Eos Collana di Studi Numismatici diretta da Giuseppe Colucci, II

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ATTI DEL 2° CONGRESSO NAZIONALE DI NUMISMATICA Bari, 13-14 Novembre 2009 La monetazione pugliese dall’età classica al Medioevo (2) Le monete della Peucezia La monetazione sveva nel regno di Sicilia

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EOSCOLLANA DI STUDI NUMISMATICI

diretta da Giuseppe Colucci

II

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EOSCOLLANA DI STUDI NUMISMATICI

diretta da Giuseppe Colucci

II

ATTI DEL 2° CONGRESSO NAZIONALE DI NUMISMATICA Bari, 13-14 Novembre 2009

La monetazione pugliesedall’età classica al Medioevo (2)

Le monete della PeuceziaLa monetazione sveva nel regno di Sicilia

BARI 2010

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© 2010 Circolo Numismatico Pugliese. Idea e progetto: Giuseppe ColucciImpaginazione: Angelo R. Todaro

Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzoelettronico, meccanico o altro, senza l’autorizzazione scritta del Circolo Numismatico Pugliese.

Il dipinto nella pagina precedente è l’Aurore di William-Adolphe Bouguereau (1825-1905)

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Autori …………………………………………………………………………………………………………………………………

Presentazione di GIUSEPPE COLUCCI ……………………………………………………………………………………..

La monetazione deLL’antica PugLia: sessant’anni doPoALDO SICILIANO ……………………………………………………………………………………………………………………

i PaRte - Le monete deLLa Peucezia

La Peucezia. inquadRamento stoRico-toPogRaficoMARIA LUISA MARCHI ……………………………………………………………………………………………………………

L’inizio deLLa monetazione a RuBi e dintoRniGIUSEPPE LIBERO MANGIERI ……………………………………………………………………………………………………

Le monete di BaRi, cegLi e dintoRniALBERTO D’ANDREA ……………………………………………………………………………………………………………...

Le monete dauno-Peucete neL medagLieRe deL museo nazionaLe di naPoLiTERESA GIOVE ………………………………………………………………………………………………………………………

La monetazione deLLa Peucezia: concLusioniMARIA CACCAMO CALTABIANO ………………………………………………………………………………………………

ii PaRte - La monetazione sveva neL Regno di siciLia

La monaRchia sveva: Luci ed omBRePASQUALE CORSI ……………………………………………………………………………………………………………………

L’oRo svevo da enRico vi a manfRedi: i taRìGIUSEPPE RUOTOLO …………………………………………………………………………………………………………………

L’augustaLeFRANCESCO PUNZI …………………………………………………………………………………………………………………

INDICE

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Le zecche “minoRi” di amaLfi, gaeta e saLeRno in ePoca svevaALFREDO MARIA SANTORO …………………………………………………………………………………………………….

denaRi e fRazioni di fedeRico ii hohenstaufen neL Regno di siciLiaGIUSEPPE COLUCCI …………………………………………………………………………………………………………………

Le monete sveve di monte iatoCHRISTIANWEISS ……………………………………………………………………………………………………………………

Le monete sveve deLLe zecche d’itaLia extRa RegnumMICHELE CHIMIENTI ………………………………………………………………………………………………………………

Le monete tedesche dei Re di siciLiaMICHAEL MATZKE …………………………………………………………………………………………………………………

L’anaLisi comPosizionaLe non distRuttiva deLLe Leghe metaLLiche mediante fLuoRescenza RxGIOACCHINO TEMPESTA, EUGENIO SCANDALE, MARIANNA SANTIGLIANO ……………………………………

La monetazione sveva neL Regno di siciLia: note concLusive e RifLessioni stoRiogRaficheLUCIA TRAVAINI ……………………………………………………………………………………………………………………

iii PaRte – vaRie

i Pesi vitRei svevi FRANCESCO D’ANGELO ………………………………………………………………………………………………………….

fedeRico ii e La scuLtuRa neL Regno meRidionaLeMARIA STELLA CALÒ MARIANI ………………………………………………………………………………………………

comunicazioni

i denaRi di enRico vi e vaRianti inediteCANDIDA COLUCCI …………………………………………………………………………………………………………………

su aLcuni taRì sveviCORRADO MINERVINI ……………………………………………………………………………………………………………..

La iaPigia destinataRia PRiviLegiata deLLa monetazionemagno-gReca?ROSA SCAVINO ……………………………………………………………………………………………………………………….

L’harpa e La lyra, gLi stRumenti PRediLettineLLe monete anticheFRANCESCO SCODITTI …………………………………………………………………………………………………………….

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maRia steLLa caLò maRiani

Prof. Ordinario di Storia dell’Arte Medievale e Moderna, Università degli Studi – Bari

maRia caccamo caLtaBiano

Prof. Ordinario di Numismatica greca e romana, Università – Messina

micheLe chimienti

Accademia Italiana di Studi Numismatici – Bologna

candida coLucci

Circolo Numismatico Pugliese – Bari

giusePPe coLucci

Circolo Numismatico Pugliese – Bari

PasquaLe coRsi

Prof. Ordinario di Storia Bizantina, Università degli Studi – Bari

aLBeRto d’andRea

Architetto, Roseto degli Abruzzi (CH)

fRancesco d’angeLo

Accademia Italiana Studi Numismatici – Palermo

teResa giove

Direttore Archeologo Coordinatore Responsabile del Medagliere del Museo Nazionale Archeologico – Napoli

giusePPe LiBeRo mangieRi

Direttore Archeologo Coordinatore Responsabile del Servizio Centrale di Numismatica, Soprintendenza per i Beni Archeologici della Puglia – Taranto

maRia Luisa maRchi

Catt. Topografia Antica, Dip. Scienze Umane, Università – Foggia

AUTORI

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michaeL matzke

Konsetvator Münzkabinett Historisches Museum – Basilea

coRRado mineRvini

Circolo Numismatico Pugliese – Bari

fRancesco Punzi

Circolo Numismatico Pugliese – Lecce

giusePPe RuotoLo

Accademia Italiana Studi Numismatici – Bari

maRianna santigLiano

ARCOGEM S.r.l. - Advanced Research and Characterization of Ornamental and Gemmological Materials

aLfRedo maRia santoRo

Laboratorio per l’Archeologia Medievale N. Cilento, Università degli Studi – Salerno

eugenio scandaLe

Prof. Ordinario di Mineralogia, Università degli Studi – Bari

fRancesco scoditti

Dipartimento Studi Classici e Cristiani, Università degli Studi – Bari

aLdo siciLiano

Prof. Ordinario di Numismatica, Università del Salento – Lecce

gioacchino temPesta

Dip. Geominaralogico, Università degli Studi – Bari

Lucia tRavaini

Prof. Associato di Numismatica Medievale e Moderna, Università – Milano

chRistian Weiss

Lic. Phil. Archeologia e Storia, Università – Zurigo

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PRESENTAZIONE

Questa Collana di Studi Numismatici ha avuto il suo nome: Eos (Ήώς). Ladea dell’aurora, figlia di due titani, Iperione e Teia, sorella di Helios e di Selene,moglie di Astreo, amata da molti e molti lei amò per divino castigo,madre affettuosache piange sempre la morte di suo figlio Memnone e ogni notte cosparge la terradelle sue lacrime-rugiada. Come l’alba che annuncia il giorno, segno di rinnova-mento e di rinascita, Eos ci è sembrata una madrina bella e ben augurante per questanuova e speriamo lunga vita della Collana e del Circolo Numismatico Pugliese.

Questo II volume riporta i lavori del 2° Congresso nazionale di Numismaticache si è svolto a Bari il 13-14 novembre 2009, e che ha trattato delle Monete dellaPeucetia e della Monetazione sveva nel Regno di Sicilia. Contributi scientifici di al-tissimo livello ed una iconografia eccellente garantiscono il successo di questo vo-lume, e mi piace ringraziare tutti gli Esperti che hanno con entusiasmo partecipatoa questa iniziativa. Sono altresì convinto che questo volume rappresenterà una fonteprimaria di informazioni sia per gli studenti, sia per gli specialisti e anche per tantinumismatici “amatoriali” che rappresentano una componente non secondaria nelvasto mondo della numismatica. Ringrazio i Magnifici Rettori delle Università pu-gliesi che non hanno fatto mancare la loro vicinanza alla nostra attività, il Direttoredel dipartimento di Studi classici e cristiani dell’Università di Bari, il Preside dellaFacoltà di lettere, e tutti i Relatori che con la loro disponibilità hanno reso possibilequesto volume. Inoltre, devo ringraziare la Fondazione Caripuglia per il tradizionalesostegno economico, unitamente alla Banca Popolare di Bari, alla NAC, al Goim ealla segreteria organizzativa Agorà. Un saluto affettuoso al Presidente della Societàdi Storia patria per la Puglia, C. D’Angela, e al Consiglio direttivo tutto. Un arrive-derci al 3° Congresso nazionale che si svolgerà a Bari il 12-13 novembre 2010 e chetratterà della Monete della Messapia e della Monetazione angioina del Regno di Na-poli.

Giuseppe Colucci

Presidente del Circolo Numismatico Pugliese

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CERIMONIA DI PREMIAZIONEE CONSEGNA DELLA MEDAGLIA D’OROQUALE “MAESTRO DI NUMISMATICA”

AL PROF. ATTILIO STAZIO

Ha ritirato il premio e ha svolto

la relazione iniziale il Prof. A. Siciliano

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ATILIO STATIO

INTEGERRIMO AC PRAESTANTISSIMO VIRO

HVMANITATIS STVDIIS ALTISSIME PRAEDITO

QVI

NVMMORVM DOCTRINAE PRINCEPS AC PRAECLARVS

MAGISTER

INTER OMNES ENITVIT

MAXIMA CONSILIORVM SAGACITATE AC EGREGIIS OPERIS

ITALICAE SCHOLAE DE NVMMORVM DISCIPLINA

RECTOR

AC COLLEGII MAGNAE GRAECIAE

PRAEFECTVS

APVLIENSIS SOCIETATIS NVMMARIAE REI PERITORVM

CONDITOR

CONVENTVVM AD DOCTRINAM PERTINENTIVM IMPIGER

AVCTOR

CERTVS DVCTOR SOCIORVM OMNIVM

QVI

HONORIS CAVSA

NVMMORVM SCIENTIAE MAGISTRVM

EVM NOMINANT

PRO MERITIS PLANE PERCEPTIS IN DISCIPLINA

SVMMA DILIGENTIA ADHIBITA

AC MAXIMA SAPIENTIA SEMPER VBICVMQVE LARGITA

SECVNDI CONGRESSVS PRIMO DIE

ANIMO MAGIS MAGISQVE GRATO

HOC MVNVS EI DEFERVNT

AMICI CATHEDRATICI OMNESQVE SODALES

BARII IDIBVS NOVEMBRIBVS MMIX (A. LuISI SCRIPSIT)

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AD ATTILIO STAZIOINTEGERRIMO uOMO DI RARISSIME QuALITÀ

PROFONDO E INSIGNE uMANISTA

EGLI CHE IN QuALITÀ DI

PIONIERE DEGLI STuDI NuMISMATICI

E DI ILLuSTRE CATTEDRATICO

SI È SEGNALATO TRA TuTTI

PER LA PERSPICuITÀ DI INTuIZIONI STRAORDINARIE

E PER I CONTRIBuTI SCIENTIFICI ESEMPLARI

È PRESIDENTE DELL’ISTITuTO ITALIANO DI NuMISMATICA

PRINCIPE DELLA SOCIETA’ MAGNA GRECIA

FONDATORE DEL CIRCOLO NuMISMATICO PuGLIESE

FECONDO ANIMATORE DI INCONTRI CuLTuRALI

GuIDA SICuRA DEI SOCI DEL CIRCOLO

I QuALI

HONORIS CAuSA

GLI CONFERISCONO IL TITOLO DI

MAESTRO DI NuMISMATICA

PER LE ALTE BENEMERENZE CONSEGuITE NELLA DISCIPLINA

uSATA SEMPRE CON LuCIDA INTELLIGENZA

E DISPENSATA OVuNQuE CON PROFONDA DOTTRINA

NEL PRIMO GIORNO DEL SECONDO CONGRESSO

CON INFINITA E PERENNE GRATITuDINE

QuESTO DONO OFFRONO

GLI AMICI I COLLEGHI I SOCI DEL CIRCOLO

BARI 13 NOVEMBRE 2009

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Ringrazio gli organizzatori per l’invito rivoltomi. Significativo che i lavoridel 2° congresso Nazionale di Numismatica, organizzati dal circolo Numi-smatico Pugliese, sezione della Società di Storia Patria per la Puglia, si svol-gano in una sede universitaria, presso il dipartimento di Studi classici ecristiani. Lieto di incontrare colleghi ed amici a cui sarò sempre grato peraver contribuito alla mia formazione negli anni di insegnamento presso

Premio “Maestri di Numismatica” al prof. Attilio Stazio

LA MoNetAzioNe deLL’ANticA PugLiA:SeSSANt’ANNi doPo

Un ricordo del grande Maestro

ALDO SICILIANO

16 luglio 2007, consegna del Diploma di I Classe con Medaglia d’Oro ai Benemeriti della Cultura

dell’Arte.

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Aldo Siciliano

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l’Ateneo barese.Sono convinto che l’impegno degli organizzatori sarà ripagato dai risultati

scientifici.Rallegramenti alla collega Maria caltabiano, qui presente, ed ai suoi al-

lievi, per l’incarico prestigioso di organizzare in italia, a taormina, nel 2015il prossimo congresso internazionale di Numismatica. importante ricono-scimento per la numismatica italiana. ci sentiamo tutti impegnati. caraMaria, conta, se lo riterrai, sulla nostra collaborazione.

