Clavajas - il nesti pais n° 2

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Numero 2 Dicembre 2006 Clavajas pagina 1 Sommario Editoriale La storia Il pranzo dell’11 giugno Gino racconta………(II parte) C’era una volta “dal Fâri” (II parte) Come eravamo….. Era Viji, adesso è Gigi La nesta campanela Le ricette Versi…… Il meteo Cronache estive ed autunnali Parole crociate Citazioni Las Cidulas Villotte da Clavais Chi sono? Cari amici, possiamo dire di aver vinto la prima sfida? A giugno ci eravamo ripromessi di ritrovarci prima di Natale con il 2° numero del giornalino e così è. E’ stato fatto tutto più in fretta del numero precedente; l’estate (anche se agosto non è stato certo bello) e i magnifici mesi di settembre e ottobre che abbiamo trascorso a tutto hanno fatto pensare meno che a stare rinchiusi in casa a scrivere……… Ma l’esperienza del primo numero ci ha aiutato; la composizione è risultata molto più facile e rapida e anche i nostri novelli giornalisti e fotografi hanno imparato in fretta il mestiere. L’emozione di vederci tutti insieme intorno alle tavole imbandite lo scorso giugno ci ha dato una grossa spinta e ha rinnovato l’entusiasmo. Certo qualcosa che avevamo preventivato non è stato fatto: i sentieri che ci eravamo ripromessi di tracciare e segnalare sono ancora allo stato di buona intenzione. Vorrà dire che a primavera ci impegneremo per questo e altro. Un ringraziamento a tutti quelli che hanno collaborato per la riuscita di questo secondo numero con l’augurio che siano sempre più numerosi. E per ultimo, perdonateci se facciamo qualche sbaglio o se le persone citate non sono sempre quelle giuste….cerchiamo di fare il nostro meglio, ma gli errori sono sempre possibili….. Arrivederci a giugno e buon Natale e felice Anno Nuovo Clavajas il nesti paîs

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pubblicato il 31 dicembre 2006

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Numero 2 Dicembre 2006 Clavajas pagina 1

Sommario Editoriale

La storia

Il pranzo dell’11 giugno

Gino racconta………(II parte)

C’era una volta “dal Fâri” (II

parte)

Come eravamo…..

Era Viji, adesso è Gigi

La nesta campanela

Le ricette

Versi……

Il meteo

Cronache estive ed autunnali

Parole crociate

Citazioni

Las Cidulas

Villotte da Clavais

Chi sono?

Cari amici, possiamo dire di aver vinto la prima sfida? A giugno ci eravamo ripromessi di ritrovarci prima di Natale con il 2° numero del giornalino e così è. E’ stato fatto tutto più in fretta del numero precedente; l’estate (anche se agosto non è stato certo bello) e i magnifici mesi di settembre e ottobre che abbiamo trascorso a tutto hanno fatto pensare meno che a stare rinchiusi in casa a scrivere……… Ma l’esperienza del primo numero ci ha aiutato; la composizione è risultata molto più facile e rapida e anche i nostri novelli giornalisti e fotografi hanno imparato in fretta il mestiere. L’emozione di vederci tutti insieme intorno alle tavole imbandite lo scorso giugno ci ha dato una grossa spinta e ha rinnovato l’entusiasmo. Certo qualcosa che avevamo preventivato non è stato fatto: i sentieri che ci eravamo ripromessi di tracciare e segnalare sono ancora allo stato di buona intenzione. Vorrà dire che a primavera ci impegneremo per questo e altro. Un ringraziamento a tutti quelli che hanno collaborato per la riuscita di questo secondo numero con l’augurio che siano sempre più numerosi. E per ultimo, perdonateci se facciamo qualche sbaglio o se le persone citate non sono sempre quelle giuste….cerchiamo di fare il nostro meglio, ma gli errori sono sempre possibili….. Arrivederci a giugno e buon Natale e felice Anno Nuovo

Clavajas il nesti paîs

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Il villaggio così come ci appare oggi (foto dal Monte Forchia – novembre 2006)

CLAVAIS: LA STORIA di Luigi Raimondi Cominesi

Vivo a Clavais per periodi più o meno lunghi dal 1959 allorché sposai Paola Tavoschi Fedele i cui antenati sono membri del “Cumun" di Clavais da più di millequattrocento anni e che nel paese, nel Comune di Ovaro, nella Val di Gorto sono stati presenti con responsabilità civili, religiose, amministrative, economiche, sotto vari Stati e Governi. L’interesse mio per Clavais e il suo territorio ha dunque origini affettive che, nel tempo, sono venute a coincidere con quello dello studioso e del ricercatore, che si arricchiva con l’inserimento in una società diversa da quella di origine per usi, costumi, economia, storia e soprattutto per la lingua. La mia maturazione nell’ ambito clavaiano è stata lenta, ma progressiva; ha preso l’avvio dall’esame dei documenti di casa, non numerosi ma interessanti soprattutto il Territorio del “Cumun” e i beni della famiglia di Paola dal 16° al 20° secolo. Gli interessi si sono quindi allargati e i risultati di alcuni miei studi sono comparsi in pubblicazioni della Società Filologica Friulana e dei Circoli Culturali della Carnia. Le presenti note sono un ulteriore contributo,

ancorché limitato e superficiale alla conoscenza di uno dei villaggi più interessanti della Carnia, che considero una delle mie patrie. L’ attuale paese di Clavais - Clavajas è a capo di una frazione del Comune di Ovaro, nella Provincia di Udine: sorge a 12°54' di Long.Est di Gr. e a 46° 30’ di Lat.Nord. La quota massima di m. 826 slm. è quella della chiesa dei Santi Lorenzo e Ilario appartenente alla Parrocchia di Liariis. L’area frazionale corrisponde all’incirca a quella dell’antico “Cumun", retto da una “Vicinia” guidata da un “Meriga", di cui si hanno tracce in vari documenti. Clavais è situato pressoché al centro di un’estensione di pascoli, di incolti produttivi (“Val”, ”Tesa”, “Nombladisc”, "Ronc”), di un bosco d’ alto fusto (”Bosc”, ”Palis”, ”Bant”, “Bedoet”) intaccato in epoche diverse da operazioni di debbio per dare spazio a campi, a prati sia da sfalcio che da pascolo temporaneo autunnale (”Cuel”, ”Pramajor”). I corsi d’ acqua più importanti sono il “Rio Sutina”, il “Rio Navas", il “Riu Sec", il “Travò”, il “Rio di Pontò”, i quali sono affluenti o subaffluenti di sinistra del Torrente Degano.

