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a cura diRosanna Caterina Proto Pisani

Museo d’arte sacradi CertaldoGuida alla visita del museoe alla scoperta del territorio

EdizioniPolistampa

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Museo d’arte sacra di Certaldo

Ente promotore / Promoted byEnte Cassa di Risparmio di FirenzeRegione Toscana

In collaborazione con / In collaboration withSoprintendenza Speciale per il Polo Museale FiorentinoSoprintendenza per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico per le province

di Firenze, Pistoia e Prato Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio per le province di Firenze,

Pistoia e PratoComune di Certaldo

Progetto e coordinamento generale / Project and general coordinationMarcella Antonini, Barbara Tosti

Comitato scientifico / Scientific committeePresidente: Antonio PaolucciCristina Acidini Luchinat, Anna Bisceglia, Rosanna Caterina Proto Pisani, Ilaria Ciseri,

Fernando Lombardi, Leonardo Rombai, Claudio Rosati, Bruno Santi, Maria Sframeli,Renato Stopani, Timothy Verdon

Cura scientifica / Scientific supervisionRosanna Caterina Proto Pisani

Testi di / Texts byRosanna Caterina Proto Pisani, Maria Pilar Lebole, Italo Moretti, Sabina Spannocchi,

Benedetta Zini

Itinerari a cura di / Itineraries byMaria Pilar Lebole, Benedetta Zini

Musei del Territorio: l’Anello d’oro

Museums of the Territory: The Golden Ring

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Glossario e indici a cura di / Glossary and indexes byValentina Tiracorrendo

Coordinamento scientifico redazionale / Scientific editorial coordinationLucia Mannini

Traduzioni per l’inglese / English translationEnglish Workshop

Immagine coordinata della copertina / Cover page byRovaiweber design

Progetto grafico / Graphic projectPolistampa

Referenze fotografiche / PhotographyGeorge Tatge

www.piccoligrandimusei.it

© 2006 EDIZIONI POLISTAMPA

Sede legale: Via Santa Maria, 27/r - 50125 Firenze - Tel. 055.233.7702Stabilimento: Via Livorno, 8/31 - 50142 FirenzeTel. 055.7326.272 - Fax 055.7377.428http://www.polistampa.com

ISBN 88-596-0078-2

In copertina:Scultore toscano,Crocifisso, particolareprima metà del secolo xiiilegno scolpito e dipinto, m 2,20 (h)�2,05

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N el 1986 si apriva a San Martino a Gangalandi il pri-mo museo di arte sacra in cui la collaborazione tra

enti locali, autorità ecclesiastiche e organi dello Stato pre-posti alla tutela trovava quel prezioso punto di equilibrioche sarebbe diventato il fattore saliente di una lunga se-rie di analoghe iniziative cui l’Ente Cassa di Risparmiodi Firenze avrebbe unito il valore aggiunto del proprio so-stegno economico.Quella data rappresentava uno dei primi segnali di in-versione di una tendenza secondo la quale, vuoi per mo-tivi logistici, vuoi per una non ancor ben affinata perce-zione della ricchezza delle risorse del territorio, si preferi-va accentrare il patrimonio d’arte delle parrocchie foraneein luoghi considerati più sicuri e controllabili. L’idea oggi prevalente del “museo diffuso” ribalta quellavecchia impostazione per restituire al territorio – grazie al-l’introduzione delle nuove tecnologie che aiutano a mi-gliorare le esigenze della sicurezza – ciò che, spesso per ra-gioni di forza maggiore, era stato prudentemente sottrat-to all’attenzione del pubblico e alla pietas popolare.Il Museo d’arte sacra di Certaldo, realizzato anche con ilfinanziamento dell’Ente Cassa, è stato inaugurato il 30giugno 2001.Esso fa parte di un circuito di centri espositivi che oggi puòcontare su uno strumento in più, voluto e promosso dal-l’Ente Cassa, ma realizzato con la partecipazione condi-visa degli altri soggetti interessati, ossia i Piccoli GrandiMusei, un sistema di comunicazione integrato che si av-

EdoardoSperanzaPresidente Ente Cassa di Risparmio di Firenze

Presentazioni

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vale di un sito internet (www.piccoligrandimusei.it), dimostre organizzate periodicamente nelle località copertedal progetto e di guide a stampa dei musei coinvolti. La presente guida del Museo d’arte sacra di Certaldo si in-serisce in tale contesto ed è volta, nello spirito dei PiccoliGrandi Musei, a far meglio conoscere e apprezzare que-sta bella realtà del nostro territorio.

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P er capire le ragioni dell’iniziativa che anche que-st’anno l’Ente Cassa di Risparmio di Edoardo Spe-

ranza promuove e finanzia (valorizzare, far conoscere,dare visibilità e splendore alla rete di musei piccoli e pre-ziosi che a Firenze fanno corona e da Firenze si irradia-no come una rosa dei venti) bisogna andare agli Uffizi. Bisogna andare agli Uffizi e percorrere lentamente i cor-ridoi lasciandosi portare dai propri passi. Non vi preoc-cupate, per ora, dei Giotto e dei Piero della Francesca, deiBotticelli e dei Leonardo che popolano le sale. Agli Uffizici tornerete ancora. Avrete tempo e agio per guardare e ri-guardare i capolavori identitari della nostra civiltà. Li-mitatevi, adesso, a camminare e a guardare. Da una par-te le sculture antiche allineate lungo le pareti e, al di là diquelle, quadri che sono pagine irrinunciabili di qualsia-si manuale di storia dell’arte. Dall’altra, le finestre aper-te sulla città: la cupola di Santa Maria del Fiore, la Tor-re di Arnolfo, il colle di Belvedere fitto di ville e di chiese,il fiume con i ponti dai nomi famosi, il cielo con le sue nu-vole e con le sue rondini. Dalla passeggiata lungo i corri-doi degli Uffizi avrete capito una cosa fondamentale. Avre-te capito che in questa privilegiata parte del mondo la Bel-lezza insegue la Bellezza. Sta dentro il museo e fuori delmuseo, dilaga nella piazza e nelle strade, si fa profilo dicolli, colore di intonaci, ordine rigoroso e melodioso deltessuto urbano. Avrete capito, in sostanza, la ubiquità, lapervasività italiana (e soprattutto fiorentina) della Bel-lezza.

AntonioPaolucciSoprintendenteper il PoloMusealefiorentino

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Guardando dalla testata degli Uffizi il fiume e le collinemodellate come un’opera d’arte (il Dio che ha fatto il pae-saggio di questa città «era uno scultore, era un orafo, eraun fiorentino!» diceva miss Bell del Lys Rouge di Anato-le France) capirete anche che i tesori che stanno agli Uffi-zi li ritroverete a monte e a valle dell’Arno, laggiù fin do-ve vi conduce lo sguardo e oltre ancora, al di là del profi-lo del Belvedere, al di là della facciata di San Miniato.Se Firenze è la città degli Uffizi anche la Regione lo è, per-ché sugli Uffizi si modella per riflesso e per riverbero. La bel-lezza e la grazia delle nostre valli e delle nostre montagne,delle città e dei villaggi, dalla bellezza e dalla grazia cheabitano i musei fiorentini sono marcate e significate. I Fi-lippo Lippi e i Simone Martini sono nel museo maggiore maanche nell’antica pieve che sta fra strade bianche e vignecompartite in prospettiva come nei dipinti di Paolo Uccel-lo. Masaccio è accanto a Masolino nella pala di Sant’AnnaMetterza, ma è anche in San Giovenale all’ombra grandedel Pratomagno. I cipressi figurati in una certa tavola diAlessio Baldovinetti li ritroverete in uno scorcio di paesag-gio, girando per la Val d’Orcia o per la Val di Sieve.Questa è la Toscana. Tutto ciò vi permetterà di capire, peranalogia e per evocazione, la passeggiata lungo i corridoidegli Uffizi. E perché tutto questo sia reso visibile e com-prensibile e diventi didatticamente esemplare, ha presoforma e viene replicata quest’anno, l’iniziativa dell’EnteCassa di Risparmio.Gli Uffizi in Valdelsa; potremmo chiamare così l’impresadi quest’anno da Rosanna Caterina Proto Pisani guidatae coordinata d’intesa con i colleghi della Soprintendenzadi Bruno Santi e con Marcella Antonini e Barbara Tostidell’Ente Cassa di Risparmio. Potremmo chiamarla cosìnon solo perché l’Annunciazione di Botticelli in San PierScheraggio verrà a tener compagnia ai Botticini di Empo-li. Non solo perché la sala dei primitivi degli Uffizi la in-

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contrerete, in mirabile concentrazione, in quella tavolettadella pinacoteca di Santa Verdiana a Castelfiorentino do-ve si vede il giovane Giotto confrontarsi con Cimabue edalla crisalide emergere la lingua figurativa degli italiani.E neanche perché la Madonna con il Bambino di Filip-po Lippi nella raccolta di arte sacra di Montespertoli ri-chiamerà alla mente l’ Incoronazione della Vergine che agliUffizi sta accanto a Piero della Francesca. Sarà lecito (econsolante) parlare di Uffizi in Valdelsa perché l’ordineestetico e intellettuale che risplende nel museo maggiore litroverete riverberati nel paesaggio, nell’architettura, nelleopere d’arte presenti in quella parte di Toscana.La circolarità, la pervasività, la ubiquità della Bellezza èil nostro stupefacente privilegio, quello che ci fa unici e in-vidiati nel mondo. Affermarlo in una mostra stellare di-slocata fra Castelfiorentino e Certaldo, fra Montespertolied Empoli, fra Fucecchio e San Vivaldo, è nostro doverema anche nostro orgoglio.

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L a valle del fiume Elsa e le sue vicinanze sono un luo-go cruciale per la Toscana: un punto d’incontro tra le

civilizzazioni delle tre principali città che si sono contesea lungo la supremazia politica e culturale della regione:Pisa, Firenze e Siena.Le stratificazioni delle vicende storiche hanno portato a unacontaminazione quantomai felice di realizzazioni arti-stiche e di tendenze formali, dal Medioevo in poi: si pen-si – a esempio – alla presenza della testimonianza più oc-cidentale dell’architettura romanica di tipo fiorentino, os-sia la collegiata di Sant’Andrea a Empoli che convive – apochi chilometri di distanza – con la struttura decisamenteromanica pisana della pieve di Santa Maria a Chiannipresso Gambassi. Ma anche all’incontro tra le espressionifigurative senesi e fiorentine nello stesso territorio, in par-ticolare a Certaldo, Castelfiorentino e Montaione, luoghidavvero di confine e di scambio di esperienze espressive: ene è testimone la singolare Madonna col Bambino delMuseo di Santa Verdiana a Castelfiorentino, dalla singo-lare vicenda attribuitiva, dove han fatto significativa-mente capolino i nomi – prestigiosi – di Cimabue, Duc-cio, Giotto, fino ad arrivare alla audace ipotesi di unastretta collaborazione (in pratica inscindibile nell’indivi-duazione delle “mani”) tra i fiorentini maestro e allievo.Ma gli esempî della cospicuità storica di questa terra po-trebbero utilmente continuare, coinvolgendo realtà reli-giose e politiche anche di largo respiro: confini tra diocesiantiche e prestigiose (Firenze, Pisa, Volterra); sedi vica-

Bruno SantiSoprintendenteper ilpatrimoniostorico,artistico edetnoantropolo-gico di Firenze,Pistoia e Prato

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riali del Sacro Romano Impero per la riottosa Toscana (aSan Miniato detto appunto “al Tedesco”), episodî poi digrande rilevanza per la stessa vicenda regionale come la cre-scita e la distruzione di Semifonte, paventata rivale di Fi-renze (anche se ubicata in territorio non propriamentevaldelsano, ne sfiorava tuttavia i confini e ne dominaval’estensione); realizzazioni singolari di devozione religio-sa come la “piccola Gerusalemme” di San Vivaldo.Presenza di vicende religiose e d’arte (come siamo ormaiabituati a definire) attestati dai musei d’arte sacra locale,che arricchiscono in modo significativo il territorio pro-vinciale fiorentino, e che già l’anno scorso con l’iniziativaPiccoli grandi musei e la presentazione di immagini ma-riane (le Madonne del Chianti) dell’Impruneta, di Gre-ve, di Tavarnelle Valdipesa, fortemente e meritoriamentevoluta e organizzata dall’Ente Cassa di Risparmio con lacooperazione – indispensabile e fruttuosa – delle Soprin-tendenze fiorentine al Polo museale e al Patrimonio stori-co-artistico, hanno ricevuto anche una rilevante atten-zione e un lusinghiero successo da parte di pubblico loca-le e visitatori forestieri.In questa occasione, sono i musei di Montespertoli, di Ca-stelfiorentino, di Certaldo, di Fucecchio, di Empoli e laGerusalemme di San Vivaldo a ricevere insigni opere d’ar-te da confrontare con altre che fan parte delle loro raccol-te, a mettersi “allo specchio”, in definitiva, come indica iltitolo dell’evento, suggerito da Antonio Paolucci, impa-reggiabile conoscitore del territorio toscano (e non solo), eraccolto di nuovo dall’Ente Cassa di Risparmio, che conla Presidenza, la Direzione generale, lo staff che con irre-prensibile impegno e con grande professionalità organiz-za queste imprese, e il coordinamento di Rosanna Cateri-na Proto Pisani, che tali realtà ha frequentato e curato daquando era funzionario di zona per la già Soprintenden-za per i Beni artistici e storici, nonché la partecipazione

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delle attuali funzionarie dell’erede legittima di quell’uffi-cio, ossia la neonata Soprintendenza per il patrimonio sto-rico artistico, Anna Bisceglia e Ilaria Ciseri, hanno illu-strato l’iniziativa che qui si presenta e aggiornato le sin-gole guide dei musei che si son ricordati.A tutti loro, e a tutti coloro che hanno partecipato al pro-getto, non può che andare la riconoscenza di chi ha la re-sponsabilità dell’ufficio di tutela del patrimonio artisticodiffuso sul territorio e che – nonostante le condizioni pre-carie in cui esso talvolta si trova, a causa delle difficoltà dirisorse finanziarie e umane delle amministrazioni pub-bliche – è ancora (e ci auguriamo che lo sia costantemen-te) il motivo di maggiore attrazione di questa nostra re-gione che in modo singolare e molto spesso, nonostante ledichiarazioni d’intenti e l’orgoglio di possedere una dellepiù cospicue testimonianze culturali del nostro Paese, pa-re dimenticarsi della sua presenza, che invece attesta unastoria millenaria di ininterrotta creatività.

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A poche centinaia di metri dagli Uffizi, al di là del-l’Arno, quasi a ridosso del Ponte Vecchio, nella chie-

sa di Santa Felicita, la Deposizione del Pontormo si pro-pone a un incontro appassionante. Non c’è alcuna fila. Lascoperta del dipinto è immediata. Si può ammirare in con-dizioni di calma del tutto inedite. Prendiamo la chiesafiorentina come l’inizio di un filo ideale che, partendo al-l’esterno della vetta rappresentata dalla Galleria degli Uf-fizi, si dipana nel territorio circostante. Seguendo questofilo si scoprono tesori, più o meno conosciuti, ma anche unpaesaggio che spesso ha ancora evidenti i legami con le ope-re che accoglie. Si tratta di un carattere del nostro paeseche è ancor più marcato in Toscana. Si può fare così unviaggio denso di emozioni e di scoperte, nonostante la bre-vità degli spazi che si percorrono. Dai musei si passa alterritorio e viceversa con continui rinvii di immagini e dimanufatti, di stili e di tracce. Un dipinto ci rimanda auna chiesa e una pieve a un museo. La visita al museo puòdiventare così l’occasione per una conoscenza più ap-profondita della nostra eredità culturale che non è depo-sitata solo tra le mura dell’istituzione. Questa guida faparte di una collana sui musei d’arte sacra della Valdelsainferiore e della Valdelsa fiorentina ed è nata proprio nel-l’ambito di un progetto di valorizzazione dei musei, maanche di quello che, in modi diversi, proiettano all’ester-no. Un progetto che ha tenuto conto della qualità dellafruizione del pubblico, dal miglioramento degli apparatiinformativi ai restauri, dalla costruzione di un sito web

MariellaZoppi

Assessore alla Cultura

della RegioneToscana

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all’edizione di questa guida. Ci sono, quindi, condizioninuove per visitare questo e gli altri musei della Valdelsa eil contesto in cui sono inseriti. Per questo motivo ci augu-riamo che il pubblico accolga ampiamente questa propo-sta. I musei hanno bisogno anche del riconoscimento deivisitatori per sentire confermata la loro missione e poterdare un servizio sempre più qualificato. Musei d’arte sa-cra, ma non solo, perché la filosofia del progetto è quelladell’unitarietà della cultura. Accanto ai musei, ad esem-pio, e spesso anche fisicamente, le biblioteche non solo con-servano libri sulla storia e l’arte del territorio, ma sono ingrado di dare ogni assistenza utile a una conoscenza cherisponde a interessi personali. La guida è quindi una le-va per scoprire o incontrare nuovamente ancora un’altraToscana attraverso i suoi musei. Per questo motivo il pro-getto Alla scoperta del territorio. Piccoli grandi museiha il sostegno della Regione Toscana che per la sua natu-ra istituzionale ha il dovere di essere garante dell’accessopiù ampio ai musei e al patrimonio culturale.

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S ituato lungo l’antica via Francigena, il borgo medie-vale di Certaldo, patria di Giovanni Boccaccio, è un

prezioso scrigno di gioielli che accoglie i visitatori che de-siderano immergersi nel fascino e nella storia del Me-dioevo italiano.L’antico borgo ha conservato intatto il suo patrimonio ar-chitettonico ed urbanistico, ed è oggi un vero e proprio mu-seo a cielo aperto che contiene tutti gli elementi classici delborgo medievale: il Palazzo del Vicario, la chiesa, i palazzidelle famiglie nobili, vicoli, piazze e bastioni, ma anchela casa del letterato e novelliere Giovanni Boccaccio, chequi visse e morì nel 1375.Storia e arte sono unite nel sistema museale, che permettedi visitare il Palazzo Pretorio, la casa del Boccaccio ed ilMuseo d’arte sacra in un percorso ricco di fascino e sugge-stioni. Ai musei si aggiungono oggi l’originalità delle botteghe ar-tigiane che effettuano lavorazioni dal vivo, l’accoglienzae la varietà delle strutture ricettive – dall’antica locandaai moderni appartamenti –, la tradizionale proposta deiprodotti tipici locali offerta dai ristoratori, tra i quali spic-ca la “cipolla di Certaldo”.Nell’arco dell’anno, Certaldo offre una ricca serie di even-ti culturali: non mancano mai le mostre, i concerti, glispettacoli teatrali. Periodicamente si svolgono grandi fe-stival: Mercantia, kermesse internazionale di teatro distrada e artigianato nella prima metà di luglio; Boccac-cesca, dedicata ai prodotti enogastronomici nella prima

AndreaCampinoti

Sindaco di Certaldo

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metà di ottobre; il Corteo storico in settembre e la Cenamedievale in giugno; le celebrazioni legate al Genio Fio-rentino in primavera e quelle, in dicembre, legate all’ope-ra e alla figura di Giovanni Boccaccio.In prossimità del borgo medievale, il visitatore incontra poiil grande Parco di Canonica, struttura attrezzata per iltrekking ed il tempo libero, per chi desidera trascorrerequalche ora di relax immerso nella natura.La ricchezza storica e culturale, la piacevolezza del borgoe l’accoglienza dei suoi abitanti, sono i tratti che più amia-mo di Certaldo e che, ci auguriamo, anche i visitatori po-tranno apprezzare.

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Museod’arte sacradi Certaldo

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I l Museo d’arte sacra di Certaldo si propone di farconoscere un aspetto inedito, ma non per questo

meno importante, della realtà culturale di Certaldo,annoverata sin dalla fine dell’Ottocento tra le più in-teressanti cittadine minori della Toscana.Simbolo di Certaldo è il Palazzo Pretorio che la domi-na dall’alto con la sua elegante sagoma. La facciata incotto rosso è stemperata dal grigio della pietra serena edai colori vivaci gialli e verdi delle terrecotte invetriatedelle insegne dei vicari che, in carica solo per sei mesi,lasciavano tracce della loro presenza, donando alla cit-tadina lo stemma con il nome e l’arme della famiglia,apposto sulla facciata o all’interno del palazzo.Era proprio sulla rocca, al posto del palazzo, che si er-geva il castello della potente famiglia degli Alberti, del-la quale Certaldo era un feudo, mentre i fideles popo-lavano con le loro abitazioni il borgo. La lotta della Re-pubblica fiorentina, desiderosa di espandere il proprioterritorio e crearsi una corona di castelli di difesa, con-tro i signori feudali, come in altre zone del territorioportò alla sconfitta degli Alberti e alla clamorosa edesemplare distruzione, nel 1202, di Semifonte. Da qui,l’inizio dell’autonomia comunale di Certaldo che, en-trando nell’orbita della politica fiorentina, svolse unruolo fondamentale come sede del vicariato fin dal 1415,divenendo il centro più importante della Valdelsa e dibuona parte del territorio circostante.

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Museo d’arte sacra di Certaldo

Piazza dei SantiJacopo e Filippo con l’ingresso al Museo

RosannaCaterinaProto Pisani

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La prosperità della cittadina – la cui tranquillità fu in-terrotta dal sacco del 1479, quando Certaldo fu messaa ferro e fuoco dalle truppe papali, dal re di Napoli edai senesi, o durante la guerra contro Siena – si protrassefino all’estinzione della dinastia medicea, iniziando ilsuo declino con l’avvento dei Lorena; prima con la ri-duzione delle podesterie, poi con la soppressione delvicariato nel 1784, quando Certaldo entrò a far parte del-la podesteria di Castelfiorentino, dipendente dal tri-bunale di San Miniato.Tappa obbligata del visitatore è il Palazzo Pretorio coni suoi affreschi quattrocenteschi (l’Incredulità di san Tom-maso, la Madonna col Bambino di Pier Francesco Fio-rentino), con i suoi ambienti monumentali del pian-terreno (Sala delle Udienze, Cappella di Palazzo), maanche dei piani superiori (Sala del Vicario, Sala del Con-siglio, Camera dei Forestieri o del Cavaliere) e con l’a-diacente, antica chiesa dei Santi Tommaso e Prospero,dove è custodito il Tabernacolo dei Giustiziati con le suesinopie, eseguito da Benozzo Gozzoli in collaborazionecon Giusto d’Andrea, Pier Francesco Fiorentino e pro-babilmente Giovanni da Mugello, su commissione deivicari – come denotano gli stemmi – su una preceden-te Annunciazione, della quale si conserva la sinopia.Così come è una tappa obbligata una sosta alla CasaBoccaccio, ricostruita dopo l’ultima guerra. Acquista-ta e donata allo Stato nel 1821 dalla marchesa CarlottaLenzoni, mecenate e amica di artisti, essa custodisce unaffresco di Pietro Benvenuti, pittore accademico allo-ra in voga, rappresentante Boccaccio al suo scrittoio nel-la loggia. La casa è dotata di un’interessante bibliotecaspecializzata sul grande scrittore, oltre che di cimeli ericordi boccacceschi. Ma un omaggio a Boccaccio, il fi-glio più celebre di Certaldo, bisogna renderlo visitan-do nella chiesa dei Santi Jacopo e Filippo il suo ceno-

Chiesa dei SantiJacopo e Filippo

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tafio e il busto eseguito da Francesco Rustici nel 1503per il vicario Lattanzio Tedaldi, di palpitante vitalità,quasi da porsi in colloquio con il visitatore. Eccoci giunti quindi nella chiesa dei Santi Jacopo e Fi-lippo, a metà strada fra il Palazzo Pretorio e la Casa Boc-caccio, che fa parte del circuito museale non solo perla bellezza delle opere custodite, ma anche per la comunestoria del complesso legato agli Agostiniani nel quale ècollocata la sede del Museo nella piazzetta, un tempocimitero, quasi a costituire una cerniera tra le emer-genze storiche della cittadina.La chiesa dei Santi Jacopo e Filippo, che risale nel suoimpianto probabilmente al xii secolo, ha una sempli-ce facciata e un interno ad unica navata con soffitto acapriate, estremamente spoglio, frutto del restauro de-gli anni Sessanta del secolo scorso che, con interven-to “purista”, giunse a sostituire il coronamento baroc-co del campanile e, all’interno, a eliminare gli altariche ornavano la chiesa, ma anche le decorazioni assi-siati e il grande Cristo nel catino absidale. In una nic-chia a sinistra, accanto alla porta d’ingresso, vi è unbell’affresco rappresentante la Madonna tra i santi Ja-copo e Pietro con la committente, trasformata in san-ta Verdiana nel corso dei secoli. L’opera – scoperta al-l’inizio del Novecento e restaurata nel 1995 – è attri-buita al senese Memmo di Filippuccio, pittore civicoa San Gimignano e suocero di Simone Martini, che do-po un periodo di stretta adesione ai modi di Duccio,seppe aggiornarsi alle novità giottesche e infine allanuova lezione di Simone Martini. A metà della pare-te sinistra vi è il busto di Boccaccio di Francesco Ru-stici, del quale si è già detto. Nel fondo, accanto al-l’altare maggiore, sono posti due tabernacoli in terra-cotta invetriata commissionati dai vicari, come deno-tano le armi di famiglia, l’uno da Lodovico Pucci, da-

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Chiesa dei SantiJacopo e Filippo,interno

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tato 1499-1500 e assegnato a Bene-detto Buglioni, l’altro dal vicarioRistoro Serristori.Sulla parete destra è posta unagrande pala, ugualmente in terra-cotta invetriata, rappresentante laMadonna della Neve, eseguita in-torno al 1520 dalla bottega di Gio-vanni Della Robbia. Provenientedalla chiesa di San Martino a Maia-no è un esempio estremamente in-teressante della tecnica della inve-triatura, che descrive il cielo nevo-so con una resa quasi pittorica.Quindi, al di sopra della nicchiadove riposa il corpo della beata, èposta la predellina con le Storie del-la beata Giulia raccontate in maniera poetica e raffi-nata. Accanto alla porta d’ingresso vi è un’acquasan-tiera un tempo fonte battesimale, datata 1572, a testi-monianza delle antiche lotte tra gli Agostiniani e i Gian-figliazzi, patroni della pieve matrice di San Lazzaro.Uscendo dalla porta centrale ci si immette, a destra, nelchiostrino asimmetrico, di forma trapezoidale, un tem-po occupato dalla cappella della beata Giulia, costrui-ta dall’architetto senese Giuseppe Pianigiani nel 1854in segno di gratitudine per aver salvato Certaldo dalcolera. Dalla porta sulla sinistra si entra nel museo, i cui am-bienti facevano parte del convento degli Agostiniani,divenuto in tempi recenti sede di una scuola maternagestita dalle suore. L’ingresso è arredato con la cassa del-la beata Giulia sulla quale è collocata una pianta che mo-stra l’estensione del vicariato di Certaldo, delimitazio-ne religiosa attuale che sostituisce l’antico piviere, in-

FrancescoRustici, Bustodi Boccacccio

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cludendo oltre alla pieve di San Lazzaro a Lucardo e lesue suffraganee anche la pieve di San Giovanni Batti-sta in Jerusalem con le sue filiali e alcune chiese dipen-denti della pieve di Sant’Appiano.Il percorso inizia dal salone, con belle finestre che dan-no sulle mura cittadine, dove sono esposti i dipinti piùantichi, dalle preziose Madonne duecentesche del Mae-stro del Bigallo e di Meliore ai polittici trecenteschi at-tribuiti a Ugolino di Nerio e a Puccio di Simone, finoagli affreschi staccati di San Martino a Maiano, eseguitida quel loquace divulgatore che fu Cenni di Francesco.In una serie di salette affacciate ugualmente sulle mu-ra, nelle quali ci si immette dal salone, sono esposte leoreficerie, sulla base delle chiese di appartenenza. Nel-la prima saletta vi è un nutrito gruppo di croci astili inrame dorato che vanno dal xiii secolo – la più antica,proveniente dalla chiesa di Santa Maria a Casale, pre-senta l’iconografia del Christus triumphans – fino ad al-tri esemplari tre-quattrocenteschi. Non mancano altrioggetti delle epoche più antiche, come il turibolo diSan Gaudenzio a Ruballa, il calice-pisside datato 1496,l’ostensorio del xv secolo e la pace attribuita ad Anto-nio Averulino detto il Filarete, tutti della chiesa di SanLazzaro a Lucardo. Le argenterie barocche, eseguite in parte dalle botteghefiorentine in auge nel xviii secolo, si accompagnanonella seconda saletta ad un nucleo di oggetti neo-goti-ci legati alla costruzione della nuova chiesa di San Tom-maso nel Borgo, la parte bassa e moderna di Certaldo.Segue quindi la sala dei reliquiari dove, oltre ad alcunebelle lampade sei-settecentesche, vi sono statue-reliquia-ri e reliquiari, tra i quali eccelle il Busto della beata Giu-lia, opera documentata dell’orafo fiorentino Paolo diAndrea Laurentini, eseguito nel 1652-1653. Dalla saladei reliquiari ci si immette nella sezione dei tessuti, col-

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locata nell’ex sagrestia della Compagnia, tra i quali si se-gnalano un parato in quarto della seconda metà del Cin-quecento, la celebre pianeta detta di Boccaccio, in realtàuna pianeta in gros di seta ricamata del xviii secolo, eun velo omerale dello stesso secolo di grande qualità perl’esecuzione del ricamo e la preziosità dei materiali. Sientra quindi nella cappella dell’antica Compagnia del-la Santissima Annunziata, poi del Preziosissimo Sanguedi Gesù, eretta nel 1620 – come si legge sull’architravedella porta – sul luogo del Capitolo del convento. In que-sto ambiente monumentale, elegante e di essenziale ar-chitettura, ha ritrovato il suo posto, sull’altare maggio-re, la grande tela rappresentante la Madonna col Bam-bino e santi, tra i quali Monica, Agostino, Nicola da To-lentino dell’ordine agostiniano, attribuita di recente aGabriele Grassi. Qui sono collocati altri dipinti seicen-teschi (Madonna del Rosario di Bernardino Monaldi,1611, Annunciazione del 1620 circa) e la sezione dellesculture, ben rappresentata, oltre che da un’elegante sta-tuetta in legno dorato della Madonna col Bambino, daiforti richiami sansovineschi proveniente dalla chiesa diSanta Maria a Bagnano, dalle due monumentali scul-ture in legno dipinto rappresentanti i santi agostinianiSan Nicola da Tolentino e San Giovanni di San Facon-do, opere di uno scultore senese della metà del xvii se-colo, un tempo sugli altari della chiesa dei Santi Jaco-po e Filippo. L’ultima sala è dominata dalla imponen-te struttura del duecentesco Crocifisso di Petrognano,scultura unica nel panorama dell’arte italiana, che nel-la sua iconografia del Christus triumphans sembra guar-dare con gli occhi spalancati a un’incorruttibile essen-za della natura umana, manifestando dopo il drammaconsumato il trionfo della vita.

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Chiesa dei SantiJacopo e Filippo,chiostro

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delPianta museo

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1 1 - Sala dei dipinti dei secoli XIII-XVI1 - Hall of 13th-14th century paintings

2 2 - Prima sala delle oreficerie2 - First hall of silver works

3 3 - Seconda sala delle oreficerie3 - Second hall of silver works

4 4 - Terza sala delle oreficerie4 - Third hall of silver works

5 5 - Sala dei paramenti5 - Hall of paraments

6 6 - Compagnia6 - Company

7 7 - Sala del Crocifisso7 - Hall of the crucifix

Ingresso e biglietteria / BookshopTickets / Entrance and bookshop

ChiostroPiazza

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Ingresso e biglietteria

L’ ingresso del museo si trova a sinistra della facciatadella chiesa dei Santi Jacopo e Filippo, sul fondo

dell’omonima piazza. Varcata la porta ci accoglie unpiccolo chiostro in stile romanico di forma trapezoi-dale, a doppio ordine, la cui disposizione, tendente adallargarsi verso il fondo, offre un interessante effettoprospettico. Il piano terra del portico, coperto con vol-ta a padiglione, descrive verso l’esterno una serie di gran-di archi. Ciascun arco poggia su una colonna a matto-

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Visita al museo

SabinaSpannocchi

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ni, che termina con un capitello in pietra, decorato conrilievi vegetali. Nel piano superiore le colonne, con ca-pitelli tutti uguali, sorreggono direttamente gli spio-venti del tetto. Come è noto, esempi analoghi alle co-lonne del portico si trovano in altre parti del nucleo an-tico di Certaldo, nonché all’interno del museo stesso,dove nel loggiato finestrato si conserva l’unico esemplarerimasto di una galleria, che in origine doveva correre pertutta la lunghezza dell’edificio. Le forme originali e ter-se del chiostro sono riemerse in seguito a un impor-tante intervento di restauro (1963), che ha provvedutoa smantellare l’ottocentesca cappella dedicata alla bea-ta Giulia. La data esatta della sua costruzione non è no-ta, ma pare che gli agostiniani si fossero insediati a Cer-taldo già prima del 1422. Dall’ingresso al chiostro, mantenendo la sinistra, do-po pochi passi, si accede alla biglietteria. Nel vano del-la biglietteria, sulla parete sinistra, è appeso un recenteacquarello (2001) di Massimo Tosi che, come una map-pa, illustra a volo d’uccello l’estensione del vicariato ec-clesiastico di Certaldo.

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A sinistra della biglietteria

1. manifattura toscanaCassa della beata Giulia1633legno intagliato e dipinto; cm 62�140�53chiesa dei Santi Jacopo e Filippo(inv. 21)*

Si affacciano nell'ingresso le dueteche destinate alle croci astilidella sezione delle oreficerie

2. bottega toscanaCroce astilemetà del secolo xvrame inciso, cesellato, dorato;bronzo fuso; cm 51�31

chiesa di San Martino a Pastine (?)(inv. 42)Nel recto di questa croce compare, inbronzo fuso, l’immagine del Cristo cro-cifisso, dal corpo macilento, da cui af-fiorano – specialmente nel torace – leesili ossa. In linea con la grande diffu-sione dei crocifissi dolorosi avvenutadurante il xiv e xv secolo, per com-muovere e ricordare ai fedeli il sacrifi-cio del Figlio di Dio sulla terra, questoesemplare mostra anche un compia-ciuto gusto decorativo sul fondo dellacroce tanto nel recto che nel verso.

35ingresso e biglietteria

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* Il numero in corsivo tra parentesi corri-sponde a quello del cartellino, con riferimentoal catalogo a cura di Rosanna Caterina ProtoPisani, Il Museo di Arte Sacra a Certaldo, Fi-renze 2001.

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3. bottega toscanaCroce astilesecoli xiv-xvrame sbalzato, cesellato, inciso,dorato; bronzo fuso; cm 55,5�31,8chiesa di San Lazzaro a Lucardo(inv. 39)Assai evoluta e complessa, tanto nel-la tecnica che nell’iconografia, anchequesta splendida croce, ottimamen-te conservata, con tutti i terminaliintatti, può essere ammirata da en-trambi i lati. Affine a un altro esem-plare proveniente dalla chiesa di SanJacopo a Mucciana e oggi conserva-to nel Museo d’Arte Sacra di San Ca-sciano in Val di Pesa, essa spetta cer-tamente a una produzione artigia-nale palesemente influenzata dai piùdiffusi modelli figurativi fiorentini.

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1 - Sala dei dipinti dei secoli xiii-xviQuesta sala in cui sono esposti importanti dipinti data-bili dal xiii al xvi secolo rappresenta la pinacoteca delMuseo. In questa vengono mostrate in ordine cronolo-gico le tavole che un tempo arredavano le chiese dellacampagna circostante Certaldo. Da Santa Maria a Ba-gnano, in particolare, provengono i più antichi e pre-ziosi fondi oro: dalle maestose e solenni Madonne delMaestro del Bigallo e di Meliore, al grazioso trittico at-tribuito alla bottega di Ugolino di Nerio. A confermadella specificità e della ricchezza che offriva una terra diconfine come quella di Certaldo, si trovano qui riunitidipinti di evidente impronta fiorentina e senese. Il per-corso prosegue con esempi di pittura “primitiva”, comel’interessante polittico del giottesco Puccio di Simone,realizzato, come parrebbe, nel 1357, al rientro dell’arti-sta a Firenze da un breve e proficuo soggiorno marchi-giano. Non mancano anche esempi di dipinti più mo-derni, come la Madonna col Bambino e santi probabil-mente di Raffaello Piccinelli, dal carattere palesementeclassicheggiante, o l’impressionante Circoncisione, daglievidenti richiami nordici e dai colori dalle note squil-lanti, della cerchia di Bernardino Poccetti.

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Il percorso ha inizio dalla parete destra

4. maestro del bigallo(attivo a Firenze 1220-1250)Madonna in trono col Bambino e due santi1240-1245 ca.tavola; cm 129�67,5chiesa di Santa Maria a Bagnano(inv. 1)Questa solenne immagine di Ma-donna, in atto di presentare davantia sé il Bambino benedicente, appar-tiene – insieme a un ristretto gruppodi altri dipinti – a un anonimo pit-tore fiorentino, attivo intorno allametà del Duecento. Fu lo studiosoaustriaco Richard Offner che nel 1933ricostruì la personalità di quest’arti-sta facendo perno sulla croce conser-vata a Firenze, nel Museo del Bigal-lo, da cui trasse origine il nome delmaestro. Un recente restauro (2000-2001) ha fugato anche i più tenacidubbi circa l’appartenenza di que-st’opera – descritta a metà dell’Otto-cento nel coro della chiesa di SantaMaria a Bagnano – all’ignoto pitto-re. La forma rettangolare del dipin-to, da cui fuoriesce l’aureola tutta de-corata a rilievo, quasi a mimare uneffetto scultoreo, è occupata intera-mente dalla Madonna seduta su untrono ligneo, reso più comodo da unlungo cuscino rosso. Ella veste un’am-

pia tunica color rubino, coperta daun mantello blu su cui si stagliano trestelle: una sulla testa e una su ciascu-na spalla, in allusione al mistero del-la verginità di Maria, prima durantee dopo il concepimento del Figlio.Sul fondo oro si riconoscono ai latidella Vergine due immagini di santia figura intera: uno fra i primi esem-pi a registrare la sostituzione dei tra-dizionali angeli che affiancano la Ver-gine con figure di santi. Il giovanetonsurato, alla sinistra del riguar-dante, indossa un abito rosso ricca-mente bordato alle estremità e ha inmano un libro; la santa a destra vesteun’ampia tunica grigia ed è coperta daun mantello rosso. Ella stringe a séuna croce, mentre alza la mano sini-stra in segno di testimonianza. L’Off-ner identificava i due santi con sanLorenzo e santa Margherita. Vicinaad altre Madonne col Bambino rife-rite all’anonimo maestro, questa ta-vola conferma la predilezione del pit-tore per i colori caldi e intensi, oltreche una propensione per una lineasciolta e precisa, che accenna almenonei panneggi, più che nei volti, aduna significativa resa plastica.

4, particolare

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391 - sala dei dipinti dei secoli xiii-xvi

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5. Attribuito a ugolino di nerio(Siena, notizie 1310-1340 ca.)Madonna col Bambino tra i santiPietro e Romolo1315-1320 ca.tavola; cm 115�155; predella: cm 39�155chiesa di Santa Maria a Bagnano(inv. 3)A conferma della influenza senese, ol-tre che fiorentina, a cui fu sottopostala terra della Valdelsa nel corso delTrecento, al confine tra i due centriartistici di Siena e Firenze, si collocaquesto grazioso trittico il cui lin-guaggio si rifà esplicitamente a Duc-cio di Buoninsegna. Entro archi a pie-

no centro si profila la Madonna men-tre scambia teneri gesti d’affetto colFiglio; ai lati, individuati tramite leiscrizione che corrono sul fondo oro,compaiono san Pietro, vestito all’an-tica, con il libro e le chiavi in mano,e san Romolo, uno tra i primi evan-gelizzatori della Toscana, qui rappre-sentato con le tipiche insegne vesco-vili. Nei pinnacoli in alto sono raffi-gurati a mezzo busto san Francescod’Assisi (inequivocabile per la pre-senza delle stigmate sul costato e sul-le mani), la severa figura del Cristobenedicente, e forse santa Lucia, chetiene in mano un vaso da cui fuorie-sce una piccola fiamma. I colori raf-finati e smaltati, le forme sciolte e ad-dolcite, soprattutto nei volti della Ver-gine e del Bambino, hanno semprefatto pensare che il trittico possa ri-ferirsi a Ugolino di Nerio, il più altoe fedele seguace di Duccio di Buo-ninsegna. Questo pittore, nel secon-do decennio del Trecento, dopo sor-vegliate aperture verso l’arte dei con-terranei Simone Martini e dei Lo-renzetti, si lascia sedurre a Firenze dal-le novità giottesche. Recentemente lacritica, ravvisando in questo tritticouna qualità alta, ma non proprio ec-celsa, ha espresso il parere che l’ope-ra spetti più probabilmente a Guidodi Nerio, uno dei due fratelli di Ugo-lino, iscritto nel 1327 alla matricoladei pittori di Firenze.

5, particolare

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6. meliore(Firenze, notizie 1260-1280 ca.)Madonna in trono col Bambino edue angeli1270-1275 ca.tavola; cm 118�58chiesa di Santa Maria a Bagnano(inv. 2)Esempio mirabile di un perfetto sta-to conservativo, quest’opera spetta aMeliore, il noto pittore fiorentino chenel 1260 partecipò, come attesta undocumento, alla battaglia di Mon-teaperti. In questo dipinto la Verginesiede su un trono ricoperto da pre-giate stoffe e imbottito da lunghi ecolorati cuscini; è coperta da un am-pio mantello blu scuro tutto percor-so da ageminature dorate, il cui vi-stoso bordo accenna a un elementa-re movimento; il volto, frontale, sistaglia su un’ampia aureola, decoratacon floridi motivi vegetali a incisio-

ne; la Madonna reca poi in testa unacorona vivacemente colorata, in cuievidente è il tentativo di simulare lapresenza di pietre preziose e colorate.Il Bambino, anche lui raffigurato conil volto frontale, è vestito all’antica;stringe nella mano sinistra un rotolo,tradizionale attributo di sapienza di-vina, mentre alza la mano destra inatto di benedire. Alle spalle della Ver-gine emergono due angeli alati, amezzo busto, che con un’evidente ge-stualità presentano il gruppo divino.In questa tempera su tavola sono i co-lori freddi e intensi a prevalere, men-tre le forme si contraddistinguono persigle grafiche dai contorni netti e pre-cisi. Contemporaneo del Maestro del-la Maddalena e di Coppo di Marco-valdo, Meliore si caratterizza, sia pu-re entro un substrato culturale chia-ramente bizantineggiante, per un lin-guaggio semplice e diretto.

6, particolare

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Firenze e Siena:i poli di un patrimonio figurativo

L a Valdelsa, divisa amministrativamente nelle province di Firenze e Sie-na, è terra di confine. La cittadina di Certaldo è collocata ai lembi

estremi della Valdelsa fiorentina a una distanza pressoché identica da que-ste due città, tra le più vivaci culturalmente della Toscana, che hanno svol-to in determinati periodi un ruolo egemone nel campo delle arti figurati-ve. Firenze e Siena, dunque, sono i poli di un patrimonio figurativo chericonosciamo in molte delle opere presenti nel Museo di Certaldo.Se le due Madonne duecentesche sono state eseguite da maestri fiorenti-ni, il Maestro del Bigallo e Meliore, già nel Trecento si affacciano le pri-me testimonianze delle pittura senese. Così il Trittico di Bagnano, asse-gnato ad Ugolino di Nerio, forse il seguace più raffinato di Duccio, che,documentato a Firenze dove lavorò nelle chiese di Santa Maria Novellae di Santa Croce, sembra riprendere nella Madonna del pannello centralela Madonna del Polittico di Badia di Giotto.Nella chiesa dei Santi Jacopo e Filippo il bell’affresco rappresentante la Ma-donna col Bambino tra i santi Jacopo e Pietro con la committente è sta-to assegnato a Memmo di Filippuccio, padre del più celebre Lippo Memmie suocero di Simone Martini, sul cui linguaggio anche il vecchio pittore ci-vico di San Gimignano si aggiornerà in una fase tarda della sua attività.Se ancora dalla seconda metà del Trecento, fino al Cinquecento, le testi-monianze fiorentine sono assai più frequenti, da Puccio di Simone a Lip-po d’Andrea a Cenni di Francesco e Benozzo Gozzoli fino ad un pittoredell’ambito di Bernardino Poccetti, il Seicento presenta ancora esemplarisenesi, come la grande tela sistemata sull’altare della Compagnia rappre-sentante la Madonna col Bambino tra santi agostiniani, probabilmen-te di Gabriele Grassi, seguace di Alessandro Casolani e pittore del quale lacritica recente sta ricostruendo la personalità. Nello stesso ambiente sono

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inoltre custodite due grandi e rare sculture intagliate, rappresentanti i san-ti agostiniani San Nicola da Tolentino e San Giovanni di San Facon-do, che presentano affinità stilistiche con le sculture senesi del Seicento perle pieghe sottili delle vesti, confrontandosi bene con opere dello scultore, an-cora non molto studiato, Tommaso Redi, autore dei busti dei beati senesisulla facciata e dell’angelo sulla cuspide del duomo di Siena.

Rosanna Caterina Proto Pisani

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Sulla parete di fondo

7. cenni di francesco(Firenze, notizie 1369-1415 ca.)Crocifissione con i dolenti, santa Caterina d’Alessandria e san Miniato (?)1385-1390 ca.tavola; cm 168�65,5oratorio di San Pietro a Tugiano,poi chiesa di san Lazzaro a Lucardo(inv. 5)Di forma cuspidata, la tavola raffi-gura una contrita immagine di Cro-cifissione. Entro un’affollata compo-sizione si riconoscono in primo pia-no la Vergine e san Giovanni Evan-gelista, mentre in secondo piano ap-paiono santa Caterina d’Alessandriae un giovane santo con una croce inmano, forse san Miniato. L’ipotesi diquest’ultima identificazione sem-brerebbe avallata dalla probabile ve-nerazione di questo santo nel terri-torio di Certaldo, come dimostra l’e-sistenza in antico dell’oratorio di SanMiniato a Maggiano, dipendente da

San Gaudenzio a Ruballa, andatopurtroppo distrutto. La composi-zione del dipinto si completa in bas-so con l’immagine del teschio, ai pie-di della croce, e in alto, oltre ai sim-boli del sole della luna, con quellodel pellicano che si strazia il pettocon il becco, per cibare del propriosangue i piccoli affamati, simbolo cri-stologico. L’autore di questo dipin-to è un pittore assai fecondo tra la fi-ne del Trecento e gli inizi del Quat-trocento, specialmente nel territoriodella Valdelsa, ma di non eccelsa qua-lità. Chiuso alle novità rinascimen-tali, resterà impegnato per una vitaa divulgare le sue formule tardo go-tiche. La presente Crocifissione, tra-sferita nel 1917 dall’oratorio di SanPietro a Tugiano alla chiesa di SanLazzaro a Lucardo, incontrò nellanuova sede buona compagnia, dalmomento che lo stesso pittore avevalasciato in quella chiesa significativiaffreschi risalenti alla seconda metàdegli anni Ottanta del Trecento deiquali rimangono dei frammenti.

7, particolare 7, particolare

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8. puccio di simone(attivo a Firenze 1343/6-1362 ca.)Madonna col Bambino e santisesto decennio del secolo xiv (1357 ?)tavola; cm 144�191oratorio di San Pietro a Petrognano, poi chiesa di San Giovanni Battista in Jerusalem a San Donnino(inv. 4)Questo polittico, un tempo nella chie-sa di San Pietro a Petrognano, appar-tiene a uno dei pittori più importan-ti operanti a Firenze negli anni a ca-vallo della metà del Trecento. Un do-cumento contemporaneo annovera

infatti Puccio di Simone tra «li mi-gliori maestri di dipingere che sianoin Firenze». Di forma non gigantesca,i cinque pannelli cuspidati rappresen-tano al centro la Vergine, seduta in tro-no, mentre tiene in braccio il Figlio.Ai suoi lati, in dimensioni ridotte,compaiono santa Lucia e santa Cate-rina d’Alessandria, dalle pose disin-volte e leggermente variate. Negliscomparti laterali, tutti rivolti verso ilcentro, si riconoscono sant’AntonioAbate, con il bastone del tau e il maia-lino che sbuca fuori dall’angolo in bas-so, San Nicola di Bari, in abiti vesco-vili, San Giovanni Battista, con il car-

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tiglio da cui si legge agevolmente «ec-ce agnus dei qui tollis pecchatamundi» (in ricordo della celeberri-ma frase pronunciata dal santoquando vide Gesù), e San Fran-cesco, presentato come un fra-te. In alto, entro dei meda-

glioni, si affacciano a mezzo busto ilCristo benedicente, tre profeti e unsanto evangelista. Ancora visibilmen-te suggestionato da Giotto, soprattut-to per il tramite di Bernardo Daddi edi Maso di Banco, Puccio di Simonemanifesta anche in questo dipinto ungrande senso dello spazio e dei volu-mi delle figure, sebbene talvolta scadanei dettagli, come per esempio nellegambe un po’ goffe e deformate del

Bambino. Mentre nello scompartocentrale è la resa plastico volumetricaa prevalere, in quelli laterali si ap-

prezza soprattutto l’effetto natura-listico ottenuto tramite un uso

attento del chiaroscuro. Se, co-me suggerì sul finire del-

l’Ottocento Guido Carocci, questopolittico risale veramente al 1357 (unframmento marmoreo sotto la men-sa dell’altare dove era in origine collo-cato, pare raffigurasse l’arme deiBelforti di Petrognano e la data 1357),esso fu eseguito al rientro di Puccio diSimone dalle Marche, viaggio che, sul-la scorta di Allegretto Nuzi, tanto si-gnificò per l’allargamento del suo pa-norama culturale.

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9. pseudo ambrogio dibaldese alias lippo d’andrea(Firenze 1377-1457 ca.)Madonna col Bambinoterzo decennio del secolo xvtavola; cm 78�57chiesa di San Martino a Pastine(inv. 8)Pannello centrale di un polittico, che,stando alle antiche descrizioni, sicompletava in origine ai lati con fi-gure di santi (Martino e AntonioAbate) e sante, questo dipinto è sta-to riferito negli anni Sessanta del se-colo scorso allo Pseudo Ambrogio diBaldese, di recente identificato conLippo d’Andrea. Si tratta di un deli-zioso pittore del Gotico estremo, che,pur essendo attivo nella prima metàdel Quattrocento, resta legato per

tutta la vita ai ritmi falcati di Loren-zo Monaco, alla graziosa e delicatabellezza dei volti di Masolino da Pa-nicate, piuttosto che aprirsi alle ri-voluzionarie novità portate in cam-po da Masaccio. Nella tavoletta pro-veniente da Pastine i toni prevalen-temente caldi e tenui del dipinto in-gentiliscono ancora di più le posecontenute ed eleganti del gruppo di-vino. Il Bambino, imbrigliato solo diuna collana da cui pende un ramet-to di corallo, benedice leziosamentecon la mano destra, mentre con la si-nistra trattiene per le ali, e senzascomporsi, un uccellino. Il suo in-carnato latteo, appena arrossato sul-le guance, così come quello della Ver-gine, evoca chiaramente i dolcissimivolti di Masolino.

9, particolare 9, particolare

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Sulla parete di fronte all’ingresso

10. pittore toscano del secoloxvi (raffaello piccinelli?)Madonna in trono tra i santiFrancesco e Antonio Abate1522tavola; cm 160�144,5sul primo gradino del trono correl’iscrizione: ora pro nobis deigenitrix a.d. mdxxiichiesa di Santa Maria a Bagnano(inv. 9)Questo bellissimo dipinto raffiguraal centro, entro un trono marmoreochiuso da una misurata nicchia, l’af-fettuoso gruppo divino. Ai lati si ri-conoscono san Francesco e sant’An-tonio Abate, mentre in basso si pro-fila l’immagine a mezzo busto delcommittente. Da tempo per que-st’opera si è avanzato il nome di Raf-faello Piccinelli, il fratello del più no-to e dotato Andrea, conosciuto co-

me il Brescianino. Soprattutto glistringenti confronti con un’opera co-me il Battesimo di Cristo (1522-1524,oggi conservata al Museo dell’Ope-ra del Duomo di Siena), di docu-mentata collaborazione tra i due fra-telli, ma che la critica, per via di unaqualità meno alta, ha quasi sempremesso in relazione per lo più con Raf-faello, paiono avallare quest’ipotesi.Già nel 1568, nell’ultima edizionedelle sue Vite di artisti, lo storiografoaretino Giorgio Vasari, trattando diCecchino Salviati, menzionava labottega dei Brescianini. Furono que-sti pittori particolarmente attenti nelrecepire le novità espresse a Firenzenel primo Cinquecento da Fra Bar-tolomeo e Andrea del Sarto, oltre chedai più grandi Raffaello e Leonardo.Nel nostro dipinto si apprezzano inparticolare i morbidi e modulati pas-saggi di colore, le forme dolci e deli-cate soprattutto nei volti della Ma-

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10, particolare

10, particolare

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donna e del Bambino. Interessanteritrattista, il probabile Raffaello Pic-cinelli effigiò anche il committentedella tavola, che dovrebbe identifi-carsi con Bartolomeo Dainelli, stan-do alla ricostruzione del patronatodell’altare della Vergine Maria nellachiesa di Santa Maria a Bagnano, da

cui il dipinto proviene. Dal mo-mento che anche un tavola oggiesposta nel Museo di Santa Verdia-na presenta le stesse caratteristichestilistiche della nostra opera, saremoorientati a supporre un’attività diRaffaello Piccinelli anche in ambitovaldelsano.

