COMACCHIO E POMPOSA: IL FASCINO DEL DELTA · Ricostruzione delle fasi evolutive di ... I primi...

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COMACCHIO E POMPOSA: IL FASCINO DEL DELTA I tesori di un territorio strappato all’acqua, dall’età romana ai giorni nostri a cura di MANRICO BISSI FRANCESCA MALVICINI ELENA LONGO EMANUELE CALZA PRESENTAZIONE DELL’INIZIATIVA La visita guidata alla cittadina di Comacchio e all’Abbazia di Pomposa accompagnerà i partecipanti alla scoperta di un territorio di origine relativamente giovane, plasmato dagli sforzi e dall’ingegno umano nella titanica impresa di guadagnare la terra dove esistevano solo paludi ed acquitrini malsani. Con la guida del nostro arch. Manrico Bissi, la comitiva sarà introdotta alla storia della cittadina a partire dal celebre Trepponti (XVII sec.), visiterà il Museo del Carico della Nave Romana (reperti del I sec. rinvenuti negli anni ‘80) e quindi il centro abitato attraversato da suggestivi canali. Dopo la pausa pranzo, il gruppo si trasferirà presso l’antichissima Chiesa abbaziale di Santa Maria, Pomposa (VII - IX secc.), nota per gli splendidi mosaici pavimentali e per gli affreschi che adornano le navate e l’abside. DATA DELLA GITA La gita è stata fissata a domenica 15 MAGGIO 2016.

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COMACCHIO E POMPOSA: IL FASCINO DEL DELTA I tesori di un territorio strappato all’acqua, dall’età romana ai giorni nostri

a cura di MANRICO BISSI FRANCESCA MALVICINI ELENA LONGO EMANUELE CALZA

PRESENTAZIONE DELL’INIZIATIVA La visita guidata alla cittadina di Comacchio e all’Abbazia di Pomposa accompagnerà i partecipanti alla scoperta di un territorio di origine relativamente giovane, plasmato dagli sforzi e dall’ingegno umano nella titanica impresa di guadagnare la terra dove esistevano solo paludi ed acquitrini malsani. Con la guida del nostro arch. Manrico Bissi, la comitiva sarà introdotta alla storia della cittadina a partire dal celebre Trepponti (XVII sec.), visiterà il Museo del Carico della Nave Romana (reperti del I sec. rinvenuti negli anni ‘80) e quindi il centro abitato attraversato da suggestivi canali. Dopo la pausa pranzo, il gruppo si trasferirà presso l’antichissima Chiesa abbaziale di Santa Maria, Pomposa (VII - IX secc.), nota per gli splendidi mosaici pavimentali e per gli affreschi che adornano le navate e l’abside. DATA DELLA GITA La gita è stata fissata a domenica 15 MAGGIO 2016.

PROGRAMMA DELLA GIORNATA

Ricostruzione delle fasi evolutive di Comacchio con indicazione delle tappe

Eventuale ritrovo a Piacenza, via IV Novembre (Cheope) su richiesta soci Archistorica: ore 06,10 Partenza TASSATIVA da PIACENZA: ore 06,20 Ritrovo a PARMA: PARCHEGGIO INTERMODALE AL CASELLO DI PARMA CENTRO (Autostrada A1), di fronte al ROAD HOUSE alle ore 07,15 Partenza TASSATIVA da PARMA: ore 07,30 Arrivo a Comacchio: ore 10,00 circa (durante il viaggio è prevista una breve sosta in autogrill). Trasferimento al Trepponti Tappa n.1 – Trepponti, Antiche Pescherie e panoramica storica su Comacchio (10,20 – 10,35). Trasferimento al Museo del Carico della Nave Romana Tappa n.2 – Visita guidata del Museo (10,35 – 11,35). Passeggiata guidata nel centro storico di Comacchio con visita dei principali elementi d’interesse storico (11,35 – 13,15): Tappa n.3 – Duomo di San Cassiano (VIII - XIII – XVII secc.) Tappa n.4 – Loggia dei Mercanti (XVI sec.) e Torre Civica (XIV – XIX secc.) Tappe n.5 e n.6 – Contestualizzazione delle Chiese del Carmine e del Santo Rosario (XVI – XVII secc.) e del quartiere in cui sorgono