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Le precipitazioni annue sono, da circa un trentennio, di 1700/1750 mm.; la temperatura media è di circa 10°C. Clavais è stato precipuamente un centro con attività multiple agro-silvo-pastorali; ha subito nei secoli variazioni demografiche che lo hanno portato all’ attuale quota di 48 abitanti. l fattori che hanno condizionato la variazione della popolazione vanno ricercati nei mutamenti stessi dell’economia montana, ma soprattutto (secoli 16° e 17°) nei frequenti e devastanti incendi che tormentarono i boschi (”Bant Brusaz”) e il centro abitato antico di cui non si sono fino ad ora reperite tracce e che, per voce popolare, si tramanda fosse in Cjasaruelas. Per la sua posizione Clavais è al centro di un antico nodo di percorsi, alcuni trasformatisi in strade che collegano il paese con i pascoli montani (malga “Pozof”); con il fondo valle, Ovaro via Liariis; e Comeglians via Braida-Maranzanis; con la Val Calda, Ravascletto via Gola -“Sompgola”. E’ una rete che ha permesso dei rapporti commerciali interni alla Val di Gorto, tanto che si hanno in Registri del 18° secolo i nomi di un centinaio di famiglie che avevano contatti di lavoro e di affari con abitanti di Clavais.. Data l’ altitudine, dalla sommità di “Ressan” o “da Cros” (vicino alla chiesa) si possono controllare numerosi centri della Val di Gorto e della Val Pesarina, quindi Clavais avrebbe potuto essere sfruttato “militarmente”.

Uno sguardo su Clavais

Ma, in realtà, tranne il toponimo estinto "Mur” che probabilmente indicava una modesta opera in muratura a difesa di “Cau", non vi sono altri segni o memorie di fortilizi, di castelli o di torri di guardia; anzi, nei documenti fino ad oggi da

me consultati, Clavais è detto “villa" o “vicus", mai “castellum” od “oppidum”. Si trattava dunque di un centro produttivo, pacifico, sfruttato per la fienagione per la malga di Pozof, detta “Marmoreana” dagli abitanti di Sutrio. Il paese è presente nei documenti con più nomi: "Clavagis", "Clavaies", "Clauais", "Clauaiis", “Clavaijs”, "Clavages", "Clevais”, mentre nella parlata locale troviamo le forme “Clavais", ma soprattutto “Clavajas”, con desinenza in -as di formazione relativamente recente (v. “Tramidis”/ “Tramidas”; “Pustuvis”/ “Pustuvas”/ “Pustuas”). Il riferimento all’ origine del toponimo è dato dal prof. Giovanni Frau (Università di Udine) che lo fa derivare dal latino "clava”, cioè pollone, piantone di vegetazione presente in loco; il prof. Cornelio Cesare Desinan (Direttore del Centro di Toponomastica della SFF) ritiene invece che il nome possa derivare dalle numerose "cleve”, ondulazioni del terreno che caratterizzano la località. A distanza di secoli permangono numerosi toponimi antichi che negli scorsi anni sono stati studiati dal dott. Gianni Zarabara e dallo scrivente, altri si sono estinti o sono stati sostituiti da nuove voci; cito “Praat” che è diventato “in Tarin", “Staulir Grant di Fedel”, ”Cjasa di Agna Gjudita”, "Scuela"; così "Tramidis” è “Tramidas", ma anche “Tranimas”. Interessanti sono le molte voci in uso per indicare il “Rio Navas”: “Rio del Molino”, ”Riu di Tauz”, “Riu Grant", mentre è rimasto intatto il toponimo “Braida” (di Tauz o di Clavais), noto già nel 1257, che è valutato in Denarios Aquilegenses nel 1608, su misure che ritengo ne ripetano addirittura di romane. Scomparso invece ogni riferimento toponomastico al pur importante mercato di san Lorenzo che si teneva il 10 di Agosto di ogni anno. Altrettanto antichi sono i cognomi di alcune famiglie: Zuliani, de Cleva, A Muro, de Stupha, da Stua, Stolph, Fideles, De Phidelibus, de Ambiadisio, de Ambladisia, del Fer, Peu, Salar, Solaro, di Qual, Vit, di Selva che vissero in Clavais fino alla crisi del 1600, legata al depauperamento demografico dovuto ai già ricordati incendi susseguitisi in tratti di tempo relativamente brevi: “di trentasei famiglie siamo

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ridotti in dieci” (GTF in SN,a.1632). L’emigrazione di quel secolo portò diversi esponenti dell’ antico gruppo che antecedentemente aveva assorbito alcune famiglie con nomi propri germanici, verso il fondo valle o nei paesi circostanti o addirittura in lontane contrade: a Senosecchia, a Momiano, in Cossana, a Clana, a Costabona, a Bogliuno(Pisino), dove formarono gruppi attivi di imprenditori, di artigiani, di lavoratori. Sono i cosidetti ” Fedelle d’Istria" ai quali vanno aggiunti altri cognomi come i Cleva; alcuni rientrarono in paese anche dopo due,tre secoli. Fra le dieci famiglie rimaste dopo il 1632, a Clavais si annoveravano gli Zuliani, i Salar, i Vit, alcuni rami dei Fedele, mentre in quell’ epoca alla comunità superstite si “aggegarono” sia lavoratori stagionali, poi inseritisi permanentemente nel tessuto sociale, sia in qualità di nuovi proprietari, sia come “aggregati” che si erano ammogliati con donne locali : i Tarin, i Monch, i Brovedan, i Tavosco, i Casanova, i Londer, i Giacometti, i del Messer, del Missier. (continua nel prossimo numero)

Il pranzo dell’11 giugno di Giacomo Quando ci siamo domandati su come, quando e dove distribuire il primo numero del giornalino abbiamo pensato di organizzare qualcosa di insolito ma nello stesso tempo tradizionale. Qualcuno ha detto: e perché non proviamo a rifare quei bei pranzi di una volta dove l’intero villaggio si ritrovava a festeggiare l’arrivo della primavera o l’inizio della fienagione? “i tempi non sono più quelli di una volta, in paese non ci si ritrova tanto spesso tutti assieme; forse farà ancora troppo freddo…. E se pioverà? E così tra un commento e una perplessità alla fine si è deciso di tentare. La data: domenica 11 giugno. La giornata di primavera era splendida, il cielo terso, il sole picchiava (abbiamo dovuto ricorrere agli ombrelloni); le donne – con l’aiuto di Gino per la polenta – hanno preparato un pranzo coi fiocchi; antipasti a volontà, gulasch con polenta, e tanti dolci. Il tutto innaffiato da un buon vino locale e poi ancora i liquori…

Ma la sorpresa più grande – almeno per me, forestiero – è stata la partecipazione del paese; c’erano tutti (o quasi), anche i più giovani e i più anziani. Anche il Sindaco di Ovaro Not e il vice sindaco Dell’Oste sono stati con noi per l’intero pranzo. Il giornalino (purtroppo in bianco e nero per ragioni economiche) è stato distribuito a tutti ed ha suscitato immediati commenti ed interesse. Perché non pensare che ogni anno questa possa essere una giornata per ritrovarsi tutti assieme?

