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EdizioniPolistampa

Museo d’arte sacra della Collegiata di San Lorenzo a Montevarchi

a cura diPaola Refice

Guida alla visita del museoe alla scoperta del territorio

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Museo d’arte sacra della Collegiata di San Lorenzo a Montevarchi

Enti promotori / Promoted byEnte Cassa di Risparmio di FirenzeRegione Toscana

In collaborazione con / In collaboration withSoprintendenza Speciale per il Polo Museale FiorentinoSoprintendenza per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico per le province

di Firenze, Pistoia e Prato Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio per le province di Firenze,

Pistoia e PratoSoprintendenza per i Beni Architettonici, per il Paesaggio e per il Patrimonio Storico,

Artistico ed Etnoantropologico per la provincia di ArezzoDiocesi di FiesoleComune di Montevarchi

Progetto e coordinamento generale / Project and general coordinationMarcella Antonini, Verdiana Fontana, Barbara Tosti

Comitato scientifico / Scientific committeePresidente: Antonio PaolucciCristina Acidini Luchinat, Caterina Caneva, Rosanna Caterina Proto Pisani,

Carla Guiducci Bonanni, Giangiacomo Martines, Paola Refice, Claudio Rosati, Bruno Santi, Timothy Verdon

Cura scientifica / Scientific supervisionPaola Refice

Itinerario nel museo a cura di / Museum tour byPaola Refice

Testi di / Texts bySara Ensoli, Secondino Gatta, Lorenzo Pesci, Paola Refice

Schede delle opere / Description of the worksSara Ensoli (nn. 1-40; 50-61; 64-66; 68-74)Lorenzo Pesci (nn. 41-49; 62-63)Paola Refice (n. 67)

Musei del Territorio: l’Anello d’oroMuseums of the Territory: The Golden Ring

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Itinerari a cura di / Itineraries byNicoletta Baldini, Maria Pilar Lebole, Benedetta Zini

Glossario e indici a cura di / Glossary and indexes byFrancesca Sborgi

Coordinamento redazionale / Editorial coordinationCristina Corazzi

Traduzioni per l’inglese / English translationEnglish Workshop

Immagine coordinata della copertina / Cover page byRovaiweber design

Progetto grafico / Graphic project Polistampa

Referenze fotografiche / PhotographyGeorge TatgeRabatti e Domingie Photography (p. 101)

Si ringraziano / AcknowledgementsArchivio Vescovile di Fiesole (AVF)Luca Canonici, responsabile del Museo d’arte sacra della Collegiata

di San Lorenzo a MontevarchiErnesto ChericiDon Pasquale Corsi, proposto della CollegiataDon Alessandro Righi, Direttore dell’Ufficio Arte Sacra e Responsabile

dell’Ufficio Inventario della Diocesi di Fiesole, Lucia Bencistà e Cecilia Ghelli, dello stesso Ufficio

www.piccoligrandimusei.it

© 2007 Edizioni PolistampaVia Livorno, 8/32 - 50142 FirenzeTel. 055 737871 (15 linee)[email protected] - www.polistampa.comSede legale: Via Santa Maria, 27/r - 50125 Firenze

ISBN 978-88-596-0208-8

In copertina:Andrea della RobbiaLa consegna della reliquia, particolare1495-1500terracotta invetriata, cm 82�320

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N el 1986 si inaugurava a San Martino a Gangalandiil primo museo di arte sacra in cui la collaborazio-

ne tra enti locali, autorità ecclesiastiche e organi dello Sta-to preposti alla tutela trovava quel punto di equilibrio chesarebbe diventato il fattore determinante di una lunga se-rie di analoghe iniziative cui l’Ente Cassa di Risparmiodi Firenze avrebbe unito il valore aggiunto del proprio so-stegno culturale ed economico.Quella data rappresenta uno dei primi segnali di inver-sione della tendenza secondo la quale, vuoi per motivi lo-gistici, vuoi per una non ancora affinata percezione dellarisorsa che i beni artistici possono offrire al territorio, si pre-feriva accentrare il patrimonio d’arte delle parrocchie fo-ranee in luoghi considerati più controllabili e talvolta ne-gli stessi depositi delle sovrintendenze.L’idea oggi prevalente del “museo diffuso” ribalta quellavecchia impostazione per restituire al territorio – grazie al-l’introduzione delle nuove tecnologie che aiutano a mi-gliorare le esigenze della sicurezza – ciò che, magari perforza maggiore, era stato sottratto all’attenzione del pub-blico e alla pietas popolare.Il Museo d’Arte Sacra della Collegiata di Montevarchi– ospitato nei locali della splendida chiesa di San Loren-zo – è stato istituito nel 1973 allo scopo di preservare il lo-cale tesoro ecclesiastico, soprattutto i rilievi e le formelle inmaiolica decorata di Andrea della Robbia che ancora og-gi costituiscono il nucleo più importante e prezioso del-l’intera raccolta. Il museo presenta anche altri esempi del-

EdoardoSperanzaPresidente Ente Cassa di Risparmio di Firenze

Presentazioni

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8edoardo speranza

l’arte figurativa dal XIII al XVIII secolo, provenienti dal-l’antica edicola rinascimentale sita nel Tempietto del reli-quario del Sacro Latte. Sono conservati inoltre numerosiarredi sacri e paramenti liturgici, preziosi reliquari e sten-dardi con immagini sacre.Tale museo è entrato a far parte di un circuito di centriespositivi che può contare su uno strumento di valorizza-zione, voluto e promosso dall’Ente Cassa di Risparmio erealizzato con la partecipazione condivisa degli altri sog-getti interessati: mi riferisco a Piccoli Grandi Musei, si-stema di comunicazione integrato che si avvale di un sitointernet (www.piccoligrandimusei.it), di mostre promos-se periodicamente nelle località coperte dal progetto e diguide a stampa delle collezioni coinvolte.La presente guida del Museo della Collegiata di San Lo-renzo a Montevarchi si inserisce in tale contesto ed è vol-ta, nello spirito dei Piccoli Grandi Musei, a far meglioconoscere e apprezzare la realtà storico-culturale del nostroterritorio.

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A San Pietro di Cascia di Reggello c’è il trittico detto diSan Giovenale, l’opera prima di Masaccio, l’incipit

del Rinascimento in pittura. Ma come si arriva a Casciadi Reggello? Si arriva attraverso il percorso insieme geo-grafico ed artistico che cercherò di descrivere.Occorre partire dagli Uffizi, dalla pala di Sant’Anna Met-terza, il dipinto che vede cautamente confrontarsi le dueculture, quella dolce e luminosa di Masolino, quella vo-lumetrica e prospettica di Masaccio. Poi, usciti dagli Uf-fizi, si entra nella cappella Brancacci al Carmine dove ènecessario sostare di fronte al Tributo; “Colosseo di uomi-ni” come è stato definito. Non bisogna dimenticare il mon-te che sta dietro l’episodio evangelico perché quel monte loritroveremo quando, presa l’autostrada in direzione Val-darno Reggello, giunti all’altezza di Incisa, lo vedremo in-combere sulla pianura. È il Pratomagno, la grande mon-tagna che Masaccio vedeva da San Giovanni, il suo pae-se natale, e, lavorando al Carmine a Firenze, finse sullosfondo del Tributo. Ai piedi del Pratomagno, all’ombradi un venerabile campanile, c’è San Pietro di Cascia, il luo-go che ospita il Trittico di San Giovenale.Altro percorso possibile. Il Museo di San Marco a Firenzeè consacrato al Beato Angelico. La pittura come “visibile pre-gare” ha qui la sua perfetta dimostrazione. Fermiamoci difronte alla Annunciazione in affresco dipinta circa il 1440.Ciò che colpisce è la semplicità, quasi la castità della scenarappresentata. La Madonna è una giovinetta umile e unpo’ spaurita che, a braccia conserte seduta su un rustico sga-

AntonioPaolucciPresidentedel ComitatoScientifico

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bello, riceve l’annuncio. L’Angelo è un fanciullo biondo cheaccenna un breve inchino con aria premurosa e felice, esembra abbia fretta di dare l’inaudita notizia: il Verbo siè fatto Carne, Dio si è riconciliato con gli uomini, CristoSalvatore vive nel grembo della Vergine Maria.L’Incarnazione, il mistero più inconcepibile e più ineffa-bile (nel senso che non c’è mente umana che possa com-prenderlo né voce che possa raccontarlo) è presentata dalBeato Angelico con gli strumenti della semplicità e della“moderna” verità. Perché il luogo dell’annuncio è una log-gia fiorentina nitida e rigorosamente esatta nelle propor-zioni e nell’impianto prospettico. Sembra progettata daFilippo Brunelleschi, l’architetto che negli stessi anni co-struiva il Loggiato degli Innocenti. Sullo sfondo un pratoverde e un giardino ombroso, delimitato da una staccio-nata di legno. Verrebbe voglia di entrare in quel giardinosegreto che è figura del Paradiso terrestre. Gli uomini lohanno perduto a causa del peccato dei progenitori, ma ora,grazie al concepimento di Cristo annunciato dall’Angelo, es-so è di nuovo aperto alla speranza dei credenti.Una sottile trama di simboli, una rete di significati legge-ra come un’ala di farfalla, governa la scena. Il pittore siferma sulla soglia del mistero e chiama a una contempla-zione silenziosa. Il silenzio aiuta a entrare nella poesia del-la luce e dell’ombra che accarezza le colonne, i capitelli,svela la profondità del luogo, sfiora il volto della Vergine.La bellezza del mondo che Dio ha dato agli uomini è unmiracolo. Il miracolo del Vero visibile restituitoci dalla pit-tura è il primo gradino per arrivare alla fede. Questo sem-bra voler dire il Beato Angelico nella Annunciazione con-servata nel Museo di San Marco.Ebbene, una variante, quasi un clone, della Annuncia-zione che ho cercato di descrivere e che incanta le centi-naia di migliaia di turisti che ogni anno arrivano in SanMarco, si trova, proveniente dal convento francescano di

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Montecarlo, nel Museo parrocchiale di San Giovanni Val-darno. E un’altra variante ancora dell’Annunciazione –chi volesse proseguire il viaggio per la strada che da Arez-zo porta a Perugia – la incontrerebbe a Cortona.E che dire di Giotto e del suo destino nelle scuole artisti-che di Toscana e d’Italia? Dal suo magistero, come da unarosa dei venti, si dipartono le varianti eccelse che portanoal Buffalmacco di Pisa, all’espressionismo dei bolognesi,alla maniera dolce e fusa di Giovanni da Milano e, in Vald’Arno, alla misura aulica e luminosa di quel grande al-lievo che gli studiosi conoscono come “Maestro di Figline”.Dalla Madonna di Ognissanti degli Uffizi, alla Ma-donna della Costa a San Giorgio del Museo diocesano diSanto Stefano al Ponte a Firenze, è agevole arrivare allaCollegiata di Figline e ai capolavori del maestro che diquesta nobile città ha assunto il nome.La scultura colorata dei Della Robbia ha la sua superbaesemplificazione nel Museo Nazionale del Bargello. Ci so-no tutti i maestri che hanno consegnato al dolce splendo-re dell’ingobbio ceramico le forme del Rinascimento: da Lu-ca, ad Andrea, a Giovanni Della Robbia. Ma chi appenaconosce la provincia italiana sa che le pale robbiane sonopresenti ovunque: dalle Marche all’Umbria, dalla Vernaal Valdarno alla Valdichiana. Ed ecco che il delizioso Bu-sto di fanciulla del Bargello viene a tener compagnia aicapolavori invetriati di cui è orgogliosa, nel suo museo an-nesso alla collegiata di San Lorenzo, Montevarchi. Infineil Ghirlandaio, il Ghirlandaio che sta a Santa Trinita,chiesa vallombrosana di Firenze e sta anche a Vallombro-sa chiesa madre dell’ordine. Quale modo migliore per sot-tolineare una stia comune di storia, di cultura e di fedeche portare nella venerabile abbazia, il Presepio che laCappella Sassetti gelosamente conserva?Così vanno le cose nel nostro Paese, questa è la vera pecu-liarità che ci fa unici ed invidiati nel mondo. Si esce dal-

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la città illustre e dal grande museo oggetto del turismo deigrandi numeri e si entra nella affascinante trama d’orodel museo diffuso. In Italia (e in Toscana con particolarevisibilità e splendore) tutto si riflette in tutto. Storia e Bel-lezza si moltiplicano in rivoli preziosi che occupano ogniprofilo di collina, ogni piega del paesaggio. Masaccio staagli Uffizi e al Carmine ma anche a San Pietro di Casciadi Reggello; il Beato Angelico lo incontriamo a San Mar-co ma anche a San Giovanni Valdarno; Giotto abita gliUffizi e Santo Stefano al Ponte ma i suoi mediati river-beri arrivano fino alla collegiata di Santa Maria Assun-ta a Figline. I maestri robbiani sono ubiqui (al Bargellocome a Montevarchi) e ubiquo è il Ghirlandaio che sta nel-l’abbazia di Vallombrosa come nella Cappella Sassetti diSanta Trinita.Affinché tale concetto emerga con evidenza smagliante,nel 2007, la Fondazione Cassa di Risparmio di Firenzepresieduta da Edoardo Speranza ha portato a Cascia diReggello la Madonna Casini (dagli Uffizi), a San Gio-vanni alcuni comparti, appena restaurati, della celebrepala dei Linaioli del Beato Angelico (da San Marco), aFigline la Madonna di San Giorgio alla Costa del gio-vane Giotto, a Montevarchi la Fanciulla del Bargello, e aVallombrosa la pala Sassetti del Ghirlandaio. L’obiettivoè degno e importante. Noi vogliamo che i tesori d’arte di-stribuiti nelle città e nei paesi della nostra regione – agliUffizi e al Bargello di Firenze come nei piccoli centri enelle mirabili raccolte di arte sacra che costellano la Valledell’Arno – vengano intesi e vissuti come parti di quell’u-nico e vivo museo sotto il cielo che è la Toscana.

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I l patrimonio artistico della Toscana è costituito da un’in-finita quantità di espressioni artistiche che spaziano dai

manufatti etruschi alle avanguardie del ’900, passando peril Rinascimento ed il Barocco e coinvolgono l’intero terri-torio regionale.Possiamo affermare che l’intera nostra regione è un museoa cielo aperto e gli oltre 450 musei della Toscana un sologrande museo capace di toccare più di 450 aspetti unici ediversi della nostra storia.L’idea che guida i nostri progetti culturali e che ci ha per-messo di iniziare a valorizzare le potenzialità, spesso nonsfruttate, della Toscana minore è proprio quello di presen-tare la nostra offerta come un unico museo vivo e moderno.Un unico museo formato da una rete di siti e di attivitàche interagiscono e dialogano fra loro abbinando la voca-zione ad esporre e conservare a quella della promozione edella valorizzazione.È la logica di “sistema” la chiave di volta per permettereun’efficace promozione anche dei musei così detti “piccoli”che avrebbero altrimenti minori possibilità di visibilità.Attraverso il sostegno alle forme di cooperazione fra musei,a livello tematico o territoriale, riusciamo a far crescere siala qualità dell’offerta e raggiungere livelli di eccellenza. Untraguardo che, in considerazione di quanto la nostra terraha da offrire, dobbiamo considerare irrinunciabile.Continueremo ad investire in cultura perché consideria-mo la cultura un fattore di sviluppo economico e di occu-pazione qualificata e soprattutto perché investire in cul-tura significa investire sull’intelligenza delle persone e sul-l’identità di un territorio: la Toscana.

ClaudioMartiniPresidentedella RegioneToscana

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L a Diocesi di Fiesole con il concorso di alcuni Enti, co-me l’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, e la collabo-

razione delle Soprintendenze, ha realizzato musei per l’ar-te sacra dislocati sul territorio, cercando di mantenere leopere d’arte nelle zone di origine. In questi ultimi anni so-no nati i musei della Basilica di San Giovanni Valdarnocon l’Annunciazione del Beato Angelico, della Pieve di Ca-vriglia con la Croce tardo-ottoniana della seconda metàdel secolo XII, della Collegiata di Montevarchi con il Tem-pietto robbiano, di Cascia di Reggello con il Trittico diSan Giovenale di Masaccio, di Vallombrosa con la paladel Ghirlandaio, di Incisa Valdarno con la tavola di Se-bastiano Mainardi, e non va dimentico quello della Col-legiata di Figline Valdarno, il primo sorto sul territorionegli anni Ottanta del Novecento, che conserva la tavoladel Cigoli.I Musei d’arte sacra sono da considerarsi come luoghi pri-vilegiati per la conservazione, la tutela e la valorizzazio-ne del patrimonio artistico, culturale e religioso della co-munità diocesana, un patrimonio che merita di essere con-siderato punto di riferimento per iniziative culturali e pa-storali. È infatti sempre più urgente ed indispensabile ope-rare sul territorio a tutti i livelli, non solo per salvaguar-dare le preziose opere d’arte esistenti, ma per creare nellecomunità locali strutture vive che possano essere una sor-ta di documentazione di arte, di storia e di memoria, nel-la quale ritrovare le origini delle nostre radici.

† LucianoGiovannettiVescovo di Fiesole

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M ontevarchi, sorta nel Medioevo come mercatale epresto inglobata nel contado fiorentino, conserva

ancora oggi il suo ruolo di cardine viario e commercialenella Valle superiore dell’Arno. Centro industriale e ter-ziario, sito in posizione strategica tra Firenze e Arezzo, sitrova ai nostri giorni a rivendicare un’identità culturale eturistica che le sue istituzioni – il Museo Paleontologico ela Biblioteca dell’Accademia Valdarnese del Poggio, il Cas-sero e il Museo Ernesto Galeffi – potranno affermare seforniti delle necessarie risorse. A questo proposito, ancorauna volta, l’iniziativa dell’Ente Cassa di Risparmio di Fi-renze vale a divulgare la presenza e a incrementare le po-tenzialità nel territorio e nel sistema regionale di un pic-colo ma importante Museo, quello della Collegiata di SanLorenzo, sorto negli anni Settanta dall’impegno congiun-to della Diocesi e dell’Amministrazione centrale dei BeniCulturali a testimoniare l’intensa attività di ripresa deiMusei d’Arte Sacra in Toscana e in tutto il Paese.

Paola ReficeSoprintendenzaper i BeniArchitettonici e per il Paesaggio,per il PatrimonioStorico, Artisticoed Etnoantro-pologico della provinciadi Arezzo

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I l Museo di arte sacra della Collegiata di San Lorenzo èun piccolo gioiello sconosciuto ai più, come spesso succe-

de in Toscana, e in Italia, dove la ricchezza del patrimonioartistico non ha pari in altri luoghi. La mostra “Rinasci-mento in Valdarno” illumina alcuni capolavori presenti nelnostro territorio e offre una grande opportunità a quei visi-tatori che decideranno di deviare anche solo per un giornodagli itinerari classici incentrati sulle grandi città d’arte.Dobbiamo essere grati all’Ente Fondazione Cassa di Ri-sparmio di Firenze che ha organizzato e finanziato la mo-stra “Rinascimento in Valdarno” perché con la sua opera,fattiva e intelligente, rimette in luce opere d’arte nascostee propone alle realtà locali un metodo di lavoro valido intanti settori ma credo ancora di più in ambito culturale:unendo Masaccio e Giotto, il Beato Angelico e l’arte deiDella Robbia possiamo interessare un pubblico più ampio,risvegliare nuove curiosità negli abitanti dei nostri terri-tori, sollecitare uno sguardo nuovo sulle opere d’arte con-servate nelle chiese e nei musei.Il Museo d’arte sacra contiene opere d’arte bellissime – dalMedioevo all’età barocca – commissionate per il lustro e ildecoro della chiesa principale di Montevarchi e profon-damente legate alla devozione popolare per la reliquia delSacro Latte di Maria, che qui è conservata.Sono tante le storie che il museo racconta: la prima è quelladella passione degli antichi abitanti dei borghi e dei castel-li per il culto delle reliquie. Ci sono tanti motivi (e gli stu-diosi parlano di senso di comunità, di ricchezza e di potere,

Chiara GalliAssessore

alla Culturadel Comune

di Montevarchi

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di tentativo di riparo dalle insicurezze di tempi più bui deinostri…) ma il visitatore contemporaneo rimane stupefat-to di fronte alla forza che il culto del Latte di Maria espri-me. Una passione e un attaccamento che hanno regalato anoi, scettici abitanti del Duemila, i piccoli e grandi capola-vori che il museo conserva, in primis il Tempietto robbiano. Un’altra bella storia è quella della Toscana feudale vistaproprio nel momento del declino, del passaggio di mano deipoteri alla nuova forza rappresentata dalla RepubblicaFiorentina. Il conte Guido Guerra dei conti Guidi, signo-re di Montevarchi, dona la preziosa reliquia del Sacro Lat-te, ricevuta come ricompensa da Carlo d’Angiò, al propo-sto di San Lorenzo stringendo un forte legame con la ter-ra montevarchina. Siamo nella seconda metà del Duecen-to, il potere signorile sta tramontando: pochi anni dopoMontevarchi viene ceduta dagli stessi conti definitivamentea Firenze. Il conte Guido Guerra resta però presente nellamemoria collettiva, figura familiare a tutti, il cavalieresenza macchia e senza paura delle fantasie infantili. Que-sta storia è raccontata nel bassorilievo di Andrea della Rob-bia in ceramica invetriata della fine del Quattrocento.L’ultima storia (ma ce ne sono molte altre per chi sa guarda-re con occhi attenti) è quella della nascita del museo: la strut-tura architettonica del Tempietto distrutta all’inizio del Set-tecento, le robbiane murate alle pareti della sacrestia comeelementi di un gigantesco puzzle. Ci vollero più di venti an-ni, dalla prima idea all’inaugurazione del museo nel 1973.I vent’anni passati ci raccontano la caparbietà, l’amore perl’arte e per il proprio paese di un gruppo di persone che conla guida della Soprintendenza aretina e il consenso della co-munità portarono in fondo quello che per qualcuno fu il pro-getto di una vita. Fra i tanti ci fa piacere ringraziare Sil-vano Del Vita che del museo è stato curatore e animatoreper moltissimi anni e che sarà contento della nuova luce chesi accende su queste opere d’arte a lui e a noi così care.

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Museod’arte sacradella Collegiata di San Lorenzo a Montevarchi

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I l Museo di arte sacra della Collegiata è ospitato in trelocali al piano terreno di uno stabile, direttamente

adiacenti alla chiesa. Fu inaugurato nel 1973, realiz-zando proposte avanzate sin dagli anni Cinquanta dal-l’allora Soprintendente alle Gallerie di Firenze, UgoProcacci. Al centro dell’iniziativa, sin dagli inizi, fu lavolontà di ricostruire, nelle immediate adiacenze dellachiesa, il Tempietto robbiano delle reliquie del SacroLatte, smembrato a seguito dei rifacimenti settecente-schi dell’edificio.Attorno al Tempietto furono raccolte ed esposte al pub-blico suppellettili religiose provenienti da edifici del ter-ritorio e dalla stessa Collegiata di San Lorenzo.Nel 1974 fu aggiunto alle raccolte l’affresco cinquecen-tesco di Luberto da Montevarchi, staccato da Sant’An-drea a Cennano come l’altro importante frammentocon la Madonna con il Libro e due angeli.Del Museo si progetta oggi un ampliamento, tale daconsentire un’adeguata fruizione degli oggetti e lo svol-gimento di attività didattiche. Ad esso si accede da uningresso sulla destra della facciata della collegiata, cheimmette in un cortile; ancora a destra si trova l’accessoai locali espositivi.

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Museo d’arte sacra della Collegiatadi San Lorenzo a Montevarchi

Paola Refice

La Collegiatadi San Lorenzo

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L’“Insigne Collegiata” di San Lorenzo

Sorta nel XIII secolo, la chiesa di San Lorenzo, a seguito della bolla dipapa Pio IV, nel 1561 fu eletta a “Insigne Collegiata”.

Lo stile romanico della chiesa sarebbe confermato dalla presenza di unbassorilievo in pietra raffigurante il Martirio di san Lorenzo datato 1283.Tra il 1658 e gli inizi del Settecento l’artista montevarchino Massimilia-no Soldani Benzi fu chiamato a compiere il rifacimento della chiesa; ta-le intervento comportò, oltre allo smantellamento della Cappella del Sa-cro Latte, un ammodernamento di tutta la struttura architettonica.Agli inizi degli anni Trenta del Novecento la facciata della chiesa vennenuovamente rimaneggiata ed in quell’occasione fu collocato il nuovo ri-lievo raffigurate il Martirio di san Lorenzo eseguito da Giuseppe delBianco.A navata unica, la chiesa mostra al suo interno dipinti e decorazioni astucco ed è ricoperta da un soffitto ligneo a cassettoni e rosoni dipinti.In controfacciata un prezioso organo risalente al 1569 e che conta 846canne.A destra della parete della chiesa si accede ad un’aula unica che, recente-mente restaurata, conserva un bellissimo fonte battesimale marmoreo(1850), dove sei placche in argento, eseguite dal montevarchino RenzoBrandi, riassumono le fasi salienti della vita di Maria Teresa Scrilli, bea-tificata nel 2006.A conclusione della navata centrale lo splendido altare marmoreo deco-rato con bronzi (che accoglie il reliquiario del Sacro Latte) fu eseguito daifratelli Anton Maria e Arcangelo Maria Fortini di Firenze su progetto diMassimiliano Soldani Benzi; sempre su disegno dell’artista montevar-chino, furono realizzati da Giovanni Baratta i raffinatissimi stucchi po-

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sti a decoro del ciborio ligneo dove è conservata la Madonna col Bam-bino in terracotta policroma del XV secolo, collocata in origine nella Cap-pella del Sacro Latte.A conclusione della navata centrale la cupola, affrescata tra il 1720 ed il1722 da Matteo Bonechi, raffigura Maria Assunta in Gloria tra santi ela Santissima Trinità.

Il reliquiario del Sacro Latte

Realizzato dall’orafo fiorentino Michele Genovini, su commissione delduca Jacopo Salviati, il reliquiario, adibito alla conservazione della re-liquia del Sacro Latte, venne donato alla Collegiata di Montevarchi il 25ottobre del 1630.Nel 1709 Massimiliano Soldani Benzi, incaricato dal duca Antonio Sal-viati di “rinnovare” il prezioso manufatto, apportò delle sostanziali mo-difiche all’insieme decorativo.Il reliquiario, in legno ricoperto di velluto, poggia su una base quadrata,dove un’iscrizione ricorda la donazione alla Fraternita: DUX ANTONIUS

MARIA SALVIATIS PIETATIS ERGO RESTITUIT. ANNO SAL. MDCCIX.La stessa base assume una forma a vaso dalle linee sinuose e accoglie nel-la parte anteriore lo stemma dei duchi Salviati, affiancato da due volu-te a curve contrapposte poggianti su testine alate.Al centro della cassa campeggiano le figure di san Lorenzo e di Mariamentre ai lati dei pannelli sono disposte due colonne scanalate. Nel fasti-gio domina un Putto che, seduto su un basamento tondeggiante con alcentro un cartiglio, sorregge dei gigli.

Sara Ensoli

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La reliquia del Sacro Latte

In una data che è collocabile tra il 1266 ed il 1270 viene consegnata al prio-re di San Lorenzo una venerata reliquia mariana: il Sacro Latte di Ma-

ria Vergine. Si tratta di una preziosa porzione di una pietra eccezionalmentetenera e candida, resa quasi “lattea”, secondo la tradizione agiografica, do-po esser stata colpita da alcune gocce del latte della Vergine durante un al-lattamento. L’episodio, avvenuto lungo il cammino della fuga in Egitto,avrebbe dato luogo ad una reliquia quasi inesauribile, giacché il sacro lat-te avrebbe per secoli continuato a riprodursi nonostante i prelievi dei fede-li. Ritenuta particolarmente portentosa – essa sarebbe una delle rarissime re-liquie corporali della Vergine e, al tempo stesso, una reliquia per contattodi Cristo – si sarebbe diffusa in epoca medievale in tutto il mondo cristiano.Il prezioso dono ha come tramite il conte Guido Guerra, della nobile fami-glia comitale dei Guidi, del ramo di Dovadola. A Montevarchi essa giungedalla Sainte Chapelle di Parigi da dove Carlo d’Angiò, per il tramite di suofratello Luigi IX, poi canonizzato, ne avrebbe prelevata una porzione per far-ne dono a Guido in ringraziamento del suo contributo alla campagna an-tisveva nell’Italia meridionale. La reliquia è affidata alla comunità monte-varchina, per la quale diventerà un’insegna di identità civica. La consegnasolenne, avvenuta per la festa della Pentecoste, è minuziosamente descrittanel fregio della robbiana proveniente dalla facciata della Collegiata ed oggiesposto nel Museo. La memoria liturgica dell’avvenimento da allora sarà ce-lebrata con una processione “per tutta la terra” di Montevarchi. L’ostensio-ne solenne della reliquia si svolgerà nell’area del sagrato dell’edificio, erettoa santuario, tra fasto e grande afflusso di popolo, nonostante variazioni ca-lendariali successive. Alla festa sovrintenderà un attivo sodalizio maschile efemminile, la Compagnia, poi Fraternita, di Santa Maria del Latte.

Secondino Gatta

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cortilechiesa

1 Prima salaFirst hall

2 CorridoioCorridor

3 Seconda salaSecond hall

Biglietteria / BookshopTickets / Bookshop

delPianta museo

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1 - Prima sala

L a prima sala, oltre all’accoglienza, contiene moltedelle opere più importanti, tra dipinti, parati e ore-

ficerie liturgiche, oltre alle macchine e agli apparati li-gnei relativi alle principali reliquie del santuario.

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Visita al museo

Paola Refice

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32museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo

Vetrina sulla destra, entrando

1. Antifonarioprima metà del secolo xivcodice membranaceo;mm 345�400�100c. 25 maestro daddescoAdorazione dei MagiCollegiata di San Lorenzo

2. Antifonarioprimi decenni del secolo xivcodice membranaceo;mm 345�400�100c. 2 maestro del laudarioGiudizio Universale,Collegiata di San Lorenzo

3. Antifonarioprima metà del secolo xivcodice membranaceo;mm 345�400�100

c. 317 maestro daddescoFondazione di Santa MariaMaggioreCollegiata di San Lorenzo

Sulla parete sopra la vetrina

4. scuola toscanaMadonna col Bambino, sanGiovanni Battista e san Paoloprimo decennio del secolo xvaffresco staccato;cm 123�190convento di San Lodovico

5. scuola toscanaMadonna col Bambino, S. GiovanniBattista e S. Paoloprimo decennio del secolo xvsinopia di affresco staccato;cm 123�190convento di San Lodovico

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33prima sala

N el 1327 i Francescani avviano la costruzione di un convento colpatrocinio della famiglia Ricasoli. Il nuovo convento è dedicato

a san Luigi dei Francesi, a motivo del dono della reliquia del SacroLatte da parte del sovrano, terziario francescano, assunto all’onore de-gli altari. Il complesso, d’impianto quattrocentesco, sarà interessatonel corso del Settecento da restauri durante i quali la chiesa verrà tra-sformata, ad opera di Giuseppe Cicori, nell’aspetto attuale.I Frati Minori Conventuali riceveranno negli anni numerose offertedi oggetti preziosi da parte di facoltosi donatori; a seguito della sop-pressione napoleonica e, poi, del trasferimento dell’Ordine, la chiesa ospi-terà il titolo parrocchiale già di Sant’Andrea a Cennano; parte del con-vento sarà infine destinata a sede dell’Accademia Valdarnese del Pog-gio e del suo Museo. Provenienti da San Lodovico ed ora esposti nel Mu-seo della Collegiata sono alcuni affreschi staccati, nonché due preziosioggetti liturgici settecenteschi: la coperta del Capitolo e l’ostensorio.

Secondino Gatta

Il convento francescano di San Lodovico

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34museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo

Più in basso

6. manifattura toscanametà del secolo xviiSerie di carteglorialamina di argento cesellato,sbalzato e inciso; cm 70�63 (grande); cm 42�29 (piccole)iscrizione: su grande, ftaCollegiata di San Lorenzo

Sulla parete dal lato della chiesa

7. scuola toscanaIl miracolo di san Cesareo1666

olio su tela; cm 112�146iscrizione del cartiglio: divi cesarei ope cadit inoquagrando - 1666Collegiata di San LorenzoIl dipinto votivo, raffigurante il san-to accorso a protezione della città,mostra la struttura urbanistica diMontevarchi nel xvii secolo. Attor-niato da possenti mura, il centro sto-rico è caratterizzato dalla presenzadel campanile della collegiata.

8. manifattura toscanaPaliotto d’altaresecolo xviiscagliola; cm 93�187Collegiata di San Lorenzo

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35prima sala

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36museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo

9. luberto da montevarchi(doc. 1460-1523)Natività, Madonna in trono e santiinizi del secolo xviaffresco staccato;cm 420�400chiesa di Sant’Andrea a CennanoL’affresco, attribuito al pittore localeLuberto da Montevarchi (Salmi 1951),faceva parte della decorazione pitto-rica di una cappellina go-tica che fu ampliatanel xv secolo. Ilcommittentefu un certoBartolo-meo di

Giovanni da Levane, che compare ci-tato in un’iscrizione frammentaria di-pinta nell’affresco. Nel registro supe-riore, al centro della lunetta, è rap-presentata la Natività, mentre in bas-so seduta su di un ricco ed elaboratotrono è raffigurata la Madonna colBambino affiancata da santi (France-sco, Lucia, Andrea, Giovanni Apo-stolo e Caterina di Alessandria); tra

questi, proprio per la foggiaquattrocentesca della

veste, è forse raffi-gurato il com-

m i t t e n t edell’opera.

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10. agnolo gaddi (attribuita a)Madonna col Bambinoprimi decenni del secolo xvaffresco staccato; cm 166�120borgo del LavacchioL’affresco proveniente originaria-mente da una cappellina situata nelborgo montevarchino detto “del La-vacchio”, raffigura la Vergine, af-fiancata da due angeli mentre, sedu-ta su un bancone ligneo e sorreggentecon la mano sinistra un libro chiu-

so, alza la mano destra in atto di be-nedizione. Il frammento, erronea-mente identificato come parte diun’Annunciazione, potrebbe essermeglio interpretato come l’episodioin cui la Madonna conforta san Gio-vanni Damasceno in carcere, scena dicui esiste un precedente iconografi-co e cronologicamente vicino a que-sto affresco nella chiesa di San Fran-cesco ad Arezzo, attribuito all’ambi-to di Spinello Aretino (1346-1410).

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prima sala

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38museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo

11. manifattura toscanaPila dell’acquasantainizi del secolo xvimarmo scolpito;cm 93�52�40iscrizione: l. c. masiCollegiata di San Lorenzo

12. manifattura toscanaLanterne processionali1762ferro battuto; cm 295�30Collegiata di San Lorenzo

13. scuola fiorentinaSan Domenico e sant’Antonio da Padova in adorazione della Santissima Trinità1678dipinto a olio; cm 210�134Collegiata di San Lorenzo

A divisione tra la sala e il corridoio sono poste le vetrine delle oreficerieliturgichePrima vetrina

14. manifattura toscanaOstensoriosecolo xviiiargento in parte dorato, sbalzato,cesellato, bulinato e inciso;cm 66,5�32,5chiesa di Sant’Andrea a Cennano

15. manifattura toscanaOstensorioseconda metà del secolo xviiiargento in parte dorato, sbalzato,cesellato e inciso; rame dorato;cristallo; cm 70�20Collegiata di San Lorenzo

16. manifattura italianaOstensoriosecolo xixargento in parte dorato, sbalzato,cesellato, bulinato e inciso; cm 65�32Collegiata di San Lorenzo

17. manifattura toscanaCoperta del Capitolo del Redentore

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fine del secolo xviii-inizi del secolo xixvelluto; argento sbalzato, cesellato,bulinato e inciso; cm 28�19,5chiesa del Redentore

18. manifattura toscanaCalicemetà del secolo xviiiargento in parte dorato, sbalzato,cesellato, inciso e fuso; cm 26�14Collegiata di San Lorenzo

19. manifattura toscanaNavicella e cucchiaiofine del secolo xviiiargento sbalzato, cesellato,bulinato e inciso; cm 12�22; cm 12iscrizione: ftaCollegiata di San Lorenzo

20. manifattura toscanaCoperta di Libro Liturgicofine del xviii secolovelluto rosso; argento sbalzato,cesellato, bulinato e inciso;cm 39,5�26,5Collegiata di San LorenzoIl libro liturgico, che mostra una pre-ziosa rilegatura in velluto rosso e del-le placchette in argento sbalzato, pre-senta una decorazione a volute vege-tali; al centro, in un ovale incorni-ciato da un motivo nastriforme e unaghirlanda vegetale, è rappresentata laMadonna col Bambino.