Trasferimento all’Ospedale di San Camillo Tappa n.7 – Ospedale di San Camillo (XVIII sec.) Tappa n.8 – Esemplare di imbarcazione tipica comacchiese PRANZO LIBERO (13,15 – 14,45) Trasferimento al pullman Partenza per l’Abbazia di Pomposa (arrivo ore 15,30) Visita guidata del complesso abbaziale di Santa Maria (15,30 – 16,30) Partenza da Pomposa: ore 16,40 circa Rientro a Parma: ore 18,45 - 19,00 circa Rientro a Piacenza: ore 20,00 circa

Pianta dell’Abbazia di Pomposa QUOTE DI PARTECIPAZIONE

Il numero minimo dei partecipanti necessari per lo svolgimento della gita è di ALMENO 25 PERSONE. Sono inclusi:

Viaggio in pullman granturismo Servizio di visita guidata di tutte le tappe a cura dell’arch. Manrico Bissi Ingresso all’Abbazia di Pomposa (gratuito)

Sono esclusi:

Biglietto d'ingresso al Museo del Carico della Nave Romana a Comacchio, pari a € 2,50 da versare in pullman durante il viaggio d'andata. Tale biglietto è facoltativo ma fortemente raccomandato; coloro che non desiderassero visitare il Museo potranno trascorrere il tempo autonomamente;

Il pranzo, che rimane libero per ognuno.

Soci MEMORIE DI PARMA Soci ARCHISTORICA Non soci MEMORIE DI PARMA

€ 28,00

€ 28,00 + € 1,00 per tessera

(obbligatoria e valida fino al 31 dicembre 2016)

= € 29,00

€ 28,00 + € 4,00 per tessera

(obbligatoria e valida fino al 31 dicembre 2016)

= € 32,00

MODALITA’ DI ISCRIZIONE E PAGAMENTO L’iniziativa è rivolta a tutti gli interessati (previo tesseramento per i non soci); le iscrizioni alla gita resteranno aperte per circa un mese giorni (da lunedì 8 marzo a domenica 10 aprile) o fino ad esaurimento dei posti disponibili. Per iscriversi occorre:

1) Segnalare il proprio interessamento via mail o telefono (vedi sezione contatti) e verificare l’effettiva disponibilità dei posti richiesti;

2) Previa conferma della disponibilità dei posti, effettuare il pagamento delle quote di partecipazione, e delle eventuali tessere, con le seguenti modalità:

tramite deposito diretto al personale di “MEMORIE DI PARMA” in occasione della

camminata urbana “Parma e la Grande Peste”, in programma a Parma per il pomeriggio di domenica 13 marzo (ritrovo h. 14,30 all'Ospedale Vecchio, strada D'Azeglio);

tramite deposito diretto al personale di “MEMORIE DI PARMA” in occasione della camminata urbana “Alla Corte di Maria Luigia (1816-2016)”, in programma a Parma per il pomeriggio di domenica 10 aprile (ritrovo h. 14,30 in luogo da definirsi);

tramite bonifico su C/C MEMORIE DI PARMA presso CARIPARMA SEDE DI PARMA,

codice I.B.A.N. IT70B0623012700000038141287 specificando la causale “ISCRIZIONE GITA A COMACCHIO - NOMI E COGNOMI PARTECIPANTI”.

3) Trasmettere la ricevuta dell’avvenuto pagamento (solo per chi avesse scelto il bonifico)

tramite mail dell’Associazione. Ricordatevi di indicare SEMPRE le vostre generalità, i recapiti mail e telefonici, l’eventuale appartenenza all’associazione, e il numero di persone che hanno pagato e per le quali state prenotando. AVVERTENZA: Eventuali assenze o ritiri ad iscrizione già effettuata NON SARANNO RIMBORSATI.

INFORMAZIONI E CONTATTI Per qualsiasi informazione o comunicazione potete rivolgervi a: mail: [email protected] sito web: memoriediparma.jimdo.com tel.: 331 966 1615 - 339 1295 782

CENNI STORICI SULLA CITTA’ DI COMACCHIO

« ... e la città ch'in mezzo alle piscose paludi, del Po teme ambe le foci, dove abitan le genti disiose che 'l mar si turbi e sieno i venti atroci. »

(Ludovico Ariosto, Orlando furioso, III, 41)

