Coe-lo Specchio Dei Desideri

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    Jonathan Coe

    Lo specchio dei desideri

    traduzione di Delfina Vezzoli

    frontespizio

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    Titolo dellopera originaleTHE BROKEN MIRROR

    Copyright text Jonathan CoeCopyright illustrations Chiara Coccorese

    Traduzione dallinglese diDELFINA VEZZOLI

    Giangiacomo Feltrinelli Editore Milano

    Prima edizione in Feltrinelli Kids settembre 2012

    Progetto grafico: ufficio grafico Feltrinelli

    Stampa L.E.G.O. S.p.A. Stabilimento di Lavis TN

    ISBN 978-88-07-92189-6

    razzismobruttastoria.net

    www.ragazzi.feltrinelli.itwww.feltrinellieditore.itLibri in uscita, interviste, reading,commenti e percorsi di lettura.Aggiornamenti quotidiani

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    Claire aveva otto anni quando trov lo specchio.Pioveva quel giorno. Non una pioggia fitta, ma

    una tiepida pioggerellina estiva, con grossi goc-

    cioloni sporadici, che cadevano da un cielo cupo,

    color ardesia. Erano gli ultimi giorni delle vacanzescolastiche e il tempo era appena cambiato. Era-no stati fortunati quellanno: cera stato un sole

    radioso per quasi tutte le due settimane di villeg-giatura. Come sempre, Claire e i suoi genitori era-no stati nel Galles per le vacanze, in un piccolo cot-

    tage a pochi chilometri dal mare. Erano andati inspiaggia ogni giorno e per un breve periodo Claireaveva dimenticato il suo perenne senso di solitudi-ne. Verso la fine della vacanza aveva persino fattoamicizia con unaltra bambina, una piccola di noveanni di nome Lisa che, come lei, era figlia unica.Alla fine del soggiorno, Lisa le aveva chiesto il suonumero di cellulare o il suo indirizzo e-mail, maClaire non aveva potuto darglieli perch non ave-va n luno n laltro.

    Era stato un periodo felice, ma dopo un solo gior-

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    no a casa, lumore generale era cambiato. Non fe-

    cero a tempo a rientrare, che il padre di Claire sisedette sul divano con una pila di lettere, e quandoebbe finito di leggerle, sembrava arrabbiato con ilmondo intero. Adesso i suoi genitori erano in cuci-na e stavano parlando animatamente di qualcosache aveva a che vedere con il denaro, e Claire non

    trov di meglio da fare che uscire in giardino. Eraun giardino piccolo, e non tard ad annoiarsi, tuttasola l fuori. Avrebbe voluto divertirsi un po sullal-talena, ma una delle corde era rotta. Cos decise discendere in fondo al giardino e sgusciare fuori at-traverso un buco nella recinzione, dove uno dei pa-letti era marcito.

    Da l era solo una breve passeggiata fino alla di-scarica. Bastava salire sulla collinetta dietro le case,e poi aprirsi un varco attraverso un fitto groviglio dicespugli ispidi. Non appena sbucavi dallaltra par-te dei cespugli, ti trovavi davanti a una scarpata,

    quasi sullorlo di un burrone. Ma se procedevi con

    molta cautela, riuscivi ad arrancare gi per il pen-dio scosceso, attaccandoti alle erbacce che spunta-vano dal terreno sabbioso ed era cos che arriva-vi alla discarica.

    Claire non ci veniva spesso. Quella era solo la ter-za o la quarta volta. Per la verit, non era affatto unbel posto. Il terreno era disseminato di grossi sac-chi di plastica irti di spunzoni: pericolosi pezzi acu-minati di metallo che potevano ferirti una gambase non ci stavi attento, e grondanti di cibo marciogettato via dalla gente, che cominciava a emanare

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    un tanfo terribile. Infatti la cosa peggiore della di-

    scarica era proprio la puzza.Cionondimeno, cera qualcosa in quei cumuli

    di spazzatura che a Claire piaceva. Si sentiva inqualche modo a casa in compagnia di tutti quegliscarti. E ogni tanto, capitava di trovarci qualco-sa di utile. Una volta ci aveva trovato una radio

    che si era portata in camera sua, e sebbene nonfosse mai riuscita a farla funzionare, aveva fattola sua figura, sul comodino accanto al letto, fin-ch i suoi genitori lavevano convinta a liberar-

    sene e gliene avevano comprata una nuova per ilsuo compleanno. Laltra cosa che Claire desidera-va per la sua camera da letto era una sveglia, cos

    si chiese se quel giorno sarebbe stata tanto fortu-nata da trovarne una.

    Quasi subito, per, qualcosa di totalmente diver-so attir la sua attenzione.

    Cera un luccichio in cima a una delle pile di spaz-zatura e quando Claire and a vedere cosera, trov

    un frammento di specchio rotto, pi o meno dellastessa dimensione degli specchietti che le donneportano nella borsetta, ma con i bordi frastagliatie taglienti che formavano una specie di stella irre-golare. Si chin a raccoglierlo con molta caute-la, perch non voleva tagliarsi. Quando lo prese

    in mano, rimase abbagliata dallazzurro limpidodel cielo riflesso sulla superficie dello specchio, edallimprovviso gioco di luce proiettato dal vetromentre lo teneva in mano girandolo di qua e di l.Lintensit della luce le fer quasi gli occhi per un

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    attimo, tanto che dovette schermarseli con il brac-

    cio mentre li abbassava sullo specchio.Tenendo cautamente lo specchio tra pollice e in-

    dice, Claire arranc fino ai bordi della discarica etrov un posto dove sedersi. Allora tenne il fram-mento piatto sul palmo della mano e lo guard

    con maggiore attenzione. Chinandosi, riusc a ve-

    dere il riflesso del proprio viso, pallido, lentiggino-so e curioso, e al di l di questo, lazzurro del cieloche, pi lo guardava, pi le sembrava uno dei co-lori pi puri e pi belli che avesse mai visto. Stavacontemplando le profondit dello specchio, goden-dosi la ricchezza di quel colore in uno stato quasisognante, quando un paio di grosse gocce di piog-

    gia caddero sulla superficie del vetro e la riscos-

    sero dal suo sogno a occhi aperti. Asciug le goc-ce con la manica, poi guard il cielo, interdetta.

    Comera possibile che cadessero delle gocce da uncielo cos limpido e azzurro? Salvo che e questaera la cosa strana adesso che lo guardava, il cielo

    era tuttaltro che azzurro. Era grigio, proprio comequando era uscita di casa: anzi, non era solo gri-gio, ma screziato di nubi mutevoli e veloci, nere

    come il carbone.Claire guard di nuovo lo specchio posato sul pal-

    mo della mano. La stessa faccia pallida e lentiggi-nosa le restitu lo sguardo. E dietro cera lo stessocielo azzurro e senza nubi. Poi vide qualcosa vola-re nellaria, proprio dietro la sua testa. Era un uc-cello enorme e volava cos vicino sopra di lei cheriusc a scorgere la morbidezza del suo piumag-

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    gio e il luccichio vitreo dei suoi occhi veloci e pe-

    netranti; cos vicino sopra di lei che, con un movi-mento involontario, si chin e si copr la testa conun braccio, per paura che la investisse in pieno. Maluccello non fece alcun rumore; e quando lei alzdi nuovo gli occhi al cielo un secondo dopo, noncera niente lass.

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    Claire era quasi certa che luccello che aveva vistofosse unaquila. Laquila era lunico uccello di suaconoscenza che poteva essere altrettanto grande ele cui penne avrebbero irradiato lo stesso meravi-

    glioso luccichio dorato. Ma persino lei (che di uc-celli ne sapeva ben poco) era consapevole che noncerano aquile in quella parte del paese.

    Alz di nuovo gli occhi e perlustr il cielo da

    unestremit allaltra. Dovera finita laquila, in ognicaso? Non poteva essere scomparsa nel nulla. Ma

    per quanto si sforzasse, non riusc a vederla da nes-suna parte nel cielo basso e nuvoloso.Claire cominciava a sentire freddo, ed era anche

    convinta che sarebbe piovuto molto presto. Cos

    ripose il frammento di specchio nella tasca del ve-stito, facendo molta attenzione, e si arrampic sulfianco della discarica verso i cespugli in cima allascarpata. Nel giro di pochi minuti si era strizzataattraverso il buco nella recinzione ed era tornata infondo al giardino. Non era stata via molto tempo:poteva vedere mamma e pap ancora seduti al ta-

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    volo di cucina, a parlare tra loro, circondati da una

    pila di scartoffie. La mamma si alz e and al lavan-dino a riempire il bollitore. Vide Claire e le fece uncenno di saluto. Claire rispose agitando una mano.

    Dando la schiena alla casa, prese lo specchiettodalla tasca e lo guard di nuovo. Questa volta, in-vece di chinarsi, lo tenne a distanza di braccia, a li-

    vello del viso. Sulle prime tutto sembrava normale,ma poi guard con pi attenzione e not qualcosadi strano riflesso alle sue spalle.

    La casa di Claire faceva parte di un complesso

    abitativo alla periferia della citt ed era stata co-

    struita circa cinque anni prima. Tutte le case era-no della stessa dimensione, della stessa forma, ed

    erano fatte degli stessi mattoni rossi moderni. E,

    indubbiamente, lei poteva vedere una casa o al-meno un edificio riflessa nello specchio, dietro

    limmagine del proprio viso, ma non sembrava af-fatto casa sua. I mattoni erano molto pi grossi, diuna pietra molto pi vecchia, ed erano di un colo-

    re giallo sabbia. Inclinando lo specchio nella mano,riusc a vedere qualcosa di pi dello strano edificio:le finestre non erano quadrate e brutte come le loro,ma di ogni sorta di forme diverse arcuate, roton-de, ovali, esagonali ed erano intersecate da gratemetalliche forgiate in disegni meravigliosi e com-plessi. La luce del sole si rifletteva dalle finestre, ab-bagliandola di nuovo, tanto da indurla a chiedersise quella visione fosse davvero reale o se i suoi oc-chi non le stessero giocando un brutto tiro. Forselo specchio era solo un po sporco: in effetti la su-

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    perficie sembrava striata da leggere macchie che

    non venivano via, per quanto forte le strofinasse, eClaire pens che forse era proprio per questo chelo specchio rifletteva le cose in quello strano modo.Eppure, ledificio che vedeva dietro la propria fac-cia sembrava incredibilmente preciso. Lo guard dinuovo, inclinando lo specchio verso lalto in modo

    da vedere la facciata di arenaria fino in cima. Il tet-to, not, era fatto di piastrelle a loro volta gialla-stre, e cerano delle bandiere issate sul colmo, chesincrespavano nella lieve brezza. (Non riusc a di-stinguerle tutte, ma una mostrava un drago rosso,in campo bianco e verde.) Sul tetto cera anche -...

    E qui Claire rimase senza fiato, e sbatt le palpe-

    bre e si strofin gli occhi, incredula. Perch ci chevide lungo il colmo del tetto era la cosa pi stra-na di tutte.

