Classe Donna n.012-settembre 2002.

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1 Gruppo Editoriale Domina srl Vicolo Borboni, 1 62012 Civitanova Marche (MC) Tel. 0733.817543 Fax 0733.776371 [email protected] Flavio Fedeli coordinatore Enrico Pighetti direttore responsabile Simona Morbiducci coordinamento editoriale Eugenio Cuffaro progetto grafico Chiara Marcucci assistente impaginazione hanno collaborato Davide Amurri Fiorenza Apuzzo bellezza Eloisa Bartomioli Giulietta Bascioni Brattini Marco Bragaglia musica Giovanni Cara chi dice donna Letizia Carella Francesca Romana Cingolani ginecologa Lucia Compagnoni Stefano Di Marco Dr. Margherita Fermani medicina estetica Evelina Gialloreto Donatella Lambertucci Dr. Maria Francesca Lattanzi animali Cristian Marchesini Paola Mengarelli Sabina Pellegrini Elisabetta Piccinno Giuliano Rossetti Silvana Scaramucci Martina Tombolini Manuela Traini Veronica Velegnoni la redazione di Dove&Quando spettacoli e eventi Archivio Domina Editori fotografia e Illustrazioni Alicestudio Ignacio Maria Coccia in abbonamento postale (a.b.)45% spedizione art.2 comma 20/B legge 662/96 Dir. Com. Ancona Registrazione Tribunale di Macerata No. 459 del 21.05.01 Servizi Prestampa srl prepress Civitanova Marche (MC) CM arti grafiche stampa Civitanova Marche (MC) in copertina: L uffici pubblicità Gruppo Editoriale Domina Tel. 0733.817543 abbonamenti tramite ccp. accluso alla rivista 12 numeri Euro 25,00 Tel. 0733.817543 Classe Donna è una rivista del Gruppo Editoriale Domina che pubblica anche Dove & Quando e Più Sport. Mano- scritti, dattiloscritti, articoli, fotografie, disegni non si resti- tuiscono anche se non pubblicati. Nessuna parte di que- sta pubblicazione può essere riprodotta in alcun modo, incluso qualsiasi sistema meccanico, elettronico di memorizzazione delle informazioni, ecc. senza l’autoriz- zazione scritta preventiva da parte dell’Editore, ad ecce- zione di brevi passaggi per recensioni. Gli Autori e l’Edi- tore non potranno in alcun caso essere responsabili per incidenti o conseguenti danni che derivano o siano cau- sati dall’uso improprio delle informazioni contenute. Die- tro segnalazione il GED è disponibile a pubblicare cor- rettamente eventuali informazioni errate. Prezzo del numero Euro 2,50. L’editore si riserva la facoltà di modi- ficare il prezzo nel corso della pubblicazione, se costret- to dalle mutate condizioni di mercato. I numeri arretrati possono essere richiesti direttamente all’editore al dop- pio del prezzo di copertina. I versamenti vanno indirizzati a Gruppo Editoriale Domina srl, vicolo Borboni 1, 62012 Civi- tanova Marche (MC), tramite versamento sul ccp n. 27028067. Non si effettuano spedizioni in contrassegno. Per questa pubblicazione l’IVA è assolta dall’editore ai sensi dell’art. 74 - 1° comma Lettera “c” del D.P.R. n. 633/72 e successive modificazioni.

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Marchigiani, il ritratto della salute. Mode e tendenze: la nostra estate il dirittura d’archivio. Tradizioni: la Retare, la donna delle reti da pesca.

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Gruppo Editoriale Domina srlVicolo Borboni, 1 62012 Civitanova Marche (MC)Tel. 0733.817543Fax [email protected]

Flavio Fedeli coordinatore

Enrico Pighetti direttore responsabileSimona Morbiducci coordinamento editoriale

Eugenio Cuffaro progetto graficoChiara Marcucci assistente impaginazione

hanno collaboratoDavide Amurri

Fiorenza Apuzzo bellezzaEloisa Bartomioli

Giulietta Bascioni BrattiniMarco Bragaglia musica

Giovanni Cara chi dice donnaLetizia Carella

Francesca Romana Cingolaniginecologa

Lucia CompagnoniStefano Di Marco

Dr. Margherita Fermanimedicina estetica

Evelina GialloretoDonatella Lambertucci

Dr. Maria Francesca Lattanzi animaliCristian Marchesini

Paola MengarelliSabina Pellegrini

Elisabetta PiccinnoGiuliano Rossetti

Silvana ScaramucciMartina Tombolini

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Classe Donna è una rivista del Gruppo Editoriale Dominache pubblica anche Dove & Quando e Più Sport. Mano-scritti, dattiloscritti, articoli, fotografie, disegni non si resti-tuiscono anche se non pubblicati. Nessuna parte di que-sta pubblicazione può essere riprodotta in alcun modo,incluso qualsiasi sistema meccanico, elettronico dimemorizzazione delle informazioni, ecc. senza l’autoriz-zazione scritta preventiva da parte dell’Editore, ad ecce-zione di brevi passaggi per recensioni. Gli Autori e l’Edi-tore non potranno in alcun caso essere responsabili perincidenti o conseguenti danni che derivano o siano cau-sati dall’uso improprio delle informazioni contenute. Die-tro segnalazione il GED è disponibile a pubblicare cor-rettamente eventuali informazioni errate. Prezzo delnumero Euro 2,50. L’editore si riserva la facoltà di modi-ficare il prezzo nel corso della pubblicazione, se costret-to dalle mutate condizioni di mercato. I numeri arretratipossono essere richiesti direttamente all’editore al dop-pio del prezzo di copertina. I versamenti vanno indirizzatia Gruppo Editoriale Domina srl, vicolo Borboni 1, 62012 Civi-tanova Marche (MC), tramite versamento sul ccp n.27028067. Non si effettuano spedizioni in contrassegno.Per questa pubblicazione l’IVA è assolta dall’editore ai sensidell’art. 74 - 1° comma Lettera “c” del D.P.R. n. 633/72 esuccessive modificazioni.

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editoriale

Mentre scriviamo queste righe il sole splende alto e luminoso,e il cielo, di un celeste splendente, fa venir voglia di volare: èpiena estate. E per la verità un’estate piuttosto imprevedibilee pazza, questa, che alterna così disinvoltamente giornatetropicali a temporali memorabili. Quando questa pagina andrà

in stampa e poi uscirà nelle edicole, invece, la bella stagione avrà già cedutoil passo, e le vacanze, che in questo momento sono appena alle porte, saran-no quasi per tutti solo un bel ricordo. Solo un ricordo saranno i tuffi nel mare,solo un ricordo tutte quelle spiagge affollate di gente e di bambini chiassosi,solo un ricordo quella sensazione ribelle di capelli bagnati nel vento.

Ed anche i lunedì pomeriggio passati a sonnecchiare sul divano, e le valigecolme pronte per la partenza, e le feste scatenate di ferragosto, anche quel-le saranno tutte andate, cartoline di un tempo passato, consumato e scan-sato a forza dall’avvento del mansueto Autunno.

E ci saremo già lasciati alle spalle anche tutte le tonnellate di parole riguardoagli incidenti sulle strade, le code ai caselli, le affluenze turistiche, gli incendi ei furti negli appartamenti deserti. Sarà già settembre, insomma, linea di demar-cazione; noi, tutt’un po’ più cupi, saremo già tornati in riga, piegati dal natura-le fluire delle stagioni e del tempo, e come tante formiche saremo di nuovo allavoro.

Ma in fondo ci siamo abituati, ed è con serenità che riponiamo i nostri teli damare nei cassetti, ben sapendo che l’anno prossimo, lo scorrere del tempoche ora ce l’ha tolta, ce l’ha riporterà, la bella estate. E con questa beata con-sapevolezza dentro si riparte, chi più chi meno di slancio, cercando di riabi-tuarsi ai ritmi abituali, e preparandosi per l’inverno.

Le città, di nuovo vive, avranno già riacquistato il loro volto abituale, aziendeed uffici riattaccato le spine, le campagne, spente le luci, staranno per aprirele porte alla vendemmia. Forse il sole starà continuando a splendere, forse no,chi può saperlo… In ogni caso, questo nuovo numero di Classe Donna saràdi certo in edicola, puntuale come sempre, per proporvi altre storie e nuoveimmagini dalle Marche.

Magari non potrete più leggere al fresco dei vostri ombrelloni, questo è sicu-ro, ma non ci disperiamo troppo per questo, perché anche le stagioni freddeche a breve arriveranno hanno il loro fascino. E poi, dopo tutto, a parte i rim-pianti e i rammarichi, sono proprio l’attesa, e il sacrificio, che rendono più gusto-se le conquiste, e più belle le avventure...

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5

un mestiere ormai

scomparso ma

che fa parte della

nostra tradizione:

la rétare, la donna che

faceva le reti da pesca

Inteligenza e fascino:

le splendide donne

salite sul palco di Lunaria

sommario58

47

62

ATTUALITA’8 Week-end con scasso

10 Marchigiani: il ritratto della salute14 Riscoprire le bellezze e

le tradizioni del nostro territorio19 La Regione e le fattorie didattiche32 L’ultimo sguardo all’estate36 Passeggiando per Londra47 Il Tangram, un gioco senza tempo49 Raku!55 Il basilico nella tradizione Ascolana58 La rétare

BENESSERE20 E tu di che profumo sei?22 Dopo l’abbronzatura...

cambiamo pelle!25 Donne e alimentazione29 La comunicazione non verbale44 L’arte orientale della difesa

INTERVISTA68 Franca Bernabei: ricordando

le Marche degli anni ‘50

MUSICA62 Le donne di Lunaria67 Paolo Filippo Bragaglia

RUBRICHE7 L’oblò

40 Una gita a...52 La Regione informa53 Curiosando66 Silvia73 Arredare col verde76 Milleconsigli77 Oroscopo79 Conosciamoci meglio

settembre 2002

44

40

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7

l’oblòposta

Carissime lettrici,riprendendo il tema che avevamo proposto il mese scorso, Michela ci ha spedito questa lettera. E’ una sua testimo-

nianza riguardo all’estate, alle vacanze e ai nuovi incontri, e agli amori che sbocciano sotto il sole della bella stagione.

Ciao, sono Michela.

Leggo Classe Donna da un po’, e vorrei dirvi che

l’oblò è uno spazio che reputo particolarmente curio-

so e stimolante. Voglio raccontare una mia esperien-

za, riprendendo l’argomento sollevato da Isabella sul

numero scorso, riguardo alla natura degli amori estivi.

Io vado in vacanza spesso, durante il mese d’agosto,

a volte in Italia, a volte no, e come si sa, durante

l’estate, si è tutti un po’ più pazzi. L’ultima volta ho

scelto come meta Corfù, un’isola della Grecia, e

sono partita con tre amiche.

Durante i quindici giorni di soggiorno c’è capitato di

conoscere tanta gente, ragazze e ragazzi d’ogni

nazionalità, e ci siamo trovate molto bene con tutti.

A me è successo d’avere una breve storia, con un

ragazzo siciliano. Con lui stavo molto bene, mi sono

davvero divertita, e abbiamo passato dei giorni

splendidi insieme. Però la cosa è finita lì, con il giorno

della partenza, quando ci siamo salutati.