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11. Ambito di bernardinopoccettiCirconcisioneultimo decennio del secolo xvitavola; cm 214�139,5chiesa di San Giovanni Battista in Jerusalem a San Donnino(inv. 10)Il dipinto dalla non comune icono-grafia si articola in due parti. In quel-la superiore due vegliardi e una don-na si apprestano a compiere la cir-concisione del Bambino, che nudosiede scomposto sul tavolo. Parteci-pa del tutto passivamente alla scenail probabile committente, vestito ele-gantemente di nero con uno sgual-cito colletto bianco, il quale, fiero,indirizza il suo sguardo verso l’os-servatore. Nella parte inferiore sonoraffigurati genuflessi, l’una di fronteall’altro, la Vergine e san Giuseppein adorazione del figlio, che in que-sto caso si trova al di sopra delle lo-ro teste. Il dipinto fu eseguito comeex devotione di Giovanni BattistaCapponi, probabilmente per contodi Neri di Piero Capponi, tra il 1589e il 1599. Si tratta dello stesso com-mittente che per ottemperare alle ri-chieste testamentarie dello zio feceerigere il tempietto di San MicheleArcangelo a Semifonte. Il dipinto,forse ispirato soprattutto nella partesuperiore a qualche incisione nordi-ca, si caratterizza per colori accesi dal-

le note squillanti. Si crede che l’au-tore debba ricercarsi nell’ambito del-la bottega del pittore fiorentino Ber-nardino Poccetti, un artista assaicoinvolto nelle decorazioni patroci-nate dalla famiglia Capponi.

11, particolare

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Alle pareti del loggiato finestrato,posti l’uno di fronte all’altra

12. cenni di francesco(Firenze, notizie 1369-1415 ca.)San Martino e santa Caterina1405-1410 ca.affresco staccato; cm 220�132sotto i piedi dei due santi corre laseguente iscrizione: mcccx fecebenedetto di baldo perrimedio dell’anima suachiesa di San Martino a Maiano(inv. 6 )

13. cenni di francesco(Firenze, notizie 1369-1415 ca.)Madonna col Bambino1405-1410 ca.affresco staccato; cm 220�107chiesa di San Martino a Maiano(inv. 7)I due affreschi furono staccati nel 1963dalla chiesa di San Martino a Maia-no, in occasione della memorabilemostra Arte in Valdelsa, in un mo-mento storico in cui lo stacco stava in-contrando particolare fortuna. Il pri-mo frammento raffigura a immagineintera, entro esili archetti trilobati,un santo vescovo, forse san Martinodi Tours, in virtù della intitolazionedella chiesa, e santa Caterina d’Ales-sandria, santa martire dal culto am-piamente diffuso. Questo frammen-to si trovava in origine al centro di

una edicola posta sulla parete sinistradella chiesa. Il secondo affresco, raf-figurante entro un’esile e slanciata ar-chitettura, l’immagine quasi diafanadella Vergine mentre allatta unosgambettante Bambino, era colloca-to invece lungo la parete destra. L’i-scrizione che corre sotto i piedi deidue santi, se non risulta attendibile infatto di datazione (sicuramente ri-maneggiata), potrebbe indicare peròil nome esatto del committente cherichiese l’affresco per raccomandarela propria anima, una pratica questaassai diffusa durante tutto il Me-dioevo. Il pittore dà qui prova di unfacile gusto decorativo, tanto nell’ar-chitettura fiorita che inquadra i varipersonaggi (assai prossima a quellaespressa nella chiesa di San France-sco a Castelfiorentino), quanto nelladescrizione delle loro raffinate e pre-ziose vesti. Prolifico quanto provin-ciale, Cenni di Francesco supera so-lo raramente i livelli di convenziona-le e scontato narratore.

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2 - Prima sala delle oreficerieLe oreficerie sono esposte nelle tre salette adiacenti al sa-lone. Nella prima sala sono conservati gli oggetti di ore-ficeria più antica. Oltre ad alcune croci astili, tra cui quel-la straordinaria proveniente da Santa Maria a Casale conl’immagine del Christus triumphans e risalente alla metàdel Duecento, si segnala l’antico turibolo di San Gau-denzio a Ruballa, che talvolta la critica ha messo stilisti-camente in rapporto con i rilievi delle porte di Bonan-no Pisano. Tra gli altri preziosi oggetti, in gran parte pro-venienti dalla pieve di San Lazzaro a Lucardo, si ricordail meraviglioso calice del 1496, trasformato solo in unsecondo momento in pisside, così caratteristico per levistose placchette in pasta vitrea azzurra alloggiate nel no-do. Infine, seguendo un ordine cronologico, merita unosguardo d’attenzione la splendida pace, attribuita al-l’importante scultore architetto rinascimentale AntonioAverulino, detto il Filarete, dal notevole inquadramen-to architettonico e dalla sinuosa posa della Vergine.

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Nella prima teca a sinistra

14. Bottega di ruggero di helmershausenCroce astilemetà del secolo xiiirame cesellato, inciso, dorato (la croce); bronzo fuso (il Cristo);cm 44,6�23,2chiesa di santa Maria a Casale(inv. 38) Concepita per essere veduta da en-trambe le parti, questa antica crocemostra nel recto, a rilievo, l’immagi-ne arcaica del Christus triumphans,con all’estremità le figure incise del-la Madonna, di san Giovanni Evan-gelista, di un angelo e del Cristo nel

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sepolcro posto sotto il monte delGolgota. Nel verso della croce, tutterealizzate a incisione, si profilano, in-vece, al centro, la figura del Cristomorto, e nei terminali, racchiusi en-tro forme circolari, i simboli dei quat-tro evangelisti. Il prezioso manufat-to (mancante dei terminali) deve es-sere uscito dalla fiorentissima botte-ga orafa del belga renano Ruggero diHelmershausen, attivo attorno allametà del xiii secolo, come rivelanostringenti confronti con le croci con-servate nello Schnütgen Museum diKöln, tutte caratterizzate, come que-sta, da un’anatomia elementare quan-to monumentale e da una imbaraz-zante fissità ieratica del Cristo.

15. bottega toscanaCroce astilesecoli xiv-xvrame inciso, cesellato, dorato (la croce); bronzo fuso (il Cristo);cm 49�27;chiesa di San Tommaso; (inv. 40)In questa croce l’immagine sul rectodel Cristo morto, rimanda evidente-mente agli eleganti esemplari scultoreidi Andrea Pisano, che coniugano mi-rabilmente la “spaziosa” lezione giot-tesca ai fluenti ritmi del Gotico fran-cese. Prossimo a quello della chiesa diSan Lazzaro a Lucardo, questo pezzoappartiene alla fine del xiv-inizi del xvsecolo, dimostrandosi un ottimo esem-pio dell’arte orafa tardogotica toscana.

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Nella seconda teca a sinistra

16. bottega toscanaCroce astileseconda metà del secolo xvrame inciso, cesellato, dorato;bronzo fuso; cm 51�27chiesa di Sant’Andrea a Vico d’Elsa(inv. 43)

17. bottega toscanaCroce astilemetà del secolo xvrame dorato, inciso; bronzo fuso;cm 54�27chiesa di Santa Maria a Bagnano(inv. 41)Sul recto pende dalla croce, scolpitoa tutto tondo, un Cristo morto co-

perto da un lungo perizoma che scen-de fino a coprirgli le ginocchia. Neiterminali sono incisi ai lati la Vergi-ne e san Giovanni Evangelista, in al-to il Dio benedicente e in basso laMaddalena. Circa all’altezza dei pie-di del Cristo emergono le raffigura-zioni del sole e della luna. Nel versodella croce, entro una decorazione amotivi fogliacei, sono rappresentatinei terminali polilobati i quattroevangelisti insieme ai rispettivi sim-boli. Nel quinto elemento poliloba-to emerge l’immagine di santo Stefa-no. La scioltezza dei decori vegetali ele forme naturalistiche dei personag-gi fanno ritenere che questa crocepossa risalire alla metà del xv secolo.

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Nella terza teca a destra, partendo dall’alto e da sinistra verso destra

18. bottega toscanaCaliceseconda metà del secolo xviibronzo dorato, sbalzato, inciso;argento dorato; cm 22�11,5iscrizioni: sotto il piede: o.s.m.chiesa di San Lazzaro a Lucardo(inv. 52)

19. bottega fiorentinaCalice pisside1496rame sbalzato, cesellato, bulinato,dorato; cm 25�15,2iscrizioni: a lettere capitali nelcollo del piede sotto il nodo:calix iste donatus fuit ple s.lazai ano 1496chiesa di San Lazzaro a Lucardo(inv. 48)Questo prezioso oggetto, realizzatonel 1496 come calice per essere do-nato alla pieve di San Lazzaro a Lu-cardo, fu trasformato in pisside nelcorso del Settecento. Tanto la coppache il coperchio, oltre alle sei plac-chette di pasta vitrea azzurra, risal-gono a quest’ultimo intervento. Laparte più antica (ovvero la base e ilfusto) ben esprime il gusto rinasci-mentale fiorentino nella forma ar-monica e elegante. Nel primo nodo

è ancora possibile leggere l’iscrizioneche ricorda l’anno e la chiesa a cuil’arredo fu donato.

20. bottega fiorentinaOstensorioprima metà del secolo xvrame dorato, argentato, sbalzato,inciso; argento; smalti; cm 40�20iscrizioni: sotto la cupolina inlettere capitali: ave verbum /incarnatum in altare con /secratum pro salutem /nominatochiesa di San Lazzaro a Lucardo(inv. 46)

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Del tipo detto a edicola, questo osten-sorio poggia su un piede rialzato diforma triangolare ed ha un collobombato con decorazioni a treccia ea baccellature lisce. Il fusto circolarereca incastonate sei mandorle dismalto blu con all’interno un fiorestilizzato. L’edicoletta in alto, di for-ma esagonale, presenta delle finestreterminanti con graziosi archetti tri-lobati. Chiude la composizione unadoppia cupoletta con una croce allasommità. Tanto la compatta strut-tura che il sobrio decoro fanno rite-nere che questo ostensorio appar-

tenga alla prima metà del xv secolo,ovvero agli esordi dell’epoca rinasci-mentale.

21. bottega toscanaCaliceprima metà del secolo xviibronzo dorato, sbalzato, inciso;argento dorato; cm 22�11chiesa di San Lazzaro a Lucardo(inv. 51)

22. bottega toscanaCaliceprima metà del secolo xviiiargento sbalzato, cesellato, inciso edorato; cm 25�12chiesa di San Lazzaro a Lucardo(inv. 53)

23. bottega fiorentinaSecchiello per acqua benedettametà del secolo xviiargento sbalzato, cesellato,bulinato, inciso; rame; cm 10�15,1iscrizioni: incisa a lettere capitaliall’interno di un cartiglio:gabbrie/llo di sa/nti cas/acido/1651stemmi: Casaccipunzoni: sotto il piede: leonepassante rivoltato fuori campo;altro illeggibilechiesa di San Lazzaro a Lucardo(inv. 55)

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Il secchiello, poggiante su una basecircolare, mostra un corpo bombatoche va rastremandosi in prossimitàdel collo, sottile e schiacciato. Duecartigli emergono dal fondo decora-to con motivi vegetali: uno reca l’i-scrizione e l’altro lo stemma del do-natore. Il manico esile e leggero è ot-tenuto tramite un grazioso alternar-si di volute concave e convesse. Que-sto splendido manufatto uscito dauna bottega fiorentina, come attestail punzone, fu donato alla chiesa diSan Lazzaro a Lucardo da Gabriellodi Santi Casacci, lo stesso munificodonatore che nel 1649 aveva omag-giato la medesima chiesa anche di unalampada (cat. 85).

Nella stessa teca in basso, da sinistra verso destra

24. bottega toscanaBroccainizi del secolo xviiirame argentato, inciso, a fusione;cm 21,5�19chiesa di San Lazzaro a Lucardo(inv. 58)

25. bottega all’insegna del sole (Firenze 1635-1644)Navicella1644 (?)argento sbalzato, cesellato, inciso,bulinato; cm 10�22iscrizioni: sopra lo stemma: g.a.g,stemmi: Gianfigliazzipunzoni: all’interno della valvamobile: leone passante rivoltatofuori campo; sole in campo circolarechiesa di San Lazzaro a Lucardo(inv. 49)

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La navicella, poggiante su un piedecircolare lievemente bombato, pre-senta il corpo decorato con un mo-tivo a baccellatura. Sulle due valve,di cui una fissa, compare lo stemmadella famiglia Gianfigliazzi. Comeattesta il punzone, questo preziosooggetto fu prodotto da un ignoto ar-gentiere all’interno di una bottegafiorentina assai attiva nel corso delSeicento, che reimpiega forme strut-turali e motivi decorativi largamen-te diffusi sul finire del Cinquecento.È molto probabile che questa navi-cella sia stata donata alla pieve di SanLazzaro a Lucardo dall’abate GinoGianfigliazzi, esponente di spiccodella ricca famiglia che mantenne ilpatronato della pieve dal 1363 al 1954.

26. Attribuita a antonioaverulino, detto il filarete(Firenze 1400 ca.-Roma 1469 ca.)Pacemetà del secolo xvbronzo sbalzato, cesellato, dorato e argento; cm 10,8�5,8chiesa di San Lazzaro a Lucardo(inv. 47)Prezioso oggetto destinato al bacio deifedeli in determinate circostanze, que-sta pace presenta una struttura e unadecorazione piuttosto complesse. Suuna base decorata con motivi vegeta-li e fantastici, entro una nicchia in-corniciata da due colonne e da due

santi, siede la Madonna col Bambinocon ai piedi due angeli musicanti. Aldi sopra dell’architrave, attraversatoda festoni e sormontato da masche-roni e motivi vegetali, è raffigurata en-tro una lunetta la Resurrezione di Cri-sto. La pregevole e rara fattura di que-sto manufatto, dall’articolatissimacomposizione, rammenta l’altarolo inbronzo con la Madonna col Bambinoe angeli del Museo del Louvre di Pa-rigi, nonché la pace, in rame, prove-niente dalla chiesa di Santo Stefano aLinari, entrambi attribuiti al famososcultore e architetto Antonio Averu-lino detto il Filarete. Formatosi a Fi-

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renze, il Filarete fu influenzato oltreche da Lorenzo Ghiberti, alla cui bot-tega certamente si educò, anche dalgrande Donatello. Chiunque abbiarealizzato la pace di San Lazzaro a Lu-cardo ben conosceva gli sviluppi del-la scultura rinascimentale fiorentina,tanto da riprodurli dando prova distraordinaria abilità.

27. bottega toscanaTeca per l’ olio santoprima metà del secolo xviiiargento sbalzato, inciso; cm 3,7�7iscrizioni: nel coperchio: chrismacatechumstemmi: Gianfigliazzichiesa di San Lazzaro a Lucardo (inv. 57)Di forma ovale, con coperchio leg-germente bombato su cui è inciso lostemma della famiglia Gianfigliazzi,

raffigurante un leone rampante, la te-ca reca alla sommità una croce. Al-l’interno del coperchio corre in lette-re corsive la scritta: «Chrisma Cate-chum», in evidente allusione alla fun-zione a cui era affidato il contenutodell’oggetto. Lineare e semplice nellastruttura, la teca, donata dai Gianfi-gliazzi alla pieve di San Lazzaro a Lu-cardo, dovrebbe risalire alla primametà del secolo xviii.

28. bottega toscanaPisside1630-1649argento sbalzato, cesellato, inciso;cm 27�9,5iscrizioni: sul piede: ginus abbagianfiliatus p.stemmi: Gianfigliazzichiesa di San Lazzaro a Lucardo(inv. 50)

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Su base circolare con ben in vista lostemma della famiglia Gianfigliazzi,la pisside dal fusto elegantementemovimentato termina in una coppachiusa da un coperchio ad incastro,sormontato da una croce. La rigo-gliosa e vivace decorazione vegetaleche si dispiega sulla superficie risultaassai comune a quella prodotta dallebotteghe fiorentine negli anni cen-trali della prima metà del secolo xvii.

29. bottega toscanaCaliceprima metà del secolo xviiiottone sbalzato, inciso, bulinato,

argentato; argento dorato; cm 23�12stemmi: Al leone al capodell’impero cimato da cappelloprelatizio con 6 ordini di nappedivise 1, 2chiesa di San Lazzaro a Lucardo(inv. 54)

30. bottega toscanaNavicellasecoli xv-xviottone sbalzato; cm 10�13chiesa di San Lazzaro a Lucardo(inv. 45)

31. bottega toscanaTuriboloinizi del secolo xvottone; cm 20�10chiesa di San Lazzaro a Lucardo(inv. 44)

Nella quarta teca, di fronte all’ingresso, partendo dall’alto e sempre da sinistra verso destra

32. bottega fiorentinaOstensorioprimo quarto del secolo xviiiargento sbalzato, cesellato,bulinato; cm 45�13chiesa di Santa Maria a Bagnano(inv. 67)

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33. bottega toscanaCaliceseconda metà del secolo xviiottone argentato tornito, inciso;argento dorato; cm 22�10stemmi: sotto il piede: bandato diporpora e argento al serpentesulla banda d’argento centrale,a rilievo tra le lettere n.b.chiesa di Santa Maria a Bagnano(inv. 70)

34. bottega toscanaOstensorioprimo quarto del secolo xviiiargento sbalzato, cesellato, inciso;vetro strass colorato; cm 56�23iscrizioni: sotto il piede: f(ec)e p(er)limosina fran(ces)co campichiesa di San Gaudenzio a Ruballa(inv. 63)

35. bottega toscanaCaliceinizi del secolo xixlega sbalzata e incisa; argento dorato; cm 23�10,5chiesa di Santa Maria a Bagnano(in. 71)

36. bottega fiorentinaOstensorio1929argento sbalzato, inciso e dorato;cm 63,5�32iscrizioni: nel bordo esterno del piede: par. petrus pampalonia.d. mcmxxixpunzoni: nel bordo esternodel ricettacolo e del piede:800 e due illeggibili chiesa di Santa Maria a Bagnano(inv. 68)

37. bottega guadagniCalice1818-1824argento sbalzato, cesellato, inciso, granito; cm 25�11punzoni: nell’orlo del piede:leone sedente volto a sinistra e n. 2 in camporettangolare; Guadagni in losanga, chiesa di Santa Maria a Bagnano(inv. 72)

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L a pieve di San Lazzaro a Lucardo era la pieve matrice delle chiese diCertaldo, la chiesa dei Santi Tommaso e Prospero e la chiesa dei San-

ti Jacopo e Filippo, un tempo dei Santi Michele e Jacopo. Posta sulla viaFrancigena, un po’ fuori della cittadina, ebbe antichissima origine, dalmomento che se ne ha menzione già nel X secolo. Il suo periodo di mag-gior fulgore fu durante il XIII secolo, quando fu guidata da preti e retto-ri di rilievo. Allora da essa dipendevano sei suffraganee, che nel secolosuccessivo divennero sedici. La sua architettura è interessante esempio del-l’importazione in Toscana del romanico lombardo, come dichiarano so-prattutto le tre absidi, scandite da sottili lesene che confluiscono in archipensili, componendo una galleria aerea di chiara impronta lombarda,che costituisce la parte più autentica e intatta dell’edificio, mentre la fac-ciata, che conserva l’antica tripartizione dell’epoca romanica, è stata ri-maneggiata con l’apertura di una finestra centrale.L’interno, a pianta basilicale con tre navate che poggiano su pilastri ret-tangolari, ornati poi da affreschi di Cenni di Francesco, era provvisto dicripta in corrispondenza della navata centrale e di presbiterio rialzato conl’altare maggiore. La pieve, fin dal 1363, fu sotto il patronato della fami-glia dei Gianfigliazzi, essendo stata costituita in dote a Filippo Gianfi-gliazzi. I Gianfigliazzi, proprietari del castello di Santa Maria Novella,furono munifici patroni, commissionando importanti opere d’arte, an-cora custodite all’interno della chiesa, come il fonte battesimale e l’ac-quasantiera e un corredo di preziose argenterie, la maggior parte dellequali attualmente esposte nel Museo.

Gli Agostiniani e la pieve di San Lazzaro a Lucardo

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Fu proprio con la famiglia deiGianfigliazzi che avvenne lo scon-tro dei potenti Agostiniani, checertamente fin dal 1422 – proba-bilmente nel 1372, epoca dell’ele-zione del frate Giovanni Benci acanonico – si stabilirono nellachiesa dei Santi Jacopo e Filippo.A testimonianza di questo scontrorimane, accanto alla porta d’in-gresso della chiesa, una grande ac-quasantiera datata 1572, un tem-po fonte battesimale, ridotta aquesta funzione per volontà delvescovo, che con proprio decretonegò nel 1632-33 il diritto di bat-tesimo alla chiesa dei Santi Jaco-

po e Filippo, come indica un’iscrizione. Gli Agostiniani esercitarono in-fatti un vero e proprio controllo sul territorio, soprattutto nelle zone li-mitrofe alla chiesa, accampando spesso privilegi di immunità ed esen-zioni nei confronti del vicario del vescovo, così come dimostrano le con-venzioni stabilite tra il pievano Gino Gianfigliazzi e il priore del con-vento Michelangiolo Bevilacqua. Gli Agostiniani codificarono il cultodella beata Giulia e incaricarono nel 1672 il padre Andrea Arrighi det-to il Capranica, dal nome della sua patria, di redigere la storia dellachiesa. Il Capranica, che divenne poi priore di Santo Spirito, rimase le-gato alla celeste patrona di Certaldo per tutta la vita fino al 1702, annodella sua morte. Gli Agostiniani rimasero a Certaldo fino alla soppres-sione del convento, avvenuta nel 1783.

Rosanna Caterina Proto Pisani

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72museo d’arte sacra di certaldo

38. bottega toscanaOstensoriofine del secolo xviii-inizi del secolo xixargento sbalzato, inciso; rame dorato; cm 49�20,6chiesa di San Gaudenzio a Ruballa(inv. 64)

In basso

39. bottega toscanaPissidefine del secolo xvi-inizi del secolo xviirame argentato, inciso, sbalzato;cm 19,5�7,5chiesa del territorio di Certaldo(inv. 62)Questa elegante pisside poggia suuna base circolare con lievi moda-nature, mentre il fusto è percorso danodo e raccordi che ne movimenta-no la sagoma. Un fiore stilizzato sidispiega alla base del calice. La cop-pa liscia e piuttosto svasata è chiusada un coperchio a incastro, decora-to con un motivo spiraliforme chetermina in alto con un piccolo glo-bo sormontato da una croce. La pis-side risale alla fine del secolo xvi-ini-zi del secolo xvii, quando, a seguitodi alcune regole sancite dal conciliodi Trento (1545-1563), si richiesero e

si diffusero coppe molto più capien-ti. L’oggetto mostra analogie deco-rative con un altro esemplare prove-niente dalla chiesa di San Piero aMontespertoli e oggi esposto nel lo-cale Museo d’Arte Sacra, nonché conun portagrani di incenso apparte-nente alla chiesa di Santa Maria aChianni di Gambassi.

40. bottega toscanaTuribolofine del secolo xivottone sbalzato, traforato; cm 24�10chiesa di Santa Maria a Bagnano(inv. 65)

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41. bottega toscanaTuribolosecolo xiiiottone dorato,sbalzato, inciso; cm 20�12chiesa di sanGaudenzio a Ruballa(inv. 60)Il turibolo poggia su unpiccolo piede cilindri-co. La coppa è decora-ta con i quattro simbo-li degli evangelisti, piut-tosto stilizzati: il toro(san Luca), l’aquila (sanGiovanni), il leone (sanMarco), l’angelo (sanMatteo). Nel coper-chio si affacciano a mezzo busto, en-tro degli archetti, le immagini delCristo benedicente, della Madonna,di san Paolo e di san Pietro. La man-canza di puntuali raffronti con og-getti simili presenti in Toscana, e piùin generale in Italia, ha sempre resodifficile inquadrare esattamente que-st’oggetto. Sebbene anche recente-mente la critica abbia espresso l’e-ventualità che possa trattarsi di unprodotto bizantino dell’xi-xii seco-lo, i raffronti stilistici con le porte diBonanno Pisano sembrano ancoraquelli più sostenibili, confermandoper il turibolo una datazione entro ilxiii secolo.

42. bottega toscanaNavicella e cucchiainosecolo xivrame sbalzato, inciso; ottone; cm 7�18�8; cm 16,8 (cucchiaino)chiesa di Santa Maria a Bagnano(inv. 66)

43. bottega toscanaNavicellasecoli xiv-xv; ottone dorato,sbalzato, inciso; cm 12,5�16�7iscrizioni: sulle valve: i (esus) h(ominum) s (alvator); i (esus) n(azarenus) r (ex) i (udaeorum)chiesa del territorio di Certaldo(inv. 61)

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44. bottega fiorentinaPalmatoria1733argento sbalzato, cesellato, tornito,inciso; cm 23�6,9iscrizioni: incisa sotto lo stemmadei Gianfigliazzi: i. 1733 g.stemmi: Gianfigliazzichiesa di San Lazzaro a Lucardo(inv. 59)Donata alla pieve di San Lazzaro a Lu-cardo dal canonico Iacopo Gianfi-gliazzi, questa raffinata palmatoria sicontraddistingue per una sottilissima

incisione a racemi d’acanto. Un pic-colo bordo a rilievo contorna la sobriasagoma dell’oggetto senza alterarnel’aspetto. L’iscrizione, che appare sot-to lo stemma della famiglia Gianfi-gliazzi, ricorda l’anno in cui fu dona-ta e probabilmente eseguita, il 1733.

45. bottega toscanaCoppia di vasi portafioriprimi decenni del secolo xxrame argentato, inciso, a fusione;cm 13,5�7chiesa di Santa Maria a Bagnano(inv. 69)

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3 - Seconda sala delle oreficerieIn questa sala sono esposti gli oggetti di oreficeria ba-rocca, realizzati in gran parte dalle botteghe fiorentine.Calici, turiboli, mestoli battesimali, vasetti per gli olisanti, secchielli per l’acqua benedetta ricostruiscono ilprezioso arredo liturgico delle chiese appartenenti al vi-cariato ecclesiastico di Certaldo, principalmente tra Seie Settecento. Nella teca di sinistra i raffinati oggetti pro-venienti per lo più dalla chiesa di San Tommaso espri-mono invece un fantasioso gusto di revival storico permotivi gotici. Si tratta nella maggior parte dei casi disignificativi esemplari ottocenteschi di gusto neogoti-co. Si segnalano, in particolare, la navicella e il turibo-lo appartenenti alla chiesa dei Santi Jacopo e Filippo ecaratterizzati da una curiosa combinazione ornamen-tale di archetti a sesto acuto e elementi vegetali. Oltrealla matrice di stampa, raffigurante l’immagine dellabeata Giulia in abiti monacali, da credersi anteriore al1819, merita uno sguardo attento il documentatissimomessale illustrato da rilevanti incisioni e datato 1862.

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Nella teca di fronte all’ingresso,partendo dall’alto e da sinistraverso destra

46. bottega fiorentinaTuribolo1781-1808argento traforato, sbalzato; cm 30�11punzoni: nel piattello: leonesedente su fchiesa di San Tommaso(inv. 85)

47. bottega toscanaCalicefine del secolo xvi-inizi del secolo xviiargento sbalzato, cesellato, inciso;cm 21�10iscrizioni: sotto il piede: del rosario alle ruosechiesa di San Tommaso(inv. 77)

48. bottega toscanaCalicefine del secolo xvi-inizi del secolo xviiargento sbalzato, cesellato, inciso;cm 23�11chiesa di San Tommaso(inv. 76)

49. bottega fiorentinaOstensorio1675 e inizi del secolo xviiiargento sbalzato, cesellato, inciso,rame dorato; cm 71,5�33

iscrizioni: nei cartigli alla base:fatto da / fratelli / di nostra /compag / nia // anno / giubilei /1675punzoni: alla base del fusto:navicella in campo quadrato; leone passante in campo circolarechiesa di San Tommaso(inv. 75)

50. bottega fiorentinaCalice1745argento sbalzato, cesellato, inciso,bulinato, dorato; cm 24�11iscrizioni: incisa nel gradino del piede: prete gio. domenicobennardi rettore l. 1745 f.f.chiesa di San Tommaso(inv. 78)

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Slanciato ed elegantemente decora-to, il calice presenta sul piede, tra ivari ornamenti, i simboli della Pas-sione di Cristo, mentre lungo il fu-sto si riconoscono le immagini amezzo busto di san Giovannino, disant’Antonio e di un santo vescovo.Come ricorda l’iscrizione che corresul gradino del piede, questo prezio-so oggetto fu donato alla chiesa diSan Tommaso dal parroco Giovan-ni Domenico Bennardi nel 1745.

51. bottega all’insegna del gallo (?)Pissideprima metà del secolo xviiiargento sbalzato, tornito, inciso;cm 20�9iscrizioni: sotto il piede: a (…)g.zi. pre. (…)punzoni: sulla base: croce aguzzain campo quadrilobo (?); leone passante in campo circolare;gallo in campo ovalechiesa di san Tommaso(inv. 81)

52. bottega toscanaPissidesecoli xvii-xixargento sbalzato, inciso; cm 23�10,5chiesa di San Tommaso(inv. 80)

In basso

53. bottega toscanaMestolo battesimaleprima metà del secolo xviiargento sbalzato, inciso; cm 14�11iscrizioni: ginus/abbas./gianfiliatstemmi: Gianfigliazzichiesa di San Tommaso(inv. 73)La coppa liscia ha un’impugnaturadall’andamento a volute su cui si leg-ge l’iscrizione che ricorda il nome deldonatore dell’oggetto: Gino Gianfi-gliazzi. Nella parte centrale si ricono-sce lo stemma della famiglia: un leo-ne rampante. È probabile che il me-stolo sia stato destinato in origine al-la pieve di San Lazzaro a Lucardo, dalmomento che i Gianfigliazzi ebberoil patronato di quella chiesa e che il ca-nonico Gino fece dono a quella pie-ve di molti altri oggetti. L’andamen-to liscio e lineare della coppa, movi-mentato solo dall’impugnatura, tro-

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va importanti affinità con altre sup-pellettili toscane risalenti alla primametà del xvii secolo.

54. bottega toscanaVasetti per gli oli santiprimi decenni del secolo xviiilega argentata, tornita, incisa; cm 7,5�3,5iscrizioni: nella fascia centrale:chr, cath, infchiesa di San Tommaso(inv. 84)

55. bottega fiorentinaPissideprimi decenni del secolo xviiottone argentato sbalzato, inciso,bulinato; cm 18�10iscrizioni: alla base del collo del piede: f. iulius rinaldifiorentinuschiesa di San Tommaso(inv. 79)

56. bottega fiorentinaTeca per l’olio santo1832-1872argento inciso, sbalzato, fuso; cm 5�4punzoni: sotto il coperchio: leone sedente in campo ovalechiesa di San Tommaso(inv. 83)

57. bottega fiorentinaTeca per l’olio santo

1695-1761argento inciso, sbalzato; cm 3�4punzoni: sotto la base: leonepassante in campo circolarechiesa di San Tommaso(inv. 82)

58. bottega toscanaSecchiello per acqua benedettasecolo xviiottone fuso; cm 9,8�11chiesa di San Tommaso(inv. 74)

59. bottega fiorentinaNavicella1827argento sbalzato, inciso; cm 9�19iscrizioni: sull’orlo del piede: g.s. mdcccxxviipunzoni: nel piede e nella valvaapribile: globo liscio caricato da tre gigli e n. 3 in camporettangolarechiesa di San Tommaso(inv. 87)

60. bottega fiorentinaTuribolo1827argento sbalzato, inciso, traforato;cm 27�12iscrizioni: sull’orlo del piede: g.s. mdcccxxviipunzoni: nel piede e nelcappelletto: globo liscio caricatoda tre gigli e n. 3 in campo

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rettangolare; g.b. in campo ovale,illeggibilechiesa di San Tommaso(inv. 86)

Nella teca sulla parete sinistra:partendo dall’alto e da sinistra verso destra

Sul primo ripiano

61. bottega toscanaPisside1934argento sbalzato, cesellato, granito, fusione; cm 35�15iscrizioni: alla base del piede:franc. ciampi praep. papulusque certaldi a.d.d. jub. red. hum. mcmxxxivpunzoni: alla base e nel sottocoppa:800 in campo rettangolare chiesa di San Tommaso(inv. 93)

62. bottega toscanaCalicefine del xix secolo-inizi del xx secoloargento dorato, inciso, sbalzato;cm 26�13punzoni: sull’orlo della base e nel sottocoppa: 800fuori campochiesa del territorio di Certaldo(inv. 95)

63. bottega toscanaOstensorioprimi decenni del secolo xxlega dorata, sbalzata, incisa, afusione; cm 51�23chiesa di San Martino a Pastine(inv. 102)

64. bottega toscanaCalicefine del secolo xix-inizi del secolo xxargento sbalzato, cesellato, inciso;rame dorato; cm 23�11,5chiesa del territorio di Certaldo(inv. 94)

65. bottega toscanaCalice1928argento dorato, sbalzato, inciso;cm 25�12iscrizioni: sotto il piede: i coniugi sudi alla parrocchia di certaldo 1928chiesa di San Tommaso(inv. 97)Ispirato a modelli tardo-barocchi,questo calice datato 1928 si caratteriz-za per forme e decorazioni assai ela-borate e complesse. Sul piede circola-re e bombato corre un motivo deco-rativo a foglie d’acanto, sul quale com-paiono a mezzo busto, entro tre car-telle, le immagini dei santi Agata, Lui-gi e Cresci. Lungo il fusto, il nodo

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centrale è decorato con testine ange-liche. Il sottocoppa, tutto a traforo, ri-prende i motivi ornamentali della par-te inferiore. Come ricorda l’iscrizio-ne, il calice fu donato dai coniugi Su-di alla parrocchia di Certaldo nel 1928.

Sul secondo ripiano

66. bottega toscanaTeca lunettaseconda metà del secolo xixargento sbalzato, inciso, granito,dorato; cm 24,5�10iscrizioni: sul coperchio: ihschiesa del territorio di Certaldo(inv. 91)

67. bottega toscanaPissideseconda metà del secolo xix

argento stampato, inciso; cm 24�9chiesa del territorio di Certaldo(inv. 92)

68. bottega fiorentinaPalmatoria1832-1872argento sbalzato, cesellato, inciso;cm 7�28,5�10,5stemmi: al castello merlatofinestrato cimato da una coronafra due palme sormontato dacappello prelatizio a 12 ordini dinappe divise 1,2,3punzoni: nell’impugnatura: leonesedente su f in campo ovalechiesa di San Tommaso(inv. 99)

69. bottega toscanaMatrice di stampaante 1819rame inciso; cm 14,5�10iscrizioni: sotto l’immagine: beatagiulia. vergine/ da certaldochiesa di San Tommaso(inv. 88)L’incisione raffigura, come attesta l’i-scrizione sottostante, un’immaginea mezzo busto della beata Giulia(1319-1367), la patrona di Certaldo.Vestita in abiti monacali, ella tienein mano un rametto di rose, in ri-cordo dei fiori che la beata regalavaai suoi visitatori in cambio di picco-li pezzi di pane. Il fatto che la beata

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sia qui rappresentata senza aureolaha portato a credere che l’immaginesia stata incisa prima del 1819, annoin cui fu ufficializzato il suo culto.

70. bottega toscanaCoppia di ampolle con vassoioprimi decenni del secolo xixargento sbalzato, cesellato, inciso;cm 15 (ampollina); cm 23�16 (vassoio)iscrizioni: al centro del vassoio: m p mchiesa di San Tommaso(inv. 89)

71. bottega toscanaPalmatoria1861argento sbalzato, inciso, cesellato;cm 8,5�30,5�11

iscrizioni: sull’impugnatura: o p a / b i / 1861chiesa di San Tommaso(inv. 98)

72. bottega toscanaPlacca con l’immagine di beataGiuliasecolo xixlamina in ottone; cm 11�9chiesa dei Santi Jacopo e Filippo

73. bottega toscanaCampanelloprima metà del secolo xixargento sbalzato, cesellato, afusione; cm 10�5,2chiesa di San Tommaso(inv. 90)

Sul terzo ripiano74. bottega toscanaNavicellaprimi decenni del secolo xixlega argentata, sbalzata, cesellata, a fusione; cm 11�16,5chiesa dei santi Jacopo e Filippo(inv. 101)Di gusto neogotico, questa meravi-gliosa navicella risale ai primi de-cenni del secolo scorso. Su una basecircolare, ornata con motivi geome-trici a rilievo, si innesta un piede dalnodo esagonale, dai curiosi decorisporgenti e acuminati. Il corpo e ilcoperchio della nave sono intera-

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mente ricoperti da fantasiosi motiviottenuti da un continuo intrecciarsidi archi gotici e di elementi vegetalistilizzati.

75. bottega toscanaCalice1924argento dorato, inciso; ceramica dipinta; cm 26�16,5iscrizioni: sotto il piede: civescertaldenses pro reparationesacrileghi 31 jannarii 1924chiesa di San Tommaso(inv. 96)Questo bel calice poggia su una baseesagonale su cui si stagliano tre plac-chette di ceramica dipinta raffigurantia mezzo busto san Giuseppe, san Mi-chele Arcangelo e il Sacro Cuore. Sulfusto, dalla sagoma movimentata, siinnesta una coppa la cui parte infe-riore presenta una decorazione vege-

tale impreziosita dall’applicazione difinte pietre preziose. Come attesta l’i-scrizione incisa sotto il piede, il cali-ce fu donato dai certaldesi alla par-rocchia il 31 gennaio del 1324, per ri-parare a un sacrilegio, forse ad un fur-to di un oggetto simile.

76. bottega toscanaTuriboloprimi decenni del secolo xixlega argentata, sbalzata, traforata, a fusione; cm 34�13chiesa dei Santi Jacopo e Filippo(inv. 100)Il turibolo, dalla forma e dalla deco-razione piuttosto elaborata, fa partedegli oggetti di primo Novecento instile neogotico di cui si arredò la chie-sa dei santi Jacopo e Filippo. In ade-sione a un gusto assai diffuso in Ita-

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lia e propenso al ripristino di alcunimotivi decorativi medievali, comearchetti gotici e elementi vegetali atraforo, questa preziosa suppelletti-le rispecchia più uno stile immagi-nario che un recupero vero di ele-menti e ornamenti antichi.

Sul quarto ripiano

77. bottega fiorentinaMessale1862stampa su carta; pelle impressa;cm 38�29�7chiesa di San Tommaso(inv. 144)Aperto alla pagina del frontespizio,questo splendido messale fu stampa-to a Firenze da Aloysii Niccolai nel1862 e fu rilegato nella legatoria fio-

rentina di Gaetano Tartagli, comeinforma un cartellino attaccato all’in-terno. Il messale contiene sette inci-sioni tutte di autori diversi raffigurantil’Annunciazione, la Natività, l’Adora-zione dei Magi, la Crocifissione, l’A-scensione e l’Immacolata. Il frontespi-zio inciso dalla litografia fiorentinaBallagny ben testimonia il gusto neo-gotico che si diffuse nella seconda metàdel xix secolo. Entro un’immaginariafacciata neogotica si riconoscono, inbasso i simboli dei quattro evangeli-sti, ai lati, affacciati da due monofore,i santi Pietro e Paolo, alla sommità ilCristo morto, sorretto da due angeli,sopra il quale il Dio Padre invia la co-lomba dello Spirito Santo. I colori ac-cesi e squillanti fanno risaltare ancoradi più la fantasiosa architettura.

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4 - Terza sala delle oreficerieOltre a lampade pensili di pregevole fattura fiorentina,risalenti al xvii e xviii secolo, e a importanti corone perstatue e dipinti, questa sala espone prevalentemente re-liquiari. Di inestimabile valore devozionale, prima an-cora che artistico, quelli qui mostrati appartengono atipologie e epoche diverse. Tra tutti emerge per impor-tanza e dimensioni il notevolissimo busto reliquiario inargento della beata Giulia, realizzato dall’orafo fioren-tino Paolo Laurentini tra il 1652 e il 1653 e che abbiamoragione di ritenere ispirato ad un’antica immagine del-la beata certaldese. Nella teca di fronte all’ingresso, siammirano invece le più diffuse e curiose varietà dei re-liquiari: da quelle a forma di ostensorio (fra cui l’esem-plare bellissimo e scenografico, completamente dora-to, proveniente dalla chiesa di San Tommaso), alle sta-tue reliquiario o alle reliquie sorrette da angeli.

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Nella teca a sinistra,dall’alto pendono:

78. bottega fiorentinaLampada pensile1760argento sbalzato, cesellato, inciso;cm 25�15iscrizioni: all’interno dei cartigli:canonicus / rainaldusgianfigliazzi / fecit anno 1760chiesa di San Lazzaro a Lucardo(inv. 131)

79. bottega all’insegnadella spadaLampada votiva1736argento sbalzato, inciso, cesellato;cm 35�30iscrizioni: all’interno delle cartelle:anno domini mdccxxvi / exbenefattorum elemosynis / ad honorem b. nicolai de tolentinopunzoni: sul bordo dell’imboccatura:leone passante in campo circolare;fiore in campo ovale; spada (?)

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fuori campochiesa dei santi Jacopo e Filippo(inv. 134) Dalla forma imponente, con la cop-pa rigonfia e i manici che si staccanodal corpo e si aprono verso l’esternocome foglie lievemente accartoccia-te, questa lampada fu realizzata nel1736 e dedicata a Nicola da Tolenti-no, come ricordano le iscrizioni al-l’interno delle cartelle. Due punzoniimpressi su quest’oggetto indicanoche esso fu eseguito dalla bottega fio-rentina della spada, mentre Dome-nico Haffner dovette assicurare la pu-rezza del metallo utilizzato. La dedi-cazione di una lampada votiva a unsanto agostiniano come Nicola da To-lentino ben si spiega in una chiesaquale quella certaldese dei santi Iaco-po e Filippo, retta dagli Agostiniani.

80. bottega toscanaLampada pensilemetà del secolo xviiargento sbalzato, cesellato, inciso;cm 23chiesa dei Santi Jacopo e Filippo(inv. 133)

Sul ripiano

81. bottega genoveseCorona da statuafine del secolo xixargento sbalzato, inciso, filigranato,

dorato; vetro strass; cm 9�22punzoni: nella fermatura del bordo: 800 in camporettangolare; m b in camporettangolarechiesa del territorio di Certaldo(inv. 129)

82. bottega toscanaCorona da statuaseconda metà del secolo xviiiargento sbalzato, cesellato, inciso;cm 9�15,5 (diam.)chiesa di San Tommaso(inv. 126)

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83. iacopo mari(Firenze, notizie 1747-1780)Corona da statua1761-1781argento sbalzato, cesellato, bulinato,traforato; vetro strass; cm 13�13,5punzoni: sul bordo della base:leone passante in campo ovale; i m in campo rettangolarechiesa di Sant’Andrea a Vico d’Elsa(inv. 127)Realizzata per coronare quasi certa-mente la statua di una Madonna,questa delicata e preziosa corona sicaratterizza per le linee sottili e l’an-damento rigonfio. Motivi vegetali egeometrici sono impreziositi dallapresenza di finte pietre preziose chene accrescono visivamente l’effetto dismagliante ricchezza. La presenza delmarchio i m sul bordo della base con-sente di riconoscere il suo autore nel-l’argentiere fiorentino Iacopo Mari edi datare l’oggetto tra il 1762 e il 1781.In questi anni infatti l’Arte della Se-ta, a cui l’artigiano era iscritto dal

1758, utilizza il marchio della città diFirenze, come è visibile in questoesemplare.

84. bottega toscanaDue corone da dipintoterzo quarto del secolo xviiiargento sbalzato, cesellato, inciso;cm 8�20; cm 7�14chiesa di San Lazzaro a Lucardo(inv. 128)

In basso

85. bottega fiorentinaLampada pensile1649argento sbalzato, cesellato, inciso;cm 30�26iscrizioni: all’interno di un cartiglio:gabrielo di/ sancti ca/ saccidono/ 1649stemmi: Casaccipunzoni: in una voluta: illeggibile;leone passante rivoltato fuori campochiesa di San Lazzaro a Lucardo(inv. 130)Purtroppo danneggiata durante loscoppio della bomba di via dei Geor-gofili (27 maggio 1993), per la vici-nanza della chiesa fiorentina di San-to Stefano in Ponte dove allora si tro-vava depositata, questa splendidalampada risale alla metà del xvii se-colo. Per l’esattezza fu donata nel 1649da Gabriello di Santi Casacci alla pie-

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88museo d’arte sacra di certaldo

ve di San Lazzaro a Lucardo, comeattesta l’iscrizione all’interno di uncartiglio. Interamente decorata conmotivi vegetali a traforo, l’impossi-bilità di leggere un punzone non con-sente però di individuarne l’autore.

Nella teca adiacente alla pareted’ingresso, partendo dall’alto e da sinistra verso destraSul primo ripiano

86. bottega toscanaCaliceseconda metà del secolo xviirame argentato e argento dorato;cm 23�11

chiesa di Sant’Andrea a Vico d’Elsa(inv. 113)

87. bernardo holzmann(notizie 1685-1710)Pissidefine del scolo xviiargento sbalzato, tornito; cm 25�9punzoni: sulla base del collo: bhin campo circolarechiesa di Sant’Andrea a Vico d’Elsa(inv. 107)

88. antonio mazzi(Firenze, notizie 1703-1747)Caliceterzo-quarto decennio del secolo xviiiargento sbalzato, cesellato, inciso:cm 26�12,5

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punzoni: sotto il piede: leonepassante in campo circolare; gallo in campo ovale; alabarda in campo ovalechiesa di Sant’Andrea Vico d’Elsa(inv. 114)Questo calice dalla forma armonicaed elegante presenta sotto il piede ipunzoni dell’argentiere fiorentinoAntonio Mazzi, uno dei più attivinella prima metà del Settecento. Ladecorazione dell’esemplare, tutta in-centrata su foglie di acanto, accoglieal suo interno delle piccole cartelleentro cui si riconoscono a incisionei simboli della Passione di Cristo.

89. bottega toscanaOstensoriofine del secolo xvi e secondoquarto del secolo xviiiargento sbalzato, bulinato, inciso,dorato; cm 52�16chiesa di Sant’Andrea a Vico d’Elsa(inv. 106)

90. bottega toscanaPacesecolo xviiibronzo argentato, sbalzato, inciso,fuso; cm 15,5�11�3,5iscrizioni: nella base: pietas adomniachiesa del territorio di Certaldo(inv. 120)

91. bottega toscanaCaliceprimi decenni del secolo xixargento cesellato, inciso, fuso,dorato; cm 25�12,5chiesa del territorio di Certaldo(inv. 119)

92. bottega toscanaPissidefine del secolo xviii-inizi del secolo xixottone argentato, sbalzato, inciso;cm 23�10stemmi: nel coperchio: Torrigianichiesa di Sant’Andrea a Vico d’Elsa(inv. 109)

93. bottega toscanaCalicefine del secolo xviii-inizi del secolo xixottone argentato, inciso, sbalzato;cm 25�12chiesa del territorio di Certaldo(inv. 118)

Sul secondo ripiano

94. bottega toscanaTuriboloquarto decennio del secolo xviiiottone argentato, inciso, sbalzato,traforato; cm 30�14chiesa di Sant’Andrea a Vico d’Elsa(inv. 116)

894 - terza sala delle oreficerie

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90museo d’arte sacra di certaldo

95. bottega toscanaCalicemetà del secolo xviiottone argentato, inciso, cesellato;cm 21,5�11chiesa di Sant’Andrea a Vico d’Elsa(inv. 112)

96. bottega toscanaPissideprima metà del secolo xviiiargento sbalzato, inciso, cesellato;cm 21,3�10,5chiesa di San Giovanni Battista in Jerusalem a San Donnino(inv. 117)

97. bottega toscanaTeca per l’olio santoprima metà del secolo xixargento inciso; cm 3,5�2chiesa di Sant’Andrea a Vico d’Elsa(inv. 110)

98. bottega toscanaPissideseconda metà del secolo xviiiargento sbalzato, inciso; cm 11�4iscrizioni: sul collo del piede: p.g.ppunzoni: nella crocetta apicale:illeggibilechiesa del territorio di Certaldo(inv. 108)

99. raffaello falconi(Firenze, notizie 1754-1773)Pisside

settimo decennio del secolo xviiiargento sbalzato, tornito; cm 15�5iscrizioni: sul piede: v gpunzoni: nel bordo della coppa: r all’insegna della testa di falco in campo ovale; nella croceapicale, testa di Mercurio entroscudochiesa di Santa Maria a Poneta(inv. 104)

100. bottega toscanaNavicellasecolo xviiiottone argentato, sbalzato, inciso;cm 11�13�9chiesa di Sant’Andrea a Vico d’Elsa(inv. 111)

101. bottega fiorentinaCalicemetà del secolo xviiiargento tornito, inciso; cm 23�11,5stemmi: sul collo del piede: Capponipunzoni: sotto l’orlo del piede:leone passante in campo circolare;illeggibile; illeggibile fuori campochiesa di Sant’Andrea a Vico d’Elsa(inv. 115)

102. bottega toscanaMestolo battesimale1636argento inciso; cm 9stemmi: nella coppetta: all’anforabiansata da cui nascono due spade

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chiesa di Sant’Andrea a Vico d’Elsa(inv. 105)

103. bottega toscanaCampanellosecolo xviibronzo inciso; legno tornito; cm 24�11stemmi: sul corpo: Medicichiesa di San Martino a Pastine(inv. 103)

Nella teca appoggiata alla parete destra

104. paolo laurentini(notizie 1606-m. 1675)Busto reliquiario della beata Giulia1652-1653argento sbalzato, cesellato,bulinato; cm 53�43iscrizioni: sulla base ai lati dellateca in cui è conservata la reliquia:beata giuliachiesa dei Santi Jacopo e Filippo(inv. 135)È il busto reliquiario della patronadi Certaldo, che su richiesta del fra-te agostiniano del convento di San-to Spirito di Firenze, DomenicoConti, fu realizzato dall’argentierefiorentino Paolo di Andrea Lauren-tini, fra il 1652 e il 1653. La commit-tenza fiorentina è facilmente spiega-bile con il fatto che la chiesa dei san-ti Jacopo e Filippo di Certaldo di-

pendeva dal convento fiorentino diSanto Spirito. Questo busto, che pre-senta la reliquia al centro della base,è interamente in argento e colpisceper la grande caratterizzazione delvolto della beata, tanto da far nasce-re il sospetto che l’orafo si sia affida-to a un modello preciso o forse ad-dirittura a un’antica immagine dellacertaldese, andata poi distrutta. L’a-spetto scavato, severo e come segna-to dal tempo del volto della donna èmirabilmente incorniciato da unsoggolo che si frange in mille piego-line rivelando l’abilità straordinariadel suo autore.La corona dorata e tempestata di fal-se pietre preziose fu aggiunta in unsecondo momento.

914 - terza sala delle oreficerie

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92museo d’arte sacra di certaldo

La Beata Giulia Certaldi decus et gloria

C osì viene definita la beata Giulia, alla quale Certaldo ha sempre tri-butato grande devozione. La beata riposa nella chiesa dei Santi Jaco-

po e Filippo, di fronte al busto del figlio più celebre di Certaldo, Giovan-ni Boccaccio, consentendoci di conoscere la spiritualità di questo centro val-delsano.La beata Giulia fa parte del gruppo delle sante romite della Valdelsa,confrontandosi bene con Fina di San Gimignano e Verdiana di Castel-fiorentino. Soprattutto a quest’ultima la legano molte affinità, dalle ori-gini modeste al lavoro estremamente umile svolto dall’una presso gli At-tavanti, da Giulia presso i Tinolfi, famiglia certaldese della quale fu fa-mula.Al seguito dei Tinolfi, che si inurbarono negli anni Quaranta del Trecento,Giulia si trasferì a Firenze dove – a differenza di Verdiana che non fecemai parte di alcun ordine – si legò agli Agostiniani, i quali poi insiemeai Tinolfi ne promossero il culto. Al ritorno in patria, la sua scelta fu si-mile a quella di Verdiana: si rinchiuse in una cella, accanto alla sagre-stia dei Santi Jacopo e Filippo retta dagli Agostiniani, dove morì nel 1367.Già nel 1372, a pochi anni dalla sua morte, con il permesso del vescovo,venne eretto un altare in suo onore, come ricorda il Brocchi (G.M. Broc-chi, 1761, II, p. 151).

