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CARTESIO ALUNNI Graziosi Luigi Melchionna Marco ISTITUTO SUPERIORE AECLANUM CLASSE IV B - LICEO SCIENTIFICO Corso di filosofia Prof.ssa Gabriella Assante A.S. 2018/2019

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CARTESIO

ALUNNI Graziosi Luigi

Melchionna Marco

ISTITUTO SUPERIORE AECLANUMCLASSE IV B - LICEO SCIENTIFICO

Corso di filosofia

Prof.ssa Gabriella Assante

A.S. 2018/2019

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cartesioRenè Descartes, latinizzato in Cartesius e quindi in italianoCartesio, nasce nel 1596 a La Haye, in Touraine da una famigliadella piccola nobiltà. Compie i suoi studi secondari nel celebrecollegio gesuita di La Flèche, arruolandosi in seguito nell'esercito.Abbandonata la carriera militare, viaggia per l'Europa fino al 1628,quando si stabilisce in Olanda. Risalgono a quest'anno le Regole perla guida dell'intelligenza. Negli anni successivi si occupa dimetafisica, poi di fisica. Nel 1633 quando sta per pubblicare la suafisica, con un trattato che avrebbe dovuto intitolarsi Il mondo,sopravviene la condanna di Galilei. Per timore di subire una sortesimile, Cartesio rinuncia a pubblicarlo. Il trattato uscirà postumodiviso in due parti, Il mondo e L'uomo. Nel 1637 Cartesio pubblicacome introduzione di alcuni lavori scientifici, Il discorso sulmetodo, che comprende una ricostruzione del proprio itinerariofilosofico fino alla formazione di tesi metafisiche. Seguono, nel1641, Le Meditationes de prima philosophia. Dopo le meditazioni,Cartesio lavora un'esposizione sistematica del suo pensiero, cheesce nel 1644 con il titolo Principia Philosophiae. Seguono alcunianni di corrispondenza con la principessa palatina Elisabetta suquestioni che sono al centro del trattato Le passioni dell'anima,l'ultima opera pubblicata da Cartesio, nel 1649. Invitato aStoccolma dalla regina Cristina di Svezia, vi trascorre l'ultimo annodella sua vita, il 1650.

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Cartesio e il metodoCartesio è il primo pensatore moderno che hacontribuito nel dare un quadro filosofico diriferimento per la scienza moderna all'inizio del suosviluppo, tant’è vero che ha cercato di individuare iprincipi fondamentali che possono essere conosciuticon assoluta certezza. Per farlo si è servito di unmetodo chiamato scetticismo metodologico: rifiutarecome falsa ogni idea che può essere revocata indubbio. La conoscenza sensibile è la prima a esserecoinvolta: è bene diffidare di chi ci ha già ingannato,potrà farlo ancora. Addirittura nel sonno capita dirappresentarsi cose che non esistono come se fosserovere. Perciò non bisogna credere nei sensi. Laconoscenza matematica solo apparentemente puòsfuggire al metodo del dubbio metodico messo in attoda Cartesio. Infatti, benché sembri che non ci possaessere nulla di più sicuro e di più certo, non si puòneppure escludere che un "genio maligno",supremamente malvagio e potente, si diverta aingannarci ogni volta che effettuiamo un calcolomatematico.

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Cartesio, per la sua personale esperienza della verità, ritiene che i pensieri di cuipossiamo essere certi sono evidenze primarie alla ragione. Evidente è l'idea chiara edistinta, che si manifesta all'intuito nella sua elementare semplicità e certezza, senzabisogno di dimostrazione. Ne sono esempi i teoremi di geometria euclidea, che sonodedotti in base alla loro stessa evidenza, ma nello stesso tempo verificabilisingolarmente in modo analitico, mediante vari passaggi. Il ragionamento non serve adimostrare le idee evidenti, ma semplicemente a impararle e memorizzarle; icollegamenti hanno la funzione di aiutare la nostra memoria. Kant rileverà che questonon solo è un metodo opportuno, ma che è l'unico possibile, che le coscienze siformano intorno a un "io penso" che può apprendere soltanto conoscenze che derivinoda un unico principio. Cartesio afferma anche che ognuno ha il suo metodo e che il suoè uno dei metodi possibili. L'importante è darsi un metodo cui sottoporre tutte le veritàe da seguire come regola per tutta la vita; il metodo cartesiano finisce con l'essere unimperativo categorico il cui contenuto metodico varia a seconda delle circostanze, maanche della persona (cosa che l'imperativo categorico non ammette). Il metodocartesiano quindi non è altro che un criterio di orientamento unico e semplice cheall'interno di ogni campo teoretico e pratico aiuti l'uomo, e che abbia come ultimo fineil vantaggio dell'uomo nel mondo.