Attilio Stazio invia un saluto affettuoso ed un grato abbraccio a tutti voi.un piccolo problema di salute lo ha costretto a rimanere a Napoli. compitogradito questo attribuitomi ora, presentarvi un grande uomo, uno studiosoal quale l’organizzazione ha deciso di conferire il premio “Maestri di Numi-smatica”. una persona che si è distinta nel campo degli studi numismatici,nella promozione e divulgazione della cultura.

con orgoglio e commozione vi leggo un breve curriculum del mio, e ditanti presenti, maestro:

– Nato a Napoli il 18/6/1923.– Laureato in Lettere classiche all’università di Napoli nel 1943 (110 e lode),

a venti anni (n.d.r.).– diplomato presso la Scuola di Perfezionamento in Filologia classica e in

discipline Storico-Archeologiche dell’università di Napoli nel 1947.– Assistente di Letteratura Latina e successivamente di Archeologia classica

presso l’università di Napoli (1946-1963).– in servizio presso la Soprintendenza alle Antichità della campania a par-

tire dal 1952 con funzioni di direttore del Medagliere e, successivamente,del Museo Archeologico Nazionale di Napoli.

– Soprintendente alle Antichità della Puglia dal dicembre 1963 al gennaio1968.

– Libero docente di Numismatica greca e Romana dal 1960.– incaricato dell’insegnamento di Numismatica greca e Romana presso la

Scuola di Perfezionamento in Archeologia e Antichità classiche dell’uni-versità di Napoli (1960-1961) e successivamente presso la Facoltà di Let-tere dell’università di Bari (1961 segg.) e presso la Scuola diPerfezionamento in Archeologia dell’università di catania (1962 segg.),

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La monetazione dell’antica Puglia: sessant’anni dopo

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incaricato dell’insegnamento di Archeologia presso la Facoltà di Letteredell’università di Lecce (1966-1968) e di Antichità greche e Romanepresso la Facoltà di Lettere dell’università di Napoli (1980-1981).

– dal 1968 al 1970 è stato titolare della cattedra di Numismatica e direttoredell’istituto di Archeologia presso la Facoltà di Lettere dell’università diLecce.

– dal 1969 al 1973 è stato Preside di detta Facoltà.– dal 1974 è stato titolare della cattedra di Numismatica presso la Facoltà

di Lettere dell’università di Napoli. È stato direttore dell’istituto di Ar-cheologia di detta università dal 1974 al 1983.

– È stato coordinatore del dottorato di ricerca in Archeologia della Magnagrecia, fra le università di Napoli, Bari, Lecce, Salerno, torino.

– È socio del deutsches Archaeologisches institut, della Società Numisma-tica Rumena, dell’istituto italiano di Preistoria e Protostoria, membrodella commissione per le iscriptiones italiae dell’unione Accademica Na-zionale, dell’Accademia di Archeologia, Lettere e Belle Arti di Napoli, delcentro Studi Salentini di Lecce, dell’American Numismatic Society di

27 Settembre 2008, conferimento della cittadinanza onoraria di Taranto al prof. Stazio.

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Aldo Siciliano

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New York, della Real Accademia di Bones Letres di Barcelona, della RoyalNumismatic Society di Londra.

– dal 1961 si occupa dell’organizzazione dei convegni di Studio sullaMagna grecia, che si tengono annualmente a taranto.

– È stato Segretario ed è attualmente Presidente dell’istituto per la Storia el’Archeologia della Magna grecia, con sede in taranto.

– È direttore del centro internazionale di Studi Numismatici, con sede inNapoli.

– È Presidente dell’istituto italiano di Numismatica, con sede in Roma.– È Presidente del circolo Numismatico Napoletano, nell’ambito della So-

cietà di Storia Patria di Napoli.– È membro del consiglio Scientifico del centro universitario europeo per

i Beni culturali.– È stato membro del consiglio Nazionale dei Beni culturali e Presidente

del comitato di Settore per l’Archeologia.– È stato membro del consiglio direttivo della icoMoS italiana.– È stato Vice-Presidente della c.A.V. (commissione di Alta Vigilanza) sul

progetto F.i.o. Pompei-ercolano, finanziato con fondi B.e.i., e Presidentedi analoga c.A.V. per il Sistema Museale Romano.

– È insignito del diploma di i classe con medaglia d’oro per i Benemeritidella cultura e dell’Arte.

– È cittadino onorario di taranto.

È autore di studi su argomenti di:• storia dell’arte greca;• antichità greche e romane;• archeologia dell’italia Antica, specialmente della Magna grecia;• numismatica greca, specialmente della Magna grecia e della Sicilia;• numismatica italica e romana, soprattutto di età repubblicana;• numismatica bizantina.

Stazio ha connotato la storia degli studi di numismatica negli ultimi ses-sant’anni.

Sempre forte il suo legame scientifico con la Puglia, qui numerose sue ri-cerche in campo numismatico. tra i suoi lavori citiamo:

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egli si stacca da una tradizione antiquaria, fondamentalmente derivatada un sia pur nobilissimo, secolare collezionismo, ed affronta la monetacome fonte fondamentale per la conoscenza di innumerevoli aspetti, storici,antiquari, giuridici, economici, sociali del mondo antico, e forse solo secon-dariamente artistici. come per la Sua maestra Laura Breglia, la moneta è unelemento dinamico che va indagato nel suo continuo trasformarsi in rap-porto alle mutazioni della vita stessa. di qui la necessità di non fermarsi al-l’esame dei suoi aspetti estrinseci e quindi secondari.

La ricerca numismatica relativa alla Puglia ha ricevuto in tempi recentiun vivace impulso. La documentazione, ora più ampia, con rinvenimenti so-

La monetazione dell’antica Puglia: sessant’anni dopo

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1958 I medaglieri di Puglia per la conoscenza della storia della storia della regione, inAtti del IV Congresso Storico Pugliese, “ASP”, Viii (1958), pp. 39-47

1970 Problemi monetali dell’antico Salento, in Centenario del Museo Provinciale S. Ca-

stromediano di Lecce, galatina 1970, pp. 107-120

1971 Aspetti e momenti della monetazione tarantina, in Taranto nella civiltà della

Magna Grecia, Atti del X convegno di Studi sulla Magna grecia (taranto,4-11 ottobre 1970), Napoli 1971, pp.147-182

1972 Per una storia della monetazione dell’antica Puglia, “ASP”, XXV (1972), pp. 39-47

1973 Monetazione e circolazione monetale dell’antico Salento, in Atti del Secondo Con-

vegno dei Comuni Messapici Peuceti e Dauni (Brindisi 14-15 giugno 1969), Bari1971, pp.61-90 (ripubblicato in “Annali dell’università di Lecce, Facoltà diLettere e Filosofia”, V (1969-1971), galatina 1973, pp. 71-99)

1989 Moneta ed economia nell’antica Puglia, in Il Mediterraneo, i luoghi e la memoria,

Mostra archivistica, archeologica e numismatica promossa in occasione del primo

centenario dell’Arsenale Militare Marittimo di taranto (taranto, castello Ara-gonese, 19 ottobre-15 novembre 1989), Roma 1989, pp.15-19

1991 La moneta nell’area messapica. Premessa, in I Messapi, Atti del XXX convegnodi Studi sulla Magna grecia (taranto-Lecce, 4-9 ottobre 1990), taranto 1991,pp. 221-223

1992 Monetazione e circolazione monetaria, in Principi imperatori vescovi. Duemila

anni di storia a Canosa, catalogo della mostra (Bari, Monastero di Santa Scola-stica, 27 gennaio - 5 aprile 1992), Venezia, 1992, pp.553-554

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prattutto da scavi archeologici condotti scientificamente, consente di coglieree delineare un quadro sempre più articolato fa rilevare nuovi orizzonti pro-blematici, nuove direttrici di indagine e nuovi strumenti metodologici e in-terpretativi. Si è tentato di tener presenti le zecche attive nei vari periodi;l’esame della distribuzione geografica dei rinvenimenti non può prescinderedalla qualità e quantità delle monete anche rispetto agli stessi elementi nellaproduzione.

Per la Puglia, sono state condotte diverse ricerche sulla circolazione, e mo-netazione, da parte di studiosi italiani e stranieri. una overview chiara delleemissioni, che sono state prodotte dalle città diverse di Puglia, è stata recen-temente fornita dal volume di Historia Numorum per l’italia (pubblicato, acura di K. Rutter, nel 2001 a Londra). Questo manuale offre una bibliografiaed un commento sulle singole zecche e sulle ipotesi cronologiche, con tavoleche illustrano la maggior parte delle emissioni. Si può considerarlo, certa-mente, non come un’ultima parola su questo argomento, ma come un rias-sunto comodo dello ‘stato della questione’.

in merito alla monetazione di taranto, dobbiamo citare il monumentalestudio di W. Fischer-Bossert (Chronologie der Didrachmenprägung von Tarent

510-280 v. Chr., Berlin/New York 1999): lo studioso ha avuto il grandissimomerito di raccogliere tutta l’evidenza sinora disponibile sulle emissioni dididracme dalle origini sino all’età pirrica, fornendo un imprescindibile puntodi partenza per ogni futura indagine.

in realtà per la Puglia sussistono incertezze per l’attribuzione di emissionia singoli centri, incognite sulla produzione monetale, in alcuni casi sullastessa identificazione dei centri cui le emissioni si riferiscono, sulle occasionidi coniazione, sui motivi di emissione, sulla funzione, sul significato econo-mico e sociale.

La più volte lamentata assenza di Corpora ha indotto chi vi parla a cercaredi ovviarvi: ho quasi completato la raccolta della documentazione sulla pro-duzione monetale di tutte le zecche indigene della regione, cercherò di ren-dere al più presto fruibile a tutti gli studiosi questo utile corpus sia in formatocartaceo che digitale.

tale risultato è il frutto di un’attività di ricerca che la cattedra di Numi-smatica della Facoltà di Beni culturali dell’università del Salento ha strut-turato su due linee di indagine: l’esame dei dati strutturali relativi alle

Aldo Siciliano

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monetazioni dell’antica Puglia e l’analisi dei dati relativi ai rinvenimenti (ti-pologia di rinvenimento, dati di contesto, dinamiche di diffusione sul terri-torio, incidenza di serie monetali nei ritrovamenti). il corpus degli esemplariraccolti, frutto dello spoglio sistematico dell’edito e, laddove possibile, dellaschedatura dell’inedito, è stato ordinato attraverso strumenti software, inparticolare mediante la creazione del database “thesauròs”, realizzato dalLaboratorio delle evidenze Letterarie, epigrafiche e Numismatiche dell’uni-versità del Salento, strumento in via di continuo aggiornamento.

Alle metodologie di indagine più tradizionali stiamo affiancando l’appli-cazione delle più aggiornate metodologie di analisi fisiche non distruttive,al fine di individuare i componenti primari delle monete, la tessitura e glielementi minoritari ed ottenere così una serie di informazioni che costitui-scono un valido aiuto negli studi riguardanti la tecnologia di lavorazionedei metalli e dei coni, lo stato di conservazione, la composizione della legae le variazioni in relazione a manipolazioni di carattere finanziario. La col-laborazione in corso con il cedad (centro di datazione e diagnostica) e conil dipartimento di Scienze dei Materiali dell’università del Salento, oltre checon il dipartimento di ingegneria chimica dei Materiali e dell’Ambiente del-l’università di Roma “La Sapienza”, ha permesso di porre in essere filoni diricerca sulla composizione elementare delle monete (analisi dei componentimaggioritari e minoritari) e sulla morfologia superficiale mediante micro-scopia elettronica a scansione (analisi della struttura fine della tessitura:forma, dimensione e orientazione cristallografica dei grani).

Per rimanere in tema di Peucezia, a giugno si è svolto, presso l’universitàdi Bari, il convegno sul tema “La Puglia centrale dall’età del bronzo all’altoMedioevo”: in tale occasione è stato tracciato (a cura di A. travaglini e V.camilleri, dell’università del Salento) un quadro della produzione e circo-lazione monetale nell’area peuceta e delle presenze monetali, attraverso l’in-tegrazione dei dati di rinvenimenti isolati ed in ripostiglio, dalle primeattestazioni (Vi-V sec. a.c.) al iii sec. a.c..

Sono trascorsi pochissimi mesi dalla data del congresso in cui ho avutol’incarico di presentare il professor Stazio in occasione della consegna delpremio “Maestri della Numismatica”. Sembra ieri. oggi invece il nostro mae-stro non è più tra noi fisicamente, perché è deceduto all’età di 87 anni, il 7

La monetazione dell’antica Puglia: sessant’anni dopo

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marzo 2010.Anche domani il professore “maestro” rimarrà con noi grazie alla sua ere-

dità: muore solo chi nulla ha significato per la ricerca e nulla ha creato. Loricordiamo con gratitudine.

ci ha lasciato un indimenticabile maestro, personalità unica e straordina-ria nel campo della cultura.

Lo ricordiamo anche per la concretezza, modestia, straordinaria capacitàorganizzativa, chiarezza di obiettivi, lungimiranza, coerenza.

commozione ed orgoglio di essere suo allievo e di aver collaborato intante sue iniziative. un grande, modesto come tutti i veri grandi, che si è di-stinto nel campo degli studi, nella promozione e divulgazione della cultura,un uomo di grande cultura e grande senso pratico: due qualità che difficil-mente appaiono congiunte. Rem tene, verba (et nummi, aggiungerei personal-mente anche rimanendo nel nostro campo) sequentur: ha conseguito risultatistraordinari, anche se a volte contrastato, grazie alla chiarezza di finalità edi metodi, nonché tenacia e continuità.

Nato a Napoli, cittadino onorario di taranto, in realtà cittadino del mondointero.

Persona colta e raffinata, ricca di variegati interessi ma nello stesso temposchiva e riservata, volitiva, di signorile semplicità aperta al rapporto inter-personale.

La fine intelligenza, l’onestà intellettuale, l’acutezza, la capacità di cogliereimmediatamente il nocciolo delle questioni sono aspetti che rendono la suascomparsa pesante in campo scientifico, dolorosa nel campo personale.

L’autorevolezza unanimemente riconosciutagli faceva sì che non ci fossemai la necessità di alzare il tono della voce per far conoscere le sue idee: oi-

kistes, promotore culturale, fondatore di strutture che vivono e debbono con-tinuare al di là di Stazio, perché ben impostate, sempre con un respirointernazionale. Ha creato nuovi spazi più che occuparne. Non sono sempregli incarichi che danno prestigio alle persone, a volte sono le persone cherendono significativi gli incarichi.