A volte penso ancora a lui. Ma di comune accordo

abbiamo deciso di non scambiarci nemmeno i

numeri di telefono, e così non l’ho più rivisto, né sen-

tito. Siamo stati noi stessi a decidere che doveva

andare così, perché quella per noi doveva rimanere

per sempre solo un’avventura, una bella storia, da

ricordare con piacere e con tenerezza, e niente di

più. Poi, anche per il fatto che in Italia abitiamo troppo

lontani l’uno dall’altra, e, in questo ci trovavamo

entrambi d’accordo, una storia d’amore vissuta trop-

po a lungo lontano dalla persona amata, per persone

con un carattere come il nostro, è triste, e difficil-

mente può avere un futuro.

La testimonianza della lettrice di questo mese è radi-

calmente diversa da quella mandataci da Isabella, e

pubblicata sul numero scorso.E beh, questo dimostra

ancora, se mai ce ne fosse bisogno, come in ogni

campo ognuno segua le proprie inclinazioni e i propri

desideri, e come la diversità sia il sale della vita.

Di certo ce ne sono di storie d’amore nate durante

un periodo di vacanza che riescono ad andare avanti

ed a trasformarsi in un qualcosa di duraturo; ma è

altrettanto innegabile il fatto che moltissime relazioni

estive, proprio come quella di Michela, durano solo il

breve spazio di pochi giorni.

E non è assolutamente detto poi che questi incontri

non possano avere un significato profondo, e lascia-

re un segno indelebile nell’animo di chi li vive: a volte

non incontrarsi più non vuol dire dimenticarsi, anzi. E’

solo che a volte ci sono delle particolari condizioni,

delle situazioni che ci pongono davanti ad una scelta,

ed ognuno, in base ai suoi sentimenti e alle proprie

valutazioni, decide cosa fare. Magari quell’incontro

estivo ci aveva davvero segnato, è inutile negarlo,

però poi, a pensarci bene, non eravamo così sicuri

che fosse proprio amore… Oppure, beh, sì, forse lo

era, n’eravamo davvero convinti… però poi, una volta

rientrati in città, dover soffrire per un amore lontano

sperduto lassù, a centinaia di chilometri…

Quando sorgono questi pensieri, allora qualcuno

prende la decisione che è meglio lasciar perdere,

benché sia un peccato, e si accontenta di tener

sempre con sé solo un bellissimo e fugace ricordo.

Così come può anche succedere benissimo di tro-

varsi e poi non lasciarsi più, e continuare a stare

insieme anche dopo la fine della vacanza durante la

quale ci si è conosciuti. Insomma, come sempre è

stato, gli affari d’amore, come e più di tante altre

questioni della vita, hanno mille sfaccettature, cento-

mila possibili soluzioni, e soprattutto mai sono scon-

tati. Dipendono dal carattere, dalle inclinazioni, dai

desideri più nascosti di una persona, e poi dalla parti-

colare situazione che ci si presenta, dal momento

della vita in cui la s’incontra, dallo stato d’animo con

cui la si affronta. L’estate, con la sua vivacità e pazzia,

a suo modo sa regalarci bellissimi momenti e splen-

dide persone. Molti finiscono poi in fretta, terminando

la loro veloce corsa in un album di fotografie, altri

invece continuano a vivere, e restano nella nostra

esistenza reale. Difficile a volte spiegarsi il perché di

questo; l’importante, ad ogni modo, è che tutte le

esperienze che si fanno siano alla fin fine belle, pia-

cevoli, produttive. Storie degne di esser vissute, o,

comunque, anche solo ricordate.

Lucia aspetta le vostre lettere a: GED Classe Donna rubrica “l’Oblò” Vicolo Borboni 1, 62012 Civitanova Marche (MC)

o per e-mail a: [email protected]

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Questo perchè proprio mentre la stragrandemaggioranza della gente sente il bisogno diriposarsi e cercare pace e relax in qualcheamena parte del mondo, c’è chi, approfit-

tando della situazione, intensifica lapropria attività, facendo, se possi-bile, pure gli straordinari. Ladri,mascalzoni, lestofanti: chiamatelicome volete. Pure loro però pro-fessionisti del settore, che riescono(spesso con l’ausilio di sofisticatistrumenti, altre volte con un piùsbrigativo piede di porco) ad intru-

folarsi nella vostra abitazione e a far razzia di tuttoquello che di prezioso avete lasciato nelle stanze. Unfenomeno che, dopo l’escalation degli scorsi anni,sembra tuttavia si stia ridimensionando, ecce-

zion fatta per la provincia diPesaro Urbino dove lo scor-so anno c’è stato un preoc-cupante incremento di epi-sodi. Ma diamo un’occhiata allestatistiche. I furti negli appartamen-ti, secondo le elaborazioni di Con-fartigianato Marche su dati dellaPolizia Criminale, nel 2001 in pro-

vincia di Ancona sono stati 174 (-43%rispetto all’anno precedente), a Maceratasono stati 109 (-53%), 93 in provincia diAscoli Piceno (-36%), 235 a Pesaro Urbino (+35%). I ladri, lo dicevamo, spesso approfittanodei periodi di ferie per mettere in atto i propriintenti. Ma i marchigiani, sembrano essere cor-si ai ripari e sono diventati previdenti.Prova ne è l’aumento della spesa per antifurto, perporte blindate e sistemi di allarme vari.L’aumentato senso di insicurezza porta più del 43%dei marchigiani a chiedere ai propri vicini, a parenti oconoscenti di sorvegliare la casa. Più del 20% é solitolasciare la luce accesa quando esce dalla propriaabitazione. E per i topi di appartamento sempre inagguato? Rendiamo loro la vita difficile, consideratoche l’82% delle intrusioni avviene attraverso la porta esolo il 15% dalle finestre. Per questo quando partite,oltre alla batteria d’allarme, controllate e rinforzate leserrature della porta di casa e, se vivete in condomi-nio, del portone comune.

Secondo una recente ricerca del Censis la delinquen-za comune é il problema più sentito. Ma come sicerca di reagire? L’82% degli intervistati dice di avereadottato una misura di sicurezza per difendere la pro-pria casa. Quasi il 50% ha la porta blindata, il 22% hale inferriate alle finestre, più del 21% ha un sistema diallarme. Ma l’impianto di allarme o le serrature blindatedevono essere affidate a tecnici qualificati e di fiducia.

Conoscere la professionalità dell’elettricista che instal-la l’antifurto o il fabbro che si occupa della serratu-

ra blindata - sottolinea Confartigianato - é unottimo indice di sicurezza e mette al riparo

da brutte sorprese. Circa il 13% delle fami-glie italiane inoltre possiede un cane daguardia e il 15% ha un’assicurazionecontro il furto, il 10% possiede una cas-

saforte. Le perdite economiche causatedai furti naturalmente varianoenormemente. Ma in base arecenti rilevazioni, il furto per-petrato nelle abitazioni princi-pali si aggira sui 5 milioni divecchie lire, mentre in quellesecondarie sui 4 milioni, oltreai notevoli danni derivanti dalle

azioni di scasso di porte e finestre. Un apprezzamen-to particolare va rivolto alle forze dell’ordine per il loroassiduo impegno.

Da una recente ricerca emerge inoltre che il piccolofurto lascia nella psiche del malcapitato una “ferita”che difficilmente si rimargina. Più del 70% dellepersone dopo aver subito un furto cambiail proprio comportamento diventando pienodi paure e insicuro. Moltissimi aumentano il siste-ma di sicurezza in casa. E circa il 75% prova un enor-me dolore dal furto di oggetti, magari di scarso valoreeconomico, ma legati al ricordo di persone care.

Ricevuto visite poco gradite la scorsa estate? No? Beh, vi è andata bene,soprattutto se avete trascorso le vacanze lontano da casa. E possiamo garan-tirvi, statene certi, che non tutti possono dirsi fortunati come lo siete stati voi.Attenzione quindi se avete deciso di partire nel mese di settembre.

week-endCON SCASSO

di P

ao

la M

en

ga

relli

attualitàattualità

“... nel 2001 in provincia di

Ancona sono stati 174 (-43%

rispetto all’anno precedente)...”

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1110

attualità

E’l’immagine dello stato di salute del popolomarchigiano, che ci mostra un indaginedella FADOI – la Federazione dei mediciinternisti – per il 2002, da cui sono trattitutti i dati che seguono. 2002 significamodernità, progresso mondiale, fenomeni

che, seppur con qualche scricchiolio crescente, con-tinuano ad andare avanti e proseguono nella loroopera di rivoluzione di stili di vita e società intere. Trale tante conseguenze di ciò una, positiva, è che l’a-spettativa di vita si è allungata, progressivamente e unpo’ dappertutto nei paesi più progrediti.

E le Marche non sono certo da meno. Anzi, con gli 84anni per le donne e i 78 per gli uomini, è la regioneche garantisce a chi la abita l’esistenzapiù lunga rispetto a quanto riescono a fare tutte lealtre regioni italiane, dalla ricca elaboriosa Lombardia sino alla calmae morigerata Sardegna. Le donne,in ogni caso, saltano subito all’oc-chio. Esse dunque vivono di piùrispetto alle loro dolci metà, e diparecchio anche. Le cause di que-sta lunga vita sono molteplici. Alcu-ne come la migliore condizioneigienica generale odierna e lamigliorata assistenza sanitaria inci-dono per loro come per gli uomini,altre, come l’ormai ridottissima mor-talità per parto, che solo fino alsecolo scorso invece faceva pur-troppo registrare indici altissimi,sono invece loro peculiari e hannopermesso al gentil sesso una lenta

e continua rimonta ai danni degli uomini, fino al sor-passo e ormai al distacco. Figuriamoci poi a quale etàpotrebbero arrivare se smettessero anche di fumare.Già perché le donne purtroppo sono anche lefumatrici più incallite, in regione come intutt’Italia. Infatti, se è vero che gli schiavi deltabacco stanno aumentando in maniera generalizzata,e che nelle Marche sono passati dal 22,6% del ‘98 al25,4% del 2000, è vero anche però che quest’altapercentuale è imputabile soprattutto ai giovani e, giu-stappunto, alle donne, che, in termini assoluti, sonotra tutti le più fedeli e accanite consumatrici di bionde.Passando ad esaminare lo stato di salute generaledella popolazione marchigiana poi, i dati sono confor-tanti: il 53% dei cittadini dichiara infatti di sentirsi beneo molto bene, e inoltre, nella regione si verificanosempre meno casi di malattie infettive, questo grazie

in primo luogo a pratiche sanitarie,igieniche e di vaccinazione in con-tinua evoluzione. In più, cosaimportantissima, sono in costantediminuzione anche i casi d’infarto.

Ma il quadro presenta anche latipreoccupanti, si diceva. E infatti,come in quasi tutte le cose, a farda contraltare ai dati più confortan-ti, ce ne sono altri di tutt’altra natu-ra, che piacevoli, di sicuro lo sonoun po’ meno. Innanzitutto, comerecita un comunicato della CnaMarche, c’è la necessità diprestare sempre più atten-zione alla situazione deglianziani, perché “le patologie

ilritratto dellaSALUTEmarchigiani:

A FARNE UN DIPINTO NE

VERREBBE FUORI UNA

FIGURA QUANTO MAI

AGGROVIGLIATA,

COMPLESSA E VARIOPIN-

TA, CON BELLE DISCESE

DI LUCE E TANTI ANGOLI

D’OMBRA, E LA

SENSAZIONE CHE SI PRO-

VEREBBE NEL GUARDAR-

LO SAREBBE UN QUALCO-

SA CHE OSCILLA TRA LA

FIDUCIA E L’INQUIETUDINE,

IL CONFORTO E LA

PREOCCUPAZIONE.