    Una fila di conchiglie gigantesche.Claire pos lo specchio e fece una rapida giravol-

    ta per guardare la casa con i propri occhi. Eccola

    l, brutta e tozza come sempre. Il fatto stesso cheapparisse cos insignificante fu quasi una consola-zione, in quel momento. Rimase a contemplarla perun bel po, assimilandone la solidit, la realt, pri-ma di portarsi di nuovo lo specchio allaltezza degliocchi. Stavolta aveva quasi paura a guardarlo. Per,invece di guardarlo subito, lo inclin di nuovo ver-so lalto, fino al tetto dello strano, imponente ma-niero che sembrava riflettere. Corresse langolazionefino a ottenere una visione chiara della fila di con-chiglie marine. Ce nerano una dozzina, e ciascuna

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    sembrava abbastanza grande da permettere a una

    bambina dellet di Claire di infilarcisi dentro e rag-gomitolarsi nelle sue volute. Gir lo specchio concauta lentezza, guardando attentamente le conchi-glie, a una a una. Voleva accertarsi di unidea che leera venuta, un pensiero che piano piano si era fattostrada nella sua coscienza. Quando fu quasi certa

    di non sbagliarsi, si rimise lo specchietto in tasca,si sedette sullerba umida, e cominci a pensare.Ed ecco cosa stava pensando:Due giorni prima (erano solo due giorni? Sembra-

    vano due settimane) Claire e Lisa avevano giocatoinsieme sulla spiaggia del Galles. Per lultimo gior-no della loro vacanza, avevano deciso di fare qual-

    cosa di speciale, e si erano messe a costruire un ca-stello di sabbia. E non un castello qualunque, ma uncastello spettacolare. Avevano trascorso quasi tuttala giornata a lavorarci. Il castello che avevano co-struito sembrava uscito da una fiaba, complesso estrampalato, con un sacco di corti e torri differen-

    ti, tutte ad altezze diverse e collegate da una rete la-birintica di scale a chiocciola. Lo avevano comple-tato con una decorazione di bandiere e conchigliemarine. Avevano comprato le bandierine nel nego-zio vicino alla spiaggia. Con una sterlina ne pote-vi comprare cinque, tutte diverse tra loro. Una, ri-cord Claire, raffigurava un drago rosso in campobianco e verde: suo pap le aveva spiegato che erala bandiera nazionale del Galles. Nel pomeriggio

    avevano perlustrato la spiaggia e le vicine pozze

    dacqua sulle rocce, in cerca delle pi belle conchi-

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    glie che potevano trovare, e poi avevano decorato

    il castello, sistemando le conchiglie a intervalli re-golari sulle mura, i tetti e i bastioni. Era gi tardopomeriggio quando il castello era stato completa-to con piena soddisfazione di entrambe. Lisa lo fo-tograf con il suo smartphone, e il pap di Clairelo immortal con qualche scatto della sua macchi-

    na fotografica. Convennero allunanimit che era ilcastello pi fiabesco che fosse mai stato costruito.E adesso eccolo l. Claire era convinta che ledifi-

    cio che vedeva riflesso nello specchio fosse lo stes-so castello: solo che stavolta non era fatto di sab-bia, ed era ben pi alto delloriginale. Era fatto dipietra vera, e svettava, fiero e maestoso, a unaltez-

    za molto pi considerevole delle casette del com-plesso abitativo di Claire.

    Tuttavia, per qualche ragione, solo lo specchio

    poteva vederlo.Proprio allora, la madre di Claire apr la porta

    sul retro e la chiam per il pranzo. Claire si alzo e

    si incammin sul vialetto del giardino. Quando eraquasi davanti alla porta di cucina, alz lo specchio,lo gir e osserv il riflesso. La porta che poteva ve-dere nello specchio era, naturalmente, molto diver-sa da quella vera. Era bassa e arcuata, e intorno allacurva dellarco riusc a scorgere alcune scritte cu-riose, e figure di strani animali, scolpite nella pietra.

    Cos, a quanto pareva, Claire stava per trovare

    una risposta alla domanda che aveva gi iniziato apreoccuparla.

    Cosa cera dentro il castello?

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    Cosa stai facendo, tesoro? chiese la madre diClaire, guardando la figlia con un certo sconcertoperch invece di sedersi a tavola per il pranzo siera fermata sulla soglia e, girata di spalle, stava fis-

    sando intensamente quello che sembrava il fram-mento sporco di un vecchio specchio rotto.

    Niente, mamma. Stavo solo facendo un gioco.Be, sbrigati a mangiare il tuo pranzo disse sua

    madre. Non voglio che si raffreddi.Il pap di Claire era gi seduto a tavola, in attesa

    di attaccare il suo pranzo. Teneva la forchetta so-spesa sopra il piatto, nella mano sinistra. Quanto-meno, questo era quello che accadeva nel mondoreale. Nel mondo magico riflesso dallo specchio diClaire, il quadro era lievemente diverso. Pap avevasempre in mano una forchetta, che per era diecivolte pi grossa di una posata normale era gran-de come il tridente che Claire aveva visto nelle illu-strazioni di uno dei suoi libri di scuola, impugnatoda Poseidone, il dio greco del mare. Il modo in cuisuo padre lo teneva in mano, lo faceva sembrare un

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    re, un effetto rafforzato dalla corona che nel rifles-

    so portava sul capo. Era una corona molto insoli-ta, ma bellissima: quattro grosse conchiglie, tuttericcioli e volute, sormontate da una stella marinarossa. Anche sua madre portava una corona: secon-do lo specchio, la mamma portava ancora i bigodi-ni, ma dietro questi cera un diadema dargento che

    sembrava modellato a forma di polipo. Questo ri-flesso la faceva sembrare cos regale, che fu un veroshock per Claire quando sent sua madre apostro-farla con tono sgarbato, Non fartelo dire unaltravolta. Metti via quellaffare schifoso e vieni a man-giare, capito? Non ho cucinato questo pasto perchresti sul tavolo tutto il giorno.

    Mezza imbambolata, Claire si mise a tavola e se-dette al solito posto, sempre tenendosi lo specchiodavanti agli occhi. Continu a guardare i genitoriper vedere se avessero notato che quelloggetto ave-va qualcosa di speciale. Per lei, i riflessi che riman-dava erano cos luminosi e abbaglianti, cos diversi

    dai colori scialbi e dallambiente smorto della suacucina, che non riusciva a capire perch mamma epap non ne fossero a loro volta attratti, come in-dubbiamente e irresistibilmente tutti sono attrattidal luccichio di un rubino o di un diamante prezioso.

    Ti ho detto di metterlo via disse la mamma, men-tre le scodellava cialde di patate sul piatto. (Nellospecchio sembravano stelle marine rosa.)

    Ma non lo trovate sbalorditivo disse Claire, chefaccia apparire ogni cosa diversa da com?

    Per la prima volta ma senza grande interesse

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    la mamma si chin sullo specchio e lo guard at-

    tentamente per qualche secondo.Scusa, cara, ma non capisco di cosa stai parlan-

    do disse seccamente. Se vuoi che io e tuo padrepartecipiamo ai tuoi giochi, prima dovrai spiegar-ci quali sono le regole.

    Lei vive comunque in un mondo di sogni disse

    suo padre, sgranocchiando avidamente il suo cibo.Claire sospiro, e per il momento rinunci allideadi condividere la sua scoperta con mamma e pap.Con un grande sforzo di volont, pos lo specchiet-to a faccia in gi sulla tavola e inizi a mangiare.Non era un gran divertimento cercare di lanciarequalche occhiata ai riflessi mentre i suoi genitori

    la guardavano con disapprovazione. Avrebbe fattodelle esplorazioni adeguate appena finito il pranzo.

    Mangi pi in fretta che poteva, poi usc dalla cu-cina e and in soggiorno. Non vedeva lora di sco-prire che aspetto avrebbe avuto nello specchio. Qui,invece del televisore a schermo piatto e dei noiosi

    quadri di paesaggi e scene campestri cari ai suoi ge-nitori, le pareti erano tappezzate da deliziosi arazziche raffiguravano balene enormi, delfini che balza-vano fuori dallacqua e lunghi, squamosi serpentimarini con i corpi intrecciati intorno agli scafi dinavi e galeoni antichi. Le pareti stesse sembrava-no quattro o cinque volte pi alte di quelle del sog-giorno di Claire. A unestremit cerano tre porte fi-nestre ad arco, che si aprivano su un balcone o unaterrazza, con una balaustra scolpita nella stessa are-naria gialla di cui era fatto il resto del castello. Se

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    si fosse appoggiata a quella balaustra, avrebbe po-

    tuto ammirare il panorama incredibile di una va-sta distesa di mare, un mare quasi altrettanto per-fetto nella sua azzurra immobilit del cielo con cuisi confondeva sul lontano orizzonte.

    La cosa esasperante era questa: Claire non pote-va appoggiarsi alla balaustra e guadare la vasta di-

    stesa delloceano. Non poteva appoggiarvisi perchnon esisteva. Non cera verso di localizzarla, di rag-giungerla, di toccarla. Esisteva solo nel mondo ri-flesso da quello specchio miracoloso: uno specchioche ormai ne era certa chiss come riusciva ariflettere non le cose ordinarie e fin troppo fami-liari di cui era fatta la sua vita di tutti i giorni, ma

    le cose che poteva sognare le cose che fino a quelmomento esistevano solo nella sua immaginazione.

    Con la mente annebbiata da una strana combi-nazione di euforia e frustrazione, Claire sal di so-pra ed entr nella sua stanza. Come sembrava pic-cola e ordinaria, dopo gli splendori dalga marina

    dei saloni regali che aveva ammirato da basso. Ilsuo letto singolo era appoggiato contro una pare-te, con il mesto copriletto verde scuro; e sopra, aricambiare il suo sguardo con i tristi occhi mar-roni e immobili, cera il suo giocattolo preferito la cosa che forse amava di pi nella vita una pic-cola tigre lanuginosa, a strisce arancio e nere chemolti anni prima ( senza un grande sforzo dim-maginazione) aveva deciso di chiamare Tigre.

    Claire sollev lo specchio per vedere se il suo ri-flesso offriva qualche miglioramento della realt.