Ha avuto un rapporto straordinario con il territorio in cui ha operato coin-volgendo le comunità, e tutti lo ricordiamo sempre con stima e gratitudine.in Puglia, nel corso di convegni o conferenze, tutti chiedono di Stazio. chinon lo conosceva! Anche le persone più semplici. onora essere stato allievo

Aldo Siciliano

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Attilio Stazio e Aldo Siciliano.

di un Maestro da tutti amato e stimato ovunque.La sua scomparsa non chiude un periodo particolarmente felice, al con-

trario impegna i suoi eredi e continuatori, gli enti istituzionali, a proseguiree se possibile ad intensificare ed arricchire la ricchissima eredità che ci ha la-sciato.

Lo ricordiamo come studioso, come docente (con Laura Breglia e AttilioStazio furono attivate le prime cattedre di Numismatica, ed oggi in tutte leprincipali università italiane, nei corsi di Laurea in Lettere e Beni culturali,anche grazie a Stazio l’insegnamento di questa materia è floridamente at-tivo).

effettuò le dovute pressioni sugli organi competenti per ottenere che leSoprintendenze fossero dotate di ispettori numismatici.

Nel suo discorso di commiato per il pensionamento, così affermava: “Non so se ho saputo insegnare in maniera adeguata, però sarei egualmentesoddisfatto se mi si riconoscesse di aver insegnato e mostrato, soprattuttocon l’esempio, che essere docenti significa: serietà nell’impegno, lealtà e cor-rettezza nel comportamento, coraggio nelle opinioni, disprezzo per ogniforma di ossequio servile e supina acquiescenza, a qualsiasi costo, anche sea costo di rinunce, di amarezze, magari di emarginazione. in altre parole, in-segnare agli allievi uno stile di vita”.

La monetazione dell’antica Puglia: sessant’anni dopo

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Aldo Siciliano

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come organizzatore ricordo che è stato Soprintendente Archeologo dellaPuglia, Presidente dell’istituto italiano di Numismatica, direttore del centrointernazionale di Studi Numismatici di Napoli, Presidente del circolo Nu-mismatico Napoletano, membro del consiglio Nazionale dei Beni culturalie Presidente del comitato di settore per l’archeologia.

Ma soprattutto voglio far riferimento a due dei suoi più significativi im-pegni in Puglia:

– l’istituto di Storia Antica ed Archeologia dell’università di Lecce– l’organizzazione dei convegni tarantini sulla Magna grecia, e la fonda-

zione dell’omonimo istituto: da 50 anni tutti i massimi studiosi della Magnagrecia sparsi per il mondo si raccolgono a taranto, insieme con una nutritaschiera di studenti vincitori di borse di studio messe a disposizione da entilocali, creando così una opportunità di crescita e di ricambio generazionale.

Professore carissimo, a nome di tutti grazie di tutto. Sarà impossibile tra-dire la sua azione ed il messaggio che ci ha trasmesso. credo non sia chiarose ci ha scelto Lei o se ognuno di noi, conoscendola, l’ha seguita. Possonomorire gli uomini ma non le idee. La civiltà magno-greca continuerà a viveregrazie a grandi suoi figli.

ovunque egli sia stato, ha lasciato una traccia, seminato, creato, come ilvento inarrestabile e capace di modificare il paesaggio, una forza della na-tura. La numismatica ha perso un grande uomo, rimane il Maestro, un “Mae-stro di Numismatica”.

un ultimo caloroso applauso al professor Stazio, come quelli che gli ve-nivano riservati al termine dei convegni di Magna grecia, in segno di rico-noscimento e di riconoscenza.

con grande affetto,firmatocoloro che le hanno voluto bene e la porteranno sempre nel cuore e nella mente…tutti.

ALdo SiciLiANo

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La monetazione dell’antica Puglia: sessant’anni dopo

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1947 Bigati e argentum oscense, “Numismatica”, Xiii 1-3 (1947), pp. 11-13.

1948 Nummus in Plauto, “Numismatica”, XiV, 1-3 (1948), pp. 19-23.

1948 Ancora su bigati e argentum oscense, “Numismatica”, XiV, 1-3 (1948), p. 60.

1954 L’apporto delle monete ad un problema di archeologia: il santuario di Mefite nella valled’Ansanto, “AiiN”, i (1954), pp. 25-38.

1954 Ripostigli monetali del Museo Nazionale di Napoli, “AiiN”, i (1954), pp. 113-126.

1954 Il Congresso Internazionale di Numismatica (Parigi, 6-11 luglio 1953), “AiiN”, i (1954),pp. 177-179.

1954 Arte e moneta: annotazioni di metodo, “AiiN”, i (1954), pp. 193-195.

1955 Rapporti fra Pompei ed Ebusus nelle Baleari alla luce dei rinvenimenti monetali, “AiiN”,ii (1955), pp. 33-57.

1955 Progressismo e conservatorismo negli studi sulla più antica monetazione romana, “AiiN”,ii (1955), pp. 233-241.

1956 La monetazione arg ti per una vecchia teoria: novità sul problema del denarius, “AiiN”,V-Vi (1958-1959), pp. 344-347.

1959 Bisanzio, Roma 1959.

1960 Un ripostiglio monetale da Cales e la monetazione campano-sannitica del IV secolo a.C.,“PdP”, LXXii (1960), pp. 225-228.

1961 Magna Grecia e Sicilia, in Atti del Congresso Internazionale di Numismatica (Roma, 11-16 settembre 1961), Roma 1961, pp. 39-62.

1963 Le più antiche relazioni tra la penisola iberica e la regione campana, “Numisma”, 61(1963), pp. 9-21.

1964 La documentazione numismatica, in Metropoli e colonie di Magna Grecia, Atti del iiiconvegno di Studi sulla Magna grecia (taranto, 13-17 ottobre 1963), Napoli 1964,pp. 113-132.

1968 Contributo allo studio della prima fase della monetazione di Heraclea Lucaniae, “AiiN”,Xii-XiV (1965-1967), pp. 31-84.

eLeNco deLLe PuBBLicAzioNi di ARgoMeNto NuMiSMAtico*

* ABBReViAzioNi:AiiN = Annali dell’istituto italiano di NumismaticaASP = Archivio Storico PuglieseciSN = congresso internazionale di Studi Numismatici.MAL = Monumenti Antichi Lincei (Accademia Nazionale dei Lincei)PdP = La Parola del Passato

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1970 Problemi monetali dell’antico Salento, in Centenario del Museo Provinciale S. Castrome-diano di Lecce, galatina 1970, pp. 107-120.

1971 Aspetti e momenti della monetazione tarantina, in Taranto nella civiltà della Magna Gre-cia, Atti del X convegno di Studi sulla Magna grecia (taranto, 4-11 ottobre 1970),Napoli 1971, pp.147-182.

1972 Per una storia della monetazione dell’antica Puglia, “ASP”, XXV (1972), pp. 39-47.

1972 Monetazione dei Lucani, in Le genti della Lucania antica e le loro relazioni con i Grecid’Italia, Atti del convegno di Studio (Potenza-Matera, 18-20 ottobre 1971), “Ar-chivio Storico di calabria e Lucania”, XL (1972), pp. 91-105.

1972-1973 Recenti studi sulla monetazione della Sicilia antica, “Kokalos”, XViii-XiX (1972-1973),pp. 374-391.

1973 Monetazione e circolazione monetale dell’antico Salento, in Atti del Secondo Convegnodei Comuni Messapici Peuceti e Dauni (Brindisi 14-15 giugno 1969), Bari 1971, pp.61-90 (ripubblicato in “Annali dell’università di Lecce, Facoltà di Lettere e Filosofia”,V (1969-1971), galatina 1973, pp. 71-99)

1973 Poseidonia – Paestum: Problemi della circolazione monetale, “ciSN”, iii (1971), pp. 111-134.

1973 Magna Grecia, in A Survey of Numismatic Research 1966-1971, New York 1973, pp.36-56.

1973 Marrëdhënjet ndërmjet dy brigjeve adriatike nëpërmjet dokumentimit numisìzmatik (Lesrapports entre les deux rivages adriatiques vus à travers la documentation numismatique),in Akademia e Skencave e Rpsh Instituti i Historiçë, Studime Historike Viti, Tirane,XXVii (X), 2 (1973), pp. 101-104.

1974 Osservazioni sulla monetazione di Metaponto, in Metaponto, Atti del Xiii convegnodi Studi sulla Magna grecia (taranto, 14-19 ottobre 1973), Napoli 1974, pp. 67-10.

1978 Storia monetaria dell’Italia preromana, in Popoli e Civiltà dell’Italia Antica, Vii, Roma1978, pp. 113-193.

1979 La monetazione delle città euboiche d’occidente, in Gli Eubei in Occidente, Atti del XViiiconvegno di Studi sulla Magna grecia (taranto, 8-12 ottobre 1978), taranto 1979,pp. 167-208.

1979 Italia e Sicilia, in A Survey of Numismatic Research 1972-1977, Berna 1979, pp. 1-22.

1982 Temesa. La documentazione numismatica, in Temesa e il suo territorio, Atti del colloquio(Perugia-trevi, 30-31 maggio 1981), taranto 1982, pp. 93-101.

1982 Considerazioni sulle prime forme di tesaurizzazione monetaria nell’Italia meridionale, inActes du 9ème Congrès International de Numismatique (Berne, septembre 1979), Lou-vain-la-Neuve – Luxembourg 1982, pp. 53-69.

1982 La Campania dal VI al IV sec a.C.: problemi di produzione e circolazione monetaria, inLa Campania fra il VI e il III sec a.C., Atti del XiV convegno di Studi etruschi e italici(Benevento, 24-28 giugno 1981), galatina 1982, pp. 165-174.

Aldo Siciliano

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1983 Moneta e scambi, in Megale Hellas, Milano 1983, pp. 103-169.

1983 Monetazione greca e indigena nella Magna Grecia, in Forme di contatto e processi di tra-sformazione nelle società antiche, Atti del convegno di cortona (24-30 maggio 1981),Roma – Pisa 1983, pp. 963-978.

1983 Problemi di numismatica greca arcaica sulla costa tirrenica, “Quaderni del centro cul-turale”, 5 (Maratea 1983), pp. 131-138.

1984 Problemi della monetazione di Crotone, in Crotone, Atti del XXiii convegno di Studisulla Magna grecia (taranto, 7-10 ottobre 1983), taranto 1984, pp. 369-398.

1986 Monetazione ed economia monetaria, in Sikanie, Milano 1986, pp. 79-122.

1986 Il problema delle emissioni campano tarantine, in La monetazione di Neapolis nella Cam-pania antica, Atti del Vii convegno internazionale di Studi Numismatici (Napoli,20-24 aprile 1980), Napoli 1986, pp. 375-392.

1987 La monetazione delle poleis greche e degli ethne indigeni, in Magna Grecia, vol. ii, Milano1987, pp. 151-172.

1987 La monetazione delle città dello stretto di Messina, in Flotte e commercio greco, cartagineseed etrusco nel Mar Tirreno, Atti del Simposio europeo tenuto a Ravello (gennaio1987), Strasbourg 1988, pp.501-507.

1987 Darici aurei in due tesoretti monetali di Avola in Sicilia e Anatolia, in Sicilia e Anatoliadalla preistoria all’età ellenistica, Atti della V Riunione Scientifica della Scuola diPerfezionamento in Archeologia classica dell’università di catania (Siracusa, 6-29 novembre 1987), “cronache di Archeologia, università di catania, istituto diArcheologia”, 26/27 (1987-1988), pp. 97-101.

1989 Moneta ed economia nell’antica Puglia, in Il Mediterraneo, i luoghi e la memoria, Mostraarchivistica, archeologica e numismatica promossa in occasione del primo cente-nario dell’Arsenale Militare Marittimo di taranto (taranto, castello Aragonese,19 ottobre-15 novembre 1989), Roma 1989, pp. 15-19.

1990 Numismatica e computer, in Rediscovering Pompeii, Roma 1990, pp. 42-53.

1990 Monete a leggenda Inrthi, “MAL”, Serie Miscellanea, iii, 5 - Lii della serie generale-(Roma 1990), pp. 267-272.

1990 Le monete raccontano l’antica storia della Sicilia, in g. VALLet, Sicilia greca, Palermo-Siracusa 1990, pp. 37-57.

1991 La monetazione, in Storia e Civiltà della Campania, I – L’evo antico, Napoli 1991, pp.235-246.

1991 (con M. tALieRcio) La monetazione dell’Italia meridionale, in Storia del Mezzogiorno,vol. I – tomo I, Il Mezzogiorno antico, Napoli 1991, pp. 359-393.

1991 La moneta nell’area messapica. Premessa, in I Messapi, Atti del XXX convegno di Studisulla Magna grecia (taranto-Lecce, 4-9 ottobre 1990), taranto 1991, pp. 221-223.

1992 Moneta, economia e società, in Agrigento e la Sicilia greca, Atti della settimana di stu-dio (Agrigento, 2-8 maggio 1988), Roma 1992, pp. 219-229.

La monetazione dell’antica Puglia: sessant’anni dopo

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1992 Monetazione e circolazione monetaria, in Principi imperatori vescovi. Duemila anni distoria a Canosa, catalogo della mostra (Bari, Monastero di Santa Scolastica, 27 gen-naio - 5 aprile 1992), Venezia, 1992, pp. 553-554.

1993 La monetazione dell’Italia antica tra repubblica e principato, in Atti del Convegno di Ve-nosa per le celebrazioni del bimillenario della morte di Quinto Orazio Flacco (Venosa 8-15 novembre 1992), Venosa 1993, pp. 247-253.

1993 La monetazione, in Sibari e la Sibaritide, Atti del XXXii convegno di Studi sullaMagna grecia (taranto-Sibari, 7-12 ottobre 1992), taranto 1993, pp. 597-612.

1993 La monetazione argentea di Crotone nel IV-III sec. A.C., in Crotone e la sua storia tra IVe III sec. a.C., Napoli 1993, pp. 103-109.

1995 Corinto e l’Occidente sino alla fine del V sec. a.C. nella documentazione numismatica, inCorinto e l’Occidente, Atti del XXXiV convegno di Studi sulla Magna grecia (ta-ranto, 7-11 ottobre 1963), taranto 1995, pp. 179-192.

