoché“di nuovo genere”, una sorta di meta-epoché finalizzata all’e-sclusione di ogni estraneità dal mio vissuto, cosicché “in quan-to trascendentalmente atteggiato, io cerco innanzitutto di deli-mitare la sfera del mio-proprio al di dentro del mio orizzontetrascendentale di esperienza. È la sfera, dico dapprima, delnon-estraneo. comincio poi a liberare astrattivamente quest’o-

Page 78: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

coME78

rizzonte da ogni estraneità” (ivi, p. 118). husserl perviene cosìad una dimensione del mio-proprio in cui qualcosa come ilmondo e l’altro sono ridotti alla pura appartenenza ad un ego,dal quale sono pure esclusi gli elementi “estranei” del corpo edell’unità psicofisica. “compiuta la purificazione appartentivadel mondo esterno, del corpo organico e del complesso psicofi-sico, ho perso il mio senso naturale d’essere un io, poichè rima-ne escluso ogni rapporto di senso a un possibile noi, come sog-getti o come oggetti ed è anche escluso ogni mio essere monda-no in senso naturale. Nella mia unità spirituale io resto ancora,tuttavia, come polo identico dei miei molteplici Erlebnisse puri,momenti della mia intenzionalità attiva o passiva e di tutte leabitualità che si costituiscono o si costituiranno in base a que-st’intenzionalità” (ivi, p. 120), la quale tuttavia è un’intenziona-lità “di nuova specie” (ivi, p. 126). in altre parole, husserl ricor-re a una nuova forma di riduzione trascendentale e questa con-duce a un’intenzionalità correlata altrettanto inedita che dis-piega un mondo “primordinale” che è nello stesso tempo estra-neo (e pre-costitutivo del mondo oggettivo) e appartenente allasfera del mio ego: abbiamo chiamato sinteticamente questacondizione dai tratti paradossali “l’altro-che-noi-siamo”, laquale si esplicita in maniera abbastanza eloquente in età infan-tile, rappresentando, per sua natura, già un’epochizzazione inre, per così dire naturale e spontanea. “Nell’ordine della costi-tuzione di un mondo estraneo all’io, esterno al mio proprio ioconcreto (ma niente affatto esterno nel senso spaziale-natura-le), vi è una trascendenza (o un mondo) in sé prima, primordi-nale, che nonostante la sua idealità come unità sintetica delsistema infinito delle mie potenzialità è pur tuttavia una partedeterminante del mio proprio essere concreto come ego” (ivi,p. 127). ciò significa che per husserl l’altro non si presentasemplicemente (e fichtianamente) come “non-io”, bensì comealter-ego, l’ “altro-io” che costituisce una “comunità”, una sferaintersoggettiva: non possiamo pensare a un’esperienza assolu-ta e trascendentale dell’alterità, poiché ciò che posso consegui-re attraverso la riduzione fenomenologica è un “livello-zero”dell’egoità nella quale tuttavia l’estraneo sembra co-fungente.in questo senso, nell’ottica husserliana e quasi in sintonia con isospetti di Nancy nei confronti di ogni “eterologia”, l’altro nonpuò essere che una “costruzione”: “si compie un’elevazione disenso al di sopra del mio mondo primordinale, per cui esso

Page 79: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

aNtEfatti fENoMENoloGici 79

diviene fenomeno di un determinato mondo oggettivo, ilmondo unico e medesimo per ognuno, compreso me stesso.Pertanto ciò che prima era in sé estraneo (il primo non-io) èora l’altro io. E ciò rende possibile la costituzione di un nuovopiano infinito di estraneità, della natura oggettiva e del mondooggettivo in generale, cui appartengono gli altri e io stesso. stanell’essenza di questa costituzione che sorge dagli altri, come‘puri altri’ (che però non hanno ancora senso mondano) il fattoche i per me altri non restano separati l’uno dall’altro, ma costi-tuiscono piuttosto (naturalmente nella sfera della mia proprie-tà) una comunità-di-io comprendente me stesso, ove gli io stan-no l’uno insieme all’altro e l’uno per l’altro, infine una comuni-tà di monadi” (ivi, pp. 127-128).

si dipana pian piano un gioco particolare, seguendo il qualedalla sfera appartentiva e primordinale si passa ad una sferaulteriore in cui prevale un “con” intersoggettivo all’interno delquale il soggetto si trova ad essere incluso: il “principio deiprincipi” della semplice presenza sembra in questo caso cedere,cosicché se “nel caso della esperienza di un uomo in generalenoi diciamo che l’altro ci sta innanzi, presente in carne ed ossa”(ivi, p. 129), ciò non significa che innanzi a noi si manifesti “l’al-tro io stesso, con i suoi momenti coscienziali e i suoi fenomenistessi (ossia quel che per lui è fenomeno)” (ibidem). anchenella sfera primordinale c’è un’estraneità che emerge ad esem-pio già nella percezione di un oggetto spaziale, del quale nonpossiamo conoscere tutta la sua struttura se non ipotizzando unaltro lato “appresentato”, cioè com-presente e potenzialmenteesperibile da un “altro” che non può essere che un “alter-ego”,una sorta di variazione intenzionale del “me-stesso”.

Ma non solo: quando innanzi a me appare un “altro corpo”organico, io lo percepisco in quanto tale come una sorta diestensione di senso rispetto al mio corpo organico, ovveroopero nell’ambito del “come se” secondo un processo chehusserl definisce “trasposizione appercettiva proveniente dalmio corpo” (ivi, p. 131). Ma come avviene questa trasposizionedi senso attraverso il quale il corpo dell’altro diviene il miocorpo organico? Quale spazio di senso si apre acciocché nelvedere il lato anteriore di un oggetto, potenzialmente vedo pre-figurata innanzi a me la possibilità di scorgerne anche il latoposteriore grazie a una sorta di estensione analogica del miocorpo, cioè “come se” io fossi un altro, un “alter-ego”?

Page 80: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

coME80

Entra in gioco in questo caso un tipo di sintesi passiva chehusserl riprende dalla tradizione empirista inglese – l’associa-zione – e che fa sì che l’ego e l’alter-ego siano sempre dati in unaccoppiamento originario, il quale, laddove perpetuato, divie-ne il fondamento di ogni molteplicità (ivi, p. 132). Quindi, da unlato l’estraneo si manifesta come l’originaria non-completezzadell’esperienza originaria con la conseguente necessità di undeterminato percorso di comprensione progressiva; dall’altroquest’ultimo percorso implica una “modificazione intenziona-le” talché “l’altro ha fenomenologicamente luogo come modifi-cazione di me stesso (ossia di quell’io che possiede da parte suaquesto carattere di essere mio in virtù dell’appaiamento che haora luogo determinando l’opposizione)” (ivi, p. 135). con altreespressioni, potremmo dire che originariamente l’estraneoappare attraverso il “con”, cioè la relazione dell’ego con il suoalter-ego nell’ambito dell’accoppiamento originario, e successi-vamente grazie ad un certo collocamento nello spazio che desi-gna il “qui” del corpo proprio: la parte nascosta di un oggetto,in questo senso, implica un’estensione spaziale, una sorta diesteriorizzazione della mia sfera primordinale che non puòderivare che dalla compresenza di altri-io potenziali e analogi-ci: “in questa appresentazione, il corpo, che appare nella miasfera monadica nel modo del ‘là’ e che viene appercepito comecorpo fisico estraneo, come corpo organico dell’alter-ego, costi-tuisce l’indizio dello stesso corpo, ma nel modo del ‘qui’ come loesperisce l’altro nella sua sfera monadica” (ivi, p. 137).

Non si tratta per husserl di seguire la via di lévinas, cioè l’ap-percezione di un altro impossibile il quale, anche qualoravenisse posto come impercepibile, disgiunto e assolutamentetrascendente, rimarrebbe comunque oggetto di una prensionecategorizzante ed identificante; si tratta invece di cogliere queimomenti in cui immanentemente l’estraneo è già co-fungentenei miei usuali atti precettivi, ovvero in ogni mia costruzione disenso (integrando quindi la paradossale condizione espressadalla formula s=s∪~s). io sono già “con”, cioè immesso in unapluralità di alter-ego che non possono essere colti se non comeuna variazione analogica del mio medesimo “ego” e come unadeclinazione della mia collocazione spaziale (facendo così dellamia coscienza qualcosa di esteso, corporeo ed esteriore).l’estraneità, insomma, non può essere svelata se non attraver-so l’estraneo che io stesso sono, il mio costituirmi già, apriori-

Page 81: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

aNtEfatti fENoMENoloGici 81

camente ed originariamente, come una molteplicità, il puro“con” inteso come la potenzialità di una continua modificazio-ne intenzionale (ivi, p. 138). “Dunque entro l’estensione delleassociazioni e delle appresentazioni, la mia natura primordina-le non rimane separata dalla natura appresentata dell’altro, néquindi il mio ego concreto da quello dell’altro. Piuttosto questocorpo naturale che è là, appartenente alla mia sfera, in virtùdell’associazione per accoppiamento tra questo stesso corpo e ilmio corpo organico preso assieme all’io psicofisico che vi domi-na, appresenta l’altro io nella mia natura primordinalmentecostituita” (ivi, p. 142).

la “presentazione” è già incrinata da un altro che tuttavia èun alter-ego, cioè una sorta di prolungamento del “mio io” chetuttavia si manifesta “come se”, aprendo lo spazio di una comu-nità di monadi. in questo senso le Meditazioni cartesiane ope-rano una sorta di correttivo potente nei confronti della “pre-senza a sé” quale s’era manifestata nelle Ricerche logiche:anche qui infatti la riflessione husserliana finisce per incentrar-si sulla temporalità, ma in questo caso non viene celata la suanatura paradossale; anzi ne viene per così dire svelata la strut-tura in quanto dimensione comunitaria del “con”. “in breve si èfondata una forma temporale comune, ove ogni temporalitàprimordinale ottiene da sé il puro significato di un modo origi-nale e soggettivo-individuale della temporalità oggettiva. sivede qui come la comunità temporale delle monadi, riferitecostitutivamente l’una all’altra, sia indissolubile, perché essen-zialmente connessa alla costituzione del mondo e del tempomondano” (ivi, p. 146). l’ “ora” è impossibile se non come idea-lità ripetibile, finzione immunologica; ma essa è cor-relata all’“ora” degli altri che sono una modificazione intenzionale delmio ego e quindi costituiscono degli alter-ego, sicché ogni“adesso” è per così sin-tonizzato (σύν) a livello collettivo ecomunitario agli “adesso” degli altri: il “mio” tempo primordi-nale è il tempo degli altri, ovvero “io” sono già normotipizzato alivello fenomenologico in un “apriori” che costituisce una pre-ordinata forma di immunizzazione del reale.

