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Nicole JordaN Sfida d’amore © 2010 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Romanzi Storici Special marzo 2010 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale.

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Nicole JordaN

Sfida d’amore

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Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: To Seduce a Bride Ballantine Books

© 2008 Anne Bushyhead Traduzione: Maddalena Milani

Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto

di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

persone della vita reale è puramente casuale.

© 2010 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Romanzi Storici Special

marzo 2010

I GRANDI ROMANZI STORICI SPECIAL ISSN 1124 - 5379

Periodico mensile n. 123 del 24/3/2010 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi

Registrazione Tribunale di Milano n. 368 del 25/6/1994 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale

Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione

Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti

contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171

Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano

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Gli intrighi di Lady Freemantle farebbero impazzire una santa, e voi sapete bene che io non lo sono affatto!

da Miss Lily Loring a Fanny Irwin Danvers Hall, Chiswick, Inghilterra, giugno 1817 «Non capisco come riesca a turbarmi tanto» farfugliò Lilian Loring rivolgendosi a un gatto. «Nessun uomo ha mai avuto questo effetto su di me.» L'unica risposta che ricevette fu un roco miagolio. «E non solo perché è così attraente» proseguì Lily. «Non ho certo una passione per i nobili attraenti.» Se mai tendeva a evitarli come la peste! «E mi importa an-cor meno del suo rango.» Emettendo un sonoro sospiro, Lily si sdraiò sulla pa-glia, accarezzando il soffice pelo del gatto. Non riusciva davvero a spiegarsi la reazione che Heath Griffin, Mar-chese di Claybourne, aveva suscitato in lei. Soprattutto dal momento che lo aveva conosciuto soltanto quella mattina, al matrimonio di sua sorella. «Il problema è che lui è troppo affascinante.» E virile. Pieno di vita. Sicuro di sé. Quali che fossero i suoi attri-buti, riuscivano a confonderla.

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«Che il diavolo se lo po... porti...» Rendendosi conto che stava biascicando, Lily pensò bene di chiudere la bocca. Senza dubbio era colpa dei tre calici di champa-gne che aveva bevuto, ma gli eventi della serata erano stati così imbarazzanti da spingerla a cercare rifugio tra le braccia di Bacco. Non era del tutto ubriaca, ma era comunque stato un errore arrampicarsi sulla scala del fienile con indosso un abito da sera, una delicata creazione di seta rosa e, peg-gio ancora, calzando delle scarpette da ballo. Salire i gradini in quella scomoda tenuta, per giunta tenendo in mano un involto pieno di avanzi della cena, aveva mes-so a dura prova perfino le sue notevoli doti atletiche. Ma aveva a tutti i costi voluto portare qualcosa da mangiare a Boots, prima di lasciare il banchetto nuziale. Boots, la gatta che viveva nelle scuderie di Danvers Hall, aveva appena dato alla luce tre adorabili micini. In quel momento la famigliola felina era felicemente rinta-nata in una scatola che Lily aveva sistemato nella soffit-ta del fienile per tenerla al riparo dai cani. Per non infa-stidire i gattini con la sua luce intensa, Lily aveva la-sciato la lanterna di sotto, appesa a un gancio nel muro, dunque il fienile era rischiarato da un tenue riverbero dorato che, insieme alla tiepida aria notturna di quella sera quasi estiva, creava un'atmosfera intima. I tre gattini erano poco più che minuscole pallottole di pelo, ma stavano già iniziando a mostrare personalità diverse. Proprio come lei e le sue sorelle, pensò Lily. Vedere quelle creaturine guardarla con occhietti asson-nati la riempiva di tenerezza, visto che da sempre nutri-va un'istintiva simpatia per gli indifesi. Ma, a essere del tutto onesta, doveva ammettere di aver cercato rifugio lassù più per sfuggire alle attenzioni

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di Lord Claybourne che per sfamare i gatti, oltre che per concedersi qualche momento di autocommiserazione. Mentre Boots si dedicava a rosicchiare con entusia-smo un petto di fagiano arrosto, Lily sollevò delicata-mente uno dei tre micini. «Sai quanto sei carino?» gli mormorò, affondando il naso nella soffice pelliccia color ebano. Il gattino nero era vivace e ribelle proprio come lei, e infatti le rispose allungandole una giocosa zampata sul naso. Lily si abbandonò a una risata liberatoria, il che servì almeno in parte ad alleviare la mestizia dei ricordi che le stavano affiorando alla mente. Il matrimonio che si era tenuto quella mattina nella chiesa del villaggio aveva costituito una lieta, toccante occasione. Arabella, la sorella maggiore di Lily, aveva sposato Marcus Pierce, di recente diventato Conte di Danvers. Era seguito un colossale ricevimento a Dan-vers Hall, a cui avevano partecipato quasi seicento ospi-ti. La festa era stata un successo, soprattutto grazie al-l'altra sorella di Lily, Roslyn, da sempre una perfetta padrona di casa. Il ballo sarebbe durato ancora un paio d'ore, ben oltre la mezzanotte, ma Lily e Roslyn avevano già salutato Arabella in privato, spargendo qualche lacrima di felici-tà e tristezza al tempo stesso. Per Lily era già difficile accettare l'idea di aver perso Arabella, ma la serata era stata ulteriormente complicata dalle macchinazioni della loro amica e benefattrice Wi-nifred, Lady Freemantle, da tempo decisa a trovar mari-to a tutt'e tre le sorelle Loring. Quattro anni prima, quando le giovani erano arrivate a Chiswick senza un soldo e bisognose di guadagnarsi da vivere, Winifred aveva fornito loro i fondi per aprire