1995 Breve storia di una erronea attribuzione: il ripostiglio di Pianura 1844 (IGCH 1907),“AiiN”, 42 (1995), pp. 81-88.

1995 Monetazioni dei Greci d’Occidente, in Les Grecs et l’Occident, Actes du colloque de lavilla Kerylos, 1991, Roma 1995, pp. 141-150.

1996 Prime notizie di rinvenimenti monetari a Pompei, in Il Vesuvio e le Città Vesuviane 1730-1860, Atti del convegno (28-30 marzo 1996) Napoli 1996, pp. 509-518.

1996 (con A. SiciLiANo), La Magna Grecia e il mare nella documentazione numismatica, inLa Magna Grecia e il mare. Studi di storia marittima, taranto 1996, 301-309.

1996 La prima monetazione di Sibari e Crotone, in La Calabria classica e bizantina, Atti delcongresso Nazionale di Studi (castrovillari, 11-12 novembre 1995), castrovillari1996, pp. 51-62.

1998 Qualche osservazione su origine e funzioni della più antica monetazione delle colonie acheein Occidente, in Helike II, ΑΡΧΑΙΑ ΚΑΙ ΑΙΓΙΑΛΕΙΑ, ΠΡΑΚΤΙΚΑ Β∏ ∆ΙΕΘΝΟΥΣΕΠΙΣΤΗΜΟΝΙΚΟΥ ΣΥΝΕ∆ΡΙΟΥ ΑΙΓΙΟΝ (Atene, 1-3 dicembre 1995), Atene 1998,pp. 371-380.

1999 Modelli di gestione del territorio delle poleis italiote e siceliote nella documentazione nu-mismatica” in La Colonisation grecque en Méditerranée occidentale, Actes de la ren-contre scientifique en hommage de g. Vallet (Roma-Napoli, novembre 1995),Roma 1999, pp. 411-418.

1999 Le emissioni monetarie dei centri greci, in Storia della Basilicata, Roma-Bari 1999, pp.455-468.

2001 La documentazione numismatica, in Problemi della chora coloniale dall’Occidente al MarNero, Atti del XLiV convegno di Studi sulla Magna grecia (taranto, 29 settem-bre-3 ottobre 2000), taranto 2001, pp. 153-156.

Aldo Siciliano

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I PARTE

Le monete della Peucezia

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LA PEUCEZIA. INQUADRAMENTOSTORICO-TOPOGRAFICO

MARIA LUISA MARCHI

Presentare un panorama archeologico esauriente della Peucezia è impresa arduae questo lavoro si propone di offrire essenzialmente il quadro dell’evoluzione delsistema insediativo attraverso l’analisi di alcuni abitati, cercando di ricostruire illento processo di urbanizzazione che in questa area sembra realizzarsi progressiva-mente tra l’età arcaica e l’ellenismo1.

La Peucezia occupava l’area centrale del territorio pugliese più o meno corri-spondente all’attuale provincia di Bari (fig.1). I limiti del compresorio abitato dai Peucezi, popolazione che apparteneva all’am-

pio raggruppamento degli Iapigi2, giungevano verso Nord-Ovest fino al territoriodei Dauni, tra il Tavolerie e il comprensorio melfese e premurgiano, a Sud-Ovestfino a quello di enotri, choni e lucani mentre a Sud-Est fino a quello dei messapi3.I limiti geografici sono definibili con una certa approssimazione anche attraverso

gli elementi naturali, pur essendo in proposito scarse le fonti, rappresentati dal mareAdriatico con i centri di Egnazia, Bari, e nell’entroterra Ruvo, Bitonto e Ceglie,mentre la zona più interna brulla e collinare, delimitata dalle Murge gravitava intornoai centri di Gravina e Monte Sannace, la zona a Nord del basso Bradano, situata trala chora tarantina e quella metapontina, includeva anche insediamenti più internicome Montescagliaso e Timmari. Tali confini dovevano essere, nell’età del Ferro,piuttosto sfumati quando ancora non appare, nell’area tra le attuali Puglia e Basili-cata, una vera distinzione etnica e le produzioni ceramiche dei centri di Bari–S. Sco-

1 DE JULIIS 1988, p. 99.2 DE JULIIS 1988, pp.43-47; DE JULIIS 1989, pp. 39-46.3 FIORELLO 2003, p. 32; CIANCIO 2002; DE JULIIS 1988.

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Fig. 1 – L’area peuceta.

4 CIANCIO 1989, pp. 49-51.5 DE JULIIS 1988, p. 43; DE JULIIS 1989, p. 39.6 Gli autori che danno queste notizie sono comunque risalenti ad epoca romana.

lastica, Gravina, Monte Sannace, Rutigliano sono analoghe a quelle di Cozzo Pre-sepe, Monte Irsi, Garaguso e Timmari4.Si ritiene infatti che le popolazioni peucete abbiano sviluppato una cultura auto-

noma, rispetto alle limitrofe aree dei Dauni e dei Messapi, piuttosto tardi, non primadella metà del VII secolo, con l’acquisizione di una certa autonomia che si manifestaprincipalmente nelle produzioni ceramiche5.Le fonti che riguardano i Peucezi sono alquanto scarse, spesso legate a leggen-

darie e mitiche origini, oppure riferite al periodo compreso tra il V e il III sec. a.C.quando le popolazioni Iapige entrano in contatto con il mondo coloniale greco esono coinvolte nelle vicende belliche tra Taranto e Metaponto e successivamentequando iniziano i rapporti con il mondo romano6. Gli autori antichi indicano, come

Maria Luisa Marchi

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7 STRABO, VI, 3,4, 2818 PAUSANIA, 10. 13, 109 IUST., 12, 2, 1210 DIOD. XX,80,111 GRELLE 1989, p. 111.12 STRABO,VI, 3, 7, 282-28313 PLIN., Nat.Hist.,III, 11, 10214 GRELLE 1989, p.113.15 CIANCIO 2002, pp.4-11.16 Appiano ricorda infatti che il generale Cosconio ricondusse rapidamente all’obbedianza i Paediculi: APP.b.c. 1, 227-230.

si riscontra per l’ambito dauno, il popolo e non la regione, si riscontra quindi l’usodell’etnico Peuchetioi o Pediculi.

Strabone ci riferisce che i Tarantini combatterono contro i Messapi per Eraclea,avendo come alleati il re dei Dauni e il re dei Peucezi7. Pausania fa invece riferimentoal donario inviato a Delfi dai tarantini ricavato dal bottino sottratto ai Peucezi8. Giu-stino racconta che Alessandro il Molosso chiamato dai tarantini per respingere l’at-tacco dei Lucani e dei Messapi, durante la sua spedizione in Italia meridionale,stipulò un accordo con Metapontini, Pediculi e Romani9.La fonte più antica relativa all’espansione romana nell’area peuceta è data da

Diodoro10 che ci riferisce dell’assedio, da parte dei consoli Quinto Marcio e PublioCornelio nell’anno 306 a.C., di Σιλβι′ον occupata da un presidio sannita e che eglidefinisce πο′λις11.Un noto passo di Strabone12 descrive i percorsi che possono seguire i viaggiatori

provenienti dalla Grecia che giungono a Brindisi diretti a Roma uno è la Via Appiae l’altro è una via che attraversa il territorio dei Peucezi, dei Dauni e dei Sanniti finoa Benevento: su di essa sorgono le città di Egnazia, Kailia [Ceglie], Netion, Canosaed Herdonia, offrendo un quadro significativo per la ricostruzione topografica degliinsediamenti della regione in età romana.Sono le fonti Itinerarie che hanno consentito di conoscere ed individuare alcuni

abitati peuceti e soprattutto hanno fornito informazioni sulla loro condizione in etàromana.Gli elenchi pliniani13 ci indicano per la Peucezia più di una quindicina di città

passate dallo stato di sociae a quello di municipi14, numero senza dubbio cospicuose raffrontato con la vicina Daunia15.Fu dunque il bellum sociale, al quale i popoli peuceti parteciparono solo margi-

nalmente16, a determinare l’adesione dei centri peuceti al sistema istituzionale ro-mano, anche se è lecito ritenere che un lento processo di romanizzazione o

La Peucezia. Inquadramento storico-topografico

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comunque di avvicinamento alla cultura romana fosse già avviato a partire dal IIIsec. a.C.17 .Ma va ricordato che la Peucezia è l’unica regione dell’area apula a non essere in-

teressata dalla fondazione di colonie romane, elemento non irrilevante nella rico-struzione del quadro storico-archeologico dell’area.La forma urbana si afferma infatti in tutti centri attraverso un’evoluzione lenta

ma graduale che vede a partire dal VI secolo a.C. il passaggio dal villaggio all’inse-diamento e all’interno di questo, nell’ambito di nuovi programmi edilizi, dalla ca-panna alla casa.

Molti insediamenti, come Ce-glie, Azetium, Monte Sannace, Si-

dion (Gravina) (fig. 2), pur nonraggiungendo livelli di organizza-zione interna basati su criteri di pia-nificazione urbana regolare, pos-sono ugualmente essere definiticittà; essi presentano infatti una di-stribuzione funzionale degli spazied una definizione di questi se-condo i parametri ispirati dall’espe-rienza greca e tipologie archi-tettoniche importate dal mondo co-loniale.Il contatto con il mondo greco,

perlopiù assente o assolutamentemarginale in Daunia, nei centridella Peucezia risulta piuttosto evi-dente e sembra rilevarsi attraverso,non solo gli elementi della cultura

materiale, come la presenza di ceramica attica a Monte Sannace18, ma anche attra-verso l’emergere di elementi ideologici che vengono assimilati dai gruppi eminentied economicamente rilevanti e che si riflette nel costume funerario attraverso le ric-che tombe monumentali (a Ceglie, Rutigliano Ruvo, Botromagno)19. Sempre a

Fig. 2 – I principali insediamenti della Peucezia

(da Ciancio 1990).

17 Sulla romanizzazione in area apula VOLPE 1990; MARCHI 2000; MARCHI 2009; TORELLI 1984; TORELLI 1990,TORELLI 1992a; TORELLI 1992b; per il dettaglio nell’area Peuceta: CIANCIO 1990, pp. 237-242; GRELLE 1989,pp. 111-116; RICCIARDI 1999, pp. 29-49; GRELLE 2010.18 CIANCIO 1989, pp. 55-56.19 CIANCIO 1989, pp. 58-60.

Maria Luisa Marchi

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Monte Sannace ritroviamo esempi di edifici con impianti planimetrici e tecniche co-struttive di tipo greco a dimostrazione degli influssi del mondo coloniale nell’ediliziae nell’urbanistica di questi centri. Il IV secolo a.C. rappresenta per questi abitati ilmomento di massimo fulgore sia dal punto di vista demografico che insediativo conun fitto popolamento delle campagne e lo sviluppo dei centri fortificati come riferi-mento economico e militare20. In questo periodo quasi tutti gli insediamenti si dote-ranno di possenti mura in opera quadrata, le ritroviamo a Ceglie, Azetium, Sidion,Monte Sannace, Altamura21.Questi centri si connotano come abitati di altura, situati in posizione rilevante e

di controllo della pianura circostante, che in genere risulta essere particolarmentefertile e adatta alle colture agricole. La loro posizione in prossimità di corsi d’acquapermetteva facili collegamenti con le coste soprattutto con i punti di approdo sul-l’adriatico, una rete di tratturi assicurava i collegamenti interni.

Fig. 3 – Monte Sannace: area dell’abitato da foto aerea.

20 DE JULIIS 1989, pp. 39-43; CIANCIO 2002, pp. 4-5.21 Secondo alcuni si tratta di un fenomeno che si riallaccia a quanto accade anche in Lucania a Serra di Vaglio,Torretta di Pietragalla e Torre di Satriano in un intento comune di creare un sistema di difesa unitario, predispostodalle popolazioni indigene della Iapigia e della Lucania contro la pressione tarantina e successivamente del-l’avanza romana: CIANCIO 1989, p. 63.

La Peucezia. Inquadramento storico-topografico

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Gli schemi insediativi si possono ricostruire attraverso la lettura dell’evoluzionedei centri principali.A monte sannace, certamente il più noto per la lunga tradizione di scavi22, l’abi-

tato antico sorgeva sulla sommità di un colle strategicamente elevato che domina lospartiacque tra Adriatico e Ionio e un’ampia area pianeggiante favorevole all’agri-coltura (figg. 3, 4).L’insediamento, documentato a partire dal IX secolo a.C., occupava una collina,

che in età classica si connotava come acropoli, e un’area sottostante in pianura. Ilnucleo più antico, costituito da capanne occupava solo la parte alta, affiancato daaltri nuclei documentati nella pianura circostante23. Tra VII e VI secolo a.C. l’abitatosi concentra sull’acropoli, occupata probabilmente dal nucleo principale e sicura-mente meglio difeso. Ma è a partire dal VI secolo che l’abitato assume fisionomiaurbana e vengono realizzati edifici di rilievo, polifunzionali, e le tombe aristocrati-che, talvolta monumentali, con ricchi corredi che presentano anche oggetti di im-portazione greca24.

Fig. 4 – Monte Sannace: ortofoto.

22 SCARFÌ 1962; CIANCIO, DE JULIIS, RICCIARDI 1989; CIANCIO et alii 2001.23 CIANCIO 2003, pp.20-22.24 CIANCIO 1989, pp. 51-60.