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    Ancora una volta, si ritrov senza fiato per lo

    stupore. Invece della piccola finestrella meschi-na, affacciata su quel fazzoletto di giardino po-

    steriore, riusc di nuovo a scorgere una distesa

    luccicante di oceano turchese, screziato di sole eincorniciato da unarmoniosa finestra ad arco chenon aveva vetri. Il suo lettuccio si era trasformato

    in un magnifico letto a baldacchino, con la som-mit di ogni sostegno sormontata da una bellissi-ma scultura in legno di una conchiglia marina. Lefluenti tende di velluto azzurro-oceano erano pun-teggiate da un vivace disegno di pesciolini gialli

    e arancioni. I cuscini impilati in fila contro la te-stata erano decorati con lo stesso motivo, e appa-

    rivano incredibilmente soffici e invitanti. Infatti

    Claire avrebbe voluto gettarsi sul letto in estasi esenza indugio se non fosse stata bloccata dalla vi-sta della stupefacente creatura che apparve nellospecchio, sdraiata in tutta la sua lunghezza sul-

    le coperte seriche. Era una tigre enorme, i fian-

    chi coperti da una lunga, morbida pelliccia rosso-oro, che Claire poteva vedere alzarsi e abbassarsilentamente mentre la superba creatura inspiravaed espirava con pesanti fiati assonnati. Aveva gliocchi chiusi nel sonno, ma quando Claire orientlo specchio in modo da poterla guardare bene infaccia, la tigre parve percepire di essere osservata,perch alz la testa strizzandole gli occhi, e inve-ce di ruggire in segno davvertimento, come pro-babilmente avrebbe fatto una bestia feroce nellavita reale, rotol su un fianco e allung le zampe

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    con movimento languido, proprio come un gatto

    riscosso dal sonno dal padrone.Come sei bella mormor Claire, guardando

    sempre pi intensamente lo specchio, quasi fuoridi s per la frustrazione di non poter allungare unamano e toccare davvero la creatura e affondare lafaccia nella sua pelliccia.

    Comera possibile che qualcosa che riusciva vede-re cos chiaramente non fosse reale? Come potevalo specchio mostrare cose che erano due volte pieccitanti, cento volte pi magiche del grigio mon-do quotidiano che la circondava da tutte le parti?Claire non riusciva a capirlo. Sapeva solo che quelgiorno, per puro caso, aveva trovato un dono raro

    e meraviglioso, che di sicuro le avrebbe cambiatola vita. Per tutta la giornata, e per il resto delle va-canze scolastiche, non ripose lo specchio nemmenouna volta. Ci dormiva persino di notte, mentre conle braccia intorno a Tigre, dava unultima occhiataincredula al suo riflesso gigantesco nello specchio,

    e sognava per tutta la notte di sentire il calore delcorpo di una tigre due volte pi grosso del suo sdraiata accanto a lei, dolcemente, e udire il suonoe le vibrazioni delle sue fusa che la facevano crol-lare rapidamente nel sonno pi profondo che aves-se mai conosciuto.

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    Passarono due anni.Nel frattempo, Claire si abitu allidea che lo spec-

    chio facesse parte della sua vita. Arriv a credereche non sarebbe mai riuscita a trovare la strada

    per il mondo che rifletteva il mondo che era tan-to pi luminoso e colorato e glorioso del suo. Natu-ralmente, questa era una delusione per lei, ma arri-v ad accettarla. Non le restava altro da fare, dopotutto, e nel frattempo si sentiva fortunata per avereil privilegio e il piacere (il piacere segreto) di guar-

    dare nello specchio tutte le volte che voleva. Lo te-neva avvolto con cura in una pezza di velluto ver-de nel cassetto del comodino accanto al suo letto.

    Di solito Claire portava lo specchio con s ogniqual volta lei e i suoi genitori andavano fuori. Lorosi abituarono a vederlo, e non facevano domandequando Claire se ne stava sul sedile posteriore, peresempio, a guardare con una meraviglia solo suail paesaggio sterminato e bellissimo riflesso nellospecchio mentre lo girava di qua e di l. Talvolta,i primi tempi, le capitava di vedere di sfuggita un

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    unicorno che sbucava timido dagli alberi lontani,

    o un grifone o persino un drago sputa-fiamme chesi librava nellalto del cielo. In tutto questo, si di-spiaceva per il padre e la madre, che guardavanofuori dal finestrino e potevano a vedere solo gli edi-fici grigi e uniformi della loro citt natale o i mo-notoni contorni immutabili dellautostrada. A vol-

    te, ma di rado, portava lo specchio anche a scuola.Quando lo faceva, ci che vi scorgeva riflesso erauna versione riconoscibile della sua scuola, ma conalcune differenze. In realt, col passare degli anni,scopr che la natura di tutti i riflessi nello specchioandava cambiando, anche se accadeva con tantalentezza e in modo cos impercettibile che allinizio

    non se ne accorse neppure. Gradualmente, il castel-lo di sabbia e tutta la magnifica propriet avevanoiniziato a sbiadire e cambiare, e a rimpiazzarli ar-rivarono lambiente familiare della sua casa, le bennote forme del suo giardino, ma sempre lievementetrasformate, rese pi accoglienti e gradevoli. Questo

    cambiamento nei riflessi la perdita del suo mon-do fiabesco, colorato e vibrante non la sconvolse:sembrava perfettamente naturale a Claire, sebbe-ne la immalinconisse un po. Lo stesso succedevacon gli edifici della sua scuola. Quelli che vedevanello specchio erano chiaramente gli stessi edifi-ci, ma cerano delle differenze: nello specchio ap-parivano in qualche modo pi puliti, e luminosi, espaziosi. Lespressione sul viso dei suoi insegnan-ti era pi gentile e saggia. Le compagne di classeavevano un guizzo pi vivace negli occhi, pi colo-

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    re sulle guance, nellinsieme sembravano pi felici

    e pi sane. Queste differenze la intrigavano, ciono-nostante Claire non portava lo specchio a scuolamolto spesso. Farlo comportava una serie di peri-coli e difficolt. Cerano delle ragazze a scuola chenon avevano simpatia per lei e Claire non volevache lo specchio cadesse in mano loro.

    Prima tra tutte queste ragazze spiccava una cer-ta Amanda Gifford, che Claire aveva trovato odiosafin dal loro primo incontro. Il padre era un facol-toso uomo daffari, e vivevano in una casa enormedotata di piscina, fuori in campagna, molto oltrei confini della citt. Ogni giorno Amanda veniva

    accompagnata a scuola dal suo autista con una

    Range Rover talmente ingombrante che passava astento per alcune delle strade strette che portava-no allistituto, cosicch le auto pi piccole doveva-no spostarsi e salire sul marciapiede per farla pas-sare. Amanda aveva due cellulari e tre i-pod, tuttidi colori diversi.

    Per lo pi Amanda ignorava Claire. Aveva la pro-pria cerchia di amici, che non erano per niente in-teressati a una come Claire. Ma unestate, verso lafine dellanno scolastico, accadde qualcosa che reseloro impossibile continuare a essere indifferenti

    luna allaltra. Accadde qualcosa che le trasformin nemiche.

    Accadde il Giorno delle gare sportive. Questo eraun grande evento, un evento solenne al quale pre-senziavano tutti gli insegnanti e la maggior parte deigenitori degli allievi: quantomeno quelli che poteva-

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    no assentarsi dal lavoro. Quel giorno cera la mam-

    ma di Claire (suo padre aveva una riunione impor-tante in ufficio) e cera anche la madre di AmandaGifford. Era arrivata con la Range Rover e ancheClaire dovette ammettere che era davvero incan-

    tevole nel suo top senza maniche e la stretta gon-na jeans. Doveva avere sui quarantanni, ma si ve-

    stiva come una ragazza di venticinque, e ne avevaanche laspetto.Claire partecipava solo a un paio di gare; non

    era una grande atleta. La sua amica Sandra, inve-ce, era una dei velocisti migliori della scuola, edera particolarmente brava sulle lunghe distanze,infatti era data per vincente nella corsa degli otto-

    cento metri. Era una delle ultime gare della gior-nata. Sandra aveva chiesto a Claire di piazzarsi

    dallaltra parte della pista, lontano dal grosso de-gli spettatori, in modo da incoraggiarla quando siavvicinava alla volata finale. (Era il momento incui aveva pi bisogno di incoraggiamento, le aveva

    detto.) Mentre sincamminava verso la sua posta-zione, Claire si accorse di essere seguita. Si gir evide che un ragazzino di nome Peter Lewis la stavatallonando. Sospir. Peter era una vera piaga. Laseguiva ovunque e cercava sempre di convincerlaa fare amicizia con lui. E perch la stava seguen-do adesso? Non aveva nessun motivo per piazzar-si su questo lato della pista, lontano da tutti gli al-tri. Lo faceva solo per starle vicino.

    Vattene, Peter gli disse. Non voglio che tu misegua.

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    un paese libero, no? insistette Peter con la sua

    voce lagnosa. Posso stare dove voglio.Perfetto disse Claire, allungando il passo. Non

    poteva impedirgli di star l, ma non intendeva ri-volgergli la parola.

    Lunica altra persona su quel lato della pista eraMr Underhill, il professore di chimica. Unaltra per-

    sona che non le piaceva! Daltronde lui doveva sta-re l, immagin, visto che aveva il compito di con-trollare la gara e assicurarsi che tutti rispettasse-ro le regole.

    La corsa inizi. Vi partecipava anche Amanda Gif-ford. Era una delle quattro o cinque ragazze quasialtrettanto veloci di Sandra. Mancavano solo un

    centinaio di metri al traguardo, ed era difficile de-cidere chi delle quattro ragazze fosse in testa. Sta-vano ancora correndo in gruppo serrato. Poi ci fuuna collisione. Da lontano sembrava che due del-le ragazze si fossero scontrate, ma Claire vide tut-to da vicino. Riusc a vedere che Sandra stava pas-

    sando in prima posizione, quando Amanda lavevaurtata deliberatamente spingendola fuori dalla pi-sta. Sandra era quasi caduta, e sebbene avesse ri-guadagnato lequilibrio e avesse continuato a cor-rere, aveva perso secondi preziosi, dopodich nonaveva pi avuto alcuna possibilit di vincere la gara.Arriv quinta.

    Ha visto cos successo? chiese Claire, furibon-da, rivolta a Mr Underhill. Lui la guard con un cer-to nervosismo e disse qualcosa come: Scioccan-

    te. Ma Claire non aspett di sentire altro. Senza

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    fermarsi a chiedere a Peter se anche lui avesse vi-

    sto lincidente, corse a tutta velocit dallaltra par-te della pista. Trov subito Amanda Gifford e laf-ferr per le spalle.

    Hai spinto la mia amica! disse. Le hai impedi-to di vincere la corsa.

    Si pu sapere di cosa stai parlando? rispose

    Amanda.In seguito, Claire trovava difficile capire coserasuccesso esattamente subito dopo. La sua memoriaavvolgeva gli eventi dei pochi minuti successivi inuna nebbia indecifrabile. Sapeva solo che cera sta-ta una zuffa, una zuffa terribile. Quando finalmen-te due degli insegnanti le separarono, Claire aveva

    un graffio bluastro e sanguinante su una guancia,e Amanda perdeva sangue dal naso e da un labbro.Le loro madri si erano precipitate dalle figlie e glialtri genitori osservavano la scena in silenzioso stu-pore ( e con una certa soddisfazione al pensiero chei figli di qualcun altro e non i loro si fossero co-

    perti di vergogna). Il giorno delle gare sportive uno dei gironi pi attesi di tutto il calendario sco-lastico era stato ridotto al caos e alla vergogna.

    Il preside chiese di vedere entrambe le ragazze,insieme alle madri, per prima cosa il mattino se-guente. Tra lacrime di rabbia, Claire ebbe la pre-senza di spirito di chiedere che Mr Underhill parte-cipasse allincontro, dal momento che era uno deitestimoni chiave.