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Cartesio e il dubbioLa formula del cogito ergo sum (penso, quindi sono), che apparenel Discorso sul metodo, afferma che Cartesio, nel momento incui non riesce a trovare un qualcosa conoscibile con certezza, sirende conto che qualunque cosa possa fare, quel genio maligno(spirito) non potrà mai far sì che egli, che dubito di essereingannato da lui, non esista: l’inganno è rivolto verso un qualcosadi esistente il quale subisce l’azione ma dubita che la stiasubendo, e nel farlo pensa.

Siccome dobbiamo rifiutare ciò che ci insegnano i sensi inquanto ci rappresentano come dotati di un corpo, Descartesconclude di essere una sostanza pensante. Il pensierocostituisce la sua essenza nella misura in cui esso è ciò di cui nonpuò più dubitare. La costruzione del sapere avviene attraverso ilmetodo della deduzione mentre i sensi sono privati di ognidignità conoscitiva.

A Cartesio va quindi riconosciuto il merito di essere riuscito aporre nella filosofia moderna l’Idea nel rapporto tra soggetto eoggetto: non si conoscono direttamente le cose, ma le nostreidee sulle cose. Pertanto il soggetto non può conosceredirettamente l'oggetto.

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Il composto anima-corpo

Cartesio anzitutto esclude che il pensiero sia nel corpo «come un nocchieronella barca»; questa era l'immagine platonica per illustrare il rapportoanima-corpo, che lasciava intatte e separate le due sostanze. A talepossibilità Cartesio obietta che le sensazioni che abbiamo (fame, sete,dolore...), ci segnalano un rapporto diretto col corpo, laddove non sirealizzasse un'unità, l'intelletto non proverebbe quei pensieri di sensazione,ma essi gli riuscirebbero in qualche modo estranei. C'è un ulteriore elementoche ci dà la misura dell'unione intrinseca dell'intelletto col corpo, e cioè chei corpi esterni a noi intrattengono con noi rapporti che non sono percepiticome inerenti esclusivamente alla nostra corporeità, ma come benefici odannosi a tutti noi stessi. Anima e corpo sono dunque «mescolati», comeattestano le sensazioni sia interne sia esterne; ma non al punto che non siapossibile distinguere alcune operazioni «che sono di pertinenza della solaanima» e altre «che appartengono al solo corpo». All'anima compete laconoscenza della verità, al corpo le sensazioni «che ci sono date dalla naturapropriamente solo per indicare all'anima quali cose siano di beneficio, quali didanno, a quel composto di cui essa è una parte, e ciò finché non sono benchiare e distinte». Il corpo dà dunque all'anima le indicazioni necessarieperché essa operi per la sopravvivenza del composto, ma tali indicazioni sonooscure e confuse, e la luce intellettuale deve, per conoscere la verità su diesse, provvedere a chiarirle. Questa spiegazione puramente funzionale dellesensazioni urta però con due obiezioni che Cartesio si pone immediatamente.

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• Le sensazioni nociveIl corpo però a volte ha sensazioni nocive per il composto, in ciò venendo meno alla sua funzione,ad esempio «quando qualcuno, ingannato dal sapore gradevole di un cibo, ingerisce il veleno che viè nascosto». Questa obiezione è facilmente superabile, in quanto al più in questo caso si puòaccusare la sensazione di ignorare che in quel cibo c'è del veleno, ma ben sappiamo che l'uomo è«una cosa limitata», e un caso del genere si spiega considerando che la sensazione ha unacapacità informativa limitata. Più insidiosa è l'altra obiezione, che osserva che ci sono sensazioniche direttamente operano a danno del composto; ad esempio «quando coloro che sono ammalatidesiderano una bevanda o del cibo, che poco dopo sarà loro nocivo» come l'idropico che prova unasensazione di sete, soddisfacendo la quale sicuramente si danneggerà.