1.2.4 il carattere essematico delle sintesi passive

Derrida ha avuto il merito di elucidare alcuni slabbramentiintrinseci nell’impostazione fenomenologica di husserl,

Page 82: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

coME82

mostrando nello stesso tempo come essa sia stata continua-mente attraversata da tensioni e da paradossi difficilmenterisolvibili. le Meditazioni cartesiane in particolare hannodimostrato come l’estraneità, il “fuori” intrami la medesimastruttura dell’ego e lo inserisca suo malgrado nella dimensionecomunitaria e intersoggettiva del “con”: concetti come quello di“identità”, “presenza a sé” o “presenza in carne ed ossa” sonoinficiati e destrutturati costitutivamente da fattori eterotropiche ne appalesano all’improvviso il carattere finzionale eimmunizzante. Noi abbiamo scelto di chiamare i punti d’intac-co o, quantomeno, di vacillamento di queste costruzioni, esse-mi (dal greco έχειν, che oltre ad “avere” significa uno “stare inuna certa condizione” e un “essere in relazione”): si tratta di“relazioni pure” (se il termine “puro”, alla luce di quanto sin quisegnalato, può ancora aver qualche senso), o “relazioni senzarelati” che connotano il rapporto impossibile con l’altro. comevedremo, una fenomenologia nel suo intendimento orginario ouna immuno-fenomenologia, non può configurarsi altrimentiche come una fenomenologia essematica e una fenomenologiadel come (o, ancora meglio, un paradossale “come del come”).

le stesse decostruzioni derridiane alla fin fine si esplicitanonella loro essenza come l’enucleazione di determinate struttureessematiche: 1) il “ri-” della ri-petizione che, nella misura in cuiripete, necessariamente idealizza: l’atto creativo ed istitutivodell’oggetto ideale, il presente vivente dell’ora di un Erleibnis,per essere tale dev’essere re-iterato e, quindi, deve necessaria-mente contaminarsi con l’alterità degli “altri” e della tracciascritta quale condizione di possibilità della ripetizione medesi-ma; 2) il “con” che lega necessariamente ogni ego a una serieindefinita di alter-ego in quanto modificazione intenzionale ecampo trascendentale di un concatenamento di vissuti e attiintenzionali di “riempimento” che abbisognano di fatto di unorizzonte intersoggettivo e di un originario “con-essere”; 3) l’“in” che emerge proprio nel concetto di “orizzonte”, centralissi-mo nella fenomenologia husserliana e che innerva la stessastruttura dell’intenzionalità in quanto apertura di un campointersoggettivo e trans-individuale in cui in-essere: ogni feno-meno per essere tale dev’essere in-serito in una molteplicità diorizzonti e di serie intenzionali (sia passate che semplicementepotenziali) che alla fine sfociano in quell’Urhorizont che è laLebenswelt.

Page 83: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

aNtEfatti fENoMENoloGici 83

Da un certo punto di vista l’azione decostruttiva compiuta daDerrida nei confronti della fenomenologia, sembra radicarsiproprio sul carattere per così dire eterotropico degli essemi chesembrano destrutturare ab origine il “principio dei principi”.la presenza del fenomeno di fatto non può essere che un’idea-lizzazione, cioè una struttura metafisica che copre se stessa,autoimmunizzandosi e nascondendo il proprio carattere spu-rio: in quest’area torbida, husserl sembra oscillare continua-mente tra aporie, peraltro necessarie, e “ritorni all’ordine”,sovente frutto di una forzatura teoretica e non sempre consen-tanei con la stessa argomentazione fenomenologica. orbene, lanostra ipotesi è che questa specie di tarli essematici funzioninoin continuazione nella fenomenologia di husserl, e sebbeneinconsapevolmente ne facciano già una fenomenologia immu-nologica in cui il fenomeno è altro-nell’altro o, quantomeno,una costruzione di senso intramata originariamente dall’alteri-tà. ciò è evidente nelle analisi dedicate alle sintesi passive, cioèa una sorta di fungenza intenzionale pre-cosciente preliminarealla costituzione di ogni oggettualità ed idealità, e quindi arti-colata nell’ambito della sensibilità (a ciò che, soltanto per evita-re confusioni lessicali, proviamo a chiamare provvisoriamentesensus); nonché nelle analisi dedicate alla coscienza interna deltempo, già intercettate più volte poiché la temporalità sembracostituire per Derrida il “buco nero” della fenomenologia inquanto causa della deplezione della semplice presenza.

1.2.4a Esperienza e giudizio

husserl tenta una fondazione della logica dal punto di vistafenomenologico che diverga sia da una prospettiva assiomaticadi tipo hilbertiano, sia da qualsiasi forma di psicologismo inbase al quale qualsiasi giudizio logico non dipenderebbe chedalle medesime leggi della coscienza. tuttavia ciò implica ilricorso alla nozione di “evidenza” (husserl, 1948, p. 17), cheperò husserl non riconduce alla semplice presenza di un vissu-to, bensì all’auto-datità dell’oggetto a livello ante-predicativo:prima dell’evidenza logica di un’espressione come “a è B”, ènecessaria l’evidenza di “a” e di “B” la quale tuttavia non siferma al “punto-zero” di un Erlebnis appresentante, ma dispie-ga una serie di nuovi spazi e di nuove relazioni. in altre parole,se da una parte husserl sembra confermare una volta di più i

Page 84: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

coME84

propri presupposti metafisici, dall’altra adombra delle vie difuga e di deragliamento che egli stesso talvolta non riesce a con-trollare. l’oggetto evidente, infatti, è inserito a sua volta in unambiente od orizzonte di pre-datità passive, le quali a loro voltanon posseggono la caratteristica dell’evidenza. Ma non solo: ilmondo è “per-noi” poiché anche la passività si esplica parados-salmente come un’attività oscura, silente, sicché “il mondo èsempre per noi tale che la conoscenza vi abbia svolto la suaopera nei modi più diversi” (ivi, p. 29).

assistiamo in questo caso a due istanze o contromovimenti:1) parafrasando lacan, potremmo dire che l’attività giudicativaè sempre dell’altro e che anche il vissuto dell’evidenza, dellasemplice presenza non è che un “effetto” di un’alienazione ed èoriginariamente intaccato dall’altro; 2) un oggetto è sempre ecostitutivamente “in” un ambiente od orizzonte di conosciutez-ze e di oggetti scononosciuti, o non ancora conosciuti, o perve-nuti all’auto-datità dell’evidenza: “l’esistenza di un reale non haperciò mai e poi mai altro senso che quello della in-existentia,essere nell’universo, nell’orizzonte aperto della spazio-tempo-ralità, orizzonte dei reali già conosciuti e non solo di quelliattualmente consaputi, ma anche ora sconosciuti, che hanno lapossibilità di accedere all’esperienza e alla futura condizione diconosciutezza” (ivi, p. 31). Non esiste un “oggetto assoluto”, l’“Uno”, ma esso è necessariamente “con” altri oggetti e “in” unorizzonte attuale o potenziale di ulteriori infiniti oggetti e deter-minazioni oggettive, il quale orizzonte a sua volta implica ulte-riori oggetti e altri ancora. Potremmo definire l’orizzonte comeuno “sfondo di senso” o la condizione di possibilità di un sensopercettivo, la quale tuttavia implica una sorta di stratificazionedi orizzonti che parte dall’ambiente percettivo individuale incui un certo oggetto si presenta e ulteriori orizzonti collettivi eregolativi che husserl definisce tipiche.

la tipica si caratterizza come l’articolazione di anticipazioni edi successivi riempimenti, cioè essa offre delle direzioni regola-tive di conoscenza e una serie di pre-veggenze che però devonoessere via via confermate e corroborate dall’esperienza percet-tiva: si tratta di una trascendenza di senso (ivi, p. 32) che èindubbiamente apriori (ivi, p. 33) e che nel secondo libro delleIdeen husserl riferisce anche a un campo potenziale “ortoeste-sico”, ossia caratterizzato da una qualche normalità. ci trovia-mo, detto altrimenti, innanzi a quella nozione di normotipia

Page 85: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

aNtEfatti fENoMENoloGici 85

sulla quale torneremo e che costituisce l’orizzonte di sensoinvariante, trascendente, apriori (sebbene, dal punto di vistagenetico, assolutamente a posteriori) e connotato dalla “totali-tà”: “ogni tipica particolare, quella dei reali particolari (e dellecostellazioni di reali), è però circondata dalla tipica della tota-lità, che appartiene all’intero orizzonte del mondo come oriz-zonte infinito. lungo il corso dell’esperienza mondana, dell’e-ventuale coscienza piena e concreta del mondo, il senso d’esse-re del mondo resta invariante e perciò resta invariante l’edificiostrutturale di questo senso, costituito dai tipi invarianti dellerealtà individuali” (ivi, p. 34). si può notare dunque come lapercezione e l’afferramento di un oggetto costituisca un proces-so molto complesso in cui funzionano stratificazioni di orizzon-ti di conosciutezze e sconosciutezze, tipiche regolative che ren-dono possibile momenti di predelineazione e riempimento,“fedi” o “credenze” vere e proprie che all’interno di siffatto pro-cesso devono fissare dei punti fermi e delle invarianti di riferi-mento. il percorso che deve compiere il fenomenologo è, comeabbiamo visto, una question en retour, ossia un movimentoretrogrado o “regresso” che deve tentare un attraversamento ditutte le sedimentazioni di senso e le idealizzazioni che pur tut-tavia ci offrono – almeno in apparenza – l’oggetto “così com’è”.se vogliamo ricercare l’origine dell’operazione giudicativa, ciritroviamo imbrigliati nell’opacità di pre-datità molteplici einfinitamente incassate, a loro volta “regolate” e organizzate“logicamente” da tipiche intersoggettive e inconsce che ci offro-no oggetti già delineati e i cui adombramenti laterali e riempi-menti sono già prescritti da precise norme. “il mondo in cuiviviamo e compiamo giudizi di conoscenza, a partire dal qualeci affetta ciò che diverrà sostrato di possibili giudizi, ci è sempredato in anticipo come permeato dai sedimenti delle operazionilogiche” (ivi, p. 38).