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934 - terza sala delle oreficerie

«Crescendo poscia la devozione de’ fedeli, e specialmente dei Cer-taldesi verso questa loro Beata gli eressero con permissione del Ve-scovo nell’istesso anno dopo pochi mesi un Altare, con farvi dipin-gere la Santa Immagine di lei co’ raggi al capo a guisa de’ Beati, fa-cendovi inoltre scrivere, come fino ad ora si vede in carattere gotti-co, o vogliamo dir Longobardo, le seguenti parole: Beata Uliva quaequondam vulgo Giulia dicebatur / mccclxxii die xi Aprilis»

Su quest’altare si trovava un dipinto a forma di dossale cuspidato, cometestimonia un disegno acquerellato conservato nei documenti seicenteschidella basilica di Santo Spirito a Firenze (ASF Corporazioni religiosesoppresse dal Governo francese, 122, n. 90, c. 361v.). Il dipinto presen-tava al centro la beata Giulia in vesti monacali, accompagnata da dueangeli intenti a suonare strumenti musicali, mentre le due scene latera-

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94museo d’arte sacra di certaldo

li mostravano il momento del transito di Giulia – ripreso dal racconto di Fi-na e Verdiana, quando al suono spontaneo delle campane accorreva il po-polo, trovando la beata inginocchiata davanti al Crocifisso, con in alto lasua gloria – e le esequie della beata con la partecipazione degli Agostinianima anche del popolo e di infermi che impetravano la guarigione. Circacent’anni dopo il dipinto fu corredato da una predella – attualmente in chie-sa sopra la nicchia dove si custodisce il corpo della beata, ornata lateralmentedalle armi dei Tinolfi – che raccontava in maniera poetica alcuni episodidella vita della beata: dal Miracolo del bambino salvato dalle fiamme alMiracolo dei fiori sempre freschi che la beata donava ai fanciulli che an-davano a trovarla, alle Esequie della beata, fino all’ultimo episodio del Mi-racolo del cavaliere, avvenuto dopo la morte della beata, grazie alla cui in-tercessione cavaliere e cavallo si salvarono dall’annegamento. La predellina,che la tradizione ha in passato assegnato ad Antonia, monaca cistercense fi-glia di Paolo Uccello, sotto la suggestione di celebri esemplari paterni, è dacollocare cronologicamente all’ultimo quarto del XV secolo: è stata pertantocollegata a un avvenimento storico, la restituzione da parte del re Ferdi-nando d’Aragona, nel 1486, della testa della beata, sottratta durante il sac-co di Certaldo del 1479.Dopo alcuni secoli la testa fu collocata in un busto-reliquiario, che si può tut-tora ammirare nel Museo, dalla forte caratterizzazione fisionomica, tanto dasuggerire che possa trattarsi di un ritratto, eseguito dall’orafo fiorentino Pao-lo di Andrea Laurentini nel 1652-1653, come ricordano i documenti di ar-chivio (ASF, Corporazioni religiose soppresse dal Governo francese, 122,n. 90, c. 361 v.).Strettamente legato alla vicenda terrena della beata Giulia è un Crocifissotrecentesco del tipo dei “Cristi dolorosi”, un tempo nella chiesa dei Santi Tom-maso e Prospero e attualmente venerato nella nuova chiesa di San Tomma-so, nella parte bassa della cittadina, detta il Borgo.

Rosanna Caterina Proto Pisani

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96museo d’arte sacra di certaldo

Nella teca sulla parete di fronteall’ingresso, partendo dall’alto e da sinistra verso destra Sul primo ripiano

105. manifattura toscanaDue Angeli portareliquiariofine del secolo xviiilegno intagliato, laccato e dorato; cm 45�28 (teca); cm 16�9 (base)chiesa di San Lazzaro a Lucardo(inv. 29)

106. manifattura fiorentinaReliquiario ad ostensoriometà del secolo xviiilegno intagliato e dorato; cm 46,5�20�13chiesa di Santa Maria a Bagnano(inv. 33)

107. manifattura fiorentinaReliquiario ad ostensorioseconda metà del secolo xviiilegno intagliato e dorato; cm 29,5�15�9chiesa di San Tommaso(inv. 35)

108. bottega toscanaReliquiario ad ostensorioseconda metà del secolo xviiilamina d’argento, sbalzata,cesellata; legno dorato;

cm 31�16chiesa di Santa Maria a Poneta(inv. 123)

109. bottega venezianaReliquiario ad ostensoriofine del secolo xvii-inizi del secolo xviiiargento sbalzato, inciso; cm 34�18iscrizioni: nel cartiglio cartaceoall’interno della teca in letterecorsive: ex carnes pii v.p.punzoni: sotto il piede: il leone di san Marco in campo circolare

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di profilo, a sinistra in maestàchiesa di San Lazzaro a Lucardo(inv. 56)Su un piede circolare si innesta un fu-sto dalla sagoma modanata, che si svi-luppa in una copiosa decorazione ve-getale, comprendente gigli e cornu-copie stracolme di fiori e di frutta. Aldi sopra e al di sotto della teca sbuca-no due testine angeliche. I due pun-zoni impressi sotto il piede del reli-quiario, per quanto difficilmente de-cifrabili, sembrerebbero raffiguraredue leoni, un’insegna questa assai dif-fusa nelle oreficerie veneziane di fineSeicento e inizio Settecento. Del re-sto le forme così elaborate e complessedell’oggetto ben si legano all’ampol-loso e magniloquente gusto della Se-renissima in quest’epoca.

110. bottega toscanaReliquiario ad ostensoriometà del secolo xviiilamina d’argento, sbalzata, cesellata,incisa su supporto ligneo; cm 52�23,5chiesa di San Tommaso(inv. 121)

111. bottega toscanaOstensorioprima metà del secolo xviiilamia d’argento sbalzata e cesellata; cm 60�17chiesa di Sant’Andrea a Vico d’Elsa

112. bottega toscanaReliquiario ad ostensorioprimi decenni del secolo xixlamina d’ottone argentata,sbalzata, cesellata, bulinata; cm 59�15chiesa di Sant’Andrea a Vico d’Elsa(inv. 124)

113. bottega toscanaReliquiario ad ostensorioprimi decenni del secolo xixlamina d’argento, sbalzata,bulinata; cm 29�15chiesa di Santa Maria a Poneta(inv. 125)

114. manifattura fiorentinaReliquiario ad ostensorioseconda metà del secolo xviiilegno intagliato dipinto e dorato;cm 22�13,5�6chiesa di San Tommaso(inv. 36)

115. bottega toscanaReliquiario ad ostensorioseconda metà del secolo xviiilamina d’ottone sbalzata e dorata su supporto ligneo; cm 32,5�14,5�7,5chiesa di San Tommaso(inv. 122)

L’ultimo oggetto esposto è l’angeloportareliquiario descritto al n. 105

974 - terza sala delle oreficerie

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98museo d’arte sacra di certaldo

Sul ripiano inferiore

116. manifattura fiorentinaReliquiario ad ostensorioprima metà del secolo xviiilegno intagliato e dorato; cm 48�22�13chiesa di Santa Maria a Bagnano(inv. 32)

117. manifattura toscanaMadonna col Bambinoprima metà del secolo xviiilegno intagliato, dorato e argentato; cm 65 (h); base: cm 19�19�17 (h)chiesa di San Lazzaro a Lucardo(inv. 24)

118. manifattura toscana (?)San Gaudenzioseconda metà del secolo xviiilegno scolpito, argentato e dorato; cm 62 (h);base: cm 20�20�14 (h)chiesa di San Gaudenzio a Ruballa(inv. 26)

119. manifattura fiorentinaReliquiario ad ostensorioprima metà del secolo xviiilegno intagliato e dorato; cm 82�48�15chiesa di San Tommaso(inv. 34)

Complesso e decoratissimo, questoreliquiario ha l’aspetto raggiato comese fosse un ostensorio, coperto da unaspecie di scenografico baldacchino.Esso contiene nella teca centrale, co-me informa il cartellino, la reliquiadella beata Giulia, così come forseanche negli altri quattro orbicoli di-sposti ai lati, i cui cartellini risultanoperò illeggibili. Perfetta espressionedi gusto rocaille è probabile che que-st’oggetto, di raffinata fattura, siauscito da una bottega fiorentina du-rante la prima metà del Settecento.

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120. manifattura dell’italia centraleSan Lazzaro1730-1740 ca.legno intagliato, argentato e dorato; cm 58 (h); base: cm 18�15�10 (h)iscrizione: sulla base: s. lazzarochiesa di San Lazzaro a Lucardo(inv. 25)Questa piccola statua rappresenta sanLazzaro nelle tipiche vesti vescovili,come del resto indica la scritta postasulla base. L’intaglio ligneo è intera-mente argentato, con piccole rifini-ture in oro. Ispirata nella struttura,alle più grandi sculture monumenta-li barocche, essa si caratterizza per losguardo estatico del santo, la posa en-fatica del corpo, il panneggio movi-mentato e fluente.

121. manifattura toscanaMadonna col Bambinometà del secolo xviilegno intagliato, dipinto e dorato;cm 49 (h), base: cm 20�15�13,5 (h)chiesa di Sant’Andrea a Vico d’Elsa (?)(inv. 23)

122. manifattura toscanaReliquiario multiplofine del secolo xviiilegno intagliato, laccato e dorato;cm 49�34; base: cm 31�7chiesa di San Lazzaro a Lucardo(inv. 30)

994 - terza sala delle oreficerie

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100museo d’arte sacra di certaldo

5 - Sala dei paramentiIn questa sala, che era la vecchia sagrestia della compa-gnia del Preziosissimo Sangue di Gesù, sono presentatidiversi paramenti sacri. Si possono ammirare in parti-colare due pianete provenienti dalla chiesa di santa Ma-ria a Bagnano: una seicentesca a fondo avorio, con de-cori gialli e rosa salmone, e una settecentesca, con va-riopinti ricami di ispirazione orientale, sottoposta a unintervento di “restauro” nel corso del Novecento. Oltreal velo omerale e al velo da calice, in un cangiante tes-suto marezzato, con splendide applicazioni metalliche,si segnala soprattutto il cinquecentesco parato in quar-to, in velluto rosso, proveniente dalla chiesa di San Tom-maso. Piviale, tonacelle e pianeta presentano tutte unidentico motivo decorativo a melograna racchiusa en-tro maglie ogivali; un tipo di decoro assai diffuso neitessuti fiorentini di pieno Cinquecento.

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Iniziando dalla parete sinistranella prima teca

123. manifattura fiorentinaPianetaprima metà del secolo xviibroccatello di seta e lino; cm 116�74chiesa di Santa Maria a Bagnano(inv. 137)

Segue quindi protetta da unvetro124. manifattura toscanaBanda processionaleprimo quarto del secolo xviiibroccatello di seta e lino; cm 240�61chiesa di San Lazzaro a Lucardo(inv. 139)

Nella seconda teca125. manifattura toscanaPianetaterzo quarto del secolo xviiigros de tours di seta ricamato in seta; cm 114�73,5chiesa di Santa Maria a Bagnano(inv. 138)Questa meravigliosa pianeta in seta,dal fondo color avorio, si caratteriz-za per i variopinti ricami realizzati conla non comune tecnica del punto flo-scio. Entro esili motivi vegetali sonoambientati graziosi volatili tra cui il

pavone di chiaro e esplicito richiamoorientale. Nel 1929 questo delicatoparato fu sottoposto a un interventodi “restauro” da parte delle monachefiorentine di Borgo Ognissanti, checon cura, seguendo una pratica assaidiffusa in ambito liturgico, riporta-rono i ricami sul fondo attuale.

Sulla parete di fondo, entro un’unica teca

126. manifattura fiorentinaVelo da calicesecondo quarto del secolo xviiitaffetas di seta marezzato ericamato in seta, oro e argento; cm 69�69chiesa di San Tommaso(inv. 141)

1015 - sala dei paramenti

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102museo d’arte sacra di certaldo

Ricamato in seta, oro e argento sufondo rosso, questo velo da calicepresenta al centro il simbolo bernar-diniano e ai quattro angoli dei tralcivegetali che si irradiano verso il cen-tro, entro i quali si riconoscono nar-cisi, peonie, rose e garofani. Il raffi-

nato manufatto, probabilmente usci-to dalle pazienti mani di un ambientemonastico, sembra risalire al secon-do quarto del xviii secolo.

127. manifattura fiorentinaVelo omeraleseconda metà del secolo xviiitaffetas di seta marezzato e ricamato in oro, argento e seta; cm 57�250chiesa di San Tommaso(inv. 143)Il fondo marezzato, percorso da par-ticolari effetti cangianti, è animatoda ricchi ricami in metallo e seta, chedescrivono, oltre al simbolo di sanBernardino, preziosi decori vegetalientro i quali compaiono anche le spi-ghe di grano. Un motivo quest’ulti-

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mo per la verità ancora raro nei tes-suti settecenteschi. L’effetto natura-listico dei filati in seta si oppone aquello più fantasioso delle applica-zioni metalliche.

Sulla parete destra, entro una lunga teca

128. manifattura fiorentinaParato in quartoseconda metà del secolo xvivelluto cesellato di seta su teletta d’argento; cm 116�73(pianeta), cm 115�130 (tonacelle), cm 148�300 (piviale)chiesa di San Tommaso(inv. 140)

Realizzato con lo stesso tessuto, vel-luto cesellato su fondo bianco in te-letta d’argento, il parato (due tona-celle, un piviale e una pianeta) risa-le alla seconda metà del Cinquecen-to. I motivi del fiore di cardo e dellamelograna racchiusi entro maglieogivali incontrarono una vasta dif-fusione nel pieno Cinquecento, spe-cialmente a Firenze. Spesso al suc-cesso di questa moda si è cercato didare una spiegazione con l’arrivo nel-la città gigliata nel 1539 di Eleonoradi Toledo, futura sposa di Cosimo ide’ Medici, la quale concorse certa-mente alla conoscenza e alla diffu-sione dei tessuti spagnoli, nei quali imotivi del cardo e della melogranaavevano incontrato enorme fortuna.

1035 - sala dei paramenti

128a 128b

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104museo d’arte sacra di certaldo

Adiacente all’ingresso dell’altrasala, nell’armadio apertopartendo dall’alto

Sul primo ripiano129. manifattura toscanaPaci rappresentanti Cristo in pietàfine del secolo xvilegno intagliato e dorato; olio; cm 24�17,5; 25�17,5chiesa di San Lazzaro a Lucardo(inv. 20)

Sul secondo ripiano130. manifattura fiorentinaBorsa per corporale

metà del secolo xviiitaffetas di seta marezzato ericamato in oro, argento e seta; cm 30�30chiesa di San Tommaso(inv. 142)

Sul terzo ripiano

131. artigianato toscanoAngeli reggicandelemetà del secolo xviiilegno intagliato, argentato e dorato; cm 43 (h); base: cm 12�12chiesa di San Lazzaro a Lucardo(inv. 27)

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6 - CompagniaQuesta sala è l’antica sede della compagnia della Santis-sima Annunziata, poi del Preziosissimo Sangue di Gesù,edificata nel 1620, come attesta l’iscrizione che corre sul-l’architrave in pietra all’esterno della porta. Entro un’ar-chitettura sobria ed elegante pende sull’altare la tela, dal-la rara iconografia, raffigurante la Madonna di Loreto trai santi agostiniani. Recentemente attribuito a Gabrieledi Luca Grassi, questo dipinto pare possa identificarsicon quello ricordato e descritto all’inizio del Novecentosu quest’altare. Ai lati sono collocati angeli cerofori e lam-pade votive, mentre lungo le pareti sono disposti dipin-ti e sculture seicentesche, che pur provenienti da altre se-di ben si contestualizzano nell’ambiente. Oltre ai dipin-ti, tra cui l’Annunciazione, una delle tantissime copie delvenerato affresco della chiesa fiorentina della SantissimaAnnunziata, si segnalano soprattutto le due statue ligneepolicromate raffiguranti i due santi agostiniani San Ni-cola da Tolentino e San Giovanni da san Facondo, in ori-gine sugli altari dedicati ai due santi nella chiesa dei San-ti Jacopo e Filippo. A grandezza naturale esse sorpren-dono per la vivacità dei gesti e lo sguardo estatico.

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106museo d’arte sacra di certaldo

Partendo dall’altare

132. Attribuito a gabriele di lucagrassi (1588-?)Madonna col Bambino e santiagostiniani1620-1623tela; cm 251�187oratorio della compagnia del Preziosissimo Sangue di Gesù, già della Santissima Annunziata(inv. 13)Questo grande dipinto deve essereprobabilmente identificato con quel-lo commissionato dalla compagniadella Cintola per l’altare della beataGiulia nella chiesa dei Santi Jacopo eFilippo. Spostato in un secondo mo-mento, all’inizio del Novecento essooccupava l’altare maggiore dell’ora-torio della Santissima Annunziata,dove si trova oggi. La tela raffigura al

centro la Vergine di Loreto, sedutasulla santa casa sostenuta da angio-letti in volo, mentre presenta il Fi-glio. Ai lati, in alto, due angeli alatimostrano ciascuno una cintola, men-tre sopra la testa di Maria un’altracoppia sta per posare la corona deltriregno. Alle estremità della compo-sizione si riconoscono a figura interasant’Agostino e santa Monica, untempo identificata erroneamente conla beata Giulia. In secondo piano, in-ginocchiati, compaiono san Nicolada Tolentino, con lo sguardo rivoltoverso la Vergine, e le elegantissimesante Orsola e Caterina d’Alessan-dria. Davanti a loro un angelo pre-senta il Crocifisso. Il dipinto, dallarara iconografia che unisce la Vergi-ne di Loreto ai santi agostiniani, pre-sentando significative affinità con unbozzetto giovanile del senese PietroSorri (Gabinetto Disegni e Stampedegli Uffizi), aveva fatto pensare inpassato che l’opera potesse ricondur-si all’ambito senese. Del resto, mal-grado il tono modesto della tela, cer-te soluzioni formali e l’aspetto pate-tico dei volti richiamano i dipinti deimaestri, Francesco Vanni e RutilioManetti. Recentemente la tela è sta-ta attribuita a Gabriele di Luca Gras-si, un pittore la cui cultura sembracostantemente permeata di riferi-menti senesi e in particolare di ri-chiami ad Alessandro Casolani.

132, particolare

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1076 - compagnia

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108museo d’arte sacra di certaldo

Appese ai lati dell’altare

133. adriano haffner(Firenze, notizie 1713-1768)Due lampade pensile1761argento sbalzato, inciso, cesellato;cm 20�11iscrizioni: all’interno dei cartigli:cano.us rinl. us gianfigliazzi /fecit anno / 1761punzoni: nel margine esterno:leone passante in campo ovale; l.s. in campo ovale; fiore in campo ovalechiesa di San Lazzaro a Lucardo(inv. 132)Come attesta l’iscrizione nei cartigli,

le lampade furono donate nel 1761 daRainaldo Gianfigliazzi alla pieve diSan Lazzaro a Lucardo. Furono rea-lizzate dal fecondissimo argentiere te-desco Adriano Haffner, che, attivo aFirenze, ma educatosi presso Gu-glielmo Petres, ereditò dal maestropersino il marchio di riconoscimen-to raffigurante un fiore. Misurati de-cori sottolineano le forme semplici eregolari delle lampade.

Ai lati dell’altare

134. manifattura toscanaAngeli ceroforilegno intagliato, laccato, dorato e ferro dipinto; cm 170 (h);base: cm 33�26chiesa di San Lazzaro a Lucardo(inv. 28)Collocati in origine probabilmente ailati dell’altare maggiore della chiesadi San Lazzaro a Lucardo, questi dueangeli sono posti entrambi sopra unadoppia base colorata di verde e di ro-sa. Interamente laccati di bianco e ap-pena percorsi da un nastro dorato, re-cano in una mano una cornucopiapiena di fiori e frutti e nell’altra unaspiga di grano (quello a sinistra) e unramo di gigli (quello a destra). Og-getti prevalentemente ornamentali,questi angioletti portaceri, in pienostile Luigi xvi, risalgono certamenteall’ultimo quarto del xviii secolo.

133

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1096 - compagnia

134a

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110museo d’arte sacra di certaldo

Sotto la mensa dell’altare135. manifattura fiorentinaRepositoriometà del secolo xixlegno intagliato, inciso e dorato;cm 51�50�32chiesa di San Tommaso(inv. 37)Questo prezioso oggetto, come tut-ti i repositori, veniva usato per cu-stodire il Sacramento in assenza deltabernacolo e regolarmente per con-tenere le ostie consacrate tra il giovedìe il venerdì santo. Il nostro reposito-rio si caratterizza per una forma re-golare e un decoro piuttosto grazio-so, che assomma motivi vegetali, pro-tomi leonine, decorazioni incise e atutto tondo. La raffinatezza d’esecu-zione fa ritenere che l’oggetto sia sta-

to realizzato intorno alla metà del xixsecolo da una manifattura fiorentina.Come è noto, infatti, Firenze rag-giunse intorno alla metà dell’Otto-cento livelli qualitatitvi decisamen-te elevati nella produzione di intaglilignei.

Sulla parete sinistra

136. manifattura toscanaMadonna col Bambinofine del secolo xvi-inizi del secolo xviilegno intagliato e dorato; cm 58,5 (h); base: cm 14,5�14,5�9chiesa di Santa Maria a Bagnano(inv. 22)A questa scultura fu affidata in ori-gine anche la funzione di reliquiario,come testimonia la teca ovale, sul da-vanti della base. Ridorata di recente,la statuetta si caratterizza, soprattut-to nel corpo della Madonna, per unandamento sinuoso e aggraziato, incui il panneggio si fa vibrante. Tene-ro e scherzoso appare anche il Bam-bino, il cui scatto della testa rimettein equilibrio la composizione. Perquanto in passato si sia avanzato unaccostamento di questo gruppo di-vino alla Madonna di San Niccolò alCeppo di Pietro Francavilla, mag-giori dipendenze sembrano ravvisar-si con i piccoli gruppi bronzei delSansovino.

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137. bernardino monaldi(Firenze, notizie 1588-1614)Madonna del Rosario e santi1611tela; cm 230�174chiesa di Santa Maria a Bagnano(inv. 11)La tela reca sul retro la firma del suoautore e la data di esecuzione: Ber-nardino Monaldi, 1611. Fu commis-sionata dalla compagnia del Santis-simo Rosario, che ebbe sede presso lachiesa di Santa Maria a Bagnano, dacui l’opera proviene. Il riferimentoalla compagnia è assai esplicito nelsoggetto della tela. Al centro è raffi-gurata la Madonna col Bambino, laquale offre il rosario a un timido sanDomenico. Sopra la testa della Ver-gine due angioletti alati porgono unacorona, mentre altri due, dalle fat-tezze adolescenziali, sorreggono unaghirlanda fatta di quindici grani, inallusione ai quindici misteri del ro-sario. Alla sinistra del riguardante siriconoscono, oltre a san Domenico,san Michele Arcangelo e un santo dia-cono; a destra, nel gruppo femmini-le, si individuano in primo piano san-ta Caterina da Siena e l’elegantissimasanta Caterina d’Alessandria, im-mancabilmente affiancata da unframmento della ruota dentata, no-to strumento del suo martirio. Ri-cordato anche dallo storiografo sei-centesco fiorentino Filippo Baldi-

1116 - compagnia

136

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112museo d’arte sacra di certaldo

137

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nucci come allievo di Santi di Tito,Bernardino Monaldi eseguì questatela più o meno negli stessi anni incui dipinse il Seppellimento del beatoAlberto dei Carmelitani per la chiesafiorentina del Carmine (1613). Le for-me dolci e variate dei volti, l’anato-mia sicura dei personaggi, sono ac-compagnati da una gamma cromati-ca prevalentemente fredda che rendepiù solenne e compassata la scena.

Sulla parete di fondo, ai lati della porta

138. pittore fiorentinoSan Martino e santa Caterinad’Alessandria in adorazione

della Trinitàseconda metà del secolo xviitela; cm 163�110chiesa di San Martino a Maiano,compagnia di Sant’Antonio(inv. 16)

139. pittore fiorentinoMadonna del Rosario con i santi Giovanni Battista,Giovanni Evangelista, sant’Antonio da Padova e san Domenicoseconda metà del secolo xviitela; cm 163�110,5chiesa di San Martino a Maiano,compagnia di Sant’Antonio(inv. 15)

1136 - compagnia

137, particolare

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museo d’arte sacra di certaldo

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140. scultore senese San Giovanni di San Facondometà del secolo xviilegno scolpito e dipinto; cm 173 (h)chiesa dei Santi Jacopo e Filippo(inv. 19)141. scultore senese San Nicola da Tolentinometà del secolo xviilegno scolpito e dipinto; cm 162 (h)chiesa dei Santi Jacopo e Filippo(inv. 18)Queste due stupende sculture in le-gno dipinto provengono dalla chie-sa dei santi Jacopo e Filippo. Esse rap-presentano san Giovanni di San Fa-condo, con in mano un calice conte-nente l’ostia raggiata e san Nicola daTolentino, come indica il sole rag-giato sul petto e le stelle che ricopro-no la veste nera. Si tratta di due san-ti agostiniani, le cui statue nel corsodel Seicento dovevano trovarsi all’in-terno della chiesa certaldese, l’una difronte all’altra, sui rispettivi altari. Ac-curate nella resa dei volti, sottilmen-te caratterizzati, e in quella dei pan-neggi, percorsi da piegoline sottili, re-sta ancora ignota l’identità del loroautore. I suggerimenti proposti in

passato che le avvicinano alla statua-ria del Seicento senese – e in particola-re a Tommaso Redi (1602-1657), ac-creditato scultore che lavorò tra l’al-tro per la facciata del duomo di Sienae per il monumento bronzeo ad Ago-stino Ghigi nella chiesa di Sant’Ago-stino a Siena – sembrano finora i ri-ferimenti più sicuri.

Sulla parete destra

142. pittore fiorentinoMadonna col Bambino tra i santiAntonio Abate e Francesco d’Assisiprima metà del secolo xviitela; cm 173�129,5chiesa di San Martino a Maiano,compagnia di Sant’Antonio(inv. 14)

143. pittore toscanoAnnunciazione1620 ca.tela; cm 205,5�143,5oratorio della compagnia delPreziosissimo sangue di Gesù già della Santissima Annunziata,poi chiesa della Misericordia(inv. 12)

1156 - compagnia

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116museo d’arte sacra di certaldo

7 - Sala del CrocifissoL’ultima sala del museo è dominata dalla suggestiva eimpressionante immagine del duecentesco Cristo li-gneo proveniente dalla chiesa di San Pietro a Petro-gnano. L’ambiente stretto ma abitabile e la luce soffu-sa ricreano quasi la mistica atmosfera di una spoglia eessenziale chiesa romanica, dove la comunicazione eraaffidata più che altro alle sacre e maestose immagini.

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Agli angoli della pareteadiacente all’ingresso

144. manifattura toscanaDue candelierisecolo xixlegno intagliato e argentato; cm 140 (h)dalla chiesa di San Tommaso(inv. 31)

Sulla parete sinistra

145. bottega toscanaAcquasantiera pensilesecolo xviilamina di rame sbalzato, ottonato;cm 44�26chiesa dei santi Jacopo e Filippo(inv. 136)

Sul fondo della sala

146. scultore toscanoCrocifissoprima metà del secolo xiiilegno scolpito e dipinto; m 2,20 (h)�2,05chiesa di San Pietro a Petrognano,chiesa di San Giovanni Battista inJerusalem a San Donnino(inv. 17)Vero e proprio unicum nel panoramadella scultura, questa stupefacente

immagine del Christus triumphans,cioè del Cristo che trionfa sulla mor-te, ha da sempre calamitato su di séuna grande attenzione da parte del-la critica, senza tuttavia che alcunaproposta sia risultata effettivamenterisolutiva. Di grandi dimensioni, perquanto segato alle estremità, quan-do ancora si trovava nella chiesa diPetrognano questo crocifisso venivadescritto come sostegno del tetto,quasi come se si trattasse di un tela-mone (Carocci 1933). In forza di ciòsi è pensato che la sua provenienzaoriginaria debba ricercarsi sicura-mente altrove, magari in qualche im-portante centro abbaziale o in qual-che rilevante chiesa cittadina. In un perfetto sodalizio tra pittura escultura, la spettacolare immaginedel Cristo, a mani aperte e piedi pa-ralleli, è appoggiata su una croce dacui affiora una preziosa decorazionepittorica, che in antico doveva pro-seguire nei capicroce, quasi certa-mente figurati. Un modellato liscio,morbido e sensibile definisce il cor-po atletico e proporzionato del gio-vane Cristo, coperto solo da un pe-rizoma ottenuto con tela ingessata edipinta. Il volto ovale, dai capelli rav-versati all’indietro, colpisce per losguardo fisso degli occhi spalancati,mentre la piccola bocca carnosa sidischiude quasi come per proferireparola.

1177 - sala del crocifisso

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118museo d’arte sacra di certaldo

Come dicevamo, tra le proposte di av-vicinare questa scultura ora ai model-li federiciani e di Nicola Pisano, ora aquelli di Arnolfo di Cambio o a quel-li di cultura tedesca, ora per la finezzapittorica al maestro di San Martino,

nessuna pare veramente aiutare a con-testualizzare più di tanto l’opera. Adoggi le verificate affinità decorative conle croci pisane della prima metà delxiii secolo e di Berlinghiero paiono gliunici dati certi sui quali fondarsi.

146, particolare

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1197 - sala del crocifisso

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120museo d’arte sacra di certaldo

Medioevo fantastico: un percorso del Duecento nel Museo di Certaldo

N el panorama dei musei d’arte sacra del territorio fiorentino, il Mu-seo di Certaldo presenta un aspetto particolare, in quanto deposita-

rio di un patrimonio particolarmente ricco di opere d’arte del Duecento,in considerazione della rarità degli oggetti sopravvissuti di quest’epoca.Il nostro percorso inizia dal salone, dove sono ospitati i dipinti: ci im-battiamo subito in due Madonne del XIII secolo, provenienti entrambe dal-la chiesa di Santa Maria a Bagnano. La prima di esse, recuperata da unrecente restauro alla completa godibilità, è assegnata a un artista fioren-tino battezzato Maestro del Bigallo, dalla Croce dipinta per il Bigallo,pittore connotato da un linguaggio classicheggiante che riscosse una va-sta accoglienza presso gli artisti fiorentini dell’epoca. La nostra Madon-na si confronta molto bene con un gruppo di Madonne (Collezione Ac-ton, Conservatorio della Quiete, Nantes, etc.) per la ripresa della tipolo-gia del trono e della decorazione del cuscino, pur presentando, rispetto adaltri esemplari dello stesso Maestro, una variante nella presenza dei duesanti in alto ai lati della Madonna in sostituzione degli angeli, costi-tuendo il primo esempio di questa iconografia. La Madonna di Certal-do si pone pertanto come importante prototipo per i pittori attivi nellaseconda metà del Duecento. L’altra Madonna presente nella sala è stata attribuita a Meliore, unodei rari pittori duecenteschi con una propria identità biografica, docu-mentato nella seconda metà del Duecento: identificato con il «Meglioredipintore, populi Sancti Jacopi tra le fosse» è citato fra coloro che com-batterono nella battaglia di Montaperti e firma nel 1271 il Dossale de-gli Uffizi. L’opera del Museo di Certaldo era stata assegnata per molti

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1217 - sala del crocifisso

anni al Maestro di Bagnano, battezzato così da questo dipinto, fino aquando la critica non ha identificato in questa personalità una fase del-lo stesso Meliore. La tavola, di ampio respiro monumentale e in perfet-te condizioni di conservazione, ha una superficie smagliante di grandericchezza cromatica, tanto da suggerire la compattezza materica dellosmalto.Proseguendo il nostro percorso all’interno del Museo, nella prima salettadelle argenterie possiamo ammirare una croce astile in rame dorato, pro-veniente dalla chiesa di Santa Maria a Casale, ma assegnata di recentea un artista renano, Ruggero di Helmershausen. I bracci della croce, ar-ricchiti da una cornicetta con motivi a quadrifogli, recano incisi i sim-boli degli evangelisti e i dolenti, mentre la statuetta del Cristo riprendel’iconografia, tipica delle croci più antiche, del Christus triumphans congli occhi spalancati.Ancora duecentesco è un bel turibolo in rame della chiesa di San Gau-denzio a Ruballa, che presenta nella coppa semisferica inferiore gli evan-gelisti in veste zoomorfa e nel coperchio, racchiuse in arcate, le figure diCristo benedicente, di san Pietro, di san Paolo e della Madonna. L’ope-ra è stata variamente accostata a Bonanno Pisano o a prototipi tedeschi,con rimandi precisi a incensieri a traforo, o addirittura a esemplari bi-zantini.L’ultima sosta del nostro percorso è davanti al monumentale Crocifissodi Petrognano, stupefacente per qualità poetica e figurativa, vero e pro-prio unicum nel campo della scultura. Il naturalismo del modellato e ilvolto giovane e levigato, ma descritto minuziosamente nei dettagli, sem-brano rivelare una classicità quasi sognata. Lo sguardo fisso e penetran-te, quasi a sfidare la morte, trasmette, dopo la consumazione del dram-ma, il messaggio del trionfo della vita.

Rosanna Caterina Proto Pisani

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Itinerari

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SS 429

SS 6

7

SS 436

S.G.C. FI-PI-LI

Lajatico

Terricciola

Capannoli

Peccioli

Palaia

Montaione

CASTELFIORE

Gambassi Term

Montopoliin Val d'Arno

Santa Mariaa Monte

Castelfrancodi Sotto

SAN MINIATO

EMPOLI

Vinci

Cerreto Guidi

FUCECCHIO

Santa Crocesull'Arno

San Vivaldo

Castelfalfi

Pillo

Case Nuove

Sughera

Iano

Villamagna

Ghizzano

LegoliMura

Castelnuovod'Elsa

Dogana

Sant'Andrea

Molin Nuovo

Brusciana

Cerbaiola

Pontea Elsa

Osteria Bianca

Pianezzoli

Marcignana

Vitiana

Bassa

Isola

Parrino

Cusignano

Roffia

San Donato

Le Botteghe

La Serra

Balconevisi

CorazzanoColleoli

Marti

San Gervasio

Forcoli

Stibbio

Cerretti

Montecastello

San Romano

Torre

Castel del Bosco

ontecalvoli

Staffoli

ToianoGalleno

Massarella

Partino

Montefoscoli

Fabbrica

Montecchio

Selvatelle

Baccanella

Alberi

Vitolini

Sant'Ansano

Sovigliana

Spicchio

Apparita

La Rotta

Querce

Pinete

Ponte diMasino

Lazzeretto

g

La StellaVilla Campanile

San Donato

MeletoFontanella

Padule diFucecchio

Ponte aCappiano

Le Vedute

Spedaletto

San Pierino

San Genesio

Cavallaia

San Zio

Avane

Palagio

Tonda

Coiano

S.G.C. FI-SI

SS 429

SS 2

SS 429

Tavarnellein Val di Pesa

BarberinoVal d'Elsa

CASTELFIORENTINO

Gambassi Terme

CERTALDO

Montespertoli

Badia Cerreto

Pillo

Case Nuove

Varna

Pancole

Le Case di Sciano

CalcinaiaS. Quirico inCollina

San PancrazioLucignano

Lucardo

Fornacette

Ortimino

CambianoCastelnuovod'Elsa

Dogana

Petrazzi

Catignano

Il Pino

Fiano

Marcialla

Ulignano

Vico d'Elsa

Noce

Tignano

Calzaiolo

Bargino

Romita

MeletoFontanella

Poppiano

San Pieroin Mercato

Anselmo

Semifonte

Santa Mariaa Bagnano

Canonica

San Gaudenzioa Ruballa

Sant'Andreaa Gavinalla

SemifonteemSS fLDOOALDCERTCERRTRTARTAL

Marciallarcialla

Santa MariaSa aria Bagnanoag annona

FianoF

I dintorni di Certaldo

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SS 429SS

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SS 2

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SS 429

S.G.C. FI-P

I-LI

A 11

S.G

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I-SI

S.G.C. FI-SI

FIRENZESCANDICCI

Impruneta

San Cascianoin Val di Pesa

Tavarnellein Val di Pesa

BarberinoVal d'Elsa

POGGIBONSISan Gimignano

ENTINO

me

CERTALDO

Montespertoli

SIGNA

LASTRA ASIGNA

MontelupoFiorentino

Limite sull'Arno

Badia Cerreto

Varna

Pancole

Le Case di Sciano

Il Ferrone

Calcinaia

Mercatale

Sant'Andreain Percussina

Falciani

Romola

ChiesanuovaTavarnuzze

Pozzolatico

Mosciano

Cerbaia

SpedalettoTalente

S. Quirico inCollina

Cascinedel Riccio

Bagnolo

Le QuattroStrade

Montefiridolfi

Montagnana

San PancrazioLucignano

Lucardo

Baccaiano

Fornacette

Martignana

Ortimino

Villanuova

Fibbiana

Petrazzi

Catignano

Il PinoMarcialla

Ulignano

Vico d'Elsa

Noce

Tignano

Passignano

Sambuca

Calzaiolo

Bargino

Romita

Ginestra Fiorentina

San Vincenzoa Torri

Capraia

MalmantileSan Martino alla Palma

Poggio alla Malva

Artimino

CastraBrucianesiCamaioni

Galluzzo

Bottai

Giogoli

San Gaggio

Certosa

Due Strade

Poppiano

San Pieroin Mercato

Coeli Aula

Botinaccio

San Michelea Torri

Anselmo

Anselmo

Badia a Settimo

San Salvatorea Settimo

Samminiatello

Sammontana

Scopeti

Semifonte

Santa Mariaa Bagnano

Canonica

San Gaudenzioa Ruballa

Sant'Andreaa Gavinalla

ggioSan Gaggio

CertosaC osaCertoCC

AndreadreaASantt'At'ASSacussinarcin Peercerei

n CascianoascasSanSan Val di Pesaaal dal din Vin

San Pancrazioan zioSSa

LucardodcardL

CERTALDOCERRT LDOOLDORTALDR

Da Firenze al Museo di Certaldo

villa, casapodere, f, afaf ttoria

chiesa,abbazia,monastero

torre,castello

museo

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T ra le varie strade che si possono scegliere, in alter-nativa alla via Volterrana, si può giungere a Certal-

do passando per San Casciano. Uscendo da Firenze perla porta Romana si prende la via Senese che, poco do-po, lascia sulla destra quella che fu la medievale fontedi Colombaia e sale all’ex convento di San Gaggio (sul-la sinistra), di fondazione trecentesca. Oltrepassate leDue Strade, là dove inizia la parte nuova della via Se-nese, svoltando a sinistra e subito dopo a destra si puòprendere la vecchia strada regia Romana, oggi via delPodestà, che sale al convento del Portico, anch’esso fon-dato nella prima metà del Trecento e con la chiesa am-modernata nel Seicento, dove sono varie opere d’arte;la strada corre poi in posizione di crinale, passando da-vanti alla bella villa della Favorita (sulla sinistra), che fudei Giugni, per scendere nella vasta piazza Acciaioli delGalluzzo, prima della quale, sulla destra, si distingue ilquattrocentesco Palazzo del Podestà, con la facciata or-nata di vari stemmi, che ricorda la passata funzione dicomune di questa località.Dalla piazza si riprende la strada per Siena che scorre aipiedi del colle ove sorge la grandiosa Certosa del Gal-luzzo (o di Val d’Ema), fondata nel 1342 dal fiorentinoNiccolò Acciaioli, ma oggi abitata da monaci cistercen-si. È un grande complesso che già all’esterno rivela la pre-senza delle tipiche cellette che furono abitate in originedai Certosini; all’interno sono vari edifici di notevolequalità tra i quali si distingue il massiccio Palazzo Ac-

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Certaldo,centro cittadino

Da Firenze a Certaldo

Italo Moretti

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128museo d’arte sacra di certaldo

ciaioli, residenza del fondatore ma completato nel Cin-quecento, ora sede di istituzioni e iniziative culturali edi una pinacoteca che conserva affreschi del Pontormo.Su un vasto piazzale prospetta la chiesa di San Lorenzo,di origine trecentesca ma ristrutturata nel Cinquecen-to, mentre la vicina chiesa dei monaci mantiene i ca-ratteri del xiv secolo, con volte a crociera; arricchisco-no il complesso religioso alcune cappelle, i chiostri e al-tri ambienti: il colloquio, il capitolo, la foresteria.Oltrepassato lo snodo per l’autostrada del Sole e per lasuperstrada per Siena e il successivo abitato di Tavar-nuzze, il cui nome ricorda un’antica funzione viaria, sigiunge alla località di Scopeti dove, sulla destra, si de-via sull’omonimo ponte per prendere la vecchia via ro-mana che sale attraverso un bosco, per poi aprirsi nel-l’ameno paesaggio con campi, case coloniche e ville e toc-care San’Andrea in Percussina, con l’Albergaccio, che

Fig. 1. Certosa del Galluzzo

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fu dimora di campagna di Niccolò Machiavelli. Prose-guendo in uno scenario analogo si torna sulla modernastrada statale alla periferia di San Casciano Val di Pesa,dove una deviazione sulla sinistra porta alla pieve di San-ta Cecilia a Decimo, nel cui toponimo è il ricordo deldecimo miglio di un’antica strada romana.San Casciano Val di Pesa, in passato indicato come aDecimo, sorse come importante castello dei vescovidi Firenze, per passare poi sotto il controllo del co-mune cittadino, che lo pose a capo di una podesteriacomprendente una quarantina di popoli. Del suo pas-sato medievale conserva qualche tratto delle mura co-struite dai fiorentini nel Trecento, con il cassero e unadella porte. All’interno dell’abitato la chiesa di SantaMaria al Prato, fondata dai Domenicani nel Trecen-to, oggi della Misericordia, contiene varie opere d’ar-te, tra cui una Croce dipinta da Simone Martini e la

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Fig. 2. L’Albergaccio

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Madonna col Bambino; San Pietro e San Francesco diUgolino di Nerio. La chiesa di Santa Maria del Ge-sù, dai caratteri seicenteschi, è oggi sede del Museod’arte sacra che raccoglie opere d’arte di notevole qua-lità – provenienti da chiese dei dintorni – tra le qua-li il Dossale di san Michele Arcangelo di Coppo di Mar-covaldo e la Madonna col Bambino di Ambrogio Lo-renzetti.Si prosegue sulla strada che scende verso il fondovalledella Pesa, passando per la villa del Borromeo, sempreattraverso un paesaggio altamente umanizzato, per ri-salire, al di là del fiume, sulle colline che fanno da spar-tiacque con il torrente Virginio. Si giunge all’abitato diSan Pancrazio, che prende il nome dalla pieve di SanPancrazio a Lucardo. L’architettura di questa pieve è ri-feribile all’epoca protoromanica dell’inizio dell’xi se-colo, come ancora indica il tipo di coronamento ester-

Fig. 3. San Casciano, antiche mura

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no ad arcatelle e i piccoli fornici delle due absidi su-perstiti, ma il suo interno a tre navate spartite da pila-stri appare frutto di un ripristino in stile del primo No-vecento; vi si conservano varie opere d’arte.Proseguendo sulla via Certaldese, attraverso la piccolavalle del Virginio, tra dolci colline in prevalenza colti-vate, si giunge ad affacciarsi sulla Valdelsa. Sul colle piùalto, con un’ampia veduta a tutto tondo, si trova il ca-stello di Lucardo, cui si giunge con una breve devia-zione sulla sinistra. Il castello, ricordato fin dall’viii se-colo, fu luogo d’origine dell’importante famiglia deiLucardesi; delle sue strutture medievali rimane qual-che tratto delle mura con una torre e una porta, oltrealla chiesa di San Martino, con elementi romanici, tra-sformata nel xviii secolo; conserva al suo interno varie

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Fig. 4. Pieve di San Pancrazio

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opere d’arte, tra le quali – dietro l’altare maggiore – laMadonna e santi di Raffaello Botticini.Ripresa la strada per Certaldo si passa presso la chiesadi San Donato a Lucardo, che conserva ancora l’im-pianto e parte delle strutture d’età romanica, per poigiungere al moderno abitato di Fiano. Poco dopo, unbivio sulla sinistra conduce con breve deviazione allapieve di San Lazzaro a Lucardo, ricordata fin dalla pri-ma metà del x secolo. Si tratta di un grande edificio atre navate concluse da absidi e spartite da archeggiatu-re sostenute da semplici pilastri quadrilateri (alcuni con-servano affreschi di Cenni di Francesco), con i resti diuna cripta sotto il presbiterio; la facciata, preceduta dauna tettoia, reca ancora le tracce di una trasformazio-ne di epoca barocca, eliminata all’interno in occasionedi restauri del secondo Novecento. Il coronamento

Fig. 5. Pieve di San Lazzaro, esterno ed interno

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esterno delle absidi, con piccoli fornici inseriti dentroarcatelle pensili spartite da lesene, la ricassatura delle ar-cate di valico e dell’arco absidale, si rifanno a quei ca-ratteri d’origine lombarda che caratterizzano i primor-di della grande ripresa romanica dell’xi secolo.La strada scende ora nella valle del torrente Agliena,prima tenendosi sulla destra, poi sulla sinistra, avendoall’orizzonte il colle di Certaldo ai cui piedi confluiscesulla strada statale della Valdelsa.

Certaldo e il suo territorio

«Certaldo, come voi forse avete potuto udire, è un ca-stel di Val d’Elsa posto nel nostro contado, il quale,quantunque picciol sia, già di nobili uomini e d’agiatifu abitato». Così presentava la sua terra d’origine Gio-vanni Boccaccio nel Decameron (vi, 10, 5).

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Fig. 6. Certaldo

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L’attuale abitato di Certaldo, con una consistente espan-sione urbanistica, ricca di manifatture, si sviluppa nel-la piana sulla destra dell’Elsa, tra la ferrovia e la stradastatale che percorrono il fondo valle. È dominato dal-l’abitato medievale, che conserva i caratteri della terramurata. Il suo territorio occupa le amene colline, dalprofilo dolcemente ondulato, che salgono verso lo spar-tiacque con la valle della Pesa e che si sono rivelate ric-che di testimonianze archeologiche – a riprova dell’an-tichità dell’insediamento nella zona sono i ritrovamentisul poggio del Boccaccio e sul poggio delle Fate – e diricordi di grande interesse. Si vuole che il più antico documento che ricorda Cer-taldo sia del 1160, ma già da molto tempo in questa par-te della Valdelsa avevano estesi possedimenti i conti Al-berti di Prato, che presero anche il nome da Certaldo.Nel 1184 il conte Alberto, insieme ai figli e alla moglie,giurò al comune di Firenze che avrebbe distrutto il suocastello di Pogni e le torri di Certaldo. Pochi anni do-po, nel 1198, gli uomini di Certaldo fecero atto di sot-tomissione a Firenze. Dopo la distruzione nel 1202 diSemifonte, a seguito della quale molti abitanti si spo-starono verso Certaldo, e grazie alla buona posizione oc-cupata sul ramo della via Francigena che percorreva laValdelsa alla destra del fiume, Certaldo crebbe d’im-portanza nel xiii e xiv secolo, diventando capoluogo diuna lega della quale facevano parte una ventina di po-poli. Nel 1415 Certaldo divenne sede di una dei tre vi-cariati in cui venne suddiviso il contado. Il vicario am-ministrava anche la giustizia penale, come ricorda il Ta-bernacolo dei Giustiziati affrescato da Benozzo Gozzo-li presso il ponte sul torrente Agliena. L’abitato medievale di Certaldo si presenta in ottimostato di conservazione, arroccato alla sommità della col-lina che occupa per intero, caratterizzato dal cromati-

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smo rossastro delle sue architetture in mattoni. Il peri-metro delle mura è quasi integralmente conservato, conresti di bertesche e una robusta ‘rondella’ del xvi seco-lo, addossata sul retro del Palazzo Pretorio.Si accede alla città dalla costa Alberti attraverso la omo-nima porta, dalla costa Vecchia attraverso la porta delRivellino (cosidetta per conservare ancora, all’esterno,i resti di un rivellino cinquecentesco) e dalla via Nuo-va attraverso un’ampia apertura ricavata nelle mura.Oggi si accede a Certaldo alto anche con una funico-lare che da via Garibaldi – presso la piazza Boccaccio –porta in alto presso la porta Alberti, in via della Rena.L’abitato è organizzato su un asse viario principale, la

via Boccaccio, che partendoda via della Rena, a sud, toc-ca la piazza Santissima An-nunziata e sale dolcemente alPalazzo Pretorio, per poi pie-gare ad est e prendere il nomedi via del Rivellino; alcuni vi-coli si dipartono da questa di-rettrice e si congiungono allavia di Valdracca.Il Palazzo Pretorio, che fu laresidenza dei vicari fiorentinie che si vuole costruito là do-ve era stata la rocca degli Al-berti, è uno dei più suggesti-vi, anche per il contesto ur-bano in cui si colloca, anchese la sua immagine attuale è ilfrutto di consistenti ripristi-ni avvenuti negli anni a ca-vallo tra Otto e Novecento.La facciata presenta due ordi-

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Fig. 7. Certaldo, Porta Alberti

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ni di finestre ad arco ribas-sato – quelle in alto sonotamponate –, coronata dauna merlatura e affiancatasulla destra da una torrettacon l’orologio. Questa con-figurazione risale al tardo xvsecolo a seguito dei dannisubiti in occasione dellescorrerie del duca di Cala-bria nel contado fiorentinonel 1479. Oltre che nellafacciata, anche nell’atrio enel cortile interno vi sononumerosi stemmi dei vica-ri, alcuni dei quali, special-mente quelli in terracottainvetriata, risultano di no-tevole fattura. La loggia diorigine quattrocentesca, inparte addossata alla faccia-ta, è anch’essa frutto di un ripristino, essendo stata neltempo adattata ad abitazione. Si accede all’interno delPalazzo attraverso un atrio; da questo si apre sulla de-stra la Sala delle Udienze, con una Pietà di scuola to-scana del tardo Quattrocento, e sulla sinistra la Came-ra delle Sentenze, con resti di affreschi di fine xv seco-lo, una Madonna in trono attribuita a Pier FrancescoFiorentino (1489), una Crocifissione (1478), una Pietà. Ol-tre l’atrio si apre il cortile, con un loggiato dal quale siaccede alla cappella – con resti di decorazioni muralicinquecentesche – e alle carceri; dal loggiato si sale condue rampe di scale al primo piano, dove sono la SalaGrande – con stemmi e frammenti di affreschi tra cuiuna Madonna col Bambino attribuita a Pier Francesco

Fig. 8. Certaldo, Palazzo Pre-torio

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Fiorentino – e la Sala del Consiglio, con un camino inpietra del 1488; altri ambienti conservano una Madon-na in trono col Bambino attribuita a Pier Francesco Fio-rentino (1495) e una Pietà di scuola senese (1574).Accanto al Palazzo Pretorio è la ex chiesa dei Santi Tom-maso e Prospero, di origine duecentesca, ad aula uni-ca, con un elegante portale e i resti di un’edicola sulladestra; all’interno si conservano, rimontati, gli affre-schi staccati del Tabernacolo dei Giustiziati, opera diBenozzo Gozzoli. A fianco della chiesa, in via del Ri-vellino, un edificio ora adibito a ristorante conserva iresti del pittoresco chiostro, di impianto tardo roma-nico, con arcate su pilastri, su uno dei quali è la data«1202». Di fronte alla chiesa è la cosidetta torre dei Lu-

cardesi, con alla sommità iresti di una cella campana-ria; più oltre, verso la por-ta del Rivellino, sono duecase torri, anch’esse riferi-bili al xiii secolo.La maggior concentrazionedi edifici importanti è nel-la via Boccaccio. Vi pro-spetta il fianco della chiesacanonicale dei Santi Iaco-po e Filippo, tardo roma-nica, ad aula unica conclu-sa da un’abiside semicirco-lare e con la semplice fac-ciata affiancata sulla sinistradal campanile, oggi ripri-stinata secondo i caratterioriginali. Al suo interno, ol-tre ad un affresco trecente-sco con la Madonna col

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Fig. 9. Certaldo, chiesa dei San-ti Jacopo e Filippo

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Bambino e santi, attribuito a Memmo di Filippuccio, èil cenotafio di Giovanni Boccaccio e una pala robbia-na raffigurante la Madonna della Neve; due tabernaco-li, anch’essi robbiani, sono collocati ai lati dell’abside;al centro dell’aula, sul pavimento, è collocata la lastratombale dello scrittore (una mattonella di marmo in-dica l’esatta posizione della sepoltura). Sulla sinistradella chiesa è un chiostro trecentesco, impostato su dueordini: quello in basso con arcate sorrette da colonnein cotto, quello superiore architravato.Di fronte alla facciata della chiesa, in angolo tra la piaz-zetta antistante e la via, è il palazzo Machiavelli, in par-te rifatto, e la Casa del Boccaccio, che venne acquista-ta all’inizio dell’Ottocento dalla marchesa CarlottaLenzoni de’ Medici e restaurata per farne il luogo del-la memoria del grande narratore certaldese. Oggi ri-mangono solo poche tracce medievali, essendo statain gran parte ricostruita in stile dopo i danni dell’ulti-ma guerra; dal 1957 è gestita dall’Ente Nazionale Gio-vanni Boccaccio; conserva una notevole biblioteca de-dicata ad edizioni antiche e straniere delle opere delnovelliere. Sulla piazza Santissima Annunziata prospetta il belpalazzo Stiozzi Ridolfi, con strutture trecentesche, af-fiancato da tre eleganti arcate estradossate a sesto leg-germente acuto e con una ghiera esterna incisa conun motivo a zig-zag, ora tamponate ma che costitui-vano la loggia del mercato. Sull’altro lato della strada,in angolo con la piazza, è il palazzo Giannozzi, con ele-menti tardo medievali e di prima età moderna. Infi-ne, nella via della Rena, là dove si diparte via Boccac-cio, prospetta il cosidetto palazzo di Scoto da Se-mifonte, trecentesco, con una torre, e più oltre, ver-so est, il palazzo dei della Rena, anch’esso turrito e tre-centesco.