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una scuola di buone maniere per le figlie della ricca borghesia. Quella sera, per tutto il corso del ballo, non aveva fatto altro che tentare di gettare la povera Lily tra le braccia del Marchese di Claybourne, un caro amico di Marcus. Alla fine, con sommo orrore di Lily, Winifred l'aveva praticamente costretta a danzare con milord. «Troverete un vero piacere ballare con una dama am-bita come Miss Lilian, milord» gli aveva assicurato Lady Freemantle. «Un piacere e un onore» aveva risposto Claybourne, rivolgendo a Lily un sorriso sornione. A quelle parole Lily aveva sentito il sangue defluirle dalle guance. Mentre quella traditrice di Winifred si al-lontanava tutta gongolante, a lei non era rimasto altro che fissare Claybourne senza proferir parola, divisa tra la stizza e l'imbarazzo. Il marchese era alto e di corporatura possente, ed e-manava una virilità tale da catturare l'attenzione di tutti coloro che lo circondavano. Con suo grande disappunto, Lily aveva scoperto di non fare eccezione. Il cuore aveva iniziato a batterle più forte e un'innegabile eccitazione era andata mescolando-si alla rabbia che aveva provato nel sentirsi come una merce esposta per attirare un potenziale acquirente. Sempre senza spiccicar parola, aveva preso la mano di Lord Claybourne per farsi condurre alle danze. E quando l'orchestra aveva attaccato le prime note di un valzer, si era lasciata cingere dalle sue braccia con gran-de riluttanza. Non voleva stargli così vicino, perché a quella distanza il suo calore e la sua vitalità si trasmet-tevano fin troppo facilmente anche a lei. Né le piaceva il modo in cui il corpo e la mente divenivano sempre più

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consapevoli della grazia e della sensualità del suo cava-liere, mentre lui la conduceva disinvoltamente nei passi del valzer. Non erano certo qualità che era solita notare e apprezzare in un uomo. Di solito l'unica cosa a cui fa-ceva caso erano la stazza, la potenziale aggressività, nonché le dimensioni dei pugni... «Non vi piace ballare in generale, Miss Loring» le aveva domandato Claybourne, spezzando finalmente quel lungo silenzio, «o avete qualcosa in contrario a danzare con me?» Lily era stata colpita dalla sua perspicacia. «Che cosa ve lo fa pensare, milord?» «Forse è per via della vostra espressione cupa.» Sentendosi avvampare, Lily si era impressa un sorriso sulle labbra. «Vi chiedo perdono. Ballare non è il mio passatempo preferito.» «Eppure ve la cavate piuttosto bene. Confesso che la cosa mi sorprende.» «E perché mai?» «Perché Marcus vi ha definito un maschiaccio indo-mabile. Mi risulta che di norma non mettereste piede in una sala da ballo neanche morta, preferendo di gran lunga uscire a cavalcare a rotta di collo.» Quello schietto commento le aveva strappato una ri-sata riluttante. «Di certo preferisco l'equitazione al bal-lo, milord. Ma definirmi indomabile mi pare eccessivo. Marcus forse mi trova aggressiva per il fatto che ho spesso litigato con lui, quando stava corteggiando Ara-bella. In verità ho un carattere piuttosto mite. Ammetto invece di essere un maschiaccio, tranne che quando in-segno all'accademia, dove mi sforzo di dare il buon e-sempio alle nostre allieve e quindi di adeguarmi alle re-gole dell'etichetta. Traggo comunque un grande piacere

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nello sfidare le convenzioni della società.» «Ammiro gli animi ribelli» aveva osservato lui in to-no divertito. «Siete molto diversa dalle vostre sorelle, vero?» Quel commento gli aveva procurato un'occhiataccia. Lily lo aveva fissato insospettita, incapace di capire se lui giudicasse tale diversità un fatto positivo o meno. Non che le importasse granché del suo giudizio! Né le seccava uscire sconfitta dal paragone con le sue sorelle. Arabella e Roslyn erano due bellezze dai capelli chiari e la pelle candida, dotate di una figura alta e aggraziata. Lily non poteva competere con loro in fatto di statura e di leggiadria, inoltre aveva occhi e capelli scuri che la facevano sembrare decisamente fuori posto in una fami-glia di biondi con gli occhi chiari. Come se ciò non ba-stasse, le sue sorelle vantavano modi posati e impecca-bili, mentre il suo carattere era talmente vivace e testar-do da farla immancabilmente finire nei guai. Ma Lily non si sentiva in dovere di scusarsi con il marchese per le proprie tendenze sovversive. Anzi, per quanto la riguardava, meno si parlavano meglio era. Lui, tuttavia, sembrava di ben altro avviso e non ave-va colto il suo ostinato silenzio come un invito a imitar-la e a restarsene zitto. «Vi è piaciuta la cerimonia di stamattina?» le aveva chiesto invece. Aveva toccato un tasto dolente, ma Lily si era sforza-ta di non darne mostra. «Arabella era una sposa incante-vole» era stata la sua diplomatica risposta. «Eppure non approvate il suo matrimonio con il mio amico.» Con espressione accigliata, Lily aveva lasciato vagare lo sguardo per il salone alla ricerca degli sposi, che ave-va visto ballare e sorridersi teneramente. «Temo che ab-

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bia commesso un errore, sposandosi così precipitosa-mente. Si conoscono da meno di due mesi.» «Eppure sostengono di amarsi alla follia.» «Lo so» aveva riconosciuto Lily malvolentieri. A giudicare dagli sguardi adoranti che i due si stavano scambiando, in effetti sembravano molto innamorati. «Ma temo che potrebbe non durare.» «Mi sembra di sentire il mio amico Arden.» Arden, l'altro miglior amico di Marcus, era in verità Drew Moncrief, Duca di Arden. I tre nobiluomini, Dan-vers, Arden e Claybourne, erano molto legati l'uno al-l'altro. «Neanche Sua Grazia voleva che si sposassero?» aveva domandato. «No, per i vostri stessi motivi.» «E voi che cosa ne pensate di quest'unione, milord?» «Pur preferendo sospendere temporaneamente ogni giudizio, tendo comunque ad approvare. A guardarli paiono molto felici, non trovate?» «Sì. E spero di cuore che sarà sempre così. Non vo-glio che Arabella soffra.» «Pensate che Marcus la farà soffrire?» «I nobili lo fanno spesso» aveva borbottato Lily, riu-scendo tuttavia a farsi udire. «Non tutti i nobili sono malvagi, Miss Loring.» «No... Non sempre.» Sentendolo parlare di malvagità, Lily aveva esamina-to il marchese con maggior attenzione. Era un uomo imponente, con il petto molto ampio e muscoloso. Gli arrivava a malapena alle spalle. Di norma provava un'istintiva diffidenza verso gli uomini possenti, perché li considerava ancora più capaci degli altri di maltrattare le donne, una convinzione che si era radicata in lei fin dalla più tenera età.

