CLASSICI DELLA POLITICA - people.unica.it · 2020. 3. 11. · discordie interne, il popolo...

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  • CLASSICI DELLA POLITICA

    COLLEZIONE DIRETTA DA

    LUIGI FIRPO

    CLASSICI

  • z

  • SCRI TTI

    POLITICI

    di

    Alexis de Tocqueville

    A CURA DI

    NICOLA MATTEUCCI

    Volume secondo

    La democrazia in America

    UNIONE TIPOGRAFICO·EDITRICE TORINESE

  • Tipografia Torinese S. p. A. - Strada del Bam>c

  • LA DEMOCRAZIA IN AMERICA

  • AVVERTENZA ALLA DODICESIMA EDIZIONE

    Per quanto grandi e repentJ.m stano gli avvenimenti che si sono appena svolti sotto i nostri occhi, l'autore della presente opera può a buon diritto affermare di non essere stato per nulla sorpreso da essi. Questo libro è stato scritto, quindici anni fa, sotto il costante assillo d'un unico pensiero : l'avvento prossimo, irresistibile, universale della democrazia nel mondo. Lo si rilegga : vi si troverà ad ogni pagina un solenne avvertimento che ricorda agli uomini come la società cambi aspetto, l'umanità condizioni e come nuovi destini s'avviCininO.

    Nell'introduzione erano scritte queste parole : Il graduale sviluppo dell'uguaglianza è un fatto provvidenziale;

    e ne ha i caratteri essenziali: è universale, duraturo, si sottrae ogni giorno alla potenza dell'uomo, tutti gli avvenimenti, come anche tutti gli uomini, ne hanno favorito lo sviluppo. Sarebbe quindi saggio credere che un movimento sociale che ha così lontane origini possa essere arrestato da una generazione? C'è forse qualcuno che può pensare che la democrazia, dopo aver distrutto il feudalesimo e aver vinto i Re, indietreggerà poi davanti ai borghesi e ai ricchi? È possibile che si arresti proprio ora che è divenuta tanto forte e i suoi avversari tanto deboli?

    L'uomo che, di fronte ad una monarchia rinsaldata piuttosto che abbattuta dalla Rivoluzione di luglio, ha scritto queste righe che gli eventi hanno rese profetiche, può oggi senza timore richiamare nuovamente l'attenzione del pubblico sulla sua opera.

    Gli si deve poi anche permettere d'aggiungere che le circostanze presenti conferiscono al suo libro un'attualità ed una utilità che non aveva, quando comparve per la prima volta.

  • IO AVVERTENZA

    Allora c'era la monarchia ; oggi essa è distrutta. Le istituzioni americane, che costituivano solo un oggetto di curiosità per la Francia monarchica, devono essere un oggetto di studio per la Francia repubblicana. Non è la sola forza che consolida un nuovo governo, sono le buone leggi : dopo il combattente, il legislatore. L'uno ha distrutto, l'altro pone le fondamenta : a ciascuno il suo còmpito. Non si tratta ormai più di sapere se in Francia avremo la monarchia o la repubblica, ma se avremo una repubblica agitata o una repubblica tranquilla, una repubblica regolare o una repubblica irregolare, una repubblica pacifica o una repubblica bellicosa, una repubblica liberale o una repubblica oppressiva, una repubblica che minacci i sacri diritti della proprietà e della famiglia o una repubblica che li riconosca e li consacri. Terribile problema, la cui soluzione non riguarda soltanto la Francia, ma tutto il mondo civile. Se ci salviamo, salveremo contemporaneamente tutti i popoli che ci circondano. Se ci perdiamo, li porteremo tutti alla rovina insieme a noi. A seconda che avremo la libertà democratica o la tirannide democratica, il destino del mondo sarà diverso; e si può dire che oggi dipende da noi se la repubblica finirà per essere stabilita dappertutto o dappertutto abolita.

    Ora, questo problema che noi cominciamo appena a porci, l'America l 'ha risolto più di sessant'anni fa. Da sessant'anni il principio della sovranità del popolo, che abbiamo introdotto ieri nel nostro paese, in America regna sovrano, messo in pratica nel modo più diretto, più illimitato, più assoluto. Da sessant'anni il popolo, che di questo principio ha fatto la fonte comune di tutte le sue leggi, aumenta senza interruzione in popolazione, in territorio, in ricchezza ; e, notate bene, durante questo periodo esso è stato non solo il più prospero, ma anche il più stabile di tutti i popoli della terra. Mentre tutte le nazioni europee erano devastate dalla guerra o lacerate dalle discordie interne, il popolo americano, unico nel mondo civile, restava in pace. Quasi tutta l'Europa era sconvolta da rivoluzioni ; l'America non aveva neppure sommosse : in essa la repubblica non era perturbatrice, ma conservatrice di tutti i diritti, la proprietà individuale aveva più garanzie che in qualsiasi altro paese del mondo, l'anarchia era sconosciuta guanto il despotismo.

    In quale altro paese potremmo trovare maggiori speranze e più utili lezioni ? Non volgiamo però i nostri sguardi verso l'America per copiare servilmente le istituzioni ch'essa si è data, ma per capire meglio quelle che convengono a noi, per attingerne insegnamenti più

  • AVVERTENZA I l

    che esempi, per trame i princìpi delle leggi piuttosto che i particolari. Infatti le leggi della Repubblica francese possono, e in molti casi devono, essere diverse da quelle che reggono gli Stati Uniti, ma i princìpi su cui posano le costituzioni americane, quei princìpi d'ordine, di equilibrio dei poteri, di vera libertà, di rispetto sincero e profondo del diritto sono indispensabili a tutte le repubbliche, devono essere a tutte comuni ; e si può affermare sin d'ora che là, dove non ci saranno, la repubblica cesserà ben presto d'esistere.

  • LIBRO PRIMO *

    • Intendo con Libro Primo la parte della DEmocratie en Amhique pubblicata nel 1835, e con Libro Secondo la parte pubblicata nel 1840.

  • INTRODUZIONE

    Tra le novità che attirarono la mia attenzione durante la mia permanenza negli Stati Uniti, nessuna mi ha maggiormente colpito dell'uguaglianza delle condizioni. Senza fatica constatai la prodigiosa influenza che essa esercita sull'andamento della società: essa dà allo spirito pubblico una determinata direzione, alle leggi un determinato indirizzo, ai governanti dei nuovi princìpi, ai governati abitudini particolari.

    Subito mi accorsi che questo fatto estende la sua influenza assai oltre la vita politica e le leggi, e che domina non meno la società civile che il governo : infatti crea opinioni, fa sorgere sentimenti, suggerisce usanze e modifica tutto ciò che non crea direttamente.

    Pertanto, più studiavo la società americana, più vedevo nell'uguaglianza delle condizioni la forza generatrice da cui pareva derivare ogni fatto particolare ; e me la ritrovavo continuamente davanti come un punto centrale, in cui convergevano tutte le mie osservazioni .

    Ripensai allora al nostro emisfero, e mi parve di scorgervi qualche analogia con lo spettacolo che mi offriva il Nuovo Mondo. Constatai che anche qui l'uguaglianza delle condizioni, pur senza aver raggiunto come negli Stati Uniti i suoi estremi limiti, vi si avvicinava tuttavia ogni giorno di più ; mi sembrò inoltre che questa stessa democrazia che regna sulle società americane, anche in Europa avanzasse rapidamente verso il potere.

    Fin da quel momento cominciai a pensare al libro che ora leggerete.

    Una grande rivoluzione democratica si sta infatti attuando tra noi: tutti la vedono, ma non tutti la giudicano nello stesso modo. Alcuni

  • I6 LIBRO PRIMO

    infatti, considerandola una novità puramente accidentale, sperano di riuscire ancora a fermarla ; mentre altri pensano che niente e nessuno possa più resisterle, perché la considerano il fenomeno storico più continuo, più antico, più duraturo che si conosca.

    Risalgo un attimo a considerare le condizioni della Francia, quali erano settecento anni fa : la trovo divisa tra un ristretto numero di famiglie che possiedono la terra e governano gli abitanti ; il diritto di comandare viene trasmesso, in questo periodo, di generazione in generazione insieme al patrimonio ereditario ; gli uomini hanno un solo mezzo per prevalere gli uni sugli altri, la forza ; non c'è che un'unica fonte di potere, la proprietà fondiaria.

    Ma ecco che il potere politico del clero si afferma e rapidamente si estende. Il clero apre le sue file a tutti, al povero come al ricco, al plebeo come al nobile ; attraverso la Chiesa l'uguaglianza comincia a penetrare in seno al governo e colui che, nella sua condizione di servo, avrebbe vegetato in un'eterna schiavitù, ora, come prete, ha il suo posto tra i nobili e spesso si asside anche al di sopra dei Re.

    Con l'andare del tempo la società diventa sempre più stabile e più civile, di conseguenza più complessi e più vari si fanno anche i diversi rapporti tra gli uomini. Il bisogno di leggi civili si fa sentire fortemente : appaiono allora i legisti , che escono dall'aula oscura dei tribunali e dal ridotto polveroso delle cancellerie per andare a prendere posto nella corte del principe, accanto ai baroni feudali coperti di ermellino e di ferro.

    l Re vanno in rovina per portare a termine grandi imprese ; i nobili s'indeboliscono nelle guerre private ; i plebei invece si arricchiscono con il commercio. L'influenza del denaro comincia a farsi sentire anche sugli affari di Stato. Il commercio è ormai una nuova fonte di potenza e i finanzieri divengono un potere politico disprezzato, ma adulato.

    Poco per volta, diffondendosi il sapere, si nota un risveglio dell'amore per la letteratura e per le arti ; la cultura diviene ora un elemento di successo, la scienza un mezzo per governare, l'intelligenza una forza sociale: gli uomini di lettere arrivano al maneggio degli affari politici.

    Frattanto, insieme all'aprirsi di nuove vie attraverso le quali giungere al potere, si può notare un regresso dell'importanza che prima veniva attribuita alla nascita. Nell'xi secolo infatti la nobiltà aveva un valore incalcolabile, nel x m la si può già comprare ; la prima con-

  • INTRODUZIONE 17

    cessione di nobiltà risale al 1270, e così l'uguaglianza v1ene a introdursi nel governo per mezzo dell'aristocrazia stessa.

    Durante questi ultimi settecento anni accadde talvolta che i nobili diedero un potere politico al popolo, per farsene un alleato contro l'autorità del sovrano o nelle lotte per togliere il potere ai loro rivali.

    Ancora più spesso sono stati gli stessi Re ad innalzare al governo le classi sociali inferiori per umiliare l'aristocrazia.

    In Francia i Re si sono dimostrati i livellatori più attivi e più costanti : quand'erano ambiziosi ed energici, si adoprarono per portare il popolo allo stesso livello dei nobili ; quand'erano moderati e deboli, permisero addirittura che il popolo si ponesse al di sopra di loro stessi. I primi sono stati d'aiuto alla democrazia con le loro capacità, i secondi con i loro vizi. Luigi Xl e Luigi XIV cercarono di rendere tutti uguali al disotto del trono, Luigi XV 1 ha finito per scendere lui stesso nella polvere con tutta la sua corte.