Quando io ritengo di aver pieno possesso conoscitivo di unoggetto o di giudicare determinando autonomamente e in veri-tà le relazioni oggettuali che danno luogo all’atto predicativo,effettivamento sono soggetto a un inganno. c’è a monte un’at-tività inconsapevole che non è propriamente afferibile al mioego, bensì a un altro (l’altro del mio corpo, del mio cervello,della mia sensibilità pre-cosciente, etc. e quindi, più in genera-le, di una certa macchinalità biofisiologica), all’altro tout courtin quanto doxa passiva (ivi, p. 55): potremmo parlare, dunque,

Page 86: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

coME86

di un dispositivo di immunizzazione talché dal livello “alienato”delle credenze passive attraverso le quali il mondo non vieneancora afferrato obiettivamente ma rimane qualcosa di cui “ne-siamo”, si passa attraverso fasi graduali di tipizzazione al giudi-zio predicativo, che solo può garantire il possesso conoscitivodell’oggetto: “ogni giudizio predicativo è un passo in cui ci siprocura un possesso conoscitivo stabile” (ivi, p. 56) e attraver-so il quale, dunque, ci si rassicura di un “soggetto giudicante”,di un “io” o di un “polo egologico”. il giudizio sorge dall’espe-rienza, ma questa è intramata dall’alterità e nel medesimotempo è già intaccata da attività idealizzanti e da movimentiegotropici; costituisce un’attività che però si basa su oggetti oauto-datità derivanti dal lavorìo silente di credenze e sintesipassive che non sono più mie, ma dell’altro, del campo mona-dico dell’intersoggettività. inoltre – e qui arriviamo a un’ulte-riore estensione del concetto fenomenologico di “senso” – lapassività non è soltanto quella percettiva e sensoriale, ma chia-ma in gioco il campo dell’affettività, dell’emozione e del deside-rio: non possiamo cioè pensare a una pura conoscenza disgiun-ta da tutto il complesso passivo che contorna ogni nostra espe-rienza, ma possiamo dire che quando guardo un oggetto, adesempio, non sono mosso soltanto da una curiosità percettiva asua volta regolata da una precisa tipica oggettuale, ma proba-bilmente sono motivato da una precisa pulsione scopica e da undesiderio che non è “mio”, ma dell’altro. “Non esiste quindisolo una passività originaria di dati sensibili o ‘dati di senso’,ma anche di dati di movimento e, in contrapposizione a questi,un volgersi attivo oggettivante non solo come quello che haluogo nella percezione ma anche nel valutare e provar piacere,dove si dànno pure degli analoghi dell’evidenza e dunque anchedella percezione, com’è il caso del darsi da sé originario di valo-ri, scopi, etc.” (ivi, p. 65).

1.2.4b Le sintesi passive

in una serie di lezioni tenute a friburgo dal 1920 al 1926,husserl analizza tematicamente il campo delle cosiddette “sin-tesi passive”: già in questa prima determinazione notiamo uncontrasto o un ossimoro, datoché vengono messe assieme unadimensione dell’inazione, del non-fare attivamente e unadimensione invece dell’attività, del “mettere assieme” (sin-

Page 87: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

aNtEfatti fENoMENoloGici 87

tesi). funziona cioè all’interno dei processi percettivi una sortadi “attività” perlopiù inconscia e che paradossalmente può esse-re circoscritta solo nell’ambito di una sfera passiva, sebbenemanifesti le medesime movenze delle attività percettive supe-riori. Una delle caratteristiche della concezione del senso inhusserl è un certo “isomorfismo” a qualsiasi livello ci soffer-miamo, sia esso la mera esperienza ricettiva oppure l’approfon-dimento tematico di un oggetto, o ancora la sua idealizzazionepredicativa: questo movimento – lo vedremo – si caratterizzaper il continuo “rimando”, l’anticipazione e il riempimento,sovente mancato e cagione di un ulteriore rimando e movimen-to che poi è proprio quello del flusso temporale. “la percezioneesterna è una continua pretesa di fare qualcosa che, per la suastessa essenza, non è in grado di fare” (husserl, 1993, p. 33),ossia la percezione, in quanto relazione con l’altro, è per natu-ra impossibile, destinata al fallimento in quanto essenzialmen-te spuria, contaminata e mischiata. al di là dell’ennesimorichiamo a un grado-zero fenomenologico consistente in un’au-to-affezione, sia essa quella del monologo interiore oppurequella della temporalità, è interessante notare come quihusserl sottolinei l’ingredienza, all’interno dei processi percet-tivi, di fattori di oscurità e per così dire di mancamento, senzaprefigurare peraltro alcuna possibilità di esaustione definitiva:“dal punto di vista noetico il percepire è un miscuglio: vi è unapresentazione effettiva, che rende intuibile ciò che presenta nelmodo della presentazione originale, ma vi è anche un vuotoindicare che rimanda a possibili nuove percezioni. sotto l’a-spetto noematico ciò che viene percepito si dà invece per adom-bramenti, e quindi in modo tale che ciò che è di volta in voltadato rimanda a qualcosa di non dato, in quanto non dato cheappartiene tuttavia a quel medesimo oggetto” (ivi, p. 35). ciòsignifica che sia dalla parte dell’attività percipiente, sia da quel-la dell’oggetto percepito assistiamo a un gioco di rimandi e diincompletezze, cioè siamo impossibilitati nel raggiungere l’as-soluta auto-evidenza, la semplice presenza di un “adesso” chenon rimanda più a nulla: husserl sembra così oscillare conti-nuamente tra l’ideale teleologico di un’assoluta datità e unsenso che è tale poiché articolato in una rete di continui riman-di e fallimenti, cosicchè quell’assoluta datità si mostrerebbealfine assolutamente in-sensata, cioè fuori dal circuito del sensoe, quindi, pura finzionalità ideale confinante con il non-senso:

Page 88: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

coME88

~(s=s∪~s)→(s=~s). “in altre parole, tutto ciò che si manifestapropriamente è una manifestazione di qualcosa solo in quantoè intrecciato con e attraversato da un orizzonte intenzionalevuoto, cioè in quanto è circondato da un alone vuoto dal puntodi vista fenomenologico. Questo vuoto non è però un nulla, maun vuoto che deve essere riempito, è dunque un’indetermina-tezza determinabile” (ivi, p. 36, cors. ns.). Possiamo notarecome la fungenza di alcuni essemi fondamentali (il “con”, il“tra” e l’ “in” cui allude l’essere-circondato) divenga essenzialenella costituzione del senso in quanto “aver-a-che-fare” con deibuchi, dei vuoti potenzialmente riempibili, ma mai esaustiva-mente. si aprono in tal modo sia orizzonti interni che esterni,regolati dalla dimensione essematica del plus: “ogni manifesta-zione porta infatti con sé, nel suo orizzonte vuoto, un plusultra” (ivi, p. 42). l’identità dell’oggetto trascendente si realiz-za grazie alla concordanza di svariati decorsi intenzionali, checomprendono pure le sensazioni cinestetiche e più in generaleil “corpo proprio”: non è possibile in questo senso alcuna idea-lità senza l’ingredienza di un elemento allotrio, estraneo, che sicondensa nell’ “io posso”, cioè nella possibilità “pratica” delsoggetto di intervenire ed agire nel mondo.

sin dall’inizio, anche nell’ambito della passività, husserl nondiscerne in modo deciso il campo della sensibilità da quello del-l’idealità, ma anzi mescola continuamente i livelli tantoché glistessi processi modali sembrano aver origine a livello percetti-vo. in particolare la “delusione”, cioè il mancato riempimentodi una serie di attese, conduce alla “negazione” (ivi, p. 59) purnell’ambito di un decorso apparentemente unitario: “nonostan-te l’unità del processo percettivo e il permanere di questo con-tenuto di senso unitario, avviene tuttavia una frattura, e sorge ilvissuto dell’ ‘altrimenti’” (ivi, p. 60). c’è un διά, una dif-ferenzache rende posssibile la negazione, il dubbio e la possibilità stes-sa, e che dipende dall’irruzione di un novum percettivo discor-dante, il quale tuttavia è in grado di agire retroattivamente,cambiando radicalmente il senso complessivo dell’esperienza.Nella negazione c’è una “cancellazione” vera e propria del pas-sato ritenzionale riguardante una determinata impressione; neldubbio “una stessa ed identica compagine di dati hyletici è labase comune di due apprensioni sovrapposte” le quali riman-gono per così dire separate e senza che una possa prevalere sul-l’altra (ivi, p. 70). È in virtù di questa problematicità hyletico-

Page 89: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

aNtEfatti fENoMENoloGici 89

passiva che sorge il “giudizio” in quanto “forzatura” o, se voglia-mo, reazione immunitaria di fronte all’impasse percettiva: “latensione passiva e disgiuntiva delle possibilità problematiche(il dubbio in senso passivo) motiva un dubitare attivo, un atteg-giamento che pone l’io in una scissione d’atto” (ivi, p. 99).l’ideale costituisce un’immunizzazione del percettivo e il per-cettivo immunizza l’hyletico, ossia quella pura materialitàimpressionale che non è ancora “mia” e che si presenta come uncontinuo divenire-altro, l’irruzione del novum imprevedibileed evenemenziale. in altre parole, potremmo altresì riguardarel’intero processo percettivo come un insieme di strategie immu-nologiche, finalizzate ad “ordinare”, regolarizzare, incastonarein una struttura di predelineazioni, attese e riempimenti ciò chedefiniamo genericamente “altro”.