Cort di Batista piena di gente

CLAVAIS DUE

Sarà come passare

la prima volta, rammenti, lungo l’alzaia

di un antico naviglio.

Così giovani, eravamo, così

ammutinati alla vita. E tu mi parlavi e tu

guardavi l’acqua quasi ferma, fosse così la nostra vita, pensavi.

Ora siamo qui.

Cammineremo domattina, puoi esserne certa,

sul bordo del nostro prato. Passi lievi come allora

ci condurranno silenziosamente a casa.

Gianni Tulisso - Clavais, maggio 2004

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INTERVISTA A GINO PLOZZER (Parte II) di Mirco Sui tetti di Clavais i camini hanno iniziato a fumare già da un bel po’ di tempo e all’ imbrunire le luci delle case si fanno sempre più numerose, man mano che i paesani rientrano dal lavoro come loro consuetudine. Così si presenta carico di splendore l’ autunno a Clavais. I colori sfumati ma vivi del bosco che si addormenta, le giornate rigide e nitide dell’autunno fanno il nostro paese sempre meraviglioso; talvolta vedendo le opere di qualche pittore famoso sembra che si sia fermato qui, tanto assomigliano le sue opere d’ arte al nostro paese. Ma tralasciando il mio sproporzionato amore per questa terra, ritorno in me per raccontare la seconda parte dell’ intervista a Gino Plozzer, il più anziano della comunità di Clavais. Prima dell’intervista, parlando con lui del più e del meno, ci soffermiamo a parlare molto animatamente di un "problema” che tratteremo diffusamente proprio ora. Caro Gino, il numero scorso ci ha raccontato il suo arrivo a Clavais; ora ci racconti come è arrivato in Tauz e cosa faceva lì ? Dopo l’acquisto di questo maso i problemi non sono mancati: la strada era poco più che una mulattiera (la vecchia strada di Tauz passa sotto la zona sosta denominata ‘”pocja”, franata in vari punti); di conseguenza a cavallo tra gli anni ‘70 e ‘80 venne ampliata dalla ditta Cecconi di Luint e unita dal torrente “Riu Grant” fino alla medesima località. All’ inizio lo usavo come luogo per pascolo per le mucche, dalla primavera fino in autunno; poi per adeguarmi alle nuove normative sanitarie ho dovuto fabbricare una stalla idonea con conseguente spostamento dell’attività agricola. Ho saputo che in certi periodi lei ha prodotto anche formaggio; le va di parlarne? Sì, in quegli anni produrre formaggio era una cosa molto sensata; ci dovevamo sfamare, la vita era molto dura e non ci si poteva permettere tanti lussi che ci sono ora. Da piccolo quando andavo pastore in montagna, il mestiere del

casaro mi appassionava; cercavo sempre di essere lì nei momenti salienti della lavorazione, che poi mi sono valsi per la mia professione …….. a quei tempi fra di noi ci si parlava più che adesso, si affrontavano i diversi problemi del formaggio con molti casari tra cui - mi vengono alla mente – “Giani da Mion” e “Aldo Mazzolin”. Le molte discussioni, qualche volta urlate nelle malghe; questa era la mia scuola, questo il mio terreno d’apprendimento. Si può dire che in quegli anni lei, Gino, abbia fatto un pò di tutto. Mi racconti la tipica settimana estiva di quegli anni? Anni durissimi, come dicevo. Avevo la staipa in Nasa, si sfalciava a più non posso; differentemente da oggi le estati di allora erano più secche e calde, permettevano la maturazione del foraggio nei tempi giusti; certo, qualche temporale guastava la festa di tanto in tanto, ma passeggero e di poca durata. Pensa che sfalciavo dieci settori; in montagna venivano ad aiutarmi anche delle ragazze di Liariis; durante la permanenza su in alpegqio si veniva giù solo il sabato e la domenica per lavarsi e pulirsi e poi lunedì su di nuovo ……………. a raccontarla oggi ti prendono per pazzo !!!!!!!! ………..al giorno d’ oggi non sanno cosa vuoi dire sacrificio, vivere giorno dopo giorno con animali, fame ed altro. Gino cosa ne pensa del territorio, ma sopratutto dell’ agricoltura in Camia? Aaaaah!!!! Oramai tutto è ridotto al nulla; solo pochi temerari cercano con immani fatiche di tener vivo il settore; i nativi lavorano al di fuori

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del paese, nessuno vive più di sola agricoltura, le professioni sono altre e molti paesani hanno scelto di vivere nelle città o peggio ancora all’estero, vendendo le case o gli stavoli a gente forestiera, ……… sempre al meno. Qui finisce l’ intervista a Gino, ma mi voglio soffermare su quest’ ultima domanda a Gino, per dire la mia sull’ abbandono dell’ agricoltura nel nostro paese, e non solo. Da quel che ho potuto capire, fino agli anni ‘50 e ‘6O, l’ agricoltura in Camia contava molto nell’ economia montana, semplicemente perché oltre ed essa non vi era altra alternativa per poter, come si suol dire, “tirare avanti”. L’ avvento del cosidetto progresso, e quindi la venuta di fabbriche e aziende di altro genere ha fatto sì che fosse più redditizio e meno dispendioso andare a lavorare lì che nei campi. Purtroppo gli anni passano e l’agricoltura montana ha avuto un regresso vertiginoso fino al collasso totale; basta girarsi intorno. Duole il cuore vedere tutto ciò, almeno per chi ha seguito questa decadenza fin dall’inizio. Purtroppo tanti guardano a tutto questo come a una cosa estranea, distaccata, che non fa più parte di questo territorio. Il bosco avanza e quasi nessuno si muove per sollevare il problema. Alla prossima puntata…… mandi !!!.