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Invece, stranamente, Lord Claybourne non le ispirava alcun timore... o perlomeno non lo temeva per via della sua stazza. Pur avendo l'aria di possedere una gran forza fisica, non sembrava tipo da servirsene per accanirsi sui più deboli. Forse era per via del suo sorriso affabile. O forse a causa delle molte storie che Lily aveva udito sul suo conto. Il Marchese di Claybourne godeva infatti di una leggendaria fama di rubacuori. E a sua volta, si diceva, anche lui aveva un debole per il gentil sesso, ma non abbastanza da sposare una delle sue numerose conquiste. Tutto ciò rendeva ancor più strano il fatto che non avesse da sollevare obiezioni ri-guardo al matrimonio del suo amico Marcus. «Spero che non mi abbiate già condannato a priori» aveva dichiarato Claybourne, intromettendosi nei pen-sieri di Lily. «Aspettate almeno di conoscermi meglio.» «Non c'è alcun bisogno di conoscersi meglio» aveva ribattuto lei. «Non frequentiamo gli stessi circoli, e non appena la festa sarà finita, intendo calarmi di nuovo nei panni del maschiaccio e non mettere mai più piede in una sala da ballo.» La risata di lui era roca e suadente... anzi, del tutto di-sarmante. «Marcus mi aveva avvertito che eravate dav-vero unica!» Distogliendo a viva forza lo sguardo da quello di lui, Lily si era imposta di fissare un punto lontano. Non vo-leva ammettere di essere attratta da Lord Claybourne. Lui la faceva sentire fragile, delicata e femminile... tutte doti che Lily considerava in pratica dei difetti. Purtrop-po, però, la forza e la vitalità che si sprigionavano da lui erano travolgenti. Ma il fascino che esercitava su di lei era dovuto anche

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ad altre qualità. C'era un che di avventuroso, in lui, che gli dava l'aria di un intrepido esploratore. Avrebbe potu-to essere il capitano di una nave in mezzo a una tempe-sta, o a capo di una pericolosa spedizione nella giungla. Lily non sapeva se lui possedesse una nave o meno, ma sapeva per certo che era un abile sportivo. Le sue gesta atletiche venivano riferite e commentate in tutti i salotti dabbene. E per tutta la giornata Winifred non a-veva fatto altro che intessere le sue lodi, nella speranza di catturare l'attenzione di Lily e convincerla che il mar-chese fosse per lei il marito ideale. Peccato che Lily non avesse alcuna intenzione di spo-sare il marchese... né nessun altro uomo, a dire il vero. In ogni caso era stata costretta ad ammettere che Cla-ybourne era l'uomo più intrigante che avesse mai incon-trato. Un motivo più che sufficiente per tenersi lontana da lui! E così, non appena il valzer era terminato, Lily si era sottratta alla sua snervante compagnia. Aveva già deciso di lasciare la festa a breve, e tra-scorrere la notte a casa della sua amica Tess Blanchard, un'altra insegnante dell'accademia. Dopo essersi congedata da Arabella e aver bevuto al-tri due bicchieri di champagne in rapida successione, per contrastare la malinconia che si era impossessata di lei, si era diretta di soppiatto verso le scuderie per porta-re da mangiare a Boots e dare un'occhiata ai gattini. A-nelava disperatamente alla quiete del fienile. Le girava ancora la testa, in parte per via dei suoi ec-cessi alcolici, o forse per colpa del ricordo di quegli in-tensi momenti trascorsi insieme a Lord Claybourne. A-verlo avuto così vicino nel corso della danza l'aveva ol-tremodo turbata.

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«Tanto dopo stasera non lo rivedrò più» biascicò, ri-ponendo il micio nero nella scatola. «E spero che Wini-fred la smetta di atteggiarsi a cupido!» Fu allora che udì un lieve rumore levarsi da sotto, si-mile a uno schiarirsi di gola. Domandandosi chi mai potesse essere, cambiò posi-zione per sporgersi dal soppalco della soffitta. Ma quando scorse l'aitante figura del Marchese di Cla-ybourne, appoggiato con aria disinvolta a una colonna, le braccia conserte, si sentì mancare l'aria. Allora sì che la testa prese a girarle vorticosamente, costringendola a ritrarsi per non cadere di sotto. Oh, cie-lo! Possibile che l'avesse udita lamentarsi per il suo ec-cessivo fascino? E quali altre osservazioni incriminanti si era lasciata sfuggire su di lui? Portandosi una mano a una tempia pulsante, Lily si azzardò di nuovo a sbirciare di sotto. «Mi... milord, che cosa fate qui?» «Vi ho vista lasciare la festa e mi sono chiesto perché mai steste andando nelle scuderie.» «Mi avete seguita?» s'indignò Lily. Claybourne annuì. «Mi dichiaro colpevole.» Lei socchiuse gli occhi, guardandolo con diffidenza. «Quindi stavate spudoratamente origliando?» «Ero curioso. Parlate sempre da sola, Miss Loring?» «A volte. Ma in questo caso stavo parlando a un gat-to... a dei gatti, per la precisione. Boots ha appena avuto i cuccioli.» «E vorreste forse spiegarmi che cosa ci fate lassù?» «Le ho portato da mangiare.» «Siete venuta a dar da mangiare a un gatto?» Il tono di lui era stupito, nonché un po' incredulo. «Dovrei forse lasciarla morire di fame?» si spazientì