1.2.4c Associazione e temporalità

andando a ritroso nella sua fenomenologia genetica, husserlpassa dal campo del giudizio predicativo ai suoi fondamenti intermini di contrasto o pluralità di decorsi intenzionali.all’ultimo livello troviamo la dimensione dell’ “associazione”che in sostanza regola i rimandi intenzionali e i vari concatena-menti composti dalla dinamica anticipazione-riempimento:facendo un esempio tratto dalle tecnologie dei nostri tempi, unmeccanismo pressoché analogo sembra funzionare nelle attua-li fotocamere digitali. il cosiddetto ccD che rappresenta ilcuore della macchina e ne definisce la risoluzione, non costitui-sce altro che una superficie fotosensibile in grado di registraree successivamente digitalizzare (cioè di trasformare in linguag-gio binario) gli input fotocromatici. Ma ciò non significa cheipso facto su tale superficie si fissino le immagini già bell’epronte, così come possiamo osservarle sul visore di controllo osul monitor del nostro computer: in pratica ci troveremmoinnanzi ad un magma di punti-colore irrelati, privi di strutturae difficilmente riconducibili a qualche figura conosciuta. Èinvece necessario un software specifico che tenga conto dei con-trasti e delle somiglianze, riempiendo attraverso precisi logarit-mi i “buchi” sensoriali e “interpolando” l’input iniziale: in talmodo l’immagine prende forma, inizia a stagliarsi in un modospesso anche più enfatizzato rispetto alla realtà percepita adocchio nudo.

Page 90: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

coME90

ora, l’elemento che vogliamo sottolineare è che l’apparentepassività dell’apparecchiatura è appena una nostra convinzio-ne, dacché invero questa passività invece è costruita e ciò chepercepiamo in essa non è altro che un “pro-dotto”, una costru-zione che radicalizza i contrasti fotocromatici e riempie conprocedure “tipicizzate” le aree “povere” di input: il softwarecioè, attraverso una “tipica” sensoriale, crea degli orizzonti diattesa e riempimento, facendo sì che una determinata figuraoggettuale emerga da uno sfondo attraverso adombramentilaterali armonici e concordanti con quel determinato oggetto.Ecco, per husserl a monte e al livello più radicale di questo pro-cesso, si situa un meccanismo associativo in base al quale nes-sun elemento hyletico rimane irrelato, ma per una tendenzacostitutiva si lega ad altri elementi e ad altri ancora secondodeterminate regolarità: “l’associazione estende infatti l’opera-zione costitutiva a tutti i livelli dell’appercezione. Era stato kanta notare che in quelle connessioni fenomenologiche, che - dalpunto di vista naturale dell’osservazione psicologico-obiettiva -ci si fanno dapprima incontro sotto il titolo di associazione, nonsi mostrano semplicemente fatti casuali, ma una legalità asso-lutamente necessaria senza la quale la soggettività non potreb-be esistere” (ivi, pp. 170-171).

l’omogeneità e la somiglianza caratterizzano la prima moda-lità associativa in cui i dati hyletici iniziano ad accoppiarsi esuccessivamente a raggrupparsi: “molteplici dati cromaticiseparati si raggruppano nel campo visivo e, grazie alla lorosomiglianza, sono uniti in modo peculiare” (ivi, p. 182). ciòavviene grazie a “membri-ponte” i quali realizzano una sorta diapparente continuità che consente una “fusione a distanza” (ivi,p. 184) da un lato, e un contrasto, una differenza dall’altro. Nelcaso del colore, “l’affinità a distanza del triangolo rosso con unaltro triangolo rosso fonda, in un presente fluente, una fusione,un’unificazione per affinità in una coppia. l’affinità di uno stes-so triangolo con un altro triangolo produce di nuovo una cop-pia: entrambe le coppie sono ora concatenate grazie ad unmembro-ponte, cioè grazie ad un identico membro” (ivi, p. 185)che, però, qualora sia ad esempio, un “quadrato rosso” consen-te un accoppiamento soltanto per quanto riguarta la “rossità”,mentre distingue nello stesso tempo il colore dalla figura.Prende avvio in tal modo, proprio al livello delle sintesi passive,il processo di categorizzazione che si compone di queste due

Page 91: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

aNtEfatti fENoMENoloGici 91

movenze correlate: la sussunzione omogeneizzante e la diffe-renziazione che moltiplica e diversifica sempre più categorie.

la sintesi a distanza per omogeneità non è l’unica modalità incui viene organizzato e strutturato il caos percettivo a livellopuramente hyletico: c’è anche ad un livello più originario ilfenomeno di ordinamento che, pur nel disordine, riesce a crea-re concatenamenti per successione o coesistenza. “il disordinenella forma per esempio di un insieme di macchie in un campovisivo per il resto uniforme è un fenomeno originario. Possiamopensare tuttavia queste stesse macchie come parti di un ordi-namento nel campo; possiamo infatti dar loro idealmente unordinamento e possiamo disporle ordinatamente sul campo:vedremmo così un ordine che ci sarebbe dato come un fenome-no della passività” (ivi, p. 187) e che si pone attraverso l’incre-mento seriale, l’uguaglianza, la somiglianza o la contiguità spa-ziale all’interno di una delimitazione di spazio con precisiorientamenti. Dal punto di vista essematico, ciò significa cheoltre al “di-” (διά) differenziante i campi hyletici e il “con” plu-ralizzante che istituisce i con-catenamenti, gioca un ruolo cen-trale in questo caso anche la relazionalità dell’ “in” che crea icosiddetti campi sensoriali e nei quali coesistono paradossal-mente serie differenziate e successioni articolate per differentiforme di omogeneità.

Ma che cosa succede quando le eterogeneità sono tali da nonessere ordinabili spazialmente, né sussumibili in qualche formadi campo omogeneo, né serializzabili in qualche modo? com’èpossibile quella forma minimale di ordinamento che è la coesi-stenza, cioè il puro “con” senza alcuna valutazione del contenu-to o della forma del “relato”? in altre parole, che cosa avviene erende possibile un determinato “campo sensoriale” come quel-lo tattile o quello visivo? husserl non sembra avere dubbi: se unelemento è eterogeneo rispetto all’altro, essi “sono dunqueassociati solo grazie alla temporalità del presente vivente.accanto a questa unitarietà formale ogni campo possiede in séun’unitarietà di contenuti, un’unitarietà oggettiva, che è appun-to quella dell’omogeneità contenutistica” (ivi, p. 191). ancora,corroborando suo malgrado le posizioni di Derrida, husserl ècostretto a ricorrere a una determinazione temporale che, persua essenza, non può manifestarsi altrimenti che come un’idea-lità, cioè qualcosa di “ripetibile” (in quanto in sé impossibile). ilpresente vivente rimane il télos della costruzione di ogni senso

Page 92: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

coME92

e, nello stesso momento, il suo fondamento incontrovertibile:come la fotografia digitale, il senso è possibile soltanto nell’as-soluta presenza, ma questa è già una finzione, una costruzionepre-costituita che non ha nulla di originale e che è passiva sol-tanto in apparenza.

1.2.4d L’intenzionalità passiva

implicitamente husserl ricerca quei punti di giunzione chelegano tra di loro la dimensione del “senso della sensibilità”(sensus) e il “senso dell’idealità”: quando parliamo di “senso” intutta la sua ambiguità semantica, invero adombriamo una certaomogeneità strutturale o, quantomeno, un tropismo coerenteche conduce attraverso meccanismi ricorrenti e concordantidalla base hyletica della percezione al suo “nocciolo noemati-co”. ciò importa necessariamente delle complicazioni, ossiadelle continue sovrapposizioni dei campi, come abbiamo nota-to nella com-presenza delle tipiche che regolano apriori lemedesime serie di anticipazione e riempimento percettivo. Nelcaso del nostro esempio della camera digitale, la cosa si tradu-ce nella preliminare determinazione da parte di un software diquel materiale fotocromatico che altrimenti si presenterebbecome un coacervo di elementi irrelati e caotici. sul versantedella critica derridiana, questa compresenza si rivela ancora piùperspicuamente nel carattere assolutamente ideale di quel“grado-zero” della fenomenologia che è il presente vivente.

ora, uno dei luoghi in cui questa co-implicazione appare par-ticolarmente evidente è proprio il carattere trasversale dell’in-tenzionalità, che costituisce probabilmente la scoperta più pre-gnante della fenomenologia husserliana (sebbene mutuata dalpensiero di Brentano e, forse, ancor prima, dalle suggestioni delpensiero medioevale di Pietro aureolo): anche nel campo dellesintesi passive assistiamo a una sorta di intentio che si palesaproprio nel medesimo movimento dell’attesa e del riempimen-to, nonché in un certo suo carattere fallimentare e mai definiti-vamente concluso. come ha occasione di affermare heidegger,l’intenzionalità in sé è pura apertura, ossia è l’ “orizzonte-in-cui”, ma anche continuo sbilanciamento, flusso infinito che nonriesce giammai a “chiudersi” nella delimitazione di un “ogget-to”: “l’intenzione non mira semplicemente in generale a sfiora-re, in corrispondenti intuizioni nell’originale, l’elemento ogget-

Page 93: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

aNtEfatti fENoMENoloGici 93

tuale inteso e a trovare riempimento alla predelineazione; essaresta ancora insoddisfatta e passa sempre a nuove determina-zioni più precise” (ivi, p. 128). anche se tendenzialmente e “ten-denziosamente” – dice husserl – l’intenzionalità mira a coglie-re l’oggetto in una sintesi che conduca a una “datità” originaria,il soddisfacimento che ne deriva è sempre relativo (ivi, p. 129).