Gino... a 87 anni ancora in prima linea …..

C’era una volta…… L’OSTERIA “DAL FÂRI”

nei ricordi di Clemes (parte 2°) Nell’anno 1943 mio padre ha fatto costruire il bancone e tre tavolini ricoperti di linoleum, un materiale di lusso per quei tempi. Per lavare i bicchieri usavamo una bacinella e uno sgocciolatoio in legno per metterli ad asciugare. Più tardi mio fratello Tita ha acquistato un lavandino in acciaio inox con sopra un mobile per riporre i bicchieri. Ha fatto fare anche gli scaffali in legno per i liquori e i generi alimentari. Pasta, riso, zucchero, caffè, conserve, sgombri venivano venduti sfusi in carta oleata. Le mamme mandavano i bambini a comprare qualcosa e, se si trattava di sgombri o conserva, se li mangiavano durante il tragitto per ritornare a casa. Per riscaldare c’era una grande stufa in lamiera, caricata con la segatura, che ci era stata regalata dalla signora Maria dal Quarnul dell’albergo “La posta” di Ovaro. Negli anni ’60 si ballava molto spesso, soprattutto la domenica sera. Ricordo alcuni suonatori tra cui: Bepo da Braida e Bepi da Butula con la fisarmonica, Primo di Toj e Nuti di Stentarla con il violino. La gente veniva a ballare da tutte le vallate e particolarmente dalla Val Pesarina. A causa di questo affollamento abbiamo dovuto rinforzare il pavimento nella stanza sotto l’osteria. Negli anni successivi non si poteva tenere un negozio di alimentari se non in una stanza separata, perciò abbiamo smesso di venderli. Dagli anni ’80 fino alla chiusura la gente di Clavais e degli altri paesi è diminuita, così come il lavoro dell’osteria. La chiusura,avvenuta nel dicembre del 2002, non è stata immediata ma graduale: avevo provato per un periodo a tenere aperta l’osteria solo il fine settimana, ma ho dovuto decidere comunque di chiudere definitivamente. È stato difficile, all’inizio, abituarmi a questa situazione, ma adesso, vista l’età che avanza e gli acciacchi, ho capito che posso passare il tempo anche in altri modi. Ricordo con piacere le serate trascorse ascoltando i canti dei miei clienti e le belle cene in compagnia che abbiamo organizzato negli

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ultimi anni. Molti sentono la mancanza di un punto di ritrovo a Clavais e spero che un giorno qualcuno apra una nuova attività.

Com’era l’osteria poco prima della chiusura

Come eravamo (testimonianze raccolte da Clara) Dagli anni ’50 ad oggi la vita quotidiana a Clavais è sicuramente cambiata, non fosse altro che per il numero degli abitanti, oggi ridotto a 43 persone fisse contro le circa 100 di cinquanta anni fa. Molti uomini lavoravano all’estero, partivano in Marzo e rientravano al paese soltanto alla fine della stagione lavorativa, quindi verso la metà di Novembre. Spesso il loro rientro coincideva con la festa di S.Martino, molto sentita in tutta la vallata. Il giorno di S.Martino in qualche modo segnava anche la fine dell’anno agrario; infatti per l’occasione si pagavano i vari affitti dei prati e dei campi oltre ad acquistare il maiale e le altre bestie di cui ogni famiglia necessitava per portare avanti il proprio sostentamento. In autunno e fino alla prima neve si provvedeva a recuperare il fieno fatto durante la stagione estiva “in mont”, si raccoglieva “il foét” (fogliame secco) che veniva usato per tenere pulite le stalle delle mucche, si facevano gli “araclìs” (tradizionali bastoni per i fagioli rampicanti), si tosavano le pecore e, chi non l’aveva fatto in precedenza, si procurava la legna in quanto normalmente le piante da brucio, e non, venivano tagliate nel vecchio di luna di Febbraio e con almeno un anno di anticipo rispetto al suo impiego. Oltre a tutti i lavori di routine ogni sabato si pulivano i recipienti di rame e le pentole in

genere, usati durante la settimana; era un lavoro che prendeva molto tempo perché bisognava strofinare tutto con una miscela fatta con farina di polenta, sale, aceto e acqua. In più una volta ogni quindici giorni si sfregavano i pavimenti che per lo più erano di pietra. Dal momento che la comparsa della prima televisione in paese risale agli anni ’60, possiamo dire che tra le famiglie erano molto frequenti i momenti di aggregazione (fila), durante i quali si svolgevano vari lavori: si sfogliavano le pannocchie di granoturco per metterle ad asciugare, si aprivano i fagioli e soprattutto si preparavano i corredi e gli indumenti di lana da usare durante tutto l’anno. A questo proposito è interessante sapere che la lana veniva tinta in proprio, mettendola a bollire nell’acqua d’infusione del mallo delle noci raccolte in autunno. Durante la “fila” si cocevano patate e rape che si mangiavano prima di rientrare alle proprie case, accompagnate da un buon bicchiere di “most” o, quando c’era, di vino. Per tutto l’inverno gli uomini erano impegnati nella confezione e riparazione di gerle, scope, “galocjàs” (calzature in legno), “olgiàs” (grandi slitte usate per il trasporto di fieno, legna, ecc.), rastrelli, falci e quanto serviva per i lavori nei campi e nei prati. Quando potevano (a detta delle testimoni, spesso) andavano all’osteria a giocare a carte, a cantare e, naturalmente, a bere vino. Si ringraziano le persone che, gentilmente, ci hanno aiutato nella ricostruzione di questi episodi di vita quotidiana e che, tra l’altro, ogni giorno, mentre aspettano l’arrivo del pane in piazza, si ritrovano a parlare dei vecchi tempi.

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Nella foto della pagina precedente: In partenza per Arvenis; in alto da sin: Letizia, Alba Meneano, Angelina Brovedan, Augusta Soravito, ? , Mia di Tauz, Gisella Fabris, Elvira Candido. In basso da sin: Giovanna Fedele, De Caneva, Rina Zarabara, Maria Straulino, Silvana Zuliani, Adriana Fedele.