21. manifattura toscanaCoperta del Capitolo di Sant’Andreaa Cennanosecolo xviiivelluto; argento sbalzato, cesellato,bulinato e inciso; cm 28�19,5chiesa di Sant’Andrea a Cennano

22. manifattura toscanaPissidemetà del secolo xviiiargento in parte dorato, sbalzato,cesellato, inciso e fuso; cm 31�12,5Collegiata di San Lorenzo

23. manifattura toscanaNavicella e cucchiaiofine del secolo xviiicm 12�22; cm 12

39prima sala

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40museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo

argento sbalzato, cesellato,bulinato e incisoiscrizione: ftaCollegiata di San Lorenzo

Seconda vetrina

24. manifattura fiorentinaCalicesecolo xviiargento in parte dorato, sbalzato,cesellato ed inciso; cm 29,5�16Collegiata di San Lorenzo

25. manifattura toscanaCroce processionalesecolo xivrame dorato, cesellato, bulinato einciso; cristallo di rocca; cm 35�26Collegiata di San Lorenzo

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26. pietro di martino spigliati(notizie 1525-1575)Croce processionale1551argento sbalzato, cesellato, inciso e fuso; cm 58,4�32iscrizione: f./rat./ernita. d(i) sanc/ta maria del (l)acte di mont/e varchiCollegiata di San LorenzoSplendido esempio della produzioneorafa cinquecentesca, la croce vennerealizzata da Martino Spigliati, orafofiorentino. Quest’opera, che testi-monia l’attività di uno dei più im-portanti orafi dell’ambito di Benve-

nuto Cellini, era nota in passato co-me “Croce celliniana”.Su ambo i lati è rappresentato unciclo iconografico che sintetizza ilpercorso umano dal peccato origi-nale fino alla Redenzione, con sto-rie del Vecchio e del Nuovo Testa-mento.Nel verso e nel recto, le formelle col-locate sotto l’incrocio dei due brac-ci riportano rispettivamente l’iscri-zione e lo stemma della committen-te Fraternita.Adibita probabilmente alla custodiadi reliquie, la croce “apriva” la pro-cessione per la festa del Sacro Latte,che dal 1709 si svolgeva a Montevar-chi la prima domenica di settembre.

41prima sala

26a 26b

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42museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo

27. manifatturatoscanaCroce processionalesecolo xivrame dorato, cesellato,bulinato, inciso e fuso; cm 45�25Collegiata di San Lorenzo

28. manifatturatoscanaCalicesecolo xviiargento in parte dorato,sbalzato, cesellato,bulinato ed inciso;cm 26�16Collegiata di San Lorenzo

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Terza vetrina

29. manifattura tedescaCoppa reliquiarioprima metà del secolo xviargento dorato, sbalzato, cesellato, bulinato e inciso; cm 22�11Collegiata di San Lorenzo

30. manifatturatoscanaReliquiari in forma di tempiettoprima metà del secolo xviiargento in partedorato, sbalzato,cesellato e inciso; cm38�10Collegiata di SanLorenzo

31. simone pignoni(doc. 1593-1614)Busto reliquiariodatato 1593argento sbalzato, cesellato e inciso;rame dorato; cm 50�40iscrizione: ihsCollegiata di San LorenzoIl reliquiario, raffigurante una dellevergini compagne di sant’Orsola, fu

realizzato dall’orafo fiorentinoSimone Pignoni nel 1593,su commissione degliOperai della Fraternitadel Latte (1589). Parti-colarmente stilizzatanella resa compositiva,l’opera presenta in cor-

rispondenza della calot-ta cranica un coperchio

che, abbassato, permette-va la visione di alcuni fram-

menti ossei ivi conservati.

43prima sala

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44museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo

32. manifatturatoscanaReliquiario a pissideseconda metà del secolo xviargento sbalzato, cesellato e inciso;cm 14�6,5Collegiata di San Lorenzo

33. manifatturatoscanaTuribolofine del secolo xviiiargento sbalzato, cesellato e inciso;cm 20,5�10Collegiata di San Lorenzo

34. manifatturatoscanaNavicella con cucchiaiosecolo xviiiargento sbalzato,cesellato, bulinato e inciso; cm 12�22; cm 8iscrizione: m. s.Collegiata di San Lorenzo

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35. manifattura toscanaCalice1621argento in parte dorato, sbalzato, cesellato, bulinato e incisoiscrizione: raphael ciaperonprothonot. apcvs 1621; cm 26�14Collegiata di San Lorenzo

36. manifattura toscanaOstensorioprima metà del secolo xixargento sbalzato, cesellato, bulinato e inciso; cm 38�10Collegiata di San Lorenzo

37. manifattura toscanaCampanelloinizi del secolo xixargento cesellato e inciso; cm 9Collegiata di San Lorenzo

38. manifattura toscanaPissidesecolo xviiargento in parte dorato, sbalzato, cesellato e inciso; cm 31�12,5Collegiata di San Lorenzo

39. manifattura toscanaAmpolle con vassoiofine secolo xviii-inizi secolo xixargento sbalzato, cesellato e inciso; vetro soffiato;cm 18�8,5 (ampolle), cm 27�17,5 (bacile)iscrizione: benefattoriCollegiata di San Lorenzo

40. manifattura toscanaTuribolosecolo xviiiargento cesellato e inciso; cm 21�10Collegiata di San Lorenzo

45prima sala

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46museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo

Parati fiorentini per la Collegiata di Montevarchi

F ra XV e XVI secolo la produzione di drappi serici a Firenze assume unpeso significativo nell’economia cittadina, surclassando il settore la-

niero, principale attività del periodo medievale. L’alta qualità dei pro-dotti era garantita da severe norme statutarie e da specifiche professiona-lità, come i tintori, gli orditori e i battilori, fornitori, questi ultimi, delprezioso filato in oro e argento. Testimonianze di questa produzione straor-dinaria emergono dalle fonti manoscritte montevarchine che, soprattut-to a seguito dell’elezione a Collegiata Insigne della chiesa di San Loren-zo (1562), documentano la frequenza con cui il Capitolo e la Fraternitadel Latte si rivolsero nel corso del tempo a Firenze per le loro commissio-ni più importanti di vesti e arredi liturgici. Risale infatti al novembre1562 «la messa parata di velluto alla brochata», e al 1580 il baldacchinoprocessionale in broccatello, tessuto nella bottega del setaiolo Filippo Ar-rigucci, fornitore nel 1586 anche del «damasco rosso broccato doro», ser-vito per confezionare un piviale. La consuetudine di rifornirsi di drappipreziosi presso le manifatture di Firenze si mantiene inalterata per tuttoil XVII secolo: nel 1631, a seguito della donazione del ciborio d’argento fat-ta dal duca Salviati e dalla moglie Veronica Cybo, la Fraternita com-missiona ai banderai Codilunghi e Gherardi raso, ermesino e taffetas ros-si e turchini per il sontuoso addobbo della cappella del Latte, e sovven-ziona nel 1679 l’acquisto di diverse braccia di velluto cesellato presso labottega dei setaioli Nosi e Brancaccini per confezionare un parato in quar-to, di cui oggi rimangono la pianeta e forse il paliotto (cat. n. 49 e n. 63).L’interesse naturalistico, che diventa determinante nei repertori tessili eu-ropei del Settecento, è documentato anche per Montevarchi dall’acquistonel 1730 di un broccato «a fiori Naturali alla moda», tessuto nella botte-

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47prima sala

ga del setaiolo Giovanni Battista Landi su probabili modelli francesi, mache risulta venduto già nel 1813. La notizia relativa alla confezione di que-sto parato, affidata a Cosimo Piccardi, fa luce su un’illustre famiglia dibanderai fiorentini che non solo continuò per tutto il XVIII secolo con Ga-spero Piccardi, figlio di Cosimo, a confezionare paramenti per la colle-giata, ma nello stesso periodo e nei primi decenni del XIX secolo, con Giu-seppe Piccardi, svolse un ruolo fondamentale nell’approvvigionamento divesti liturgiche per la Cappella Palatina di Palazzo Pitti. L’alto livello dialcune manifatture fiorentine impegnate nella fornitura di stoffe per lacollegiata di Montevarchi emerge anche dalla notizia del «Baldacchinodi Lama d’Oro e Argento filato», realizzato nel 1747 dai setaioli Sordinie Borgagni che, insieme alla Fabbrica Imperiale e Reale dei Drappi, ri-sultano tra i più richiesti fornitori di stoffe broccate e operate della cortedi Toscana fra il 1765 ed il 1799. Nella nutrita schiera di questi illustri ar-tigiani spicca, infine, il nome di Michele Becattini che, incaricato nel1759 dalla Fraternita del Latte di tessere «undici Braccia d’Amuer Perla-to con Onda» per confezionare un piviale, risulterà dal 1765 fra i setaio-li prescelti della Guardaroba di Palazzo Pitti per i tessuti ecclesiastici.

Lorenzo Pesci

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48museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo

Sulla parete in fondo alla sala,vetrina dei paramenti liturgiciLa presentazione dei paramentinella grande vetrina procede da sinistra verso destra

41. manifattura fiorentinaPianeta1650-1660gros de Tours in seta broccato e lanciato in oro; cm 106�67Collegiata di San LorenzoLa decorazione è composta da duegrandi infiorescenze dorate che, ri-saltando sul fondo rosso laminato, sidispongono su parallele orizzontali,alternativamente rivolte verso destrae verso sinistra. Il modulo decorati-

vo rientra nella tipologia tessile delmotivo “isolato”, affermatasi dopo iprimi decenni del xvii secolo in con-comitanza con l’esaurirsi della tipo-logia a “mazze”, dalla quale derival’impostazione a scacchiera delle for-me floreali. Tale definizione nasce peril modo di isolare dal fondo gli ele-menti ornamentali, grazie all’esclu-sione di motivi di contorno o attra-verso accorgimenti tecnici come labroccatura con filati metallici d’oroe d’argento.

42. manifattura fiorentinaVelo di caliceprimo quarto del secolo xviitaffetas lanciato in seta; cm 59�58Collegiata di San LorenzoMotivo a sviluppo orizzontale che siripete a scacchiera in verticale conorientamento contrapposto.Le ridotte dimensioni modulari del-le foglie arricciate riferiscono il dise-gno alla produzione abbigliamenta-ria degli inizi del Seicento, identifi-cata tradizionalmente con il terminea “mazze” o “tronchetto”.La consuetudine di donare abiti allachiesa ha spesso introdotto temi nonsempre conformi alle esigenze di cul-to, alle quali rimanda, nel caso spe-cifico, il verde del fondo, colore deltempo ordinario nel calendario li-turgico.

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43. manifattura italianaPianetaprimo quarto del secolo xviiidamasco classico in seta broccatoin seta e oro; cm 115�75Collegiata di San LorenzoSul fondo lucido di colore avorio, ar-ticolato da motivi di controfondo intonalità opaca, girali d’acanto dora-ti si sviluppano verticalmente in sim-metria bilaterale, creando irregolariscomparti ogivali, entro i quali, insequenza alternata, trovano alloggiodue diversi bouquets di fiori.Il tessuto, nato per l’abbigliamentocivile, presenta elementi tipici del re-pertorio decorativo rocaille, combi-nati a forme vegetal-floreali rese gra-

ficamente in delicate nuances, se-condo una modularità che sembrapreludere gli esempi a impianto cen-tralizzato degli anni Trenta del Set-tecento. Sul retro della pianeta è ap-plicato uno stemma timbrato da cap-pello cardinalizio, che si presentatroncato di verde, al primo alla stel-la d’oro, al secondo bandato del me-desimo di tre pezzi.

44. manifattura italianaPianeta1740 ca.lampasso lanciato e broccato in seta e oro; cm 115�66Collegiata di San LorenzoIl motivo decorativo suggerisce lo

49prima sala

43 44

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50museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo

svolgersi ascensionale di due tronchisinuosi, fittamente percorsi da peo-nie, dalie, iris e campanule, interca-late ad un rigoglioso fogliame. Al-l’interno delle anse si dispone unagrossa infiorescenza isolata, ripresafrontalmente e sormontata da cin-que foglioline stilizzate.La presenza del tralcio sinuoso, chetestimonia l’affermarsi della linea on-dulata entro la metà del xviii seco-lo, così come la caratterizzazione delfogliame frastagliato, descritto se-condo le formule tipiche degli esem-pi “lussureggianti”, supportano la da-tazione del tessuto, ideato per l’ab-bigliamento femminile.

45. manifattura fiorentinaVelo di caliceprimo quarto del secolo xviidamasco classico in seta ricamatoin seta e oro; cm 55�53Collegiata di San LorenzoIl fondo del tessuto, di colore viola,è interamente occupato da un moti-vo decorativo composto da ramettiintrecciati di tre fiori, disposti su re-gistri paralleli orizzontali, alternati ascacchiera in verticale. Il disegno ap-partiene alla tipologia definita a“mazze”, comune a velluti e dama-schi di produzione abbigliamentariafra Cinque e Seicento. In questoesemplare il motivo del tronchettoreciso, simbolo d’immortalità, di

Passione e Resurrezione di Cristo,rende la stoffa nata per uso civileadatta anche alle esigenze di culto.

46. manifattura fiorentinaPianeta1735broccatello in seta e lino; cm 116�71iscrizione: in basso alla colonna:p[ropos]to gius[ep]pe m[ari]apasquali 1735Collegiata di San LorenzoIl disegno presenta un reticolo di ma-glie ovali composte da un tralcio alquale si avvolgono foglie dentellate;entro queste maglie si susseguono sufasce orizzontali e si alternano in ver-

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ticale due tipi di infiorescenze, unacomposta da una pigna contornata difoglie, fiori e bacche, l’altra da unapiccola corolla racchiusa da larghefoglie dentellate.La produzione di questa tipologiatessile, utilizzata nella confezione divesti liturgiche e nell’arredo per larobustezza dell’armatura e per l’am-pio rapporto modulare, può attri-buirsi a manifattura fiorentina con-siderando la sua diffusione in areatoscana. La pianeta è stata donata nel1735 al Capitolo della collegiata dalproposto Giuseppe Maria Pasquali,al quale appartiene lo stemma che sipresenta troncato d’azzurro e di ver-de all’Agnello Mistico passante in fa-scia. La famiglia Pasquali, che avevauna propria cappella in collegiata de-dicata alla Vergine dei Sette Dolori,si dimostrò particolarmente munifi-ca verso la chiesa: nel 1730, infatti, ilcanonico Giovanni Battista Pasqua-li aveva lasciato per sua espressa vo-lontà testamentaria diversi arredi sa-cri, fra i quali «una pianeta Bianca diBroccatello à fiori d’oro e Seta contutti i suoi finimenti».

47. manifattura italianaPianeta1760-1765taffetas liséré broccato in seta e oro;cm 113�71Collegiata di San Lorenzo

Sul fondo avorio, complicato da mo-tivi di controfondo che disegnanotono su tono rametti fioriti, il dise-gno si struttura nell’intreccio serra-to di un tralcio ondulante, da cuisbocciano fiori dalle tinte violacee epiccoli bocci, con un nastro sinuosoin oro lamellare. Nei punti d’incro-cio s’innestano infiorescenze fanta-stiche campite in oro, alternativa-mente orientate a destra e a sinistra.Il tessuto, pregiato per la qualità deldisegno e gli accordi tonali, rientranella tipologia definita del “doppiomeandro”, sperimentata in Francianel terzo quarto del Settecento perl’abbigliamento femminile e subitoimitata dagli opifici concorrenti di

51prima sala

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52museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo

tutta Europa, anche italiani.Sul retro è applicato uno stemmad’arcivescovo (troncato d’azzurro,nel primo alla croce d’oro, nel se-condo al drago ignivomo reciso delmedesimo), non identificato.

48. manifattura italiana o franceseVelo di calice1720-1730lampasso in seta lanciato ebroccato in seta e oro; cm 55�60Collegiata di San LorenzoRigogliosa appare in questo velo ladecorazione in cui grosse infiore-scenze sfrangiate sono alternate a fo-glie piumate, includenti una mar-gherita, coppie di tulipani e piccolirami con bacche che si dispongonoad occupare il fondo del tessuto.L’aspetto “lussureggiante“ delle for-me botaniche, che anticipa i trionfinaturalistici degli anni Trenta e Qua-ranta del xviii secolo, sostiene la da-tazione di questa stoffa da abbiglia-mento, accesa dai preziosi bagliori del-l’oro filato, particolarmente sottile.

49. manifattura fiorentinaPianeta1679velluto cesellato in seta operato a un corpo a una trama lanciata in argento; cm 114�69,5Collegiata di San Lorenzo

Impaginazione a rete di maglie ogi-vali con elementi floreali quadrettatinei punti di tangenza che ospitano alcentro un motivo a pigna con infio-rescenze a corolle e garofani. La pia-neta faceva parte di un parato in quar-to commissionato dalla Fraternita il19 marzo 1679 per celebrare solenne-mente la festa del Sacro Latte. Per laconfezione di questo parato, cucito aFirenze dal banderaio Domenico Mo-naldi e guarnito con trina d’oro dalbattiloro Vincenzo Salvi, si resero ne-cessarie «braccia 43 1⁄4 di Lama Vellu-tata Bianca e Rossa con opera in dueCammini con pelo tagliato» e «brac-cia 25 1⁄4 di raso vellutato bianco a ope-ra in due Cammini con pelo tagliato

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e ricciuolo rosso», tessute nella bot-tega dei setaioli fiorentini Nosi eBrancaccini. Tale notizia conferma ilsuccesso di questa lavorazione e diquesto particolare disegno, ideato aFirenze intorno al 1530 e rimasto inauge ancora nel ’600, soprattutto nel-l’arredo e in ambito ecclesiastico.Probabilmente a causa del deterio-ramento del piviale e delle tonacel-le, oggi perduti, il parato non vienepiù menzionato al completo negli in-ventari posteriori a quello dell’11 giu-gno 1726.

Sulla parete, in alto

50. scuola toscanaSanto francescanofine del secolo xviiidipinto ad olio; cm 100�79Collegiata di San Lorenzo

51. massimiliano soldani benziTesta muliebreinizi del secolo xviiistucco; cm 84�72dalla casa natale di MassimilianoSoldani Benzi

52. massimiliano soldani benziSanta Caterina (?)inizi del secolo xviiistucco; cm 84�72dalla casa natale di MassimilianoSoldani Benzi

53. scuola toscanaDio Padrefine del secolo xviiidipinto ad olio; cm 94�74Collegiata di San Lorenzo

Al centro della sala

54. manifattura toscanaPortantina delle spoglie di san Cesareo1731legno intagliato e dipinto;cm 88�178�75iscrizione: fu fatta al tempo digiuliano del (…) provveditore,angiolo can (…) camarlingo.anno 1731Collegiata di San Lorenzo

55. giovanni del brina(notizie 1559-Pisa 1599) eintagliatore toscanoReliquiario1564-1567legno intagliato, dorato e dipinto;cm 115�45iscrizione in lettere capitali:reliquiae terris scor/ untvenerandi/ nobis celis utpraecibus faveantCollegiata di San LorenzoCommissionato dalla Fraternita, ilreliquiario doveva custodire la reli-quia del Latte di Maria, donata dalconte Guido Guerra al priore dellachiesa di San Lorenzo.

53prima sala

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54museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo

A forma di tempietto esagonale e sor-montato da un’elegante cupoletta conlanterna finale, il reliquiario mostranel corpo centrale la raffigurazione disanti e personaggi legati alla storiadella collegiata, tra questi il re di Fran-cia Luigi ix, possessore della reli-quia prima che giungesse a Mon-

tevarchi. La decorazione pittorica ese-guita da Giovanni del Brina rivela co-me l’artista sia attratto dalle formepure del Rinascimento fiorentino edimostra come abbia risentito, nelladefinizione rigorosa dei volumi e nel

gusto cromatico, l’influsso stilisticodi Andrea del Sarto.

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56. manifattura toscanafine secolo xvii - inizi secolo xviiiCoppia di piattiottone inciso e dorato;cm 20 (diametro); stemma: ftacm 27 (diametro); stemma: leonerampanteCollegiata di San Lorenzo

57. manifattura toscanaSecchiello per l’acquasantasecolo xviiirame cesellato, sbalzato, dorato e inciso; cm 13�16Collegiata di San Lorenzo

58. manifattura toscanaCoppe per le votazioni della Confraternitasecolo xviiirame dorato, sbalzato e bulinato;cm 20�8 (piccola); cm 23�12 (grande)Collegiata di San Lorenzo

59. giovan battista dolci(doc. 1738-1772)Portantina del Reliquiario del SacroLatte, con medaglioni dipinti, raffiguranti lo stemma della Confraternita, la Madonna col Bambino e il reliquiario;ai quattro angoli:adamo di giovanni guglielmi(notizie prima metà secolo xvii)Quattro Putti1632legno intagliato, dorato e dipinto;cm 130�122�113Collegiata di San Lorenzo

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58 59, particolare

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56museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo

Realizzata per il trasporto del reli-quiario durante le celebrazioni reli-giose, presenta sui quattro angoli Put-ti scolpiti a tutto tondo. Nel 1762 laportantina fu rinnovata e in quel-l’occasione i Putti del Guglielmi fu-rono riadattati (Pesci, 1999-2000). Sui

quattro lati, a partire da quello che necostituisce il fronte, un medaglionedipinto con la Madonna e il Bambi-no e sul lato opposto la riproduzionedel reliquiario del Genovini, mentresui due lati lunghi è raffigurato l’em-blema della Fraternita del Latte.

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2 - CorridoioParete di fondo del corridoio

60. manifattura toscanaCroce d’altarefine del secolo xviiilegno intagliato e dorato;cm 200�58Collegiata di San Lorenzo

61. manifattura toscanaPacefine del secolo xviiilegno intagliato e dorato;Redentore, cm 20�15

Cristo nel sepolcro, cm 22�15Collegiata di San Lorenzo

Nel corridoio, a destra dell’ingresso al Tempietto robbiano

62. manifattura fiorentinaPaliottoprimo quarto del secolo xviivelluto cesellato in seta operato a un corpo a una trama lanciata in argento; cm 119�142Collegiata di San Lorenzo

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58museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo

Impaginazione a rete con maglie chiu-se esagonali formate da tre coppie difoglie – una con margini dentati e ner-vature centrali puntinate e due vistedi profilo – che incorniciano due tipidi bouquets a tre fiori, sorgenti da unacoppia di palmette affrontate. I pun-ti di tangenza delle maglie arboree so-no evidenziati da corone lobate cam-pite da un motivo a scacchi.Tale modulo decorativo, nella pre-ziosa tecnica del velluto cesellato sufondo laminato, è documentato an-che da una testimonianza iconogra-fica: la pianeta indossata da san Fi-lippo Neri nel noto dipinto La vi-sione di san Filippo Neri, eseguito daOrazio Fidani (1604-1656) fra il 1655ed il 1656 per la cappella del PalazzoComunale di Prato.

Nel corridoio, a sinistradell’ingresso al Tempiettorobbiano

63. manifattura fiorentinaPaliotto

1679 (?)velluto cesellato in seta operato a un corpo a una trama lanciata in argento; cm 84�229Collegiata di San LorenzoIl paliotto, realizzato con lo stessotessuto della pianeta (cat. 49), macon leggere varianti nel modulo de-corativo, potrebbe aver fatto partedel parato in quarto commissionatonel 1679 dalla Fraternita del Latte perle solenni celebrazioni in onore del-la reliquia. Sulla base, infatti, delleannotazioni riportate nell’inventariodell’11 giugno 1726, il paramentale,composto da tre piviali, due tona-celle e una pianeta, comprendeva an-che «un Paliotto, due Guanciali, euna Borsa da Calici». Assente dai suc-cessivi elenchi, a causa forse del di-sfacimento del parato, il paliotto vie-ne menzionato nuovamente nell’in-ventario del 15 settembre 1875 che loregistra «di teletta d’argento con fio-rami vellutati rossi», secondo unaformula rimasta inalterata negli in-ventari del 1897, 1901 e 1918.

62, particolari

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3 - Seconda sala

L a seconda sala del museo intende documentare, in-torno al Tempietto delle Reliquie del Sacro Latte,

ricostruito negli anni Settanta, la produzione robbianae di opere lapidee, e alcuni momenti salienti della sto-ria del santuario.

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60museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo

64. andrea della robbia(ricostruzione secchi-maetzke)Tempietto1490-1499terracotta invetriata;cm 200�60 (angeli)cm 180�84 (santi)Collegiata di San LorenzoIl Tempietto, più propriamente Cap-pella di Santa Maria del Latte, fu de-corato da Andrea della Robbia con«marzacotti della sua Maestranza» (Pe-

sci, 1999-2000) tra il 1490 ed il 1499.La cappella della reliquia era costitui-ta da un altare addossato alla contro-facciata destra della chiesa, protettoda un alto baldacchino; attraverso unagrata in ferro, l’altare era in comuni-cazione con un piccolo vano re-trostante, popolarmente detto “Stan-zino delle Reliquie”, dove si conser-vava il Sacro Latte.Smontati durante i lavori di restau-ro eseguiti nel 1709 da Massimiliano

64a 64b

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Soldani Benzi, nel 1970 i rilievi fu-rono ricomposti su una struttura ar-chitettonica che riproduce fedel-mente l’originale.Sulla parete dell’altare: al centro, unmoderno rilievo in terracotta con LaMadonna che allatta il Bambino, ri-produzione dell’originale collocatosull’altare maggiore della chiesa. Ailati, all’interno di due nicchie scan-dite da ghirlande di fiori, san Gio-vanni Battista recante un cartiglio

con l’iscrizione ecce agnus dei tol-lis pecca e sul lato opposto san Se-bastiano. In basso, a fianco della gra-ta in ferro, due angeli in volo.Sotto la mensa d’altare, su di unosfondo blu, Cristo è affiancato daMaria e Giovanni Evangelista.La struttura architettonica è decora-ta internamente da un soffitto cas-settonato e mostra nella trabeazioneinterna ed esterna fasce decorative diputti alati su campo azzurro.

61seconda sala

64c

64d

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62museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo

65. scuola toscanaProspetto della Collegiata e raffigurazione del Tempietto robbiano1638disegno a penna e acquarellaturesu carta;cm 44�34,5 Prospetto del Tempietto robbianocm 58�44 Prospetto della Collegiatacm 44,5�34 Prospetto della controfacciata con veduta delTempietto e del fonte battesimaleCollegiata di San Lorenzo

66. manifattura toscanaStemma della Confraternita del Lattesecolo xviipietra scolpita; cm 70,5�54,5iscrizione: ftaCollegiata di San Lorenzo

67. Martirio di san Lorenzodatato 1283bassorilievo in pietra; cm 84�172iscrizioni: in alto, beatus laurentius;lungo la cornice inferiore, (signumCrucis) an(n)o domini mcclxxxiiiCollegiata di San LorenzoRappresenta l’animata scena del mar-tirio del santo sulla graticola, ad ope-ra di tre armati, alla presenza del-l’imperatore Decio, assiso su unoscranno decorato a motivi di fintiloggiati sovrapposti. Di attribuzionedubbia, oscillante tra una bottega to-scana e l’attività di Giroldo da Co-mo, il rilievo – con i suoi rapporticon le scene, oggi erratiche, rappre-sentate nella pieve di Santa Maria adArezzo – è attualmente in corso distudio, dopo i restauri eseguiti nel2005 da Silvia Gualdani di Arezzo.

68. bottega robbianaFrammenti di copertura del Tempietto o paliotto1495-1500terracotta invetriata; cm 63�137Collegiata di San LorenzoLa collocazione originaria di questorivestimento, che imita un drappeg-gio, non è certa. In origine ritenutaparte integrante del Tempietto, re-centemente è stato posto in relazio-ne con un perduto fonte battesima-le robbiano che era collocato sul la-to opposto del Tempietto.

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69. andrea della robbiaStemmi con Putti alati1495-1500terracotta invetriata; cm 71,5�55facciata della Collegiata di San Lorenzo

70. andrea della robbiaLa consegna della reliquia1495-1500terracotta invetriata; cm 82�320facciata della Collegiata di San Lorenzo

63seconda sala

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69 70, particolare

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64museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo

Il grandioso bassorilievo, in originecollocato sulla facciata della colle-giata, raffigura al centro il conte Gui-do Guerra mentre dona al priore diSan Lorenzo la sacra reliquia del Lat-te della Madonna, ottenuta da Car-lo d’Angiò, fratello del re Luigi ix,riconoscente per l’appoggio datoglinella battaglia di Benevento (1266).Presente solo virtualmente all’even-to, Carlo d’Angiò è raffigurato ingi-nocchiato e riconoscibile per la de-corazione a gigli di Francia rappre-sentati sulla sua veste. A sinistra, ilseguito di nobili e soldati avanza trala folla, mentre sul lato opposto unaprocessione di ecclesiastici si avviaverso la chiesa che vediamo appenaaccennata fra lo scorcio degli edificisull’estrema destra del fregio.

71. scuola toscanaAlbero genealogico dei conti Guidisecolo xvii

dipinto a olio; cm 200�117iscrizione: in lettere capitali, alberoet arme de i[llustrissi]mi conti

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guidi venuti in italia con ottoneprimo imperatore tedesco suo zioCollegiata di San Lorenzo

72. cosimo di camillo segoni(not. 1657-1660)Ritratto del conte Guido Guerra1658dipinto ad olio; cm 200�117Collegiata di San Lorenzo

Sulla parete di fondo, ai lati del Tempietto

73. manifattura toscanaCoppia di lanternesecolo xixmetallo argentato e sbalzato;cm 38�22Collegiata di San Lorenzo

74. manifattura toscanaCandelabrisecolo xviiottone tornito e inciso;cm 70; cm 79,5; cm 75,5stemmi: su coppia cm 70, stemmacon i sei colli sormontati da crocesu campo ovale; su coppia cm 79,5stemma su campo ovale con inizialil. m.; su coppia cm 75,5 stemma sucampo ovale con calice e ostiaCollegiata di San Lorenzo

65seconda sala

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Itinerari

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Da Firenze a Montevarchi

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I dintorni di Montevarchi

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L asciando il centro di Firenze e attraversando l’Arnopresso il ponte Giovanni da Verrazzano (uno dei più

recenti di cui la città sia stata dotata negli ultimi de-cenni), s’imbocca il viale Donato Giannotti che prose-gue poi nel viale Europa. In fondo a questa importan-te arteria si prende la via di Rosano e, percorrendo il rac-colto Borro di Vallina, si arriva a Villamagna, localitànelle cui vicinanze si conservano molti edifici di rilie-vo, ma su tutti è da segnalare una delle più importan-ti pievi del territorio fiorentino quella San Donnino aVillamagna. L’attuale edificio risale all’anno Mille,

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Da Firenze al Museo d’arte sacradella Collegiata di San Lorenzo a Montevarchi

NicolettaBaldini

Fig. 1. Pieve di San Donnino a Villamagna

Montevarchi,Villa Masini,atrio

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72museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo

quando fu realizzato sulle vestigia di una costruzionedell’viii secolo. Dopo un restauro condotto nel 1930,nel corso del quale vennero rimosse le aggiunte baroc-che, la pieve ha riacquistato, in parte, le sue «severe for-me romaniche». L’esterno, «dalle pareti rivestite da con-ci di filaretto d’alberese», presenta «la semplice faccia-ta a capanna […] con i due spioventi laterali ribassatie un portale incorniciato da conci di pietra bianca» e ilcampanile che si erge con tre piani di bifore e una cel-la campanaria aggiunta successivamente (Ungar, 1999).L’interno, a tre navate impostate su pilastri rettangola-ri su cui poggiano arcate a tutto sesto, si conclude conun’abside a volta gotica costolonata; vi si possono am-mirare numerose opere d’arte, fra le altre: a metà dellanavata destra il trittico Madonna col Bambino e santi diMariotto di Nardo (riferito al 1394-1395); nella testatadella navata sinistra una Madonna col Bambino fra i san-ti Gherardo di Villamagna e Donnino di Francesco Gra-nacci, pittore che, nato proprio a Villamagna nel 1477,ebbe una formazione ghirlandaiesca; e ad un esponen-te della famiglia Ghirlandaio, a David specificamente,è stata attribuita la tavola che si trova a metà della na-vata sinistra: la Madonna in trono e santi.Ammirando la campagna che delimita dolcemente en-trambe le rive dell’Arno, si arriva, ad un piccolo biviosulla via di Rosano, bivio che ci permette di raggiunge-re uno degli edifici più suggestivi e singolari che anima-no i margini del fiume: le Gualchiere di Remole. La sto-ria dell’edificio nella sua forma attuale – atta cioè ad al-loggiare le gualchiere, macchine per feltrare i panni – èstrettamente connessa alle vicende degli Albizi, una del-le potenti famiglie della Firenze del Trecento. Nella pri-ma metà di quel secolo gli Albizi spesero ingenti capita-li per tali impianti posti lungo entrambe le rive dell’Ar-no a monte di Firenze: comprarono le gualchiere del Gi-

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rone, di Quintole e di Rovezzano ed edificarono la strut-tura di Remole, creando in tal modo un’organizzazioneatta allo sfruttamento del fiume strettamente connessaalla lavorazione della lana. La specificità delle Gualchie-re di Remole è data innanzitutto dalla modernità del pro-getto dell’impianto che, edificato nel 1326, contava benventi ceppi di gualchiera (per battere i panni nella fasedi infeltrimento della lana) divisi in cinque case tra lorocontigue, adatte all’alloggio degli operai che erano addettial buon funzionamento della struttura. Nel 1334 a que-

73da firenze a montevarchi

Fig. 2. Gualchiere di Remole

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74museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo

sto nucleo originario vennero aggiunte la torre e la co-lombaia, dando così all’insieme l’apparenza di un piccolovillaggio, protetto da una cinta di mura merlate, con alcentro uno spazio comune circondato da diversi edifici(fra i quali anche una chiesetta con un chiostro), e ani-mato al suo interno dai gualcherai e dal personale di ser-vizio che vi risiedeva con le famiglie e vi svolgeva il pro-prio lavoro. Pur avendo perduto, a partire dal 1429 cir-ca, la sua originaria importanza, l’impianto è stato in usocome mulino e gualchiera fino ai primi del Novecento eciò che rende l’insieme estremamente affascinante è chei prospetti esterni del complesso sono ancora quelli ori-ginali trecenteschi anche se con chiare aggiunte e restauridi età moderna che tuttavia non alterano la primitivastruttura (Fabbri, 2004).Rientrando sulla via di Rosano dopo qualche chilome-tro incontriamo, sulla destra, le cosiddette Piramidi diRosano, due suggestive collinette dalla forma pirami-dale che ci introducono nel borgo di Rosano formato-si intorno all’importante Abbazia di Santa Maria, mo-nastero benedettino femminile che venne fondato, se-condo la tradizione, nel 780 e che è testimoniato nei do-cumenti a partire dall’xi secolo. Gli interventi sugli edi-fici che compongono il nucleo originario dell’abbazia sisono succeduti a partire dal xii-xiii secolo fino al Sette-cento, mentre la chiesa, a motivo dei danni subiti du-rante la seconda guerra mondiale, è stata oggetto di unrestauro che ne ha recuperato la struttura medievale.Poiché le religiose vivono in stretta clausura la visita alcomplesso è limitatissima: i chiostri sono accessibili sol-tanto in occasione della festività del Corpus Domini,mentre la chiesa è aperta unicamente per le funzioni li-turgiche. Questo edificio, dall’impianto a tre navate concopertura a capriate lignee, conserva importanti opered’arte – fra le altre un Fonte battesimale del 1423, un’An-

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nunciazione di Jacopo di Cione, databile al 1365 circa,un trittico di Giovanni da Ponte con l’Annunciazione esanti del 1434. Ma su tutte ha una rilevanza straordina-ria il Crocifisso con Storie della Passione e Resurrezione diCristo, datato al 1129 (in riferimento alla riconsacrazio-ne della chiesa), ed assegnato ad un artista a cui è statodato il nome di “Maestro di Rosano”. Il restauro, a cuila tavola è stata sottoposta dal 1993 al 2006, ha valoriz-zato ulteriormente l’altissima qualità del manufatto – lapiù antica Croce dipinta conservata – e lo studio che èscaturito da quest’intervento conservativo potrà per cer-to fare nuova luce anche sull’anonimo artefice, di origi-

75da firenze a montevarchi

Fig. 3. “Maestro di Rosano”, Crocifisso con Storie della Passione eResurrezione, Rosano, Abbazia di Santa Maria

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76museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo

ne romana, che, in modo straordinariamente innovati-vo, ha reso con tanta maestria le sembianze del Cristo(triumphans) e gli episodi caratterizzanti la sua salvificaPassione (Monciatti, 2007).A questo punto prendendo la strada provinciale 90 e di-rigendoci verso Rignano si trova, sulla sinistra, il castel-lo di Volognano. Questo agglomerato, che domina laconfluenza fra Arno e Sieve e dal quale si possono am-mirare i territori del Valdarno e del Pratomagno, sorseprobabilmente su un preesistente insediamento roma-no; il luogo è tuttavia ricordato per la prima volta nel1214 in testimonianze documentarie relative alla chiesadi San Michele, mentre il castello è rammentato nonanteriormente al 1220. Residenza, durante il Medioevo,della famiglia da Quona, che prese poi il cognome di DaQuona di Volognano, il maniero venne distrutto nel1304 dalla Repubblica fiorentina per l’appartenenza dei