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I dintorni di Certaldo

Da Certaldo a SemifontePrendendo la strada statale in direzione di Poggibonsi,all’altezza della zona industriale Avanella, si devia sullasinistra per Sciano ma si prosegue per la pieve di SanGiovanni Battista in Jerusalem a San Donnino, di an-tica origine, ma con caratteri di età moderna. Sull’altu-ra soprastante, nel penultimo decennio dell’xi secolo,sorse la cittadella di Semifonte, roccaforte degli Alber-ti, signori di Certaldo e di altri castelli nella zona. La ra-pida fortuna di questa fondazione, che ebbe un giro dimura, un cassero, le fonti e un borgo – quello di Petro-gnano – suscitò le apprensioni dei Fiorentini che, dopouna lunga lotta, ebbero la meglio nel 1202 e sancironola distruzione sistematica e totale di Semifonte, con ildivieto perpetuo di costruire su quel sito. Soltanto allafine del Cinquecento il granduca Ferdinando i conces-se ai Capponi di costruire in memoria della sfortunatacittà una cappella votiva dedicata a San Michele Arcan-gelo; progettata da Santi di Tito, ebbe una pianta otta-gonale coperta da una cupola che ripete in scala quellabrunelleschiana di Santa Maria del Fiore di Firenze.Proseguendo, si scende a Santa Maria, a Bagnano, finoalla strada che conduce a Certaldo, dove si volta a de-stra per salire a Nebbiano, con la chiesa romanica diSant’Angelo; più in basso si vedono i resti del castello diPogni, che fu degli Alberti e che fu distrutto dai Fio-rentini nel 1184. Si giunge poi a Marcialla, un borgo sor-to come mercatale del vicino castello di Pogni, che s’in-grandì dopo la distruzione di Semifonte e nella cui va-sta piazza prospetta il palazzo Giannozzi; la chiesa diSanta Maria, rimaneggiata nel Settecento, conserva va-rie opere d’arte. Si prosegue in direzione di Fiano. Po-co prima di raggiungerlo si incontra sulla destra il ca-

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stello di Santa Maria Novella, ricordato fin dall’inizio del-l’xi secolo e che fu dei Gianfigliazzi. Distrutto nel 1313dalle truppe di Arrigo vii, venne ricostruito e oggi si pre-senta con notevole imponenza, in una suggestiva vesteneogotica, con mura e un accesso attraverso una robu-sta torre e con all’esterno la chiesa omonima, che pre-senta resti delle strutture romaniche. Da Fiano si puòtornare a Certaldo per la strada già percorsa.

Da Certaldo al Parco Naturale di CanonicaA nord di Certaldo, al termine dell’abitato in direzionedi Castelfiorentino, una breve deviazione sulla destradella strada statale, conduce al Parco Naturale di Ca-nonica, presso la villa omonima. Con una estensione dicirca ventidue ettari, dei quali la metà a bosco, con aree

Fig. 10. La campagna nei dintorni di Certaldo

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attrezzate, offre la possibilità di passeggiate in un pae-saggio agreste, che spazia su colline coltivate, punteggiatedi case e di chiese, ma anche sui nudi calanchi di creta.

Da Canonica a Certaldo attraverso la campagnaProseguendo oltre Canonica per strade secondarie si at-traversa la dolce e umanizzata campagna della media Val-delsa, punteggiata di case coloniche e di villaggi rurali or-ganizzati attorno o nei pressi di una chiesa, spesso lungola via o affacciati su una piazzetta. Dopo alcuni chilome-tri si volta a destra per Pian Grande, sulla strada che con-duce al villaggio di San Martino a Maiano; da qui si pro-segue verso sud-est, passando nei pressi di San Gauden-zio a Ruballa (breve deviazione sulla sinistra); di seguitola strada piega più decisamente a sud fino ad incontrarela via Certaldese che da Fiano conduce a Certaldo.

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SS 429

S

SS

SS 6

7

SS 6

7

SS 429

S.G.C. FI-P

I-LI

G.C. FI-PI-LI

A 11

S.G.C. FI-SI

SCANDICCI

San Cascianoin Val di Pesa

Tavarnellein Val di Pesa

BarberinoVal d'Elsa

Montaione

CASTELFIORENTINO

Gambassi Terme

CERTALDO

Montespertoli

SIGNA

LASTRA ASIGNA

MontelupoFiorentino

Limite sull'Arno

EMPOLI

Vinci

S Vi ld

Badia Cerreto

Pillo

Case Nuove

Varna

Mura

Le Case di Sciano

Sant'Andreain Percussina

Romola

Chiesanuova

Mosciano

Cerbaia

SpedalettoTalente

S. Quirico inCollina

Montagnana

San PancrazioLucignano

Lucardo

Baccaiano

Fornacette

Martignana

Ortimino

CambianoCastelnuovod'Elsa

Dogana

Sant'Andrea

Molin Nuovo

Monterappoli

PozzaleCase Nuove

Villanuova

Brusciana

Cerbaiola

Fibbiana

Pontea Elsa

Osteria Bianca

Pianezzoli

Marcignana

Vitiana

Toiano

Petrazzi

Catignano

Il Pino

Fiano

Marcialla

Noce

Tignano

Calzaiolo

Bargino

Romita

Ginestra Fiorentina

San Vincenzoa Torri

Capraia

MalmantileSan Martino alla Palma

Poggio alla Malva

Artimino

CastraBrucianesiCamaioni

Vitolini

Sant'Ansano

Sovigliana

Spicchio

pparita

Giogoli

MeletoFontanella

C

Poppiano

San Pieroin Mercato

Coeli Aula

Botinaccio

San Michelea Torri

Anselmo

Anselmo

Badia a Settimo

San Salvatorea Settimo

Samminiatello

SammontanaPontorme

Tinaia

CortenuovaAvane

Semifonte

Santa Mariaa Bagnano

Canonica

San Gaudenzioa Ruballa

Sant'Andreaa Gavinalla

Coiano

CERTALDOCERRTRT LDOOLDORTALDRTA

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Un affascinante paesaggio naturale di colline rigo-gliose, intriso di storia, di risorse naturali e di tra-

dizioni, di musei, di eleganti ville, di borghi medieva-li, ma anche di campi coltivati, filari di viti e oliveti chelasciano il posto talvolta a vedute più aspre, quelle dimoderni insediamenti industriali. È il territorio del-l’Empolese-Valdelsa, nel cuore della Toscana, strategi-camente sviluppato intorno alle città di Firenze, Pisa eSiena e un tempo itinerario obbligato di antichi pelle-grinaggi lungo la via Francigena, che attraversa per al-cuni tratti la Valdelsa e che fu storico crocevia di traf-fici e di commerci lungo la valle dell’Arno, naturalecollegamento tra Firenze e Pisa.Lasciato il medio corso dell’Arno, le colline del Mon-talbano a nord e la Valdelsa a sud racchiudono un ter-ritorio ancora lontano dai flussi del turismo di massa,molto interessante dal punto di vista storico-artisticoe paesaggistico. In questo ricco comprensorio tante so-no le aziende artigianali che hanno contribuito alla ric-chezza degli undici comuni del territorio e che oggi,sono divenute vere e proprie piccole “industrie”. Co-me alcune attività tradizionali dell’artigianato artisti-co così anche i prodotti enogastronomici conservanoancora tutto il sapore della storia e della tradizione po-polare, grazie a ingredienti semplici, naturali e prove-nienti dalla cultura contadina.In queste campagne il cibo ha seguito da sempre il rit-mo delle stagioni, il ritmo del lavoro da svolgere nei

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Maria PilarLebole e BenedettaZini

Artigianato artisticoed enogastronomianel comprensorio Empolese-Valdelsa

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campi, e per ogni occasione di festa o ricorrenza le fa-miglie si riunivano e preparavano semplici ma preli-bate pietanze. Così il “companatico” era sicuramenteaccompagnato da pane fatto in casa una volta alla set-timana, con lunghi tempi di preparazione per esserconservato anche per oltre dieci giorni. La merendaera la classica “fettunta”, pane e pomodoro o pane ba-gnato con poco vino rosso e zucchero. I legumi eranomolto usati e tutti i giorni si cuocevano per arricchi-re minestre e zuppe, insieme a patate e cipolle (quel-le provenienti da Certaldo), cotte sotto la cenere: lacarne era infatti rara e consumata soltanto durante lefeste; tranne il coniglio, che era il piatto della dome-nica. I sapori di questa zona ancora oggi sono quellidi un tempo: le produzioni tipiche sono ancora la ci-polla a Certaldo e parzialmente anche a Montesper-toli, Gambassi Terme e Castelfiorentino. Il carciofo,che per la concorrenza sul mercato oggi vede la colti-vazione solo su piccola scala; e ancora asparagi, ceci efagioli e fichi verdini, da gustare con gli ottimi salu-mi locali. Ma il piatto forte è sicuramente la trippa inumido e al pomodoro tipica della zona di Castelfio-rentino.Questo breve excursus gastronomico lascia ora il postoalle attività artigianali più tipiche della zona. Ad Em-poli la lavorazione vetraria ha visto il maggior svilup-po nel periodo tra la prima e la seconda guerra mon-diale e dagli anni Cinquanta in poi ha intensificato laproduzione con la nascita di piccole e medie impresee con una conseguente diversificazione produttiva cheha aggiunto al più classico vetro verde dei fiaschi, del-le bottiglie e delle damigiane, anche articoli da tavolain vetro bianco e cristallo. La produzione di abbiglia-mento e di calzature rappresenta inoltre un importantepolo produttivo di carattere industriale. Accanto a

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questa, alcune attività artigianali conferiscono allacittà e agli altri comuni dell’Empolese una tipizzazio-ne di produzioni artistiche di notevole rilievo. A co-minciare da Montelupo Fiorentino, che nel suo cen-tro storico si presenta come un piccolo nucleo, stori-camente conosciuto per la ceramica. La ceramica ar-tistica infatti, sviluppatasi intorno al xv secolo, è an-cora oggi una produzione molto attiva e nel territoriorimangono tuttora antiche fornaci. Di grande rilievoanche la produzione di terracotta e vetro. Nel paese diCapraia si può ancora visitare la sede di una fornace escoprirne i vecchi ambienti, mentre nella vicina Li-mite, situata sulle pendici meridionali del Montalba-no, continua la produzione destinata alla cantieristicanavale, nonostante la ridotta navigabilità dell’Arno.Una storia dal sapore antico è offerta da Cerreto Gui-di, dove a settembre si svolge il “Palio del Cerro”, unamanifestazione con costumi rinascimentali e giochipopolari che si riallaccia a un’antica tradizione di cor-se a cavallo, documentata da secoli. Fucecchio, notaper il Padule, la riserva naturale della più grande pa-lude interna italiana, si distingue nel settore conciarioe per le calzature, che hanno assunto dimensioni in-dustriali dal dopoguerra, quando si è affermata anchela produzione di cappelli di paglia e di fiammiferi. Og-gi il suo territorio si annovera tra i sei comuni del di-stretto conciario del cuoio toscano – distribuiti fra laprovincia di Firenze e quella di Pisa comprendenteMontopoli in Val d’Arno, San Miniato, Santa Crocesull’Arno, Santa Maria a Monte – impegnati nella pro-gettazione, produzione e commercio di pelli. Tra leconcerie sono da considerare quelle di “rifinizione”,che operano per conto terzi. Il paese di Vinci, famosoper aver dato i natali al grande Leonardo, concentranel territorio fuori le mura la maggior parte delle bot-

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teghe e dei laboratori impegnati in un artigianato tra-dizionale e in oggetti d’uso, con lavorazioni semplici.Una produzione vetraria di grande interesse è con-centrata invece a Gambassi Terme, nota anche per lefamose acque rigeneranti per la salute. Qui la tradi-zione del vetro risale al Duecento e ancora oggi si pro-ducono manufatti artistici su modelli tradizionali.Una mostra permanente testimonia la produzione ve-traria in Italia dalla protostoria fino al xvi secolo edespone oggetti della vita quotidiana di Gambassi tra ilxiv e xvi secolo. Montaione è un paese collinare com-preso tra l’Egola e l’Elsa, dove si può apprezzare il gran-de sviluppo delle attività agrituristiche che offrono ot-tima ospitalità oltre a prestigiosi gourmet a base del piùpregiato tartufo. Montespertoli accoglie un famosocentro per la Cultura del Vino e ha dato il nome an-che a una Strada del Vino dove si producono duedocg: il Chianti Montespertoli e il Chianti Colli fio-rentini. Nel nucleo originario di Certaldo, quello al-to e racchiuso tra le mura medievali, le lavorazioni ar-tigianali tradizionali affiancano attività di creazione ar-tistica più varia e una volta all’anno, nel mese di lu-glio, si svolgono spettacoli di mangiafuoco e buratti-ni durante il festival “Mercantia”: sei giorni di festa.Castelfiorentino è situato in un asse strategico viarioattraversato anche dall’antica via Francigena e pertan-to snodo di commerci sui vicini mercati di Empoli ePoggibonsi. È oggi un distretto produttivo di naturaindustriale: piccole e medie industrie d’abbigliamen-to di mobili, di materiali da costruzione, di calzaturee di metalmeccanica.Tantissime dunque le peculiarità riscontrabili in un ter-ritorio tutto sommato poco esteso e fondamentalmen-te ancora poco conosciuto dal turismo nazionale e in-ternazionale.

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Un viaggio nel Medioevo: Certaldo tra artigianato e prodotti tipici

Un viaggio nel cuore della Toscana alla riscoperta deiluoghi che dettero i natali a Giovanni Boccaccio, auto-re del celebre Decameron. Siamo a Certaldo, cittadinadell’Empolese Valdelsa che più di ogni altra ha saputoconservare intatto il cuore medievale. Per raggiungerlada Firenze imbocchiamo la strada di grande percorren-za Firenze-Pisa-Livorno e usciamo a Empoli Ovest. Daqui ci immettiamo nella statale 429 in direzione di Sie-na. Ci accoglie un paesaggio spettacolare, scandito dacolline a perdita d’occhio e da una campagna dai colo-ri brillanti, serrata tra ordinati campi coltivati e sperdu-te case coloniche, arroccate sulla cima dei colli e avvol-te, quasi inghiottite, dal verde della natura circostante.La campagna brulla di un tempo è oggi dominata dal-

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Fig. 1. La campagna intorno a Certaldo

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la fatica paziente dell’uomo, vero e proprio fiore all’oc-chiello per un’economia che basa ancor oggi gran partedel suo fatturato sulla coltivazione di prodotti agro-ali-mentari. Tra questi spicca l’immancabile carciofo, sim-bolo della città di Empoli, ma ormai largamente diffu-so in tutta l’area. Percorrendo la strada che ci accompa-gna fino a Certaldo, ne vediamo ovunque immense di-stese, raccolte in ordinati filari separati da brevi striscedi terreno zolloso. Il vero e proprio simbolo della cittàdi Certaldo però è la cipolla. Resa immortale dai suoi abitanti che l’hanno voluta fartroneggiare al centro dello stemma cittadino accompa-gnata dal fiero motto «per natura son forte e dolce anco-ra e piaccio a chi sta e a chi lavora» e celebrata addirittu-ra da una citazione all’interno del vi libro del Decame-ron, dove testualmente si racconta: «[nel comune di Cer-taldo] usò un lungo tempo di andare ogn’anno una vol-ta, un’ dei frati di Sant’Antonio, il cui nome era frate Ci-

Fig. 2. Una pianta di carciofo

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polla, forse non meno per lo nome che per altra devozionevedutovi volentieri, con ciò sia cosa che quel terreno pro-duca cipolle famose per tutta la Toscana». La cipolla si col-tiva a Certaldo da sempre. Due le varietà più note: la co-sì detta “estatina”, seminata alla fine dell’estate per esse-re poi gustata in forma di cipollotto fresco (dal colorechiaro e la forma compatta e soda) se raccolta negli ulti-mi mesi della primavera o in forma di cipolla matura, piùdolce e succosa, se raccolta alla fine dell’estate; o la cosìdetta “invernina”, seminata in inverno per essere raccol-ta alla fine dell’estate, dal gusto molto più pungente e ca-ratterizzata da un colore più rosso che spesso si sposta sul-le note del viola. Oggi la produzione su vasta scala tendea privilegiare la varietà “invernina”, a discapito dell’“esta-

tina” ormai relegata all’in-terno di pochi orti dei pic-coli produttori locali, tal-volta presentata come unasorta di rarità all’interno de-gli stand delle fiere paesane. Di questo ortaggio si fa unlarghissimo uso nella cucinatradizionale locale, sia a cot-to che a crudo. Il cipollottofresco di primavera è utiliz-zato prevalentemente a cru-do, come componente prin-cipale delle tipiche zuppefredde, tra cui spicca la fa-mosa “panzanella”, oppureaggiunto alle insalate o alleverdure di stagione, a cuiconferisce il tipico gustopiccante e intenso. La ci-polla classica, ovvero giun-

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Fig. 3. LaTaverna Antica Fon-te a Certaldo

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ta a normale maturazione, viene più spesso utilizzata cot-ta, come base degli stufati di carne. Assolutamente da pro-vare il lesso rifatto con le cipolle detto anche “la france-sina”, tipico piatto della cucina povera toscana che erasolita riutilizzare gli avanzi – trasformati con l’aggiuntadi altri poveri ingredienti a disposizione in modo chenulla venisse mai sprecato – e oggi piatto da gourmet,servito nei migliori ristoranti.Seduti in una tipica taverna della zona, sorseggiandol’ottimo vino rosso, si può approfittare del piatto di cro-stini misti. Da queste parti – oltre al classico crostinoai fegatini o al gustoso carcerato (a base di fagioli can-nellini, conditi con sale pepe e ottimo olio extravergi-ne) diffusi in gran parte della Toscana – si può assag-giare una vera rarità, il crostino alla crema di cipolle,preparato con una salsa a base di cipolla e patata, leg-germente stufato con l’aggiunta di poco brodo e quin-di setacciato finemente e condito con un filo d’olio, sa-le e pepe: un vero omaggio al palato!A lato del suo consumo più tradizionale, oggi nella zo-na si va diffondendo sempre più un uso inconsueto deltipico ortaggio, consumato ad esempio sotto forma dimarmellata. Per chi ritenesse un’eresia questo accosta-mento di sapori, ne consigliamo un assaggio insieme auna fetta di formaggio pecorino ben stagionato: unasorpresa che promette il risveglio dei sensi.Procedendo il nostro itinerario, arriviamo fino alla pe-riferia di Certaldo. La campagna circostante è fatta diun terreno mosso da lievissime colline, in gran partecoltivato dai tipici vigneti e oliveti, simbolo costante digran parte del paesaggio toscano.Giunti ai limiti periferici del paese ci troviamo coinvoltiin un dedalo di strade dove la trasformazione in sensoindustriale delle piccole attività manifatturiere ha por-tato a un allargamento del perimetro cittadino, tipico

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di un po’ tutta l’area dell’Empolese Valdelsa. Il paese vec-chio lo intravediamo in alto, arroccato sulla cima del-la collina.Passeggiando per le vie della città bassa, non di rado siincontrano stabilimenti più o meno grandi dedicati al-la produzione di cornici e mobili in stile, eredi direttidelle antiche botteghe di falegnameria della zona. An-che qui, come in gran parte del territorio toscano, gliantichi mestieri sono stati sapientemente reinterpreta-ti in chiave di piccola industria, mantenendo tuttaviaintatta la tradizione del fatto a mano tramandata di ge-nerazione in generazione. Nel borgo medievale Il Pino, lungo la strada che va daCastelfiorentino a Certaldo, si può trovare un’interes-sante gamma di prodotti in ferro forgiato a mano: let-ti, comodini, tavoli, candelieri, portachiavi e por-taombrelli nella bottega artigianale del Ferro Battuto. La

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Fig. 4. Vigneti

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ditta, lavora da oltre dieci anni producendo a manoogni prodotto ed è specializzata in oggetti per l’illumi-nazione che realizza anche su richiesta del cliente.Poco prima di entrare nel centro abitato di Certaldo sul-la destra incontriamo la ditta Bologni Arreda specializza-ta nella produzione di aste per cornici, cornici confezio-nate, specchiere e cornici in radica secondo metodi di la-vorazione della più tradizionale lavorazione fiorentina.Entrando nel paese vediamo le grandi insegne dellaCioni Cornici, azienda che produce direttamente su ri-chiesta della clientela, ma che dispone anche di un am-pio catalogo continuamente rinnovato e che ha sapu-to inserirsi nel mercato nazionale e internazionale fon-dendo sapientemente le capacità innovative messe adisposizione dalla tecnologia più avanzata all’anticatradizione artigiana locale. La produzione comprendeuna svariata gamma di cornici e finiture diverse, tracui arte povera, aniline, radiche, noce, laccato, doratoa macchina; così come la Gieffe, specializzata nella pro-duzione di mobili in stile, o la Nencini e Masini, azien-da che concentra la sua produzione nel settore dellecornici, nata nell’immediato dopoguerra e giunta og-gi alla sua terza generazione. Solo pochi, pochissimiesempi per descrivere un settore, quello della falegna-meria e in particolare della produzione di cornici, invastissima espansione e che ha trovato in questa zonadella Valdelsa (e in particolar modo nel quadrilaterocostituito dai comuni di Certaldo, Castelfiorentino,Gambassi Terme e San Gimignano) una sua naturalearea produttiva che impiega oggi oltre milleottocentoaddetti. Una volta in città, merita una visita Dedalo, un labora-torio orafo artigiano nato da oltre dieci anni, dove sicreano pezzi unici di gioielleria artistica, anche su di-segno del cliente.

Fig. 5. Certaldo,ingresso da Costa degli Alberti

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Ma incamminiamoci ora verso il paese vecchio, un luo-go magico e carico di storia, dove sembra che il temponon sia mai trascorso e dove non è difficile immaginarei fastosi banchetti di epoca medievale. Per raggiungerlopossiamo scegliere tre vie, una più suggestiva dell’altra:a piedi, Costa degli Alberti, una stradina ripida e strettache ci immette direttamente sotto l’arco principale del-la città; con la funicolare, che offre al visitatore un ine-dito punto di vista tutto da provare; o infine in macchi-na, attraverso la splendida strada che percorre con un’am-pia serpentina un vasto braccio della campagna circo-stante, immersa tra campi di carciofi e filari di vite.Passando di qua approfittiamo per visitare alcune fat-torie della zona che propongono una vasta gamma diprodotti enogastronomici, confezionati in modo qua-si casalingo, all’antica maniera toscana. Salse di ognigenere, marmellate, vino e olio, ma anche verdure efrutta di stagione, raccolte direttamente nei campi e of-ferte al compratore ancora avvolte dalla terra da cui pro-vengono: una rarità assolutamente da provare, soprat-tutto per riscoprire l’antico gusto ormai dimenticatodelle cose genuine.Una curiosità in questo senso la incontriamo propriolungo il percorso che ci accompagna fino alle portedella Certaldo alta: una piccola produzione di melaFrancesca, varietà antichissima, ormai quasi comple-tamente scomparsa dal mercato. Più tipicamente dif-fusa nella zona dell’aretino, la mela Francesca fu em-blema della famiglia Frescobaldi e si caratterizza per laforma leggermente allungata e per il colore verde pal-lido con lievi punteggiature rosse a piena maturazio-ne. La buccia è spessa e croccante e il gusto è sorpren-dentemente profumato, tanto che, grazie anche allacaratteristica di conservarsi molto a lungo, fin quasialla primavera (così come solo le più antiche varietà di

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mela sono in grado ancora di fare), questo frutto ve-niva comunemente utilizzato dalle vecchie massaie perprofumare la biancheria nei cassetti. Qui a Certaldo lapossiamo trovare nell’Azienda Agricola Alfani, in loca-lità Quercitella, dove possono essere acquistati anchei tipici carciofi empolesi e un ottimo olio extraverginedi produzione propria.Una volta entrati a Certaldo, percorrendo le strette esuggestive stradine che attraversano l’antico borgo, sco-priamo tante curiosità che allietano il nostro piccoloviaggio, tra il gusto per la buona tavola e per la mani-fattura d’altri tempi.Lungo via Boccaccio, principale via cittadina e a pocadistanza dall’imponente Palazzo del Podestà, incontria-mo una piccola bottega che si caratterizza per l’ingres-so originalissimo, decorato con piccoli oggetti in carta-

pesta coloratissimi: è la Bot-tega d’Arte, dove, oltre ad ac-quistare oggetti di artigiana-to, ritratti, piccoli affreschi,decorazioni e originari trom-pe d’œil, si possono seguirelezioni di belle arti e artigia-nato artistico. Sempre su viaBoccaccio, ma dal lato op-posto, a poca distanza dallaporta che immette in paese,i visitatori giunti a piedi daCosta Alberti, possono fer-marsi in un altro piccolo la-boratorio artistico, dedicatoquesta volta all’antica arte

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Fig. 6. La Bottega d’Arte a Certal-do alta

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della Ceramica: il Laborato-rio Artesia, che propone unavasta gamma di ceramichedecorate offrendo anche aisuoi visitatori di assistere al-l’esecuzione dal vivo di pit-tura e ceramica.Per gli amanti della buonatavola e delle curiosità delmondo artigiano, Certaldopropone un festival ormaimolto noto che dedica par-ticolare attenzione agli an-tichi mestieri e alla cucinatradizionale toscana. Il fe-stival Mercantia, che si ce-lebra generalmente duranteil mese di luglio, è divenu-to ormai una piacevole con-suetudine per molti visita-tori, sia italiani che stranie-ri. Si tratta di una tre giorni densa di avvenimenti, in cuiartisti di strada di ogni nazionalità ci coinvolgono inspettacoli teatrali e di arte circense e, passando tra unabancherella e l’altra, possiamo acquistare oggetti di ar-tigianato locale e gustare i migliori prodotti enogastro-nomici; ma vi sono anche mostre d’arte, installazioni,laboratori artigianali dal vivo dove, ai mestieri più anti-chi della tradizione contadina toscana (il cestaio, l’im-pagliatore, la fiascaia), si affiancano giovani artigiani in-tenti nella trasformazione in chiave innovativa della ma-nifattura locale. Tra questi spiccano esperimenti parti-colarmente curiosi e degni di nota come la ceramicaRaku che trae spunto da un’antica arte tradizionale giap-ponese a sua volta trasformata e reinterpretata attraver-

Fig. 7. Laboratorio di Cerami-ca Artesia

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so la sapienza dei nostri antichi manifattori. La tecnicaRaku è carica di fascino e assistere alla sua elaborazioneè come assistere a uno spettacolo: estratti incandescen-ti dal forno gli oggetti vengono raffreddati a contatto condiversi elementi naturali come foglie, carta, acqua e le-gno. I risultati sono unici quanto imprevedibili. In que-sto caso l’abilità dell’artefice non è determinante per ilrisultato finale quanto la casualità, ed è proprio questoche rende questi oggetti unici nel loro genere.Rimanendo in tema di rievocazioni storiche, meritauna menzione particolare la manifestazione A Cena conMesser Boccaccio, che viene organizzata dall’Associazio-ne culturale Elitropia nella prima metà del mese di giu-gno. Chi si trovasse a passare per Certaldo in quel pe-riodo, potrà sedere in una lunghissima tavola imban-dita, capace di ospitare centinaia di convitati e allesti-ta per le vie del paese. Nel menù, inutile dirlo, sono imigliori piatti della cucina tradizionale toscana, ac-compagnati dall’ottimo vino della zona.

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La selezione delle aziende è stata realizzata a discrezione degli autori e nonpuò considerarsi in alcun modo esaustiva rispetto alle aziende presenti nel-l’area citata. Si ringraziano le aziende artigiane per la disponibilità a col-laborare durante la fase di ricerca. Un ringraziamento particolare a tut-ti i responsabili dei Comuni dell’Empolese per la preziosa collaborazionefornita.Foto di Benedetta Zini

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bologni arreda gest.ibo2 s.r.l.Via Toscana, 48/5050052 - Certaldo Tel. 0571 668510Fax 0571 [email protected]

cioni cornici s.n.cVia delle Regioni, 22550052 - CertaldoTel. 0571 666537Fax 0571 [email protected]

cornici gieffegieffe mobili d’arte s.n.c.di giacomo gori & c. mobili d’arteVia delle Regioni, 23150052 - CertaldoTel. 0571 668283

nencini & masini s.r.l.Via delle Regioni, 26950052 - CertaldoTel. 0571 668138Fax 0571 [email protected]

ferro battutoVia Pino, 52250051 - CertaldoTel. laboratorio 0571 669463Tel. ufficio 0571 679863Fax 0571 [email protected]

dedalo laboratorio orafoVia Cavour, 23 eVia Boccaccio, 3550052 - CertaldoTel. 0571 666668Fax 0571 [email protected]

azienda agricolaLocalità Quercitella, 3250052 - CertaldoTel. 0571 665258tiscali.it/[email protected]

la bottega d’arteVia Boccaccio, 250052 - Certaldo Tel. 0571 656707

ceramiche artistiche artesiaPresso Centro Artigianale di Palazzo GiannottiVia Boccaccio, 3550052 - CertaldoTel. 0571 663244

associazione culturaleelitropiaA cena con Messer BoccaccioVia Boccaccio, 4150052 - CertaldoTel. 0571 [email protected]

pamela russo ceramicheartisticheVia Borgo Garibaldi, 5850052 CertaldoCell. 339/1558288

Aziende artigianali

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azienda agricola alfani Loc. Quercitella n. 3250052 - Certaldo (Firenze)Tel. 0571 [email protected]/aziendaalfani

l’antica fonte tavernadegli artistiVia Valdracca, 2550052 - CertaldoTel. 0571 652225

la bottega di chichibioVia Boccaccio, 450052 - CertaldoTel. 0571 652504

osteria del vicarioVia Rivellino, 350052 - CertaldoTel. 0571 668228www.osteriadelvicario.it

l’osteria di casa chiantiVia Case Nuove, 7750052 - CertaldoTel. 0571 669688

ristorante il castello Via Della Rena, 650052 - CertaldoTel. 0571 668250

associazione culturaleelitropiaVia Boccaccio, 3750052 - CertaldoTel. 0571 663128www.elitropia.org

Aziende enogastronomiche

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GlossarioValentina Tiracorrendo

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AcquasantieraBacile nel quale si conserva l’acquasanta per l’uso dei fedeli, spesso col-locato nei pressi delle porte di unachiesa.

AffrescoTecnica di pittura su supporto mura-le che utilizza come legante la calcedell’intonaco con la quale il muro èpreparato.

AltareTavola sulla quale il sacerdote celebrail sacrificio eucaristico, che ha assun-to la forma della mensa dell’UltimaCena.

AmpolleSuppellettile sacra, solitamente ha cor-po globulare e imboccatura strozzata;si intende sia i due contenitori, l’unoper il vino e l’altro per l’acqua, ado-perati nell’eucarestia, sia i tre per gliolii sacri.

AngeliIl nome, dal greco “messaggero”, iden-tifica la figura che svolge il ruolo diambasciatore della volontà divina, pre-sente nelle antiche religioni orientalie passata alla cultura cristiana. Nel-l’Antico Testamento sono numerosi iriferimenti ad esseri la cui funzione èquella di trasmettere la volontà di Dioagli uomini e di proteggere i giusti (an-geli custodi). Tra questi ultimi emer-gono le figure di Raffaele (Libro di To-bia) e Michele (Libro di Daniele). NelNuovo Testamento è presente la figu-ra dell’arcangelo Gabriele (Vangelo diLuca), che ha il compito di annun-ciare alla Vergine la nascita di Cristo.Nel v secolo si diffonde il De coelestihierarchia, testo secondo il quale gli

angeli si distinguerebbero in schiere,gerarchie e categorie. La figura ange-lica è genericamente rappresentata conle sembianze di adolescente, più rara-mente di fanciullo, vestito di una tu-nica, con ali e lunghi capelli biondi,quasi sempre con l’aoreola. Quest’ul-timo attributo può a volte supplire al-l’assenza delle ali.

AnnunciazioneL’episodio è narrato nel Vangelo di Lu-ca: Maria riceve nella sua casa di Na-zareth la visita dell’arcangelo Gabrie-le che, inviato da Dio, le annuncia lanascita di un figlio concepito dalloSpirito Santo. Tre gli elementi essen-ziali: la Vergine, l’angelo e la colombadello Spirito Santo, il cui tragitto, spes-so tracciato da un fascio di luce, rap-presenta l’incarnazione di Cristo at-traverso lo Spirito Santo. L’arcangeloGabriele è alato, con una veste bian-ca; solitamente regge un giglio (il suoattributo), o un ramo di ulivo. Attri-buti ricorrenti di Maria sono: il gigliobianco, segno di verginità e purezza;il vaso che spesso lo contiene, simbo-lo dell’Incarnazione; il libro del qua-le interrompe la lettura all’arrivo del-l’angelo.

ArchitraveL’insieme degli elementi architettoni-ci orizzontali sostenuti da colonne opilastri.

Arredi liturgiciOggetti, generalmente in materialipreziosi, che servono per il culto, siaper adornare l’altare e la chiesa, sia perla persona del sacerdote (paramentisacri), sia per la consacrazione e con-servazione del Sacramento Eucaristi-co (vasi sacri).

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BaccellaturaMotivo ornamentale a rilievo costi-tuito da serie di elementi convessi si-mili a baccelli di legumi, tipico del-l’arte classica e rinascimentale.

Baldinucci, Filippo(Firenze 1624-1696)

Storico dell’arte e letterato, le sue No-tizie de’ professori del disegno (1681-1728)in parte pubblicate postume, costi-tuiscono il primo tentativo in Europadi una storia universale dell’arte figu-rativa; l’opera, volta a completare erinnovare le Vite di Giorgio Vasari,comprende la storia dell’arte dal 1260al 1670. Nel dialogo La veglia (1690)l’autore illustra il suo metodo critico,basato sulle fonti scritte. Baldinucciricevette da Leopoldo de’ Medici l’in-carico di ordinare la raccolta mediceadi disegni e da questa esperienza nac-que il Vocabolario toscano dell’arte deldisegno (1681). Scrisse inoltre una Vi-ta di Filippo Brunelleschi e una Vita delcavaliere Gian Lorenzo Bernini.

BallagnyLitografia fiorita a Firenze intorno al-la metà del xix secolo. Ad indicare ilprestigio della litografia Ballagny sonole stampe della serie di ritratti disegnatidal Martini, il più celebre autore di di-segno nella Toscana del suo tempo, ri-nomato per l’esattezza geometrica del-le sue figurazioni.

Bandinella processionaleSorta di stendardo diffuso soprattut-to nel xiv secolo, in tessuto o in legno,impiegato dalle confraternite religio-se tardomedievali, che lo esibivano du-rante le processioni. Di modeste di-mensioni, veniva innalzata al di sopradelle teste ed era perciò dipinta su due

facce; i soggetti erano di norma atti-nenti al tema del sacrificio e del per-dono: una delle due facce recava l’ef-figie del santo al quale la confraterni-ta era intitolata; l’altra spesso la Cro-cifissione o la Flagellazione.

Beata GiuliaNata nei pressi di Certaldo, intorno al1320, da nobile famiglia decaduta, nonancora ventenne vestì l’abito delle ago-stiniane secolari. A Certaldo si fece mu-rare dentro una stanza, presso la chie-sa agostiniana dei Santi Jacopo e Filip-po, dove furono aperte due piccole fi-nestre, una corrispondente alla chiesa,per assistere alle sacre funzioni, l’altraverso l’esterno, per ricevere le offertein cibo che, secondo la tradizione po-polare, in qualsiasi stagione dell’annole venivano portate insieme a dei fiorifreschi. Morì intorno al 1370; già al 1372risale la dedicazione di un altare pres-so la chiesa dei Santi Jacopo e Filippoa Certaldo, dove era stato tumulato ilsuo corpo, tutt’oggi venerato.

BorsaCustodia piatta per contenere il cor-porale formata da due quadrati rigididecorati. Si usava appoggiata sul cali-ce. I suoi colori variano a seconda delcalendario liturgico.

Bernardiano, simboloIntreccio delle tre lettere latine ihs rac-chiuse entro un disco solare raggiante.La sigla formata dalle lettere, a volte sor-montate dalla croce, indica l’espressio-ne latina: «(vincerai) con questo segno»,con riferimento alla croce sovrastante.

BottegaLuogo nel quale, per tutto il Medioe-vo e fino alla rivoluzione industriale,

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nella realtà comunale italiana, il mae-stro di un’arte gestiva l’organizzazio-ne del lavoro durante tutte le fasi diproduzione di un manufatto. Solo altermine di un lungo e rigoroso ap-prendistato presso una bottega erapossibile diventare maestri ed iscri-versi ad una delle Arti, o corporazio-ni di mestiere, ed avere una propriabottega ed un proprio punzone. Ilmaestro di bottega era responsabiledella qualità artistica e della bontà deimateriali e per questo motivo, nellebotteghe orafe egli doveva apporre ilproprio marchio su ciascun pezzo e at-testare, con un ulteriore punzone, iltitolo del metallo.

Bottega all’insegna del GalloBottega orafa tra le più attive della pri-ma metà del Settecento, appartennead Antonio Mazzi e Agnolo Maria Ali-si, che vi subentrò alla morte di Maz-zi (1747), ereditandone, probabil-mente, il marchio del gallo in campoovale; si presume infatti che gli oggettimarchiati con tale punzone e succes-sivi al 1747 siano da ricondurre allamano di Alisi. Il punzone del gallo tut-tavia è stato uno dei più frequenti eduraturi nella produzione fiorentinadel xviii secolo. Il considerevole nu-mero di opere che portano questomarchio e il loro diverso livello quali-tativo hanno fatto presumere che pres-so la bottega del gallo lavorassero nu-merose e varie maestranze.

Bottega all’insegna del soleNon è possibile ad oggi ricondurre ilpunzone del sole in campo circolare anessun orafo in particolare. È stato ri-scontrato su due vasi votivi risalentiagli anni intorno al 1635, entrambi do-nati alla Sacra Immagine dell’Impru-

neta. Il prestigio dell’icona e dellacommittenza (donatori dei due vasifurono la Compagnia dell’Assuntadella chiesa fiorentina di San Piero aScheraggio e la nobile famiglia degliStrozzi Machiavelli), farebbero presu-mere si trattasse di una bottega assaistimata a Firenze.

Bottega all’insegna della spadaNon è stato possibile ricondurre ilpunzone della spada a nessun nomepreciso. È stato riscontrato su di unvasetto per olii santi della chiesa del-l’ospedale Fiorentino di San Giovan-ni di Dio, risalente al quarto decenniodel xviii secolo.

Bottega GuadagniBottega fiorentina tra le più fecondedel suo tempo, eseguì numerose com-missioni per la corte fiorentina dei Lo-rena. Appartenne a Giovanni BattistaGuadagni (notizie 1761-1806), nomi-nato, nel 1795, tra gli orafi e argentie-ri di Ponte Vecchio, quindi al figlioGaetano (1804-1836), già suo collabo-ratore, e al nipote Giovanni (1826-1859). Il marchio «G. Guadagni», incaratteri corsivi, con le due G intrec-ciate, ha reso difficoltoso individuaregli interventi dei tre argentieri.

BroccaRecipiente con beccuccio utilizzatonelle liturgie solenni per la lavandadelle mani, insieme ad un piatto fon-do, detto bacile, nel quale viene rac-colta l’acque versata.

BroccatoTessuto a grandi disegni operati, di se-ta, lino, canapa, talvolta con fili d’oroe d’argento, i cui intrecci mostrano uncaratteristico effetto in rilievo.

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Busto reliquiarioV. reliquiario.

CaliceSuppellettile ecclesiastica costituita dauna coppa sostenuta da uno stelo eprovvista di base. Viene usato per ilvino che, durante la celebrazione eu-caristica, diviene il sangue di Cristo.Le esigenze liturgiche richiedono chela coppa sia costituita d’oro o d’ar-gento e dorata internamente, mentreper il fusto possono essere usati altrimateriali, esclusi il vetro e l’avorio,perché non incorruttibili.

Campanello Piccola campana portatile provvista diimpugnatura. Serve da segnale du-rante le celebrazioni.

CapitelloParte superiore della colonna o del pi-lastro sul quale poggia l’architrave, ol’arco, avente funzione decorativa.

CartellaTabella che accoglie iscrizioni o anchesemplici ornati, in tutte le arti.

CartiglioElemento, disegnato o scolpito, che ri-produce una pergamena o un rotolo,disteso o avvolto, sul quale sono ripor-tati passi biblici, iscrizioni o stemmi.

Cenni di Francesco(Firenze, notizie 1369-1415 ca.)

Nel 1395 aveva eseguito alcuni affreschinel Palazzo comunale di San Miniatoe, nel 1410, aveva decorato l’oratoriodella Croce a Volterra riprendendo,nella tipologia, lo stesso schema e sog-getto adottato qualche anno prima daAgnolo Gaddi nelle Storie della Crocedipinte nell’abside di Santa Croce a Fi-

renze. Fu particolarmente attivo nelcontado fiorentino e autorevole espo-nente della pittura toscana e fiorenti-na derivata da Nardo di Cione e Agno-lo Gaddi. Un cospicuo numero di ope-re attribuite all’autore si trova in tuttoil territorio della Valdelsa.

ChiostroIn un monastero è lo spazio dedicatoalla ricreazione e alla meditazione deimonaci. Di forma quadrilatera, è for-mato da un portico che racchiude ungiardino in mezzo al quale si trova unpozzo.

CirconcisioneSecondo la tradizione ebraica ogni fi-glio maschio doveva essere sottopostoal rito della circoncisione e a quellodell’imposizione del nome. Nell’ico-nografia cristiana tardo medievale emoderna, fino al maturo Cinquecen-to, la scena centrale dell’avvenimentoprevede due sacerdoti in abiti rituali,dei quali l’uno tiene in grembo il bam-bino, che talvolta compare invece trale braccia della Madre, mentre il se-condo con un coltello in mano si ap-presta a compiere l’atto della circon-cisione. Il rito ha il significato di an-ticipazione del sangue della Passione.

Compagnia del Preziosissimo Sanguedi Gesù

La Compagnia è stata fondata daSant’Ignazio di Loyola nel 1534 con loscopo di esaltare la gloria divina at-traverso la perfezione propria e altrui,ottenuta con attraverso esercizi spiri-tuali. Si oppose tenacemente alla rifor-ma luterana. Crebbe di potere in se-no alla Chiesa tanto che fu soppressanel 1773 da Clemente xiv. Venne quin-di ristabilita da Pio vii nel 1814.

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Cristo benedicenteL’iconografia di questo soggetto si af-ferma a partire dal vii secolo: il Cristorappresentato a mezzo busto, con lamano sinistra regge il Libro delle scrit-ture che, in opposizione al rotolo si-gillato, simboleggia la Rivelazione diDio. La mano destra compie il gestodella benedizione; le tre dita unite del-la mano benedicente simboleggianola Trinità, mentre le altre due indica-no le due nature del Cristo, umana edivina. Consueta è l’espressione seve-ra conferita a Cristo in qualità di giu-dice.

Croce astileFormata da due assi, verticale e oriz-zontale, intersecantesi fra loro, la cro-ce è divenuta, con o senza il Crocifis-so, il simbolo principale del cristiano.La C. astile, sorretta da una lunga asta,è portatile e viene utilizzata per apri-re le processioni. Ha due lati figurati:in quello anteriore è solitamente rap-presentato il Cristo, in quello poste-riore i simboli evangelici.

DalmaticaTunica bianca lunga fino al ginocchio,con ampie maniche, aperta ai lati, condue strisce color porpora ricadenti ver-ticalmente, dette clavi.

DiaconoNella gerarchia della Chiesa cattolicaè ministro sacro colui che ha ricevutoil diaconato, carica di ordine imme-diatamente inferiore a quella di prete.

Ex votoOggetto, realizzato e offerto in donoa divinità o a santi per grazia ricevutao in adempimento di una promessa.

Evangelici, simboliNell’iconografia cristiana primitiva iquattro Evangelisti sono raffigurati co-me creature alate e con protomi ani-mali. San Girolamo (fine iv secolo)giustifica l’accostamento degli anima-li agli autori dei Vangeli: Matteo è rap-presentato da un angelo perché il suoVangelo inizia con l’Incarnazione;Marco da un leone, perché esordiscecon la figura del Battista che «grida neldeserto» con voce potente come quel-la del leone; Giovanni è rappresenta-to dall’l’aquila, l’uccello che vola piùin alto nel cielo, perché la sua visionedi Dio è la più diretta; Luca infine daltoro, animale sacrificale, perché il suoVangelo inizia con il sacrificio del sa-cerdote Zaccaria. Con il Rinascimen-to gli animali e l’angelo continuaronoad essere rappresentati soltanto comesemplici attributi. Attributi seconda-ri di tutti e quattro i santi sono il libroe il cartiglio.

Filarete, Antonio Averulino, detto il(Firenze 1400 ca.-Roma 1469 ca.)

Attivo a Roma come scultore, quindia Milano in qualità di architetto, a Fi-renze fu probabilmente allievo di Ghi-berti. Interessato a un recupero criti-co della tradizione medioevale e dif-fusore del nuovo credo rinascimenta-le, fece confluire questi due propositiin unTrattato di architettura, nel qua-le formulò, per primo, l’utopia urba-nistica e sociologica di una città idea-le, fondata sull’antico, modernamen-te inteso. Dell’autore si ricordano laporta bronzea di San Pietro a Roma(1433-1445) e il modello ligneo per il ti-burio del Duomo di Milano, fabbri-ca della quale fu anche ingegnere (1451-1454).

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Grassi, Gabriele di Luca (1588-?)Pittore di formazione senese, fu pro-babilmente discepolo di AlessandroCasolani. Tra le opere a lui attribuitesi ricordano la Presentazione della Ver-gine al tempio del 1610 circa (San Ro-mano, Santuario della Madonna, cap-pella Pontanari) e la Madonna col Bam-bino e santi agostiniani della Compa-gnia del Preziosissimo Sangue di Ge-sù, già della Santissima Annunziata diCertaldo, databile tra il 1620 e il 1623.

Haffner, Adriano (Firenze, notizie1713-1768)

Argentiere a seguito della bottega fio-rentina di Giovanni Petres, di cui ere-dita il marchio, viene definito «oriun-do tedesco» nell’atto di immatricola-zione; ha ricoperto anche la carica disaggiatore dell’Arte della seta. La suaattività è oggi documentata da una ric-ca produzione costituita in gran par-te di arredi liturgici eseguiti per le chie-se del territorio fiorentino.

IncisioneDisegno eseguito sopra una superficiedura, detta matrice, sia a mano, me-diante uno strumento a punta (bulino,ciappola), sia chimicamente, median-te sostanze corrosive, a scopo decorati-vo o per riproduzione a stampa. Con iltermine si intende sia il complesso deimezzi tecnici usati per la riproduzionea stampa, sia il prodotto ottenuto.

Lampada pensileLampada da chiesa, di varia foggia, cheviene sospesa mediante catenelle, ge-neralmente tre, attaccate ad un appen-dicelo, talvolta costituisce un ex voto; lasua accensione, all’interno dello spaziosacro di una chiesa, è spesso legata adatti liturgici; la luce emanata indica lapresenza eterna di Dio tra gli uomini.

Laurentini, Paolo (notizie 1606-1675)Nel 1620 si immatricola nella Com-pagnia di Sant’Eligio degli orafi. Al-lievo del pittore Domenico Cresti, ne-gli anni 1624-1627 lavora per la basili-ca fiorentina di San Lorenzo e, sem-pre a Firenze, esegue il Crocifisso inargento per la chiesa di San Marco.Nella città diviene orafo di fiducia delconvento di Santa Maria Novella dal1636 al 1652. Dal 1660 in poi lavoraanche per la certosa del Galluzzo e perla chiesa di Santo Spirito.

LegatoriaL’attività, la tecnica e l’arte di legare erilegare libri, artigianalmente o indu-strialmente. Con il termine si inten-de anche il laboratorio artigiano, o in-dustriale, per la legatura e rilegaturadi libri.

LitografiaProcedimento di riproduzione astampa diretta di scritti e disegni, chesi effettua generalmente con una mac-china piana, la cui matrice è costitui-ta da una lastra di pietra calcarea, com-patta e porosa; sulla lastra viene ese-guito direttamente o trasportato loscritto o il disegno da riprodurre, inmodo tale che, bagnando la matricecon una soluzione di gomma arabicae acidi e spalmandola poi d’inchiostro,risultano nella stampa solo le parti cheformano lo scritto o il disegno, men-tre le altre non vengono inchiostrateperché rese repellenti ai grassi.

Madonna col BambinoL’iconografia bizantina della Madon-na ieratica e frontale, con il Bambinoin braccio, vestito e benedicente, inpiedi e di spalle alla Madre è presentein Occidente già dal vii secolo. Intor-

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no al xiv secolo si affermano invecetipologie che sottolineano l’aspettoterreno e intimo del rapporto tra laMadre e il Figlio, i cui vari atteggia-menti e attributi identificano diffe-renti tipi iconografici.

Maestro del Bigallo(attivo a Firenze 1220-1250)

Questo anonimo artista fiorentino de-riva il nome dalla Croce dipinta delMuseo del Bigallo a Firenze, presumi-bilmente databile intorno al 1244, nel-la quale manifesta un incisivo grafi-smo, prossimo ai modi di Berlinghie-ro e della scuola lucchese. Nella pro-duzione più tarda è più evidente unaccentuato plasticismo che richiamaquello di Giunta Pisano oltre a un piùampio respiro spaziale di estrazione fio-rentina.

MarezzatoIn riferimento a stoffa, seta, carta, le-gno ed anche metalli si intende un ti-po di prodotto la cui lavorazione (ma-rezzatura) sortisce un effetto decora-tivo variegato con linee sinuose a for-ma di onde marine.

MatriceModello impiegato per ottenere la for-ma di stampa; realizzato in rame o ot-tone.

Meliore(Firenze, notizie 1260-1280 ca.)

Pittore fiorentino, prese parte alla bat-taglia di Montaperti (1260). Operachiave per la ricostruzione della suaattività è il dossale firmato e datato1271, raffigurante Cristo benedicente frasan Pietro, la Vergine, san GiovanniEvangelista e san Paolo (Galleria degliUffizi, Firenze) caratterizzato da un

elegante gusto decorativo, incisivitàespressiva e una marcata impronta bi-zantina. Ancora di controversa attri-buzione il corpus delle sue opere.

MessaleUno dei sei libri liturgici che contie-ne tutti i testi necessari per la celebra-zione delle liturgie e delle celebrazio-ni dell’anno; contiene le orazioni delsacerdote, sia quelle fisse che quellevariabili.

Mestolo battesimaleStrumento, solitamente in argento epreziosamente decorato, costituito dauna parte terminale a scodella e spes-so munito d’un lungo manico. Vieneutilizzato dal sacerdote per raccoglie-re l’acqua santa con la quale ammini-strare il battesimo.

MonoforaFinestra con una sola apertura.

NavicellaÈ il contenitore dell’incenso destina-to a essere deposto sui carboni arden-ti del turibolo, mediante un cucchiai-no di metallo.

Niccolai AloysiiStampatore fiorentino del xix secolo.

Olio (pittura a-)Tecnica di pittura su tela o tavola cheutilizza pigmenti impastati con oliigrassi, ai quali vengono aggiunti oliiessenziali al fine di rendere i colori piùtrasparenti e meno vischiosi. L’impie-go dell’olio come emulsionante con-sente di ottenere un’ampia gamma dipigmenti e gradazioni cromatiche do-vute anche alle diverse modalità di ap-plicazione del colore.

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Olio santoÈ chiamato santo l’olio d’oliva consa-crato dal vescovo nella funzione del gio-vedì santo, usato nella liturgia cattoli-ca per l’unzione degli infermi, il batte-simo, la cresima e altre consacrazioni.

OratorioLuogo sacro eretto dall’autorità eccle-siastica per celebrare dei misteri divi-ni, rivolti non a tutti i fedeli, come al-l’interno della chiesa, ma ad una de-terminata comunità o per determina-te persone.

OstensorioArredo sacro, a forma di tempietto o,in tempi più recenti, di disco solare rag-giante, entro il quale l’ostia consacra-ta è esposta all’adorazione dei fedeli.

Pace Tavoletta spesso in metalli preziosi edecorata, raffigurante un’immaginesacra, utilizzata per la preghiera per-sonale o presentata al bacio dei fedeliper il perdono.

PalmatoriaPorta candela circolare, schiacciato edotato di manico, utilizzato per la let-tura del Messale.

ParamentiL’insieme degli indumenti utilizzatiper le celebrazioni della Chiesa.

Parato in quartoIl termine parato designa l’insieme deiparamenti liturgici usati nella cele-brazione della messa. Si definisce pa-rato in quarto l’insieme composto dal-la pianeta e dalla stola, indossate dalcelebrante, dalla tonacella e dalla sto-la indossate dal diacono, da una to-

nacella indossata dal suddiacono e dalpiviale indossato dal prete che assistela celebrazione.

Pasta vitreaVernice vetrosa cui sono aggiuntecomponenti coloranti, che ha la pro-prietà di diventare una superficie lu-cida e compatta grazie alla cottura adalte temperature. V. smaltatura.

PerizomaFascia che cinge i fianchi del Cristocrocifisso.

PianetaAmpia veste liturgica con un’apertu-ra tonda per la testa, indossata dal sa-cerdote durante la Messa, deriva dalmantello da viaggio di antico uso ro-mano.

PievePrimitiva comunità parrocchiale, in-dicava la circoscrizione ecclesiastica ru-rale, diffusa nell’Italia settentrionale ecentrale, costituita da un territorio conuna chiesa principale, con annesso bat-tistero, che aveva giurisdizione sullemaggiori chiese del distretto.

PissideCoppa di argento o di altro metalloprezioso, dorato all’interno e chiuso daun coperchio, nella quale si conserva-no le ostie consacrate. Si custodisce neltabernacolo dell’altare. La tipologia piùfrequente è a forma di croce.

