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CLASSIF piazzamento per la Scuola Superiore toscana, giudicata fracentocinquanta atenei del mondo fondati negli ultimi cinquant'anni. In vetta c'eil Politecnico Federale di Losanna, ma nella ToplO ben sei sono le realtà europee

Università , tra le «giovala S. Anna cli Pisa èdecimaTra le prime dieci migliorigiovani università del mondouna è un'italiana, la ScuolaSuperiore Sant'Anna di Pisa,e altre cinque si sono piazza-te fra le prime cento: è quan-to emerge dalla classifica re-datta dal settimanale britan-nico Times Higher Educa-tion, i cui criteri di selezionesono giudicati tra i più atten-dibili al mondo.Sono state considerate com-plessivamente centocinquan-ta università fondate negli ul-timi cinquant'anni e fra i re-quisiti richiesti per accederealla valutazione ci sono alme-no mille pubblicazioni (due-cento per ciascuno dei cin-que anni precedenti) su rivi-ste scientifiche internazionaliad alto impatto.In generale nella classifi- 10ca, spiccano i nuovi ateneidi Asia e Australia, anche se La Scuola Superiore Sant 'Anna di Pisa (FONTE SOSA)

l'Europa si difende molto be-ne con sei posizioni fra le pri-me dieci.In vetta c'è infatti il Politec-nico Federale di Losanna, se-guito dalla Nanyang Techno-logical University di Singapo-re, l'Università della Scienzae della Tecnologia di HongKong, l'università olandese diMaastricht, quella coreana diPohang e il Korea AdvancedInstitute of Science and Tech-nology. Seguono le universitàtedesche di Costanza e Karl-sruhe, e la francese Pierre eMarie Curie.Come ha rilevato il direttoredi Times Higher Education,Phil Baty, l'Italia è riuscitaad affermarsi coi suoi cen-tri di ricerca, universitari, puravendo fra gli atenei più anti-chi del mondo.Fondata nel 1987, la Scuolasuperiore Sant'Anna di Pisa

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ha conquistato il decimo po-sto, seguita a distanza dallealtre università italiane Mi-lano-Bicocca (Gla), Verona(66e), Roma Tre (72e), RomaTor Vergata (81a) e Brescia(86e)•"È naturalmente una grandesoddisfazione constatare chela Scuola Superiore Sant'An-na è tra le prime dieci uni-versità al inondo nella spe-ciale classifica delle univer-sità fondate da meno di cin-quant'anni - ha commentatoil rettore, Pierdomenico Pera-ta -. La presenza di un'univer-sità italiana tra le prime die-ci e di ben altre cinque uni-versità nella classifica delletop 100 dimostra - ha aggiun-to - come il sistema universi-tario, nonostante le difficoltà,sia in grado di far crescere re-altà giovani e dinamiche, chemolto possono fare per la cre-scita e lo sviluppo del nostroPaese. È un segnale di vitalitàche fa sperare sul futuro delPaese e che dimostra comel'investimento in formazionee ricerca, nelle migliori realtàitaliane possa essere un per-corso per migliorare il pano-rama universitario italiano".

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Al Politecnico aula vietataper parlare del referendum"Manca un moderatore". Ma scatta l'occupazione degli studenti

1 Politecnico vietatoparlare di trivelle.L'incontro promosso

dagli studenti per discuteredei temi del referendum, conun approccio scientifico, èstato bocciato dal rettorato,che non ha concesso la sala,temendo che fosse a rischiol'imparzialità. Ieri gli studen-ti, secondo i quali le motiva-zioni del Poli sono «alquantopretestuose», l'hanno occu-pata lo stesso. I due relatori,loro docenti, hanno tenuto idiscorsi davanti a una plateaattentissima.

La «controlezione»«Oggi farò il contrario di unalezione: non trarrò conclusio-ni». Giuseppe Gozzellino, do-cente di Scienza applicata etecnologia comincia così lasua relazione, prima di pro-iettare numeri, grafici e datisulle piattaforme in mezzo almare. L'aula uno del Politec-nico è affollata di centinaia distudenti per l'incontro vieta-to. E la decisione di negarel'autorizzazione divide l'ate-neo. «Sono pagato dallo Statoper dare un servizio agli stu-denti ed è quello che sto fa-cendo», taglia corto Gozzelli-no. E l'altro relatore, AlbertoPoggio, ricercatore del dipar-timento di Energia, confer-ma: «Siamo qui su richiestadei ragazzi».

Mischiati agli studenti cisono diversi professori, alcunimembri degli organi di gover-no dell'ateneo, come MauroVelardocchia, docente di In-gegneria industriale: «È bello

che gli studenti si informino equi hanno la fortuna di parlarecon esperti». C'erano stati al-meno due precedenti del divie-to: la sala negata per l'incontro,questa volta schierato, control'istituto Technion di Haifa, e ilpatrocinio ritirato alla discus-sione sul futuro della Cavalle-rizza. Tra il pubblico, ieri, c'eraanche Angelo Tartaglia, docen-te del Poli in pensione noto an-che per le sue posizioni Notav,che è stato relatore nell'incon-tro sul Technion.

Nessuna giustificazioneDal Poli, non vengono fornitegiustificazioni ufficiali per il di-niego. Ma a parlare sono gli stu-denti di AlterPolis, che hannointerloquito con il rettorato. «Cidispiace molto - dice dalla cat-tedra la studentessa FrancescaRossi -: ci siamo battuti fino al-l'ultimo perché fosse una scelta

condivisa». E racconta che inun primo momento gli studentivolevano organizzare un con-fronto tra le posizioni a favoredel sì e del no al referendum didomenica. «Ma al rettoratosembrava un incontro troppopolitico, allora abbiamo decisodi concentrarci solo sugli aspet-ti tecnici, ingegneristici, ener-getici, per fare informazione».

Ma anche quest'opzione nonandava bene: «Dal Poli ci hanno

Centìnaíadi presentì

II Poli nonha concesso

la salacome era

già successorecentementeper l'incontro

relativoall'istituto

Techniondi Haifa

detto che mancava un modera-tore a garantire l'imparzialità:ma qui non si esprimono posizio-ni, solo dati scientifici», diceRossi. È quello che ha garantitoanche Alberto Poggio, noto perle posizioni No Tav: «Da docen-te, non mi schiero: ci atteniamorigorosamente ai dati, indicandomagari qualche prospettiva, co-me le scelte a impatto ambienta-le zero fatte dalla Danimarca».