    Da quando i cittadini cominciarono a possedere la terra in modo diverso dalla « tenure >> 2 feudale e da quando la ricchezza mobiliare, ormai conosciuta, poté a sua volta creare l'influenza politica e dare il potere, non ci furono scoperte nelle arti, né vennero apportati perfezionamenti in campo commerciale e industriale, che non divenissero altrettanti elementi di uguaglianza tra gli uomini. A partire da questo momento tutti i metodi che si scoprono, i bisogni che sorgono, i desideri che richiedono di essere soddisfatti, sono altrettanti progressi verso il livellamento universale. Il gusto del lusso, l 'amore per la guerra, l 'impero della moda, tutte le passioni del cuore umano, dalle più superficiali alle più profonde, sembrano lavorare di comune accordo per impoverire i ricchi e arricchire i poveri.

    Da quando le attività intellettuali divennero fonte di potenza e di ricchezza, si guardò a ogni sviluppo della scienza, a ogni nuova scoperta, a ogni nuova idea come a uno strumento di potere messo alla portata del popolo. La poesia, l'eloquenza, la memoria, le doti spirituali, il fuoco dell'immaginazione, la profondità del pensiero, tutti questi doni distribuiti a caso dal Cielo, giovarono alla democrazia ; e,

    1 . Così in tutte le edizioni, ma forse si tratta di Luigi XV!. 2. Tmure è un termine intraducibile, in quanto il feudalesimo italiano non cono

    sce questa particolare forma di possesso c di godimento della terra conces�a dal Re in cambio di determinati servizi.

  • IB LIBRO PRIMO

    anche quando si trovarono in possesso dei suoi avversari, servirono ancora la sua causa, ponendo in rilievo la grandezza naturale dell'uomo. Le conquiste della democrazia si estesero, dunque, parallelamente a quelle della civiltà e del sapere, e la letteratura divenne un arsenale aperto a tutti, in cui i deboli e i poveri si recarono ogni giorno a cercare delle armi.

    Se si scorrono le pagine della nostra storia, si può dire che non s'incontra un solo avvenimento di particolare importanza che in questi ultimi settecento anni non si sia risolto in favore dell'uguaglianza sociale.

    Le crociate e le guerre con gli Inglesi decimano i nobili e dividono le loro terre ; il costituirsi dei comuni introduce la libertà democratica in seno alla monarchia feudale ; l'invenzione delle armi da fuoco rende uguali il plebeo e il nobile sul campo di battaglia ; la stampa offre le medesime risorse alla loro intelligenza ; la posta porta le notizie alla soglia della capanna del povero come alla porta dei palazzi ; il protestantesimo sostiene che tutti gli uomini sono ugualmente in grado di trovare la via del Cielo. La scoperta dell'America apre mille strade nuove alla fortuna e offre ricchezza e potere all'oscuro avventuriero.

    Se, partendo dall'xi secolo, esaminate gli avvenimenti che si svolgono in Francia di cinquanta in cinquant'anni, dovrete constatare che, alla fine di ognuno di questi periodi, si è operata una duplice rivoluzione nelle condizioni sociali. Il nobile sarà indietreggiato nella scala sociale, il plebeo vi sarà avanzato; l'uno scende, l'altro sale. Ogni mezzo secolo li avvicina e ben presto si troveranno fianco a fianco.

    Questa non è una caratteristica della sola Francia. Infatti, da qualsiasi parte si guardi, si vede sempre la stessa rivoluzione che continua in tutto il mondo cristiano.

    Dappertutto si è visto come i diversi avvenimenti della vita dei popoli contribuiscano alla fortuna della democrazia. Tutti gli uomini l'hanno aiutata con i loro sforzi, quelli che si proponevano di contribuire al suo successo, e quelli che non pensavano affatto a servirla, quelli che per essa hanno combattuto, e quelli che si sono dichiarati suoi nemici : tutti sono stati spinti alla rinfusa sulla stessa via e hanno lavorato insieme, gli uni loro malgrado, gli altri a propria insaputa, ciechi strumenti nelle mani di Dio.

  • INTRODUZIONE

    Il graduale sviluppo dell'uguaglianza delle condizioni è pertanto un fatto provvidenziale ; e ne ha i caratteri essenziali : è universale, duraturo, si sottrae ogni giorno alla potenza dell'uomo ; tutti gli avvenimenti, come anche tutti gli uomini, ne favoriscono lo sviluppo.

    Sarebbe quindi saggio credere che un movimento sociale, che ha così lontane origini, potrà essere arrestato dagli sforzi di una generazione ? C'è forse qualcuno che può pensare che la democrazia, dopo aver distrutto il feudalesimo e aver vinto i Re, indietreggerà poi davanti ai borghesi e ai ricchi ? È possibile che si arresti proprio ora che è divenuta tanto forte e i suoi avversari tanto deboli ?

    Dove ci stiamo dunque dirigendo? Nessuno saprebbe rispondere, perché ci mancano ormai i termini di confronto : le condizioni sono più uguali oggi tra i cristiani di quanto lo siano mai state in altre epoche o presso altre nazioni del mondo; così la grandiosità di ciò che è già stato fatto impedisce di prevedere che cesa si potrà ancora fare.

    Tutto il mio libro, appunto, è stato scritto sotto l 'impressione di una specie di terrore religioso, sorto nella mia anima alla vista di questa rivoluzione irresistibile, che progredisce da tanti secoli, sormontando qualsiasi ostacolo, e che ancor oggi avanza in mezzo alle rovine che essa stessa ha prodotte.

    Non è necessario che sia Dio in persona a parlare, per scoprire i segni sicuri del suo volere ; basta esaminare il cammino abituale della natura e la tendenza costante degli avvenimenti. So, senza bisogno che me lo dica il Creatore, che gli astri seguono nello spazio le orbite che il suo dito ha tracciato.

    Se lunghe osservazioni e meditazioni sincere portassero gli uomini del nostro tempo a riconoscere che lo sviluppo graduale e progressivo dell'uguaglianza rappresenta nello stesso tempo il passato e l'avvenire della loro storia, questa constatazione darebbe, da sola, a una tale evoluzione il carattere sacro della volontà del signore sovrano. Allora, voler arrestare il cammino della democrazia apparirebbe come lottare contro Dio stesso, e perciò alle nazioni non resterebbe che adattarsi alla condizione sociale loro imposta dalla Provvidenza .

    Mi sembra che i popoli cristiani offrano ai nostri giorni uno spettacolo sconcertante ; il movimento che l i trascina è già troppo forte perché lo si possa fermare, e d'altra parte non è ancora abbastanza rapido, perché si debba perdere ogni speranza di poterlo dirigere : il d�s�ino di questi popoli è nelle loro mani, ma ad esse ben presto sfuggua.

  • 20 LIBRO PRIMO

    Educare la democrazia, rianimare, se è possibile, le sue fedi, purificare i suoi costumi, regolare i suoi movimenti, sostituire, poco per volta, la scienza degli affari all'inesperienza, la conoscenza dei suoi reali interessi ai suoi ciechi istinti ; adattare il suo governo ai tempi e ai luoghi, modificarlo secondo le circostanze e gli uomini : questo è il principale dovere che oggi s'impone ai nostri governanti.

    È necessaria una scienza politica nuova per un mondo ormai completamente rinnovato.

    Ma proprio a questo còmpito noi non pensiamo affatto : posti in mezzo a un fiume vorticoso, ci ostiniamo a fissare qualche rottame che ancora si scorge sulla riva, mentre la corrente ci trascina e ci sospinge indietro verso gli abissi.

    Non c'è un popolo in Europa presso il quale la grande rivoluzione sociale, che ho appena delineata, abbia compiuto progressi più rapidi che presso di noi ; ma essa è sempre avanzata a caso.

    Mai i capi di Stato si sono preoccupati di prepararle anticipatamente il terreno; essa si è compiuta loro malgrado o a loro insaputa. Le classi più potenti, più intelligenti e più morali della nazione non hanno mai cercato di impadronirsi della democrazia, onde poterla dirigere. Così essa è stata abbandonata ai suoi istinti selvaggi ; è cresciuta come quei bambini che, rimasti privi delle cure paterne, crescono da soli nelle strade delle nostre città, e che della società non conoscono altro che i vizi e le miserie. Sembrava che nessuno si fosse ancora accorto della sua esistenza, quando si è impadronita improvvisamente del potere. Tutti allora si sono sottomessi servilmente ai suoi più piccoli desideri, adorandola come la personificazione della forza ; ma quando, in séguito, i suoi stessi eccessi la indebolirono, i legislatori concepirono l 'imprudente progetto di distruggerla, invece di tentare di educarla e di correggerla : non volendo insegnarle a governare, non pensarono che a respingerla dal governo.

    Ne è derivato che la rivoluzione democratica si è effettuata nell'assetto materiale della società, senza che si verificasse nelle leggi, nelle idee, nelle abitudini e nei costumi qud cambiamento che sarebbe stato necessario per rendere questa rivoluzione utile e positiva. Così noi abbiamo la democrazia, senza avere ciò che dovrebbe attenuarne i difetti e farne risaltare i naturali pregi : mentre scorgiamo i mali che essa reca con sé, non ci rendiamo ancora conto dei beni che potrebbe apportarci.

  • INTRODUZIONE 21

    Quando il potere regio, appoggiandosi sull'aristocrazia, governava in pace i popoli europei, la società, pur in mezzo alle proprie miserie, godeva di vantaggi di vario genere, che difficilmente si possono concepire e apprezzare ai giorni nostri.

    La potenza di alcuni sudditi innalzava barriere insormontabili alla tirannide del principe ; e i Re, sentendo di essere agli occhi della folla rivestiti d'un carattere quasi divino, trovavano, nel rispetto stesso che si creavano attorno, la ragione per non abusare affatto del proprio potere.

    I nobili, posti ad un'enorme distanza dal popolo, dimostravano tuttavia nei suoi confronti quel particolare interesse benevolo e tranquillo, che il pastore ha per il suo gregge, e, pur senza vedere nel povero un proprio pari, vegliavano sulla sua sorte come su un deposito ad essi affidato dalla Provvidenza.

    Il popolo, non avendo ancora concepito l 'idea di un assetto sociale diverso dal suo, né immaginando di poter mai uguagliare i propri capi, accoglieva i loro benefici e non contestava affatto i loro diritti. Li amava, quand'erano clementi e giusti, e si sottometteva senza fatica e senza bassezza ai loro rigori, come a dei mali inevitabili inviati da Dio. Gli usi e i costumi avevano d'altra parte posto dei limiti alla tirannide e fondato una specie di diritto in mezzo alla stessa forza.

    Il nobile non pensava che gli si volessero togliere dei privilegi che riteneva legittimi ; il servo accettava la propria inferiorità come un effetto dell'ordine immutabile della natura : si comprende come si sia potuta stabilire una reciproca benevolenza tra queste due classi tanto nettamente separate dalla sorte. A quel tempo si potevano trovare nella società ingiustizia e miseria, ma non degradazione spirituale.

    Non è infatti l'uso del potere o l'abitudine all'obbedienza che deprava gli uomini, ma l'uso di un potere illegittimo e l'obbedienza a un potere che si ritiene usurpatore ed oppressore.

    Da un lato c'erano le ricchezze, la forza, gli agi, e con essi la ricerca del lusso, le raffinatezze del gusto, i piaceri dello spirito, il culto delle arti ; dall'altro il lavoro, la volgarità e l'ignoranza.

    Eppure in mezzo a questa folla ignorante e grossolana si potevano trovare passioni forti, sentimenti generosi, fedi profonde e virtù primitive.