Per rispondere all'obiezione Cartesio tenta dapprima la strada della spiegazione meccanicisticadel corpo, cui addossare la responsabilità dell'errore. Istituisce il paragone tra corpo e orologio eosserva che se si considera il corpo come una macchina di pure parti materiali, si può pensare allamalattia come a una rottura della macchina; ma anche con questo modello non si è rispostoall'obiezione, ammette Cartesio, perché le leggi di natura regolano anche un orologio che funzionamale, mentre nel caso dell'idropico vengono meno. Se la malattia è da paragonarsi a un guastodell'orologio che ne produce il malfunzionamento, resta da spiegare come mai vi si aggiungaun'attività direttamente contraria alla sopravvivenza del composto, e cioè il desiderio di bere.Potremmo aggiungere, è come se l'orologio, oltre a funzionare male, si mettesse a danneggiare isuoi ingranaggi o attivasse un pulsante di autodistruzione. In tale caso di autodanneggiamento lasensazione di sete dell'idropico è «un vero errore di natura», in quanto opera in contrasto con lasopravvivenza del composto, al cui fine le sensazioni sono istituite.

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L'"uomo macchina" e gli animaliIl cogito come capacità di autocoscienza appartiene solo agli uominidotati di un corpo che funziona come una macchina:«incomparabilmente meglio ordinata e ha in sé movimenti piùmeravigliosi di qualsiasi altra tra quelle che gli uomini possonoinventare» ; gli animali invece privi di coscienza sono semplicimacchine. Solo l'uomo ragiona e parla mentre gli animali anchequando parlano in modo simile al nostro interloquire, come adesempio i pappagalli, non fanno che ripetere dei suoni che sentono,non elaborano razionalmente dei discorsi. L'incapacità di parlaredegli animali non dipende dal fatto che essi non abbiano gli organiappositi per farlo, come ad esempio le corde vocali, ma dalla loroincapacità di ragionare. Tanto è vero che anche uomini privi deglistrumenti per parlare sono superiori agli animali parlanti perché conla loro ragione inventano segni che permettono loro di comunicarecoscientemente, pur essendo muti e sordi.

Gli animali quindi sono privi di ragione e di coscienza e non provanodolore; anche quando sembrano manifestare sofferenza, in realtàreagiscono meccanicamente a una stimolazione materiale comequando toccando una molla dell'orologio le sue lancette si muovono.Teoria questa confutata e criticata da altri successivi filosofi(come Voltaire e Auguste Comte, ammiratore di Cartesio per ilresto), che la reputarono giustificatrice di abusi e crudeltà versogli animali.

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Cartesio e le idee

Se io sono sostanza pensante, il mio pensiero deveessere caratterizzato da un contenuto, ovvero deveconfigurarsi come idea.

Cartesio distingue tre tipologie di idee:

• Idee avventizie: derivano, tramite la sensibilità,da oggetti esterni e sono indipendenti dall'uomo;

• Idee fattizie: (o fittizie, dal latino fingo, fingo,immagino): da noi inventate (l'idea dell'ippogrifoo quella della chimera);

• Idee innate: cioè nate con noi, sono come unpatrimonio costitutivo della mente (l'ideamatematica, l'idea di Dio).

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Cartesio e DioCon la sola forza del pensiero deduttivo Descartes propone una "prova ontologica" dell'esistenza di un Dio benevolo che ha dato all'uomo una mente e un corpo e che non può desiderare di ingannarlo. Le tre prove ontologiche, liberamente ispirate dalla Scolastica, di cui il filosofo si serve per postulare l'esistenza di Dio sono:

• Siccome l'uomo ha in sé l'idea di Dio, che equivale all'idea della perfezione, ne deriva, seguendo il principio per cui la causa dev'essere eguale o maggiore all'effetto prodotto, che l'idea di Dio non può essere un prodotto della mente dell'uomo (il quale esercitando il dubbio dimostra la sua imperfezione), né dall'esterno (di cui potendo dubitarne si dimostra l'imperfezione) ma deve provenire necessariamente da un'entità perfetta, estranea all'idea di perfetto che l'uomo ha di lui: cioè Dio.

