COLLANA DI STUDI MESOPOTAMICI CARTE III La glittica e altri oggetti di artigianato in pietra Candida...

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COLLANA DI STUDI MESOPOTAMICI

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  • COLLANA DI STUDI MESOPOTAMICI5

  • DirettoreClaudio SaporettiCentro Studi Diyala, Roma

    Comitato scientificoAngelo GhiroldiArcheologo

    Giovanna MatiniRuprecht–Karls–Universität, Heidelberg

    Serena TiccaUniversità di Cagliari

    Salvatore ViaggioAccademia delle Antiche Civiltà, Milano

  • COLLANA DI STUDI MESOPOTAMICI

    La Collana di Studi Mesopotamici nasce con l’intento di fornire adun pubblico di lettori appassionati, o anche semplicemente curiosi,una serie di volumi sull’antica civiltà della Mesopotamia che sianodi assoluto rigore scientifico, ma al tempo stesso di argomento e let-tura non limitati allo stretto mondo degli specialisti.Il Comitato Scientifico, presieduto da Claudio Saporetti, è compo-sto di esperti filologi ed archeologi che hanno avuto esperienze diinsegnamento e di lavoro sul campo: Angelo Ghiroldi, GiovannaMatini, Serena Ticca e Salvatore Viaggio.

  • Fonte delle illustrazioni: se non altrimenti specificato nelle relative didascalie enel testo del catalogo, le illustrazioni sono tratte dall’Archivio del GabinettoFotografico della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana.

  • a cura diAnacleto D’Agostino, Candida Felli, Stefano Valentini

    La collezione orientale del Museo Archeologico Nazionale di Firenze

    Volume II. Anatolia, Siria, Mesopotamia ed Iran

  • Copyright © MMXIIARACNE editrice S.r.l.

    [email protected]

    via Raffaele Garofalo, 133/A–B00173 Roma(06) 93781065

    ISBN 978–88–548–6597–6

    I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica,di riproduzione e di adattamento anche parziale,

    con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.

    Non sono assolutamente consentite le fotocopiesenza il permesso scritto dell’Editore.

    I edizione: dicembre 2013

    Redazione e impaginazione: Stefano Anastasio

  • A Paolo Emilio Pecorella

  • Indice

    i Maria Cristina Guidotti Presentazione

    PARTE I I reperti provenienti dall’Anatolia occidentale

    Anacleto D’Agostino

    1 Capitolo I La collezione anatolica del Museo Archeologico Nazionale di Firenze

    1.1. I vasi della necropoli di Yortan (acquisizione 1907), 3 – 1.2. Statuette e ceramiche in stile Hacilar e delle culture anatolico-occidentali del Bronzo Antico (acquisizione 1967), 7

    13 Capitolo II La classificazione dei reperti e i contesti archeologici di rife-rimento

    2.1. Hacilar tra le Età neolitica e calcolitica, 17 – 2.2. La cultura di Yortan e l’Età del Bronzo Antico nell’Anatolia occidentale, 24

    29 Capitolo III Le statuette e la ceramica in stile Hacilar

    3.1. Le statuette, 31 – 3.2. La ceramica, 41 – 3.3. Catalogo, 46

  • 65 Capitolo IV I vasi della cultura Yortan

    4.1. I vasi della necropoli di Yortan e i vasi in stile Yortan, 65 – 4.2. Cata-logo, 71

    91 Capitolo V I vasi anatolico-occidentali di incerta provenienza

    5.1. Le ceramiche con ingobbio rosso e comuni, 91 – 5.2. Catalogo, 93 99 Osservazioni conclusive 105 Bibliografia 111 Tavole

    PARTE II I materiali dalla Mesopotamia e dall’Iran

    151 Capitolo I

    Stefano Valentini (con il contributo di Claudia Marino e Maria Forza) Le vicende e il percorso della formazione della collezione 1.1. Introduzione, 151 – 1.2. Le acquisizioni sul mercato antiquario di Bagdad, 152 – 1.3. Il rilievo neoassiro, 156 – 1.4. Le ceramiche da Susa e lo scambio con il Museo del Louvre, 157