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Lily. «Boots è un'ottima cacciatrice di topi, anche se al momento ha ben altro da fare, ossia prendersi cura dei suoi piccoli.» Le labbra sensuali di lui fremettero d'ilarità trattenuta a stento. «E pensate di restarvene lassù con i gatti?» «No. Scenderò non appena la testa smetterà di girar-mi. Devo... aver bevuto troppo champagne.» In effetti il suo capogiro era troppo forte perché potesse scendere incolume dalla scala e sottrarsi così alla sgradita presen-za di Lord Claybourne. «Allora forse non vi dispiacerà se vi faccio compa-gnia» replicò lui, mettendo già il piede sul primo piolo. Sì, che le dispiaceva! Lily scattò a sedere, cercando disperatamente un modo di impedirgli di raggiungerla. «Non potete salire quassù, milord!» esclamò, ma quella protesta non ebbe alcun risultato, perché poco dopo la testa di lui fece capolino oltre il soppalco. «Posso, eccome... e soprattutto lo voglio.» Ormai visibile in tutto il torso, lui si fermò per scruta-re Lily con interesse. «Vi sporcherete la giacca» tentò debolmente di dis-suaderlo Lily, puntando lo sguardo sulla giacca da sera di velluto bordeaux che fasciava alla perfezione quelle magnifiche spalle. «La mia giacca sopravvivrà.» Lui lasciò vagare lo sguardo sulla tenuta di Lily. «Voi piuttosto... che ne sarà del vostro abito da ballo?» «È diverso. Non mi piacciono i vestiti.» Solo quando lo vide inarcare le sopracciglia, Lily capì che quella sua affermazione poteva essere fraintesa. «Non intendo dire che preferisco andare in giro nuda!» si affrettò a precisare, sentendosi le guance in fiamme. «Solo che non ho alcun interesse per i bei vestiti.»

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«Che strano» commentò lui ultimando la scalata e se-dendosi sul bordo del soppalco, i piedi a penzoloni nel vuoto. «Si stenta quasi a immaginare una donna a cui non piacciono i bei vestiti.» «In effetti sono un tipo alquanto anormale, milord.» «Davvero?» le chiese, spostandosi in modo da andare a sedersi accanto a lei. Perfino a quella tenue luce, si vedeva una fiammella di ilarità danzargli negli occhi. Stava ridendo di lei! Raddrizzando la schiena per assumere un'aria impetti-ta, Lily aprì la bocca per protestare, ma lui la prevenne: «Che cosa c'è di così anormale in voi, angelo? A me sembrate del tutto normale». Nel dirlo, lasciò correre lo sguardo sul corpo di Lily, spingendola istintivamente a premersi le mani sulle guance in fiamme e a esortarsi alla calma. Lei tentò di assumere un tono dignitoso e compunto nel dichiarare: «Intendevo dire che non sono una donna come le altre». «Di questo non ho dubbi.» Lei gli rivolse uno sguardo esasperato. «Il fatto è che avrei dovuto nascere maschio. Sarei stata molto più felice.» «Perché, siete infelice?» Nello stato d'ebbrezza in cui si trovava, Lily dovette esitare più a lungo del consueto per riflettere su quella domanda prima di rispondere: «Be', no. La mia vita mi piace abbastanza. Ma le donne possono concedersi me-no libertà degli uomini». «E quali libertà vorreste concedervi?» Lily si morse il labbro, rendendosi conto di stare par-lando troppo. Eppure non riusciva a impedirselo: lo champagne sembrava averle sciolto la lingua. «Non im-

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porta. Non statemi ad ascoltare, milord. Non reggo bene l'alcol.» «Così pare. Perché avete alzato il gomito, allora?» «Speravo di affogare i dispiaceri nello champagne, se proprio volete saperlo.» «Quali dispiaceri?» «Innanzitutto quello di perdere mia sorella per via del suo matrimonio. Sono venuta qui per indulgere nella malinconia, ma pensavo di poterlo fare in privato.» Quando lui non ribatté, Lily aggiunse: «Quello era un velato invito ad andarvene, in caso non l'aveste colto». Ma invece di battere in ritirata, lui le sorrise e si se-dette ancora più comodo, incrociando le lunghe gambe fasciate dai calzoni di raso, come se fosse intenzionato a fermarsi lì ancora per un bel po'. Lily sbuffò. «Non credo proprio che capiate il pericolo a cui vi e-sponete, Lord Claybourne. È un grave errore restare qui da solo con me. Se Winifred venisse a saperlo andrebbe in visibilio.» «Winifred?» «Lady Freemantle. È il motivo principale per cui ho lasciato la festa in anticipo... per sfuggire ai suoi com-plotti. Sta cercando di... di gettarmi tra le vostre braccia. Dovete averlo notato.» Quella rivelazione non sembrò allarmarlo più di tanto. «Forse. Ma non mi preoccupo. Sono abituato a essere bersaglio dei tentativi di madri ansiose di rifilarmi le fi-glie in matrimonio.» Lily fece una smorfia spazientita. «Voi potrete anche non preoccuparvene, ma per me è diverso. Lo trovo così mortificante! Non sono una giovenca da condurre a u-n'asta di bestiame.»

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Gli occhi di lui scintillarono di nuovo. «Direi proprio di no.» A quella blanda risposta, Lily sentì l'esasperazione montare in lei. «Non capite? Winifred vuole che cerchi di conquistarvi!» «Ma voi non ne avete alcuna intenzione.» «Certo che no! Non sono affatto interessata a sposar-mi...» borbottò lei. «È una posizione davvero singolare per una giovane della vostra età. Per la maggior parte delle signorine trovare marito è una vera e propria missione.» «È vero. Ma non temete che cerchi di accalappiarvi, Lord Claybourne. Oh, so bene che siete un ottimo parti-to! Siete ricco, avete un titolo nobiliare, non siete affatto male d'aspetto e si dice che siate irresistibile.» «Eppure questa lunga lista di attributi vi lascia del tut-to indifferente.» «Esatto.» Lily sorrise, tanto per attenuare la brutalità di quell'ammissione. «Sarete senz'altro pieno di ammira-trici, ma io non mi unirò ai loro ranghi. Non vi darò mai la caccia, non temete.» «Mi arrecate un gran sollievo, Miss Loring. Non mi piace essere inseguito.» Dall'accenno di riso nella sua voce, lui sembrava divertirsi fin troppo. «Ma sono cu-rioso di sapere il perché di questa vostra repulsione per il matrimonio.» Per quanto ribelle e anticonformista fosse, Lily non era abituata a discutere dei propri affari con uno scono-sciuto. Ma in quel caso era talmente ansiosa di liberarsi di lui da sperare che con una buona dose di franchezza se lo sarebbe presto levato di torno. «Secondo la mia esperienza, di solito per una donna il matrimonio non conduce che all'infelicità» disse.