    La madre di Claire fece una lunga chiacchieratacon lei quella sera. La riunione del padre si era pro-

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    tratta e lui sarebbe rimasto fuori a cena, cos loro

    due rimasero sole per tutta la serata. Claire raccon-t alla madre tutto quello che era successo e lei sidisse certa che sarebbero riuscite a farlo capire alpreside: soprattutto se anche Mr Underhill lo avevavisto accadere, e poteva confermare la loro storia.Nonostante il trauma del pomeriggio, Claire and

    a dormire sentendosi allegra, pensando che, dopoun fatto del genere, Amanda avrebbe avuto quel chesi meritava. La giustizia era dalla sua, la mammasarebbe stata con lei a sostenerla, e sarebbe anda-to tutto a meraviglia. Non riusciva a immaginarecosa sarebbe potuto andare storto.

    La riunione con il preside era fissata per le nove

    e mezzo del mattino dopo.Quando arrivarono al suo ufficio, Claire trov Pe-

    ter Lewis che ciondolava fuori dalla porta.Ancora tu! disse stizzita. Cosa ci fai qui?Ho visto quello che successo ieri spieg Pe-

    ter. Ho pensato che forse volevi che venissi a so-

    stenerti.Claire lo guard. Era gentile da parte sua offrirleil suo aiuto, pens, ma cera qualcosa in Peter chela irritava a morte. Probabilmente erano i suoi oc-chiali con la montatura di corno, o la macchinet-ta per i denti, o la sua vocetta stridula che le ricor-dava un rumore di unghie sfregate contro il vetro.

    No, grazie rispose sgarbatamente, e segu suamadre nellufficio del preside.

    Alla fine, la riunione fu un disastro.Claire accus Amanda di aver spinto volutamen-

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    te la sua amica fuori dalla pista per eliminarla dal-

    la gara. La mamma di Amanda disse che era ridi-colo, che sua figlia non avrebbe mai fatto una cosadel genere. Aveva scelto un posto accanto a Mr Un-derhill, e gli sedeva vicino, quasi sfiorandolo conle gambe. Adesso si gir verso di lui e gli chiese seconcordava con la versione dei fatti di Claire. Mr

    Underhill parve sulle spine, e si agit sulla seggiola.La mamma di Amanda lo stava guardando drittonegli occhi. Alla fine lui parl; e, incredibile a dir-si, la sua risposta fu no. No, disse non aveva vistoAmanda fare niente del genere. Claire si sbagliava,non cerano dubbi al riguardo, disse. Aveva reagi-to in modo spropositato a un piccolo incidente sul-

    la pista, e pertanto doveva aver aggredito Amandasenza motivo o provocazione.

    Dopo qualche minuto di discussione, il presidedisse che era evidente che Claire si era comporta-ta male, e che considerava inammissibile il modoin cui aveva aggredito Amanda. La sospese dalle le-

    zioni per il resto della settimana.Claire lasci la scuola con sua madre e si sedet-te accanto a lei in macchina, in silenzio. Era trop-po sgomenta per parlare. Di fatto nessuna delle duedisse una parola per tutto il tragitto verso casa.

    Una volta arrivate, Claire sal nella sua stanza evi rimase per il resto della giornata. La madre le

    port del t e cerc di farla parlare di quello cheera successo durante la riunione, Ma Claire non nevolle sapere.

    Non usc dalla sua stanza fino a tarda sera. Suo

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    padre adesso era a casa, e Claire sent che i suoi ge-

    nitori stavano avendo una discussione che minac-ciava di trasformarsi in un litigio in cucina. Clairesi avvicin alla porta ad ascoltare.

    Perch non mi hai detto niente? stava dicen-

    do suo padre. Non avresti dovuto andare a parlar-gli senza di me. Sei totalmente incapace di gestire

    questo genere di cose.Non avrebbe fatto nessuna differenza. Cosa po-tevi fare tu, che io non ho fatto?

    Io so come stanno le cose, tutto qui. Era ovvioche Mr Underhill non avrebbe appoggiato Claire.Non sai che il padre di Amanda il grande capo delGolf Club, e sono secoli che Underhill cerca di di-

    ventare socio del club? Senza contare che prati-camente innamorato della madre, a quanto pare...

    Claire si allontan in punta di piedi, e torn disopra nella sua stanza. La luce della sera stava ini-ziando a sbiadire ma Claire non accese la lampadasul comodino. Si sedette sul letto a pensare, finch

    non fece buio. Non si accorse nemmeno che erascesa la notte.

    Allora cos che gira il mondo, pens. cos chestanno le cose. Una ragazza aveva fatto una cosasbagliata, aveva imbrogliato, e lamica di Claire neaveva sofferto. Poi, quando Claire aveva cercato dicorreggere quella palese ingiustizia, nessuno avevavoluto ascoltarla. Lei aveva detto la verit, ma unuomo laveva contraddetta, perch ammirava unadonna che trovava bellissima, e voleva un favore

    dal marito; e il mondo aveva scelto di credergli e

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    ignorare le ragioni di Claire perch lui era poten-

    te e lei no. E dire che non aveva mai dubitato chetutti avrebbero creduto alla verit! La verit era lacosa pi importante nella vita, giusto? Lei lo avevasempre pensato. Ma evidentemente non era cos non per certa gente, almeno. Per certa gente sem-brava ci fossero cose pi importanti: accaparrarsi

    ogni possibile vantaggio, per esempio, e non com-plicarsi la vita.Claire fu sopraffatta dal malumore. Accese la lam-

    pada accanto al letto, prese il frammento di spec-chio dal cassetto, e ne guard la superficie con oc-chi carichi daccusa. Sembrava pi sporco e rigatoche mai. Talmente sporco, che non riusciva a ve-

    dere niente l dentro, a parte il riflesso scuro e an-nebbiato del suo viso. Inclin lo specchio in mododa vedere il muso di Tigre che dormiva ancora

    ogni notte al suo fianco ma quella sera non sem-brava affatto una tigre vera. Indispettita, spinse ilsuo giocattolo gi dal letto facendolo cadere sul pa-

    vimento. Poi ripose lo specchio, spense la luce, sigir sul fianco e rimase a lungo a fissare loscurit.

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    La citt in cui viveva Claire era molto vecchia, main gran parte era stata distrutta durante la Secondaguerra mondiale. Nel suo centro un tempo cera sta-ta una bella piazza antica, fiancheggiata su un lato

    dal municipio medievale, che purtroppo era stato

    spazzato via dalle bombe nemiche, e quello con cuilo avevano rimpiazzato negli anni Sessanta sebbe-ne con le migliori intenzioni era brutto e misero, enon era invecchiato bene. Lo avevano costruito conscialbi mattoni rossi, ma per qualche ragione non

    ci avevano messo le finestre, cos adesso presentavaalla piazza una facciata vuota e priva despressione,i muri deturpati da graffiti e lammattonato copertoda sbavature nei punti in cui era caduta la pioggiae le automobili avevano pompato i loro gas di scari-co per anni e anni.

    Una domenica pomeriggio, quando aveva tredicianni, Claire si ritrov ad attraversare questa piazza.Stava tornando a casa, anche se non era la strada picorta per arrivarci, e non veniva da nessun posto par-ticolare. Nelle ultime settimane aveva preso labitu-

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    dine di uscire a fare lunghe passeggiate senza meta

    durante i weekend. Non cera granch da vedere oda fare in citt, ma era sempre meglio che restare acasa, dove latmosfera era diventata molto deprimen-te negli ultimi tempi. Non che mamma e pap pas-sassero il tempo a discutere o a gridare: solo che traloro sembrava regnare un tacito risentimento. Non

    si abbracciavano mai, non si scambiavano dichiara-zioni damore, e sorridevano di rado. Era come seciascuno dei due sarebbe stato pi felice senza lal-tro. Vederli cos rendeva Claire infinitamente tristee la riempiva di un presentimento forte, ancorch

    indefinibile, che sarebbe successo qualcosa di brut-to. Cos, invece di restare a casa a lasciarsi intristi-

    re da unatmosfera cos deprimente, tendeva a usci-re e girovagare senza meta.

    Claire attravers la strada e si mise a cammina-re sul lato di fronte al municipio, fiancheggiato dauna moltitudine di negozi. Si ferm a guardare al-cune vetrine. Erano piene di cose bellissime: abi-

    ti, scarpe, trucchi, gioielli. Vedere tante belle cosein vendita, sapendo che non poteva permettersenenemmeno una e non sarebbe mai riuscita ad aver-le, la fece sentire insoddisfatta e triste, e invidiosadelle persone (come Amanda Gifford) che sembra-vano in grado di comprarsi tutto quello che voleva-no. Claire rabbrivid. Cominciava a fare freddo, e ilcielo basso e grigio minacciava pioggia. Allimprov-viso sent di odiare la citt dove era nata e dove sta-va crescendo. Guardando le facce delle poche perso-ne che erano fuori a passeggiare per le strade come

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    lei, non riusciva a capacitarsi di quanto sembrasse-

    ro annoiate. Non cera di che meravigliarsi. Chi nonsi sarebbe annoiato e intristito a vivere in un postodel genere? Perch mai degli esseri umani avevanoscelto di costruire posti cos brutti, per poi viverci?

    Possibile che non sapessero fare di meglio?Lultimo esercizio da quella parte della piazza era

    un caff. Faceva parte di una catena globale e Clairesapeva, dalle volte che era andata in gita scolasticao in vacanza con i suoi genitori, che quasi ogni cit-t del paese sembrava avere un bar identico, con lostesso caff e le stesse torte e lo stesso arredamento.Forse alla maggior parte della gente piaceva cos. Direcente Claire aveva preso labitudine di fermarsi in

    questo caff alla fine delle sue passeggiate. Alliniziole era sembrata una sfida avventurosa, entrare in unbar da sola e ordinare qualcosa da bere, ma ormai ciaveva fatto labitudine. Cera un tavolino fuori, un podiscosto dagli altri, dove le piaceva particolarmentesedersi. Da l poteva vedere quasi tutti i negozi nel re-

    sto della piazza, e anche il pub su uno dei lati diago-nalmente opposto dove si formava spesso un ca-

    pannello di gente, a bere sul marciapiede. Non oggiper, perch faceva troppo freddo e stavano gi ini-ziando a cadere le prime gocce di pioggia. Cionono-stante, Claire rimase seduta al suo tavolo per un belpo, a sorseggiare la cioccolata calda che aveva ordi-nato. Ma cominci a sentirsi a disagio quando arrivun altro gruppo di persone della sua scuola. Non era-no suoi amici, e Claire non voleva parlare con loro,quindi quando si sedettero al tavolo accanto a suo,

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    si gir dallaltra parte e cerc di finire la sua cioc-

    colata pi in fretta che poteva. Per, proprio men-tre stava per andarsene, sent una delle ragazze fareun commento molto sgradevole sulla sua faccia, chefece ridere tutti. Claire arross furiosamente e scattin piedi, urtando il tavolino mentre lasciava il caffe sincamminava verso casa, le spalle curve e il cap-

    puccio tirato sul viso a pi non posso.Mentre scendeva lungo la strada principale, appenaprima della deviazione che portava al suo complessoabitativo, Claire sent una voce roca che le gridava:Ehi, bellezza, perch tanta fretta? Era George, ilsenzatetto che sembrava trascorrere la maggior par-te della sua vita seduto sugli scalini alla fine della fila

    di negozi. La maggior parte della gente aveva pauradi George, perch aveva i capelli lunghi, unenormebarba grigia e una faccia rossa con i denti gialli, chegli conferivano unaria un po sinistra, ma a Claireera capitato di parlare con lui e aveva scoperto chenon era affatto un individuo pericoloso. A volte si fer-

    mava a chiacchierare con lui per qualche minuto etalvolta gli dava anche del denaro o entrava nel ne-gozio vicino a comprargli dei biscotti o una tavolet-ta di cioccolata, anche se spesso pensava che Geor-ge avrebbe preferito di gran lunga unaltra di quellebottigliette di whiskey in miniatura che aveva sem-pre con s. Sia come sia, adesso lo ignor, e lo supe-r di buon passo. Non voleva parlare n con lui ncon nessun altro. Quello che aveva sentito dire sulproprio conto al caff era troppo doloroso.