    Il corpo sociale così organizzato avrebbe potuto avere stabilità, potenza e, soprattutto, gloria.

  • 22 LIBRO PRIMO

    Ma ecco che i ranghi si confondono, che le barriere innalzate tra gli uomini si abbassano; si dividono le proprietà, si divide il potere, la civiltà si diffonde, le intelligenze si uguagliano; l'assetto sociale diviene democratico e l'impero della democrazia si stabilisce infine facilmente nelle istituzioni e nei costumi.

    Io immagino, così, una società in cui tutti, considerando la legge come opera propria, l'amerebbero e vi si sottometterebbero senza fatica, e in cui, essendo l'autorità del governo rispettata non in quanto divina, ma perché necessaria, l'amore verso il capo dello Stato non sarebbe una passione, ma un sentimento ragionevole e tranquillo. Quando ciascuno avesse dei diritti e la sicurezza di poterli conservare, verrebbe a stabilirsi tra tutte le classi una fiducia sincera e una sorta di reciproca condiscendenza, lontana sia dall'orgoglio che dalla bassezza.

    Il popolo, educato ai suoi veri interessi, capirebbe che, per trarre profitto dai vantaggi della società, bisogna sottomettersi alle sue esigenze. La libera associazione dei cittadini potrebbe allora sostituire la potenza individuale dei nobili, e lo Stato sarebbe al sicuro dalla tirannide e dalla licenza.

    Capisco che in uno Stato democratico, così costituito, la società non rimarrà immobile, ma i necessari movimenti del corpo sociale potranno essere regolati e graduali ; se vi si troverà meno splendore che in un sistema aristocratico, vi si troveranno però anche meno miserie ; i godimenti saranno meno eccessivi, ma il benessere sarà più generale ; le scienze eccelleranno meno, ma l'ignoranza sarà più rara ; i sentimenti meno energici, ma le abitudini più dolci ; ci saranno più vizi, ma meno delitti.

    In mancanza dell'entusiasmo e dell'acdore della fede, l'educazione e l'esperienza faranno fare talvolta ai cittadini grandi sacrifici ; ogni uomo, essendo ugualmente debole, sentirà un uguale bisogno dei suoi simili ; e, sapendo di poter contare sul loro aiuto solo a condizione di prestar loro a sua volta appoggio, scoprirà senza fatica che per lui l'interesse particolare si confonde con quello generale.

    La nazione, considerata nel suo insieme, avrà forse meno splendore, meno gloria, meno forza ; ma la maggioranza dei cittadini godrà di un benessere maggiore, e il popolo si dimostrerà tranquillo, non perché disperi di poter star meglio, ma perché sa di star bene.

    Se poi non tutto sarà buono e utile in un simile stato di cose, la società tuttavia potrà godere di ciò che di buono e di utile si potrà

  • INTRODUZlOI"E

    presentare, e gli uomini, abbandonando per sempre i vantaggi sociali che può dare l'aristocrazia, trarrebbero dalla democrazia tutto il bene che essa può loro offrire.

    Invece noi, abbandonando l 'ordine sociale dei nostri avi, eliminando alla rinfusa le loro istituzioni, le loro idee e i loro costumi, cosa vi abbiamo sostituito ?

    II prestigio del potere regio è svanito, senza che fosse sostituito dalla maestà delle leggi ; oggi il popolo disprezza l'autorità, ma la teme, e la paura ottiene da lui più di quanto ottenessero in passato il rispetto e l 'amore.

    Mi accorgo che abbiamo distrutto le forze individuali che potevano lottare separatamente contro la tirannide ; ma vedo che solo il governo ha assorbito tutte le prerogative tolte alle famiglie, alle corporazioni, agli uomini : alla forza talvolta oppressiva, ma spesso conservatrice, di un ristretto numero di cittadini, è così seguìta la debolezza di tutti.

    La divisione delle fortune ha accorciato la distanza che separava il povero dal ricco, ma in questo avvicinamento essi sembrano aver trovato nuove ragioni per odiarsi. Temendosi e invidiandosi reciprocamente, si respingono a vicenda dal potere : per l'uno come per l'altro l'idea dei diritti non esiste affatto, e la forza appare ad entrambi come la sola ragione del presente e l'unica garanzia per l'avvenire.

    Il povero ha conservato la maggior parte dei pregiudizi dei suoi avi e non la loro fede, la loro ignoranza e non le loro virtù ; ha accettato, come regola delle sue azioni, la dottrina dell'interesse senza conoscerne la scienza, e il suo egoismo è sprovvisto di discernimento, quanto lo era un tempo la sua devozione.

    La società è tranquilla, non perché abbia coscienza della propria forza e del proprio benessere, ma, al contrario, perché si sente debole e inferma ; teme di morire facendo uno sforzo : tutti sentono il male, ma nessuno ha il coraggio e l'energia necessari per cercare il meglio. Si hanno desideri, rimpianti, dolori, gioie che non producono nulla di visibile o di duraturo, simili del tutto alle passioni senili che finiscono nell'impotenza.

    Così abbiamo abbandonato quanto poteva esserci di buono nell'antica condizione, senza acquistare quello che di utile avrebbe potuto offrire la condizione attuale ; abbiamo distrutto una società aristocratica e, arrestandoci compiaciuti in mezzo alle rovine dell'antico edificio, sembriamo volerei rimanere per sempre.

  • LIBRO PRIMO

    Non è meno deplorevole quanto avviene nel mondo intellettuale. Ostacolata nella sua marcia o lasciata senza freni alle sue disordi

    nate passioni, la democrazia francese ha rovesciato tutto ciò che trovava sul suo cammino, spezzando tutto quanto non riusciva a distruggere. Non la si è vista impadronirsi a poco a poco della società per instaurarvi pacificamente il proprio dominio ; essa non ha mai smesso di camminare in mezzo al disordine e all'agitazione d'un combattimento. Animato dal calore della battaglia, spinto oltre i limiti naturali della propria ragione dalle opinioni e dagli eccessi degli avversari, ognuno perde di vista il fine stesso delle sue azioni e tiene un linguaggio che mal corrisponde ai suoi veri sentimenti e ai suoi segreti istinti .

    Di qui la strana confusione di cui noi siamo forzatamente i testimoni.

    Cerco invano fra i miei ricordi, e non trovo nulla che desti più dolore e più pietà di quel che succede sotto i nostri occhi ; pare che in questa nostra epoca si sia spezzato il legame naturale che unisce le opinioni ai gusti e le azioni alle convinzioni religiose ; la concordanza, che si riscontra in tutti i tempi tra i sentimenti e le idee degli uomini, sembra distrutta, e paiono abolite tutte le leggi dell'analogia morale.

    Si trovano ancora tra di noi dei cristiani pieni di zelo, alla cui anima religiosa piace nutrirsi delle verità dell'altra vita ; questi certamente si orienteranno presto in favore della libertà umana, fonte di ogni grandezza morale. II Cristianesimo, che ha reso tutti gli uomini uguali davanti a Dio, non avrà ripugnanza di vedere tutti i cittadini uguali di fronte alla legge. Ma, per uno strano concorso di circostanze, la religione si trova momentaneamente impegnata in mezzo alle forze che la democrazia travolge, e spesso le capita di respingere quell'uguaglianza che essa ama, e di maledire la libertà come fosse un nemico, mentre prendendola per mano potrebbe santificarne gli sforzi.

    Accanto a questi uomini religiosi ne vedo altri, i cui sguardi sono volti verso la terra piuttosto che verso il cielo : partigiani della libertà, non soltanto perché in lei vedono l'origine delle più nobili virtù, ma soprattutto perché la considerano come la fonte dei beni più grandi, essi desiderano sinceramente assicurare il suo dominio e fare gustare agli uomini i suoi benefici. Sento che costoro chiamerebbero volentieri la religione in loro aiuto, perché devono sapere che non si può stabilire il regno della libertà senza quello dei buoni costumi, né

  • INTRODUZIONE

    creare dei buoni costumi senza la fede; ma hanno v isto la religione schierata con i loro avversari, e questo è loro bastato : gli uni l 'attaccano e gli altri non osano difenderla.

    I secoli passati hanno visto anime basse e venali preconizzare la schiavitù, mentre spiriti indipendenti e cuori generosi lottavano senza speranza per salvare la libertà umana. Ma ai giorni nostri si trovano sovente degli uomini nobili e fieri per natura, le cui opinioni sono radicalmente opposte alle loro inclinazioni, e che vantano il servilismo e la bassezza senza tuttavia averli mai praticati personalmente. Ci sono degli altri, invece, che parlano di libertà, come se potessero sentire quel che di santo e di grande c'è in essa, e che reclamano rumorosamente in favore dell'umanità quei diritti che essi poi hanno sempre disconosciuto.

    Vedo degli uomini virtuosi e pacifici : i loro incorrotti costumi, le loro abitudini tranquille, la loro agiatezza e la loro saggezza li pone naturalmente alla testa delle popolazioni che li circondano. Pieni di un sincero amore per la patria, essi sono pronti a fare per lei qualunque sacrificio ; tuttavia la civiltà trova spesso in loro degli avversari : essi confondono i suoi abusi con i suoi benefici e nella loro mente l'idea del male è indissolubilmente unita a quella di novità.

    Accanto a questi ne vedo altri che, in nome del progresso, cercando di ridurre l'uomo a mera materia, vogliono raggiungere l'utile senza preoccuparsi del giusto, aspirano a una scienza lontana dalla fede, a un benessere separato dalla virtù : costoro si sono definiti come i campioni della civiltà moderna, e si pongono insolentemente alla sua testa, usurpando un posto da altri abbandonato, da cui dovrebbero venire scacciati per indegnità.

    A che punto, dunque, siamo arrivati ? Gli uomini di fede combattono la libertà, e gli amici della libertà

    attaccano la religione; spiriti nobili e generosi vantano la schiavitù, e anime basse e servili preconizzano l'indipendenza ; cittadini onesti e illuminati sono ostili a ogni progresso, mentre individui, privi di amor patrio e senza costumi, si fanno apostoli della civiltà e della educazione !

    I secoli del passato si sono forse rassomigliati al nostro ? L'uomo ha sempre avuto sotto gli occhi, come oggi, un mondo in cui tutto è slegato, ove la virtù è senza genio e il genio senza onore ? dove l'amore dell'ordine si confonde con il gusto dei tiranni e il sacro culto della libertà col disprezzo delle leggi ? dove la coscienza getta soltanto

  • LIBRO PRIMO

    una luce dubbiosa sulle azioni umane, e nulla sembra più vietato né ' ' , 'f l ? permesso, ne onesto, ne vergognoso, ne vero, ne a so .

    Dovrò, forse, pensare che il Creatore ha fatto l'uomo per !asciarlo dibattersi senza tregua in mezzo alle miserie intellettuali che ci circondano? Non potrei crederlo : Dio prepara alle società europee un avvenire più stabile e più calmo; non conosco i suoi disegni, ma non cesserò di credervi, dal momento che non posso penetrarli, e preferisco dubitare della mia intelligenza che della sua giustizia.

    Vi è un paese al mondo in cui la grande rivoluzione sociale di cui parlo sembra aver quasi raggiunto i suoi limiti naturali ; essa si è compiuta in modo semplice e facile, o, meglio, si può affermare che questo paese gode i risultati della rivoluzione democratica che si manifesta tra di noi, senza aver avuto la rivoluzione stessa.