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"Qui costruiremo il futuropartendo dallinnovazione

John Elkann: metteremo in contatto scienza e tecnologia, studenti e imprenditori

aboratori di robotica perbambini, incubatori di

i business per imprendi-tori, sperimentazione tecnolo-gica e la scommessa di «co-struire il futuro» puntando sul-l'innovazione: è la nuova Fon-dazione Agnelli che JohnElkann ha presentato ieri al ca-po dello Stato Sergio Mattarel-la e che qui descrive, spiegan-do le origini e le sfide.

Quali sono le radici della Fonda-zioneAgnelli?

«Ci avviamo a celebrare i 150anni della nascita del senatoreGiovanni Agnelli, che era ungrande innovatore: oggi lo sidefinirebbe un "disruptor" perla sua capacità di portare cam-biamenti. Dedicò gran partedella sua vita di imprenditoreall'innovazione e al progresso.Era convinto che bisognasse"costruire il futuro", senza ave-re paura del nuovo, ma al con-trario cogliendo le possibilitàofferte dalla tecnologia. Cin-quanta anni fa, per ricordareproprio la nascita del Senato-re, mio nonno creò la Fondazio-ne Agnelli, per contribuire alprogresso della società italia-na, affiancandola a una Fonda-zione preesistente dedicata adattività filantropiche, di assi-stenza e di erogazione di aiuti.Nell'ultimo decennio abbiamosemplificato l'impegno portan-do la Fondazione Agnelli a rias-sumere entrambe le anime: dauna parte sostenendo le attivi-tà di assistenza e solidarietà, incui sono coinvolte in primapersona molti membri dellamia famiglia, dalla ricerca e cu-ra medica all'assistenza ai bi-sognosi. Dall'altra contribuen-do allo sviluppo del nostro Pae-se, attraverso iniziative e ricer-che sull'istruzione».

Quali sono stati i risultati di taleapproccio?

«Negli ultimi anni la Fondazio-ne Agnelli è diventata un seriointerlocutore sul tema dellascuola e dell'Università, daibambini degli asili nido ai corsipost-universitari. Diamo il no-stro contributo in tre direzionicomplementari: la ricerca peraprire nuove prospettive eporre le basi per migliorare gliattuali modelli educativi; atti-vità di divulgazione del saperecome per esempio l'aiuto allostudio dell'italiano per i figlidegli immigrati e i laboratorisperimentali per la scopertadelle scienza dedicati ai bam-bini delle elementari; progetti

concreti come il rifacimentodella scuola Fermi a Torino, in-sieme alla Compagnia di SanPaolo, e la Safm, la Scuola diAlta Formazione al Manage-ment, fondata assieme allaFondazione Garrone e allaFondazione Pirelli».

Quale è adesso la nuova sfida?«La sfida è di aprire nuove pro-spettive, sempre nello spiritodi Giovanni Agnelli, uno dei piùgrandi innovatori che l'Italiaha avuto. Ho passato moltotempo a studiare le nuove real-tà della Silicon Valley e comesono nate. Altri poli dell'inno-vazione sono sorti in Israele,Cina e in Europa, dove si sonoformati ecosistemi a cui parte-cipano Università, grandi im-prese, investitori e istituzioni,uniti per sostenere la creazio-ne di nuove imprese innovati-ve. In coincidenza con questoanniversario abbiamo cosìpensato di partire da un luogostorico, come la casa del sena-tore Agnelli in via Giacosa, do-ve vogliamo replicare quelleesperienze. Qui la FondazioneAgnelli stabilirà la sua nuovasede».

Quando sarà pronta la nuovasede e a chi si rivolgerà?

«Dalla primavera del 2017. Ver-ranno realizzati laboratori spe-rimentali, come di robotica,per i bambini, aree didatticheper i corsi della Safm e spazi dicoworking per le imprese. La-voreremo insieme a diversipartner sia per avvicinare glistudenti, anche molto giovani,al mondo della scienza e dellatecnologia, sia per aiutare gliimprenditori a trasformare iloro progetti in realtà, mante-nendo un collegamento co-stante con le migliori esperien-ze del mondo».

Torino è la città giusta per que-sto progetto?

«Sì, e lo abbiamo visto proprioin questa occasione: una voltatrovata la chiave giusta, tuttosi è mosso velocemente. Meri-to di un ambiente unico, chepuò contare su di una forma-zione tecnica e scientifica d'ec-cellenza, ed è sensibile all'inno-vazione. Non a caso l'UnioneEuropea lo ha sottolineato, conil recente, importante, ricono-scimento assegnato alla città».

Quale è la scommessa?«L'idea è di rafforzare l'impe-gno della Fondazione Agnelli,partendo dalle sue origini e fa-cendo leva sui filoni storicidelle attività sociali e del-l'istruzione, per aprire unanuova area di attività, legataal futuro, insieme a partnerche condividono il nostro pro-getto. Sarà un luogo aperto atutti, che favorirà la creazionedi nuove imprese e la speri-mentazione basata sulle nuo-ve tecnologie. Un modo con-creto per proseguire il percor-so iniziato dal senatore Gio-vanni Agnelli proprio qui a To-rino e continuare a guardareal futuro con ottimismo comefaceva lui, che fu uno dei pro-tagonisti della allora nascenteindustria dell'auto».

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Solidarietà e istruzioneSono questeledueanimeche caratterizzanola Fondazione

Nella nuova sedelavoreremo peravvicinare gli studentialle realtà aziendalipiù all'avanguardia

Torino può contaresu un ambiente unico,con una formazionetecnica e scientificad'eccellenza

La Fondazione sarà unluogo aperto a tutti,che favorirà lasperimentazionebasata sulle nuovetecnologieJohn ElkannPresidente di FcaVicepresidenteFondazione Agnelli

Soprattutto bisognaguardare sempre al futuro,antivedere l'avveniredelle nuove invenzioni,non avere paura del nuovo,cancellare dal propriovocabolario la parola"impossibile". Perché nellatecnica, nell'industria, nonprogredire significa retrocedere

John Elkann , presidente di Fca e vicepresidente della Fondazione Agnelli

r-

la dataL'inaugurazio-ne della nuo-

va sede èprevista per la

prossimaprimavera

Da sinistra Anna Agnelli (CdA Fondazione), la presidentedella Fondazione Maria Sole Agnelli, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella,

il vice presidente della Fondazione , John Elkann, Tiziana Nasi, (CdA FondazioneAgnelli ), il sindaco di Torino Piero Fassino, Simone Avogadro di Collobiano