    Come al solito, i genitori di Claire la ignorarono

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    quando entr in casa, e lei non si tolse il cappuccio

    finch non fu di sopra nella sua stanza. Allora april suo armadio, che aveva uno specchio sullinternodellanta. Abbass il cappuccio ed esamin attenta-mente il suo viso. La ragazza al caff aveva ragione.La sua pelle era un disastro. Era punteggiata da or-ribili foruncoli rossi, alcuni dei quali avevano svi-

    luppato una crosta. Perch doveva capitare proprioa lei? Era iniziato qualche mese prima e sembravanon ci fosse rimedio. Sua madre le aveva detto chefaceva parte della crescita il che non le era stato digrande aiuto. Non le aveva impedito di pensare chesi stava trasformando nella persona pi brutta chele fosse mai capitato di vedere.

    strano, ma Claire non guardava il suo specchioda un bel pezzo. Per essere pi precisi non lo guar-dava dal quel giorno a scuola, quando si era acca-pigliata con Amanda Gifford sul terreno delle garesportive ed era stata sospesa per una settimana. Nonche ne avesse dimenticato lesistenza, non proprio.

    Ma per molto tempo dopo quel giorno, non avevapi voluto vederlo. Lo aveva abbandonato in fon-

    do al cassetto del suo comodino e dopo un po ave-va smesso di pensarci. Quando se ne ricordava, semai se ne ricordava, aveva iniziato a considerarlo

    alla stregua di un giocattolo, e piuttosto infantile eimbarazzante, quanto a questo: qualcosa che avevausato come parte di un gioco frivolo, in cui aveva

    finto di vedere castelli da favola e tigri e aquile dovein realt cerano solo la casa dei suoi genitori e uncielo vuoto e grigio.

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    Oggi, per, qualcosa le fece desiderare di guar-

    dare di nuovo nello specchio. Frug tra le cianfru-saglie che si erano accumulate nel cassetto e final-mente lo trov, e le sue dita si chiusero intorno allapezza di velluto verde in cui lo aveva avvolto tantianni prima. Sedendosi sul letto, srotol con cura ilvelluto e tir fuori lo specchio frastagliato a forma

    di stella. Era molto impolverato. Lo pul con la ma-nica. Poi tir un profondo respiro, e punt gli occhisullo specchio.

    Sulle prime non lo guard direttamente. Lo ruota diverse angolazioni e osserv vari riflessi della suastanza. Quando vide che questi riflessi non erano so-stanzialmente diversi da ci che poteva vedere tutti

    i giorni, con i propri occhi, prov un moto di delu-sione, ma anche stranamente un certo sollievo.Dunque era stato solo un gioco della sua immagina-zione, dopotutto. Il suo specchietto magico era unpezzo di vetro qualunque, e anche piuttosto bruttoe impolverato, quanto a questo. Come poteva aver

    creduto qualcosa di diverso? Non esisteva una cosacome la magia. Lo sapevano tutti!

    Infine ruot lo specchio in modo da puntarlo drit-to sulla sua faccia. E questa volta il riflesso era di-verso. Gli stessi occhi grigio-azzurri ricambiarono ilsuo sguardo, ma la sua faccia non era la stessa. Noncerano foruncoli, nemmeno uno. La sua pelle era

    pallida e cremosa e assolutamente perfetta. Quel-

    la era la sua faccia, certo, ma allo stesso tempo erauna faccia che faticava a riconoscere. Era una fac-cia bellissima.

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    Claire ricominci a portarsi dietro lo specchio. Loportava ovunque andasse. Non solo perch sembra-va mostrarle il suo viso come voleva che fosse, maperch nelle visioni fugaci che offriva di tutte le al-

    tre cose intorno a lei, molte apparivano in qualchemodo ravvivate e migliorate.

    Sia come sia, era esattamente questo che lo spec-chio offriva: visioni fugaci, niente di pi. Tanto cheClaire si chiedeva se la sua memoria non la stesseingannando, perch per quel che riusciva a ricor-

    dare, quando era pi piccola e soleva guardare nel-lo specchio, vedeva sempre immagini riflesse nitidee stabili. Ma ormai non era pi cos. I riflessi an-davano e venivano molto rapidamente. Girando lospecchio di qua e di l, riusciva spesso a farle torna-re, ma solo per pochi secondi alla volta. Era comeascoltare una radio sintonizzata male.

    Dato che latmosfera a casa diventava sempre

    pi pesante, Claire inizi a trascorrere sempre pitempo seduta da sola al suo tavolino preferito fuoridal caff sulla piazza cittadina. Le piaceva guar-

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    dare la gente ferma fuori dal pub a bere e parlare.

    Talvolta pensava perfino che sarebbe stato diver-tente unirsi a loro, ma sentiva di non esser ancorapronta per questo. Si fermava al caff al ritorno dascuola e di solito ci rimaneva unora o due primadi tornare a casa. (I suoi genitori non le chiedeva-no mai dovera stata.) Sebbene lasciasse sempre il

    caff prima delle sette, era spesso sconcertata nelvedere quanto fossero gi ubriachi molti clienti delpub. Una volta vide un uomo seduto sul bordo delmarciapiede a vomitare sulla strada, con le brac-cia della sua ragazza intorno alle spalle. Quandoguard nello specchio, vide la stessa coppia, ma sta-volta erano seduti a un tavolo, a parlare e a sorri-

    dersi. Ma questo non la sbalord quanto ci che lecapit di vedere qualche giorno dopo. Erano cir-ca le sei di sera, di quel delizioso periodo dellan-no in cui la primavera inizia a sfumare nellestate.Claire stava finendo il suo cappuccino e spilucca-va una focaccina dolce con pezzetti di cioccolato

    (stava iniziando a mettere su peso, oltre a produr-re foruncoli) mentre guardava nel suo specchio esi divertiva, come al solito, a girarlo a diverse an-golazioni e a guardare i cambiamenti prodotti dairiflessi. Dopo aver osservato per qualche momentoil riflesso del municipio che appariva molto pibello ed elaborato di quello reale, tanto che inco-minciava a sospettare che limmagine rimandatadallo specchio fosse in realt un ricordo di comeraun tempo ledificio, prima di essere distrutto nellaguerra gir lo specchio verso il pub. Cera la so-

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    lita folla di bevitori fuori sul marciapiede, ma poi

    Claire vide il riflesso di due persone che conosce-va. Due persone che conosceva molto bene: i suoigenitori. S, erano proprio sua madre e suo padrein piedi in mezzo al capannello di gente, la mam-ma con in mano un bicchiere di vino rosso e il papcon una mezza pinta di birra. Il riflesso dur pi a

    lungo di quanto le venisse concesso di solito: forseventi o trenta secondi, durante i quali non pot farea meno di pensare a come sembravano felici i suoigenitori, e a quanto sembravano godere della com-pagnia reciproca. Ridevano e parlavano tra loro,e suo padre a un certo punto accarezz persino ilbraccio di sua madre con affetto. Allimprovviso a

    Claire parve un secolo che non li vedeva compor-tarsi cos, e il suo cuore si riemp di gioia, osser-vando la scena.

    Poi si ricord che era solo un riflesso.Abbassando lo specchio, si gir e guard con i

    propri occhi la gente fuori dal pub. E... S, riusc

    ancora a vedere suo padre, e stava ancora ridendo,e parlando, e accarezzando con affetto la personache aveva accanto. Ma questa persona non era lamadre di Claire. Era una giovane donna molto

    pi giovane di suo padre, probabilmente poco piche ventenne e aveva i capelli biondi, indossavauna minigonna e mentre parlava con lei, suo padreaveva unespressione negli occhi che Claire non gliaveva mai visto, e che non le piacque. Uno sguar-do bramoso, stolido, infatuato.

    Alz lo specchio e guard di nuovo. E di nuovo

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    vide sua madre e suo padre che parlavano, ma il ri-

    flesso era pi debole a confuso che mai.Quellestate, suo padre lasci casa e famiglia e

    and a vivere con la sua nuova ragazza. A costei

    non piaceva che andasse a trovare la famiglia, percui passava di rado a fare un saluto. Claire e suamadre furono lasciate sole. Andarono di nuovo in

    vacanza nel Galles, come facevano ogni anno, maquesta volta erano soltanto loro due. Non fu unavacanza riuscita. Il cielo era azzurro e il sole batte-va forte, ma Claire non provava pi lo stesso piace-re di un tempo nellandare in spiaggia. Ormai eratroppo grande per costruire castelli di sabbia, e nonle piaceva indossare il costume da bagno perch in

    spiaggia cerano dei ragazzi e non voleva che la ve-dessero, dal momento che aveva cominciato a ver-gognarsi del proprio corpo. Di sera lei e la madresedevano nel loro cottage a guardare gli stessi pro-grammi televisivi che avrebbero guardato a casa.Sua madre rimase di pessimo umore per tutte le due

    settimane di vacanza, e qualsiasi cosa Claire faces-se, sembrava irritarla. In particolare, continuava asgridarla per la sua mania di guardare lo specchio.Si pu sapere perch ti sei portata dietro quel vec-chio coso? voleva sapere. Credevo lavessi buttatovia da un pezzo. Non lo avevi raccattato alla disca-rica quando eri piccola? Possibile che tu non riescaa trovare niente di meglio con cui giocare? Perchnon leggi un libro, invece di passare tutto il gior-no a contemplare quel vecchio specchio schifoso?

    Claire la lasciava brontolare, senza darle retta.

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    Non poteva certo dire a sua madre perch se lera

    portato. Non poteva dirle la verit: ovvero che ogniqual volta guardava nello specchio sia che si tro-vassero in spiaggia, o nel cottage, o in qualche ne-gozio, o stessero passeggiando sul sentiero lungola scogliera poteva sempre vedere suo padre neiriflessi: loro tre, che si divertivano insieme, come

    avrebbe dovuto essere.