    Gli emigranti, che si stabilirono in America al principio del xvn secolo, liberarono in un qualche modo il principio democratico da tutto ciò contro cui lottava nel seno delle vecchie società dell'Europa, lo trapiantarono sulle coste del Nuovo Mondo, dove ha potuto crescere liberamente e, progredendo coi costumi, svilupparsi pacificamente nelle leggi.

    Mi sembra fuor di dubbio che presto o tardi arriveremo anche noi, come gli Americani, all 'eguaglianza quasi totale delle condizioni : ma con questo non affermo affatto che anche noi dovremo un giorno derivare necessariamente, da un simile assetto sociale, le conseguenze politiche che ne hanno tratte gli Americani 3• Sono ben !ungi dal credere che essi abbiano trovato l 'unica forma di governo che la democrazia possa darsi ; ma basta il fatto che nei due paesi la causa generatrice delle leggi e dei costumi sia la stessa, a far sorgere in noi un interesse enorme riguardo a ciò che ha prodotto in ciascuno di loro.

    Non è dunque soltanto per soddisfare una curiosità, d'altronde legittima, che ho studiato l'America, ma per trovarvi degli insegna-

    3· Il Tocqueville, sin dal suo viaggio negli Stati Uniti, era consapevole della necessità di non guardare alle istituzioni americane come a un modello da imitare meccanicamente: cfr. Voyage m Amériqut', in : Voyages en Sicilt' t't aux États-Unis, Paris, 1957, pp. 206, 269, e anche pp. 193, 238-239. t anche riportato un giudizio di F. Lieber (18oo-18]2), un tedesco in esilio in America per il suo liberalismo, estremamente negativo sul Lafayette, per la sua illusione o per la sua « cattiva fede » nel voler trapiantare in Europa le istituzioni americane (ivi, p. 92). Il Tocqueville riporta questo giudizio senza confutarlo, anzi quasi con compiacimento.

  • INTRODUZIONE

    menti da cui no1 s1 possa trar profitto. Sbaglierebbe quindi grossola

    namente chi credesse che io abbia voluto stendere un panegirico :

    chiunque leggerà questo libro si convincerà che tale non è stato il

    mio disegno, come neppure è stato quello di preconizzare una deter

    minata forma di governo, poiché io sono di quelli che credono che

    nelle leggi non ci sia quasi mai una bontà assoluta. Non ho nemmeno

    preteso di giudicare se la rivoluzione sociale, la cui marcia mi pare

    irresistibile, sia vantaggiosa o funesta per l'umanità ; ho solo accettato

    questa rivoluzione come un fatto compiuto o vicino a compiersi, e

    ho cercato tra i popoli che l'hanno vista attuarsi nel loro seno quello

    presso il quale essa ha raggiunto pacificamente il più alto grado di sviluppo, al fine di distinguerne con chiarezza le naturali conseguen

    ze, e scoprire, se possibile, quali siano i mezzi per renderla utile al

    l'umanità. Confesso che nell'America ho visto qualcosa di più dell'America : vi ho cercato l'immagine della democrazia stessa, delle sue tendenze, del suo carattere, dei suoi pregiudizi, delle sue passioni, e ho voluto studiarla per sapere almeno ciò che da essa dobbiamo sperare o temere.

    Nella prima parte 4 di questo lavoro ho cercato di mostrare l'influenza che la democrazia, lasciata in America alle sue tendenze e abbandonata quasi senza ostacoli ai suoi istinti, ha avuto sulle leggi, la direzione che imprime al governo e, in genere, il potere che essa ha negli affari politici. Ho voluto conoscere quali fossero i beni e i mali che ne derivavano, quali precauzioni avessero usato gli Americani per guidarla e quali avessero omesso, e ho cercato di distinguere le cause che le permettono di governare la società.

    Mia intenzione era di descrivere, in una seconda parte, l'influenza che l'eguaglianza delle condizioni e il governo democratico esercitano in America sulla società civile, sulle abitudini, sulle idee, sui costumi ; ma comincio a sentire meno ardore all'idea di portare a termine questo proposito. Prima ch'io riesca a terminare il lavoro che mi ero proposto, la mia fatica sarà divenuta quasi inutile. Ben presto

    4· In realtà con « prima parte » il Tocqueville indica il Libro Primo in due volumi e due parti, pubblicato nel 1835· La « seconda pane », preannunciata ma non promessa, sarà pubblicata nel 1840: essa consterà di due volumi e di quattro parti. Queste due «parti», pur completandosi l'una con l'altra, pur costituendo - per espressa dichiarazione dell'autore - una sola opera, rappresentano due momenti ben distinti dell'evoluzione intellettuale del Tocqueville.

  • LIBRO PRIMO

    un'altra persona mostrerà ai lettori i tratti principali del carattere americano e, celando sotto un velo leggero la gravità delle descrizioni, presterà alla ·verità un fascino, di cui non l'avrei potuta ornare a.

    Non so se riuscirò a far conoscere ciò che ho visto in America, ma son sicuro di averlo desiderato sinceramente e che solo involontariamente mi può essere capitato di adattare i fatti alle idee, anziché sottomettere queste a quelli.

    Quando qualche punto poteva essere stabilito con l'aiuto di documenti scritti, ho avuto cura di ricorrere ai testi originali e alle opere più autentiche e apprezzate b. Ho indicato le mie fonti in nota e ciascuno potrà verificarle. Quando si è trattato di opinioni, di usanze politiche, di note di costume, ho cercato di consultare le persone più informate. Se la cosa era importante o dubbia, non mi contentavo di un solo testimone, ma traevo le mie conclusioni dall'insieme di molte testimonianze.

    Ora è assolutamente necessario che il lettore mi creda sulla parola. Avrei potuto spesso citare, a conferma delle mie affermazioni, nomi autorevoli e conosciuti, o che per lo meno son degni di esserlo, ma mi sono ben guardato dal farlo. Il forestiero viene a conoscere nella casa del suo ospite molte importanti verità, che costui forse nasconderebbe all'amico : con lui si può spezzare un silenzio forzato, e non se ne

    a. All'epoca in cui pubblicai la prima edizione di quest'opera, Gustave de Beaumont, mio compagno di viaggio in America, lavorava ancora al suo libro intitolato Marie, ou l'Esclavage aux États-Unis, che venne pubblicato poco dopo [Paris, 1835, 2 voli.]. Lo scopo principale del Beaumont è stato quello di mettere in rilievo e di far conoscere la situazione dei negri nella società anglo-americana. La sua opera getta una luce viva e nuova sulla questione della schiavitù, vitale per le repubbliche unite. Potrò sbagliare, ma mi sembra che il libro del Beaumont, oltre che interessare vivamente chi vorrà provare delle emozioni e cercare dei quadri, dovrà ottenere un successo ancor più solido e duraturo tra quei lettori che desiderano soprattutto descrizioni autentiche e profonde verità.

    b. I testi legislativi e amministrativi mi sono stati forniti con una gentilezza che ricorderò sempre con gratitudine. Tra i funzionari americani che hanno in tal modo favorito le mie ricerche, ricorderò soltanto Edward Livingston, allora segretario di Stato, ora ministro plenipotenziario a Parigi. Durante la mia permanenza in seno al Congresso il signor Livingston mi fece pervenire la maggior parte dei documenti che ora possiedo riguardo al governo federale. Egli è uno di quegli uomini rari che si amano leggendo i loro scritti, che si apprezzano e si onorano ancor prima di conoscerli e ai quali si è felici di dovere della riconoscenza.

  • INTRODUZIONE

    teme l'indiscrezione, perché egli è di passaggio. Tutte queste confidenze sono state da me annotate appena ricevute, ma non usciranno mai dalle mie carte ·'; preferisco nuocere al successo della mia opera, piuttosto che aggiungere il mio nome alla lista di quei viaggiatori che ricambiano con dispiaceri e fastidi la generosa ospitalità ricevuta.

    So bene che, malgrado le mie cure, nulla sarà più facile del criticarmi, se qualcuno vorrà mai farlo.

    Coloro che vorranno prestarmi ascolto, troveranno nell'opera intera un'idea madre che lega, per così dire, tutte le parti. Ma la diversità degli argomenti che ho dovuto trattare è tanto grande, che chi vorrà opporre un fatto isolato all'insieme dei fatti che cito, un'idea isolata all'insieme delle idee, vi riuscirà senza fatica. Vorrei dunque che mi si usasse la cortesia di leggermi con lo stesso spirito che ha animato il mio lavoro, e che si giudicasse questo libro in base all'impressione generale che lascia, dato che mi sono deciso a scrivere spinto non da una sola ragione, ma da un insieme di ragioni.

    Non bisogna poi dimenticare che l'autore che vuoi farsi capire è costretto a sviluppare ogni sua idea sul piano teorico sino alle sue ultime conseguenze, e spesso sino ai limiti dell'irreale e dell'impraticabile : infatti, se nelle azioni è talvolta necessario allontanarsi dalle regole della logica, non si può fare altrettanto nei discorsi, e l'uomo trova quasi altrettante difficoltà a essere incoerente nelle parole che a essere coerente nelle azioni.

    5· I quaderni di viaggio del Tocqueville sono quattordici: furono inizialmente pubblicati dal Beaumont in modo estremamente incompleto e parziale, e recentemente sono stati editi integrali dal Mayer (cfr. Voyages ci t.) : c'è tuttavia da augurarsi che una prossima edizione venga corredata degli indici degli argomenti e dei luoghi, indici indispensabili per la consultazione di un'opera come questa, composta di appunti, note, estratti. I quaderni sono i seguenti: tre Cahiers non alphabhiques, numerati, che contengono un'ampia esposizione delle conversazioni che ebbe il Tocqueville con i suoi ospiti americani; cinque Cahiers portatijs, che contengono, prevalentemente, una specie di diario, brevi appunti, note, citazioni; tre Cahiers alphabhiques, nei quali le osservazioni del Tocqueville sono divise per argomento; un piccolo quaderno con estratti dai Commentaries on American Law di James Kent; e, infine, due quaderni che contengono frammenti di difficile classificazione (l'originale di questi due quaderni è andato perduto). A questi testi il Mayer ha opportunamente aggiunto i resoconti del Tocqueville di due sue esplorazioni in regioni disabitate : Voyage au lac Ontida e Qttinze jours dans le dlsert, che sono i soli saggi compiutamente elaborati dell'esperienza americana. D'ora in avanti citeremo questo volume, che contiene i quaderni di viaggio americani, con Voyage.

  • LIBRO PRIMO

    Termino indicando io stesso quello che molti lettori considereranno come il difetto principale del mio lavoro. Questo libro non si pone decisamente al séguito di nessuno : scrivendolo non ho inteso né servire né combattere alcun partito, ma mi sono sforzato soltanto di vedere non già diversamente, ma più lontano dei partiti. E mentre essi si occupano del domani, io ho cercato di pensare all'avvenire.

  • PARTE PRIMA

    LE ISTITUZIONI DEGLI STATI UNITI

  • CAPITOLO PRIMO

    CONFIGURAZIONE ESTERNA DELL'AMERICA DEL NORD

    L'America del Nord divisa in due vaste regioni, l ' una discendente verso il polo, l 'altra verso l 'equatore. - La valle del Mississippi. - Tracce delle rivoluzioni del globo. - La costa dell'oceano Atlantico sulla quale furono fondate le colonie inglesi . - Il diverso aspetto dell 'America del Nord e dell'America del Sud all'epoca della scoperta. - Le foreste dell'America del Nord. - Le praterie. - Le tribù erranti degli indigeni. - Loro aspetto, lingue, costumi. - Tracce di un popolo sconosciuto.

