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Anno XIX • marzo | aprile 2011 Notte Val Guest a X-Science Intervista a Marco Bellocchio I film che vedremo TARIFFA REGIME LIBERO: “POSTE ITALIANE S.P.A.• SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - 70% - DCB GENOVA” Aspettando Moretti DISTRIBUZIONE REGIONALE GRATUITA FILM DOC NUMERO 92 PERIODICO DI INFORMAZIONE CINEMATOGRAFICA Mario Monicelli 03 05 19 14-15

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Anno XIX • marzo | aprile 2011

Notte Val Guesta X-Science

Intervista a Marco Bellocchio

I film che vedremo

TARIFFA REGIME LIBERO: “POSTE ITALIANE S.P.A.• SPEDIZIONE IN

ABBONAMENTO

POSTALE

- 70%

- DCB GENOVA”

AspettandoMoretti

DISTRIBUZIONE REGIONALE

GRATUITA

FILMDOCNUMERO

92

PERIODICO DI INFORMAZIONE CINEMATOGRAFICA

Mario Monicelli

03 05 1914-15

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Questa pubblicazione, ideata nel quadro dellacollaborazione tra Regione Liguria - SettoreSpettacolo e la Delegazione Regionale Liguredell’AGIS, contiene i programmi delle sale delCircuito Ligure Cinema d’Essai e viene distri-buita gratuitamente, oltre che in dette sale,anche nei circoli culturali e in altri luoghi d’in-contro e di spettacolo

REDAZIONEc/o A.G.I.S. LIGURIAvia S.Zita 1/116129 Genovatel. 010 565073 - 542266fax 010 5452658www.agisliguria.ite-mail: [email protected]

DIRETTORE RESPONSABILERenato Venturelli

COORDINAMENTO EDITORIALEDaniele BielloVittorio Di CerboGianfranco RicciRiccardo Speciale

Coordinamento redazionaleGiancarlo Giraud

Registrazione stampaN. 30/93 (1/10/1993)del Tribunale di Genova

Progetto grafico, ricerca immagini e impaginazioneB&G Comunicazionevia Colombo 15/2 - 16121 [email protected]

StampaDitta Giuseppe Lang srlVia Romairone, 66 - 16163 Genova (Bolzaneto)

F.I.C. F.E.D.I.C.C.G.S. A.N.C.C.I.

I cinema del Circuito Ligure Cinema d’Essai aderiscono a:

© A.G.I.S. Liguria - Regione Liguria

FILMDOCNuova serie • Anno XIX • N° 92Marzo Aprile 2011

In copertina Il regista Nanni Moretti in una scena del suo ultimo film Habemus Papamprevisto in uscita ad Aprile (foto di Phi-lippe Antonello, per gentile conces-sione dello Studio Nobile Scarafoni).

La rivista è anche visibile on-line sul nuovo sito www.filmdoc.it .Ogni numero è anche scaricabile in formato pdf.

PERIODICO DI INFORMAZIONE CINEMATOGRAFICA

IL CINEMA ITALIANO SI STA RIPREN-DENDO? Gli incassi degli ultimi mesi dimo-strano il risollevarsi di un’industria, premessa

indispensabile a qualsiasi speranza per il futuro?Ed ecco che arriva subito la bastonata. Il decretomilleproroghe s’inventa una “tassa di scopo” chedovrebbe sostenere i finanziamenti pubblici delcomparto cinema, e vuol farla ricadere tutta suglispettatori e sulle sale. Dal primo luglio, qualsiasi bi-glietto per vedere un film in una sala cinematogra-fica dovrà avere una sovrattassa di un euro,indipendentemente dal suo prezzo, che costi diecieuro o che sia un biglietto pomeridiano ridotto, ma-gari per anziani, da tre o quattro euro. Per chi in-vece non voglia vedere un film al cinema, ma inaltra forma, non cambia nulla.

Chi lavora nel campo dell’esercizio, ovviamente,si ribella. L’aumento minimo varierà dal 15 al 25 percento, e sarà tutto sulle spalle dello spettatore. Per-ché – si domandano – non si toccano le televisioni,le pay tv, l’home video, il web, la telefonia mobile e

insomma tutti gli altri settori che propongono film?Perché la tassa non è proporzionale al costo, ma èfissa per qualsiasi tipo di biglietto, finendo così pergravare in percentuale soprattutto su quelli aprezzo inferiore? E perché il fondo costituito vienepoi gestito dallo stato, anziché da un organismo ap-posito, come avviene ad esempio all’estero? Esisteforse una volontà punitiva da parte del governo neiconfronti del cinema e di chi si ostina a voler vederei film in sala?

Da qui al primo luglio c’è ancora qualche meseper fare marcia indietro o per cambiare qualcosa.Nel frattempo, c’è stata il 15 febbraio la giornata li-gure dei biglietti polemicamente a un euro, e sonostate raccolte le firme degli spettatori che voglionoopporsi al decreto. Perché una cosa è chiara: questodecreto non tocca tanto gli spettatori occasionali chevanno al cinema una volta ogni tanto, ma gli spet-tatori abituali, i fedelissimi, quelli che caratteriz-zano le sale d’essai. Quelli che in questo modopagheranno caro e pagheranno tutto…

[ di Renato Venturelli ]

Il cinema che verrà

L’Italia in testa

Intervista a Marco Bellocchio

Intervista a David O. Russell

John Carpenter

Un paese di papi

Scrivere con MorettiFilm doc ragazzi

Occhio ai film doc

Festival: Courmayeur e Trieste

Recensioni - Fight Club

I registi: Mario Monicelli

Percorsi sonori / Cinema e cucina

La Posta Doc -Forza Italia

Libri & Riviste

X Science - notte Val Guest

Intervista a Marina Piperno/Mamma mia!

Cinema e Risorgimento

Liiguria d’essai

Programmi sale d’essai

Film usciti in Liguria / Quiz

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Quelle mani nelle nostre tasche

EDITORIALE

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ACQUOLINA IN BOCCA ENEGLI OCCHI. Arriva un ba-stimento carico di film. Spet-

tatori, il catalogo è questo.Clint Eastwood gira J. Edgar, bio-

pic su J. Edgar Hoover, per 50 annicapo dell'FBI, uomo di troppo po-tere, chiacchierato per (presunta?)omosessualità: da Mandela, santolaico di Invictus, a un laico difficil-mente santificabile. L'eastwoodianoPaul Haggis (Crash, Nella valle diElah) ha girato un action thriller, giàuscito in America, The Next ThreeDays, con Russell Crowe inse-gnante di inglese che vuol far eva-dere la moglie ergastolana.

Tris d'assi: Cronenberg, Scorsese,Spielberg. In A Dangerous Method,

Cronenberg mette insieme Jung(Michael Fassbender), Freud (ViggoMortensen) e Sabina Spilrein (KiraKnightley), paziente nevrotica, al-lieva e amante di Jung, poi lei stessaanalista in contatto epistolare conFreud. Temi più che cronenber-ghiani: carne! corpo! mente! parola!nevrosi! Martin Scorsese gira in 3DL'invenzione di Hugo Cabret dallagraphic novel di Brian Selznick(Mondadori): l'orfano Hugo incon-tra nella stazione di Parigi il magodel cinema Georges Méliès (BenKingsley) che sopravvive in un ne-gozietto. Anche Spielberg usa il 3Dper Le avventure di Tintin: Il se-greto del liocorno, da un album afumetti di Hergé: alla ricerca di unanave affondata e di un tesoro. Spiel-berg ha pronto War Horse, un gio-vane uomo e il suo cavallo mandatoal fronte nella prima guerra mon-diale, e prepara il fantascientificoRobopocalypse, con rivolta di robotribelli. Christopher Nolan, dopo ilcontorto Inception, gira Batman 3. Igemelli Farrelly, in Hall Pass, conOwen Wilson, raccontano di mogliche offrono ai mariti una settimanadi libertà.

Di Terrence Malick arrivano(forse) due film: il lungamente at-teso The Tree of Life, con Sean Penne Brad Pitt, è terminato da tempo,ma ha lasciato perplessi produttori

e distributori; The Burial, con BenAffleck, Javier Bardem e RachelWeisz, è la storia di uno scrittore fal-lito con famiglia senza amore e tra-dimenti. Tim Burton illustra lamacabra Famiglia Addams, in ani-mazione. James Cameron torna agliabissi con The Dive e prepara BattleAngel, film su Alita, cyborg rotta-mata e salvata da Ido che le affidala missione di sconfiggere la morte.

I tre Anders(s)on. Wes Anderson

non gira ma, bella notizia, producela commedia svitata, con escort edetective, Squirrels to the Nuts delredivivo Peter Bogdanovich. Paul

Thomas Anderson ha parecchi pro-blemi con il film sulla nascita diScientology, The Master, interpretePhilip Seymour Hoffman. Lo sve-dese Andersson, con due esse,dopo Canzoni del secondo piano e Youthe Living, lavora alla terza partedella trilogia: «Un enorme, umori-stico e tragico, filosofico film dosto-jevskiano». Titolo pensieroso: Una

colomba posata su un ramo riflettesull'esistenza. Riecco il finlandeseAki Kaurismäki con Le Havre: ilprotagonista protegge un piccolo ri-fugiato africano nella città-portofrancese. Il diabolico e strabiliantedanese Lars von Trier si dà alla fan-tascienza psicologica con Melan-cholia: un pianeta entra incollisione con la Terra, due sorelle,poche speranze, Charlotte Gain-sburg, Kirsten Dunst, John Hurt,Charlotte Rampling. Il russo Ale-

xandr Sokurov lavora a un Faustcolto nella vita di ogni giorno,quarto ritratto della serie dei grandidittatori, dopo Moloch Hitler, TaurusLenin, Il Sole Hirohito. L'altro gran-dissimo russo, Alexei Gherman, hafinito, dopo otto anni, il fantascien-tifico La storia della strage di Arka-nar, dal romanzo È difficile essere undio dei fratelli Strugatski, autori deltarkovskiano Stalker. La piel que ha-bito è il titolo del nuovo Almodó-var, un semi-horror con Antonio

Banderas, perverso chirurgo este-tico, che si vendica dello stupratoredella figlia mentre tiene segregata incasa la moglie: «Una storia di ter-rore, ma senza grida né spavento».

Arrivano anche i nostri fratellid'Italia. Attesissima l'accoppiataHabemus Papam e This Must Bethe Place. Il vaticanista Nanni Mo-

retti racconta di un papa, MichelPiccoli, in crisi d'identità e in predaai dubbi, assistito da uno psicanali-sta, lo stesso Moretti. L'americanoPaolo Sorrentino segue un riccodivo del rock, Sean Penn, che simette sulle tracce del nazista che haucciso suo padre. Nel cast Toni Ser-villo, Frances McDormand e RobertDe Niro. Tanti altri registi italiani allavoro. Michelangelo Frammar-

tino, dopo il premiatissimo Le quat-tro volte, lavora a un filmd'animazione su un bambino nel-l'Italia del riflusso tra fine settanta eprimi anni ottanta. Si dice un granbene di Corpo celeste, esordio diAlice Rohrwacher, sorella dell'at-trice Alba. Bellocchio lavora a Lamonaca di Bobbio, XVII secolo, unanobildonna, Maya Sansa, costretta afarsi monaca, relazioni sessuali eomicidio. Il primo uomo di Gianni

Amelio, girato tra Algeria e Francia,è tratto dal romanzo di AlbertCamus, con Claudia Cardinale. Epoi: Ruggine di Daniele Gaglia-

none, La scoperta dell'alba di Su-

sanna Nicchiarelli (Cosmonauta),Terraferma di Emanuele Crialese,Il villaggio di cartone di Ermanno

Olmi... E ancora dall'estero: Mid-night in Paris di Woody Allen, Re-stless di Gus Van Sant, Délivrez-moi dei fratelli Dardenne, Cave ofForgotten Dreams di un Werner

Herzog sorprendentemente in 3D,due film di Steven Soderbergh: lospionistico Haywire e il catastroficoContagion, On the Road di WalterSalles da Kerouac, la trilogia Mil-lennium di David Fincher, TwixtNow and Sunrise di Francis Ford

Coppola da Hawthorne, Vousn'avez encore rien vu di Alain Re-snais. Basta, basta...

3FILM DOC MARZO - APRILE 2011

LE GUIDE  DOC

[ di Bruno Fornara ]

Il cinema che verràEastwood, Cronenberg, Almodovar, Resnais, Kaurismaki, Malick, Amelio, Scorsese, Spielberg e Herzog in 3D… Si annuncia un grande 2011 di cinema.

Ecco una guida ai prossimi film che vedremo. E che ci fanno già gola.

Amelio gira Il primo uomo da Camus, Spielberg porta sullo schermo le avventuredi Tintin, Eastwood racconta la biografia di J.Edgar Hoover, Scorsese rievoca

il pioniere del cinema muto Georges Méliès.

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NON SUCCEDEVA DA PARECCHIOtempo che un decennio del cinema ita-liano si aprisse con toni non cupi. Natu-

ralmente questo discende direttamente dal fattoche, per la prima volta dagli anni Settanta, i filmitaliani sono da quattro mesi stabilmente in testaagli incassi. Naturalmente i benpensanti hannosubito storto la bocca: si tratta di commedie, difilm da ridere, di comici di origine televisiva. Treelementi che discendono direttamente da un diominore. Del resto basta rileggersi quanto i criticiilluminati scrivevano sui film di Totò, di Sordi edegli altri talenti che venivano fuori dall’avan-spettacolo. Allora il demone era la rivista, que-sta volta la televisione: capaci entrambe dicorrompere a tal modochi era passato daquell’esperienza da se-gnare (agli occhi dellacritica impegnata) illoro futuro per sempre.Invece io partirei pro-prio da questa realtà per ca-pire cosa succederà nel prossimo decennio delcinema nazionale.

Intanto possiamo partire constatando che Al-banese e Bisio non sono nessuno dei due diprimo pelo. Hanno già provato a fare cinema,con alterne fortune. Adesso hanno avuto un suc-cesso strepitoso, forse anche dovuto al fatto chehanno affinato il loro modo di recitare ai tempi(più lunghi) che il cinema inevitabilmente ri-chiede. Soprattutto hanno trovato dei registi(Genovese, Miniero) che hanno quella capacitàche fu di Mattoli e di Mastrocinque: intenderela regia come il fatto di mettere gli attori nellemigliori condizioni per far bene il proprio la-voro. Mattoli e Mastrocinque, insieme a Steno ea qualcun altro, furono la fortuna di Totò. Geno-vese e Miniero (ai quali aggiungerei Gennaro

Nunziante, il giovane e molto in gamba regista

di Checco Zalone) possono essere la fortuna delnostro cinema che verrà.

Un'altra innovazione importante è quella por-

tata da Fausto Brizzi e Marco Martani. Ancheloro hanno firmato grandi successi e sono moltoattivi. Hanno reinventato un modo di scrivere ifilm che potremmo definire “a gags intrecciate”.Nel senso che nelle loro storie ci sono molte cosedivertenti e insieme c’è una capacità notevole difar tornare insieme tutto quanto avviene. Daquesto punto di vista Maschi contro femmine eFemmine contro maschi è un dittico esemplare, unesempio di altissimo artigianato. Potrebbero es-sere gli Age e Scarpelli del futuro. Sono giovani,intelligenti, ambiziosi.

Esiste poi un’altra linea di cinema italiano cheva seguita con attenzione. E’ quella delle opereprime e seconde, tra le quali abbiamo visto negliultimi tempi molte cose interessanti che, nel loro

ordine di gran-dezza, si sonorivelati ancheottimi affari peri produttori chehanno credutoin loro e li

hanno fatti esordire. Penso a MichelangeloFrammartino, ad Aureliano Amadei, a PaolaRandi. Penso ai fratelli De Serio, le cui Sette

opere di misericordia si annuncia come uno

degli esordi piu importanti di questi ultimi

anni. Ma penso anche a Andrea Molaioli, aClaudio Cupellini, a Stefano Sollima che con isuo Romanzo criminale televisivo ha creato dalnulla uno dei pochi veri star system del giovanecinema italiano. Penso anche ai registi di Boris,che tutti e tre stanno firmando la versione cine-matografica della loro straordinaria fiction e chehanno avuto la stessa identica capacità, quantoa creazione di star system.

Poi penso agli attori. Penso a Toni Servillo,che trasforma in un suo film tutto ciò che inter-preta, penso a Kim Rossi Stuart, a Pierfrance-

sco Favino. Penso a Carolina Crescentini. AIsabella Ragonese, a Valentina Ludovini. Tuttiquesti nomi hanno raggiunto un grande suc-cesso e hanno in comune il fatto di non aver mai

smesso di cercare nuove strade, nuove sfide.Poi penso anche che fare un elenco abbia

senso fino a un certo punto. E temo moltoquando un lettore del futuro leggerà per casoqueste note facendosi delle grasse risate suinomi che ci sono e quelli che mancano. Diciamo

allora che il decennio si apre comunque sotto

un bel segno: tanti nomi nuovi, tante possibi-

lità, e tanti spazi che si sono aperti. C’e un tra-vaso tra fiction e cinema, proprio come avvieneda tempo negli Stati Uniti. E bisogna anche con-siderare il fatto che i film americani sono crol-lati, compreso il 3D che non si sopportaveramente più e compresi in cartoni con mostri-ciattoli vari anch’essi insopportabili. Quando siè allargato il mercato del cinema italiano, tiponegli anni Sessanta, i risultati si sono visti. Suquesta speranza si affacciano al nuovo decen-nio. Ah, dimenticavo una cosa che però mi staparecchio a cuore. Il cinema italiano, con tutti isuoi difetti, e’ molto meglio della critica che nescrive. Anche questo e’ da tenere presente.

4 FILM DOC MARZO - APRILE 2011

INTERVENTI DOC

[ di Steve Della Casa ]

Il cinema italiano, con tutti isuoi difetti, è molto megliodella critica che ne scrive”.

Riceviamo da Morando Morandini questa breve aggiuntaal suo articolo sul cinema italiano pubblicato sul n.91:

“ Per chiudere faccio i nomi di Luigi M. Faccini

e Daniele Segre, due fuoristrada del cinema ita-

liano, lontani da Roma e dal cinema “romano”

(dai produttori, distributori, etc.), entrambi li-

beri, autonomi registi/autori, fedeli a se stessi e

alle proprie idee di cinema, capaci di passare

con lo stesso rigore creativo dalla fiction al do-

cumentario”.

«Avrei voluto spedirvi subito le cinque righe

da mettere in chiusura – aggiunge Morandini

– ma dimenticai di farlo. Il colmo della sme-

moratezza, vista l’amicizia che a loro mi lega».

Morandini conta anchesu Segre e Faccini

Cinema Italiano 2010-2020: su chi contare? / Steve Della Casa crede nei giovani, nella commedia e pure nella tv

l’Italia s’è desta

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5FILM DOC MARZO - APRILE 2011

LE INTERVISTE DOC 

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e

CI SONO FILM CHE NASCONO da unaspinta interiore insopprimibile, film cercati peranni e perseguiti con ostinazione, ed infine film

che, complici situazioni curiosamente favorevoli, sisviluppano per caso, quasi da sé. Sorelle mai diMarco Bellocchio appartiene a quest’ultima categoria:composto da sei episodi girati tra il 1999 e il 2008come esercitazioni del corso “Fare Cinema” tenutodallo stesso regista all’interno del Festival di Bobbio,è il completamento di Sorelle, mediometraggio datato2006. A tenere insieme queste brevi storie - realizzatecon pochissimi mezzi e troupe di giovani ogni annodiverse - è il filo rosso rappresentato dal complessorapporto tra Giorgio (Pier Giorgio Bellocchio), la so-rella Sara (Donatella Finocchiaro) e la nipote adole-scente Elena (Elena Bellocchio), sotto gli occhibenevoli delle zie anziane (Letizia e Maria Luisa Bel-locchio) e di Gianni Schicchi, funambolico amico difamiglia protagonista di un gran finale metafisicosulle rive placide del Trebbia. Un film sugli affetti fa-miliari quindi, ma anche una commossa rivisitazionedi luoghi già scandagliati a partire da I pugni in

tasca (1965), film d’esordio a cui il regista torna quicontinuamente, riutilizzandone addirittura spezzoniin bianco e nero per sottolineare contrasti e continuitàall’interno di un mondo apparentemente immutabile,intriso di un passato che aleggia in ogni angolo distrada, in ogni stanza della casa di famiglia. Un pas-sato e una Bobbio da cui Bellocchio, con molto disin-canto e ironia cechoviana, sembra intenzionato adistaccarsi senza rimpianti o recriminazioni, nellapace della maturità. Sorelle mai nasce in circostanze molto sin-

golari e ha avuto una lavorazione piuttostolunga. Lei stesso ha parlato di un “film percaso”.

Sì, diciamo che all’inizio questo Corso di Ci-nema ha avuto un andamento molto improvvi-sato. L’esperienza del film è stata perciògraduale: prima abbiamo fatto i tre episodi pre-sentati al Festival di Roma, poi mi è parso chealtre tre parti si potevano aggregare e quindi allafine è nato Sorelle mai. E’ un film “per caso” inquesto senso. E poi tutto è stato realizzato conentusiasmo e leggerezza perché non avevamo loscopo di fare un lungometraggio.Il progetto è stato condotto in parallelo a

L’ora di religione, Buongiorno, notte e Il registadi matrimoni. Si potrebbe dire che se quellisono romanzi, questo è una sorta di diario d’oc-casione.

Effettivamente è stato come scrivere dei rac-conti. Naturalmente con dei limiti, dati dal fattoche si girava sempre nel paese perché non c’eraun budget di produzione e quindi dovevamo ar-rangiarci. Per questo ricorrono tanto spesso ifratelli, le sorelle, i figli, gli amici, gli ambienti, ilfiume Trebbia. E poi la stagione. Il particolare cu-rioso è infatti che tutte queste storie avvengonod’estate, proprio perché in quel periodo facciamoil Corso.E’ corretto definire Sorelle mai come un film

sui legami? Con la terra, la famiglia, il passato.Sì, ed è anche un po’ un lungo addio, nel senso

che è durato molto negli anni. Diciamo che quelloche è stato assente sin da subito, per un’elabo-razione mia personale, è la rabbia. Non c’è nes-sun risentimento, e c’è invece come unaseparazione leggera. Oltre alla rabbia, l’altra costante dei rapporti

familiari rappresentati nei suoi film è l’altera-zione. C’è sempre qualcosa di morboso, di pa-tologico. Anche questo manca visibilmente inSorelle mai.

La caratteristica di questi episodi è quella dipartire dai conflitti utilizzando però anche registriironici e impressionistici, ma senza aggiungereamarezza, sconforto. Anche nei dialoghi e nellesituazioni paradossali prevale un certo crepusco-larismo, triste ma mai furioso. Ne I pugni in tascatutta una serie di tematiche furono assunte inchiave politica, con questo ribelle che sterminaed elimina, e anche adesso, nell’edizione teatrale[diretta da Stefania De Santis, con Pier GiorgioBellocchio e Ambra Angiolini n.d.r], il microco-smo familiare è fortemente patologico. Qui tuttoquesto non c’è, perché siamo nel dopo. Le vesti-gia sono vuote, le stanze non sono piene di fan-tasmi: si sono svuotate della loro pazzia.Il risultato di questa composizione di episodi

è un album di famiglia. Si ha la sensazione dientrare nella sua intimità familiare.

Sì, certamente. Lo è per l’atteggiamento, losguardo, il sentimento interno di compassione enon di rimprovero. E poi è un album di famigliaper via delle circostanze di lavoro: avevo capitoche non avendo nulla in mano, improvvisando,forse si poteva, coinvolgendo alcune persone ame ben note, fare comunque qualcosa che an-dasse in profondità.Bobbio ritorna anche nel progetto successivo

realizzato all’interno di “Fare Cinema”, incen-trato sulla Monaca di Monza. Tenterà la stessaoperazione?

Questo è da vedere, anche perché certe cosesono difficilmente ripetibili. Credo che, se si svi-luppasse un progetto nuovo a partire da quelloche abbiamo già girato, forse andrebbe realizzatofuori dal laboratorio. Adesso abbiamo fatto unepisodio, però per girare il seguito avremmo bi-sogno di qualcosa di più. Prenderemo una deci-sione nelle prossime settimane.Circola il titolo Lacrime.E’ la Prova delle Lacrime. Sarebbe la storia di

un personaggio già visto nel primo episodio, ac-

cusato di stregoneria e legato alla figura dellaMonaca. Allora la Prova delle Lacrime era unmodo per accertare se si aveva di fronte unastrega o meno. Però, ripeto, è un progetto in so-speso, è ancora tutto da stabilire.

[la versione integrale dell’intervista è disponibile sulsito www.filmdoc.it]

Esce a marzo Sorelle mai, dove Bellocchio torna alla famiglia, a Bobbio e alla Val Trebbia

[ di Massimo Lechi ]

Il lungo addio

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DAVID O. RUS-SELL È UN RE-GISTA CHE ama

mescolare i generi,forzare i registri, ibri-dare i toni. Amori edisastri (1996) erauna farsa on theroad, Three Kings(1999) un war moviesatirico, I HeartHuckabees (2004)una commedia tal-

mente sgangherata ebizzarra da scomodare, oltre a sonore stronca-ture, gli epiteti più estrosi. I suoi film sono domi-nati dal caos e da tensioni sotterranee sempresul punto di esplodere: intrecci multipli, dialoghischizzati, gag stranianti, un retrogusto cerebralee un umorismo molto dark. Lo stesso Russell èun tipo instabile: si è azzuffato con George Cloo-ney sul set di Three Kings e ha strapazzato LilyTomlin durante le riprese di I Heart Huckabees,una scenata furibonda diventata celebre grazie aun video diffuso su YouTube.