Questo tipo di movimento, dunque, non si limita soltantoall’attività della coscienza, ma appare già fungente al livello dellesintesi passive, anch’esse organizzate attraverso un movimentoprogressivo di afferramento e di pre-idealizzazione: “questa ana-lisi ci ha condotto al concetto pregnante di intenzione passiva,intesa come quella forma particolare che la coscienza di qualcosadeve assumere affinché possa essere in grado di fungere nelle sin-tesi del riempimento” (ivi, pp. 135-136). Non esiste soltanto un“dirigersi verso”, un “ridestarsi attenzionale” oppure un “essere-diretto” verso qualcosa nell’ambito del pensiero cosciente: anchele sintesi passive sono alimentate da una medesima tensione chein fondo ha di mira la costruzione di una datità oggettiva chepossa rimanere identica nel tempo. in altre parole, le sintesi atti-ve riverberano sulle sintesi passive, con la differenza che in que-st’ultime non è ancora consolidata una soggettività, un polo ego-logico, ma esse sembrano semmai essere pertinenza di “un” altroo dell’altro tout court.

Queste infiltrazioni e sovrapposizioni rendono impraticabileuna fenomenologia trascendentale o, meglio, ne fanno unanon-fenomenologia: il “fenomeno” in sé non può essere checontaminato dall’altro, è un “misto” di momenti hyletici, inten-zionalità passive che riflettono le intenzionalità “deste” ed atti-ve, nonché di “tipiche” o normotipiche che sin dall’inizio necondizionano retroattivamente il decorso. Ma come l’hyletico ègià ab origine intramato dall’ideale, così viceversa l’ideale nonpuò che essere costitutivamente tarlato dall’altro, cioè dall’e-steriorità corporea, dalla comunità di alter-ego, dalla necessitàdella ripetizione e dal rimando a un orizzonte sempre ulteriore:in questo senso, insomma, la fenomenologia non può essere cheun’ “immunologia” o un’immuno-fenomenologia.

1.2.5 la coscienza interna del tempo

le aporie della fenomenologia husserliana sembrano conden-sarsi nella considerazione della centralità del tempo in ogni atto

Page 94: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

coME94

percettivo: l’“andar oltre”, il superamento radicalizzante dikant, significa in altri termini un approfondimento della tem-poralità che, tuttavia, in una specie di strano rebound, inficia asua volta la cardinalità dell’Erlebnis e l’evidenza dell’auto-dati-tà nell’ambito della fenomenologia. in fondo, la stessa deco-struzione di Derrida si consolida in ogni caso nel carattere apo-retico dell’“ora” quale fondamento silente della fenomenologiahusserliana, poiché nel tempo entrano in gioco l’altro e la suaimmunizzazione o se vogliamo si dipana l’immunologia nellasua essenza.

la difficoltà è ben presente anche ad husserl tantoché egli sitrova ad ammettere che la prensione schietta “nonostante lasua schiettezza (...) non è per nulla un dato semplice; essa indi-ca in sé una molteplicità di strutture in cui si costituisce comeunità temporale-immanente” (husserl, 1948, p. 96). in altritermini la prensione di un oggetto non costituisce l’initiumfenomenologico, ma viceversa esso è l’effetto di una costruzio-ne com-plessa, articolata nell’ingredienza di molteplici ed ete-rogenei fattori. “Quando cogliamo il suono che continua a dura-re, in breve ‘questo suono’, noi non siamo diretti al presenteistantaneo che pure muta continuamente (la fase che ora risuo-na), ma mediante esso e attraverso il suo mutare noi siamodiretti al suono come unità che nella sua essenza si presenta inquesto mutamento e in questo flusso di apparizioni” (ivi, p. 97).Non è un caso invero che per quanto riguarda una delucidazio-ne della temporalità husserl non prenda più ad esempio uninput tattile-visivo, come nel caso delle sintesi passive, bensì unelemento “sonoro”, come se la phoné, la voce fosse un evidenteindizio della fondamentalità della semplice presenza: neltempo, insomma, sembra esser in gioco direttamente qualcosacome la soggettività, l’ “ora” del presente vivente, la capacità diun afferramento immediato e di un controllo dell’ “evento”.

husserl deve in questo senso collegare tra di loro una tempo-ralità immanente alla coscienza che scandisce la percezione siaa livello di sintesi passive (rendendo possibile le medesimeassociazioni che delineano preliminarmente un determinatooggetto separandolo dal caos dello sfondo hyletico), sia quelleattive scandite nella sequenza “prima-poi” o nel processo delleritenzioni e protenzioni, e una temporalità che è propria del-l’oggetto come ad esempio quella del suono che dura ed è unfenomeno unitario nonostante la continua variazione melodi-

Page 95: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

aNtEfatti fENoMENoloGici 95

ca. Questi due corni dilemmatici verranno ricomposti dahusserl nella nozione paradossale e pas-par-tout di “flussoassoluto” in quanto connessione tra l’individuo e la comunità,senza alcuna differenziazione tra tempo psicologico-soggettivoe tempo pubblico-oggettivo; ma, almeno in prima istanza,husserl cerca kantianamente di mantenere una concezionedella temporalità intesa quale “forma della sensibilità”, ovverocome se fosse quell’intelaiatura priva di contenuto attraverso laquale è possibile la costituzione di un fenomeno unitario e diun’oggettualità “data”.

il problema sorge laddove il “punto d’origine” si caratterizzacome un “ora” che è impossibile: l’impressione di un suono “simodifica in un ‘già stato’; continuamente un’ ‘ora’-di-suonosempre nuovo prende il posto di quello trapassato nella modi-ficazione. se però la coscienza dell’ ‘ora’-di-suono, l’impressio-ne originaria, trapassa in ritenzione, questa stessa ritenzione èa sua volta un’ ‘ora’, qualcosa che c’è attualmente. (...) Un rag-gio dell’intenzione può dirigersi sull’ ‘ora’, cioè sulla ‘ritenzio-ne’; ma può anche dirigersi su ciò che nella ritenzione è consa-puto, cioè sul suono passato. (...) l’ ‘ora’-di-suono si tramuta insuono che è stato, la coscienza impressionale fluisce e trapassacostantemente in una coscienza ritenzionale sempre nuova”(husserl, 1966, pp. 64-65). Potremmo tradurre questa com-plessa stratificazione come un certo processo di immunizzazio-ne dell’ “ora”, dell’evento, attraverso il gioco infinito delle riten-zioni, le quali a loro volta non costituiscono affatto una formadi rimemorazione o ricordo, bensì si caratterizzano come speci-fiche “intenzionalità”.

in questa prospettiva rimane comunque ancora difficile com-prendere ciò che diviene effettivamente “passato” e, quindi, ache punto esso non può più essere concepito ed inteso comeuna semplice “ritenzione”. husserl fa l’esempio della melodiapresente che assume un carattere unitario grazie alla scia riten-zionale che produce, allo stesso modo della coda di una “stellacometa”, ma che diviene una melodia passata non “appena” ilsuono cessa: “dopo che la melodia è cessata noi non l’abbiamopiù come percepita e presente, però l’abbiamo ancora nellacoscienza, non è melodia in atto, però è melodia appena passa-ta. il suo essere appena-passata non è una mera intenzione, maun dato di fatto, dato in se stesso, quindi ‘percepito’. (...) D’altraparte la rimemorazione è rimemorazione presente essa stessa,

Page 96: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

coME96

originariamente costituita, e, poi, appena stata. Essa si costrui-sce in un continuum di dati originari e ritenzioni e, insieme,costituisce (o, piuttosto, ri-costituisce) una oggettualità imma-nente o trascendente di durata” (ivi, pp. 70-71).

Notiamo un certo imbarazzo da parte di husserl: egli ècostretto ad introdurre dei concetti accessori, ambivalenti,come l’avverbio “appena” che offre precise indicazioni tempo-rali e, quindi, presuppone una temporalizzazione preliminare,un tempo fenomenologico che antecede trascendentalmente iltempo obbiettivo dell’oggetto temporale; oppure come l’idea diun “dato di fatto”, di una sorta di “percezione conclusa”, deter-minata nella sua auto-identità e, quindi, idealizzata, ripetibileappunto nella rimemorazione. forzando un po’ le nostre argo-mentazioni, potremmo addirittura dire che la melodia in quan-to tale, nella sua presenza in carne e ossa, è la “melodia passa-ta”, poiché soltanto in tal caso essa appare e si manifesta inquanto tale. o, ancora, potremmo affermare viceversa che èpossibile soltanto l’ “evento” sonoro in quanto tale, un suonoche “non dura” e che quindi è scevro dal suo intorno ritenzio-nale, così come non può decadere nel passato poiché esso coin-cide con il suo “ora”.