Fig. 4. Castello di Volognano

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proprietari alla fazione ghibellina. Nonostante alcunitratti di muratura testimonino l’edificazione duecente-sca, l’aspetto attuale del castello è quello neogotico: concinta muraria fornita di due porte di accesso, torre mer-lata e appunto la chiesetta dedicata a San Michele al-l’interno della quale si trova la pala d’altare eseguita daMariotto Albertinelli, firmata e datata 1514, con la Ma-donna col Bambino in trono fra i santi Pietro, Paolo, Apol-lonia, l’arcangelo Michele e il committente inginocchiato,forse riconoscibile in Zanobi della Vacchia. Vi sono con-servate, inoltre, una Madonna col Bambino, su tela, diBicci di Lorenzo, databile al 1385-1390, ma “rimoderna-ta” forse nel 1485 ed infine, e non meno rilevante, la Ma-donna della cintola già riferita a Domenico Puligo ed oraassegnata al cosiddetto “Maestro di Volognano” (Pa-dovani, 2002) «opera molto importante e rappresenta-tiva nell’ambito del panorama artistico fiorentino delprimo Cinquecento» (Bencistà, 1999).Continuando a percorrere la strada provinciale 90 si rag-giunge il Comune di Rignano sull’Arno. Forse insedia-mento di origine romana, come parrebbe suggerire il no-me (Arinianum), il borgo è ricordato, per la prima vol-ta, in documenti nella seconda metà dell’xi secolo. Sor-to in una posizione strategica di attraversamento del fiu-me, si trova infatti in un punto di deviazione dalla Stra-da dei Sette Ponti che procede sull’altra sponda dell’Ar-no e si dipana, parzialmente, sul tracciato della CassiaVetus, arteria famosa per le numerose e antichissime pie-vi (Pelago, Pitiana, Cascia, Scò, Gropina e San Giusti-no) disseminate sul percorso che congiungeva, lungo lependici del Pratomagno, Firenze ad Arezzo e quindi aRoma. È ovvio che su tale deviazione, anche se sul latoopposto del fiume, vi venisse realizzato un edificio di cul-to di un certo rilievo: la pieve di San Leolino che, ri-consacrata nel 2000 dopo un lungo e complesso inter-

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78museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo

vento di restauro, ha ritrovato le sue antiche forme ar-chitettoniche e le sue opere di notevole valore storico-ar-tistico, già ricoverate nella parrocchiale novecentesca delpaese. La costruzione, le cui prime notizie documenta-rie risalgono al 1066, è un pregevole esempio architetto-nico dell’xi secolo, con impianto basilicale a tre navatesu pilastri, chiuso da tre absidi semicircolari. Decoranola pieve l’Incoronazione della Vergine, un polittico ad af-fresco databile all’ultimo quarto del Trecento, l’affrescocon la Madonna della Consolazione forse opera di colla-borazione fra Lorenzo di Bicci e Bicci di Lorenzo e il Fon-te battesimale con le Storie di san Giovanni Battista in ter-racotta invetriata, opera di Santi Buglioni e bottega, ri-feribile a circa il 1520 (San Leolino a Rignano, 2000). Ver-so la fine del 1100 presso la pieve dovette svilupparsi un

Fig. 5. Rignano sull’Arno, pieve di San Leolino

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castello, dipendente prima dalle monache di Sant’Elle-ro e poi dai monaci di Vallombrosa, che era già in statodi degrado durante la prima metà del Trecento, quandosi andava sviluppando, per volontà della Repubblica fio-rentina, il borgo (da cui prese vita l’attuale Rignano) piùvicino al ponte sull’Arno. In questo centro sono nate duefigure illustri: l’umanista Vespasiano da Bisticci (1421-1489) ed il pittore Ardengo Soffici (1879-1964).Ritornando a Rignano, proseguendo sempre sulla me-desima strada provinciale 90, dirigendosi verso Figline èd’obbligo visitare Incisa in Val d’Arno, nome che deriva«dalla collocazione del borgo in una gola dalle pareti ri-pide, scavata dall’Arno ma che un tempo si credeva “in-cisa” dai Romani» (Tigler, 2005). Nella parte bassa delpaese, presso il Municipio, si trova la chiesa di Sant’Ales-sandro sorta nel 1786 sul luogo dell’oratorio della sop-pressa Compagnia del Corpus Domini, e sulla cui facciata

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Fig. 6. L’antico castello di Incisa in Val d’Arno

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resta, a testimonianza, il portale cinquecentesco. L’inter-no è a navata unica con due altari e abside voltata e de-corata con affreschi novecenteschi; nel 1984 vi è stato col-locato un trittico la Madonna col Bambino con san Micheleed un santo evangelista (proveniente dalla chiesa di SanMichele a Morniano) del pittore fiorentino Andrea diGiusto, attivo nella prima metà del Quattrocento e in-fluenzato, anche in quest’opera, forse degli anni Qua-ranta del secolo, dagli artisti più celebrati del tempo: l’An-gelico, Masaccio e Paolo Uccello, di cui Andrea fu colla-boratore. Percorrendo la via Castellana (che conduce alcosiddetto Castello dell’Incisa) si trova sulla destra l’ora-torio del Crocifisso del Castello: sorto originariamentenel 1364 presso un ospedale che dava ricovero a malati ea viandanti, è dedicato ad un Crocifisso ligneo ritenutomiracoloso che qui pervenne durante una processionepartita da Firenze. L’edificio è sede di un piccolo ma ric-co ed elegante Museo di arte sacra, istituito nel 2002, nelquale sono conservate importanti opere d’arte: tavole eparamenti sacri provenienti da chiese dei dintorni del-l’Incisa. Fra gli altri manufatti sono particolarmente de-gni di nota: una Madonna col Bambino su tavola attri-buita al “Maestro di Barberino” (attivo tra il 1358 ed il1369) e proveniente dalla chiesa di San Lorenzo a Cap-piano, una Madonna col Bambino e i santi Giulitta, Qui-rico, Bartolomeo e il committente, cinquecentesca e attri-buita a Giuliano Bugiardini (già nella chiesa di San Qui-rico a Montelfi), un Cristo Crocifisso in legno policromodi Scuola fiorentina del primo ventennio del xvi secolo(pertanto non identificabile con quello che, in origine, hadato vita all’oratorio), un Cristo Redentore in rame appli-cato su tavola della cerchia di Ludovico Cigoli (origina-riamente in Santo Stefano a Cetina) e un San Michele diOrazio Fidani (sec. xviii), oltre a ricchi arredi, argenti, exvoto e tessuti soprattutto dei secoli xvii e xviii (Caneva,

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2004). Fra questi ultimi spiccaun prezioso e raro cappuccio dipiviale ricamato eseguito tra lafine del secolo xv e l’inizio delxvi. Procedendo dal museo sisale nella parte alta dell’abitatoarrivando al Castello, dove so-no presenti tracce di strutturedi epoca medievale e, oltre al-la ex chiesa di San Biagio, conresti delle antiche mura, unacasa appartenuta, secondo latradizione, alla famiglia diFrancesco Petrarca, nella qua-le si vuole che il poeta, di nata-li aretini, trascorresse i primisette anni della sua esistenza.Dall’Incisa sempre percorren-do la strada statale si proseguealla volta di Figline Valdarno.Prima di entrare nell’abitatos’incontra il santuario dellaMadonna del Ponterosso chevenne edificato, durante la se-conda metà del Cinquecento(1570), anche per accogliereun’immagine miracolosa ad af-

fresco, ora sull’altar maggiore, raffigurante la Vergine in tro-no col Bambino. Quest’opera fu realizzata, intorno al 1499,in un’edicola situata presso la medesima località, per vo-lontà del fiorentino Antonio di Paolo d’Antonio de’ Pa-rigi, che si rivolse ad un artista allievo di Pietro Perugino,probabilmente il figlinese Giovanni di Papino Calderini(Baldini, 2005a). Rimasta per qualche decennio nella suaoriginaria collocazione, in seguito alla disastrosa alluvio-

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Fig. 7. Giovanni di PapinoCalderini (attr.), Madonnadel Ponterosso, Figline Val-darno, Santuario del Ponte-rosso

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ne del 1557, si rese necessario tributare alla venerata Ma-donna un più degno ricovero che sollecitò l’edificazionedell’attuale edificio, sostenuta anche dai granduchi Me-dici. Su uno degli altari si può ammirare anche una son-tuosa Madonna col bambino e santi del figlinese EgistoSarri (sec. xix), del quale il museo della Collegiata pos-siede altre opere importanti. Dal Santuario, riprendendola strada statale, si giunge a Figline Valdarno. La cittadi-na è una fra le più antiche “terre murate” fiorentine, es-sendo stata progettata alla metà del Duecento quando, inseguito alla distruzione del castello di “Feghine”, situatosu un colle che dominava il fiume, la Repubblica di Fi-renze decise di promuovere lo sviluppo del piccolo bor-go che si trovava nella pianura sottostante. Dotata, duranteil Trecento, di mura ancora visibili (anche se per buonaparte inglobate in abitazioni), Figline rivestì per Firenzeuna grande importanza, era considerata infatti il “granaio”della città. All’interno della cinta muraria vi sono edificidi notevole valore storico e culturale. Al centro la piazzaMarsilio Ficino (dedicata ad uno dei più importanti uma-nisti del Quattrocento che qui vi ebbe i natali nel 1433),ha la struttura di un tipico “mercatale” ossia piazza attaad accogliere il mercato; su di essa si affacciano: a nord unloggiato, parte del seicentesco Ospedale Serristori, di ori-gine trecentesca, e a sud la Collegiata di Santa Maria eret-ta a partire dal 1257, ai piedi di San Romolo, la collinettache sovrasta il paese. Come ricordato «sono contrastantile notizie a proposito delle origini della chiesa le cui fon-damenta sembra che fossero state gettate almeno un se-colo prima, dopo che furono distrutti il castello vecchiodi Figline e una chiesa dedicata a Santa Maria» posta sul-la ricordata collina (Bencistà, 1999). Sorta come pieve,nel 1493 ebbe il titolo di collegiata, cioè vi fu insediato uncapitolo con un proposto, dodici canonici e con renditestabili. Molto rimaneggiata fra il xvii ed il xix secolo, i re-

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stauri del secolo scorso l’hanno liberata dalle strutture sei-centesche anche se la chiesa conserva, del primitivo as-setto gotico, ben poco: le dimensioni della navata unicae i grandi finestroni ogivali. L’esterno è caratterizzato so-prattutto da un bel portale cinquecentesco, mentre al-l’interno si conservano varie opere d’arte, fra le altre laMadonna col Bambino, angeli e i santi Elisabetta d’Unghe-ria e Ludovico di Tolosa del cosiddetto “Maestro di Figli-ne”, tavola databile a dopo il 1317, anno di canonizzazio-ne di san Ludovico, mentre nell’ottocentesca cappella delSacramento, a pianta circolare, che si apre sempre sullaparete destra, si può ammirare un San Giuseppe, terra-cotta policroma riferibile ad Andrea della Robbia e pre-sumibilmente realizzata fra il 1505 ed il 1510.In alcuni ambienti annessi alla Collegiata nel 1983 è sta-to istituito il Museo di arte sacra nel quale si possonoammirare, fra le altre opere: il Martirio di San Lorenzodel Cigoli (1590), due tavolette con Angeli databili al1480 circa, assegnate, dopo il restauro, a DomenicoGhirlandaio, un tempo ai lati della già ricordata Mae-stà del “Maestro di Figline” conservata in chiesa; sonoinoltre custoditi nel museo anche numerosi parati esuppellettili di pregio.Dalla collegiata andando verso via Castel Guinelli si tro-vano sia un agglomerato di case di epoca bassomedieva-le sia la cosiddetta Casa grande dei Serristori, caratteriz-zata da un cortile con due loggiati del xv secolo e giardi-no all’italiana, da cui si può ben osservare una porzionedelle antiche mura trecentesche con una delle torri. Al-tri edifici rendono oltremodo gradevole e consigliabile lavisita del centro di Figline: il Palazzo Pretorio, riedifica-to nel 1931, con l’originaria torre civica in cui si trova unacappella che conserva una terracotta invetriata con Ma-donna con Bambino e santi, probabilmente della bottegadi Benedetto Buglioni. Dal Palazzo si raggiunge la chie-

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sa di San Francesco, edificata nelle sue attuali forme trala fine del Duecento ed i primi anni del Trecento, in luo-go di una struttura preesistente di minori dimensioni.La facciata, che presenta segni della sua originaria bicro-mia, è preceduta da un portico rinascimentale che girasul lato sinistro, dove si sviluppa il convento francesca-no, mentre sul lato destro sono addossate abitazioni ri-salenti al xvi secolo. Sotto il portico, presso l’entrata del-la chiesa, si ammira un tabernacolo con Madonna colBambino della scuola di Giovanni Pisano e sono murativari stemmi, mentre le lunette conservano affreschi sei-centeschi. L’interno a navata unica con transetto e trecappelle absidali, ripropone l’antica struttura restauratadrasticamente negli anni Venti del Novecento, quando iFrancescani rientrarono in possesso della chiesa e del con-vento. Sulla controfacciata fra il 1985 ed il 1990 sono sta-ti liberati da ridipinture e guasti del tempo alcuni affre-schi: Annunciazione, Incoronazione della Vergine, Croci-fissione e santi, San Francesco, una Crocifissione di minoridimensioni e Dio Padre in gloria, databili al secondo de-cennio del Quattrocento, opere del pittore fiorentinoFrancesco d’Antonio. Lungo la parete destra si trova unaffresco staccato, originariamente nel chiostro, rappre-sentante la Madonna col Bambino e i santi Bartolomeo eSebastiano attribuito a Pier Francesco Fiorentino. Sullaparete sinistra vi è un affresco della scuola del Botticellicon la Madonna Assunta che dona la Cintola a san Tom-maso fra san Giovanni Battista e san Giuliano. In sagre-stia, infine, si conserva una Madonna col Bambino in stuc-co della bottega del Ghiberti datata fra il 1420 ed il 1430.Interessanti anche il chiostro e la sala capitolare che do-cumentano l’importanza della fondazione francescana.Nonostante queste testimonianze sottolineino la rile-vanza assunta dalla città durante il Medioevo, il centromostra attualmente un assetto di carattere prettamen-

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te ottocentesco dal momento che, proprio in tale epo-ca, la cittadina ebbe una notevole rinascita per le in-dustrie che vi sorsero.Dopo aver visitato Figline, riprendendo la strada stata-le, si arriva a San Giovanni Valdarno. Chiamata in ori-gine San Giovanni in Altura e poi Castel San Giovanni,il maggior centro produttivo della zona (soprattutto perlo sfruttamento della lignite prima e per la lavorazionedei metalli poi), sorse nel 1299, per volontà dei fiorenti-ni, secondo un progetto tradizionalmente attribuito adArnolfo di Cambio. La pianta, propria delle “terre nuo-ve”, era chiusa da mura rettangolari (riedificate nella se-conda metà del Trecento) su cui si aprivano quattro por-te. Fra le due piazze principali della cittadina (piazza Ca-vour e piazza Masaccio) si erge il Palazzo pretorio, ora se-de del Municipio, la cui edificazione è riferita sempre ad

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Fig. 8. San Giovanni Valdarno, Palazzo pretorio (detto Palazzo diArnolfo)

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Arnolfo di Cambio, ma che ebbe un ampliamento quat-trocentesco e successivi rimaneggiamenti. Circondato daun portico su pilastri, mostra alle pareti un gran nume-ro di stemmi in pietra ed in terracotta dei podestà e vi-cari che svolsero queste mansioni per conto di Firenze.Sul fondo di piazza Masaccio si eleva la Basilica di San-ta Maria delle Grazie. L’edificio, che ebbe il titolo di Ba-silica nel 1929 e fu elevato a Santuario nel 1986, sorse co-me oratorio nel 1484, in seguito ad un miracolo opera-to nel 1479 da un’immagine trecentesca della Vergineaffrescata «nella parte esterna della torre sovrastante laporta di San Lorenzo, una delle quattro porte del ca-stello», e che pertanto obbligò a «costruire la primitivacappella sopra una volta condotta sul bastione che fa-ceva da antiporta in modo da lasciare libero il passo al-la via sottostante» (San Giovanni Valdarno, 1989). Taleassetto condizionò il successivo sviluppo della chiesa,notevolmente sopraelevata rispetto al piano della piaz-za. L’edificio venne ampliato: da tre a quattro campate,nel 1564-1569, e poi prolungato, nel 1720-1725, con larealizzazione del cappellone che, in seguito ad eventibellici, fu sostituito dall’attuale rotonda con cupola. Lafacciata, del 1840, è movimentata da un portico sotto ilquale si trova una lunetta di Giovanni della Robbia conla Madonna consegna la cintola a san Tommaso con i san-ti Giovanni Battista e Lorenzo (1510-1513). All’interno delSantuario si accede da una scalinata. L’altare maggiore,del 1597-1598, realizzato da Bernardo Buontalenti coa-diuvato da Matteo Nigetti, conserva la Madonna delleGrazie; all’immagine miracolosa, opera di un artista fio-rentino del xiv secolo, fa da cornice una Gloria di ange-li e la veduta di San Giovanni, eseguita da Giulio Pari-gi. A sinistra si trovano rappresentate, ad affresco, le co-siddette Storie del miracolo di Monna Tancia, gli episodidell’evento che ha dato origine al Santuario: un fanciullo

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di tre mesi, Lorenzo, rimasto orfano di entrambi i ge-nitori durante un’epidemia di peste, sarebbe morto difame se sua nonna, Monna Tancia, appellandosi all’im-magine della Madonna non avesse avuto da Lei la gra-zia di poter nutrire col proprio latte il nipote. I dipintimurali, di recente restaurati, furono realizzati nel 1510dall’artista valdarnese, allievo e collaboratore di PietroPerugino, Luberto da Montevarchi, attivo fra il 1502 eil 1523, la cui fisionomia artistica sta lentamente riemer-gendo da secoli di oblio (Baldini, 2005b). Nella chiesaè conservata, fra le altre opere, la tela con San Giuseppeed il Bambino Gesù, eseguita da un altro pittore a cuiquesta cittadina dette i natali, Giovanni Mannozzi det-to appunto Giovanni da San Giovanni (1592-1636).In un edificio, sul lato destro della basilica, si trova ilMuseo d’arte sacra di San Giovanni Valdarno. Istitui-to nel 1864, quando nella sagrestia del santuario ven-

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Fig. 9. San Giovanni Valdarno, Museo

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nero riuniti i dipinti di maggior pregio delle chiese del-la cittadina, fu riordinato nel 1959, e riallestito a parti-re dal 1990; di recente è stato trasferito nei locali appo-sitamente ristrutturati. Vi è conservata una preziosaraccolta di opere fra le quali si segnala (nella sala 4) l’An-nunciazione del Beato Angelico che in origine, e fino al1979, si trovava nella chiesa del convento di San Fran-cesco a Montecarlo ubicato sulla strada che da San Gio-vanni conduce a Cavriglia. La tavola, datata al 1430-1432, al momento di passaggio dalla fase giovanile aquella più matura del pittore, è caratterizzata dall’at-tenzione alla definizione dello spazio in cui si svolge l’e-vento, attenzione non disgiunta dalla dolcezza nella re-sa dei volti della Vergine e dell’Angelo e dall’utilizzo diuna gamma cromatica basata su colori tenui e lumino-si. Mentre la cornice che racchiude il dipinto è fruttodi una ricostruzione seicentesca, originale è la predelladove sono rappresentate scene della vita di Maria: loSposalizio, la Visitazione, l’Adorazione dei Magi, la Pre-sentazione di Gesù al Tempio e i Funerali della Vergine.Nella raccolta si possono ammirare altri dipinti degnidi nota: il trittico di Mariotto di Nardo la Trinità fra laVergine e la Maddalena fra i santi Giacomo Maggiore eGiovanni Battista e san Giovanni Evangelista e Antonioabate, databile al 1400-1405 e proveniente dalla pieve diSan Giovanni Battista (sala 1). Nella seconda sala si con-servano: la Madonna col Bambino in trono con i santi An-tonio abate, Lorenzo, Giovanni Battista, Giacomo apo-stolo e quattro committenti, opera di Mariotto di Cri-stofano, cognato di Masaccio, e datata 1453; del fratel-lo minore di Masaccio, Giovanni di ser Giovanni det-to lo Scheggia, si custodiscono la Madonna col Bambi-no in trono e Angeli musicanti; di Paolo Schiavo Angelimusicanti e Sant’Ansano e San Biagio, tutte parti di ungrande tabernacolo, datato fra il 1435 ed il 1440, che in

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origine si trovava nella chiesa di San Lorenzo. A Gio-vanni di Piamonte, pittore che fu collaboratore di Pie-ro della Francesca nella Leggenda della Vera Croce in SanFrancesco di Arezzo, si assegna la tavola con l’Arcange-lo Raffaele e Tobia, databile al 1467-1470, anch’essa pro-veniente dalla chiesa di San Lorenzo, e, nella medesi-ma sala, è collocato anche un Christus patiens tra la Ver-gine e santa Lucia, riferibile a circa il 1420-1425, ugual-mente di Mariotto di Cristofano. Nella sala seguente(la terza) sono conservati una Madonna in trono colBambino e santi dello Scheggia (riferita al 1460-1470circa), una Madonna col Bambino in trono e sei santi delfiorentino Domenico di Michelino, tavola assegnata al-la metà del Quattrocento, ed infine un’Annunciazionedi Jacopo del Sellaio datata 1472. Se la quarta sala è ri-servata al già ricordato capolavoro dell’Angelico, inquella successiva sono degni di nota la tela con la De-collazione del Battista, opera (firmata e datata 1620) diGiovanni da San Giovanni, del quale è qui ricoveratoanche un affresco staccato dalla nicchia laterale del por-tico esterno della basilica: lo Sposalizio della Vergine ese-guito nel 1621; si trovano, inoltre, il San Lorenzo e il SanGiovanni Battista di Gregorio Pagani, datati sulla cor-nice 1600, provenienti dall’altar maggiore del santua-rio. Il Museo conserva anche una ricca collezione di ar-redi e paramenti sacri, nonché alcuni manoscritti ap-partenenti all’Archivio storico della Basilica.Sempre su piazza Masaccio si aprono il quattrocente-sco “Palazzaccio” e, accanto, la trecentesca chiesa di SanLorenzo, con all’interno un polittico di Giovanni delBiondo rappresentante Incoronazione della Vergine, San-ti e, nella cuspide, la Crocifissione, datato al 1374 circa,oltre ad affreschi del xiv e xv secolo, fra i quali alcuniframmenti assegnati al già ricordato Giovanni di serGiovanni detto lo Scheggia. Sul fondo di piazza Ca-

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vour si trova la pieve di San Giovanni Battista, edifica-ta nel corso della prima metà del Trecento, con all’e-sterno un portico su colonne di epoca più tarda ador-nato di tondi robbiani. Prossima alla pieve è la chiesadella Santissima Annunziata, dove si conservano unaMadonna col Bambino del Maestro della Natività di Ca-stello, databile al 1460 circa e due tele di Giovanni Ca-millo Sagrestani: un’Annunciazione (1684-1685) e unaMadonna col Bambino che offre la cintola a santa Mo-naca e sant’Agostino.Fra i vari edifici di rilievo che si trovano nella cittadinaè da rimarcare, sul Corso, la Casa di Masaccio, il celebrepittore al quale San Giovanni dette i natali nel 1401 e chesi spense a Roma a soli ventisette anni; nel palazzetto,divenuto ora sede espositiva, vi è conservata la Colle-zione comunale di Arte moderna e contemporanea.Da San Giovanni Valdarno è consigliabile visitare Ca-vriglia. Dirigendosi verso questa località (dal centro odalla parte sud di San Giovanni) si attraversano trattiboschivi e sul percorso, in alto su una collina, si può am-mirare il convento di Montecarlo, un complesso rina-scimentale la cui chiesa si dice fondata da San Bernar-dino, e dalla quale proviene la già ricordata tavola conl’Annunciazione del Beato Angelico ora conservata nelMuseo d’arte sacra di San Giovanni Valdarno. Quindi,proseguendo attraverso il bosco si giunge a Cavriglia,centro ben noto soprattutto per il suo Parco Naturaledi grande estensione. Nel paese si può visitare l’anticapieve dedicata a San Giovanni Battista, risalente ai se-coli xi-xii, ma più volte rimaneggiata tanto da diveni-re un insolito, per quest’area, esempio di raffinato ba-rocco. Nell’annesso piccolo oratorio è ospitato il Mu-seo che conserva arredi sacri dal xv al xviii secolo, ter-recotte invetriate, una Croce ottomana in bronzo dora-to, di particolare rilievo, ed una piccola Pace in rame

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della manifattura di Limoges del xvi secolo con corni-ce in argento. La storia recente di questa zona, impor-tante centro per l’estrazione della lignite durante gli an-ni Trenta e Quaranta del Novecento (nella quale ven-nero impegnati fino a 6.000 operai), ed in seguito, fragli anni Sessanta e Settanta, sede della centrale ter-moelettrica di Santa Barbara, perno dell’economia lo-cale, è testimoniata dal Museo della Miniera nella vici-na località di Castelnuovo dei Sabbioni (a ovest di Ca-vriglia), museo che ripercorre, attraverso materiali perlo scavo e numerosi documenti, il duro lavoro nel ba-cino minerario.Riprendendo la strada statale si giunge a Montevarchi.Sul colle che sovrasta la città (ora detto dei Cappucci-ni) sorse in posizione strategica, sul varco che segnavail passaggio dal territorio aretino a quello fiesolano, uncastello, appartenuto, verso l’xi secolo, alla famiglia difeudatari francesi Bourbon Del Monte di Santa Maria.A partire dal Duecento il maniero passò ai Conti Gui-di originari del Casentino, sotto il cui dominio restò fi-

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Fig. 10. Castelnuovo dei Sabbioni, centrale termoelettrica di SantaBarbara

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no al 1254, quando fu venduto alla Repubblica fioren-tina; ma, ritornato in possesso guidingo, fu ceduto de-finitivamente a Firenze nel 1273. Durante il xiii secolosi sviluppò nel fondovalle il mercatale (il mercato delcastello) che nel tempo andò organizzandosi nel bor-go, seguendo il tipico sviluppo dei centri sorti in fun-zione di un’asse stradale d’importanza quale fu, per lafutura Montevarchi, la Cassia Vetus (ora via Roma). Do-po vari assalti subiti fra il xiii e il xiv secolo, nel 1328Firenze fortificò il borgo con una cerchia muraria pos-sente dal tracciato regolare sui lati lunghi e curvo suquelli brevi, con due porte (Aretina e Fiorentina) mu-nite di torrioni. Di queste antiche costruzioni restanoall’estremità settentrionale della cinta di mura: il cas-sero e, presso la Porta Aretina, «si trovano un lungo an-temurale e un ponte sul torrente Dogana difeso da pic-cole torri, che collegava il borgo al mercatale esterno»(Massinelli, 1998). Durante il Trecento il centro si ac-crebbe e tale incremento, testimoniato dall’edificazio-ne di nuovi edifici di culto, proseguì anche negli annidel Granducato mediceo, dal momento che Monte-varchi aveva mantenuto un ruolo strategico di rilievo,distinguendosi, poi, come importante centro agricoloe manifatturiero.Il nucleo centrale cittadino conserva la Collegiata di SanLorenzo che, già menzionata alla fine del xii secolo, furiedificata completamente tra il 1706 ed il 1709 su pro-getto di Massimiliano Soldani Benzi, scultore, meda-glista ed architetto nato a Montevarchi (1658-1740). Intale occasione la chiesa venne ampliata, il pavimentorialzato e il suo artefice «concentrò tutta l’attenzionedel visitatore sulla cappella dell’altar maggiore che con-serva, dietro due sportelli in legno dorato, la reliquiadel Sacro Latte. Con queste modifiche la chiesa, che èpur sempre dedicata a San Lorenzo, diviene di fatto

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una chiesa mariana» (Bonechi, 1998). E così, dall’al-tar maggiore, opera di Gherardo Silvani, le sculture diGiovanni Baratta da Carrara guidano l’occhio del fe-dele alla cupola dove, fra il 1720 ed il 1722, Matteo Bo-nechi eseguì l’affresco rappresentante l’Assunzione diMaria in Gloria fra santi e la Santissima Trinità che,scialbato già nel tardo Settecento, è stato di recente ri-portato alla luce. Al tempo dell’intervento del SoldaniBenzi si ebbe lo smantellamento sia del Tempietto di An-drea della Robbia, che conservava, in origine, la già ri-cordata reliquia del Sacro Latte, sia del Fonte battesi-male che si trovava in una cappella, a sinistra, simme-trica al Tempietto. Quest’ultimo, ora ricoverato nelMuseo d’arte sacra della Collegiata, è stato ricostruitofedelmente sulla base della documentazione grafica esi-stente.Sul lato sinistro della Collegiata sorge il Palazzo preto-rio, riedificato in epoca moderna ma sul cui prospettosono stati murati stemmi di podestà risalenti al xv se-colo; del xviii secolo è il settecentesco Palazzo Martiniche, posto sulla piazza di fronte alla Collegiata, è forseuna delle più rilevanti costruzioni della cittadina. Im-boccando, in questo tratto, via Poggio Bracciolini s’in-contrano alcuni edifici particolarmente interessanti, trai quali la chiesa di San Lodovico, risalente al 1327: edi-ficata dai Francescani, ampliata e arricchita nel 1629,presenta un ricco altare in marmi policromi e un coroligneo intagliato. Parte integrante della fondazione fran-cescana è il convento di San Lodovico, con un bel chio-stro di gusto michelozziano datato al 1471, ceduto, do-po le soppressioni, nel 1821 all’Accademia valdarnesedel Poggio. Nell’attuale sede dell’Accademia, istituitadall’umanista Poggio Bracciolini (1380-1459), sono ospi-tati la Biblioteca, che raccoglie oltre 20.000 volumi frai quali anche manoscritti e cinquecentine, e il Museo

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di Paleontologia con reperti provenienti, in massimaparte, dal Valdarno Superiore.Un aspetto assai caratteristico e sorprendente di Monte-varchi è il numero ragguardevole di edifici in stile Libertyche vi sono stati realizzati. Fra gli esempi più eclatanti erari in Toscana vi è Villa Masini in via Pestello che, resi-denza privata, non è visitabile. Costruito fra il 1923 ed il1927 per Angelo Masini dal professor Giuseppe Petrini edall’architetto Luigi Zumkeller, l’edificio, che si svilup-pa su tre livelli con torre angolare, è riccamente decora-to con opere in ferro battuto e terracotta policroma. Unaltro esempio di dimora privata, improntata ad un deli-zioso decorativismo, è Palazzo Galeffi (via AmmiraglioBurzagli) realizzato alla fine degli anni Venti dai medesi-mi Petrini e Zumkeller. Si tratta di un «edificio tipico del-

Fig. 11. Montevarchi, Villa Masini

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l’attardarsi del gusto romantico» e in fondo di «un eclet-tismo neomedievale di maniera» ma appunto «nobilita-to da una raffinata esecuzione degli apparati decorativiche “trionfano” sia all’interno che all’esterno» (Monte-varchi: Dal Liberty al Déco, 1988). Nel palazzo è ospitatoil Museo d’arte moderna Galeffi, una collezione privata,donata al Comune, che raccoglie opere dell’artista mon-tevarchino Ernesto Galeffi. Nella medesima strada si tro-va la chiesa di Santa Maria del Giglio, che venne edifica-ta fra il 1575 ed il 1578 per dare ricovero ad un’immaginequattrocentesca ad affresco raffigurante la Vergine col Bam-bino fra san Giovanni Battista e san Pietro, molto venera-ta e in origine collocata in un tabernacolo sul ponte deltorrente Giglio. L’edificio fu nel tempo ampliato con l’ag-giunta di due cappelle laterali e poi, nel 1602, all’esternovi venne annesso un loggiato che si apre su tre lati.

I dintorni di Montevarchi

Da Montevarchi, in direzione sud s’incontra, dopo unadeviazione, Caposelvi che sorge su una collina lungo ladirettrice che unisce il Valdarno con la Val d’Ambra.Antico castello fortificato, feudo dei Conti Guidi, futeatro di aspre lotte fra Arezzo e Firenze. Vi si conser-vano tracce delle fortificazioni e una porta di accesso acui è addossata la parrocchiale di San Lorenzo restaura-ta nel 1771. Proseguendo verso sud, giunti a MercataleValdarno si prosegue, per una strada secondaria, allavolta di Galatrona. Qui si trova l’antica pieve, detta an-che di Petrolo, dedicata a san Giovanni Battista la cuiattuale struttura, risalente al 1324, è sorta su un edificiodi culto molto più antico. Sia la facciata, in alberese edarenaria, che il campanile a vela mostrano i segni di unrifacimento databile alla prima metà del xvi secolo; l’in-terno, a tre navate, conserva uno splendido Fonte bat-

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tesimale commissionato nel 1516 ad Andrea della Rob-bia da Leonardo Bonafè. Il manufatto, di forma esago-nale in terracotta invetriata bianca e policroma, presentasulle sei formelle episodi della Vita del Battista. Sull’al-tar maggiore si trova un Ciborio in terracotta invetriatabianca (con gli stemmi policromi del Bonafè): a baseesagonale, sormontato da una cupola, il ciborio presentanelle sei formelle figure di Santi attribuiti stilisticamentealla bottega dei Della Robbia, motivo per il quale si èsuggerito che formasse un’unica composizione col Fon-te battesimale. Di fronte alla pieve si trova, leggermen-te più elevata rispetto all’edificio di culto, ed in magni-fica posizione panoramica, la Fattoria di Petrolo con lasua bella Villa padronale realizzata, nei primi anni delSettecento, dall’artista (originario di Montevarchi maprevalentemente attivo a Firenze) Massimiliano Solda-ni Benzi. Sulla sommità della collina, da poco raggiun-gibile anche in auto, si ammira una solitaria Torre, che

Fig. 12. Pieve di San Giovanni a Galatrona

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domina il versante valdarnese e il crinale dei monti delChianti. È l’ultimo resto dell’antico castello dei ContiGuidi, facente parte, in origine, del Viscontado di Vald’Ambra e passato in seguito ai Tarlati; dal 1335 questocastello entrò a far parte del dominio fiorentino e per-tanto, durante il Cinquecento, coinvolto (come tutta laVal d’Ambra) nella lotta contro Siena, perdendo suc-cessivamente d’importanza: dal 1992 la zona è stata di-chiarata “sito d’importanza archeologica”.Ritornando sulla strada statale ci si dirige alla volta di Bu-cine. Il centro storico della cittadina, l’antico castello, oc-cupa la sommità di una collina posta lungo il percorsodell’Ambra. Ancora oggi sono visibili tratti della cintamuraria, mentre un edificio (in via Castello nn. 15-17)conserva una struttura che si ritiene facesse parte dellarocca dei Conti Guidi. Sulla sommità del castello si tro-va l’antica pieve di Sant’Apollinare che, rovinata in par-te nel 1710, fu ridotta in cappella; notevolmente modi-ficata dopo la ristrutturazione degli anni Cinquanta delxx secolo, già nel Settecento era divenuta parrocchialela chiesa di San Giovanni Battista che acquistò il titolodi Sant’Apollinare. L’edificio fu fatto costruire proba-bilmente da un esponente della famiglia Conti di Fi-renze, a cui si deve anche un successivo ingrandimentonel 1581. Interessante è soprattutto l’interno arioso, a trenavate spartite da colonne di pietra serena con capitellisormontati da un dado “brunelleschiano” che recano lostemma dei Conti. In un sobborgo di Bucine, Pogi, ol-tre alla chiesa parrocchiale intitolata a San Donato e apochi ruderi del castello che fu dominio dei Conti Gui-di (e, come Caposelvi, parte del Viscontado della Vald’Ambra) si trova un famoso Ponte sull’Ambra, di fon-damenta antiche e fattura romanica “a schiena d’asino”.Proseguendo ancora a sud si consiglia la visita di BadiaAgnano. Il paese, nella parte più elevata di una collina

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che affaccia sulla valle del torrente Trove, sorse sui po-chi resti di un antico castello, di cui si conservano al-cuni elementi (cinta muraria e porta d’accesso). Dallapiazza del borgo, percorrendo via Trento, si arriva allabadia di Santa Maria (originariamente benedettina, pas-sò poi all’ordine camaldolese), forse risalente a primadel Mille anche se rifondata più tardi. Si tratta di un ti-pico esempio di architettura romanica con pianta a cro-ce latina, navata unica, transetto sporgente e tre absididi cui le due laterali più piccole; mentre la semplice fac-ciata è in grosse bozze di arenaria.Sulla strada che da Badia Agnano ci conduce a PergineValdarno s’incontra la pieve di San Pietro a Presciano,rammentata in un documento del 1028, anche se mol-ti studiosi considerano l’edificio di origine paleocri-stiana: per il toponimo (Presciano), la dedicazione aSan Pietro e la sua ubicazione lungo la strada romanache collegava Arezzo e Siena. Per quanto l’edificio ab-bia subito varie trasformazioni nel corso dei secoli, la

Fig. 13. Ponte di Pogi

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sua struttura, a navata unica con copertura a capriate,è rimasta sostanzialmente la medesima del tempo del-la fondazione, nonostante la costruzione al suo inter-no, tra il xv ed il xviii secolo, di otto cappelle (la piùparte delle quali perdute) e un successivo intervento intardo stile neoclassico toscano. Nella canonica è visita-bile (su appuntamento) una raccolta di arredi sacri. Siarriva, dalla medesima arteria, alla volta di Pergine Val-darno. Castello già nell’xi secolo, appartenne in origi-ne alla Badia a Prataglia, passato poi, nel xii secolo, sot-to la Badia di Agnano dalla metà del Trecento entrò afar parte del dominio fiorentino. Nel paese si trovanola chiesa di San Michele Arcangelo e il Museo di Ar-cheologia industriale con documenti, foto e macchi-nari che hanno fatto la storia dell’industria locale. In-sieme ai Comuni di Laterina, Montevarchi e Terrano-va, il territorio di Pergine afferisce alla Riserva natura-le della Valle dell’Inferno e Bandella, costituita da unafitta vegetazione con differenti specie di alberi e canneti

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Fig. 14. Badia Agnano, badia di Santa Maria

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che fa da cornice ad un lago dalle limpide acque. Pro-seguendo verso nord e poi dirigendosi ad est, si rag-giunge Laterina, un borgo che si sviluppò a partire dal-l’xi secolo. Nel 1272 prese possesso del castello il Co-mune di Arezzo al fine di contrastare l’espansione diFirenze nel Valdarno. Da allora, e per più di un secolo,il castello di Laterina fu teatro di sanguinose battagliefra le due città che si conclusero con il passaggio di Arez-zo, e dei suoi territori, sotto il dominio della Repub-blica fiorentina. Da un punto di vista artistico, il cen-tro storico, posto su di un colle che domina la Valle del-l’Arno, è perfettamente conservato. La cinta murariadelimita il paese spartito, nella sua parte più antica, datre strade parallele, delle quali quella “di mezzo” con-duce verso est, alla Rocca, verso ovest alla Torre Guini-gi. Al centro sorge la chiesa dei Santi Ippolito e Cassianoa cui è stato dato il titolo dell’antica pieve che si trova-va nei dintorni del borgo; all’esterno dell’edificio è vi-sibile un frammento di mosaico romano provenienteproprio dall’antica pieve, all’interno della chiesa si tro-va un notevole dipinto: la Madonna col Bambino fra isanti Domenico e Cassiano di Domenico Puligo. Appe-na fuori Laterina (sulla via Vecchia Aretina) si trova lagrandiosa Villa di Monsoglio, che presenta all’internovari ambienti affrescati e, all’esterno, un ampio giardi-no all’italiana. Proseguendo ancora verso nord-est, tran-sitando nella Riserva naturale Ponte Buriano-Penna, siraggiunge, sul percorso della “Strada dei Sette Ponti”,Castiglion Fibocchi. Di antica origine, nel xii secolofu ceduto in feudo dai Conti Guidi ai Pazzi, mentre dal1384 divenne possesso della Repubblica fiorentina. Nelborgo, in posizione sopraelevata e caratterizzato da stret-ti vicoli, si trovano: testimonianze della cinta murariasu cui si apre la Porta Fredda del xii secolo, il Palazzocomunale, ampliato nel 1863, ed infine la chiesa dei

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Santi Pietro ed Ilario dove si conserva una Madonna colBambino in trono fra due santi (perduti ma probabil-mente un santo vescovo e san Michele arcangelo) ope-ra, del primo decennio del Cinquecento, riferibile alpittore aretino Angelo di Lorentino, figlio di uno deipiù importanti collaboratori di Piero della Francesca alciclo della Vera Croce in San Francesco di Arezzo.