La notizia che avrebbe realizzato The Fighter,un lavoro su commissione, un biopic basato sullastoria vera di un pugile minore, Micky Ward, pa-reva un passo verso la normalizzazione, un ri-torno a storie più centrate e tradizionali. E inveceanche in questo caso Russell ha sbilanciato laprospettiva e indurito le asprezze dello scriptd’origine. Più che un classico film sportivo, TheFighter è un family drama survoltato e la famigliaprotagonista, i Ward/Eklund di Lowell, un sob-borgo operaio di Boston, è una polveriera, un ri-cettacolo di attriti, derive, affetti, tradimenti,lacerazioni e violenze senza requie. Il “lottatore”del titolo non è Micky e nemmeno suo fratelloDickie, ex pugile e ora trainer strafatto di crack,ma la famiglia stessa, completata da una madretostissima, padri di sangue o d’adozione e settesoffocanti sorelle. Il problema è che la loro lottanon ha obiettivi di rivalsa o riscatto sociale ma èprimitiva, uno scontro autodistruttivo circolare ereiterato: si sopravvive o si affonda tutti insieme“come una vera gang”, suggerisce Russell.

Anche stilisticamente The Fi-ghter cela una tramaturacomplessa e stratificata. II

documentario che la rete via cavo Hbo sta realiz-zando su Dickie, un film nel film, rende il rac-conto immediato e obliquo, sporco e sofisticatoallo stesso tempo, gli incontri di boxe sono ripro-dotti mimando lo stile televisivo degli anni no-vanta - video sgranato, colori saturi - e le scenedi combattimento, a parte il match decisivo, sonoiperrealiste, poco spettacolari e riprese a di-stanza, da un punto di vista fuori dalle corde,quello dei familiari spettatori. La vera violenzanon avviene sul ring ma nell’arena domestica,perché la famiglia protagonista non è disfunzio-nale ma davvero disturbata anche se capace diamarsi visceralmente. The Fighter non vale tantocome storia di riscatto e redenzione quanto perquesta magmatica e intensa texture emotiva, ar-ricchita da interpretazioni magnifiche, ai limitidel virtuosismo. Il progetto del film ha una storia tormentata,

come è finito nelle sue mani?The Fighter era un progetto molto caro a Mark

Walhberg, che ci ha riconosciuto forti affinità conalcune esperienze personali. Mark è un amico,abbiamo lavorato insieme in Three Kings e Hac-kabees, e a un certo punto mi ha spedito il co-pione per chiedermi dei consigli. Il film è passatonelle mani di molti registi fino ad arrivare inquelle di Darren Aronofsky, che però alla fine nonha trovato l’accordo economico e ha rotto con laproduzione. Allora Mark, che era molto contentodelle nostre chiacchierate, ha proposto me di-cendo che condivideva in pieno il mio punto divista sulla storia. Ho riscritto parte della sceneg-giatura nel pieno rispetto del lavoro di Darren,che stimo molto, ma dovevo appropriarmi di queipersonaggi. Quando lo ha visto si è congratulatocon noi e ha voluto lasciare il suo nome nei cre-dits. Su cosa è intervenuto in maniera particolare,

cosa ha introdotto di nuovo rispetto alla sceneg-giatura originaria?

Con Scott Silver abbiamo cercato di sottrarci ailuoghi comuni del film di boxe. Infatti abbiamospostato maggior peso sui personaggi femminili,che per me sono il vero centro del film al di làdella dinamica affettiva tra i due fratelli, cheresta importante ma non dominante. Alice, la

madre, è un personaggio fantastico, le sette so-relle sono pazzesche. Ho raccontato la storia diuna famiglia allargata come se fosse la storia diuna gang e sapevo che queste donne incredibiliavrebbero dato al film una mescolanza esplosivadi dramma, tragedia e commedia. Con quei ca-pelli assurdi, i modi schietti e il suo sex-appealdistorto, Alice è il capo della gang, gestisce i suoifigli come se fosse un agente senza scrupoli. Liama e li massacra insieme. Tutta la famiglia ècosì sincera e viscerale che mi ha ricordato i per-sonaggi di Toro scatenato, si tratta di uomini edonne talmente in bilico emotivo che possonoscatenare il dramma in ogni momento.Una dei punti di forza del film è il realismo

dell’ambientazione, può parlarci del suo lavorosu location, casting e recitazione.

Gran parte della vicenda avviene negli anni no-vanta, abbiamo dovuto condensare le azioni ecollassare il tempo del racconto rispetto a tuttoquello che succede ai due fratelli. Abbiamo giratoin location, Lowell è una midtown che ha unaidentità molto particolare. I suoi abitanti appar-tengono alla classe lavoratrice, sono blue collarma molto orgogliosi della loro identità. Non c’erabisogno di inseguire il realismo, era già tutto lì.È una vera comunità e non succede spesso di tro-varne di così coese. Molti hanno origini irlandesi,abbiamo fatto una attenta ricerca sul linguaggioma più sulle costruzioni linguistiche che sull’ac-cento. Ho pregato gli attori di non esagerare, apartire da Mark, perché forzare il timbro potevadiventare un elemento di distrazione. Moltospesso gli attori scambiano un lavoro virtuososull’accento per l’interpretazione. Ma l’esito diuna grande performance è l’emozione non latecnica. Parliamo dei due protagonisti, Bale e Wa-

hlberg: “sul ring del film” sembrano sfidarsidue tecniche recitative radicalmente opposte.

È vero, Christian è un attore che si preparametodicamente e si trasforma in una personacompletamente diversa, diventa quella persona,perdendo peso, lavorando sulla trasformazionefisica come pochi sanno fare. Mark invece asso-miglia di più ad attori come Spencer Tracy, JohnGarfield o James Cagney, regala qualcosa di in-timamente suo a qualsiasi personaggio, qual-cosa che appartiene alla sua esperienza.Christian non sai dove sia al-l’interno del suo personag-gio, Mark lo senti che è lì.Ma sono entrambi in-tensi, sensibili, straor-dinari,. Nel film sonodue muscoli ge-melli, tantoBale spara inalto conD i c k i e ,t a n t oM a r ktiene unp ro f i l obassis-s i m oc o nM i c k y.C’è biso-gno dientrambi,perché lare a z i o n ec h i m i c anasce dalladifferenza.

6 FILM DOC MARZO - APRILE 2011

LE INTERVISTE DOC 

[ di Roberto Pisoni ]

FIGHT THE FAMILY

Parla David O. Russell, il regista di The Fighter

Il regista David O. Russell

Un film sul pugilato, sulla famiglia, su madri e sorelle soffocanti. In uscita a marzo.

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SAREBBE DOVUTO ESSERE A VENEZIA, TheWard di John Carpenter. All'ultimo minuto,però, i produttori hanno scelto di non far ve-

dere il film ai "critici" in un festival d'arte comequello lagunare, preferendogli Toronto. Ossia te-mendo stroncature, i produttori nascondono ilfilm per il quale hanno pagato il regista. Ultimoatto di una lunga serie di incomprensioni tra Car-penter e la produzione. Ultimo atto, se si vuole, diuna frattura consumatasi fra il cineasta e i nuovimanager hollywoodiani, che hanno meno dellametà dei suoi anni ma che pre-tendono di insegnarli il cinema(cosa purtroppo patita anche daJohn Landis con il suo ultimostrepitoso Burke & Hare, ladri dicadaveri ). Come dire che ormaidel cinema ci si vergogna. Nonè certo un mistero che Carpen-ter è da molti anni tentato disottrarsi all'agone della produ-zione preferendo incassare facili assegni per im-probabili remake dei suoi capolavori più amati.Eppure basta rivedere i due episodi della serieMasters of Horror per capire che il suo cinemanon è mai stato così vivo. Che si è andato radica-lizzando ed essenzializzando al tempo stesso. As-sieme a Clint Eastwood, John Carpenter èl'ultimo detentore di un sapere cinematografico

"americano". Protetto dalla sua Malpaso, Clintriesce a dettare legge producendo con pochi soldifilm che ne incassano molti in tutto il mondo. Car-penter, limitato ancora dall'etichetta di registahorror, fatica sempre di più a trovare soldi e sem-bra addirittura che si sia stancato del tutto di ten-tare di far decollare i suoi progetti. Carpenter èlegato a Clint anche da un altro destino. Puntual-mente, ogni volta che viene distribuito un suonuovo film, ritorna la faccenda del "film minore".Chi ha avuto il privilegio di seguire l'affermarsi delcinema carpenteriano in sala, si ricorderà beneche ogni nuovo film veniva puntualmente schiac-ciato su quello precedente. Anche titoli oggi in-

toccabili come Essi vivono all'epoca furonoconsiderati "minori". A ben pensarci, sarebbecome rimproverare a Howard Hawks che RioLobo non vale Il fiume rosso o a John Ford che Ilgrande sentiero non vale Sentieri selvaggi. JohnCarpenter, oggi, insieme a Clint Eastwood, è l'ul-timo detentore di un sapere cinematografico squi-sitamente "americano". John Carpenter (conClint) è l'unico luogo dove il pensiero del filmarecoincide con il gesto del filmare; dove l'inquadra-

tura è immediatamente politica perchéinevitabilmente si pone come territoriodel cinema. Il cinema di Carpenter è lanotre musique. Carpenter è una certaidea del cinema americano propriocome Clint Eastwood ne è la pratica.Come è possibile che si riduca TheWard alla sua vicenda? Forse che Hal-loween è solo un film su un ammazza-babysitter? Come è possibile nonriconoscere nel magistero dei movi-menti di macchina di The Ward la re-sistenza ultima del cinemaamericano? Carpenter oggi è l'ultimoin grado di rendere in immagini il rap-

porto tra il territorio, la mitopoiesi dei generi e lalucidità cartesiana che pone in relazione un'in-quadratura con l'attacco di montaggio. Il cinemadi Carpenter eccede il genere e il cinema stesso.Come Hawks, Carpenter è il cinema americano.Come nota acutamente Lorenzo Esposito nel suovolume Carpenter Romero Cronenberg. Discorsosulla cosa, "si è già visto come l'essere allaHawks di Carpenter non è nell'esplicito omaggio-

citazione al maestro, quanto invece nell'averneinteriorizzato flessibilità, chiarezza, purezza, so-brietà, intelligenza, l'apparente invisibilità deltocco". Esiste dunque un'evidenza del fare checoincide con la sparizione del cinema (il luogodove affiorano i film "minori"). Carpenter è su-blime in questo suo disparire. Cronaca di unasparizione dunque, come le bruciature di siga-rette sulla pellicola. Sparizione epitomizzata inAvventure di un uomo invisibile, il più teorico elucido saggio politico del cinema carpenteriano(con Ghosts of Mars ) e non a caso rimosso. Que-sta sparizione progressiva, questo tendersi al dilà dell'immagine stessa, questa costante tensionea essere meno di un film per essere puro gesto dicinema, esaltata dai suoi cosiddetti lavori su com-missione, e di cui The Ward esplode tutta la fla-granza, è ciò che traccia la presenza di Carpentercineasta. Ed è questa l'origine dell'orrore. Orrorenon ripetibile. Unico. Come il gesto-cinema diCarpenter.

[ di Giona A. Nazzaro ]

memorie di uomo invisibile

Assieme a Clint Eastwood, JohnCarpenter è l'ultimo detentore diun sapere cinematografico ameri-cano".“

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John Carpenter (a sinistra) e Amber Heard (a destra) sul set di The Ward

John Carpenter

7FILM DOC MARZO - APRILE 2011

REGISTI DOC

Arriva The Ward , l’ultimo film del maestro americano

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Aspettando Moretti

LA STORIA DEL CINEMA ITALIANO? Ma comin-cia dal Papa, naturalmente! Uno dei primi filmche ci siano rimasti (ma qualcuno dice il primo

in assoluto) è Sua Santità Leone XIII, realizzato nel1896 da Vittorio Calcina in Vaticano: col papa chesembra benedire la macchina da presa e la nascitadi una nuova arte. Da allora, molti altri film hannoripreso i papi autentici, ma fra tanti documentari ebiografie “ufficiali” ci sono anche i papi che entranodi straforo nelle pellicole come personaggi di fin-

zione. C’è Paolo Stoppa che faPio VII nel Marchese del Grillo(1981). C’è il papa che nelCommissario Lo Gatto di DinoRisi deve difendersi dall’as-salto di Lino Banfi, deciso asapere se ha un alibi in gradodi scagionarlo da un omicidio

(passionale e per di più omosessuale). C’è la Romapapalina dell’800 di Luigi Magni. E ci sono i papidello schermo che strizzano l’occhio ai casi Calvi eMarcinkus, dal Monsignore con Christopher Reeveamante delle donne, dei soldi e della mafia, al Pa-drino III, fino al Vaticano di Angeli e demoni. Trasacro e profano. Tra epifania e apparizioni imbaraz-zate, quasi aleggiasse il principio della non rappre-sentabilità di Sua Santità nella fiction secolare.Ma ecco i film fondamentali, o quasi:

GLI UOMINI NON GUARDANO IL CIELO (1952)La storia romanzata di Pio X, al secolo GiuseppeSarto, divenuto papa nel 1903 (dopo che l’imperoaustro-ungarico si era opposto all’elezione delcardinal Rampolla), morto il 20 agosto 1914, di-sperato per lo scoppio della guerra. Il film, moltodifeso da Andreotti, fu prodotto in occasionedella beatificazione (3 giugno 1951), in attesa dellacanonizzazione avvenuta nel 1954: regia di UmbertoScarpelli, con l’inglese Henri Vidon nella parte diPio X.

…E VENNE UN UOMO (1966)Il film che Ermanno Olmi ha dedicato a GiovanniXXIII, rievocandolo attraverso le varie fasi della sua

vita e le pagine del suo Gior-nale dell’anima, tra docu-menti e ricostruzioni. “Delpersonaggio Giovanni vollirappresentare non la fisio-nomia esterna (la simpatiadei gesti, la retorica di certidiscorsi) ma la sostanza.Non volevo raccontare labiografia di un papa, ma ilsuo giornale dell’anima”

(Olmi). Con Rod Steiger.

IL TORMENTO E L’ESTASI (1965)Il rapporto tra Michelangelo e Papa Giulio II, che loaveva chiamato a Roma per dipingere la CappellaSistina ma si scontrò poi con lui sull’esecuzione.Dirige Carol Reed: dal romanzo di Irving Stone, conRex Harrison nella parte di Giulio II, Charlton He-ston in quella di Michelangelo e Tomas Milian comeRaffaello.

L’UOMO VENUTO DAL KREMLINO (1968)Dopo anni di pri-gionia in Siberia,un prelato russo fi-nisce a Roma eviene eletto papa.Ritrovandosi alleprese con unmondo sull’orlo delprecipizio. Curiosa incursione nella fantapolitica,con Anthony Quinn nel ruolo di Kiril I, dieci anniprima di Wojtyla.

L’UDIENZA (1971)Kafka in Vaticano: un poveraccio cerca disperata-mente di parlare col Papa, si ritrova intrappolatonei labirinti del Potere, viene ascoltato solo da una

prostituta… Di Marco Fer-reri, con Enzo Jannaccinel ruolo che doveva es-sere di David Warner.“Con Azcona avevamopensato a una grossa pa-rabola sulla chiesa ser-vendoci delle opere diKafka, col Vaticano comeCastello, ma facendo in

modo che alle astrazioni di Kafka si sostituisseropersone reali, papa Giovanni o papa Paolo VI” (Fer-reri).

IL PAP’OCCHIO (1980) Il gruppo dell’Altra dome-nica, storico programmatv di Renzo Arbore, vieneinopinatamente ingag-giato dalla tv vaticana vo-luta da Papa Wojtyla: nesuccederanno di tutti i co-lori, con Benigni, Luotto,De Crescenzo & Co scate-nati. Ci sono anche MartinScorsese e Ruggero Or-lando, mentre Wojtyla è interpretato da ManfredFreyberger. Sequestrato per blasfemia, riuscito conalcuni tagli, riedito finalmente nel 1988: il film cultdi Renzo Arbore.

ARRIVANO I BERSAGLIERI (1980)Luigi Magni è il cantore per eccellenza della Romapapalina dell’800, a cominciare da successi comeNell’anno del signore (1969) o In nome del Papa Re(1977). Qui ci parla della Breccia di Porta Pia, conCarlo Bagno che interpreta Pio IX: lo stesso Papa èinvece interpretato da Gianni Bonagura in un altrofilm di Magni, In nome del popolo sovrano (1990).

DA UN PAESE LONTANO (1981)La biografia quasi ufficiale di Giovanni Paolo II, rac-contata da Krzystzof Zanussi nel momento di mag-gior impatto della Polonia sulla scena politicamondiale. “Non sono stato io a scegliere questofilm, è stato il film che ha scelto me: girarlo è statoun servizio, un dovere. Ho accettato di fronte allepressioni dei miei colleghi, dei miei connazionali,del mio pubblico, con la consapevolezza che arrivasempre il giorno in cui un artista deve abbandonarei suoi interessi culturali per una causa diversa” (Za-nussi). Con Cezary Morawski nella parte di Wojtila.

MORTE IN VATICANO (1982)Monsignore moderato viene elettoPapa e di colpo propugna unachiesa troppo innovatrice per igusti del Vaticano e di una grandepotenza straniera: la sua con-danna a morte diventa inevita-bile… Liberamente ispirato allavicenda di Papa Luciani: dal librodi Max Savigny e Maurice Serral,con Terence Stamp nella parte dipadre Andreani, poi Giovanni Cle-mente I. Regia di Marcello Aliprandi.

AMEN. (2002)Un ufficiale delle SS scopre come nei lager venganosterminati zingari ed ebrei, cerca di spingere le au-torità religiose a denunciare il fatto e trova aiuto inun giovane gesuita, ma non nelle gerarchie. DaCosta-Gavras, un film di denuncia sui rapporti tranazismo e Vaticano: ispirato alla pièce Il vicario(1963) di Rolf Hochhuth, col rumeno Marcel Iuresnella parte del papa.

LA PAPESSA (2009)Dopo La papessa Giovanna (1972, con Liv Ullman),un altro film sulla leggendaria figura del IX secolo:una bambina che cresce nel profondo dell’Europastudiando le sacre scritture e la medicina naturale,entra in convento travestita da uomo e quando fini-sce a Roma si ritrova addirittura eletta papa. Quasiun’icona da best-seller della condizione femminilenella Chiesa: di Sonke Wortmann, con Johanna Wo-kalek papessa, e con John Goodman nella parte delPapa ammalato di gotta.

Da Leone XIII al Pap’occhio, da Pio X alla Papessa Giovanna, una guida al papato secondo un secolo di cinema

Un paese di papi

8 FILM DOC MARZO - APRILE 2011

LE GUIDE DOC

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«Habemus Papamnasce da un’idea forte che

determina lo svolgimentodegli eventi. In questo senso,

fra gli ultimi film di Nanni Mo-retti, è quello che più si avvicina

a Palombella Rossa, mentre altrovela narrazione è più libera». Federica Pontremoli descrive così la

sua ultima fatica di sceneggiatrice, condi-visa con Francesco Piccolo e Morettistesso. In uscita ad aprile, la pellicola rac-conta la crisi di un Papa, interpretato da Mi-chel Piccoli, che dopo l’elezione non si senteall’altezza del compito. Cade in depressionee decide così di sentire il parere di uno psi-cologo, di cui veste i panni lo stesso Moretti. La sceneggiatrice genovese, che aveva già

lavorato con il regista per Il caimano - oltreche, fra gli altri, con Silvio Soldini per Giornie nuvole, con Giuseppe Piccioni per Giulianon esce la sera, con Francesca Comenciniper Lo spazio Bianco, mentre si accinge ascrivere una commedia con Ferzan Ozpetek– ci racconta la creazione, durata quasi dueanni, di Habemus Papam. Come avete sviluppato il soggetto?«La presenza di una trama definita da una

parte ci ha aiutato, dall’altra ci è stata di im-pedimento per inserire gli elementi tipici deifilm di Moretti: dovevamo trovare un appiglioper fargli raccontare in maniera personalequesta storia, in modo che non fosse un rac-conto oggettivo ma un racconto d’autore.

Abbiamo visto una grande quantità di ma-teriale che tratta in diverso modo l’argo-

mento ecclesiastico: film di grandi autori comeFellini, fiction televisive e filmati d’archivio: daquelli dell’Istituto Luce sui Papi del passato fino aquelli su Wojtyla. Il film parte proprio dalle imma-gini dei funerali dell’ultimo Papa: abbiamo pensatoche il modo giusto per introdurre un argomentoaltrimenti estraneo al pubblico come il mondo divescovi e cardinali, fosse quello di partire da unelemento riconoscibile, un evento mediatico im-portantissimo. Questo ci ha permesso di conce-derci poi molte libertà creative».Vi sarete anche documentati sulle leggi

ecclesiastiche…«Soprattutto nella prima parte c’è molto ceri-

moniale, parole, formule: questo ci ha costretto aun lavoro di ricerca che ci ha molto affascinatoperché il Papa è come se fosse il sovrano di ungrande paese, anzi molto di più: è il capo spiritualedi oltre un miliardo di persone nel mondo.»Come vi siete divisi il lavoro? A blocchi o

magari c’è stato chi ha curato i dialoghi e chila storia? Qualcuno ha supervisionato losviluppo della sceneggiatura?«Abbiamo sempre lavorato tutti contempora-

neamente. All’inizio il produttore era solo Moretti,poi è intervenuta anche la Fandango per cui Pro-cacci ha letto l’ultima stesura e ci ha dato dei con-sigli».Lei e Piccolo siete intervenuti anche nel

casting?«Sì, mentre finivamo di scrivere è iniziata la

scelta degli attori perché i ruoli sono numerosi.Per cui abbiamo assistito ai provini e fatto le soliteclassifiche che Moretti richiede per tutto. Perquello che riguarda il Papa invece, Nanni ha pen-sato a Piccoli appena è nata l’idea del film».

E per le location com’è an-data?«Non è stata una

cosa semplice per-ché il Vaticanonon ha con-cesso nessunodei suoi spazi,neppure il Pa-lazzo dellaCance l le r iache avevadato per qual-che fiction tv.Ma siccome è unacoproduzione con laFrancia, le riprese sisono svolte a Palazzo Far-nese, che è l’ambasciata francese e all’Accademiadi Francia. Per alcuni interni, hanno fatto un pat-chwork di tutti i palazzi storici intorno a Via Giulia.Ma la cosa più incredibile è stata la ricostruzionedella Cappella Sistina a Cinecittà, all’80% dellagrandezza reale: io stessa quando sono andata sulset sono rimasta impressionata dalla somiglianza.Anche tutta questa attenzione alla verosimiglianzae alla ricostruzione è una novità nella filmografiadi Moretti».Cosa la ha appassionata di più in questo

lavoro?«Tecnicamente mi è piaciuto lavorare sull’equi-

librio delicatissimo tra commedia e dramma; daun punto di vista più personale, ho apprezzatol’amore e la compassione con cui abbiamo trattatoil personaggio principale: un papa che vive la suadebolezza in modo davvero immediato».

Qualunque bambino, guardando il film, potrà iden-tificarsi almeno un po’ con Ramona. Perché ciòche lei prova (gioia, confusione, paura di non es-

sere compresa, senso di competizione) appartiene a tuttele creature in crescita. Certo va sottolineato che i suoicomportamenti a volte sono un po’ troppo “energici” …

Ramona Quimby (l’ottima JoeyKing) ha otto anni, due genitoridotati di grande pazienza (Brid-get Moynahan e John Corbett)e una sorella più grande, Bee-zus (la star Disney SelenaGomez), con cui litiga di conti-

nuo. Il problema è che Beezus èsemplicemente perfetta: bella, giu-diziosa, ottima studentessa. MentreRamona è l’esatto contrario, unapiccola peste dalla pagella disa-strosa. Non che lo faccia apposta: iguai li combina in modo “naturale”.

Né riesce a tenere a freno una fantasia smisurata, che laporta a perdere la concentrazione e a sognare ad occhiaperti in ogni momento della giornata, anche quello menoopportuno. Per fortuna c’è zia Bea (Ginnifer Goodwin) aconsolarla e spiegarle che la “sindrome da sorella minoredi essere perfetto” è piuttosto diffusa, ma la competizionerimane sempre alta. Quando Ramona scopre che i lavoriin casa Quimby sono finalizzati a costruire una cameretta

tutta per lei, senza dover più condividere gli spazi conBeezus, è al settimo cielo. Ma poco dopo i lavori rischianodi fermarsi: il papà ha perso il lavoro, i soldi scarseggianoe il pericolo di trasferirsi in un’altra città è sempre piùreale. Sarà proprio Ramona, finalmente unita a Beezus, asalvare la situazione. Lo farà a modo suo, provocandouna serie di esilaranti guai, ma il risultato sarà comunquepositivo. E ci scapperà pure un bel fidanzato per Bea.

Tratto dalla serie di romanzi per ragazzi scritta da Be-verly Cleary, molto famosa negli Stati Uniti sin dagli anniCinquanta, Ramona e Beezus ha il sapore delle pellicoleper famiglie di una volta. Niente azione sfrenata, nientesuper eroi né poteri magici ma una sceneggiatura solidae dolce. Al centro c’è una famiglia dove ognuno dei mem-bri è amato per quello che è. Un piccolo gruppo di per-sone che, quando l’orizzonte si fa scuro, si spalleggia etrova nell’unità la forza per superare i problemi.

I temi più adulti vengono affrontati senza reticenze (ilpadre si ritrova improvvisamente disoccupato e un nuovolavoro che valorizzi le sue attitudini sembra impossibile atrovarsi), ma sono la vitalità e l’energia di Ramona a gui-dare la storia. Innocente e nostalgico.

9FILM DOC MARZO - APRILE 2011

INTERVISTE DOC

Dopo Il caimano, la sceneggiatrice genovese Federica Pontremoli torna a collaborare con Nanni Moretti per Habemus Papam. E ci racconta qualche retroscena.