le aporie sembrano moltiplicarsi, dunque. Dobbiamo pensa-re infatti anche allo stratificarsi senza fine dei movimenti rime-morativi, cosicché ogni novum percettivo comporta la sua sciaritenzionale che ci offre un “oggetto temporale unitario” mache, non appena cessato, decade in un passato rimemorabiletalché la stessa rimemorazione implica un proprio “ora” con lasua propria scia ritenzionale e così via all’infinito. “il ricordo èun flusso costante, e non solo concatenamento membro a mem-bro, è quello della vita coscienziale. Nella quale, infatti, ogninuovo reagisce sul vecchio, ed è così che si riempie e si deter-mina la sua intenzione anticipatrice: il che conferisce alla ripro-duzione una colorazione precisa. la retroazione che qui emer-ge è dunque necessaria a priori. il nuovo rimanda a sua volta aqualcosa di nuovo che, comparendo, si determina e modifica lepossibilità di riproduzione del vecchio, e così via” (ivi, p. 85). il“nuovo” retroagisce sul passato modificandolo ma cangiandopure le intenzionalità predelineanti e anticipatrici che rendonopossibile il “nuovo” medesimo. Ma non solo: poiché la stessaretroazione si pone nel tempo e inaugura pertanto un nuovoflusso temporale e un nuovo concatenamento con le proprie

Page 97: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

aNtEfatti fENoMENoloGici 97

ritenzioni e le proprie rimemorazioni, infine, com’è possibile il“tempo obbiettivo”? “come, nonostante il fenomeno del conti-nuo mutamento della coscienza del tempo, si stabilisce lacoscienza del tempo obbiettivo, a cominciare dall’identità deiposti temporali?” (ivi, p. 93).

il novum retro-agisce sul passato modificandolo, facendocioè sì che un determinato evento sonoro si caratterizzi comeun “elemento” di una determinata sequenza sonora; il tempo,in altri termini, si dimostra configurato circolarmente, è un cer-chio in cui il futuro viene incorporato nel passato pur modifi-candolo. l’altro viene incorporato nel sistema, anche se ciòimplica la sua paradossale “alterazione” e la sua modificazionestrutturale, e anche se ciò induce un certo qual dominio dell’es-sere-stato.

l’uscita da questa serie incastonata di impasse consiste nelrafforzamento dell’idea di “flusso”, sovente ripresa da husserlnelle sue descrizioni e consistente alla fin fine in una radicaliz-zazione e in una sorta di parossismo immunologico: se il “feno-meno” sempre di più si manifesta come una relazione impossi-bile con l’altro, una delle sue modalità di manifestazione èquella dell’auto-affezione, cioè dell’esclusione dell’altro inquanto puro sentir-si o sdoppiamento dell’ego in un alter-ego.“il flusso della coscienza immanente costitutiva di tempo, nonsolo è, ma è fatto in un modo così strano eppure intelligibile,che in esso deve esserci necessariamete un’autoapparizione delflusso e quindi il flusso stesso deve essere necessariamentecomprensibile nel suo fluire. l’autoapparizione del flusso nonrichiede un secondo flusso, è lo stesso flusso che si costituiscein se stesso come fenomeno. il costituente e il costituito coinci-dono, anche se ovviamente non possono coincidere in tutti isensi” (ivi, p. 109). attraverso la generalizzazione della formadel flusso husserl riesce così ad eludere le aporie della stratifi-cazione dei flussi temporali, nonché riesce a compiere il pro-blematico allacciamento tra tempo soggettivo e tempo oggetti-vo: è il medesimo flusso universale ed intersoggettivo che scan-disce la coscienza immanente del tempo, così come il contenu-to oggettivo ed unitario che appare alla percezione, in una sortadi sincronismo trascendente. “sennonché, non ha anche il flus-so, in un certo senso, qualcosa di persistente, anche se nessunaporzione del flusso può trasformarsi in un non-flusso?Persistente è, innanzitutto, la struttura formale del flusso, la

Page 98: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

coME98

forma del flusso. cioè: il fluire non è soltanto, in generale, unfluire bensì tutte le fasi hanno una stessa e medesima forma; laforma costante è sempre nuovamente riempita di ‘contenuto’ma, per l’appunto, il contenuto non è qualcosa di introdottodall’esterno nella forma, ma è determinato dalla forma dellaregolarità” che si manifesta nella “coda di ritenzioni” e in “unorizzonte di continuo variare, che è poi un dato di fatto origina-rio” (ivi, pp. 138-139).

È abbastanza evidente come in questo caso husserl tenda adavvitarsi su se stesso: il fenomeno in fondo si caratterizza comeflusso e quest’ultimo è la forma apriori che precede e anzi costi-tuisce ogni forma di riempimento, ma ciò non significa che allafine il fenomeno si risolva in esso, poiché il concretum o,meglio, la sua costituzione hyletica non ne dipendono. la formadel flusso si manifesta come quella regolarità che fa sì, in ulti-ma analisi, che l’ “ora” sia impossibile poiché incassato in unacoda ritenzionale e in un orizzonte protenzionale in cui vengo-no predelineate continue novità percettive. inoltre il fluire stes-so, ancorché antepredicativo o apriori, nonostante il suo carat-tere schiettamente formale è un “dato di fatto”, cioè ancoraun’apparizione empirica, un fenomeno.

1.2.6 il fenomeno dell’affezione

Nonostante il concetto di “auto-apparizione del flusso” (ilquale, curiosamente, costituisce anche la chiave di lettura concui heidegger affronta kant), le problematiche inerenti allafenomenologia della temporalità rimangono irrisolte, se nonulteriormente inasprite: husserl è chiamato continuamente asovvertire i propri punti di riferimento, cosicché l’“ora” si tra-sforma necessariamente in un flusso di “appena-passato” e“non-ancora”; la forma pura del tempo diviene un “dato difatto”, cioè a sua volta un fenomeno, un “apriori-aposteriori”;l’unità del presente non può costituirsi definitivamente che “inquanto passato”, in quanto già-stato mentre nello stesso modoil novum retroagisce continuamente su quanto appena ritenu-to, modificandolo e mutando le coordinate medesime delleaspettative percettive future; l’universalizzazione del flussotemporale che salda tra di loro tempo soggettivo e tempo ogget-tivo non è poi comprensibile se non immaginando anche inquesto caso, similmente all’appresentazione dell’alter-ego, una

Page 99: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

aNtEfatti fENoMENoloGici 99

sorta di “analogia” attraverso la quale io percepisco il “miotempo” come se fosse il tempo di tutti gli altri uomini e dell’in-tero universo. Ma in questo senso come possiamo concepire lamatematizzazione del tempo? È sufficiente l’analogia fenome-nologica per giustificare ad esempio un fenomeno che è anchetemporale come il “decadimento β” in fisica delle particelle?

orbene, come cercheremo di evidenziare nella seconda sezio-ne, il nodo della questione si coagula in una certa esclusionedell’altro nella considerazione della temporalità, mentre que-st’ultima sembra invece caratterizzarsi come “relazione conl’altro” (e, quindi, giustamente anche come “fenomeno”) e comeprocesso di immunizzazione di questa relazione in quanto impos-sibile. se riprendiamo la nozione husserliana dell’auto-affezionedel flusso, essa potrebbe essere sintetizzata con l’espressione“~s=~s”, cioè come una sorta di identità impossibile dove l’alte-rità ab-soluta risulta già necessariamente “ricoperta”: “~s” infondo “sostituisce” qualcos’altro, l’altro che alla fine immunizza,mentre l’equazione “=” identifica due alterità, ne fa uno “stesso”talché a=a, l’altro è uguale all’altro, ovvero non è più tale.tuttavia c’è un luogo in cui husserl, più o meno consapevolmen-te e indirettamente, introduce la “relazione con l’altro” nell’am-bito di una considerazione fenomenologica della temporalità,anche se questo luogo non coincide con gli scritti intitolati Per lafenomenologia della coscienza interna del tempo che raccoglieuna serie di lezioni tenute a Gottinga dal 1905 al 1911 e che sin quiabbiamo seguito. Questo luogo è invece ancora quello delleLezioni sulla sintesi passiva d’un decennio successivo, laddovehusserl prende in esame il “fenomeno dell’affezione” correlando-lo proprio alla temporalità: invero noi non riusciremmo mai acomprendere che cosa significhino termini come ritenzione,rimemorazione, ricordo, ridestamento, etc. senza una considera-zione della dimensione affettiva, cosicché anche la stessa nozionedi “flusso” sembra all’improvviso cambiare connotazione (nonnel senso che si trasforma in puro affectum, ma semmai nel suocostituire già una “copertura”, un’immunizzazione).

Ecco la definizione che ci dà husserl dell’affezione: “con ‘affe-zione’ intendiamo lo stimolo coscienziale, l’impulso (Zug)peculiare che un oggetto cosciente esercita sull’io. si tratta di unimpulso che trova soddisfazione nel volgersi dell’io e che da quisi dispiega nella tendenza verso l’intuizione originalmente offe-rente che disvela sempre più il se stesso oggettuale, nella ten-

Page 100: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

coME100

denza quindi verso la presa d’atto, verso l’osservazione più det-tagliata dell’oggetto” (husserl, 1966, p. 205). Questa definizio-ne, tuttavia, viene ripresa più volte e modificata, sino a fare del-l’affettività il momento centrale della costituzione delle oggetti-vità hyletiche, ossia dell’omogeneità e unità dei puri datiimpressionali. l’affettività, infatti, implica l’emergenza, cioèuno stagliarsi di un elemento che per qualche ragione è in “con-trasto” con gli altri (ivi, p. 206), come avviene ad esempio nelcaso di una melodia che emerge all’interno di altri campi sen-soriali come quello visivo e quello tattile: sto osservando un belpaesaggio che ha destato la mia attenzione, ma all’improvvisosono distratto da una musica che mi affetta e fa sì che io vi volgala mia attenzione percettiva. “Una melodia risuona senza eser-citare una considerevole forza affettiva, o addirittura, se ciòpotesse essere possibile, senza esercitare alcuno stimolo affetti-vo su di noi. Noi siamo per esempio occupati con altro, e lamelodia non ci colpisce neanche come ‘disturbo’. ora giunge unsuono particolarmente dolce, una svolta che suscita in manieraparticolare il piacere sensibile oppure l’avversione. (...)l’affezione si irradia quindi all’indietro nell’elemento ritenzio-nale, agisce innanzitutto dando un risalto unitario e allo stessotempo agisce e penetra nelle emergenze particolari, nei singolisuoni, promuovendo un’affezione particolare” (ivi, p. 213).