(CdA Fondazione), il direttore della Fondazione, Andrea Gavosto

Giovanni AgnelliFondatore della FiatSenatore del Regno d'Italia

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INGEGNERIA

Al Politecnicovia al masterin infrastruttureLe grandi opere infrastruttu-rali diventano materia di stu-dio sui banchi del Politecnico.Per essere non solo un esem-pio pratico a margine di unalezione, ma per diventare unavera e propria materia di stu-dio e approfondimento . L'ate-neo milanese invita a salirein cattedra gli ingegneri di Sa-lini Impregilo . Obbiettivo è«formare i manager di doma-ni in un 'alleanza strategicacon i giovani talenti, gua rdan-do lontano». Nasce su questebasi il primo master interna-zionale sulle grandi opere in-frastrutturali , realizzato com-binando la competenza ese-cutiva e manageriale della so-cietà con la didattica del Poli-tecnico.Un altro tassello del focus delGruppo sui giovani, dopo ilsuccesso del piano di forma-zione e sviluppo Tomorrow'sBuilders e la campagna di em-ployer branding nelle univer-sità italiane, lanciati nel2015. 11 master post lauream«International ConstructionManagement», livello l e 11, sa-rà inaugurato oggi nella sededel Politecnico di Milano daGiovanni Azzone, rettoredell'ateneo, e da Pietro Salini,ceo di Salini Impregilo . Il cor-so è dedicato a giovani inge-gneri.

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MARIO BAUDINOPAGNACCO (UDINE)

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re 17,30, fine dell'orariodi lavoro. Fra scaffala-ture multicolori che

paiono la scenografia di unospettacolo teatrale, un docen-te di linguistica italiana leggepagine di Volponi, Bianciardi,Primo Levi, Ottieri a un pub-blico di «colletti bianchi», in-gegneri e impiegati della Mo-dulblock, fabbrica friulana discaffalature industriali, condue stabilimenti in zona e 130addetti. Siamo nella sede diPagnacco, ma in altri giorniqualcosa di simile accade aAmaro, dove la maggioranzadell'uditorio è composta inve-ce da operai.

Il programma è fitto, e an-drà avanti per un bel po'. Seiricercatori dell'Università diTrieste (Dipartimento di stu-di umanistici) e un'impresa«illuminata», da sempre mol-to attenta alla formazione,stanno realizzando un esperi-mento che per molti versi è to-talmente nuovo: portare le«humanities», gli studi uma-nistici, fuori dall'accademia, eandare direttamente sui luo-ghi di lavoro. Non è facile co-me sembra; e non è così scon-tato, tant'è vero che fino adora si è riusciti semmai a«aprire» le università alla for-mazione permanente, coin-volgendo gli adulti, ma in sediaccademiche o «neutre».

Organizzare in fabbrica lelezioni - lezioni molto partico-lari - comporta anche proble-mi logistici che interferisconocon l'organizzazione del lavo-ro. Va inoltre considerato chequesti, sottolinea lo psicologoMatteo Cornacchia, capofiladell'esperimento, non sonocorsi di formazione come tuttigli altri, ormai abituali e utilis-simi, che però hanno funzionidiverse. Si tratta sì di forma-

• e turnoentra 1n fabbrica

l'universitàNon aggiornamento professionale ma "humanities"

Dalla psicologia alla storia, in un'azienda friulanaoperai e impiegati a lezione con i docenti di Trieste

zione, ma «formazione umana».Viene trasmesso qualcosa chel'economia di mercato tende aconsiderare inutile o superfluo.Si risponde a bisogni culturalisoffocati, quelli che emergonomagari nei festival o nei numeridei frequentatori delle mostre.

Tutti entusiastiFra Pagnacco e Amaro il risul-tato è stato addirittura sor-prendente: metà dei dipendentihanno aderito con entusiasmo(trenta colletti bianchi e qua-ranta colletti blu, ovvero lamaggioranza degli operai), tan-to che, da sette incontri previ-sti, si è arrivati a 14. Viene os-servato il normale orario di la-voro, e poi alle 17 ci si dà appun-tamento. Ad Amaro, dove i tur-ni sono diversi, gli addetti allaverniciatura sospendono l'atti-vità, per riprenderla a incontroterminato. In questo caso«staccano» due ore di ferie, co-me ricorda il direttore logistico,Fulvio Fregonese, che fin da su-bito aveva molto creduto nelprogetto, insieme col direttoredello stabilimento di Amaro,Mario Di Nucci.

Il proprietario della Modul-block, azienda che pure ha or-mai una tradizione consolidatanel campo del cosiddetto leanthinking, il «pensare snello» permigliorare l'organizzazione dellavoro, chiese invece una verifi-ca prima di dare il via libera.Ora Mario Savio ammette di es-sere stato, sulle prime, troppo«incredulo». «Avevo posto co-me condizione che ci fossero al-meno venti partecipanti. Comevede, sono stato travolto. E so-no entusiasta. Scoprire unagrande volontà di sapere all'in-terno della propria azienda è lapiù grande ambizione di un im-prenditore».

Un nuovo linguaggioLe motivazioni sono varie, co-m'è naturale. C'è la semplicecuriosità, magari il gusto, comeconfessa un operaio, di capirecome lavorano gli insegnanti disua figlia, iscritta all'Universitàdi Trieste, o la scoperta di unavocazione conculcata («Non ve-do l'ora di andare in pensione -dice un partecipante - per po-termi iscrivere a Lettere e lau-rearmi in storia»): ma soprat-tutto il desiderio di «mettere inprospettiva». Dopo la «lezione»di Fabio Romanini, che ha usatola nostra «letteratura indu-striale» per ripercorrere i mo-menti della vita in azienda, Leo-nardo Loppi, giovane geome-tra, dice che tutto questo gli èutile per guardare con una cor-nice più larga alla sua esperien-za personale, per arricchire ilsenso dei gesti quotidiani.

I sei di Trieste hanno puntatosu lezioni che non siano accade-miche, e neppure banalmentedivulgative, ma che mettano in-sieme la conoscenza, l'esperien-za e l'autobiografia, in altre pa-role un percorso nella cono-scenza. Si tratta di narrare al dilà degli schemi scolastici, arri-vare assieme all'uditorio allascoperta «che i saperi umanisti-ci sono interessanti», come diceMatteo Cornacchia. «L'Accade-mia ha molti meriti, ma si è chiu-sa in se stessa - aggiunge l'angli-sta Laura Pelaschiar -. E ora diuscire e parlare con la gente,trovando un nuovo linguaggio».