    L'America del Nord presenta, nella sua configurazione esterna, alcuni tratti generali facilmente distinguibili a prima vista.

    Una sorta di ordine quasi metodico vi ha presieduto alla separazione delle terre dalle acque, delle montagne dalle valli. Una sistemazione semplice e maestosa si manifesta fra la confusione stessa delle cose e l'estrema varietà dei quadri.

    Due vaste regioni la dividono in due parti quasi eguali. Una ha per limite, a settentrione, il polo artico, a est e a ovest i

    due grandi oceani . Avanza poi verso il mezzogiorno e forma un vasto triangolo i cui lati irregolari si incontrano al disotto dei Grandi Laghi del Canada.

    La seconda parte comincia dove finisce la prima e si estende su tutto il resto del continente.

    L'una è leggermente piegata verso il polo, l'altra verso l'equatore. Le terre comprese nella prima regione scendono verso il nord, con

    una pendenza così leggera, che si potrebbe quasi dire che formano un altipiano. Nell'interno di questo immenso terrapieno non si trovano né alte montagne né profonde vallate.

    Le acque vi serpeggiano come a caso ; i fiumi si mescolano, si uniscono, si separano, si ritrovano ancora, si perdono in mille pa-

  • 34 LIBRO PRIMO - PARTE PRIMA

    ludi, si spandono ogni istante in umidi labirinti da essi stessi prodotti e raggiungono infine il mare polare solo dopo innumerevoli giravolte. I Grandi Laghi che circoscrivono questa regione non sono, come la maggior parte dei laghi del vecchio continente, incassati tra colline o rocce : le loro rive sono piatte e si alzano solo di qualche metro sul livello delle acque. Ognuno di essi è simile a una grande coppa piena sino all 'orlo : un minimo cambiamento nella struttura del globo farebbe precipitare le loro acque verso il polo o verso i mari tropicali.

    L'altra regione è più accidentata e più adatta a divenire la dimora permanente dell'uomo; due lunghe catene di montagne la dividono per tutta la sua lunghezza : l'una, con il nome di monti Allegani ', segue le rive dell'Atlantico, l'altra corre parallela al mare del Sud.

    Lo spazio racchiuso tra queste due catene montuose è grande 228.343 leghe quadrate a.: la sua superficie è dunque circa sei volte più grande di quella della Francia b.

    Questo vasto territorio non forma tuttavia che una sola vallata, la quale discende dalla cima smussata degli Allegani e risale senza incontrare ostacoli fino alle cime delle Montagne Rocciose.

    In fondo alla valle scorre un fiume immenso, verso il quale corrono da tutte le parti le acque che scendono dalle montagne.

    a. 1.34 1.649 miglia [quadrate]. Cfr. (W.] Darby' s Vie w of the United States [Philadelphia, 1828], p. 499· Ho ridotto queste miglia in leghe di 2.ooo tese 2•

    b. La Francia misura 35-181 leghe quadrate.

    1 . Erroneamente in Europa si usa spesso il nome di Allegani in luogo di Appalachiani, mentre, a rigore, esso designa soltanto le catene più elevate degli Appalachiani meridionali . Sono chiamati Appalachiani tutti i rilievi montuosi fra la costa adantiea, il lago Ontario e il fiume Ohio.

    :2. La « tesa " è una misura di lunghezza usata in Italia e in Francia prima dell 'adozione del sistema metrico decimale, corrispondente a m. 1,949· Dal 181:2 al 1840 ebbe il valore convenzionale di m. 2, che però Tocqueville qui non usa. La « lega ", invece, è una misura di lunghezza di cui divergono i valori, sia nei diversi paesi, sia nei diversi periodi: in Francia oscilla fra i Km. 4•445 (lega comune) e i Km. 3,898 (lega di posta, alla quale si riferisce il Tocqueville). Anche il « miglio " ha valori diversi, secondo i tempi e i paesi : il miglio francese (Km. 1 ,6og81) è lievemente diverso da quello inglese (Km. I ,6093): per Tocqueville un miglio corrisponde a 2,42 leghe.

  • LE lSTlTlJZIONl DECLI STATI UNITI 35

    Inizialmente i Francesi l'avevano chiamato il fiume Saint-Louis, in ricordo della patria lontana, mentre gli indiani, nel loro ampolloso linguaggio, l'hanno chiamato Padre delle acque o Mississippi.

    Il Mississippi nasce ai confini delle due grandi regioni di cui ho parlato più sopra, verso la sommità dell'altipiano che le separa.

    Vicino alle sue sorgenti nasce un altro fiume & che va a gettarsi nel mare polare ; lo stesso Mississippi sembra per un tratto incerto sul cammino da prendere : torna più volte sui suoi passi e, solo dopo aver rallentato il corso fra laghi e paludi, si decide finalmente a tracciarsi lentamente la strada verso il mezzogiorno.

    Ora tranquillo sul fondo del letto argilloso che gli ha scavato la natura, ora ingrossato dagli uragani, i l Mississippi scorre per circa mille leghe b.

    Seicento leghe c a monte della sua foce ha già una profondità media di 15 piedi e per circa duecento leghe può essere risalito da bastimenti di 300 tonnellate.

    Cinquantasette grandi fiumi navigabili vengono a portargli le loro acque. Si contano, tra gli affiuenti del Mississippi, un fiume di 1 .300 leghe d, uno di 900 •, uno di 6oo t, uno di 500 g e quattro di 200 h, senza contare una moltitudine di ruscelli che vengono da ogni parte a perdersi nel suo corso.

    La valle bagnata dal Mississippi sembra esser stata creata dalla natura solo per lui : il fiume vi dispensa a volontà il bene e il male, e ne è come il dio. Attorno a lui la natura dispiega una fecondità inesauribile, mentre a misura che ci si allontana dalle sue rive, la vita vegetale perde vigore, i terreni divengono magri, tutto langue o muore. In nessuna parte del mondo le grandi convulsioni del globo hanno lasciato tracce più evidenti che nella valle del Mississippi.

    a. Il fiume Rosso. b. 2.500 miglia, 1.032 leghe. Cfr. Description [ statistique, historique

    et politique] des États-Unis, di [D. B.] WARDEN [ Paris, 182o, 5 voli. ] , vol. l, p. 166.

    c. r. 364 miglia, 563 leghe. Cfr. id., vol. l, p. 169. d. Il Missouri. Cfr. id., vol. l, p. 132 (1 .278 leghe). e. L'Arkansas. Cfr. id., vol. l, p. 188 (877 leghe). f. Il fiume Rosso. Cfr. id., vol. l, p. 190 (598 leghe). g. L'Ohio. Cfr. id., vol. l, p. 192 (490 leghe) .

    . h. L'Illinois, il Saint-Pierre, il Saint-François, la Moingona. In queste �xsure ho preso come base il miglio legale (statute mile) e la lega di posta dx 2.ooo tese.

  • LIBRO PRIMO - PARTE PRIMA

    L'intero aspetto del paesaggio attesta il lavorio delle acque : la sua aridità, come la sua fertilità sono opera loro. I flutti dell'oceano primitivo hanno accumulato sul fondo della vallata enormi strati di terra vegetale che essi hanno avuto il tempo di livellare. Sulla riva destra del fiume si trovano delle pianure immense, compatte come la superficie d'un campo livellato dal rullo del lavoratore. Man mano che ci si avvicina alle montagne, il terreno diviene, al contrario, sempre più ineguale e sterile : il suolo è, per così dire, solcato in mille luoghi, e delle rocce primitive appaiono qua e là, come le ossa di uno scheletro cui il tempo abbia consumato tutt'intorno i muscoli e le carni. Sabbie granitiche, pietre irregolari coprono la superficie del terreno ; qualche pianta spinge con gran sforzo le radici attraverso questi ostacoli : lo si direbbe un campo fertile, coperto dalle macerie d'un vasto edificio. Analizzando queste pietre e questa sabbia, si riscontra infatti facilmente una perfetta analogia tra le sostanze di cui sono composte e quelle delle cime aride e spezzate delle Montagne Rocciose. Dopo aver deposto tanta terra nel fondovalle, le acque hanno senza dubbio finito per trascinare con sé una parte delle rocce stesse, facendole rotolare sui pendii più vicini e, dopo averle spinte le une contro le altre, hanno disseminato le falde delle montagne dei rottami strappati alle loro cime (A 3).

    La valle del Mississippi è, nel suo complesso, la più splendida dimora che Dio abbia mai preparato per l'uomo, e tuttavia si può dire che essa è ancora un vasto deserto.

    Sul versante orientale degli Allegani, tra i piedi di questi monti e l'oceano Atlantico, si stende una lunga striscia di rocce e di sabbie che il mare, ritirandosi, sembra avere dimenticato. Questo territorio è largo in media solo 48 leghe ", ma ne conta ben 390 di lunghezza b. In questa parte del continente americano il suolo mal si presta a essere lavorato dai contadini, e la vegetazione è magra e uniforme.

    È su questa costa inospitale che si sono inizialmente concentrati gli sforzi dell'industria umana. Su questa lingua di terra arida sono nate e cresciute le colonie inglesi che dovevano divenire un giorno

    a. 100 miglia. b. Circa 900 miglia.

    3· Queste lettere maiuscole rimandano alle note, più estese ed elaborate, del Tocqueville, che sono pubblicate alla fine del volume.

  • LE ISTITUZIONI DEGLI STATI UNITI 37

    gli Stati Uniti d'America. Ed è ancora qui che si trova oggi il centro della loro potenza, mentre all'interno si addensano, quasi in segreto, i veri elementi costitutivi del grande popolo cui appartiene senza dubbio l'avvenire del continente.

    Quando gli Europei sbarcarono sulle coste delle Antille e, più tardi, su quelle dell'America del Sud, credettero di essere giunti nelle favolose regioni celebrate dai poeti. Il mare scintillava dei fuochi del tropico, la trasparenza straordinaria delle acque apriva per la prima volta agli occhi dei naviganti la profondità degli abissi a, qua e là isolette profumate sembravano galleggiare come cestini di fiori sulla superficie calma dell'oceano. Tutto ciò che, in questi luoghi incantati, si offriva alla vista sembrava preparato per le necessità dell'uomo o calcolato per il suo piacere. Gli alberi erano per la maggior parte carichi di frutti nutrienti, e quelli meno utili all'uomo deliziavano il suo sguardo per la magnificenza e la varietà dei loro colori. In una foresta di limoni odorosi, di fichi selvatici, di mirti a foglie rotonde, d'acacie e di oleandri, tutti intrecciati con liane in fiore, una moltitudine di uccelli mai visti in Europa facevano scintillare le loro ali di porpora e d'azzurro, e univano il concerto delle loro voci alle armonie d'una natura piena di movimento e di vita (B).

    Sotto questo manto brillante si nascondeva la morte ; ma allora nessuno se ne accorgeva, e del resto regnava nell'aria di questi climi non so quale influenza snervante che attaccava l'uomo al presente, rendendolo incurante del!' avvenire.

    L'America del Nord si presentò invece sotto un aspetto diverso : tutto in essa era grave, austero, solenne ; si sarebbe detto ch'essa fosse stata creata per divenire il dominio dell'intelligenza, come l'altra il regno dei sensi.