[ di Maria Francesca Genovese ]

[ di Francesca Felletti ]

Nanni Moretti

Federica Pontremoli

Selena Gomez (a sinistra) è Beezus e Joey King (a destra) è Ramona

Scrivere con Moretti

Una sorella ingombranteEsce Ramona e Beezus, per tutta la famiglia

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10 FILM DOC MARZO - APRILE 2011

OCCHIO AI FILM DOC

BEYOND di Pernilla August, conNoomi Rapace, Ola RapaceUna donna vive felicemente spo-sata con i suoi figli, quando ri-ceve all’improvviso unatelefonata: sua madre sta mo-rendo e vuole vederla per un’ul-tima volta. Il passato familiaretorna così con i ricordi di vio-lenze e dolori che aveva cer-cato faticosamente dirimuovere. Film psicologicomolto classico, con la Noomi Rapacedella trilogia Millennium: dirige Pernilla August, attrice svedeselanciata da Bergman in Fanny e Alexander, ex-moglie del regi-sta Bille August.

I BACI MAI DATI di Roberta Torre, con Donatella Finocchiaro, BeppeFiorelloUna ragazzina cresce comepuò alla periferia di Catania,finché avviene qualcosa disorprendente: la statua dellaMadonna davanti a casa leparla, la notizia si diffonde, lagente comincia a chiederlemiracoli e felicità, la madre eil parroco cavalcano il busi-ness… Dalla regista di Tanoda morire, un’altra incur-sione ultrapop in un mondogrigio raccontato con coloriaccesi. Con Piera Degli Esposti parrucchiera-fattucchiera e learchitetture del quartiere satellite di Librino, progettato daKenzo Tange.

IL GIOIELLINO di Andrea Molaioli, con Toni Servillo, Remo GironeIl gioiellino del titolo èun’azienda alimentare incontinua espansione, masempre gestita dal suofondatore secondo criterifamilistici. Tra parenti,nipoti e manager di fidu-cia, il gruppo finirà perindebitarsi sempre più,inghiottendo nella suavoragine soldi, parenti,amici, politici, risparmia-tori… L’Italia della fi-nanza creativa e delcapitalismo disinvolto: dalla stessa accoppiata Molaioli-Servillodi La ragazza del lago, guardando stavolta al caso Parmalat.

I RAGAZZI STANNO BENE di Lisa Chodolenko, con Julianne Moore, Mark Ruf-falo, Annette Bening

Nuove famiglie crescono. Qui c’èuna coppia lesbica di mezz’età,con due figli già adolescenti: maquando la ragazzina compie di-ciott’anni, pretende di conoscereil padre biologico e sconvolge dicolpo tutta la vita familiare… Dallaregista di High Art e Lauren Ca-nyon, una commedia in stile Sun-dance: brillante, ammiccante,attenta alle nuove tendenze, condue grandi attrici come JulianneMoore e Annette Bening.

INSIDE JOB:CHI CI HA RU-BATO IL FU-TURO di Charles Ferguson– documentarioL’origine del male? Stasempre là: negli annibui della presidenza diReagan, nella sua dere-gulation che ha liberato le mani degli affaristi senza scrupoli esenza più ostacoli, innescando scandali, complicità tra affari epolitica, crisi finanziarie che hanno messo in ginocchio mezzomondo. “E’ stato come dare alle volpi libero accesso nel pol-laio” dice uno degli intervistati di questo serratissimo docu-mentario, che ripercorre passo passo cause e conseguenzedella crisi del 2008. Che non è ancora finita… Film esemplareper chiarezza e rigore, condotto coi tempi di una commedia:istruttivo e brillante al tempo stesso.

IL DILEMMA di Ron Howard, con Vince Vaughn, Kevin James, Wy-nona RyderUn tizio vede la moglie delsuo miglior amico in atteg-giamenti inequivocabili conun altro uomo. Che fare?Raccontare tutto per aprirgligli occhi o tenere la scopertaper sé? Incominciano iguai… Il regista di A Beau-tiful Mind e Cinderella Manprova la carta della comme-dia: molto classica, con larediviva Wynona Ryder diBram Stoker’s Dracula.

POETRY di Lee Chang-Dong, con Yun Junghee

Una sessantenne eccentrica e contemplativa comincia a sentirele prime conseguenze dell’Alzheimer, frequenta un corso dipoesia e intanto si occupa del nipote, coinvolto in un tragicoepisodio di violenza a scuola. Un film semplice e toccante, ot-tima occasione per conoscere uno dei registi coreani più cele-brati nei festival. La protagonista è una star degli anni ’80,tornata sugli schermi dopo oltre quindici anni di assenza.

LO STRAVAGANTE MONDO DI GREENBERG di Noah Baumbach, con BenStiller, Greta GerwigQuarantenne newyorkese perde il la-voro, si trasferisce a Los Angelesnella casa del fratello e conosce unaragazza, anche lei un po’ incerta sulproprio futuro. Sarà l’anima gemella?Dal regista di Il calamaro e la balena,anche sceneggiatore di Wes Ander-son (Le avventure acquatiche diSteve Zissou, Fantastic mr.Fox): sta-volta ha scritto il soggetto insiemeall’attrice e co-produttrice JenniferJason Leigh.

PICCOLA GUIDA

AI FILM DOCIN USCITA NELLE SALE

≤Spogliarelli femministiViaggio sui palcoscenici di provincia con le starsensuali e malinconiche del New Burlesque.

DONNE SOVRABBONDANTI, FELLINIANE, nonpiù giovanissime. Donne traboccanti di vitalitàe di carnalità, un po’ ballerine e un po’ spoglia-

relliste. Sono le star del New Burlesque, lo show chea partire dagli anni ’90 ha cominciato a ripercorrere lestrade del teatro leggero caricando i vecchi numeridell’avanspettacolo di significati nuovi, al passo coitempi.

A portarle adessosugli schermi cipensa Tournée, l’ul-timo film di MathieuAmalric, bravissimoattore francese cheda qualche tempo èdiventato anche unodei registi più amatidalla critica parigina.L’idea – dice – gli co-vava dentro da un po’di tempo. Almeno daquando aveva lettoL’envers du music-hall di Colette, un libro fatto di schizzi della sua vitad’attrice un po’ scandalosa, vissuta di corsa tra lepiazze di provincia, nell’illusione di non pensare, nonavere rimpianti né rimorsi né ricordi… “Ho cercato alungo l’equivalente di oggi – dice Amalric – ma nelmondo dello striptease trovavo solo storie di neces-sità e prigionia. Finché ho letto su Libération un arti-colo sul New Burlesque. E all’improvviso ho avuto lasensazione che Colette fosse lì, in questa sensualitàallegra e torrida, in questa affermazione intima e po-

litica della bellezza possibile di tutti i corpi, di tutte leetà, per quanto fuori formato”.

Il film racconta passo passo la tournée di questeballerine americane, al seguito del produttore francesedeciso a portarle a Parigi dopo un lungo giro in pro-vincia, passando attraverso alberghi anonimi, sposta-menti notturni, autostrade buie. La loro vita da

palcoscenico si intrecciaai problemi privati del-l’uomo, in un vagabon-daggio al tempo stessosgargiante e malinco-nico. E le atmosfere re-stano sempre sospesetra finzione e docu-mento, illusione e realtà.“Abbiamo capito – diceil regista – che per pre-servare l’energia imme-diata degli spettacolibisognava fare una veratournée, con le salepiene, dormendo negli

alberghetti dove si girava il film. Da Havre a Rochefort,passando per Nantes, abbiamo offerto lo spettacologratuito a persone che firmavano una liberatoria, per-ché non potevamo certo pagare tutte quelle com-parse. Si avevano solo due ore e mezza per girare lesequenze, ma questo creava un’urgenza che parados-salmente rinforzava la finzione. Ci sono stati momentidi vita straordinari!”. In un trionfo assoluto dello spet-tacolo e del falso, ma catturato nella realtà irripetibiledella vita del set.

Tournée dell’attore e regista Mathieu Amalric

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GLI APPASSIONATI DEL GENERE, comeogni anno, si sono incontrati nella cornicedella cittadina valdostana per scrutare

quanto di nuovo sia in grado di offrire il pano-rama di cinema e letteratura noir. Con l’occa-sione la manifestazione ha festeggiato iltraguardo delle venti edizioni, e non ha sprecatol’occasione. Le offerte sono state stimolanti, lestrutture confortevoli e l’entusiasmo di organiz-zatori e staff contagioso. Alla fine, la Giuria hainsignito del Leone Nero Carancho di Pablo Tra-pero, una pellicola che si innesta nel fenomenodei cosiddetti “sciacalli” (il carracho del titolo)che, in Argentina, bazzicano tra i pronto soccorsoe nei luoghi degli incidenti stradali, in cerca diclienti (e polli da spennare). Il materiale è benassemblato e il film trova il punto di forza nel se-guire la vita di due “ultimi” (un avvocato male inarnese e una dottoressa delusa dalla vita), unitidalla loro solitudine lacerante.

Degni di un premio e di attenzione anche

Hanyo (La governante) di Im Sang-soo (Corea delSud), già visto a Cannes e conferma del virtuosi-smo (e manierismo) dell’autore de La mogliedell’avvocato, e La scomparsa di Alice di J Bla-keson, esordio a budget ridottissimo incentratosulla preparazione e messa in opera di un rapi-mento, con un trio di interpreti in stato di grazia,un plot calibratissimo e uno spirito british checonquista. Senza dimenticare Kosmos del turcoReha Erdem, film inclassificabile, diviso tra liri-smo e crudo realismo, con un personaggio chearriva in un paese innevato, da straniero, e viveuna parabola che lo porta ad essere in un primotempo considerato dalla gente del villaggio comeun salvatore della patria, poi un uomo da aiutaree alla fine un capro espiatorio. E’ il film che piùci ha colpito, per la capacità di osare, per il modoin cui sceglie di parlare della guerra (che non sivede mai, ma viene evocata da un sonoro inva-dente di spari) e per la sua forte idea di cinema,nonostante gli eccessi. E’ sfuggita la valenza noirdell’opera (che ha una flebile trama “gialla”), maci ha permesso di conoscere un autore coccolatoda anni nei vari festival internazionali.

Il vero evento del festival è stata peròla proiezione di Carlos di Olivier Assa-yas, alla presenza di Daniel Lecont, do-cumentarista e produttore, vera epropria anima del progetto e della suarealizzazione.

Ilich Ramirez Sànchez, nome di bat-taglia Carlos, il terrorista di origine ve-nezuelana che negli anni Settanta eOttanta, mise a segno azioni spettaco-lari per il Fronte Popolare di Libera-zione della Palestina, per la United RedArmy giapponese, per i servizi segretimediorientali, protetto, di volta in volta,dal Kgb, dalla Stasi, dai servizi rumenie ungheresi. Oggi Carlos vive in carcere,dopo essere stato catturato, in Sudan. Ilfilm affronta questa figura mitica e rac-conta quasi tutta la sua vita, a partire

dall’idealismo della giovinezza passando per la“carriera” di un mercenario del terrorismo conil chiodo fisso per le donne e con il culto dellasua persona.

Olivier Assayas gli ha dedicato uno splendidofilm di cinque ore e trentatre minuti per la tivù (èla versione che si è vista a Courmayeur), e distri-buito all’estero in una versione cinematograficaaccorciata. Carlos non giudica, non fa morale:mette in fila eventi, attentati, tranches de vie,materiali di repertorio e sequenze di puraazione. Assayas è capace come pochi di raccon-tare attraverso le immagini di un bar, di unastanza d’albergo, di una strada, i nostri anni, lenostre ansie e delusioni. Si è messo davanti aCarlos con la curiosità del biografo e con la com-partecipazione del coetaneo. Così è mostrata lasua evoluzione impetuosa e inesorabile, daiprimi attentati “artigianali” di Londra e Parigifino ai “colpi di teatro” dei rapimenti più spetta-colari, fino al disfacimento fisico e morale delleultime deplorevoli “fatiche” al soldo del commit-tente più generoso.

Il Carlos di Assayas fa venire in mente lo Scar-face di De Palma, i gangster- movie, ma anche ildocumentarismo più maturo, che prova a met-tere a confronto una storia con la Storia.

Realizzato in Cinemascope, scritto dallostesso Assayas e da De Franck, dopo anni di ri-cerche a cura del già citato Lecont, non è solo unprodotto televisivo, è un film torrenziale ma com-patto, diviso in tre capitoli ma trascinante nellasua continuità, su un’epoca recente della nostraStoria, il ritratto di un sogno andato a male edelle sue conseguenze. Ed esattamente come unfilm Assayas l’ha scritto e girato, senza curarsidella chiarezza didascalica del plot, senza am-morbidire gli eccessi del personaggio e senza ri-nunciare ai propri improvvisi piani sequenza.Insomma, un prodotto (televisivo o cinematogra-fico, poco importa) da vedere, studiare e amareincondizionatamente. E magari pensare perchéoperazioni del genere non si fanno.

11FILM DOC MARZO - APRILE 2011

I FESTIVAL DOC

Quando la televisione si fa grande cinema

SUCCESSO PIENO, NONOSTANTEi tagli governativi, al Trieste FilmFestival (20-26 gennaio), punto

d’incontro privilegiato delle cinemato-grafie dell’Est. Ecco alcuni dei motivid’interesse e curiosità della 22° edi-zione.

SERGEI LOZNITSA • Consideratocome uno dei più grandi documentaristi

contempora-nei, il suoprimo lungo-metragg ioS c h a s t y emoe è stato

per molti critici il film rivelazione di Can-nes 2010. A Trieste si è vista la sua re-trospettiva completa, 12 film realizzatidal ’96 a oggi. L’universo artistico diLoznitsa può essere inquadrato intornoa due grandi tendenze: da una parte ildocumentario di osservazione con lun-ghi piani sequenza, dall’altra una ricercasperimentale sul passato con film basatiesclusivamente su materiali di reperto-rio.

CINEMA KOMUNISTO • Sono glistessi spettatori e non più le giurie uffi-ciali ad assegnare i riconoscimenti piùimportanti. Il lungometraggio più ap-

prezzato è stato Besa di Srdjan Karano-vic . Der kleine Nazi della sceneggiatricetedesca Petra Luschow, si è affermatofra i cortometraggi. Miglior documenta-rio a Cinema Komunisto di Mila Turajlicche descrive il coinvolgimento e la pas-sione di Tito per il cinema attraversorare immagini, interviste e documentiinediti.

RICORDANDO CORSO • In memoriadell’attore e regista Corso Salani, è statoistituito un premio di 10.000 Euro cheaiuterà in modo concreto la produzionedi progetti già avviati di filmakers indi-pendenti italiani.

I CULT MOVIE DI COSULICH • Cartabianca ad una delle firme della critica ci-nematografica, per una rassegna di

quattro classici da scoprire. Viaggiosenza fine di John Ford, per Cosulich ilpiù bel film di mare; Il ventaglio di LadyWindermere di Ernst Lubitsch, filmmuto tratto da Oscar Wilde; Unter denBrücken di Elmut Käutner, storiad’amore poetica e struggente alla JeanVigo; Totò e i re di Roma di Steno e Mo-nicelli, opera che restituisce corretta-mente lo spirito di Čechov autore dicommedie e non di drammi.

Giancarlo Giraud

Il cinema dell’altra EuropaXXII edizione del Trieste Film Festival

XX edizione del Noir in Festival a Courmayeur

Al Festival del Noir vince Carancho dell’argentino Pablo Trapero. Ma il vero evento è Carlos, splendido film per la tv sul terrorista sudamericano firmato Olivier Assayas.

[ di Alberto Marini ]

Edgar Ramirez è Carlos

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DICEVA MARIO MONICELLI chela realtà cinematografica ri-fugge dal primo piano, perché

in questo c’è sempre qualcosa diesagerato che porta in un’altra di-mensione e sconfina sovente neltrucco di chi non sa girare. Il di-scorso del re è un film fatto in pre-valenza di primi piani. Quindi, se lepremesse del sillogismo sono vere,ne consegue si tratti di un film cheha poco a che fare con la realtà,anche se non necessariamente unfilm falso. Il quasi quarantenne TomHooper – regista con alle spalle unpo’ di televisione (in Elisabeth I hadiretto Helen Mirren) e un paio dilungometraggi dedicati rispettiva-mente all’apartheid (Red Dust) e allabiografia di un celebre allenatore dicalcio (Il maledetto United) – hascelto di glorificare Giorgio VI d’In-ghilterra (re della seconda guerramondiale e padre della regina Elisa-

betta e di Margaret che qui appaionobambine), raccontando la sua lottacontro la balbuzie, grazie all’aiuto diun eccentrico australiano, senza ti-tolo di logopedista, ma con allespalle una lunga esperienza a cu-rare i reduci della Grande Guerra. Ifatti scorrono veri e documentaticome in un servizio di “Storia Illu-strata”: l’amore del figlio cadetto diGiorgio V per la moglie Elisabetta eper le sue due figlie, la morte delpadre Giorgio V, l’abdicazione delfratello Edoardo VIII che lo proiettacontro voglia sul trono, gli incontricon Churchill e con il cardinale diCanterbury, l’incoronazione, lo scop-pio della guerra e il suo celebre di-scorso radiofonico alla nazione.Questa la realtà. Ma, proprio comeaccade in genere negli sceneggiatitelevisivi, Tom Hooper non si preoc-cupa tanto di lei, di indagarne cioècause ed effetti, perché preferisceinvece tenerla sullo sfondo (solo unpo’ enfatizzata e deformata comeaccade alle vie e ai monumenti in-glesi quasi sempre ripresi conl’abuso del grandangolo) di ciò chedavvero nel suo film conta: vale adire la recitazione degli attori. Sonoloro, non i personaggi reali che sonochiamati a interpretare, i veri prota-

gonisti di Il di-scorso del re.

E, ovviamente,in questo gioconarcisistico i primipiani si sprecano,come un omaggiogià programmati-camente in odoredi Oscar al virtuo-sismo tecnico emimetico dellagrande scuolateatrale anglosas-sone. E in Il di-scorso del re gliattori sono davvero tutti di una bra-vura “mostruosa”: a cominciare daColin Firth e Geoffrey Rush, sui cuiduetti il film in gran parte si fonda,per comprendere una Helena Bon-ham Carter eccezionalmente misu-rata, e arrivare al consuetovirtuosismo underplay di MichaelGambon e Derek Jacobi, veteranidelle scene londinesi, e al cammeodi Claire Bloom. Alla fine si escedalla sala esclamando: “Ma chebravi!”; solo qualcuno sussurra: “Madov’è il cinema? Dov’è la realtà diquei personaggi tanto sovrastatidallo sguardo su chi è chiamato a in-terpretarli?

LE RECENSIONI DOC

ÈNOTO CHE PETER MORGAN -sceneggiatore inglese figlio diun ebreo tedesco e di una cat-

tolica polacca (L’ultimo re di Scozia,The Queen, Frost/Nixon, ecc.) - hascritto Hereafter per Steven Spiel-berg, che ha poi scelto di passarlotramite la DreamWorks a Clint Ea-stwood, il quale ha accettato di di-rigerlo a condizione che nel cast cifosse Matt Demon. Per Eastwood,pertanto, si tratta di un film che lovede soprattutto nel ruolo di “met-teur en scène”: un’opera nata lon-tano da quel mondo autoriale cheha caratterizzato l’ultimo periododella sua produzione cinematogra-fica, anche se non proprio una pel-licola su commissione. E che cosìsia un po’ lo si avverte nel modo al-quanto faticoso con cui le tre storieparallele che andranno a comporreil film si articolano e s’intreccianonarrativamente nella prima parte;ma ben presto in Hereafter accadequella cosa meravigliosa che si ve-rificava soprattutto nel cinemaclassico hollywoodiano: cioè, la ca-pacità di un regista di talento di farepropria una storia non sua e diesprimere in modo affatto perso-nale una visione del mondo e degliesseri umani che lo abitano solo

per la specifica virtù del suosaper fare del cinema. Le in-quadrature e i movimenti dellacinepresa, i ritmi e i raccordi dimontaggio, la direzione degliattori e la costruzione armo-nica della recitazione, persinogli effetti speciali affidati aicomputer della Scanline VFX –in una parola, il consapevoleuso tecnico ed espressivo dellinguaggio – fanno così, infine,di Hereafter un’opera assolu-tamente personale. Non unfilm fantastico sull’aldilà eneppure l’interrogativo di unuomo anziano sull’ipotesi con-solatoria di una vita dopo lamorte, ma ancor una volta iltrionfo del racconto di esseriumani, delle loro contraddizionie delle loro speranze, ad opera diun artista consapevolmente laico eprogrammaticamente concreto,per il quale anche la rappresenta-zione della morte - sia essa la pro-pria (quella da cui risorge lagiornalista francese annegata nellotsunami) o di una persona cara (ilragazzino inconsolabile per la per-dita del gemello) o quella che ir-rompe con prepotenzanell’universo inconscio di un ope-raio di San Francisco (Matt Demon)– è in fin dei conti solo una delle viepossibili, attraverso le quali si puòlegittimamente parlare delle uni-che cose – azioni, corpi, parole ecomportamenti in uno spazio e inun tempo ben definito - di cui perun artista quale Eastwood vale re-

almente la pena di parlare. Here-after è un film integralmente an-tropologico, anche quandoapparentemente porta sulloschermo immagini che fanno rife-rimento all’aldilà. E, pur tra losconforto di quanti sono sempre piùpropensi a inseguire i loro pregiu-dizi piuttosto che vedere ciò che ac-cade realmente sullo schermo (sileggano a proposito tante recen-sioni, e non solo della stampa cat-tolica), Clint Eastwood si confermaancora una volta (la cosa diventaevidente soprattutto dal momentoin cui le tre vicende narrative delfilm confluiscono sullo sfondo lon-dinese) un regista di esemplareconcretezza umanistica: un autoreclassico, che s’inscrive consapevol-mente in una grande tradizione e

che non cessamai di sor-prenderci edentusiasmarci con la laicaconcretezza del suo sguardo sullavita e sul cinema.

HEREAFTER(Usa, 2010)Regia e musica: Clint Eastwood – sce-neggiatura: Peter Morgan – Fotografia:Tom Stern – Musica: Trent Reznor e At-ticus Ross – Scenografia: James J. Mu-rakami – Montaggio: : Joel Cox e GaryRoach.Interpreti: Cécile De France (MarieLeLay), Matt Demon (George Lonegan),Thierry Neuvic (Didier), Bryce Dallas Ho-ward (Mélanie), Richard Kind (Christos),Jay Mohr (Billy), Jenifer Lewis (Can-dace), Derek Jacobi (se stesso).Distribuzione: Warner Bros. PicturesItalia - durata: due ore e 9 minuti

HEREAFTER

Il cinema senza aldilà

IL DISCORSO DEL RE(The King’s Speech, Gran Bretagna –Australia, 2010)Regia: Tom Hooper - Sceneggiatura:David Seidler - Fotografia: Danny Cohen- Musica: Alexandre Desplat - Scenogra-fia: Eve Stewart - Costumi: Jenny Bea-van - Montaggio: Tariq AnwarInterpreti:Colin Firth (Re Giorgio VI), Ge-offrey Rush (Lionel Logue), Helena Bon-ham Carter (Regina Elisabetta), GuyPearce (Edoardo VIII), Michael Gambon(Re Giorgio V), Tomothy Spall (WinstonChurchill), Jennifer Ehle (Myrtle Logue),Derek Jacobi (Cosmo Lang), ClaireBloom (Regina Mary), Eve Best (WallisSimpson)- Distribuzione: Eagle Pictures - Durata:un’ora e 41 minuti

12 FILM DOC MARZO - APRILE 2011

IL DISCORSO DEL RE

Attori e balbuzie

[ di Aldo Viganò ]

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Raccontato nell’arco di un anno so-lare e cadenzato sullo scorrere dellestagioni (da “spring” a “winter”),Another Year è uno dei film più em-blematici di Mike Leigh. Anche unodei suoi migliori: per chiarezza nar-rativa, per precisione di sguardosugli esseri umani, per piena consa-pevolezza estetica del linguaggio ci-nematografico. Fedele a se stesso,Leigh parte ancora una volta dagliattori, dalla loro recitazione esibita inlunghi primi piani che sanno soppor-tare lo scorrere del tempo. Se il pri-mato dell’attore sembra fare diAnother Year un film televisivo-tea-trale, a ben vedere però questo si ri-vela ben presto essere soloun’apparenza. Stando sempre moltoaddosso ai suoi personaggi, la cine-presa di Mike Leigh lascia che essinascano direttamente dalla sintesitra il recitare e il guardare, tra la re-altà e la finzione, compiendo in que-sto senso un tragitto fondamen-talmente opposto a quello privile-giato dalla maggior parte del cinemainglese iscrivibile nella cosiddetta“New Renaissance”, teso troppo so-

vente a utilizzare l’indi-scussa bravura degli at-tori solo come un mezzoper illustrare, rendendoliaccattivanti, personaggigià tutti dati sulla paginascritta o comunque in unarealtà pre-cinematogra-fica. Nei film di Leigh, e inparticolare in questo suoultimo, accade invecel’opposto: sono i perso-naggi, infatti, che nasconodirettamente dalla recita-zione degli attori, per con-quistarsi proprioattraverso questa “fin-zione” lo statuto di una verità cine-matografica, la quale sortisceproprio dalla progressiva sospen-sione dell’incredulità che più o menoconsapevolmente accompagna ognirappresentazione spettacolare dellarealtà. L’ingegnere geologo Tom e lapsicologa Gerri, l’invadente amicaMary, il figlio Joe e la sua ragazzaKatie, il compagno d’infanzia Ken e ilfratello-cognato Ronnie, anche ladepressa Janet – cioè, i protagonistidi un film che non ha mai fretta difarceli conoscere – non sono mai némomenti rubati alla vita, né semplicirispecchiamenti di virtù attoriali. Al-meno non solo. Sono personaggi chenon appartengono al neorealismo,ma neppure a un cinema di pura re-citazione. Se non fosse per la preci-

sione così nitida e ben costruita,sembrerebbe quasi che quei perso-naggi nascessero dall’esperienzaautobiografica degli attori stessi. Maquesta impressione di verità è ilpunto d’arrivo di Another Year, nelquale, non per caso, i molti primipiani contano altrettanto delle pocheriprese in esterno (l’orto in cui Tom eGerri trascorrono i loro week end,una trivellatrice in riva al mare, lestrade o i portoni degli edifici di unaperiferia urbana), che concorrono acontestualizzare socialmente ed eti-camente un film sovente anchemolto divertente, insieme tragico ecomico, malinconico e aperto al fu-turo: proprio come lo sono le stagionie la vita stessa, nel loro scorrerequotidiano.