Maria Luisa Marchi

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La definizione di cittàpuò essere confermata, apartire dal VI e nel corsodel V secolo a.C., dall’esi-stenza di edifici e spazidestinati ad un utilizzopubblico (l’agorà circon-data da un portico colon-nato) che vengono rea-lizzati sull’acropoli, inbase a precisi criteri di di-stribuzione urbanistica.L’abitato vero e proprio sisviluppa nell’area pianeg-giate ad Ovest dell’acro-poli con gli isolati occu-pati da edifici abitativi in-

seriti in una rete stradale poco regolare ma ugualmente pianificata, all’interno diessa infatti si distribuiscono anche le aree comuni, quelle artigianali e commercialisecondo una precisa distribuzione funzionale che però ancora vede il sorgere dellearee di necropoli affiancate a quelle abitative e all’interno delle mura, secondo latradizione indigena.Nell’ambito dell’edilizia privata, alle case di tradizione locale a due o tre ambienti

aperti su un cortile si affiancano abitazioni più complesse con peristili ed elementisia strutturali che decorativi di spiccata tradizione ellenica, una di esse, rinvenutasull’acropoli conserva un raro esempio di stanza da bagno, del tipo diffuso in alcunecittà della Magna Grecia ma non documentato nei centri indigeni della Puglia25.Tra IV e III secolo la città ha probabilmente il momento di massima floridezza,

si dota di solide opere difensive ampliate progressivamente in concomitanza dell’ar-rivo dei vari condottieri greci (Archidamo di Sparta, Alessandro il Molosso, Cleo-nimo di Sparta) chiamati dai tarantini contro le popolazioni indigene. In quegli annil’area dell’agorà viene ristrutturata e ampliata con nuovi portici, l’acropoli divienesede di edifici pubblici e di sepolture monumentali. Cambiamenti nella struttura so-ciale sembrano trapelare dal sorgere in quest’area di edifici privati di alto livello cheinvadono spazi pubblici e obliterano alcune tombe monumentali.

Fig. 5 – Monte Sannace: pianta dell’insediamento

(da Ciancio 2003).

25 CIANCIO 1989, pp. 61-62.

La Peucezia. Inquadramento storico-topografico

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Un cambiamento radicale, dettato dalla presenza romana, e basato su nuove con-cezioni urbanistiche, produrrà una chiara distinzione tra spazi urbani e cimiteriali.Più scarsa la documentazione per ceglie, centro noto dalle fonti con il nome di

Kailia26 o Caelia (fig. 6). La testimonianza più antica del nome proviene dalle mo-nete coniate dalla città in argento e bronzo. La fase più consistente dell’abito peucetasi deve ricollegare al V-IV secolo a.C. Il centro ancora in vita in età romana comesegnalato dalla sua presenza negli Itinerari27, conserva attualmente il ricordo in unmodesto borgo agricolo a breve distanza da Bari.Le indagini condotte in passato perlopiù negli anni ’70 del secolo scorso, basate

sulla lettura della foto aerea e sulle prospezioni topografiche 28, e solo in tempi recenti

Fig. 6 – Ceglie peuceta: ortofoto.

26 STRABO, VI, 3, 7.27 Tabula Peutingeriana, 6, 5; Anonimo Ravennate, Cosmographia, 4, 35, 282-283.28 MARIN 1981.

Maria Luisa Marchi

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su indagini archeologiche29, hannopermesso la ricostruzione dell’inse-diamento che sorgeva su un pianorodelimitato da due torrenti il Picone ela Fitta (fig. 7). L’abitato conservacomunque tratti di mura in grossiblocchi sbozzati. Nel circuito mura-rio sono ipotizzate almeno quattroporte in corrispondenza delle due vieprincipali che si pensa attraversasserol’abitato una da Nord a Sud e l’altrada Est ad Ovest. Della viabilità N-Sche attraversava l’abitato longitudi-nalmente si sono rinvenuti alcunitratti con tracce dei solchi di carri.L’altro percorso in uscita dall’abitatodoveva corrispondere con la mulat-tiera descritta da Strabone che daBrindisi attraversava Egnazia, Aze-

tium, e quindi passando per Cegliegiungeva a Canosa e arrivava fino a Benevento, da molti identificata con la via Mi-

nucia. Il rinvenimento all’interno dell’area delimitata dalle mura di molte tombe attesta

come per gli altri centri peuceti la stretta connessione tra abitati e necropoli secondoil consueto costume delle popolazioni Iapige. Ma i seppur scarsi rinvenimenti ridotti“a pochi elementi di strutture murarie, pavimenti, cisterne ed opere idrauliche”30

consentono di ipotizzare l’avvio di un processo di urbanizzazione al quale si possonoricollegare anche alcuni elementi architettonici relativi ad edifici, forse monumentali,purtroppo non individuati e di ricostruire i passaggi evolutivi dell’abitato, dagli edi-fici con pavimenti in ciottoli della fase preromana a quelli musivi della città romana.A quest’ultima si ricollegano i resti di strutture in opera reticolata segnalati dalRoppo sotto le strutture della torre medievale31. Un cambiamento nell’assetto urbanosi ebbe probabilmente nel III secolo a.C. quando il centro entra nell’orbita romana,con un possibilie restringemento della città ed una pianificazione urbana che preve-

Fig. 7 – Ceglie peuceta: pianta (da Marin 1982).

29 CIANCIO, RICCIARDI 2005, pp. 57-84; CIANCIO 2009, pp. 308-310.30 MARIN 1982, p.3631 ROPPO 1921, p. 26.32 RICCIARDI 1991; RICCIARDI 1999, p. 33.

La Peucezia. Inquadramento storico-topografico

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Page 42: Eos Collana di Studi Numismatici diretta da Giuseppe Colucci, II

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Giuseppe Libero Mangieri

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Page 43: Eos Collana di Studi Numismatici diretta da Giuseppe Colucci, II

Oggetto dell’intervento sarà l’esame della produzione monetaria di tre centri: 1) Barium – Bari 2) Butuntum – Bitonto 3) Kailia – Ceglie del Campo (facendo anche un accenno alla diatriba che in pas-

sato ha visto la doppia attribuzione a due centri che avevano lo stesso nome, la Cegliesopra riportata e Ceglie Messapica).Prima di passare ad esaminare i tre centri in particolare, è il caso di analizzare la

geografia dei luoghi che vide la nascita e l’affermazione di queste città: si trovanoinfatti ad una distanza relativamente breve fra di loro, due sulla costa ed uno, Kailia,nel primo entroterra, in un territorio che era solcato da importanti strade che nei se-coli veicolarono uomini, merci e, purtroppo, anche truppe. La regione, prima delladefinitiva conquista romana, era molto ricca e prospera, dedita ad un’agricoltura al-tamente redditizia, all’artigianato (spiccava soprattutto la produzione di vasi) e al-l’allevamento. Il periodo di massima crescita ed espansione di questi centri si avràfra il IV secolo a.C. e l’inizio della Seconda Guerra Punica quando, come tuttal’Apulia, risentirà pesantemente delle devastazioni cartaginesi.

Il primo centro che esamineremo per la sua monetazione sarà Bari: la produzionenon è particolarmente abbondante, e vede l’emissione di tre tagli monetali: biuncia,oncia e semuncia. Da un esame stilistico ed iconografico possiamo tranquillamenteinquadrarle nelle produzioni di tipo “romano delle colonie apule”.

ALBERTO D’ANDREA

LE MONETE DI BARI, CEGLIE E DINTORNI

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Biunce:

Alberto D’Andrea

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Once:

Semunce:

Le monete di Ceglie, Bari e dintorni

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1 La media non è ottenuta solo analizzando il valore minimo e quello massimo, ma è determinato dal valoremedio di tutti gli esemplari esaminati, compresi quelli di collezioni private messe a nostra disposizione.

Andando ad esaminare il piede ponderale, riscontriamo i seguenti pesi:

per cui possiamo affermare che tutta la produzione monetaria rientra appienonella riforma sestantale (difatti, prendendo, ad esempio, la biuncia, avremo che 4scrupoli x 6 biunce = 24 scrupoli). Oltre al peso teorico dell’asse, si evince anchecome la divisione dello stesso fosse quella duodecimale, tipica del sistema propria-mente romano.Dall’esame del peso si può ricavare anche la datazione, ovvero fra il 216 ed il

212 a.C., negli anni, quindi, più critici della Seconda Guerra Punica. Non tutti glistudiosi, però, sono concordi nel fissare questa data: alcuni la pongono in un periodoimmediatamente successivo, cioè fra il 208 ed il 202 a.C., altri, tra cui il Rutter, ipo-tizzano addirittura che la serie fu approntata nel 181 a.C., quando la città divenneun’importante base navale per operazioni militari contro i pirati dell’Adriatico.

La monetazione di Bitonto presenta caratteristiche completamente differenti daquelle di Bari: si va infatti a collocare in quella che generalmente viene classificatacome di tipo “magno-greco”. Anche questa, però, è poco abbondante e vede l’emis-sione di un ridotto numero di tagli: l’obolo e l’emiobolo.

Alberto D’Andrea

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Obolo:

Emiobolo:

L’analisi del piede ponderale è molto più semplice ed immediata: abbiamo infattiche l’obolo del primo tipo oscilla da 5,39 a 8,80 grammi circa, quello del secondoda 2,85 a 4,50 grammi circa; il peso dell’emiobolo va da 2,18 a 3,49 grammi circa.Il periodo di emissione si attesta alla metà del III secolo a.C., anche se il calo di

peso medio dell’obolo potrebbe far supporre due periodizzazioni, una successivaall’altra, nella coniazione di questo taglio.

La questione della produzione dell’antica zecca di Kailia è invece molto più com-plessa, a cominciare dall’attribuzione di queste monete. Nell’antica Apulia, difatti,esistevano due centri con questo nome: il primo localizzato nella Peucezia (l’odiernaCeglie del Campo), il secondo nella Messapia (Ceglie Messapica). Sebbene la mag-gior parte delle monete provenisse dai dintorni del primo centro, alcuni studiosi ipo-

Le monete di Ceglie, Bari e dintorni

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tizzarono che la moneta con il guerriero e la trozzella potesse essere stata coniatadal secondo centro, ed a sostegno di tale tesi argomentavano che l’alfabeto usatonell’etnico fosse, appunto, quello messapico2.

Ad oggi sappiamo con sicurezza che tutte le monete furono prodotte nell’odiernaCeglie del Campo; riguardo all’alfabeto non deve meravigliarci la cosa, in quanto,comunque, queste erano pur sempre terre di confine dove, lungo le vie commercialie militari, penetravano anche cultura, usi e linguaggi.La produzione monetaria è di due diversi tipi: magno-greco e romano delle colo-

nie apule; la prima tipologia, a sua volta, si divide in due diverse emissioni (per sem-plicità chiameremo quindi le tre diverse coniazioni SERIE A, SERIE B e SERIE C).La SERIE A si mette in stretto parallelo con alcune produzioni di altri centri apuli:

difatti notiamo una stretta analogia fra le produzioni di Kailia, Arpi e Rubi (tral’altro il tema di Ercole che soffoca il leone Nemeo viene ripreso direttamente daTaranto).

2 Il primo numismatico che l’attribuì al centro peuceta fu il Magnan, seguito dal Minervini, dal Carelli, dal Sam-bon, dal Garrucci e dall’Head; il Ribezzo riteneva invece fossero emissioni di Ceglie Messapica (probabilmente

Alberto D’Andrea

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La SERIE A, nel suo complesso, vede l’emissione di due tagli monetali, il dioboloe l’obolo

Il peso medio della prima oscilla fra 0,91 e 1,07 grammi, quello della seconda èinvece sconosciuto. Il periodo di emissione si attesta fra la fine del IV e l’inizio delIII secolo a.C.Anche la SERIE B può essere messa a confronto con le monete di centri limi-

trofi.

In questo caso è evidente l’analogia fra Kailia e Rubi (si potrebbe addirittura pen-sare ad una monetazione di alleanza).La SERIE B, nel suo complesso, vede l’emissione di un solo taglio monetale,

l’obolo, conosciuto in due varianti.

Le monete di Ceglie, Bari e dintorni

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Il peso medio è abbastanza regolare, attestandosi su 0,50 grammi circa; il periododi emissione si colloca nella metà del III secolo a.C.La SERIE C è quella di tipo “romano delle colonie apule” e vede la produzione

di tre diversi nominali: biunce, once e semunce.

Alberto D’Andrea

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Biunce:

I pesi presentano una grande difformità; infatti abbiamo, rispettivamente dallaprima alla quarta variante, i seguenti valori:4,20-8,27 gr. circa2,79-8,20 gr. circa3,19-6,80 gr. circa4,42-6,27 gr. circa

Le monete di Ceglie, Bari e dintorni

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Once:

Anche in questo caso l’oscillazione del peso è notevole, variando con i seguentivalori:2,73-6,40 gr. circa1,10-3,70 gr. circa2,43-4,31 gr. circa2,11-4,20 gr. circa

Alberto D’Andrea

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Semunce:

I pesi conosciuti sono:1,39-3,00 gr. circa3

0,97-2,03 gr. circa1,39-3,00 gr. circa1,95-2,10 gr. circaL’analisi del piede ponderale della SERIE C di Kailia è molto più complessa, per

via delle notevoli oscillazioni di peso che ogni tipologia riporta. Andando a redarreuna tabella schematica avremo infatti

Le monete di Ceglie, Bari e dintorni

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Ad un primo rapido esame sembrerebbe che la produzione afferisca a tre riformemonetarie (la sestantale, l’unciale e la semunciale), però, se andiamo a considerareche da un esame stilistico emerge che tutte le monete furono realizzate in brevetempo, possiamo affermare che tutte le emissioni rientravano ufficialmente nella ri-forma sestantale e che poi, a causa del precipitare degli eventi bellici (non va dimen-ticato che quella di Kailia fu una delle aree che subì le più pesanti devastazioni daparte delle milizie di Annibale), fu introdotta una specie di sestantale ridotta dove lenuove emissioni avevano, rispetto alle precedenti, valore fiduciario (a differenzadelle precedenti nelle quali il valore era quello intrinseco).Terminata la trattazione delle singole zecche è il caso, ora, di spendere alcune

parole sui temi iconografici.Per quanto riguarda la zecca di Bari la produzione è caratterizzata dal valore fac-

ciale rappresentato con le stelline (oltre che con i classici globetti, tipici delle emis-

3 Questa moneta (la prima riportata nella serie) potrebbe essere una sesquioncia.4 Dato che non esistono pesi teorici pari a 3 scrupoli per le biunce, il peso viene approssimato per eccesso alvalore più vicino (e non per difetto, in quanto si considera questa un’emissione di emergenza), e cioè a 4 scru-poli.5 Dato che non esistono pesi teorici pari a 6 scrupoli per le biunce, il peso viene approssimato per eccesso alvalore più vicino (e non per difetto, in quanto si considera questa un’emissione di emergenza), e cioè a 8 scru-poli.