“... il 53% dei cittadini

dichiara infatti di sentirsi

bene o molto bene, e inoltre,

nella regione si verificano

sempre meno casi di malat-

tie infettive...”

attualità

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1312

legate all’invecchiamento sono in aumento, e richiedo-no al più presto interventi adeguati”. Più spazi didegenza e riabilitazione, per esempio. E poi, dall’inda-gine svolta dalla FADOI – Federazione dei mediciospedalieri internisti – risulta che altri tipi di patologiepotenzialmente letali sono purtroppo in crescita.Tra questi, i tumori e le malattie dell’apparatorespiratorio, che mietono nelle Marcheogni anno circa 5000 vittime, risultandorispettivamente la seconda e la terza cau-sa di morte nella regione. E le malattie cardio-circolatorie, che sono invece la prima causa di mortee, sempre nelle Marche, provocano più di 6000decessi l’anno. Insomma, nonostante i miglioramentiigienico-sanitari, dei servizi alla popolazione, e non-ostante un modello di sviluppo sociale evidentementebuono abbiano fatto molto, c’è sempre da prestareparecchia attenzione alla salute dei cittadini, e cercaredi salvaguardarla sempre al meglio.

Ma il nostro intricato quadro sulla salute della regione,per concludere, non potrebbe non avere un suo pro-tagonista, una figura centrale che si stacca dallo sfon-do. Ed essa è un uomo, giustamente, un cittadinomarchigiano, con i suoi pregi e i difetti. L’indagine della

Il consumo dei farmaci è in aumento, come testimonia

l'incremento del 6,97% delle ricette presentate al servizio

sanitario regionale per il pagamento. I dati sono stati

forniti dalla Regione, che sta monitorando le prescrizioni

e i costi. Nel mese di maggio, tuttavia, l'andamento fa

registrare una contrazione (-0,11%), con una spesa com-

plessiva di 26 milioni di euro. Un leggero contenimento,

dovuto all'aumento dello sconto di legge sui farmaci e

alla compartecipazione degli assistiti, i quali, se rifiutano

un generico, pagano una quota per avere il medicinale di

marca, quello cioè con il brevetto. I generici, dunque,

cominciano a far sentire gli effetti sulla spesa, dopo alcu-

ni mesi dalla loro introduzione. Le aziende sanitarie che

fanno registrare a maggio i maggiori incrementi della

spesa farmaceutica sono quelle di Ancona, Senigallia e

Civitanova, mentre quelle di Fano, Camerino e Fabriano

segnalano una diminuzione delle uscite. Sempre nel

mese di maggio, è diminuita dello 0,11% anche la spesa

netta per abitante, attestata sui 18,17 euro pro capite,

contro un incremento del 10,09% del periodo gennaio-

maggio 2002, pari a 91,78 euro a persona. La rilevazione

della Regione evidenzia, infine, altri due

dati significativi: l'incremento della distribuzione diretta

dei farmaci, da parte delle strutture sanitarie, e il notevole

aumento che si è avuto, nel maggio 2001, sia per le

ricette (+19,98%), che per la spesa (+39,26%).

Ma quanto ci costa la salute?Nei primi cinque mesi dell'annola spesa farmaceutica delle Mar-che è cresciuta del 10,08 percento, raggiungendo quota 135milioni di euro.

FADOI lo dipinge naturalmente con la sigaretta inmano, visto il suo attaccamento al tabacco, e inoltre,a guardar bene, ne fa anche una figura piuttosto gras-soccella. Già, perché sembra proprio che troppi mar-chigiani abbiano un po’ di calorie in eccesso. Infatti,dallo studio emerge che il 34% della popolazione è insovrappeso, chi più, chi in maniera meno vistosa, eche ben l’8,2% è affetto da obesità, questa invece sìche è sempre una condizione preoccupante, chenasconde una vera e propria malattia pericolosa eapportatrice di danni biologici e collaterali, e di cuipochi, in realtà, sono consci dell’esistenza. E allora,avanti con le diete, naturalmente.Mai come quest’anno se ne sentetanto parlare, vuoi per pressantiesigenze estetiche, vuoi per piùimportanti e necessarie esigenze disalute, ed anche nelle Marche,ovviamente, la famigerata “curadimagrante” iscrive ogni anno nellesue liste di praticanti sempre piùgente. Nella regione sono 11su 100 gli individui maggio-renni che seguono un regi-me alimentare calibrato,

sperando di buttar giù qualcuno dei chili in eccesso.Fatto importante da segnalare: di queste 11 personeben il 66% ha evitato diete “fai da te”, e ha invecepreferito consultare preventivamente un medico, inuti-le ripetere che questa è sempre la scelta preferibile,se si vogliono poi evitare spiacevoli e dannose conse-guenze per l’organismo.

Un ultimo dato comunicato dalla FADOI: i marchigianisalgono sempre più in alto… La loro altezza mediainfatti è cresciuta di quasi mezzo centimetro in quattroanni, e ormai, i nati del 1979 giungono mediamente ai

175 centimetri e passa. Facendodue conti, è facile scoprire che, diquesto passo, se qualcuno permiracolo avrà la fortuna di passeg-giare per le nostre città nei pressidell’anno 2202, beh, dovrà sentirsidi sicuro ben strano, o quanto menoun po’ fuori moda, a camminare perla strada circondato e intimorito adogni passo da tutti quei bestioni di2 metri, lui che, alla veneranda etàdi 200 e passa anni, chissà comesarà diventato piccolino!

attualità

ANDAMENTO DELLA SPESA FARMACEUTICA DELLE MARCHE

AZIENDE Maggio 02 Gen./Mag.02ASL 1 PESARO -1,28% 9,52%ASL 2 URBINO 0,83% 11,38%ASL 3 FANO -6,07% 4,46%ASL 4 SENIGALLIA 2,27% 14,12%ASL 5 JESI 1,10% 11,15%ASL 6 FABRIANO -2,61% 5,71%ASL 7 ANCONA 3,37% 12,18%ASL 8 CIVITANOVA 1,58% 11,03%ASL 9 MACERATA 0,99% 9,82%ASL10 CAMERINO -4,29% 6,34%ASL11 FERMO -1,38% 10,96%ASL12 SAN BENEDETTO -1,67% 8,70%ASL13 ASCOLI PICENO -1,15% 9,76%

TOTALE 0,11% 10,08%

attualità

“... il 34% della popolazio-

ne è in sovrappeso, chi più,

chi in maniera meno visto-

sa, e che ben l’8,2% è

affetto da obesità...”

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1514 1514

riscoprire

le bellezze e le tradizioni delnostro territorio L’

uomo ha dimostrato sin dai tempi più antichiun interesse per il linguaggio della natura, cer-cando di adattarvisi al meglio, evitando cosi’ogni contagio pericoloso per la sua stessa

incolumità. C’è stato un acceso entusiasmo nel cer-care di raccogliere antiche tradizioni, legate ancheall’uso di diversi materiali, in modo da relazionarle conil presente. Oggi vengono organizzatidei corsi di aggiornamen-to per insegnanti su tema-tiche naturalistiche. Inparticolare vengono svolteattività che consentonoda un lato di migliorare laconoscenza del territorioe delle valenze didattiche,dall’altro di sperimentareun metodo di lavoro datrasferire nella praticadell’insegnamento.

CASA ARCHILEIE’ sorto, a tal propositoi, alla periferia Sud di Fano, neipressi del quartiere Vallado, un centro didattico dieducazione ambientale, che prende il nome di CasaArchilei, rivolto per lo più agli alunni della scuola del-l’obbligo (da settembre 2001 a maggio 2002 più di6000 sono stati gli alunni coinvolti in laboratori didattici

e visite). Gli allievi vengonotrattenuti all’interno di que-sto centro in attività chenormalmente non si posso-no svolgere nelle aule sco-lastiche. A partire dall’anno scolasti-co 1992/93 sono statesviluppate diverse ricerche,elaborate e sperimentateda docenti con molti anni diinsegnamento nel settoredell’educazione ambientale:“scoprire la natura

ambiente

La diffusione della cultura scientifica, la didattica, le rico-struzioni ambientali naturali e seminaturali sono diventateoggi il trampolino di lancio per iniziare a rispettare lanatura. Abbiamo visitato per voi due esempi di come l’a-more per l’ambiente venga insegnato fin dalla più giova-ne età attraverso laboratori didattici, che hanno comescopo il contatto diretto con la natura.

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con il tatto e l’odorato, piantagione dialberi e arbusti”, affiancate allo studio di alcuniprocessi vitali che la natura svolge costantementecome: la fotosintesi clorofillia-na, l’osmosi. Casa Archilei collabora, inol-tre, con il Comune di Fano ela Provincia di Pesaro per ladistribuzione di compostersper la raccolta differenziatadella frazione umida dei rifiuti.Da quest’anno sono statipromossi anche altri corsi,come l’insegnamento dellalingua inglese in full immer-

sion nello spazio verde della casa, incentrato su tema-tiche legate alle questioni ambientali e un corso dimanipolazione della creta su spunti legati alla natura.

La finalità di questo cen-tro didattico ambientale èquella di dare vita ad unvero motore propulsore,dove far incontrare ener-gia ed esperienze delvolontariato del settoreambientale, in modo dasuscitare soprattutto nei giovanicuriosità ed interesse verso ilmondo della natura e per la cul-tura scientifica in generale.

CASE BASSELo scorso aprile è stata inaugurata nelle vicinanze diAscoli Piceno, a Monticelli Alto, l’aula didattica CaseBasse, parco naturale che si estende per circa 20ettari su una collina a circa 200 mt. di altitudine e rap-presenta ormai un’importante oasi verde per la città. Grazie infatti alla considerevole opera di ripristino esalvaguardia del naturale ecosistema presente nellazona, svolta da Marco Nardi proprietario del fondoinsieme al fratello, è possibile oggi segnalare la presen-

za di volpi e scoiattoli che vivono l’habitat boschivo. Dopo un ventennale abbandono del territorio ed ilprecedente insediamento produttivo intensivo, trovia-mo ora nella zona un parco naturale che avvicina l’uo-mo ad una rinnovata relazione con l’ambiente circo-stante. Il bosco, costituito prevalentemente dalle spe-cie di Carpino nero, Roverella e Salice bianco, rappre-senta infatti un importante segnale di valorizzazionedella realtà rurale in base alle sue specificità. L’auladidattica prevede una capillare opera disensibilizzazione verso il tema ecologicoche parta dai bambini delle scuole cittadine e realizzi,attraverso un reale contatto con la natura, la tantoauspicata educazione ambientale. Ideatore di questoprogetto è stato Primo Mancini, responsabile regionaledell’associazione “L’Umana Dimora”. Lo sviluppo futurodell’esperienza prevede, inoltre, la possibilità di prati-care l’agricoltura biologica, attivita’ sportive, equitazio-ne, mountain bike e cross. L’esempio forte che l’esperimento Case Basse simbo-leggia è quello di una rivalutazione del mondo ruraleche silenziosamente ci circonda, rappresenta le nostretradizioni, difende la biodiversità.

ambiente ambienteCasa Archilei e Case Bas-

se sono aperte a tutti

coloro, scuole, gruppi,

singoli individui che voglio-

no entrare in contatto con

la natura riscoprendo le

semplici cose, che troppo

spesso la vita in città ci fa

dimenticare.