Foto di Marco Brovedan

ERA VIJI, ADESSO E' GIGI di Gigi e i suoi amici Forse più di uno, fra i camminatori delle montagne avrà pensato, riponendo in macchina zaino e scarponi, "sarebbe bello non dover tornare in città così presto...", desiderando di essere non più sulla montagna ma lo stesso in montagna, con il cielo terso ancora vicino e l'aria fresca che la sera si fa d'oro e la calma dei piccoli paesi e il silenzio del traffico che non c'è. Di sicuro l'avrà pensato Gigi e avrà condiviso quest'idea con gli amici suoi. Così un'amica di quassù l'ha notato il messaggio alla cassa del Despar "vendesi casa a Clavais, telefono n°... E così ha telefonato e così Gigi ha visto la casa a Clavais e se n'è innamorato. Di sicuro ha pensato è ben grande e ci sono dei lavori da fare, ma guarda che cielo e che aria fresca, che calma e che silenzio e pieno di finestre nella casa, da spalancare su tutto ciò. A Clavais in montagna con tutto attorno le montagne. E perciò se l'è comprata, che i lavori si faranno piano, piano e magari gli amici daranno una mano. Per prima è arrivata la stufa, che il freddo fa freddo sul serio quando è l'ora, poi lo spruzzo della doccia che quella pur ci vuole. E poi aggiusta qua e poi pittura là, la casa dalla facciata bianca e gli scuri rossi un pò sbiaditi ha ripreso a vivere. Adesso il camino fuma d'inverno e i gerani rosseggiano d'estate alle finestre spalancate. E il postino stupefatto infila buste nella CASETTA della posta bianco-rossa uguale-uguale, andatela a vedere. Adesso Gigi di laggiù sta diventando uno di quassù e come quelli di quassù va a far la spesa di sabato, pianta patate a maggio e raccoglie mele a ottobre e si munisce di badile e legna per la neve. Nel frattempo incontra i vicini, saluta i lontani (quattro passi più in là) e invita gli amici quassù

in montagna in mezzo alle montagne. E racconta la sua storia sul giornalino di Clavais.

La bella casa di Gigi e i suoi amici

DALLA FINESTRA

Dalla finestra vedo il prato.

Vedo un piccolo

cielo pulito e un drappo sottile di foglie tremule davanti al bosco.

Come arresa a un sogno

vai scomparendo, assorta,

dietro la curva del sentiero.

Ho voglia

di chiamarti. Gianni Tulisso - Clavais, 18 aprile 2005

Errata corrige A pag. 8 del numero precedente di giugno in “Vita nei campi” gli ingredienti per le verdure sotto sale vanno così corretti: 3 etti di prezzemolo (e non 3 kg.!) 2 etti e ½ di sedano (e non 2 kg. E ½!). Scusateci per l’abbondanza !!!!

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La nesta Campanela di Elio I tu ses stada fonduda in ta fonderia di De Poli a Udín tal 1922, insieme as tos dos sours plui grandas cas son sul cjampanili. E prin una e dopo che ata as si son rotas e tornadas a fondi. Tu no, tu i tu ses simpi chee. I tu eras destinada par staa cun lor a lasú. Invece i nestis nonos a cj an sistemada sul cuiert da lataria, I tu as fat un servizi par tanc angns, i tu sunavas a buonora e sera, I tu fasevas sentii la to vos par clamaa la int a puartaa il lat in ta lataria, I tu sunavas par dutas las riunions che la int a faseva pas tantas necesitaz. Ma la sunada plui biela a era cuant chi tu clamavas i fruz a scuela. I tu ses stada un strument da vita social di Clavajas.

I no podin dismenteaci.

La nostra Campanella Sei stata fusa nella fonderia De Paoli a Udine nel 1922, assieme alle tue due sorelle più grandi che sono sul campanile. E prima una e poi l’altra si sono rotte e rifuse. Tu no, sei sempre stata la stessa. Tu eri destinata a stare lassù con loro, invece i nostri nonni hanno deciso di metterti sul tetto della latteria, e hai fatto un servizio per tanti anni, suonavi mattina e sera, facevi sentire la tua voce per chiamare la gente a portare il latte in latteria, suonavi per le tante riunioni che la gente faceva per le tante necessità. Però la suonata più bella era quella che facevi per chiamare i bambini a scuola. Sei stata uno strumento della vita sociale di Clavais.

Non possiamo dimenticarti.

Le ricette di Clara e Lisa

Antipasti Involtini di porri con speck (Clara) Ingredienti per 8 persone: 500 gr. di porri 200 gr. di speck affettato Formaggio grattugiato Pulire i porri e sbollentarli in abbondante acqua salata per 5 minuti. Scolarli e farli raffreddare sotto un getto d’acqua fredda. Sfogliare i porri. Preparare una teglia da forno, prendere man mano 1 o 2 foglie di porro, allargarle, cospargerle di formaggio, avvolgerle in una fettina di speck e metterle sulla teglia da forno. Proseguire fino ad esaurimento degli ingredienti quindi mettere in forno già caldo e far gratinare fino a che lo speck non diventerà croccante. Servire caldo.

Primi piatti

Jota di verdure e fagioli (Clara) Ingredienti per 6 persone: 600 gr. circa di bieta fresca o, in alternativa, uguale quantità di erbe spontanee 200 gr. di fagioli freschi o secchi già ammollati 300 gr. di farina di mais 200 gr. di farina bianca 1 litro ½ d’acqua 1 litro ½ di latte 1 noce di burro Lavare la bieta o le erbe spontanee e cuocerle in abbondante acqua salata per circa 10 minuti. Scolarla e tritarla molto finemente. A parte, in

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una pentola capiente, scaldare il latte e l’acqua, fino al bollore. A questo punto gettarvi le erbe e far cuocere aggiungendo a filo le due farine, sempre mescolando con una frusta in modo da non formare grumi. Far cuocere a fuoco lento, mescolando di tanto in tanto, per circa 30 minuti. Bisogna ottenere una crema piuttosto densa. Far cuocere a parte i fagioli coprendoli d’acqua fredda e facendoli bollire molto lentamente fino a completo assorbimento dell’acqua, quindi aggiungerli alla jota, salare e spegnere. Mettere nelle fondine e accompagnare versando del latte freddo. Se si vuole gustare questa pietanza fredda la si accompagnerà con latte caldo. Zuppa di piselli spaccati (Lisa) Questa zuppa appartiene ai pochi piatti tipicamente olandesi. Si prepara d’inverno e, negli ormai rarissimi periodi in cui i canali e i laghi si ghiacciano, si vende ai pattinatori nei chiostri appositamente allestiti. C’è grande varietà nella preparazione della zuppa; ogni famiglia custodisce la propria ricetta. La seguente è quella che personalmente mi piace di più. Ingredienti per 6 persone: 500 gr. di carne da bollito 150 gr. di pancetta fresca 3 wurstel grandi o salsicce 400 gr. di piselli spaccati mezza rapa grande (o una piccola) 500 gr. di porro le foglie di un sedano 2 patate prezzemolo sale pepe pane di segala Ammollare per una notte i piselli; metterli sul fuoco, con 4 litri d’acqua fredda e con la carne da bollito. Quando l’acqua bolle, togliere la schiuma e aggiungere la pancetta; far cuocere a fuoco lento per circa due ore. Aggiungere i porri, la rapa e il sedano tagliati a pezzi. Dopo 15 minuti, aggiungere i wurstel/le salsicce e le patate crude grattugiate. Lasciare cuocere ancora per 20 minuti. Insaporire la zuppa con sale, pepe e prezzemolo. Togliere i pezzi di carne dalla zuppa; tagliare il bollito e i wurstel/salsicce a pezzetti e