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«E tale esperienza sarebbe personale?» «Sfortunatamente sì. Il matrimonio dei miei genitori fu talmente disastroso da farmi passare per sempre la voglia di sposarmi.» Il luccichio divertito negli occhi di Claybourne svanì, e il suo sguardo, nello scrutarla attentamente, si fece quasi sollecito. Tuttavia Lily trovò quello scrutinio an-cora più snervante della sua ironia. «Non ho bisogno di un marito» si affrettò ad aggiun-gere, «a dispetto di quello che la società ritiene giusto per una giovane della mia età. Godo dell'indipendenza economica, grazie a Marcus, dunque posso vivere la mia vita senza sentirmi costretta a sposarmi.» «Eppure poco fa mi è parso di capire che vorreste go-dere di ancor maggiore libertà.» Lei abbozzò un sorriso incerto. «È vero.» Il suo sogno era sempre stato quello di fuggire lontano, per vivere una vita libera e avventurosa. «Userò quel denaro per viaggiare per il mondo, visitando luoghi sconosciuti ed eccitanti.» «Da sola?» «Lady Hester Stanhope l'ha fatto» gli ricordò Lily, ri-ferendosi all'intrepida nipote di William Pitt il Giovane, che si era imbarcata per il Medio Oriente per poi unirsi a una tribù araba. «È vero. Ma aveva parecchi anni più di voi.» «Ho ventun anni, sono grande abbastanza da badare a me stessa.» «Dunque non volete sposarvi perché, a vostro avviso, gli uomini rendono spesso infelici le proprie mogli» ri-capitolò Claybourne. «Sì. Prima ci irretite, per privarci della nostra capacità di giudizio, spingendoci a metterci nelle vostre mani, e

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poi fate di tutto per rendere la nostra vita un inferno.» D'istinto, Lily strinse rabbiosamente i pugni. «Trovo davvero abominevole che un marito abbia il diritto di maltrattare la moglie. Non permetterò mai a un uomo di esercitare un simile potere su di me.» Con sua grande sorpresa, Claybourne si sporse ad ac-carezzarle una guancia. «Chi vi ha fatto del male, ange-lo?» le chiese a bassa voce. Lily si ritrasse. «Nessuno ha fatto del male a me. Ma ne hanno fatto a mia madre, e anche alla mia sorella maggiore.» Lui rimase in silenzio per un poco. «So che vostro padre era un rinomato donnaiolo» disse poi. Lily distolse lo sguardo, non volendo rievocare quei tristi ricordi. «È vero. Non perdeva occasione di sban-dierare le proprie amanti sotto gli occhi di mia madre, facendola soffrire terribilmente. E il primo fidanzato di Arabella si comportò quasi altrettanto male. Lei lo ama-va, ma quando scoppiò lo scandalo dei miei genitori lui troncò il fidanzamento dall'oggi al domani.» Lily si immaginava che Lord Claybourne conoscesse già i dettagli della lunga serie di scandali che aveva tra-volto la famiglia Loring quattro anni prima. La loro ma-dre aveva intrapreso una relazione illecita per alleviare l'infelicità arrecatale dal marito, ed era stata in seguito costretta a fuggire in Francia con il suo amante. Due set-timane dopo il loro dissoluto padre aveva perso l'intero patrimonio di famiglia al tavolo da gioco ed era poi ri-masto ucciso in un duello causato da una delle sue a-manti. In un sol colpo, le sorelle Loring erano rimaste orfane e senza un soldo, costrette a vivere della carità di uno zio, l'allora Conte di Danvers, che le aveva assai di malavoglia accolte in casa propria.

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«È per questo che non volevate che Marcus sposasse vostra sorella?» «In parte.» «Avete dei forti pregiudizi contro i nobili.» «Non lo nego. Come mariti, i nobili sono ancor peg-gio degli altri.» «Mi consola sapere che, perlomeno, la vostra avver-sione non è diretta contro di me come persona, ma con-tro tutta la categoria che rappresento.» Lei corrugò la fronte. «Non ho nulla contro di voi come persona, milord» gli confermò. «Non vi conosco nemmeno!» Claybourne rimase in silenzio per un'altra dozzina dei battiti del cuore di Lily, poi cambiò posizione per getta-re un'occhiata agli occupanti della scatola. «Immagino che questa sia Boots» disse, allungando la mano per da-re alla gatta una grattatina dietro alle orecchie. Strana-mente, Boots non si ribellò, anzi, incominciò subito a fare le fusa, sfregandogli la testolina contro le dita. Lily si ritrovò a fissare le mani di milord mentre acca-rezzavano la soffice pelliccia. Erano forti, ma sorpren-dentemente delicate per un uomo così virile. «State tralasciando un fatto importante...» mormorò lui infine. «Quale fatto?» «È vero che alcuni uomini possono arrecare sofferen-za a una donna... in compenso possono anche donarle grande piacere.» Un calore imbarazzato le riscaldò il viso. «Sarà anche vero, ma non c'entra nulla.» In quel momento il gattino nero balzò sul polsino del-la camicia di milord e prese a rosicchiarlo. «Hai fame, vero?» gli disse lui con un sorriso intene-