La «terza missione»Gli altri membri di quella cheper il momento è una spedizio-ne, forse avventurosa, in terri-tori sorprendenti, sono uno sto-rico del teatro (Paolo Quazzo-lo), un giovanissimo filosofo dellinguaggio (Paolo Labinaz), unastorica contemporanea (TulliaCatalan). Credono nella «terzamissione» dell'università (ovve-ro il mettere a disposizione del-la società i risultati di ricerca eservizi), hanno trovatoun'azienda disposta a scom-mettere.

Ma perché lo fate, chiediamoal direttore. Per voi è comunqueun impegno. «Per il benesseredel personale» risponde FabioFregonese. E perché non au-mentare invece lo stipendio?«Innanzi tutto, non ce l'hannochiesto. E poi perché questo lorealizziamo tutti insieme, fi-dandoci e affidandoci. Indiret-tamente, fa anche bene al-l'azienda, oltre che alle perso-ne». Sono le sette e mezzo, le-zione finita. I partecipanti han-no appena consegnano i bigliet-ti, su cui hanno scritto come ri-chiesto dallo psicologo tre paro-le per definire le loro reazioni.Le più frequenti indicano sor-presa ed emozione. Tra gli scaf-fali si brinda con prosecco.

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Nelle fotodue momenti

delle lezionitenute

da un gruppodi docentivolontari

dell'Universitàdi Trieste

nei locali dellaModulblock,

un'aziendadi scaffalature

industrialicon due sediin provincia

di Udine,a Pagnaccoe ad Amaro

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Progetto presentato al Capo dello Stato

La Fondazione Agnellidiventa un centrodedicato all'innovazioneMASSIMO Russo

L

a Fondazione Giovanni Agnelli taglia iltraguardo del mezzo secolo di vita ecambia marcia con un progetto che

guarda al futuro: al tradizionale impegnosulla scuola si aggiunge l'apertura di una se-rie di laboratori per docenti e studenti, construtture di coworking, di incubazione di im-presa, e partnership con aziende e istituzioniinternazionali.

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Scuola, laboratori, coworkingNasce la nuova Fondazione agnelliTorino, per i 50 aniú il ritorno nella sede storica trasformata in polo green e hi-tech

MASSIMO RUSSOTORINOSEGUE DALLA PRIMA PAGINA

1 tutto culminerà nel ritor-no, a partire dalla prima-vera del prossimo anno,

nella sede storica di Torino.Un edificio completamenterinnovato, per segnare anchearchitettonicamente unanuova apertura alla città.

Il progetto e il programmadelle iniziative sono stati pre-sentati ieri in prefettura alpresidente della RepubblicaSergio Mattarella, a marginedella sua visita a Torino, dauna delegazione della fami-glia di cui facevano parte ilpresidente della FondazioneMaria Sole Agnelli, il vicepre-sidente John Elkann, AnnaAgnelli, Simone Avogadro diCollobiano, Tiziana Nasi e ildirettore Andrea Gavosto.

Il progetto di rinnovamen-to della sede di via Giacosa, difronte al parco del Valentino,è stato seguito dallo studiodell'architetto Carlo Ratti, di-rettore del Senseable city labdel Massachusetts Instituteof Technology di Boston.

Si tratta di uno dei primiesempi di edifici in grado diavvertire, grazie a una seriedi sensori, la presenza di per-sone e gruppi al proprio in-terno, e di modificare le pro-prie caratteristiche di conse-guenza. «Stiamo lavorando aqualcosa di simile per ungrattacielo a Singapore»,spiega Ratti, «ma la Fonda-zione Agnelli sarà pronta pri-ma». La sede andrà in stand-by, quasi si trattasse di uncomputer lasciato a riposo,quando al suo interno non cisarà nessuno, permettendo inquesto modo di risparmiareenergia. «Inoltre», continuaRatti, «sarà dotata di un si-stema che consentirà a chi lafrequenta e lo desidera dicondividere la propria posi-zione, favorendo così gli in-contri e le riunioni informali».

Al termine dei lavori l'edifi-cio avrà numerosi spazi co-

muni aperti alla città, recupe-rando importanti elementinaturali come il giardino e laluce. Una rappresentazionefisica delle novità che si tro-veranno all'interno. A comin-ciare dalle alleanze: i pro-grammi didattici saranno in-fatti realizzati in collabora-zione con il Cern di Ginevra,Comau, Fablab Torino, l'Isti-

Lina uraï eLa Fondazione Giovanni Agnelliè stata inaugurata nel 1966a Torino in occasione deicentenario della nascita deisenatore Agnelli. È un istitutoindipendente di ricerca nelcampo delle scienzeumane e sociali.

Il ra «e catk 1»Dal 2008 la Fondazioneconcentra le proprie attivitàsui temi dell'education, nellaconvinzione che l'istruzionerappresenti una delle levepiù potenti per la realizzazionedell'individuo

tuto italiano di tecnologia diGenova e Talent Garden, cheè anche main partner del pro-getto. Alla società fondata daDavide Dattoli verrà affidatala gestione di duemila metriquadri dedicati al coworking:professionalità innovative estart-up condivideranno spa-zi, occasioni di collaborazionee modelli di business. Nella

ric . -aNei primi quarant'anni laFondazione ha dedicatole proprie risorse allo studiodegli scenari sociali dell'Italia,con particolare attenzione alletendenze «emergenti»

sede troveranno posto ancheIl Sella lab, polo di innovazio-ne e acceleratore d'impresadi Banca Sella, che qui finan-zierà attraverso il fondo Pri-mo miglio le nuove imprese,la scuola post laurea di Altaformazione al Management,voluta sette anni fa dalle Fon-dazioni Agnelli, Garrone e Pi-relli, e il Centro di ricerca sul-l'imprenditorialità del Poli-tecnico di Torino. Infine, gra-zie a un accordo con SecondHome, acceleratore creativolondinese, la villa di via Giaco-sa diventerà un nodo di scam-bio per favorire l'incontro traimprenditori e ricercatoriitaliani e internazionali.