rimetterli nella zuppa. Tagliare la pancetta a fettine sottili e servire sul pane di segala come contorno. Questa zuppa fa da piatto unico. La casalinga olandese sostiene che un cucchiaio di legno deve restare in verticale nella zuppa fredda.

Clara e Lisa al lavoro in cucina

Secondi piatti

Lepre in salmì (Lisa) Questa ricette umbra è adatta anche ad altre carni, a patto che siano di sapore forte: selvaggina, coniglio o girello di manzo. Ingredienti per 4 persone: 1 kg. di lepre, a pezzi Preparare una marinata, composta da: ½ litro di vino rosso ½ bicchiere di aceto 100 gr. di olio d’oliva 100 gr. di prosciutto crudo (non dolce), a strisce o dadini 1/2 cipolla tagliata 2 spicchi d’aglio 4 bacche di ginepro 2 chiodi di garofano salvia e rosmarino sale e pepe Lasciare riposare la carne nella marinata per una notte. Togliere i pezzi dalla marinata, asciugarli e rosolarli in una pentola con un po’ d’olio. Dopo mezz’ora versarci sopra la marinata. Chiudere bene la pentola e continuare la cottura per altri 45 minuti. Togliere la carne e passare nel mixer la salsa che deve risultare abbastanza densa. Coprire la carne con la salsa. NB: Si può spalmare la salsa anche su crostini,

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per servirli come contorno.

Dolci Strudel lievitato alle noci (Clara) Ingredienti per 8-10 persone: Per la pasta: 500 gr. di farina “00” 90 gr. di burro 30 gr. di lievito di birra 1/8 circa di litro di latte 2 tuorli d’uovo più un uovo intero 75 gr. di zucchero Un pizzico di sale 1 tuorlo d’uovo frullato per spennellare Per il ripieno di noci: 200 gr. di frutta secca (noci, nocciole, mandorle) 100 gr. di fichi secchi ½ bicchierino di rhum 2 cucchiai di zucchero semolato In alternativa alla frutta secca si possono usare circa 200 gr. di marmellata. Tritare, avvalendosi di un coltello, il burro e la farina, sino a che i due ingredienti si saranno amalgamati. Fare sciogliere in una terrina il lievito in due cucchiai di latte caldo ed amalgamarlo con la farina, aggiungere i tuorli e l’uovo intero, lo zucchero, un pizzico di sale e del latte, secondo necessità. Impastare bene finché l’impasto non si staccherà dalla terrina. Fare lievitare l’impasto in luogo caldo, coperto con un panno, fino a quando non avrà raddoppiato il volume e comunque per almeno un’ora. Per il ripieno alla frutta secca preparare le noci, nocciole e mandorle tritate finemente, aggiungere i fichi secchi anch’essi tritati finemente, il bicchierino di rhum e mescolare. Riprendere la pasta e tirarla con il matterello in una sfoglia dello spessore di circa 1-2 cm., metterci sopra il ripieno di noci (o in alternativa la marmellata), arrotolare e mettere nuovamente a lievitare direttamente sulla teglia di cottura, finché la pasta non avrà raddoppiato il suo volume. A questo punto infornare in forno già caldo a 180° per circa 30 minuti. Per evitare che lo strudel si secchi troppo, mettere sul fondo del forno un recipiente con dell’acqua calda, da togliere a cottura ultimata.

La bella polenta della tradizione, ancora fumante, servita al pranzo dell’11 giugno

Speculaas con pasta di mandorle (Lisa) Tipico dolce di San Nicola, il Santo che porta il 5 dicembre i regali ai bambini olandesi (anche se la concorrenza con Babbo Natale si fa sempre più serrata) Per l’impasto: 300 gr. farina, 200 gr. burro, 5 gr. di spezie miste (cannella, chiodi di garofano, noce moscato), 100 gr. di zucchero di canna, un pizzico di lievito da dolce e un pizzico di sale Fare l’impasto e lasciarlo riposare. Se dovesse risultare troppo duro aggiungere un po’ di latte. Stendere l’impasto non troppo sottile e dividerlo in due parti rettangolari uguali. Metterne uno sulla teglia Per la pasta di mandorle: 120 gr. di mandorle sbucciate, 125 gr. di zucchero, 1 uovo, un po’ di buccia di limone grattugiata o di vanillina Mettere il tutto nel mixer. Spalmare uniformemente la pasta di mandorle sul rettangolo inferiore, coprire con il secondo rettangolo. Per la decorazione: un uovo sbattuto, poche mandorle tagliate a metà Pennellare di uovo sbattuto e decorare con le mandorle. Infornare per 20-30 minuti. Tagliare ancora calda a quadratini. Chi vuole può chiedere le spezie a Lisa.