Per informazioni:Casa Archilei:

Via Ugo Bassi, 6 Fano (Ps)

tel./fax 0721.805211

[email protected]

www.archilei.it

Responsabile Enrico Tosi.

Casa Archilei è riconosciu-

ta anche come Laborato-

rio Territoriale della Regio-

ne Marche ed è il centro

naturalistico del progetto

pilota “Fano la città dei

bambini”.

Case Basse:

Referente Umana Dimora

Primo Mancini

368 7626598

[email protected]

“Da quest’anno sono stati promossi anche altri corsi come l’insegnamentodella lingua inglese in full immersion nello spazio verde della casa, incentratosu tematiche legate alle questioni ambientali...”

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1918

La Regione Marche sta istituendo un elenco distrutture idonee a svolgere attività didattica e aospitare ragazzi per far trascorrere loro unagiornata in campagna nella massima sicurez-

za. Così a partire dal prossimo anno scolastico i bam-bini della scuola materna, della scuola elementare e iragazzi della scuola media avranno la possibilità ditrascorrere una giornata in campagna per vederemungere una mucca o, scoprire come si fa il formag-gio o lievita il pane. Le “fattorie didattiche” soddisferanno lacuriosità dei ragazzi, portandoli alla sco-perta dei segreti della natura. L’iniziativa rien-tra nell’ambito dei progetti avviati dalla Regione peravvicinare la scuola all’agricoltura. Concorsi, orti egiardini biologici hanno impegnato, negli anni scorsi,

numerosi istituti marchigiani, stimolandoli a confrontar-si con la campagna, i processi produttivi, l’importanzadi una corretta alimentazione e il ruolo insostituibiledell’agricoltura. Per poter essere inserite nell’elenco regio-nale delle fattorie didattiche, le aziendeagricole devono possedere una serie direquisiti. Primo tra tutti sistemi di produzione biolo-gica, integrata o a basso impatto ambientale, localiaccoglienti, puliti, arredati in modo tale da poter ospi-tare i ragazzi in caso di mal tempo e inoltre spazi perfarli giocare e mangiare. Il numero dei bambini accoltiin ogni azienda deve essere proporzionato al numerodi operatori presenti e l’itinerario didattico dovrà esse-re predisposto in funzione dell’età e del ciclo scolasti-co dei visitatori.

Sulla scia del successo ottenuto in Emilia Romagna, le Marche tentano diripetere l’esperienza delle fattorie didattiche.

LA REGIONE e le fattorie didattiche

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ambiente

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Di ritorno in città, ancora cariche di ener-gia positiva, vale la pena di mettere afrutto quella voglia di rinnovarsi in qual-cosa e sentirsi belle, di ottenere quella

vitalità che, quando c’è, si irradia misteriosa-mente rendendo più affascinanti. In fondo bastapoco perché ogni giorno diventi più specialecome indossare, quasi come un abito segreto,la fragranza di un profumo. Alzi la mano chi nonabbia mai provato quella certa “attrazione dipelle”, cioè quell’irrazionale, incontenibile istintoche si prova davanti ad un partner, che ai nostriocchi diventa unico e irrinunciabile. I profumidella pelle sono un’arma afrodisiaca, poichél’olfatto è un canale determinante per l’eccitazio-ne sessuale. Dunque, se c’è compatibilità dinaso, c’è anche attrazione fra due persone. Ecome facciamo a farci guidare dall’istinto facil-mente? Innanzitutto scegliendo un profumoadatto alla nostra pelle. E perché no, alla nostrapersonalità. Vero alleato di buon umore, unprofumo va scelto in base agli ingredienti. Infatti,gli aromi contenuti nelle fragranze, stimolanouna zona del cervello, cosicché si ha un effettotonificante e antistress naturale.

Ma quali sono queste fragranze dallearmoniose capacità?● la cannella - profumo intenso e penetrante,

risveglia il buon umore.● Il cipresso – leggermente speziato, si adatta

alle lunghe performance d’amore.● la rosa – molto femminile, stimola la circola-

zione.● la lavanda – dà un senso di benessere

generale.● il patchouli – è sensuale, ma anche calmante. ● agrumi – stimolante per il gusto e la vista.

● ylang-ylang – afrodisiaco.● gelsomino – intensifica le emozioni e la

capacità intuitiva.● vetiver – piuttosto calmante.

L’INTENSITA’ DEL PROFUMOL’estratto: il cui profumo riamane molto concen-trato.L’eau de toilette: l’intensità è ancora sostenutae persistente.L’eau de cologne: il bouquet è meno intenso espesso corretto da una nota fresca.

A FAVORE DELL’ EROSSe ansie e paure allontanano dal sesso: 1 goc-cia di melissa, 1 goccia di cedro, 2 gocce dibergamotto. Massaggiare dolcemente, con lapunta delle dita, il centro del padiglione dell’o-recchio (che corrisponde alla proiezione delplesso solare) così risveglieremo la sessualità.

RIMETTERSI IN GIOCODopo una rottura affettiva o per superare leproprie resistenze: 2 gocce di gelsomino, 2gocce di lavanda e 1 goccia di menta. Mas-saggiare lungo i polsi.

A scegliere fragranze leggeree fresche per il giorno. Vaporizzatele

pure su tutto il corpo.

All’utilizzo dello spruzzatore per l’acqua di colonia. Per un profumo

concentrato è meglio il contatto diretto sulla pelle.

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e tu,di che profumo sei?

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E’questo il momento periniziare le cure di ringio-vanimento cutaneo erecuperare il tono perso.

Già gli antichi egizi usavanosostanze chimiche come agentiesfolianti per ringiovanire l’aspetto

cutaneo. Il peeling chimico è unatecnica medico-estetica, che con-siste nell’applicazione di uno o piùagenti chimici esfolianti che provo-cano l’eliminazione degli straticutanei superficiali della cute. Glianglosassoni utilizzano due diversi

termini per indicare i possibili effettidel peeling:● freshening, quando si ottiene

un’esfoliazione superficiale;● rejuvenation, quando si ha, per

una azione più profonda, un’at-tenuazione delle rughe, delleiperpigmentazioni e dei depositidi elastina.

Oggi la continua ricerca scientificamette a disposizione del mediconumerose sostanze chimiche ingrado di rispondere alle diverseaspettative e alle diverse proble-matiche del paziente chiamato incausa. Il più conosciuto è sicura-mente il peeling a base diacido glicolico, che insiemeagli acidi lattico, malico e citrico,fa parte degli alfa-idrossiacidi deri-vati dalla frutta di cui oggi tanto siparla. L’acido glicolico si presentain varie concentrazioni al 50%,70%, 90% con diversi gradi di ph,ossia di acidità, caratteristica chedifferenzia i vari tipi di acido equindi di azione dello stesso alivello cutaneo. Nei dieci giorni cheprecedono il peeling la pazienteeseguirà un trattamento pre-pee-ling domiciliare di preparazionecon applicazione di crema a bas-so contenuto di acido glicolico.Questo servirà per rendere mag-giormente recettiva al peeling lacute e, nel contempo, a saggiareeventuali intolleranze cutanee alprodotto. Si passa quindi al tratta-mento ambulatoriale, in cui si pro-cede alla detersione cutanea e poiall’applicazione del peeling con unpennello a cresta di gallo. Dopoqualche minuto, alla comparsa diun lieve arrossamento cutaneo, si

neutralizza l’azione dell’acido condei batuffoli bagnati e si sciacquaabbondantemente la zona trattata.Sulla cute asciutta si applicano poidelle sostanze attive sul metaboli-smo cutaneo; l’asportazione dellostrato più superficiale della cutefacilita la penetrazione dei principiattivi attraverso l’epidermide per-mettendo un effetto di biostimola-zione. Il peeling all’acido glicolicodeve essere eseguito per almenootto sedute, distanziate da dieci-quindici giorni l’una dall’altra, rac-comandando sempre alla pazientel’utilizzo dei prodotti domiciliari, cheprolungano e intensificano l’azionedel peeling. Un ulteriore utilizzodell’acido glicolico è nel peelingdel corpo, dove associando unagente cheratolitico e glicolico adalta concentrazione, si hanno otti-mi risultati nel trattamento dellecondizioni di lassità ed ipotoniacutanea, nelle smagliature direcente insorgenza, nella cellulite.

Nato negli ultimi anni il peelingall’acido salicilico è inveceutilizzato, oltre che per il tratta-mento dell’invecchiamento cuta-neo, anche per la terapia dell’acnein tutte le sue forme. Abbiamo poi peeling ad azione piùelettiva sulle macchie cutanee,

Passata l’estate ci ritroviamo con i residui del-l’abbronzatura a tirare le somme dei piccolidanni fatti dal sole, a causa di fotoesposizioniincaute, senza l’uso di appropriate creme pro-tettive, e con qualche piccolo segno del tem-po in più.

A livello epidermico il peeling agisce diminuendo l’adesione dei cheratinociti, cellule cutanee superficiali, rimuove lo

strato corneo della cute, il tappo di occlusione dei comedoni (o punti neri), aumenta il rinnovamento cellulare con

conseguente esfoliazione, inibisce l’attività delle ghiandole sebacee. Si avrà come risultato un notevole effetto schia-

rente e levigante della superficie cutanea.

A livello dermico il peeling esercita un effetto irritante con conseguente eritema ed edema. Si avrà quindi una sti-

molazione dei fibroblasti alla produzione di nuove glicoproteine di membrana e collagene, che daranno alla pelle

maggiore elasticità e compattezza.

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Questa presenza mensile rappresenta per ognidonna la femminilità e la consapevolezza diuna possibile maternità; è però anche il segna-

le di un equilibrio di tutto l‘organismo. Quando lemestruazioni iniziano a “fare capricci”, si fanno irregola-ri o scompaiono addirittura per alcuni mesi è possibileche ci sia qualche problema e che l’irregolaritàmestruale ne sia solo una espressione. Il ciclomestruale è infatti regolato attraverso un delicato equi-librio tra strutture del cervello, ovaie, utero su cui s’in-seriscono poi altri organi e ghiandole come la tiroide.Ecco perchè spesso l’amenorrea è il primosintomo che conduce la donna dal medico.

L’amenorrea, in una donna che ha già avuto lemestruazioni, si definisce come la scomparsa dellestesse per un periodo di tempo tre volte superiore alnormale intervallo intermestruale cui essa è abituata oper sei mesi. Perchè si abbia un corretto funzionamen-to di ciò che è alla base del ciclo mestruale è impor-tante che l’intero organismo riceva un adeguato appor-to di energie con l’alimentazione, adeguato in qualità equantità. Sia la perdita di peso rapida e/o cospicua,che l’obesità possono portare all’amenorrea. L’amenorrea delle pazienti obese è più spesso legataa cicli anovulatori (senza ovulazione). Clinicamente lasituazione si presenta con un’ampia gamma di possi-bilità: dall’amenorrea di breve durata associata ad unadieta incongrua alla paziente gravemente sofferentefino ad essere in pericolo di morte per un’anoressianervosa. Purtroppo non è facile differenziare i due tipi

di pazienti all’esordio del disturbo dell’alimentazione. E’vero che esiste un profilo psicologico molto ben defini-to della donna con anoressia nervosa ma bisognaavere ben presenti alcune situazioni che rappresenta-no condizioni di rischio. La nostra cultura esalta lamagrezza ed in tempo d’estate i richiami alle dietediventano irresistibili.