ANOTHER YEAR(Gran Bretagna, 2010)Regia e sceneggiatura: Mike Leigh –fotografia: Dick Pope – scenografia:Simon Beresford – Costumi: Jacque-line Durran - musica: Gary Yershon -montaggio: Jon GregoryInterpreti: Jim Broadbent (Tom), Le-sley Manville (Mary), Ruth Sheen(Gerri), Oliver Maltman (Joe), KarinaFernandez (Katie) - Peter Wight (Ken),David Bradley (Ronnie), Martin Savage(Carl), Imelda Staunton (Janet).Distribuzione: : BIM - durata: - Durata:Durata: due ore e 9 minuti

13FILM DOC MARZO - APRILE 2011

ANOTHER YEAR

Le stagioni della vita

S IAMO UN PAESE CURIOSO.Restio a voler ragionare di ci-nema soprattutto quando il ci-

nema s'interroga sul nostro passatorecente. Se poi di passato si deve pro-prio trattare, allora che sia un passatoche possa essere apologetico del pre-sente. Guai a insinuare dubbi. Guai avoler essere critici. Ne sa qualcosaMario Martone. E ne sa qualcosa Mi-chele Placido che con Vallanzasca –Gli angeli del Male firma un potentenoir che ricorda il miglior cinema diCarlo Lizzani, Florestano Vancini eGiuliano Montaldo e invece è accusatodi tessere le lodi di un criminale. Lui,da ex poliziotto. Placido, che funzionaal meglio quando permette alla suaverve affabulatoria di prendere il so-pravvento sulla polemica e l'ostenta-zione poetica, ci riporta a un tipo dicinema italiano, schiettamente indu-striale, e tremendamente efficace, dicui purtroppo, nell'era della commediacorale dominante, s'è perso il calco.

Bisogna avere respirato l'aria dellesale di cinema d'una volta, per com-prendere la passione che Placido hainsufflato nelle sue inquadrature, neiveloci raccordi di montaggio, nella fla-grante carnalità dei suoi criminali. Pergodere del piacere di un racconto fe-roce che è un efficacissimo trattatomorale. Ecco: se proprio dovessimoindicare un modello di cinema nazio-nale a largo consumo non avremmodubbi. Il modello non potrebbe essereche Vallanzasca – Gli angeli delMale, il miglior film di Michele Pla-cido dai tempi di Del perduto amore.Premesso inoltre che Kim RossiStuart è l'attore italiano più criminal-mente sottovalutato del cinema ita-liano, ci chiediamo cosa sarebbe ilcinema statunitense senza il suo eser-cito sanguinario di criminali, mostri eassassini seriali. Per difendere la pro-pria idiozia censoria, si tirano in giocoper la giacca i familiari delle vittime diVallanzasca, gli unici che hanno tutto

il diritto di dire ciòche vogliono. Chehanno il diritto dinon perdonare,senza che si sca-teni la guerra delleappropriazioni in-debite. E i francesi,allora, che propriodi recente con Richet hanno rivissutole imprese di Jacques Mesrine? Il ci-nema è una ragazza e una pistola (oun bacio e una pistola). Le pistole spa-rano verso lo schermo. La grande ra-pina al treno. Il cinema è nato perglorificare il crimine o il cinema è giàun crimine? Vallanzasca – Gli angelidel Male è un film italiano di rara po-tenza che mette a tacere anche le spe-ciose distinzioni fra cinema di generee cinema d'autore. Purtroppo Vallan-zasca non è solo Vallanzasca. È la cat-tiva coscienza di un intero paese e diriflesso di una gestione del paesestesso. Se ci fate caso Placido (e

Rossi-Stuart) con il loro film sul ban-dito della Comasina volgono al pre-sente le contraddizioni di ieri che sonotutt'altro che risolte. E lo fanno senzacomizi o polemiche. Ma con la solaforza del cinema. Ed è questo che nonsi perdona loro. Ed è per questo mo-tivo che si grida allo scandalo. Perché,in fondo, il paese è ancora "cosa loro",mentre il cinema ce lo restituisce unpochino (proprio come ha fatto MarioMartone con Noi credevamo). È que-sto lo scandalo. Spezzare il monopoliodel racconto e dell'immagine. Il ci-nema, invece, fa diventare l'Italiaanche un po'... "cosa nostra".

FIGHT CLUB

Vallanzasca: il cinema italiano possibile

[ di Giona A. Nazzaro ]

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GEN-

IL SUO PRIMO FILM L’HA SCRITTO E DIRETTO al-l’età di diciotto anni (Un cuore rivelatore); l’ultimo l’hafirmato nel 2006, all’età di novantun anni, andando

a girarlo in Africa sulla scia dell’omonimo romanzo diMario Tobino (Le rose del deserto). Poi, gli ultimi tempidella sua vita sono stati una lucida regia verso un rab-bioso atto finale, che egli ha rifiutato testardamente dilasciare che fossero altri a determinare.

Il percorso esistenziale e culturale di Mario Monicelliè stato lungo e solo apparentemente eclettico. Egli nascecome “filmaker” di pellicole realizzate a 16mm con gliamici d’infanzia; negli anni Trenta si fa anche critico ci-nematografico sulla rivista “Camminare”; ha un lungoapprendistato come aiuto regista e come sceneggiatoreper conto terzi; esordisce dietro la cinepresa (Totò cercacasa) a trentatre anni, in condominio con Steno e al ser-vizio di Totò; sempre insieme a Steno realizza sette filmche alternano la comicità con l’analisi di costume; di-venta regista in proprio con Totò e Carolina e da allorafirma una sessantina di film (tra lungometraggi, episodidi pellicole collettive e opere televisive) che concorronoa definire la stagione più feconda della commedia cine-matografica italiana, nella quale la risata si può fonderecon la rappresentazione della morte, la centralità del la-voro con l’attore non ha mai bisogno di negare l’osser-vazione della realtà sociale e le convenzioni narrativedel cinema di genere si alimentano senza complessi allafonte della vita come a quella della fantasia personale odelle più disparate opere letterarie.

Usando una classificazione “d’antan”, si potrebbe direche Mario Monicelli è stato il più metteur en scène e ilmeno auteur dei registi della commedia all'italiana. Contutto quanto di positivo è insito in quell'appellativo,però. Perché nel cinema artigianale di Monicelli c’è sem-pre il piacere di raccontare una storia, il gusto per ilnuovo, la grande cura riservata ai dialoghi e alla strut-tura narrativa, la primaria importanza riconosciuta allascelta e alla direzione degli attori, il costante interesseper le leggi della comunicazione con il pubblico.

Monicelli ha vissuto la nascita del neorealismo, ne hacomprese e apprezzate le motivazioni, ammirati soprat-tutto in De Sica e Rossellini i risultati, ma non vi ha presoparte direttamente, non condividendone il progetto este-

tico e pedagogico, nonostante il comune scarso interesseper la composizione di inquadrature immediatamentesignificanti sul piano estetico (composizione cara invecein modo particolare ai suoi amici Riccardo Freda e Raf-faello Matarazzo) e il primato concesso a un cinema cheappartenga all'universo del reale più (o almeno primaancora) che a quello del bello. Ciò che gli resta del neo-realismo è il piacere di raccontare più che raccontarsi, didescrivere il mondo degli altri piuttosto che esibire lapropria visione del mondo, che pure è latente in ognisuo film.

Ma il migliore cinema di Monicelli, come quello deglialtri registi della commedia all'italiana, si è sempre nu-trito di ciò che la società poteva loro offrire, più che deisogni che essi stessi potevano avere. Così accadde in Isoliti ignoti, girato alla vigilia del boom economico, comenella sua trasposizione nel Medioevo, L'armata Branca-leone, che è anch’essa un viaggio nell'Italia che c'è: diver-tente e vitalistica; inesorabilmente votata al fallimento eper questo fecondatrice di una risata percorsa da un bri-vido di morte, messo in evidenza nell'ottimo sequel,Brancaleone alle crociate.

Sceneggiature1940: La granduchessa si diverte di Giacomo

Gentilomo1941: Brivido di Giacomo Gentilomo 1942: La donna è mobile di Mario Mattoli 1943: Cortocircuito di Giacomo Gentilomo 1945: Abbasso la miseria! di Gennaro Righelli;

Il sole di Montecassino di Giuseppe Maria Scotese; Come persi la guerra di Carlo Borghesio

1946: Abbasso la ricchezza! di Gennaro Righelli; L'angelo e il diavolo di Mario Camerini; L'apocalisse di Giuseppe Maria Scotese; Aquila nera di RiccardoFreda

1947: Fatalità di Giorgio Bianchi; Fumeria d'oppio di Raffaello Matarazzo; Follie per l'opera di Mario Costa; Lo scioperodei milioni di Raffaello Matarazzo; Gioventù perduta di Pietro Germi; La figlia del capitano di Mario Camerini;Il corriere del re di Gennaro Righelli; I miserabili di Riccardo Freda; L’ebreo

errante di Goffredo Alessandrini1948: L'eroe della strada di Carlo Borghesio;

Riso amaro di Giuseppe De Santis; Il cavaliere misterioso di Riccardo Freda; Accidenti alla guerra! di GiorgioSimonelli

1949: Il lupo della Sila di Duilio Coletti; Il conte Ugolino di Riccardo Freda; Comescopersi l'America di Carlo Borghesio; Marechiaro di Giorgio Ferroni; Quel bandito sono io di Mario Soldati; In nome della legge di Pietro Germi

1950: Il brigante Musolino di Mario Camerini;Botta e risposta di Mario Soldati; L’inafferrabile 12 di Mario Mattoli; Le sei mogli di Barbablù di Carlo LudovicoBragaglia

1951: Vendetta... sarda di Mario Mattoli; Tizio,Caio, Sempronio di Alberto Pozzetti; È l'amor che mi rovina di Mario Soldati; Core 'ngrato di Guido Brignone; OK Nerone di Mario Soldati; Napoleone di Carlo Borghesio; Il tradimento o Passato

che uccide di Riccardo Freda; Anema ecore di Mario Mattoli; Accidenti alle tasse! di Mario Mattoli; Amo un assassino di Baccio Bandini

1952: Totò a colori di Steno; Cinque poveri in automobile di Mario Mattoli; Cani e gattidi Leonardo De Mitri

1953: Un turco napoletano di Mario Mattoli; Il più comico spettacolo del mondo di Mario Mattoli; Cavalleria rusticana di Carmine Gallone; Perdonami di Mario Costa; Giuseppe Verdi di Raffaello Matarazzo

1954: Violenza sul lago di Leonardo Cortese; Guai ai vinti! di Raffaello Matarazzo

1956: La donna più bella del mondo di RobertS. Leonard

1961: A cavallo della tigre di Luigi Comencini1963: Frenesia dell'estate di Luigi Zampa1966: Il marito di Olga (ep. I nostri mariti) di

Luigi Zampa1977: Gran bollito di Mauro Bolognini

[ di Aldo Viganò ]

Il regista che non volle farsi autore

Regie1934: Il cuore rivelatore, coregia Cesare Civita

e Alberto Mondadori1935: I ragazzi della via Paal, coregia Alberto

Mondadori1937: Pioggia d'estate, firmato Michele Badiek1949: Totò cerca casa, coregia Steno (ooo) ; Al

diavolo la celebrità, coregia Steno (oo) 1950: È arrivato il cavaliere!, coregia Steno

(oo); Vita da cani, coregia Steno (oo)1951: Guardie e ladri, coregia Steno (ooo);

Totò e i re di Roma, coregia Steno (ooo); 1952: Totò e le donne, coregia Steno (oo)1953: Le infedeli, coregia Steno (oo);

Totò e Carolina (ooo)1954: Proibito (oo)1955: Un eroe dei nostri tempi (ooo)1956: Donatella (oo)!957: Padri e figli (oo);

Il medico e lo stregone (oo)1958: I soliti ignoti (oooo)1959: La grande guerra (oooo)1960: Risate di gioia (oo)1962: Renzo e Lucia (ep. Boccaccio ’70) (oo)1963: I compagni (oooo); Gente moderna

(ep. Alta infedeltà) (oo)1965: Casanova ’70 (ooo)1966: L’armata Brancaleone (oooo);

Fata Armenia (ep. Le fate) (oo) 1968: La bambinaia (ep. Capriccio

all’italiana) (ooo); La ragazza con la pistola (ooo)

1969: Toh, è morta la nonna! (oo)1970: Il frigorifero (ep. Le coppie) (oo);

Brancaleone alle crociate (oooo)1971: La mortadella (oo)1973: Vogliamo i colonnelli (oo)1974: Romanzo popolare (ooo)1975: Amici miei (ooo)1976: Caro Michele (ooo); La bomba

(ep. Signore e signori, buonanotte) (oo)1977: Un borghese piccolo piccolo (oo);

Autostop e First Aid (ep. I nuovi mostri) (oooo)

1979: Viaggio con Anita (ooo)1980: Temporale Rosy (ooo)1981: Camera d’albergo (oo);

Intervista a Mangiafuoco – tv; Il marchese del Grillo (ooo)

1982: Amici miei atto II (ooo)1984: Bertoldo, Bertoldino e... Cacasenno

(ooo)1985: Le due vite di Mattia Pascal (ooo)1986: Speriamo che sia femmina (ooo)1988: I picari (ooo)1989: Verona (ep. 12 registi per 12 città);

La moglie ingenua e il marito malato1990: Il male oscuro (ooo)1991: Rossini! Rossini! (oo)1992: Parenti serpenti (ooo)1994: Cari fottutissimi amici (oo)1995: Facciamo paradiso (oo)1997: Un idillio edile (ep. Esercizi di Stile);

Topi di appartamento (ep. I corti italiani)1999: Panni sporchi (ooo);

Un amico magico: il maestro Nino Rota2000: Come quando fuori piove – tv (oo)2001: Un altro mondo è possibile – film

collettivo2002: Lettere dalla Palestina – film collettivo2003: Firenze, il nostro domani – film collettivo2006: Le rose del deserto (oo)2008: Vicino al Colosseo… c’è Monti

Filmografia

Caro Mario

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Anche in La grande guerra, epica bal-lata eroicomica scandita da canzonitradizionali, Monicelli dimostra la suastraordinaria capacità di sintetizzaresullo schermo una serie disordinata disuggestioni che erano già nell'aria e,raccontando ancora una volta le avventure di due ac-cattivanti prototipi dell'arte di arrangiarsi, calibra congrande sapienza l'alternanza della commedia e dellatragedia, dei ritmi gioiosi della vita e di quelli coral-mente dolenti della morte. Ne sortisce, così, un film in-sieme epico e comico: forse il migliore di tutta la sua

filmografia, certo il più emblematico del talento di unmetteur en scène senza complessi, che ama le grandisfide, trovando una carica vitalizzante nel fatto di es-sere stato il primo ad aver fatto certe scelte.

E primo, nella storia del cinema italiano, Monicellilo è stato veramente molte volte e in tante occasioni: sitrattasse di far emergere la vena drammatica della re-citazione di Totò (Totò e Carolina) o di introdurre l'om-bra della morte in una commedia (I soliti ignoti), dirivelare a Gassman le sue potenzialità comiche (da I so-liti ignoti a L’armata Brancaleone) o di affrontare senzatabù reverenziali i grandi temi della Storia (La grandeguerra, appunto). E ancora: egli è stato il primo a far vi-vere i propri personaggi in costume, trasgredendo unanorma non scritta che invitava a non trasferire nel pas-sato l'azione della commedia; il primo a scoprire LeaMassari (Proibito) e Claudia Cardinale (I soliti ignoti); ilprimo a costruire una commedia all'italiana con prota-gonista femminile (La ragazza con la pistola); e così via,sino al primato di commedie tematicamente eccentri-che, anche se non proprio riuscite, quali Toh è morta lanonna! o Vogliamo i colonnelli. E proprio in questa ten-sione verso la novità che si può cogliere la dimensionepiù profonda di tutta la sua filmografia di metteur enscène. Una filmografia illuminata da grandi successi,

ma anche caratterizzata da tonfi al botte-ghino (Temporale Rosy), abitata da attori giàcelebri, ma anche da esordienti, fatta di lun-gometraggi, ma anche di tanti “corti” perfilm collettivi, alcuni dei quali (ad esempioLa bambinaia o First Aid) sono certo da an-noverare tra le sue cose migliori: testimo-nianza di un cinema artigianale che non sivergogna di essere tale e che, sotto la ten-denza a vedere sempre il comico e il grot-tesco nei fatti della vita, ha anche saputocoglierne la complessità e la varietà. Senzadrammi autoriali, divertendosi anche a ri-specchiarsi nel contesto della propria gene-razione, con disincantata consapevolezza:«Eravamo tutti così» amava ricordare Mo-

nicelli: «Penso a Vittorio De Sica. Era privo dipresunzione come persona, e lo era anche il suo ci-nema. Come Germi, Comencini, Rossellini. E ancheDino Risi. Cercavamo di smitizzare tutto, continua-mente». E così facendo, hanno dato vita, tutti insieme,con allegria, alla migliore stagione del cinema italiano.

Il cineman Fu un po’ per caso e un po’ per volontà chealcuni sceneggiatori come Steno ed io pas-sammo alla regia. Per quanto mi riguarda fuper volontà: mi piaceva l’idea di fare il regista;anche fare lo sceneggiatore mi piaceva, ma miaffaticava quello stare chiuso per ore a fumare,a pensare e a trafficare. n Per fare un film bisogna rubare da tutto, daquel che si è letto, da quel che si è visto, dalteatro, dalle storie che ti raccontano gli amici.n Ho sempre avuto una idiosincrasia verso ifilm da girare in teatro di posa, perché è tuttofinto. Girare in ambienti naturali aiuta l’attore eobbliga me e i miei collaboratori a fare un mag-giore sforzo mentale.n Sono contrario da molti anni ai primi pianidegli attori e ne faccio pochissimi. Il primopiano è un trucco di chi non sa girare; un primopiano ti salva sempre, quando non sai cosamettere.n Non sarei mai capace di girare un film senzasceneggiatura.n La sceneggiatura deve risolvere tutte le que-stioni che sorgono durante le riprese, deve dareun’indicazione sui personaggi, sui caratteri,sulle gag, ma anche sui luoghi da cercare in-sieme allo scenografo, sugli abiti e sul comedeve essere l’azione, quale carattere deveavere.n Lo stadio espressivo drammatico corri-

sponde alla fase ‘infantile’ della produzione diun artista, mentre è molto più matura l’espres-sione comico-umoristica. n Finché ho potuto, ho cercato sempre dicambiare genere, per capire che cosa potevofare. Io rispetto molto l’eclettismo, mi piac-ciono quelli che sanno fare tutto.

Gli altrin Steno - Ci chiamavano dappertutto, tant’èvero che ci mettemmo a impiegare dei ‘negri’per collaborare ai vari soggetti e sceneggiature.‘Negri’ poi divenuti celebri come Age e Scar-pelli, De Concini, Continenza. I titolari eravamonoi, però poi apparivano anche i loro nomi,erano avallati da noi. C’era un lavoro di équipepersino esagerato. In certi film eravamo in ottoo dieci sceneggiatori. Si partecipava a qualcosache assomigliava a concitati happenings che sisvolgevano in camere d’albergo, in casa diqualcuno di noi, o nei caffè. Tutti insieme sibuttavano giù gags, idee, sketches, alcuni ru-bati dalle riviste, oppure da atti unici che qual-cuno si ricordava di aver visto. n Totò - Mi è rimasto dentro molto di Totò. Hosempre avuto un grande rispetto. E un rim-pianto. Quando arrivava sul set, suggerivasempre qualcosa di astratto, di surreale. E io,come gli altri della mia generazione, condizio-nati dal neorealismo, non lo seguivamo, glistroncavamo quella sua vena strana, meravi-

gliosa, fuori da ogni schema, da marionettaanche inquietante, sinistra. E lui non insisteva.Peccato.n Machaty - Si comportava come io credevofosse giusto si comportasse un regista, comeil mio modello, cioè come un pazzo! Venivavestito in modo strano… gridava, urlava, stril-lava…n Genina - Io mi occupavo di fare l’assisten-tino, di battere il ciak… ero un esecutore moltovolenteroso… ma per me lui girava il film inmaniera cialtronesca. Quando Squadronebianco uscì mi accorsi, però, che possedevauna sua sostanza anche estetica. La cosa miprocurò uno shock e mi dette da pensare: co-minciai a capire quale era la resa di certe scene,che importanza avessero certi elementi cheavevo ritenuti ininfluenti.n Gentilomo: Aveva la capacità di pensare ilfilm come montaggio: un’immagine nascevasoltanto perché seguiva un’altra, anche se nonera ancora stata girata. Il montaggio alloraaveva il difetto di seguire ancora le regole delmuto, mentre la parola permetteva già una la-

vorazione molto più sintetica. n Germi: Gli dissi: ‘Ma finiscila con questotipo di film! Con questo Vallone sempre inqua-drato dal basso contro le nuvole’. E lui mi disse:‘E tu che fai i film di Totò non ti vergogni?’. ‘No,io non mi vergogno; mi vergognerei di quellicon Vallone. n Petri: Lo incontrai da Rosati dopo che Lagrande guerra era uscito con grande successoe lui già da lontano scuoteva la testa; mi disse:“Caro Mario, no, non ci siamo, non ci siamo”.Mi è rimasta impressa quella reazione (io noncontrobatto mai): era un po’ la reazione diffusadei cineasti, critici o autori che fossero.

La vitan Non ho mai permesso che la mia vita per-sonale, intima, intralciasse neppure nella mi-sura più piccola il mio lavoro.n La speranza è una trappola inventata dai pa-droni. La speranza è quella di quelli che ti di-cono che dio… state buoni, state zitti, pregateche avrete il vostro riscatto, la vostra ricom-pensa nell’aldilà. Sì siete dei precari, ma tantofra 2 o 3 mesi vi riassumiamo, vi daremo ilposto. State buoni, andate a casa e… stannotutti buoni. Mai avere speranza! La speranza èuna trappola, una cosa infame inventata da chicomanda.

(Le dichiarazioni di Mario Monicelli sono tratteda interviste rilasciate in varie occasioni e a Lo-renzo Codelli per il libro “L’arte della commedia”edito da Dedalo)

Biografia

Mario Monicelli nasce a Viareggio il 16maggio 1915 e muore suicida a Roma il 29novembre 2010. Figlio del giornalista edrammaturgo Tomaso, fondatore della rivi-sta di cinema “Lux et Umbra”, Mario fre-quenta le elementari a Roma, il liceo aMilano e si laurea in Storia e Filosofia aPisa. Parente di Alberto Mondadori e amicodi Alberto Lattuada, fa il critico cinematogra-fico sulla rivista “Camminare” e debutta nelcinema con film amatoriali. Entrato nellabottega del cinema professionale, ha dap-prima il ruolo di aiuto regista, poi diventaanche sceneggiatore, facendo ben prestocoppia con Steno, insieme al quale si af-ferma come uno degli scrittori di cinema piùricercati nell’immediato dopoguerra e de-butta dietro la cinepresa con Totò cercacasa. Ha firmato film di grande successo,ma ha avuto anche clamorosi tonfi al botte-ghino (ad esempio Temporale Rosy). Piùvolte nominato all’Oscar e vincitore di nu-merosi premi ai Festival o nelle classifichenazionali, ha ottenuto il Leone d’oro alla car-riera nel 1991. Occasionalmente è stato re-gista teatrale e attore in film diretti da altri.Ha firmato la sceneggiatura di quasi tutti isuoi film.

Il Cinema, gli Altri, la Vita

I REGISTI •39

Photo: EPA

/CLA

UDIO ONO

RATI

Caro Mario

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Il discorsodel re

Candidato a dodiciPremi Oscar, tra cui mi-glior colonna sonora, ,opera seconda di TomHooper, ha già vinto: ilpremio del pubblico al To-ronto International Film Fe-stival, cinque British Independent Film Awards e unGolden Globe per miglior attore protagonista, Colin Firth.Il compito di tessere lo score è affidato a Alexandre De-splat. Per accompagnare il percorso di Re Giorgio VId'Inghilterra (che dopo aver sconfitto i suoi fantasmi in-teriori, e soprattutto la balbuzie, affronta le responsabilitàdi un paese sull'orlo della II Guerra Mondiale), il compo-sitore francese si affida ad un tono più caldo del solito.E’ nella semplicità e nella leggerezza dei toni che lo scoreha la sua ricchezza, costruita su un piccolo ensemble or-chestrale composto da archi e da una manciata di stru-menti a fiato solista. La vera sorpresa del CD consiste,però, nella somiglianza che questa partitura ha con le ariedella compositrice Rachel Portman (quale l’uso del pia-

noforte che domina intere porzioni tematiche di spartito).Non mancano guizzi d’autore, come la trovata di utilizzareun pianoforte che suona, volutamente, una serie di noteripetitive (la sensazione è quella di un disco incantato),per rappresentare la balbuzie del protagonista (nel temaprincipale,“The King's Speech”). Nel complesso si trattadi un'esperienza di ascolto che corre via senza sforzo eche, per contro, ispira solo in piccole dosi (eccezion fattaper le due ultime tracce a base di Beethoven). Ideale pertrascorrere mezz'ora in modo piacevole, senza pretese,con Alexandre Desplat in stile teatro leggero.