    161 Capitolo II

    Maria Forza Il rilievo neoassiro 2.1. Analisi stilistica e schemi compositivi, 161 – 2.2. Analisi interpretati-va, 163 – 2.3. Il materiale, 166 – 2.4. Catalogo, 167

  • 169 Capitolo III Stefano Valentini e Iolanda Cacozza Le figurine in terracotta

    3.1.Introduzione: brevi cenni sulla produzione fittile in Mesopotamia, 169 – 3.2. Le tecniche di lavorazione, 172 – 3.3. Analisi dei materiali 175 –,3.3.1. Figurine antropomorfe femminili, 176 – 3.3.2. Figurine antropomor-fe maschili, 180 – 3.3.3. Figurine animali, 183 – 3.3.4. Scene composite, 183 – 3.4. Osservazioni conclusive, 185 – 3.5. Catalogo, 187

    227 Capitolo IV Marta D’Andrea La testa di mazza votiva

    4.1. Analisi e confronti, 227 – 4.2. Catalogo, 229

    231 Capitolo V Agnese Vacca I pesi a forma di anatra

    5.1.Il sistema ponderale nel Vicino Oriente, 231 – 5.2. I pesi da bilancia a forma di anatra, 236 – 5.3. Catalogo, 237

    239 Capitolo VI Marta D’Andrea Ceramica dipinta da Susa

    6.1. Introduzione, 239 – 6.2. Analisi e confronti, 242 – 6.3. Catalogo, 247

    251 Capitolo VII Stefano Valentini La lampade ad olio in bronzo

    7.1. Analisi dei materiali, 251 – 7.2. Catalogo, 252

    255 Bibliografia

    269 Tavole

  • PARTE III La glittica e altri oggetti di artigianato in pietra

    Candida Felli

    301 Capitolo I La collezione del Museo Archeologico Nazionale di Firenze

    1.1. Storia della collezione, 301 – 1.2. Breve storia degli studi, 305 – 1.3. I sigilli della collezione nello sviluppo della glittica vicino-orientale, 306 –1.3.1. La glittica del IV millennio a.C., 307 – 1.3.2. La glittica del III mil-lennio a.C., 307 – 1.3.3. La glittica della prima metà del II millennio a.C., 308 – 1.3.4. La glittica della seconda metà del II millennio a.C., 309 – 1.3.5. La glittica del I millennio a.C. e sasanide, 309 – 1.4. Altri oggetti della collezione, 310

    311 Capitolo II Catalogo

    2.1. Sigilli, 311 – 2.1.1. IV Millennio, 311 – 2.1.2. III Millennio, 312 – 2.1.3. II Millennio, 318 – 2.1.4. I Millennio, 333 – 2.1.5. Sigilli sasanidi, 352 – 2.1.6. Sigillo egiziano, 356 – 2.1.7. Sigilli falsi, 357 – 2.2. Pendenti-amuleti, 358 – 2.3. Varia, 359

    363 Bibliografia

    377 Tavole

    Appendici

    403 Appendice I Alessandro Lo Giudice, Fulvio Fantino, Debora Angelici

    Datazioni con il metodo della termoluminescenza di due cam-pioni di ceramica in stile Hacilar

    411 Appendice II Pasquino Pallecchi

    Osservazioni sui materiali utilizzati per la produzione dei sigil-li orientali conservati nel Museo Archeologico Nazionale di Firenze

  • 415 Appendice III Anacleto D’Agostino, Candida Felli, Stefano Valentini Elenco completo degli inventari