Poter controllare l’apporto di cibo con diete ferree,essere in grado di sottoporsi a strenua attività fisicapossono rappresentare solo l’inizio di un processo chediventa poi difficile modificare. Non è meno preoccu-pante se a drastiche diete si accompagnano mangiatepantagrueliche seguite da vomito autoindotto, dall’usodi lassativi. In ogni caso, infatti, l’organismo è costrettoa subire delle restrizioni che a vari livelli obbligano afenomeni di adattamento, di “risparmio” delle energie lacui prima espressione è spesso proprio l’alterazionemestruale. Ciò che è confortante è che con il solorecupero del peso corporeo tutte le modificazioni meta-boliche tornano a normalizzarsi: il 30% circa dellepazienti, però, rimane affetto da amenor-rea, sono queste le pazienti in cui la modifica del pesocorporeo rispetto al peso forma è stato più rapido o dipiù lunga durata. Importante è riconoscere all’esordio idisturbi dell’alimentazione prima che i meccanismidiventino tanto radicati da indurre a porre una prognosigrave. Insomma siamo attente ai richiami alla cura delcorpo ma vogliamoci bene fino in fondo; prendiamocicura del nostro corpo senza dimenticare i rischi checomportamenti troppo avventati possono procurarci.

ginecologia

donne eALIMENTAZIONE

La presenza di un regolareciclo mestruale è ciò chesi aspetta ogni donna.

lentigo solari, pigmentazioni postinfiammatorie. Si tratta di preparatiad azione depigmentante comeacido cogico e acido fitico cheagiscono da inibitori dell’enzimaresponsabile della biosintesi dellamelanina. L’associazione di questiprincipi attici con acido glicolicopermette di stimolare la rigenera-zione del tessuto dermico e difavorire la penetrazione delle mole-cole depigmentanti.Un'altra sostanza di recente utiliz-zo è l’acido piruvico, un’alfachetoacido con azione elettiva alivello dello strato corneo, dell’epi-dermide, del derma papillare e deifollicoli pilo-sebacei. Applicato abasse concentrazioni provoca undistacco delle cellule dello stratocorneo dell’epidermide con con-seguente assottigliamento, mentread alte concentrazioni, quindi conuna penetrazione maggiore, siarriva al derma papillare con unaspiccata azione sulla sintesi dinuovo collagene.

Uno degli ultimi nati è invece unpeeling basato sulla combi-nazione di ac. Retinoico(vit. A), ac. Fitico, vit. C,ac. Cogico ed ac. Azelaico.Le sostanze in questione agisconosinergicamente stimolando e rige-nerando la pelle invecchiata edeliminando i depositi di melaninadermo-epidermica. Inoltre l’asso-ciazione tra acido retinoico, cogi-co, fitico e vitamina c in formaliposolubile conferiscono al prepa-rato proprietà terapeutiche topichenei casi di acne, nelle varie forme.

Un ruolo importante nella curadell’invecchiamento cutaneo logioca un'altra tecnica che tende astimolare le cellule fibroblastiche,parliamo della biostimolazionecutanea. Da diversi anni vengonointrodotti per via intradermica, contecniche mesoterapiche, diversiprincipi attivi in grado di migliorarelo stato biologico ed estetico dellacute. Si utilizzano due diversi tipidi sostanze:● sostanze ad azione farmacolo-

gia che stimolano le cellulemigliorando il trofismo cutaneo;

● sostanze riempitive ad azioneigroscopica che, richiamandoacqua, determinano un aumen-to dell’idratazione e quindi delturgore cutaneo.

Ovviamente nel mantenimento diuna pelle ottimale assume notevo-le importanza lo stile di vita datoda un’alimentazione ricca di vita-mine e sali minerali provenienti dafrutta e verdura, un largo consumodi acqua, che migliorerà l’idratazio-ne cutanea, l’uso di creme conschermi solari e di creme idratantie nutrienti. E’ buona norma inoltrepulire sempre ed accuratamente lapelle con un buon latte detergenteed un tonico prima di applicarequalsiasi prodotto. E’ importante ricordare che sia ipeeling che la biostimolazionecutanea sono tecniche esclusiva-mente mediche, quindi è benerivolgersi a professionisti del setto-re preparati all’esecuzione di que-sto tipo di trattamenti.

Il peeling chimico è una tecnica

medico-estetica, che consiste nel-

l’applicazione di uno o più agenti

chimici esfolianti che provocano

l’eliminazione degli strati cutanei

superficiali della cute.

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“...nel mantenimento di una pelle ottimale assumenotevole importanza lo stile di vita dato da un’ali-mentazione ricca di vitamine e sali minerali...”

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dio In questo numero e nel prossimo analizzeremo tutti gli elementi della comu-

nicazione non verbale a partire dall’aspetto esteriore fino ad arrivare ai gesti.Cominciamo il nostro excursus proprio da uno dei suoi aspetti più importantial quale, anche se incosciamente, ognuno di noi presta molta attenzione.

psicologia

cnv[LA COMUNICAZIONE NON VERBALE]

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L’aspetto esteriore: l’aspetto esteriore comunicaimportanti informazioni rispetto agli individui e influenzale espressioni che gli altri possono riportare. Diversisono gli elementi non verbali che compongono l’aspet-to esteriore: la conformazione fisica, il volto, (nei suoitratti fisici), gli abiti, il trucco, l’acconciatura. Nonostantela conformazione fisica non sia considerata rilevanteper indicare le caratteristiche della personalità di unindividuo, diverse ricerche sulla decodificazione di que-sti segnali hanno accertato che questa sicuramentecondiziona il giudizio e le impressioni degli altri. Gli abiti

sono un importante strumento di segnalazione sociale.Anche le persone che ritengono di non prestare unaparticolare attenzione alla cura del proprio abbigliamen-to forniscono inevitabilmente precise informazioni suipropri stati d’animo, sulla personalità, sui loro ruolisociali e sugli atteggiamenti che hanno verso gli altri everso la cultura cui appartengono. Si possono indossa-re gli abiti più alla moda in un determinato momento ovestirsi solo in base a un criterio di praticità e comodità,in ogni caso si trasmettono messaggi relativi alla perso-nalità e al grado di conformismo alle regole sociali.

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psicologia

Attrazione fisica: dipende in gran parte dallecaratteristiche fisiche possedute da ogni individuo, maanche dagli stratagemmi che si usano per valorizzarlee attenuare certe caratteristiche che si consideranopoco attraenti. La cura della propria persona, dellostato della pelle e dei capelli attraverso l’igiene, l’uso dicosmetici, profumi, abiti e accessori appropriati servea questo scopo.

Il volto: molta più importanza assumono invece leespressioni del volto. Esse hanno la fondamentalefunzione, durante l’interazione sociale, di comunicarele emozioni e gli atteggiamenti verso gli altri, di soste-nere e accompagnare il discorso. Il volto possiede unagran mobilità e può assumere una molteplicità diespressioni, per questo si può suddividerlo in duearee: una superiore costituita dagli occhi, dalla fronte,dalle sopracciglia, e una inferiore, che comprende ilnaso e la bocca. Il volto, insieme al contatto fisico conla madre, costituisce la principale fonte di stimoli per ineonati ed è importante elemento dell’interazione fraadulti e bambini. Il volto è il più importante canale peresprimere le emozioni, ma anche quella su cui si puòesercitare un maggior controllo.

Lo sguardo: diversi sono gli elementi che costitui-scono lo sguardo. Alcuni sono di tipo fisiologico einvolontario, come la dilatazione delle pupille o il battitodelle palpebre; altri, come i movimenti e le espressionidegli occhi, vengono il più delle volte usati consape-volmente nei rapporti sociali. Gli individui interagisconotra loro facendo largo uso di sguardi reciproci, osser-vando i comportamenti degli interlocutori, prestanoattenzione alla quantità e all’intensità degli sguardi chevengono loro rivolti. L’essere guardati può provocarediverse reazioni; il modo in cui le altre persone ci guar-dano, il tempo che dedicano a quest’osservazione e iltipo e la quantità degli sguardi che ci rivolgono influen-zano in maniera notevole i nostri stati emotivi e i nostricomportamenti. Di solito le persone guardano mag-giormente e più a lungo coloro per i quali nutrono inte-resse, simpatia, attrazione. Guardare a lungo l’interlo-cutore è considerato segno di gradimento. Essereguardati in questo modo è quindi un’esperienza gratifi-cante, può assumere un significato di ricompensa einduce, per lo più, ad atteggiamenti amichevoli e dicooperazione con gli altri. Nella presentazione di sé,

l`oggetto di riferimento immediato è lo sguardo deglialtri; l`essere osservati induce quindi a regolare il pro-prio comportamento per salvaguardare la propriaimmagine o l`impressione di sé che si vuole dare aglialtri. Rispetto alle emozioni, lo sguardo rivela soprattut-to l`intensità delle emozioni più che il tipo di emozione;viene indicata, soprattutto, dalle variazioni e dalla fre-quenza dello sguardo. Le emozioni si riconosconomeglio dalla globalità delle espressioni del volto, siconsiderano, cioe, lo sguardo anche gli altri elementi.

La voce e gli aspetti non verbali del parlato.Gli elementi paralinguistici possono essere divisi indue categorie: 1) la qualità della voce: il tono, risonan-za, aspetti che si riferiscono a caratteristiche individualidel soggetto (età, sesso, provenienza); 2) le vocalizza-zioni: costituite da suoni che si possono suddividereulteriormente in:·caratterizzazioni vocali (sospiro, pianto, riso, sbadiglio)·qualificatori vocali (intensità, timbro ed estensione)·segregati vocali (i suoni come”Uh”, “Hum”, le ispirazio-ni, le pause e tutto ciò che accompagna o serve l’in-tercalare delle parole).

I movimenti del corpo e i gesti: questi movi-menti coinvolgono diverse parti del corpo; i più impor-tanti sono quelli che si producono con le mani, vi sonopoi i cenni del capo e quelli che riguardano le espres-sioni facciali. I movimenti corporei sono molto espressi-vi e assolvono diverse funzioni principalmente in rela-zione ai messaggi verbali e all’espressione di stati emo-

tivi. Essi assumono poi differenti significati a secondadel contesto sociale e culturale; sono infatti, fra isegnali non verbali quelli più influenzati dalla socializza-zione e dalla cultura. In genere si definiscono “gesti”tutte le azioni che vengono prodotte volontariamenteper comunicare informazioni a chi guarda; questi costi-tuiscono la parte più rilevante e significativa del com-portamento gestuale. Ekman e Friesen consideranosoprattutto i movimenti delle mani, definiscono cinquetipi di gesti: emblematici, illustratori, regolatori dell’inte-razione, indicatori dello stato emotivo, d’adattamento.

Gesti emblematici: sono segnali emessi intenzio-nalmente da una persona e il cui significato può esse-re direttamente traducibile in parole. Il significato diquesti gesti può essere facilmente compreso e intuibi-leda individui che appartengono a certi gruppi sociali esubculture, perché questi individui attribuiscono ad unparticolare gesto lo stesso significato (significato cheinvece può variare secondo le culture). I gesti emble-matici possono sostituire o ripetere un messaggioverbale: ad esempio, il segno che si usa per fare l’au-tostop, i gesti utilizzati per indicare un oggetto, unadirezione, un luogo, che rafforzano o costituisconoespressione verbali come “qui, là, via in quella direzio-ne”, si può agitare la mano in segno di saluto e questosignifica “ciao, arrivederci, ci vediamo”. I gesti emble-matici sono più rapidi delle parole e si possono ese-guire in silenzio, sono quindi utilizzati quando la comu-nicazione verbale è ostacolata o diventa difficoltosa, acausa ad esempio della distanza o del rumore. Vengo-

no, infatti, usati in alcuni ambiti o in certe professioni:negli studi radiotelevisivi, negli aeroporti, durante garesportive, dagli operatori di borsa, dai sommozzatori.