L’epoca più antica I primi insediamenti di cui si sono trovate tracce risalgono all’età del bronzo. Nel VI sec. a.C. venne fondata dagli etruschi la città coloniale di Spina che per due secoli fu il porto e l’emporio dell’Etruria padana sull’Adriatico, grazie ad un fiorente commercio con la Grecia e con Atene in particolare. Le fonti testimoniano di un porto ricco e potente sul mare. Pare venisse identificata come città greca dai greci stessi e manteneva un monumento votivo a propria rappresentanza a Delfi, il centro religioso più importante. Dopo il declino dei commerci con la Grecia e della dominazione etrusca sulla Pianura Padana, Spina sopravvisse per oltre un secolo (fino al III a.C.) in contatto con le nuove popolazioni galliche. Il periodo romano Dopo Spina, non è testimoniata alcuna città per tutto il periodo romano. Tuttavia la zona era un importante snodo per i trasporti via acqua, infatti qui confluivano e si collegavano al mare la Fossa Augusta da Ravenna, il Po, attraverso il quale si raggiungeva tutta la Pianura Padana, le vie per il nord sino ad Altino. Gli insediamenti si concentravano lungo i fiumi ed erano costituiti per lo più da ville, cioè da aziende per la produzione dei laterizi, l’allevamento del pesce, l’agricoltura, le saline, oppure da infrastrutture a servizio delle vie di comunicazione. Significativo il ritrovamento di una nave di epoca augustea (I sec. d.C.) che conservava a bordo tutto il carico, oggi esposto nel Museo della Nave Romana. Trasportava merci provenienti dalla Spagna, dalla Grecia, dalla costa microasiatica e dalla costa adriatica. Con ogni probabilità aveva caricato a Ravenna (sede della flotta militare dell’Adriatico e fiorente porto) e stava intraprendendo un viaggio verso l’interno, lungo il Po. L’Alto Medioevo e la nascita di Comacchio Comacchio ebbe origine nel VI-VII secolo d.C. Alcune fonti definiscono “castrum” questo primo insediamento (cioè centro militare fortificato) che politicamente faceva capo all’Esarcato. Tuttavia sta emergendo dai più recenti scavi archeologici un’immagine diversa: quella di un emporio commerciale che metteva in collegamento l’interno padano (longobardo) e il Mediterraneo. Lo conferma un importante documento, il "Capitolare di Liutprando" che attesta l'esistenza nell'VIII secolo di una comunità comacchiese dotata di sufficiente autonomia da stipulare a proprio nome accordi commerciali e daziari con il regno longobardo, per il passaggio lungo il Po delle proprie barche cariche di sale e "garum" (salsa di pesce di antica tradizione), ma anche di pepe e altre merci dall’Oriente. Numerose anfore di provenienza mediterranea ritrovate nei recenti scavi confermano l’ampio raggio dei commerci. Comacchio fu fin dai suoi albori sede vescovile. Ma dal IX secolo, il crollo del regno longobardo e il conseguente trasferimento dei centri di potere e degli interessi commerciali carolingi, la crescente potenza di Venezia non tollerava più la presenza di una città rivale così vicina, causarono il progressivo declino di Comacchio come emporio. Divenne parte dei possedimenti della Chiesa di