Poccetti, Bernardino Barbetti,detto il (Firenze 1548-1612)

Fu a bottega presso Ridolfo del Ghir-landaio. In gioventù lavorò principal-mente come decoratore, come testi-

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moniano il graffito della facciata delpalazzo fiorentino di Lodovico Cap-poni, che fu mecenate dell’artista, e legrottesche per i soffitti gli Uffizi, ope-ra dalla quale derivò il soprannome“delle grottesche”. Immatricolatosi al-l’Accademia del Disegno nel 1573 fuquindi a Roma dove apprese la pittu-ra di Raffaello. Dal 1580 in poi è do-cumentato stabilmente a Firenze, do-ve è impegnato in numerosi affreschi,tra i quali si ricorda la lunetta del chio-stro grande di Santa Maria Novella.

PolitticoDipinto o rilievo formato di tre o piùpannelli uniti tra loro sia material-mente, da cerniere o cornici, che con-cettualmente, attraverso i soggetti rap-presentati.

ProfetaLetteralmente “colui che parla davan-ti”, è persona che parla per ispirazio-ne di una divinità, manifestandone ilvolere e, spesso, preannunciando insuo nome il futuro. Il Cristianesimoriconosce i profeti dell’Antico Testa-mento, ma non annovera figure diprofeti cristiani, piuttosto riconoscequalità profetica ai discorsi di alcunidei suoi santi, a cominciare dal Gio-vanni dell’Apocalisse.

Pseudo Ambrogio di Baldese aliasLippo d’Andrea, (Firenze 1377-1457 ca.)

La personalità del cosiddetto PseudoAmbrogio di Baldese è stata di recen-te identificata dalla critica con Lippod’Andrea. Questi è pittore documen-tato: nato a Firenze nel 1377, parteci-pa, nel 1411, insieme a Niccolò Gerinie al portoghese Alvaro Pirez, alla de-corazione della facciata del Palazzo del

Ceppo di Francesco Datini a Prato.Sono noti i pagamenti, datati 1424, perun suo intervento nell’ospedale di San-ta Maria Nuova di Firenze.

Puccio di Simone(attivo a Firenze 1343/6-1362 ca.)

Pittore la cui identità biografica ha ri-solto l’anonimato del cosiddetto Mae-stro dell’Altare di Fabriano, immatri-colatosi all’Arte dei Medici e degli Spe-ziali nel 1346, già verso la fine degli an-ni Quaranta del xiv secolo era consi-derato tra i più celebri artisti fiorenti-ni. Puccio di Simone seppe infatti co-niugare le eleganti sigle decorative diBernardo Daddi con le solenni campi-ture cromatiche di Maso. La sua operamatura, influenzata da un probabile in-contro con Giovanni da Milano, pale-sa una maggiore eleganza rispetto ai to-ni colloquiali propri alle sue prime pro-duzioni, collocandolo tra i maggioriesponenti del Trecento fiorentino.

Punto floscio o molleTecnica di ricamo che consiste nel so-vrapporre due o più pezze di tessutoche vengono unite attraverso una cu-citura lasciata lenta, in modo che il fi-lo di giuntura possa essere tagliato confacilità. Una volta ottenuto con il filoil disegno prestabilito, reciso questo,su tutte le pezze rimane il medesimodisegno lasciato dai fori nei quali è sta-to passato il filo.

PunzoneUtensile di acciaio alla cui estremità èsegnata una lettera, un numero, o unacifra da incidere su materiali.

ReliquiaParte rimanente del corpo di santi ooggetto appartenente o legato alla per-

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sona di Cristo (ad esempio la Croce),della Madonna o di santi.

ReliquiarioCustodia, di varie forme e materiali,per la conservazione delle reliquie. Puòavere diverse forme, spesso pensate perl’esposizione ai devoti.

RepositorioIl termine indica l’altare o la custodiadestinati alla deposizione o custodiadel Santissimo Sacramento.

Rosario, corona delFilza di grani o nodi di materiale di-verso, la corona viene utilizzata per lapreghiera in onore della Vergine Ma-ria, consistente nella recita di quindi-ci decine di Ave Maria intercalate daun Padre Nostro e un Gloria. Nellaforma più diffusa si divide in cin-quanta grani intervallati in sezioni didieci e con un prolungamento al qua-le è appesa una croce.

RotoloNome della più comune forma di sup-porto per scrittura in uso nella civiltàantica, orientale e occidentale, costi-tuita generalmente da sezioni, per lopiù regolari, di vario materiale (seta,papiro, pergamena), incollate o cuci-te tra loro, e arrotolate, oppure avvol-te, intorno a un piccolo cilindro di le-gno, di osso o di avorio, con due estre-mità sporgenti, a forma di pomelli.

Sansovino, Andrea Contucci, detto il(Monte San Savino, Arezzo, 1460-1529)

Allievo di Antonio del Pollaiolo, lega-to, come architetto, ai modi esili e ter-si del Quattrocento, come scultore pa-lesa uno stile eclettico recuperando le

forme del classicismo romano alla lu-ce della lezione di Bramante e Raf-faello. Fu attivo a Firenze, Fiesole, Ro-ma, Volterra e Loreto. Nel periodocompreso tra il 1492 ed il 1501 è attivoanche in Portogallo.

Sant’AgostinoUno dei quattro dottori della Chiesa,nacque a Tagaste in Algeria nel 354,dove studiò filosofia; giunto a Milanoconobbe sant’Ambrogio. Dopo unlungo travaglio interiore, raccontatonelle Confessioni, si convertì. Tornatoin Africa visse un’esistenza monasticae di studio. Divenne vescovo di Ippo-na, esercitando anche la funzione digiudice. È solitamente rappresentatoanziano con barba corta e scura, inabiti vescovili, con mitria e pastorale;talvolta sotto gli abiti può portare ilsaio nero dell’ordine da lui fondato.Suoi attributi ricorrenti sono un vo-lume (o è ritratto nell’atto di scrivere);la colomba dell’ispirazione divina; ilcuore di fuoco, simbolo del suo fer-vore religioso oppure è ritratto con ilpetto trafitto dalle frecce, metafora delrimorso per la vita dissipata condottaprima della conversione.V. Santa Monica.

Sant’Antonio da PadovaAl secolo Fernando Bullone, nato a Li-sbona nel 1195, prese i voti nell’ordinedei canonici Agostiniani di Coimbra,dove svolse studi di teologia. Insegnantedi teologia nelle università di Bologna,Tolosa e Montpellier, visse gli ultimianni della sua vita a Padova dove morìnel 1231; un anno dopo fu canonizzatoe venerato come santo patrono dellacittà. L’agiografia del santo è ricca dimiracoli, guarigioni ed episodi di ca-

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rità, dai quali l’iconografia ha attintonel corso dei secoli. Tonsurato e vesti-to dell’umile saio marrone, i suoi attri-buti più comuni sono il giglio, il SacroCuore di Gesù, il libro o l’ostensorio.

Sant’Antonio abateL’appellativo di abate gli deriva dal-l’essere considerato il patriarca del mo-nachesimo orientale. Nato a Coma, inEgitto, verso la metà del iii secolo, in-torno ai vent’anni si ritirò nel desertodove si insediò una comunità mona-stica; morì, ultracentenario, nel 356.Rappresentato con la veste da eremi-ta, suo ricorrente attributo è un ba-stone con la terminazione a T (“tau”),antico simbolo egizio d’immortalitàche allude però anche alla croce, dive-nuto nel Medioevo simbolo distinti-vo dell’ordine degli Ospitalieri disant’Antonio; il diavolo spesso presenteai suoi piedi è simbolo della vittoriasulle tentazioni che costantemente mi-narono il suo eremitaggio, il maiale chelo accompagna richiama la consuetu-dine dei monaci medievali di allevareun porcellino per i poveri.

Santa Caterina d’AlessandriaLa sua leggenda, che ha inizio nell’al-to Medioevo, la ricorda donna nobile,erudita e bella; convinse della veritàdel Cristianesimo i filosofi alessandri-ni fatti venire a Roma dall’imperatoreMassenzio (iv secolo) per confutare lesue affermazioni. Suoi attributi sonola ruota chiodata, la spada, la corona,la palma, l’anello e il libro; frequenteanche la raffigurazione del suo matri-monio mistico con Cristo.

Santa Caterina da SienaNata Caterina Benincasa (Siena 1347-1380), si rifiuta di prendere marito e di-

viene, giovanissima, terziaria dome-nicana. Entrata nelle Mantellate, con-dusse una vita di penitenza e di caritàverso i condannati e gli infermi. Por-tata al misticismo, ricevette le stigma-te, che però rimasero invisibili agli oc-chi di tutti. Mistica e santa della Chie-sa Cattolica, nel 1939 è dichiarata pa-trona d’Italia e nel 1970 riceve il tito-lo di dottore della Chiesa. Solitamen-te è raffigurata con l’abito bianco e ilmantello nero del proprio ordine, leMantellate. Attributi della santa sonol’anello e il giglio.

Santa ChiaraNata ad Assisi da nobile famiglia, con-tro la volontà dei genitori rinunciò aogni suo avere, si fece monaca nel-l’ordine Francescano e si ritirò pressola Porziuncola. Nel 1215 divenne ba-dessa di una comunità di donne chescelsero di vivere secondo la regola disan Francesco. Grande personalità mi-stica del Medioevo, venne canonizza-ta dopo appena due anni dalla morte,nel 1255. Viene raffigurata con l’abitogrigio del suo ordine, legato con il cor-done monacale e una cuffia bianca consopra un velo nero. È spesso rappre-sentata con in mano una pisside o conun ostensorio, a ricordo di un episodionarrato nella Legenda aurea (xiii se-colo), secondo il quale avrebbe scac-ciato i saraceni invasori presentando-si al loro cospetto con in mano il San-tissimo Sacramento.

San DomenicoDomenico di Guzman, fondatore del-l’ordine dei frati Predicatori Domeni-cani, nacque a Calaroga (Castiglia) nel1170 circa. Divenuto sacerdote con-dusse una vita dedita alla preghiera ealla penitenza. La riconciliazione degli

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eretici albigesi e la conversione dei ca-tari al cattolicesimo furono tra i risul-tati più importanti del suo apostolato.Rifiutò per tre volte il vescovato; sua in-tenzione era la creazione di comunitài cui membri fossero dediti, oltre chealla preghiera, allo studio, all’insegna-mento, alla predicazione. Trascorse gliultimi anni della sua vita viaggiandoin Italia, Spagna e a Parigi. Morì nel1221 a Bologna. Gli emblemi che locontraddistinguono sono: la stella do-rata sulla fronte, simbolo della sapien-za, un giglio e, in epoca più tarda, uncane bianco e nero (per un gioco di pa-role in cui i Domini canis, ovvero i do-menicani, erano i fedeli del Signore).

San FrancescoNato nel 1181 o nel 1182 ad Assisi, fi-glio di un ricco mercante sceglie unavita di assoluta povertà dedita all’aiu-to degli altri e alla preghiera. Ad Assi-si raccoglie una piccola comunità. LaRegula prima dell’ordine fondato daFrancesco viene approvata a Roma daInnocenzo iii nel 1210. Ritiratosi a vi-ta solitaria, intorno al 1224 componeil Cantico delle creature e riceve, in esta-si, le stimmate a La Verna. Muore al-la Porziuncola nel 1226 e viene cano-nizzato due anni dopo da papa Gre-gorio ix. Patrono d’Italia, viene abi-tualmente rappresentato con il saiobruno o grigio dei Francescani con al-la vita un cordone a tre nodi, simbo-lo dei voti di povertà, castità, obbe-dienza. È raffigurato come un uomominuto, con la barba o senza, le stim-mate alle mani, ai piedi e nel costato.Altri attributi sono il crocifisso, il gi-glio, simbolo di purezza e, dalla Con-troriforma, il teschio; comune è la suarappresentazione in estasi, mentre ri-ceve le stimmate o mentre prega.

San Giovanni BattistaUltimo profeta, primo santo e pre-cursore di Gesù Cristo. Istituì sulle ri-ve del Giordano il sacramento del bat-tesimo; battezzò anche Cristo e rico-nobbe in lui il Messia. Suoi attributisono l’agnello e la veste di pelli. Puòanche reggere la ciotola per l’acqua delbattesimo o un favo di miele. Comu-ne è la rappresentazione della sua te-sta mozzata portata su un vassoio daun’ancella o da Salomè che la avevavoluta in pegno. Il Battista bambino,detto san Giovannino, è raffiguratocon la Vergine e Gesù Bambino, so-prattutto a partire dal xvi secolo.

San Giovanni da San FacondoNato a Sahagún (Léon), in Spagna,intorno al 1430, studiò all’universitàdi Salamanca, fu sacerdote di Burgose quindi abbracciò l’ordine degli Ago-stiniani. Apostolo infaticabile, brillòper carità e per il dono saper di con-ciliare le discordie. Morì nel 1479.

San GiuseppeMarito di Maria e padre putativo diGesù. È solitamente raffigurato comevecchio canuto con barba e bastone; isuoi attributi sono la verga fiorita, stru-mento del suo mestiere, e la colomba.La figura di Giuseppe diviene fre-quente al tempo della Controriforma.

San LorenzoLa graticola è il suo attributo e me-moria del suo martirio; viene rappre-sentato giovane, tonsurato e vestitocon la dalmatica. Primo diacono emartire della Chiesa romana, è raffi-gurato spesso in coppia con Santo Ste-fano, primo diacono della comunitàcristiana di Gerusalemme al tempodegli apostoli.

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Santa LuciaVergine e martire, visse a Siracusa altempo dell’imperatore Diocleziano(284-305). In seguito a un voto fattoper la guarigione della madre, la no-bile fanciulla rifiutò di sposarsi e donòla sua dote ai poveri. La leggenda rac-conta che, denunciata come cristiana,fu condannata ad andare in un po-stribolo ma nessuno riuscì a trasci-narcela perché investita di una forzadivina. Suo tradizionale attributo so-no gli occhi, di norma mostrati su unpiattino tenuto in mano dalla santa:secondo il racconto agiografico le fu-rono cavati dai suoi persecutori. A vol-te reca in mano una lampada a olioaccesa, in riferimento al suo nome chesignifica «luce». È nota quale protet-trice della vista.

Santa MargheritaTra le sante più popolari della cristia-nità, l’esistenza del suo personaggiostorico è stata più volte messa in dub-bio dalla Chiesa ufficiale, che nel 1969ne ha soppresso il culto. Le reliquie del-la santa erano particolarmente vene-rate dalle gestanti che la invocavanoper essere protette dai rischi del parto.Secondo la leggenda Margherita, figliadi un sacerdote pagano, rifiutatasi disposare un funzionario del governo diAntiochia venne per questo rinchiusain carcere. Qui le apparve il diavolosotto le sembianze di un dragone ilquale tentò di divorarla, ma venne tra-fitto con la croce dalla santa. Bruciataviva e immersa in una botte d’acquadalla quale riemerse illesa, la giovanetrovò la morte solo mediante la deca-pitazione. È solitamente raffiguratagiovane e di bell’aspetto, con in manola croce o mentre emerge dal ventre deldrago e lo sottomette.

San MartinoLe numerose fonti lo indicano ufficia-le romano, nato intorno al 316-317 aSabaria in Pannonia (l’odierna Un-gheria). Ancora giovane si ritirò dal-l’esercito e diviene eremita; il vescovoIlario lo chiamò a Poitiers, dove fondòun monastero; quindi, nel 371 fu elet-to vescovo di Tours. Si racconta che,non volendo accettare per modestia eumiltà tale carica, si sarebbe nascostoin una stia per le oche, ma tradito dailoro schiamazzi venne riportato in cittàper l’investitura. Durante la sua vitafece opera missionaria, convertì moltipagani al cristianesimo, guarì un leb-broso e salvò i condannati dell’impe-ratore Massimo. Viene rappresentatocome soldato a cavallo, con mantelloe spada, o come vescovo, con pastora-le e libro, con un’oca e talvolta con unacoppa, simboli che richiamano avve-nimenti della sua leggenda.

San Michele arcangeloIl suo nome significa «chi è come Dio».Intorno ai passi biblici del Libro di Da-niele, dove compare come principe ce-leste e protettore di Israele, si è for-mata una folta letteratura che lo ha de-scritto come una figura maestosa cheha il potere di riscattare le anime dan-nate dell’inferno. Nell’Apocalisse è l’ar-tefice della caduta degli angeli ribellie vincitore della battaglia contro il dia-volo. Il suo culto, di probabile origineorientale, si diffuse in Occidente neltardo v secolo. È raffigurato solita-mente vestito di un’armatura, con inmano una lancia o una spada; sotto ipiedi calpesta Satana in sembianze didrago. Nel Giudizio Universale puòessere solitamente raffigurato intentoa pesare le anime dei morti; suo con-sueto attributo è perciò la bilancia.

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San MiniatoSan Miniato è venerato quasi esclusi-vamente in Toscana. Principe armenoarruolatosi nell’esercito romano fuperseguitato e decapitato a Firenze nel250 su ordine dell’imperatore Decio(249-251). Si narra che Miniato rac-colse la propria testa ancora sangui-nante e la trasportò in cima a un col-le dove sarebbe sorto un luogo di cul-to in suo onore. La chiesa di San Mi-niato al Monte è documentata a par-tire dal 786 come luogo di conserva-zione delle sue reliquie. È solitamen-te ritratto giovane ed elegantementevestito, spesso fornito anche di clami-de, il mantello dei cavalieri romani.Suoi attributi sono la palma, la coro-na dei martiri e la spada con cui fu de-capitato.

Santa MonicaNata a Tagaste, antica città della Nu-midia, nel 332, dedita fin da giovaneallo studio delle Sacre Scritture, fu ma-dre di Agostino d’Ippona. Nelle Con-fessioni Agostino narra dei colloqui spi-rituali con la madre, divenuta sorgen-te del proprio cristianesimo. Monicamorì nel 387. Il suo corpo rimase ve-nerato per secoli nella chiesa diSant’Aurea di Ostia e fu traslato a Ro-ma nel 1430, nella chiesa di San Trifo-ne, oggi di Sant’ Agostino. È solita-mente raffigurata anziana vestita del-l’abito monacale bianco e nero.

San Nicola da TolentinoNicola di Compagnone, nato a San-t’Angelo in Pontano, in provincia diMacerata, entrò giovanissimo nell’or-dine Eremitano di sant’Agostino e aTolentino trascorse la maggior partedella sua vita, fino alla morte (1305).La fama della sua santità si diffuse già

durante la sua vita; proclamato santosoltanto nel 1446 da Papa Eugenio iv,già fin dalla metà del Trecento venivaraffigurato con l’aureola. È solitamenterappresentato con un sole al centrodella tonaca nera, a ricordo di un epi-sodio della sua vita che vuole che unastro lucente lo seguisse nei suoi spo-stamenti e illuminasse la sua figura.

San Nicola di BariVissuto probabilmente tra iv e v se-colo, fu vescovo di Myra in Asia Mi-nore. La tradizione agiografica vuoleche Nicola, ancora bambino, si rifiu-tasse di bere il latte nei giorni consa-crati al digiuno, palesando una voca-zione precoce. Tra i santi più venera-ti della cristianità, secondo uno degliepisodi della sua leggenda avrebbe sal-vato dalla cattiva sorte tre fanciulle,troppo povere per trovare marito, re-cando loro, per tre notti consecutive,una palla (o un sacco) d’oro come do-te. Le tre palle d’oro sono pertanto at-tributo del santo.

San PaoloSpesso accompagnato all’immagine disan Pietro apostolo, fu fondatore in-sieme a lui della Chiesa: se Pietro èsimbolo della sua componente ebrai-ca, Paolo ne rappresenta invece quel-la pagana. Tra i suoi attributi è la spa-da, strumento del suo martirio; il li-bro o il cartiglio, che alludono alla ste-sura delle Epistole.

San PietroRappresentato nella tipologia dell’a-postolo, talvolta indossa mitria e pi-viale, poiché fu il primo papa dellaChiesa cattolica. L’attributo che loidentifica è quello delle chiavi, sim-bolo dell’incarico conferitogli da Ge-

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sù di custodire le porte del cielo; altriattributi sono: il gallo; la croce capo-volta, strumento del suo martirio; piùraramente la barca, a ricordo della suaantica professione e quale simbolo disalvezza.

San RomoloMartire, discepolo di San Pietro e pri-mo vescovo di Fiesole, per primo dif-fuse il cristianesimo nella regione diFirenze. Ucciso, secondo la tradizione,sotto Domiziano, il suo corpo sareb-be stato portato fuori dalla città, pres-so il torrente Mugnone, dove nel ivsecolo, sorse una cattedrale. Le suespoglie vennero traslate nella nuovacattedrale di Fiesole nel 1028.

Santo StefanoPrimo diacono presso la comunità cri-stiana di Gerusalemme, si distinse pereloquenza e ardore di fede e carità. Lesue reliquie sono a Roma, accanto aquelle di San Lorenzo, protomartiredella Chiesa romana, così come Ste-fano lo era stato della prima comunitàapostolica. È ritratto giovane, talvol-ta tonsurato; suo attributo sono le pie-tre con le quali subì la lapidazione peraver accusato gli ebrei di aver assassi-nato il Messia.

Santi di Tito(Sansepolcro 1536-Firenze 1603)

Pittore e architetto, contribuì al supe-ramento del tardomanierismo in favo-re di un recupero della verosimiglian-za e del disegno classico propri delleforme del Quattrocento fiorentino. Trale sue numerosee opere, soprattutto pa-le d’altare, si ricordano la Resurrezio-ne di Lazzaro e l’Annunciazione in San-ta Maria Novella a Firenze.

SecchielloPiccolo recipiente che contiene l’ac-qua benedetta. È usato insieme all’a-spersorio, lo strumento con cui siasperge l’acqua, a forma di sferetta ca-va e bucherellata con spugna internae manico.

SmaltaturaTecnica di decorazione applicata a ce-ramica e metallo. I più diffusi proce-dimenti per la s. dei metalli sono il cloi-sonné, che prevede la stesura dellosmalto entro zone delimitate da sotti-li fili metallici e il champievé, che pre-vede l’inserimento dello smalto entropiccoli alveoli praticati su una lastrametallica. Il termine indica anche ilprocesso di impermeabilizzazione del-la terracotta che diviene di grande usoa partire dal xv secolo.

TelaCostituisce una delle superfici più usa-te per la pittura ad olio; di lino o di ca-napa, talvolta anche in cotone, juta,seta o altre fibre; la sua tipologia variadi grossezza e intreccio a seconda del-le epoche, dei luoghi e delle esigenzeespressive. Prima incollata su tavola, inseguito fu tesa su telaio per favorire iltrasporto dei dipinti; quest’ultimo uti-lizzo si diffonde dalla seconda metàdel xv secolo, sostituendosi definiti-vamente a quello su tavola a partiredal xvii secolo.

TelaioNell’arte della tessitura è il congegnoche serve a intrecciare i fili dell’orditocon quelli della trama. Con il termi-ne si intende anche l’inquadratura, ingenere lignea, sulla quale viene tesa latela per dipingere.

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TessutoTecnica e arte che consiste nell’intrec-cio di una serie di fili, chiamati orditoe mantenuti paralleli e in tensione, conun’altra serie che vi si inserisce tra-sversalmente, chiamata trama, otte-nuto mediante il telaio. I tessuti si di-cono uniti quando l’intreccio non pre-senta disegni speciali, operati in casocontrario. Si distinguono tre tipi basedi tessuto: la tela o taffetas, con due fi-li di ordito e due di trama, con ugua-le effetto al diritto e al rovescio; la saia,che sortisce un effetto diagonale incli-nato, a destra o sinistra; il raso (o sa-tin): a seconda che sia più evidente l’or-dito o la trama, si hanno rasi ad effet-to di ordito o rasi ad effetto di trama.

TritticoPolittico costituito di tre pannelli uni-ti fra loro.

TuriboloSuppellettile sacra, spesso preziosa-mente argentata, formata da una cop-pa con coperchio, sollevabile mediantetre catenelle, che contiene un piccolobraciere (navicella), nel quale vengo-no fatti bruciare grani di incenso.

Ugolino di Nerio(Siena, notizie 1310-1340 ca.)

Pittore senese appartenente a una fa-miglia di pittori, fu stretto seguace diDuccio di Buoninsegna del quale fuforse l’allievo più raffinato. Il suo stileaccentua il goticismo, la spiritualità el’eleganza delle figure del maestro, pro-babilmente per l’influenza di SimoneMartini. Contribuì all’affermazionedella cultura figurativa senese a Firen-ze con commissioni prestigiose, tra lequali quelle per gli altari maggiori diSanta Maria Novella e Santa Croce.

Vasari, Giorgio(Arezzo nel 1511-Firenze 1574)

Noto soprattutto per la sua attività distoriografo e critico d’arte con le Vitede più eccellenti pittori, scultori et ar-chitetti di cui si ha una prima edizionerisalente al 1550 ed una seconda, piùamplia nel 1568, insieme ad altri arti-sti fondò a Firenze l’Accademia del Di-segno, basata sul principio che lo stu-dio del disegno è la base per tutte le ar-ti. Vasari fu pittore e architetto: in qua-lità di architetto formulò, tra i tantiprogetti, quello degli Uffizi a Firenze.

Vasi votiviSono il calice, la pisside, l’ostensorio, lateca e la lunetta. Si possono intendereanche il corporale, la palla, il purifica-toio, il mesciacqua, le ampolline, il tu-ribolo, la navicella, la patena, il secchielloe l’aspersorio, la borsa del corporale, ilvelo del calice, il campanello, le tre am-polle che contengono gli oli sacri.

VellutoTessuto con superficie coperta di pelo,costituito da due orditi, uno per il tes-suto di base (grosso taffetas o raso) el’altro per il pelo, ottenuto mediantel’inserimento di un filo di cui si pos-sono tagliare le sporgenze anelliformi.

Velo (del calice)Quadrato di stoffa degli stessi coloriliturgici dei paramenti, ricamato e conal centro la croce o il monogramma diCristo, impiegato per coprire il caliceall’inizio e alla fine della Messa.

Velo omeraleParamento indossato sulle spalle, co-me uno scialle, con il quale il cele-brante prende l’ostensorio o avvolge ivasi sacri.

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Vergine della santa casa di LoretoSecondo la leggenda, nata sullo sfon-do storico della caduta di Costanti-nopoli, la dimora di Maria Vergine,già trasformata in chiesa sin dai tem-pi apostolici, sarebbe stata prodigio-samente trasportata dagli angeli a Lo-reto, dove è tutt’oggi. Il nucleo origi-nario risale al iv secolo, ma per pro-teggere le sacre reliquie, ovvero le mu-

ra traslate dagli angeli, l’edificio ori-ginario venne modificato attraversosuccessivi interventi che videro l’in-tervento di numerosi e noti artisti.Meta di pellegrinaggio fin dall’iniziodel xiv secolo il culto del luogo si in-tensifica nei secoli xv e xvi. La devo-zione alla Santa Casa dà luogo duran-te tutto il Cinquecento al fiorire di im-magine votive legate al Santuario.

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The Museum of Sacred Artof Certaldo

by Rosanna Caterina Proto Pisani

The Museum of Sacred Art of Certal-do aims at getting people acquaintedwith an unknown, but no less impor-tant, aspect of Certaldo’s heritage. Cer-taldo has numbered among the mostinteresting of the smaller Tuscan townssince the end of the 19th century.The symbol of the town is the Palaz-zo Pretorio that, with its elegant pro-file, dominates the town from above.The red brick façade is tempered bythe gray of the sandstone and by thelively green and yellow glazed terra-cottas with the insignias of the vicarswho, in office for only six months, lefttraces of their presence by donating tothe town coats-of-arms with their fam-ily names and armorial bearings, seton the façade or inside the palace.It was precisely on the rock, where thepalace is now located, that the power-ful Alberti family erected its castle, ofwhich Certaldo was a fief, while the fi-deles inhabited the village. The strug-gle with the Florentine Republic, ea-ger to expand its own territory and tocreate a circle of defensive castlesagainst the feudal lords; as in otherparts of the territory, ended with thedefeat of the Albertis and with thecrushing and admonitory destructionof Semifonte in 1202. From here, Cer-taldo’s communal autonomy began.Entering the Florentine political or-bit, it performed a fundamental role as

the seat of the Vicariate from 1415 on-ward, becoming the most importantcenter of the Valdelsa and in a goodpart of the surrounding territory.The town’s prosperity – its tranquili-ty interrupted by the 1479 sackingwhen Certaldo was laid waste by pa-pal troops, the king of Naples and theSienese, and again during the waragainst Siena – continued until theMedici dynasty died out, beginningits decline with the arrival of the Lor-raines; first with a reduction of thepodesta offices, and later with the Vic-ariate’s suppression in 1784, when Cer-taldo became part of Castelfiorentino’spodesta jurisdiction, subject to the SanMiniato court of law.An obligatory stop for the visitor is thePalazzo Pretorio with its 15th centuryfrescoes (the Incredulity of Saint Thomas,the Madonna and Child by PierFrancesco Fiorentino), with its monu-mental rooms on the ground floor (theHall of Audiences, the Palace Chapel),but also on the upper floors (the Vic-ar’s Hall, the Council Hall, the Cham-ber of the Guests or of the Knight) andwith the adjacent ancient Church ofSanti Tommaso e Prospero, where theTabernacle of the Executed with itssinopia drawings is kept. It was execut-ed by Benozzo Gozzoli in collaborationwith Giusto d’Andrea, Pier FrancescoFiorentino and probably Giovanni daMugello, on a commission from theVicars – as the coats-of-arms indicate –over a previous Annunciation, whosesinopia drawing is preserved.A visit to the Boccaccio House, recon-structed after World War ii, is also an

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obligatory stop. Acquired and donat-ed to the State in 1821 by the MarchesaCarlotta Lenzoni, a friend and patronof artists, it houses a fresco by PietroBenvenuti, an academic painter invogue at that time, depicting Boccaccioat his Desk in the Loggia. The house hasan interesting library dedicated to thegreat writer, as well as mementos andkeepsakes of Boccaccio. But homageto Boccaccio, Certaldo’s most famousson, must be paid by visiting theChurch of Santi Jacopo e Filippo thathouses his cenotaph and a bust of suchvibrant vitality it almost seems to talkto the visitor, which was carried out byFrancesco Rustici in 1503 for Vicar Lat-tanzio Tedaldi.We are now in the Church of Santi Ja-copo e Filippo, halfway between thePalazzo Pretorio and the BoccaccioHouse, that is part of the museumtour, not only for the beauty of theworks kept there but also for the com-mon history of the whole complex thatis tied to the Augustinians, of whichthe Museum’s home is also a part. It isset on the little square, at one time acemetery, which acts as the meetingpoint of the most important historicalbuildings of the town.The Church of Santi Jacopo e Filippo,its building probably dating back tothe 12th century, has a simple façade anda single nave interior with an extreme-ly bare trussed ceiling, the result of a1960’s restoration that, with a “purist”intervention, resulted in the replace-ment of the Baroque crowning of thebell tower and, inside, the eliminationof the altars that adorned the church as

well as of the Assisian decorations andthe large Christ in the apsidal basin. Ina niche to the left, next to the entrydoor, there is a beautiful fresco depict-ing the Madonna between Saints Jacopoand Peter with the female purchaser,transformed into Saint Veridiana overthe course of the centuries. The work– discovered at the beginning of the20th century and restored in 1995 – isattributed to the Sienese Memmo diFilippuccio, a municipal painter in SanGimignano and Simone Martini’s fa-ther-in-law. After a long period con-forming to Duccio’s style, he incorpo-rated Giottesque innovations into hiswork as well as, in the end, SimoneMartini’s novelties. In the middle ofthe left wall, there is a bust of Boccac-cio by Francesco Rustici, which has al-ready been mentioned. In the back,next to the main altar, there are twoglazed terracotta tabernacles commis-sioned by the Vicars, as indicated bythe family armorial bearings, one byLodovico Pucci, dated 1499-1500 andattributed to Benedetto Buglioni, theother by Vicar Ristoro Serristori.On the right wall, there is a large al-tarpiece, also in glazed terracotta, de-picting the Madonna of the Snow, car-ried out around 1520 by the workshopof Giovanni Della Robbia. Comingfrom the Church of San Martino a Ma-iano, it is an extremely interesting ex-ample of the glazing technique that de-scribes the snowy sky with an almostpictorial rendering. Then, above theniche where the body of the blessedwoman rests, there is the small predellawith the Stories from the life of the

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Blessed Julia told in a refined and po-etic manner. Next to the entry doorthere is a holy water stoup, at one timeused as a baptismal font, dated 1572,that bears witness to the ancient strug-gles between the Augustinians and theGianfigliazzis, the patrons of the moth-er Parish Church of San Lazzaro. Leav-ing by the central door, to the rightone enters a small asymmetrical, trape-zoidally-shaped cloister, formerly oc-cupied by the Chapel of the BlessedJulia which had been built by theSienese architect Giuseppe Pianigianiin 1854 as a sign of gratitude to her forhaving saved Certaldo from cholera.Through the door on the left, one en-ters the museum, its rooms formerlypart of the Augustinian convent,which in more recent times, has be-come the home of a kindergarten runby nuns. The entrance is furnishedwith the chest of the Blessed Julia abovewhich there is a map that shows thesize of the Certaldo Vicariate, the cur-rent religious jurisdiction which hasreplaced the ancient parish, includingthe Parish Church of San Lazzaro a Lu-cardo and its suffragans and the ParishChurch of San Giovanni Battista inJerusalem with its affiliates as well assome dependent churches of the ParishChurch of Sant’Appiano.The tour begins in the large hall, withits beautiful windows that look out onto the town walls, where the most an-cient paintings are displayed, from theprecious 13th century Madonnas by theMaster of the Bigallo and Meliore tothe 14th century polyptychs attributedto Ugolino di Nerio and Puccio di Si-

mone, up to the detached frescoesfrom San Martino a Maiano, execut-ed by the prolific Cenni di Francesco.Entering from the large hall, there aresilver works displayed in a series ofsmall halls that also overlook the townwalls. They are grouped according tothe church to which they belonged. Inthe first room, there is a large group ofgilded copper processional crosses thatgo from the 13th century – the most an-cient of which, from the Church ofSanta Maria a Casale, presents theChristus triumphans iconography – upto other 14th-15th century exemplars.There are other objects from ancientperiods, such as the thurible from SanGaudenzio a Ruballa, the pyx-chalicedated 1496, the 15th century mon-strance and the pax board attributed toAntonio Averulino known as Filarete,all from the Church of San Lazzaro aLucardo.The Baroque silver works, carried outin part by the Florentine workshopsthat enjoyed great favour in the 18th cen-tury, are accompanied in the secondhall by a core of neo-Gothic articleslinked to the construction of the newChurch of San Tommaso nel Borgo,the lower, modern part of Certaldo.The reliquary hall follows where, in ad-dition to some beautiful 17th-18th cen-tury lamps, there are reliquaries andreliquary-statues, among which theBust of the Blessed Julia stands out, adocumented work by the Florentinegoldsmith Paolo di Andrea Laurentini,executed in 1652-1653. From the reli-quary hall, one enters the textile sec-tion, arranged in the former sacristy of

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the Company, among which is noteda four-piece set of vestments from thesecond half of the 16th century, with thefamous chasuble known as Boccaccio’s;in reality an embroidered silk gros cha-suble from the 18th century and, fromthe same century, a humeral veil ofgreat quality for the embroidery crafts-manship and the preciousness of thematerials. Then one enters the Chapelof the ancient Company of SantissimaAnnunziata, later of the Precious Bloodof Jesus erected in 1620 – as seen on thedoor’s architrave – on the site of theconvent’s Chapter. In this monumen-tal room, with its simple and elegant ar-chitecture, the large painting depict-ing the Madonna with Child and Saintshas taken its place again on the mainaltar. Among the saints depicted in thiswork, recently attributed to GabrieleGrassi, are Saints Monica, Augustine,and Nicholas of Tolentino of the Au-gustinian order. Other 17th centurypaintings are arranged here (Bernardi-no Monaldi’s Madonna of the Rosary,1611, the Annunciation from about1620) together with the sculpture sec-tion, well-represented by an elegantgilded wooden statuette of the Madon-na and Child, with strong references tothe Sansovino style, from the Churchof Santa Maria a Bagnano, and by thetwo life-size painted wooden sculpturesrepresenting the Augustinian saintsSaint Nicholas of Tolentino and SaintJohn of San Facondo, works by a mid-17th century Sienese sculptor, which atone time were on the altars of theChurch of Santi Jacopo e Filippo. Thelast hall is dominated by the imposing

structure of the 13th century PetrognanoCrucifix, a unique sculpture in thepanorama of Italian art, with the Chris-tus triumphans iconography, that seemsto look with wide-open eyes at the in-corruptible essence of human nature,expressing the triumph of life overdeath.

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A visit to the Museum

by Sabina Spannocchi

Entrance and bookshop

The museum entrance is found on theleft of the facade of the Church of San-ti Jacopo e Filippo, at the end of the pi-azza of the same name. Passing throughthe door, we are welcomed by a smallRomanesque-style, double order clois-ter in the shape of a trapezoid; its lay-out, which tends to widen towards theback, offers an interesting perspectiveeffect. The portico’s ground floor, cov-ered by a cloister vault, has a series oflarge arches along the exterior. Eacharch rests on a brick column that endswith a stone capital, decorated withplant reliefs. On the upper floor thecolumns, with identical capitals, di-rectly support the roof. As is noted, ex-amples similar to the portico’s columnsare found in other parts of Certaldo’sancient center, as well as inside the mu-seum itself, where the windowed arcadepreserves the only exemplar remainingof a gallery that must originally havefollowed the building’s entire length.The cloister’s clean and original linesre-emerged following an importantrestoration (1963) that saw the disman-tling of a 19th century chapel dedicatedto the Blessed Julia. The exact date ofthe building’s construction is unknown,but it seems that the Augustinians hadalready settled in Certaldo before 1422.Near the cloister entrance, staying tothe left, one enters the ticket office. On

the left wall of the ticket office, thereis a recent watercolor (2001) by Massi-mo Tosi that, like a map, gives a bird’seye view of the ancient extension of theecclesiastical vicariate of Certaldo.

To the left of the ticket office

1. tuscan productionChest of the Blessed Julia1633Carved and painted wood;62�140�53 cmChurch of Santi Jacopo e Filippo(inv. 21)

In the entrance are the two cases withthe processional crosses of the silver worksection.

In the first case

2. tuscan workshopProcessional crossmid-15th centurygilded, chiseled, incised copper; cast bronze; 51�31 cmChurch of San Martino a Pastine (?)(inv. 42)On the recto (front) of this cross, thereappears the image of the crucifiedChrist in cast bronze, with an emaci-ated and bony body, especially the tor-so. In line with the great diffusion of(sorrowful) Christus patiens crucifixesduring the 14th and 15th centuries, toremind the faithful of the sacrifice ofGod’s Son on earth, this exemplar al-so shows a complacent decorative stylein the cross’s background on the rectoas well as the verso (back).

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In the second case

3. tuscan workshopProcessional cross14th century-15th centurygilded, incised, chiseled andembossed copper; cast bronze;55.5�31.8 cmChurch of San Lazzaro a Lucardo(inv. 39)Rather evolved and complex, both inthe technique and in the iconography,this splendid cross, extremely well-pre-served with all of its ends intact, canalso be admired from both sides. Sim-ilar to another exemplar from theChurch of San Jacopo a Mucciana andtoday preserved in the Museum of Sa-cred Art in San Casciano in Val di Pe-sa, it is undoubtedly the result of an ar-tisanal production obviously influ-enced by the more widespread Flo-rentine figurative models.

1 - Hall of 13th-14th

century paintings

This hall in which important paint-ings from the 13th to the 16th centuriesare displayed, represents the Museum’spicture gallery. Here the wooden pan-els that once furnished the churchesin the countryside surrounding Cer-taldo are displayed in chronologicalorder. In particular, the most ancientand precious gold backgrounds comefrom Santa Maria a Bagnano: from themajestic and solemn Madonnas by theMaster of the Bigallo and by Meliore,to the charming triptych attributed toUgolino di Nerio’s workshop. In con-firmation of the specificity and thewealth offered by a borderland like thatof Certaldo, paintings with a clear Flo-rentine and Sienese imprint are gath-ered together here. The tour contin-ues with examples of “primitive” paint-ing, such as the interesting polyptychby the Giottesque Puccio di Simone,which seems to have been carried outin 1357 upon the artist’s return to Flo-rence from a brief and fruitful stay inLe Marche. There are also examples ofmore modern paintings, such as theMadonna with Child and Saints prob-ably by Raffaello Piccinelli, of an ob-viously classical nature or the impres-sive Circumcision, with its obviousnorthern European references andbright colors, from the circle ofBernardino Poccetti.

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The tour begins from the wall on the right

4. master of the bigallo (active in Florence 1220-1250)Madonna with Child Enthroned and Two Saints1240-1245 ca.wooden panel; 129�67.5 cmChurch of Santa Maria a Bagnano(inv. 1)This solemn image of the Madonna, inthe act of presenting the benedictoryChild in front of her, belongs – to-gether with a limited group of otherpaintings – to an anonymous Floren-tine painter, active around the mid-13th

century. In 1933, the Austrian scholarRichard Offner reconstructed thisartist’s personality, based on the crosskept at the Bigallo Museum in Flo-rence, thus the master’s name. A recentrestoration (2000-2001) has also dis-pelled the most tenacious doubts aboutthe paternity of this work – describedin the mid-19th century as being in thechoir of the Church of Santa Maria aBagnano – attributing it to the un-known painter. The painting’s rectan-gular form, from which a fully deco-rated relief halo extends outward, al-most mimicking a sculptural effect, iscompletely occupied by the Madonnaseated on a wooden throne, made morecomfortable by a long red cushion. Sheis wearing a large ruby red tunic, cov-ered by a blue mantle on which threestars stand out: one on her head andone on each shoulder, alluding to themystery of Mary’s virginity, before,during and after the conception of the

Son of God. On the gold backgroundtwo full-length images of saints areseen: one of the earliest examplesrecording the substitution of the tra-ditional angels that flanked the Virginwith the figures of saints. The youngtonsured monk, to the onlooker’s left,wears a richly edged, red robe and hasa book in his hand; the female saint tothe right is wearing a large grey tunicand is covered by a red mantle. Sheclutches a cross while raising her lefthand in a sign of testimony. Offneridentified the two saints as SaintLawrence and Saint Margaret. Similarto other Madonnas with Child linkedto the anonymous master, this wood-en panel confirms the painter’s fond-ness for warm and intense colors, aswell as a propensity for a relaxed andprecise line that, at least in thedraperies, more than in the faces, hintsat a significant plastic rendering

5. Attributed to ugolino di nerio(active 1310-1340 ca.)Madonna with Child between SaintsPeter and Romulus1315-1320 ca.wooden panel; 115�155 cm; predella39�155 cmChurch of Santa Maria a Bagnano(inv. 3)Confirming the Sienese as well as theFlorentine influences to which the landof the Valdelsa, set at the border of thetwo artistic centers of Siena and Flo-rence, was subject during the 14th cen-tury, is this charming triptych, its lan-guage explicitly imitating Duccio diBuoninsegna. The Madonna is drawn

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in profile within round arches as sheexchanges affectionate tender gestureswith the Son; to the sides, identifiedthough the inscriptions that are on thegold background, there appear SaintPeter, dressed in an old-fashioned way,with a book and keys in his hands, andSaint Romulus, one of the first evan-gelists in Tuscany, represented here bythe typical bishop’s insignias. In the pin-nacles above, there is a half-length rep-resentation of Saint Francis of Assisi(unmistakable because of the presenceof the stigmata on his side and hands),the severe figure of the benedictoryChrist, and possibly Saint Lucy, who isholding in her hand a vessel that con-tains a small flame. The refined glazedcolors, the relaxed, soft forms, especiallyof the faces of the Virgin and the Child,have always suggested that the triptychcould be related to Ugolino di Nerio,the best and most faithful disciple ofDuccio di Buoninsegna. This painter,in the second decade of the 14th centu-ry, after limited openings towards theart of his countrymen Simone Marti-ni and the Lorenzettis, let Florence se-duce him with its Giottesque innova-tions. Recently the critics, recognizingthe high but not exactly sublime qual-ity of this triptych, have expressed theopinion that the work is more likely byGuido di Nerio, one of Ugolino’s twobrothers, enrolled in the Florence reg-ister of painters in 1327.

6. meliore(active in Florence 1260-1280 ca.)Madonna Enthroned with Child andTwo Angels

1270-1275 ca.wooden panel; 118�58 cmChurch of Santa Maria a Bagnano(inv. 2)A marvelous example of a perfect stateof preservation, this work is by Meliore,the famous Florentine painter who, in1260, participated in the battle of Mon-teaperti, as a document records. In thispainting, the Virgin is sitting on athrone covered by precious materialsand padded by long colored pillows; sheis covered by a large dark blue mantlecompletely covered by gilded damaskpatterns, whose gaudy edge hints at anelementary movement; her face, look-ing forward, stands out against a largehalo, decorated with abundant en-graved plant motifs; the Madonna wearsa vividly colored crown on her head inwhich an attempt to simulate the pres-ence of precious and colored stones isevident. The Child, also depicted look-ing forward, is dressed in the old-fash-ioned way; in his left hand, he clasps ascroll, a traditional attribute of divineknowledge, while he raises his righthand in the act of blessing. Behind theVirgin, two half-length, winged angelsappear who present the divine groupwith a clear gestural expressiveness.Cold and intense colors prevail on thiswooden panel, while the forms are dis-tinguished by his typical stylistic ele-ments with clean and precise outlines.A contemporary of the Master of theMagdalene and of Coppo di Marcov-aldo, Meliore is characterized, even ifwithin a clearly Byzantine cultural tra-dition, by its simple, direct language.

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Florence and Siena: The Centres of a Figurative Patrimony

Administratively divided between theprovinces of Florence and Siena, Valdel-sa is a borderland. The town of Certaldois set at the end of the Florentine Valdel-sa almost equidistant from the two cities,which are among the most culturally ac-tive in Tuscany, which have performed aleading role in the field of the figurativearts at certain periods. Thus, Florence andSiena are the centres of a figurative pat-rimony that we recognize in many of theworks present in the Certaldo Museum.If the two 13th century Madonnas (cat. 4and 6) have been carried out by Floren-tine masters, the Master of the Bigalloand Meliore, early evidence of Sienesepainting was already visible in the 14th

century. Thus the Bagnano Triptych,(cat. 5), assigned to Ugolino di Nerio,documented in Florence where he workedin the Churches of Santa Maria Novel-la and of Santa Croce, and possibly Duc-cio’s most refined disciple, seems to havedrawn on Giotto’s Madonna in the Ba-dia Polyptych for the Madonna on thecentral panel.Located in the Church of Santi Jacopo eFilippo, the beautiful fresco depicting theMadonna and Child between Saints Ja-copo and Peter with the female purchas-er has been assigned to Memmo di Fil-ippuccio, the father of the more famousLippo Memmi and Simone Martini’s fa-ther-in-law, on whose language also theold municipal painter of San Gimignanodrew in a late phase of his work.If the Florentine works are still rathermore frequent from the second half of the

14th century to the end of the 16th centu-ry, from Puccio di Simone to Lippo d’An-drea to Cenni di Francesco and BenozzoGozzoli up to a painter from Bernardi-no Poccetti’s circle, the 17th century againoffers Sienese exemplars, like the largepainting on the Company’s altar depict-ing the Madonna and Child with Au-gustinian Saints, probably by GabrieleGrassi, a follower of Alessandro Casolania painter for whom recently critics havebeen reconstructing a biography. Two rareand large carved sculptures are housed inthe same room, depicting the Augustin-ian saints Saint Nicholas of Tolentinoand Saint John of San Facondo, whichhave stylistic similarities to 17th centurySienese sculptures as seen in the subtlefolds of their clothing, which comparewell with works by the sculptor, still notmuch studied, Tommaso Redi, the artistof the busts of the blessed souls of Sienaon the façade and of the angel on the cuspof the Siena cathedral.

Rosanna Caterina Proto Pisani

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On the back wall

7. cenni di francesco (active from 1369 to 1415 ca.)Crucifixion with mourners, SaintCatherine of Alexandria and SaintMiniatus (?)1385-1390 ca.wooden panel;168�65.5 cmOratory of San Pietro a Tugiano,later in the Church of San Lazzaro aLucardo(inv. 5)The cuspidate panel portrays a sor-rowful image of the Crucifixion. In acrowded composition, the Virgin andSaint John the Evangelist are recog-nized in the foreground, while SaintCatherine of Alexandria and a youngsaint with a cross in his hand, proba-bly Saint Miniatus, appear in the mid-dle ground. The supposition for theidentification of the latter would seembacked by the probable veneration ofthis saint in the Certaldo territory, asdemonstrated by the existence in thepast of the oratory of San Miniato aMaggiano, a subordinate of San Gau-denzio a Ruballa, unfortunately nowdestroyed. The painting’s compositionis completed, below, with the image ofa skull at the foot of the cross and,above, in addition to symbols for thesun and the moon, with that of a pel-ican that tears its breast with its beakin order to feed its hungry young withits own blood, an evident allusion tothe concept of charity. This painting’sartist was a rather prolific, but not sub-lime, painter between the end of the

14th and the beginning of the 15th cen-turies, especially in the Valdelsa terri-tory. Closed to Renaissance innova-tions, he remained tied for life tospreading his late Gothic formulas.This Crucifixion, transferred in 1917from the Oratory of San Pietro a Tu-giano to the Church of San Lazzaro aLucardo, found good company in itsnew home, since the same painter hadleft in that church significant parts offrescoes that date back to the late 1380’s.

8. puccio di simonein Florence from 1343/6 to 1362 ca.)Madonna with Child and SaintsSixth decade of the 14th century(1357 ?)wooden panel;144�191 cmOratory of San Pietro a Petrognano,later in the Church of San GiovanniBattista in Jerusalem in SanDonnino(inv. 4)This polyptych, at one time in theChurch of San Pietro a Petrognano, be-longs to one of the most importantpainters working in Florence aroundthe 1350’s. A contemporary document,in fact, counts Puccio di Simone among“the best painting masters who are inFlorence”. The five, cuspidate panelsdepict the Virgin in the center, seatedon a throne while she holds the Childin her arms. At the sides, in a reducedsize, appear Saint Lucy and SaintCatherine of Alexandria, their posesconfident and slightly varied. In the sidesections, with everyone turned towardsthe center, there are Saint Anthony the

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Abbot, with his tau-shaped staff andthe little pig that comes out from thelower corner, Saint Nicholas of Bari, inbishop’s clothes, Saint John the Baptist,with the scroll on which is easily read“ecce agnus dei qui tollis peccha-ta mundi” (in memory of therenowned sentence pronounced by thesaint upon seeing Jesus), and SaintFrancis, presented as a friar. Above, inthe medallions, three prophets and asaint evangelist appear in half-length tothe sides of the benedictory Christ. Stillvisibly influenced by Giotto, especial-ly through Bernardo Daddi and Masodi Banco, Puccio di Simone also man-ifests in this painting a great sense ofspace and of the figures’ volumes, evenif sometimes he fails in the details as,for example, in the slightly ungainlyand deformed legs of the Child. Whilein the central section, it is a volumetricplastic rendering that prevails, in theside ones the naturalistic effect obtainedthrough a careful use of chiaroscuro isespecially appreciated. If, as GuidoCarocci suggested at the end of the 19th

century, this polyptych truly dates backto 1357 (it seems that a marble fragmentunder the altar mensa depicted the coat-of-arms of the Belforti family of Pet-rognano and the date 1357), it was car-ried out upon Puccio di Simone’s re-turn from Le Marche, a journey that,following Allegretto Nuzi, meant somuch in expanding his cultural view.

9. pseudo ambrogio di baldesealias lippo d’andrea (Florence 1377-1457 ca.)Madonna with Child

third decade of the 15th centurya wooden panel; 78�57 cmChurch of San Martino a Pastine(inv. 8)The central panel of a polyptych, thataccording to ancient descriptions, wasoriginally completed at the sides withthe figures of male saints (Martin andAnthony the Abbot) and female saints,this painting has been connected in the1960’s to the Pseudo Ambrogio diBaldese, identified recently with to Lip-po d’Andrea. He was a charming LateGothic painter who, even though ac-tive in the first half of the 15th century,carried on for his whole life the curvedrhythms of Lorenzo Monaco, thegraceful and delicate beauty of Ma-solino da Panicale’s faces, rather thanopening himself up to the revolution-ary innovations brought forward byMasaccio. In the small panel from Pas-tine, the paintings’ prevalently soft andwarm colors refine even more the con-tained and elegant poses of the divinegroup. The Child, wearing only a neck-lace from which a small piece of coral,hangs is blessing affectedly with hisright hand, while in his left he holdsnonchalantly a bird by its wings. Hismilky complexion, his barely reddenedcheeks, just like the Virgin’s, clearlyevoke the sweet faces of Masolino.