I gesti illustratori sono costituiti da tutti i movi-menti, compiuti soprattutto con le mani, che le perso-ne fanno mentre parlano. Sono collegati, molto più deisegnali emblematici, al discorso e aumentano in modoconsiderevole la quantità d’informazioni trasmessa dalmessaggio verbale; il loro uso e la loro frequenzavariano a seconda delle culture. Questi gesti sonoemessi consapevolmente, anche se non sempreintenzionalmente e sono utilizzati per chiarire o ripetereciò che si dice, per enfatizzare, sottolineare, scandirealcune parti del discorso, indicando oggetti, azioni,figure, relazioni spaziali.

I segnali regolatori vengono utilizzati, durantel’interazione, sia da chi parla sia da chi ascolta perdiversi scopi: mantenere il flusso della conversazione,sincronizzare gli interventi di ciascuno, mostrare quan-do si vuole prendere la parola, indicare l`interesse ol’approvazione-disapprovazione a quanto viene detto.Con un cenno del capo, affermativo o negativo, sicomunica la propria opinione rispetto a ciò che l’inter-locutore dice; tenendo la mano a mezz`aria un oratoreindica che vuole continuare a parlare.

Gesti che rivelano gli stati emotivi di unapersona. Anche se le emozioni vengono espresseod occultate, principalmente dal volto, i movimenti delcorpo rivelano gli stati d`ansia e la tensione emotiva diun individuo o un comportamento aggressivo, adesempio agitare un pugno in segno di rabbia.Altri gesti, quasi sempre inconsapevoli e non portati atermine, vengono usati dalle persone quando si trova-no in particolari circostanze per soddisfare e controlla-re i bisogni, stati emotivi, intenzioni. Rappresentano unmodo per adattarsi alla situazione e, infatti, vengonodefiniti come gesti d’adattamento. Le diversità nell’uso e nel significato dei gesti possonoportare di frequente a dei fraintendimenti, rifiuto e intol-leranza verso persone che appartengono a gruppiculturali e etnici differenti; questo è spesso dovuto auna scarsa conoscenza o a un’errata interpretazionedella loro cultura, ma anche nella loro lingua e del lorocomportamento non verbale.

psicologia

“...Il volto è il canale più informativo

per esprimere la contentezza e la col-

lera, la voce il migliore per comunica-

re la tristezza e la paura, ma il peggio-

re per esprimere la contentezza...”

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Dopo che il rigore freddo dell’inverno, scemandodolcemente (quest’anno neanche tanto...), ciaveva condotti al piacevole risveglio primaveri-

le, ecco che l’estate ci travolgeva, lasciandoci senzarespiro: solo qualchemese fa eravamo tutti lì,“eccitati” e “rapiti” da quel-l’aria piena di colori e pro-fumi, presi dalla voglia di“leggerezze” e di evasioni,invasi dalla smania diacquistare costumi e caf-tani, catturati dalla cosid-

detta sindrome del “travel agency tour”… e, in menche non si dica, eccoci qua: l’estate è ormai aglisgoccioli! Ed ora, tornati dalle ferie e richiuse le valigiein soffitta, per evitare che la frizzante euforia estiva

abbandoni repentinamente inostri cuori, mentre ci aggiriamoancora tra foto, souvenir e carto-line, tuffiamoci in una “retrospetti-va” di quelli che sono stati gliimperativi della stagione nellanostra regione: i colori indossati, isapori gustati, le tendenze segui-te, i vip e i personaggi criticati, i

l’ultimo sguardoALL’ESTATEDai locali al cibo, dalla moda ai personaggi. Tutto quello che ha fatto ten-denza nelle Marche in quest’estate in dirittura... d’archivio.

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locali che hanno “tirato” e iristorantini-rifugio dopo lunghee afose giornate trascorsesotto il solleone…

Iniziamo con un vero evergreen, è infatti sempre ilprimo a fare capolino sul

palco scenico dell’estate: piùche una tendenza è un classi-co intramontabile a cui tutti,almeno una volta (se non dipiù ...), ci siamo lasciati anda-re: è l’amore estivo in tutte lesue infinite “gradazioni”, dallasimpatia, all’invaghimento,fino al vero e proprio “raptus”di passione. Del resto l’estateè da sempre il momento più“adatto” per dare vita a storiee “storielle” di vario tipo, per-ché ci si sente leggeri leggeri,l’aria si fa piacevolmente “friz-zante” e … e poi ci sono iraggi del sole! Avete capitobene, sono loro la causa ditutto; e sembra anche che siascientificamente provato! Meglio allora non abbassaremai la guardia (vale anche per le coppie collaudate):in una bella giornata assolata a qualcuno è di sicurocapitato di dimenticare l’olio abbronzante, le pinnee… il proprio partner… E allora, la parola d’ordine è: seduzione, seduzione,seduzione! Non è forse quello che tutti, più o menoconsapevolmente, cerchiamo? Sì, sedurre! Non è forse per questo che, nasi appiccicati sullevetrine, occhi (falsamente indifferenti) pronti a captarei segnali dei modaioli, mani che sfogliano riviste,ancora prima dell’inizio di una nuova stagione, comin-ciamo a tenerci informati e a documentarci sulle nuo-ve tendenze (lo stiamo forse già facendo per l’inver-no??)? E tutto questo ci conduce ad una constatazio-ne di fatto: i marchigiani adorano vestire allamoda, amano seguire le tendenze e, in basea quanto afferma qualche locale “osservatore”, sareb-bero proprio le donne le “seguaci” più “attente”. LeMarche sembrano essere in generale una regionealquanto “sui generis” a riguardo: in un panoramatutto sommato “classicheggiante” (intendendo per“classico” il diffondersi uniforme di una tendenza, che

diventa quindi “normale”; unesempio: i capelli degli uomini,ormai raramente rasati, maquasi sempre lunghetti), emer-gono, da un lato, quelli cheseguono le tendenze inmaniera soft e pacata, dall’al-tro i “pazzi”, quelli che si fannonotare per stranezza edeccentricità. Volendo poi fareun’analisi geografica a riguar-do, sembra che siano leMarche del sud le più“dotate” di gusto nellascelta di abiti e acces-sori, forse perché“masticano quotidiana-mente la moda” – sottoli-nea Carlo, art director del MiuMiu - lì sono presenti le gran-de aziende e lì si acquisisceun “occhio” più attento”. Nonper nulla sono proprio le scar-pe (per lo più fabbricate inprovincia di Macerata e AscoliPiceno) a fare da padrone: “Lescarpe che i marchigiani

indossano sono sempre all’ultimo grido, sono scarpe“locali” e di pregio – fa notare Cristina, bar girl delBabaloo – nella nostra regione capita addirittura diacquistare prima la scarpa e poi l’abito!”.

E cco allora i risultati delle nostre incursioni estivein giro per locali, spiagge, ristorantini e concerti,ecco i risultati del nostro “monitoraggio”. Non

possiamo che iniziare parlando di righe, le vere “regi-nette” dell’estate: le abbiamo trovate ovunque (abiti,accessori, biancheria e oggetti di design). Altro “must”il “lascio vedere e intravedere”, come conseguenzanaturale del “minimo e impalpabile”: gonne, camicie eabiti leggeri leggeri, realizzati in chiffon stropicciato,fiorato o leopardato, arricciato, micro e trasparente …a volte un po’ irriverente (alzi la mano chi non si èscoperta le spalle, la schiena o il pancino!) … E poi ancora: la camicia in tutte le sue versioni (etni-ca, orientale o total white), il versatilissimo denim, ilmorbido e svolazzante pareo, il turchese e le frange,lo stile capri con pants e infradito, le stampe colorateanni ’70, le zeppe e le care vecchie “All Stars”, sì,proprio loro, quelle del liceo …

costume

“... nella nostra regione capita

addirittura di acquistare prima

la scarpa e poi l’abito!”

Page 17: Classe Donna n.012-settembre 2002.

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Volendo poi puntare lo sguardo anche sui nostri“ometti” … non erano carini vestiti anche loro,(immancabilmente) di righe che si muovevano in tuttele direzioni? E quei braccialettini in cuoio e metallo ofili colorati? E i boxer stretch? E i jeans vintage con lecamicie fuori dai pantaloni? Morale: un gusto invi-diabile quello marchigiano, scelte attentema soft, le nostre, scelte perfettamente inlinea con le tendenze nazionali, ma “rivisi-tate” con quel quid in più.

E oltre all’amore per l’abbigliamento giusto, neabbiamo anche un altro: quello per i posticiniparticolari, speciali, unici. E’ probabilmente

sull’onda di quella che si configura ormai come unanecessità, che nelle Marche, negli ultimi anni, hannoaperto (o riaperto) i battenti locali, discoteche, chaletse ristorantini di ogni tipo, tuttidiversi, ma con un massimocomun denominatore: essereambienti piacevoli e adatti a chisi vuol far coccolare e viziare.Eccoci dunque, quanto a ten-denze, in pole position: natonegli Stati Uniti, anche danoi si sta diffondendo ilcosiddetto nesting (dall’in-glese “nest”, nido), ovvero il

gusto per tutto ciò che è intimo, confortevole, como-do e, allo stesso tempo, superaccessoriato per ilsoddisfacimento di ogni nostra necessità e di ogninostro desiderio. Mi viene in mente, a riguardo, ilCigar Bar (l’unico in regione) del Babaloo di PortoPotenza Picena (MC), con la sua atmosfera soft, ele-gante e anche un po’ d’élite: fantastici quei “lettoni” sucui sedersi, stendersi o accucciarsi sorseggiando unbrandy invecchiato, fumando un sigaro o parlandocon gli amici. Accogliente, romantica e colorata, inve-ce, l’estate del Miu Miu di Marotta (PU), con il suocortile di Santorini interamente e perfettamente rico-struito nel cuore delle Marche. Interessanti poi gliangolini-chiacchiera del Mahé di Pedaso (AP) e quellidel Go Go Tiburon di Porto S.Elpidio (AP): tutti immer-si in un distensivissimo verde e alternati alle piste sucui scatenarsi senza rischiare il soffocamento (dato

che sono all’aperto). Questavoglia di riappropriarci di como-di e intimi spazi privati e di farcicoccolare senza pensare anulla ci conduce ad una sortadi fuga verso mete un po’“decentrate”, verso locali sce-nografici ed accoglienti, ingrado di soddisfare l’amore peril bello e per il comodo di noimarchigiani un po’ viziati.

Tra i posti che sono stati teatro di lunghe e tranquillechiacchierate tra amici e spasimanti, mi va di ricorda-re, ad esempio, Castel di Luco ad Acquasanta Terme(AP), dove, prima di gustare le prelibatezze della casa,è possibile effettuare una romantica visita guidata delcastello. C’è poi IlVecchio Granaio aTreia (MC), dove sicena sotto i porticatio accanto allamagnolia situata alcentro della vecchiaaia: mattoncini, vec-chi tavoli e un cielostellato come soffittoo ancora il MerloNero a Mergo (AN), vecchia taverna arroccata su unacollina e arredata in stile “vecchie Marche” con bilan-cine d’epoca e vecchi lumi.