Epperò, per husserl l’affettività costituisce per così direanche l’altra faccia dell’associazione, per cui, ancor prima dellacostituzione di un polo egologico o di un oggetto impressiona-le, essa funziona nella formazione delle prime immunizzazionidella sensibilità passiva, come il contrasto, appunto, ma ancherelativamente alle forme di ordinamento come la successione ela coesistenza: allora “ci chiediamo: le legalità essenziali dellaformazione dell’unità immanente che abbiamo descritto, lelegalità cioè relative alla formazione di singoli oggetti per séconclusi, di interi, di gruppi e di configurazioni non esprimonoin fondo le mere condizioni di possibilità di tali unità – mentrel’effettiva realizzazione di queste stesse unità dipende dall’affe-zione e dall’associazione?” (ivi, p. 210).

sembrerebbe quasi che husserl si discosti da un privilegioesclusivo della temporalità, per declinare verso una commistio-ne di elementi nella quale se è vero che il tempo costituisce l’as-sociazione tout court, la sua forma, è anche vero che la stessaassociazione comporta un certo rilievo affettivo, una specie di

Page 101: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

aNtEfatti fENoMENoloGici 101

forza o, meglio, di gentle force come già la definiva Davidhume. ciò che appariva come puro flusso, ora diviene puroplesso associativo-affettivo, cosicché il fenomeno viene coltonella sua unità grazie all’associazione di elementi hyletici checreano campi di omogeneità e contrasti (e quindi differenzia-zioni) grazie all’affettività che caratterizza i singoli rimandi;mentre, allo stesso modo, la pecerzione di un suono avviene perassociazione delle singole ritenzioni e per l’affettività presentenei singoli ridestamenti.

husserl sembra oscillare nel considerare il ruolo dell’affezio-ne nell’ambito della costituzione delle oggettualità: “ne segueche anche in ciò che è elementare si ripropone il problema del-l’affezione; in modo particolare ci si chiede se l’affezione non siagià una condizione essenziale della realizzazione di ogni sintesicostitutiva e se non vi debba essere una relazione tra questi duemomenti: da un lato la peculiarità preaffettiva degli elementi,insieme ai presupposti essenziali, ad essa relativi, della forma-zione di unità, dall’altro l’affezione stessa” (ivi, p. 223). anchequando parliamo di momento hyletico, quindi, assistiamo aun’eccedenza, a qualcosa che deborda ma che, attraverso l’affe-zione, viene integrato e sintetizzato in qualche forma di unità: il“presente vivente”, in questo senso, diviene una sorta di polari-tà affettiva, ovvero un acumen nell’es-posizione, un faccia-a-faccia con l’altro che tuttavia viene già attraversato da una seriedi legalità e di movimenti sintetici. “considerato nella sua inte-rezza, esso è un’unità affettiva; ha di conseguenza una vivacitàunitaria nella quale confluiscono in quanto suoi momenti tuttele affezioni particolari che gli appartengono e che in esso sonosinteticamente unificate” (ivi, p. 225): se il presente vivente sicaratterizza per la propria vivacità affettiva, ciò significa che ilpassato esprime un certo qual annebbiamento dell’affettività,un vero e proprio spegnimento; mentre d’altra parte la stessatemporalità appare strutturata affettivamente, o, meglio, nondescriverebbe che un certo rapporto con l’altro.

husserl, infatti, ripropone nell’ambito delle sintesi passive ilmedesimo schema di pensiero seguìto nell’ambito della suaanalisi della fenomenologia della temporalità: il suono, nelmomento della sua acuità impressionale, manifesta una grandevivacità affettiva che si staglia da uno sfondo per così dire anaf-fettivo, il grado-zero dell’affezione. tuttavia, progressivamentel’affettività sfuma in un “annebbiamento” ritentivo che può tut-

Page 102: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

coME102

tavia essere ravvivato nel ridestamento rimemorativo: “unafflusso di forza affettiva, che ha naturalmente la sua originenella sfera impressionale, può far sì che una ritenzione total-mente vuota o comunque povera di contenuto affettivo partico-lare possa di nuovo riprodurre quell’annebbiato contenuto disenso che in essa è nascosto” (ivi, p. 232). È grazie all’affezioneche il suono si può costituire come un’unità percettiva che sipresenta come un’emergenza attenzionale, cioè assistiamo atutta una gradazione dell’intensità impressionale che dallaprima intuizione, già sempre perduta, conduce gradualmente aun impoverimento intenzionale che sfocia in ciò che husserlchiama emblematicamente “inconscio”. in altre parole, iltempo non è più puro flusso formale, ma decorso affettivo-associativo, ovvero un qualche rapporto con il reale, più o menotraumatico, e più o meno filtrato da strutture immunizzanti: “ilprocesso ritenzionale è – già nel tratto in cui è intuitivo – unprocesso di costante impoverimento, nonostante la continuaidentità del senso; il senso possiede una pienezza intuitiva sem-pre minore. ciò propriamente significa che l’intuizione è sem-pre meno un’intuizione pura e sempre più una mescolanza diintuizione e rappresentazione vuota. Questo comporta una pro-gressiva riduzione della forza affettiva che infine, quando laritenzione è totalmente trasformata in rappresentazione vuota,non ha alcun sostegno intuitivo e, propriamente, può ancora farvalere questi o quei momenti parziali del suo senso che pure siè conservato soltanto in quanto, a partire dall’intuizione e inultima istanza dall’impresisione originaria, agisce già una forzaaffettiva retroattiva” (ivi, p. 233). Grazie all’affettività il tempo-flusso universale, astrattamente formale, diviene il “senso” uni-tario proprio della sensibilità egologica e, allo stesso modo, ilsenso in quanto campo intersoggettivo della coesistenza e dellacomunicazione: ciò può avvenire poiché nell’ambito delle sinte-si passive agiscono per così dire delle legalità comuni, ovverofunziona già apriori una certa “logica” (da interdersi nel sensopiù ampio possibile) che è paradossalmente aposteriori, cioèuna costruzione all’interno del “mondo della vita”. “Nulla puòdivenire cosciente in un flusso coscienziale, o meglio per il suoio, senza che questa coscienza abbia realizzato – a partire dalsuo materiale di compagini hyletiche – secondo leggi essenzia-li e quindi assolutamente insopprimibili, la genesi intenzionalecorrispondente, il cui germoglio (Ausschlag) è la coscienza

Page 103: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

aNtEfatti fENoMENoloGici 103

d’oggetto e la cui sedimentazione (Niederschlag) è il corrispon-dente sistema ritenzionale, in cui si trovano le condizioni preli-minari per l’in sé di un tipo cosiffatto di obiettività intenziona-le e per il suo conformarsi alla norma” (ivi, p. 286); la coscien-za in tale prospettiva “è una storia (Geschichte) mai interrotta.E la storia è una costitutizione stratificata di formazioni disenso sempre più alte dominata da una teleologia immanente.E ad ogni senso appartengono una verità e una norma dellaverità. la storia in senso comune, nella sua relazione alla cultu-ra umana è solo un livello più alto, ed anche questo ha, chiara-mente, predelineato il suo in sé” (ibidem). husserl ribadisce piùvolte il concetto di “norma”, nonché quello di una teleologiaimmanente che legherebbe la “storia” soggettiva a una storiaintersoggettiva: il senso tout court, nella sua totalità e ambiva-lenza, non può costituirsi che attraverso un processo affettivo-associativo (che annuncia e distanzia in qualche maniera ilreale) a sua volta “normalizzato” e “tipicizzato” attraverso unanarrazione. in maniera implicita o indiretta, l’aporetica dellatemporalità pare risolversi, per certi aspetti, in un’aporetica delsenso: essa è esposizione all’altro, l’apriori di ogni apriori, main un gioco paradossale di doppio-vincolo è anche l’aposterioridi ogni aposteriori, ossia l’esser-già-soggetto a una norma e auna normalizzazione, e quindi a un’alienazione. l’altro, insom-ma, sembra trasparire ovunque, nella fenomenologia husserlia-na, proprio laddove il polo egologico e l’istanza teleologica sem-brano tener fermo un percorso del senso che parte da una pre-senza vivente idealizzata e si conclude con ulteriori livelli diidealizzazione: si staglia insomma nella sua intensità teoretica(e con le sue latenti debolezze) la fenomenologia in quanto puraeidetica.