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rito. «E anche tu!» aggiunse quando il micino grigio at-taccò a succhiargli il pollice. Estrasse le creaturine dalla scatola e se le depose in grembo. Subito il gattino nero gli si arrampicò sul petto, affondando le unghie nel broccato dorato del panciotto. «Mi dispiace, milord» si scusò Lily. «Non importa.» Quando l'intrepido micio tentò di spingersi ancora più in alto, Claybourne emise una risa-ta, un suono basso e carezzevole che fece fremere Lily. «Lasciate che vi aiuti...» si offrì, sporgendosi per to-gliergli il gatto di dosso, ma questo si aggrappò con le unghie al pizzo della cravatta. Lily si adoperò per distri-care la pregiata stoffa senza danneggiarla, ma, chissà come, finì per spingere indietro il marchese e farlo rica-dere nel fieno. Lui rimase lì, sdraiato, a guardarla. Ancora protesa verso di lui, Lily restò immobile, prigioniera del suo sguardo. Lui non stava muovendo un muscolo, ma negli occhi gli ardeva una sensuale fiamma dagli effetti quasi ipnotici. «Mi dispiace» gli ripeté, questa volta in un bisbiglio. «A me no.» Le dita forti di lui si chiusero con garbo attorno alle minuscole zampette nere, costringendole a mollare la presa. Poi depose a terra il gattino, che tornò nella scato-la, seguito a breve dal suo fratellino dal pelo grigio. Lily era incapace di distogliere lo sguardo da Lord Claybourne. Quando lui le fece scivolare la mano sulla nuca si sentì mancare il fiato; un secondo dopo, lui la trasse a sé per incontrare le sue labbra, sfiorandole con la leggerezza di una piuma. Lily era del tutto impreparata al turbine di sensazioni che dilagò in lei. Le labbra di lui erano calde e decise al

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tempo stesso, ma soprattutto erano irresistibili. Soffocando un gemito, Lily gli premette i palmi delle mani contro al petto e gettò indietro la testa, che aveva preso a girarle vorticosamente. «Pe... Perché l'avete fat-to?» balbettò. «Volevo verificare se la vostra bocca era morbida quanto sembrava.» «E lo è?» «Lo è ancora di più.» Lily continuò a fissarlo, incapace di muoversi. Il suo sguardo non riusciva a staccarsi da quel viso volitivo, rischiarato dalla tenue luce della lanterna. Aveva una bellissima bocca, con labbra piene e ben modellate, in quel momento incurvate in un leggero sorriso. «Immagino che non abbiate la minima idea di quello che vi state perdendo» proseguì lui. «La passione che nasce tra un uomo e una donna può essere un'esperienza memorabile.» Lily si schiarì la gola, che di colpo si era fatta riarsa, cercando di riscuotersi da quella condizione d'istupidi-mento. «Se anche fosse, non voglio neanche saperne, della passione.» «Come potete dirlo? Siete mai stata baciata come si deve?» Lei si accigliò. «Che cosa intendente dire... come si deve?» Con una bassa risata lui le prese il viso tra le mani e l'attirò di nuovo verso il proprio. «Il solo fatto che me lo chiediate significa che la risposta è no. Dobbiamo subito porre rimedio a questa carenza.» Sentendo il caldo vapore del suo respiro sulla bocca, Lily si preparò a resistere, ma quando le labbra di lui i-niziarono a premere sulle sue, ogni volontà di opporsi si

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dissolse. Quel bacio fu come un incantesimo. Suscitò in lei un senso di ebbrezza che le diede subito alla testa, proprio come lo champagne. Questa volta nel ritrarsi lui le accarezzò la guancia con la punta delle dita. «Vi è piaciuto?» Lily non poteva negarlo, perché avrebbe mentito. Quel bacio l'aveva lasciata senza fiato, risvegliandole uno strano palpito tra le gambe, nella parte più segreta e femminile di lei. «S... sì.» «Non ne sembrate molto sicura.» «È stato... piuttosto piacevole.» Le labbra di lui si incurvarono in un pigro sorriso. «Soltanto piacevole? Dovrei sentirmi offeso.» «Non dovete. Godete di un'ottima reputazione presso le signore, e ne avete già conquistate chissà quante...» Si interruppe, scuotendo forte il capo nel vano tentativo di schiarirsi le idee. «Almeno ora capisco perché si va di-cendo che le donne vi adorano.» «Chi lo dice?» «Fanny.» «Fanny Irwin? Ah, sì. Ricordo di aver udito vostra so-rella Arabella definirla una delle vostre amiche più ca-re...» mormorò lui. Fanny era una delle cortigiane più richieste di Londra, eppure, in quanto amica intima della sposa, era anche stata invitata al matrimonio, con grande indignazione degli ospiti più moralisti. In quel momento Lily avrebbe tanto voluto che Fanny fosse lì a consigliarla. Come aveva potuto cacciarsi in una situazione così compromettente? Che cosa ci faceva da sola in un fienile con uno sconosciuto maledettamen-te attraente? Chissà come, era finita sdraiata su Clay-bourne, il corpo premuto contro quello duro e possente

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di lui. Un calore intenso emanava dal suo petto musco-loso, infondendosi anche in lei, nei suoi seni, dandole l'impressione che fossero più sensibili, più pesanti. E quello fu ancor prima che lui sollevasse un dito per lasciarlo correre piano sulla sua gola. «Forse dovrei darvi una dimostrazione.» «Una dimostrazione di che cosa?» gli domandò con voce malferma. Gli occhi di lui sorrisero ai suoi. «Del piacere che un uomo può donare a una donna.» Il marchese non perse tempo e passò subito ad attuare quel proposito. Sorreggendole il capo con una mano, at-tirò di nuovo Lily a sé, ma questa volta il suo bacio fu più ardito. Un bacio lento, sensuale e profondo: facen-dole schiudere le labbra, la lingua di lui si tuffò nella sua bocca, scatenando un desiderio che Lily non aveva mai pensato di poter provare. Lottò per contrastare le sensazioni che la scuotevano. Era ancora preda dei fumi dell'alcol, ma nemmeno quel-lo bastava a giustificare l'inspiegabile, riprovevole attra-zione per il marchese. La verità era che non voleva che lui smettesse di ba-ciarla. I suoi sensi erano in fiamme, attizzati dal movi-mento della lingua che si intrecciava alla sua in una sen-suale danza. Emettendo un suono a metà tra un sospiro e un sin-ghiozzo, Lily si arrese. E, di conseguenza, il bacio di lui divenne ancora più profondo, più audace. Incapace di trattenersi, gli affondò le dita tra i capelli, scoprendoli meravigliosamente morbidi e folti. La mano di lui le cingeva ancora il collo, ma presto iniziò a spo-starsi in giù, verso la scollatura dell'abito che rivelava una generosa porzione di pelle.