L’estate appena trascorsa è stata per noi marchi-giani piena di voglia di un divertimento sano,positivo e frivolo, un divertimento che,

secondo qualcuno, rievoca un po’ quellodegli anni ’60, “leggero” e frivolo. Ma divertirci quida noi significa anche mangiare bene e la tradizionalecucina contadina, saporita e sostanziosa, sembra fareancora la parte del leone, apprezzata com’è dai più

giovani, come dai più anziani; non si disdegnano peròcenette con menù particolari, magari un po’ etnici, néle svariate sperimentazioni che i nostri chef ci propon-gono; non dimentichiamoci poi della pizza, orgoglionazionale, che ormai anche i sommelier più “tradizio-

nalisti” consigliano diaccompagnare ad unbuon vino (e mi sem-bra che nella nostraregione non manchi!).E poi gli allegri e pro-fumati cocktails: vod-ka e succhi di ognitipo hanno riempito ibicchieri di tanti dinoi. E, per non dimen-

ticare un’estate così bella come quella del 2002, nien-te di meglio di un revival di personaggi e vip che han-no girovagato per la regione, dividendosi tra discote-che, concerti e partite di beneficenza. Un po’ tutti, daWendy Ingerman, a Paolo Calissano, a Elisa, a PaoloConte, a Teo Teocoli, a Panariello, a Giobbe Covatta,a Barbara Chiappini, a Corrado Tedeschi, a Gigi Sam-marchi, sembrano avere apprezzato “l’ambiente natu-rale” e la sua accoglienza, il cibo e i localini, masoprattutto la “popolazione autoctona”… pare che...proprio a Panariello sia sfuggito un “mica male le don-ne marchigiane”… immaginatelo in toscano…

costume costume

Page 18: Classe Donna n.012-settembre 2002.

Enrico Cecchetti nacque a Roma nel

1850 da Cesare e Serafina Casagli, ma

trascorse gran parte della sua vita a

Civitanova Marche, città che alla

memoria del grande maestro dedica

una piazza ed un teatro.

Debuttò alla Scala di Milano nel 1870,

tappa iniziale di una luminosa carriera

che lo portò in tournée in tutta Europa.

Dal 1890, oltre che ballerino, accetta

anche l’incarico di maître de ballet,

ossia insegnante di ballo. Insegnò pres-

so la Scuola Imperiale di Varsavia e di

San Pietroburgo, dove aprì una scuola

privata e fu per diversi anni l’istruttore

personale della celebre ballerina Anna

Pavlova.

Lavorò ed aprì una sua scuola a Londra,

la Cecchetti Society, e, di torno in Italia,

dal 1925 fu maître de ballet alla Scala di

Milano. Nella carriera artistica di questo

eccelso interprete e innovatore del

balletto classico del primo ‘900, spicca-

no inoltre numerose collaborazioni

prestigiose e grandi riconoscimenti

ottenuti in ogni angolo d’Europa. Molti

dei suoi allievi divennero artisti leggen-

dari, brillanti insegnanti, coreografi

geniali e fondatori e direttori delle com-

pagnie più importanti del mondo.

Enrico Cecchetti, spentosi nel 1928,

lascia al mondo della danza una prezio-

sa eredità: quel suo “Metodo Cecchetti”

che ancora oggi è in grado di accresce-

re notevolmente il livello tecnico ed

espressivo dei danzatori e di porsi

come ispirazione per gli insegnanti. Si

tratta di un metodo scientifico che pre-

senta un programma ben definito di

esercizi quotidiani per ogni giorno della

settimana, atto ad insegnare al ballerino

come adoperare correttamente il pro-

prio corpo con un coinvolgimento

muscolare ottimale, massimo controllo

e totale padronanza della cinetica. Il

danzatore istruito secondo questo

metodo sviluppa fluidità, ampiezza ed

armonia di movimento, purezza, forza,

coordinazione e velocità; libero da limiti

tecnici può esprimere una maggiore

sensibilità e qualità di movimento, quali-

tà necessarie per la corretta esecuzio-

ne del vocabolario classico, neoclassico

e contemporaneo, ed è preparato ad

interpretare ruoli sempre diversi. Cec-

chetti è stato il primo a formulare una

metodologia scientifica per l’insegna-

mento della danza, inserendovi elemen-

ti di bio-meccanica. Lo stile di danza

secondo il Metodo Cecchetti è sempli-

ce, coordinato e naturale, di quella

naturalezza che nell’arte è conosciuta

nel mondo come una grande qualità

italiana.

IL “METODO” CECCHETTI

Il Maestro Enrico Cecchetti con Magda Cella

e Gisella Caccialanza alla Scala nel 1927

(foto archivio Livia Brillarelli)

Sono seduta su una panchina conl’intento di continuare la mia letturade Il grillo del focolare di Charles

Dickens, autoreche più di altri hasaputo tracciare,con le sue descri-zioni d’ambiente,un quadro insupe-rabile della Londradell’ ‘800 facen-done rivivere leatmosfere, ma hocon me il blocknotes e preferiscoannotare qualcheimpressione delmio viaggio.L’aiuola davanti a me è un tripudio di colo-ri ed un bel sole riscalda questa tersa elimpida giornata londinese. Per la verità lasettimana scorsa le giornate non sono

state né calde né assolate bensì bagnateda una pioggerellina leggera ed intermit-tente. Una famiglia italiana, con due bam-

bini, davanti a me aspettache uno scoiattolo scen-da dall’albero dove si èarrampicato e da dove siguarda bene invece dalfarlo per lasciarsi osserva-re da vicino. C’è moltagente in giro e distesasull’erba a prendere ilsole.

Mi trovo in Inghilterra perfrequentare, come daqualche anno a questa

parte, un corso di lingua inglese per inse-gnanti. D’altra parte questa nazione stautilizzando l’internazionalità del suo idiomacome importante veicolo di incrementoturistico, commerciale e quindi economi-

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co e il numero degli ‘studenti’ in questo periodo,secondo me è di gran lunga superiore a quello deisemplici turisti. Quest’anno sono a Londra per quindi-ci giorni e sto imparando a muovermi in questa città-labirinto abbastanza velocemente ed a conoscerlameglio. Mi sembra comunque che ci siano ancoratante Londre da scoprire, in cui immergersi, le tanteLondre che "si sono succedute nei secoli", comeafferma Mario Maffi, studioso di letteratura americanae di culture urbane "dalla vaga trama di sentieri cheunivano i villaggi dei britanni alla città romana, daquella medievale alla Londra devastata dal GrandeIncendio del 1666, dalla capitale vittoriana, con le suestazioni-cattedrali, a quella bombardata durante laseconda guerra mondiale a quella moderna opulentae trionfalistica (Millenium Dome, Millennium Wheel)".

Le amiche di San Benedetto del Tronto Sandra, Lua-na e Francesca sono partite dopo una settimana distudio, di ‘vagabondaggi’ culturali e di sortite a spetta-coli veramente interessanti come la "The CompleteWorks of William Shakespeare" al Criterion Theatre,

interpretato in chiave umoristica dalla The ReducecedShakespeare Company ed un indimenticabile spetta-colo di danza al Royal Theatre. La Londra che stovisitando, da sola, dall’alto dell’autobus a due pianiche si muove goffamente ma allo stesso tempo agil-mente attraverso i più inattesi scorci di bridges, gar-dens, squares, lanes, streets..., mi permette di sco-prire, anche casualmente, quartieri e strutture a mesconosciute (Banglatown, in Brick Lane, St. Pancras,la modernissima New British Library...) oltre che dirivisitare le mete obbligate Westminster, la City, ilTower Bridge, Trafalgar Square, Piccadilly Circus, laTorre, Regent Park, il Globe…. Il tempo sembra nonbastare mai poi per ripercorre le sempre emozionantimete artistiche quali il British Museum, la NationalGallery e la deliziosa National Portrait Gallery, la menonota Galleria dei dipinti, sculture, fotografie dei perso-naggi inglesi dal ‘500 ad oggi, l’enorme Galleria d’artemoderna Tate Gallery, ricavata dalla centrale elettricaabbandonata, dove si può ammirare in questo perio-do anche una interessante mostra di Picasso e Matis-se, il Natural History Museum ecc.

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danza danza

Londra – Hyde Park, Lunedì 15 luglio 2002 – ore 17,30

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Ma tra le tante suggestioni vissute prepotente riemer-ge il ricordo dello spettacolo del Royal Ballet School,l’"Annual Matinée Performance" di sabato 13 Lugliopresso la Royal Opera House, l’imponente, maesto-so, sontuoso Teatro del Covent Garden. Lo spettaco-lo è stato dedicato quest’anno alla memoria di SuaAltezza Reale la Principessa Margaret, Contessa diSnowdon, per molti anni Presidente del Royal BalletSchool. La danza di introduzione, eseguita in suamemoria, con l’orchestra diretta da Gavin Sutherland,è stata proprio "Princess Margaret’s Strathspey", diispirazione scozzese, accompagnata dalla prima cor-namusa di Sua Maestà la Regina Elisabetta. Sonoseguiti numeri di straordinario valore artistico ed abilitàfisica. Le esecuzioni di grande armonia e leggerezzaerano coniugate ad una grande disciplina tecnica.L’emozione è stata maggiore anche perché la tecnicausata è basata sulla impostazione del grande Maestrodi danza Enrico Cecchetti, alla cui dinastia CivitanovaMarche ha dato i natali ed il cui ricordo è mantenutovivo con tante importanti iniziative, tra cui "CivitanovaDanza", rassegna Internazionale di Danza. Il respon-sabile della Cecchetti Society Classical Ballet Facultyof the I.S.T.D. (Imperial Society of Teachers of Dan-cing) inglese è infatti Richard Glasstone che svolge ilruolo di Former Senior Teacher for Boys presso la

Royal Ballet School. In occasione del Convegno Inter-nazionale sul Metodo Cecchetti che si è tenuto aCivitanova Marche nell’Aprile del 1999 Richard Glas-stone ha detto: "Alle soglie del nuovo millennio, noidevoti del grande patrimonio lasciatoci da EnricoCecchetti, possiamo guardare indietro con orgoglio apiù di un secolo di risultati artistici. Ma possiamoanche guardare avanti verso un futuro ricco di rinno-vamento e inventiva originale. Esso, in diverse manie-re, riserverà delle cose che Enrico Cecchetti stessonon avrebbe potuto immaginare, però degli aspetti diquesto futuro saranno saldamente basati sui principiimportanti dell’insegnamento del Maestro". E mentre le ovazione del grandissimo Teatro gremitoin ogni ordine di posti rendeva omaggio ai bravissimiinterpreti, tutti in scena per il Grand Défilé, non potevonon ripensare alle sue parole ed a quanto il Genio diEnrico Cecchetti è stato importante per tutto il mondointernazionale della danza e quanti meravigliosi risultatiartistici ha prodotto e continuerà a produrre.

Mi accorgo che gli italiani se ne sono andati. Forse ètempo che anch’io mi incammini verso la fermata delbus che mi dovrà riportare verso Wells Street, unatraversa di Oxford Street dove si trova il residence nelquale alloggio. Questa sera la mia insegnate ha dettoche non dovrò mancare al Tour sulle orme di JackThe Ripper (Jack lo Squartatore), nella zona di White-chapel. In fondo mi piace questo andare indietro neltempo, Dickens, Cecchetti, Jack…beh, forse il colle-gamento è un po’ forzato. Ma Londra è anche que-sto: è tutto ed il suo contrario, un po’ come accadenella celebre storia scritta da Robert Luis Stevensonla razionalità e distinzione dello scienziato Jekill sonocontrapposte al corpo animalesco, con pulsioniincontrollabili di mister Hyde.