On the wall in front of the entrance

10. tuscan painter of the 16th

century (raffaello piccinelli?)Madonna Enthroned between SaintsFrancis and Anthony the Abbot

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1522wooden panel;160�144.5 cmInscription on the first step of thethrone: ora pro nobis deigenitrix a.d. mdxxiiChurch of Santa Maria a Bagnano(inv. 9)This very beautiful painting portraysin the center, on a marble throne,closed by a well-defined niche, a ten-der divine group. To the sides SaintFrancis and Saint Anthony the Abbotare recognized, while a half-length im-age of the purchaser in profile is rep-resented below. For some time thename of Raffaello Piccinelli has beenadvanced for this work; he was thebrother of the more famous and gift-ed Andrea, known as Brescianino.Above all, the cogent comparisonswith a work like the Baptism of Christ(1522-1524, today in the Museo dell’-Opera del Duomo of Siena), a docu-mented collaboration between the twobrothers, but which the critics, owingto a lower quality, have almost alwaysgenerally related to Raffaello, seem toback this theory. Already in 1568, inthe last edition of his Vite [Lives] ofartists, the historiographer from Arez-zo, Giorgio Vasari, speaking of Cecchi-no Salviati, mentions the Brescianinis’workshop. These painters were espe-cially receptive to the innovations ex-pressed in Florence in the early 16th

century by Fra Bartolomeo and An-drea del Sarto, as well as by the greatRaphael and Leonardo. In our paint-ing are particularly to be noted the softand modulated color passages, the

sweet and delicate forms especially inthe faces of the Madonna and theChild. The interesting portraitist,probably Raffaello Piccinelli, also de-picted the panel’s purchaser, whoshould be identified as BartolomeoDainelli, according to the discovery ofthe patronage for the altar of the Vir-gin Mary in the Church of Santa Mariaa Bagnano, from where this paintingcomes. Since also a wooden panel dis-played today in the Museum of SantaVerdiana presents the same stylisticcharacteristics as our work, we are ledto suppose that Raffaello Piccinelli al-so worked in the Valdelsa.

11. circle of bernardinopoccettiCircumcisionlast decade of the 16th centurywooden panel;214�139.5 cmChurch of San Giovanni Battista in Jerusalem a San Donnino(inv. 10)The painting’s uncommon iconogra-phy is divided into two parts. In the up-per one, two old men and a woman arepreparing to perform a circumcision onan agitated Child who is sitting nude ona table. The probable purchaser, ele-gantly dressed in black with a creasedwhite collar, participates passively in thescene and proudly directs his look to-wards the observer. In the lower part,the Virgin and Saint Joseph are por-trayed kneeling, one in front of the oth-er, in adoration of the Son who, in thiscase, is found above their heads. Thepainting was carried out as an ex devo-

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tione of Giovanni Battista Capponi,probably commissioned by Neri diPiero Capponi, between 1589 and 1599.It is the same purchaser who, comply-ing with his uncle’s testamentary re-quests, had the aedicule of San MicheleArcangelo in Semifonte erected. Thepainting, probably inspired, especiallyin the upper part, by some northernEuropean engravings, is characterizedby bright and vivid colors. It is believedthat the artist must have been from theworkshop of the Florentine painterBernardino Poccetti, an artist who wasrather involved in the decorations spon-sored by the Capponi family.

On the walls of the windowed arcade,placed one in front of the other

12. cenni di francesco(Florence, documented 1369-1415 ca.)Saint Martin and Saint Catherine1405-1410 ca.Detached fresco; 220�132 cm;The following inscription runsunder the feet of the two saints:mcccx fece benedetto di baldoper rimedio dell’anima suaChurch of San Martino a Maiano(inv. 6)

13. cenni di francesco(Florence, documented 1369-1415 ca.)Madonna with Child1405-1410 ca.Detached fresco; 220�107 cmChurch of San Martino a Maiano(inv. 7)In 1963 the two frescoes were detachedfrom the Church of San Martino a Ma-

iano, on the occasion of the memorableexhibition Arte in Valdelsa, at a timewhen the detachment technique wasfinding particular favor. The first frag-ment portrays the entire image, withinsmall slender trilobate arches, of a holybishop, perhaps Saint Martin of Tours,due to the church’s titling, and SaintCatherine of Alexandria, a martyr saintwith a very widespread cult. This frag-ment was originally found at the cen-ter of an aedicule placed on the left wallof the church. The second fresco, de-picting inside a slender and soaring ar-chitecture the almost diaphanous im-age of the Virgin while suckling a kick-ing Child, was instead placed along theright wall. The inscription that runs un-der the feet of the two saints, even if thedating (surely re-written) is not reliable,could however indicate the exact nameof the purchaser who requested the fres-co in order to recommend his own soulto heaven, this being a rather wide-spread practice during the entire Mid-dle Ages. Here the painter shows an easydecorative style, in the flamboyant ar-chitecture that frames the various per-sonalities (rather close to that found inthe Church of San Francesco aCastelfiorentino), as much as in the de-scription of their refined and preciousrobes. Prolific as much as provincial,Cenni di Francesco only rarely exceed-ed the category of a conventional andpredicable narrator.

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2 - First hall of silver works

The silver works are displayed in thethree small halls adjacent to the largehall. In the first hall the most ancientsilver works are capt. In addition tosome processional crosses, amongwhich is the extraordinary one fromSanta Maria a Casale with the image ofthe Christus triumphans and dating tothe mid-13th century, the ancient thuri-ble from San Gaudenzio a Ruballa isnoted, which the critics have sometimesplaced stylistically with the door reliefsby Bonanno Pisano. Among the otherprecious objects, in large part comingfrom the Parish Church of San Lazzaroa Lucardo, is the marvelous 1496 chal-ice, transformed only later into a pyx,characterized by small gaudy plates inazure blue vitreous paste placed on thenode. Finally, following a chronologi-cal order, the splendid pax board mer-its a close look. Attributed to the im-portant Renaissance architect sculptor,Antonio Averulino, also known as Fi-larete, it displays a remarkable archi-tectonic arrangement and an interest-ing sinuous pose of the Virgin.

In the first case to the left

14. Workshop of ruggero dihelmershausenProcessional crossmid-13th centurygilded, incised and chiseled copper(cross); cast bronze (Christ);44.6�23.2 cm Church of Santa Maria a Casale(inv. 38)

Conceived with the idea of being seenfrom both sides, this ancient cross showsthe archaic image of Christus triumphansin relief on the recto, with the incisedfigures of the Madonna, Saint John theEvangelist, an angel and Christ in thesepulcher placed under the mount ofGolgotha, on the ends. Instead, on theverso of the cross, the figure of the deadChrist is engraved in the center as wellas the symbols for the four evangelistsenclosed in circular forms at the ends.The precious object (lacking its ends)must have come from the thriving gold-smith’s workshop of the Rhenish Bel-gian Ruggero di Helmershausen, activearound the mid-13th century, as con-vincing comparisons with crosses keptin the Schnütgen Museum of Colognereveal, all characterized, like this one,by an elementary as much as a monu-mental anatomy and by the Christ’s em-barrassing hieratic fixity.

15. tuscan workshopProcessional cross14th century-15th centurygilded, chiseled, incised copper (cross);cast bronze (Christ); 49�27 cmChurch of San Tommaso(inv. 40)The image of the dead Christ on therecto of this cross, made of cast bronze,evidently refers to the elegant sculptur-al exemplars of Andrea Pisano, thatwonderfully combine the “spacious”Giottesque lesson with the fluidrhythms of French Gothic. Very simi-lar to the one from the Church of SanLazzaro a Lucardo, this piece also dates

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back to the end of the 14th and begin-ning of the 15th centuries, being an op-timal example of the Tuscan late Goth-ic goldsmith’s art.

In the second case on the left

16. tuscan workshopProcessional crosssecond half of the 15th centurygilded, chiseled, incised copper; cast bronze; 51�27 cmChurch of Sant’Andrea a Vico d’Elsa(inv. 43)

17. tuscan workshopProcessional crossmid-15th centuryIncised, gilded copper; cast bronze;54�27 cmChurch of Santa Maria a Bagnano(inv. 41)A dead Christ, sculpted in full relief,hangs from the front of the cross, cov-ered by a long loincloth that descendsto cover his knees. Incised on the endsat the sides are the Virgin and Saint Johnthe Evangelist with the benedictoryGod above and the Magdalene below.At about the height of Christ’s feet, rep-resentations of the sun and the moonstand out. On the back of the cross, in-side leaf-like motif decorations, the fourevangelists, together with their respec-tive symbols, are depicted in the poly-lobed ends. The image of Saint Stephenstands out in the fifth polylobed ele-ment. The fluency of the plant motifsand the naturalistic forms of the figureslead to the belief that this cross coulddate back to the mid-15th century.

Third case to the right, starting fromabove and from left to right

18. tuscan workshopChalicesecond half of the 17th centurygilded, embossed, incised bronze;gilded silver; 22�11.5 cmInscriptions: under the foot: o.s.m.Church of San Lazzaro a Lucardo(inv. 52)

19. florentine workshopPyx chalice1496gilded, engraved, chiseled, embossedcopper; 25�15.2 cminscriptions: in capital letters on thestem of the foot under the node:calix iste donatus fuit ple s.lazai ano 1496Church of San Lazzaro a Lucardo(inv. 48)This precious object, made in 1496 as achalice to be donated to the ParishChurch of San Lazzaro a Lucardo, wastransformed into a pyx during the 18th

century. Both the cup and the cover, aswell as the six little plates of an azureblue vitreous paste, date to this last in-tervention. The oldest part (that is thebase and the stem) expresses in the har-monic and elegant form the FlorentineRenaissance style. On the first node, itis still possible to read the inscriptionthat records the year and the church towhich this object was donated.

20. florentine workshopMonstrancefirst half of the 15th century

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gilded, incised, silver-plated,embossed copper; silver; enamels;40�20 cminscriptions: under the small domein capital letters: ave verbum /incarnatum in altare con / secratum pro salutem / nominatoChurch of San Lazzaro a Lucardo(inv. 46)This aedicule-type monstrance restson a raised triangular foot and has arounded neck with braided decora-tions and smooth baccellaturas. Thecircular stem has six blue enamel man-dorlas, each with a stylized flower in-side. At the top, the small hexagonalaedicule has some openings endingwith small charming trilobate arches.A small double cupola with a cross atits summit completes the composition.Both the compact structure and thesober decoration suggest that thismonstrance belongs to the first half ofthe 15th century, in other words, to thebeginning of the Renaissance period.

21. tuscan workshopChalicefirst half of the 17th centurygilded, embossed, incised bronze;gilded silver; 22�11 cmChurch of San Lazzaro a Lucardo(inv. 51)

22. tuscan workshopChalicefirst half of the 18th centurygilded, incised, chiseled andembossed silver; 25�12 cmChurch of San Lazzaro a Lucardo(inv. 53)

23. florentine workshopHoly water potmid-17th centuryengraved, incised, chiseled andembossed silver; copper; 10�15.1 cminscriptions: capital letters incisedinside a scroll: gabbrie/llo disa/nti cas/aci do/1651Coats-of-arms: Casaccistamps: under the foot, a lionrampant with its head turnedoutside the field; another is illegibleChurch of San Lazzaro a Lucardo(inv. 55)The pot, resting on a circular base, hasa rounded body that tapers near thesubtle and flat neck. Two scrolls emergefrom the background decorated withplant motifs: one bears the inscriptionand the other the donor’s coat-of-arms.The slender and light handle is obtainedby charming swirls, alternating concaveand object forms. This splendid artifactfrom a Florentine workshop, as thestamp shows, was donated to theChurch of San Lazzaro a Lucardo byGabriello di Santi Casacci, the samegenerous donor who had also honoredthe very same church with a lamp in1649. (Cat. 85).

In the same case: below, from left toright

24. tuscan workshopEwerbeginning of the 18th centuryincised, silver-plated cast copper;21.5�19 cmChurch of San Lazzaro a Lucardo(inv. 58)

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25. workshop “all’insegna del sole” (Florence 1635-1644)Incense boat1644 (?)engraved, incised, chiseled andembossed silver; 10�22 cminscriptions: above the coat-of-arms:g.a.g.Coats-of-arms: Gianfigliazzistamps: inside movable valve, a lionpassant with its head turned outsidethe field; a sun in a circular fieldChurch of San Lazzaro a Lucardo(inv. 49)The incense boat, resting on a slight-ly convex round foot, has a body dec-orated with a baccellatura motif. TheGianfigliazzi family coat-of-arms ap-pears on the two valves, one of whichis fixed. As the stamp confirms, thisprecious object was produced by anunknown silversmith from a rather ac-tive Florentine workshop during the17th century, who re-employed struc-tural forms and decorative motifs thatwere very widespread at the end of the16th century. It is very probable thatthis incense boat was donated to theParish Church of San Lazzaro a Lu-cardo by Abbot Gino Gianfigliazzi, aleading member of the rich family thatmaintained its patronage of the parishchurch from 1363 to 1954.

26. Attributed to antonioaverulino, known as filarete(Florence 1400 ca.-Roma 1469 ca.)Pax boardmid-15th centurygilded, chiseled, embossed bronzeand silver; 10.8�5.8 cm

Church of San Lazzaro a Lucardo(inv. 47)A precious object intended to be kissedby the faithful in particular circum-stances, this pax board has a rather com-plex structure and decoration. On abase decorated with fantastic motifs andplant motifs, in a niche framed by twocolumns and two saints, the Madonnaand Child sit with two musician angelsat their feet. Above the cornice crossedby swags and surmounted by largemasks and plant motifs, the Resurrec-tion of Christ is depicted inside alunette. The rare and valuable work-manship of this object, with a very richcomposition, recalls the small bronzealtar with the Madonna with Child andAngels in the Louvre Museum of Paris,as well as the copper pax board fromthe Church of Santo Stefano a Linari,both attributed to the famous sculptorand architect Antonio Averulinoknown as Filarete. Trained in Florence,Filarete was influenced by LorenzoGhiberti, in whose workshop he wascertainly educated, and even by thegreat Donatello. Whoever made the paxboard of San Lazzaro a Lucardo knewwell the developments in RenaissanceFlorentine sculpture, so much so, as toreproduce them, providing proof of anextraordinary ability.

27. tuscan workshopCasket for holy oilfirst half of the 18th centuryIncised, embossed silver; 3.7�7 cminscriptions: on the lid: chrismacatechumCoats-of-arms: Gianfigliazzi

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200museo d’arte sacra di certaldo

Church of San Lazzaro a Lucardo(inv. 57)The oval-shaped casket has a cross onthe slightly rounded lid where the Gi-anfigliazzi family coat-of-arms por-traying a lion rampant is incised. Aninscription in italic letters, “ChrismaCatechum”, runs along the interior ofthe cover, an evident allusion to thefunction of the object’s contents. Thecasket, with a simple linear structure,was donated by the Gianfigliazzi fam-ily to the Parish Church of San Lazzaroa Lucardo, and dates back to the firsthalf of the 18th century.

28. tuscan workshopPyx1630-1649incised, chiseled and embossedsilver; 27�9.5 cminscriptions: on the foot: ginusabba gianfiliatus p.Coats-of-arms: GianfigliazziChurch of San Lazzaro a Lucardo(inv. 50)With the Gianfigliazzi family coat-of-arms clearly visible on the circular base,the pyx, with a lively elegant stem, endsin a cup closed by a lid surmounted bya cross. The vivid and luxuriant plantdecoration on the surface is very simi-lar to the type from Florentine work-shops during the middle years of thefirst half of the 17th century.

29. tuscan workshopChalicefirst half of the 18th centuryengraved, incised, silver-plated andembossed brass; gilded silver;

23�12 cmCoats-of-arms: Lion rampant…topped by a prelate’s hat with 6rows of tassels divided in ones andtwosChurch of San Lazzaro a Lucardo(inv. 54)

30. tuscan workshopIncense boat15th century-16th centuryEmbossed brass; 10�13 cmChurch of San Lazzaro a Lucardo(inv. 45)

31. tuscan workshopThuriblebeginning of the 15th centurybrass; 20�10 cmChurch of San Lazzaro a Lucardo(inv. 44)

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The Augustinians and the ParishChurch of San Lazzaro a Lucardo

The Parish Church of San Lazzaro a Lu-cardo was the mother church for thechurches of Certaldo, the Church of San-ti Tommaso e Prospero and the Churchof Santi Jacopo e Filippo, at one time ofSanti Michele e Jacopo. Set a little out-side the town along the Via Francigena,it had very ancient origins, since it wasalready mentioned in the 10th century. Itsperiod of major splendor was during the13th century when it was guided byprominent priests and rectors. At thattime, there were six suffragans that be-came sixteen in the following century. Itsarchitecture is an interesting example ofthe importation of Lombard Ro-manesque to Tuscany, as exemplified es-pecially by the three apses articulated bysubtle pilasters that come together inhanging arches, creating an airy gallerywith a clear Lombard imprint. It is themost authentic and untouched part ofthe building, while the façade, whichpreserves the antique tri-partition of theRomanesque era, was remodeled withthe addition of a central window.The interior basilican plan with threeaisles that rest on rectangular pillars, lat-er adorned by Cenni di Francesco’s fres-coes, had a crypt under the central naveand a raised presbytery with the mainaltar. From 1363 onward, the parishchurch was under the patronage of theGianfigliazzi owners, having been en-dowed to Filippo Gianfigliazzi. The Gi-anfigliazzis, proprietors of the Castle ofSanta Maria Novella, were munificentpatrons, commissioning important works

of art that are still kept in the church,such as the baptismal font and the holywater stoup, as well as furnishing it withprecious silver works, the majority ofwhich are currently displayed in the Mu-seum.It was this very Gianfigliazzi family thathad a dispute with the powerful Augus-tinians who, certainly since 1422 – prob-ably in 1372, the time of Brother GiovanniBenci’s election to the position of canon –established themselves in the Church ofSanti Jacopo e Filippo. Evidence of thedispute is, next to the church’s entry door,a large holy water stoup dated 1572, for-merly used as a baptismal font, reducedto this function at the will of the bishopwith a decree in 1632-33 that denied thebaptismal right to the Church of Santi Ja-copo e Filippo, as the inscription indicates.The Augustinians, in fact, exercised realcontrol over the territory, especially in theareas neighboring the church, often lay-ing claim to privileges of immunity andexemptions from the bishop’s vicar, thusas the conventions established between theparish priest Gino Gianfigliazzi and theconvent’s prior Michelangiolo Bevilacquademonstrate. The Augustinians codifiedthe cult of the Blessed Julia and in 1672charged Father Andrea Arrighi, knownas Capranica from the name of his birth-place, with drawing up the history of thechurch. Capranica, who later became theprior of Santo Spirito, was devoted to thecelestial patroness of Certaldo all his life,until 1702 the year of his death. The Au-gustinians remained at Certaldo until theconvent’s suppression in 1783.

Rosanna Caterina Proto Pisani

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202museo d’arte sacra di certaldo

In the fourth case, in front of theentrance: starting from above againfrom left to right

32. florentine workshopMonstrancefirst quarter of the 18th centuryengraved, chiseled, embossed silver;45�13 cmChurch of Santa Maria a Bagnano(inv. 67)

33. tuscan workshopChalicesecond half of the 17th centuryincised, turned, silver-plated brass;gilded silver; 22�10 cmCoats-of-arms: under the foot:serpent bended by purple andsilver… in relief on the silver bendin the center, between the lettersn.b.Church of Santa Maria a Bagnano(inv. 70)

34. tuscan workshopMonstrancefirst quarter of the 18th centuryincised, chiseled and embossedsilver; colored strass glass; 56�23 cminscriptions: under the foot: f(ec)ep(er) limosina fran(ces)co campiChurch of San Gaudenzio a Ruballa(inv. 63)

35. tuscan workshopChalicebeginning of the 19th centuryIncised and embossed alloy; gildedsilver; 23�10.5 cmChurch of Santa Maria a Bagnano(in. 71)

36. florentine workshopMonstrance1929Gilded, incised, embossed silver;63.5�32 cmInscriptions: on the outside edge ofthe foot: par. petrus pampalonia.d. mcmxxixstamps: 800 and two illegible oneson the outside edge of thereceptacle and the footChurch of Santa Maria a Bagnano(inv. 68)

37. guadagni workshopChalice1818-1824incised, chiseled, grained andembossed silver,; 25�11 cmstamps: lion sejant turned to the leftand the number 2 in a rectangularfield; Guadagni in a lozenge,stamped on the edge of the footChurch of Santa Maria a Bagnano(inv. 72)

38. tuscan workshopMonstranceend of the 18th century-beginning ofthe 19th centuryincised, embossed silver; gildedcopper; 49�20.6 cmChurch of San Gaudenzio a Ruballa(inv. 64)

Below

39. tuscan workshopPyxend of the 16th century-beginning

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of the 17th centuryembossed, incised, silver-platedcopper; 19.5�7.5 cmChurch in the territory of Certaldo(inv. 62)This elegant pyx rests on a circular basewith light moldings, while the stem hasvarious nodes that enliven the shape. Astylized flower opens at the base of thechalice. The smooth and rather flaredcup is closed by a fitted cover, decorat-ed with a spiral motif that ends with asmall globe surmounted by a crossabove. The pyx dates back to the endof the 16th century – the beginning ofthe 17th century, to a time when, fol-lowing some rules ratified at the Coun-cil of Trent (1545-1563), more capaciouscups were requested and began to bewidely used. The object shows decora-tive analogies with another exemplarfrom the Church of San Piero a Mon-tespertoli today exhibited in the localMuseum of Sacred Art, as well as withan incense grain container belonging tothe Church of Santa Maria a Chiannidi Gambassi.

40. tuscan workshopThuribleend of the 14th centuryfretworked, embossed brass; 24�10 cmChurch of Santa Maria a Bagnano(inv. 65)

41. tuscan workshopThurible13th centurygilded, incised, embossed brass;

20�12 cmChurch of san Gaudenzio a Ruballa(inv. 60)The thurible rests on a small cylindri-cal foot. The cup is decorated withrather stylized symbols of the four evan-gelists: a bull (Saint Luke), an eagle(Saint John), a lion (Saint Mark), andan angel (Saint Matthew). The half-length images of the benedictoryChrist, the Madonna Saint Paul andSaint Peter are present on the cover,within small arches. The lack of precisecomparisons with similar objects inTuscany, and more generally in Italy,has always made it difficult to place thisobject in an exact context. Even thoughrecently the critics also have expressedthe possibility that it could be a Byzan-tine product from the 11th-12th centuries,the stylistic comparisons to the doors byBonanno Pisano still seem to be themore plausible, confirming a date with-in the 13th century for the thurible.

42. tuscan workshopIncense boat and spoon14th centuryincised, embossed copper; brass;7�18�8 cm; 16.8 cm (spoon)Church of Santa Maria a Bagnano(inv. 66)

43. tuscan workshopIncense boat14th century-15th centurygilded, incised, embossed brass;12.5�16�7 cminscriptions: on the valves: i (esus)h (ominum) s (alvator); i (esus) n(azarenus) r (ex) i (udaeorum)

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Church in the territory of Certaldo(inv. 61)

44. florentine workshopBugia1733incised, turned, chiseled, embossedsilver; 23�6.9 cminscriptions: incised under theGianfigliazzi coat-of-arms: i. 1733 g.Coats-of-arms: GianfigliazziChurch of San Lazzaro a Lucardo(inv. 59)Donated to the Parish Church of SanLazzaro a Lucardo by the Canon IacopoGianfigliazzi, this refined bugia is dis-tinguished by an extremely subtle acan-thus raceme engraving. A small reliefedge encircles the shape’s sober formwithout changing its appearance. Theinscription that appears under the Gi-anfigliazzi family’s coat-of-arms recordsthe year in which it was donated andprobably made, 1733.

45. tuscan workshopPair of flower vasesearly decades of the 20th centuryincised, silver-plated cast copper;13.5�7 cmChurch of Santa Maria a Bagnano(inv. 69)

3 - Second hall of silver works

In this hall, baroque silver works large-ly from Florentine workshops are dis-played. Chalices, thuribles, baptismalladles, small jars for holy oils, holy wa-ter pots reconstruct the precious litur-gical furnishings of the churches be-longing to the ecclesiastical vicariate ofCertaldo, principally between the 17th

and 18th centuries. In the left-hand case,the refined objects coming mainly fromthe Church of San Tommaso expressinstead a fanciful historical revival tastefor Gothic motifs. In the majority ofcases, they are important exemplars ofthe 19th century neo-Gothic style. Inparticular, the incense boat and thuri-ble belonging to the Church of SantiJacopo e Filippo and characterized bya curious ornamental combination ofsmall ogival arches and plant elementsare pointed out. In addition to the printmatrix depicting the image of theBlessed Julia in a nun’s habit, and be-lieved to be from before 1819, the verywell documented missal, dated 1862,and illustrated with important engrav-ings, is worth a careful look.

In the case in front of the entrance,starting from above and from left to right

46. florentine workshopThurible1781-1808embossed fretworked silver; 30�11 cmstamps: on the pan, lion sejant on fChurch of San Tommaso(inv. 85)

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47. tuscan workshopChaliceend of the 16th century-beginning of the 17th centuryincised, chiseled and embossedsilver; 21�10 cminscriptions: under the foot: del rosario alle ruoseChurch of San Tommaso(inv. 77)

48. tuscan workshopChaliceend of the 16th century-beginning of the 17th centuryincised, chiseled and embossedsilver; 23�11 cmChurch of San Tommaso(inv. 76)

49. florentine workshopMonstrance1675 and beginning of the 18th centuryincised, chiseled and embossedsilver, gilded copper; 71.5�33 cminscriptions: in the scrolls on thebase: fatto da / fratelli / dinostra / compag / nia // anno /giubilei / 1675stamps: at the base of the stem,incense boat in a square field; lionpassant in a circular fieldChurch of San Tommaso(inv. 75)

50. florentine workshopChalice1745engraved, incised, chiseled, gildedand embossed silver; 24�11 cm

Inscriptions: engraved on the step ofthe foot: prete gio. domenicobennardi rettore l. 1745 f.f.Church of San Tommaso(inv. 78)Among the various ornaments on thefoot of this slender and elegantly dec-orated chalice are the symbols of thePassion of Christ, while half-lengthimages of Saint John as a child, SaintAnthony and a bishop saint are seen onthe stem. As the inscription that runsalong the step of the foot records, thisprecious object was donated to theChurch of San Tommaso by the parishpriest Giovanni Domenico Bennardiin 1745.

51. workshop “all’insegna del gallo” (?)Pyxfirst half of the 18th centuryembossed, turned, incised silver;20�9 cmInscriptions: under the foot: a (…) g.zi. pre. (…)stamps: on the base, an urdee crossin a quadrilobe field (?); a lionpassant in a circular field; a roosterin an oval fieldChurch of san Tommaso(inv. 81)

52. tuscan workshopPyx17th century-19th centuryincised, embossed silver; 23�10.5 cmChurch of San Tommaso(inv. 80)

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206museo d’arte sacra di certaldo

Lower

53. tuscan workshopBaptismal ladlefirst half of the 17th centuryincised, embossed silver; 14�11 cminscriptions:ginus/abbas./gianfiliatCoats-of-arms: GianfigliazziChurch of San Tommaso(inv. 73)The smooth cup has a handle with aprogression of swirls on which is readthe inscription that records the nameof the object’s donor: Gino Gianfigli-azzi. In the center part, the family’s typ-ical coat-of-arms is seen: a lion ram-pant. It is probable that the ladle hadoriginally been meant for the parishchurch of San Lazzaro a Lucardo, sincethe Gianfigliazzis had the patronage ofthat church and canon Gino donatedmany objects to that parish church. Thecup’s smooth and linear progression,enlivened only by the handle, is simi-lar to other Tuscan sacred furnishingsdating back to the first half of the 17th

century.

54. tuscan workshopLittle jars for holy oilsearly decades of the 18th centuryIncised, turned, silver-plated alloy;7.5�3.5 cminscriptions: on the center band:chr, cath, infChurch of San Tommaso(inv. 84)

55. florentine workshopPyxearly decades of the 17th century

engraved, incised, embossed, silver-plated brass; 18�10 cminscriptions: on the base of the neckof the foot: f. iulius rinaldifiorentinusChurch of San Tommaso(inv. 79)

56. florentine workshopCasket for holy oil1832-1872Incised, embossed, cast silver; 5�4 cmstamps: under the lid, lion sejant inan oval fieldChurch of San Tommaso(inv. 83)

57. florentine workshopCasket for holy oil1695-1761Incised, embossed silver; 3�4 cmstamps: under the base: lion passantin a circular fieldChurch of San Tommaso(inv. 82)

58. tuscan workshopHoly water pot17th centuryCast brass; 9.8�11 cmChurch of San Tommaso(inv. 74)

59. florentine workshopIncense boat1827incised, embossed silver; 9�19 cminscriptions: on the edge of thefoot: g.s. mdcccxxviistamps: on the foot and the valve

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that opens: a smooth globe withthree lilies and the no. 3 in arectangular fieldChurch of San Tommaso(inv. 87)

60. florentine workshopThurible1827Fretworked, incised, embossedsilver; 27�12 cminscriptions: on the edge of thefoot: g.s. mdcccxxviiStamps: on the foot and the cap:smooth globe with three lilies andthe no. 3 in a rectangular field; g.b. in an oval field, an illegibleone.Church of San Tommaso(inv. 86)

In the case against the left wall: startingfrom above and from left to right

On the first shelf

61. tuscan workshopPyx1934Embossed, chiseled, grained castsilver; 35�15 cmInscriptions: on the base of the foot:franc. ciampi praep. papulusquecertaldi a.d.d. jub. red. hum.mcmxxxivstamps: on the base and under thecup 800 in a rectangular fieldChurch of San Tommaso(inv. 93)

62. tuscan workshopChaliceEnd of the 19th century-beginningof the 20th centuryEmbossed, incised, gilded silver;26�13 cmstamps: on the edge of the base and under the cup 800 outside the fieldChurch in the Territory of Certaldo(inv. 95)

63. tuscan workshopMonstranceearly decades of the 20th centuryGilded, embossed, incised, castalloy; 51�23 cmChurch of San Martino a Pastine(inv. 102)

64. tuscan workshopChaliceend of the 19th century-beginning ofthe 20th centuryincised, chiseled and embossedsilver; gilded copper; 23�11.5 cmChurch in the Territory of Certaldo(inv. 94)

65. tuscan workshopChalice1928Incised, embossed, gilded silver;25�12 cmInscriptions: under the foot: i coniugi sudi alla parrocchia di certaldo 1928Church of San Tommaso(inv. 97)Inspired by late-baroque models, thischalice dated 1928 is characterized by

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rather elaborate and complex forms anddecorations. An acanthus leaf decora-tive motif runs along the circular androunded foot, on which appear, in threetablets, the half-length images of SaintsAgatha, Louis and Cresci. Along thestem, the central node is decorated withlittle angel heads. The completely fret-worked exterior of the cup recalls the or-namental motifs on the lower part. Asthe inscription records, the chalice wasdonated by a married couple, the Sud-is, to the Parish Church of Certaldo in1928.

On the second shelf

66. tuscan workshopLunette casketsecond half of the 19th centuryGilded, grained, incised, embossedsilver; 24.5�10 cminscriptions: on the lid: ihsChurch in the territory of Certaldo(inv. 91)

67. tuscan workshopPyxsecond half of the 19th centuryIncised, stamped silver; 24�9 cmChurch in the Territory of Certaldo(inv. 92)

68. florentine workshopBugia1832-1872incised, chiseled and embossedsilver; 7�28.5�10.5 cmCoats-of-arms: the castle crenellatedwindowed topped by a crown

between two palms surmounted bya prelate’s hat with 12 rows of tasselsdivided in ones, twos and threesstamps: on the handle: lion sejanton an f in an oval fieldChurch of San Tommaso(inv. 99)

69. tuscan workshopPrint matrixBefore 1819incised copper; 14.5�10 cmInscriptions: under the image: beatagiulia. vergine/ da certaldoChurch of San Tommaso(inv. 88)As the inscription below attests, theincision represents, a half-length im-age of the Blessed Julia (1319-1367),the patron saint of Certaldo. Dressedin a nun’s habit, she holds a branch ofroses in her hand, in memory of theflowers that the blessed woman gaveto her visitors in exchange for smallpieces of bread. The fact that theBlessed Julia is represented here with-out a halo has led to the belief thatthe image was engraved before 1819,the year in which her cult was madeofficial.

70. tuscan workshopPair of ampullae with trayearly decades of the 19th centuryincised, chiseled and embossedsilver; 15 cm (ampullina); 23�16 cm(tray)inscriptions: in the center of tray:m p mChurch of San Tommaso(inv. 89)

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71. tuscan workshopBugia1861chiseled, incised, embossed silver;8.5�30.5�11 cminscriptions: on the handle: o p a / b i / 1861Church of San Tommaso(inv. 98)

72. tuscan workshopPlaque with the Image of the BlessedJulia19th centuryBrass lamina; 11�9 cmChurch of Santi Jacopo e Filippo

73. tuscan workshopHand bellfirst half of the 19th centuryEmbossed, chiseled cast silver;10�5.2 cmChurch of San Tommaso(inv. 90)

On the third shelf

74. tuscan workshopIncense boatearly decades of the 19th centurySilver-plated, embossed, chiseledcast alloy; 11�16.5 cmChurch of Santi Jacopo e Filippo(inv. 101)In a neo-Gothic style, this marvelousincense boat dates back to the earlydecades of the last century. On a cir-cular base decorated with geometricrelief motifs, is the foot with a hexag-onal node, with a curious acuminatedand projecting decoration. The body

and the lids of the incense boat are cov-ered entirely by fanciful motifs ob-tained through a continuous inter-weaving of Gothic arches and stylizedplant elements.

75. tuscan workshopChalice1924Incised, gilded silver; paintedceramic; 26�16.5 cmInscriptions: under the foot: civescertaldenses pro reparationesacrileghi 31 jannarii 1924Church of San Tommaso(inv. 96)This beautiful chalice rests on a hexag-onal base on which three small paint-ed ceramic plaques stand out depict-ing in half-length Saint Joseph, SaintMichael the Archangel and the SacredHeart. The stem, with its lively shape,is joined to the cup, whose lower partis embellished by a plant decorationwith the application of fake preciousstones. As the inscription incised un-der the foot attests, the chalice was do-nated by the Certaldo citizens to theparish church on 31 January 1324, tomake amends for a sacrilege, possiblythe theft of a similar object.

76. tuscan workshopThuribleEarly decades of the 19th centurySilver-plated, embossed, fretworkedcast alloy; 34�13 cmChurch of Santi Jacopo e Filippo(inv. 100)The thurible with a rather elaborateform and decoration is one of the ob-

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jects, in a neo-Gothic style, from theearly 20th century which furnished theChurch of Santi Jacopo e Filippo. Ad-hering to a rather widespread gusto inItaly and inclined to restore some Me-dieval decorative motifs, like the smallGothic arches and the fretworkedplant elements, this precious sacredfurnishing reflects an imaginary stylemore than a true recovery of ancientelements and ornaments.

On the fourth shelf

77. florentine workshopMissal1862Printed on paper; stamped leather;38�29�7 cmChurch of San Tommaso(inv. 144)Open to the frontispiece page, thissplendid missal was printed in Flo-rence by Aloysii Niccolai in 1862 andwas bound by the Florentine book-bindery of Gaetano Tartagli, as indi-cated by a small card attached to theinside. The missal contains seven en-gravings, all by different artists, por-traying the Annunciation, the Nativi-ty, the Adoration of the Magi, the Cru-cifixion, the Ascension and the Immac-ulate Virgin. The engraved frontispieceby the Florentine lithographic print-ing works Ballagny bears witness tothe neo-Gothic taste that was wide-spread in the second half of the 19th

century. In an imaginary neo-Gothicfaçade, there are: the symbols of thefour evangelists below; the Saints Pe-

ter and Paul to the sides, appearing attwo single lancet windows; and at thesummit, the dead Christ supported bytwo angels, while above God the Fa-ther dispatches the dove of the HolySpirit. The vivid and bright colorsmake the fanciful architecture standout even more.

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4 - Third hall of silver works

In addition to the valuable hanginglamps of Florentine workmanship,dating to the 17th and 18th centuries,and to important crowns for statuesand paintings, this hall primarily dis-plays reliquaries. Of inestimable de-votional and artistic value, the objectson display here belong to different pe-riods and typologies. The one thatemerges from among them all for itsimportance and size is the notewor-thy silver reliquary bust of the BlessedJulia, made by the Florentine gold-smith Paolo Laurentini between 1652and 1653 and which we have reasonto believe was inspired by an ancientimage of the blessed woman fromCertaldo. In the case in front of theentrance, instead, the most wide-spread and curious varieties of reli-quaries can be admired: from thoseshaped like a monstrance (amongthem the very beautiful and spectac-ular, completely gilded, exemplarfrom the Church of San Tommaso),to the reliquary statues or the relicssupported by angels.

In the case to the lefthanging from above:

78. florentine workshopHanging lamp1760incised, chiseled and embossedsilver; 25�15 cminscriptions: inside the scrolls:

canonicus / rainaldusgianfigliazzi / fecit anno 1760Church of San Lazzaro a Lucardo(inv. 131)

79. workshop “all’insegna della spada”Votive lamp1736chiseled, incised, embossed silver;35�30 cminscriptions: inside the tablets:anno domini mdccxxvi / exbenefattorum elemosynis / adhonorem b. nicolai detolentinostamps: on the edge of the opening:lion passant in a circular field; aflower in an oval field; sword (?)outside the fieldChurch of Santi Jacopo e Filippo(inv. 134)With an imposing shape, its bulbouscup and the handles that detach fromthe body and open outwards likeslightly curled leaves, this lamp wasmade in 1736 and dedicated toNicholas of Tolentino, as the inscrip-tions inside the tablets record. Twostamps imprinted on this object indi-cate that it was carried out by the Flo-rentine workshop “Della Spada”, whileDomenico Haffner assayed the puri-ty of the metal used. The dedication ofa votive lamp to an Augustinian saintlike Nicholas of Tolentino is explainedby the fact that it was an Augustinianchurch, dedicated to Saints Jacopo andPhilip.

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212museo d’arte sacra di certaldo

80. tuscan workshopHanging lampmid-17th centuryincised, chiseled and embossedsilver; 23 cmChurch of Santi Jacopo e Filippo(inv. 133)

On the shelf

81. genoese workshopStatue crownend of the 19th centuryGilded, filigreed, incised, embossedsilver; strass glass; 9�22 cmstamps: on the fastening along theedge: 800 in a rectangular field; m b in a rectangular fieldChurch in the territory of Certaldo(inv. 129)

82. tuscan workshopStatue crownsecond half of the 18th centuryincised, chiseled and embossedsilver; 9�15.5 cm (diam.)Church of San Tommaso(inv. 126)

83. iacopo mari(Florence, documented 1747-1780)Statue crown1761-1781Fretworked, engraved, chiseledembossed silver; strass glass; 13�13.5 cmstamps: along the edge of the baselion passant in an oval field; i m in a rectangular fieldChurch of Sant’Andrea a Vico d’Elsa(inv. 127)

Almost certainly made to crown thestatue of a Madonna, this delicate andprecious crown is characterized by sub-tle lines and its rounded shape. Plantand geometrical motifs have been em-bellished by the presence of fake pre-cious stones that visibly increase the ef-fect of dazzling richness. The presenceof the i m stamp on the edge of the baseallows the identification of the artist asthe Florentine silversmith Iacopo Mariand allows dating the object between1762 and 1781. In fact, during thoseyears, the Silk Weavers’ Guild, in whichthe artisan had been enrolled since 1758,used the city of Florence’s stamp, as isvisible in this example.

84. tuscan workshopTwo crowns for paintingsthird quarter of the 18th centuryincised, chiseled and embossedsilver; 8�20 cm; 7�14 cmChurch of San Lazzaro a Lucardo(inv. 128)

Below

85. florentine workshopHanging lamp1649incised, chiseled and embossedsilver: 30�26 cminscriptions: inside the scroll:gabrielo di/ sancti ca/ saccidono/ 1649Coats-of-arms: Casaccistamps: in an illegible swirl; lion passant with its head turnedoutside the field

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Church of San Lazzaro a Lucardo(inv. 130)Unfortunately damaged when a bombexploded in Via dei Georgofili (27May, 1993), near the FlorentineChurch of Santo Stefano in Pontewhere it was in storage at the time, thissplendid lamp dates back to the mid-17th century. To be precise, it was do-nated in 1649 by Gabriello di SantiCasacci to the parish church of SanLazzaro a Lucardo, as the inscriptioninside the scroll attests. Entirely dec-orated with fretworked plant motifs,the impossibility of reading one of thestamps, however, does not permitidentifying its author.

In the case adjacent to the entrance wall,starting from above and from left to right

On the first shelf

86. tuscan workshopChalicesecond half of the 17th centurySilver-plated copper and gildedsilver; 23�11 cmChurch of Sant’Andrea a Vico d’Elsa(inv. 113)

87. bernardo holzmann(documented 1685-1710)PyxEnd of the 17th centuryTurned, embossed silver; 25�9 cmstamps: on the base of the neck: bh in a circular fieldChurch of Sant’Andrea a Vico d’Elsa(inv. 107)

88. antonio mazzi(Florence, documented 1703-1747)ChaliceThird-fourth decades of the 18th

centuryincised, chiseled and embossedsilver: 26�12.5 cmstamps: under the foot lion passantin a circular field; rooster in an ovalfield; incised halberd in an oval fieldChurch of Sant’Andrea a Vico d’Elsa(inv. 114)Under the foot of this elegantly andharmoniously shaped chalice, there arethe stamps of the Florentine silver-smith Antonio Mazzi, one of the mostactive ones in the first half of the 18th

century. The exemplar’s decoration,completely based on acanthus leaves,has the symbols of the Passion ofChrist incised in the small tablets.

89. tuscan workshopMonstranceend of the 16th century and secondquarter of the 18th centuryGilded, incised, engraved, embossedsilver; 52�16 cmChurch of Sant’Andrea a Vico d’Elsa(inv. 106)

90. tuscan workshopPax board18th centurySilver-plated, embossed, incised,cast bronze; 15.5�11�3.5 cminscriptions: on the base: pietas ad omniaChurch in the territory of Certaldo(inv. 120)

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214museo d’arte sacra di certaldo

91. tuscan workshopChaliceearly decades of the 19th centuryGilded, incised, chiseled, cast silver;25�12.5 cmChurch in the territory of Certaldo(inv. 119)

92. tuscan workshopPyxend of the 18th century-beginning ofthe 19th centuryIncised, embossed, silver-platedbrass; 23�10 cmCoats-of-arms: Torrigiani on the lidChurch of Sant’Andrea a Vico d’Elsa(inv. 109)

93. tuscan workshopChaliceend of the 18th century-beginning of the 19th centuryEmbossed, incised silver-platedbrass; 25�12 cmChurch in the territory of Certaldo(inv. 118)

On the second shelf

94. tuscan workshopThuribleFourth decade of the 18th centuryFretworked, embossed, incised,silver-plated brass; 30�14 cmChurch of Sant’Andrea a Vico d’Elsa(inv. 116)

95. tuscan workshopChalicemid-17th century

Chiseled, incised, silver-plated brass;21.5�11 cmChurch of Sant’Andrea a Vico d’Elsa(inv. 112)

96. tuscan workshopPyxfirst half of the 18th centurychiseled, incised, embossed silver;21.3�10.5 cmChurch of San Giovanni Battista inJerusalem in San Donnino(inv. 117)

97. tuscan workshopCasket for holy oilfirst half of the 19th centuryIncised silver; 3.5�2 cmChurch of Sant’Andrea a Vico d’Elsa(inv. 110)

98. tuscan workshopPyxsecond half of the 18th centuryincised, embossed silver; 11�4 cminscriptions: on the neck of thefoot: p.g.pstamps: on the small apical cross:illegible Church in the territory of Certaldo(inv. 108)

99. raffaello falconi (Florence, documented 1754-1773)Pyxseventh decade of the 18th centuryTurned, embossed silver; 15�5 cminscriptions: on the foot: v gstamps: on the cup’s edge: r over a falcon’s head in an oval field; on the apical cross, Mercury’s head

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inside a shieldChurch of Santa Maria a Poneta(inv. 104)

100. tuscan workshopIncense boat18th centuryIncised, embossed, silver-platedbrass; 11�13�9 cmChurch of Sant’Andrea a Vico d’Elsa(inv. 111)

101. Florentine workshopChalicemid-18th centuryIncised, turned silver; 23�11.5 cmCoats-of-arms: Capponi, on theneck of the footstamps: under the edge of the foot,lion passant in a circular field;illegible; illegible outside the fieldChurch of Sant’Andrea a Vico d’Elsa(inv. 115)

102. tuscan workshopBaptismal ladle1636Incised silver; 9 cmCoats-of-arms: on the cup; amphorawith two handles from which twoswords extendChurch of Sant’Andrea a Vico d’Elsa(inv. 105)

103. tuscan workshopHand bell17th centuryIncised bronze; turned wood; 24�11 cmCoats-of-arms: on the body: MediciChurch of San Martino a Pastine(inv. 103)

In the case against the right-hand wall

104. paolo laurentini(documented 1606-m. 1675)Reliquary bust of the Blessed Julia1652-1653Engraved, chiseled, embossed silver;53�43 cminscriptions: on the base at the sidesof the shrine in which the relic ispreserved: beata giuliaChurch of Santi Jacopo e Filippo(inv. 135)This reliquary bust of Certaldo’s pa-tron saint was made by the Florentinesilversmith Paolo di Andrea Laurenti-ni between 1652 and 1653 at the requestof the Augustinian friar from the San-to Spirito convent in Florence, Dome-nico Conti. The Florentine purchasersare easily explained by the fact that theChurch of Santi Jacopo e Filippo ofCertaldo was under the authority ofthe Florentine convent of Santo Spir-ito until 1783. This bust, which displaysthe relic in the center of the base, ismade entirely of silver and is strikingfor the great characterization of theblessed woman’s face, such that the sus-picion was born that the goldsmith hada precise model or perhaps even an an-cient image of the woman from Cer-taldo that was later destroyed. The hol-low aspect, severe and with a facemarked by time, is marvelously framedby a wimple that breaks into a thou-sand little folds revealing the extraor-dinary ability of its artist.The gilded crown studded with fakeprecious stones was added later.

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216museo d’arte sacra di certaldo

The Blessed Julia Certaldi decus et gloria

Thus is the Blessed Julia, to whom Cer-taldo has always expressed great devo-tion, defined. The blessed woman restsin the Church of Santi Jacopo e Filippo,in front of a bust of Certaldo’s most fa-mous son, Giovanni Boccaccio, allowingus to become acquainted with the spiri-tuality of this center in the Valdelsa.The Blessed Julia was part of a group ofhermit saints in the Valdelsa, similar toFina of San Gimignano and Veridianaof Castelfiorentino. There are many sim-ilarities, especially to the latter, from theirmodest origins and their extremely hum-ble work, one worked for the Attavantifamily, and Julia worked for the Tinolfifamily of Certaldo where she was a maid-servant.Following the Tinolfis, who moved to thecity in the 1340’s, Julia also went to Flo-rence where – unlike Veridiana who wasnever part of any order – she joined theAugustinians, who later, together withthe Tinolfis, promoted her cult. Upon herreturn to her birthplace, she made a choicesimilar to that of Veridiana’s: she closedherself in a cell next to the Sacristy of San-ti Jacopo e Filippo then ruled by the Au-gustinians, until her death in 1367. In1372, only a few years after her death, analtar was erected in her honor, with thebishop’s permission, as Brocchi recorded(G.M. Brocchi, 1761, II, p. 151).On this altar a cuspidate dossal-shapedpainting was found, as seen in a water-color drawing found in 17th century doc-uments kept in the Basilica of Santo Spir-ito in Florence (ASF Corporazioni reli-

giose soppresse dal Governo francese,122, n. 90, c. 361v.). In the center of thepainting was the Blessed Julia in a nun’shabit, accompanied by two angels play-ing musical instruments, while the twoside scenes showed the moment of Julia’stransit – drawn from the tales of Fina andVeridiana, when upon the spontaneousringing of bells, the people came runningand found the blessed woman kneelingin front of the Crucifix in glory – and theexequies of the blessed woman with theparticipation of the Augustinians but al-so of the common people and the invalidwho implored for their recovery. About100 years later the painting was furnishedwith a predella – currently in the churchabove the niche where the blessed woman’sremains are kept, decorated at the sidesby the Tinolfi armorial bearings – thatpoetically recounts some episodes in thelife of the blessed woman: from the Mir-acle of the Child Saved from Flames tothe Miracle of Ever Fresh Flowers thatthe Blessed Julia gave to the children whocame to see her, to the Exequies of theblessed woman, up to the final episodeof the Miracle of the horseman, whichoccured after the Blessed Julia’s death,thanks to whose intercession the horse andrider were saved from drowning. Thesmall predella, which tradition in the pastassigned to Antonia, the Cistercian nundaughter of Paolo Uccello, executed onthe model of famous paternal exemplars,is placed chronologically in the last quar-ter of the 15th century: it has therefore beenconnected to a particular historical event,the 1486 restitution of the Blessed Julia’shead by King Ferdinand of Aragon, stolenduring the 1479 sacking of Certaldo.

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After some centuries, the head was placedin a reliquary-bust, that can still be ad-mired in the Museum, with a strong phys-iognomic characterization, which strong-ly suggests that it may have been a portrait,carried out by the Florentine goldsmithPaolo di Andrea Laurentini in 1652-1653,as archival documents record (ASF, Cor-porazioni religiose soppresse dal Gov-erno francese, 122, n. 90, c. 361 v.).Closely tied to the Blessed Julia’s earthlyvicissitudes is a 14th century Crucifix ofthe “Christus Patiens” type (the sorrow-ful Christ), that was in the Church ofSanti Tommaso e Prospero at one timeand is currently venerated in the newChurch of San Tommaso, in the lowerpart of the town, called the Borgo.

Rosanna Caterina Proto Pisani

In the case against the wall in front ofthe entrance, starting from above andfrom left to right

First shelf

105. tuscan productionTwo reliquary-holder angelsend of the 18th centuryGilded, lacquered and carved wood;45�28 cm (shrine); 16�9 cm (base)Church of San Lazzaro a Lucardo(inv. 29)

106. florentine productionMonstrance reliquarymid-18th centuryGilded and carved wood;

46.5�20�13 cmChurch of Santa Maria a Bagnano(inv. 33)

107. florentine productionMonstrance reliquarysecond half of the 18th centuryGilded and carved wood; 29.5�15�9 cmChurch of San Tommaso(inv. 35)

108. tuscan workshopMonstrance reliquarysecond half of the 18th centuryChiseled, embossed silver lamina;gilded wood; 31�16 cmChurch of Santa Maria a Poneta(inv. 123)

109. venetian workshopMonstrance reliquaryend of the 17th century-beginning of the 18th centuryincised, embossed silver; 34�18 cminscriptions: on the parchmentscroll inside the shrine in italicletters: ex carnes pii v.p.Stamps: under the foot: the lion ofSaint Mark in a circular field withleft profile in an imposing position.Church of San Lazzaro a Lucardo(inv. 56)On a circular foot, the molded stemdevelops into an abundant plant dec-oration, including lilies and cornu-copias overflowing with flowers andfruit. Two little angel heads come outabove and below the case. The twostamps impressed under the reliquary’sfoot, although difficult to decipher,

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seem to portray two lions, this beinga rather widespread insignia found inVenetian goldsmiths’ works at the endof the 17th and the beginning of the 18th

centuries. Moreover, such elaborateand complex forms conform well tothe pompous and magniloquent styleof the Serenissima during this period.

110. tuscan workshopMonstrance reliquarymid-18th centuryIncised, chiseled, embossed silverlamina on a wooden support;52�23.5 cmChurch of San Tommaso(inv. 121)

111. tuscan workshopMonstrancefirst half of the 18th centuryembossed and chiseled silver lamina; 60�17 cmChurch of Sant’Andrea a Vico d’Elsa(inv. 145)

112. tuscan workshopMonstrance reliquaryearly decades of the 19th centuryembossed, chiseled, engraved, silver-plated brass lamina; 59�15 cmChurch of Sant’Andrea a Vico d’Elsa(inv. 124)

113. tuscan workshopMonstrance reliquaryearly decades of the 19th centuryEngraved, embossed silver lamina;29�15 cmChurch of Santa Maria a Poneta(inv. 125)

114. florentine productionMonstrance reliquarysecond half of the 18th centuryCarved, ceruse-painted and gildedwood; 22�13.5�6 cmChurch of San Tommaso(inv. 36)

115. tuscan workshopMonstrance reliquarysecond half of the 18th centuryEmbossed and gilded silver laminaon a wooden support; 32.5�14.5�7.5Church of San Tommaso(inv. 122)

The last object displayedis the reliquary holder angeldescribed at no. 105

On the lower shelf

116. florentine productionMonstrance reliquaryfirst half of the 18th centurygilded and carved wood; 48�22�13 cmChurch of Santa Maria a Bagnano(inv. 32)

117. tuscan productionMadonna with Childfirst half of the 18th centurysilver-plated, gilded and carvedwood; 65 cm (h); base: 19�19�17 cmChurch of San Lazzaro a Lucardo(inv. 24)

118. tuscan production (?)Saint Gaudentiussecond half of the 18th centurysilver-plated, gilded

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and sculpted wood; 62 cm (h); base: 20�20�14 cm (h)Church of San Gaudenzio a Ruballa(inv. 26)

119. florentine productionMonstrance reliquaryfirst half of the 18th centurygilded and carved wood; 82�48�15 cmChurch of San Tommaso(inv. 34)Complex and highly decorated, thisreliquary has a rayed aspect as if it werea monstrance covered by a kind ofscenographic canopy. In the centralcase, it contains, as the small tablet in-forms, a relic of the Blessed Julia, asperhaps also in the four orbicular cav-ities placed at the sides, whose smallcards are however illegible. A perfectexpression of the rocaille style, it isprobable that this finely made objectcame from a Florentine workshop dur-ing the first half of the 18th century.