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Quando con le nocche sfiorò appena la curva dei suoi seni, Lily ansimò per trangugiare un sorso d'aria, ma lui continuò a baciarla senza pietà, eccitandola sempre di più con la sua lingua vellutata. Poi Lily lo sentì muoversi sotto di sé e un ginocchio si insinuò tra le sue gambe, schiudendole. Attraverso la stoffa della gonna Lily avvertì la pressione della coscia muscolosa di lui. Nello stesso istante la mano di lui sce-se ancora più in basso, posandosi sul suo seno. Lily reagì con un gemito all'ondata di piacere scatena-ta da quell'ardita carezza. Stava annegando in un mare di sensazioni peccaminose, e quando le dita di lui trova-rono il suo capezzolo e lo strinsero attraverso il corpet-to, una fiammata le incendiò le vene per poi diffondersi in tutto il suo corpo. Non aveva mai provato nulla di simile: quell'uomo la stava facendo impazzire a forza di carezze. Eppure a colpirla più di ogni altra cosa era la sua te-nerezza. Pur possedendo una forza straordinaria, lui sa-peva bene come usarla, come controllarla. Sapeva esse-re incredibilmente delicato, gentile, come aveva dimo-strato poco prima nell'accarezzare i gattini. Ma era proprio la sua delicatezza a rappresentare il pericolo maggiore, si rese conto Lily con sgomento, perché sapeva farle abbassare ogni difesa. Lo respinse premendogli le mani sul petto e strappò la bocca dalla sua, rimettendosi a sedere. Era ansante, stravolta. Il cuore sembrava esserle schizzato in gola, dove pulsava furiosamente. «È stata un'ottima dimostrazione, milord» sussurrò, sforzandosi di assumere un tono noncurante. «Ma siete stato aiutato dagli effetti dello champagne.» Si portò una mano alla tempia. «Non avrei dovuto berne così

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tanto. Ma non potevo immaginare che mi sarei dovuta difendere da voi.» Lui non rispose subito, bensì rimase a lungo a guar-darla, come soppesando le sue parole. Infine si sollevò, appoggiandosi su un gomito. Lily si impose di distogliere lo sguardo da quello pe-netrante di lui. Aveva ancora la mente offuscata da quel bacio straordinario, anzi, non avrebbe chiesto di meglio che di ripetere l'esperienza, dannazione a lui! Doveva andarsene subito. Non poteva restare da sola con Lord Claybourne un solo istante di più... Non si fidava abba-stanza di se stessa. Proprio allora udì un rumore all'esterno, nel cortile delle scuderie, un rumore di carrozze, e capì che i primi ospiti stavano già lasciando il ballo per fare ritorno a Londra. «Devo andare» dichiarò, lieta di avere una scusa per fuggire. «Siete in grado di scendere dalla scala?» «Credo... credo di sì. Sono quasi sobria, ora.» Assicuratasi che tutti e tre i gattini fossero al sicuro con la mamma, Lily si diresse verso la scala. Ma il Mar-chese di Claybourne non era ancora disposto a lasciarla andare. «Aspettate. Avete della paglia tra i capelli. Non potete tornare al ballo con l'aria di chi ha appena finito di rotolarsi nel fieno.» Vedendolo avvicinarsi, Lily scosse il capo. «Non im-porta. Non tornerò al ballo. Tra poco andrò a casa della mia amica Miss Blanchard. Io e Roslyn dormiremo da lei per lasciare un po' d'intimità agli sposi.» «Ma non vorrete che Miss Blanchard capisca che ci siamo baciati, no?» «Be', no.»

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«Allora state ferma e permettetemi di rendervi pre-sentabile...» mormorò lui. Seppur con riluttanza, Lily obbedì e si lasciò togliere il fieno dai capelli, ormai del tutto arruffati. «Devo spic-ciarmi» disse poi, non appena lui ebbe finito. «Tess mi starà aspettando.» Lui la trattenne per il braccio. «Consentitemi di scen-dere per primo, così da potervi prendere, se doveste ca-dere. Non vorrei che vi faceste male.» In effetti non era una cattiva idea. «Grazie, milord» mormorò, scostandosi per lasciarlo andare per primo. Lui scese i primi scalini, poi si fermò ad aspettarla. Lily lo seguì, posando con cautela i piedi sui pioli e te-nendosi ben stretta. A un tratto, però, mise il piede in fallo e scivolò. Per fortuna Lord Claybourne era sotto di lei, perché subito l'afferrò per i fianchi, sorreggendola per aiutarla a recuperare l'equilibrio. Lily emise un gridolino, più in reazione al suo tocco che per paura di cadere. «Piano» sussurrò lui, prendendole il piede e rimetten-dolo sul piolo. Sentire il calore delle sue dita che le cingevano la ca-viglia contribuì a turbarla ancora di più. Mordendosi le labbra, Lily si affrettò a terminare la discesa. «Grazie» disse quando mise piede a terra. Per un attimo rimase ferma lì, sentendosi ancora gira-re il mondo attorno, lottando per recuperare lucidità e contegno. Si aspettava che Lord Claybourne si allontanasse, in-vece lui le rimase addossato, dietro di lei, cingendole la vita con le mani. Il corpo di lui era solido e caldo contro la sua schiena, riportandole alla mente il piacere arreca-tole dalle sue carezze.