1.2.7 il �ρός τί nella fenomenologia husserliana

il greco antico non possedeva un nome per definire la “relazio-ne”; semmai utilizzava un sintagma, �ρός τι, in cui la preposi-zione vera e propria o il sincategorema, come lo definivaaristotele, si appoggia anacliticamente al pronome “τι”. se inquesto caso assistiamo ad una sorta di “cosalizzazione” debole,ambigua, già con il latino relatio si compie un processo in cui alcentro tornano le substantiae in tutta la loro “stanzialità” eintemporalità. Una delle ipotesi che qui vorremmo abbozzare è

Page 104: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

coME104

che la “relazione” sembra operare all’interno della fenomenolo-gia di husserl non tanto in quest’ultimo senso, ma proprio nellapurezza decostruttiva e destabilizzante di una serie di relazioni“senza relati”. se l’altro viene almeno in apparenza depotenzia-to e neutralizzato in varie forme all’interno dell’eidetica, essotuttavia traspare e filtra continuamente in forme dissimulate,sovente laterali e scentrate rispetto alla tematizzazione fenome-nologica vera e propria.

forse il luogo più pregnante in cui l’essema si manifesta èl’intenzionalità che, nonostante ciò che si potrebbe arguire d’ac-chito, farebbe di husserl preferenzialmente un pensatore dellospazio anziché del tempo. come aveva prefigurato heidegger,nell’Intentionalität prevale un “in” nel senso di una continua esimmetrica in-clusione: esso dispiega un’apertura, un campo“orizzontale” in cui in-essere e in cui ogni rimando rilanciaun’ulteriorità e un’altra ancora. ogni oggetto trascendente sitrova “in” un orizzonte esterno, dove ogni adombramento late-rale ne rilancia infiniti altri; ogni oggetto hyletico si trova “in”un orizzonte di ulteriori punti hyletici, formando campi di omo-geneità, contrasto e ordinamento per successione; ma ognioggetto allude anche a un orizzonte interno di tipo associativo-affettivo e temporale, cosicché ogni punto-ora si inserisce all’in-terno di uno spazio ritenzionale e protenzionale. ogni ego infi-ne si colloca all’interno di un orizzonte intermonadico compo-sto da alter-ego che confluisce a sua volta nella Lebensweltquale Urhorizont, orizzonte degli orizzonti o spazio per cosìdire “mitico”, molto prossimo alla χώρα di Platone.

l’“in” fenomenologico ci offre in questo modo un paradigmaabbastanza emblematico di come funzioni la struttura essema-tica: non è un caso, infatti, che la relazione, il �ρός τι tenda quasiper un movimento naturale a sostanzializzarsi e, quindi, adimmunizzarsi. l’orizzonte intenzionale, hyletico o temporalemanifesta in genere una duplicità costitutiva e abissale: esso èl’altro in quanto pura apertura, es-posizione che, nonostante lepredelineazioni anticipanti, non può escludere il novum. Marappresenta anche quello sfondo rassicurante e com-prensivoin cui il futuro imprevedibile viene immunizzato, con attese edisillusioni – certo – ma anche con un movimento di continueretro-azioni finalizzate a costruire un’identità percettiva unita-ria. Emerge invero proprio a livello fenomenologico la funzionepacificante dell’ “identità”, in grado di integrare ogni variante

Page 105: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

aNtEfatti fENoMENoloGici 105

eterotropica e ogni istanza antigenica: il suono, pur caratteriz-zato da un concatenamento di punti-ora eterogenei, in virtùdella funzione affettivo-associativa delle anticipazioni e delleritenzioni, diviene una totalità unitaria e securizzante, un’unitàdisponibile che può essere rimemorata e ridestata da un sog-getto-padrone.

Eppure questa relazione “inessematica” rilancia un altrocampo relazionale che da una parte ne supporta la funzione,dall’altra invece introduce nuove linee di fuga e debordamento:ciò che caratterizza in sé l’orizzonte, è in genere un con-catena-mento, ossia una pluralità co-originaria e infinita, un “non-essere-uno” che in apparenza contraddice la stessa costruzionedell’unità cui aveva decisivamente contribuito. in questo senso,la fenomenologia in quanto tale sembra addirittura profilarsicome una filosofia del “con”: 1) ogni momento hyletico allude auna “catena” di ulteriori apprensioni, talché è necessario un“tener-sotto-presa” che già ab initio è incrinato e con-taminatodalla molteplicità. assistiamo in altri termini a due tropismiantagonistici in cui c’è una tendenza costante all’identificazionee all’Uno, che purtuttavia deflagra in un “con” indeterminato:lo stesso presente vivente è una realtà che si auto-contraddicenella misura in cui si sostiene e, per certi aspetti, deriva dallapluralità originaria del “con-essere” delle ritenzioni e delle pro-tenzioni; 2) quando husserl affronta l’altro tout court, lo fa inun modo inconsapevolmente auto-decostruttivo, poiché se daun versante tenta di consolidare il primato egologico facendodell’altro un alter-ego che si manifesta modificando il mio oriz-zonte intenzionale, dall’altro versante statuisce l’originarietàdel “con” o, come nota Nancy (e come approfondiremo nel §1.3), del “noi”.

Ma che cosa implica il “con”? in quale modo sono possibiliconcetti come quelli di catena o di molteplicità? Già a livellodelle sintesi passive, husserl evidenzia la funzione essenzialedel διά, della dif-ferenza, la quale non implica soltanto un’i-stanza negativa, una “frattura” per così dire dell’integrità unita-ria del fenomeno, bensì svolge una funzione essenziale a livellogenetico e, paradossalmente, proprio nella costituzione dell’og-getto hyletico e nella fondazione dell’attività giudicativa. comeabbiamo visto, infatti, gli stessi processi di categorizzazioneprendono avvio a livello di pura sensibilità, e cioè nella forma diuna sorta di sub-reazione autoimmunitaria nei confronti di

Page 106: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

coME106

quei fenomeni di “contrasto” che rompono le catene delle “atte-se” pre-delineanti: la dif-ferenza immanente nel novum evene-menziale, espressione dell’altro assoluto incarnato nei medesi-mi meccanismi costitutivi della coscienza trascendentale, siconverte nel suo opposto e diviene il cardine di un movimentodi identificazione e consolidamento delle unità oggettuali. È apartire dall’altro, con e nell’altro, che s’avvia quel sorpredenteprocesso che conduce alla costruzione di un sé distinto e di unmondo variegato in innumerevoli oggetti “auto-identici” i quali,nello stesso tempo, marcano quelle differenze, anche minimali,che sono la garanzia della loro identità.

Questa struttura chiasmatica, che fa dell’elemento relaziona-le il primo accesso all’altro e, simultaneamente, il suo primo,inesorabile occultamento, emerge con una vividezza ancora piùmanifesta nel caso della ri-petizione. Quest’ultima è ad esempiogià intrinseca nella “cosalizzazione” della re-latio latina e, comeevidenziato da Derrida, costituisce il fondamento di ogni idea-lizzazione. l’ “ora” in quanto tale è impossibile e proprio pertale ragione non può essere che una “presenza” ideale, ripetibi-le all’infinito: per husserl, tuttavia, è la medesima ripetizioneche in qualche maniera fa scompaginare questa idealità, crean-do catene sovrapposte di ritenzioni, rimemorazioni e ridesta-menti. l’“ora” è un fenomeno complesso a tal punto da autoim-munizzarsi e auto-decostruirsi nella sua medesima consistenzaontologica; non è un “punto-sorgente” originario, ma semmaiun punto d’arrivo, il luogo di un compromesso soggettivo e diuna statuizione intersoggettiva.

husserl, d’altronde, sembra compiere un passo ulteriore: il“fenomeno” è frutto di una costruzione che è continua mesco-lanza e processo sempre aperto; ma la stessa fenomenologia, inquanto “lotta” contro il carattere precostituito e pregiudicantedel λόγος, si radica sulla ripetizione dell’epoché, cioè sull’immerwieder. la ripetizione da un lato conduce all’idealizzazionedella semplice presenza, epperò dall’altro decostruisce e disgre-ga (iterare altera), mette cioè in gioco continuamente l’altro o,meglio, una re-lazione impossibile con l’altro, in cui il “re-” èl’espressione del necessario fallimento e della sua iterazionesecurizzante.

l’emergere silente della struttura essematica del fenomenoconduce progressivamente husserl ad abbandonare il progettodi una fenomenologia “metafisica” e fa della sua filosofia una

Page 107: come - Asterios COME.LINEE GUIDA Pag... · Dialettica e autoimmunizzazione, 21 ... 2.3.2 il diallele spazio-temporale in kant, 274 2.3.3 lo Zeit-Spiel-Raum o spazio-evento, 278 ...

aNtEfatti fENoMENoloGici 107

paradossale “narrazione del come”: la coscienza non è unaggregato di oggetti intenzionali e di oggetti psichici, né tanto-meno un catalogo di essenze predefinite; essa è una “storia” oveciò che viene raccontato è un tessuto fibrillante ed intermitten-te di relazioni, nonché la dialettica tutta immunologica tral’altro e il Medesimo.

1.3 il GRaDo-ZERo DElla fENoMENoloGia

1.3.1 la morte di Psyche

in un saggio del 2000 – Toccare. Jean-Luc Nancy – Derridaprende in esame il pensiero di un filosofo francese a lui vicino eche incentra gran parte del suo lavoro sulle tematiche del corpoe dell’esperienza tattile. Ma sebbene Nancy non si sia maidichiarato fenomenologo, e anzi non abbia perduto alcunaoccasione per criticare l’impianto della fenomenologia, Derridatenta un continuo riferimento ad husserl, marcando linee disviluppo e cesure, prossimità e distanze incolmabili. la nostraipotesi, in effetti, s’inalvea lungo questa direzione e cioè che lafilosofia di Nancy, se applicata come un sondino all’interno diquella husserliana, ne riesce a far affiorare sia le criticità, siaspazi evolutivi intrinseci alla fenomenologia stessa. in altreparole, Nancy opererebbe una sorta di sovvertimento che rendepiù perspicuo l’altro volto della fenomenologia, rafforzandoquel nucleo essematico nella costituzione del fenomeno cheabbiamo sin qui cercato di tratteggiare.

Questo sovvertimento balza all’attenzione già a partire dalleprime pagine del saggio derridiano, ove viene descritta un’im-magine – ancora una volta “mitica” – che possiamo ben direrappresentativa della filosofia di Nancy. la scena è quella diEros mentre osserva Psyche morente: “Psyche è (e)stesa all’om-bra di un noce, mentre il giorno declina. Riposa: i leggeri movi-menti del sonno le hanno ormai scoperto il seno. Eros la con-templa, turbato e insieme malizioso. Psyche non ne sa niente. ilsuo sonno è così profondo che le ha sottratto persino l’abban-dono della posa. Psyche è (e)stesa nel feretro. Ben presto, ci siaccinge a chiuderlo. alcuni, fra i presenti, si coprono il volto,altri tengono gli occhi disperatamente fissi sul corpo di Psyche.lei non ne sa niente – ed è proprio questo ciò che tutti sannointorno a lei, con un sapere così esatto e così crudele” (Derrida,