    423 Abstract

    425 Ringraziamenti

  • Presentazione

    A distanza di circa un anno vede la luce il secondo volume dedicato alle collezioni provenienti dal Vicino Oriente, conservate presso il Museo Archeologico Nazionale di Firenze. Il primo volume del cata-logo presentava i reperti mesopotamici provenienti dalla località di Kilizu (odierna Qasr Shamamuk) in Iraq: gli autori (Stefano Anasta-sio, Giovanni Conti e Laura Ulivieri) avevano trattato la storia degli scavi, condotti nel 1933 da parte della Missione Archeologica Italiana di Mesopotamia, e avevano redatto il catalogo dei vari reperti. Nella presentazione del primo volume era annunciata la suddivisio-ne del catalogo scientifico completo della collezione orientale fioren-tina in due volumi; ma in questi ultimi mesi ci si è resi conto che que-sti non sono sufficienti a prendere in considerazione tutti gli oggetti della collezione. Pertanto si prevede di pubblicare un terzo volume a completamento del catalogo, dedicato ai reperti che presentano iscri-zioni cuneiformi e al materiale della collezione Popolani, proveniente dalla Siria e costituito da oggetti molto eterogenei e di epoca molto varia. Gli autori del presente volume sono Anacleto D’Agostino, Candida Felli e Stefano Valentini: ciascuno si è dedicato allo studio di un de-terminato gruppo di materiale della collezione, dividendo il volume in tre parti. La prima parte del catalogo prende in considerazione il materiale proveniente dall’Anatolia, costituito da due gruppi di oggetti ben di-stinti. Anacleto D’Agostino, dopo un’introduzione sulla storia della collezione anatolica, presenta un primo gruppo di reperti conservati nel Museo Archeologico di Firenze, acquistati dal Museo nel 1967 dalla signora Odette Della Monica Paolieri. I reperti consistono in ce-ramica e statuette provenienti dal sito di Hacilar, situato nell’Anatolia sud-occidentale; si tratta di una ceramica dipinta fatta a mano e non al tornio, con una decorazione di tipo geometrico e di statuette molto importanti, da considerarsi come idoli e talvolta forse raffiguranti la

    i

  • ii Presentazione

    “dea madre” stilizzata, utilizzate in culti domestici per propiziare pro-babilmente la fertilità femminile. Il secondo gruppo di reperti anatolici trattato da D’Agostino era stato invece acquisito nel 1907 tramite uno scambio con i Musées Royaux di Bruxelles ed in parte nel 1967. Si tratta di una particolare ceramica di colore grigio/nera, con una deco-razione incisa, proveniente da Yortan, sito dell’Anatolia nord-occidentale. Conclude la prima parte del volume un capitolo dedicato ai vasi anatolico-occidentali di incerta provenienza. Nella seconda parte del volume Stefano Valentini prende in conside-razione gli oggetti di provenienza assira, fra i quali di particolare im-portanza è il bassorilievo donato al Museo dal collezionista Alessan-dro Castellani, e inventariato nel 1965. Al reperto, che proviene dal palazzo reale di Ninive, costruito agli inizi del VII sec. a.C. dal re Sennacherib, è dedicato un capitolo di questa terza parte del volume, redatto da Maria Forza. Valentini, dopo un’introduzione sulla forma-zione della collezione assira, si avvale quindi della collaborazione di Iolanda Cacozza per la presentazione delle figurine in terracotta, di Marta D’Andrea per la scheda della mazza votiva e per la ceramica da Susa, e di Agnese Vacca per i pesi a forma di anatra (con una interes-sante presentazione del sistema ponderale nel Vicino Oriente). Candida Felli ci presenta infine il catalogo dei sigilli mesopotamici, reperti spesso di difficile lettura. Si tratta degli unici oggetti che non furono presentati in occasione della mostra “Egeo, Cipro, Siria e Me-sopotamia. Dal collezionismo allo scavo archeologico”, allestita nel 2007 presso il Museo Archeologico di Firenze in onore di Paolo Emi-lio Pecorella, lo studioso che per primo aveva curato e studiato i reper-ti orientali del Museo. I sigilli sono in parte inediti e provengono tutti dal mercato antiquario; pertanto non è identificabile la loro provenien-za. Dopo un’introduzione sulla storia e la consistenza della collezione, la Felli ha redatto il catalogo di tutti i sigilli, avvalendosi della colla-borazione di Giovanni Conti per la lettura di iscrizioni cuneiformi.