Si ringraziano: Lucia Bencistà, Cecilia Frosinini, Cecilia Ghelli, Giusep-pe Lettieri, Alessio Monciatti, Gloria Papaccio, Rosanna Proto Pisani, Giu-seppina Carla Romby, Giuliana Righi, Lorenzo Tanzini ed in modo par-ticolare i Direttori ed il personale del Kunsthistorisches Institut di Firenze.

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Fig. 15. Angelo di Lorentino, Madonna col Bambino in trono fra duesanti, Castiglion Fibocchi, chiesa dei Santi Pietro ed Ilario

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Artigianato artistico ed enogastronomia

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Dal massiccio del Pratomagno ai monti del Chianti,l’Arno percorre una riserva naturale detta “ valle del-

l’Inferno e Bandella”, di cui protagonisti sono i boschi difarnia e cerro, i salici, i pioppi neri e i lecci che abitanoquesta lunga gola di bacini artificiali che sembra esaurirsialla “stretta dell’Incisa” per poi nuovamente ampliarsi nel-la provincia aretina fino ad includere il territorio solcatodall’Ambra, affluente di sinistra dell’Arno verso Siena.Il territorio che consigliamo di percorrere per un itine-rario che offra al visitatore non solo gli splendori stori-co-artistici della valle dell’Arno, ma affianchi ad essi unaproduzione artigianale nata molti anni fa e ancora vivae presente, è quel tratto di strada corrispondente a circa

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Artigianato artisticoed enogastronomiadel Valdarno Superiore

Maria PilarLebole e BenedettaZini

Vigneto a terrazzamentotipico del Valdarno Fig. 1. Bosco della Valle dell’Inferno

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Fig. 2. Veduta del paese di Figline Valdarno

Fig. 3. Veduta del paese di San Giovanni

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40 chilometri, che si puòpercorrere mediante l’auto-strada del Sole (A1) tra il ca-sello di Firenze sud e quel-lo di Valdarno, oppure par-tendo da Firenze e seguen-do la valle dell’Arno lungola via Aretina, quindi, pas-sato Pontassieve, salendo asinistra verso Vallombrosaper riscendere a Rignano,oppure ad oriente versoReggello, Pian di Scò e Ca-stelfranco di Sopra.Il Valdarno Superiore sto-ricamente corrisponde adun territorio ricco di pievie castelli strategicamenteimportante per le sue “ter-re murate”. Dapprima do-minate dai Conti Guidi delCasentino e poi dal xiii se-

colo controllate dal Comune di Firenze come agglome-rati protetti da mura dal tipico impianto urbanistico ascacchiera, queste “terre murate” ancora oggi testimo-niano come la storia abbia conservato la cultura e la ci-viltà di quelle popolazioni e ne sono mirabili esempi ipaesi di Incisa, Figline, San Giovanni e Montevarchi.Il paesaggio che incontriamo lungo questo tratto di stra-da presenta molteplici sfaccettature: dalle pendici solita-rie dei boschi di quercia, castagni, conifere e faggi, se per-corriamo la strada alquanto tortuosa fino alla cima piùelevata dell’intero massiccio del Pratomagno (monte Pia-nellaccio, 1593 metri), da cui si dischiude il panoramadell’intera Toscana, dalle Apuane all’Amiata, dal Chian-

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Fig. 4. Strada dei Sette Ponti o Cassia Vetus

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ti alle torri di San Gimignano, fino al paesaggio valdar-nese dalla Cassia Vetus che corrisponde alla Strada dei Set-te Ponti (attualmente detta anche via dei Setteponti),che è la stessa che percorriamo per questo itinerario.Il denominatore comune di questo territorio è rappre-sentato dalle “Balze”, quei fenomeni di erosione ai pie-di della dorsale del Pratomagno, disegnati da una par-ticolare struttura morfologica fatta di calanchi e cana-loni, affascinanti per il contrasto tra la spigolosità del-la roccia e le tonalità calde della materia che assume neimesi estivi al tramonto inconfondibili gradazioni ros-so-arancio, proprie di questa terra.Queste forre argillose costituiscono una delle molte areeprotette del Valdarno e accolgono, a valle, tanti stabi-limenti industriali per alcuni tratti di strada, e zone incontinua evoluzione economica (come quella della stra-da provinciale 11 Lungo l’Arno, detta dell’Acquaborra,

Fig. 5. Le “Balze”

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che da Terranuova Bracciolini va verso Arezzo attra-versando il ponte della storica “diga di Levane”, prota-gonista nel 1966 della tragedia fiorentina), oppure pic-coli nuclei rurali come quelli lungo la Strada dei SettePonti che conduce fino ad Arezzo, che è un percorsotra i più suggestivi della valle dell’Arno. Quest’ultimoitinerario è senza dubbio uno tra quelli consigliati dapercorrere a piedi lungo i sentieri, per apprezzare le va-riazioni del territorio dalla bassa collina fino alla som-mità del Pratomagno. La vegetazione qui è mista, amacchia, a zone boschive con in prevalenza querce, fag-gi e abeti, che si alternano ora a vigneti piani e terraz-zamenti, ora a sterminate distese di prati da pascolo,ora ai disegni delle arature, ai colori delle colture dallasemina alla maturazione, o a campi di olivi e in prima-vera a suggestive macchie di “maggio”, il termine chein questa zona sottintende la “ginestra”.

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Fig. 6. Vendita di abbigliamento a Terranuova Bracciolini

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La parte centrale, quella per in-tendersi attraversata dall’Auto-strada del Sole e dalla “direttis-sima” ferroviaria, è indubbia-mente il nodo pulsante dell’e-conomia di questo territorio,una delle aree più sviluppatedell’intera Toscana soprattuttoper ciò che riguarda la piccola emedia impresa artigianale, enell’ultimo ventennio anche perla presenza di alcuni stabili-menti industriali che hannoprodotto marchi divenuti fa-mosi nel mondo e leader indi-scussi nel settore dell’abbiglia-mento e degli accessori. A que-sta produzione molto diffusa inToscana, si affianca in misuraormai minore quella del vetro edel cristallo della zona di SanGiovanni Valdarno, che stori-camente vede la sua nascita in-torno alla fine del xiii secolo eancora oggi, con una produzione indubbiamente menoartigianale ma pur sempre incisiva per l’economia dellazona, ne caratterizza il territorio. La produzione vede og-getti in vetro, fatti a regola d’arte, dalle vetrate artistiche,alle lampade tipo “Tiffany”, ad oggetti d’arredamentorealizzati in vetro fusione, vetri e dipinti a mano e incisi.Anche Montevarchi merita una visita: passeggiando perle strade del centro sono interessanti alcuni esempi diarchitetture Liberty di palazzi. Passiamo la Torre del Cas-sero, che ospita una mostra di scultura del xix-xx seco-lo, e raggiungiamo la piazza Benedetto Varchi, il punto

Fig. 7. Produzione di ve-tro dello stabilimentoIVV di San GiovanniValdarno

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di unione tra il potere politicoe religioso della città. Ottimi iristoranti della zona che nonmancano di degustazioni e pie-tanze tipiche a base di carne,come lo “stufato alla Sangio-vannese” riproposto anche quicome piatto locale, l’arrosto gi-rato e il tipico pollo del Val-darno cotto con il pomodoro.Lo stesso vale per le solite zup-pe toscane, dalla pappa al po-modoro, alla minestra di pane,la ormai nota “ribollita”. A SanGiovanni invece la produzionedei salumi si differenzia con la“barese”, un tipico salume loca-le, oppure con “il rigatino”, unospeciale tipo di pancetta "stesa",molto saporita. Del Pratoma-gno sono noti il prosciutto e lecastagne, oltre che gli antipastitoscani come i crostini neri, lasemplice “fettunta”, la fetta dipane leggermente insaporitacon aglio fresco e condita conun filo d’olio extravergine d’o-liva e a piacere con fagioli.L’olio merita un’appunto a par-te in questa zona: da Firenze adArezzo tutto il Valdarno è riccodi oliveti, ma le zone d’eccel-lenza valdarnesi sono quelle diPontassieve, Reggello (che pre-senta anche la “Rassegna del-

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Fig. 8. Architetture Liberty di Montevarchi

Fig. 9. Logo dell’Associa-zione Fagiolo Zolfino dellaPenna

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l’Olio Extravergine di Oliva di Reggello e Pratomagno”)e Pergine Valdarno, insieme all’olio dei Colli d’Ambra edel Pratomagno.A tavola un famoso legume è sopravvissuto ai più co-muni cannellini e toscanelli: il re del Valdarno, dell’a-rea Setteponti è il tanto pregiato fagiolo zolfino: pic-colo, rotondo, giallo e di buccia sottile viene coltivatosoprattutto tra l’Arno e il Pratomagno. L’area di pro-duzione è compresa, nel versante occidentale del Pra-tomagno, fra i Comuni di Castiglion Fibocchi, Late-rina, Loro Ciuffenna, Terranuova Bracciolini, Castel-franco di Sopra, Pian di Scò (provincia di Arezzo) edil Comune di Reggello (provincia di Firenze), in zonecollinari e pedemontane, perché ama i terreni poveri easciutti e non sopravvive in pianura nei ristagni d’ac-qua. La semina avviene in primavera spesso sui terraz-zamenti degli olivi ed oramai è diventato un prodottopregiatissimo per le minime quantità di produzione eper l’alto costo di vendita. Bisogna guardarsi dalle spe-culazioni sul nome, il vero fagiolo zolfino è solo in que-sta zona!La cottura di questi fagioli dalla buccia sottile può va-riare dalle 3-4 ore e oltre, per un risultato denso e cre-moso. Si gustano lessi, conditi con olio extravergine dioliva (meglio se forte e fruttato) e adagiati su fette dipane toscano abbrustolito o come contorno della bi-stecca fiorentina.Molto in voga, specialmente in passato, era la cotturadello “zolfino” nel fiasco di vetro. Vi si aggiungeva ac-qua, olio, sale, peperoncino, salvia e pomodoro e il fia-sco privato del collo più stretto veniva riposto tra la ce-nere di legna arsa ancora calda, aggiungendo acqua ditanto in tanto e facendo attenzione che non fuoriu-scisse e bagnasse il fiasco dall’esterno, pena lo scoppioimmediato.

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Come è noto nella più tradizionale usanza contadina, lozolfino come il fagiolo cannellino è ottimo nella ribolli-ta e nella “fettunta” anche il giorno dopo la cottura.Oggi, salvato dall’estinzione, è presente su una super-ficie attorno ai 30-40 ettari, e i coltivatori producononon più di 200-300 quintali di piante, comunque in-sufficienti a far fronte alle crescenti richieste. Per la va-lorizzazione e la tutela dello zolfino si è costituito ungruppo di lavoro a cui hanno partecipato l’Associazio-ne Ente Fiera col progetto Setteponti, l’agenzia Arsiadella Regione Toscana ed i tecnici di Coldiretti, Cia,Unione Agricoltori per promuovere iniziative di speri-mentazione, miglioramento delle tecniche agronomi-che, degustazioni (collaborano a questo programmal’Università, la Provincia di Arezzo, la Comunità Mon-tana del Pratomagno, alcuni ristoratori, i produttori, Ar-cigola Valdarno…) e per coinvolgere produttori e con-sumatori nella salvaguardia di questo prodotto.Anche i polli sono di ottima qualità e ruspanti per ec-cellenza: belli da vedersi oltre che da gustare, si presen-tano con le piume bianche, la cresta e i bargigli rossi esono meglio conosciuti come i “polli del Valdarno”; laproduzione è di razza valdarnese bianca, o Valdarnobianca, la carne è soda e gustosa, sono adatti a tanti ti-pi di ricette, per bollito, arrosto, il sugo o la frittura. Dal2001 un gruppo di allevatori sotto la guida dell’Arsia To-scana, in collaborazione con le Università di Firenze edi Milano si è dedicato al recupero e alla valorizzazio-ne della razza definendone gli standard di razza e sele-zionando la specie.Fra le carni un piatto tradizionale toscano, ma che inquesti luoghi si trova molto comunemente anche nel-le sagre paesane e nei mercati settimanali è la porchet-ta, ovvero il maialino di latte arrostito per intero sulfuoco.

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La ricetta prevede che il maialino venga farcito con tut-te le spezie e gli odori. Una volta arrivata a cottura e ta-gliata a fatte la porchetta viene mangiata tra due fettedi pane. Come ben noto del maiale non si butta vianulla, e anche qui si mangia un po’ tutto, dalle parti ma-gre a quelle grasse fino alla croccante crosta che è la par-te migliore, “il boccon del prete” come popolarmentesi usa dire da queste parti. Una delle più famose è laporchetta di Monte San Savino, in provincia di Arez-zo, dove annualmente nel mese di settembre si svolgel’altrettanto famosa Sagra della porchetta.Folklore, manifestazioni paesane che testimoniano la vi-talità di questi paesi si svolgono soprattutto nella sta-gione estiva: il castello di Bucine, ad esempio, ospita nel-le serate estive alcuni concerti ed eventi musicali, vi so-no poi la Festa della grandine a maggio a Castelfrancodi Sopra, la mostra dei Presepi a Laterina, i mercati del-l’antiquariato a Montevarchi e Terranuova Bracciolini,il Palio degli Arcieri e la Fiera Nazionale degli uccelli

Fig. 10. Carnevale dei Figli di Bocco

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da richiamo a Pian di Scò, le feste del Perdono che sisvolgono i primi giorni di settembre in tutti i paesi, ilPalio di San Rocco di Figline Valdarno con la sagra del-la Nocciola, mentre nel mese di febbraio da non per-dere è la sfilata nel centro storico di Castiglion Fiboc-chi del Carnevale dei Figli di Bocco, con maschere e co-stumi di tradizione veneziana. Nel paese un gruppo disarte, organizzate in una piccola impresa amatoriale,produce abiti sartoriali per festeggiare un carnevale deltutto speciale: i costumi infatti sono bellissimi, curatinei dettagli e ricamati a mano.

Itinerario da Firenze a Montevarchi

Diverse sono le strade per raggiungere Montevarchipartendo da Firenze. La più pratica e veloce è indub-biamente l’Autostrada A 1 in direzione Arezzo, ma unavariante degna di nota è la strada che passa per San Do-nato in Collina e che muove salendo da Bagno a Ripoliattraversando località come Meoste, La Croce, l’Arcodel Camicia, la Fonte del Pidocchio (da cui la vecchiastrada a sinistra conduce all’Apparita, poiché da lì a chiproveniva dal Valdarno appariva per la prima volta Fi-renze), La Corte, Osteria Nuova, Le Quattro Vie, SanDonato in Collina, cui segue la villa settecentesca diTorre a Cona. Dunque per Troghi e Cellai si scende aIncisa.Chi volesse percorrere la via dei Sette Ponti potrebbepartire da Rosano ed arrivare ad Incisa seguendo l’Arnoper la via Aretina. Passato Pontassieve, che rimane in vi-sta per alcuni tratti di strada, si sale verso il monte del-la Vallombrosa. Di qui la valle si allarga e si trova Ri-gnano, mentre a sinistra vi sono le pendici della zona diReggello, e su un colle, circondato da uno straordina-rio parco, domina la villa di Sammezzano. Quindi San

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Clemente, e passata la villa di Leccio, località che mol-ti conoscono per gli outlet aziendali che propongonoimportanti marchi della moda italiana a prezzi ribassa-ti, si giunge a Ciliegi fino ad arrivare ad Incisa.In questo tratto di strada (la Sette Ponti o Cassia Vetus)si consiglia una breve sosta nella rocca di Incisa, anti-camente meta di viandanti, mercanti e pellegrini, e unavisita al Museo presso l’Oratorio del Crocifisso.Questa zona è sicuramente un’ospitale meta turistica percoloro che desiderano conoscere la campagna circo-stante, grazie alla presenza di numerosissime strutturericettive, bed and breakfast e agriturismi. Proseguendoin modo rettilineo rispetto al fiume sulla sinistra, giun-giamo a Figline Valdarno.Oltrepassando l’abitato e proseguendo in direzione diSan Giovanni Valdarno, ricordiamo che il settore si-derurgico si è sviluppato in questo territorio fin dal xvsecolo. Nel 1872 nacque proprio a San Giovanni la So-cietà Italiana per l’Industria del Ferro, poi divenuta So-

Fig. 11. Incisa in Val d’Arno

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cietà delle Ferriere Italiane che nel 1914 contava più dimille salariati. A questo tipo di produzione, si aggiunsequella dell’acciaio e all’inizio del Novecento la primacentrale termoelettrica a lignite. Ma all’origine dellaproduzione sangiovannese, riconducibile ai primi de-cenni del xix secolo, è la lavorazione del vetro. Il pri-mo stabilimento nacque nel Poggio della Ciulla perla produzione di lastre di vetro, che poi si differenziòin produzione di cristallo e lavorazione artistica e og-gettistica di vetri di alta qualità ancora oggi esportatiin tutto il mondo come la Arte Arredo. Un’altra azien-da molto conosciuta per l’alta qualità della produzio-ne è la IVV (Industria Vetraria Valdarnese soc. coop. a rl)che oggi occupa circa 150 persone e produce in un an-no circa due milioni di oggetti esportando quasi il 50%dei suoi prodotti in tutto il mondo. Le linee vanno dalcontemporaneo al classico, all’etnico, o neoromanticoe fusion. Altra interessante caratteristica aziendale è ilvetro senza piombo: eliminando le sostanze inquinanti

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Fig. 12. Palazzi del centro storico di Figline Valdarno

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l’azienda realizza vetro ecologico senza intaccarne laqualità. A San Giovanni si possono comprare i loroprodotti all’IVV shop, un vasto ambiente aperto al det-taglio.Un altro settore importante per l’economia di San Gio-vanni tra la metà del xix secolo e il secondo dopoguer-ra è stato quello tessile. Lino, canapa, nastri di cotonee filati di pelo di coniglio accanto alla più comune la-na hanno assorbito molta manodopera, indirizzata suc-cessivamente verso la maglieria e la produzione di cal-zoleria. Ancora oggi i settori più produttivi sono le cal-zature, la pelletteria, l’abbigliamento e i tessuti.Da piazza Masaccio verso la stazione di San Giovanni,si consiglia una sosta all’Osteria dell’Angelo, dove in unpiccolo locale potrete gustare i piatti tipici valdarnesicome la pasta fatta in casa e carne esclusivamente dirazza chianina, come il tipico “stufato alla Sangiovan-nese” e i fagioli zolfini.Lo stufato è un piatto di origine povera, segretamentetramandato dalle donne di San Giovanni:

«Racconta una leggenda che una donna,per onorare meglio la Madonnafece un piatto forte e assai drogatoche battezzò col nome di Stufato […]»

Per prepararlo occorre molta pazienza e buona volontà:una mistura di spezie, garofano e noce moscata ben do-sati sono gli ingredienti da aggiungere al battuto di prez-zemolo e cipolle nell’olio d’oliva, che unito alla carnedi muscolo di zampa viene messo a cuocere in un te-game di coccio.

«[…] Questo piatto che viene da lontanoSaprà ridarti quel rapporto umanoE far capire anche al più somaroChe il tempo è vita e che non è denaro».

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Sempre nel centro storico, in via Ga-ribaldi, c’è l’Antico Forno, sede pro-

duttiva principale con alcuni puntivendita nel territorio circostante,dove potrete trovare ogni preliba-tezza di pane esclusivamente cot-to a legna e la famosa “schiacciata

a metro”. Per i palati più golosi so-no da assaggiare le “frittelle” e “icenci” nel periodo del Carneva-le Sangiovannese, celebrato consfilate in maschera e carri alle-gorici, e ancora il “pancosanti”

farcito con uvetta, noci e pepe, ti-pico della zona del Chianti senese e

riproposto come prelibatezza tosca-na. Quindi la “fantoccia”, un grande bi-

scotto a forma di “befana” originario della zona tra In-cisa e Levane, ma prodotto anche a San Giovanni du-rante l’Epifania. È una golosità a forma di cavalluccioo di fantoccia fatta di pasta frolla e coperta da zucche-ri colorati, cioccolatini, confetti e altri dolciumi che ipiù giovani ricevono la mattina del sei gennaio.Nel centro storico di Montevarchi, sono poche le bot-teghe artigianali rimaste, ne sono un esempio una tap-pezzeria e la gioielleria artigianale Monini Gioielli cheesegue anche riparazioni e gioielli personalizzati. In viaRoma una splendida bottega orafa è quella di France-sco Modena che mostra in vetrina splendide perle e am-bre e l’arredo in sculture lignee ci fa apprezzare vera-mente l’estro e la maestria di un vero artigiano d’arte.Un buon ristorante nel centro storico di Montevarchiè Da I’ Frasca, con ambientazione tradizionale e spe-cialità della casa come la tagliata, ottimi formaggi e unacarta dei vini a disposizione con duecento etichette. Il

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Fig. 13. La Fantoccia,biscotto tipico del Valdarno

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ristorante propone un menu degustazione che varia sta-gionalmente. Naturalmente sarà possibile richiedereanche un tipo di servizio alla carta.Oltrepassato il paese di Montevarchi, l’itinerario con-sigliato è da Terranuova Bracciolini in direzione Cati-glion Fibocchi, lungo la via dei Sette Ponti. Terranuo-va Bracciolini, che ha dato i natali all’umanista PoggioBracciolini, e le cui origini risalgono al Trecento, è og-gi un importante centro produttivo del Valdarno Su-periore. Se in passato l’economia era incentrata sull’a-gricoltura e sull’allevamento del bestiame, nel Sette-cento e Ottocento furono impiantati alcuni lanifici perla produzione di pannilani e tintorie. Oggi sono da se-gnalare, in paese, squisite prelibatezze culinarie da gu-stare al ristorante Il Piano, dell’Azienda Agricola Bo-naccioni in località la Penna o all’Osteria dell’Acquoli-na, nella Strada dei Sette Ponti in direzione CastiglionFibocchi. Un esempio di attività artigianale tradizio-nale per la zona, ma purtroppo quasi del tutto scom-parsa, è quella dei manufatti in pietra. Fino al dopo-guerra sette cave attive e un centinaio di scalpellini si

Fig. 14. Monini Gioielli

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contavano nel territorio. Oggi Biri di Paolo Fabbroni èl’unico laboratorio presente in Valdarno che diffondel’antico sapere manuale dei vecchi scalpellini.Per chi davvero volesse assaggiare le prelibatezze arti-gianali della pasta fatta in casa, un po’ come ai vecchitempi, la ditta Carmignani offre una vasta gamma dilavorazioni: tagliatelle, tortellini, ravioli con erbe, e cre-spelle al tartufo sono solo alcune delle specilità.Proseguiamo da Terranuova Bracciolini verso Arezzoin direzione Castiglion Fibocchi; tra i paesi che si in-contrano nella Sette Ponti (SR 69) ci sono vaste aree pia-neggianti in cui si ammira ancora oggi la storica pre-senza di antichi edifici detti “tabacchiere” destinati al-la raccolta del tabacco che in quest’area in epoca leo-poldina era molto in uso. Nei vasti campi la raccolta ditabacco convergeva in grandi edifici per l’essiccaturadelle foglie. Quegli stessi edifici, oggi abilmente ri-strutturati, ospitano per lo più appartamenti e residenceper il turismo.Dai borghi medievali del Valdarno, con alcuni esempi dicase torri medievali, per contrasto si giunge nella zona

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Fig. 15. Ristorante I’ Frasca sull’Ambra a Montevarchi

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delle case coloniche lorenesi con la colombaia, la loggiae il portico, che lasciano spazio anche a piccoli borghi me-dievali come quello del Borro in località San GiustinoValdarno, che offre al visitatore un’interessante passeg-giata o soggiorno in un suggestivo ambiente finementeristrutturato in cui la storia e la tradizione artigianale si

Fig. 16. Tabacchiera

Fig. 17. Casa colonica a tipica struttura leopoldina

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coniugano nelpiccolo cuore ar-roccato del bor-go, tra i calanchinaturali. Quimerita la visita,anche dei piùpiccoli, un gran-de presepe: co-struito dal parro-

co che fu del paese e che oggi dà il nome alla piazza prin-cipale del borgo, ci accoglie in un edificio nella piccolapiazza, e accanto ad esso alcuni contenitori grandi comevecchi televisori in legno mostrano personaggi meccanicisemoventi artigianalmente prodotti di legno e cartape-sta, con la rivisitazione della storia di Pinocchio, oppu-re degli antichi mestieri artigiani, quelli di un tempo, le-gati all’artigianato rurale, ai campi, agli strumenti, quel-li insomma che sono oramai quasi scomparsi. Al Borrosi possono trovare anche alcuni esempi di artigianato ar-

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Fig. 18. Il Borro, veduta (San Giustino Valdarno)

Fig. 19. Insegna di un artigiano del Borro

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tistico d’eccellenza: le botteghe presenti nel piccolo bor-go offrono una produzione di calzoleria, orafa e di ferrobattuto.Usciti dal Borro, seguiamo la strada che da San Giu-stino Valdarno porta a Laterina, costruita su un picco-lo altipiano che nel medioevo fu castello degli Umber-tini, rivali di Firenze. L’antico paese, il cui nome sem-bra risalire al latino later, lateris, che significa “matto-ne”, si distende lungo la collina e passeggiando lungole antiche mura del castello si può godere di un ottimopanorama sia del fondovalle verso il fiume Arno, sia delPratomagno con il caratteristico paesaggio delle balze.La storica produzione di laterizi, terraglie e ceramica didiverse tipologie sia a carattere artistico che seriale èpropria di questa zona. Sicuramente il loro sviluppo fuincentivato dalla presenza di cave di terra particolar-mente adatta alla lavorazione e alla cottura. Antica-mente in questa zona decine e decine di nuclei fami-liari facevano i mattonai. Una di queste famiglie anco-ra oggi continua la propria attività inaugurata nel 1710.

Fig. 20. Il paese di Laterina

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Si tratta della Fornaci Baglioni, che produce mattoni elaterizi con una particolare tecnica di cottura a carbo-ne nei forni Hoffmann, speciali forni a tunnel a fun-zionamento continuo, in cui la zona di combustione sisposta orizzontalmente mentre la carica del materialerimane ferma. Questo metodo, molto costoso per l’im-pegno continuo della manodopera, ci affascina così co-me vedere gli immensi ambienti della fornace e le di-stese di laterizi a essiccare.Da Laterina la strada s’immette nella via Vecchia Are-tina dalla Sette Ponti, e incontra il paese di CastiglionFibocchi, antico borgo arroccato la cui cinta muraria èancora in ottimo stato di conservazione e mantiene inal-terato il fascino di un tempo. Poco oltre, lungo la Set-te Ponti, la riserva naturale di Ponte a Buriano e Pennaè un’altra area protetta del territorio valdarnese, riccadi splendidi olmi campestri, e in cui ammiriamo il Pon-te di Buriano di leonardiana memoria (sembra infattiche lo sfondo della Gioconda ritragga proprio questoantico ponte) prima di giungere ad Arezzo.

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Fig. 21. Fornaci Baglioni

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Da Laterina, con una deviazione interessante, im-mettendoci nella via Fàbbrica, s’incontra Ponticino,un paese formatosi sulla traiettoria della ferrovia e del-la via di comunicazione da Firenze ad Arezzo prima del-la costruzione dell’autostrada del Sole, ma che riser-va, alle pendici dei monti che lo sovrastano, campa-gne di eccellente produzione vitivinicola e un anticoborgo dal nome di origine longobarda Montalfone oMontarfoni, che soltanto sessanta anni fa era un veroe proprio nucleo rurale con il convento delle mona-che nella villa seicentesca, le botteghe artigiane e lascuola, e che adesso è invece un’azienda vitivinicola diproprietà privata.Poco oltre la strada sterrata conduce verso la Valdi-chiana, dove si consiglia una visita a Civitella della Chia-na, dalla cui rocca si gode un bellissimo panorama sututto il Valdarno da un lato e della Valdichiana dall’al-

Fig. 22. Ponte di Buriano

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tro, con un altro interessante itinerario che non pos-siamo affrontare in questa sede, ma che racconta la sto-ria di immense estensioni di vigneti, oliveti e casali nel-la valle bonificata dal granduca Leopoldo.Tornando invece verso Firenze, la Strada Regionale 69incontra il bivio per Bucine in direzione Siena. La com-penetrazione tra le forre del Valdarno e le crete dellaVal d’Ambra inizia proprio qui, in questa campagnastraordinaria in cui tanta storia e tanta tradizione sonostate oggi recuperate a favore del turismo e della risto-razione.Sempre lungo la statale in direzione di Firenze, incon-triamo il paese di Pergine Valdarno. Nel Comune diPergine, l’olivicoltura è molto rinomata perché la lati-tudine e l’altezza del territorio conferiscono all’olio ex-travergine d’oliva “Pergentino” caratteristiche organo-lettiche molto particolari: la difficoltà di maturazionedelle olive produce un olio dal colore verde intenso edal profumo spiccato, dal sapore fruttato e asprigno edalla bassa acidità e la frangitura avviene in due frantoisituati nella zona. Qui la Fattoria di Rimaggio rispon-

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Fig. 23. Montarfoni

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de all’imprescindibile requisito della genuinità, allevavitelli da carne, vacche da latte, bufale, suini, pecore,pollame, conigli e altri animali di bassa corte. Nel-l’ambito aziendale vi sono anche numerose struttureper la lavorazione della carne e del latte, per la vinifi-cazione, per l’imbottigliamento del vino e dell’olio: dalmattatoio al salumificio, al caseificio, alla cantina e al-l’orciaia.A Levane, una sosta alla Fattoria di Migliarina è d’ob-bligo: l’omonima villa in stile neoclassico, circondatada un ampio giardino, è divisa in eleganti appartamentiche vengono affittati come agriturismo. Le cantine adia-centi alla villa offrono degustazione e vendita degli ec-cellenti prodotti dell’azienda come il vino Chianti Su-periore, IGT Toscano Cavasonno, i vini della DOCPietraviva, il vinsanto, la grappa ed il pregiato olio ex-tra vergine di oliva.La nostra gita termina dunque all’insegna del gusto: laproduzione agricola del Valdarno Superiore ci ha offer-

Fig. 24. Fattoria di Rimaggio a Pergine Valdarno (ph. Fattoria di Ri-maggio)

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to prodotti tipici tutti da scoprire. Per chi fosse appas-sionato di buon vino, seppure da considerarsi per la mag-gior parte organizzata in piccole aziende familiari, la pro-duzione della zona comprende il Chianti dei Colli Are-tini DOCG e il Chianti dei Colli d’Ambra. Un saporedeciso e un vino d’eccellenza da tutto pasto, fresco, digrande immediatezza e da bersi abbastanza giovane af-fianca una produzione di vini di maggior corpo, più adat-ti alla conservazione nel tempo. Un tratto caratteristicodel Chianti Colli Aretini è il suo profumo intensamen-te vinoso con note di mammola, un vino che può ac-compagnare tutto il pasto e i piatti ricchi di sapore.

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Fig. 25. Azienda Agricola Migliarina a Levane (ph. Az. Agrituristi-ca Fattoria di Migliarina)

La selezione delle aziende è stata realizzata a discrezione degli autori e nonpuò considerarsi in alcun modo esaustiva rispetto alle aziende presenti nel-l’area citata. Si ringraziano le aziende artigiane e le strutture ricettive perla disponibilità a collaborare durante la fase di ricerca. Un particolare rin-graziamento va a Massimo Malvisi, a Emanuele Rappa e a Filippo Bigazziper la cortese collaborazione.