120. central italy productionSaint Lazarus1730-1740 ca.silver-plated, gilded and carved wood;58 cm (h); base: 18�15�10 (h) cminscriptions: on the base: s. lazzaroChurch of San Lazzaro a Lucardo(inv. 25)This small statue represents Saint La-zarus in his typical bishop’s vestments,as likewise the inscription on the baseindicates. The wooden carving is com-pletely silver-plated, with small ele-ments in gold. Its structure, inspiredby larger monumental Baroque sculp-

tures, is characterized by the saint’s ec-static look, the body’s emphatic atti-tude, and the fluid and lively drapery.

121. tuscan productionMadonna with Childmid-17th centurycarved, painted and gilded wood; 49 cm(h), base: 20�15�13.5 cm (h)Church of Sant’Andrea a Vico d’Elsa (?)(inv. 23)

122. tuscan productionMultiple reliquaryend of the 18th centurygilded, lacquered, carved wood; 49�34 cm; base: 31�7 cmChurch of San Lazzaro a Lucardo(inv. 30)

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220museo d’arte sacra di certaldo

5 - Hall of paraments

In this hall, which was the old sacristyof the Company of the Precious Bloodof Jesus, there are various sacred para-ments. Two chasubles from the Churchof Santa Maria a Bagnano can be ad-mired: one from the 17th century withyellow and salmon pink decorations onan ivory background and one from the18th century with multicolored, orien-tally-inspired embroideries that wassubjected to a 20th century “restoration”intervention. In addition to a humeralveil and a chalice veil in a watered iri-descent fabric with splendid metallicapplications, the 16th century four-pieceset of vestments in red velvet, from theChurch of San Tommaso, should benoted. The pluvial, tunics and chasubleall have an identical decorative motif ofa pomegranate enclosed in ogivalstitched frames; this being a ratherwidespread decoration in Florentinefabrics at the height of the 16th century.

Beginning from the left-hand wallin the first case

123. florentine productionChasublefirst half of the 17th centurysilk and linen brocatelle; 116�74 cmChurch of Santa Maria a Bagnano(inv. 137)

Then follows protected by glass

124. tuscan productionProcessional Bandfirst quarter of the 18th century

silk and linen brocatelle; 240�61 cmChurch of San Lazzaro a Lucardo(inv. 139)

In the second case

125. tuscan productionChasublethird quarter of the 18th centurysilk gros de tours embroidered insilk; 114�73.5 cmChurch of Santa Maria a Bagnano(inv. 138)This marvelous silk chasuble, with anivory background is characterized byits multicolored embroideries carriedout with the uncommon floscio stitchtechnique. Charming birds are setwithin slender plant motifs, amongwhich is a peacock with its clear andexplicit oriental reference. In 1929, thisdelicate vestment was subjected to a“restoration” intervention by the Flo-rentine nuns of Borgo Ognissanti, whocarefully, following a rather widespreadpractice in the liturgical milieu, trans-ferred the embroideries on the currentbackground.

Against the back wall, in a single case

126. florentine productionChalice veilsecond quarter of the 18th centuryWatered silk taffetas andembroidered in silk, gold and silver;69�69 cmChurch of San Tommaso(inv. 141)

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Embroidered in silk, gold and silveron a red background, this chalice veilhas the Bernardinian symbol in thecenter and plant shoots in the four cor-ners that radiate towards the center,inside of which are narcissi, peonies,roses and carnations. The refined arti-cle, probably made by the patienthands of nuns, appears to date back tothe second quarter of the 18th century.

127. florentine productionHumeral veilsecond half of the 18th centuryWatered silk taffetas andembroidered in silk, gold and silver;57�250 cmChurch of San Tommaso(inv. 143)The watered background, rich in par-ticular iridescent effects, is enlivenedby rich embroideries in metal and silk,that describe, in addition to SaintBernardine’s symbol, precious plantdecorations inside of which ears ofwheat appear. This last motif was stillrather rare in 18th century fabrics. Thenaturalistic effect of silk is opposed tothe more imaginative one of the metal-lic applications.

Against the right wall inside the longcase

128. florentine productionFour-piece set of vestmentssecond half of the 16thcenturyChiseled silk velvet on a silvertissue; 116�73 cm (chasuble), 115�130cm (tunics), 148�300 cm (pluvial)

Church of San Tommaso(inv. 140)Made with the same fabric, chiseledvelvet on a white background in silvertissue, this set of vestments (two tunics,one pluvial and one chasuble) datesback to the second half of the 16th cen-tury. The thistle flower and pome-granate motifs enclosed by ogivalstitched frames were very widespreadat the height of the 16th century, espe-cially in Florence. Often, the successof this fashion, has been explained withthe 1539 arrival of Eleonor of Toledo,Cosimo I de’ Medici’s future wife, inFlorence, who certainly contributed tothe acquaintance and spread of Span-ish fabrics, where the thistle and pome-granate motifs were in great favour.

Adjacent to the entrance to the other hall,in the open cupboardStarting from above

On the first shelf

129. tuscan productionPax boards representing Christ inpietàend of the 16th centurygilded and carved wood; oil; 24�17.5cm; 25�17.5 cmChurch of San Lazzaro a Lucardo(inv. 20)

On the second shelf

130. florentine productionCorporal bursemid-18th century

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Watered silk taffetas andembroidered in silk, gold and silver;30�30 cmChurch of San Tommaso(inv. 142)

On the third shelf

131. tuscan handicraftAngel candle holdersmid-18th centurysilver-plated, gilded and carvedwood; 43 cm (h); base: 12�12 cmChurch of San Lazzaro a Lucardo(inv. 27)

6 - Company

This hall, is the ancient seat of theCompany of the Santissima Annunzi-ata, later of the Precious Blood of Je-sus, built in 1620 as the inscriptionthat runs on the stone architrave out-side the door attests. A painting hangson the altar in a sober and elegant ar-chitecture, with a rare iconography de-picting the Madonna of Loreto withAugustinian saints. Recently attrib-uted to Gabriele di Luca Grassi, itseems that this painting might be iden-tified with the one recorded and de-scribed on this altar at the beginningof the 20th century. Angel candle hold-ers and votive lamps are set to the sides,while 17th century paintings and sculp-tures are placed along the walls; theyfit together well in this ambience, eventhough they come from other settings.Besides the paintings, among which isthe Annunciation, one of the multi-tude of copies of the venerated frescoin the Florentine Church of Santissi-ma Annunziata, the two wooden poly-chrome statues are especially pointedout. They depict the two Augustiniansaints, Saint Nicholas of Tolentino andSaint John of San Facondo, originallyon the altars dedicated to the twosaints in the Church of Santi Jacopo eFilippo. These life-size statues are sur-prising for the liveliness of their ges-tures and their ecstatic looks.

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Starting from the altar

132. Attributed to gabriele di lucagrassi (1588-?)Madonna with Child andAugustinian Saints1620-1623canvas; 251�187 cmOratory of the Company of thePrecious Blood of Jesus, formerly ofSantissima Annunziata(inv. 13)This large painting probably is the onecommissioned by the Company of theGirdle for the altar of the Blessed Juliain the Church of Santi Jacopo e Filip-po. Moved later, it was on the main al-tar of the oratory of the Santissima An-nunziata at the beginning of the 20th

century, where it still is. The paintingdepicts the Virgin of Loreto in the cen-ter, seated on the holy house support-ed by little flying angels, while she pre-sents her Son. On the sides, above, twowinged angels each display a girdle,while another pair, above Mary, is aboutto place the three crowned diadem onher head. At the sides of the composi-tion, there are full-length depictions ofSaint Augustine and Saint Monica, atone time erroneously identified as theBlessed Julia. Kneeling in the middleground are Saint Nicholas of Tolentino,looking towards the Virgin and the veryelegant Saints Ursula and Catherine ofAlexandria. In front of them, an angelpresents the Crucifix. The painting withits rare iconography that unites the Vir-gin of Loreto and the Augustiniansaints, showing significant resemblancesto a youthful sketch by the Sienese

Pietro Sorri (Drawing and Print De-partment of the Uffizi), led critics, in thepast, to think that the work might comefrom the Sienese milieu. Moreover, de-spite the painting’s modest quality, cer-tain formal solutions and the patheticaspect of the faces recall paintings bymasters, such as Francesco Vanni andRutilio Manetti. Recently, the paintinghas been attributed to Gabriele di Lu-ca Grassi, a painter whose educationseems firmly steeped in Sienese refer-ences and, in particular, by references toAlessandro Casolani.

Hung to the sides of the altar

133. adriano haffner (Florence, documented 1713-1768)Two Hanging lamps1761chiseled, incised, embossed silver;20�11 cmInscriptions: inside the scrolls:cano.us rinl. us gianfigliazzi /fecit anno / 1761stamps: on the outside edge, lionpassant in an oval field; l.s. in an oval field; flower in an oval fieldChurch of San Lazzaro a Lucardo(inv. 132)As the inscription in the scrolls attests,the lamps were donated in 1761 byRainaldo Gianfigliazzi to the parishchurch of San Lazzaro a Lucardo. Theywere carried out by the very prolificGerman silversmith Adriano Haffner,who, active in Florence but traíned byGuglielmo Petres, even inherited fromthe master the workshop’s identifica-

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tion stamp depicting a flower. Mea-sured decorations emphasize the lamps’simple and regular forms.

At the sides of the altar

134. tuscan productionAngel candle holdersgilded, lacquered, carved wood andpainted iron; 170 cm (h); base: 33�26 cmChurch of San Lazzaro a Lucardo(inv. 28)Originally placed to the sides of themain altar in the Church of San Lazzaroa Lucardo, these two angels are bothplaced on a double base coloured ingreen and pink. Entirely in white lac-quer and barely crossed by a gilded rib-bon, in one hand they bear a cornu-copia filled with flowers and fruit andin the other an ear of wheat (the one tothe left) and a stalk of lilies (the one tothe right). Primarily ornamental ob-jects, these angel candle holders, in fullLouis xvi style, certainly date back tothe last quarter of the 18th century.

Under the altar’s mensa

135. florentine productionRepositorymid-19th centurygilded, incised and carved wood;51�50�32 cmChurch of San Tommaso(inv. 37)This precious object, like all reposito-ries, was used to hold the Holy Sacra-

ment in the absence of a tabernacleand regularly contained the hosts con-secrated between Maundy Thursdayand Good Friday. Our repository ischaracterized by a regular form and arather charming decoration that putstogether plant motifs, lion protomes,incised and full-relief decorations. Therefined execution suggests that the ob-ject was realized around the mid-19th

century by a Florentine workshop. Ashas been noted, in fact, Florence hadreached a decidedly elevated qualita-tive level of carved wood productionaround the middle of the 19th century.

On the left wall

136. tuscan productionMadonna with Childend of the 16th century-beginning of the 17th centurygilded and carved wood; 58.5 cm (h);base: 14.5�14.5�9 cmChurch of Santa Maria a Bagnano(inv. 22)This small sculpture was also original-ly used as a reliquary as witnessed by theoval case visible on the front of the base.Recently re-gilded, the statuette is char-acterized above all by the sinuous andgraceful position of the Madonna’sbody, with its vibrant drapery. Even theChild, whose turned head returns thecomposition to a state of equilibrium,appears delicate and playful.Although in the past this divine groupwas found similar to the Madonna diSan Niccolò al Ceppo by Pietro Fran-cavilla, more important similarities

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seem to be recognized with the smallbronze groups by Sansovino.

137. bernardino monaldi(Florence, documented 1588-1614)Madonna of the Rosary and Saints1611canvas, 230�174 cmChurch of Santa Maria a Bagnano(inv. 11)The painting bears the signature ofits artist and the date of its executionon the back: Bernardino Monaldi,1611. It was commissioned by theCompany of the Holy Rosary thathad its seat at the Church of SantaMaria a Bagnano, from where thework comes. The reference to thecompany, is rather explicit in the sub-ject of the painting. The Madonnaand Child are depicted in the center,offering a rosary to a shy Saint Do-minic. Above the Virgin’s head, twowinged angels are offering a crown,while two others with adolescent fea-tures support a garland made of fif-teen grains, an allusion to the fifteenmysteries of the rosary. To the left ofthe onlooker, there are Saint Michaelthe Archangel and a deacon saint aswell as Saint Dominic; to the right,in the foreground are identified, inthe female group, Saint Catherine ofSiena and the very elegant SaintCatherine of Alexandria, inevitablyflanked by a fragment of a spikedwheel, the famous instrument of hermartyrdom. The 17th century Floren-tine historiographer Filippo Baldin-ucci, also mentioned BernardinoMonaldi as a disciple of Santi di Tito.

He executed this painting more or lessduring the same years in which hepainted the Burial of the Blessed Albertof the Carmelites for the FlorentineChurch of Carmine (1613). The sweetforms and variety of faces, the well-ex-ecuted anatomy of the characters areaccompanied by a primarily coldchromatic range that makes the scenemore solemn and formal.

On the back wall, to the sides of thedoor

138. florentine painterSaint Martin and Saint Catherine ofAlexandria in adoration of the Trinitysecond half of the 17th centurycanvas; 163�110 cmChurch of San Martino a Maiano,Company of Saint Anthony(inv. 16)

139. florentine painterMadonna of the Rosary with SaintsJohn the Baptist, John the Evangelist,Anthony of Padua and Dominicsecond half of the 17th centurycanvas; 163�110.5 cmChurch of San Martino a Maiano,Company of Saint Anthony(inv. 15)

140. sienese sculptorSaint John of San Facondo;mid-17th centuryCarved and painted wood; 173 cm (h);Church of Santi Jacopo e Filippo(inv. 19)

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141. sienese sculptorSaint Nicholas of Tolentinomid-17th centuryCarved and painted wood; 162 cm (h);Church of Santi Jacopo e Filippo(inv. 18)These two stupendous painted wood-en sculptures come from the Churchof Santi Jacopo e Filippo. They repre-sent Saint John of San Facondo, hold-ing a chalice containing a rayed host,and Saint Nicholas of Tolentino, as in-dicated by the rayed sun on his chestand the stars that cover his black robe.They are two Augustinian saints,whose statues during the 17th centurymust have been found inside the Cer-taldo church, facing each other ontheir respective altars. They have ac-curately rendered, subtly characterizedfaces and the draperies covered by finelittle folds. Their artist’s identity is stillunknown. The suggestions advancedin the past that found them similar to17th century Sienese statuary – and inparticular to the work of Tommaso Re-di (1602-1657), a well-known sculptorwho, among other things, worked onthe façade of the Siena cathedral andon the bronze monument of AgostinoGhigi in the Church of Sant’Agostinoin Siena – seem the most certain ref-erences up to now.

On the right wall

142. florentine painterMadonna with Child between SaintsAnthony the Abbot and Francis ofAssisi

first half of the 17th centurycanvas; 173�129.5 cmChurch of San Martino a Maiano,Company of Saint Anthony(inv. 14)

143. tuscan painterAnnunciation1620 ca.canvas; 205.5�143.5 cmOratory of the Company of thePrecious Blood of Jesus, formerly ofSantissima Annunziata, later in theChurch of the Misericordia(inv. 12)

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7 - Hall of the crucifix

The museum’s last hall is dominatedby the striking and impressive imageof a 13th century wooden Christ fromthe Church of San Pietro a Petrog-nano. The narrow but habitable am-bience and the suffused light almostrecreate the mystic atmosphere of anessential and bare Romanesquechurch, where communication was en-trusted, more than anything, to sacred,majestic images.

In the corners of the wall next to theentrance

144. tuscan productionSeries of candlesticks19th centurysilver-plated and carved wood; 140 cm(h)From the Church of San Tommaso(inv. 31)

On the left wall

145. tuscan workshopHanging Holy Water Basin17th centuryBrass plated, embossed copperlamina; 44�26 cmChurch of Santi Jacopo e Filippo(inv. 136)

At the back of the hall

146. tuscan sculptorCrucifixfirst half of the 13th centuryCarved and painted wood;

2.20 m. (h)�2.05 cmChurch of San Pietro a Petrognano,since 1933 in the Church of SanGiovanni Battista in Jerusalem inSan Donnino(inv. 17)A true unicum in a survey of sculpture,this astonishing image of the Christustriumphans, namely of the Christ whotriumphs over death, has always at-tracted a lot of attention from the crit-ics, still without a really decisive pro-posal. When it was still in the Petrog-nano church, this large crucifix, despiteits ends having been sawed, was de-scribed as a roof support, almost as if itwere a telamon (Carocci, 1933). In ac-cordance with it, its original provenancehas been imagined to surely be else-where, perhaps in some important ab-batial center or in some relevant townchurch.In a perfect balance between paintingand sculpture, the spectacular imageof Christ, with open hands and paral-lel feet, is resting on a cross where aprecious pictorial decoration appearsthat in antiquity must have continuedon the cross ends, almost certainlywith figures. A smooth, soft and sen-sitive shaping defines the athletic andwell-proportioned body of a youngChrist, covered only by a loinclothmade from plastered and paintedcloth. The oval face with the hairpushed back, makes a strong impres-sion because of its fixed look with theeyes wide open, while the small fleshymouth opens almost as if to speak.As we were saying, among the pro-posed attributions that place this

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sculpture sometimes with models re-lating to the style of the court of KingFrederick ii and by Nicola Pisano,sometimes to those of Arnolfo di Cam-bio or those with a German culture,sometimes by the Master of San Mar-tino for its pictorial refinement, noneseems to truly help contextualize thework. Even today the decorative sim-ilarities verified with Pisan crosses fromthe first half of the 13th century and byBerlinghiero seem to be the only reli-able data on which to base a possibleattribution.

The Fantastic Middle Ages: a Tour of the 13th Century in the Certaldo Museum

In a survey of museums of sacred art inthe Florentine territory, the CertaldoMuseum presents a particular aspect, asa depository of an especially rich patri-mony of 13th century works of art, on ac-count of the rarity of the objects surviv-ing from this era.Our tour begins in the large hall where thepaintings are housed: there we immedi-ately encounter two 13th century Madon-nas, both from the Church of Santa Mariaa Bagnano. The first of these (cat. 4), re-turned to its original charm by a recentrestoration, has been assigned to a Flo-rentine artist known as the Master of theBigallo, from the Cross painted for the Bi-gallo, a painter characterized by a classi-cal language which found great favouramong the Florentine artists of the time.Our Madonna is very similar to a groupof Madonnas (Acton Collection, Conser-vatorio della Quiete, Nantes, etc.) becauseof the reiteration of the throne’s typologyand the cushion’s decoration, even if it pre-sents, in respect to other exemplars by thesame Master, a variant with the presenceof the two saints next to the Madonna inplace of the angels, the first example of thisiconography. The Madonna of Certaldois an important prototype for painters ac-tive in the second half of the 13th century.The other Madonna (cat. 6) found in thehall has been attributed to Meliore, oneof the rare 13th century painters with hisown biographical identity, documentedin the second half of the 13th century: iden-tified as “Megliore dipintore, populi Sanc-

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ti Jacopi tra le fosse” is cited as being amongthose who fought in the Battle of Monta-perti and signed the Uffizi Dossal in 1271.For many years the work in the CertaldoMusem was assigned to the Master of Bag-nano, so-named for this painting untilthe critics identified one of the periods ofMeliore himself in this personality. Thepanel, of monumental dimensions and ina perfect state of conservation, has daz-zling and rich colours, suggesting the ma-terial compactness of enamel.Continuing our tour inside the Museum,in the first small hall of silver works, wecan admire a gilded copper processionalcross (cat. 14), from the Church of San-ta Maria a Casale, but recently assignedto a Rhenish-Mosan artist, Ruggero diHelmershausen. The arms of the cross,enriched by a small frame with four-leafed clover motifs, bear the incised sym-bols of the evangelists and the mourners,while the statuette of Christ draws on theChristus triumphans iconography typi-cal of more ancient crosses with its wideopen eyes.A beautiful copper thurible (cat. 40) fromthe Church of San Gaudenzio a Rubal-la is also from the 13th century, with theevangelists represented by their zoomor-phic symbols on the semi-spherical lowercup and the figures of a benedictoryChrist, Saint Peter, Saint Paul and theMadonna enclosed in arches on the lid.The work has been credited to BonannoPisano or to German prototypes, withprecise cross-references to fretworkedcensers, or even to Byzantine exemplars.The last stop of our tour is in front of themonumental Petrognano Crucifix (cat.146), astonishing for its poetic and figu-

rative qualities, a real unicum in thefield of sculpture. The naturalistic shap-ing and the smooth and youthful face,minutely described in the details, seem toreveal an almost dreamy classicism. Thefixed and penetrating gaze, which almostseems to challenge death, transmits themessage of the triumph of life over death.

Rosanna Caterina Proto Pisani

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From Florence to Certaldo

by Italo Moretti

Among the various routes that offerthe visitor an alternative to via Volter-rana you can reach Certaldo runningthrough San Casciano. Starting fromPorta Romana in Florence, we entervia Senese. Shortly after, on the right,the road passes the medieval fountainof Colombaia and goes up to the for-mer convent of San Gaggio (on theleft), founded in the 14th century. PastDue Strade, where the new stretch ofvia Senese begins, taking a left and thenimmediately a right turn, one can fol-low the old Roman royal way, todayvia del Podestà, that runs up to the con-vent of Portico, another constructionbuilt during the first half of the14th century and whose church, mod-ernized during the 17th century, con-tains several works of art. The roadcontinues along the ridge, runningpast the beautiful Villa della Favorita(on the left), once the property of theGiugni family, and then goes down tothe vast piazza Acciaioli in Galluzzobefore which, on the right, one candistinguish the 15th century Palazzo delPodestà with its façade hung with sev-eral coats of arms, a reminder that thissmall town once was a commune.From the piazza we follow the road toSiena, running at the foot of the hillon which rises the majestic Carthusianmonastery Certosa del Galluzzo (alsoknown as Certosa di Val d’Ema).Founded in 1342 by the Florentine

Niccolò Acciaioli, it is today occupiedby Cistercian monks. On the outside,the large complex reveals the presenceof the typical small cells originally in-habited by the Carthusians. Inside,there are numerous buildings of re-markable quality, among which themassive Palazzo Acciaioli stands out.The latter was the founder’s residencewhich was completed only in the1500s, now it is the seat of institutionsas well as of a picture gallery that hous-es frescoes by Pontormo and the placewhere cultural initiatives are held.Overlooking a large piazza, the14th century church of San Lorenzo wasrenovated during the 1500s, while thenearby church of the monks, with itscross vaults, has maintained its14th century characters. The religiouscomplex is also endowed with chapels,cloisters, and other buildings, namelythe colloquio (Meeting Hall), the capi-tolo (Chapter-house) and the foreste-ria (Guest quarters).Past the junction for the motorwaynamed autostrada del Sole, for the free-way to Siena, and for the village ofTavarnuzze – whose name refers to itsancient function as a station along theantique road – we come to Scopetiwhere we take a right turn on theScopeti bridge to take the old Romanway. Going up through the woods, theroad then runs through a pleasantlandscape with fields, country housesand villas until it reaches Sant’Andreain Percussina where Niccolò Machi-avelli once had a country residence,villa l’Albergaccio. After anotherstretch through very similar scenery

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the road eventually goes back to themodern State road, on the outskirts ofSan Casciano Val di Pesa. Here, a sideroad on the left leads to the parishchurch of Santa Cecilia a Decimo, inwhich “decimo” refers to the tenth mile-stone along an ancient Roman way.San Casciano Val di Pesa – referred toin the past as “a Decimo” – arose as animportant castle of the bishops of Flo-rence, before passing under the con-trol of the town commune, whichmade it the office of a podestà withauthority over approximately fortypeoples. Of its medieval past, it haspreserved parts of the city walls builtby the Florentines in the 14th century,including a keep and one of the gates.Located inside the town, the Churchof Santa Maria al Prato founded bythe Dominicans in the 14th century –today belonging to the Misericordia– houses numerous works of art,among which a cross painted by Si-mone Martini and the Madonna withChild and Saints Peter and Francis byUgolino di Nerio. The church of San-ta Maria del Gesù, a construction in18th century style, is today the seat ofthe Museum of Sacred Art which col-lects works of art of remarkable qual-ity from neighboring churches. Theseinclude the Archangel Michael Altar-Frontal by Coppo di Marcovaldo anda Madonna and Child by AmbrogioLorenzetti.We continue along the road that leadsto the valley floor of the Pesa, passingby the Villa del Borromeo, where thelandscape once again shows every-where the hand of man. Across the riv-

er the road goes up again, climbing thehills that act as a watershed betweenthe Pesa and the Virginio torrent, un-til it reaches San Pancrazio, whose pla-cename derives from the ParishChurch of San Pancrazio a Lucardo.The architecture of this parish churchshows early Romanesque origins (go-ing back to the beginning of the 11th

century), as indicated by the hangingarched crowning and the small fornicesof the two surviving apses. But thechurch interior, with its side aisles di-vided from the nave by pillars, is theresult of a restoration carried out inthe early 20th century. The church con-tains several works of art.Continuing along via Certaldese,through the small valley of the Vir-ginio, lined with rounded hills, most-ly cultivated, we eventually have a viewon the Valdelsa. Atop the highest hill,the Castello di Lucardo, reachablethrough a short detour to the left, of-fers a complete panoramic view of thesurroundings. Documented since the8th century, it was the family castle ofthe important Lucardesi family. Of itsoriginal medieval structure, a smallpart of the walls with a tower and agate have remained, as well as theChurch of San Martino. Still showingRomanesque elements, the church wasrestyled in the 18th century; it containsseveral works of art, among which aMadonna and Saints by Raffaello Bot-ticini.Resuming our route towards Certal-do, we pass the Church of San Dona-to a Lucardo, which has preserved itsRomanesque plan and part of its orig-

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inal elements, and then reach the mod-ern village of Fiano. Shortly past thevillage, a left turn at the fork leadsthrough a brief detour to the ParishChurch of San Lazzaro a Lucardo.Documented since the first half of the10th century, it is a large building con-sisting of a nave and two side aisleseach ending in an apse, and delimitedby arches resting on simple four-sidedpillars (some of which have frescoes byCenni di Francesco). Remains of acrypt lie under the presbytery. Thefaçade, fronted by a porch, still bearsthe signs of a Baroque restyling, whiletransformations of the interior exe-cuted in the same period have beencancelled by restoration done duringthe second half of the 20th century. Theexterior crowning of the apses, withsmall fornices inserted into small hang-ing arches separated by pilasters, theshape of the passage arches and that ofthe apsidal arch, all draw on Lombardarchitectural elements characteristic ofthe dawn of the great 11th century Ro-manesque revival.Now the road descends into the valleyof the Agliena torrent following it firstalong the right, then along the leftbank. Ahead rises Certaldo on its hill-top, below which our road will mergewith the Valdelsa State road.

Certaldo and its territory

“Certaldo, as perchance you may haveheard, is a castle of Val d’Elsa withinour country-side, which, small thoughit is, where aforetime people of rank

and wealth lived.” Thus Giovanni Boc-caccio presents his hometown in TheDecameron (vi, 10, 5).Nowadays Certaldo, a considerablyextended urban center with abundantfactories, has spread in the plain tothe right of the Elsa river, between therailway lines and the State road thatrun through the valley floor. The oldmedieval center dominates the townand has preserved the characteristicsof a walled town. The district of Cer-taldo comprises the gentle hills thatrise up to the ridge beyond which liesthe Pesa river valley and which haveproven to be richly endowed witharcheological remains and records ofgreat interest – the finds on the Boc-caccio and on the Fate hillocks testi-fy to the antique origins of local set-tlements.The oldest document mentioningCertaldo is supposed to be dated 1160,although by then the Counts Albertifrom Prato – who also took on thename da Certaldo – had long since es-tablished a large estate in this part ofthe Valdelsa. In 1184, Count Alberto,together with his children and his wife,swore before the commune of Florencethat he would destroy his castle of Pog-ni and the Certaldo towers; a few yearslater, the men from Certaldo took anoath of submission to Florence. Afterthe destruction in 1202 of Semifonte,following which many inhabitantsmoved to Certaldo, and thanks to itsgood location along a branch ofVia Francigena running through theValdelsa on the right side of the river,the town developed during the 13th and

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14th centuries to the point of becom-ing the chief town of a defense leaguegrouping twenty or so peoples. In 1415Certaldo became the seat of one of thethree vicariates into which the coun-tryside was divided. The vicar also ad-ministered criminal justice, as isrecorded in Benozzo Gozzoli’s frescoedTabernacle of the Condemned, near thebridge over the Agliena stream.Covering the entire hilltop, Certaldo’sold Medieval town, with its brick con-structions in reddish shades, has beenkept in excellent condition. It has pre-served almost entirely the perimeter ofits walls, including remains of turretsand a solid round tower from the16th century, at the back of the PalazzoPretorio. The old center can be enteredthrough the Alberti gate at the end ofCosta Alberti, or following Costa Vec-chia to the Rivellino gate (so named be-cause it stands opposite the remains ofa 16th century rivellino, i.e. a fortificationstructure set outside the walls proper);another entrance is through a largeopening in the walls at the end of ViaNuova. Today it is also possible to reachthe upper town with the funicular run-ning from Via Garibaldi (near PiazzaBoccaccio) to Via della Rena next to theAlberti Gate. The old town stretchesalong one single main street – Via Boc-caccio. Starting in Via della Rena(south), it passes by Piazza SantissimaAnnunziata and then goes gently up-wards as far as the Palazzo Pretorio, af-ter which it bends eastward, taking thename of Via del Rivellino. A few laneslead off the main street and end up inVia di Valdracca.

The Palazzo Pretorio, the FlorentineVicars’ former residence, said to havebeen erected where once stood the Al-berti fortress, is one of Certaldo’s moststriking buildings, partly for its par-ticular location inside the town, anddespite the fact that its current aspectis the result of considerable restorationwork done at the turn of the 20th cen-tury. Its crenellated façade shows tworows of depressed-arch windows (theupper ones have been blinded) with aturret bearing a clock on the right side.This configuration dates from the late15th century, following the damage in-curred during the Duke of Calabria’sraids in the Florentine rural area in1479. Not only the façade, but also theentrance hall and inner courtyard areabundantly adorned with the Vicars’coats of arms, some of which, in par-ticular those in glazed terracotta, de-note remarkable craftsmanship. The14th century loggia that runs partlyalongside the façade has also been re-structured, indeed it was at some pointused as a house. We enter the Palazzothrough an entrance-hall which opensto the right on the Hall of Hearingwhere is displayed a Pietà of late15th century Tuscan school, and to theleft on the Hall of Justice containingfragments of frescoes from the end ofthe 15th century: a Madonna Enthronedattributed to Pier Francesco Fiorenti-no (1489), a Crucifixion (1478) and aPietà. Beyond the entrance-hall is theinner courtyard with an arcade givingaccess to the chapel – with remains ofwall ornaments from the 1500s – andto the old prison cells. From the ar-

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cade, two flights of stairs lead up to thefirst floor where the Great Hall con-tains coats of arms and fragments offrescoes including a Madonna andChild attributed to Pier FrancescoFiorentino, while in the Council Roomis a 1488 stone fireplace. In other roomsare a Madonna and Child attributed toPier Francesco Fiorentino (1495) and aPietà from the Sienese school (1574).Next to Palazzo Pretorio stands theformer Church of Santi Tommaso eProspero, a single nave structure builtin the 13th century, with an elegant por-tal and the remains of an aedicule onthe right. The frescoes of the Taber-nacle of the Condemned by BenozzoGozzoli, detached from their originalposition, are displayed inside. Adja-cent to the church, in Via del Rivelli-no, a building now housing a restau-rant contains the remains of the beau-tiful late Romanesque cloister, with ar-cades resting on pillars, one of whichbears the year “1202”. Opposite thechurch rises the so-called Lucardesitower, with the remains of a belfry atthe top. Two tower-houses located fur-ther down towards the Rivellino gateare also traceable to the 13th century.Most of the important buildings areconcentrated along Via Boccaccio. Thechurch of Santi Iacopo e Filippo, withone side facing Via Boccaccio, is a lateRomanesque single nave structure end-ing in a semi-circular apse, with a sim-ple façade sided on the left by the cam-panile; it has been restored to its origi-nal aspect. Inside, besides a 14th centu-ry fresco depicting the Madonna andChild with Saints attributed to Mem-

mo di Filippuccio, is kept the cenotaphof Giovanni Boccaccio and a Della Rob-bia altarpiece, the Madonna of the Snow.A pair of tabernacles, also by the DellaRobbias, stand on each side of the apse.On the floor at the centre of the nave isBoccaccio’s tombs lab (a marble tile in-dicates the exact position of the writer’sgrave). To the left of the church is a14th century cloister erected with twoorders: the bottom part has arches sup-ported by brick columns, while the up-per part rests on architraves.Facing the church, on the opposite sideof the small piazza, on the corner ofthe street, is the Palazzo Machiavelli(partly restructured), and the Boccac-cio House. The latter was bought atthe beginning of the 1800s by theMarchesa Carlotta Lenzoni de’ Mediciwho restored the building as a place tocommemorate the great story-tellerfrom Certaldo. The house today showsvery few traces of its Medieval origins,having been rebuilt on a grand scaleafter damage incurred during the Sec-ond World War. Under the tutelage ofthe Giovanni Boccaccio NationalBoard since 1957, it houses a notablelibrary of old and foreign editions ofthe writer’s works.Overlooking piazza Santissima An-nunziata the beautiful 14th centuryPalazzo Strozzi Ridolfi is sided by threeelegant extrados arches of slightly ogi-val shape with an arched lintel carvedon the outside with a zigzag pattern.The arches now are blinded, but thestructure used to serve as a gallery forthe market. On the opposite side of thestreet, at the corner of the piazza, is the

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Palazzo Giannozzi which holds late me-dieval and early modern elements. Fi-nally, facing Via della Rena where ViaBoccaccio branches off, stands the so-called Palazzo di Scoto da Semifontefrom the 13th century, with a tower, andfurther down, to the east, the Palazzoof the Della Rena family, another13th century turreted building.

The surroundings of Certaldo

From Certaldo to SemifonteOn the State road towards Poggibon-si, upon reaching the industrial area ofAvanella, we turn left towards Scianobut keep going up to the parish churchof San Donnino (or San Jerusalem),of antique origin but having moderncharacteristics. On the hill above thechurch, during the last decade of the11th century, was erected the Semifontecitadel, stronghold of the Alberti fam-ily, lords of Certaldo and other forti-fied fiefs in the area. The fortune ofthe newly erected structure was such– it had defensive walls, a keep, foun-tains and the village of Petrognano –that it frightened the Florentines who,after a lengthy struggle, had the upperhand in 1202 and sanctioned the com-plete destruction of Semifonte, withperpetual interdiction to build on thatsite. It was only at the end of the 16th

century that the Grand Duke Ferdi-nand I granted the Capponi family thepermission to build a votive chapeldedicated to the Archangel Michael inmemory of the ill-fated town. Plannedby Santi di Tito, the octagonal chapel

is topped by a cupola that is a small-scale replica of Brunelleschi’s dome atSanta Maria del Fiore in Florence.Further down the road we come to San-ta Maria a Bagnano and continue un-til we reach the road to Certaldo, wherewe make a right turn and go up to Neb-biano with its Romanesque church ofSant’Angelo. Down below one can seethe ruins of the Alberti castle of Pogni,destroyed by the Florentines in 1184.We then reach Marcialla, which aroseas a market centre for the nearby castleof Pogni, and expanded after the de-struction of Semifonte. Overlookingthe vast piazza stands the Palazzo Gi-annozzi. The church of Santa Maria,restyled during the 1700s, has preservedseveral works of art. Continuing to-wards Fiano, shortly before the village,to the right, we pass the castle of SantaMaria Novella, documented as early asthe beginning of the 11th century, oncethe property of the Gianfigliazzi fami-ly. Destroyed in 1313 by the troops ofHenry VII, the Holy Roman Emperor,it was eventually rebuilt and stands to-day with imposing stateliness in a strik-ing Neo-Gothic guise, with defensivewalls and a massive tower for entrance.Outside, the church (also named San-ta Maria Novella) shows the remains ofits Romanesque structure. From Fianowe can go back to Certaldo using theroad followed on the way in.

From Certaldo to the Natural Parkof CanonicaNorth of Certaldo, at the limits of thetown on the State road to Castelfiorenti-no, a short detour to the right leads to

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the Parco Naturale di Canonica, nearVilla Canonica. Covering approxi-mately twenty-two hectares of land, halfof which are woodlands, the park –equipped with facilities for visitors – of-fers the opportunity to stroll amid a rus-tic scenery that sweeps over cultivatedhills studded with houses and church-es, as well as over bare chalky ravines.

From Canonica to Certaldo acrossthe countrysideContinuing past Canonica on sideroads, we run through the heart of theValdelsa, a gentle countryside shapedby man, dotted with country housesand villages gathered more or less tight-ly round a church, often located alongthe road, or else facing a small piazza.A few kilometers down, we take a rightturn towards Pian Grande, on the roadto San Martino a Maiano. From here,we continue in a south-east direction,coming close to San Gaudenzio aRuballa (short detour to the left), afterwhich the road bends south until itreaches the via Certaldese which goesfrom Fiano to Certaldo.

Artistic Handicrafts and oenogastronomy in the Empolese-ValdelsaTerritory

by Maria Pilar Lebole and Benedetta Zini

A fascinating natural landscape of lux-uriant hills, rich in history, natural re-sources and traditions, museums, ele-gant villas, medieval villages, as well ascultivated fields, rows of vines and olivegroves that sometimes make way formore unsightly views, those of mod-ern industrial establishments. This isthe Empolese-Valdelsa territory, in theheart of Tuscany, strategically devel-oped around the cities of Florence, Pisa,and Siena and once a mandatory itin-erary for ancient pilgrimages along ViaFrancigena, which in some stretchescrosses Valdelsa, as well as a historiccrossroad for traffic and goods throughthe valley of the Arno, the natural con-nection between Florence and Pisa.Beyond the mid-course of the Arno,the Montalbano hills to the north andValdelsa to the south, enclose a terri-tory that is still far from massive flowsof tourists and very interesting fromthe point of view of its history, art andlandscape. In this rich territory thereare a lot of artisan businesses that havecontributed to the wealth of the elevencommunes of the territory and that to-day have become small “industries”.Just like some traditional artistic arti-san businesses, also oenogastronomicproducts still preserve the taste of pop-

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ular history and tradition, thanks tosimple and natural ingredients com-ing from the farmers’ culture.In this country area food has always fol-lowed the rhythm of the seasons, therhythm of work to do in the fields, andfor every festive occasion or holidayfamilies reunited and prepared simplebut delicious dishes. In this way, the“companatico” (food) was always ac-companied by homemade bread pre-pared once a week, with long prepara-tion times so that it could keep for morethan ten days. The snack was either thetypical “fettunta”, or bread with toma-toes or bread wet with a little bit of redwine and sugar. Pulses were often usedand everyday they were cooked to addthem to soups and vegetable soups, to-gether with potatoes and onions (com-ing from Certaldo), cooked under theembers: in fact meat was rare and it wasonly eaten during festivities; except forrabbit which was the typical Sundaydish. The tastes in this area are still whatthey once were: typical products arestill onions from Certaldo and in partalso from Montespertoli, GambassiTerme and Castelfiorentino; arti-chokes, which today due to marketcompetition are cultivated on a small-er scale; and asparagus, chickpeas,beans, as well as verdini figs, to be tast-ed alongside delicious salamis.But the most typical and delicious dishis stewed tripe or tripe in tomato sauce,typical of the area of Castelfiorentino.This brief gastronomical excursus givesnow way to the most typical artisanbusinesses in the area. In Empoli glassmanufacturing had its major growth

during the period between World Wari and World War ii. Since the 1950’sproduction has intensified with thefounding of small and medium sizedbusinesses and with a consequent pro-ductive diversification that has addedtable pieces in white glass and crystalto the more classic green glass forflasks, bottles and demijohns.The production of clothes and shoesconstitutes another important pro-ductive pole of an industrial nature.Next to this, some artisan businessesgive the city and the other communesof the Empoli area, a characterizationof artistic products of notable impor-tance, beginning with MontelupoFiorentino, which in its historic cen-ter seems a small town, historicallyknown for its ceramics.In fact, artistic ceramics developedaround the 15th century and still todayproduction is very active and in the areathere are still ancient kilns. The pro-duction of terracotta and glass is also ofgreat importance. In the town of Capra-ia you can still visit the site of a kiln anddiscover its ancient premises, while inthe nearby town of Limite, situated onthe southern slopes of the Montalbanohills, production for the shipbuildingindustry continues, despite the reducednavigability of the Arno.A taste of ancient history is offered inCerreto Guidi, where in Septemberthe “Palio del Cerro” takes place. It isa manifestation with renaissance cos-tumes and popular games that drawson an ancient tradition of horse races,documented for centuries. Fucecchio,known for its Padule, the natural re-

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serve of one of the largest wetlands inall of Italy, also stands out for its shoeand tan sector, which acquired indus-trial dimensions after the war. It wasin that same period that the produc-tion of straw hats and matches began.Today Fucecchio’s territory is countedamong the six communes forming theindustrial tan district of Tuscany –dis-tributed in the provinces of Florenceand Pisa including Montopoli in Vald’Arno, San Miniato, Santa Croce sul-l’Arno, Santa Maria a Monte – engagedin designing, producing and sellingleather. Within the tan industry wemust also consider the “finishing ones”,which operate on behalf of others.The town of Vinci, famous for beingthe birthplace of the great Leonardo, isalso known for its traditional artisanworkshops mostly situated just outsidethe city walls, where useful objects aremade with simplicity. Conversely, a glassindustry of great interest is concentrat-ed in Gambassi Terme, noted also forits famous regenerating thermal waters.Here the tradition of glass dates backto the 13th century and still today artis-tic pieces based on traditional modelsare produced. A permanent show is ev-idence to the production of glass inItaly from protohistory to the 16th cen-tury, exhibiting objects for the dailylife, from Gambassi, between the 14th

and 16th centuries. Montaione is a townin the hills between the Egola and theElsa, where you can appreciate the greatdevelopment of holiday-farms that of-fer excellent hospitality in addition toprestigious delicacies based on the finesttruffles.

Montespertoli is home to a famous cen-ter for the Cultura del Vino (wine cul-ture) and has also named a Strada del Vi-no (wine itinerary) where two DOCGwines are produced: Chianti Montes-pertoli and Chianti Colli Fiorentini. Inthe original core of Certaldo, the onethat is high up and enclosed by me-dieval walls, traditional artisan pro-ductions are manufactured alongsidevarious artistic activities. Once a yearduring the month of July, there is ashow with fire-eaters and puppeteersoccurring during the “Mercantia” fes-tival, which lasts six days. Castelfioren-tino is situated at a strategic crossroadwhere the ancient road called Via Fran-cigena also intersects. It is therefore acommercial intersection for the nearbymarkets of Empoli and Poggibonsi. To-day it is an industrial production dis-trict: small and medium sized indus-tries manufacturing clothes and furni-ture, materials for construction, shoes,and engineering industries.There are, therefore, many distinctivefeatures that can be found in a territo-ry that is not so big and essentially stillunknown to national and internation-al tourism.

A journey through the Middle Ages:handicrafts and regional products inCertaldo

This is a journey through Tuscany’sheartland, back to where Giovanni Boc-caccio, author of the famous Decameron,was born. We are in Certaldo, a smalltown in the Empoli Val d’Elsa area that,

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more than any other, has preserved itsMedieval atmosphere. To reach Certal-do from Florence, we follow the Flo-rence-Pisa-Livorno highway and exit atEmpoli Ovest, from where we take theState road 429 towards Siena. We aremet by a spectacular scenery displayinghills as far as the eye can see, and abrightly coloured countryside of tidycultivated fields and scattered country-houses on hilltops, immersed in thegreenery of the surrounding nature.This once bare countryside now showsthe signs of man’s patient labour, truepivot of an economy still largely basedon agriculture. Among the area’s typicalproducts is the omnipresent artichoke– the emblem of Empoli – now culti-vated all over the territory. On the roadto Certaldo, we see it growing every-where in vast fields of neatly alignedrows separated by stripes of turned upground. However, the true symbol ofCertaldo is the onion.Immortalised by its inhabitants whowished to have it at the centre of thecity’s coat of arms accompanied by theproud motto “by nature I am strong andsweet, too, and please those who rest andthose who work”, the onion is even cel-ebrated in Book VI of the Decameron,where it is written textually: “Thither[to Certaldo] ‘twas long the wont ofone of the friars of St. Anthony to re-sort once every year (…). Fra Cipolla– so hight the friar – met with heartywelcome, no less, perchance, by rea-son of his name than other cause, theonions produced in that district beingfamous throughout Tuscany.” Onion– “cipolla” – has been cultivated around

Certaldo since time immemorial.There are two best known varieties,the so-called “estatina” (or summer va-riety): sown at the end of the summerit is eaten fresh and crisp when pickedduring the last months of springtime(clear in colour, compact and firm tothe touch), or as a ripe onion, sweeterand juicier, when picked at the end ofthe summer. The other known varietyis the “invernina” (or winter variety):sown in the winter to be harvested atthe end of the summer, it has a muchsharper taste and a shade more intenseof red, often verging on purple. Today,large scale production tends to favourthe winter variety to the detriment ofthe summer type, now relegated to thefields of a handful of local producers,and sometimes presented as some kindof rarity at agricultural fairs.Onion is widely used is local tradi-tional cuisine, both cooked and raw.The fresh spring type is eaten mostlyraw, either as the main ingredient ofthe typical cold soups, such as the de-licious Panzanella, or as an addition tosalads or seasonal vegetables, to whichit confers a note of its strong pungenttaste. As for the classic or fully ripeonion, it is most often used cooked,serving as a base for meat stews. Notto be missed is the lesso rifatto con lecipolle, also called “la francesina”, a dishtypical of Tuscan peasant cooking, inwhich leftovers are reused and trans-formed, with the addition of othersimple ingredients, into new dishes sothat nothing gets wasted. Today thismeat stew is a gourmet dish served inthe best restaurants.

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Sitting in a typical tavern of the area,sipping excellent red wine, one can en-joy a plate of crostini misti (mixedcanapés). Around here, besides theclassic crostini topped with chicken liv-er pâté or the tasteful “carcerato” pris-oner’s (white beans seasoned with salt,pepper, and exquisite extra virgin oliveoil), which are served in most parts ofTuscany, one can taste a true rarity –crostini topped with creamy onionspread, an onion and potato mixslightly stewed with a little broth, thenfinely sieved and served with a trickleof olive oil, salt and pepper: a real trib-ute to the palate!Besides being used in traditionalrecipes, the celebrated vegetable is nowincreasingly being offered all aroundthe area in original forms, for exampleas onion jam. To those who regard thiscombination of tastes as a heresy, weadvise tasting it with a slice of maturedpecorino cheese – a surprise that is sureto wake up the senses.Continuing along our itinerary, wereach the outskirts of Certaldo. Thesurrounding countryside is modelledby low hills planted for the most partwith olive trees and grapevines, om-nipresent emblems of a large part ofthe Tuscan landscape.As we reach the town periphery, wefind ourselves engulfed in a maze ofstreets, the city having notably ex-panded by the growth of small manu-facturing concerns into proper indus-tries, a phenomenon typical of the en-tire Empoli-Val d’Elsa area. As for theold town, we can catch sight of itabove, sitting on its hilltop.

Walking through the streets of the low-er town, we come across a number ofsmall – and medium – sized workshopsproducing decorative frames and old-style furniture – the direct descendentsof the area’s old carpentry workshops.Here too, as in many parts of Tuscany,the old trades have been adapted to fitthe demands of small industry pro-duction, while ably keeping intact thehand-made tradition handed downfrom generation to generation.Inside the medieval village Il Pino,along the road from Castelfiorentinoto Certaldo, the craftsman’s workshopFerro Battuto offers an interesting rangeof wrought iron items made by hand:beds, bedside tables, tables, candelabra,key hooks and umbrella stands. Theconcern, which specializes in lightingfixtures including custom-made lamps,has been producing handcrafted objectsfor over ten years.Just before entering the city centre ofCertaldo, to the right, we come acrossBologni Arreda, a firm specializing inthe fabrication of decorative frames, in-cluding finished frames, mirrors, briar-root frames, and frame components, allin the purest tradition of Florentineworkmanship.Upon entering the town, we see thelarge signs of Cioni Cornici, a firmwhich produces frames according toclients’ requests, but also holds a plen-tiful, regularly updated catalogue. Thebusiness has managed to enter the na-tional and international markets byskilfully combining top-of-the-arttechnology with traditional know-how.Their products include a varied range

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of frames and finish – Arte Povera, ani-line dyes, briar-root, walnut, lacquer,machine gilding, etc. Other examplesinclude Gieffe, specialized in the re-production of period furniture; Nenci-ni e Masini, a business founded just af-ter the Second World War, now in itsthird generation, specialized in the pro-duction of frame components; andmany more. For these are just a few,examples aimed at describing a sectorin full expansion – that of carpentryand particularly that of frame making –that has found in this part of the Valdel-sa (especially within the area delimit-ed by the four communes of Certaldo,Castlefiorentino, Gambassi Terme andSan Gimignano) a natural productioncentre boasting today one thousandeight hundred workers.Once in the city, the goldsmith’s work-shop Dedalo is worth a visit. Foundedover ten years ago, it specializes in theproduction of exclusive jewels, includ-ing jewels made upon clients’ requests.But let’s move on to the old town, aplace filled with magic and history,where time seems to have stopped itscourse, and where the sumptuous ban-quets held in medieval times easilycome to mind. There are three ways toreach the old centre, each more pic-turesque than the other: on foot, alongthe steep and narrow Costa degli Al-berti leading straight to the main gate;using the funicular with its unsuspect-ed views; or else by car along the splen-did road winding through a vast por-tion of the surrounding countrysideamid artichoke fields and vineyards.Opting for the car, we avail ourselves

of the opportunity to visit some of thelocal farms offering a vast choice of fineproducts prepared following ancientTuscan recipes, the closest you can getto home-made. Sauces of all types, jams,wine and olive oil, but also seasonal fruitand vegetables fresh from the field, of-fered to the buyer, still bearing traces ofthe earth they were picked from: a del-icacy not to be missed, especially for therare opportunity to rediscover the for-gotten taste of genuine produce.Precisely on the road to the upper townof Certaldo we come across such a rar-ity: a small production of Francesca ap-ples, an ancient variety which has prac-tically disappeared from the market.Originally cultivated especially in theArezzo area, it was the emblem of theFrescobaldi family. Slightly elongated,it is pale green in colour with light red-dish dots when fully ripe. Its peel isthick and crisp and the fruit has a sur-prisingly intense scent; indeed, it wasonce commonly used by housewivesto give the linen a fresh scent insidethe drawers; besides, the Francesca ap-ple keeps very well, nearly until spring-time (a quality only the most ancientvarieties can boast today). Here in Cer-taldo one can find Francesca apples atthe Azienda Agricola Alfani farm inQuercitella; they also sell the typicalEmpoli artichokes, and their own ex-quisite olive oil.Having entered the old town of Cer-taldo with its narrow and picturesquealleys, we stumble upon many a cu-riosity that cheer up our short excur-sion, both as gourmets and enthusi-asts of old traditional objects.

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Along Via Boccaccio – the old town’smain street – and not far from themighty Palazzo del Podestà, we noticea small shop with a truly original en-trance, all made up of small colourfulobjects in papier-mâché. Besides hand-icrafts, portraits, small frescoes, deco-rative objects and original trompel’oeils, the Bottega d’Arte offers art andhandicrafts lessons. Still on Via Boc-caccio, but on the opposite side, nearthe gate at the end of Costa Alberti,visitors entering the town on foot canmake a stop at another small crafts-man’s workshop – Laboratorio Artesia– specialized in the ancient art of ce-ramics. They offer a vast range of dec-orated ceramic objects, besides invit-ing visitors to observe the artists at workwhile modelling clay or painting.For lovers of fine food and handicraftcuriosities, Certaldo holds an annualfestival – by now extremely popular –that gives ample space to old trades andtraditional Tuscan cuisine. The Mer-cantia festival, usually held in July, hasbecome a pleasant tradition for manyvisitors, both Italian and foreign. Forthree days, street performers of all na-tionalities treat their audience to theatreand circus numbers, while, going fromstand to stand, one can buy local hand-icrafts and taste the best local food spe-cialties. Also part of the festival are artexhibitions and installations, and livedemonstrations by craftspeople whererepresentatives of the most traditionalTuscan rural trades (the basket weaver,the chair mender, the flask wicker-cov-ering weaver) sit side by side with youngartisans that aim at transforming local

crafts in innovative ways. Among thesenew experiments figure particularly cu-rious techniques definitely worth men-tioning, such as Raku ceramics, a tech-nique based on an ancient Japanese art,itself transformed and re-elaborated fol-lowing the methods of traditional Tus-can masters. Raku has something fasci-nating about it and watching a piece be-ing made is like attending a show. Re-moved red hot from the fire, the ceramicpieces are cooled down by contact withvarious natural elements such as leaves,paper, water and wood. Results areunique and unpredictable; indeed, herethe artist’s skill is less decisive than merechance, and that is what makes theseobjects so particular.Having brought history to mind, aspecial mention goes to the event ACena con Messer Boccaccio (“A Banquetwith Master Boccaccio”) organizedyearly by the cultural associationElitropia at the beginning of June.Whoever happens to be in Certaldo inthat period will be able to sit at theseemingly endless table laid for hun-dreds of guests along the old town’sstreets. On the menu, it goes withoutsaying, are the best dishes of Tuscantraditional cuisine, served with the ex-cellent local wine.