    Concludono il volume due appendici. La prima è stata redatta da TecnArt S.r.l., spin-off accademico dell'Università degli Studi di Tori-no, che ha eseguito gratuitamente le misurazioni della termolumine-scenza di due esemplari di ceramica Hacilar I. Anche in passato infatti questo tipo di vasellame ha fatto spesso nascere dei dubbi sulla sua au-

  • Presentazione iii

    tenticità. Studi condotti su reperti provenienti da collezioni pubbliche e private hanno dimostrato l’esistenza di molte contraffazioni. E’ con soddisfazione che si comunica in questo catalogo che i reperti fioren-tini sottoposti ad analisi della termoluminescenza sono risultati auten-tici. Nell’appendice viene presentato il metodo adottato per le misura-zioni e i risultati delle analisi di un vaso e di una ciotola della colle-zione. La seconda appendice si deve invece a Pasquino Pallecchi, che ha identificato il tipo di pietra utilizzata in ciascuno dei sigilli mesopota-mici: presenta uno studio sulla diffusione e sull’utilizzazione di alcuni tipi di pietra. Con la soddisfazione di vedere pubblicato dunque anche il secondo volume della collezione orientale del Museo Archeologico Nazionale di Firenze, ci si augura di poter completare in un futuro non lontano lo studio scientifico di tutto il materiale della collezione.

    M. Cristina Guidotti Direttrice del Museo Egizio di Firenze

  • PARTE I I reperti provenienti dall’Anatolia Occidentale

    Anacleto D’Agostino

    Capitolo I

    La collezione anatolica del Museo Archeologico Nazionale di Firenze

    Il Museo Archeologico di Firenze possiede una collezione di vasi e statuette di probabile origine anatolica di cui si vuole dare la pubblica-zione integrale1. Eccetto pochi esemplari provenienti da scavi di inizio Novecento, nella maggior parte dei casi si tratta di oggetti acquistati da privati e quindi di incerta origine. Esposti di recente in almeno due occasioni, motivo per cui fotografie di alcuni oggetti sono già finiti sulla rete, catturati dall’obiettivo di giovani webnauti ma prive di indi-cazioni ragionate, gli oggetti mancavano di una edizione completa e di studio di tipo tradizionale, tipologico e stilistico, entrambi necessarie al fine di offrire agli specialisti del settore e al grande pubblico gli elementi per una piena valutazione e apprezzamento. Si tratta nel suo complesso di una raccolta inedita, eccetto che per un paio di contributi preliminari in cui si davano ragguagli sulla consistenza dei materiali conservati al museo di Firenze e osservazioni riguardo ad alcuni pezzi notevoli selezionati per esposizioni temporanee. In particolare, a parte una prima breve relazione che riguardava il nucleo della collezione (Pecorella 1966), è solo una pubblicazione su un ristretto gruppo di vasi e tre statuette, in occasione della mostra organizzata in ricordo di Paolo Emilio Pecorella (Valentini 2007), che ha cercato di colmare il

    1 Un sentito ringraziamento va a Maria Cristina Guidotti per avermi affidato lo studio del-la collezione e a Stefano Valentini per averne suggerito l’incarico; a Stefania Mazzoni e Va-lentina Orsi per le osservazioni e gli utili suggerimenti offerti.

    1

  • Anacleto D’Agostino 2

    vuoto documentario a distanza di decenni dalla prima generale classi-ficazione dei materiali che era stata approntata a fine anni Sessanta, al tempo della valutazione che precedette l’acquisto e la schedatura di nuovi materiali.