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130museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo

riserva naturale dellavalle dell’inferno ebandellaTel. 0575 [email protected]

le balzeTel. 0575 [email protected]

associazione fagiolozolfino del pratomagnoFrazione Penna53028 Terranuova Bracciolini(Arezzo)Tel. 055 9705039Fax 055 [email protected]

Figline Valdarno

marco pecchioliVia Castelguinelli, 850063 Figline Valdarno(Firenze)Tel. 339 6530012

vinoteca la porta delchiantiVia Castelguinelli, 7050063 Figline Valdarno(Firenze)Tel. 055 959341Tel. 339 [email protected]

antico forno di canu &innocenti sncVia Santa Croce, 2050063 Figline Valdarno (Firenze)Tel. 055 953353

vetrerie artistiche di gianni prosperi & c. sncVia della Comunità Europea50063 Figline Valdarno (Firenze)Tel. 055 959087Fax 055 [email protected]

aldo beniniMaestro d’ArteCorso Matteotti, 2450063 Figline Valdarno (Firenze)Tel. 338 3987910

San Giovanni Valdarno

arte arredo di iacopozziantonellaLavorazione Vetro, Stoffa,MuralesVia Mannozzi, 1452027 San Giovanni Valdarno(Arezzo)Tel. 055 9121875

ivv (industria vetrariavaldarnese Soc. coop. a. r.l.)Lungarno Guido Reni, 6052027 San Giovanni Valdarno(Arezzo)Tel. 055 944444Fax 055 944447

Parchi naturali, artigianato artistico ed enogastronomia

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[email protected] shop tel. 055 942619

osteria dell’angeloCucina Tipica ToscanaVia della Madonna, 3/552027 San Giovanni Valdarno(Arezzo)Tel. 055. 943799

antico forno di canualessandro & cVia Garibaldi, 7852027 San Giovanni Valdarno(Arezzo)Tel. 055 9123091

Montevarchi

il casseroTorre per la scultura del xix-xx secoloorario: giovedì 10-12sabato e festivi 17.00-19.3052025 Montevarchi (Arezzo)

tappezzeria calosiVendita e lavorazioneVia Poggio Bracciolini, 2652025 Montevarchi (Arezzo)

monini gioielliRiparazioni lavori personali -gioielleriaVia Poggio Bracciolini, 5452025 Montevarchi (Arezzo)Tel. 055 [email protected]

francesco modena gioielliVia Roma, 11852025 Montevarchi (Arezzo)Tel. [email protected]

stagi alessandroRestauroPiazza Cesare Battisti, 3452025 Montevarchi (Arezzo)Tel. 335 [email protected]

agnolucci marcoVia Isidoro del Lungo, 2452025 Montevarchi (Arezzo)Tel. 338 3678474

bertini serenaVia Levanella Scambio, 3952025 Montevarchi (Arezzo)Tel. 055 980204

l’antica cesta snc di marchionni aldo & c.Via Danubio, 1352025 Montevarchi (Arezzo)Tel. 338 3325660

punto e pasta di amadori marinellaPiazza Mazzini, 852025 Montevarchi (Arezzo)Tel. 055 983635

f.lli bonci di boncisilviosergio & c. sncVia A. Vespucci, 95/A52025 Montevarchi (Arezzo)Tel. 055 981225pasticceria@bonci_team.com

villa sassoliniLocalità Moncioni, 85-8852025 Montevarchi (Arezzo)Tel. 055 [email protected]

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da i’ frascaRistorante-Enoteca-FiaschetteriaVia Mochi, 1852025 Montevarchi (Arezzo)Tel. 055 983372Fax 055 [email protected]

osteria dell’acquolinaLocalità Paterna, 9652028 Terranuova Bracciolini(Arezzo)Tel. 055 977497Fax 055 [email protected]

paterna vino e olioCooperativa AgricolaValdarnesepiccola società cooperativa arlLocalità Paterna, 9652028 Terranuova Bracciolini(Arezzo)Tel. e fax 055 [email protected]

agriturismo campo del monteVia Traiana, 53/A52028 Terranuova Bracciolini(Arezzo)Tel./Fax 055 977492Cell. 338 [email protected]

agriturismo le vignacceFrazione Campogialli, 8452028 Terranuova Bracciolini(Arezzo)

San Giustino Valdarno (Frazione di Loro Ciuffenna)

cassia di baccanoVia Setteponti Levante, 132San Giustino Valdarno52024 Loro Ciuffenna (Arezzo)Tel. 055 9772310Fax 055 [email protected]

pratomagno prosciutti srldi GratiVia Fausto Coppi, 152020 San Giustino Valdarno(Arezzo)[email protected]

il borroLocalità Borro, 152020 San Giustino Valdarno(Arezzo)Tel. 055 977053Fax 055 [email protected]

Terranuova Bracciolini

azienda agricola bonaccini“Ristorante Il Piano”Località La Penna52028 Terranuova Bracciolini(Arezzo)Tel. 055 9172180

biri di fabbroni paoloScalpellino-Lavorazione PietraStradone di Loro, 130/c52028 Terranuova Bracciolini(Arezzo)Tel. 055 9705181Fax 055 9705849

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carmignani angiolo snc di Rubizzi & c.Via Penna 64/B-C52028 Terranuova Bracciolini(Arezzo)Tel. 055.9705177pastacarmignani@libero

Laterina

fornaci baglioni srlVia Latereto, 2152020 LaterinaTel. 0575 89009Fax 0575 894609www.fornacibaglioni.com

Castiglion Fibocchi

ristorante cassia vetuseuro 3000Via A. Dal Borro, 652029 Castiglion Fibocchi(Arezzo)Tel. 0575 47466

le quattro pietreVia Sette Ponti, 8Località Casenuove52029 Castiglion Fibocchi(Arezzo)Tel. e fax 055 [email protected]

la viallaAzienda AgrituristicaLocalità Meliciano, 2652029 Castiglion Fibocchi(Arezzo)Tel. 0575 364372Fax 0575 477812

Bucine

frantoio fra.ma di CorradoMaddii & C. sncVia 2 giugno, 15/1752023 Levane-Bucine (Arezzo)Tel. 055 [email protected]

Pergine Valdarno

fattoria di rimaggioVia Nazionale, 2/252020 Pergine Valdarno (Arezzo)Tel. 0575 896007Fax 0575 [email protected]

Levane

fattoria migliarinaStrada provinciale, 6952023 Levane (Arezzo)Tel. e fax 055 [email protected]@migliarina.it

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GlossarioFrancesca Sborgi

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AffrescoTecnica di pittura murale basata sul-l’incorporazione dei colori alla calcedell’intonaco, che grazie alle partico-lari modalità esecutive offre straordi-naria durevolezza dell’opera nel tem-po. Il supporto murario asciutto e pu-lito è preparato con un primo stratogrossolano d’intonaco (il rinfazzo) sulquale è steso uno strato più sottile, det-to arriccio. Sull’arriccio è tracciata conterra rossa la sinopia (disegno prepara-torio dell’opera, sostituito dal Quat-trocento dallo spolvero e poi dal carto-ne). È quindi steso il tonachino, stratoleggero di sabbia fine mista a calce, sulquale l’artista dipinge l’opera con co-lori mescolati con acqua. La caratteri-stica principale dell’affresco è la rapi-dità di esecuzione richiesta all’artista,che deve applicare il colore sull’into-naco fresco, senza lasciarlo asciugare.Per questo motivo la porzione di su-perficie da affrescare viene preparataquotidianamente (sono le cosiddettegiornate), in rapporto al lavoro che siprevede di portare a termine. Penti-menti, correzioni o completamenti del-l’opera sono apportati a secco, usandocolori a tempera.

Ampolla/ampollinaVasetto in vetro o metallo con corpoglobulare e collo sottile, talvolta dota-to di manico ad ansa e beccuccio, usa-to per contenere l’acqua e il vino eu-caristici o gli oli sacri.

AntifonarioTesto parziale del messale (v.) dove so-no riprodotti i canti alternati (le an-tifone) raccolti, secondo la tradizione,da Gregorio Magno.

BacileBacinella per la lavanda delle mani,usata insieme alla brocca (v.) o al me-sciacqua, piccolo contenitore con bec-cuccio funzionale a versare l’acqua.

BassorilievoOpera scultorea nella quale le figureemergono dal fondo della composi-zione per meno della metà del lorospessore.

BroccaVaso con manico e beccuccio utilizza-to per versare acqua nelle abluzioni li-turgiche, con forma solitamente adanfora, spesso riccamente decorato asbalzo (v.) e cesello (v. Cesellatura), usa-to insieme al bacile (v.).

BroccatelloTessuto della famiglia dei lampassi,avente due orditi e almeno due trame;utilizzato soprattutto nell’arredamen-to, presenta motivi decorativi solita-mente in raso.

BroccatoTessuto di seta, lino o canapa, di com-plessa e lenta lavorazione, particolar-mente pregiato, caratterizzato da gran-di disegni operati, con intrecci cheproducono un caratteristico effetto arilievo.

CaliceVaso liturgico di forma conica, pog-giante su uno stelo con base, usato nel-la Messa per la consacrazione del vi-no in Sangue di Cristo. Data la suacentralità nella funzione liturgica, è disolito riccamente decorato e realizza-to in materiali pregiati e non deperi-bili. La coppa è in rame dorato o in ar-gento dorato all’interno; lo stelo e la

137glossario

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base possono essere di altri materiali,eccettuati il vetro e l’avorio, non in-corruttibili.

CampanelloPiccolo oggetto a forma di campana,con impugnatura, usato in precisi mo-menti della funzione liturgica come se-gnale.

CandeliereSostegno in legno, metallo o altri ma-teriali per una sola candela.

CartegloriaTermine che indica ciascuna delle treparti costituenti la celebrazione eu-caristica. Dal xvi secolo indica anchela tabella appoggiata sull’altare du-rante la Messa come promemoria del-le formule che il sacerdote deve pro-nunciare.

CesellaturaFine lavoro di decorazione di un og-getto metallico, ottenuto tramite il ce-sello, piccolo scalpello d’acciaio conpunta arrotondata, provvisto di testavariamente sagomata a seconda dellaforma cercata che, battuto con un mar-telletto, imprime la superficie metalli-ca senza inciderla.

CollegiataChiesa che dispone di un capitolo, ov-vero di un’assemblea di un ordine o diuna congregazione.

CroceOggetto che può essere realizzato invari materiali, formato da due assi in-crociati perpendicolarmente, divenu-to, con o senza Cristo Crocifisso, ilsimbolo più ricorrente della religionecristiana. La croce astile o processiona-

le, solitamente in metallo, è posta sul-la sommità di un’asta e usata nelle pro-cessioni. È decorata con motivi incisio sbalzati sia sul recto che sul verso.

DamascoTessuto di antichissima origine orien-tale che prende il nome dalla città diDamasco, famosa per la sua produ-zione. Si caratterizza per l’ordito e latrama dello stesso colore, che forma-no disegni lucidi su fondo opaco. Puòessere lanciato o broccato.

EdicolaPiccolo edificio, indipendente o partedi un complesso maggiore, a forma ditempietto o di tabernacolo, che acco-glie una statua o un’immagine sacra.

GrosTessuto derivato dal taffetas (v.); assu-me un tipico aspetto a sottili costeorizzontali.

InvetriaturaRivestimento vetroso applicato su unoggetto in terracotta dopo la primacottura, per renderlo impermeabile elucente.

LampassoTessuto operato, di origine cinese e digrande pregio, spesso arricchito di tra-me d’oro o d’argento, dall’aspetto pe-sante. Il disegno è formato da tramesupplementari su un fondo solita-mente in raso o taffetas (v.).

LanciatoEffetto di disegno sul dritto di un tes-suto, formato da una trama supple-mentare (trama lanciata).

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LeggìoSostegno per i libri liturgici destinatoa mantenerli aperti e in posizione op-portuna per la lettura, solitamente col-locato, in chiesa, nella zona antistantel’altare.

LiséréEffetto di disegno di un tessuto otte-nuto dalla trama di fondo che esce suldritto. Se il motivo è di piccole di-mensioni non necessita di fermatura;altrimenti è legato al tessuto di basecon fili dell’ordito di fondo (liage ré-pris), o con un ordito supplementare(ordito di legatura).

ManipoloIndumento liturgico, costituito da unastretta banda di tessuto, dello stessocolore della pianeta (v.); in passato eraindossato dal sacerdote sull’avambrac-cio sinistro, legato da nastri, durante laMessa.

MessaleLibro liturgico contenente i testi del-le letture e delle preghiere e le prescri-zioni rituali necessarie alla celebrazio-ne della Messa.

MiniaturaDerivato da “minio”, pigmento rosso-cinabro usato per colorare le iniziali deimanoscritti, il termine indica la raffi-natissima arte di illustrare i codici supergamena. Per estensione, la parola èusata in riferimento anche a qualsiasidipinto di piccolo formato, eseguito suavorio, carta, rame o altro supporto, chepresenti estrema dovizia di particolari.

NavicellaRecipiente liturgico di forma allun-gata, dotato di due valve apribili co-

me coperchio nella parte superiore,destinato a contenere i grani di in-censo, da far bruciare sui carboni nelturibolo (v.).

NodoRigonfiamento nel fusto di un osten-sorio (v.), di un calice (v.), di un cande-liere (v.) o di altro oggetto in metallorialzato su uno stelo, che può avere di-verse forme: piriforme (allungato a pe-ra), a vaso, ad anfora, a disco.

Olio, pittura aTecnica di pittura su tavola o tela incui il colore è ottenuto mescolandopigmenti a oli vegetali grassi (di lino,di papavero, di noce) con l’aggiuntadi oli essenziali (essenza di trementi-na), che rendono i colori meno vi-schiosi e più trasparenti. Il colore èsteso su una base preparata prece-dentemente (imprimitura e, nel casodella tela, mestica) con gesso e colla,e poi ricoperto da vernice trasparentea fini protettivi e per ottenere unamaggiore brillantezza. La tecnica, diorigine antichissima, è perfezionatanel xv secolo dall’arte fiamminga etrova poi vasta diffusione nel restod’Europa; permette di ottenere unagran varietà di risultati, grazie al-l’ampia gamma dei pigmenti utiliz-zati e ai diversi possibili rapporti fra ivari strati di colore.

OstensorioSuppellettile liturgica, a forma di tem-pietto in epoca medievale e poi, daltardo xvi secolo, di sole raggiato, nel-la quale si racchiude l’ostia consacra-ta, per presentarla all’adorazione deifedeli, all’interno della chiesa o in oc-casione di processioni.

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PaliottoParamento in marmo o pietra scolpi-ta, in avorio o metallo sbalzato e ce-sellato, o tessuto solitamente in seta,che serve a rivestire la parte anterioredell’altare, la mensa, che, in quanto sa-cra, deve rimanere invisibile.

PalmatoriaPiccolo candeliere liturgico da tenersinel palmo della mano, utilizzato per lalettura del Messale (v.).

PianetaVeste liturgica indossata dal vescovo odal sacerdote esclusivamente per il ri-to della Messa, tagliata a goccia, aper-ta lateralmente e in alto per la testa,derivata dalla foggia del mantello daviaggio di uso tardoromano, detto ap-punto planeta.

PissideContenitore in metallo prezioso, do-rato all’interno e chiuso da un coper-chio, dove sono conservate le ostie con-sacrate destinate alla somministrazio-ne ai fedeli durante l’Eucarestia. Vie-ne coperta da un velo e custodita nel ta-bernacolo sopra l’altare.

PortantinaSupporto usualmente ligneo, spessointagliato e dorato, usato per traspor-tare in processione sacre reliquie.

ReliquiaParte del corpo o oggetto appartenu-to a un santo, a Cristo o alla Vergine ein quanto tale conservato ed espostoalla venerazione dei fedeli.

ReliquiarioContenitore di varie forme (a vaso, acofanetto, a scatola) e materiali, in ge-nere riccamente ornato, destinato aconservare ed esporre ai fedeli la reli-quia (v.).

SbalzoTecnica di lavorazione dei metalli pre-ziosi, consistente nell’incisione a bu-lino e cesello (v. Cesellatura) di motivisulla parte posteriore del metallo ri-dotto a una lastra molto sottile, cosìda ottenere sulla parte dritta figure arilievo.

ScagliolaImpasto di gesso in polvere, sabbia ecolla, al quale sono mescolati fram-menti di pietra, cemento e argilla o al-tre sostanze coloranti, poi levigato elucidato, così da ottenere uno stuccoche imita diverse varietà di marmo.

SecchielloContenitore per l’acqua benedetta,usato insieme all’aspersorio per le be-nedizioni rituali.

StolaIndumento liturgico che insieme almanipolo (v.) è in pendant con la pia-neta (v.); è costituito da una lunga stri-scia di tessuto indossata sulle spalle ediscendente sul davanti, terminante informa generalmente trapezoidale e de-corato da frange e croci. È indossatonelle funzioni liturgiche in modi di-versi dagli officianti, a seconda del gra-do gerarchico: il diacono la indossa sul-la spalla sinistra, allacciandola sul fian-co destro; il sacerdote intorno al colloe poi incrociata sul petto; il vescovo, in-vece, discendente in due liste verso ilbasso.

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TaffetasTipologia base di tessuto, chiamato te-la se è in lino, lana o cotone. Si ottie-ne dall’intreccio, mediante telaio, diuna serie di fili paralleli e mantenutiin tensione (ordito), con un’altra seriedi fili trasversali (trama).

TrabeazioneIn architettura, insieme degli elemen-ti orizzontali sostenuti da colonne e pi-lastri, formata, negli ordini architetto-nici classici, da architrave, fregio e cor-nice.

TuriboloRecipiente metallico contenente i car-boni sui quali brucia l’incenso duran-te le sacre funzioni, costituito da unacoppa con coperchio traforato, così dafar uscire il fumo profumato.

VellutoTessuto caratterizzato da superficie pe-losa, costituito da due orditi, uno peril fondo, l’altro per il pelo, ottenutotramite l’inserimento di un filo lavo-rato ad anelli per mezzo di ferri (vellu-to riccio) o del quale possono essere in-vece tagliate le sporgenze anelliformi(velluto tagliato). Se l’ordito di pelo co-pre interamente l’armatura di fondo,il velluto è detto unito. Si dice inveceoperato nel caso in cui il pelo sia di-sposto in modo da creare un disegno.

Velo (di calice)Arredo liturgico di forma quadrata, de-gli stessi colori dei paramenti liturgiciai quali si accompagna, usato per co-prire il calice (v.) e la patena (il piattodi metallo che copre il calice e contie-ne l’ostia) durante la Messa.

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144museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo

Museum of Sacred Artof the Collegiate Churchof San Lorenzoin Montevarchi

Paola Refice

The Museum of sacred art of the Col-legiate Church is housed in threeground-floor rooms adjacent to thechurch. It was inaugurated in 1973, fol-lowing suggestions that had been madesince the 1950’s by Ugo Procacci, at thetime Superintendent of the Florentinemuseums. At the heart of the initiativethere was, from the very beginning, thedesire to rebuild the Della Robbia Tem-pietto for the relics of the Holy Milknear the church, which had been dis-mantled during the 18th century reno-vation work.Around the Tempietto, religious ob-jects, coming from buildings in the areaas well as from the Collegiate Churchof San Lorenzo had been gathered anddisplayed.In 1974 the 16th century fresco by Lu-berto da Montevarchi, detached fromSant’Andrea a Cennano was added tothe collections, as well as another im-portant fragment of The Madonna withthe Book and two Angels.An enlargement of the Museum is nowbeing planned to allow the objects tobe better displayed and seen, and to of-fer educational activities. The entranceto the museum is to the right of thefaçade of the collegiate church. We en-ter a courtyard, and the exhibitionrooms are on the right.

The “Insigne Collegiate Church” of San Lorenzo

The Church of San Lorenzo was built inthe 13th century and, following Pope PiusIV’s bull, was appointed “CollegiateChurch” in 1561.The Romanesque style of the churchwould be confirmed by a stone bas-reliefdepicting the Martyrdom of SaintLawrence dated 1283.Between 1658 and the beginning of the18th century, Massimiliano Soldani Ben-zi, an artist from Montevarchi, wascharged with the renovation of thechurch. The latter brought about the dis-mantlement of the Chapel of the HolyMilk as well as a modernization of thewhole architectural structure.At the beginning of the 1930’s, the churchfaçade was again altered and, on that oc-casion, the new relief by Giuseppe delBianco, depicting the Martyrdom ofSaint Lawrence, was placed there.The single nave church houses paintingsand stucco decorations and has a wood-en lacunar ceiling with painted ceilingroses. On the counter-façade there is aprecious organ, dating back to 1569, with846 organ pipes.From the right wall of the church we en-ter a hall which, recently restored, hous-es a very beautiful marble baptismal font(1850), where six silver plaques, executedby Renzo Brandi, an artist from Monte-varchi, depict the most important factsfrom the life of the blessed Maria TeresaScrilli, beatified in 2006.At the end of the nave, the magnificentmarble altar decorated with bronzes(which houses the reliquary of the HolyMilk) was carried out by Massimiliano

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Soldani Benzi. The very refined stuccoesdecorating the wooden ciborium, whichholds the 15th century Madonna andChild in polychrome terracotta, originallykept in the Chapel of the Holy Milk, wereexecuted by Giovanni Baratta, also basedon a design by the Montevarchi artist.The cupola, at the end of the nave, wasfrescoed between 1720 and 1722 by Mat-teo Bonechi and it portrays The As-sumption of Mary in Glory with Saintsand the Holy Trinity.The reliquary for the relic of the HolyMilk was executed by the Florentine gold-smith Michele Genovini. Commissionedby Duke Jacopo Salviati, it was donatedto the Collegiate Church of Montevarchion 25th October, 1630.In 1709 Massimiliano Soldani Benzi, en-trusted by Duke Antonio Salviati with“renovating” the precious object, made sub-stantial changes to the decorative layout.The reliquary, made of wood covered byvelvet, has a square base with an in-scription recalling its donation to theBrotherhood: DUX ANTONIUS MARIA

SALVIATIS PIETATIS ERGO RESTITUIT. AN-NO SAL. MDCCIX.The base itself is vase-shaped with sinu-ous lines and presents the coat-of-arms ofthe Salviati dukes on the front, flankedby two volutes with opposite curves rest-ing on little winged heads.In the centre of the casket the figures ofSaint Lawrence and Mary stand outwhile at the sides of the panels there aretwo fluted columns. In the fastigium aPutto dominates, he is sitting on a round-ed base with a scroll ornament in the mid-dle, holding some lilies.

Sara Ensoli

The Relic of the Holy Milk

In a date between 1266 and 1270 a ven-erated Marian relic was given to the pri-or of San Lorenzo: the Holy Milk of theVirgin Mary. It is a precious piece of anexceptionally tender and snow-whitestone, made almost “milky”, according tothe hagiographic tradition, by some dropsof the Virgin’s milk which fell on it dur-ing a lactation. The fact, which took placealong the way during the flight intoEgypt, gave rise to an almost inex-haustible relic, since the holy milk wouldreproduce itself for centuries, despite thefact that the faithful continued to takepieces of it. Considered particularlymiraculous – being one of the very rarebodily relics of the Virgin, and at the sametime, by physical contact, a relic of Christ– it spread throughout the Christianworld in the Middle Ages. The preciousgift was donated by Count Guido Guer-ra, of the noble count Guidi family, ofthe Dovadola branch. It came to Monte-varchi from the Sainte Chapelle in Pariswhere Charles of Anjou, through hisbrother Louis IX, later canonized, took apiece as a present to Guido to thank himfor his help in the anti-Swabian cam-paign in southern Italy. The communityof Montevarchi was entrusted with therelic which became a symbol of its civicidentity.The solemn event of the consignment ofthe relic, which took place on Whitsun-day, is depicted in great detail on the Del-la Robbia frieze coming from the façadeof the Collegiate Church and displayed to-day in the museum. The liturgical mem-ory of the event was celebrated from that

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moment on with a procession “all aroundthe territory” of Montevarchi. The relicwould then be solemnly displayed in thechurch courtyard, raised to the status ofsanctuary, with pomp and great flux ofpeople, despite subsequent date changes.The feast would be superintended by theactive men’s and women’s Company, lat-er Brotherhood, of Saint Mary of theMilk.

Secondino Gatta

Visiting the museum

Paola Refice

1 - first Hall

The first hall, beyond the receptionarea, houses many of the most impor-tant works: paintings, vestments andhangings, liturgical goldsmithery aswell as the altar devices and woodenfurnishings related to the main relicsof the sanctuary.

Display case on the right of the entrance

1. Antiphonaryfirst half of the 14th centuryparchment codex;345�400�100 mmc. 25 master in the daddi styleThe Adoration of the MagiCollegiate Church of San Lorenzo

2. Antiphonaryfirst decades of the 14th centuryparchment codex;345�400�100 mmc. 2 Master of the Laud bookThe Last Judgement,Collegiate Church of San Lorenzo

3. Antiphonaryfirst half of the 14th centuryparchment codex345�400�100 mmc. 317 master in the daddi styleThe Foundation of Santa MariaMaggioreCollegiate Church of San Lorenzo

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On the wall above the display case

4. tuscan schoolMadonna and Child with Saints Johnthe Baptist and Paulfirst decade of the 15th centurydetached fresco; 123�190 cmConvent of San Lodovico

5. tuscan schoolMadonna and Child with Saints Johnthe Baptist and Paulfirst decade of the 15th centurysinopia of a detached fresco;123�190 cmConvent of San Lodovico

The Franciscan convent of San Lodovico

In 1327 the Franciscans started buildinga convent with the support of the Ricas-oli family. The new convent was dedi-cated to Saint Louis of France, because ofhis gift of the Holy Milk relic, when hewas the French king. He was a Francis-can tertiary and was raised to the altars.The complex, having a 15th century lay-out, underwent various restorations dur-ing the 18th century which gave thechurch, through the work of Giuseppe Ci-cori, its current aspect.In the years, the conventual Minor Fri-ars received offerings from wealthydonors. Following the Napoleonic sup-pression first, and the transfer of the Or-der later, the church was conferred aparish status which previously belongedto Sant’Andrea a Cennano; a part of theconvent eventually became the seat of theValdarno Academy of Poggio and of itsMuseum. Coming from San Lodovico,and now exhibited in the Museum of theCollegiate Church, are some detachedfrescoes as well as two precious 18th cen-tury liturgical objects: the cover of theChapter Book and the monstrance.

Secondino Gatta

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Below

6. tuscan productionmid-17th centurySeries of cartegloriaeincised, embossed, chiselled silverlamina; 70�63 cm (large one); 42�29 cm (small ones)inscription: on the large one, ftaCollegiate Church of San Lorenzo

On the church side wall

7. tuscan schoolThe Miracle of Saint Caesarius1666oil on canvas; 112�146 cmInscription on the cartouche: divi cesarei ope cadit inoquagrando - 1666Collegiate Church of San LorenzoThe votive painting, depicting the saintrushing to the help of the town, showsthe urban structure of Montevarchi inthe 17th century. The town centre, en-closed by strong walls, is characterizedby the bell tower of the CollegiateChurch.

8. tuscan productionAltar frontal17th centuryscagliola; 93�187 cmCollegiate Church of San Lorenzo

9. luberto da montevarchi(documented 1460-1523)Nativity, Madonna Enthroned withSaintsbeginning of the 16th centurydetached fresco; 420�400 cm

Church of Sant’Andrea a CennanoThe fresco, attributed to the localpainter Luberto da Montevarchi (Sal-mi, 1951), was part of the decoration ofa small Gothic chapel enlarged in the15th century. It was commissioned by aBartolomeo di Giovanni da Levane,who is mentioned in a fragmentary in-scription in the fresco.In the upper part of the lunette, theNativity is depicted in the centre, whilebelow, sitting on a richly decoratedthrone, is the Madonna and Child withSaints (Frances, Lucy, Andrew, Johnthe Apostle and Catherine of Alexan-dria); among them, based on the 15th

century garment style, it is thought thatthe purchaser of the work is depicted.

10. agnolo gaddi (attributed to)Madonna and Childfirst decades of the 15th centurydetached fresco; 166�120 cmHamlet of LavacchioThe fresco, originally from a smallchapel in the hamlet near Montevarchicalled “del Lavacchio”, portrays the Vir-gin, flanked by two angels, sitting ona wooden bench and holding a closedbook in her left hand, with her righthand in the act of blessing.The fragment, erroneously consideredpart of an Annunciation, could be bet-ter identified as the episode of theMadonna consoling Saint John theDamascene in jail. A previous iconog-raphy of this scene exists in a paintingexecuted around the same period, inthe Church of San Francesco in Arez-zo, attributed to the circle of SpinelloAretino (1346-1410).

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11. tuscan productionHoly-water basinbeginning of the 16th centurysculpted marble; 93�52�40 cminscription: l. c. masiCollegiate Church of San Lorenzo

12. tuscan productionProcessional lanterns1762wrought iron; 295�30 cmCollegiate Church of San Lorenzo

13. florentine schoolSaint Domenic and Saint Anthony ofPadua in Adoration of the Holy Trinity1678oil painting; 210�134 cmCollegiate Church of San Lorenzo

The display cases of the liturgicalgoldsmithery are placed so as to create a division between the hall and the corridorFirst display case

14. tuscan productionMonstrance18th centuryincised, engraved, chiselled,embossed, partly gilded silver;66.5�32.5 cmChurch of Sant’Andrea a Cennano

15. tuscan productionMonstrancesecond half of the 18th centuryincised, , chiselled, embossed, partlygilded silver; gilded copper; crystal;70�20 cmCollegiate Church of San Lorenzo

16. tuscan productionMonstrance19th centuryincised, engraved, chiselled,embossed, partly gilded silver;65�32 cmCollegiate Church of San Lorenzo

17. tuscan productionCover of the Redeemer Chapter bookend of the 18th -beginning of the 19th centuriesvelvet; incised, engraved, chiselled,embossed silver; 28�19.5 cmChurch of the Redentore

18. tuscan productionChalicemid-18th centuryincised, chiselled, embossed, partlygilded and cast silver; 26�14 cmCollegiate Church of San Lorenzo

19. tuscan productionIncense boat and spoonend of the 18th centuryincised, engraved, chiselled and embossed silver; 12�22 cm; 12 cminscription: ftaCollegiate Church of San Lorenzo

20. tuscan productionCover of a Liturgical Bookend of the 18th centuryred velvet; incised, engraved,chiselled and embossed silver;39.5�26.5 cmCollegiate Church of San LorenzoThe liturgical book, having a preciousbinding in red velvet with small em-bossed silver plaques, presents a deco-

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ration with botanical volutes; in thecentre, the Madonna and Child are de-picted in an oval framed by a ribbon-like motif and a botanical wreath.

21. tuscan productionCover of the Sant’Andrea a CennanoChapter Book18th centuryvelvet; engraved, embossed, chiselledand incised silver; 28�19.5 cmChurch of Sant’Andrea

22. tuscan productionPyxmid-18th centuryembossed, chiselled, incised, partlygilded and cast Silver; 31�12.5 cmCollegiate Church of San Lorenzo

23. tuscan productionIncense boat and spoonend of the 18th century; 12�22 cm; 12 cmembossed, chiselled, engraved andincised silverinscription: ftaCollegiate Church of San Lorenzo

Second display case

24. tuscan productionChalice17th centuryembossed, chiselled, incised andpartly gilded silver; 29.5�16 cmCollegiate Church of San Lorenzo

25. tuscan productionProcessional Cross14th centuryincised, engraved, chiselled and

gilded copper; rock crystal; 35�26 cmCollegiate Church of San Lorenzo

26. pietro di martino spigliati(documented 1525-1575)Processional cross1551incised, chiselled, embossed and castsilver; 58.4�32 cminscription: f./rat./ernita. d(i)sanc/ta maria del (l)acte dimon/e varchiCollegiate Church of San LorenzoA splendid example of 16th century gold-smithery, this cross was made by Mar-tino Spigliati, a Florentine goldsmith.This work, which bears witness to theproduction of one of the best gold-smiths in Benvenuto Cellini’s circle, wascalled a “Cellini-style cross” in the past.On both sides there is an iconographiccycle synthesizing man’s path from theoriginal sin to Redemption, with storiesfrom the Old and New Testaments.On the verso (front) and recto (back),the panels, under the junction of thetwo arms, show respectively, the in-scription and the coat-of-arms of theBrotherhood that commissioned it.Probably used to keep relics, the cross“opened”, that is headed the processionfor the feast of the Holy Milk, whichtook place in Montevarchi on the firstSunday of September.

27. tuscan productionProcessional Cross14th centuryincised, engraved, chiselled gildedand cast copper; 45�25 cmCollegiate Church of San Lorenzo

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28. tuscan productionChalice17th centuryincised, engraved, chiselled,embossed and partly gilded silver;26�16 cmCollegiate Church of San Lorenzo

Third display case

29. german productionCup reliquaryfirst half of the 16th centuryincised, engraved, chiselled,embossed and gilded silver; 22�11 cmCollegiate Church of San Lorenzo

30. tuscan productionReliquaries in the shape of a tempiettofirst half of the 17th centuryincised, chiselled, embossed andpartly gilded silver; 38�10 cmCollegiate Church of San Lorenzo

31. simone pignoni(documented 1593-1614)Reliquary bustdated 1593incised, chiselled and embossedsilver; gilded copper; 50�40 cminscription: ihsCollegiate Church of San LorenzoThe reliquary, depicting one of SaintUrsula’s virgin companions, was car-ried out by the Florentine goldsmithSimone Pignoni in 1593, commissionedby the members of the Brotherhood ofthe Milk (1589).Of a particularly stylized composition,this work has a lid, corresponding tothe skullcap, which can be lowered to

let some bone fragments, kept there,be seen.

32. tuscan productionPyx Reliquarysecond half of the 16th centuryincised, chiselled and embossedsilver; 14�6.5 cmCollegiate Church of San Lorenzo

33. tuscan productionThuribleend of 18th centuryembossed, chiselled, and incisedsilver; 20.5�10 cmCollegiate Church of San Lorenzo

34. tuscan productionIncense boat and spoon18th centuryembossed, chiselled, engraved andincised silver; 12�22 cm; 8 cminscription: m. s.Collegiate Church of San Lorenzo

35. tuscan productionChalice1621embossed, chiselled, incised,engraved and partly gilded silver;inscription: raphael ciaperonprothonot. apcvs 1621; 26�14 cmCollegiate Church of San Lorenzo

36. tuscan productionMonstrancefirst half of the 19th centuryembossed, chiselled, engraved andincised silver; 38�10 cmCollegiate Church of San Lorenzo

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37. tuscan productionBellbeginning of the 19th centurychiselled and incised silver; 9 cmCollegiate Church of San Lorenzo

38. tuscan productionPyx17th centuryembossed, chiselled, incised andpartly gilded silver; 31�12.5 cmCollegiate Church of San Lorenzo

39. tuscan productionAmpullae with trayend of the 18th century-beginning of 19th centuryembossed, chiselled andincised silver; blown glass;18�8.5cm (ampullae), 27�17,5cm (basin)inscription: benefattoriCollegiate Church of San Lorenzo

40. tuscan productionThurible18th centuryChiselled and incised silver; 21�10 cmCollegiate Church of San Lorenzo

Florentine vestments and hangingsfor the Collegiate Church of Montevarchi

Between the 15th and 16th centuries theproduction of silk hangings became animportant asset for the town economy,surpassing the wool sector, the main ac-tivity during the Middle Ages. The highquality of the products was guaranteedby strict statutory rules and by specificprofessional competencies such as those ofthe dyers, the warpers and the gold-beat-ers. The latter were the suppliers of theprecious silver and gold spun thread. Atestimony of this extraordinary produc-tion comes from handwritten Monte-varchi sources which, especially after theelevation of the Church of San Lorenzoto Collegiate Church in 1562, record thegreat number of times the Chapter andthe Brotherhood of the Milk referred, overtime, to Florence for their most impor-tant orders of vestments and liturgicalhangings. The “brocaded velvet hangingsfor mass” date back, indeed, to Novem-ber 1562. The processional baldachin inbrocatelle dates to 1580 and was woven inthe workshop of the silk weaver FilippoArrigucci, the supplier in 1586 also of “thegold brocaded red damask” used to makea cope. The custom of buying preciousfabrics in the Florentine workshops con-tinued throughout the 17th century: in1613, following the donation of a silverciborium by Duke Salviati and his wifeVeronica Cybo, the Brotherhood com-missioned the liturgical hangings mak-ers Codilunghi and Gherardi, satin,sarcenet and red and deep blue taffeta forthe sumptuous decoration of the Chapel

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of the Milk. In 1679 they paid for the pur-chase of several braccia (a Florentine mea-sure) of chiselled velvet from the work-shop of the silk weavers Nosi and Bran-caccini to make a four-piece-set of vest-ments of which we have today the cha-suble and maybe the frontal (cat. no. 49and no. 63).The naturalist interest, which becamefundamental in European fabric reper-tories, is documented also in Montevarchiby the purchase in 1730 of a brocade,“with fashionable natural flowers”, wo-ven in the workshop of the silk weaverGiovanni Battista Landi, probably basedon French patterns, which had howeveralready been sold by 1813. The informa-tion related to the manufacture of this set,entrusted to Cosimo Piccardi, casts lightupon an illustrious Florentine family ofliturgical hangings makers, who contin-ued their activity not only throughout the18th century with Gaspero Piccardi, sonof Cosimo, making hangings for the Col-legiate Church, but in the same periodand in the first decades of the 19th centu-ry, Giuseppe Piccardi, had a fundamen-tal role in supplying the Palatine Chapelof Pitti Palace with liturgical vestments.The high level of the Florentine work-shops, which supplied the CollegiateChurch of Montevarchi with fabrics, al-so emerges from the information aboutthe “baldachin in gold and silver lamé”,carried out in 1747 by the silk weaversSordini and Borgagni who, together withthe Fabbrica Imperiale e Reale dei Drap-pi (Imperial and Royal Factory of Drap-eries), were among the most in demandsuppliers of brocaded and damask fab-rics at the Tuscan court between 1765 and

1799. In the large group of these illustri-ous craftsmen, the name of Michele Be-cattini stands out, who, charged by theBrotherhood of the Milk with the weav-ing of «undici Braccia d’Amuer Perla-to con Onda» (eleven braccia of Amuerperlato con onda) to make a cope, wasamong the silk weavers chosen by theGarderobe office of the Pitti Palace forthe supply of ecclesiastical fabrics.