    Un oceano agitato e brumoso ne circondava le coste ; rocce granitiche o spiagge sabbiose le facevano cintura ; i boschi che ne ricoprivano le rive mostravano un fogliame scuro e melanconico ; non vi si

    a. MA�TE-BRUN [ o C. MALTHE BRUUN, Précis de la géographie universelle, Pans, I8Io-1829, 8 voli. ] , vol. III, p. 726, dice che le acque del mar7 delle Antille sono così trasparenti che si distinguono i coralli e i pese� a .6o braccia di profondità. La nave sembra planare nell'aria; una �peci� d1 v�rtigi?e c�glie il viaggiatore il cui sguardo si spinga, attraverso 1! �u.Jdo cnstallmo, m mezzo ai giardini del fondo del mare, dove conchig�Ie e pesci dorati brillano tra cespugli di fuchi e boschetti di alghe manne.

  • LIBRO PRIMO - PARTE PRIMA

    vedeva crescere quasi nient'altro che pini, larici, lecci, olivi selvatici e lauri.

    Dopo esser penetrati entro questo primo cerchio di verde si entrava nell'ombra della foresta centrale : là si trovavano confusi i più alti alberi che crescano nei due emisferi. Il platano, il catalpa, l'acero da zucchero e il pioppo della Virginia intrecciavano i loro rami con quelli della quercia, del faggio, del tiglio.

    Come nelle foreste conquistate dall'uomo, anche qui la morte colpiva senza tregua, ma nessuno s'incaricava di togliere di mezzo i rottami da essa prodotti . Essi si accumulavano quindi gli uni sugli altri : il tempo non era sufficiente a ridurli in polvere abbastanza rapidamente e a preparare nuovi posti. Ma, anche in mezzo a questi avanzi, la riproduzione proseguiva senza tregua : piante rampicanti ed erbe di ogni specie si facevano strada attraverso gli ostacoli, si arrampicavano lungo gli alberi caduti, s'insinuavano nel loro tritume, sollevavano e spezzavano la debole scorza che ancora li ricopriva e aprivano la via alle loro giovani radici. Così la morte veniva in un certo qual modo ad aiutare la vita : l'una di fronte all'altra sembravano aver voluto mescolare e confondere le loro opere.

    Queste foreste celavano un'oscurità profonda : mille ruscelli, il cui corso non era ancora guidato dalla mano dell'uomo, vi creavano una perenne umidità. Vi si scorgeva appena qualche fiore, qualche frutto selvatico, qualche uccello.

    Solo la caduta d'un albero decrepito, le cascate d'un fiume, lo stormire delle fronde e il fischiare dei venti turbavano il silenzio della natura.

    Ad est del grande fiume i boschi in parte sparivano e al loro posto si stendevano praterie senza limiti. La natura, nella sua infinita varietà, aveva forse voluto negare gli alberi a queste fertili campagne ? o piuttosto la foresta che le ricopriva era stata un tempo distrutta dalla mano dell'uomo ? Né la tradizione né le ricerche scientifiche sono riuscite a trovare una risposta a queste domande.

    Questa terra sconfinata non era però del tutto priva della presenza dell'uomo : qualche popolazione errava da secoli sotto le ombre della foresta o fra i pascoli della prateria. Dall'estuario del San Lorenzo al delta del Mississippi, dall'oceano Atlantico al Pacifico questi selvaggi avevano fra loro dei punti di somiglianza, che attestavano un'origine

  • LE ISTITUZIOI'l DEGLI STATI UNITI 39

    comune. Ma, per il resto, differivano da tutte le razze conosciute a : non erano né bianchi come gli europei, né gialli come la maggior parte degli asiatici, né neri come i negri ; la loro pelle era rossastra, i loro capelli lunghi e lucenti, le loro labbra sottili e gli zigomi molto pronunciati. Queste tribù selvagge parlavano varie lingue che differivano tra loro per le parole, ma che sottostavano tutte alla medesima struttura grammaticale. Queste regole grammaticali si allontanavano in molti punti da quelle che sembravano aver presieduto sino ad oggi alla formazione del linguaggio umano.

    L'idioma degli Americani sembrava il risultato di combinazioni nuove e rivelava, da parte dei suoi inventori, uno sforzo d'intelligenza, di cui gli indiani del nostro tempo sembrerebbero poco capaci (C).

    La condizione sociale di queste popolazioni differiva anche sotto molti aspetti da quello che si vedeva nel Vecchio Mondo : si sarebbe detto che esse si fossero moltiplicate liberamente in mezzo ai loro deserti, senza contatti con razze più civili. Non si trovavano affatto, presso di loro, quelle incerte e incoerenti nozioni del bene e del male, quella corruzione profonda che si mescola di solito con l'ignoranza e la rozzezza dei costumi presso le nazioni civili che sono tornate barbare. L'indiano doveva tutto a sé stesso : la sua virtù, i suoi vizi, i suoi pregiudizi erano opera sua ; egli era cresciuto nella selvaggia indipendenza della sua natura.

    La rozzezza della gente del popolo, nei paesi civilizzati, non deriva soltanto dal fatto che sono ignoranti e poveri, ma anche dal fatto che sono quotidianamente a contatto con uomini ricchi e colti.

    La vista della propria miseria e della propria debolezza, che ogni giorno contrastano con il benessere e la potenza di qualche loro simile, eccita nel loro cuore collera e paura insieme ; il senso della pro-

    a. Si è poi rinvenuta qualche somiglianza tra la conformazione fisica, la lingua e le abitudini degli Indiani dell'America del Nord e quelle dei Tungusi, dei Manciù, dei Mongoli, dei Tartari e di altre tribù nomadi dell'Asia. Questi ultimi non sono lontani dallo stretto di Bering, il che lascia supporre che in un'epoca antica essi siano potuti venire a popolare il continente deserto dell'America. La scienza però non è ancora riuscita a. chiarire questo problema. Su questo problema cfr. MALTE-BRuN [op. CI t. ] , vol. V; le opere di HuMBOLDT [quasi certamente : A. voN Ht:MBOLDT, Voyage de Humboldt et Bonpland, Paris, I8os·1834• 23 voli. ] ; Ft�CHER, Conjectures sur l'origine des Américaines [ ? ] ; ( J . ] ADAIR, Hzstory of the A merican lndians [ London, 1775] .

  • LIBRO PRIMO - PARTE PRIMA

    pria inferiorità e dipendenza li irrita e li umilia. E questo stato d'animo interiore si riflette nei loro costumi come nella loro lingua : essi sono insieme insolenti e volgari.

    La verità di queste affermazioni si può facilmente provare con l'osservazione. Il popolo è più rozzo nei paesi aristocratici che altrove, nelle città ricche che nelle campagne.

    Nei luoghi in cui si trovano uomini tanto forti e ricchi, i deboli e i poveri provano come un senso di inferiorità per la loro volgarità e, non trovando alcun mezzo con cui poter riacquistare l'eguaglianza, disperano di sé stessi e si lasciano cadere al di sotto della dignità umana.

    Questo dannoso effetto della differenza di classe non si riscontra affatto presso i selvaggi : gli indiani, tutti egualmente ignoranti e poveri, sono nello stesso tempo tutti eguali e liberi.

    All'arrivo degli Europei, l'indigeno dell'America del Nord ignorava ancora il valore della ricchezza e si mostrava indifferente al benessere che l'uomo civile acquista con essa. Tuttavia non si notava in lui niente di grossolano : vi era al contrario nei suoi modi d'agire un'abituale riservatezza e una specie di aristocratica cortesia.

    Mite e ospitale in pace, spietato in guerra oltre i limiti conosciuti della ferocia umana, l' indiano era disposto a morir di fame per soccorrere lo straniero che bussava la sera alla porta della sua capanna, ma era anche capace di lacerare con le proprie mani le membra palpitanti di un suo prigioniero. Le più famose repubbliche antiche non avevano mai ammirato un coraggio più fermo, degli animi più orgogliosi, un amore più geloso della propria indipendenza, di quelli che allora nascondevano i boschi selvaggi del Nuovo Mondo ... Gli Eu-

    a. Il presidente }EFFERsoN (Notes on Virginia, p. 148 4) dice che si sono visti fra gli Irochesi, attaccati da forze superiori alle loro, i vecchi sdegnare di darsi alla fuga o di sopravvivere alla distruzione del loro paese, e sfidare la morte, come gli antichi Romani durante il sacco di Roma da parte dei Galli.

    Più avanti, a p. 156 : « Non è mai successo che un indiano, caduto in potere del nemico, abbia chiesto salva la vita, anzi ogni prigioniero cerca,

    4 · Le Not�s on the State of Virginia uscirono a Parigi nel 1784 in una edizione riservata a una circolazione privata ; poi furono tradotte col titolo Observations sur la Virginie, Paris, 1786. Tutte le citazioni di )efferson sono state controllate su questa edizione : The Writings of Thomas Jefferson, a cura di H. A . Washington, 9 voli . , New York, 1 854, e quindi nelle nostre indicazioni citeremo sempre questa edizione. Per quanto si dice in questa nota, cfr. vol. VIII, pp. 304-305 e 305 n_

  • LE ISTITUZIONI DEGLI STATI UNITI

    ropei fecero poca impressione sbarcando sulle rive dell'America settentrionale ; la loro presenza non fece nascere né invidia né paura. Quale presa avrebbero potuto avere su uomini simili ? L'indiano sapeva vivere senza bisogni, soffrire senza lamentarsi, morire cantando a. Come tutti gli altri membri della grande famiglia umana, questi selvaggi credevano all'esistenza d'un mondo migliore, e adoravano sotto nomi diversi un Dio creatore dell'universo. Le loro nozioni sulle grandi verità intellettuali erano di solito semplici e filosofiche (D).

    Per quanto primitivo possa sembrare il popolo di cui abbiamo qui tratteggiato il carattere, non si può tuttavia dubitare che un altro popolo, più civile e in tutto più progredito di lui, l'abbia preceduto in quelle stesse regioni 5 •

    Una tradizione oscura, ma comune alla maggior parte delle tribù indiane delle coste dell'Atlantico, ci dice che un tempo queste stesse popolazioni dimoravano ad ovest del Mississippi. Lungo le rive dell'Ohio e in tutta la vallata centrale si scoprono ancora spesso dei monticelli eretti dall'uomo; e dicono che, se si scava sino all'interno di questi monumenti, vi si trovano quasi sempre ossa umane, strumenti strani, armi e utensili d'ogni genere d'un metallo o per usi ignoti alle razze attuali.

    Gli indiani dei nostri giorni non sanno darci alcuna notizia riguardo la storia di questo popolo sconosciuto. Coloro che vivevano trecento anni fa, all'epoca della scoperta dell'America, non hanno lasciato detto nulla, da cui si possa trarre un'ipotesi. Le tradizioni,

    per così dire, la morte per mano dei v incitori, insultandoli e provocandoli in tutti i modi » .

    a . Cfr. Histoire de la Louisiane [Paris, 1758 ] , d i LEPAGE-DUPRATZ [o LE PAGE Du PRATZ ] ; CHARLEVOIX [ P.-F.-X. CHARLESVOIX ] , Histoire [ et description générale ] de la Nouvelle-France [ Paris, 1744, 3 voli. ] ; le lettere di HEcWELDER [ ma J. G. E. HECKEWELDER, A correspondence between the Rev. /. H. and Peter S. Duponceau respecting the languages of the A meri ca n l ndians J , « T ransactions of the American philosophical Society » , vol. I [Philadelphia, 1819] ; JEFFERSON, Notes on Virginia, pp. 135-190. Ciò che afferma Jefferson ha una grande importanza, se si considerano i suoi meriti personali, la sua particolare posizione e il secolo, positivo ed esatto, in cui scriveva.