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Quando il marchese le si avvicinò ancora di più, Lily si ritrovò con le natiche premute contro il ventre di lui e rabbrividì, suo malgrado eccitata dall'inaudita sfronta-tezza di quella posizione. E anche lui era eccitato: per quanto fosse inesperta, Lily sapeva riconoscerne i segni rivelatori. «Lasciatemi andare, milord» bisbigliò. «Il pericolo è passato.» «Lo credete davvero?» rise piano lui. «Lord Claybourne, vi prego...» «Di cosa volete pregarmi, Lily?» Pronunciò il suo nome in un sensuale sussurro, sfiorandole l'orecchio con le labbra. «Non potete baciarmi di nuovo!» esclamò lei, con vo-ce di colpo stridula. «Lo so» sospirò lui. «Non vorrei altro che tornare las-sù con voi e trascorrere il resto della serata a farvi cono-scere un piacere che non avete nemmeno osato sognare. Ma non sarebbe giusto approfittare del vostro stato d'eb-brezza... Marcus reclamerebbe la mia testa!» Lily non ne era poi così sicura, dato che Marcus ave-va assunto la tutela delle sorelle Loring assai di malavo-glia. Inoltre adesso non era nemmeno più il loro tutore, visto che, dopo il fidanzamento con Arabella, aveva concesso a tutte e tre l'indipendenza legale ed economi-ca. Tuttavia si guardò bene dal manifestare quei dubbi a Lord Claybourne. «Probabilmente sì» gli confermò invece. Alla fine, dopo un altro lungo attimo d'esitazione, lui si allontanò. Sollevata di essere finalmente libera, Lily esalò il so-spiro che fino a quel momento le era rimasto intrappola-to nel petto e si precipitò verso l'uscita. Poi però si fer-

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mò di colpo, ricordandosi soltanto allora del motivo che in primo luogo l'aveva portata a rifugiarsi nel fienile. Con somma riluttanza, si voltò a guardare milord. «Dovete promettermi di non dire a Lady Freemantle che ci siamo baciati. Se lo sapesse, inizierebbe subito a programmare le nostre nozze.» Seppur rischiarata dalla luce della lanterna, l'espres-sione di lui era enigmatica, imperscrutabile. Il marchese indugiò assai più del dovuto prima di risponderle: «Non glielo dirò». Riuscendo a rivolgergli un sorriso stentato, Lily si sollevò le gonne e corse via, trascorrendo il breve tragit-to fino a casa a rimproverarsi furiosamente. Non avreb-be mai dovuto permettere a Lord Claybourne di baciar-la. Lui rappresentava una grave minaccia per la sua for-za di volontà. Ma d'ora in poi, promise a se stessa, avrebbe compiu-to ogni possibile sforzo per restargli lontano. Non aveva scelta. Per la prima volta in vita sua aveva incontrato un uomo che trovava irresistibile. La cosa migliore da fare era tenersi ben lontana dall'avvenente, fascinoso, seducente Marchese di Claybourne.

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Questo mese

Per ordine del reSusan Wiggs

Inghilterra, 1538 - Stephen de Lacey, Barone di Wimberleigh, non ha mai fatto mistero di ciò che pensa della vita di corte e del suo sovrano. Eppure, quando Enrico VIII, indispettito dal suo atteggiamento sprezzante, gli impone di sposare la vaga-bonda che ha cercato di rubargli un cavallo, è costretto suo malgrado a obbedire. Convinto che il re si stancherà presto di quell’ennesimo giochetto e che sia solo questione di tem-po prima che gli conceda l’annullamento, decide di stare ben lontano dalla novella sposa e di far finta che lei non esista. Eppure Juliana riesce a poco a poco a conquistare il suo cuore, a sciogliere i nodi più cupi della sua anima e a svelare i suoi più intimi segreti. Ma quando la felicità sembra ormai a portata di mano, ecco che il passato, minaccioso e mortale, torna ad affacciarsi dalle lontane pianure russe...

Sfida d’amoreNicole Jordan

Inghilterra, 1817 - Lilian Loring è convinta che il matrimonio sia un pericolo da evitare a tutti i costi, anche se a corteg-giarla è l’affascinante Heath Griffin, Marchese di Claybourne, uno degli scapoli più ambiti del bel mondo londinese. Così, quando scopre di non essere insensibile alla sensualità pro-rompente di Heath, Lily si rifugia nell’ultimo posto in cui un gentiluomo penserebbe di cercarla: una pensione frequentata da gente di dubbia moralità. Il caparbio marchese, tuttavia, riesce a rintracciarla anche lì, e allora Lily si lascia coinvolgere in una sfida di seduzione che è inizialmente sicura di vincere. Ma via via che gli assalti del suo fascinoso avversario si fanno più arditi, la giovane capisce che la posta in palio è molto più alta di quanto avesse immaginato, perché in gioco, oltre all’or-goglio e all’indipendenza, c’è anche il suo cuore.

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In nome dell’amoreSusan Wiggs

Inghilterra, 1558 - Sposata giovanissima a un uomo molto più vecchio di lei, Lark Wimberleigh sembra rassegnata a condurre un’esistenza grigia e sottomessa. Finché Oliver de Lacey non ir-rompe nella sua vita, dandole il coraggio di affrontare mille peri-coli nel nome di un amore per cui vale la pena di lottare, e forse persino di morire.

Il fuoco della passioneNicole Jordan

Inghilterra, 1817 - È possibile trovare marito seguendo i consigli di un libro? Eleanor Pierce ha deciso di mettere alla prova i sug-gerimenti dell’autrice su un avvenente principe italiano. Ma all’im-provviso ricompare nella sua vita Damon Stafford, che tenta in tutti i modi di ostacolare la relazione riaccendendo in lei il fuoco della passione.

Una dama da conquistareKasey Michaels

Inghilterra, 1816 - Sapendo che la bellissima Nicole Daughtry so-gna una vita libera e avventurosa, Lucas Paine le propone uno scambio: avrà tutto ciò che desidera se gli permetterà di recitare il ruolo di suo “devoto pretendente”. I patti tra i due sono chiari: niente complicazioni sentimentali. Ma la passione divampa...

La figlia dello zarRosemary Rogers

Inghilterra - Russia, 1821 - Raffinata e astuta, Leonida si infiltra nella dimora di Stefan Summerville, Duca di Huntley, per recupe-rare delle lettere che potrebbero mettere in pericolo lo zar russo. La missione non è facile e, a complicare le cose, c’è la potente attrazione che scatta tra lei e l’affascinante padrone di casa.

Prossima uscita

Dal 12 maggio

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Questo volume è stato stampato nel febbraio 2010 presso la Mondadori Printing S.p.A.

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