Alberto D’Andrea

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MARIA CACCAMO CALTABIANO

LA MONETAZIONE DELLA PEUCEZIACONCLUSIONI

L’approccio investigativo – distinto su basi etniche e per aree geografiche – dellamonetazione antica dell’attuale Puglia, programmato dagli organizzatori del Con-vegno nell’arco di un triennio, mette in luce un’esigenza di approfondimento checostituisce la premessa indispensabile per l’interpretazione del fenomeno monetaleche si intende esaminare. Se non avremo prima ricostruito (così come è stato fattoin anni recenti per Rubi da MANGIERI 2007, che in questa sede ha riproposto i risultatidelle sue indagini in un’ampia ottica comparatistica) il Corpus della monetazionedi ciascuna città, in tutti i suoi aspetti intrinseci e formali, dai metalli utilizzati aipesi, dalle iconografie e dallo stile alle iscrizioni che le contraddistinguono, non sa-remo in grado di pervenire ad una adeguata storicizzazione del fenomeno monetalenella Puglia antica. Per ciascuna emissione è necessario valutare nel loro insieme i quantitativi per-

venuti, distinguendo per quanto possibile il numero dei conii impiegati, e quindi itempi necessari per la loro realizzazione. I pesi degli esemplari vanno invece consi-derati singolarmente: peso massimo e peso minimo non debbono essere appiattiti inun peso medio che finisce per obliterare vistosi fenomeni di svalutazione e di de-gradazione ponderale, che – se realizzati in archi temporali molto brevi – denuncianogià di per sé difficoltà economiche e spese straordinarie da correlare nella maggiorparte dei casi ad eventi bellici e ai frequenti pagamenti del soldo quotidiano alleguarnigioni militari. Per quanto possibile, inoltre, le monete vanno analizzate nellaloro natura di “sistema” fatto di multipli e di sottomultipli, di esemplari in metalloprezioso e/o in metallo non nobile, con riferimento ad un valore reale in dipendenzadel metallo contenuto, o ad un valore fiduciario imposto dall’autorità emittente aprescindere dal prezzo intrinseco della moneta.In quest’ottica io desidererei proporre che, anziché porci il problema di quando

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rispettivamente avrebbero avuto inizio nella Peucezia la moneta in argento e quellain bronzo, e se la moneta in bronzo si fosse sostituita a quella in argento, conside-rassimo innanzitutto la coesistenza di due differenti realtà economico-monetali: l’unaconsistente in un monometallismo bronzeo fatto di esemplari pesanti contrassegnatidai segni di valore, ad analogia di quanto accade sulla monetazione romana; l’altracostituita da monete in bronzo leggero, emesse da zecche che hanno coniato con-temporaneamente anche in metallo prezioso, e che negli anni della seconda guerrapunica si sono schierati dalla parte di Annibale.

In sintesi: il problema che desidero porre è se la valuta fiduciaria in bronzo siapotuta esistere in Apulia solo perché garantita dalla “copertura” metallica assicurataledalla contemporanea emissione di moneta in argento dal valore reale. Fra tutte lezecche della Peucezia solo due, Rubi e Caelia, hanno coniato sia in argento che inbronzo, e in tutta l’Apulia possiamo aggiungervi solo Arpi, Canusium e Teate. Fraqueste ultime solo Arpi e Teate hanno emesso una limitata serie di stateri, le altrezecche hanno coniato solo piccole frazioni in argento, solitamente identificate comeoboli e dioboli. Questi nominali non si prestavano certo a sostenere quella che – intermini moderni – definiremmo un’economia monetaria, che dalle città apule nonera percepita evidentemente come necessaria alle loro esigenze, pur all’interno diuna società diversificata nelle sue componenti e molto attiva, come dimostrano i pro-dotti delle fabbriche protoapule e apule e come è emerso dalla relazione di M.L.Marchi. A livello esemplificativo vorrei concentrare l’attenzione sulla monetazione di

Rubi, proprio perché – essendo quella di cui possediamo il Corpus, – sembra oggila zecca maggiormente in grado di offrirci chiavi di lettura del manifestarsi del fe-nomeno monetale in Peucezia.

cronologia iniziale delle monete di RubiComincerei con l’osservare che l’ipotesi che ne fa risalire l’esordio al 325 a.C.,

subito dopo l’impresa di Alessandro il Molosso in Magna Grecia, si basa essenzial-mente sull’adozione del tipo della testa di Helios frontale sulle frazioni in argento piùleggere (figg. 4-5). L’immagine viene confrontata con quella presente sulle frazioniauree (fig. 1) e sui dioboli in argento (fig. 2) coniati dalla zecca di Taranto a nome delsovrano epirota, e sui piccoli aurei emessi dalla città a nome proprio (fig. 3). Un attento confronto fra le iconografie evidenzia, tuttavia, come l’Helios di Ales-

sandro, dal capo nimbato e radiato, mostri un deciso orientamento del volto di trequarti verso sinistra o verso destra (figg. 1-3), che non trova riscontro nell’Helios diRubi rappresentato in uno schema più decisamente frontale. Esso modifica la formadel nimbo innalzandolo sulla testa, e non riproduce i grossi riccioli delle monetedella zecca tarantina.

Maria Caccamo Caltabiano

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Fig. 1 Fig. 2

Fig. 3 Fig. 4

Fig. 5 Fig. 6

Fig. 7 Fig. 8

Fig. 9 Fig. 10

La monetazione della Peucezia: conclusioni

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Uno schema iconico maggiormente con-frontabile con quello di Rubi presentano, in-vece, un’emissione in bronzo di Metapon-tum (fig. 6) e un’oncia di norma semilibraledi Roma (fig. 7), databile nel 217-215 a.C.Ad un orizzonte cronologico immediata-mente successivo appartengono alcune mo-nete in bronzo con testa di Helios frontaleemesse da Velecha (sestanti dai 20 ai 10 g.ca.) (fig. 8) e da Atella (once di g. 6 ca) (fig. 9) alleate di Annibale, più una sescunciadi Venusia (fig. 10) di 3 g. ca.1 Tali emissioni riflettono le riduzioni ponderali che,da una norma superiore alla trientale, degradano alla quadrantale, e a Venusia rag-giungono anche la norma onciale. Della fortuna del tipo dell’Helios frontale nellaseconda metà del III sec. a.C. sono inoltre testimoni i bronzi emessi dalla città arcadedi Clitore (fig. 11), senza tener conto della decisa frontalità acquisita dalla testa diHelios sui didrammi e sulle hemidracme in argento coniati dall’importante centrocommerciale di Rodi verso la fine del III sec. a.C.

Luoghi di produzione e cronologia relativa Sulle monete di Rubi l’utilizzo di legende intere o variamente abbreviate, e che

impiegano talora caratteri grafici differenti, è stato visto come indizio di più fasi diemissione. In due serie énee la legenda PYΨ utilizza la famosa lettera a “tridente”,ritenuta di origini messapiche; un’altra, scritta in greco, è costituita dalle prime dueo da quattro lettere del nome della città, in una sola serie Rubasteinon è scritto perintero. Le ultime due emissioni in bronzo, caratterizzate dalla legenda RVB in ca-ratteri latini, recano i segni di valore del triens (quattro globetti) e del semis (letteraS). Pur nell’estrema esiguità degli esemplari superstiti, la confrontabilità dei loropesi2 sembra suggerire che in tempi molto brevi il potere d’acquisto della moneta,coniata inizialmente come triens (quattro once), sarebbe stato innalzato col mede-simo peso a quello di semis (sei once). I valori ponderali dei due nominali consen-tono di porli in rapporto con i bronzi romani di fase onciale ed onciale ridotta,databili alla fine del III sec. a.C., data ultima delle emissioni rubastine. La varietà della grafia delle legende si accompagna a Rubi all’utilizzo di tipi solo

in parte diversi; i pesi sembrano potersi organizzare in un sistema di valori decre-scenti, e ciascuna serie presenta la medesima e forte escursione fra peso massimo epeso minimo dei suoi esemplari. Tali caratteristiche credo pongano il problema di

Maria Caccamo Caltabiano

124

Fig. 11

1 Vicende storiche e ricostruzione delle norme ponderali sono già presenti in THOMSEN 1961, pp. 111-130.2 MANGIERI 2007, p. 46: triens g. 6.70, semis g. 6.77 e 5.79.

Page 59: Eos Collana di Studi Numismatici diretta da Giuseppe Colucci, II

La monetazione della Peucezia: conclusioni

125

una parziale contemporaneità delle emissioni in bronzo, realizzate – in assenza diun controllo centralizzato – probabilmente da due officine ubicate in luoghi differenti(una forse nella chora di Rubi), come sembrerebbe suggerire sia l’uso di legende ingreco (ΡΥΒΑΣΤΕΙΝΩΝ e ΡΥΒΑ) che quello di legende con lettera di tradizione lo-cale ΡΥΨ, probabilmente abbreviata in ΡΥ, vista la comunanza del tipo di Zeus aldiritto delle serie 1 e 3 della nostra Tabella I. La realizzazione di queste serie sarebbeavvenuta sotto l’urgenza di spese immediate e in situazioni di difficoltà economiche,denunciate dalle drastiche riduzioni ponderali e dalle forti differenze di peso che siregistrano fra gli esemplari della medesima emissione. Nella tabella che segue, che riproduce i raggruppamenti di MANGIERI 2007 pro-

ponendo una diacronia solo in parte diversa da quella prospettata dallo studioso, leserie 1 e 2 stanno in un rapporto reciproco di unità e metà, gerarchicamente eviden-ziato dai tipi del diritto: Zeus, il padre di tutti gli dei sul nominale maggiore; Eracle,l’eroe divinizzato, su quello minore. La serie 3, ancora con testa di Zeus al D/, po-trebbe rappresentare il prosieguo della serie 1 in una logica di riduzione ponderaledel medesimo nominale. La serie 4 – su cui ritorneremo in seguito – presenta al R/le lettere ΛΙ, corrispondenti a mio avviso all’abbreviazione di litra, ipotesi già con-templata ma scartata da RUTTER 20013 e non considerata da MANGIERI 2007.

obolo o litra?I nominali in argento di Rubi sono stati interpretati come oboli e dioboli. La pre-

senza delle lettere ΛΙ sul R/ della serie bronzea con legenda Rybasteinon (fig. 12)pone tuttavia il problema se le emissioni sia in argento che in bronzo non siano piut-

3 RUTTER 2001, p. 91 n. 818.4 M. = MANGIERI 2007.

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tosto delle litre.Il caso richiama la questione già da me affrontata nelle

Conclusioni dello scorso anno5. Abbiamo già ricordatocome Aristotele (Tarantinon politeia, fr. 590 Rose, apud

Pollux, Onomasticon IV 174-175; IX 80-81) definiscanomos lo statere didrammo di Taranto rappresentante Tarassul delfino di Poseidon. Il nomos viene equiparato dal filo-sofo a uno statere dekalitros, definizione che ne evidenziala divisione in dieci unità inferiori o litre. Nell’arco di pocopiù di un secolo il nomos statere in argento di Taranto di g.8.70 si sarebbe ridotto nella Apulia settentrionale a nummus

di bronzo di soli 36 g., come dimostrano le emissioni diTeate (fig. 13) e Venusia contrassegnate dalla lettera N6. Suibronzi di Venusia tale lettera è accompagnata da una (fig.14) , o due astine (fig. 15) nel caso del doppio nummus,cioè dai medesimi segni numerali presenti sull’asse e suldupondio di Roma. La loro comparsa, in corrispondenzadella fase di riduzione dell’asse romano compresa fra lanorma sestantale e quella onciale, ufficializza l’avvenutaequiparazione fra l’asse di Roma e l’unitàmonetale locale, il nomos/nummus. Da que-sto momento in poi il nuovo nummus equi-parato all’asse, assumerà la divisioneduodecimale che era stata tipica della litra eche era comune alla libbra romana, come di-mostrano i bronzi più recenti di Rubi con isegni di valore del triens e del semis.

Fig. 12

Fig. 13

Fig. 14 Fig. 15

5 CACCAMO CALTABIANO 2009, 156-157.6 RUTTER 2001, n. 703 e nn .718-719. Per Venusia vd. anche SICILIANO 1994.

Maria Caccamo Caltabiano

126

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1 GARUFI 1937-1938.

FRANCESCO PUNZI

L’AUGUSTALE

Nell’agosto 1231 Federico presenta a Melfi il Liber Augustalis, codice di leggiconosciuto come Costituzioni Melfitane che, novello Giustiniano, lo laureano prin-cipe della legalità in un epoca dominata dall’arbitrio. Ne sono coartefici Roffredoda Benevento, Benedetto da Isernia, Taddeo da Sessa e Pier delle Vigne. Agli ultimidue Federico riserverà un posto d’onore sulla porta di Capua.Mentre i suoi funzionari leggevano ad alta voce i decreti Federico sedeva su un

trono tempestato di gemme in una sala del castello denominata “sala delle tre sco-delle” per le volte che ne formano il soffitto e che la tradizione popolare considerala sala delle promulgazioni.Come naturale conseguenza dei nuovi ordinamenti Federico si occupa egualmente

della riforma delle monete d’oro.