    5· E, per le curiosità del Tocqueville su questo popolo scomparso, cfr. Voyagt>, p. 264.

  • LIBRO PRIMO - PARTE PRIMA

    questi documenti caduchi ma pur sempre rinascenti del mondo primitivo, non ci forniscono alcun lume. Là, tuttavia, vissero migliaia di nostri simili ; non si può dubitare. Quando vi giunsero ? Quale fu la loro origine, il loro destino, la loro storia ? Quando e come scomparvero ? Nessuno potrebbe dirlo.

    Strano destino! Ci sono dei popoli che sono così completamente scomparsi dalla faccia della terra, che si è cancellato persino il ricordo del loro nome, se ne sono perdute le lingue, ne è svanita la gloria come un suono senza eco; eppure non ce n'è uno che non abbia almeno lasciato una tomba in ricordo del suo passaggio. Così, di tutte le opere umane, la più durevole è ancora quella che testimonia le sue miserie e il suo niente !

    Benché il vasto paese appena descritto fosse abitato da numerose tribù d'indigeni, si può affermare a ragione che al momento della scoperta esso non era che un deserto. Gli indiani lo occupavano, ma non lo possedevano, poiché solo con l'agricoltura l'uomo si appropria del suolo e i primi abitatori dell'America del Nord vivevano dei prodotti della caccia. I loro implacabili pregiudizi, le loro passioni indomabili, i loro vizi e forse più ancora le loro selvagge virtù li esponevano a una inevitabile distruzione. La rovina di queste popolazioni cominciò il giorno in cui gli Europei approdarono alle loro coste, e, sempre proseguita in séguito, oggi è quasi compiuta. Sembra che la Provvidenza, ponendo queste genti fra le ricchezze del Nuovo Mondo, ne abbia dato loro solo un breve usufrutto ; in un certo senso essi erano là solo « in attesa >> . Quelle coste così adatte al commercio e all'industria, quei fiumi così profondi, quella inesauribile vallata del Mississippi, quell'intero continente, apparivano allora come la culla ancor vuota di una grande nazione.

    È là che gli uomini civili dovevano cercare di costruire una società basata su fondamenta nuove e, applicando per la prima volta teorie fino ad allora sconosciute o ritenute inattuabili, stavano per dare al mondo uno spettacolo al quale la storia del passato non l'aveva preparato.

  • CAPITOLO SECONDO

    IL PUNTO DI PARTENZA DEGLI ANGLO-AMERICANI E LA SUA IMPORTANZA PER IL LORO AVVENIRE

    L'utilità di conoscere il punto di partenza dei popoli per comprendere il loro assetto sociale e le loro leggi. - L'America è il solo paese in cui si possa scorgere chiara· mente il punto di partenza di un grande popolo. - In cosa si rassomigliavano tutti gli uomini che vennero a popolare l'America inglese. - In cosa differivano. - Un'osservazione applicabile a tutti gli Europei che vennero a stabilirsi sulle coste del Nuovo Mondo. - La colonizzazione della Virginia. - La colonizzazione della Nuova Inghilterra. - Il carattere originale dei primi abitanti della Nuova Inghilterra. - ll loro arrivo. - Le loro prime leggi. - Il contratto sociale. - Il codice penale ispirato dalla legislazione di Mosè. - L'ardore religioso. - Lo spirito repubblicano. - L'intima unione dello spirito di religione e dello spirito di libertà.

    Un uomo nasce, i suoi primi anni passano oscuri tra i trastulli e i lavori dell'infanzia ; poi cresce, comincia l'età virile, le porte del mondo si aprono finalmente per riceverlo, ed egli viene a contatto con i propri simili. Solo allora lo si studia per la prima volta, e si crede di veder formarsi in lui i germi dei vizi e delle virtù della sua

    ' eta matura. Questo, se non erro, è un grande errore. Tornate indietro, e osservate il bimbo quando è tra le braccia di

    sua madre ; guardate come il mondo esterno si riflette per la prima volta nello specchio ancora opaco della sua intelligenza ; fate attenzione ai primi fatti che colpiscono i suoi sguardi ; ascoltate le prime parole che risvegliano in lui le forze assopite del pensiero ; guardate infine le prime lotte che egli deve sostenere : allora soltanto potrete comprendere l'origine dei pregiudizi, delle abitudini, delle passioni che domineranno la sua vita. L'uomo è, per così dire, già tutto intero nelle fasce della sua culla.

    Qualcosa di simile avviene anche per le nazioni. I popoli risentono sempre l'influenza della loro origine. Le circostanze che hanno accompagnato la loro nascita e hanno contribuito al loro sviluppo peseranno sempre sul loro destino.

    Se fosse possibile risalire fino agli elementi costitutivi delle società ed esaminare i primi monumenti della loro storia, sono certo che potremmo scoprirvi la fonte dei pregiudizi, delle abitudini, delle pas-

  • 44 LIBRO PRIMO - PARTE PRIMA

    sioni dominanti, di tutto ciò, insomma, che costituisce il cosiddetto carattere nazionale. Riusciremmo a trovare la spiegazione di usi che oggi sembrano contrari ai costumi dominanti, di leggi che sembrano in contrasto con i princìpi riconosciuti, di opinioni incoerenti che si trovano qua e là nella società, come quei frammenti di catene spezzate che si vedono talora ancora pendere dalla volta di un vecchio edificio, e che non sostengono più nulla. Così si spiegherebbe il destino di certi popoli che una forza sconosciuta pare trascinare verso una mèta a loro stessi ignota. Ma sino ad ora sono mancati i dati per un simile studio; lo spirito analitico si è sviluppato nelle nazioni a mano a mano che invecchiavano, sì che, quando esse si sono interrogate sulle loro origini, il tempo le aveva già avvolte in una nube, l'ignoranza e l'orgoglio le avevano circondate di favole dietro le quali si nascondeva la verità.

    L'America è il solo paese in cui si sia potuto assistere allo svolgimento naturale e pacifico di una società e dove sia stato possibile precisare l'influenza esercitata dal « punto di partenza » ' sull'avvenire di uno Stato.

    Quando i popoli europei sbarcarono sulle coste del Nuovo Mondo, i tratti del loro carattere nazionale erano già ben fissati e ognuno aveva una fisionomia sua propria. Dato che erano già arrivati a quel grado di civiltà che porta gli uomini allo studio di sé stessi, ci hanno trasmesso il ritratto fedele delle loro opinioni, dei loro costumi, delle loro leggi. Gli uomini del quindicesimo secolo ci sono noti press'a poco come quelli del nostro. L'America ci mostra dunque in modo chiarissimo ciò che l 'ignoranza o la barbarie delle prime età ha sottratto ai nostri sguardi.

    Abbastanza vicini all'epoca in cui le società americane furono fondate per conoscerne in modo dettagliato gli elementi costitutivi, abbastanza lontani da quel tempo per poter già giudicare ciò che quei germi hanno prodotto, i nostri contemporanei sembrano destinati a vedere più in là dei loro predecessori nelle vicende umane. La Provvidenza ci ha posto tra le mani una luce che mancava ai nostri pa-

    I . Alcune riflessioni sul « punto di partenza » degli Americani, dovute anche a conversazioni con cittadini americani (E. Everett, J. Sparks), in Voyage, pp. 95, 96, 283. Queste riflessioni si mescolano ad un altro analogo tema, all'affermazione cioè che gli Americani hanno potuto costruire la loro società sopra una tavola rasa, partendo da zero (ivi, pp. 203, 205); tema assai diffuso nella cultura francese dell'età della restaurazione.

  • LE ISTITUZIONI DEGLI STATI UNITI 45

    dri, e ci ha permesso così di scorgere, nel destino delle nazwm,

    quelle cause prime che l'oscurità del passato nascondeva. Quando si esamina con cura la condizione politica e sociale del

    l'America, dopo averne studiato attentamente la storia, ci si sente profondamente convinti di questa verità : che non c'è opinione, abitudine, legge, direi quasi avvenimento, che non possa essere facilmente spiegato dal « punto di partenza ». Chi leggerà questo libro troverà, dunque, nel presente capitolo il germe di quanto verrà dopo e la chiave di quasi tutta l'opera.

    Gli emigranti che, in diversi periodi, si insediarono nel territorio che attualmente forma l'Unione Americana, differivano fra loro in molti punti : il loro fine non era lo stesso e si governavano secondo princìpi diversi.

    Questi uomini, tuttavia, avevano fra loro parecchi tratti comuni e si trovavano tutti in una simile situazione.

    Il legame della lingua è, forse, il più forte e il più durevole che possa unire gli uomini, e tutti gli emigranti parlavano la stessa lingua ed erano figli di uno stesso popolo. Nati in un paese che da secoli la lotta dei partiti agitava, e dove le fazioni erano state costrette di volta in volta a porsi sotto la protezione delle leggi, la loro educazione politica s'era formata a questa rude scuola, e fra loro le nozioni dei diritti e i princìpi della vera libertà erano maggiormente diffusi che presso la maggior parte dei popoli europei. All'epoca delle prime emigrazioni, il governo comunale, questo germe fecondo delle libere istituzioni, era già profondamente radicato nelle abitudini inglesi, e, con esso, il dogma della sovranità popolare s'era già introdotto nel seno stesso della monarchia dei Tudor.

    Si era, allora, nel mezzo delle polemiche religiose che hanno agitato il mondo cristiano. L'Inghilterra si era gettata con una sorta di furore in questa nuova via. Il carattere degli abitanti, che era sempre stato grave e riflessivo, si era fatto austero e disquisitore. L'istruzione si era notevolmente accresciuta durante queste lotte intellettuali ; lo spirito ne aveva ricevuto una cultura più profonda. Mentre si era occupati a discutere di religione, i costumi si erano purificati. Tutti questi tratti generali della nazione si riscontravano, più o meno accentuati, nel carattere di quei suoi figli che erano andati a cercare un nuovo avvenire sulle coste opposte dell'oceano.

    Un'osservazione, sulla quale avremo occasione di ritornare più tardi, è, del resto, applicabile non solo agli Inglesi, ma anche ai

  • LIBRO PRIMO - PARTE PRIMA

    Francesi, agli Spagnoli e a tutti gli Europei che vennero successivamente a stabilirsi nelle terre del Nuovo Mondo. Tutte le nuove colonie europee contenevano, se non lo sviluppo, almeno il germe di una completa democrazia. Due cause portavano a questo risultato : si può dire che, in genere, alla partenza dalla madre patria gli emigranti non avevano alcuna pretesa di superiorità gli uni sugli altri. Non sono certo i felici e i potenti che vanno in esilio, e la povertà come la sventura sono i migliori fattori di eguaglianza tra gli uomini. Tuttavia è avvenuto che, a varie riprese, grandi signori siano passati in America in séguito a lotte politiche o religiose. Si fecero allora delle leggi per stabilire la gerarchia delle classi, ma presto si capì che il suolo americano respingeva assolutamente l'aristocrazia terriera. Si capì che per dissodare quella terra ribelle accorrevano gli sforzi costanti e interessati del proprietario stesso, e, dissodata la terra, si vide che i prodotti di un fondo non erano sufficienti ad arricchire insieme un padrone e un contadino. Così il terreno venne spezzettato in tante piccole proprietà coltivate dal solo proprietario. Ora, è sulla terra che fa presa l'aristocrazia, è al suolo ch'essa si attacca e si appoggia ; non sono i soli privilegi che la stabiliscono, non è la nascita che la costituisce, ma la proprietà fondiaria trasmessa per eredità. Una nazione può presentare fortune immense e grandi miserie ; ma se queste fortune non sono fondiarie, si vedranno in essa poveri e ricchi, ma non una vera e propria aristocrazia.