Per celebrare i propri cin-quant'anni, la Fondazione hamesso in campo una serie diiniziative ulteriori: «Innova-tion for change», la selezionee il finanziamento di un'ideadi impresa innovativa tra leotto presentate dalla scuoladi Alta formazione e i dotto-randi del Politecnico in colla-borazione con il Cern di Gine-vra; il raddoppio del budgetannuale per le attività di soli-darietà; un premio in denaroa sei vincitori delle Olimpiadio delle Paralimpiadi di Rio,che si impegneranno a porta-re i valori dello sport nellescuole; infine il progetto«l'Italia tra 50 anni», una se-rie di filmati per il web in cuialtrettanti testimoni raccon-teranno come sarà l'Italia tramezzo secolo nel campo del-l'arte, della politica, dellascienza, della società, deglistili di vita, dello sport e dellacultura.

@massimo_russoe —C NDPLCUNI DIRITTI RISERVATI

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®:ü ieeinnovazione

Un rendering dellostudio Carlo Ratti

Associatidella nuova sededella Fondazione

Agnelli : una strut-tura avveniristicanella storica villa

di via Giacosaa Torino

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La i 'ssio e ' Rachele, o 'tologa it ' a allo zoo ' Vienna«Insegnerò loro a volare e insieme migreremo ' Toscana»

«Sto pulendo i pulcini, pos-siamo sentirci tra un po'?».Mezz'ora dopo Rachele Trevi-si, 25 anni, mantovana, ri-sponde al telefono da Vienna:«Siccome non sono brava co-me la mamma vera, gli era an-data un po' di pappa in faccia.Ora si sono addormentati eposso parlare». La pappa sonoratti, grilli, larve, gusci di lu-maca, cuore di bue. E i pulcinidi cui si occupa questa «madreadottiva» (la definizione esua), 14 piccoli di ibis o, in lati-no, Geronticus Eremita, chehanno tra gli 8 e i 14 giorni. InEuropa si sono estinti da 400anni. Questa nidiata è natanello zoo di Vienna e dovrà es-sere reintrodotta in natura conil progetto europeo «Life+»,condotto dal gruppo austriacoWaldrappteam con il soste-gno, tra gli altri, del Parco Na-tura Viva di Bussolengo.

Può vederla solo Rachele,ornitologa che ha studiato pri-

ma all'Università di Padova epoi a Monaco di Baviera, insie-me alla collega tedesca MilenaKlumb, 29 anni. Insegnerannoagli ibis a volare. E poi a migra-re, accompagnandoli con unultraleggero a motore attraver-so le Alpi fino alla laguna diOrbetello, in Toscana. Gli ulti-mi ibis che hanno provato afarlo da soli hanno sbagliatostrada e sono finiti in Olanda oa San Pietroburgo. Perché leseguano in volo, però, devonofidarsi del tutto di loro e solodi loro (troppa familiarità congli umani sarebbe pericolosa).E sviluppare un imprinting co-me quello che avrebbero con igenitori piumati.

«Sono completamente di-pendenti da noi. Gli abbiamofatto il nido nei box con mu-schio, ramoscelli, carta assor-bente. Ogni ora e mezzo glidiamo da mangiare: in unasettimana avremo dormitodieci ore - racconta Rachele

La nostra giornata inizia al-le 5, ci svegliamo e andiamo

subito allo zoo. Ci salutano al-zando e abbassando la testa, illoro movimento tipico, e ini-ziamo a prendercene cura. Pri-ma di tutto li pesiamo per sa-pere se stanno bene e per gliesperimenti endocrinologicidurante la migrazione».

Soprattutto, non smettonomai di stimolarli e interagire

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Ogni orae mezzogli do damangiare:in unasettimanaavròdormitodieci oreMi salutanoalzando eabbassandola testa

con loro. «Anche adesso chesto parlando ho la mano nelnido, mi mettono il becco trale dita, li accarezzo, gli faccio igrattini sul collo, si appoggia-no sulla mia mano». Appenasaranno abbastanza forti, ini-zieranno a volare sulle loro«mamme» umane: «Ci staran-no sempre addosso - spiega-. Dimostrano affetto con ilcontatto fisico, ci infilano ilbecco nelle orecchie, nel naso,nei capelli». Poi tra un mese emezzo saranno pronti a spie-gare davvero le ali: dapprimain una voliera, poi quando sisaranno abituati al rumoredell'ultraleggero nel cielo diSalisburgo. Ad agosto parti-ranno per il viaggio più diffici-le. La traversata delle Alpi èdura e pericolosa e Racheledeve sfidare freddo (non puòmettersi il casco perché gli ibisnon la riconoscerebbero) eimprevisti: «In un angolo dellatesta ho un po' paura». Ma èun sogno che si avvera.

«A sei anni ho allevato ilmio primo pulcino: un passe-rotto trovato sotto un albero almare in Sardegna. Mi seguivapersino in spiaggia. Ho decisoallora che avrei fatto l'ornitolo-ga, anche se non sapevo cosavolesse dire». Ora sono arrivatigli !bis: «Quando ho preso inmano il primo mi sono messaa piangere, non il momentomigliore visto che dovevo lavo-rare: prenderlo, pesarlo, farglilo screening e mettergli glianelli di riconoscimento».

Rachele non vede l'ora diportarlo a destinazione. Sa chese tutto andrà bene, per anni,ogni volta che andrà a Orbetel-lo lui e gli altri quattordici ibise voleranno a salutarla.

Elena Tebano© RIPRODUZIONE RISERVATA

Le cureRachele Trevisi,25 anni (asinistra),dà da mangiarea un pulcino.A destra, leivestita di giallo(per farsiriconosceredagli ibis) conuno dei piccoli.Sotto, unnuovo nato

La vicendaLa missione

di RacheleTrevisi fa partedei progetto«LIFE+ Reasonfor Hope» chenasce nel2014,cofinanziatodall'Ue epromosso dalWaldrappteamcon il sostegnoin Italia delParco NaturaViva diBussolengo(Verona)

L'obiettivo èimportante perla promozionedellabiodiversità:riportare neicieli europeil'ibis GeronticusEremita, che siè estinto nelVecchioContinente da4 secoli

È per questoche l'uomodeve insegnarloro la rotta dimigrazione,guidandoli involo inultraleggero:dopo che annifa è mortol'ultimoindividuomigratore diquesta specie,rimangonosolo dellecoloniestanziali, inTurchia eMarocco

La sceltadella rotta èfondamentalegli ibis, che ogniprimaveratornano a Nordin Austria dallaToscana dovearrivano adagosto, neglianni futuricontinuerannoa seguire quellatracciata conl'ultraleggerodagli umanidei Waldarapp-team

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Libertà, fuga, rifugio e accoglienzalo lo lograzione cerca una ragioneLa mi«Migrantes»: da domani a domenica i contronti nel Borgo dei filosofi

Antonella Russoniello

receduto da una serie diincontri preliminari, il«Borgo deifilosofi» si ap-presta a vivere la sua VIIedizione, da domani adomenica, con incontri

con importanti filosofi contempora-nei al Teatro «Carlo Gesualdo», al Li-ceo «Pietro Colletta», all'Istituto Alber-ghiero, al Circolo della Stampa e allaCasina del Principe.