Colui che aveva voluto riformare le leggi del regno,mutator mundi, si trasformavain mutator monetae!È quasi certamente nella primavera-estate del 1231 che l’imperatore ordina di

coniare gli augustali visto che i pagamenti enumerati nel Liber Augustalis sono giàtutti in termini di once d’oro, augustali e mezzi augustali. Riccardo di San Germano, notaio imperiale1, ci fa sapere che fu dato ordine alle

zecche di Messina e Brindisi di cominciare il conio degli augustali:“Nummi aurei

qui augustales vocantur de mandato imperatoris in utraque sicla Brundusii et Mes-

sane cuduntur”.È però in errore quando pone al dicembre 1231 l’ordine di coniare augustali.La distribuzione degli augustali comincia invece nel giugno 1232: “Mense Iunii

189

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…novam monetam auri, que augustalis dicitur ad Sanctum Germanum detulit di-

stribuendam…et expendatur pro quarta uncie…”.Fino al 1231 la moneta aurea corrente nel regno di Sicilia e diffusa nel bacino

mediterraneo era il Tarì (e suoi multipli), di peso variabile, con un titolo di 16,33carati e contenente 0,61 grammi di oro puro. L’unico problema era l’uso barocco diconiare tarì a caso, su tondini di peso ineguale, che si spendevano a peso (cioè fa-cendo uso della bilancia) e non a numero, con il solo controllo del peso complessivodell’oncia. Pertanto il tarì non era solo una moneta ma un entità di peso.Nel 1266 Carlo d’Angiò tenterà senza successo di far spendere i tarì a numero

coniando tarì di peso esattissimo e senza multipli (“Ita quod triginta tareni ex.ipsis

in numero expendatur”). Ma Federico era sufficientemente impaziente per differirela soluzione del problema.Per l’impresentabilità del tarì e per andare incontro alle necessità monetarie egli

sentì dunque il bisogno di procedere all’introduzione di una nuova moneta d’oro,favorito dalla grande disponibilità di oro che gli derivava non solo dalla politica diaccaparramento del prezioso metallo (avviata da Enrico VI ed intensificata da Fe-derico soprattutto dopo il 1220) ma anche grazie all’oro trans-sahariano di Pagliola,proveniente dalle sabbie dei fiumi auriferi del Senegal e dai giacimenti del Ghana,che arrivava in Sicilia ridotto in polvere, quale tributo aureo offerto nel 1231 dal sul-tano Hafsida di Tunisi.Altro oro lo avevano Bisanzio, gli stati islamici e le monarchie cristiane della pe-

nisola iberica in contatto col mondo arabo. Il vero scopo di Federico era di aumentare il potere d’acquisto della moneta d’oro

del regno, diffonderla anche oltre i confini del regno (ove non esistevano monete pa-ragonabili per tecnica e qualità), finanziare le campagne militari e, non ultimo, pre-sentarla come moneta di propaganda paragonabile ai cammei di stato.Essa era dunque espressione di quello stesso spirito imperiale che si riscontra

nelle lettere e nella legislazione. La riforma del 1231 non consisteva solo in un miglioramento del valore nominale

della moneta d’oro ma in nuove condizioni di peso (5,31 grammi), di titolo (20 ½carati), di contenuto d’oro (4,33 grammi) e specialmente nel miglioramento del tipo,onde renderlo meno esposto alle frodi ed alla tosatura.L’augustale era costituito da una lega ternaria con oro all’85,5% (cioè 20,5 carati),

argento al 10,9% e rame al 3,6%.Al contrario del tarì si poteva spendere a numero e non più a peso. Inoltre, per il

diverso titolo di fino fra le suddette monete, un augustale equivaleva da un lato a 7,5tarì e ad ¼ di oncia – moneta; dall’altro equivaleva a 6 tarì e ad 1/5 di oncia – peso.Esemplificando per converso: un’oncia – moneta, costituita da 18 gr. di fino, equi-

Francesco Punzi

190

Page 63: Eos Collana di Studi Numismatici diretta da Giuseppe Colucci, II

2 BRUNETTI 1966.

valeva a 4 augustali da 4,50 gr. di fino, mentre un’oncia – peso da 26,5 gr. equivalevaa 4 augustali da 5,30 gr.

Gli augustali suscitarono a priori fiducia per bellezza e perfezione tecnica. Veroprodigio d’arte per l’epoca, non a caso sono considerati le monete più belle del me-dioevo o meglio del protorinascimento svevo, il volto numismatico dell’arte di Giottoe Cimabue, i veri predecessori delle monete moderne. La nuova moneta, in virtù di contenuto aureo e peso mutati rispetto al tarì, poteva

facilmente rapportarsi alle 2 monete più importanti del bacino mediterraneo: il dinarmusulmano e l’iperpero bizantino.Nel Contrasto di Cielo d’Alcamo, databile intorno al 1240, al corteggiatore che

paga in augustali (una difensa mettonci di dumilia agostari) replica la donna amatasiciliana a suon di iperperi (donna mi son di perperi…).La nuova moneta – sebbene coniata 21 anni prima dei fiorini e genovini d’oro e

53 anni prima dei ducati d’oro veneziani – paradossalmente indusse proprio le cittàmercantili a convertirsi all’oro e battere le suddette monete con bontà superiore.Ma come si legge nelle cronache vernacolesi del fiorentino Ricordano Malispini

“..questa moneta ebbe grande corso al suo tempo” e ne fu conservata memoria neisecoli a venire. Il numero presunto di augustali coniati oscillerebbe da un minimo di 500.000

esemplari (secondo Kowalski) ad un massimo di 1.600.000 esemplari (secondo Bru-netti2) pari in tal caso a circa 7 tonnellate di oro puro!Un Augustale veniva cambiato con: – 1 ¼ di fiorino, genovino, ducato veneziano o iperpero. – 1 reale, 1 saluto, 1 pierreale, 1 doppio dinar hafsida. Il diverso rapporto di cambio è spiegabile tenendo conto del peso e soprattutto

del contenuto aureo delle monete d’oro del XIII secolo, ovvero:– a 20 ½ carati l’iperpero bizantino, l’alfonsino d’oro di Alfonso VIII di Castiglia

ed anche l’oro di Pagliola.– a 23 7/8 carati il penny d’oro di Enrico III, lo scudo d’oro di S.Luigi, il fiorino,

il Genovino ed il ducato veneziano.

descrizione degli augustali

In proposito così scrive Riccardo di S.Germano: “Figura augustalis erat habens

ab uno latere caput hominis cum media facie et ab alio aquilam”.

L’augustale

191

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Il cronista conosceva bene l’imperatore e quindi avrebbe dovuto meglio specifi-care “caput imperatoris” e non “caput hominis”. Ma qui si tratta di un notaio e lavoce “homo” si riferisce senz’altro all’imperatore e non va intesa come “quidam”.E Giovanni Villani, cronista del XIV secolo3, ci dice di essi “E dall’uno lato del-

l’agostaro improntato era il viso dello imperatore a modo di Cesari antichi” in unsogno di far rivivere l’impero romano e la visione quotidiana di tale effigie, comegià Federico aveva detto chiaramente, serviva a rafforzare la fedeltà del suo popolo:“affinché la forma della nuova moneta susciti in voi la memoria del nome nostro e

vi tenga dinanzi agli occhi la copia della nostra maestà…così che, guardandola ri-

petutamente, essa vi rafforzi nella fedeltà e vi infiammi nella devozione”.Quindi gli augustali avevano anche un significato politico e propagandistico pa-

ragonabile ai cammei di stato.Al diritto (che è il lato battuto con il conio dell’incudine ed in maggior rilievo) vi è

il busto imperiale rivolto a dx. con testa laureata, mantello con 6-7 pieghe, fibia anularesulla spalla dx. e braccio dx. decorato da bracciale perlinato a fini giri. Intorno, racchiusain cerchio perlinato,la leggenda “IMP ROM CESAR AVG” con E unciale.Al rovescio vi è l’aquila volta a sin., con ali aperte, testa ruotata a dx., becco pro-

nunciato ed intorno la leggenda “FRIDERICVS” con E latina racchiusa in cerchioperlinato (fig. 1):

Per l’identificazione personale di Federico con l’aquila (circondata dal suo nome)la moneta va intesa come un insieme, con le 2 facce perfettamente integrate, ove lalettura comincia dal rovescio.Secondo il Kowalski la presenza di 2 globetti ai lati della testa dell’aquila carat-

terizzerebbe gli augustali coniati a Brindisi, mentre la loro assenza orienterebbe perun conio di Messina (fig. 2):

3 VILLANI, ed. G. PORTA (1990-91).

Figura 1

Figura 2

Francesco Punzi

192

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Ciò si basa sull’assunto che Messina, in quanto zecca più importante del regno,doveva risultare più produttiva e che proprio gli esemplari senza globetti risultanopiù comuni.Ma esistono tipi di augustali che si potrebbero definire augustali ibridi (per pre-

senza o assenza di globetti pur con identità del diritto) la cui attribuzione all’una oall’altra zecca apparirebbe quanto meno problematica ed incerta (fig. 3):

Certo è invece il nome del maestro di zecca per Brindisi :”Paganus Balduinus

civis messanensis magister monetae Brundusinae”.Quasi sicuramente la moneta fu coniata anche dopo la morte di Federico fino a

Manfredi e ciò giustifica la grande varietà dei coni, calcolati a circa 75 per il latodel busto (fig. 4),

Figura 3

Figura 4

L’augustale

193

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e 108 per il lato dell’aquila, ove si rileva una chiara evoluzione stilistica con fasidi passaggio da rappresentazioni più stilizzate a rappresentazioni più plastiche e vi-gorose del rapace (fig 5).

Varia altresì il numero dei globetti sia alla punta dell’ala dell’aquila (da 0 a 2)che al centro della stessa ala (da 3 a 6) (fig. 6).

Oltre all’augustale fu coniato il mezzo augustale di peso ovviamente dimezzato(gr. 2,65) e che è una moneta quattro volte più rara poichè il più elevato costo dellaloro coniazione obbligava a produrne di meno (fig. 7).

Figura 5

Figura 6

Francesco Punzi

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A chi si ispirò Federico?:

Modelli per il diritto:

Risulta grande la somiglianza con il cammeo di Tiberio (inserito nella croce diLotario ) (fig. 8),

Figura 7

Figura 8

L’augustale

195

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e con alcune monete auree di Augusto, che però ci presentano testa e non bustolaureato (fig 9).

Ma risultano innegabili le somiglianze (specialmente del drappeggio e del profiloimperiale) con i primi solidi di Costantino e dei suoi figli (Costantino II e Costante),almeno in relazione al tipo arcaico di augustale (fig. 10).

Gli ultimi imperatori prima di Federico II che si sono fatti rappresentare sullemonete a mo’ di Cesari antichi furono Carlo Magno (fig. 11) ed il figlio Ludovicoil Pio. Carlo Magno a sua volta si ispirò agli imperatori Bizantini ma in particolarea Costantino.

Figura 9

Figura 10

Francesco Punzi

196

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223

introduzione

All’indomani del suo solenne ingresso in Palermo, nel novembre del 1194, En-rico VI si trovò nella necessità di “dover conciliare la monetazione dei due estremid’Italia” dovendo tener conto che nel Regno il sistema monetario era basato sul-l’oro mentre nel nord sull’argento. Già Federico I Barbarossa aveva trasformatoil denaro milanese in imperiale ed Enrico VI si comportò in maniera simile, tra-sformando la medalea tercenaria di Tancredi in un denaro sullo stile di quelli del-l’Italia comunale, sia dal punto di vista metrologico che stilistico: abbandonò deltutto i caratteri cufici e fissò la lega ad ¼ (3 once di argento e 9 di rame = 250 mil-lesimi) e il peso a 1 grammo 1. Nel 1194-95, fu coniato il denaro apuliense e successivamente il denaro cosid-

detto imperiale con il solo nome dell’imperatore e successivamente,ricordandosiprobabilmente che il Regno apparteneva a Costanza, fu aggiunto il nome dell’im-peratrice 2.La situazione complessiva della monetazione, corrente e di conto, durante il

regno di Enrico VI e per il primo periodo del regno di Federico II è presentatodella tabella I.

DENARI E FRAZIONI DI FEDERICO II HOHENSTAUFEN

NEL REGNO DI SICILIAGIUSEPPE COLUCCI

1 DESIMONE 1895, pagg 23-26; COLUCCI 1989, pagg 139-42. 2 La prima moneta effettivamente coniata a Palermo, probabilmente a dicembre in occasione della incorona-zione di Enrico VI, fu una frazione di Dirhem sullo stesso tipo di quella di Tancredi, mentre la prima moneta inassoluto a nome di Enrico VI fu il follaro coniato a Salerno nel 1191 durante la prima “discesa” nel Regno. Peri denari di Enrico VI vedi il lavoro di C. Colucci in questo volume.

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La monetazione di Federico II si è soliti suddividerla in 3 periodi:i periodo: della minorità, sino al 1208; ii periodo: del regno (1208-1220); iii periodo: dell’impero (1220-1250), quest’ultimo periodo si divide, da un punto

di vista numismatico, in due frazioni: dal 1220 al 1225 caratterizzato dalla presenzadei titoli imperiale e del Regno (periodo delle 2 corone); dal 1225 in poi compareanche il titolo di re di Gerusalemme (periodo delle 3 corone).In sintesi, nel I periodo vi sono state 2 emissioni (1198, 1204) con 2 tipi; nel II

periodo, 3 emissioni (1208,1209,1212) con 5 tipi; nel III periodo delle 2 corone visono state 3 emissioni (1220,1221,1222) con 5 tipi, e nel periodo delle 3 corone 12emissioni con 19 tipi. In totale, nei 52 anni di regno di Federico II vi sono state 20emissioni di monete di biglione con 32 tipi di denari, 24 mezzidenari e 2 quartidi denaro.

Se pensiamo che Federico ha passato oltre 10 anni della sua vita in Germania,nel Regno vi è stata una emissione di denari mediamente ogni due anni! Nel 1222fu reso forzoso l’uso del denaro e nel 1228 ne divenne forzosa la distribuzione, laquale diventò una delle tasse “indirette” e che con il passar degli anni diventò unacolletta che procurava ingenti guadagni alla curia. La colletta generale (generalis

subventionis) del 1238 rese 102.000 once d’oro e quella del 1248 bel 130.000, manon di molto era inferiore la resa della “vendita” dei denari. Dal 1228 quindi i re-gnicoli pagavano ogni anno (eccetto per il 1229 e 1230) la colletta generale e neglianni delle emissioni monetarie si aggiungeva quest’altra tassa straordinaria, oltre atutte le tasse sui guadagni. Il sistema fiscale era molto pesante, specie negli ultimiotto anni di regno, e la lettera del giustiziere Tommaso da Gaeta indirizzata a Fede-rico ne è la prova: “Per amore di Dio, o Signore, cessino un po’ le collette; si mode-rino un po’ le imposizioni di servizio; respiri libero dal peso delle tasse il Regno che

Tabella I. Sistema monetario svevo con Enrico VI e Federico II (1194-1221).

In corsivo sono riportate le monete di conto.