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Com’è stato il tempo a Clavais…… a cura di Arianna (che lo controlla più volte al giorno sui suoi strumenti………)

MEDIA MENSILE

mese temperatura pressione umidità cond.cielo

giugno 20,3°C 1006,5 60,3 3,4

luglio 23,8 1002,9 59,2 3,5

agosto 17,9 971,2 62,9 5,5

settembre 18,7 1008,9 61,5 2,4

ottobre 14,5 1013,3 63,5 3,4

novembre 8,1 1018,7 61,6 3,1

temperatura in gradi Celsius (°C); pressione in ettopascal (hPa), umidità aria in %,

condizione cielo in ottavi (esempi: coperto = 8/8, sereno = 0/8)

GIUGNO LUGLIO AGOSTO

valore giorno valore giorno valore giorno

temperatura massima(°C) 31 27 31 21,22 25 8,22

temperatura minima(°C) 3 1 17 10,17 10 14,22

pressione massima(hPa) 1024 7,8 1011 12,23,26 1012 21

pressione minima(hPa) 990 26 999 18 992 8

umidità massima(%) 70 1,6 68 26,28,29 73 12

umidità minima(%) 54 2,3,7,8,9 50 2 50 5

giorni pioggia/temporali 7 12 14

SETTEMBRE OTTOBRE NOVEMBRE

valore giorno valore giorno valore giorno

temperatura massima(°C) 28 4 23 27 15 7,19

temperatura minima(°C) 10 1 7 18 -3 4

pressione massima(hPa) 1022 11 1024 6,14,15,17 1032 10,30

pressione minima(hPa) 999 26,28 1000 4 999 22

umidità massima(%) 77 16 78 20 74 20

umidità minima(%) 51 10 33 9 33 2

giorni pioggia/temporali 5 6 3

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Cronache estive ed autunnali di Mattia

Errore agricolo Alla fine del mese di novembre Gino, l’arzillo ed instancabile lavoratore di Clavais, ha commesso un piccolo “errore agricolo”: Dario e Tiziana avevano in mente di fare un nuovo campo in Pedret e sapevano già a chi rivolgersi per questo lavoro. Dario però, non si sa perché, raccontò anche a Gino le sue intenzioni ma senza incaricarlo del lavoro. Gino invece capì male e poche ore dopo era già a bordo del suo trattore attrezzato di aratro pronto per andare a fare il nuovo campo. Però Gino invece di arare in Pedret lo fece 500 metri più su, in un prato che solo in passato era di Dario e Tiziana, attualmente invece è di Lucia Del Missier. La situazione si è risolta, però il nuovo campo non è ancora stato fatto, mentre quello “di Gino” naturalmente si trova lì.

Costruzioni 1- tetti nuovi quest’ estate Clavais era tutto un cantiere, perché molti abitanti hanno rifatto il tetto e sistemato le pareti delle loro case; tra queste anche la mia, l’unica in cui il lavoro non è stato terminato. Mentre nelle case di Dario e Isa i lavori sono terminati ormai da un bel po’ ……….

2- la nuova casa nell’ incrocio tra via Clavais e via dai Lofs è stata costruita una nuova casa: “una Rubner”, una di quelle case tedesche in legno. Dei proprietari non si sa ancora molto per il momento ma speriamo di conoscerli al più presto.

animali 1- I cani Quest’ estate la cagna di Marco, Laica, ha partorito sette cuccioli. Marco naturalmente non li ha tenuti tutti e sette, ma ha cresciuto solo Bosco che ora è grande quasi quanto la madre.

2- i cavalli e la stalla Da quasi tre anni Raffaella alleva i cavalli di Pieri, con l’aiuto di Mirco ed Erwin. Attualmente ce ne sono tre: Dora, Cortés e Black (Pippo), e finalmente questa primavera verranno trasferiti nel loro “nuovo alloggio”, la stalla che, dopo lunghi lavori, è stata costruita in Pramaior, e che ora è pronta ad ospitarli.

Da sinistra: Black, Cortés e Dora

ULTIMISSIMA!!!!!!

Anche Peggy ha partorito e quindi oggi in Clavais ci sono 12 cani (e 3 cani dei forestieri).

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Conosci Clavais: le persone, i luoghi, gli animali, i detti e gli avvenimenti? Cruciverba di Lisa

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Orizzontali:

2. si monta in una delle prove del triathlon di Clavais

3. l’ ex-osteria

6. è stata la maestra di Clavais

8. il Don parroco di Liariis e Clavais

9. i prati di monte falciabili sopra Clavais 11. le devono sentire i fagioli piantati

12. è fratello di Mirco

13. si può utilizzare per la gara invernale di discesa dallo Zoncolan

16. il puledrino

Verticali:

1. animali che rovinano i campi

4. vi si faceva scuola

5. si piantano con la luna calante

7. il cucciolo di Laica

10. si piantano con la luna crescente 12. il San patrono di Clavais

14. casa Giacometti

15. vi si trova la fattoria

Le soluzioni appariranno nel prossimo numero!!!!

Citazioni a cura di Nick Senza entusiasmo non si è mai compiuto niente di grande. Emerson Ralph Waldo (filosofo e poeta statunitense, 1803-1882) Quando si è da soli a sognare è solo un sogno. Quando si è in tanti è una realtà che avanza. Anonimo Gli ostacoli sono quelle cose spaventose che vedi quando togli gli occhi dalla meta. Henry Ford

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Las cidulas (raganizze) di Denis

2005 1. In onôr e in favôr di……….

Eleonora la pavea, che finalmenti a cjatât chel che la svea; a si è encje rinduda cont ca nol esist nome l’aur tal mont.

2. In onôr e in favôr di………. Erika da butula; ormai par Clavajas a no si la viôt vint molât encje il cjôt; Cici a la so unica pasion, e a fa manifest a e lada sot paron.

3. In onôr e in favôr di………. Lorena Brovedan, ca no vôul saventint di ledan; e cumo che il negozi a a viert, a e ora ca si cjati un murôs plui espert.

4. In onôr e in favôr di………. Stefano di Vît, che su CHI L’HA VISTO a le finît; nisun a lui out a tor pal paîsc par poura che qualchedun ai tiri i pîsc.

5. In onôr e in favôr di………. Jek il muradôr, co no la cjatât i mo so amôr, e pas motos a la metût dut il so côr.

6. In onôr e in favôr di………. Teresa da Vît, che quant ca si è laureada a no mandât nisun invît; simpi a pît a va e a spera che dai sterps un muros al jesarà.

7. In onôr e in favôr di………. Raffaela, che di Clavaiâs a e simpi la plui biela, e fin a Tomieĉ a va a fâ la modela; ma a no si e rinduda cont che una famea a e da fa in chest mont.

8. In onôr e in favôr di………. Guto di Ida, che cu las scjatoletas a la lanciat la sfida; RIO MARE a e sô pascion ma al resta simpi un pelandon; e par mangjâ il paneton a e ora ca si cjâti un lavôr par dabon.

9. In onôr e in favôr di………. Fabiano det Pendy, che par lâ a tor di not a la metût i fendi; cul lavôr a nol voul ve a ce fa parceche la television a nol voul molâ.

10. In onôr e in favôr di………. Erwin di Pierino, ca lu clamant ducj il segantino; breon di ca e breutas di la fin che Morgan a no lu maridarà.