Ideato da Angelo Antonio Di Grego-rio, il Borgo si avvale della consulenzascientifica di Francesco Saverio Festa,docente di Storia della Filosofiaall'Università di Salerno e ha trovatonella sinergia con il Forum e una nuo-va linfa per realizzare una VII edizio-ne con un programma di tutto rispet-to, dedicato al tema attuale dei «Mi-grantes».

Con un occhio particolarmente at-tento ai giovani, il Borgo vuole coin-volgere gli appassionati di filosofiama anche sperimentare nuove com-mistioni e forme innovative di comu-nicazione e fruizione della cultura,avendo come obiettivo a medio-lun-go termine quello di diventare mo-

II progettoDi Gregorioe Festacon il Forumdei Giovaniin Teatro,alla Casinae al Circolo

mento incentivan-te di turismo cultu-rale.

L'apertura del-la manifestazioneè per domani alle9,30 al Teatro «Ge-sualdo» coni salu-ti del sindaco Pao-lo Foti, di StefanoLuongo e StefanoVetrano, rispetti-vamente presiden-te e referente cul-turale del Forum,Angelo AntonioDi Gregorio e Fran-cesco Saverio Fe-sta su «Le ragionidi una rassegna».

Alle 10, «Eticadell'accoglienza»sarà il tema dell'in-tervento di Adria-

no Fabris (Università di Pisa), seguitoda Silvia Bon (Istituto Cultura Ebrai-ca, Trieste) su «Il flusso migratorioebraico verso il Nord Est Italia(1750-1950)» e, alle 16, da Mario Tar-chi (Università di Firenze) su «Emigra-zione, societàmultietniche, multicul-

turalismo: la politica di fronte a sceltecruciali» e da Diego Fusaro (Universi-tà San Raffaele di Milano) su «Homomigrans. Ideologia dell'immigrazio-ne». La giornata si concluderà alle 21alla Casina del Principe con il Clan Hche proporrà «Serata Dorsiana».

La giornata di sabato 16 si aprirà al-le 9,30 al Liceo classico «Colletta» conEmilio Baccarini (Università di RomaTorVergata) su «Nomadismo e ospita-lità», seguito da Mostafa El Ayoubi(giornalista di «Confronti») su «L'im-migrazione in Europa: la dimensionegeopolitica». Alle 16 gli incontri si spo-steranno all'Istituto Alberghiero«Manlio Rossi Doria» conAlain De Be-noist (fondatore del movimento Nou-velle Droite) che parlerà de «Les Mi-grants armèe de rèserve du Capital» eGilberto Corbellini (Università di Ro-

ma «La Sapienza») su «Flussi umani,diversità e malattie». Alle 21, alla Casi-na del Principe, «Serata pasoliniana»con Mauro Fabi, Andrea D'Ambrosioe Anna Coluccino. Alle 23, sempre al-la Casina, reading sul tema delle mi-grazioni a cura del Collettivo «Ou-vre-boite».

La giornata conclusiva si aprirà all e10,30 al Circolo della Stampa con Giu-siFurnari Luvarà che discuterà di «Cri-stalli di sole. Sabbie deserte. Gocce dimare. Verso le terre della sera». Alle16 al Teatro «Gesualdo» relazione diUmberto Curi (Università di Padova)su «Figli di Ares: guerre terrorismo, mi-grazioni. Quale uscita?» seguito, alle18, dall'artista irpino Ettore De Conci-liis protagonista del documentario «Ilmessaggio del murale.Ilriflesso dipin-to» di Carlo Laurenti. Alle 18, granfina-le conAldo Massullo (professore eme-rito dell'Università «Federico II» diNa-poli) con la sua lectio su «La ragioneidiota e la dissipazione di umanità».Alle 21 alla Casina del Principe la Com-pagnia de Li Cuori recita brani da Mi-

stero Buffo di Dario Fo e da altri testidel Premio Nobel.

«Una manifestazione come il "Bor-go dei filosofi" - commenta StefanoVetrano - può diventare un valore ag-giunto per questa città. Il nostro invitoè che tali manifestazioni siano incenti-vate e supportate da più istituzioni inmodo da rendere un servizio cultura-le alla città che non deluda e che spro-ni il cittadino a vivere di più la città.Noi come Forum dei Giovani ce la stia-mo mettendo tutta e da tempo stiamoportando avanti attività culturali diva-rio tipo e abbiamo fino adesso avutouna buona risposta da un pubblicomisto che non comprende soltantoadulti o addetti ai lavori ma anche tan-ti studenti. I giovani che fino ad oggi cihanno seguito si sono dimostrati ap-passionati e propositivi forse perchésono insoddisfatti di seguire e com-mentare eventi solo sui social comeormai si è soliti fare ma cercano, quan-do possono, un confronto diretto peraprire un dibattito costruttivo».

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Nusco, De Giovanni rinvia a maggioLa lezione di Biagio DeGiovanni, prevista per oggialla Scuola di Alti studi politiciorganizzata dall'istitutouniversitario «Suor OrsolaBenincasa » a Nusco , è statarinviata venerdì 6 maggio.Allora De Giovanni , assiemeal sindaco di Nusco epromotore della Scuola,Ciriaco De Mita, svolgerà ilsuo intervento sul tema dellacrisi della rappresenzademocratica, che èl'argomento che tiene tutte lelezioni dl ciclo di incontri diquest'anno.La direzione scientifica e'affidata al Rettore dell'Ateneouniversitario Luciod'Alessandro e a Ciriaco DeMita. I l Comitato scientifico

invece e ' composto da: PieroCraved , Roberto Esposito,Gennaro Carillo, RiccardoMartina, Giuseppe De Rita,Sergio Marotta , AdrianoGiannola , Eugenio Capozzi,Giuseppe Galasso , Biagio DeGiovanni , Fabio Benincasa,Guido Trombetti , FrancescaRusso , Stefano De Luca.