Lorenzo Pesci

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On the back wall of the hall, a displaycase of liturgical hangings andvestmentsThe presentation of the hangings andvestments in the large display caseproceeds from the left to the right

41. florentine productionChasuble1650-1660gros de Tours silk, brocaded andlancé in gold; 106�67 cmCollegiate Church of San LorenzoThe decoration consists of two largegolden inflorescences which, standingout on a red lamé background, areplaced on horizontal parallels, with analternating right – left orientation. Thisdecorative module falls within the “iso-lated motif” fabric typology, which be-came popular after the first decades ofthe 17th century coinciding with thefalling out of fashion of the “rod” ty-pology, from which the echelon layoutof the flowers derived. The definitionarose from the way the ornamental el-ements were separated from the back-ground, thanks to the elimination ofcontour motifs or through technical de-vices such as brocading with gold andsilver threads.

42. florentine productionChalice Veilfirst quarter of the 17th centurylancé silk taffeta;59�58 cmCollegiate Church of San LorenzoHorizontal motif which is vertically re-peated in an echelon layout with op-posing orientation.

The small size of the curled leaf mod-ule refers the design to a clothing fab-ric typology from the beginning of the17th century, traditionally defined as“rod” or “trunk”.The custom of donating garments tothe church has often introduced fabricthemes not in accordance with the re-ligious requirements as is the case herewith the green background, a colourfor the ordinary time of the liturgicalcalendar.

43. italian productionChasublefirst quarter of the 18th centuryclassic silk damask brocaded in silkand gold;115�75 cmCollegiate Church of San LorenzoOn a shiny ivory background workedwith opaque motifs on the counterbackground, golden acanthus volutesdevelop vertically on a bilateral sym-metry, creating irregular ogival parti-tions inside of which there are two al-ternating flower bouquets.The fabric, conceived for lay garments,shows the typical elements of the ro-caille decorative repertory, combinedwith leaf and flower forms graphicallyrendered in delicate nuances with mod-ules that seem to anticipate the cen-tralized layout of the 1730’s. On theback of the chasuble there is a coat-of-arms with a cardinal’s hat above, di-vided by a green band into two parts,with a gold star in the upper one, andsubdivided into three parts by the sameband in the lower one.

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44. italian productionChasuble1740 ca.lancé lampas brocaded in silk andgold; 115�66 cmCollegiate Church of San LorenzoThe decorative motif suggests the up-ward unwinding of two sinuousbranches, thickly covered with peonies,dahlias, irises and bluebells, inter-spersed with luxuriant leaves. In thecentral part there is a large separatedinflorescence, depicted frontally andsurmounted by five stylized leaves.The presence of the sinuous branch,which bears witness to the success of theundulating line by the mid-18th centu-ry, as well as the toothed leaves follow-ing the typical formulas of the “luxuri-ant” examples, support the dating of thisfabric, created for women’s garments.

45. florentine productionChalice veilfirst quarter of the 17th centuryclassic silk damask embroidered in silk and gold; 55�53 cmCollegiate Church of San LorenzoThe purple background of the fabricis entirely taken up by a decorative mo-tif made up of intertwined twigs bear-ing three flowers arranged on parallelhorizontal lines, which alternate verti-cally in echelon. The design belongs tothe “rod” typology, common to velvetsand damasks used for garments be-tween the 16th and 17th centuries. In thisexemplar the cut-trunk motif, symbolof immortality, of Christ’s Passion andResurrection, makes this fabric, creat-

ed for a lay use, also suited to religiousrequirements.

46. Florentine productionChasuble1735silk and linen brocatelle; 116�71 cminscription: in the lower part of thecolumn: p[ropos]to gius[ep]pem[ari]a pasquali 1735Collegiate Church of San LorenzoThe design presents a network of ovalframes made up of a shoot with toothedleaves twining around it. Within theseframes two types of inflorescences fol-low one another horizontally and al-ternate vertically. One consists of apinecone surrounded by leaves, flow-ers and berries, the other of a smallcorolla enclosed by large toothed leaves.The production of this fabric typology,used for liturgical vestments and hang-ings for the strength of the weave andfor the large modules, can be consideredof Florentine manufacture, given its dis-tribution all over Tuscany. The chasublewas donated in 1735 to the Chapter ofthe Collegiate Church by the provostGiuseppe Maria Pasquali, to whom be-longs the light-blue and green coat-of-arms with the mystical lamb passant infess. The Pasquali family, who had theirown chapel in the Collegiate Church,dedicated to the Virgin of the Seven Sor-rows, were particularly generous towardsthe church: in 1730, the canon Giovan-ni Battista Pasquali bequeathed severalliturgical vestments and hangings,among which was “a white brocatellechasuble with golden and silk flowerstogether with all its accessories”.

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47. italian productionChasuble1760-1765brocaded liséré taffeta in silk andgold; 113�71 cmCollegiate Church of San LorenzoOn an ivory background, made morecomplex by the tone-on-tone motif oftwigs with flowers, the design is createdby a sinuous shoot tightly intertwined,with violet flowers and small buds, anda winding ribbon in gold lamé. At theintersections there are fantastic goldeninflorescences, alternatively oriented tothe right and to the left.The fabric, precious for the quality ofthe design and the matching tones, be-longs to the typology called “doublemeander”, created in France in thethird quarter of the 18th century forwomen’s garments and immediatelyimitated by competing works all overEurope, Italy included.On the back there is an unidentifiablearchbishop’s azure coat-of-arms (di-vided into two parts, in the upper onethere is a gold cross, in the lower one apartial fire spitting dragon).

48. italian or french procuctionChalice Veil1720-1730lancé silk lampas brocaded in silk andgold; 55�60 cmCollegiate Church of San LorenzoIn this veil the decoration is luxuriantwith large fimbriate inflorescences al-ternated by plumed leaves, which in-clude a daisy, pairs of tulips and smallbranches with berries, covering thebackground.

The “luxuriant” aspect of the botani-cal elements, that anticipates the nat-uralistic triumph of the 1730’s and 40’s,supports the dating of this clothing fab-ric, made precious by the flashes of theparticularly thin spun gold threads.

49. Florentine productionChasuble1679silk chiselled velvet worked in oneweave with a lancé weft in silver;114�69.5 cmCollegiate Church of San LorenzoThe layout consists of a network of ogi-val frames, with chequered floral ele-ments at the intersections, which havea pinecone motif with inflorescences ofcorollas and carnations in the centre.The chasuble was part of a four-pieceset of vestments commissioned by theBrotherhood on 19th March 1679 to cel-ebrate the Holy Milk Feast solemnly.To make this set, sewn in Florence bythe maker of vestments and hangingsDomenico Monaldi and trimmed withgold lace by the gold-beater VincenzoSalvi, they used “43 braccia (a Floren-tine measure)and ? of white and red cutvelvet worked in two weaves with cutpile” and “25 braccia and ? of white vel-vet satin worked in two weaves with cutpile and red loops”, woven in the work-shop of the Florentine silk weavers Nosiand Brancaccini. This piece of infor-mation confirms the success of thisworking and of this particular design,devised in Florence around 1530 andstill popular in the 17th century, espe-cially for interior decoration and eccle-siastical vestments and hangings.

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Probably the cope and tunicles, nowlost, were worn out since this set wasnot mentioned as being complete inthe inventories after the one of 11th June1726.

On the wall, above

50. tuscan schoolFranciscan saintend of the 18th centuryoil painting; 100�79 cmCollegiate Church of San Lorenzo

51. massimiliano soldani benziWoman’s headBeginning of the 18th centurystucco; 84�72 cmfrom the house where MassimilianoSoldani Benzi was born

52. massimiliano soldani benziSaint Catherine (?)beginning of the 18th centurystucco; 84�72 cmfrom the house where MassimilianoSoldani Benzi was born

53. tuscan schoolGod the Fatherend of the 18th centuryoil painting; 94�74 cmCollegiate Church of San Lorenzo

In the middle of the hall

54. tuscan productionPalanquin of Saint Caesarius’s mortal remains1731carved and painted wood;

88�178�75 cminscription: fu fatta al tempo digiuliano del (...) provveditore,angiolo can (...) camarlingo.anno 1731Collegiate Church of San Lorenzo

55. giovanni del brina(documented 1559-Pisa 1599) and tuscan wood carverReliquary1564-1567painted, gilded and carved wood;115�45 cminscription in capital letters:reliquiae terris scor/ untvenerandi/ nobis celis utpraecibus faveantCollegiate Church of San LorenzoCommissioned by the Brotherhood,the reliquary probably kept the relic ofMary’s Milk, a gift from Count GuidoGuerra to the prior of the Church ofSan Lorenzo.In the shape of a hexagonal tempietto,surmounted by an elegant small cupo-la with a lantern, the reliquary presentsthe saints and personages linked to thestory of the Collegiate Church in thecentral part among whom there is theFrench king Louis ix, the relic’s ownerbefore it was brought to Montevarchi.The pictorial decoration, carried outby Giovanni del Brina, shows theartist’s attraction towards the pureforms of Florentine Renaissance, andAndrea del Sarto’s stylistic influence inthe rigorous definition of volumes andin the chromatic style.

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158museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo

56. tuscan productionPair of platesend of the 17th-beginning of the 18th centurygilded and incised brass;20 cm (diameter); coat-of arms: fta27 cm (diameter); coat-of-arms: lionrampantCollegiate Church of San Lorenzo

57. tuscan productionHoly water pot18th centuryincised, embossed, chiselled andgilded copper; 13�16 cmCollegiate Church of San Lorenzo

58. tuscan productionCups for the Brotherhood’s votes18th centuryengraved, embossed and gildedcopper; 20�8 cm (small one); 23�12 cm (large one)Collegiate Church of San Lorenzo

59. giovan battista dolci(documented 1738-1772)Palanquin for the Reliquary of theHoly Milk, with four polychromepaintings depicting the coat-of-arms of the Brotherhood, the Madonna andChild and the reliquary;at the four corners:adamo di giovanni guglielmi(documented in the first half of the 17th century)Four Putti1632painted, gilded and carved wood;130�122�113 cmCollegiate Church of San Lorenzo

Created for carrying the reliquary dur-ing the religious celebrations, it has fullrelief carved Putti at the four corners.In 1762 the palanquin was renovatedand on that occasion the Putti byGuglielmi were readapted (Pesci, 1999-2000). On the four sides, starting fromthe front, there are a painted medal-lion with the Madonna and Child and,on the opposite side, the depiction ofthe reliquary by Genovini, while on thetwo long sides is the emblem of theBrotherhood of the Milk.

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2 - Corridor

Back wall of the corridor

60. tuscan productionAltar crossend of the 18th centurycarved and gilded wood; 200�58 cmCollegiate Church of San Lorenzo

61. tuscan productionPax boardend of the 18th centurycarved and gilded wood;20�15 cm (Redeemer);22�15 cm (Christ in the sepulchre)Collegiate Church of San Lorenzo

In the corridor, to the right of theentrance to the Della Robbia Tempietto

62. florentine productionFrontalfirst quarter of the 17th centurySilk chiselled velvet worked in oneweave with one weft lancé in silver;119�142 cmCollegiate Church of San LorenzoA network layout with closed hexago-nal frames formed by three pairs ofleaves – one with toothed borders anddotted midribs and the other two inprofile – that frame two types of three-flowered bouquets, rising from a pair offacing palmettes. Chequered lobedcrowns highlight the intersections ofthe arboreal frames.This decorative module, as concernsthe precious technique of chiselled vel-vet on a silver cloth, is also icono-graphically documented: the chasuble

worn by Saint Philip Neri in the fa-mous painting Saint Philip Neri’s Vi-sion, executed by Orazio Fidani (1604-1656) between 1655 and 1656 for theChapel of the Prato Townhall.

In the corridor, to the left of theentrance to the Della Robbia Tempietto

63. florentine productionFrontal1679 (?)Chiselled silk velvet in one weavewith lancé weft in silver; 84�229 cmCollegiate Church of San LorenzoThe frontal, made of the same fabric asthe chasuble (cat. 49), but with slightvariations in the decorative module,may have been part of the four- piece-set of vestments commissioned in 1679by the Brotherhood of the Milk for thesolemn celebrations in the honour ofthe relic. On the basis of the notes inthe inventory of 11th June 1726, the set,consisting of three pluvials, two tuni-cles and one chasuble, also included “aFrontal, two pillows and a chaliceburse”. Not listed in the following in-ventories, maybe due to the disrepairof the set, the frontal is mentionedagain in the inventory of 15th Septem-ber 1875, that lists it as “made of silvercloth with velvet floral design”, with aformula that remained unaltered in the1897, 1901 and 1918 inventories.

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3 - Second Hall

The second hall of the museum pro-poses to document, around the Tem-pietto of the Holy Milk relic, recon-structed in the 1970’s, the Della Rob-bia production and stone carvingworks, and some important momentsin the history of the Sanctuary.

64. andrea della robbia(reconstruction secchi-maetzke)Tempietto1490-1499glazed terracotta; 200�60 cm (angels);180�84 cm (saints)Collegiate Church of San LorenzoThe Tempietto, or more exactly Chapelof Saint Mary of the Milk, was deco-rated by Andrea della Robbia with“fired items of his production” (Pesci,1999-2000) between 1595 and 1598.The relic’s chapel consisted of an altarleaning against the counter-facade,protected by a baldachin resting on thealtar wall. Through an iron gate, thealtar was connected with a small roomat the back, commonly called “the clos-et of the relics”, where the Holy Milkwas kept.Dismantled during the restorationwork carried out by Massimiliano Sol-dani Benzi in 1709, the reliefs were re-assembled on an architectural structurefaithfully reproducing the original onein 1970.On the altar wall there is a modern ter-racotta relief of The Madonna sucklingthe Child in the centre, a copy of theoriginal one placed on the main altar

of the church. To the sides, inside twoniches framed by garlands of flowers,there is Saint John the Baptist with acartouche bearing the inscription ec-ce agnus dei tollis pecca and, on theother side, Saint Sebastian. Below, atthe sides of the iron grate, there are twoflying angels.Under the altar mensa, on a blue back-ground, Christ is flanked by Mary andJohn the Evangelist.The architectural structure is decorat-ed inside with a lacunar ceiling and has,in the inner and outer trabeation, a dec-oration consisting of winged putti onan azure field.

65. tuscan schoolPlan of the Collegiate Church andrepresentation of the Della RobbiaTempietto1638ink drawing with watercolour onpaper; 44�34.5 cm (elevation of the Della Robbia Tempietto)58�44 cm (plan of the Collegiate Church)44.5�34 cm (elevation of the counter-facade with view of the Tempiettoand baptismal font)Collegiate Church of San Lorenzo

66. tuscan productionCoat-of-arms of the Brotherhood of the Milk17th centurycarved stone; 70.5�54.5 cminscription: ftaCollegiate Church of San Lorenzo

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67. Martyrdom of Saint LawrenceDated 1283Stone bas-relief ; 84�172 cminscriptions: above, beatus laurentius;along the lower base, (signum Crucis)an(n)o domini mcclxxxiiiCollegiate Church of San LorenzoIt is a lively scene of the saint’s martyr-dom on the gridiron, executed by threearmed men in front of Emperor Deciuswho is sitting on a chair decorated withfalse superimposed arcades. The reliefis of dubious attribution, either to a Tus-can workshop or to Giroldo da Como.It shows a relationship with the scenes,today erratic, depicted in the ParishChurch of Santa Maria in Arezzo andit is being studied at the moment, afterthe restoration carried out by SilviaGualdani from Arezzo in 2005.

68. Della Robbia workshopFragments of the Tempietto covering orfrontal1495-1500glazed terracotta; 63�137 cmCollegiate Church of San LorenzoThe original position of this covering,which imitates drapery, is uncertain. Itwas previously considered an integralpart of the Tempietto but it has recentlybeen related to a lost Della Robbia bap-tismal font which was placed oppositethe Tempietto.

69. andrea della robbiaCoats-of-arms with winged Putti1495-1500glazed terracotta; 71.5�55 cmFaçade of the Collegiate Church ofSan Lorenzo

70. andrea della robbiaThe Relic Consignment1495-1500glazed terracotta; 82�320 cmFaçade of the Collegiate Church of San LorenzoThe grand bas-relief, originally placedon the collegiate church’s façade, de-picts, in the centre, Count GuidoGuerra giving the prior of San Loren-zo the holy relic of the Madonna’s Milk,received from Charles of Anjou, KingLouis ix’s brother, in thanks for his helpin the battle of Benevento (1266).Only virtually present for the event,Charles of Anjou is depicted kneelingand is recognizable for the fleur-de-lisdecoration of his robe. On the left, theretinue of nobles and soldiers movesforward through the crowd, while, onthe opposite side, a procession of cler-gymen is walking towards the churchwhich is barely outlined in the fore-shortened view of the buildings on theright end of the frieze.

71. tuscan schoolFamily tree of the Guidi counts17th centuryoil painting; 200�117 cminscription: in capital letters, alberoet arme de i[llustrissi]mi contiguidi venuti in italia con ottoneprimo imperatore tedesco suo zioCollegiate Church of San Lorenzo

72. cosimo di camillo segoni(documented 1657-1660)Portrait of Count Guido Guerra1658oil painting; 200�117 cmCollegiate Church of San Lorenzo

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On the back wall, to the sides of the Tempietto

73. tuscan productionPair of Lanterns19th centuryEmbossed and silver-plated metal;38�22 cmCollegiate Church of San Lorenzo

74. tuscan productionCandlesticks17th centuryIncised and turned brass;70 cm; 79.5 cm; 75.5 cmCoats-of-arms: on the 70-cm highpair, coat-of-arms with six hillssurmounted by a cross in an ovalfield; on the 79.5-cm high pair coat-of-arms in an oval field with theinitials l. m.; on the 75.5-cm highpair coat-of-arms in an oval fieldwith chalice and hostCollegiate Church of San Lorenzo

from florence to themuseum of sacred art ofthe collegiate church ofsan lorenzo in montevarchi

Nicoletta Baldini

On leaving the centre of Florence andcrossing the Arno River over the Gio-vanni da Verrazzano bridge (one of themost recently built in decades), we turndown viale Donato Giannotti contin-uing into viale Europa. At the end ofthis important thoroughfare we turninto the Via di Rosano and, proceed-ing through the Vallina Gully, we reachVillamagna, where many importantbuildings can be found. Standing outas one of the most important parishchurches in the Florentine territory isSan Donnino a Villamagna. The cur-rent edifice dates back to the year onethousand, when it was erected on theruins of an 8th-century structure. Afterbeing restored in 1930, when thebaroque additions were removed, theparish church regained in part its “aus-tere Romanesque form”. The exterior,“with walls showing courses in alberesestone”, presents “a simple gabled façade[…] with two lowered lateral roofslopes and a portal framed by blocksin white stone” a bell-tower that riseswith three storeys of double-lancet win-dows, and a belfry added at a later date(Ungar, 1999). The interior has a naveand two aisles supported by rectangu-lar pillars surmounted with roundarches and a Gothic ribbed-vault apse.Among the numerous works of art

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housed in the church are: the triptychMadonna with Child and Saints byMariotto di Nardo (dated to 1394-1395)halfway down the right aisle. At thehead of the left aisle is a Madonna withChild between Saints Gerard from Vil-lamagna and Domninus by FrancescoGranacci, a painter who was born rightin Villamagna in 1477 and who wastrained in the workshop of Ghirlanda-io. The panel Madonna Enthroned andSaints can be seen halfway down theleft aisle and is attributed to a memberof the Ghirlandaio family, David. Pro-ceeding once more along the road thatclosely follows the Arno, as we admirethe pleasant and scenic countryside onboth sides of the river, we come to asmall junction on Via di Rosano thattakes us to one of the most picturesqueand unique buildings that dot the riv-er banks: the Gualchiere di Remole,or fulling mills of Remole. The build-ing’s history in its present form – forhousing machines used to full wool –is closely connected to the events con-cerning the Albizi family, one of themost powerful in 14th-century Florence.In the first half of that century, the Al-bizi family spent enormous sums ofmoney for those mills located alongboth banks of the Arno upriver fromFlorence. In fact not only did they pur-chase the fulling mills of Girone, Quin-tole and Rovezzano but also built thestructure in Remole in order to createa network for the utilisation of the riv-er so closely tied to the processing ofwool. The specificity of the Gualchieredi Remole is above all due to themodernity of the plan of the works

that, constructed in 1326, includedtwenty fulling hammers(for beating thecloth in the wool felting phase), divid-ed into five adjacent dwellings suitablefor housing the labourers who workedthere. In 1334 the tower and the colom-baia (a kind of penthouse in the shapeof a dovecot) were added to this origi-nal nucleus, thus giving it the appear-ance of a small village protected by acircle of crenelated walls. There was acommunal area in its centre surround-ed by several buildings including asmall church with a cloister, where thefullers and domestic servants with theirfamilies lived and worked. Although itlost its original importance beginningfrom about 1429, the works were usedas a fulling mill until the start of the20th century, and what makes it so fas-cinating is that the exterior wall struc-ture of the complex still retains its orig-inal 14th-century appearance even afterobvious additions and restorations car-ried out in modern times that do not,however, spoil the original structure(Fabbri, 2004). Returning onto Via diRosano, after a few kilometres wereach, on the right, the so-called Pi-ramidi di Rosano or Pyramids ofRosano, two small, very picturesquepyramid-shaped hills that lead us toRosano, a village that rose up aroundthe important Abbey of Santa Maria,a Benedictine convent that was found-ed, according to tradition, in 780, andthat is mentioned in documents as farback as the early 11th century. Alter-ations on the buildings that comprisethe original nucleus of the abbey tookplace starting from the 12th-13th cen-

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turies up until the 18th century, whilethe church, because of damage it suf-fered during World War ii, was restoredto its original medieval structure. Sincethe nuns are strictly cloistered, visits tothe complex are very limited. The clois-ters are accessible only during the feastof Corpus Domini, while the churchis open only during liturgical services.This three-aisled church with a woodtrussed ceiling houses important worksof art such as a Baptismal Font from1423, an Annunciation by Jacopo diCione, dating back to about 1365, anda triptych by Giovanni da Ponte withthe Annunciation and Saints from 1434.But among the works of art housed inthe church the Crucifix with Stories fromthe Passion and Resurrection of Christ,attributed to an artist who has beengiven the name of “Master of Rosano”,especially stands out. It is dated to 1129with reference to the reconsecration ofthe church. The restoration of the pan-el, executed from 1993 to 2006, furtherenhanced the extremely high qualityof the work – it is the most ancientpainted Cross in wood still existing –and the study that has ensued follow-ing this restoration will undoubtedlyshed new light on its anonymous Ro-man-born author, who, in an extraor-dinarily innovative way, depictedChrist’s features (triumphans) and theevents related to his redeeming Passionwith such great mastery (Monciatti,2007).From here, taking Provincial Road 90towards Rignano we pass (to the left)the castle of Volognano. The villagedominates the point where the Arno

and Sieve rivers meet, offering splen-did views over the Valdarno and Prato-magno areas. Probably erected on a pre-existent Roman settlement, the villagewas first recorded only in 1214, in doc-uments pertaining to the Church ofSan Michele, while the earliest men-tion of the castle is dated 1220. Duringthe Middle Ages the castle was home tothe da Quona family – which later be-came Da Quona di Volognano. In 1304it was destroyed by the Florentine Re-public in retaliation for the owners hav-ing sided with the Ghibelline faction.Even though part of the structure stillreveals its 13th century origins, the cur-rent aspect of the castle is neo-Gothic.The outer walls, with two gates and abattlemented tower, also include thesmall aforementioned Church of SanMichele. Inside the church is the altarpiece by Mariotto Albertinelli - bear-ing his signature and the date 1514 –with the Madonna Enthroned andChild with Saints Peter, Paul, Apolloniaand the Archangel Michael, and theKneeling Client, perhaps identifiablewith Zanobi della Vacchia. The churchalso houses a Madonna and Child oncanvas by Bicci di Lorenzo, datable to1385-1390 but “modernized”, probablyin 1485, and an equally remarkableMadonna of the Girdle once attributedto Domenico Puligo – but now con-sidered the work of the so-called “Mas-ter of Volognano” (Padovani, 2002):“a very important and representativework of early 16th-century Florentineart” (Bencistà, 1999).Still following Provincial Road 90, wereach the town of Rignano sull’Arno.

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Perhaps originally a Roman settlement,as its name(Arinianum) would suggest,the village is mentioned, for the firsttime, in documents from the secondhalf of the 11th century. Strategically lo-cated at an Arno river crossing, it ac-tually stands a little off the Strada deiSette Ponti that runs along the otherbank of the river, partially followingthe ancient route of the Cassia Vetus, athoroughfare famous for the numer-ous and ancient parish churches (Pela-go, Pitiana, Cascia, Scò, Gropina andSan Giustino) that are encounteredalong the way and which, skirting theslopes of the Pratomagno, used to joinFlorence to Arezzo and hence to Rome.Therefore along such road thatbranched off from the main artery, eventhough on the other side of the river,an important place of worship waserected: the Parish Church of San Le-olino which was reconsecrated in 2000after long and complex works that re-stored it to its ancient structure. It hasalso recovered its original works of art,of notable value, that had been kept inthe 20th-century parish church of thetown. The first records of the buildinggo back to 1066. A fine example of 11th-century architecture, with a basilicanplan consisting of a nave and two sideaisles lined with pillars and ending inthree semi-circular apses, the church isembellished by a frescoed polyptychrepresenting the Incoronation of the Vir-gin (datable to the last quarter of the14th century), another fresco, Our La-dy of Consolation, possibly a collabora-tion between Lorenzo di Bicci and Bic-ci di Lorenzo, and the christening font

in glazed terracotta representing theStories from the Life of Saint John theBaptist (approximately datable to 1520)by Santi Buglioni and his workshop(San Leolino a Rignano, 2000).Towardsthe end of the 12th century, a castle musthave been erected in the vicinity of thechurch, subject first to the Sant’Elleronuns and later to the Vallombrosa fri-ars. It was already in a state of declineduring the first half of the 14th centu-ry, when the hamlet, set close to thebridge over the Arno, started to flour-ish under the Florentine Republic, giv-ing life to the nucleus of today’s Rig-nano. Two illustrious figures were bornhere: the humanist Vespasiano da Bis-ticci (1421-1489) and the painter Ar-dengo Soffici (1879-1964).From Rignano, continuing alongProvincial Road 90 towards San Gio-vanni, one must visit Incisa in Val d’Ar-no. The name, (incisa means carved),springs from the “location of the villageinside a steep walled gorge formed bythe Arno river, but once believed tohave been “carved” out by the Romans”(Tigler, 2005). In the lower part of thevillage, near the town hall, stands theChurch of Sant’Alessandro, built in1786 on the site of the oratory of theabolished Company of the Corpus Do-mini. The current building has main-tained the 16th-century front portal ofthe oratory. The single-aisled interiorhas two altars and a vaulted apseadorned with 20th-century frescoes. In1984 a triptych representing the Ma-donna and Child with Saint Michaeland an Evangelist Saint (from theChurch of San Michele in Morniano)

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was transferred here. The work is bythe Florentine painter Andrea di Gius-to who was active during the first halfof the 1400’s and, as attested by thiswork, was influenced by the most cel-ebrated artists of his time: Fra Angeli-co, Masaccio and Paolo Uccello, withwhom he collaborated. Going up ViaCastellana which leads to the so-calledCastello dell’Incisa or Castle of Incisa, wepass, on the right, the Oratory of theCrocifisso del Castello (or Oratory ofthe Crucifix of the Castle). Built orig-inally in 1364 next to a hospital whichcared for wayfarers and the ill, the or-atory is dedicated to a wooden Cruci-fix, thought to be miraculous, that wasbrought here during a processionwhich had started from Florence. Thebuilding houses a small but rich andelegant museum, the local Museum ofSacred Art, founded in 2002, whereimportant works of art are kept; theycomprise paintings on wooden panels,vestments and furnishings fromchurches around Incisa. Among theothers are particularly worth men-tioning: a Madonna and Child on awooden panel attributed to the “Mas-ter of Barberino” (active between 1358and 1369), from the Church of SanLorenzo in Cappiano; a Madonna andChild with Saints Julitta, Cyriacus,Bartholomew and the Client, from the16th century, attributed to Giuliano Bu-giardini (once kept in the Church ofSan Quirico in Montelfi); a Christ Cru-cified in polychrome wood of Floren-tine school, dated from the first twodecades of the 16th century – and there-fore not identifiable with the crucifix

which was at the origin of the creationof the oratory; a Christ Redeemer, incopper, fixed on a wooden panel, exe-cuted by a follower of Ludovico Cigoli,which was originally in the Church ofSanto Stefano in Cetina; a SaintMichael by Orazio Fidani (18th centu-ry); and rich furnishings, silverware,ex-votos and fabrics mostly from the17th and 18th centuries (Caneva, 2004).Among the latter, particularly note-worthy, is a rare and preciously em-broidered cope hood from the end ofthe 15th and the beginning of the 16th

centuries. Leaving the museum andcontinuing towards the higher part ofthe small town, one reaches the Castel-lo, or castle, where traces of the me-dieval structure are still visible andwhere one can see, besides the formerChurch of San Biagio with remains ofthe ancient defensive walls, the housewhich, according to tradition, once be-longed to the family of Francesco Pe-trarca and inside which the poet, bornin Arezzo, presumably spent the firstseven years of his life.From Incisa, following the same StateRoad, we now head for Figline Val-darno. Before reaching the town prop-er, we pass the Sanctuary of the Ma-donna del Ponterosso, built, duringthe second half of the 1500’s (1570), al-so to house a miraculous image – a fres-co of the Virgin Mary Enthroned withChild – now standing on the main al-tar. The work, executed around 1499,was originally inside an aedicule locat-ed in Figline Valdarno. It was producedat the behest of the Florentine Antoniodi Paolo d’Antonio de’ Parigi, who

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commissioned it to a student of PietroPerugino, probably identifiable withthe Figline artist Giovanni di PapinoCalderini (Baldini, 2005). The workremained for a few decades in its orig-inal location, but following the disas-trous 1557 flood, it became necessaryto grant the venerated Madonna a moresuitable home. Thus the sanctuary wasbuilt, in part also with support fromthe Medici Grand Dukes. On one ofthe altars the visitor can also admire asumptuous Madonna and Child withSaints by the Figline artist Egisto Sar-ri(19th century) of whom the Museumof the Collegiate Church houses otherimportant works. From the Sanctuaryof the Madonna del Ponterosso, pro-ceeding along the State Road, we reachFigline Valdarno. This small town isone of the most ancient Florentinewalled lands, the so-called “terre mu-rate”, having been planned in the mid-1200’s when, following the destructionof the “Feghine” castle set atop a hilldominating the river, the FlorentineRepublic decided to promote thegrowth of the small village situated inthe plain below. Provided with defen-sive walls during the 14th century(which are still visible today, althoughfor the most part they have been in-corporated into houses), Figline be-came very important for Florence – itwas indeed considered the city’s gra-nary. Buildings of considerable histor-ical and cultural value can be seen in-side the perimeter of the ancient walls.The central piazza Marsilio Ficino,named after one of the most importanthumanists of the 1400’s who was born

here in 1433, presents the typical struc-ture of a “mercatale”, namely a marketsquare. It is faced (north) by a 14th-cen-tury arcade, part of the 17th-century Os-pedale Serristori; and (south) by theCollegiate Church of Santa Maria start-ed in 1257 at the foot of San Romolo,the small hill overlooking the town. Asconcerns the collegiate church, “thereexists conflicting information regard-ing the origins of the church, whosefoundations would appear to have beenlaid at least 100 years earlier, after thedestruction of the old Figline castle andthat of a church dedicated to SaintMary”, located on the aforementionedhill (Bencistà, 1999). Initially a parishchurch, it received the title of collegiatechurch in 1493, which means a chap-ter was set up there, with a provost andtwelve canons, and could count onfixed revenues. Deeply modified be-tween the 17th and 19th centuries, it wasfreed from its 17th-century additionsduring restoration works carried out inthe last century; however, the churchhas preserved very little of its originalGothic structure, but for the originaldimensions of its single aisle, and itslarge ogival windows. Outside, themost remarkable feature is the fine 16th-century portal, while the interior hous-es various works of art, including aMadonna and Child with Angels andSaints Elizabeth of Hungary and Lud-wig of Toulouse by the so-called “Mas-ter of Figline”, a painting on a wood-en panel datable to after 1317, year inwhich Saint Ludwig was canonized. In-side the 19th-century circular Cappelladel Sacramento or Chapel of the Holy

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Sacrament – which opens to the right –one can admire a Saint Joseph in poly-chrome terracotta attributable to An-drea della Robbia and probably pro-duced between 1505 and 1510.The local Museum of Sacred Art wasset up in 1983 in premises adjacent to thecollegiate church; among other worksto be admired, let us mention the Mar-tyrdom of Saint Lawrence by Cigoli(1590), two small paintings on woodenpanels with Angels (datable to 1480 ca.),which after their restoration have beenattributed to Domenico Ghirlandaioand figured once respectively at the sidesof the above-mentioned Majesty by the“Master of Figline” kept inside thechurch. Numerous precious vestments,hangings and vessels are also displayedinside the museum.Leaving the collegiate church and go-ing towards Via Castel Guinelli, wepass first a group of houses from thelate Middle Ages, and then a villaknown as Casa grande dei Serristori,with its interesting courtyard flankedby two 15th-century open galleries andan Italian-style garden, from where aportion of the ancient 14th-centurywalls with one of the towers are clear-ly visible. Other monuments make avisit to the old town of Figline defi-nitely worthwhile: the Palazzo Pretorio(Magistrate’s building), rebuilt in 1931,with the original municipal tower in-side which is a chapel housing a glazedterracotta of a Madonna and Child withSaints, probably from the workshop ofBenedetto Buglioni. Not far from thePalazzo stands the Church of San Fran-cesco, erected in its current outline at

the turn of the 13th century over thefoundations of a pre-existing con-struction of smaller dimensions. Thefaçade, which shows traces of its orig-inal two-colour pattern, is fronted bya Renaissance portico that continuesalong the left side where it becomespart of the Franciscan convent, whileon the right-hand side the church isflanked by houses dating back to the16th century. A tabernacle representingthe Madonna and Child from theschool of Giovanni Pisano can be ad-mired under the portico at the entranceof the church, where are also a numberof coats of arms. The portico lunetteshave preserved frescoes from the 17th

century. The single-aisled interior, witha transept and three apsidal chapels,has remained faithful to the ancientstructure; however, drastic restorationwork was carried out in the 1920’s,when the Franciscan Friars retook pos-session of the church and convent. Theinner façade shows a series of frescoes,including the Annunciation, the In-coronation of the Virgin, the Crucifix-ion and Saints, Saint Francis, God theFather in Glory, and a smaller Cruci-fixion, all of which, between 1985 and1990, were restored to their originalstate also by removing any pictorial ad-dition. They are datable to the first twodecades of the 15th century and are thework of the Florentine painter France-sco d’Antonio. On the right-hand wallis a fresco attributed to Pier FrancescoFiorentino, that was originally in thecloister, representing the Madonna andChild with Saints Bartholomew and Se-bastian, while the left-hand wall shows

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a fresco from the school of Botticellidepicting the Assumption of the VirginMary Offering her Girdle to SaintThomas, with Saints John the Baptistand Julian. Finally, the sacristy housesa stucco Madonna and Child fromGhiberti’s workshop (dated to between1420 and 1430). Also interesting – thecloister and chapter hall which recordthe importance of the Franciscan foun-dation.Despite these monuments and worksof art bearing testimony to the impor-tance the town held during the Mid-dle Ages, the current town centre hasa typically 19th-century layout, owing tothe remarkable industrial boom thattook place here just in that period.After visiting Figline, continuing alongthe State Road, we reach San Giovan-ni Valdarno. First named San Giovan-ni in Altura, then Castel San Giovan-ni, San Giovanni Valdarno, the mainindustrial centre in the area (at first es-pecially for the exploitation of browncoal or lignite and then for the pro-cessing of metals) was founded in 1299by the Florentine rulers, following adesign traditionally attributed toArnolfo di Cambio, as part of Flo-rence’s “terre nuove” – new lands. Theplan of the town proper, common toall the “terre nuove”, was surroundedby rectangular defensive walls provid-ed with four gates. The walls were lat-er rebuilt in the second half of the 14th

century. Between the two main piazzasof the small town (piazza Cavour andpiazza Masaccio) rises the Palazzo pre-torio (Magistrate’s palace), today theTown Hall, also attributed to Arnolfo

di Cambio, but which was enlargedduring the 15th century and also un-derwent further modifications overtime. Surrounded by a portico restingon pillars, the palazzo is hung by a greatnumber of coats of arms in stone andterracotta, those of the podestà (gover-nors) and deputy governors who heldhere their offices on behalf of Florence.The Basilica of Santa Maria della Gra-zie stands at one end of piazza Masac-cio. This building, which was raised tothe status, first, of a Basilica, in 1929,and then, in 1986, of a Sanctuary, hadbeen erected as an oratory in 1484,fol-lowing the miracle worked in 1479 bya 14th-century image of the Virgin Maryfrescoed “on the outer part of the tow-er rising above the Gate of San Loren-zo, one of the four gates to the castle”;hence the location of the miraculousimage made it necessary “to build theoriginal chapel above the rampart vaultwhich acted as an outer gate so as toleave the access to the street below free”(San Giovanni Valdarno, 1989). Thisposition influenced the successive con-struction of the church, set in a muchhigher position than the piazza. Thebuilding was, first, enlarged, in 1564-1569, by adding a bay to the originalthree and then, in 1720-1725, it was ex-tended by building a large chapelwhich, owing to war destruction, wassubstituted by the current rotundatopped with a cupola. The façade, dat-ing from 1840, is embellished with aportico where is a lunette by Giovan-ni della Robbia representing theMadonna Giving her Girdle to SaintThomas with Saints John the Baptist and