Giuseppe Colucci

224

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al tempo di felici re vostri predecessori fioriva di ogni bene… affinchè si risollevinogli animi di tutti che sono colpiti dai frequenti colpi di collette e esazioni” (GENNARO2005, pag. 112). D’altra parte Federico, come ogni altro monarca medioevale, non riusciva a tenere

distinto il concetto di economia nazionale da quella personale, e avendo centralizzatoil controllo – e il guadagno – di tutti i mercati e delle dogane bloccò praticamente losviluppo di un capitalismo “borghese”, con conseguenze gravi sullo sviluppo eco-nomico e sociale del Regno. Questa politica, comunque, ebbe il pregio di esserestato il primo tentativo “di influenzare l’economia mediante interventi statali”.Il guadagno ricavato dalla distribuzione forzosa dei denari derivava, più che dall’ab-bassamento in sé della lega, dal valore che veniva imposto al denaro in rapporto altarì. La lega dei denari mantenne inizialmente lo stessa composizione di quelli diEnrico VI e quindi in teoria la lega era di 250/1000 e il peso di circa 0,90 grammi eil rapporto con il tarì di 1 a 16. La Travaini pone un bel punto interrogativo su questovalore di ¼ di argento e, comunque, data pure per vera tale bontà della lega, il nu-mero di denari necessari per 0,61 gr di oro avrebbe dovuto essere di 23,3 (5). Conla IX emissione del 1225 la lega fu abbassata a 166/1000 con un rapporto di 1 a 18,e così rimase anche per la successiva emissione del 1228. Con la XII emissione del1236, il titolo si abbassò a 125‰ e il cambio aumentò a 20 per 1 tarì; ma tre annidopo (XII emissione) il titolo calò bruscamente a 83,3‰ rimanendo inalterato ilcambio con il tarì! Con la XIV emissione del 1243 la lega scese ancora a 62,2‰ eoccorrevano 24 denari per 1 tarì, e la situazione rimase così sino al 1248 (XIX emis-sione). L’ultima emissione vide la lega a 31,2 millesimi e il cambio immutato a 24.Poiché 24 di questi denari contenevano di argento fino gr 0,599 si arrivava all’as-surdo di scambiare questo con i gr. 0,61 di oro presente in 1 tarì. E aggiunge del-l’Erba “sembra ciò un assurdo ma pure è una abominevole realtà, la quale addiventapiù scandalosa se si considera, come si legge nella Cronaca di Bartolomeo di Neo-castro, che essendo a quell’epoca di 1: 11,25 il rapporto commerciale tra l’oro e l’ar-gento, occorrevano 11,25 volte di argento puro per equiparare il gr 0,61 di oro purocontenuto nel tarì, cioè gr. 6,862, e se ne davano soltanto gr, 0,4234…” (DELL’ERBA1928, pag, 15). La critica è sicuramente giusta ma il rapporto AG/AU di 11,25 eradell’epoca ruggeriana (Desimone ritiene fosse di 1:10) perchè già con Guglielmo IIil valore dell’argento era molto aumentato e il rapporto era di 1 a 7 circa, e così ri-mase con Tancredi. La Tabella II riporta la composizione della lega e il valore deidenari per ogni emissione: i dati provengono dallo studio di A. Sambon che li avevaricavati dagli Statuta Officiorum e dal Formulario (Chartularium) di Marsiglia, men-tre quelli di Travaini dal lavoro del 1993 e da MEC.

Denari e frazioni di Federico II Hohenstaufen nel Regno di Sicilia

225

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Giuseppe Colucci

226

* dati ottenuti da A. SAMBON su saggi fatti eseguire dallo stesso (SAMBON 1896).** TRAVAINI MEC 1998, pag 16; indica il numero di denari che si sarebbero dovuti dare nel rispetto

del rapporto argento/oro dell’epoca. Le piccole differenze nel rapporto AU/AG rispetto a Travaini2005 si giustificano forse per il peso ideale da me considerato che è un poco superiore.

N.B. I dati sulla quantità di argento e sul rapporto AR/AU sono stati calcolati con denari del

peso ideale di gr 0,90 sino alla X emissione (1228) e del peso di 0,80 dalla XI emissione sino alla

fine.

Tabella II. Emissioni, titolo della lega e valore dei denari con relativo rapporto AG/AU durante il

regno di Federico II.

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Denari e frazioni di Federico II Hohenstaufen nel Regno di Sicilia

227

1

È il primo denaro coniato da Federico come re di Sicilia. Fupresentato per la prima volta nel 1974 da R. Sphar, che lo assegnòall’ultimo periodo della minorità 3. Ma alcune considerazioni sto-riche, stilistiche ed epigrafiche lo hanno correttamente assegnatonel 1198, molto probabilmente nel lasso di tempo che andò dal-l’incoronazione del piccolo re (17 maggio) alla morte di Costanza(27 novembre 1198) 4. A lato, l’aquila staufen del regno di Sicilia.

cataLogo*

denari della minorità (1198-1208)1198 i emissione messina

D/ +fRideRicvs ; nel campo: aquila di fronte volta a sinR/ +Rex•siciLie ; nel campo: croce patente; cont. cordonatimi (250‰), gr 0,55, Ø 14 (R3) sp 55; tr 10

3 SPHAR 1974, pag 187, n° 55.4 COLUCCI 1983, pagg. 18-21. Diverse considerazioni sia archeologiche che storiche mi portarono a questadatazione: l’esemplare da me presentato era stato rinvenuto in un tesoretto insieme a denari di Enrico VI (Sp32), e federiciani del 1208 e 1209 (Sp 86 e 90) e, ancor più importante, la legenda così chiara, senza abbreviazionie con il solo titolo siciliano (non comparirà mai il rex romanorum) è del tutto simile a quella che troviamo sultarì amalfitano che porta la data del 1198 (Sambon 1112 e 1113). Su questo tarì è riportata la data sia dell’eracristiana (1198) sia secondo l’Egira (595): il 595 cominciò il 3 novembre 1198 e giacchè Costanza morì il 27dello stesso mese significa che questa moneta fu coniata nel mese di novembre 1198 (TRAVAINI 1994). Inoltre,la frazione di dirhem (Kharruba) coniata per l’occasione porta nel diritto il nome di Federico in cufico e il titoloislamico di “al-mu-‘azzam” (il sublime), proprio dei re normanni.

*Le monete presentate, salvo diversa indicazione, fanno parte di una collezione privata. traparentesi, accanto ai dati metrologici, viene indicato il grado di rarità, secondo la mia opinione.inoltre, per i mezzi-denari ho indicato la stessa lega del denaro, ma è noto che la lega delle fra-zioni era sempre inferiore a quella dei denari, talvolta con una riduzione anche del 50%. horiportato solo le varianti più significative e ho escluso quelle che differicono per la presenza omeno di punti o apex nelle legende. Per motivi di leggibilità, le monete presentate non rispettanole dimensioni originali.

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2

2a var.

Pubblicato da F. D’Angelo nel 1981 questo esemplare è caratterizzato da unagrande croce avente nei canti F.REX e nel rovescio l’Aquila. Sicuramente è una co-niazione del I periodo, e ritengo si possa delimitare meglio il periodo di emissione.Con la morte, a Patti nel settembre del 1202, di Marcovaldo (Markward von Anwei-ler) scomparve uno degli attori principali del disordine in cui era precipitato il Regnodopo la morte di Costanza (1198). Di lì a poco, Gualtiero di Pagliara,già vescovo diTroia e cancelliere, trovò opportuno accordarsi con Innocenzo III verus imperator,il quale poteva così ritenere di avere sotto controllo il meridione d’Italia, potendocontare anche sulla fedeltà di Gualtiero di Brienne (che aveva sposato Albiria figliadi re Tancredi) e successivamente anche su quella di Dietpoldo di Acerra. InSicilia,essendo morto nello stesso anno l’inviato di Filippo di Svevia, Corrado di

Giuseppe Colucci

228

1204 ii emissione Palermo

d/ grande croce patente nelle cui braccia: •f•/R/e/x • ; nel campo:globetto nei canti 1 e 4 e una stella nei canti 2 e 3 R/ +•siciLie• ; nel campo: aquila di fronte volta a sin; contorni cordonatimi (250‰), gr 0,59 Ø 17 (R3) sp-- ; tr 13

idem… nei canti della croce una stella nei canti 1 e 4, e un globettonei canti 2 e 3mi (250‰) gr 0,65 Ø 16 (R3) sp-- ; tr 14

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Denari e frazioni di Federico II Hohenstaufen nel Regno di Sicilia

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Urslingen, il potere passò nella mani di Guglielmo Capparone, un condottiero tede-sco fedele di Enrico VI prima e di Marcovaldo poi, il quale conquistata Palermo siproclamò subito “custode del re e gran capitano di Sicilia”. Si rendeva conto peròche la sua situazione era precaria senza un accordo con il papa, il quale autorizzò il4 ottobre 1204 il legato pontificio della Sicilia, Gerardo di S. Adriano, a trattare lapace. Fu tolta la scomunica al Capparone che giurò di riconoscere la tutela di Inno-cenzo su Federico II e che la sua reggenza derivava dal papa. In seguito a tale ac-cordo, Capparone insieme al legato entrò solennemente a Palermo e governò in nomedel papa (STURNER 1998, pagg.103-05). In questa situazione di relativa pace e dimomentanea armonia tra i due poteri, è probabile sia avvenuta la coniazione di que-sto denaro: la grande croce che occupa tutto il diritto della moneta poteva alludereal ristabilito dominio completo della Chiesa che aveva tra le sue braccia il piccoloFederico, nel rovescio l’Aquila degli Hoenstaufen per soddisfare la parte tedesca.Anche la constatazione che i pochi esemplari noti appaiono incisi con una certa cura(anche se nel rovescio la S è coricata e ricorda quella dei primi denari di Enrico VI)su un buon tondello e con un metallo con un apparente buon tenore di argento indicache si volle coniare una moneta migliore della precedente, quindi più gradita ai sud-diti, e celebrativa della pace raggiunta e del potere della Chiesa. Le analisi non di-struttive sulla composizione della lega di questo esemplare hanno dato il seguenterisultato: Ag = 25÷30%, Cu = 69÷74% e Pb = 0,5÷0,8 (vedi commento all’esemplaren° 12).

3 denari della regalità (1208-1220)1208 iii emissione messina

D/ fRedeRic׳Rex ; nel campo:aquila di fronte volta a sin concrescente lunare sulla testa in doppio contorno perlinato;

R/ +RgnisiciLie ; nel campo: stella a 6 raggi con globetti nei canti, mi (250‰), gr 0,58 Ø 16 sp 90; tr 11

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Giuseppe Colucci

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3a var.

È da rilevare che questa prima emissione di Federico divenuto “maggiorenne”(26 dicembre 1208) presenta un denaro senza la croce. Questa dimenticanza moltoprobabilmente non fu involontaria perchè Federico volle da subito affermare unasua piena autonomia rispetto alla curia papale. Questa ipotesi sembrerebbe avvalo-rata anche dal fatto che il giovane re provvide anche a nominare l’arcivescovo di Pa-lermo senza approvazione papale. Inoltre, non poteva non essere a conoscenza degliaccordi che si stavano facendo tra Innocenzo III e Ottone IV, conclusisi con la inco-ronazione imperiale di quest’ultimo il 4 dicembre 1208. A proposito della maggioreetà, “in realtà con il compimento del quattordicesimo anno di età, Federico uscì dallatutela feudale del papa. Egli non divenne “maggiorenne”, ma entrò nella pubertas,una minorità dotata di limitata capacità giuridica che terminava con il diciottesimoanno di età” (HOUBERT 2009, pagg. 20-21). Questo denaro fu decritto per la primavolta da G. Sambon (SAMBON 1912, n°1126) ma per le mediocri condizioni di con-servazione non lesse la parola precedente SICILIE; nel 1928 dell’Erba su un esem-plare della collezione Catemario lesse ROM per cui da allora questo esemplare èstato collocato dopo il 1213. Fu Arturo Sambon (SAMBON s.d.) che lesse corretta-mente RGNI. Fu considerato da Giulio Sambon di tale rarità che gli fu dato il costodi 30 lire, come il denaro del 1212 con REX, n° 9 di questo catalogo!

D/IdemR/ Idem, ma la stella (fiore) ha 8 raggi e altrettanti globettimi, gr 0,69 Ø 16 (R) sp 91; tr 12

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Denari e frazioni di Federico II Hohenstaufen nel Regno di Sicilia

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4

5

6

1209 iv emissione messina

D/ •fRedeRicRe•x ; nel campo: aquila di fronte coronata volta a sin, un crescente lunare su ciascuna alae un globetto sotto;

R/ grande croce gigliata, tra le braccia: •+: c•/•Re•/•gi•/•na•; nei canti: crescente lunare e globetto

mi (250‰), gr 0,59 Ø 15 sp 86; tr 15

mezzodenaroD/ come il Denaro R/ come il Denaromi, gr 0,34 Ø 13 (R4) sp 87; tr 15a

1209 iv emissione Brindisi

D/ +fRedeRicvs R• ; nel campo: aquila araldica di fronte volta a sin e 3 globetti nell’ala e 1 anelletto nella coda; contorno cordonato

R/ +constancia°R° ; nel campo: croce patente in 4 semiarchi fioriti, nei canti globetto e triangolo; cont cordonato

mi (250‰), gr 0,78 Ø19 sp 88; tr 16

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Giuseppe Colucci

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7

8

8a var.D/ idem ma senza gli anelletti laterali R/ idem (R5) sp -- ; tr --

8b var.

mezzodenaroD/ +fRedeRicvs•R•; nel campo: aquila araldica ma 1 solo

globetto nell’ala, contorno cordonatoR/ idemmi, gr 0,40 Ø 14 (R5) sp -- ; tr--

1209 iv emissione Palermo

D/ fRedeRic׳Rex ; nel campo: globo crucigero con un anelletto ai lati, contorno cordonato

R/ +•c•Regina ; nel campo: crescente lunare con fiore a 8 fogliemi (250‰), gr 0,70 Ø 16 (R2) sp -- ; tr 17

D/ idem, ma nel globo vi sono otto raggiR/ idem, mi, gr 0,89 Ǿ Ø 14 (R5) sp -- ; tr --

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Finito di stampare nel mese di settembre 2010da StampaSud S.p.A. – Mottola (Ta)

per conto della Scorpione Editrice – Taranto