• Siccome l'uomo è consapevole della sua imperfezione, non può essere stato lui l'artefice di quelle idee di perfezione che egli ha nella sua mente (onniscienza, onnipotenza, prescienza ecc.) altrimenti alla creazione si sarebbe dato codeste prerogative. Motivo per cui deve esistere un'entità che gode di quelle qualità e che abbia dall'esterno creato l'uomo: cioè Dio.

• Riprendendo la prova elaborata da sant'Anselmo d'Aosta, Cartesio afferma che l'esistenza è già implicita nel concetto stesso di perfezione: esiste un'entità superiore in quanto espressione dell'idea che l'uomo ha di perfetto (la cosiddetta prova ontologica, come Kant definirà per sostenere l'impossibilità di far coincidere il piano logico con il piano ontologico): cioè Dio.

In questo modo, si può recuperare il rapporto con il mondo sensibile senza timore di essere ingannato. Riprendendo i tre anni di studi filosofici, Cartesio recupera l'idea della scolastica medioevale di un Dio-Bene che non può ingannare né me né i miei sensi, per cui è reale il mondo che abbiamo davanti. L'errore viene pertanto attribuito non alla dimensione intellettuale dell'uomo, ma alla volontà, che asseconda nel procedimento un principio non ancora chiarito.

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Metodo di Galileo, Bacone e Cartesio a confronto

Bacone, Galileo e Cartesio sono considerati come le tre figure fondamentali per lo sviluppodella Rivoluzione scientifica; nonostante questo dato di fatto, i tre filosofi presentanonumerose analogie e differenze riguardo il loro pensiero. La caratteristica che accomunaBacone, Galileo e Cartesio è il razionalismo poiché i tre pensatori sono alla ricerca di unaconoscenza che sia oggettiva, quantificabile ed intersoggettivamente valida. Notevolisimilitudini possono essere individuate tra il metodo di Cartesio e quello di Galileo:entrambi sono alla ricerca di una conoscenza valida e cioè di una conoscenza nella quale siapresente una corrispondenza tra il dato ed l'oggetto nella realtà; i due pensatoririconoscono l'importanza della matematica per l'attuazione della conoscenza; infine siaGalileo che Cartesio oltre ad essere definiti come razionalisti, sono anche meccanicistipoiché sostengono che ogni componente della realtà abbia una sua funzione e che tutte lecomponenti concorrano alla sua funzionalità finale. Numerosi similitudini sono presenti trail pensiero di Bacone e di Galileo: per entrambi la conoscenza è il solo ed unico mezzopossibile per poter ottenere una visione adeguata della realtà; inoltre possono essereindividuate alcune analogie tra il metodo conoscitivo di entrambi nel quale l'utilizzo delmetodo induttivo richiede la necessaria eliminazione di tutte le conoscenze ancorate alpassato ed alla tradizione.

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Sia Galileo che Bacone attuano il loro metodoconoscitivo procedendo dall'universale alparticolare, infine la pars costruens di Bacone sirispecchia nel momento sintetico di Galileo, nelquale viene data importanza all'esperienza esoprattutto alla funzione che riveste l'esperimento.Nonostante le numerose analogie tra i metodiproposti da Galileo, Bacone e Cartesio, sonopresenti importanti differenze tra i tre pensatori. Ladifferenza fondamentale tra i tre metodi riguarda illoro scopo: Galileo pone come scopo della suaricerca la definizione di leggi riguardanti ifenomeni; in Bacone viene invece data importanzaalla definizione della forma del fenomeno ed infineCartesio ricerca una conoscenza che sia valida.Inoltre il metodo di Cartesio si distingue da quellodi Bacone e Galileo per la totale assenzadell'esperimento; Bacone rifiuta l'importanza dellamatematica abbracciata invece da Galileo eCartesio.

BACONE

CARTESIO

GALILEO GALILEI