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Lawrence (1510-1513). The Sanctuary isaccessed through a staircase. The mainaltar, dating from 1597-1598, which wasexecuted by Bernardo Buontalenti incollaboration with Matteo Nigetti,houses the work Our Lady of All Graces;this miraculous image, the work of aFlorentine artist from the 14th century,is framed by a Glory of Angels and Viewover San Giovanni, executed by GiulioParigi.To the left are the series of frescoes rep-resenting the so-called Stories from theMiracle of Mona Tancia, namely theepisodes of the event which gave rise tothe creation of the Sanctuary: Loren-zo, a three-month-old orphan, whohad lost both of his parents owing to aplague epidemic, would have certain-ly starved to death if his grandmother,Mona Tancia, by praying to the imageof the Madonna, had not received thegrace to be able to personally breast-feed her grandson. The murals, recentlyrestored, were executed by the Valdarnoartist Luberto da Montevarchi, a fol-lower and collaborator of Pietro Pe-rugino, active between 1502 and 1523,whose artistic profile is slowly resur-facing after centuries of oblivion (Bal-dini, 2005). Among the works of artkept in the church is the painting oncanvas with Saint Joseph and the InfantJesus, executed by another painter whowas born in this small town, Giovan-ni Mannozzi, therefore called Giovan-ni da San Giovanni (1592-1636).The Museum of Sacred Art of San Gio-vanni Valdarno is situated in a build-ing to the right of the basilica. The mu-seum was set up in 1864 in the sacristy

of the sanctuary, where the most valu-able paintings from the churches of thesmall town were gathered. In 1959 itwas rearranged and beginning from1990 it was given a new disposition.Recently it has been transferred to itsnewly renovated seat. Precious works ofart are here on display; among them letus mention the Annunciation by FraAngelico (in room 4) which, original-ly and up to 1979, had been kept in thechurch of the Convent of SanFrancesco in Montecarlo, situatedalong the road leading from San Gio-vanni to Cavriglia. The panel is datedto 1430-1432, namely the period of tran-sition between the painter’s early andmature phases. It is characterized by athorough definition of the space wherethe event takes place, this care goeshand in hand with the sweetness in therendering of the Virgin’s and Angel’sfaces and with the use of a chromaticrange based on soft and luminouscolours. Unlike the frame of the paint-ing which was reconstructed in the 17th

century, the predella is original and rep-resents episodes from the life of the Vir-gin Mary: the Wedding, the Visitation,the Adoration of the Magi, the Presen-tation of Jesus at the Temple and the Fu-neral of the Virgin Mary. Among theworks included in the collection thevisitor can admire other outstandingpaintings. In room 1 is the triptych byMariotto di Nardo, datable to 1400-1405, with Saints James and John theBaptist and Saints John the Evangelistand Anthony the Abbot respectively atthe sides of the Trinity between the Vir-gin Mary and the Magdalene, which was

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originally in the Parish Church of SanGiovanni Battista. In the second roomare found: the Madonna Enthronedwith Child and Saints Anthony the Ab-bot, Lawrence, John the Baptist, Jamesthe Apostle and Four Clients, the work,dated 1453, of Mariotto di Cristofano,brother-in-law of the famous painterMasaccio; whereas the Madonna En-throned with Child and Angel Musiciansis by Giovanni di ser Giovanni knownas lo Scheggia, who was Masaccio’syounger brother; the Angel Musicians,the Saint Ansanus and the Saint Blaise,all part of a large tabernacle dated to be-tween 1435 and 1440 and originallyfound in the Church of San Lorenzo,are the work of Paolo Schiavo. Alsofrom the Church of San Lorenzo, thepanel with the Archangel Raphael andTobias, datable to 1467-1470, is attrib-uted to Giovanni di Piamonte, apainter who collaborated with Pierodella Francesca on the Legend of theTrue Cross in the Church of SanFrancesco in Arezzo; the same room al-so displays a Cristus patiens between theVirgin Mary and Saint Lucy, anotherwork by Mariotto di Cristofano, data-ble approximately to 1420-1425. In theadjoining room (room 3) are a Madon-na Enthroned with Child and Saints bylo Scheggia (dated approximately to1460-1470), a Madonna Enthroned withChild and Six Saints by the Florentineartist Domenico di Michelino, a pan-el dated to the mid-15th century, and fi-nally an Annunciation by Jacopo delSellaio dated 1472. While the fourthroom is entirely dedicated to the afore-mentioned masterpiece of Fra Angeli-

co, in room 5 are worth mentioning:the painting on canvas with the Decol-lation of Saint John the Baptist, the workof Giovanni da San Giovanni(bearinghis signature and the date 1620)and afresco executed in 1621 by the sameartist, detached from the lateral nicheto the right of the basilica outdoor por-tico: the Wedding of the Virgin Mary.The same room also houses the SaintLawrence and Saint John the Baptist byGregorio Pagani, bearing on theirframes the date 1600 and which wereoriginally on the main altar of the sanc-tuary. The Museum also gathers a richcollection of sacred furnishings andvestments, as well as manuscripts be-longing to the Archivio storico or His-torical Archives of the Basilica.Overlooking the same piazza, also note:the 15Th-century small palazzo orPalazzetto Ricorboli, also known as“Palazzaccio”, and, next to it, the 14th-century Church of San Lorenzo hous-ing a polyptych by Giovanni del Bion-do representing the Incoronation of theVirgin, Saints and, in the cusp, the Cru-cifixion, dated approximately to 1374,as well as frescoes from the 14th and 15th

centuries including two fragments at-tributed to the aforementioned Gio-vanni di ser Giovanni, known as loScheggia, brother of Masaccio. At oneend of piazza Cavour stands the ParishChurch of San Giovanni Battista, builtduring the first half of the 1300’s. Theoutside portico on columns adornedwith Della Robbia tondi is from a lat-er period. In the vicinity of the parishchurch stands the Church of the San-tissima Annunziata, which houses a

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Madonna and Child by the Master ofthe Castello Nativity, datable approx-imately to 1460, and two paintings oncanvas by Giovanni Camillo Sagresta-ni: an Annunciation (1684-1685) and aMadonna and Child Offering her Gir-dle to Saints Monica and Augustine.Among the various noteworthy build-ings lining the Corso, let us mentionthe Casa di Masaccio or Masaccio’shouse; the renowned painter who wasactually born in San Giovanni in 1401and prematurely died in Rome at theage of twenty-seven. Now an exhibi-tion centre, the building (a smallpalace) houses the town’s Collection ofModern and Contemporary Art.From San Giovanni Valdarno, head-ing south-west, Cavriglia deserves a vis-it. Setting off either from the centre orthe south part of San Giovanni the roadruns through stretches of woods andat some point on the way one can ad-mire, high atop a hill, the convent ofMontecarlo, a Renaissance complexwhose church is said to have beenfounded by Saint Bernardino; the al-tar piece with the Annunciation by FraAngelico, now at the Museum of theBasilica of Santa Maria delle Grazie inSan Giovanni Valdarno, used to bekept here. After the woods we eventu-ally reach Cavriglia, also noted for itsvast Natural Park. Inside the village,one can visit the old parish church ded-icated to Saint John the Baptist whichdates back to the 11th-12th centuries;modified many times, it now stands asan example of baroque architecture,very unusual for this area and yet re-vealing a certain refinement. The ad-

joining museum is located inside thesmall oratory where are displayed sa-cred furnishings from the 15th to the 18th

centuries, glazed terracotta pieces, anOttoman Cross in gilded bronze of par-ticular interest as well as a small PaxBoard in painted copper with a silverframe manufactured in Limoges in the16th century.Given that the area was an importantcentre for the extraction of brown coal(or lignite) during the 1930’s and 1940’s,employing at one time up to 6,000workers, and that it then became themainstay of the economy of the entireregion during the 1960’s and 1970’s ow-ing to the Santa Barbara thermo-elec-tric power plant, the nearby village ofCastelnuovo dei Sabbioni (west ofCavriglia) has opened the Museo dellaMiniera (Mining museum) – a signifi-cant record of recent history. The diffi-cult labour inside the ore fields is doc-umented through the display of exca-vating tools and other source materials.Resuming the State Road we arrive inMontevarchi. Towards the 11th centu-ry, on the hill (today known as Colledei Cappuccini) which towers above thetown, a castle, which belonged to theFrench feudatories Bourbon Del Mon-te di Santa Maria, was raised in a strate-gic point, right on the border betweenthe Arezzo and Fiesole territories. Be-ginning from the 13th century the afore-mentioned castle became the proper-ty of the Guidi counts from the Casen-tino area, under whose dominion it re-mained until 1254, when it was sold tothe Florentine Republic; then it passedagain into the Guidi’s hands until, in

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1273, it was given to Florence once andfor all. During the 13th century a mar-ket place (the market of the castle) rosein the valley floor which, in time, be-came a village, following the typical de-velopment of the centres created alongimportant thoroughfares, as was theCassia Vetus (now Via Roma) for thefuture development of Montevarchi.After various assaults suffered in the13th and 14th centuries, in 1328 Florencefortified the village with strong walls,straight on the long sides and curvedon the short ones, with two toweredgates (the Arezzo Gate and the Floren-tine Gate). Of these old buildings, inthe northern end of the walls, remain:the keep and, near the Arezzo Gate,“there is a barbican and a bridge on theDogana stream, protected by smalltowers, which connected the villagewith the outer market place” (Massi-nelli, 1998). During the 14th centurythe centre increased and such devel-opment, attested by the constructionof new places of worship, continuedalso at the time of the Medici GrandDuchy, since Montevarchi, still hold-ing an important strategic role, becamethen a prominent agricultural andmanufacturing centre.The Collegiate Church of San Loren-zo, standing in the town centre, record-ed as early as the end of the 12th centu-ry, was completely rebuilt, between1706 and 1709, carrying out the projectby Massimiliano Soldani Benzi, asculptor, medallist and architect bornin Montevarchi (1658-1740). Thus thechurch was enlarged, the floor level wasraised and the architect “drew the

whole attention of the visitor on thechapel of the main altar, which hous-es, behind two doors in gilded wood,the relic of the Holy Milk. Followingthese alterations, the church, which isstill dedicated to Saint Lawrence, be-came thus a Marian church” (Bone-chi, 1998). Therefore, from the mainaltar by Gherardo Silvani, the eye ofthe faithful is drawn to the cupola bythe sculptures of Giovanni Barattafrom Carrara. Between 1720 and 1722Matteo Bonechi frescoed the cupolawith the Assumption of the Virgin Maryin Glory with Saints and the Holy Trin-ity, which, covered with plaster alreadyin the late 18th century, has recentlybeen brought back to light. At the timeof the re-edification of the church bySoldani Benzi, both the Tempietto byAndrea della Robbia, which used tocontain the aforementioned relic of theHoly Milk, and the baptismal Fontwhich was in a chapel on the left, op-posite the Tempietto, were dismantled.The latter, now housed in the Museumof Sacred Art of the Collegiate Church,has been faithfully reconstructed onthe base of the graphic documentationavailable.On the left of the Collegiate Churchstands the Palazzo Pretorio (Magis-trate’s office) rebuilt in modern timesbut having on the façade a series ofpodestà coats of arms dating back to the15th century. The 18th-century PalazzoMartini, facing the Collegiate Churchin the piazza, is possibly one of the mostimportant buildings in the small town.Turning into Via Poggio Bracciolini wecome across a few remarkably interest-

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ing buildings, such as the Church ofSan Lodovico. This building, whichwas erected by the Franciscan friars in1327 and subsequently embellished andenlarged in 1629, presents a rich altarin polychrome marble as well as a choirin carved wood. Following the sup-pressions, in 1821 the convent of SanLodovico, which forms an integral partof the Franciscan foundation and hasa beautiful cloister dated to 1471 in thestyle of Michelozzo, passed into thehands of the Accademia valdarnese delPoggio. The current seat of the Accad-emia, founded by the humanist Pog-gio Bracciolini (1380-1459), houses a li-brary, consisting of 20,000 volumesamong which are also manuscripts and16th-century books, and the Museo diPaleontologia or Museum of Palaeon-tology displaying finds which are main-ly from the Upper Valdarno. Monte-varchi is characterized by a surprising-ly large number of Art Nouveau-stylebuildings. One of the most striking andrare examples in Tuscany is Villa Masi-ni in Via Pestello, which, being a pri-vate residence, is not open to visitors.This building, constructed between1923 and 1927 for Angelo Masini byProfessor Giuseppe Petrini and the ar-chitect Luigi Zumkeller, has threefloors and a corner tower, and is rich-ly decorated with wrought iron worksand polychrome terracotta.Another example of a private homecharacterized by a delightful decora-tivism is Palazzo Galeffi (in Via Am-miraglio Burzagli), also designed, atthe end of the 1920’s, by Petrini andZumkeller.

It is a “typical building of lingering ro-mantic taste” and ultimately, “of af-fected neo-medieval eclecticism” but,precisely, “ennobled by the refined dec-oration that abounds both inside andoutside” (Montevarchi: Dal Liberty alDéco, 1988). The palace houses the Gal-effi Museum of Modern Art, a privatecollection donated to the Municipali-ty, which gathers works by the artistErnesto Galeffi from Montevarchi. Inthe same street there is the Church ofSanta Maria del Giglio, built between1575 and 1578 to house a 15th-centuryfresco depicting the Virgin Mary andChild between Saints John the Baptistand Peter, much venerated and origi-nally located in a tabernacle on thebridge over the Giglio stream. Overtime the building was enlarged withtwo lateral chapels and later, in 1602,an arcade, open on three sides, wasadded to the exterior.

The surroundings of Montevarchi

On leaving Montevarchi, headingsouth, we make a detour and reach Ca-poselvi lying on a hill along the roadwhich links Valdarno to Val d’Ambra.It is an ancient fortified castle, a fief ofthe Guidi counts, and it was the sceneof harsh battles between Arezzo andFlorence. This village retains traces ofthe fortifications and a gate with theadjoined Parish Church of San Loren-zo, restored in 1771. Still heading south,after Mercatale Valdarno, taking a sec-ondary road, we reach Galatrona. Herestands an ancient parish church, alsocalled of Petrolo, dedicated to Saint

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John the Baptist, whose current struc-ture, dating back to 1324, rose on amuch older religious building. Boththe façade, in alberese limestone andsandstone, and the bell gable show thesigns of a renovation datable to the firsthalf of the 16th century. The interior,with a nave and two aisles, houses awonderful baptismal Font commis-sioned to Andrea della Robbia byLeonardo Bonafè in 1516. The hexago-nal font, in white and polychromeglazed terracotta, presents, in the sixpanels, stories from the Life of John theBaptist. On the main altar there is a ci-borium in white glazed terracotta (withthe polychrome coats-of-arms ofBonafè): it consists of a hexagonal basesurmounted by a cupola and six pan-els which depict some Saints stylisti-cally attributed to the workshop of theDella Robbia, that is the reason why itis supposed to have been a companionpiece to the baptismal Font. In front ofthe parish church, on a slightly higherlevel and in a magnificent panoramicsetting, there is the Fattoria di Petrolo(farm estate) with the beautiful coun-try villa designed, in the first years ofthe 18th century, by Massimiliano Sol-dani Benzi (an artist from Montevarchibut mainly active in Florence). On thetop of the hill, also reachable by carnow, we can admire a solitary Tower,which overlooks the Valdarno and theridge of the Chianti mountains.It is the last trace of the ancient castleof the Guidi counts, originally part ofthe Viscounty of Val d’Ambra, whichlater became the property of the Tar-lati family. In 1335 the castle became

part of the Florentine domain, andtherefore, during the 16th century, it wasinvolved (together with the whole ofVal d’Ambra) in the fights againstSiena. It gradually lost importance;since 1992 this area has been listed as“archaeological site”.Once back on the state road, we pro-ceed towards Bucine. The historicalcentre of the town, the old castle, standson top of a hill along the course of theAmbra. Parts of the ancient walls arestill visible, while a building (at nos. 15-17 Via Castello) contains a structurethought to be part of the Guidi counts’stronghold.In the higher part of the castle standsthe ancient Parish Church of San-t’Apollinare which, partly damaged in1710, lost importance and was reducedto the status of a chapel. It was greatlyaltered with the 1950’s renovation,while already in the 18th century theChurch of San Giovanni Battista hadbecome a parish church with the nameof Sant’Apollinare. The building wasprobably built at the behest of a mem-ber of the Conti family from Florenceand in 1581 another member of thesame family had it enlarged. The spa-cious interior is particularly notewor-thy; it consists of a nave and two aislesseparated by grey sandstone columnshaving capitals surmounted byBrunelleschi-style dadoes showing theContis’ coat-of-arms.In Pogi, a village near Bucine, besidesthe parish church dedicated to SaintDonatus and some remains of the cas-tle which was under the dominion ofthe Guidi counts (and, like Caposelvi,

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part of the Viscounty of Val d’Ambra),there is a famous Bridge over the Am-bra which has ancient foundations anda Romanesque cambered structure.Continuing southward we recommendto visit Badia Agnano. The village, onthe upper part of a hill overlooking thevalley of the Trove stream, rose on thefew ruins of an ancient castle, of whichsome parts still remain: the walls andthe gate. From the square, going alongVia Trento, we reach the Abbey of San-ta Maria (originally Benedictine, it lat-er passed to the Camaldolese order),maybe dating back to before the yearone thousand, even if it was later re-founded. It is a typical example of Ro-manesque architecture with a Latincross plan, a single aisle, a juttingtransept, and three apses (of which thetwo lateral ones smaller), while the sim-ple façade is made of big blocks of sand-stone.On the road from Badia Agnano toPergine Valdarno we find the ParishChurch of San Pietro a Presciano, doc-umented in a 1028 record, even if manyscholars consider this building of ear-ly Christian origins for a number ofreasons: because of its toponym (Pres-ciano), its dedication to Saint Peter andalso for its location along the Romanroad which connected Arezzo andSiena. Even if the building underwentvarious transformations in the courseof the centuries, its structure, with asingle aisle and a wood trussed roof,has remained almost the same since itsfoundation despite the addition ofeight chapels (the majority of whichdo not exist any more) between the 15th

and the 18th centuries, and a subsequentrenovation in late neo-classic Tuscanstyle. By appointment it is possible tovisit a collection of sacred furnishingsin the rectory.On the same road we come alongPergine Valdarno. This castle, alreadyexisting in the 11th century, originallybelonged to the Abbey of Prataglia, itsubsequently passed to the Abbey ofAgnano in the 12th century and, fromthe mid-14th century, became part ofthe Florentine domain. In the smalltown are found the Church of SanMichele Arcangelo and the Museumof Industrial Archaeology with docu-ments, photos and machinery of thelocal industrial history. Together withthe municipal districts of Laterina,Montevarchi and Terranova, the terri-tory of Pergine is part of the NaturalReserve of the Valle dell’Inferno andBandella, characterized by a thick veg-etation, with various species of treesand reed thickets, that frames a lake ofclear water. Continuing northward andthen eastward, we reach Laterina, a vil-lage which developed starting from the11th century. The Commune of Arezzotook possession of this castle in 1272 inorder to oppose the territorial expan-sion of Florence in Valdarno. For morethan a century the castle of Laterinawas the theatre of bloody battles be-tween the two towns which ended upwith the Florentine Republic’s con-quest of Arezzo and its territory. Froman artistic point of view, the historicalcentre, which lies on a hill overlookingthe Arno Valley, is perfectly preserved.The walls enclose the small town which

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is divided, in the older part, by threeparallel streets. The one “in the middle”goes eastward to the Stronghold, andwestward to the Guinigi Tower. In thecentre rises the Church of Santi Ip-polito e Cassiano which has been giv-en the name of the ancient parishchurch that stood in the surroundingsof the village. On the outside of thebuilding there is a fragment of a Romanmosaic coming exactly from the an-cient parish church. The church hous-es a remarkable painting: the Madon-na and Child with Saints Dominic andCassian by Domenico Puligo. Just out-side Laterina, (on the ancient Via Vec-chia Aretina) stands the grand Villa diMonsoglio, that has various frescoedrooms and a large Italian-style garden.Still heading north-easterly, crossingthe Nature Reserve of Ponte Buriano-Penna, we arrive in Castiglion Fiboc-chi, a village situated along the routeof the “Strada dei Sette Ponti”. Firstthis ancient village was feoffed to thePazzi family by the Guidi counts in the12th century and then, in 1384, it passedto the Florentine Republic. Higher upin the historic centre, characterized bynarrow alleys, are found: parts of thedefensive walls with the 12th-centurygate named Porta Fredda, the TownHall, enlarged in 1863, and finally theChurch of Santi Pietro ed Ilario whichhouses a Madonna Enthroned withChild and Saints (now lost but pre-sumably a bishop saint and SaintMichael the Archangel), a work fromthe first decade of the 16th century, at-tributable to the Arezzo painter Ange-lo di Lorentino, the son of an impor-

tant painter who collaborated withPiero della Francesca on the cycle ofthe True Cross in the Church of SanFrancesco in Arezzo.

Acknowledgements: Lucia Bencistà, CeciliaFrosinini, Cecilia Ghelli,Giuseppe Lettieri,Alessio Monciatti, Gloria Papaccio, RosannaProto Pisani, Giuseppina Carla Romby, Giu-liana Righi, and Lorenzo Tanzini. We would es-pecially like to thank the Directors and staff ofthe Kunsthistorisches Institut of Florence.

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artistic crafts, fine foodand wine in upper valdarno

Maria Pilar Lebole and Benedetta Zini

As it follows its course from the Prato-magno massif to the Chianti hills, theArno runs through a natural reserveknown as the Valle dell’Inferno e Ban-della, rich in English and Turkey oakwoods, willow trees, cotton-woods, andholm-oaks which occupy the slopes ofthis long gorge of artificial basins. As itnears the narrows of Incisa the gorgeseems to end but it widens again in theArezzo province, eventually englobingthe territory where the Ambra, left af-fluent of the Arno towards Siena, flows.The itinerary we recommend for thediscovery not only of the historic andartistic splendours of the Arno valley,but also of its traditional crafts, devel-oped long ago but still well alive,stretches along about 40 kilometres ofroad: it can be covered via highway A1 (also known as Autostrada del Sole)between the tollbooth of Firenze sudand that of Valdarno, or following theArno valley from Florence first, alongthe Via Aretina and then, past Pon-tassieve, going up (left) towards Val-lombrosa and down again until Rig-nano – or else eastward to Reggello, Pi-an di Scò and Castelfranco di Sopra.From a historical point of view, theUpper Valdarno is a territory rich inparish churches and castles, and strate-gically important for its “terre murate”(walled lands).

First ruled by the Counts Guidi fromthe Casentino area, and later (from the13th century) by the Commune of Flo-rence, these “terre murate”, or villagesprotected by defensive walls, present atypical perpendicular street plan andup until today testify how history haspreserved the culture of the local peo-ple, admirable examples being the vil-lages of Incisa, Figline, San Giovanniand Montevarchi.The scenery that surrounds us alongthis stretch of road is multi-faceted: soli-tary slopes covered by oaks, chestnuts,conifers and beeches; then – if we go allthe way up the tortuous road to thehighest summit of the entire Prato-magno massif (Mount Pianellaccio,1,593 metres high) – fabulous views overTuscany ranging from the Apuanmountains, Mount Amiata, the Chi-anti hills right up to the towers of SanGimignano and finally to the Valdarnolandscape bordering the ancient CassiaVetus which corresponds to today’s Viadei Setteponti or Strada dei Sette Pon-ti (namely Seven Bridges Road), whichwill be our route for this itinerary.A constant feature throughout the ter-ritory are the crags, a phenomenoncaused by erosion along the foothillsof the Pratomagno ridge, assuming pe-culiar shapes: crevices and gullies, fas-cinating for the contrast between theirsharp angular contours and the warmshades of the matter which during thesummer months, at sunset, takes onunmistakable red and orange nuances,characteristic of this land.These clayey gorges are just one out ofmany protected areas inside Valdarno,

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while the lower valley is home to manyindustrial plants which line the road incertain stretches; other zones testify theongoing economic development in thearea (such as the stretch of ProvincialRoad 11 Lungo l’Arno known as Acqua-borra running from Terranuova Brac-ciolini towards Arezzo, across the no-torious “Levane dam” which was thecause of the tragic flood that hit Flo-rence in 1966). Small rural villages dotother parts of the territory such as alongthe Strada dei Sette Ponti that runs allthe way to Arezzo and is one of themost picturesque routes in the Arnovalley. Here a walk along the mountainpaths is highly recommended, to wit-ness the landscape variations from thefoothills to the top of the Pratomagno.The patchwork scenery includes shrubsand woods dominated by oaks, beech-es and fir-trees; vineyards planted oneven ground and terraces interspersedwith vast expanses of pasture fields andpatches of cultivated fields showing theneat lines of ploughing or else thecolour of young shoots or that of ma-ture crops, and then again olive groves,and in the springtime picturesque spotsof blooming yellow broom(ginestra inItalian but locally called “maggio”).The central part – that which is cutthrough by the Autostrada del Sole andthe straight railway line – is unques-tionably the economic hub of the area,among the most industrialized in Tus-cany. It consists mainly in small andmedium manufacturing enterprisesand, for the last two decades, has alsobeen home to a number of industrialplants now producing world-famous

designer clothes and accessories bear-ing leading brands in the sector. Be-sides the production of clothes, leathergoods and accessories, very widespreadin Tuscany, a now minor productionof glass and crystal centred around SanGiovanni Valdarno still lives on. Thetown was founded around the 13th cen-tury and up until today glassware hasremained influential on local econo-my, although its production obvious-ly now relies on less craftsmanlikemethods than in the past. The metic-ulously manufactured glass objectsrange from artistic stained-glass win-dows to Tiffany-style lamps and deco-rative furnishings in melted glass, notto mention hand-painted and engravedglassware.Montevarchi itself deserves a visit:strolling through the centre, we comeacross interesting examples of Art Nou-veau architecture. We pass the keepcalled Torre del Cassero which plays hostto an exhibition of sculptures from the19th and 20th centuries, and reach piaz-za Benedetto Varchi, where the city’sseats of political and religious powermeet. The fine local restaurants offer ahost of typical meat dishes, such as astew called stufato alla Sangiovannesehere too presented as a local speciality,arrosto girato (roast meat on a spit), andthe typical Valdarno chicken preparedwith tomato sauce.They also serve the popular Tuscansoups, from pappa al pomodoro to mines-tra di pane and the famous ribollita.Whereas in San Giovanni even salamiis made in a particular way, resulting inthe local barese, a typical salami, and

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rigatino, a special type of very tasty ba-con. The Pratomagno area is renownedfor its prosciutto and chestnuts, as wellas for its Tuscan antipastos such as cros-tini neri (canapés with chicken-liverpâté) and the simple fettunta – a sliceof bread lightly seasoned with fresh gar-lic and a trickle of olive oil, topped atwill with haricot beans.Olive oil in this area deserves a specialnote: from Florence to Arezzo the en-tire Valdarno is rich in olive groves, al-though the most distinguished areasare those of Pontassieve, Reggello(which is host to the “Rassegna dell’O-lio Extravergine di Oliva di Reggello ePratomagno” or Reggello and Prato-magno Extra Virgin Olive Oil Exhibi-tion) and Pergine Valdarno. Equallyfamed is the oil from the Ambra hillsand the Pratomagno.The Valdarno cuisine has managed topreserve a now famous bean, the prizedfagiolo zolfino, preventing it from beingsupplanted by the more common hari-cot and toscanelli bean. King of the Val-darno and the Setteponti district, thesmall round yellow legume with a thinskin is mainly cultivated in the territo-ry between the Arno river and thePratomagno mountains. On the west-ern side of the mountain, the area ofproduction comprises the municipaldistricts of Castiglion Fibocchi, Late-rina, Loro Ciuffenna, Terranuova Brac-ciolini, Castelfranco di Sopra, Pian diScò (in the province of Arezzo) andReggello (in the province of Florence);the zolfino bean is cultivated on hillsand foothills, for it grows well in bar-ren and dry land while it cannot sur-

vive in the plain, where water stagnates.Sowing takes place in spring, often onthe terraces planted with olive trees andby now the zolfino bean has become aselect product owing to the small quan-tities produced and the high marketprice. Also beware of imitations: thegenuine fagiolo zolfino is grown exclu-sively in this area!The cooking of these beans with thinskin requires from 3 to 4 hours, or evenmore, until they become thick andcreamy. They are good boiled, seasonedwith extra virgin olive oil (better ifstrong and fruity), and served on toast-ed Tuscan bread or as a side dish witha Bistecca (steak) alla Fiorentina.A very popular way of cooking the zolfi-no bean, especially in the past, was in-side a flask. Water, oil, salt, chilli pep-per, sage and tomatoes were added tothe beans and the flask (deprived of itsnarrow neck) was placed inside the fire-place among the ashes still hot from thefire. Water was added from time to time,being careful not to overfill the con-tainer to avoid wetting the outside ofthe bottle, lest it would burst instantly.As is well-known in traditional coun-try uses, zolfino beans, just as the hari-cot beans, are excellent inside ribollita(a soup made with vegetables and stalebread) and on the fettunta, also the dayafter they have been cooked.Today, rescued from impending ex-tinction, it is grown on approximately30-40 hectares, and farmers produceno more than 2000 to 3000 kg of pro-duce, too small a quantity to satisfy thegrowing demand. For the promotionand conservation of the zolfino bean, a

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work group was formed, to which par-ticipated Associazione Ente Fiera withthe Setteponti project, Agenzia Arsia ofthe Tuscan Region and the techniciansof the Italian Farmers’ Associations ofColdiretti, Cia and Unione Agricoltorito promote experimentation, im-provement of agronomic techniques,tasting gatherings, and broadly speak-ing to involve consumers and produc-ers in the safeguard of this product (theUniversity and Province of Arezzo, thePratomagno Comunità Montana,restaurant owners, the growers, ArcigolaValdarno, and others also take part inthe initiative).Also poultry is of utmost quality, andfree-range par excellence. As beautifulto look at as they are good to taste, thechickens are all white-feathered withred crests and wattles, and are knownas “Valdarno chickens”. The race rearedis Valdarno Bianca. The flesh is firmand tasty, and well suited for many dif-ferent recipes, bollito (stew), arrosto(roast), fried or used to make sugo(sauce).Since 2001, a group of breeders underthe guidance of Arsia Toscana, in col-laboration with the Universities of Flo-rence and Milan, have been workingon promoting and preserving the race,defining its standards and controllingthe species selection.Regarding meat, a typically Tuscan dishcommonly found around here at coun-try fairs or at the weekly market isporchetta – an entire piglet cooked ona spit. Following the recipe, the pig isstuffed with spices and aromatic herbs;when ready, porchetta is cut into slices

and eaten between two slices of bread.As everyone knows, “del maiale non sibutta via nulla” – everything is ediblein a pig, nothing goes wasted, and in-deed, also around here, just about everypart is eaten, either lean or fat, up to thecrispy crust which is the best part, “thepriest’s delicacy” as goes the local pop-ular saying. Monte San Savino’sporchetta is famed for being one of thebest. Each year in September, the town(in the province of Arezzo) holds its fa-mous fair called Sagra della Porchetta.The vitality of the local villages is evi-denced by the numerous country fairsand folkloric events held throughoutthe area, especially during the summermonths. Thus, on summer evenings,the Bucine castle hosts a number ofconcerts and other musical events,while in May Castelfranco di Sopra or-ganizes its Festa della grandine (hail);Laterina a Christmas crib exhibition;Montevarchi and Terranuova Bracci-olini antiques fairs; Pian di Scò thePalio degli Arcieri (an archers’ race) andthe Fiera Nazionale degli uccelli da richi-amo (National Fair of Call-Birds).Then, on the first days of September,each village holds celebrations for For-giveness, and Figline Valdarno is hostto the San Rocco Palio (a horse-race)combined with the Hazelnut Festival;not to be missed in February, theCarnevale dei Figli di Bocco parade inthe old centre of Castiglion Fibocchi,with costumes and masks from theVenetian tradition. A group of womentailor in the village have set up a smallamateur enterprise and create costumesfor this unique carnival, each one

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meticulously made, beautiful and em-broidered by hand.

From Florence to Montevarchi

Different roads connect Florence toMontevarchi, the fastest being nodoubt the Autostrada A 1 towards Arez-zo. An interesting optional route is theroad that goes by San Donato in Col-lina and continues upward from Bag-no a Ripoli, passing villages such asMeoste, La Croce, l’Arco del Camicia,la Fonte del Pidocchio (from wherestarts the old road to Apparita – left –since for those travelling from Val-darno, this was the point where Flo-rence appeared to sight for the firsttime), La Corte, Osteria Nuova, LeQuattro Vie, San Donato in Collinafollowed by the 18th-century villa Torrea Cona after which, driving past Troghiand Cellai, one descends to Incisa.For those who wish to follow the “SettePonti” Provincial road, the stretch fromRosano to Incisa can be done follow-ing the Arno river along Via Aretina.Past Pontassieve, which remains in sightfor a while, the road goes up towardsthe Vallombrosa mountain. Here thevalley widens and one finds Rignano,while Reggello remains on the left sideof the mountain; surrounded by a fab-ulous park, Villa Sammezzano domi-nates the landscape from the top of ahill. The road then reaches SanClemente, and past the villa of Leccio,a place which is well-known for itsmany outlets offering Italian designerclothes at discount prices, we reachCiliegi and finally Incisa.

Along this stretch of road, named SettePonti or Cassia Vetus, we recommend ashort stop at the fortress of Incisa, oncea destination for wayfarers, traders andpilgrims, as well as a visit to the Muse-um attached to the Oratory of the Cro-cifisso.A hospitable tourist destination, thearea has plenty of Bed & Breakfast andAgriturismo accommodations for thosewishing to explore the nearby coun-tryside.Following a straight line parallel to theriver (left), we reach Figline Valdarno.As we go beyond the town in the di-rection of San Giovanni Valdarno, werecall how the iron and steel industrydeveloped in this territory from the 15th

century on. In 1872, precisely in SanGiovanni, the Società Italiana per l’In-dustria del Ferro, later Società delle Fer-riere Italiane, was founded, which in1914 employed more than one thou-sand workers. First iron production,then steel as well, and by the early1900’s the first thermoelectric powerplant, functioning with lignite, wasopened. But one of the most impor-tant industries in San Giovanni is glassproduction which can be dated backto the early decades of the 19th centu-ry. The first glassworks factory was setup in Poggio della Ciulla for the mak-ing of sheets of glass. Eventually, thistype of processing gave birth to differ-ent specializations, among which theproduction of high quality crystal andartistic glassware. Up until today, fac-tories such as Arte Arredo export theirproducts all over the world. Anotherenterprise well-known for the excel-

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lence of its products is IVV – IndustriaVetraria Valdarnese soc.coop.a.r.l. –which counts today about 150 workersand produces approximately two mil-lion pieces a year, out of which almost50% is exported around the world.Styles range from contemporary toclassic, including ethnic, neo-roman-tic and “fusion”. Another interestingfeature is the fabrication of unleadedglass: by getting rid of polluting sub-stances, the enterprise produces envi-ronmental friendly glass without af-fecting its quality. In San Giovannitheir products can be bought at the IVVshop, a large retail outlet.Textiles have been another importantline of industrial activity in San Gio-vanni, especially from the mid-19th cen-tury to the period after the SecondWorld War.Linen, hemp, cotton ribbons and rab-bit-hair yarn, together with the morecommon processing of wool, have giv-en work to a large number of labour-ers, subsequently absorbed into themanufacturing of knitted goods andshoes. Up until today, the most im-portant sectors of local economy arethe manufacturing of shoes, leathergoods, clothing and fabrics.Between piazza Masaccio and San Gio-vanni Valdarno’s train station, we rec-ommend a stop at Osteria dell’Angelo,a small restaurant offering tasty typicalValdarno dishes including homemadepasta and strictly chianina beef, suchas the typical Stufato alla Sangiovan-nese, and zolfino beans.Stufato, or stew is a simple and tradi-tional peasant dish, handed down by

the housewives of San Giovanni. Thereis even a popular rhyme recalling itslegendary origins:

«Racconta una leggenda che una donna,per onorare meglio la Madonnafece un piatto forte e assai drogatoche battezzò col nome di Stufato […]»

(“There was a woman who / to better ho-nour the Madonna / prepared a hearty andspicy dish / which she called Stufato […]”)

Stufato requires a certain amount of pa-tience and good will, to which must beadded, in adequate measure, spices,cloves and nutmeg, chopped parsleyand onion. Lightly fry this mixture inolive oil and stir in the stewing meat(from the leg); then cook in an earth-enware pan.