Roma. Con Venezia scoppiò una guerra (866 d.C.) che durò per secoli, con ripetute distruzioni di Comacchio. Il Basso Medioevo ed il Rinascimento Dopo periodi di alternanza tra un protettorato di Ravenna e di Ferrara, nel 1325 gli abitanti fecero un atto di dedizione ai Duchi d'Este, feudatari del Papa. La città non conserva quasi traccia del periodo della dominazione estense e del Rinascimento. Restava sostanzialmente un villaggio fatto di legno e canna. Probabilmente le poche sopravvivenze, in mattoni e pietra, sono rappresentate dalle carceri, o qualche traccia della torre del capitano a Magnavacca. Della delizia degli Este detta "Le Casette" resta solo il ricordo, dato che fu smantellata per riutilizzarne i preziosi mattoni nella costruzione dei casoni di valle nel XVII secolo. In epoca estense era interdetto dalla potenza veneziana lo sfruttamento delle saline (che avrebbe rappresentato un importante volano commerciale), mentre la zona conservava una notevole importanza per le sue ricche valli, sfruttate direttamente dal potere dominante a discapito dell’economia locale e della popolazione. La città nuova – I secoli XVII-XIX Nel 1598 lo Stato Pontificio riprese sotto il proprio diretto controllo il ducato di Ferrara, e Comacchio stessa. Le valli, nonostante le ribellioni dei cittadini, continuarono ad essere affittate a concessionari esterni, rappresentando una consistente parte degli introiti annuali della Camera Pontificia. La Santa Sede investì un notevole impegno nella ristrutturazione urbanistica di Comacchio, che da allora ebbe quella forma che a tutt’oggi si può ammirare. Il nuovo governo dei Cardinali Legati volle valorizzare lo sbocco a mare del ducato con ambizioni commerciali che si riflettono nell'ampiezza della via che conduce al porto di Magnavacca e nel grandioso Trepponti, l'entrata monumentale alla città. La quasi totalità dei ponti di pietra risale a questo periodo e così altri edifici in muratura, tra cui la loggia in cui si immagazzinava il grano, il colonnato dei Cappuccini, la nuova Cattedrale. Dal Medioevo in poi, le valli di Comacchio hanno rappresentato la risorsa principale dell'economia locale e la loro gestione è sempre stata al centro delle vicende storiche, continuamente rivendicata senza particolare fortuna dai comacchiesi. Nel 1797 sotto la dominazione napoleonica i cittadini, guidati da Antonio Buonafede e Guido Manfrini, ottennero la firma del Rogito Giletti (12 luglio 1797), con il quale la Repubblica Francese vendeva alla cittadinanza tutte le valli. Ancora oggi il Rogito è il documento che sancisce la proprietà del Comune sulle valli. Tuttavia, con la fine dell’epoca napoleonica e a seguito di un periodo di difficoltà nella gestione, dovuto in parte a cause naturali, le valli tornarono sotto l’amministrazione della Camera Apostolica nel 1853, affidate al Ministero delle Finanze. Le bonifiche moderne Il primo progetto risale al 1865 e ha interessato 20.000 ettari circa. Un'altra ingente opera è stata compiuta nel 1913 su più di 8.000 ettari. Sono seguite le bonifiche di Valle Trebba negli anni ’20 e poi, nel secondo dopoguerra, le bonifiche di valle Pega, che tra l’altro hanno consentito il rinvenimento delle necropoli della antica città di Spina. Le ultime bonificazioni sono quelle della valle del Mezzano (18.000 ettari) e risalgono agli anni Sessanta. Nel complesso sono stati prosciugati 60.000 ettari di valle, e oggi ne rimangono 10.000. Oggi l'economia della zona è basata sulla pesca il turismo balneare nei sette lidi di Comacchio, l’agricoltura. A partire dagli Anni '80 la cittadina lagunare è meta anche di un turismo naturalistico, legato al Parco del Delta del Po, di cui Comacchio è il cuore. CENNI STORICI SULL’ABBAZIA DI POMPOSA L'insula Pomposiana, conosciuta già nell'antichità, era in origine circondata dalle acque (del Po di Goro, di Volano e del mare). Si hanno notizie di un'abbazia benedettina, di dimensioni inferiori a quella attuale, a partire dal IX secolo, ma l'insediamento della prima comunità monastica nell'Insula Pomposiana risale al VI-VII secolo, fondato in epoca longobarda dai monaci di San Colombano che vi eressero una cappella. Il primo documento storico che attesti l'esistenza dell'abbazia è comunque del IX secolo: ne fa menzione il frammento di una lettera che papa Giovanni VIII inviò all'imperatore Ludovico II.

Sappiamo inoltre che nel 981 passò alle dipendenze del monastero pavese di San Salvatore, e che diciotto anni più tardi subiva la giurisdizione dell'arcidiocesi ravennate, affrancandosene in seguito e godendo, grazie a donazioni private, un periodo di grande fioritura. L'abbazia che noi oggi ammiriamo venne consacrata nel 1026 (quindi edificata prima) dall'abate Guido. Alla basilica il magister Mazulo aggiunse un nartece con tre grandi arcate. Fino al XIV secolo l'abbazia godette di proprietà, sia nei terreni circostanti (compresa una salina a Comacchio), sia nel resto d'Italia, grazie alle donazioni; poi ebbe un lento declino, dovuto a fattori geografici e ambientali, quali la malaria e l'impaludamento della zona, causato anche dalla deviazione dell'alveo del Po (rotta di Ficarolo, 1152). Ebbe una grande importanza per la conservazione e la diffusione della cultura durante il Medioevo, grazie ai monaci amanuensi che vi risiedevano. In quest'abbazia il monaco Guido d'Arezzo ideò la moderna notazione musicale e fissò il nome delle note musicali. Fra il 1040 e il 1042 vi soggiornò anche il ravennate Pier Damiani, chiamato a istruire i monaci. Nel 1653 papa Innocenzo X soppresse il monastero, che nel 1802 venne acquistato dalla famiglia ravennate Guiccioli. Alla fine dell'XIX secolo la proprietà passò allo Stato italiano.

IMMAGINI A CORREDO DELLA VISITA GUIDATA

Veduta N° 1

Veduta N°2