11. In onôr e in favôr di………. Flavia di Gnêsa, ducj a pensant ca seti a Vignêsa; a Latisana a e lada e qualchedun quasi a l’ha maridada.

12. In onôr e in favôr di………. Mirko il fedâr, a le simpi di corsa tra Luvinĉjas, Clavajas e Povolâr; di fa una famea a nol voul

sintî tabaiâ e cui cavai al voul restâ. 13. In onôr e in favôr di……….

Fabio di Isa, cal pensa simpi di iesi a Pisa; a Graziano ai fâs pierdi la pazienza sa no si decit a scielgi tra Clavajas e Mion la so residenza.

2006 1. In onôr e in favôr di……….

Eleonora la pavea, ca ven su nome quant ca nevea; tantj murôsc tal pais a menât ma nisun a si è fermât. A Udin a e sçiampada crodint di jesi una laureada.

2. In onôr e in favôr di………. Erika da butula, che da Clavajas a Luvinĉjas a metût la carucula; dal so Cici a voul lâ cu la scusa dal sunâ; e Anuta preocupada a dis simpi ca le adora par slungjâ la taulada.

3. In onôr e in favôr di………. Lorena Brovedan, ca vent profumps Dolce e Gaban mandant il mûros a spandi ledan; e Giovani un tic secjât parceche a lu lasa da besôl a sieâ il prât.

4. In onôr e in favôr di………. Stefano di Vît, che da Clavajas a si è inselvadît; mama Luisa a dîs simpi cal lavora tant, ma no i no savin mai quant; Primo invece ai brundula ca e ora ca si cjate una mula.

5. In onôr e in favôr di………. Jek di Vira, ca le simpi cal gira; nencje las legna a la comprât ma cu la moto a si è scjaldât; ai radunos a le lât ma una centaura a no la i mo cjatât.

6. In onôr e in favôr di………. Teresa da Vît, che quant ca pasa in machina a cj lasa a pît; e cumo che las scuelas a a finît, ca si move a ceri marît.

7. In onôr e in favôr di………. Raffaela, detta la biela; vedranon di grandas ambizions e a no sa qualas ca son las sos pascions; sperin che cul nouf ant a cjati un omp cun tun cour grant grant.

8. In onôr e in favôr di………. Guto il purcelon, cal restarà simpi un pelandon, Capût a lu licenziât e cencja un boro a le restât; scalopinas e merendinas a son stadas las sos ruvinas; i dinçj ai son colâz e cun quatri cretas a le restât.

9. In onôr e in favôr di………. Fabiano det Pendy; fanulon di prima categoria, al lavora simpi cun pocja autonomia; nencje il carûl a lu a tacât cun che viestiz da biât, via pa not a lu an cjatât e a l’era dut aluciniât; voia di fa a

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non dà, e quindi simpi a pît al restarà. 10. In onôr e in favôr di……….

Erwin detto tocj; a Cjalina a la sierât e cun Gaudenzio a la cavilât parceche las ferias a no i a dât; su e iu dal Beefd al va ma che da Buia a no je da.

11. In onôr e in favôr di………. Katia di Rina, a samea simpi una frutina; da Liarias a e scjampada e a Clavajas a si e rifugjada; in Bataia a a comprât e sperin che qualche biel ucel ai siei il prât.

12. In onôr e in favôr di………. Mirko di Pieri, ca nol jout l’ora di cavalcâ il so cjaval Chepederi; il so grant amôr al resta simpi il lat, e sal continua cusi Lucia a lu lasa vedranat.

13. In onôr e in favôr di………. Fabio di Isa, a la il cjâf dûr come la ghîsa; militar a le partît e cumo a si è encje pentît; a Tarvisio a l’an mandât e sot da nêf a si è platât; sperin cal cjate una puema, basta nome ca no sete slovena.

14. In onôr e in favôr di………. Denis il segantin, che tra un breon e una breata al cavila cun pu-pu gjalinata; parfin i lamelârs a la comprât par la su a Rigulât; e cumò che la puema a Padova a e lada al fâs una vita segregada.

Villotte da Clavais A cura di Lisa Nel 1966 la Societât Filologjche Furlane ottiene un finanziamento che le permette di pubblicare la sua raccolta di villotte e canti popolari friulane. Nella prima metà del secolo scorso la Filologica si serviva di un numero cospicuo di informatori sul territorio raccogliendo più di settecento arie di canti popolari, di cui la parte più numerosa proveniva dalla Carnia. Il raccoglitore carnico più famoso per gli anni di lavoro (dal 1931 al 1943), per il numero di canti inviati (350) e per la precisione nella trascrizione, è stato Giuseppe Peresson di Piano d’Arta. La storia commovente di questo Bepo è tipica per quel periodo: era povero, cieco dall’infanzia e aveva da mantenere moglie, un figlio maschio e alcune figlie. Attraversava sempre a piedi in lungo e in largo tutta la Carnia, accompagnato dai suoi figli. Si fermava in ogni paese e si faceva cantare dalle anziane le vecchie villotte. Il figlio Giuseppe trascriveva la

musica e le figlie, una volta tornati a casa, scrivevano le parole sotto dettatura del padre. Ogni volta raccoglieva fino a dodici canti che poi trasmetteva con citazione della fonte e della data dietro un piccolo compenso alla Filologica. Nel libro si trovano due villotte raccolte a Clavais. La prima, raccolta da Bepo, si intitola “L’an passât tanta legria”e non è accompagnata da altre annotazioni. E’ data la musica (che non riportiamo per ragioni di copyright) e le parole: L’an passât tanta legria, Su las fiestas a balâ; e chest an su la cinisa, cu la scuna a nizzâ. Per completare l’opera la Filologica fa seguire alla propria raccolta quelle di altri studiosi; da una di queste, quella di Luigi Garzoni di Adornano, proviene la seconda villotta clavaiana “Simpri un vecjo”. E’ stata raccolta dal Garzoni dalla bocca di Margherita Soravito a Clavais nel 1936: Simpri simpri un vecjo vecjo, mai ‘n volte un biel fantat; simpri simpri jote frite, mai ‘n volte meste e lat. Simpri jerbes, simpri jerbes, E mai mai polente e lat ; simpri simpri a dormî sole, mai ‘n volte un biel fantat. (Fonte: Villotte e Canti Popolari del Friuli, seconda edizione, Societât Filologjche Furlane, Udin 1986)

CHI SONO?

LA SOLUZIONE NEL PROSSIMO NUMERO…….