The selection of the businesses has been madeat the discretion of the authors and is by nomeans exhaustive as regards the businesses pre-sent in the area. We would like to thank the ar-tisan concerns for their helpful collaborationduring the research phase. Thanks to all the per-sonnel of the Communes of the Empoli area fortheir valuable collaboration.Photos by Benedetta Zini

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Handicraft businesses

bologni arreda gest.ibo2 s.r.lVia Toscana, 48/5050052 - CertaldoTel. 0571 668510Fax 0571 [email protected]

cioni cornici s.n.cVia delle Regioni, 22550052 - CertaldoTel. 0571 666537Fax 0571 [email protected]

cornici gieffegieffe mobili d’arte s.n.c.di giacomo gori & c. mobili d’arteVia delle Regioni, 23150052 - CertaldoTel. 0571 668283

nencini & masini srl.Via delle Regioni, 26950052 - CertaldoTel. 0571 668138Fax 0571 [email protected]

ferro battutoVia Pino, 52250051 - CertaldoWorkshop Tel. 0571 669463Office Tel. 0571 679863Fax 0571 [email protected]

dedalo laboratorio orafoVia Cavour, 23 and via Boccaccio, 3550052 - CertaldoTel. 0571 666668Fax 0571 [email protected]

azienda agricolaAt Quercitella, 3250052 - CertaldoTel. 0571 665258tiscali.it/[email protected]

la bottega d’arteVia Boccaccio, 250052 - CertaldoTel. 0571 656707

ceramiche artistiche artesiaAt Centro Artigianale in Palazzo GiannottiVia Boccaccio, 3550052 - CertaldoTel. 0571 663244

associazione culturale elitropiaA cena con Messer BoccaccioVia Boccaccio, 4150052 - CertaldoTel. 0571 [email protected]

pamela russo ceramicheartisticheVia Borgo Garibaldi, 5850052 CertaldoCell. 339/1558288

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Oenogastronomic businesses

azienda agricola alfani Loc. Quercitella n. 3250052 - Certaldo (Firenze)Tel. 0571 [email protected]/aziendaalfani

l’antica fonte tavernadegli artistiVia Valdracca, 2550052 - CertaldoTel. 0571 652225

la bottega di chichibioVia Boccaccio, 450052 - CertaldoTel. 0571 652504

osteria del vicarioVia Rivellino, 350052 - CertaldoTel. 0571 668228www.osteriadelvicario.it

l’osteria di casa chiantiVia Case Nuove, 7750052 - CertaldoTel. 0571 669688

ristorante il castello Via Della Rena, 650052 - CertaldoTel. 0571 668250

associazione culturaleelitropiaVia Boccaccio, 3750052 - CertaldoTel. 0571 663128www.elitropia.org

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Glossary

by Valentina Tiraccorrendo

AltarTable on which the priest celebratesthe Eucharistic sacrifice and whichderived its form from the Last Sup-per’s table.

AmpullaA piece of holy furnishings. It usu-ally has a globular body and a narrowneck. The term refers to the two con-tainers, one for the wine and the oth-er for the water, used during the Eu-charist, as well as to the three con-tainers for holy oils.

AngelsThis word, from the Greek for “mes-senger”, refers to the figure acting asthe messenger of God’s will and whowas already present in ancient orien-tal religions and passed then to Chris-tian culture. In the Old Testamentthere are numerous references to crea-tures that have both the role of con-veying God’s will to men and of pro-tecting the just (guardian angels).Among the latter the figures ofRaphael (The Book of Tobias) andMichael (The Book of Daniel) standout. In the New Testament we findthe figure of Gabriel the Archangel(The Gospel according to Saint Luke),having the task of announcing the Vir-gin Christ’s birth. In the 5th centurythe De coelesti hierarchia began tospread; in this text angels are classifiedinto groups, hierarchies and cate-gories. The angelic figure is generical-ly represented as an adolescent or

more rarely as a child, dressed in a tu-nic, winged, with long blonde hairand nearly always with an aureola, too.The latter attribute can sometimescompensate for the lack of wings.

AnnunciationThe episode is narrated in the Gospelof St. Luke: Mary receives a visit inher home in Nazareth from theArchangel Gabriel who, sent by God,announces to her the birth of a sonconceived through the Holy Spirit.There are three essential elements:the Virgin, the angel and the dove ofthe Holy Spirit, whose flight, oftentraced by a beam of light, representsthe incarnation of Christ through theHoly Spirit. The Archangel Gabrielis winged and wears a white robe; heusually holds a lily (his attribute) oran olive branch. Mary’s recurrent at-tributes are: the white lily, a sign ofvirginity and purity; the vase that of-ten contains the lily, a symbol of theIncarnation; the book that she is read-ing when interrupted by the angel’sarrival.

Architrave or LintelThe group of horizontal architec-tural elements supported bycolumns or pillars.

Baccellatura (i.e., embossed decora-tion in the shape of legume pods)

Ornamental relief motif made up ofa series of convex elements similarto legume pods, typical of classicaland Renaissance art.

Baldinucci, Filippo(Florence 1624-1696)

An art historian and a man of letters.His Notizie de’ professori del disegno

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(1681-1728) which was partly pub-lished posthumously, was the first at-tempt in Europe to summarize theuniversal history of figurative art; thiswork, aiming at supplementing andupdating Giorgio Vasari’s Lives, dealswith the history of art from 1260 to1670. In his dialogue La veglia (1690)the author expounds his criticalmethod, based on written sources.Baldinucci was entrusted by Leopoldde’ Medici with the task of arrang-ing the Medici’s collection of draw-ings and this experience spurred himto write the Vocabolario toscano del-l’arte del disegno (1681). He also wrotethe Vita di Filippo Brunelleschi as wellas the Vita del cavaliere Gian Loren-zo Bernini.

BallagnyA lithographic printing works whichflourished in Florence around themid-19th century. Evidence of the pres-tige of the Ballagny lithographic print-ing works are the prints of the seriesof portraits drawn by Martini whowas the most famous author of draw-ings in Tuscany at the time, renownedfor the geometric accuracy of his rep-resentations.

Baptismal ladleAn object, usually made of silver andpreciously decorated, consisting ofan end in the shape of a bowl whichis often provided with a long handle.It is used by the priest to collect theholy water to administer the chris-tening.

Benedictory ChristThe iconography of this subject im-posed itself beginning from the 7th

century: Christ, represented half-length, in his left hand holds theBook of the Holy Scriptures which,in contrast with the sealed scroll,symbolizes the Divine Revelation.Christ’s right hand performs a bene-dictory gesture; the three jointed fin-gers symbolize the Trinity, while theother two represent the two naturesof Christ, the human and the divineone. Christ is habitually represent-ed with the severe expression of ajudge.

Bernardian, symbolThe three Latin letters I, H and S,together, enclosed in a radiant sun’sdisc. The abbreviation formed by theletters, at times surmounted by thecross, stands for: “In hoc signum”that is “with this sign (you shall con-quer)”, with reference to the crossabove.

Blessed JuliaShe was born near Certaldo, around1320, of a noble family now impov-erished. She was not twenty yetwhen she became a lay Augustiniannun. In Certaldo she had herself im-mured in a room annexed to the Au-gustinian Church of Santi Michelee Jacopo. Two small windows wereopened in the room: one looked on-to the church, so that she could at-tend the sacred services; the otheropened onto the outside, so that shecould receive food offerings, whichshe repaid, as popular tradition hasit, with fresh flowers in any seasonof the year. She died around 1370;already in 1372 she was dedicated analtar in the Church of Santi Michele

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e Jacopo in Certaldo, where herbody, still worshipped today, hadbeen buried.

BookbinderyIt is the artisan or industrial work-shop where books are bound.

BookbindingThe activity, the technique and thecraft of binding books, either in anartisan workshop or industrially.

BrocadeA damask fabric with large patterns,in silk, linen, hemp, sometimes withgold and silver threads, woven so asto show a characteristic effect in re-lief.

Bugia or PalmatoriaCircular candle holder, flat and witha handle, used for the reading fromthe Missal.See Liturgical books.

Burse or caseA flat case to hold the corporal,formed by two rigid decoratedsquares. It was rested on the chalice.Its colors vary according to the litur-gical calendar.

Bust reliquarySee Reliquary.

CanvasIt is one of the most used surfaces foroil painting; usually made of linen orhemp but sometimes also of cotton,jute, silk or other fibers; its typologyvaries by weight and weave accord-ing to the different eras, places andexpressive needs. At first glued to awooden panel, it was then stretchedon stretcher bars to make the trans-portation of paintings easier; the lat-ter procedure began to spread from

the second half of the 15th century de-finitively substituting the one onwooden panel beginning from the17th century.

CapitalThe upper part of a column or of apillar on which either the architraveor the arch rests. It has a decorativefunction.

CardTable that holds inscriptions or evensimple ornamentations, in all thearts.

CartoucheSee Scroll ornament.

Cenni di Francesco (Florence, documented 1369-1415 ca.)

In 1395 he had already executedsome frescoes in the town hall ofSan Miniato and in 1410 he haddecorated the Croce Oratory inVolterra reiterating both the sub-ject (The Stories of the Cross) and thescheme which had been used, a fewyears before, by Agnolo Gaddi inthe apse of the church of SantaCroce in Florence. He was partic-ularly active in the area around Flo-rence. He was an authoritative ex-ponent of the Tuscan and Floren-tine painting derived from Nardo diCione and Agnolo Gaddi. A con-siderable number of this artist’sworks are scattered throughout theValdelsa area.

ChaliceA piece of ecclesiastical furnishingsmade up of a cup supported by astem ending in a base. It is used forthe wine that, during the Eucharis-tic celebration, becomes the blood of

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Christ. The liturgy requires the cupto be made either of gold or silverand gilded inside, while the stem canbe made of other materials, exceptglass and ivory, as they are corrupt-ible.

ChasubleSee Planet.

CircumcisionAccording to the Jewish traditionevery son had to be subjected to therites of circumcision and of thenaming. In late medieval and mod-ern iconography, until the late 16th

century, the central scene of theevent includes, Christian, twopriests dressed in ritual vestments.One of the priests usually holds thebaby in his lap while at times he isin his Mother’s arms; the other priestholding a knife in his hand is goingto carry out the circumcision. Thisrite foreshadows the blood of thePassion.

CloisterIn a monastery, it is the space dedi-cated to the monks’ recreation andmeditation. Having a quadrilateralshape, it consists of an arcade en-closing a garden which has a well inits centre.

Company of the Precious Blood ofJesus Christ

This Company was founded bySaint Ignatius of Loyola in 1534 withthe purpose to exalt the glory of Godthrough one’s own and other peo-ple’s perfection, attained thanks tospiritual practices. The Companystrongly opposed the Lutheran Re-formation. It gradually became so

powerful in the bosom of theChurch that Pope Clement xiv de-cided to suppress it in 1773. It wasthen re-established by Pope Pius viiin 1814.

DalmaticA long white knee-length tunic withlarge sleeves, open at the sides withtwo vertically falling purple bandscalled “clavi”.

DeaconIn the hierarchy of the CatholicChurch he is the sacred ministerwho has received the diaconate, thatis the office which is immediatelybelow that of the priest.

EnamelingDecorative technique used both forceramics and metals. The mostwidespread procedures for metalenameling are cloisonné, that con-sists in spreading the enamel with-in areas bordered by fine metal wiresand champievé that consists in in-serting the enamel in small alveolimade on a metal plate. The term al-so refers to the process of terracot-ta waterproofing that became wide-ly used beginning from the 15th cen-tury.

EngravingDrawing carried out on a hard sur-face, called matrix, either by hand,using a pointed instrument (burin,graving tool), or chemically, usingcorrosive substances, for decorationor printing reproduction. This termis used for the technical processused for printing reproduction aswell as for the resulting product it-self.

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Evangelical symbolsIn early Christian iconography, thefour Evangelists are portrayed aswinged creatures with animal heads.Saint Jerome, at the end of the 4th

century, first justified the associationof the animals with the authors ofthe Gospels: Matthew is represent-ed by an angel because his Gospel be-gins with the Incarnation; Mark bya lion because he starts his with thefigure of John the Baptist who “criesin the desert” with a voice as pow-erful as a lion’s roar; John is repre-sented by an eagle, the bird that fliesthe highest in the sky, because hisvision of God is the most direct; andfinally Luke by a bull, a sacrificial an-imal, because his Gospel commenceswith the sacrifice of the priestZachariah. During the Renaissancethe animals and the angel continuedto be portrayed only as simple at-tributes of the four Evangelists. Sec-ondary attributes for all four saintsare a book and a scroll.

EwerA vessel with a lip used in solemnliturgies for the washing of hands to-gether with a bowl, called basinwhere the poured water is collected.

Ex-votoObject, executed and offered as a giftto a divinity or to saints for favors re-ceived or to keep a promise.

FabricTechnique and art that consists inweaving a series of yarns called warp,kept parallel and taut, with anotherseries that is inserted crosswise calledweft, carried out by means of a loom.

The fabrics are called plain when theweave does not present any specialpattern, damask otherwise. Thereare three basic types of fabric: clothor taffeta with two warp yarns andtwo weft ones, with the same effectboth on the right side and the re-verse side; twill, that achieves a di-agonal effect slanting either right orleft; satin: depending on whether thewarp or the weft is more evident,satin may have either a weft or awarp effect.

Filarete, Antonio Averulino, knownas (Florence 1400 ca.-Rome 1469 ca.)

First he was active in Rome as asculptor, then in Milan as an archi-tect, while in Florence he was prob-ably a pupil of Ghiberti’s. He criti-cally drew on the medieval traditionand spread the new Renaissance be-lief. Both his tendencies are foundin his Trattato (i.e., treatise) uponarchitecture, where he was the firstto formulate a sociological urbanplanning utopia of an ideal city,founded on antiquity, but re-inter-preted in the modern manner. Ofthis artist’s works are to be remem-bered the bronze door of Saint Pe-ter’s in Rome (1433-45) and thewooden model for the tiburium ofthe Cathedral in Milan, of whoseconstruction he was also the engi-neer (1451-1454).

Floscio stitchAn embroidery technique which con-sists in superimposing two or morepieces of cloth which are joined to-gether through a loosely sewn stitch,so that the joining thread can be eas-

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ily cut. Once you have obtained thepre-established pattern with thethread, cut it and on all the pieces ofcloth you will have the same patterncreated by the holes through whichyou have passed the thread.

FrescoPainting technique on a wall sup-port that makes use of the lime ofthe wall plaster as a binder.

Grassi, Gabriele di Luca (1588-?)A painter whose training took placein the Sienese milieu. He was proba-bly a disciple of Alessandro Casolani.Among the works attributed to himlet us mention the Presentation of theVirgin at the Temple (San Romano,Sanctuary of the Madonna, Ponta-nari Chapel) of 1610 circa and theMadonna and Child with AugustinianSaintsof the Company of the PreciousBlood of Jesus Christ, formerly of theSantissima Annunziata of Certaldo,datable between 1630 and 1623.

Haffner, Adriano (Florence, documented 1713-1768)

A silversmith belonging to the Flo-rentine workshop of Giovanni Petres,of which he inherited the hallmark.He was defined “of German extrac-tion” in the registration deed; he alsoheld the position of assayer for the Artedella Seta (i.e., the Silk Guild). His ac-tivity is today attested by a copiousbody of works, largely consisting ofliturgical furnishings, carried out forchurches in the Florentine area.

(Hand) bellA small portable bell with a handlethat is used as a signal during cele-bration of the mass.

Hanging lampChurch lamp, in various shapes,which is hung using small chains,generally three, attached to a ceilingplaque, sometimes it is an ex-voto;its lighting, within the sacred spaceof a church, is often related to litur-gical acts; the light given off sym-bolizes the eternal presence of Godamong men.

Holy oilThe olive oil consecrated by thebishop during Maundy Thursday’sservice is called holy. It is used in theChristian liturgy for the unction ofthe sick, the christening, the confir-mation and other consecrations.

Holy water potA small receptacle that contains holywater. It is used together with the as-pergillum, which is the implement,with which the water is sprinkled,in the form of a hollow perforatedspherule with an internal spongeand handle.

Humeral veilA parament worn on the shouldersby an officiant at the Eucharist whiletaking the monstrance or used towrap the sacred vessels.

Incense-boatIt holds the incense that is eventu-ally placed on the burning coals ofthe thurible, by means of a smallmetal spoon.

Laurentini, Paolo (Documented 1606-1675)

In 1620 he enrolled in the gold-smiths’ Company of Sant’Eligio. Hewas a pupil of the painter Domeni-co Cresti; in the years 1624-1627 he

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worked for the Florentine basilica ofSan Lorenzo and still in Florence heexecuted for the Church of San Mar-co the Crucified Christ in silver. Inthe same town he became the gold-smith of Santa Maria Novella Con-vent from 1636 to 1652. From 1660onwards he worked also for theChartreuse of Galluzzo and for theChurch of Santo Spirito.

LintelSee Architrave.

LithographyThe process of directly reproducingwritten documents and drawings,which is generally carried out with aprinting machine, whose matrix ismade up of a calcareous stone plate,dense and porous. The writing or thedrawing to be reproduced is eithercarried out on the plate or transferredto it the matrix is wetted with a so-lution of gum arabic and acids andthen spread with ink so that only theparts which form the writing or thedrawing will be printed, whereas theothers will not be inked because theyare made repellent to fats.

Liturgical furnishingsObjects, generally in precious mate-rials, used for services, both to adornthe altar and the church, and for thepriest (sacred paraments), as well asfor the consecration and the conser-vation of the Eucharistic Sacrament(sacred vessels).

LoinclothThe band which wraps around thehips of Christ Crucified.

LoomIn the art of weaving, it is the ma-chine that is used to weave the warpyarns with those of the weft.

Madonna with ChildThe Byzantine iconography of thehieratic and frontal Madonna, withthe dressed and benedictory Child,standing and turning his back to hisMother, is already present in theWest beginning from the 7th cen-tury. Instead, around the 14th cen-tury, typologies underlining theearthly and intimate aspects of therelationship between Mother andChild prevailed, and their variousattitudes and attributes identify dif-ferent iconographic types.

MarbledThis term is used to refer to paper,wood or also metals treated so as toobtain a final product which has astreaked decorative effect with sin-uous lines which look like sea waves.

Master of the Bigallo (active in Florence 1220-1250)

This unknown Florentine artist de-rives his name from the, Christ Cru-cified in the Bigallo Museum of Flo-rence, presumably datable to 1244 cir-ca, which shows an incisive predom-inance of graphic elements, close instyle to Berlinghieri and the school ofLucca. This will then be substituted inhis later production by an accentuat-ed plasticism, reminiscent of GiuntaPisano’s style, and by an extensive useof space of Florentine derivation.

MatrixA mould used in the printing trade;made of either copper or brass.

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Meliore(Florence, documented 1260-1280 ca.)

A Florentine painter, he took part inthe battle of Montaperti (1260). A keywork for reconstructing his activity isthe altar-frontal, signed and dated1271, portraying the Benedictory Christamong Saint Peter, the Virgin, SaintJohn the Evangelist and Saint Paul (Uf-fizi Gallery, Florence) characterizedby an elegant decorative style, an ex-pressive incisiveness and a markedByzantine imprint. The attribution ofhis body of works is still controversial.

MissalOne of the six liturgical books thatcontains all the texts necessary forthe celebration of the liturgies andthe celebrations through the year; itcontains the priest’s prayers, boththe settled and the unsettled ones.

MonstranceA piece of sacred furnishings, in theshape of an aedicule or, in more recenttimes, of a radiant sun’s disc, in whichthe consecrated host is exposed to theadoration of the faithful.

Niccolai AloysiiA Florentine printer of the 19th cen-tury.

Oil paintingA technique of painting on canvas orwooden panels using pigments mixedwith thick oils, to which essential oilsare added so as to make the colorsmore transparent and less viscous.The use of oil as an emulsion makesit possible to have a wide range of pig-ments and chromatic gradations al-so due to the different ways in whichthe color can be applied.

OratoryA sacred place erected by the ecclesi-astic authorities to celebrate the Di-vine mysteries, not addressed to allthe faithful, as it happens inside achurch, but only for a certain com-munity or certain people.

PalmatoriaSee Bugia.

ParishAn early parochial community, itdesignated a rural ecclesiastical dis-trict, widespread in northern andcentral Italy. It was made up of a dis-trict with a main church and a bap-tistery annex, which had jurisdictionover the main churches in the area.

Pax BoardA small decorated board or plate, of-ten made of precious metals, depict-ing a holy image, used for personalprayer or presented to the faithful forthe “holy kiss” of forgiveness.

Planet or ChasubleLoose liturgical vestment with around opening for the head, worn bythe priest during the Mass. It is de-rived from the ancient Roman trav-eling cloak.

Poccetti, Bernardino Barbetti, knownas (Florence 1548-1612)

He was trained at the workshop ofRidolfo del Ghirlandaio. In his youthhe worked mainly as a decorator, astestified both by the graffito on thefaçade of the Florentine Palace ofLodovico Capponi, who was the pa-tron of this artist, and by the grotes-queries for the Uffizi ceilings; he de-rived his nickname “delle grottesche”from the latter work. He enrolled in

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the Accademia del Disegno in 1573and then he went to Rome where hegot to know Raffaello’s paintings.From 1580 onwards he is document-ed to have been permanently in Flo-rence, where he painted numerousfrescoes; among them let us mentionthe lunette in the big cloister of San-ta Maria Novella’s.

PolyptychA painting or relief formed by threeor more panels joined together bothmaterially- by hinges or frames- andconceptually, through the subjectsrepresented.

Prayer beads or rosaryA string of beads or knots which canbe made of different materials, theprayer beads is used during theprayer in honour of the Virgin Mary,which consists in saying fifteen timesten Hail Maries alternating themwith a Paternoster and a Gloria. Inits most common kind it is made upof fifty beads grouped together byten and of an extension where a crossis hung.

Processional bandA type of vexillum used particular-ly in the 14th century, either in fab-ric or in wood, used by late medievalreligious confraternities, which dis-played it during processions. Notvery large-sized, it was raised abovepeople’s heads and was thereforepainted on both sides; the subjectsrepresented were generally pertain-ing to the themes of sacrifice andforgiveness: one of the two sides borethe image of the saint to whom theconfraternity was dedicated; on the

other one either the Crucifixion orthe Flagellation was often depicted.

Processional crossFormed by two intersecting axes, onevertical and one horizontal, it be-came with or without the ChristCrucified, Christianity’s principalsymbol. The processional cross, sup-ported by a long staff, is portable andused to lead a procession. It has fig-ures on both sides: Christ is usuallyportrayed on the front one, whileevangelical symbols are represented onthe back.

ProphetThis term literally means “he whospeaks in front”. The prophet is aperson who, inspired by God, speakson His behalf, revealing His will, andoften announcing the future in thename of God. Christianity recog-nizes the prophets of the Old Testa-ment. Even if it does not include anyChristian prophets, it acknowledgesthe prophetic character of some ofits saints’ speeches, beginning withSaint John of the Apocalypse.

Pseudo Ambrogio di Baldese Lippod’Andrea (Florence 1377-1457 ca.)

The so called Pseudo Ambrogio diBaldese has been recently identtifiedas Lippo d’Andrea, a painter boen inFlorence in 1377 who, together withNiccolò Gerini and the PortugueseAlvaro Pirez, took part in the deco-ration of the façade of Francesco Da-tini’s Palazzo del Ceppo in Prato. Thepayments, dated 1424, for a work heexecuted in the hospital of SantaMaria Nuova in Florence, are docu-mented.

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Puccio di Simone (active in Florence 1343/6-1362 ca.)

A painter whose biographical identi-ty has given a name to the so calledMaster of the Altar of Fabriano andwho enrolled in the Physicians andApothecaries’ Guild in 1346 and to-wards the end of the forth decade ofthe 14th century he was already con-sidered among the most celebratedFlorentine artists. As a matter of factPuccio di Simone was able to com-bine the elegant decorative themes ofBernardo Daddi with the solemnchromatic backgrounds of Maso. Hismature works, influenced by a prob-able meeting with Giovanni da Mi-lano, reveal a greater elegance in com-parison with the colloquial tones char-acteristic of his early production, hencesetting him among the major expo-nents of the Florentine 14th century.

PunchSteel utensil that has a letter, a num-ber or a cipher on one end to be im-pressed on the materials.

PyxA cup made either of silver or of an-other precious metal, gilded on theinside and closed by a cover, in whichthe consecrated particles are kept. Itis kept in the altar’s tabernacle. It isfrequently in the shape of a cross.

RelicPart of the body of a saint or objectbelonging to or linked to the figureof Christ (for instance the Cross),the Madonna or the saints.

ReliquaryA receptacle, in various shapes andmaterials, used to hold relics. It can

have different shapes, which are of-ten conceived for displaying therelics to the devotees.

RepositoryThis term indicates either the altaror the case used either to deposit orto keep the Holy Sacrament.

RosarySee Prayer beads.

Saint Anthony of PaduaFernando Bullone, the saint’s realname, was born in Lisbon in 1195 andtook his vows in the order of the Au-gustinian canons of Coimbra, wherehe studied theology. A teacher of the-ology at the Universities of Bologna,Toulouse and Montpellier, he livedthe last years of his life in Padua,where he died in 1231; one year laterhe was canonized and venerated asthe patron saint of the city. Thesaint’s hagiography abounds in mir-acles, miraculous healings and char-itable episodes, from which hisiconography drew over the centuries.Tonsured and dressed in a humblebrown habit, his most common at-tributes are a lily, the Sacred Heart ofJesus, a book or a monstrance.

Saint Anthony the AbbotThe appellation of abbot derivesfrom his being considered the patri-arch of eastern monasticism. He wasborn in Coma, Egypt, towards themiddle of the 3rd century. When hewas about twenty he retired to thedesert where a monastic communi-ty was established; he died in 356A.D. when he was over a hundredyears old. Represented in hermit’sclothes, his recurrent attribute is a

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pilgrim’s stick with a t (“tau”)shapedending which was an ancient Egypt-ian symbol of immortality but hintsalso at the cross and which becamein the Middle Ages a distinctive sym-bol of the Hospital order of Saint An-thony; the devil, often depicted athis feet, is the symbol of his victoryover the temptations that constant-ly undermined his retreat; the pigthat accompanies him recalls thehabit of medieval monks to raise pigsfor the poor.

Saint AugustineOne of the four Doctors of theChurch, he was born in 354 in Tagastein Algeria, where he studied philos-ophy; he went to Milan and there hemet Saint Ambrose. After a long in-terior struggle, which he narrated inhis Confessions, he was converted. Hewent back to Africa where he led amonastic and study life. He becamethe bishop of Ippona, also perform-ing the duties of a judge. He is ha-bitually represented as an old manwith a short dark beard, in bishop’svestments, with a mitre and a pas-toral staff; sometimes underneath hisvestments he may wear the blackhabit of the order he founded. Hisrecurrent attributes are a volume (orat times he is portrayed in the act ofwriting); the dove of the Divine in-spiration; a heart in flames, symbol-izing his religious fervour or his por-trayed with chest pierced by arrows,the metaphor of his remorse over thedissipated life he had led before hisconversion.See also Saint Monica.

Saint Catherine of AlexandriaHer legend that began in the EarlyMiddle Ages records a beautiful, eru-dite noblewoman who convinced ofChristianity’s truth the Alexandrianphilosophers who had been sum-moned to Rome by the EmperorMaxentius (4th century), to prove herwrong. Her attributes are: a spikedwheel, the instrument of her mar-tyrdom, a sword, a crown, a palm, aring and a book; her mystic marriagewith Christ is frequently depicted,too.

Saint Catherine of SienaBorn Caterina Benincasa (Siena 1347-1380), she refused to get married andbecame, very young, a Dominicantertiary nun. After she joined the Do-minican tertiary nuns she led a life ofpenitence and charity towards theprisoners and the invalids. Inclined tomysticism, she received the stigmata,which however were invisible to theeyes of the others. A mystic and asaint of the Catholic Church, in 1939she was consecrated patroness saint ofItaly and in 1970 she was proclaimedDoctor of the Church. She is usual-ly represented in her own order’shabit, the Dominican tertiary nuns,that is, in a white habit and a blackmantle. The saint’s attributes are aring and a lily.

Saint ClaraShe was born in Assisi of a noble fam-ily. Against her parents’ will she re-nounced the claim to her inheritance,became a nun of the Franciscan or-der and she retired at Porziuncola. In1215 she became the abbess of a com-

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munity of women who decided tolive in compliance with Saint Fran-cis’s rule. A great mystic personalityof the Middle Ages, she was canon-ized only two years after her death, in1255. She is portrayed with the greyhabit of her order, tied at the waistby a string and a white bonnet witha black veil over it. She is often rep-resented with a pyx or a monstrancein her hand, in remembrance of anepisode narrated in the Golden Leg-end (13th century), according to whichshe chased the Saracen invaders pre-senting herself before them with theHoly Sacrament in her hands.

Saint DominicDomenico di Guzman, founder ofthe order of preaching Dominicanfriars, was born in Calaroga (Castile)around 1170. After becoming a priest,he led a life devoted to prayer andpenitence. The reconciliation withthe Albigensian heretics and the con-version of the Cathars to Catholicismwere among the most important re-sults of his apostolate. He refused thebishopric three times; he intended tocreate communities whose memberswere devoted to studying, teachingand preaching, as well as to praying.He spent the last years of his life trav-elling in Italy, Spain and to Paris. Hedied in 1221 in Bologna. The icono-graphic emblems that characterizehim are: the golden star on his fore-head, a symbol of knowledge, a lilyand, later on, a black and white dog(for a pun in which the “Domini ca-nis”, or rather the Dominicans, werethe faithful of the Lord).

Saint FrancisBorn in 1181 or 1182 in Assisi, son ofa rich merchant, he began a life of ab-solute poverty dedicated to helpingothers and to praying. In Assisi hegathered a small community. Thefirst Regula (i.e., Rule) of the orderfounded by Francis was approved inRome by Innocent III in 1210. Onceretired to solitary life, around 1224 hewrote the Cantico delle creature and hereceived, in ecstasy, the stigmata atLa Verna. He died at Porziuncola in1226 and was canonized two years lat-er by Pope Gregory IX. The patronsaint of Italy, he is usually represent-ed with the Franciscans’ brown orgrey habit, tied at the waist by a stringwith three knots which are the sym-bols of the vows of poverty, chastityand obedience. He is portrayed as asmall man, either with or without abeard and the stigmata on his hands,feet and chest. Other attributes of hisare a crucifix, a lily, symbol of purityand, from the Counter-Reformationon, a skull; his depiction in ecstasywhile he is receiving the stigmata orpraying is quite common.

Saint John of San FacondoHe was born in San Facondo, in Spain,around 1430. He studied at the Uni-versity of Salamanca, he was the priestof Burgos and then he joined the or-der of the Augustinians. An indefati-gable apostle, he stood out for his char-ity as well as for his gift of being ableto settle quarrels. He died in 1479.

Saint John the BaptistThe last prophet, the first saint andthe forerunner of Jesus Christ. He

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instituted the sacrament of baptismon the banks of the Jordan; he alsobaptized Christ and recognized himas the Messiah. His attributes are alamb and a hide garment. He may al-so hold a bowl for the baptismal wa-ter or a honeycomb. Another com-mon depiction of his is the one of hiscut-off head being carried on a trayby a maidservant or by Salome whohad wanted it out of revenge. SaintJohn the Baptist as a child, calledSaint John as a Child (in Italian SanGiovannino) is represented with theVirgin and Baby Jesus, especially be-ginning from the 16th century.

Saint JosephMary’s husband and putative fatherof Jesus, he is usually portrayed as awhite-haired old man with a beardand a stick; his attributes are a blos-soming stick and a dove. The repre-sentation of Saint Joseph became veryfrequent at the time of the Counter-Reformation.

Saint LawrenceThe gridiron is his attribute as well asa symbol of his martyrdom; he is de-picted as a young tonsured mandressed in a dalmatic. The first deaconand martyr of the Roman Church, heis often represented together withSaint Stephen, the first deacon of theChristian community in Jerusalem atthe time of the apostles.

Saint LucyVirgin and martyr, she lived in Syra-cuse at the time of the Emperor Dio-cletian (284-305). To keep a vowmade for her mother’s recovery, thenoble maiden refused to wed and

gave her dowry to the poor. The leg-end recounts that, denounced as aChristian, she was condemned to goto a brothel but no one could moveher towards that place because shehad been given a divine strength. Thesaint’s traditional attribute are hereyes, normally shown on a smallplate that she holds in her hands: ac-cording to the hagiographic tale, theywere pulled out by her persecutors.At times, she carries a lighted oillamp in her hand, a reference to hername which means “light”. She isuniversally known as the protectressof eyesight.

Saint MargaretAmong the most popular femalesaints of Christianity, her existencehas often been questioned by the of-ficial Church, which in 1969 sup-pressed her cult. This saint’s relicswere especially worshipped by preg-nant women who invoked her in or-der to be protected against the deliv-ery risks. According to the legend,Margaret, the daughter of a paganpriest, having refused to marry a gov-ernment officer from Antioch, wasshut up in prison. There the devil ap-peared to her as a dragon and tried todevour her but it was run throughwith the saint’s cross. She was sent tothe stake and then plunged into a bar-rel of water from where she emergedagain unscathed. She met her deathonly when she was beheaded. She ishabitually represented as a younggood-looking woman, holding across or while she emerges from thedragon’s belly and she subdues it.

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Saint MartinIn numerous sources he is said to havebeen a Roman official, born around316-317 A.D. in Sabaria, in Pannonia(today’s Hungary). While he was stillyoung, he retired from the army andbecame a hermit; Bishop Hilary sum-moned him to Poitiers where hefounded a monastery; afterwards, in371he was elected the bishop of Tours.It is told that, not wanting to acceptsuch a position for reasons of mod-esty and humility, he hid himself in agoose-pen, but betrayed by their rack-et, he was brought back to the city forhis investiture. During his life, he didmissionary works, converted manypagans to Christianity, healed a leperand saved those condemned by theEmperor Maximus. He is depicted asa soldier on horseback with a cape anda sword, or as a bishop with a pastoralstaff and a book, with a goose andsometimes with a cup, symbols thatrecall events of his legend.

Saint Michael the ArchangelHis name means “he who is likeGod”. A vast literature has been pro-duced about the biblical passages ofthe Book of Daniel, where he is por-trayed as a celestial prince and pro-tector of Israel, and in all those writ-ings he is described as a grand figurewith the power to redeem thedamned souls of hell. In the Apoca-lypse he is the responsible for the fallof the rebellious angels and the win-ner of the fight against the devil. Hiscult, which was probably born in theOrient, began to spread in the West-ern world in the late 5th century. He

is habitually represented with a suitof armour, and holding either a spearor a sword; he crushes Satan, repre-sented as a dragon, underfoot. In theLast Judgement he can be generallyportrayed while he is busy weighingthe souls of the dead; therefore scalesare his usual attribute.

Saint MiniatusSaint Miniatus is worshipped almostexclusively in Tuscany. An Armenianprince who joined the Roman armyand was persecuted and beheaded inFlorence in 250 by order of the Em-peror Decius (249-251). He is said tohave picked up his still bleeding headand to have taken it to the top of ahill where later they would erect ashrine in his honour. The Church ofSan Miniato al Monte is document-ed beginning from 786 as the placewhere his relics were kept. He is usu-allly portrayed as a young man ele-gantly dressed, often wearing achlamys- the Roman knights’ cloak-too. His own attributes are: the palmtree, the martyrs’ crown and thesword used to behead him.

Saint MonicaShe was born in Tagaste, an ancientcity in Numidia, in 332. From heryouth she devoted herself to study-ing the Holy Scriptures. She was themother of Saint Augustine of Ippona.In his Confessions Saint Augustinerecounts the spiritual colloquieswith his mother, the main source ofhis Christianity. Saint Monica diedin 387. Her body was venerated forcenturies in the Church of Sant’Au-rea in Ostia and was transferred to

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the Church of San Trifone, todaycalled of Sant’Agostino, in Rome in1430. She is usually depicted as anold woman dressed in a black andwhite nun’s habit.

Saint Nicholas of BariHe probably lived between the 4th

and 5th centuries. He was the bishopof Myra in Asia Minor. The hagio-graphic tradition has it that, whilestill a baby, Nicholas refused to drinkmilk on fasting days, thus showing aprecocious vocation. He is one of themost worshipped saints of Chris-tianity. According to one of theepisodes of his legend, he saved frombad fortune three girls, too poor tofind a husband, carrying, for threenights in succession, a ball (or a bag)of gold to them as their dowry. Hencethe three golden balls are the saint’sattribute.

Saint Nicholas of TolentinoNicola di Compagnone, born at San-t’Angelo in Pontano, in the provinceof Macerata, joined the Hermit Or-der of Saint Augustine when he wasvery young and in Tolentino he spentmost of his life, till he died in 1305.The fame of his saintliness spreadwhile he was still alive and even if hewas proclaimed saint only in 1446 byPope Eugene IV, already beginningfrom the mid-14th century he wasrepresented with an aureola. He isusually represented with a sun at thecentre of his black frock, as a re-minder of an episode in the saint’slife which narrates that a shining starwould follow him everywhere andlight his figure.

Saint PaulOften accompanied by the figure ofSaint Peter the Apostle, cofounderwith him of the Church and symbolof its Hebrew component, while Paulrepresents the pagan one. Among hisattributes are: a sword, the instru-ment of his martyrdom, and a bookor a scroll that allude to the draft ofthe Epistles.

Saint PeterUsually depicted as an apostle, hesometimes wears a miter and a plu-vial, since he was the first pope ofthe Catholic church. The attributethat identifies him is that of the keys,a symbol of the task conferred onhim by Jesus to guard the gates ofHeaven; other attributes of his are:the rooster, the upside down cross,instrument of his martyrdom, and,less frequently, a boat, both as a ref-erence to his previous occupationand as a symbol of salvation.

Saint RomulusA martyr, a disciple of Saint Peterand the first bishop of Fiesole, hefirst spread Christianity in the Flo-rence region. According to tradition,he was killed during the persecutionsordered by the Emperor Domitian;his body was carried out of the city,close to the Mugnone torrent, wherein the 4th century a cathedral wasbuilt. His remains were moved tothe new cathedral of Fiesole in 1028.

Saint StephenAlready when he was the first dea-con of the apostolic community inJerusalem, he stood out for his elo-quence as well as for his fervent faith

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and charity. His relics are in Rome,next to Saint Lawrence’s, a pro-tomartyr belonging to the RomanChurch, just like Stephen had beena protomartyr of the first apostoliccommunity. He is commonly por-trayed as a young man, at times ton-sured. His specific attribute are thestones used to lapidate him in con-sequence of his accusing the He-brews of having killed the Messiah.

Sansovino, Andrea Contucci, known as(Monte San Savino, Arezzo, 1460-1529)

He was a pupil of Antonio del Pol-laiolo’s. As an architect he was tied tothe frail slender and terse 15th centu-ry style whereas as a sculptor he re-veals an eclectic style drawing on thestylistic elements of Roman classi-cism and re-interpreting them in thelight of Bramante’s and Raffaello’sstyles. He was active in Florence,Fiesole, Rome, Volterra and Loreto.He was also active in Portugal in theperiod from 1492 to 1501.

Santi di Tito(Sansepolcro 1536-Florence 1603)

A painter and an architect, he con-tributed to the abandoning of the lateMannerism in favour of a revival ofboth likelihood and classic drawingcharacteristic of the Florentine 15th

century style. Among his numerousworks, mostly altarpieces, let us men-tion the Resurrection of Lazarus andthe Annunciation in Santa MariaNovella’s in Florence.

Scroll Ornament or CartoucheDecorative element, either drawn orsculpted, that reproduces a parch-ment or a scroll, spread open or rolled

up, on which Biblical passages arequoted and, inscriptions or coats-of-arms are reproduced.

ScrollThis term refers to the most commontype of writing support used in theantiquity, both in the Western and inthe Eastern world, generally consist-ing of various sections, usually regu-lar, made of different materials (silk,papyrus parchment), either glued orsewn together, and either rolled upor wound around a small roller madeof wood, bone or ivory, with two pro-truding ends in the shape of a knob.

Single lancet windowA window consisting of a singleopening.

Stoup or Holy water basinA basin which contains the holy wa-ter for the faithful to use. It is oftenplaced in the proximity of thechurch doors.

Stretcher BarsIt refers to the framing, generallymade of wood, on which a canvas isstretched to be able to paint.

ThuribleA piece of holy furnishings, oftenembellished with silver-plating,formed by a cup with cover, whichcan be raised by means of three smallchains and containing a small bra-zier (incense boat), in which grainsof incense are burnt.

TriptychA polyptych made up of three panelsjoined together.

Ugolino di Nerio (Siena, documented 1310-1340 ca.)

An Italian painter, beloging to a fam-

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ily of painters, he was a strict follow-er of Duccio di Buoninsegna. Hisstyle is different from his master’s forits accentuated Gothicism and thegreater spirituality and elegance ofthe figures, resulting from SimoneMartini’s influence. He contributedto the success of the Sienese figurativeculture in Florence through presti-gious commissions, among whichthose for the main altars of SantaMaria Novella’s and Santa Croce’s.

Vasari, Giorgio(Arezzo 1511-Florence 1574)

He is famous mainly for his work asa historiographer and an art criticwith his Lives of the Most ExcellentPainters, Sculptors and Architects,whose first edition dates back to 1550and the second, enlarged, to 1568. To-gether with other artists he foundedthe Accademia del Disegno, based onthe principle that the study of draw-ing is the foundation of all arts. Vasariwas both a painter and an architect.As an architect he made, among hismany designs, also that for the Uffiziin Florence.

Veil of the chaliceA square cloth in the same liturgicalcolors as the paraments, embroi-dered and with either a cross or themonogram of Christ in its center,used to cover the chalice at the be-ginning and at the end of the Mass.

VelvetFabric with a pile-covered surfaceconstituted of two warps, one for thebase cloth (thick taffeta or satin) andanother for the pile which is createdby looped threads that can be cut.

Four piece set of vestmentsThe term set of vestments designatethe set of liturgical vestments usedto celebrate mass. A four piece set ofvestments consists of a chasuble anda stole, worn by the celebrant, of asoutane and a stole worn by the dea-con, of a soutane worn by the sub-deacon and of a pluvial worn by thepriest assisting the celebration.

VestmentsThe set of clothes used for the cele-brations of the Church.

Virgin of the Holy House in LoretoAccording to the legend, born withthe fall of Constantinople, the abodeof the Virgin Mary, already turnedinto a church since apostolic times,was prodigiously carried by angels toLoreto, where it still is today. Theoriginal core dates back to the 4th cen-tury, but in order to protect the holyrelics, namely the walls transferred bythe angels, the original building wasmodified through a series of inter-ventions carried out by numerouswell-known artists. A pilgrimage des-tination already beginning from the14th century, it became even morepopular during the 15th and 16th cen-turies. The devotion to the HolyHouse gave rise throughout the 16th

century to the flourishing of votiveimages related to the Shrine.

Vitreous pasteA vitreous paint to which colouringcomponents are added, which hasthe property of becoming a glossyand compact surface thanks to itshigh temperature baking.See enameling.

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Votive vesselsThey are the chalice, the pyx, the mon-strance, the casket and the lunette. Ina wider sense also the corporal, thepall, the purificator, the Eucharistflagon, the ampullinae, the thurible,the incense boat, the paten, the holywater pot and sprinkler, the burse ofthe corporal, the veil of the chalice,the bell, the three ampullae that con-tain the holy oils.

WateredThis term is used to refer to fabricor silk treated so as to obtain a finalproduct which has a streaked deco-rative effect with sinuous lines whichlook like sea waves.

Workshop of the GuadagniA Florentine workshop among themost prolific of its times. Here nu-merous commissions for the Flo-rentine court of the Lorraine wereexecuted. First it belonged to Gio-vanni Battista Guadagni (docu-mented 1761-1806), who is men-tioned among the goldsmiths andsilversmiths of Ponte Vecchio (theOld Bridge), then to his son Gae-tano (1804-1836), previously a col-laborator of his, and finally to hisgrandson Giovanni (1826-1859). Thefact that they all signed their workswith the stamp “G. Guadagni”, incursive characters, with the two G’sintertwined, has made it difficult toestablish who, among them, was theauthor of a certain object.

Workshop “All’insegna del Gallo”A goldsmith’s workshop among themost active during the first half of the18th century. It belonged first to An-

tonio Mazzi and then to AgnoloMaria Alisi, who took it over atMazzi’s death (1747), probably in-heriting the stamp with a rooster (gal-lo in Italian) in an oval field; the ob-jects marked with such a stamp andmade after 1747 are in fact suppos-edly ascribable to Alisi. However therooster stamp was one of the mostfrequently used and lasting in the 18th

century Florentine production. Theconsiderable number of works bear-ing this stamp and their sometimesgreatly differing quality made schol-ars presume that numerous and dif-ferent hands worked in this work-shop.

Workshop “All’insegna del Sole”Scholars have not been able to at-tribute the stamp of the sun in a cir-cular field to any particular goldsmithso far. It was found on two votive ves-sels dating back to the years around1635, which were both donated to theSacred Image of Impruneta. Theprestige both of the icon and of theclients (the Company of Our Lady ofthe Assumption of the FlorentineChurch of San Piero a Scheraggioand the noble Strozzi Machiavellifamily were in fact the donors of thetwo vessels), would make us supposethat this workshop was highly es-teemed in Florence.

Workshop “All’insegna della Spada”It has not been possible until nowto trace back the stamp with a sword(spada in Italian) to any particulargoldsmith. It was found on a smallvessel for holy oils in the Church ofthe Florentine Hospital of San Gio-

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vanni di Dio, dating back to thefourth decade of the 18th century.

WorkshopThe place where, throughout theMiddle Ages and up to the industri-al revolution, at the time of the com-munes, a master of an art managedthe work organization during all thedifferent production phases of an ar-ticle. Only after a long and rigorousapprenticeship at a workshop was it

possible to become a master, enrollin one of the Guilds, or trade cor-porations, and have one’s own work-shop and stamp. The workshop mas-ter was responsible both for the artis-tic excellence and for the quality ofthe materials; for this reason, in gold-smith’s workshops he had to affix hisstamp on every single piece and al-so, attest, with a different stamp, thefineness of the metals.

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Apparati /Apparatus

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Canonicaparco Naturale di Canonica 19, 140; 235villa di Canonica 140; 236

Casale (Certaldo)chiesa di Santa Maria a Casale 29, 59,

121; 185, 196, 229

Certaldocasa del Boccaccio 18, 24, 27, 138; 183,

184,cenotafio di Giovanni Boccaccio 24, 27,

138; 184, 234, 235chiesa dei Santi Iacopo e Filippo 24, 27,

31, 33, 44, 70, 75, 82, 86, 90, 92, 105,106, 115, 137, 164; 184, 186, 187, 191,201, 204, 210, 215, 216, 222, 223, 226,234,

chiesa dei Santi Michele e Jacopo, vedianche chiesa dei Santi Tommaso eProspero 70; 201

ex chiesa dei Santi Tommaso e Prospero24, 70, 94, 137; 183, 201, 217, 234

palazzo dei della Rena 138; 235palazzo di Scoto da Semifonte 138, 139;

235palazzo Giannozzi 138; 235palazzo Machiavelli 138; 234palazzo Pretorio 18, 23, 24, 27, 135, 137;

183, 184, 233, 234palazzo Stiozzi Ridolfi 138; 234porta Alberti 135; 233porta del Rivellino 135, 137; 233, 234

tabernacolo dei Giustiziati, vedi ancheex chiesa dei Santi Tommaso e Prospero24, 134, 137; 183, 233

torre dei Lucardesi 137; 234villa Borromeo 130; 231

Decimochiesa di Santa Cecilia a Decimo 129; 231

Due Stradeex convento di San Gaggio 127; 230

Fianocastello di Santa Maria Novella 70, 140;

201, 235chiesa di Santa Maria Novella 70, 140;

201, 235

Galluzzocertosa del Galluzzo 127, 128, 168; 230, 251chiesa di San Lorenzo, vedi anche

certosa del Galluzzo 128; 230convento del Portico 127; 230palazzo Acciaioli, vedi anche certosa del

Galluzzo 127; 230palazzo del Podestà 127, 155; 230, 242villa della Favorita 127; 230

Lucardocastello di Lucardo 131; 231chiesa di San Martino 131; 231chiesa di San Donato 132; 231pieve di San Pancrazio 130, 131; 231

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Indice dei luoghi / Index of places

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pieve di San Lazzaro 29, 46, 59, 61, 63,65, 67, 70, 74, 77, 88, 108, 130, 132;185, 192, 196, 197, 198, 199, 200, 201,206, 213, 223, 224, 232

Maianochiesa di San Martino 28, 29, 56, 141;

184, 185, 195

Marciallapalazzo Giannozzi 138, 139; 235chiesa di Santa Maria 139; 235

Maria a Bagnanochiesa di Santa Maria 31, 37, 38, 53, 100,

111, 120; 186, 188, 189, 194, 220, 225, 228

Nebbianochiesa di Sant’Angelo 139; 235castello di Pogni (diruto) 134, 139; 232, 235

Petrognanooratorio e chiesa di San Pietro a

Petrognano 48, 116, 117; 192, 227

Sant’Appianopieve di Sant’Appiano 29; 185

San Cascianochiesa di Santa Maria al Prato 129; 231chiesa di Santa Maria del Gesù, vedi

anche Museo d’Arte sacra 130; 231museo d’Arte sacra, vedi anche chiesa di

Santa Maria del Gesù 130; 231

San Donninopieve di San Giovanni Battista in

Jerusalem 29, 139; 185, 235

San Gaudenzio a Ruballachiesa di San Gaudenzio a Ruballa 29,

46, 59, 121; 185, 196, 229

Sant’Andrea in PercussinaAlbergaccio 128; 230

Tugianooratorio di San Pietro a Tugiano 46; 192

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Benvenuti Pietro 24; 184Bonanno Pisano (?) 59, 73, 121; 196, 203,

229Botticini Raffaello 10, 132; 231Buglioni Benedetto 28; 184Cenni di Francesco 29, 44, 46, 56, 70,

132, 166; 185, 191, 192, 195, 201, 232, 247Coppo di Marcovaldo 42, 130; 190, 231Della Robbia Giovanni 28; 184Falconi Raffaello (orafo) 90; 214Filerete, Antonio Averulino, detto il 29,

59, 66, 167; 185, 196, 199, 249Fiorentino Pier Francesco 24, 136; 183, 233Giovanni da Mugello (?) 24; 183Giusto d’Andrea 24; 183Gozzoli Benozzo 24, 44, 134, 137; 183,

191, 234Grassi Gabriele di Luca 31, 44, 105, 106,

168; 186, 191, 222, 223, 250Haffner Adriano (argentiere) 86, 108,

168; 211, 223, 250Holzmann Bernardo (orafo) 88; 213Laurentini Paolo di Andrea (orafo) 29,

84, 91, 94, 168; 185, 211, 215, 217, 250Lippo d’Andrea 44, 50, 171; 191, 193, 253Lorenzetti Ambrogio 40, 130; 231Maestro del Bigallo 29, 37, 38, 44, 120,

169; 185, 188, 189, 191, 228, 251

Maestro di Bagnano, vedi MelioreMari Iacopo (argentiere) 87; 212Martini Simone 10, 27, 40, 44, 129, 178;

184, 190, 191, 231, 261Mazzi Antonio (orafo) 88, 89, 165; 213,

262,Meliore 29, 37, 42, 44, 120, 169; 185, 188,

190, 191, 228, 252Memmo di Filippuccio 27, 44, 138; 184,

191, 234Monaldi Bernardino 31, 111, 113; 186, 225Pianigiani Giuseppe 28; 185Piccinelli Raffaello (?) 37, 52; 188, 193Poccetti Bernardino (ambito di) 37, 44,

54, 170; 188, 191, 194, 252Pontormo, Jacopo Carrucci, detto il 16,

128; 230Pseudo Ambrogio di Valdese (Lippo di

Andrea) 50, 171; 193, 253Puccio di Simone 29, 37, 44, 48, 171;

185, 188, 191, 192, 254Redi Tommaso (?) 45, 115; 191, 226Ruggero di Helmershausen (orafo) 60,

121; 196, 229Rustici Francesco 27, 28; 184Tosi Massimo 34; 187Ugolino di Nerio 29, 37, 40, 44, 130,

178; 185, 188, 189, 191, 231, 260

271

Indice degli artisti / Index of artists

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Presentazioni7 di Edoardo Speranza9 di Antonio Paolucci13 di Bruno Santi16 di Mariella Zoppi18 di Andrea Campinoti

Museo d’arte sacra di Certaldo23 Museo d’arte sacra di Certaldo

di Rosanna Caterina Proto PisaniVisita al museodi Sabina Spannocchi

33 • Ingresso e biglietteria37 • 1 - Sala dei dipinti dei secoli xiii-xvi59 • 2 - Prima sala delle oreficerie75 • 3 - Seconda sala delle oreficerie84 • 4 - Terza sala delle oreficerie

100 • 5 - Sala dei paramenti105 • 6 - Compagnia116 • 7 - Sala del Crocifisso

Itinerari127 Da Firenze a Certaldo

di Italo Moretti143 Artigianato artistico ed enogastronomia

nel comprensorio Empolese-Valdelsadi Maria Pilar Lebole e Benedetta Zini

163 Glossario

183 English Version

Indice

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Apparati / Apparatus267 Bibliografia essenziale / Short bibliography269 Indice dei luoghi / Index of places271 Indice degli artisti / Index of artists

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Finito di stampare in Firenzepresso la tipografia editrice Polistampa

Luglio 2006