Tron: Legacy Sequel di Tron, pellicola targata 1982 e ambientata in

un mondo virtuale, Tron Legacy (diretto da Joseph Ko-sinski) riprende la storia esattamente venticinque annidopo. Pensato e realizzato in 3D, con un budget di 250milioni di dollari, trasporta lo spettatore all'interno di uncyber-universo. Chi meglio dei Daft Punk (duo francesedi techno ed elettronica) poteva dunque curarne il com-mento sonoro? Daft-Punk , infatti, è il nome con cuisono conosciuti i musicisti parigini (che appaiono anchenel film come DJ) Guy-Manuel de Homem-Christo (36anni) e Thomas Bangalter (35 anni), famosi per l'uso

di componenti visive d’avanguardia abbinate alle lorocanzoni, i cui videoclip sono spesso diretti da registicome Spike Jonze e Michel Gondry. Con il loro stile datechno-club, i Daft-Punk confezionano uno score moltocreativo che, se da una parte spazia con citazioni dicompositori che hanno fatto storia, come Max Steiner,Maurice Jarre, Bernard Herrmann, John Carpenter eVangelis, dall’altra ha un sottobosco che ha molto in co-mune con i suoni musicali al sintetizzatore di Brad Fie-del e con lirismo sinfonico e i ritmi sincopati di BasilPoledouris. Nel complesso, la gestione dello score nonè spettacolare; le orchestrazioni sono piuttosto lineari,le progressioni prevedibili e le tecniche di contrappuntoe dissonanza sono elementari. La continuità nella par-titura è garantita dall'equilibrio tra strumentazione elet-tronica e sinfonica e trail tema principale dellapartitura (interessantenonostante la sempli-cità) e i motivi costruitiintorno. Per chi è stancodelle convenzioni ed havoglia di sperimentarenuovi suoni.

Le cronache di Narnia: Il viaggio del veliero è da intendersi comeuno spettacolo d'evasione. La storia è fedele alla trama del terzodei sette libri (pubblicato nel 1952) che Lewis ha scritto su LeCronache di Narnia, racconti che hanno venduto oltre 100 mi-lioni di copie e sono stati tradotti in 50 lingue. Cambia il regista,da Andrew Anderson al veterano Michael Apted, e cambia ilcompositore, da Harry Gregson-Williams a David Arnold, unEnglishman doc classe 1962, che ha ottenuto l'attenzione delpubblico grazie agli score orchestrali di Stargate (1994) e In-

dependence Day (1996). Il successo di questi due score deveanche avere impressionato i produttori di James Bond, dal momento che dal 1997

ad oggi Arnold è stato chiamato a comporne le colonne sonore; merito di John Barry,storico compositore di 007, che ha ‘raccomandato’ David Arnold alla Eon Productions

come nuovo compositore della saga, dopo aver ascoltato “Shaken and Stirred: The DavidArnold James Bond Project”, album in cui Arnold, insieme ad altri artisti di fama mon-diale, rivisitava le più belle title-track dei film di 007. Spie a parte, è anche fido collabora-tore di John Singleton (Shaft, Baby Boy-una vita violenta, Four Brothers, Quattro fratelli).Riguardo alla partitura de Le cronache di Narnia, Arnold riprende ampie porzioni di ma-teriale di Gregson-Williams e le rilegge in stile blockbuster, aggiungendo una ricchezza disviluppo e una identità tematica che adempiono ai compiti richiesti dalla narrazione. Dettodiversamente, lo score è gloriosamente sinfonico, raggiunge altezze di cappa e spada eal momento giusto issa l'adrenalina avvalendosi di bassi profondi e martellanti. Per fareciò, Arnold ricorre ad un piccolo escamotage: scrive un paio di temi con un’idea generaleveramente buona (come ad esempio "Re e Regina di Narnia" e "Aslan appare"), che poicosparge qua e là nelle tracce restanti. Il risultato è un arazzo musicale sfaccettato dal-l’atmosfera fantasy, costruita su una miscela di strumenti (ottone, fiati e percussioni) ecori, che ben coglie la fantasia di questa magica avventura. Certo, ci sono momenti in cuila musica ricorda le colonne sonore degli episodi precedenti, ma nel complesso la stru-mentazione è significativamente diversa. Per tutti gli amanti di Arnold, che qui è in pienagloria sinfonica.

In principio era Bienvenue chez les Ch’-tis, ovvero: benvenuti nel nord-est dellaFrancia, nella regione Nord Pas de Ca-

lais, dove agli abitanti, gli Ch’tis, a cui si at-tribuiscono una certa arretratezza culturalee bizzarre abitudini alimentari – ricordate ilformaggio Maroilles spalmato sul pane e in-zuppato nel caffè di cicoria? - parlano unlinguaggio incomprensibile. Si trattava diuna commedia francese diretta da DanyBoon uscita nel 2008, distribuita in Italiacon il titolo Giù al Nord, espressione para-dossale ma efficace affinché fosse imme-diatamente chiaro il messaggio che siintendeva far arrivare: i pregiudizi che nu-triamo verso coloro che vivono giù al Sud,qui riguardano una regione del Nord. L’in-credibile successo avuto dal film ha fatto

pensare ad un remake per il mercato ita-liano, dal momento che in Italia i cliché ri-guardanti il Sud abbondano. Ecco quindi ilfilm di Luca Miniero di cui Boon è produt-tore esecutivo e interprete di un piccolocameo: Benvenuti al Sud, ovvero a Castel-labate, in provincia di Salerno, nella regioneCampania, dove gli abitanti fanno colazionecon il sanguinaccio – sangue di maiale me-scolato con crema pasticcera e cioccolatofuso, arricchito con pinoli e cedro candito -e parlano il napoletano. L’impianto narrativodel film, pur collocando i protagonisti nelcontesto culturale italiano, segue pedisse-quamente l’originale francese. Come moltidi voi già sanno, Alberto – Claudio Bisio –lavora in un ufficio postale in Brianza, èmembro dell’illustre Accademia del gorgon-zola, forse è leghista, dal momento che lamoglie milita nelle ronde cittadine ed ha unsogno che insegue da anni: essere trasferitoa Milano. Verrà invece punito e mandato aSud, dove “tutti sono terroni. Anche i gattie i cani sono terroni”, dove ”vedi Napoli epoi muori. Sì, perché lì ti ammazzano” edove le abitudini alimentari sono primitive,

esagerate e prive di gorgonzola. Parte pian-gendo, con un giubbotto antiproiettile, unatrappola per topi e abbondanti scorte digorgonzola. Dopo il primo traumatico im-patto, capirà di aver trovato un luogo incan-tevole abitato da persone generose edospitali che, in una sera d’estate, sedute at-torno al tavolo di un ristorante che guardail mare, lo introducono ai suoni della lorolingua e alla ricchezza del loro cibo.

La tavola è imbandita con prodotti delParco Nazionale del Cilento, come il ficobianco e la soppressata di Gioi: un insac-cato inserito tra i presìdi Slow Food, un im-pasto fine e totalmente magro di carnesuina con al centro un filetto di lardo che,oltre a conferire alla fetta il suo caratteri-stico aspetto, mantiene umido l’impasto. Enon mancano alcuni grandi piatti della tra-dizione campana: fusilli al ragù, impepatadi cozze, alici arreganate, alici abbotto-nate…. Una cena strepitosa, nonostantel’assenza del gorgonzola.

Data la bontà e la semplicità delle ricette,proviamone due.

Alici arreganate: diliscate le alici, circa

due etti per persona, disponetele a strati inun ruoto - termine napoletano per teglia ro-tonda – versatevi sopra olio extravergine,aglio tagliato a fettine – per tagliarlo nelmodo corretto dovreste riguardarvi PaulSorvino, di origini napoletane, in Quei braviragazzi - origano, sale, pepe e due cucchiaid’acqua. Mettetele in forno per un quartod’ora e a fine cottura aggiungete due cuc-chiai d’aceto.

Impepata (’mpepata) di cozze: mettetele cozze ben lavate in un ruoto largo con ab-bondante pepe macinato al momento, co-pritele e fatele aprire a fuoco vivomescolando di tanto in tanto, quando sa-ranno aperte aggiungete prezzemolo tritatoe servitele con il brodo di cottura. Se potete,evitate il limone.

Trovandoci in Campania, rendiamoomaggio a Avanti! di Billy Wilder e abbi-niamo un’Ischia Biancolella.

16 FILM DOC MARZO - APRILE 2011

QUANDO IL CINEMA SPOSA LA CUCINA  • 15 • [ di Antonella Pina ]

PERCORSI SONORI • Musiche da Film [ di Barbara Zorzoli ]

Benvenuti a tavola

Le cronache di Narnia: Il viaggio del veliero

Claudio Bisio tin una scena di Benvenuti al Sud

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Gent.mo Dr. Fava ,

mi permetto rivolgermi direttamente a Lei

perché solo dalla Sua posta del n. 91 di FIL-

MDOC ho appreso degli incontri mensili che

si tengono ogni primo lunedì del mese presso

Palazzo Ducale del quale ero completamente

all’oscuro. Essendo amante del cinema e

quindi desideroso di parteciparvi , potrebbe

cortesemente segnalarmi in quale sala essi si

tengono, se sono ad invito, se è necessario

iscriversi a qualche associazione, insomma

tutto ciò che occorre sapere sull’argomento ?

La ringrazio fin d’ora e Le porgo i miei più

cordiali saluti.

Marco Giampietro

Caro Sig. Giampietro,

gli incontro mensili a cui Lei fa riferimentosono quelli della così detta Stanza del Cinemache si svolge ogni primo lunedì del mese a Pa-lazzo Ducale. Utilizziamo il salone della societàdi Storia Patria che, se si entra da Piazza De Fer-rari, si trova a pochi metri dall’ingresso, sulla si-nistra. La manifestazione iniziò 10 anni fa su

invito dell’amico Arnaldo Bagnasco, allora pre-sidente di Palazzo Ducale, che si rivolse a me in-vitandomi ad “inventare” una manifestazionesul cinema, in certo modo analoga a quella daLui patrocinata riguardante la poesia. Gli dissiche da solo non sarei stato in grado di realiz-zarla ma che avremmo potuto farlo insieme coni colleghi del Gruppo Ligure Critici Cinemato-grafici. Inventai un meccanismo che è semprestato rispettato e che ha fatto la fortuna dellamanifestazione. Da me coordinati due colleghidel gruppo (ovviamente a turno) riferiscono alpubblico sui film interessanti proiettati a Ge-nova nel mese appena trascorso. L’iniziativa hadato vita ad un gruppo di fedelissimi (anzi, difedelissime, dato che si tratta in maggioranza disignore) che vengono a Palazzo Ducale con as-soluta fedeltà.

L’appuntamento va dalle 17:30 alle 19:00 (oranella quale dobbiamo restituire la sala alla so-cietà di Storia Patria) e la gente arriva con moltapuntualità e in anticipo. Quando l’incontro ini-zia in genere tutti i posti sono occupati. Oltre aquesto appuntamento principale (che, ripeto, haluogo il primo lunedì del mese, in genere da ot-tobre a giugno) da qualche anno è stato istituitoun secondo appuntamento mensile, appunto nelsecondo lunedì del mese ove invece di un reso-conto delle programmazioni mensili dei cinemacittadini, a turno uno dei colleghi svolge untema specifico: ad esempio una conferenza suun regista o su uno specifico tema sulla storiadel cinema.

Si tratta di una iniziativa che, anche essa, è se-guita con fedeltà dal nostro pubblico e ribadisceun legame, animato dai critici genovesi, che non

haeguali in Italia. Al di là di

ogni compiacimento localistico, questa è ancorauna riprova del fatto che tante iniziative geno-vesi sono serie e attendibili, anche se la sostan-ziale indifferenza dei mass media, anche inquesto caso, contribuisce a far mancare am-piezza d’informazioni e curiosità di stampa.

E’ un’ iniziativa minima, che tuttavia ha de-stato e desta interesse in critici di molte città ita-liane. In nessuna di esse in questi 10 anni c’èstato un gruppo di persone in grado di prendereun’analoga iniziativa.

Mi auguro che queste informazioni possanointeressarle e la inducano a venire a Palazzo Du-cale per seguire dal vivo, almeno una volta lamanifestazione. Spero di avere soddisfatto lasua curiosità e la prego di accogliere i miei mi-gliori saluti.

Le stanze del Cinema

DISEGNO DI ELE

NA PONGIGLIONE

LA POSTA DI DOC HOLLIDAY

Per scrivere a Claudio G.Fava:[email protected]

17FILM DOC MARZO - APRILE 2011

SE CE LAFATE AN-DATE a

vedere Tripletrap, film del-l’amico e com-p a e s a n oM a s s i m oStella, che haanche sceneg-giato con Fede-rico Dellacasa

ed è stato prodotto da Riccardo Zaraper la casa di produzione Visionauta.

Passerà vicino a casa vostra come lacometa di Halley, verso la primavera,più o meno quando leggerete, cometutti i film piccoli bisognerà cercarlo, mane varrà la pena.

Per il momento il film si muove suqualche festival anche internazionale e

cerca una redditivitàpresentato alle prin-cipali fiere del mer-cato cine tv: alproposito augurisinceri. A Massimoe Riccardo nonmanca la mentalità,vivessimo in un con-

testo normale, sarebbero due apprezzatiprofessionisti dell’audiovisivo con solidicontatti ed un pacchetto di progetti av-viato; da noi lottano coraggiosamenteper dare visibilità al loro prodotto, malo fanno “comme il faut”, frequentanocon cognizione la rete, sviluppano con-tatti extranazionali, progettano altreoperazioni. Cercano, in altre parole diproporre una loro via al cinema ed allatelevisione, con idee interessanti, conun approccio nuovo ed internazionale,e aggiungo con una certa conoscenzadei processi di marketing e dei modi difarsi notare, hanno l’occhio vigile almercato ed alle tendenze, si informanosi documentano, tutto ciò in un paeseche il mercato, quello vero, non lo co-nosce né lo frequenta, tanto da noimolti possono vivere di (finta) rendita.

Andateci alloranon tanto (e nonsolo) perché so-stenete un nostrosodale, Mas-simo, segnato damolte esperienzetelevisive e pro-duttive esterne, ètornato a casa com-battivo e carico di energia ed idee; fa-telo perché potrete vedere che conspiccioli e poco più si può creare il pro-prio film e ancora fatelo per ritrovarefacce di caratteristi locali, amici che in-crociamo ogni tanto e che dividonoquesta vita un po’ precaria ma a suomodo eccitante, come il sempre precisoAlberto Bergamini, perfetta faccia danoir, anche per chi lo ricorda attore leg-gero. Ma in sostanza fatelo proprio per-ché il film c’è ed è, appunto, ingegnoso,astuto, e, soprattutto nella secondaparte sorprendente con le sue scatolecinesi che dopo un po’ di attrito, Mas-simo lo sa, iniziano ad aprirsi con lode-vole puntualità.

E’ un thriller classico con molti colpidi scena ed una costruzione inusuale,

raccontato a posteriori dal protagonista,invischiato in una storia di furti in gio-ielleria che cresce e cresce, coinvoltoper amore, portato per il naso come ilnostro pubblico a credere cose che sirivelano altre e che naturalmente nonpossiamo sciogliere qui perché sennòci togliereste il saluto.

I nostri autori, intendo quelli locali,sembrano lodevolmente attratti dal ge-nere a differenza di molti film romano-centrici che spesso si guardanol‘ombelico, e tra questi esempi Tripletrap porta come bonus un plot davveroingegnoso che copre ovvi impacci emanchevolezze strutturali da cinema ar-tigianale, anzi, in questo caso da ultralow budget. Speriamo che valga ai no-stri amici una seconda meritata chance.

Voi sostenetelo: è un ordine.

Triple Trap:Il film “ingegnoso” di Massimo Stella.

Forza Italia [ di Giovanni Robbiano ]

Massimo Stella

Foto di: Mas

simo March

elli

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LIBRI E RIVISTE

Peter & Chris – I Dioscuri dellanotte

di Franco Pezzini e Angelica Tintori (Gargoyle,Roma 2010, 415 pp, 16 euro)

Van Helsing e il conte Dracula, ilbarone Frankenstein e la sua Crea-tura... Quella formata da Peter Cu-shing e Christopher Lee è la coppiapiù celebre ed esemplare di tutto ilcinema horror, apparentementeschematica ma in realtà estrema-mente ricca di sfumature: da unaparte il razionale e severo personag-gio-Cushing (“doveva farsi prete!”diceva di lui il compagno), la cui fi-ducia nella scienza e nel dovere po-

teva sempre rivelare una durezza implacabile edisumana; dall’altra l’imponente Christopher Lee, con lasua voce profonda (aveva iniziato come cantante lirico),il fascino selvaggio, incarnazione della potenza irrazio-nale e profonda del desiderio. Due icone del ‘900, comesottolinea il libro, ma anche due personaggi profonda-mente radicati nella cultura inglese, nati quasi nellostesso giorno a distanza di anni (26 maggio 1913 Cu-shing, 27 maggio 1922 Lee), legati da un rapportod’amicizia all’antica, curiosamente interpreti sulloschermo di un’altra icona britannica come Sherlock Hol-mes. Il libro di Franco Pezzini e Angelica Tintori, analiticoe informatissimo, ripercorre passo passo la vita e la car-riera dei due attori, soffermandosi in particolare sui filminterpretati in coppia: a cominciare ovviamente dai clas-sici diretti dal grande Terence Fisher, che diedero il viaalla stagione d’oro della Hammer e del cinema gotico in-glese.

Dispersi – Guida ai film che non vifanno vedere

di Alberto Brumana, Carlo Prevosti, SaraSagrati, Marco Valsecchi (Falsopiano, Ales-sandria 2010, 369 pp., 19 euro)

Ogni anno vengono realizzati nel mondo 25.000 film, deiquali appena cinquecento distribuiti in Italia. Partendoda questa premessa, gli autori del volume si sono messia caccia di quanto c’è di interessante fra gli altri 24.500titoli che ogni anno vengono ignorati dal mercato e cheun tempo erano irrimediabilmente perduti per lo spetta-tore italiano, mentre oggi possono in molti casi esserereperiti con più facilità. Film mal distribuiti di autori fa-mosi, titoli elogiati in festival anche prestigiosi, opereche hanno attirato l’attenzione internazionale ma nonquella dei distributori nostrani, e che più in generale rien-trano nei gusti di un pubblico giovanile globalizzato. Un

progetto meritorio, nato da unawebzine (Hideout.it), anche se i ti-toli scelti vanno quasi tutti inun’unica direzione, quella indipen-dente chic: ma sono parecchi, eciascuno potrà trovare qualcosache lo incuriosisce, anche perchési indica il modo per scovarli. Al-cuni titoli: Mother di Bong Joon-ho, Adoration di Egoyan, Gerrydi Van Sant, Nightwatching diGreenaway, Smiley Face di

Araki, Storytelling di Solondz ecc. Buona cac-cia, ma con un piccolo handicap: manca un indice deifilm e dei registi, purtroppo.

Gli ultimi avventurieri di Gianfranco Casadio (Longo, Ra-venna 2010, pp.374, 25 euro)

Gianfranco Casadio va pubblicando da anni per l’editoreLongo una serie di volumi dedicati di volta in volta a ge-neri o aspetti del cinema italiano ancora poco frequentatiin modo sistematico. Agli utilissimi volumi sull’opera li-rica, i film di guerra, quelli criminali e polizieschi, il we-

stern all’italiana e altri ancora,si affianca adesso quello sulcinema avventuroso dal 1931al 2001. Il materiale è suddi-viso in vari capitoli relativi aidiversi sottogeneri, ciascunodei quali ha un’introduzionecritica seguita dalla scheda-tura dei singoli film, con cast,trama dettagliata, brevi annotazioni critico-informative.Tra i cicli: le classiche avventure in costume cappa-e-spada, quelle ambientate nella venezia antica, le storiedi crociati e saraceni, i film di pirati, quelli ispirati da Sal-gari, i decamerotici, i canterburiani…

Ingrid Bergman di Nuccio Lodato e Francesca Brignoli

(Le Mani, Recco 2010, 334 pp.,18 euro)

La casa editrice ligurepubblica da qualchetempo volumi di ampiorespiro saggistico dedicatia grandi attori, e dopo fi-gure come Marlon Brandoo Isabelle Huppert toccaadesso a Ingrid Bergman(1915-82), l’attrice svedesedi Io ti salverò e di Notorious(Hitchcock), ma anche di Eu-ropa ’51 o Viaggio in Italia

(Rossellini), capace di combinare la severità dell’auto-revolezza europea con la seduzione dello spettacoloamericano: tra l’altro, la sua carriera hollywoodiana verae propria si può dire abbia preso il via da Genova, doves’imbarcò a bordo del Rex nel gennaio 1940, dopo avertrascorso il Capodanno in un albergo. Un’attrice vista nellibro sotto il segno della perfezione, di una sperimenta-zione continua che la porta a non ripetere ruoli e formuledi successo ma a tentare sempre nuove strade: a partireda quando chiese di interpretare nel Dr. Jekyll di Flemingnon la parte della tranquilla fidanzata ma quella della pro-vocante prostituta da bassifondi. Con biografia, ampiocapitolo introduttivo, discussione dei film fondamentali(quasi tutti).

La classe operaia non va in paradiso di Umberto Calamita e Giuseppe Zari-

lungo (Falsopiano, Alessandria 2010, 239pp., 18 euro)

La storia dei rapporti tra cinema e classe operaia prendeil via fin dalle origini, con l’uscita delle operaie dalla fab-brica Lumière seguita negli anni immediatamente suc-cessivi da tante altre uscite di lavoratrici e lavoratori dallefabbriche di mezzo mondo. Poi, però, gli operai spari-rono presto dagli schermi: troppo realistici, forse anchedeprimenti e pericolosi nel loro richiamo al mondo dellavoro, rischiavano di mettere in crisi la società dellospettacolo. Questo libro offre un rapido manualetto perricordare i principali film suoperai, minatori, sindacalisti edisoccupati: da Tempi mo-derni di Chaplin ai classici delcinema sovietico, dal leggen-dario Il sale della terra di Her-bert J. Biberman a Icompagni di Monicelli, daPadre Daens di Stijn Coninx aJoe Hill di Bo Widerberg, Ma-tewan di John Sayles o Ri-sorse umane di Cantet. Conapprofondimento su Pelle viva (1962) di Giuseppe Fina,di cui vengono anche riportati i dialoghi.

Provincia di Ferrara: terra e cinema di Paolo Micalizzi (Ferrara, 2010, pp.96, sip)

Una guida al cineturismo a Ferrara e provincia, realizzata

in modo funzionale per chi vogliavisitare i luoghi che ospitarono iset, o intenda semplicemente ri-percorrere i film più importantigirati nella zona. Con una intro-duzione dettagliata, le schede diottanta film con cast, foto, breveindicazione del soggetto, indica-zione dei luoghi in cui è stato gi-rato. In più, una mappa della città e una dellaprovincia con rimandi che permettono di localizzare levarie produzioni. Tra i titoli: La casa dalle finestre cheridono, Caccia tragica, Cronaca di un amore, La donnadel fiume, Il giardino dei Finzi Contini, La lunga nottedel ’43, Il mestiere delle armi, Notte italiana, Ossessione,La visita… Un semplice opuscolo, ma ricco, semplice edivertente, edito dalla Provincia di Ferrara. Bilingue: ita-liano/inglese.

Cinema Italiano Ottantadi Alberto Pesce (Liberedizioni, Brescia,

283 pp, 24 euro)Critico cinematografico di lungo corso ("Giornale di Bre-scia", vari libri e riviste specializzate), Alberto Pesceviene allestendo da qualche tempo una speciale serie divolumi che raccolgono, decennio per decennio a comin-ciare dai Sessanta, una selezione delle sue recensionipiù significative, facendo precedere ogni raccolta da uncorposo saggio che spazia dai film alle vicende storiche,sociali, politiche del nostro Paese. Dopo gli anni Ses-santa e gli anni Settanta ecco il volume che riepiloga glianni Ottanta, e il cui sottotitolo ("tramonto delle ideolo-gìe, riflussi dell'effimero") sintetizza quello che trasparedall'analisi della maggior parte della novantina di filmselezionati per l'occasione. Dove non mancano alcuneopere comunque degne di recensioni dal taglio saggi-stico (da La notte di San Lorenzo dei Taviani a La ter-razza di Scola a E la nave va di Fellini, tanto per citarequalche titolo), ma disperse in una produzione che te-stimonia appunto un decennio piuttosto appiattito.

Cinecritica (ottobre-dicembre 2010)Un ampio “primo piano” dedicato a Mario Martone

apre l’ultimo numero della ri-vista del Sindacato NazionaleCritici Cinematografici Italiani(SNCCI): con una lunga e det-tagliata intervista largamenteimperniata su Noi credevamo,seguita da saggi di MassimoCauso e Anton Giulio Man-cino. Altri interventi riguar-dano il cinema bosniaco,Heimat, La battaglia di Algeri,Andrzej Wajda, Maurice Jarre,Akira Kurosawa, Artur Arista-

kisjan, Domenique Cabrera.

Elephant Man – L’eroe delladiversità

a cura di Gabriele Mina (Le Mani, Recco 2010,190 pp, 15 euro)Approfondimento della storia di Joseph Merrick, del suocontesto storico e del suo valore simbolico, a cominciaredal resoconto scritto dallo stesso Frederick Treves, il chi-rurgo vittoriano che scoprì Mer-rick in un negozio dove venivaesibito e lo portò poi nell’ospedale,provvedendo a curarlo e a farne asuo modo un altro tipo di attra-zione, rivolto alla buona societàlondinese dell’epoca. Tra gli inter-venti, un’analisi del film di LynchThe Elephant Man (Stefano Lo-cati), uno su freaks e mostruositànell’immaginario italiano del-l’epoca (Fabrizio Foni), uno dalpunto di vista medico (Silvana Penco).