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II flusso Campo di prima accoglienza dei profughi a Nord della Grecia: a sinistra, Angelo Antonio Di Gregorio

I protagonistiDal basso in alto, Umberto Curi,Ettore DeConciliis, Diego Fusaro,Marco Tarchi, Alain de BenoistoAldo Masullo

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La pro féssoressa Silvia Ca/amai invitata dalla rete europea Clarin a parlare del lavoro di recupero delle voci della nostra rer, .one

Sbarca a Oxford il progetto sAREZZO

La professoressa Silvia Calamai, do-cente di Glottologia e linguistica pres-so il Dipartimento di Arezzo dell'Università di Siena, sarà all'Universi-tà di Oxford la prossima settimanaper presentare il progetto "Grammo-foni (Gra.fo), le soffitte della voce".La docente è invitata a parlare a unworkshop di Clarin, rete europea co-stituita da università, centri di ricer-ca, biblioteche e archivi pubblici cheospitano risorse linguistiche e servizicorrelati. Parteciperanno alworkshop studiosi che stanno facen-do ricerche su archivi sonori, archivi-sti. sociologie linguisti di Regno Uni-to, Svezia, Olanda, Repubblica Cecaed Estonia.

are 'fflu' sonori tos"Grammo-foni (Gra.fo), le soffittedella voce" è un progetto realizzatodal Dipartimento di Arezzo dell'Uni-versità di Siena e dalla Scuola Nor-male Superiore di Pisa. Parzialmentefinanziato dalla Regione Toscana,ha permesso di censire, catalogare,trascrivere e digitalizzare materialesonoro raccolto a partire dagli annisessanta da studiosi, appassionati,cultori di dialetti e tradizioni popola-ri. E' stato realizzato un portale, cheoggi raccoglie quasi tremila ore di au-dio digitalizzato. Trenta archivi sonostati salvati dal degrado, 639 bobineaperte e 1124 audiocassette. Un ar-chivio digitale di voci appartenenti al-la tradizione orale toscana che rendeora fruibili a tutti risorse fino a poco

tempo fa non consultabili, un univer-so sonoro ricchissimo, fatto di storie,racconti, aneddoti, favole, proverbi,stornelli, canzoni provenienti dallanostra regione (http://grafo.snsit)."Anche se il finanziamento regionaleper il progetto è finito - dice la profes-soressa Calamai - le attività di catalo-gazione e di analisi del prezioso giaci-mento sono riprese grazie al contri-buto finanziario di Unicoop Firenze,che ha compartecipato alle spese diattivazione di un assegno di ricercapresso il Dipartimento universitariodi Arezzo".

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w . Silvestro Micera, dell'Istituto di BioRobotica della Scuola superiore universitaria Sant'Anna di Pisa: «Un'idea semplice ma difficile da realizzare»

«Uno strumento che traduce i comandi del cervello»Monica Diliberti

Restituire il movimento della ma-no a chi, materialmente, ha persoquesta capacità per una lesionedel midollo spinale. Il tutto graziead un chip impiantato nel cervel-lo. «Un'idea relativamente sempli-ce», dice Silvestro Micera, dell'Isti-tuto di BioRobotica della Scuolasuperiore universitaria Sant'AnnadiPisa. Sarà semplice sul serio, magli scenari che si aprono - analizza-ti suNature, la rivista più autorevo-le del settore - sfiorano la fanta-scienza e comunque regalerannola speranza a migliaia di personemagari costrette su una sedia a ro-telle o totalmente dipendenti da-gli altri, anche per bere un bicchi e-re d'acqua o reggere un libro.

069 Professor Micera, ci aiuti acapire la rilevanza di questo ri-sultato...«Il paziente è un ragazzo tetraple-

gico, che non può muovere brac-cia e gambe per una disconnessio-ne tra il cervello e i muscoli.L' obiettivo era dunque quello di re-cuperare questa connessione inmodo artificiale. Facciamo unesempio. Quando devo prenderegli occhiali, la corteccia cerebralesi attiva, i neuroni partono verso ilmidollo spinale, i muscoli si con-traggono, chiudo la mano e pren-do gli occhiali. Nel tetraplegicoquesto meccanismo non funzionaperla lesione midollare. Gli elettro-di collocati nella corteccia cerebra-le registrano l'attività, ovvero i mo-vimenti desiderati dal paziente,ad esempio chiudere la mano. I co-mandi quindi giungono agli elet-trodi posti sull'avanbraccio chepoi arrivano allamano. L'idea dun-que è quella di bypassare la lesio-ne».

ce* Un'idea semplice, la defini-sce...«Di per sé lo è. La cosa più compli-

Silvestro Micera

cara è stata realizzarla. Innanzitut-to, è importante riuscire a codifica-re le informazioni del cervello, inquesto caso quelle relative al movi-mento delle dita. Inoltre, è indi-spensabile avere la capacità di ge-nerare la giusta dose di corrente

Medlcodlfamigllaadispsizipnet6omnelsuosmdìosip o-.,pagareanfieilbcket

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da trasmettere. Nonostante le diffi-coltà, la metodica ha funzionato ec'è un altro aspetto fondamentale:il paziente ha anche fatto registra-re un miglioramento clinico. Esi-stono diverse scale di valutazionein base alle quali il ragazzo parestare meglio».

000 Un risultato che fino a nonmolto tempo fa era impensabile.Come si è arrivati a tutto questo?«Già due anni fa, era stato pubbli-cato un lavoro suNature che dimo-strava la fattibilità di questo inter-vento su scimmie. Però questo è ilprimo caso effettuato sull'uomo.E c'è una differenza: la scimmiaera sana, aveva soltanto una parali-si temporanea. Sull'essere umanoè un'altra cosa, si tratta di un saltoquantico».

Lei è stato uno dei pionieria livello mondiale della mano ro-botica da impiantare in chi ha su-bito un 'amputazione . Quali so-

no le novità più attuali?«Dal 2014 ci stiamo concentrandosulla possibilità di ri dare alle perso-ne amputate le informazioni tatti-li. Quando si prende un oggetto sipercepiscono la forza, il peso, la ru-gosità e quant'altro. Attraversoelettrodi impiantati nel nervo peri-ferico e collegati ai sensori dellamano robotica riprendiamo le in-formazioni dell'oggetto. L'ultimain ordine di tempo, che siamo riu-sciti a recuperare un mese fa, è larugosità della superficie. Per un pa-ziente amputato significa avereun ritorno alle sensazioni, percepi-re la sua mano e anche dal puntodi vista psicologico questo è impor-tante».