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    Claire e sua madre si abituarono a vivere da sole.Alla fine, ci si abitua a tutto, o quasi. A entrambemancava la presenza del padre in casa, ma una vol-ta che fu chiaro che non sarebbe tornato, fecero del

    loro meglio per adattarsi alla situazione. Lumore disua madre miglior, e lei e Claire smisero di pun-zecchiarsi in continuazione. Sua madre si sentivasola, e inizi a dipendere sempre pi da Claire perla compagnia. La dinamica tra loro stava cambian-do: assomigliavano sempre meno a madre e figlia,

    e sempre pi a due amiche. Cominciarono anchedivertirsi un po insieme.Nel frattempo, a Claire stava accadendo qual-

    cosa che nessuno si era mai aspettato: iniziava adandare bene a scuola. Siccome era una ragazza

    tranquilla e silenziosa, nessuno dei suoi insegnan-ti le aveva mai fatto molto caso, ma allimprovvisostava ottenendo ottimi risultati agli esami e tuttipresero a dire che era sempre stata una ragazzaintelligente.

    Era brava in matematica, e se la cavava bene in

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    geografia e scienze, ma la sua materia preferita, e

    quella in cui eccelleva, era la storia. Andava moltodaccordo con la professoressa di storia, Mrs Dain-try, ma non le interessava solo essere ben infor-

    mata. Cera qualcosa nello studio della storia chesembrava esercitare una profonda attrazione su

    di lei. Trovava affascinante venire a conoscenza di

    imperi che erano sorti e caduti a causa dellarro-ganza di una manciata di persone, di grandi guer-re e battaglie che a volte sembravano essere statecombattute senza alcun motivo, di conflitti e cri-si scoppiati nel corso dei secoli perch qualcunoera stato troppo avido o troppo assetato di potere.Le sembrava che il grande tema della storia fosse

    la ricerca di giustizia, la lotta per assicurarsi che atutte le persone di questo mondo fossero concessepari opportunit di cavarsela e usare al meglio lapropria vita, ma le cose andavano sempre storte,la gente continuava a fare gli stessi errori, e i de-boli non erano in grado di difendersi perch era-

    no sempre i ricchi e i potenti a determinare il cor-so degli eventi. La sua mente riandava di continuoal giorno delle gare sportive di tanti anni prima,quando aveva cercato di difendere la sua amica

    e nessuno aveva voluto darle retta perch ciascu-no di loro aveva i propri programmi prestabiliti, ipropri privilegi da difendere, i propri fini da per-seguire. Claire si rese conto di aver imparato unalezione importante quel giorno e cap che potevaimparare la stessa lezione guardando alla lista in-terminabile di vicende simili che erano alla base

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    della storia umana: una storia che sembrava ripe-

    tersi in continuazione secondo schemi ricorrenti.Lei e Mrs Daintry divennero buone amiche, tanto

    che ormai capitava spesso che Claire avesse la suaprofessoressa di storia a farle compagnia nel caffsulla piazza, invece di starsene l tutta sola. Nono-stante la chiamassero signora Daintry, non sem-

    brava ci fosse un signor Daintry nella vita dellaprofessoressa quantomeno, lei non ne fece paro-la, allinizio. Poi un bel giorno raccont a Claire diessere stata sposata un tempo, ma dopo dodici annidi matrimonio, disse, il marito le aveva annunciatoche lavrebbe lasciata per una donna pi giovane,cos di punto in bianco. Una storia molto simile a

    quella del padre di Claire e della sua nuova ragaz-za. (Forse la storia si ripeteva anche su scala pi ri-dotta e intima.) Claire si dispiacque per la profes-soressa, ma si sent anche molto grata e orgogliosache Mrs Daintry le avesse raccontato la sua storia;cap che le era stato confidato un segreto doloro-

    so e difficile, e che la sua insegnante aveva ripostouna profonda fiducia in lei. Pens che forse, per

    ricambiare, avrebbe dovuto condividere con lei ilsuo segreto pi prezioso. E quel era questo segre-to? Lo specchio rotto, probabilmente. Ma sarebberiuscita a confidarlo a qualcun altro? A un adulto?La verit che aveva troppa paura di parlarne. Te-meva che Mrs Daintry lavrebbe considerata mez-za matta o peggio ancora avrebbe pensato cheera infantile, che stava parlando solo di uno stupi-do gioco che aveva a che fare con il giocattolo di

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    una bambina. Non voleva che Mrs Daintry pensasse

    questo di lei. Voleva pensasse che ormai aveva su-perato queste sciocchezze e stava diventando unapersona seria, unadulta proprio come lei. Cos simise a parlare daltro. Si mise a parlare dellultimoargomento che stavano studiando in Storia, ovve-ro la Rivoluzione francese.

    Fino allora avevano avuto solo una lezione in ma-teria, durante la quale Mrs Daintry aveva raccon-tato alla classe come, pi di duecento anni primain Francia, gli strati pi poveri della popolazione,esasperati dal comportamento dellaristocrazia,

    inferociti per le ricchezze esorbitanti su cui avevamesso le mani, si erano ribellati e avevano iniziato

    a combattere per rovesciare il re. E adesso la pro-fessoressa voleva dar vita allintero episodio insce-nando un dibattito in classe, tra i personaggi piimportanti della ribellione. Chiese a Claire se le sa-rebbe piaciuto interpretare il ruolo di Robespierre,il leader rivoluzionario. Claire sulle prime si spa-

    vent. Sembrava una cosa difficile da fare, alzarsidi fronte alla classe e cercare di perorare la causaper cui qualcuno aveva combattuto pi di duecentoanni prima. Ma cap anche che era unoccasione danon perdere, e che Mrs Daintry le stava dimostrandouna buona dose di fiducia. Cos acconsent a farlo.

    Il dibattito ebbe luogo qualche giorno dopo, e fuun grande successo. Claire si era spaventata ancordi pi quando aveva scoperto chi sarebbero stati glialtri oratori. La parte del re di Francia, Luigi XVI,sarebbe toccata a un ragazzo della sua classe, Da-

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    vid Knightley. David era alto e bello, e sebbene fos-

    se un po presuntuoso, tutte le ragazze della classegli morivano dietro inclusa Claire, anche se nonavrebbe mai osato ammetterlo. Il pensiero di do-ver argomentare con lui di fronte a tutta la classele dava quasi la nausea. E la moglie del re, MariaAntonietta il famoso simbolo del privilegio e del-

    la ricchezza dellaristocrazia francese sarebbe sta-ta interpretata, inevitabilmente, dalla sua vecchianemica, Amanda Gifford.

    Ma Claire non avrebbe dovuto preoccuparsi. Ave-va preparato a fondo la sua arringa e anche se sul-le prime inizi un po troppo in sordina, una voltapartita fece un discorso appassionato e bellissimo.

    Forse, asser Claire, non si poteva pretendere che atutti spettasse la stessa quantit di denaro, ma allostesso tempo era chiaramente sbagliato che moltepersone patissero la fame o non avessero un tettosopra la testa mentre altre vivevano una vita di lussosfrenato. Indubbiamente, disse, solo una questione

    di buon senso assicurarsi che ogni cosa venga di-visa in modo pi equo, vi pare? Altrimenti il popo-lo, roso da delusione e invidia, prima o poi potreb-be diventare violento, come successo in Francia.Tutti applaudirono quando fin di parlare e in con-fronto al suo, i discorsi di David e di Amanda ri-sultarono piuttosto inconcludenti. Amanda in par-ticolare fu tuttaltro che convincente: lunica cosache pens bene di dire, in sostanza, fu che non eragiusto prendersela con Maria Antonietta solo per-ch era ricca, e tutti avrebbero dovuto smettere di

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    tormentarla. Lo disse con un tono di voce imbron-

    ciato e rancoroso, con unespressione da vittima,come se pensasse che la rivolta dei poveri di Fran-cia fosse un attacco sferrato contro la sua perso-

    na. Una volta finiti i discorsi, la classe vot per de-cidere chi aveva vinto il dibattito. La vincitrice fuClaire, con un margine di cinque a uno.

    Finita la lezione, Amanda si precipit fuori dallaula,su tutte le furie.Ma David ebbe almeno la decenza di andare da

    Claire per complimentarsi con lei. Congratula-

    zioni disse. Sei stata fantastica. La guard drit-ta in faccia mentre lo diceva, i grandi occhi azzur-ri fissi nei suoi, e in quel momento Claire si sent

    mancare, ebbe un tuffo al cuore, come quando ar-rivi in cima a un ottovolante e cominci la discesavertiginosa. Fu la sensazione pi bella che avessemai provato, ma allo stesso tempo la detest. Inpreda alla confusione pi nera, farfugli qualcheparola incoerente e si precipit a sua volta fuori

    dallaula.Sincammin verso casa passando per il centro,

    ancora un po turbata da ci che aveva provato.

    Pens di fermarsi al caff come al solito, ma il suotavolino era gi occupato, cos prosegu. Mentre

    camminava lungo la strada che portava al suo com-plesso abitativo, vide George, il senzatetto, sedutoal solito posto. Era un pomeriggio piovoso, ed eraseduto abbastanza vicino al lato della strada in cuisi era formata una pozza fangosa di acqua piova-na a causa di uno scarico otturato. Mentre si avvi-

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    cinava, Claire fu superata da un gigantesco veico-

    lo a trazione integrale con i finestrini fum, chericonobbe allistante: era quello con cui lautista diAmanda la portava avanti e indietro da scuola ognigiorno. Lenorme macchina succhia-benzina la su-per e poi pass dritta attraverso la pozzangherae schizz in pieno George, inzuppandolo fino alle

    ossa di acqua sporca. Il poveretto balz in piedi erincorse la macchina.Ehi! grid, guarda coshai combinato!.La vettura si era fermata a un semaforo. Uno dei

    finestrini posteriori si abbass e la testa di Aman-da fece capolino.

    Non osare rivolgermi la parola disse.

    Guarda coshai combinato! colpa tua rispose Amanda che te ne stai se-

    duto sul ciglio della strada a non far niente tutto ilgiorno. Perch non vai a cercarti un lavoro cometutti gli altri?

    Alz di nuovo il finestrino e qualche secondo

    dopo scatt il verde e la macchina sgomm via, la-sciandosi dietro una scia di schizzi. George tornlentamente ai suoi scalini, scuotendo le maniche

    e badando a dove metteva i piedi, con lacqua chegli sciaguattava nelle scarpe. Si sedette con unciacciacsui gradini bagnati e prese la bottiglia di whi-skey che aveva sempre con s. Tracann una lungasorsata e poi mise gi la bottiglia, con un sospirodi quieta soddisfazione.

    Tieni disse Claire. Aveva con s la sua borsa daginnastica, e porse a George lasciugamano per la

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    piscina. Asciugati un po, e datti una ripulita. Sei

    un vero disastro.George prese lasciugamano con gratitudine e pas-

    s un po di tempo ad asciugarsi, lamentandosi del-la maleducazione di certa gente che sapeva lui. Poirestitu lasciugamano a Claire e disse, Come sto?