≤18 FILM DOC MARZO - APRILE 2011

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E’PASSATO ALLASTORIA come mr.Quatermass, perché

ha diretto i primi due filmdel ciclo, quelli che hannoaperto l’intera stagionedel fantastico inglese,cambiando radicalmentela storia del cinema. MaVal Guest di film ne harealizzati quasi cinquanta,e nel periodo d’oro ne fa-ceva anche tre o quattroall’anno, perché era un

esempio del perfetto director classico. Prendevauna storia e cercava di raccontarla nel migliormodo possibile. Fantascienza, avventura, polizie-sco, commedia… Non faceva molta differenza.

Da giovane era stato anche attore, ma al cinemac’era arrivato dal giornalismo: anzi, dalla criticacinematografica. A vent’anni aveva stroncato fe-rocemente un film sul giornale, dicendo che la sce-neggiatura era una schifezza. Il produttore siarrabbiò e chiamò il suo direttore. Val Guest, man-dato a scusarsi col produttore, non solo ribadì chela sceneggiatura era pessima, ma lo convinse chelui era in grado di scriverne di migliori. E così co-minciò la sua carriera di sceneggiatore alla Gain-sbourough, lo studio dove lavorava ancheHitchcock, passando poi alla regia negli anni Qua-ranta.

La vera svolta avvenne però nel 1955. La Ham-mer era una piccola compagnia, specializzata infilm di serie B che sfruttavano successi radiofonicie attori americani sul viale del tramonto, ma si tro-vava sull’orlo della bancarotta. Val Guest fu spe-dito a dirigere un filmetto ispirato a un telefilm disuccesso, L’astronave atomica deldottor Quatermass. Sembrava lasolita routine e invece accadde ilmiracolo: uscito in piena estate1955, quel piccolo film che rac-contava in modo quasi cronachi-stico avvenimenti straordinariebbe un successo strepitoso. LaHammer, che stava per chiudere,si gettò di colpo sul fantastico,cominciò a produrre i film suFrankenstein e Dracula interpre-tati da Peter Cushing e Christo-pher Lee, diventando sinonimodell’horror per tutta una genera-

zione di cinefili. E, dietro la Hammer, altri produt-tori sfruttarono il nuovo filone, dando origine allagrande stagione del fantastico inglese. Al puntoche molti critici hanno poi ritenuto che la veranouvelle vague britannica consistesse molto piùin queste produzioni horror che negli esempi piùimpegnati e paludati di “free cinema”.

Quanto a Guest, fece subito un sequel: I vampiridello spazio (1957). Il suo principio è sempre lostesso: prendere una storia fantastica e raccontarlariprese in etserni reali, dialoghi taglienti, e in-somma con quei modi che il realismo inglese soli-tamente riservava a storie molto più serie edimpegnate. Nei Vampiri dello spazio, l’invasionealiena viene addirittura raccontata da un punto divista quasi burocratico, con un protagonista(l’americano Brian Donlevy) che resta in fondouna specie di capufficio puntiglioso e visionario,sempre pronto ad afferrare cappotto e cappelloper andare ad affrontare gli extraterrestri. Il fa-scino del film è affidato in buona parte alla foto-grafia grigia e ai tocchi di inquietudine sospesa,magari nel bel mezzo delle campagne inglesi, masotto sotto la vicenda alla “invasione degli ultra-corpi” non permette equivoci: in Quatermass II ilavoratori devono imparare a smascherare i loropadroni, e se la fantascienza americana invitava aguardare il cielo (“keep watching the skies!”), que-sto film invita innanzitutto a controllare superiorie governanti. Al punto che molti lo considerano ilvero modello di Essi vivono di Carpenter.

In quegli anni Val Guest ha realizzato anchebuoni polizieschi, un piccolo cult (un po’ statico)come Il mostruoso uomo delle nevi (1957), fino a stra-vaganze come le scene di raccordo di 007 CasinòRoyal, oppure Quando i dinosauri si mordevano lacoda (da James G.Ballard) e Together, dove la mu-

sica beat di un complesso terrestre è ingrado di guarire la sterilità degli alieni (!).Ma il grande progetto della sua vita fuper molti anni E la terra prese fuoco, il filmsulla Bomba che nessuno voleva produr-gli e che alla fine riuscì a realizzare nel1961, puntando ancora una volta su unminuzioso realismo quotidiano più chesulla spettacolarità catastrofica. Non sisentiva invece molto tagliato per l’horrorgotico e sanguinolento: “Ho tropposenso dell’umorismo! Quando fai un filmfantastico penso sia assolutamente neces-sario credere in quello che stai facendo: equesto può riuscire con la fantascienza,

mentre è molto piùdifficile con un goticopuro!”.

Dedicarsi alla storiache raccontava cer-cando innanzitutto direnderla credibile era ilsuo principio fonda-mentale di regia. Laconcezione del fanta-stico che lo ha fatto pas-sare alla storia è basatasui ritmi serrati di unaquotidianità cronachi-stica più che sui sensazionalismi e sull’accesa vi-sionarietà delle situazioni più estreme. E quandoal Fantafestival di Roma gli chiesero di definire ilsuo stile, Val Guest rispose: “Non so dire quale siail mio stile. Posso dire cosa voglio: tengo molto allavalidità della storia, e quando ho una buona storiacerco di rimanervi fedele e di renderla in imma-gini in modo che sia credibile. Se non si rispetta ilsoggetto, il film è condannato fin dal principio”.La semplice lezione dei directors classici, in-somma. Quelli che con umile applicazione profes-sionale hanno creato il cinema come grandecrogiolo di narrazioni e di miti.

19FILM DOC MARZO - APRILE 2011

[ di Renato Venturelli ]

LIGURIA D’ESSAI

Cinema tra Scienza e Fantascienza

SI TERRÀ DAL 23 AL 26 MARZO 2011 lasesta edizione di X-Science, la manifesta-zione organizzata dal Genova Film Festival

in collaborazione con lafacoltà di Scienze Mate-matiche, Fisiche e Natu-rali dell’Università diGenova. In concorso filmselezionati tra opere pro-venienti da quindici paesidiversi, con tutti e cinquei continenti rappresentati:dalla Finlandia allaNuova Zelanda, dal Giap-pone al Kenya agli Stati Uniti. In programma aThe Space Porto Antico e all’Acquario di Genova,dove tra il 26 e il 27 si terrà la notte della fanta-scienza dedicata a Val Guest.

Omaggio al regista inglese Val Guest (1911-2006) nel centenario della nascita

Sesta edizione di X-Science(Genova, 23-26 marzo)

Una notte con mr.Quatermass

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Storia di una donnaamata e di un assas-sino gentile: la

donna amata è Marina Pi-perno e l’assassino gentileil regista del film, LuigiFaccini, legato da un soda-lizio artistico e affettivo aMarina da oltre trent’anni.Assassino perché “è opi-

nione di Freud, in una rilettura del mito di Caino e Abele,che l’uomo nasca assassino”, doppiamente assassino,lui, “in quanto gentile e quindi non ebreo appartenenteall’orda che ha perseguitato e sterminato il popoloebraico”. E Marina è ebrea.

Il film, diviso in sette capitoli, è stato presentato inanteprima nazionale al cinema Il Nuovo alla Spezia. Ab-biamo incontrato Marina Piperno affinché ci raccon-tasse cosa ha significato per lei prendere parte ad unprogetto dove non solo fornisce la sua esperienza diproduttrice cinematografica ma anche e per la primavolta, le sue celate qualità di attrice.

Questo film, come tutto il cinema di Faccini, è unracconto etico. Qui, attraverso la storia personale diuna donna, si ripercorre una parte importante e terri-bile della nostra Storia. Lei però non è soltanto unmezzo ma anche il fine. Faccini oltre a raccontarlacome personaggio, ci mostra una persona e il suo af-faccendarsi nelle cose della vita: dipinge, prepara lacena per gli amici, seppellisce il suo cane Bubul….Lei ha avuto il coraggio di mostrarsi e quindi di sve-

larsi al pubblico.Sì, ed è stato difficile, all’inizio non volevo farlo ed ho

opposto molta resistenza. L’idea di lavorare con Faccinimi preoccupava, è molto esigente con i suoi attori e ionon sono certo un’attrice. Da cinquant’anni, da quandoho iniziato a fare la produttrice, sto dietro e non davantialla macchina da presa. Faccini ha insistito molto, ab-biamo fatto liti furibonde e poi ho ceduto. Sapevo cheraccontare la mia vita significava raccontare il secoloscorso: le leggi razziali, la seconda guerra mondiale, laliberazione, il boom economico, le Brigate Rosse… Leriprese hanno richiesto due anni di lavorazione, ha gi-rato più di cento ore per poi montarne tre e mezzo. Sonostata una persona ma anche un’attrice.

Lei, come Faccini, pensa che il cinema debba es-sere etico, “modificazione e divenire”?

Io ho sempre fatto quel tipo di cinema, anche primadi incontrare Faccini. La prima cosa che ho prodotto èstato un documentario di Ansano Giannarelli, 16 ottobre’43, dove si racconta il rastrellamento e la deportazionein Germania di 1300 ebrei romani. Io mi salvai perchéla mia famiglia riuscì a fuggire. Ho sempre pensato cheil cinema dovesse modificare il mondo e lo ha fatto.

E il cinema come intrattenimento? Le “fette ditorta”, come lo chiamava Hitchcock.

Amo anche quel cinema: il musical, il western, lacommedia classica. Mi sarebbe piaciuto produrre unfilm di spettacolo, ma in Italia è difficile. L’unico grandecinema di spettacolo è la commedia becera. Forse hocommesso l’errore di tornare, dopo aver iniziato la miacarriera a New York.

Lo considera un errore, a questo punto della vita?In realtà no. Non sarei mai riuscita a vivere in Ame-

rica.L’ultimo film di fiction che ha prodotto è Giamaica

di Faccini e risale al ’98. Le piacerebbe tornare a pro-durre una fiction?

Sì, avrei voluto che fosse una fiction il docufilm cheabbiamo finito di girare e che stiamo montando in questigiorni, tratto dal libro di Faccini, L’uomo che nacquemorendo, sulla storia dell’ufficiale tedesco Rudolf Ja-cobs, passato alla Resistenza e morto in uno scontro afuoco con le brigate nere che occupavano Sarzana. Madove trovavo i soldi per fare un film ambientato nel1944, un film corale?! Abbiamo provato con la Rai maci hanno fornito un rifiuto motivato da argomenti banali.Quindi abbiamo prodotto per nostro conto ma i mezzici consentivano soltanto un docufilm. Dovrebbe esserepronto in un paio di mesi. Ho un ruolo anche qui, sonoil produttore che racconta perché e come nasce il film.Non sono un’ attrice ma mi ritrovo ancora una volta da-vanti alla macchina da presa!

Antonella Pina

ABITUATA A METABOLIZZARE le esperienze utiliz-zando il linguaggio del cinema, quando sono rima-sta incinta ho cominciato a pensare a come lavorare

su questo passaggio della vita che mi ha coinvolta comenessun altro prima. Ero incantata dalla metamorfosi delmio corpo, felice di non usare il cervello ma la pancia, direcuperare quella parte biologica della vita che mi sem-brava ormai sepolta dall’esistenza così asettica che si con-duce in città. Come succede spesso nel nostro lavoro,confidando i miei progetti ad un’amica, la regista ChiaraCremaschi, scopro che lei ha già in cantiere un documen-tario sulla maternità e che sta meditando di renderlo unfilm collettivo. Detto, fatto. Nel giro di qualche mese ilprimo gruppo di donne si forma. Registe e filmaker di tuttaItalia concentrate sullo stesso tema. La maternità. Ci in-contriamo tutte a Torino, sotto la direzione dell’abile or-ganizzatrice Lia Furxhi, e parliamo, ci conosciamo,mettiamo sul tavolo le nostre idee.

Il progetto prende forma. Ognuna di noi manifesta in-teresse per un argomento in particolare. Il film sarà com-posto da episodi e ognuna di noi ne dirigerà uno. Perscegliere l’argomento da trattare io sono partita dal miovissuto, dall’aver atteso tanto a lungo prima di decidere diavere un figlio, senza la consapevolezza che dopo unacerta età diventa sempre più difficile. Mio figlio Martin ènato quando avevo quarantatre anni e io ho scelto natu-

ralmente come territorio di indaginetutte quelle donne che come me,per tanti motivi, hanno sentito tardiil richiamo della maternità. Obiettivodel documentario, comunque, nonè addentrarsi in complesse analisipsicologiche, ma piuttosto raccon-tare la nostra società oggi, partendodalla constatazione dello scarto esi-stente tra i successi della medicina,i cambiamenti sociali e culturali della nostra epoca e i sen-timenti del proprio vissuto, mettendo al centro della ma-ternità non un astratto istinto materno, ma i percorsiintellettuali ed emotivi – talora difficili e dolorosi – diognuna. Per questo motivo si cercherà di esplorare moltimondi: donne diverse per condizione sociale, professione,età, residenza. A tutte le donne coinvolte nel film verrannoproposte le stesse domande, partendo dalle loro aspetta-tive e confrontandole con la realtà della condizione in atto.Verranno ripresi anche i luoghi delle donne e dei bambini:uffici, supermercati, ospedali, ludoteche, strade... Questopermetterà al racconto filmico di diventare un'unica par-titura, un discorso complesso e vario, dove le voci sonole frasi e i luoghi sono le pause. Gli anni ‘70 sono ormailontani e le prospettive dei collettivi militanti non rientranoin questo progetto, che vuole dare voce a tutte: le donne

che hanno desiderato ardentemente un figlio, quelle chevivono con sofferenza la sua nascita e si colpevolizzanoper non amarlo abbastanza, quelle che non l'hanno avutoe lo rimpiangono, quelle che vi hanno rinunciato consa-pevolmente, quelle che intraprendono il difficile camminodella fecondazione assistita e quelle “lontane da casa” chedevono confrontarsi con il modello femminile della societàoccidentale.

“Son tutte belle le mamme del mondo” è un documen-tario al femminile non femminista. Cristiano Palozzi, miocompagno di lavoro e di vita, anche se in questa occasionenon dirigerà il film con me, sarà comunque al mio fiancocome direttore della fotografia.

(*) * Regista e co-direttrice del Genova Film Festival

20 FILM DOC MARZO - APRILE 2011

Intervista a Marina Piperno, “storica” produttriceindipendente, al centro dell’ultimo film di Luigi Faccini

Presentato Storia di una donna amata e di un assassino gentile

Mamma mia!Un film collettivo tutto dedicato alla maternità. Parla la regista dell'episodio genovese.

[ di Antonella Sica *]

I film cambiano il mondo

LIGURIA D’ESSAI

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Da Blasetti a Visconti, da Rossellini a Martone, una guida ai film più importanti su Garibaldi & Co.

LE GUIDE DOC

150° anniversario dell’Unità d’Italia

OGNI FILM STORICO GUARDA AL PASSATO, maci parla innanzitutto del presente, del mo-mento in cui è stato realizzato, del suo clima

politico, culturale e cinematografico. Ce ne ren-diamo conto anche ripercorrendo un secolo abbon-dante di film dedicati al Risorgimento, a partire daquelli realizzati all’inizio del ‘900, quando le produ-zioni cominciavano a concentrarsi attorno ai festeg-giamenti per il primo cinquantenario dell’Unitàd’Italia, unendo l’occasione ufficiale col patriottismoche precede la prima guerra mondiale, l’impulsospettacolare del cinema con la sua voglia di rispet-tabilità.

Mario Caserini fu uno dei primi autori “risorgi-mentali” del cinema italiano, con la sua trilogia ga-ribaldina (Garibaldi, 1907; Anita Garibaldi, 1910; IMille, 1912), in un periodo in cui si moltiplicano i filmsull’argomento: La presa di Roma, I carbonari, Labattaglia di Palestro, Confalonieri, Ugo Bassi, SilvioPellico... L’altra stagione “storica” fortemente se-gnata è ovviamente quella del ventennio fascista,culminata in 1860 – i Mille di Garibaldi (1934) di Ales-sandro Blasetti. E dopo le diverse produzioni del do-poguerra, in cui i capolavori di Luchino Visconti sipongono come riflessione non solo sulla storia ita-liana, ma sul melodramma e sugli sviluppi teoricipost-neorealisti, si arriva alla stagione degli anniSettanta, con tutte le sue riletture critiche della sto-ria italiana, le rievocazioni di ciò che “i libri di storianon vi hanno mai raccontato” (come recitava il sot-

totitolo di Bronte, 1972), latentazione di vedere i rivolu-zionari dell’Ottocento e le lorodelusioni in rapporto al dopo-Sessantotto…

1860 di Alessandro Blasetti(1934) Il film sui Mille realizzatosotto il fascismo, con tanto dicamicie nere finali: ma ancheun film d’impianto realistico,per certi versi antiretorico,con echi formali del cinemasovietico e addirittura antici-

pazioni neorealiste. Accoglienze ottime della critica,più fredde da parte di pubblico e regime.

Piccolo mondo antico di Mario Soldati (1942)L’Italia patriottica dell’800 raccontata da un cinemache si stava cristallizzando nell’eleganza formaledella stagione “calligrafica”: ma, secondo l’autore,la prospettiva antiaustriaca sembrava una provoca-zione politica in tempi di alleanza con la Germania.

Un garibaldino al convento di Vittorio De Sica (1942) Un garibaldino ferito si rifugia in un convento, doveviene nascosto da due giovani allieve. Terza regia di

De Sica, che guarda alla Storia da una prospettivanon retorica ma intima e sentimentale.

Il brigante di Tacca del Lupo di Pietro Germi (1952) Il brigantaggio post-unitario come pretesto per in-nescare una robusta vicenda avventurosa e morale:non tanto un’analisi sociale del fenomeno, quanto laricerca di una sorta di via italiana al western.

La pattuglia sperduta di Piero Nelli (1954) Uno dei film più originali e più dimenticati, direttosenza retorica né enfasi spettacolare dal documen-tarista Piero Nelli. Al centro, un gruppo di soldati ita-liani rimasti isolati durante la guerra del 1849.Musiche di Goffredo Petrassi.

Senso di Luchino Visconti(1954) Alla vigilia della terza guerrad’indipendenza, una con-tessa di sentimenti patriot-tici perde la testa per unufficiale austriaco. Da Ca-millo Boito, il film in cui (sidisse) Visconti passa dalneorealismo come registra-zione della realtà al reali-smo come interpretazionecritica.

Viva l’Italia di Roberto Rossellini (1960) Dalla partenza da Quarto all’incontro a Teano, l’im-presa di Garibaldi raccontata in occasione del cen-tenario: sotto il segno dell’evoluzione in senso“didattico” e televisivo della poetica di Rossellini.

Il Gattopardo di Luchino Visconti (1963) Il romanzo di Tomasi di Lampedusa trasformato inun kolossal sontuoso, che è al tempo stesso poemasulla decadenza nobiliare, grandioso spettacolo na-zional-popolare e riflessione critica sulla storiad’Italia.

Nell’anno del Signore di Luigi Magni (1969)Nella Roma del 1825, due carbonari vengono con-dannati a morte e il misterioso Pasquino affiggenella notte versi satirici. Fra dramma storico e com-media all’italiana, il film più famoso di Magni sullaRoma papalina, argomento cui ha dedicato moltialtri film: In nome del papa re, In nome del popolosovrano, Arrivano i bersaglieri…

Bronte – Cronaca di un massacro di FlorestanoVancini (1971) Durante l’impresa garibaldina, gli abitanti di una cit-tadina siciliana si ribellano contro le prepotenze deiproprietari terrieri: ma Nino Bixio arriva subito a re-primere nel sangue i sogni di un patriottismo egali-tario. Molto ideologico, tra ricostruzione storica eapologo contemporaneo.

Le cinque giornate di Dario Argento (1973) Le cinque giornate di Milano (18-22 marzo 1848)raccontate dal punto di vista di un ladruncolo (Ce-lentano) e di un fornaio romano(Cerusico). Film programmatica-mente antiretorico e antibor-ghese, ma con Nanni Balestrinico-sceneggiatore.

Allonsanfan di Paolo e VittorioTaviani (1974) Stanchezza e tradimento nellavita di un nobile rivoluzionario,che nell’Italia della restaura-zione torna nella villa di fami-glia e viene coinvolto dalle societàsegrete in una nuova impresa: tra Risorgimento eriflussi anni ’70.

Quanto è bello lu murire acciso di Ennio Lorenzini(1976) L’impresa di Carlo Pisacane, che spera di sollevarela popolazione meridionale contro i Borboni in nomedi una società più giusta. Una sorta di ballata bre-chtiana, con la Compagnia di Canto Popolare.

I viceré di Roberto Faenza (2007) Il capolavoro di Federico De Roberto (1894), conLando Buzzanca nel ruolo del vecchio nobile sici-liano arroccato su avidità e potere. Prodotto in ver-sione lunga per la tv, con inevitabili allusioni all’Italiadi oggi.

Noi credevamo di Mario Martone (2010) Il Risorgimento come storia di ideali traditi, raccon-tato attraverso tre giovani meridionali che s’infervo-rano nella lotta antiborbonica, assistendo poi aingiustizie, tradimenti e opportunismi. Dal libro diAnna Banti.

AL CLUB AMICI DEL CINEMA, quattro film perricordare l’Unità d’Italia secondo Agiscuola: Lecinque giornate di Dario Argento, Noi crede-

vamo di Martone, il televisivo e raro Correva l’annodi grazia 1870 (con Anna Magnani) e il polemico Uo-mini contro di Francesco Rosi, su ingiustizie e orroridella prima guerra mondiale che completò l’unitàd’Italia. Al Nuovo di La Spezia, ha invece preso il viala rassegna Risorgimento Movie, con classici antichie recenti del nostro cinema, a cominciare da Blasetti,dalla Roma di Luigi Magni o dal Germi della lotta albrigantaggio.

L’Italia unita, da Genova a Spezia

In rassegna i film sul Risorgimento

Cinema e Risorgimento

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SEI CORTI SCELTI TRA I MIGLIORI della sta-gione italiana, selezionati e poi proposti allesale d’essai per essere proiettati sul grande

schermo. Arriva anche quest’anno “Cortometraggiche passione”, la rassegna organizzata dalla Fe-derazione Italiana Cinema d’Essai e posta in distri-buzione a partire da febbraio. Tra i titoli scelti,spicca innanzitutto Passing Time di Laura Bispuri,vale a dire il vincitore del David di Donatello 2010:una storia ambientata in una vecchia fattoria delSalento, dove una ragazza si prepara al funeraledell’amatissimo nonno, ribellandosi al conformi-smo della sua famiglia e a quello che viene definito“il teatrino del dolore” con i suoi ruoli precostituiti.Anche L’altra metà di Pippo Mezzapesa è ambien-tato nel Salento, dove una donna scappa dalla casadi riposo in cui è confinata per andare al matrimo-nio della nipote che le è stato vietato per motivi disalute, e durante il viaggio trova modo di iniziareuna relazione con un suo coetaneo: protagonisti,Piera Degli Esposti e Cosimo Cinieri.

Grande interesse c’è anche per Come un soffio,diretto dalla Michela Cescon di Primo amore e in-terpretato da un’accoppiata di star italiane comeValeria Golino ed Alessio Boni: tratto dal raccontodi Linda Ferri “La conversazione”, è un film tuttofinezze di dialoghi e di recitazione, attorno all’in-

contro tra una hostess e un uomo che sembra vo-lerla importunare nella sua stanza d’albergo. Lastessa Michela Cescon compare invece come at-trice in TV di Andrea Zaccariello, basato sull’incon-tro tra un uomo di mezz’età pesantementeindebitato e l’impiegata disillusa dell’agenzia di re-cupero crediti che dovrebbe essere la sua definitivacarnefice.

La presenza di attori famosi è del resto semprepiù frequente in una produzione di corti sempre piùambiziosi. In Autovelox di Gianluca Ansarelli tro-viamo ad esempio Nicola Vaporidis, alle prese con

una storia dal ritmo serrato: al centro, un giovaneche passa ad altissima velocità presso un autoveloxe cerca di evitare il ritiro della patente fingendosimalato e facendosi ricoverare presso un vicinoPronto Soccorso. Un bambino è invece il protago-nista di Mille giorni di Vito, film di Elisabetta Pan-dimiglio , prodotto da Luca Arcopinto e dedicato aun bambino che ha vissuto i suoi primi mille giorniall’interno del carcere in cui era rinchiusa suamadre: una volta che esce, catapultato improvvi-samente nel mondo all’età di tre anni, sarà inevi-tabilmente segnato da quell’esperienza.

LIGURIA D’ESSAI

Tra gli interpreti dei film molti attori famosi

22 FILM DOC MARZO - APRILE 2011

UNA RASSEGNA DI FILMper parlare del buon cibo edella cattiva economia. Al

Filmstudio di Savona si terrà tuttii giovedì di aprile la seconda edi-zione di “Food & Film”, organiz-zata in collaborazione con laBottega della Solidarietà che dadiciassette anni è impegnata nelladiffusione del commercio equo,del consumo critico e dell’educa-zione alla mondialità. La manife-stazione intende stimolare unariflessione sul valore culturale delcibo, sulla memoria gastronomicacome patrimonio da salvare esugli effetti economici, sociali eambientali della produzione mon-diale di materie prime. Quest’annoverranno proposti quattro film ealcuni cortometraggi inediti, in

prima assoluta per la Liguria, incollaborazione col festival diTrento “Tutti nello stessopiatto”.