«[…] Questo piatto che viene da lontanoSaprà ridarti quel rapporto umanoE far capire anche al più somaroChe il tempo è vita e che non è denaro».

(“This age-old dish / will bring you backto human friendship / and even the mostthick-headed will right away conceive / thattime is life, not money”.)

Remaining in the old town, in ViaGaribaldi, the Antico Forno, producesbaked goods for a number of othershops in the surroundings. Specialitiesinclude first quality bread baked in awood-burning oven and the famousschiacciata al metro. For those with asweet tooth, not to be missed are thefrittelle and cenci during the Carnivalseason, which in San Giovanni is cele-brated with fancy dress parades andcarnival floats. Another treat is pan-cosanti, prepared with raisins, walnuts

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and allspice, a typical Chianti sweetfrom the Siena area, here in a deliciouslocal version; and finally fantoccia alarge Befana-shaped biscuit originallyfrom the area around Incisa and Lev-ane that is also prepared in San Gio-vanni as part of the Epiphany celebra-tions. The delicacy, made of short pas-try, can be either in the shape of a fan-toccia or of a cavalluccio (another typeof small cake)and is sprinkled withcolourful bits of sugar, small pieces ofchocolate, sugar-coated almonds andother sweets, to be offered to childrenon the morning of January 6th.Few craftsmen’s workshops can still befound in Montevarchi’s old quarter,though we do come across an uphol-sterer’s shop and a jeweller’s shop calledMonini Gioielli that also makes repairsand custom-made jewels. In Via Ro-ma, Francesco Modena has a beautifulgoldsmith’s shop with a window dis-play of magnificent pearls and ambers.The shop’s furniture, in carved wood,enhances the taste and workmanship ofa true artistic craftsman.A fine restaurant in the historic centreof Montevarchi is Da I’Frasca; tradi-tional decor and as house specialities -tagliata (roast beef ), select cheeses, anda wine list with two hundred labels.They offer a tasting menu that changesaccording to the season, besides a menuà la carte.Past Montevarchi, the recommendedroute is to go from Terranuova Bracci-olini towards Castiglion Fibocchi,along Via dei Sette Ponti. TerranuovaBracciolini, birthplace of the human-ist Poggio Bracciolini, dates back to the

1300s. Today, it is an important man-ufacturing centre of Upper Valdarno.If economy was once centred aroundagriculture and cattle-breeding, dur-ing the 18Th and 19th centuries wool fac-tories for the making of woollen cloths,as well as dye-works were established inTerranuova.In the small town, the restaurant Il Pi-ano (of the Bonaccioni farm at La Pen-na) serves delicious food, as does Oste-ria dell’Acquolina on the Sette Ponti roadin the direction of Castiglion Fibocchi.An example of traditional craft in thearea, unfortunately practically disap-peared today, is stone-cutting. Until af-ter the Second World War, the territo-ry counted seven quarries and aroundone hundred stone-cutters. Today, Biridi Paolo Fabbroni is the only workshopleft in Valdarno to hand down the an-cient manual skill of stone-cutters.For those wishing to savour the taste ofgenuine homemade pasta, prepared asin the old days, the firm Carmignani of-fers a vast range of varieties: tagliatelle,tortellini, ravioli with aromatic herbs,and truffle crespelle (or crepes)are justa few of their specialities.Let us now move on from TerranuovaBracciolini towards Arezzo, followingthe road that passes by Castiglion Fi-bocchi. Between one village and an-other along the Sette Ponti road (Re-gional Road 69), one can still admiretoday, set on vast expanses of levelground, ancient tobacco dry-housescalled “tabacchiere”. During the secondhalf of the 18th century, the cultivationof tobacco was widespread in the area.The leaves picked from these vast fields

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were gathered inside the large build-ings where they were put to dry. Thesevery buildings have been ably trans-formed today into residential hotelsand apartments for tourists.Leaving behind the medieval villages ofValdarno, where a number of medievaltower-houses can still be seen, we nowreach an area which is instead rich incountry houses built at the time of theLorraine dynasty and provided withdovecot, porch and loggia. They doleave space, however, to small medievalvillages such as Borro in the vicinity ofSan Giustino Valdarno, where the vis-itor can enjoy a stroll or a stay in a pic-turesque, skilfully restored place. His-tory and traditional crafts mingle in thetiny fortified village centre surroundedby natural gullies (or calanchi). An ex-hibit that will please children and adultsalike is a large-scale reproduction of themanger-scene in Bethlehem, with ex-amples of ancient trades and activitiesfrom the past. Hand-crafted by theparish priest after whom the main pi-azza was named, it welcomes the visi-tor inside one of the buildings facingthe small piazza; next to the main scene,self-moving figures made of wood andpapier-mâché are displayed insidewooden boxes about the size of old tele-vision sets. The scenes include passagesfrom the story of Pinocchio and mod-els of ancient crafts linked to rural life,farming and particular tools, in a wordto all which today has virtually disap-peared. In Borro you will also find shopsselling top-quality artistic handicraftssuch as shoes, jewels and objects inwrought iron.

Leaving Borro, we follow the road fromSan Giustino Valdarno to Laterina.Built atop a small plateau, in the Mid-dle-Ages the castle was home to theUmbertini lords, rivals of Florence. Theancient village, whose name apparent-ly comes down from the Latin later, la-teris, meaning “brick”, unfolds alongthe hill, and a walk along the ancientcastle walls is rewarded with splendidviews over the valley-floor towards theArno river, as well as of the Pratomag-no massif and its characteristic crags.The age-old production of bricks, pot-tery and ceramics of all kinds, bothartistic and large-scale, is typical of thisarea. The flourishing of the industrywas undoubtedly favoured by the vicin-ity of clay pits rich in a type of earthparticularly suited for moulding andfiring. Dozens and dozens of local fam-ilies once lived on brick making. Oneof these families still runs the businessstarted by their ancestors in 1710: thekiln named Fornace Baglioni wherebricks and tiles are produced using aspecial firing procedure in coal burn-ing Hoffmann kilns. These particulartunnel-shaped kilns operate on a con-tinuous basis, with the combustionchamber moving horizontally while thepieces stay in place. We are impressedboth by the mechanism – a costly pro-cedure, given the need for round-the-clock manpower – and by the plant’shuge rooms and rows of bricks put todry.From Laterina, Via Vecchia Aretinaleads to Castiglion Fibocchi, an oldfortified town whose defensive wallsare still in excellent condition. The an-

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cient charm of the place is still intact.At a short distance, along the Sette Pon-ti Road, the Ponte a Buriano and Pen-na’s Natural Reserve is yet another ofValdarno’s protected areas, rich in mag-nificent country elms, where one canadmire the ancient bridge of Ponte aBuriano (said to have been Leonardoda Vinci’s very model for the bridge inthe background of the Mona Lisa) be-fore reaching Arezzo.From Laterina, another interesting de-tour (following Via Fàbbrica) brings usto Ponticino, a village that arose alongthe railway line and the main road con-necting Florence to Arezzo, before theconstruction of Autostrada del Sole. Thehighlight lies in the beautiful sur-rounding countryside bordered by themountains, with grapevines at thefoothills yielding excellent qualitywine. Not far from Ponticino, an oldhamlet founded by the Lombards –Montalfone, also called Montarfoni –was until no more than sixty years agoa proper rural community with a con-vent set inside the 17th-century villa,craftsmen’s workshops, and a school,whereas today it has been turned intoa private wine producing farm.Not much further, a dirt road leads to-wards the Valdichiana area, where werecommend a visit to Civitella dellaChiana; from the fortress, one can en-joy magnificent views over the entireValdarno on one side and the Valdichi-ana on the other – inviting us to an-other pleasurable discovery tour thattells the story of endless expanses ofvineyards, olive groves and farmhous-es flourishing on lands reclaimed un-

der the rule of Grand Duke Leopol-do – but that would bring us too faraway from our current itinerary.However, following Regional Road 69back towards Florence, one will find acrossroads for Bucine (in the directionof Siena), which marks the beginningof yet another extraordinary landscape,where the Valdarno gorges meet the clayland of Val d’Ambra. Full of history andtradition, today the area thrives ontourism and is well supplied with touristaccommodation and restaurants.Now following the State Road towardsFlorence, we arrive at Pergine Val-darno, a place highly renowned for itsolive oil, given that its specific latitudeand altitude confer to the “Pergenti-no” extra virgin olive oil very specialorganoleptic properties. Indeed, thedifficult ripening of the olives gives theoil an intense green colour, strong aro-ma, fruity and rather sharp taste, andlow acidity. Pressing takes place at oneof the two local oil mills.We are now at Fattoria Rimaggio whichperfectly meets the requisites of gen-uineness: they raise calves, milk-cows,cow buffaloes, pigs, sheep, poultry, rab-bits and other farm animals.There are also a number of buildingsfor the processing of meat and milk, forwine-making and the bottling of wineand oil: everything from the slaughter-house and the rooms where the coldmeats and salami are made, to the dairy,the cellar and an oil jar storeroom.In Levane, a stop at Fattoria di Miglia-rina is an absolute must. The VillaMigliarina in neoclassical style, sur-rounded by a large garden, has been di-

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vided into a number of elegant apart-ments for farm holidays. The adjoin-ing cellars offer wine and oil tastingand of the other excellent products ofthe farm, which can be bought on thepremises. These include Chianti Supe-riore, IGT Toscano Cavasonno, DOC

Pietraviva wines, vinsanto, grappa andfirst choice extra virgin olive oil.Therefore, our tour ends with a specialnote on fine food and wine: the prod-ucts of the Upper Valdarno have treat-ed us to exquisitely inviting specialities.For the wine amateur, the area’s pro-duction includes – though mostly pro-duced by small private farms – Chiantidei Colli d’Ambra and guaranteed qual-ity DOCG Chianti dei Colli Aretini. In-tense wines to be served all through themeal, fresh and bold, meant to be drunkquite young are produced alongsidefull-bodied wines, better suited to beaged. One characteristic of Chianti Col-li Aretini wine is its intense vinous aro-ma with notes of violet; it can be servedat any moment of the meal, and is theperfect companion to tasty dishes.

The selection of the businesses has been made atthe discretion of the authors and is by no meansexhaustive as regards the businesses present inthe area. We wish to express our gratitude to theartisan businesses and the accommodation fa-cilities for their helpful collaboration in the re-search phase. We would especially like to thankMassimo Malvisi, Emanuele Rappa and Filip-po Bigazzi for their kind collaboration.

Natural Parks, Handicraftand Gastronomic Businesses

riserva naturale della valledell’inferno e bandellaTel. 0575 [email protected]

le balzeTel. 0575 [email protected]

associazione fagiolo zolfino del pratomagnoat Penna53028 Terranuova Bracciolini (Arezzo)Tel. 055 9705039Fax 055 [email protected]

Figline Valdarno

marco pecchioliVia Castelguinelli, 850063 Figline Valdarno (Firenze)Tel. 339 6530012

vinoteca la porta del chiantiVia Castelguinelli, 7050063 Figline Valdarno (Firenze)Tel. 055 959341Tel. 339 [email protected]

antico forno di canu &innocenti sncVia Santa Croce, 2050063 Figline Valdarno (Firenze)Tel. 055 953353

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vetrerie artistiche di gianniprosperi & c. sncVia della Comunità Europea50063 Figline Valdarno (Firenze)Tel. 055 959087Fax 055 [email protected]

aldo beniniMaestro d’ArteCorso Matteotti, 2450063 Figline Valdarno (Firenze)Tel. 338 3987910

San Giovanni Valdarno

arte arredo di iacopozziantonellaGlassware, fabrics and muralsVia Mannozzi, 1452027 San Giovanni Valdarno (Arezzo)Tel. 055 9121875

ivv (industria vetrariavaldarnese soc.coop.a.r.l)Lungarno Guido Reni, 6052027 San Giovanni Valdarno (Arezzo)Tel. 055 944444Fax 055 [email protected] shop tel. 055 942619

osteria dell’angeloTypical Tuscan CuisineVia della Madonna, 3/552027 San Giovanni Valdarno (Arezzo)Tel. 055. 943799

antico forno di canu alessandro & cVia Garibaldi, 7852027 San Giovanni Valdarno (Arezzo)Tel. 055 9123091

Montevarchi

il casseroA tower housing a 19th -20th centurysculpture exhibitionhours: Thursdays 10 a.m.-12 p.m.saturdays and holidays 5.00 p.m.-7.30p.m.52025 Montevarchi (Arezzo)

tappezzeria calosiUpholsterer’s workshopVia Poggio Bracciolini, 2652025 Montevarchi (Arezzo)

monini gioiellirepairs and custom-made jewelsVia Poggio Bracciolini,5452025 Montevarchi (Arezzo)Tel. O55 [email protected]

Francesco Modena GioielliVia Roma, 11852025 Montevarchi (Arezzo)Tel. [email protected]

stagi alessandroRestorerPiazza Cesare Battisti, 3452025 Montevarchi (Arezzo)Tel. 335 [email protected]

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agnolucci marcoVia Isidoro del Lungo, 2452025 Montevarchi (Arezzo)Tel. 338 3678474

bertini serenaVia Levanella Scambio, 3952025 Montevarchi (Arezzo)Tel. 055 980204

l’antica cesta snc di marchionnialdo & c.Via Danubio, 1352025 Montevarchi (Arezzo)Tel. 338 3325660

punto e pasta di amadori marinellaPiazza Mazzini, 852025 Montevarchi (Arezzo)Tel. 055 983635

f.lli bonci di boncisilvio sergio &c. sncVia A. Vespucci, 95/a52025 Montevarchi (Arezzo)Tel. 055 981225pasticceria@bonci_team.com

villa sassoliniat Moncioni, 85-8852025 Montevarchi (Arezzo)Tel. 055 [email protected]

da i’ frascaRestaurant & Wine shopVia Mochi, 1852025 Montevarchi (Arezzo)Tel. 055 983372Fax 055 [email protected]

osteria dell’acquolinaat Paterna, 9652028 Terranuova Bracciolini(Arezzo)Tel. 055 977497Fax 055 [email protected]

paterna vino e olioCooperativa Agricola Valdarnesepiccola società cooperativa arlat Paterna, 9652028 Terranuova Bracciolini(Arezzo)Tel. e fax 055 [email protected]

agriturismo campo del monteVia Traiana, 53/a52028 Terranuova Bracciolini (Arezzo)Tel./fax 055 977492Mobile 338 [email protected]

agriturismo le vignacceat Campogialli, 8452028Terranuova Bracciolini (Arezzo)

San Giustino Valdarno (in themunicipal district of Loro Ciuffenna)

cassia di baccanoVia Setteponti Levante, 132San Giustino Valdarno52024 Loro Ciuffenna (Arezzo)Tel. 055 9772310Fax 055 [email protected]

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pratomagno prosciutti srl di GratiVia Fausto Coppi, 152020 San Giustino Valdarno (Arezzo)[email protected]

il borroat Borro, 152020 San Giustino Valdarno (Arezzo)Tel. 055 977053Fax 055 [email protected]

Terranuova Bracciolini

azienda agricola bonaccini“Ristorante Il Piano”at La Penna52028 Terranuova Bracciolini (Arezzo)Tel. 055 9172180

biri di fabbroni paoloStone-cutterStradone di Loro, 130/c52028 Terranuova Bracciolini (Arezzo)Tel. 055 9705181Fax 055 9705849

carmignani angiolo snc di Rubizzi& c.Via Penna 64/b-c52028Terranuova Bracciolini (Arezzo)Tel. 055 9705177pastacarmignani@libero

Laterina

fornaci baglioni srlVia Latereto, 2152020 LaterinaTel. 0575 89009

Fax 0575 894609www.fornacibaglioni.com

Castiglion Fibocchi

ristorante cassia vetus euro 3000Via A. Dal Borro, 652029 Castiglion Fibocchi (Arezzo)Tel. 0575 47466

le quattro pietreVia Sette Ponti, 8at Casenuove52029 Castiglion Fibocchi (Arezzo)Tel. and fax 055 [email protected]

la viallaFarm holiday centerat Meliciano, 2652029 Castiglion Fibocchi (Arezzo)Tel. 0575 364372Fax 0575 477812

Bucine

frantoio fra.ma di Corrado Maddii& C. sncVia 2 giugno, 15/1752023 Levane-Bucine (Arezzo)Tel. 055 [email protected]

Pergine Valdarno

fattoria di rimaggioVia Nazionale, 2/252020 Pergine Valdarno (Arezzo)Tel. 0575 896007Fax 0575 [email protected]

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191english version

Levane

fattoria migliarinaProvincial Road, 6952023 Levane (Arezzo)Tel. and fax 055 [email protected]@migliarina.it

Glossary

Francesca Sborgi

AediculeA small edifice, either independent orpart of a major complex, in the shapeof a tempietto or a tabernacle, whichhouses a statue or a sacred image.

Altar cardSee Cartegloria.

Ampulla/AmpullinaA small vessel, either of glass or met-al, with a globular body and a narrowneck, which is at times provided withan ear-shaped handle and a spout. Itis used to contain the wine and thewater for the Eucharist, or holy oils.

AntiphonaryIncomplete text of the Missal (see en-try) that contains the antiphons (al-ternating chants) that, tradition says,were collected by Gregory the Great.

BasinBowl for the washing of hands usedtogether with a jug (see entry) or a Eu-charist flagon, namely a small recep-tacle with a lip used to pour water.

Bas-reliefA sculptural work where the figuresstand out from the background byless than half of their thickness.

BookstandA stand for liturgical books, usuallywith a sloping top to hold them openin a position appropriate for reading.It is usually placed in the area beforethe altar.

BrocadeA particularly precious fabric made ofsilk, linen or hemp, obtained through

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192museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo

a complex and slow weaving tech-nique, decorated with damask pat-terns, with interlaced threads givinga characteristic raised effect.

BrocatelleA lampas fabric, having two warpsand at least two wefts, which is usedespecially for interior decoration. Ithas decorative designs usually in satin.

BugiaSee Palmatoria.

CandlestickA support in wood, metal, or other ma-terials, used to hold a single candle.

Cartegloria or Altar cardTerm which refers to each of the threeparts which form the Eucharistic cel-ebration. Beginning from the 16th cen-tury it also denotes the card that is usedon the altar during the Mass as a mem-orandum of the formulas for the priest.

ChaliceA cone-shaped liturgical vessel with astem ending in a base. It is used at Massfor the consecration of wine into theBlood of Christ. Owing to its impor-tance during the liturgy, it is usuallyrichly decorated and made of preciousdurable materials. The cup is either incopper or silver and gilded inside,whereas the stem and the base can bemade of other materials, except glassand ivory, as they are subject to wear.

ChasubleSee Planet.

ChiselingRefined decoration technique car-ried out on metal objects by meansof a chisel, namely a small steel im-plement with a bevelled head in dif-ferent shapes that, when hit with a

small hammer marks the metal sur-face without cutting it.

Collegiate ChurchA church which is endowed for a chap-ter, namely an assembly of the mem-bers of an order or a congregation.

CrossAn object which can be made of var-ious materials, formed by two axescutting one another at right angles.It became with or without the ChristCrucified, Christianity’s distinctivesymbol. The processional cross, usuallymade of metal, is supported by a longstaff and carried in religious proces-sions. It is incised and embossed withfigures on both sides, respectivelycalled the recto and the verso.

DamaskFabric of ancient eastern originwhich derives its name from the cityof Damascus, famous for its pro-duction. It is characterized by a warpand weft of the same color, whichcreate glossy patterns on an opaquebackground. It can be either lancé orbrocaded.

EmbossingTechnique of decoration used forprecious materials which consists inengraving ornaments with a burinand chisel (see chiseling) on the backof the metal reduced to a very thinlamina in order to obtain raised fig-ures on the front.

FrescoMural painting technique which con-sists in incorporating the colours withthe lime of which the plaster is made,and that, thanks to its particular pro-cedure, makes the work of art extra-

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ordinarily durable over time. The wallsupport, dry and clean, is preparedwith an initial coat of rough plaster(the rendering) on which a thinnerone, called brown coating, is spread.Until the end of the 14th century, theyused ruddle on the brown coating todraw the sinopia (the preparatorydrawing for the artwork) whichwould be later substituted first by thepouncing and then by the cartoon.Then the plaster finish, a thin layer offine sand and lime, is applied; this iswhere the artist actually paints usingwater-based colours. When paintinga fresco the artist is required to rapid-ly execute it and thus apply thecolours on the fresh plaster before itdries. Consequently the area to befrescoed is prepared daily (it is theso-called day’s work), according to theamount of work which can be carriedout in one day. Any pentimento, cor-rection or finishing touch to the art-work is therefore carried out on dryplaster, by means of tempera colours.

FrontalA parament made of marble, carvedstone, ivory, or embossed, chiseledmetal or else fabric – mostly silk -used to cover the front part of the al-tar, the mensa, which being sacred,must not be visible.

GlazingA vitreous coating applied on terra-cotta items after the first firing, tomake them waterproof and glossy.

GrosA type of fabric derived from taffeta(see entry) which is characterized bythin horizontal ribs.

Hand bellA small portable bell with a handlethat is used as a signal, at certaintimes, during the celebration of Mass.

Holy water potA small receptacle that contains holywater. It is used together with the as-pergillum for ritual benedictions.

Incense-boatAn elongated liturgical receptacle inthe shape of a small boat, having twomovable valves as a lid on its upperpart, which is intended to hold theincense grains eventually burnt onthe coals of the thurible (see entry).

JugA vessel with a handle and lip usedto pour water for liturgical ablutions.It is usually in the shape of an am-phora and is often richly embossedand chiseled. It is used together witha basin (see entry).See also embossing and chiseling.

KnotBulge in the stem of a monstrance (seeentry), a chalice(see entry), a candle-stick(see entry) or any other stemmedmetal object, which may have dif-ferent shapes: of a vase, amphora,disc or may also be pyriform.

LampasA damask fabric of great value, orig-inally from China, embellished veryoften with gold and silver threads,which has a heavy appearance; thepattern is created by supplementarywefts added to the backgroundweave which is usually in satin ortaffeta (see entry).

193english version

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194museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo

LancéA pattern on the right side of a fab-ric, consisting of a supplementaryweft (lancé weft).

LiséréA pattern resulting from the back-ground weave which is seen on theright side of the fabric. If the motifis small-sized it does not need to besecured; otherwise it is attached tothe background weave through thebackground warp threads (liagerépris)or else through a supplemen-tary warp (securing warp).

ManipleLiturgical garment, made up of a nar-row strip of fabric in the same coloras the planet (see entry); in the past,priests used to wear it on the left arm,tied with ribbons, during the Mass.

MiniatureThis term – derived from the Latinword ‘minium’, a vivid red color usedto paint the initial letters in manu-scripts – refers to the extremely re-fined art of illustrating and decorat-ing parchment codices. In a widersense, the same term can also indi-cate any small-sized painting exe-cuted – on ivory, paper, copper, orother supports – with a meticulousattention to details.

MissalA liturgical book that contains all thetexts of the readings and prayers aswell as the ritual formulas necessaryto celebrate Mass.

MonstranceA sacred furnishing in which theconsecrated host is exposed to theadoration of the faithful inside the

church or during religious proces-sions. In the Middle Ages it was inthe shape of a tempietto and then,beginning from the late 16th centu-ry, of a rayed sun.

Oil paintingA technique of painting on canvas ora wooden panel where colors are ob-tained by mixing pigments with thickvegetable oils (such as linseed, poppy-seed or walnut) to which essential oils(turpentine) are added so as to makethe colors less viscous and more trans-parent. The color is first spread on apreviously prepared base (primingand,as to the canvas, ground mixture)withgypsum and glue, and then coatedwith a transparent varnish both to pro-tect it and to make it shinier. This veryancient technique was improved inthe 15th century in Flemish art and thenspread throughout the rest of Europe;it makes it possible to have an extra-ordinary variety of results, thanks tothe use of a wide range of pigmentsand to the possible nuances amongthe various layers of color.

PalanquinA support, usually made of wood,often carved and gilded, used to car-ry holy relics during processions.

Palmatoria or BugiaSmall candle holder held in the palmof the hand, used for reading fromthe Missal (see entry).

Planet or ChasubleLoose sleeveless tear-shaped liturgi-cal vestment, open at the sides andalso at the top for the head, worn bybishops and priests during Mass. Itis derived from the ancient late-Ro-

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195english version

man traveling cloak which was ac-tually called planeta.

PyxA vessel made of precious metal, gild-ed on the inside and covered by a lid,in which the consecrated hosts forthe congregation are kept. It is cov-ered by a veil and kept in the taber-nacle on the altar.

RelicA part of the body or belongings ofa saint, Christ, the Virgin which is ip-so facto carefully preserved and ex-posed as an object of veneration tothe faithful.

ReliquaryA richly decorated receptacle, in vari-ous materials and shapes (e.g., a vase, acasket or a box), where a relic (see entry)is kept and displayed to the faithful.

ScagliolaA mixture of gypsum powder, sandand glue, to which stone fragments,cement, clay or other coloring sub-stances are added, in order to obtaina stucco work which resembles mar-ble in all its different varieties.

StoleAn ecclesiastical vestment which, to-gether with the maniple (see entry),matches the planet (see entry); it con-sists of a long fabric strip, generallyhaving a trapezoidal end, decoratedwith crosses and a fringe, which isworn over the shoulders and hangsdown in front. During religious ser-vices it is worn differently by the cel-ebrants according to their hierarchi-cal rank: the deacon wears it over theleft shoulder only and fastens it onthe right hip; the priest around the

neck and across the breast; whereasthe bishop wears it hanging down onboth sides.

TaffetaA type of cloth in linen, wool or cot-ton. It is produced by interlacing al-ternate threads stretched lengthwise(the warp) with transverse threads(the weft)on a loom.

ThuribleA metal receptacle containing the coalson which the incense is burnt duringchurch ceremonies. It consists of a cupwith a perforated lid, so that the per-fumed smoke can come out; it isswung, holding it by two small chains,so as to better diffuse the smoke.

TrabeationAll the horizontal elements support-ed by columns and pillars compris-ing architrave, frieze and cornice inclassical architecture.

Veil (of the chalice)A square cloth in the same liturgicalcolors as the vestments with whichit forms a set, used to cover the chal-ice (see entry)and the paten (the met-al plate which covers the chalice andholds the host) during the Mass.

VelvetFabric with a pile-covered surfaceconstituted of two warps, one for thebackground weave and the other forthe pile, which is created by insertinga thread worked in loops by means ofneedles (terry velvet) whose loopedends can be cut (cut velvet). If the pilewarp covers the entire backgroundweave, the velvet is called plain. It isinstead defined damask when the pilecreates a pattern.

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Apparati / Apparatus

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Generale

C. Bartoli, Relazione della Madonna delLatte di Monte Varchi, Firenze, Bibl.Riccardiana, ms. 2711.

P.G. Conti, Memorie sulla esistenza eCulto della Sacra Reliquia che si vene-ra nella insigne Collegiata di Monte-varchi, Montevarchi 1896.

R. Orsi Landini, I paramenti sacri del-la Cappella Palatina di Palazzo Pitti,Firenze 1988.

A. Anselmi, L’insigne Collegiata di SanLorenzo in Montevarchi ed il suo Mu-seo di Arte Sacra, Certaldo 1990.

D. Devoti, L’arte del tessuto in Europa,Milano 1993.

T. Boccherini, P. Marabelli, Atlantedi storia del tessuto. Itinerario nell’artetessile dall’antichità al Déco, Firenze1995.

G. Di Cagno, Il Museo di arte sacra del-la Collegiata di San Lorenzo a Monte-varchi, Montepulciano 1997.

I Della Robbia e l’arte nuova della sculturainvetriata, catalogo della mostra (Fie-sole), a cura di G. Gentilini, Firenze1998.

L. Pesci, La Collegiata di San Lorenzo aMontevarchi e i suoi paramenti sacri,tesi di laurea, Università degli Studidi Firenze, a.a. 1999-2000.

A. Pincelli, Monasteri e Conventi delterritorio aretino, Firenze 2000.

L. Pesci, Le manifatture fiorentine delCinque e Seicento nella Collegiata diMontevarchi, in «Jacquard», 48, 2001-2002, pp. 2-6, 13.

L. Pesci, Nel segno della tradizione: lemanifatture fiorentine del ’700 nellaCollegiata di Montevarchi, in «Jac-quard», 51, 2002, pp. 2-6, 10.

G. Tartaro, Dabo tibi ubera mea. Pietàpopolare e universi simbolici. La Ma-donna del latte a Montevarchi attra-verso i secoli, Panzano in Chianti 2004.

Il territorio

Montevarchi: Dal Liberty al Déco, a cu-ra di M. Lungani e P. Termini, Firen-ze 1988.

San Giovanni Valdarno. Guida storico-turistica, a cura dell’A.S.C.A.S., Fi-renze 1989.

L. Bonechi, La Collegiata di San Loren-zo a Montevarchi, in F. Bernacchioni,L. Bonechi, C. Ermini, Valdarno. Iti-nerari fra arte e natura, Montevarchi1998, p. 44.

A.M. Massinelli, Montevarchi, Firen-ze 1998.

L. Bencistà, Chiesa di San Michele a Vo-lognano, Collegiata di Santa Maria a

199

Bibliografia essenziale / Short bibliography

Page 200: collana diretta da Antonio Paolucci 13

200museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo

Figline Valdarno, Pieve di San Vito aLoppiano, in Popoli. Arte. Devozione.Itinerari nelle Cinque Verdi Terre, Fi-renze 1999, pp. 33-35, 43-45, 52-53.

M.L. Ungar, Pieve di San Donnino aVillamagna, in Popoli. Arte. Devozio-ne. Itinerari nelle Cinque Verdi Terre,Firenze 1999, pp. 41-43.

San Leolino a Rignano. Storia e restauro,a cura del comitato per il restauro del-la Pieve di San Leolino, Firenze 2000.

S. Padovani, Vademecum per il visitato-re: il percorso e le proposte della mostrasu Domenico Puligo, in Domenico Pu-ligo (1492-1527). Un protagonista di-menticato della pittura fiorentina, cata-logo della mostra (Firenze) a cura di E.Capretti e S. Padovani, Livorno 2002,pp. 15-23.

C. Caneva (a cura di), Il Museo di Arte Sa-cra a Incisa in Val d’Arno, Firenze 2004.

L. Fabbri, ‘Opus novarum gualcheriarum’:gli Albizzi e le origini delle Gualchiere di

Remole, in «Archivio Storico italiano»,ccxxii, 2004, disp. iii, pp. 507-556.

N. Baldini, Nella bottega fiorentina diPietro Perugino. Una proposta per ilMaestro della Modonna del Ponterosso:Giovanni di Papino Calderini pittore diFigline Valdarno, in Perugino a Firenze.Qualità e fortuna d’uno stile, catalogodella mostra a cura di R. Caterina Pro-to Pisani, Firenze, 2005, pp. 69-74.

N. Baldini, scheda 11, in Perugino a Fi-renze. Qualità e fortuna d’uno stile, ca-talogo della mostra a cura di R. Cate-rina Proto Pisani, Firenze, 2005, pp.108-109

G. Tigler, Il territorio di Firenze: sezio-ne 5, in Touring Club Italiano, L’Italia,3. Firenze e provincia, Milano 2005.

A. Monciatti (Titolo da definire) nel vo-lume dedicato al restauro della “Cro-ce di Rosano”, a cura di R. Bellucci,M. Ciatti, C. Frosinini, Firenze 2007(in preparazione).

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Badia Agnano97, 99, 176Pieve di San Pietro a Presciano 98, 176

Bucine96, 175

Caposelvi95, 174

Castelnuovo dei Sabbioni 91, 172

Castiglion Fibocchi100, 181Chiesa dei Santi Pietro e Ilario 101

CavrigliaPieve di San Giovanni Battista 90, 172Museo 90, 172

Figline Valdarno82, 106, 117, 167, 182Collegiata di Santa Maria 82, 167Museo d’Arte Sacra 82, 167Santuario della Madonna del Ponte

Rosso 81, 166

GalatronaPieve di San Giovanni 96, 174

Incisa in Val d’Arno79, 116, 165Castello 79, 166

Oratorio del Crocifisso del Castello 80,166

Laterina100, 124, 176, 185

Montarfoni126, 127, 186

Montevarchi91, 172Collegiata di San Lorenzo 24, 92, 144,

173Museo d’Arte Sacra 23, 144Palazzo Galeffi 94, 174Palazzo Martini 93, 173Palazzo Pretorio 93, 173Villa Masini 94, 174

Pergine Valdarno99, 127, 176, 186

Pogi96, 98, 175

Ponte a Buriano125, 126, 186

Rignano sull’Arno Pieve di San Leonino 77, 78, 164, 165

RosanoAbbazia di Santa Maria 74, 163Gualchiere di Remole 72, 73, 163

201

Indice dei luoghi / Index of places

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202museo d’arte sacra della collegiata di san lorenzo

San Giovanni Valdarno85, 106, 169Basilica di Santa Maria delle Grazie 86,

169Casa di Masaccio 90Chiesa di San Lorenzo 89, 171Museo d’Arte Sacra 87, 170Palazzo Pretorio 85, 169Pieve di San Giovanni Battista 90,

171

San Giustino ValdarnoBorro 122, 123, 185

Strada dei Sette Ponti107, 108, 182

Villamagna Pieve di San Donnino 71, 162

VolognanoCastello 76, 164Chiesa di San Michele 77, 164

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Albertinelli Mariotto 77, 164Andrea della Robbia 60, 63, 82, 93, 96,

160, 161, 173, 175Andrea di Giusto 80, 166Angelo di Lorentino 101, 177Arnolfo di Cambio 86, 169Baratta Giovanni 24, 93, 145, 173Beato Angelico 88, 170Bicci di Lorenzo 78, 164Bugiardini Giuliano 80, 166Bonechi Matteo 28, 93, 145, 173Buglioni Benedetto 82, 168Buglioni Santi 78, 165Buontalenti Bernardo 86, 170Calderini Giovanni di Papino 81, 167Cigoli Ludovico 80, 82, 166, 168del Bianco Giuseppe 24, 144Del Brina Giovanni 53, 54, 157Dolci Giovan Battista 55, 158Francesco d’Antonio 84, 168Fidani Orazio 80, 166Fiorentino Pier Francesco 84, 168Gaddi Agnolo 37, 148Ghirlandaio Domenico 82, 168Giovanni del Biondo 89, 171Giovanni della Robbia 86, 169Giovanni di Piamonte 89, 171Jacopo di Cione 75, 164Jacopo del Sellaio 89, 171Lorenzo di Bicci 78, 165

Luberto da Montevarchi 23, 36, 87, 148,170

Maestro della Natività di Castello 90,172

Maestro di Barberino 80, 166

Maestro di Figline 82, 168

Maestro di Rosano 75, 164

Maestro di Volognano 77, 164

Mariotto di Cristofano 88, 89, 171

Mariotto di Nardo 88, 163, 170

Michelino Domenico 89, 171

Giovanni da San Giovanni, MannozziGiovanni detto 87, 89, 170

Nigetti Matteo 86, 170

Pagani Gregorio 89, 171

Parigi Giulio 86, 170

Pignoni Simone 43, 151

Puligo Domenico 100, 177

Sagrestani Camillo 90, 172

Sarri Egisto 82, 167

Scheggia, Giovanni di Ser Giovannidetto lo 88, 89, 171

Schiavo Paolo 88, 171

Segoni Cosimo di Camillo 65, 161

Silvani Gherardo 93, 173

Soldani Benzi Massimiliano 24, 28, 53,92, 145, 157, 173

Spigliati Pietro di Martino 41, 150

203

Indice degli artisti / Index of artists

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Page 205: collana diretta da Antonio Paolucci 13

Presentazioni7 di Edoardo Speranza9 di Antonio Paolucci13 di Claudio Martini15 di Luciano Giovannetti17 di Paola Refice18 di Chiara Galli

Museo d’arte sacra della Collegiata di San Lorenzo a Montevarchi

23 Museo d’arte sacra della Collegiata di San Lorenzo a Montevarchidi Paola ReficeVisita al museodi Paola Refice

31 • 1 - Prima sala57 • 2 - Corridoio59 • 3 - Seconda sala

Itinerari71 Da Firenze al Museo d’arte sacra della

Collegiata di San Lorenzo a Montevarchidi Nicoletta Baldini

105 Artigianato artistico ed enogastronomia del Valdarno Superioredi Maria Pilar Lebole e Benedetta Zini

135 Glossariodi Francesca Sborgi

143 English Version

Indice

Page 206: collana diretta da Antonio Paolucci 13

Apparati / Apparatus199 Bibliografia essenziale / Short bibliography201 Indice dei luoghi / Index of places203 Indice degli artisti / Index of artists

Page 207: collana diretta da Antonio Paolucci 13
Page 208: collana diretta da Antonio Paolucci 13

Finito di stampare in Firenzepresso la tipografia editrice Polistampa

Maggio 2007