    La collezione si è formata nel corso del Novecento, in due periodi distinti: nel 1907, tramite lo scambio con i Musées Royaux des Arts Décoratifs et Industriels di Bruxelles2 e nel 1967 in seguito alla acqui-sizione di un lotto di materiali in possesso della Signora Odette Della Monica Paolieri che costituisce il nucleo maggiore di tutto il lotto di materiali. Quanto all’esposizione al pubblico della raccolta anatolica, che nel suo complesso non ha mai avuto grande visibilità, si ricordano quattro eventi principali che hanno contribuito, nelle varie fasi, a ride-stare l’attenzione sulla particolarità di quanto conservato nel museo fiorentino. I cinque vasi della necropoli di Yortan, i primi ad essere acquisiti, erano stati esposti in occasione del nuovo ordinamento della sezione orientale voluto dal Soprintendente Giacomo Caputo per la IX Settimana dei Musei Italiani, tra il 27 marzo e il 3 aprile 1966, al se-condo piano del Palazzo della Crocetta, sede del museo, all’interno della vetrina n. 8 (Pecorella 1966: 25). Sempre al secondo piano, nella Sala IV del museo, aveva trovato posto, a un certo punto, all’interno di una vetrina di cui si conserva una fotografia d’archivio3, la colle-zione anatolica, parrebbe al suo completo4. Dopo lo smantellamento di questi primi allestimenti, intorno alla metà degli anni Ottanta, gli og-getti finirono lontani dalle sale, relegati nei depositi del museo, per ri-vedere la luce solo in anni recenti, in occasione della mostra ‘Egeo, Cipro, Siria, Mesopotamia: dal collezionismo allo scavo archeologi-co’, organizzata nel 2007 presso il Museo Archeologico Nazionale di Firenze in ricordo di Paolo Emilio Pecorella. Questa fu inoltre l’occasione in cui vennero nuovamente esposti al pubblico alcuni vasi

    2 Dal 1912 assunsero il nome di Musées Royaux du Parc du Cinquantenaire. 3 Negativo 19511, dell’Archivio Fotografico della Soprintendenza per i Beni Archeologici

    della Toscana. 4 Non è chiaro in realtà quando questa vetrina fu allestita. Nella documentazione relativa

    allo smontaggio della sala IV, vetrina I, si riporta infatti solo la presenza dei vasetti di Bruxel-les. E’ probabile che l’esposizione della collezione Della Monica Paolieri sia avvenuta tra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Ottanta e che sia stata a un certo punto, per qualche mo-tivo non noto, smontata per lasciare i soli vasetti di Yortan dell’acquisizione del 1907.

  • La collezione anatolica del Museo Archeologico Nazionale di Firenze 3

    e statuette in stile Hacilar e altri della cultura di Yortan, come omag-gio all’archeologo che per primo si era interessato ed adoperato affin-ché quei reperti fossero esposti nelle sale di un museo per stimolare l’interesse del grande pubblico e la comunità degli studiosi. Da ultimo, il successo della recente esposizione ‘Archeologia in Oriente. Le col-lezioni vicino-orientali del Museo Archeologico di Firenze’ curata da M. C. Guidotti e S. Anastasio e inaugurata all’Archeologico di Firenze nel maggio 2013, ha confermato l’interesse dei visitatori nei confronti di questi materiali. Sarebbe da augurarsi quindi che il nucleo orientale possa avere una ‘più degna e ampia collocazione’, per dirla con la pa-role di P. E. Pecorella (1984: 645), in modo da riempire una lacuna espositiva in Italia sui materiali del Vicino Oriente antico e delle civil-tà anatoliche in particolare.

    1.1. I vasi della necropoli di Yortan (acquisizione 1907)

    Il primo nucleo della collezione di materiali anatolici, costituito da cinque piccoli vasi trovati nella necropoli del Bronzo Antico di Yor-tan, arrivò a Firenze nel 1907 dai Musées Royaux des Arts Décoratifs et Industriels di Bruxelles, in cambio di alcuni vasi provenienti dell’Etruria meridionale5. In quegli anni lo scambio di reperti archeo-logici rientrava all’interno di una politica di acquisizione perseguita dall’allora direttore del museo, Luigi Adriano Milani, il quale aveva progettato e realizzato l’allestimento di una sezione di confronti orien-tali che doveva servire a comprendere le radici e le relazioni della cul-tura etrusca (Sorge 2007: 28).

    5 Le trattative vennero condotte dal direttore del Regio Museo Archeologico di Firenze e il curatore della sezione classica dei Musées Royaux des Arts Décoratifs et Industriels di Bru-xelles (oggi parte dei Musées Royaux d'Art et d'Histoire), Jean De Mot. In cambio dei cinque vasi di Yortan il museo fiorentino mandò a Bruxelles sette vasi provenienti dalla necropoli la-ziale di Capena.