    Tutte le colonie inglesi avevano dunque fra loro, quando furono fondate, una spiccata aria di famiglia ; tutte, sin dall'inizio, sembravano destinate a garantire lo sviluppo della libertà, non della libertà aristocratica della madre patria, ma della libertà borghese e democratica, di cui la storia non presentava ancora un chiaro esempio.

    Questo lo sfondo generale ; tuttavia in esso si potevano scorgere forti sfumature diverse, che è necessario mostrare.

    Nella grande famiglia anglo-americana si possono distinguere due rami principali, che sino ad oggi sono cresciuti senza confondersi interamente, l'uno al Sud, l'altro al Nord.

    La Virginia accolse la prima colonia inglese : gli emigranti vi giunsero nel r6o7. L'Europa, in quest'epoca, era ancora tutta presa dall'idea che le miniere d'oro e d'argento facessero la ricchezza dei popoli : idea funesta che ha impoverito le nazioni europee che vi hanno creduto, e distrutto, in America, più uomini che la guerra e tutte le cattive leggi prese insieme. Furono dunque dei cercatori

  • LE ISTITUZIONI DEGLI STATI UNITI 47

    d'oro che si mandò in Virginia •, gente senza arte né parte, il cui spirito inquieto e turbolento rese agitata l'infanzia della colonia b e incerto lo sviluppo. In séguito giunsero gli artigiani e i coltivatori, gente più morale e tranquilla, ma che apparteneva sempre alle

    a. La carta, accordata dalla Corona d'Inghilterra nel 16o9, portava fra le altre clausole questa : che i coloni avrebbero dovuto pagare alla Corona la quinta parte del reddito delle miniere d'oro e d'argento. Cfr. The Life of Washington di MARSHALL, vol. l, pp. 18-66 2•

    b. STITH (History of Virginia 3) afferma che una gran parte dei coloni era composta di giovani scapestrati, imbarcati dai loro genitori per sottrarli a una sorte ignominiosa ; ex domestici, bancarottieri fraudolenti, debosciati, e altre persone di questa risma, più adatte a saccheggiare e distruggere che a consolidare lo stanziamento, formavano il resto. Capi sediziosi trascinarono facilmente queste bande a ogni sorta di stravaganze e di eccessi. Cfr. sulla storia della Virginia le seguenti opere : History of Virginia from the first Settlements to the year 1 624, di SMITH ' ; History of Virginia [ ci t. ] , di WILLIAM STITH; History of Virginia from the earliest period, di BEVERLEY, tradotta m

    francese nel 1807 5•

    2. John Marshall (1755-1835), uomo politico americano : fu il primo Presidente della Corte suprema e attuò, con la famosa sentenza Marbury v. Madison, il controllo della costituzionalità delle leggi. Scrisse un"ampia biografia: The Life of G. Washington , Philadelphia, 1804-1807, 5 voli.

    3· William Stith (1707-1755), pastore anglicano della Virginia, Presidente del William and Mary College. Oltre a diversi sermoni pubblicò una History of the First Discovery and Settlement of Virginia, Williamsburg, 1747 (London, 1753, New York, 1865).

    4· John Smith (1580-1631), uno dei principali protagonisti della esplorazione e della colonizzazione inglese del Nord America. Promosse la colonia di Jamestown (16o6} nella Virginia, e al suo coraggio ed energia si deve la sopravvivenza di questo stanziamento. Cercò un passaggio verso il mare del Sud ed esplorò le coste della Nuova Inghilterra. Geografo di valore, sostenne in diversi scritti la necessità di una colonizzazione sistematica del Nord America e in tal senso scrisse diverse opere sulla storia dei primi stanziamenti, fra le quali ricordiamo: A True Relation, London, 16o8; A Map of Virginia, Oxford, 1612 ; A Description of New England, London, 1616 ; The Generali Historie of Virginia, New England and the Summer lsles, London, 1624 (ma il Tocqueville cita da una ediz. del 1627), nella quale sono compresi anche precedenti scritti ; The True Travels, London, 1630. Ma, ora, cfr. Travels and Works of Captain /. Smith , a cura di E. Arber e A. G. Bradley, Edimburgh, 1910.

    5· Robert Beverley (c. 1673-1722), il primo storico della Virginia nato nella Colonia : scrisse The History an d Present State of Virginia in Four Parts, London, 1705 (2& ediz. riveduta e accresciuta, 1722, e ora a cura di L. B. Wright, Willi.amsburg, Virginia, 1947). Il Tocqueville cita da una traduzione francese : Histoire de ID Virginie, Orleans e Paris, 1707 e Amsterdam, 1707. Pubblicò anche: An Abridgement of the Public Laevs of Virginia, London, 1722.

  • LIBRO PRIMO - l'ARTE PRIMA

    classi inglesi inferiori a. Nessun nobile pensiero, nessuna spinta spirituale presiedettero alla fondazione dei nuovi stabilimenti. Non appena una colonia era fondata, vi si introduceva la schiavitù b : questo fu il fatto decisivo che doveva esercitare un'immensa influenza sul carattere, sulle leggi e sull'avvenire del Sud.

    La schiavitù, come spiegheremo più avanti, disonora il lavoro, introduce nella società l'ozio, e con l'ozio l'ignoranza e l'orgoglio, la povertà e il lusso. Essa snerva le forze dell'intelligenza e addormenta l'attività umana. L'influenza della schiavitù, unita al carattere inglese, spiega i costumi e lo stato sociale del Sud.

    Su questo stesso sfondo inglese si notano nel Nord delle sfumature diverse. Mi si consentano ora alcuni dettagli.

    È infatti nelle colonie inglesi del Nord, più conosciute col nome di Stati della Nuova Inghilterra c, che si sono concretate le due o tre idee principali che oggi formano le basi della teoria sociale degli Stati Un i ti.

    I princìpi politici della Nuova Inghilterra si sono dapprima diffusi negli Stati vicini ; in séguito hanno conquistato, uno dopo l'altro, i più lontani, e hanno finito, se così posso esprimermi, per compenetrare l'intera Confederazione. Essi esercitano tuttora la loro influenza, anche al di là dei suoi confini, su tutto il mondo americano. La civiltà della Nuova Inghilterra è paragonabile a quei fuochi, che si accendono sulle alture, i quali, dopo aver sparso il loro calore tutt'intorno, continuano a rischiarare i limiti ultimi dell'orizzonte.

    La fondazione della Nuova Inghilterra ha offerto uno spettacolo nuovo : tutto era singolare ed originale.

    Quasi tutte le colonie hanno avuto come primi abitanti degli uomini senza educazione e senza risorse, spinti dalla miseria e dalla cattiva condotta fuori dal paese che li aveva visti nascere, o degli spe-

    a. Solo più tardi un certo numero di ricchi proprietari inglesi venne a stabilirsi nella colonia.

    b. La schiavitù fu introdotta verso il 1620 da una nave olandese che sbarcò venti negri sulle rive del fiume J ames. Cfr. CHALMER [ ma G. CHALMERs, Politica[ arzrzals of the preserzt U rzited Colorzies, from their settlemerzt to the peace of 176 ], London, 1780 ] .

    c. Gli Stati della Nuova Inghilterra, cioè quelli situati ad est dell'Hudson, sono oggi sei : 1° Connecticut, 2° Rhode Island, 3° Massachusetts, 4° Vermont, 5° New Hampshire, 6° Maine.

  • LE ISTITUZIONI DEGLI STATI UNITI 49

    culatori avidi e degli intraprenditori industriali. Ci sono delle colonie che non possono neanche vantare una simile origine : San Domingo è stata fondata dai pirati e, in epoca più vicina a noi, le corti di giustizia inglesi s'incaricano di popolare l'Australia.

    Gli emigranti che vennero invece a stabilirsi sulle coste della N uova Inghilterra appartenevano tutti alle classi agiate della madre patria. La loro unione sul suolo americano presentò, sin dall'inizio, il singolare fenomeno di una società in cui non si trovavano né grandi signori, né popolo, e, per così dire, né poveri né ricchi. C'era, fatte le dovute proporzioni, fra questi uomini una maggior diffusione della cultura che presso qualsiasi nazione europea dei giorni nostri. Tutti, senza eccezione, avevano ricevuto un'educazione assai buona e parecchi s'erano segnalati in Europa per i loro talenti e per la loro scienza. Le altre colonie erano state fondate da avventurieri senza famiglia ; invece gli emigranti della Nuova Inghilterra portavano con sé ammirevoli elementi d'ordine e di moralità, e giungevano in quel deserto accompagnati dalle mogli e dai figli. Ma ciò che li distingueva da tutti gli altri era in primo luogo il fine stesso della loro impresa. Non era la necessità che li obbligava ad abbandonare il paese natio : essi vi lasciavano un'invidiabile posizione sociale e una vita sicura; e non passavano nel Nuovo Mondo per migliorare la loro situazione o per accrescere le proprie ricchezze. Essi si staccavano dalle dolcezze della patria per obbedire a un bisogno puramente spirituale ; con l'esporsi alle inevitabili miserie dell'esilio volevano far trionfare una idea.

    Gli emigranti o, come essi stessi si erano soprannominati : i pellegrini, appartenevano a quella setta inglese che per l'austerità dei suoi princìpi era chiamata puritana. Il puritanesimo non era soltanto una dottrina religiosa, ma si confondeva anche in molti punti con le più estreme teorie democratiche e repubblicane. Per questo s'era procurato avversari pericolosissimi. Perseguitati dal governo della madre patria, feriti nel rigore dei loro princìpi dall'andamento quotidiano della società nel cui seno vivevano, i puritani cercarono una terra così barbara e così abbandonata dal mondo, in cui essi potessero vivere a modo loro e pregare Dio in libertà.

    Qualche citazione farà conoscere lo spirito di questi pii avventurieri meglio di quanto potremmo fare noi.

  • so LIBRO PRIMO - PARTE PRIMA

    Nathaniel Morton, lo storico dei primi anni della Nuova Inghilterra, così entra in argomento .. : « Ho sempre creduto che fosse sacro dovere per noi, i cui padri hanno ricevuto segni così numerosi e memorabili della bontà divina nella fondazione di questa colonia, perpetrarne per scritto il ricordo. Ciò che noi abbiamo visto, e ciò che ci è stato raccontato dai nostri padri, dobbiamo farlo conoscere ai nostri figli, perché le generazioni future apprendano a lodare il Signore ; perché la stirpe d'Abramo, suo servo, e i figli di Giacobbe, suo eletto, mantengano sempre vivo il ricordo delle miracolose opere di Dio (Ps., CV, s-6). Bisogna ch'essi sappiano in che modo il Signore portò la sua vigna nel deserto, come la piantò, scartandone gli sterpi, come le preparò un posto, piantandone profondamente le radici,