    Claire lo esamin con aria critica per qualche se-

    condo. A dire la verit, aveva un aspetto terribile.Gli abiti e i capelli erano ancora bagnati, e in unostato pietoso, come al solito. La faccia sembrava

    pi rossa che mai. Gli occhi erano vitrei e stanchi.Cerano briciole di pane e resti di cenere di sigaret-ta appiccicati alla barba. Ed era troppo magro. Im-possibile stabilire la sua et. Poteva avere dai tren-

    ta ai sessantanni.Stai benissimo, George disse Claire. Tieni,

    guarda tu stesso.Infil la mano nella borsa e gli pass uno spec-

    chio. E, intenzionalmente o meno (Claire non riuscmai ad esserne certa in seguito), invece di dargli il

    normale specchietto da borsa che si portava sempreper controllare il proprio aspetto, gli porse il vec-chio frammento di specchio rotto, avvolto nel vellu-to verde, che quel giorno si era portata a scuola. Pri-ma di accorgersi dellerrore (se mai era stato tale),George glielo aveva tolto di mano e stava guardan-do il proprio riflesso.

    Non sembrava particolarmente sorpreso di quelche vedeva, ma guard il riflesso molto a lungo molto pi a lungo di quanto sarebbe stato necessa-rio per controllare se si era ripulito a dovere dopo

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    la doccia di fango. Guard lo specchio con inten-

    sa attenzione, girandolo lievemente di qua e di l,e mentre lo faceva parve accadere qualcosa ai suoiocchi che fino a quel momento erano stati del

    tutto inespressivi come se qualcuno avesse acce-so una luce dietro alle sue pupille, o come se qual-cuno fosse entrato in una stanza che era rimasta

    buia per molti anni, e avesse tirato le tende su unaflebile luce del sole.Dopo aver fissato lo specchio per un paio di mi-

    nuti, George sollev lo sguardo su Claire, ma nondisse niente, sulle prime.

    Stai bene, George? chiese Claire. Poi, visto chenon si decideva a parlare, soggiunse piano, Coshai

    visto l dentro?Geroge esit, tiro un profondo respiro, come se

    gli costasse uno sforzo immane rispondere alla do-manda.

    Qualche anno fa attacc, lentamente e con vocerotta, non vivevo cos. Avevo una moglie e una fa-

    miglia, e abitavamo in unaltra citt, a centinaiadi chilometri da qui. Avevo la mia piccola attivite ce la passavamo abbastanza bene. Non che fos-simo ricchi o roba del genere, ma non ci mancavaniente. Poi le cose cominciarono ad andare stor-te. La gente smise di comprare quello che volevovendere, cos mi serviva pi denaro dalle banche,e allimprovviso loro non volevano pi fare pre-

    stiti a gente come me. Cominciai a perdere sol-

    di, cos non riuscivo pi a rispettare i pagamentiper la casa, e sotto il peso di tutte quelle preoccu-

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    pazioni diventavo sempre pi rabbioso e infelice.

    Mia moglie mi sosteneva, ma non serviva a nien-te, anzi, cominciai a trattarla malissimo e invecedi restare a casa a discutere la situazione con lei,presi a uscire tutte le sere e iniziai a bere. Quan-do lei e i miei figli mi lasciarono non me ne accor-si nemmeno, allinizio...

    Sinterruppe e guard Claire intensamente.Non sto dando la colpa a nessuno, capisci. Misono comportato male. In modo stupido. Per nonmeritavo di finire cos. Purtroppo la gente cade nel-le crepe, capisci. Cade nelle crepe.

    Alz di nuovo lo specchio e lo guard unaltra

    volta.

    Cosa vedo? questo che volevi sapere? Vedo lamia faccia, ovvio. Ma non com veramente. Sodiavere un aspetto distrutto, nella vita reale. Ma qui,vedo solo la faccia di un normale uomo di mezzaet. E non sono nemmeno seduto su questi scali-ni, bagnato fino alle ossa. Sono a casa di qualcuno.

    Non credo di averla mai vista prima, ma per qual-che motivo penso sia la mia casa. Forse la casache avrei comprato per tutti noi quando i bambi-ni fossero stati pi grandi. Non sono da solo nellacasa. No, c anche mia moglie, e i miei figli, tutti edue. Sono un po cresciuti adesso, ma li riconoscobenissimo. Siamo tutti seduti intorno al tavolo del-la cena e i ragazzi hanno appena acceso due can-dele, e c un bel calduccio dal fuoco che arde nelcamino, e mia moglie sta portando qualcosa in ta-vola, qualcosa di buono da mangiare. Penso sia un

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    pasticcio, un pasticcio di pollo. Era sempre squisi-

    to, il suo pasticcio di pollo.George diede un ultimo sguardo struggente allo

    specchio. Bello sussurr tra s. Sembra tutto

    cos bello. Poi i suoi occhi divennero di nuovo buie vuoti, come se qualcuno avesse chiuso di nuovo letende nella stanza. E mentre restituiva lo specchio

    a Claire, disse soltanto: Devo essere pi ubriaco diquel che pensavo.

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    Claire provava un gran pena per George. Era na-turale. Chi non lavrebbe provata? Ma non sapevaproprio cosa fare per aiutarlo. Non aveva abbastan-za soldi suoi per potergliene dare, e non era nellaposizione di trovargli un lavoro o un posto in cui

    vivere. Inoltre, a dire la verit anche se in questocaso era una verit che non voleva confessare nem-meno a se stessa nelle settimane successive le suepreoccupazioni furono di natura completamente

    diversa. Era preoccupata da qualcosa di irritante,di imbarazzante, qualcosa di cui avrebbe fatto vo-

    lentieri a meno. Ma, per quanto lo desiderasse, nonriusciva a toglierselo dalla testa.La cosa che le rendeva la vita difficile era la sua

    ossessione per David Knightley.Come a quasi tutte le ragazze della sua classe, an-

    che a Claire era sempre piaciuto guardare David,parlare con lui, e averlo intorno. Era gi un ragaz-zo molto attraente, e aveva un carisma innegabi-le che gli avrebbe sempre attirato le persone. Madal momento in cui si era congratulato con lei inclasse per il suo discorso, e laveva guardata drit-

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    ta negli occhi, le cose erano cambiate. Claire si ri-

    trovava a pensare a lui costantemente. Si ritrova-va a trascorrere la maggior parte del tempo liberocercando di escogitare un modo per incontrarlo.Si ritrovava a fare le cose pi stupide e improba-bili, come sparare il suo nome su Google mentreavrebbe dovuto fare una ricerca su Internet per i

    compiti a casa, o perfino in unoccasione orrendae mortificante scrivere il suo nome di seguito perparecchie righe sul quaderno dei compiti, mentreavrebbe dovuto finire un saggio di storia.

    Fu dopo questo episodio che cominci a esseredavvero arrabbiata con se stessa, e decise che dove-va cambiare registro. Forse le sarebbe stato daiuto

    uscire di casa, tanto pi che era stufa di fare tut-te le sue letture di ricerca su Internet. Stavano an-cora studiando la Rivoluzione francese a scuola eClaire cominciava ritenere che tutte le informazioniche riusciva a trovare in rete fossero un po tropposemplici e ripetitive. Pens che forse sarebbe stato

    meglio cercare un buon libro sullargomento. Cosdecise di andare in biblioteca.Mamma disse entrando nel soggiorno dove sua

    madre era seduta davanti al suo computer, a na-vigare su Internet alla ricerca dei siti di appunta-menti, io esco per andare in biblioteca, va bene?

    Senza staccare gli occhi dallo schermo, sua ma-dre disse: Davvero? Sono secoli che non ci an-

    diamo. Sai come arrivarci?S, credo di s rispose Claire, e si chiuse la por-

    ta alle spalle.

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    Ci mise circa un quarto dora a raggiungere il po-

    sto dove un tempo cera la biblioteca, e quando ciarriv, non vide altro che un centro commerciale.Fuori cera una donna con un giubbotto fluorescen-te che stava raccogliendo soldi per un qualche entebenefico, cos Claire and da lei per chiedere infor-mazioni. Mi scusi disse, sto cercando la bibliote-

    ca. Non era da queste parti?Sei arrivata con una macchina del tempo? dis-se la donna ridendo.

    Prego? fece Claire.Il posto quello giusto, ma sei in ritardo di al-

    meno tre anni. La biblioteca non c pi. Lhannochiusa per costruire questo complesso.

    Claire ringrazi la donna ed entr nel centro com-merciale. Era pieno dei soliti esercizi: caffetterie, ne-gozi di abbigliamento e negozi di telefonini. La gen-te vagava da un negozio allaltro, cercando di trovareun modo per spendere il proprio denaro. Non aveva-no laria di divertirsi molto, pens Claire. Si diresse

    verso lunica parte del centro commerciale che sem-brava attraente, dove cera una piscina, con alcunefontane zampillanti al centro e piante che cresceva-no tuttintorno. Si sedette sul bordo e tir fuori il suospecchio dalla borsa con cautela, perch nessunonotasse quello che stava facendo. Si sedette con lespalle alla piscina e inclin lo specchio in modo dainquadrare un negozio che vendeva borse dozzinali,bigiotteria e altri accessori. Guard con attenzionenello specchio e riusc a vedere un grosso spazio, ac-cogliente e ben illuminato, le pareti rivestite di libri

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    di ogni genere e dimensione. Cerano persone sedu-

    te ai tavoli e in comode poltrone, a sfogliare libri,giornali e riviste. Era cos che appariva la bibliote-ca un tempo? si chiese, o era unimmagine di comeavrebbe dovuto essere? In altre parole, il suo spec-chio era dotato di memoria, o di immaginazione?

    Ebbene, una cosa era chiara: non avrebbe sco-

    perto granch sulla Rivoluzione francese restandoa ciondolare in quel centro commerciale. Sia comesia, mentre era l seduta, le era venuta unidea. Unpensiero non molto gradito, ma che una volta en-trato nella sua testa non voleva andarsene. Si ri-cord che David Knightley e la sua famiglia abitava-no a cinque minuti a piedi da l. Involontariamente,

    senza alcuna partecipazione consapevole da partesua, le gambe cominciarono a portarla in quella di-rezione. Lasci il centro commerciale e sincammi-n per la strada suburbana densa di attivit, versoil palazzo di appartamenti di David. Quando arri-v allindirizzo che ormai sapeva a memoria, sco-

    pr che faceva parte di un complesso di case e ap-partamenti: il tipo di complesso residenziale che

    aveva visto descritto in depliant e pubblicit comeesclusivo. Consisteva in un grande edificio rivesti-to di mattoni che riconobbe allistante, non appenalo vide. Ma certo! Un tempo era il vecchio ospedaledella contea. Una volta suo padre era stato ricove-rato proprio l, per unoperazione, molti anni pri-ma, e Claire e la mamma erano andate a trovarloogni giorno per pi di una settimana. Adesso le in-segne del vecchio ospedale erano sparite e al posto

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    della porta girevole allentrata principale, cera una

    massiccia porta nera sbarrata da una chiusura elet-tronica, di modo che per entrare dovevi conoscereil codice di sicurezza. Al di sopra della porta cerauna telecamera di sorveglianza che, senza batter ci-glio, guardava Claire che esitava sui gradini.