L’ingresso è libero, ma nonsolo: al termine di ogni proie-zione, la Bottega della Solida-rietà proporrà agli spettatori delcinéclub savonese una degusta-zione di prodotti del CommercioEquo e Solidale, “buoni per chili produce, buoni per chi li con-suma”. Nella prima serata, gio-

vedì 7 aprile alle ore 21, sipotranno vedere due titoli: il me-diometraggio “Immer Essen! In-diens mobile Koche”, coprodu-zione indiana-tedesca sulle “cu-cine ambulanti in India”, seguitodal corto “Coffee & Allah”, filmneozelandese di Sima Urale. En-trambi i film sono in versione ori-ginale sottotitolata.

Giovedì 14 aprile toccherà in-vece a “Black Gold” (Oro nero) diNick e Mark Francis, giovedì 21aprile a Bananas dello svedeseFredrik Gertten, mentre giovedì 28aprile concluderà il programma“Fair Tales” degli italiani NicolaMoruzzi e Giovanni Pompili, se-guito dai corti “How to Destroythe World” (Come distruggere ilmondo) dell’inglese Pete Bishop.

Una rassegna di film sul cibo in collabora-zione con la Bottega della Solidarietà. Ad aprile

Cibo da tutto il mondo

Distribuiti anche quest’annoi migliori cortometraggisecondo la Federazione Italiana Cinema d’Essai.

AL FILMSTUDIO DI SAVONA “FOOD & FILM”

Inizia la collaborazione tra il sito internet diFilm Doc e gli studenti del corso di laurea inScienza di Comunicazione dell’università diGenova, con sede a Savona.

Le iniziative veranno presentate presso laPalazzina Lagorio il 2 marzo. I soggetti coin-volti insieme al Laboratorio Audiovisuale Bu-ster Keaton sono: il canale telematicoGenova Municipality Channel del Comune diGenova, il sito internet della rivista Film Doc,il Nuovo Filmstudio, il Centro di documenta-zione Libromondo della Provincia di Savona.

FILM DOC VAALL’UNIVERSITÀ

Corti ma belli

SONO APERTE LE ISCRIZIONI per ilConcorso Nazionale Cortometraggi eDocumentari del 14° Genova Film

Festival, in calendario dal 27 giugno al 3 lu-glio 2011. Alla selezione possono parteci-pare opere di fiction e di documentariodella durata massima rispettivamente di 45e 60 minuti: il termine ultimo per parteci-pare è il 15 Aprile 2011. La partecipazioneal concorso è gratuita. Sul sito www.geno-vafilmfestival.org è possibile scaricare il re-golamento e l’entry form.

Aziende del settore come Kodak ed Au-gustus Color ed eventi come Documentaryin Europe da anni sostengono il GenovaFilm Festival dando un importante contri-buto per la realizzazione di una nuovaopera ai registi vincitori del Premio per ilMiglior Film di Fiction e del Premio per ilMiglior Documentario. Tra i premi nati perincentivare nuove produzioni si confermail premio AVANTI! (Agenzia ValorizzazioneAutori Nuovi Tutti Italiani), che offrirà uncanale di distribuzione ai film vincitori. Fragli altri riconoscimenti importanti citiamo

il Premio della Critica, assegnato dal Sin-dacato Nazionale Critici CinematograficiItaliani; il Premio del Pubblico – Provinciadi Genova, attribuito mediante votazionepopolare; il Premio per la Miglior ColonnaSonora e il Premio Daunbailò.Per quanto invece riguarda la promozione

e lo sviluppo dei talenti presenti sul terri-torio ligure, ricordiamo Obiettivo Liguria, ilconcorso dedicato al registi della regione:in questo caso, la deadline è il 1 maggio2011.

Fra le anticipazioni del programma diquest’anno, citiamo due focus sul cinemainternazionale, uno dedicato al CinemaEcuadoriano e l’altro alla nascente cinema-tografia del Kosovo. Il Genova Film Festivalè sostenuto da Regione Liguria, Comune eProvincia di Genova, Ministero per i Beni ele Attività Culturali, da sponsor privati edorganizzato con la collaborazione di enti edistituti cinematografici internazionali.

Per informazioni:[email protected]

GENOVA FILM FESTIVAL: APERTE LE ISCRIZIONICorti e documentari devono arrivare entro il 15 aprile

La 14° edizione si terrà al Porto Antico dal 27 giugno al 3 luglio. Rassegne sul cinema di Ecuador e Kosovo.

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GENNAIO -

GENOVA e PROVINCIA

I PROGRAMMI DEI CINEMA DOC in LIGURIA

Da mercoledì 2 a giovedì 3 THE TOWN FEBBRE GIALLAdi Ben Affleck con Ben Affleck, Rebecca Hall, USA2010, 122’

Venerdì 4 IL PRIMO KIESLOWSKI IL CINEAMATORE di Krysztof Kieslowski con Jerzy Stuhr, MalgorzataZabkowska, Polonia 1979, 117’

Da sabato 5 a martedì 8VALLANZASCA - GLI ANGELIDEL MALE di Michele Placido con Kim Rossi Stuart, FilippoTimi, Valeria Solarino, Italia 2010, 125’Dalla cronaca nera degli anni ’70: rapine, omi-cidi e evasioni del bel René, che con la bandadella Comasina dominò la scena criminale dellaMilano di allora, esercitando un oscuro fascinosull’opinione pubblica, in particolare quellafemminile. “Non sono una vittima della società.Ho scelto liberamente di andare a rubare”.Concorso David Giovani

Da mercoledì 9 a giovedì 10 L’IMMORTALE FEBBRE GIALLAdi Richard Berry con Jean Reno, Kad Mérad, Ma-rina Fois, Francia 2010, 115’

Venerdì 11 IL PRIMO KIESLOWSKISENZA FINE di Krysztof Kieslowski con Grazyna Szapolowska,Aleksander Bardini, Polonia 1984, 103’

Da sabato 12 a martedì 15LA VERSIONE DI BARNEY di Richard J. Lewis con Paul Giamatti, DustinHoffman, Rosamund Pike, Canada, Italia 2010,132’Il protagonista del bestseller di Mordecai Ri-chler, un antieroe politicamente scorretto, bur-bero e arrogante, ripercorre la sua vita, i trematrimoni falliti e il mistero della morte del mi-gliore amico. Ne emerge il ritratto compositodi un uomo che ha bisogno di farsi male ed èincapace di accontentarsi delle felicità che ha.Premiato dai giovani di Agiscuola con il Leon-cino d’oro a Venezia 2010.

Da mercoledì 16 a venerdì 18 TAMARA DREWE di Stephen Frears con Gemma Arterton, RogerAllam, Dominic Cooper, GB 2010, 110’Una black comedy sullo sfondo della campa-gna inglese, da dove Tamara è partita come unbrutto anatroccolo e dove ora torna trasfor-mata in una femme fatale sexy e spregiudicata.La sua presenza crea scompiglio nella comu-nità del villaggio, seminando scandalo e pet-tegolezzi.

Da sabato 19 a martedì 22 WE WANT SEX di Nigel Cole con Sally Hawkins, Bob Hoskins, Mi-

randa Richardson, GB 2010, 113’Una commedia agrodolce che racconta la sto-ria vera delle donne della fabbrica della Ford aDagenham che insorgono per far valere I lorodiritti. Con ironia, buon senso e coraggiosmuovono il sindacato, l’opinione pubblica e ilParlamento, ponendo le basi per la legge sullaparità di retribuzione.

Mercoledì 23 ore 21STORIA DI NESSUNOdi Manfredi Lucibello con Luciano Manzalini, Ita-lia 2010, 15’La vicenda di un sicario atipico, più solo chesolitario. Mentre svolge il proprio lavoro ci rac-conta la sua vita, riflettendo sull’Italia di ieri edi oggi. Primo Premio CGS a Corti a Firenze,presente nella Selezione Ufficiale a Trieste FilmFestival 2011. Il cortometraggio è stato realiz-zato con il sostegno di Genova-Liguria FilmCommission. Sarà presente il registaA seguire:

THE KILLER INSIDE ME

Da mercoledì 23 a giovedì 24 THE KILLER INSIDE ME

FEBBRE GIALLAdi Michael Winterbottom con Casey Affleck, Jes-sica Alba, Kate Hudson, USA, Svezia, GB, Canada2010, 109’

Venerdì 25 IL PRIMO KIESLOWSKI BREVE FILM SULL’UCCIDERE di Krysztof Kieslowski con Miroslaw Baka, Krzy-sztof Globisz, Polonia 1988, 84’

Da sabato 26 a mercoledì 30IL DISCORSO DEL RE di Tom Hooper con Colin Firth, Geoffrey Rush, He-lena Bonham Carter, GB, Australia 2010, 111’Giorgio VI divenne re d’Inghilterra nel 1936,dopo l’abdicazione del fratello Edoardo VIII. Al-l’angoscia per una carica non desiderata e perun contesto storico drammatico si aggiungevala grave balbuzie nervosa che lo affliggeva. Ilrapporto con l’eccentrico logopedista che igno-rando il protocollo di corte lo aiutò a superare ilproblema e a costruire la propria autostima.

Giovedì 31 marzo IL SUONO INSTABILE DELLALIBERTÀ .di Marco Bergamaschi e Gianpaolo Gelati, Italia2010, 63’. Il documentario segue il filo di una ideale tour-née da Istanbul a Londra dell’Italian InstabileOrchestra, nata nell’ambito dell’Europa Jazz Fe-stival vent’anni fa e ormai divenuta il maggiorecollettivo dimusicisti jazzche il nostropaese abbiamai espresso.Un road moviei n c a l z a n t e

fatto di concerti ma anche delle dinamiche in-terne di questa utopistica “Libera DemocraziaMusicale” a cui hanno preso parte in tempi di-versi alcune delle voci più originali e creativedella scena italiana.

Venerdì 1 IL PRIMO KIESLOWSKI

BREVE FILM SULL’AMORE di Krysztof Kieslowski con Grazyna Szapolowska,Olaf Lubaszenko, Polonia 1988, 83’

Da sabato 2 a lunedì 4LA DONNA CHE CANTA di Denis Villeneuve con Lubna Azabal, Mélissa Dé-sormeaux-Poulin, Maxim Gaudette, Canada 2010,130’.L’intricata epopea di due gemelli canadesi allaricerca della verità sulle loro radici. La rivela-zione dell’enigma apre uno squarcio sul pas-sato della madre, sul padre che pensavanomorto e sul fratello di cui ignoravano l’esi-stenza, ma anche sul sanguinoso percorsodell’identità palestinese e del Libano laceratoda divisioni politiche e faide religiose. Presen-tato a Venezia 2010.

Da martedì 5 a giovedì 7KILL ME PLEASE Olias Barco con AurélienRecoign, Virgile Bramly,Virginie Efira, Bouli Lanners, Belgio, Francia 2010,95’Umorismo nero e irriverente in un centro cheoffre assistenza a chi ha deciso di farla finita.Al dottore che lo dirige spetta il compito diidentificare i pazienti veramente motivati cuisomministrare la dolce morte, dopo aver esau-dito il loro ultimo desiderio. Ma ancora unavolta sarà la Morte a scegliere chi e quandocolpire. Marc’Aurelio d’oro al Festival di Roma2010.

Venerdì 8 IL PRIMO KIESLOWSKI

IL CASO di Krysztof Kieslowski con Boguslaw Linda, Ta-deusz Lomnicki, Polonia 1981, 112’

Da sabato 9 a martedì 12ANOTHER YEAR di Mike Leigh con Jim Broadbent, Ruth Sheen, Le-sley Manville, GB 2010, 129’Nell’apparente casualità dei discorsi quotidiania casa di una coppia sposata da decenni e an-cora felice, accogliente e tollerante con gliamici, si intrecciano le vicende di personaggipiù giovani o segnati dal tempo. Nell’arco di unanno le loro aspettative devono fare i conti coni problemi del vivere, con eventi gioiosi odrammatici, tra serenità e disillusione.

Da mercoledì 13 a giovedì 14 NOVECENTO ATTO PRIMO di Bernardo Bertolucci con Gérard Depardieu, Ro-bert De Niro, Dominique Sanda,Burt Lancaster, Do-nald Sutherland, Italia 1976, 155’Due italiani nati lo stesso giorno (il 27 gennaio1900), in una grande fattoria emiliana. Alfredoè figlio di ricchissimi proprietari terrieri,Olmodei contadini che lavorano per loro. La vita deidue nemici-amici è il filo conduttore che sisnoda attraverso gli avvenimenti della storiaitaliana: nella prima parte, le lotte contadine ela Grande Guerra. Dopo i primi scioperi neicampi, i padroni si servono di Attila, chiamatocon la sua ferocia asservita al potere a rappre-sentare l'arrivo devastante del fascismo agrarioche teme le organizzazioni socialiste a difesadei lavoratori .

Venerdì 15 IL PRIMO KIESLOWSKI

LA TRANQUILLITA’ di Krysztof Kieslowski con Jerzy Stuhr, Izabella Ol-szewska, Polonia 1976, 81’

Da sabato 16 a martedì 19BIUTIFUL di Alejandro Gonzales Inarritu con Javier Bardem,Blanca Portillo, Rubén Ochandiano, Messico, Spa-gna 2010, 138’Uxbal ha due figli che ama profondamente e unrapporto conflittuale con la moglie mental-mente instabile. Sopravvive a fatica grazie atraffici illeciti, mettendo in contatto africani ecinesi con chi sfrutta il lavoro nero. Sa di avereun cancro che gli lascia poco da vivere e vuoleassicurare ai figli un avvenire meno disumanodel suo. Palma d’oro Miglior Attore Protagoni-sta a Cannes 2010.

Da mercoledì 20 a giovedì 21NOVECENTO ATTO SECONDO di Bernardo Bertolucci con Gérard Depardieu, Ro-bert De Niro, Dominique Sanda, Donald Suther-land, Italia 1976, 146’Le strade di Olmo e Alfredo si separano: ilprimo continua la lotta, il secondo ignora vo-lutamente il dramma del fascismo e dellaguerra. Nel sospirato giorno della Liberazionesi processano i padroni, Attila viene finalmentegiustiziato e Alfredo, sottoposto a un processosommario, è sottratto al linciaggio da Olmo. Idue si ricongiungono nel ricordo della loroamicizia.

Venerdì 22 Chiuso

Da sabato 23 a lunedì 25IL GRINTA di Joel e Ethan Coen con Hailee Steinfeld, JeffBridges, Matt Damon, Josh Brolin, USA 2011, 128’ Una rilettura del mito western attraverso gliocchi di una ragazzina coraggiosa e testarda,determinata a trovare l’assassino del padre conl’aiuto di uno sceriffo alcolizzato. Forse la grintadel titolo è proprio la sua. Jeff Bridges nel ruoloche valse a John Wayne l’unico Oscar della suacarriera.

Da martedì 26 a venerdì 29IL RIFUGIO di François Ozon con Isabelle Carré, Louis-RonanChoisy, Pierre Louis-Calixte, Francia 2009, 90’ Dopo la morte del suo compagno Louis peroverdose, Mousse scopre di essere incinta edecide di rifugiarsi in una casa sul mare perportare avanti la gravidanza. Il suo isolamentosi interrompe quando il fratello di Louis la rag-giunge, e tra le loro solitudini si stabilisce unintenso legame. Premio speciale della Giuriaal Festival di San Sebastian 2009.

Marzo 2011

CLUB AMICI DEL CINEMA - Tel. 010. 413838c/o Cinema Don Bosco - Via C.Rolando, 15 16151 GENOVA - Sampierdarenawww.clubamicidelcinema.it

Orari: feriali: Unico spett. ore 21,15sabato: ore 15,30 - 18,30 - 21,15domenica e festivi: ore 18,30 - 21,15

Aprile

Prima visione per Genova

Prima visione per Genova

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24 FILM DOC GENNAIO - FEBBRAIO 2011

Quel che resta di Venezia... e Roma / Quote rosa

Lunedi' 28 febbraio - OdeonGiovedi' 3 marzo - CoralloAnother year Regia: M. Leigh – con J. Broad-bent, R. Sheen – Gran Bretagna2010 – 129’

Lunedi' 7 marzo - OdeonGiovedi' 10 marzo - CoralloThe king’s speech Regia: T.

Hooper – con C. Firth, H. Bohnam-Carter – Gran Bretagna/Australia2010 – 118’

Lunedi' 14 marzo - OdeonGiovedi' 17 marzo - CoralloThe kids are alright Regia; L.Cholodenko – con A. Bening, J.Moore – Usa 2010 – 104’

Cineforum Genovese - Tel. 010 5959146c/o Cinema America - Via Colombo, 11 • 16121 - Genova www.cineforumgenovese.it

Orari: ore 15,00 - 17,30 - 21,15

FILM IN LINGUA ORIGINALELunedì al Cinema ODEON • Corso B. Ayres, 83Orari spettacoli: ore 17,30 - 20,30

Giovedì al Cinema CORALLO • via Innocenzo IV, 13Orari spettacoli: ore 15,30 - 18,00 - 21,15

Info: Circuito Cinema Genova - Tel 010 58 32 61e-mail: [email protected]

martedì 15 marzoVendicami Regia: J. To – con: J. Hally-day, S. Testud – Francia/Hong Kong 2009 –108’

martedì 22 marzoIl segreto dei suoi occhiRegia: J.J. Campanella - con R. Darin,S. Villamil – Argentina/Spagna 2009 –129’martedì 29 marzoIl Concerto Regia: R. Mihaileanu –

con A. Guskov, D. Nazarov – Romania/Italia/Francia/Belgio, 2009 – 120’

martedì 5 aprileRacconti dell’età dell’oroRegia: H. Höfer, C. Mungiu, C. Poje-scu, I. Uricanu, R. Marculescu – con A.Potoceau, T. Corban – Romania/ Fran-cia 2009 – 100’

martedì 12 aprilefilm dei soci

CINEMA MIGNON - Tel. 0185 309694via Martiri della Liberazione 131 - Chiavari (GE)

e-mail: [email protected]

Mercoledì 2 marzo 2011L'ESTATE DI MARTINO Regia: Massimo Natale - Con: Treat Wil-liams, Luigi Ciardo - ITALIA, 2010 - 90'

Mercoledì 9 marzoI FIORI DI KIRKUK Regia: Fariborz Kamkari - Con: MorjanaAlaouni, Ertem Eser -ITALIA/SVIZZERA/IRAQ, 2010 - 115'

Mercoledì 23 marzoPRECIOUSRegia: Lee Daniels - Con: Gabourey"Gabby" Sidibe, Mariah Carey - USA, 2010- 109'

Mercoledì 30 marzoWE WANT SEXRegia: Nigel Cole - Con: Sally Hawkins,Bob Hoskins - GRAN BRETAGNA, 2010 -113

Mercoledì 6 aprileSERAPHINERegia: Martin Provost - Con: Yolande Mo-reau, Ulrich Tukur - FRANCIA/BELGIO,2010 - 125'

Mercoledì 13 aprileLA DONNA DELLA MIA VITARegia: Luca Lucini - Con: Luca Argentero,Alessandro Gassman - ITALIA/GRAN BRE-TAGNA, 96'

IMPERIA E PROVINCIA

Cineforum IMPERIA - Tel.0183.63871c/o Cinema Centrale - Via F. Cascione, 5218100 - IMPERIA Porto Maurizio

www.cineforumimperia.it - e-mail: [email protected]

Orari spettacoli: ore 16,15 - 20,15 - 22,30

Cineforum Diano Marina - Tel. 0183.495930c/o POLITEAMA DIANESE - Via Cairoli, 3518100 - IMPERIA Porto Maurizio - www.dianese.it - [email protected]

Martedì 1 marzo 201118 anni dopo Regia: E. Leo – con E.Leo, M. Bonini – Italia 2010 – 100’

Martedì 8 marzo Niente paura Regia: P. Gay – con L.Ligabue, G, Soldini – Italia 2010 – 88’

Martedì 15 marzo Simon Konianski Regia: M. Wald –con J. Zaccaï, N. Ben Abdeloumen – Bel-gio/Francia/Canada 2009 – 100’

Martedì 22 marzo About Elly Regia: A. Farhadi con G. Farhadi, T. Alidou-sti – Iran 2009 – 119’

Martedì 29 marzo Titolo da definireMartedì 5 aprileTitolo da definire Martedì 12 aprileTitolo da definire

Lunedì 7 marzoAffetti e dispetti (La nana) Regia: S. Silva – con C. Saavedra, C, Cele-don – Cile/Messico 2009 – 95’

Martedì 15 marzo Ore 16,15 -20,15Metropolis Regia: F. Lang – con A.Abel, G. Frölich – Germania 1927 – 118’in collaborazione con il DAMS –

Lunedì 21 marzoLe quattro volte Regia: M. Fram-martino – con G. Fuda, B. Timpano – Ita-lia/Svizzera/Germania 2010 – 88’

Lunedì 28 marzoSenso Regia: L. Visconti – con A. Valli,

F. Granger – Italia, 1954 – 120’

Lunedì 4 aprile Promettilo! Regia: E. Kusturica – conU. Milavonic, M. Petronijovic – Belgrado2006 – 126’.

Lunedì 11 aprile Ore 16,15 -20,15Il monello Regia: C. Chaplin – con C.Chaplin, E. Purviance – Usa 1921 – 83’Il film sarà accompagnato al pianofortedal Maestro Luigi Giachinoin collaborazione con il DAMS –

Lunedì 18 aprile Vendicami Regia: J. To – con: J. Hal-lyday, S. Testud – Francia/Hong Kong 2009– 108’

CINEMA COLUMBIA - Tel. 0109657020Via Vittorio Veneto 1 Ronco Scrivia - Genova

Orari spettacoli: ore 21,00

www.cinemacolumbia.it e-mail: [email protected]

giovedì 3 marzoIn un mondo miglioreRegia: Susanne Bier – con M. Per-sbrandt, M. Rygaard,, Danimarca2010 – 113’

martedì 8 marzoWe want sex Regia: N. Cole – con S. Hawkins, B. Hoskins,Gran Bretagna 2010 – 113’

martedì 16 marzo - Serata celebrazioni 150°Ma che storia… Regia: G.