La robotica applicata allamedicina sta facendo passi da gi-gante . Quali le sfide per il futu-ro?«Ci sono due questioni da valuta-re. Lapriuna è di tipo scientifico: bi-sogna capire cos'altro possiamodare ai pazienti. Noi abbiamo aper-to una porta, ma ci sono da com-prendere potenzialità e limiti. Epoi c'è un aspetto clinico: dobbia-mo dimostrare che quello che sipuò fare per i pazienti può esseretrasferito nella loro vita quotidia-na. È questo ciò su cui stiamo lavo-rando attualmente».

Il riferimento è sia alle per-sone amputate che ai tetraplegi-ci?«Sì, ad entrambe le categorie. L'in-tervento sul ragazzo tetraplegico èstato solo il primo passo. L'obietti-vo è dimostrare che funzioni su tut-ti i soggetti. Inoltre, in futuro si do-vranno rendere portabili o impian-tabili tutti gli apparecchi esterni,in modo da poterli usare nella vitaquotidiana e non solo negli ospe-dali».

1040 Ma quanto costa questo ti-po di ricerca? In termini econo-mici e di tempo...«Per la piano robotica ci sono volu-ti 10 milioni di euro per 10-15 annidi ricerca. Per rendere il sistemaclinicamente utilizzabile ce ne vor-ranno almeno 50». (`MOD*)

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StatiUn'' E' la prima volta Aggi la lesione spinale

muove la mano121 e a un chip nel cervello

ROMA- Un giovane di 24 annicon braccia e gambe paralizza-te è riuscito a muovere dita, pol-so e mano fino ad afferrare unabottiglia e a pizzicare le cordedi una chitarra grazie a un chipimpiantato nel cervello: è il pri-mo esperimento di questo tipomai realizzato sull'uomo. Pub-blicato su Nature, il risultato sideve al gruppo coordinato daAli Rezaa , della Ohio State Uni-versity, Chad Bouton , dell'Isti-tuto Feinstein per la ricercamedica, Nick Annetta , del Bat-telle Memorial Institute.

Il chip è stato impiantato nel-la corteccia cerebrale che con-trolla i movimenti e riesce aconvogliare i segnali nervosi adun sistema di elettrodi postisull'avambraccio che li tra-smette alla mano. In pratica,spiega Silvestro Micera che in-segna Neuroingegneria allaScuola Superiore Sant'Anna diPisa, il sistema «ripristina inmodo artificiale il collegamen-to tra i segnali che il cervello in-via agli arti per farli muovere,che è interrotto nelle personecon lesioni spinali».

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Lo strumento, impiantato nella corteccia cerebrale che controlla i movimenti, convogliai segnali nervosi ad un sistema di elettrodi sull'avambraccio

Ragazzo paralizzato dopo un incidentegrazie a un microchip muove le maniMonica NardoneROMA

ce* Un giovane di 24 anni con brac-cia e gambe paralizzate è riuscito amuovere dita, polso e mano fino adafferrare una bottiglia e a pizzicarele corde di una chitarra grazie a unchip impiantato nel cervello: è il pri-mo esperimento di questo tipo mairealizzato sull'uomo. Pubblicato suNature, il risultato si deve al gruppocoordinato da Ali Rezai, della OhioState University, Chad Bouton, dell'Istituto Feinstein per la ricerca me-dica, NickAnnetta, del Battelle Me-morial Institute.

Il chip è stato impiantato nellacorteccia cerebrale che controlla imovimenti e riesce a convogliare i

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segnali nervosi ad un sistema dielettrodi posti sull'avambraccioche li trasmette alla mano. In prati-ca, spiega Silvestro Micera che inse-gna Neuroingegneria alla Scuola Su-periore Sant'Anna di Pisa, il siste-ma «ripristina in modo artificiale ilcollegamento tra i segnali che il cer-vello invia agli arti per farli muove-re, che è interrotto nelle personecon lesioni spinali». Per Micera, il ri-sultato è molto interessante e po-trebbe rendere più veloce il trasferi-mento di questo tipo di tecnologiasui pazienti.

Il sistema si chiama NeuroLife,ed è un «bypass nervoso elettroni-co» che registra i segnali della cor-teccia grazie al chip, li elabora e tra-sforma nei movimenti desiderati

14 F

II primo uomo con la mano « bionica » trapiantata alcuni anni fa

grazie a un sistema basato sull'intel-ligenza artificiale, e permette dimuovere la mano paralizzata attra-verso gli elettrodi posti sull'avarn-braccio. I ricercatori ci hanno lavo-rato per oltre 10 anni: hanno primaregistrato gli impulsi nervosi dellacorteccia motoria grazie a elettrodiimpiantati nel cervello di una perso-na paralizzata; e hanno usato que-sti dati come base per sviluppare ilchip, gli algoritmi di apprendimen-to e il sistema di sensori che stimolai muscoli.

La sperimentazione sull'uomo ècominciata nel 2014, con l'interven-to chirurgico di tre ore durante ilquale un chip più piccolo di un pi-sello è stato impiantato nella cortec-cia motoria di lan Burkhart, un gio-

vane di 24 anni che ha subito una le-sione spinale a causa di un inciden-te subacqueo che lo ha paralizzato.

Ci sono voluti 15 mesi per recupe-rare l'uso della mano ma adesso Bu-rkhart, durante i test riesce a stri-sciare una carta di credito, ad affer-rare una bottiglia, a versarne il con-tenuto in un bicchiere, e a usare latastiera di un computer.

«Negli ultimi dieci anni - diceBouton - abbiamo imparato a deci-frare i segnali del cervello dei pa-zienti che sono completamente pa-ralizzati e ora, per la prima volta,questi segnali sono stati trasforma-ti in movimenti».

L'esperimento, aggiunge, mo-stra che i segnali registrati dal chippossono essere rispediti all'arto, ag-girando la lesione e permettendo diripristinare i movimenti. Adesso lasfida è miniaturizzare tutto l'appa-rato e renderlo senza fili, in modoche, conclude Ali Rezai, al più pre-sto possa essere utilizzato dai pa-zienti a casa.

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