    E adesso, che fare? Non le era mai passato per

    la testa che avvicinarsi allappartamento di Davidsarebbe stato difficile quanto fare irruzione nel ca-veau di una banca. Lidea stessa la sconcertava: per-ch la gente poteva desiderare di vivere cos, chiusafuori dal resto del mondo? Possibile che li spaven-tasse tanto il pensiero di venire a contatto con al-tre persone?

    Proprio allora apparve una signora elegante, chesaliva le scale portando due pesanti sacchetti dellaspesa. Claire si offr di reggerle i sacchetti mentredigitava il codice di sicurezza sulla tastiera e, gra-zie a questo, la signora doveva essersi fidata di lei,perch non disse niente quando Claire la segu at-

    traverso la porta. (O forse non se ne accorse neppu-re.) Una volta dentro, la donna scomparve gi perun lungo corridoio e Claire rimase sola.

    Il posto in cui si trovava era molto silenzioso epiuttosto buio. I corridoi si allungavano in ogni di-rezione, illuminati qua e l da fioche luci attenuate,montate a parete. Claire non aveva la pi pallidaidea di cosa fare a quel punto. Non sapeva neppu-re perch era l. Non sapeva cosa le stava succeden-do: sapeva solo che era venuta fin l senza un moti-vo chiaro o logico, e adesso era un fascio di nervi al

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    pensiero che David sarebbe potuto emergere dal suo

    appartamento da un momento allaltro. Cosa avreb-be detto, nel vederla? E lei come avrebbe spiegatola propria presenza?

    Per calmarsi, prese lo specchio rotto dalla ta-sca e si guard. Era una forma di rassicurazione perch ogni volta che lo guardava nello specchio,

    il suo viso appariva sempre bello. E oggi, pens,era davvero bellissimo. Sorrise persino al proprioriflesso, quando lo vide. (Ma cera una cosa chenon sapeva, e sarebbe rimasta molto sorpresa sequalcuno gliela avesse detta: ormai la faccia chevedeva riflessa nello specchio e la faccia vera chemostrava al mondo ogni giorno, non erano affat-

    to diverse.)Mentre si guardava allo specchio, la sua atten-

    zione fu attratta anche dai dettagli dello sfondo.Lo specchio rifletteva ledificio comera stato untempo: quando fungeva da ospedale. Non era esat-tamente come lo ricordava dai tempi in cui era ve-

    nuta a trovare suo padre. Allora le era parso unposto decrepito, sporco e deprimente. Ma lospe-dale riflesso nello specchio non era pi cos. I re-parti erano luminosi, gli arredi puliti e semplici, edottori e infermiere andavano in giro provveden-do ai bisogni dei malati in unatmosfera calma edefficiente. Le loro facce erano non proprio alle-gre, ma gentili e risolute, come se tutti credesse-ro in quello che stavano facendo e per certi versifossero contenti di farlo. Sembravano tutti moltooccupati e per un po Claire li guard affascinata

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    mentre facevano il loro lavoro. Ben presto, per,

    cominci a provare qualcosaltro, qualcosa di ina-spettato: rabbia. Alz gli occhi dallo specchio e siguard intorno, nei lunghi corridoi vuoti, vide tut-te le telecamere a circuito chiuso montate sul sof-fitto, tutte le porte dingresso degli appartamenticon i loro piccoli spioncini e i citofoni e inizi a

    chiedersi perch ledificio avesse dovuto cambiaretanto. Ricord, vagamente, che cerano stati arti-coli sul giornale locale sulla chiusura dellospeda-le, e cera anche stata una campagna per cerca-

    re di tenerlo aperto, ma naturalmente lei non ciaveva fatto molto caso, n aveva pensato di impe-gnarsi nella causa. Ma non era sbagliato chiude-

    re qualcosa di importante come un ospedale, soloper trasformarlo in appartamenti per gente ric-

    ca che voleva nascondersi dal resto del mondo? Eche dire della gente del posto che si ammalava eaveva bisogno di assistenza? Dove sarebbe andatatutta quella gente? Ed era altrettanto brutto, pen-

    s Claire, chiudere una biblioteca per trasformarlain una serie di negozi. Cera qualcosa di sbagliatonel mondo, qualcosa di molto sbagliato, se pote-vano accadere cose del genere senza che a nessu-no venisse in mente di lamentarsi.

    Poi la sua rabbia per come andavano le cose co-minci a trasformarsi in rabbia contro se stessa.

    Cosa ci faceva l, a bighellonare in uno strano edi-ficio, sperando contro ogni speranza di vedere disfuggita un ragazzo che probabilmente non lavreb-be riconosciuta nemmeno se si fosse accorto di lei?

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    Stava davvero cominciando a perdere la testa. Cera-

    no modi migliori di occupare il proprio tempo. Nonsapeva esattamente quali, ma era sicura che qual-cosa di meglio ci fosse anche solo starsene sedutanella sua stanza, a lavorare al suo compito di sto-ria. I sentimenti che provava per David erano stu-pidi, stupidissimi. Prima tornava in s e se ne libe-

    rava, e meglio era.Sentendosi forte e risoluta, Claire torn alla por-ta dingresso del palazzo, spinse il pulsante elettro-nico delluscita, e riemerse alla luce del sole. Sce-se i gradini di corsa e sincammin per verso casa.

    Dopo non molto, per, vide due persone che ar-rivavano dalla direzione opposta due persone che

    riconobbe. Erano David Knightley e Amanda Gif-ford. Camminavano fianco a fianco. Non solo fian-co a fianco, ma mano nella mano. Claire si guardintorno disperata, in cerca di un posto in cui na-scondersi, ma non cera. Quei due le sarebbero pas-sati accanto.

    E accadde proprio questo. Le passarono accantoignorandola completamente. David guard dallal-tra parte, e Amanda le lanci unocchiataccia, conaria di sfida, ma si pregi di non dirle una parola.Mentre la superavano, Claire sent il mondo offu-scarsi e pens che le avrebbero ceduto le gambe esarebbe finita lunga e distesa sul marciapiede. Mapoi il momento pass, e barcollando raggiunse unalbero vicino e si appoggi contro il tronco, tiran-do profondi respiri finch si sent pi calma. Giran-dosi a guardarli con unocchiata furtiva, vide che

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    si erano fermati sul marciapiede e David aveva ab-

    bracciato Amanda e la stava baciando.Claire non intendeva farlo, ma niente al mondo

    riusc a impedirle di tirar fuori lo specchio, e, dan-do le spalle a David e Amanda, guardare il riflessoche mostrava. Era il riflesso pi limpido e forte checapitava di vedere da molto, moltissimo tempo: e

    nel riflesso, era Claire, e non Amanda, che Davidstava baciando. Lei aveva gli occhi semichiusi edera in punta di piedi per sfiorare la bocca di Davidcon la sua. Claire non riusciva a staccare gli occhidallimmagine, anche mentre si allontanava dal tron-co dellalbero e sincamminava di nuovo per strada.Non riusciva a credere che il riflesso potesse esse-

    re cos luminoso e nitido, dopo tutte le immaginiconfuse che aveva visto nello specchio ultimamen-te. Era abbagliante nella sua chiarezza e realt equando infine limmagine cominci ad annebbiar-si, quando divent confusa e sbavata, non era col-pa dello specchio: era perch gli occhi di Claire si

    stavano riempiendo di lacrime.E poi, vuoi a causa delle lacrime, vuoi perch nonguardava la strada, di punto in bianco Claire anda sbattere contro qualcuno. Aveva investito in pienoun ragazzo che arrivava dalla direzione opposta, e laforza dellimpatto la fece ruotare su se stessa scara-ventandola a terra con un grido di dolore e sorpresa.

    E per colmo di sfortuna le era capitato di anda-re a sbattere proprio contro lultima persona che

    avrebbe voluto vedere in quel momento.Era Peter Lewis.

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    Tutto a posto? Stai bene? chiese Peter, tenden-dole la mano per aiutarla a rialzarsi.

    Claire lo guard furibonda. S. Grazie disse, de-

    clinando lofferta di aiuto e rialzandosi a fatica dasola.

    Ti caduto qualcosa disse Peter puntando il dito.Claire si gir e vide che aveva lasciato cadere il

    frammento di specchio, che giaceva sul pavimen-

    to poco pi in l. Rimase inorridita, vedendo Peter

    che si chinava a raccoglierlo. Senza pensare, glielostrapp di mano con violenza.Questo mio, grazie tante disse, infilandoselo

    in tasca pi in fretta che poteva. Si irrit moltissi-mo nel vedere che, anche in quei pochi secondi, losguardo di Peter era stato attratto da quel vecchiooggetto sporco e rotto, e lo aveva osservato per bene.Chiss cosa avrebbe pensato di lei!

    Va bene, va bene disse Peter, chiaramente ri-

    sentito. Non c bisogno di usare quel tono. Non colpa mia se certa gente cos occupata a guarda-

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    re in uno specchio da non vedere nemmeno dove

    mette i piedi.Claire si vergogn della sua villania. OK, scusa

    disse, piuttosto bruscamente.Dopo essersi rassettata, si rese conto che forse non

    era la sola a essersi ammaccata nello scontro. E tucome stai? Non ti ho fatto male, vero?

    No, non proprio disse Peter.Poi le sorrise, e lei lo guard sul serio per la pri-ma volta. Non per la prima volta quel giorno, maper la prima volta in almeno quattro anni. Claire ePeter non erano pi nella stessa classe e lui avevasmesso da un pezzo di seguirla dappertutto come uncucciolo fedele, quindi era un bel po che non aveva

    motivo di accorgersi di lui. E sebbene continuassea non essere bello come David Knightley (neanchelontanamente), senza dubbio era molto miglioratonegli anni. Portava ancora gli occhiali con la monta-tura di corno, ma non aveva pi la macchinetta peri denti, e il suo viso aveva unespressione calda, in-

    telligente e buona. E il suo sorriso era davvero spe-ciale. Limbarazzo di Claire svan come per incantoe cominci a essere contenta che si fossero incon-trati in quel modo.

    Dove stavi andando? chiese Peter.Tornavo in citt.Ti spiace se faccio un po di strada con te?Daccordo. Ma pensavo stessi andando nella di-

    rezione opposta. vero.Claire non gli chiese spiegazioni per il suo cam-

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    biamento di programma. Era solo contenta (senza

    sapere bene perch) che si fosse offerto di accom-pagnarla.

    Tornarono in centro e si diressero verso il caf-

    f sulla piazza principale. Il tavolino preferito di

    Claire era libero cos lei si sedette mentre Peter an-dava dentro a prendere le loro bevande. Faceva un

    effetto strano, ma molto gradevole, che qualcun al-tro le offrisse un caff, una volta tanto.Li odio quei due disse Peter, quando torn e

    pos i bicchieri di carta sul tavolo.Quei due? Quei due chi?Amanda e David, ovvio.Ah quelli. Claire scopr con una certa sorpresa

    che si era quasi dimenticata di averli visti baciarsipochi minuti prima. Non le sembrava pi cos im-portante.

    Tu ne vali cento di quei due soggiunse Peter, ina-spettatamente.

    Claire si sent arrossire.

    Non posso fermarmi a lung