Pannone – DocumentarioItalia 2010 – 78’giovedì 24 marzoIllegal Regia: O. Mas-set-Depasse – con A. Coe-sens, E. LawsonBelgio/Lussemurgo/Fran-cia 2010 – 90’

giovedì 31 marzoAnother year Regia:M. Leigh – con J. Broad-bent, L. MainvilleGran Bretagna 2010 – 129’

Per le date sucessive consultare il sito www.circuitocinemagenova.com

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GIOVEDI’3 marzo 2011 La versione di Barney Regia: R. J. Lewis – con: P. Giamatti, D.Hoffman – CANADA/ITALIA, 2010

GIOVEDI’10 marzo Noi credevamo Regia: M. Martone – con: T. Servillo, L. LoCascio – ITALIA, 2009

GIOVEDI’17 marzo In un mondo miglioreRegia: S. Bier – con: M. Persbrandt, T.Dyrholmes – DANIMARCA/SVEZIA, 2010

GIOVEDI’24 marzo Animal KingdomRegia: D. Michoud – con: J. Frenche-ville, G. Pierce – AUSTRALIA, 2010

SAVONA e PROVINCIA

martedì 1 15.30 - 21.15mercoledì 2 21.15La bellezza del somarodi Sergio CastellittoItalia 2010, 107'con Sergio Castellitto, Laura Morante

Giovedì 3 17.00Nuovofilmstudio presentaMelo Ascolto - impariamo a divertirci conla musicaStefano A. E. Leoni: Millesettecento,quasi milleotto

ingresso libero

Giovedì 3 21.00Nouvelle Vague e dintorni:La Mia Notte con Mauddi Eric Rohmer, Francia 1968, 90’,16mm, con Jean-Louis Trintignant,Françoise Fabian, Marie-ChristineBarrault

da venerdì 4 a lunedì 7Film in prima visione

martedì 8 15.30 - 21.15mercoledì 9 21.15Una vita tranquilla di Claudio CupelliniItalia/Germania/Francia 2010, 105'con Toni Servillo, Marco D'Amore

giovedì 10 21.00Nouvelle Vague e dintorni:Cléo dalle 5 alle 7di Agnès VardaFrancia 1962, 85', 16mm, con EddieConstantine, Jean-Claude Brialy, Da-nièle Delorme

da venerdì 11 a lunedì 14Film in prima visione

martedì 15 15.30 - 21.15mercoledì 16 21.15The Social Network di David Fincher, Usa 2010, 120'con Jesse Eisenberg, Andrew Garfield

giovedì 17 21.00Nouvelle Vague e dintorni:Johnny Guitar di Nicholas Ray

MARZO 2011

I Giovedì all’Ambra

I PROGRAMMI DEI CINEMA DOC in LIGURIA

GIOVEDI’31 marzo MammuthRegia: Benoit Delépine, G. de Kervern –con: G. Depardieu; Y. Moreau – FRAN-CIA, 2010

GIOVEDI’ 7 aprile Simon KonianskiRegia. M. Wald – con: J. Zaccai, N.B. Abdeloumen – BELGIO/FRAN-CIA/CANADA, 2009

GIOVEDI’ 14 aprile Il responsabile delle risorseumane Regia: E. Riklis – con: M. Ivanir, N. Sil-ver – ISRAELE/GERMANIA/FRANCIA,2010

GIOVEDI’ 21 aprile Vento di Primavera

Regia: R. Bosch – con: J. Reno, M. Lau-rent . FRANCIA/GERMANIA/UNGHE-RIA, 2010

GIOVEDI’ 28 aprilleTornando a casa per NataleRegia: B. Homer – con A. Berisha,S. Lesmeister – NORVEGIA/SVE-ZIA/GERMANIA, 2010

Usa 1954, 110', 35mm, con SterlingHayden, Joan Crawford Western

da venerdì 18 a lunedì 21 Film in prima visione

martedì 22 15.30 - 21.15mercoledì 23 21.15The killer inside me di Michael WinterbottomUsa/GranBretagna/Canada 2010, 109'con Casey Affleck, Jessica Alba, KateHudson

giovedì 24 17.00Nouvelle Vague e dintorni:Fino all'ultimo respirodi Jean-Luc Godard, con Jean-PaulBelmondo, Jean Seberg, Daniel Bou-langer, Francia 1960, 89', 35mm

venerdì 25 17.00Nuovofilmstudio presentaBergman the Genius. La vita, le idee, ifilm, i rapporti con l'Italia, l'amore perl'isola di Fårödi Aldo Garziapresentazione del libro e incontro conl'autore

ingresso libero

da venerdì 25 a lunedì 28Film in prima visione

martedì 29 15.30 - 21.15mercoledì 30 21.15 Scott Pilgrim vs. the worlddi Edgar Wright, Usa/Gran Bretagna/Canada 2010, 112'con Michael Cera, Mary Elizabeth Win-stead

giovedì 31 ore 17.00Nuovofilmstudio presentaMelo Ascolto - impariamo a divertirci conla musicaAnnamaria Cecconi: Coltelli e lacrime,la rappresentazione delle mascolinitànell’opera verista

ingresso libero

giovedì 31 ore 21.00L’assessorato ai quartieri del Comunedi Savona presenta la compagnia Tea-trale "A Campanassa" - Città di Savona

Camera affittasia cura di Elmo Bazzano

ingresso libero

da venerdì 1 a lunedì 4Film in prima visione

martedì 5 15.30 - 21.15mercoledì 6 21.15Vallanzasca - Gli angeli del male di Michele Placido, Italia 2010, 125'con Kim Rossi Stuart, Filippo Timi

giovedì 7 ore 21.00Food&Film 2a edizione:Immer Essen! Indiens mobile Köche (Cu-cine ambulanti in india)di Antje ChristIndia, Germania 2010, 45’sottotitoli in italiano

Coffee & Allah (Caffè e Allah)regia di Sima UraleNuova Zelanda 2007, 14’versione in inglese, sottotitoli in ita-lianoAl termine di ogni proiezione gli amici dellaBottega della Solidarietà proporranno unadegustazione di prodotti del Commercio Equoe Solidale

ingresso libero

da venerdì 8 a lunedì 11 Film in prima visionemartedì 12 15.30 - 21.15mercoledì 13 21.15L'esplosivo piano di Bazil di Jean-Pierre Jeunet, Francia 2009,105', con Danny Boon, André Dussolier

giovedì 14 ore 21.00Food&Film 2a edizione:Black Gold (Cucine ambulanti in india)(Oro Nero), regia di Nick Francis e MarkFrancis, Gran Bretagna, Usa 2006, 78’versione in inglese, sottotitoli in italianoAl termine di ogni proiezione gli amici dellaBottega della Solidarietà proporranno unadegustazione di prodotti del Commercio Equoe Solidale

ingresso libero

da venerdì 15 a lunedì 18Film in prima visione

martedì 19 15.30 - 21.15mercoledì 20 21.15Precious di Lee Daniels, Usa 2009, 109'con Gabourney Sidibe, Mo'Nique, Ma-riah Carey

giovedì 21 17.00Nuovofilmstudio presenta

Melo Ascolto - impariamo a divertirci conla musicaEmanuela Abbadessa: Dalla Spagna al-l’Italia la metafora del dono del fiore

ingresso libero

giovedì 21 ore 21.00Food&Film 2a edizione:Bananas!*regia di Fredrik GerttenSvezia 2009, 87’sottotitoli in italianoAl termine di ogni proiezione gli amici dellaBottega della Solidarietà proporranno unadegustazione di prodotti del Commercio Equoe Solidale

ingresso libero

da venerdì 22 a lunedì 25Film in prima visione

martedì 26 15.30 - 21.15mercoledì 27 21.15Il responsabile delle risorse umanedi Eran RiklisIsraele/Germania/Francia 2010, 103'con Mark Ivanir, Guri Alfi

giovedì 28 17.00Nuovofilmstudio presentaMelo Ascolto - impariamo a divertirci conla musicaEmanuela Abbadessa: Il sinfonismo, ilpianismo romantico

ingresso libero

giovedì 28 ore 21.00Food&Film 2a edizione:Fair talesregia di Nicola Moruzzi e GiovanniPompiliItalia 2010, 53’

How to destroy the world (Come distruggere il mondo)regia di Pete BishopGran Bretagna 2008, 4 episodi di 2’versione in inglese, sottotitoli in ita-lianoAl termine di ogni proiezione gli amici dellaBottega della Solidarietà proporranno unadegustazione di prodotti del Commercio Equoe Solidale ingresso libero

APRILE

Cinema AMBRA - Tel. 0182 51419Via Archivolto del Teatro, 8 - ALBENGA - SVwww.cinemambra.it - [email protected]

Spettacolo Unico ore 21:15 - Prezzo biglietti: € 3,00

Nuovo FILMSTUDIO - Tel./fax 019 813357Piazza Diaz, 46r - SAVONA

www.nuovofilmstudio.it - [email protected]

25FILM DOC MARZO - APRILE 2011

Page 26: FILM DOC · in formato pdf. PERIODICO DI INFORMAZIONE CINEMATOGRAFICA I LC I NEM ATO ... fumetti di Hergé: alla ricerca di una nave affondata e di un tesoro. Spiel-berg ha ... ribelli.

26 FILM DOC GENNAIO - FEBBRAIO 2011

MARTEDÌ 1 MARZO 2011omaggio a John Lennon NOWHERE BOY Un film di Sam Taylor-Wood. Con Aaron Johnson, Kristin ScottThomas, David Threlfall -Durata 98 min. -Gran Bretagna, Canadaspettacolo serale delle ore 21.30 minicon-certo dal vivo della band CHELSEA

MERCOLEDI 2 - ORE 17.00 Rassegna “Risorgimento Movie” 1860 Un film di Alessandro Blasetti. ConMaria Denis, Gianfranco Giachetti, durata80 min. – Italia

MERCOLEDI 2 19.30-21.30GIOVEDI 3 ORE 17.30 - 19.30-21.30BURKE E HARE – LADRI DI CADAVERI Un film di John Landis. Con Simon Pegg,Andy Serkis, Isla Fisher durata 91 min. -Gran Bretagna

DA VENERDI 4 A GIOVEDI 17 IL GIOIELLINO Un film di Andrea Molaioli.Con Toni Servillo, Remo Girone,Sarah Felberbaum durata 110 min. - Ita-lia, Francia(OSPITE IL 4 MARZO il testimone di giusti-zia Massimo Ciancimino)

LUNEDI 7 - MARTEDI 8 - ORE 17.15-19.15-21.15 - Rassegna: “Il Posto delle fragole”I FIORI DI KIRKUKUn film di Fariborz Kamkari. Con MorjanaAlaoui, Ertem Eser, durata 115 min. - Ita-lia, Svizzera, Iraq( martedì 8 marzo allo spettacolo serale

ingresso gratuito per le donne)

MERCOLEDI 9 - ORE 17.00 Rassegna “Risorgimento Movie” IL BRIGANTE DI TACCA DEL LUPO Un film diPietro Germi. Con Fausto Tozzi, Saro Urzì,Amedeo Nazzari durata 104 min. - Italia

GIOVEDI 10- VENERDI 11 DALLE ORE16.00 ALLE 24.00Omaggio al cinema di genere2° EDIZIONE FESTIVAL STRACULT

LUNEDI 14 ORE 15.45 Rassegna: “non ci resta che ridere” RISATE DI GIOIA Un film di Mario Monicelli.Con Totò, Anna Magnani, Ben Gazzara du-rata 106 min. – Italia

LUNEDI 14 - ORE 19.15 - 21.15

MARTEDI 15 - ORE 17.15-19.15-21.15Rassegna: “Il Posto delle fragole”IL RESPONSABILE DELLE RISORSE UMANE Unfilm di Eran Riklis. Con Mark Ivanir, GuriAlfi, Noah Silver, durata 103 min. -Israele, Germania, Francia

MERCOLEDI 16 - ORE 17.00 Rassegna “Risorgimento Movie” IN NOME DEL POPOLO SOVRANO Un film di Luigi Magni. Con Nino Manfredi,Alberto Sordi, Massimo Wertmuller - du-rata 110 min. - Italia

DA VENERDI 18 A GIOVEDI 31 SORELLE MAI Un film di Marco Bellocchio.Con Letizia Bellocchio, Maria Luisa Bel-locchio, Elena Bellocchio, Pier GiorgioBellocchio. durata 110 min. - Italia

LUNEDI 21 E MARTEDI 22 - ORE 17.15-19.15-21.Rassegna: “Il Posto delle fragole”KILL ME PLEASE Un film di Olias Barco. ConAurélien Recoing, Virgile Bramly - durata95 min. - Belgio, Francia

MERCOLEDI 23 - ORE 17.00 Rassegna “Risorgimento Movie” ARRIVANO I BERSAGLIERIUn film di Luigi Magni. Con Ugo Tognazzi,Giovanna Ralli, Vittorio Mezzogiorno - du-rata 120 min. - Italia

LUNEDI 28 ORE15.45 Rassegna: “non ciresta che ridere” DIVORZIO ALL’ITALIANAUn film di PietroGermi. Con LeopoldoTrieste, MarcelloMastroianni, Stefa-nia Sandrelli durata120 min. - Italia–

LUNEDI 28 - ORE21,15 E MARTEDI 29

- ORE 17.15-21,15Rassegna: “Il Posto

delle fragole”IL MIO NOME E’ KHAN Un film di KaranJohar. Con Shah Rukh Khan, Kajol, durata165 min. - India

DA VENERDI 1 A GIOVEDI 7 APRILEBEYOND un film di Pernilla August conNoomi Rapace, Ola RapaceDurata 95’-Svezia, Finlandia

LUNEDI 4- MARTEDI 5 - ORE 17.15-19.15-21.15 - Rassegna: “Tempo di Cinema”UN GELIDO INVERNO Un film di Debra Gra-nick . Con Jennifer Lawrence, John Haw-kens durata 100

DA VENERDI 8 A GIOVEDI 14POETRY Un film di Lee Chang Doon con YunJeong-hie, Ahn Naesang - Corea del Sud135’LUNEDI 11 - MARTEDI 12 - ORE 17.15-19.15-21.15 - Rassegna: “Tempo di Ci-nema” INTO PARADISO Un film di PaolaRandi con Peppe Servillo, Giampiero Im-parato durata 104’ Italia

DA VENERDI 15 A GIOVEDI 28HABEMUS PAPAM Un film di Nanni Moretticon Nanni Moretti, Margherita Buy, MichelPiccoli durata 100’ Italia

LUNEDI 18 - MARTEDI 19 - ORE 17.15-19.15-21.15 - “Tempo di Cinema”RABBIT HOLE Un film di John Cameron Mit-chell con Nikole Kidman, Sandra Oh - du-rata 90’ - Usa

MARZO

APRILE

LA SPEZIA e PROVINCIA

I PROGRAMMI DEI CINEMA DOC in LIGURIA

Cineforum Film Club PIETRO GERMIc/o Cinema teatro Il Nuovo - Tel. 0187 24422Via Colombo, 99 - LA SPEZIA

Orari spettacoli: ore 15,30 - 17,30 - 19,30 - 21,30

[email protected] - [email protected]

venerdì 4/03/2011 ore 21Perdona e dimentica (Life DuringWartime) - Usa, 2009 di T. Solondz – con S. Henderson, C.Hinds

Venerdì 11/03/2011 ore 21L’illusionista (The Illusionist) -Gran Bretagna, Francia 2010di Sylvain Chomet.

Nuovo Cineforum Sarzana c/o Cinema ITALIA - P.zza Niccolò V, 2 - Sarzana (SP)Tel. e Fax uffici 0102476147 cell.3483368713

Orari spettacoli: ore 21,00

[email protected]

VISITA IL NOSTRO NUOVO SITOwww.cinemailnuovolaspezia.it

giovedì 3 marzoOltre le regole Regia: O. Moverman –con F. Foster, S. Morton, Usa 2008 – 205’

giovedì 10 marzoPerdona e dimentica Regia: T.

Solondz - con S. Henderson, C. HindsUsa 2009 – 98’

giovedì 17 marzoVendicami Regia: J. To – con: J. Hally-day, S. Testud – Francia/Hong Kong 2009 –108’

giovedì 24 marzoDiamond 13 Regia: G. Behat – con G.Dépardieu, O. Marchal, Belgio/Francia/Lus-semburgo 2009 – 98’

giovedì 31 marzoAmore liquido Regia: M. L. Cattaneo –con S. Fregni, S. Sartini, Italia 2010 – 90’

Con la presenza del regista e attori

giovedì 7 aprileL’amore buio Regia: A. Capuano – conI. De Angelis, G. Agrio, Italia 2010 – 110’

giovedì 14 aprileLe quattro volte Regia: M. Fram-martino – con G. Fuda, B. TimpanoItalia/Svizzera/Germania 2010 – 88’

giovedì 28 aprileIl viaggio di Jeanne Regia: A. No-vion – con J. P. Darroussin, A, DemoustierFrancia/Svezia 2008 – 84’

CINEforuModerno - Tel.: 0187 620 714 c/o Multisala Moderno - Via del Carmine, 35 19038Sarzana (SP) - Fax: 0187 603 941

Orari spettacoli: ore 21,00

www.moderno.it

DAL LUNEDI AL VENERDICINEMA + PIZZA 10,00 EURO

CON CECCORIVOLTA(esclusi festivi prefestivi)

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27FILM DOC NOVEMBRE - DICEMBRE 2010

AMERICAN LIFE (AWAY WEGO)-STATI UNITI-2010-S. MEN-DES-94-BIM DISTRIB. S.R.L.-17/12/10-non vietato

CYRUS-STATI UNITI-2010-J.DUPLASS\M. DUPLASS-87-20THCENTURY FOX ITALIA S.P.A.-10/12/10-non vietato

I DUE PRESIDENTI (THE SPECIAL RELATIONSHIP)-INGHILTERRA-2010-R. LON-CRAINE-86-MEDUSA FILMS.P.A.-10/12/10-non vietato

IL RESPONSABILE DELLE RI-SORSE UMANE (THE HUMANRESOURCES MANAGER)-ISRAELE-2010-E. RIKLIS-101-SACHER DISTRIB.S.R.L.-03/12/10-non vietato

IN UN MONDO MIGLIORE (HAEVEN)-DANIMARCA-2010-S.BIER-115-TEODORA FILM S.R.L.-10/12/10-non vietato

INCONTRERAI L'UOMO DEITUOI SOGNI (YOU WILL MEET A TALL DARKSTRANGER)-INGHILTERRA-2010-W. ALLEN-94-MEDUSA FILMS.P.A.-03/12/10-non vietato

JACKASS 3D (JACKASS 3D)-STATI UNITI-2010-J. TREMAINE-94-UNIVERSALS.R.L.-06/12/10-vietato 14

L'ESPLOSIVO PIANO DIBAZIL (MICMACS A TIRE-LARIGOT)-FRANCIA-2009-J.P. JEUNET-101-EAGLE PICTURESS.P.A.-17/12/10-non vietato

L'ULTIMO ESORCISMO (THE LAST EXORCISM)-STATIUNITI-2010-D. STAMM-87-EAGLE PICTURES S.P.A.-02/12/10-vietato 14

LA BANDA DEI BABBI NATALE

-ITALIA-2010-P. GENOVESE-102-MEDUSA FILM S.P.A.-17/12/10-non vietato

LA BELLEZZA DEL SOMARO -ITALIA-2010-S. CASTELLITTO-98-WARNER BROS ITALIA S.P.A.-17/12/10-non vietato

LA VALCHIRIA (DIE WALKURE)-GERMANIA-2010-G. CASSIERS-300-MICRO-CINEMA S.P.A.-07/12/10-nonvietato

LE AVVENTURE DI SAMMY - 3D - IL PASSAGGIO SE-GRETO (SAMMY'S ADVENTU-RES: THE SECRET PASSAGE)-BELGIO-2010-B. STASSEN-89-EAGLE PICTURES S.P.A.-22/12/10-non vietato

LE CRONACHE DI NARNIA: ILVIAGGIO DEL VELIERO I(THE CHRONICLES OF NARNIA:THE VOYAGE OF THE...)-STATIUNITI-2010-M. APTED-110-20THCENTURY FOX ITALIA S.P.A.-17/12/10-non vietato

MEGAMIND-STATI UNITI-2010-T. MCGRATH-96-UNIVERSAL S.R.L.-17/12/10-non vietato

MY LAI FOUR -ITALIA-2010 -P. BERTOLA-100-DIAMONDSINTER. FILM-10/12/10-vietato 14

NATALE IN SUDAFRICA-ITALIA-2010-N. PARENTI-100-FILMAURO S.R.L.-17/12/10-nonvietato

RCL - RIDOTTE CAPACITA'LAVORATIVE -ITALIA-2010-M. CARBONI-75-IRIS FILM S.R.L.-10/12/10-nonvietato

SPLENDORE NELL'ERBASPLENDOR IN THE GRASS) (ED.SPEC.)-STATI UNITI-1961-E.KAZAN-124-NEXO DIGITALS.P.A.-14/12/10-non vietato

THE TOURIST-STATI UNITI-2010-F. HENCKELVON DONNERSMARCK-98-01DISTRIBUTION-17/12/10-non vie-tato

TORNANDO A CASA PER NA-TALE (HJEM TIL JUL) (HOMEFOR CHRISTMAS)-NORVEGIA-2010-B. HAMER-90-BOLEROFILM DISTR. S.R.L.-07/12/10-nonvietato

TRE ALL'IMPROVVISO(LIFE AS WE KNOW IT)-STATIUNITI-2010-G. BERLANTI-108-WARNER BROS ITALIA S.P.A.-03/12/10-non vietato

TRON LEGACY-STATI UNITI-2010-J. KOSINSKI-118-WALT DISNEY S.M.P. ITALIA-29/12/10-non vietato

TRON LEGACY - 3D--STATI UNITI-2010-J. KOSINSKI-118-WALT DISNEY S.M.P. ITALIA-29/12/10-non vietato

UN ALTRO MONDO -2010-S. MUCCINO-108-UNI-VERSAL S.R.L.-22/12/10-non vie-tato

WE WANT SEX (MADE IN DAGENHAM)-INGHIL-TERRA-2010-N. COLE-108-LUCKY RED DISTRIBUZIONE-03/12/10-non vietato

ANIMALS UNITED (DIE KONFERENZ DER TIERE)-GERMANIA-2010- R. KLOOSS\H.TAPPE-100-MOVIEMAX S.R.L.-21/01/11-non vietato

CHE BELLA GIORNATA -ITA-LIA-2010-G. NUNZIANTE-92-ME-DUSA FILM S.P.A.-05/01/11-nonvietato

FEBBRE DA FIENO -ITALIA-2010-L. LUCHETTI-93-

WALT DISNEY S.M.P. ITALIA-28/01/11-non vietato

HEREAFTER -STATI UNITI-2010-C. EA-STWOOD-122-WARNER BROSITALIA S.P.A.-05/01/11-non vie-tato

IL DISCORSO DEL RE (THE KING'S SPEECH)-INGHIL-TERRA-2010-T. HOOPER-116-EAGLE PICTURESS.P.A.-28/01/11-non vietato

IMMATURI-ITALIA-2010-P. GENOVESE-100-MEDUSA FILM S.P.A.-21/01/11-non vietato

KILL ME PLEASE- -BELGIO-2010-O. BARCO-95-AR-CHIBALD ENTERP. FILM S.R.L.-14/01/11-non vietato

L'ORSO YOGHI (YOGI BEAR)-STATI UNITI-2010-P. JAMES-90-WARNER BROSITALIA S.P.A.-14/01/11-non vie-tato

LA DONNA CHE CANTA

(INCENDIES)-FRANCIA-2010-D.VILLENEUVE-115-LUCKY REDDISTRIB.-21/01/11-non vietato

LA VERSIONE DI BARNEY (BARNEY'S VERSION)-COPRO-DUZIONE-2010-R.J. LEWIS-126-MEDUSA FILMS.P.A.-14/01/11-non vietato

PARTO COL FOLLE(DUE DATE)-STATI UNITI-2010-T.PHILLIPS-90-WARNER BROSITALIA S.P.A.-28/01/11-non vie-tato

QUALUNQUEMENTE -ITALIA-2010-G. MANFREDONIA-93-01 DISTRIBUTION-21/01/11-non vietato

SEGUI IL TUO CUORE -(CHARLIE ST. CLOUD)-STATIUNITI-2010-B. STEERS-98-UNI-VERSAL S.R.L.-21/01/11-non vie-tato

SKYLINE-STATI UNITI-2010-C. STRAUSE& G. STRAUSE-90-EAGLE PICTU-RES S.P.A.-14/01/11-non vietato

TAMARA DREWE - TRADI-MENTI ALL'INGLESE -INGHILTERRA-2010-S. FREARS-107-BIM DISTRIB. S.R.L.-05/01/11-non vietato

THE GREEN HORNET 3D-STATI UNITI-2010-M. GONDRY-115-SONY PICT. ITALIA S.R.L.-28/01/11-non vietato

VALLANZASCA- GLI ANGELI DEL MALE-ITALIA-2010-M. PLACIDO-125-20THCENTURY FOX ITALIA S.P.A.-21/01/11-vietato 14

VENTO DI PRIMAVERA (LA RAFLE)-FRANCIA-2010-R.BOSCH-132-VIDEA-CDE S.P.A.-27/01/11-non vietato

VI PRESENTO I NOSTRI (LITTLE FOCKERS)-STATI UNITI-2010-P. WEITZ-92-UNIVERSALS.R.L.-14/01/11-non vietato

Dicembre 2010

Gennaio 2011 

≤L’ANGOLO DEL QUIZ

VISITA IL NOSTRO NUOVO SITOwww.cinemailnuovolaspezia.it

I FILM USCITI NELLE SALE IN LIGURIASOLUZIONI -Doppia coppia sullo schermo: Sarah Jessica Parker, Tim Burton; “Omicidio in diretta”, Gary Sinise.- Casellario: “Kill me please” - Rebus: amo R -EE Al T - RI rime DI = Amore e altri rimedi

DOPPIA COPPIA SULLO SCHERMONel divertente “Mars Attack” del 1996 gli alieni sbarcano sullaTerra e attaccano stringendo d’assedio gli abitanti interpretatida un nutrito cast di divi famosi. Nella prima immagine ripro-dotta qui al lato chi è la bionda attrice accanto a Pierce Bro-snan? Come si chiama il regista di questa commedia difantascienza?

Il film da cui è tratta l’altra immagine qui al fianco vede un po-liziotto corrotto assistere all’assassinio del segretario della di-fesa durante un incontro di boxe, e dovrà quindi scoprire laverità sul complotto e l’identità di una misteriosa informatrice.Il film è “Snake Eyes” (1998)di Brian De Palma. Qual’è il suotitolo italiano? Chi è l’attore che figura a fianco di Nicholascage nell’immagine?

CASELLARIOCollocare verticalmente nel casellario le parole corri-

spondenti alle definizioni. A gioco ultimato, nella successionedelle caselle evidenziate si leggerà il titolo di un noto film diOlias Barco.

DEFINIZIONI:1. La piccola interprete di “Simona e Beezus”(nome ecognome). 2. La Lewis di “Parto col folle”. - 3. Valeriadi “Manuale d’amore 3”. - 4. Una commedia di PaoloGenovese. - 5. Con Giamatti e Hoffman in “La versionedi Barney”. - 6. la mogli di Stiller in “Vi presento i no-stri” (nome e cognome). - 7.L’attore di “Il Gioiellino”.-8. la protagonista di “Burlesque”. 9. Il comico Fras-sica… allo specchio. - 10. Ha diretto “Sanctum 3D”.

UN FILM (FRASE: 5, 1, 5, 6)

[ a cura di Sergio Labriola ]

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

Vai al cinema con lo sconto

NEI GIORNI DI LUNEDI’, MARTEDI’E GIOVEDI’ non FESTIVI nè PRE-FESTIVI l’AGIS Liguria offre la

possibilità ai soci delle associazioni cul-turali, del tempo libero, dei cral, dei do-polavoro e delle organizzazioni sindacali- che abbiano sottoscritto apposita con-venzione con l’AGIS – di assistere aglispettacoli cinematografici per tutto il2011 a prezzo ridotto acquistando l’ap-posita tessera VIENI AL CINEMA a Euro3,50. La validità è su tutto il territorio na-zionale, con modalità variabili da regionea regione. La tessera è personale e vale nei cinemaaderenti all’iniziativa.

Per le organizzazioni che ne acquistanooltre le 20 unità il costo unitario scendea Euro 3,00; oltre le 1.000, Euro 2,50.

Per informazioni: www.agisliguria.it

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www.filmdoc.it

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FILMDOCLa rivista di ottimo cinema

Come i lettori più affezionati avranno notato, da quattro numeri e dopo 18 anniFilm Doc ha subito un lifting. Non ha resisitito alla tentazione, ha voluto rinno-varsi: cambio della veste grafica, del direttore editoriale, di contenuti. Pur nelpieno rispetto della sua tradizione si è aperta all’innovazione. Non poteva quindinon farsi anche virtuale. Ecco che anche lei si è creata il suo “avatar”: www.fil-mdoc.it. Qui non solo puoi leggere tutti i contenuti della rivista, anche senza itagli che le esigenze editoriali comportano; puoi trovare contributi non presentisulla carta ma soprattutto puoi fare quello che sulla rivista ti sarebbe impossibile:commentare tutti gli articoli, le recensioni e, in futuro, perché no, se sei appas-sionato di cinema, puoi inviarcene anche tu.L’invito è a partecipare numerosi e… buona navigazione a tutti.

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