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P“...la tecnica è basata sulla imposta-zione del grande Maestro di danzaEnrico Cecchetti, alla cui dinastiaCivitanova Marche ha dato i natali...”

danza

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turismo

suggestivi scorci panoramici di cuisi gode dagli spalti, è sembrato aipromotori lo scenario naturale perorganizzare una manifestazionedove l’uomo riacquista la coscien-za della propria natura e dove ilpassare del tempo e la continuaevoluzione della scienza sono alservizio dello stesso e non control’essere umano. Parliamo dellaprima edizione del “Mee-ting del Benessere”, che si èsvolto lo scorso mese di giugnoquando, per due giorni interi, ilborgo ha letteralmente “staccatola spina”, isolandosi dal mondo econsentendo ai suoi ospiti (com-plici gli abitanti del paese) di vivereun’esperienza unica nel suo gene-re. Un evento così importante a

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UNA GITA a...

Piticchio è un castello medie-vale a 400 metri di altitudine,sullo sfondo del tipico pae-

saggio collinare marchigiano. Lesue origini risalgono al secolo XII.E’ edificato su un poggio circolareracchiuso da mura e sopraelevatorispetto alla campagna circostan-

te. Al suo interno è costituito daedifici separati da strette viuzzemattonate e lievemente digradantirispetto alla sommità su cui sorgela chiesa parrocchiale. La perfettaconservazione degli edifici e del-l’aspetto urbano originario, il fasci-no delle piccolissime stradine, i

Questo mese Classe Donna vi porta a scopriregli affascinanti panorami e i suggestivi scorcimedievali di un paesino dell’entroterra Ancone-tano: Piticchio.

“... è costituito da edifi-

ci separati da strette

viuzze mattonate e lieve-

mente digradanti rispet-

to alla sommità su cui

sorge la chiesa parroc-

chiale...”

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cui il Ministro alle politiche agricole GianniAlemanno ed il sottosegretario all’economiaMario Baldassarri non sono voluti mancare.

Con l’insediamento in zona dellacooperativa “La Terra e il Cielo”, aimembri dell’associazione “Amici di

Piticcho” era apparso subito importanteunire le due potenzialità in modo da rag-giungere entrambi, nel miglior modo possi-bile, i propri scopi. Obiettivo di questaassociazione, nata nel 1985, senza finalitàspeculative, è in realtà quello di promuove-re e valorizzare Piticchio, creare eventi chepossano permettere la raccolta di fondi dadestinare alla protezione e conservazionedel centro storico e dell’ambiente circo-stante. Fin dalla nascita, questa associa-zione ha organizzato nel mese di Novem-bre, una manifestazione denominata “Festad’Autunno”, una delle prime dell’interaregione giunta ormai alla 17ma edizione.L’impegno economico da sostenere èdiventato enorme, visto che partecipa conl’amministrazione comunale al rifacimentodi parti importanti del castello, oltre che allasua manutenzione ordinaria. In conclusio-ne, il tentativo è quello di rendere Piticchiopiù attraente per attirare più persone, rac-cogliendo così i primi fondi per migliorarlosempre più.

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turismo turismo

Ealla fine sono arrivati anche loro,

attirati dalle bellezze storiche e

naturali del posto, ma anche

dall’evento che ha fatto sì che a Pitic-

chio si vivesse in un clima magico ed

irripetibile. Impossibile quindi – loro

malgrado – da copiare. Ma, ne siamo

certi, ci proveranno ugualmente e

magari anche a Tokyo o ad Osaka si

parlerà di Piticchio d’Arcevia. Ad

arrampicarsi fin quassù, nel paesino

dei sogni quasi al capolinea della sta-

tale ”Arceviese”, decine di giapponesi,

attratti da musica, danze, atmosfere

fuori dal tempo e da un cibo, rigorosa-

mente biologico. Una “full immersion”

insomma a Piticchio, trenta abitanti o

poco più, per due giorni trasformatasi

nel Paese del Benessere totale: un

benessere però non improvvisato, ma

piuttosto ricercato, intenso, vero:

meditazioni e massaggi, cristallote-rapia e musicoterapica, linguaggiodel corpo e della mente per liberarsidal quotidiano e, soprattutto, da se

stessi. Gli Amici di Piticchio (l’Associa-

zione organizzatrice) ci sono riusciti:

era una scommessa – condivisa in

oneri ed onori con la cooperativa “La

Terra e Cielo” – che ha dato un segna-

le importante nel territorio, marchigia-

no e non solo, dimostrando (soprat-

tutto alle istituzioni) che la volontà e

l’entusiasmo valgono più di tanti

discorsi.

Ed è stato bello incontrare bam-

bini biondi dagli occhi azzurri o

moretti con gli occhi a mandor-

la mentre sorridevano insieme ai loro

genitori (parliamo dei tanti stranieri

giunti a Piticchio) per le esilaranti per-

formance di clown improvvisati ma

non per questo meno efficaci, o di

attori di strada, animatori e danzatrici

africane; oppure gli occhi, non meno

sbalorditi, degli anziani del posto chequasi stentavano a riconoscere vico-li e piazzette trasformate con spighedi grano, girasoli, mandale di pietra;ed ancora bandierine tibetane “intri-se” di incenso a circondare le mura

del Castello medioevale, che sventola-

vano, più che per il vento (quasi

assente), per le magnifiche note della

Danza delle Emozioni composta dal

Maestro Oliver Kuscas. La seconda

giornata del Meeting, ha lasciato più

spazio alle visite degustative ed alle

cantine, riaperte per l’occasione, dan-

do la possibilità ai visitatori di scoprire

angoli ignoti e suggestivi di questo

borgo straordinario e facendo sem-

brare ancor più buoni i prodotti offerti

dai “cantinieri”. Non solo vino però:

dolci fatti in casa, degustazioni di olio

crudo extravergine e biologico, seitan

e miglio hanno fatto riscoprire il piace-

re del naturale e, perché no, dello

stare a tavola che qui – a Piticchio – ha

assunto i toni di una vera e propria

meditazione.

“...nel paesino dei sogni quasi al capolinea dellastatale ”Arceviese”, decine di giapponesi, attrattida musica, danze, atmosfere fuori dal tempo e daun cibo, rigorosamente biologico...”

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oriente oriente

La chiamano la cittè dei“senza testa”, e il fatto piut-tosto originale che un pezzodi Giappone con le sue

antichissime tradizioni sia appro-dato proprio qui, potrebbe rendereprofetico il detto. Ma Paolo NicolaCorallini, cittadino di Osimo, denti-sta “tra i rari stupidi dentisti chenon cercano soldi”, dice di sè, ederede di un grande maestro del-l'aikido, la testa ce l'ha.Anche se alla ragione quest'uomoriflessivo e “maniacale” (come luistesso si definisce), 51 anni, cre-dente, un figlio che segue le sueorme e una moglie comprensivache non lo ostacola, anzi, unisceuna passione che ha seguito unpercorso tutto particolare, e che loha portato, quasi 35 anni fa, dallacuriosità per le arti marziali allora invoga e per i film di kung fu, adiventare il “figlio” spirituale delmaestro Saito, a sua volta erededel fondatore dell'aikido, MoriheiUeshiba.

E così, a Osimo, città dei “senzatesta”, è nata la “filiazione” dellascuola giapponese di Iwama, il“doyo”, ovvero il luogo dell' artedell'aikido, e lo studente marchi-giano che cercava sicurezza in sestesso rappresenta ora a livellointernazionale il maestro Saito,morto alcune settimane fa.Come sempre in Oriente, l'attualitàe la tradizione si mescolano, ecosì, mentre a pochi chilometri daIwama, patria di quella “grandealchimia spirituale” che è l'aikido,

si svolgono i mondiali di Calcio,l'antica arte, fa capire il dentista“convertito”, potrebbe entrarenella realtà di ogni giorno,essere materia di insegna-mento nelle scuole militari,aiutare le donne a respin-gere aggressioni, gli anzia-ni a mantenere viva lamemoria, tutti a conservare unperfetto equilibrio psico-fisico.Oltre 6.000 appassionati in Italia,distribuiti fra circa 200 società,almeno 23.000 nei Paesi cheCorallini visita in virtù del suo ruolo(in Europa, Africa,Balcani, norddell'ex Urss, Polinesia e Australia).“Perchè il fine dell'aikido -spiega-non è sovrastare, ma conoscerela violenza per diventare amici.D'altra parte, il primo ideogrammadella parola “aikido” significa“amore”. “Normalmente -aggiun-ge- si identificano le arti marzialicon la violenza, per la derivazioneda Marte, dio della guerra. Ma,all'origine, questa è la via delcavaliere, che incarna la virtù dellaprotezione. Il cavaliere espertod'armi, che le mette a servizio delbene”. Anche in un'epoca comequesta? “A maggior ragione: biso-gna rendersi conto -risponde-della prezositè della vita, e delfatto che l'uomo è ponte,'pontefi-ce', tra la terra e il divino”.

Corallini non esclude, anzi vede dibuon occhio, il fatto che questadisciplina possa essere appresaanche dalle nostre forze di polizia:“Ho insegnato per 4-5 anni in

Inghilterra, e la mia allieva più bra-va era a Scotland Yard, dove l'aiki-do viene accettato come arteufficiale, come in Giappone e indiverse scuole militari. Perchè èlegittima difesa: non posso fareniente se non sono stato aggredi-to, e la risposta si dosa in baseall'offesa ricevuta. Quando unapersona è violenta, vuol dire cheha perso cognizione del proprioequilibrio. Questa disciplina da' iltempo di riappropriarsene”.

L'aikido, fusione di 7 arti marziali ditradizione, si pratica a mani nude,con un complicato codice “d'ono-re” a seconda dell'aggressione,stando in ginocchio, o con ilbastone e la spada se l'avversarioè munito di bastone o spada. DaCorallini vanno persone diogni età, dai 18 ai 60 anni(“i bambini sono più portatialla competizione e al gio-co”), e a praticare quest'ar-te è ben il 35% delle don-ne. Per difesa? Anche, masoprattutto perchè, commenta lui,le donne hanno facoltè mentali piùsviluppate, e quella sensibilità, ilfine intuito psicologico che servo-no per praticare l'aikido. Inoltre,esso ha valenze immense dalpunto di vista neurofisiologico,perchè obbliga a eseguire le tecni-che sia a destra che a sinistra,sviluppando entrambi gli emisferi.Corallini non ha un “nome d'arte”':“Sono Paolo Nicola”, rispondeasciutto e ironico. Ma il maestroSaito lo chiamava “kodomo”, figlio,ecco perchè gli ha lasciato questagrande eredità. “Quando loconobbi fu come l'annunciazionealla Madonna: sono a casa, pen-sai, questa è la luce. Continueròsulla sua strada finchè avrò unalito di vita”.

“E così, a Osimo, città dei “senza testa”, è nata la“filiazione” della scuola giapponese di Iwama, il“doyo”, ovvero il luogo dell' arte dell'aikido...”

l’arte orientale della

DIFESA

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Il Tangram é un antichissimo gioco cinese che risaleal 740-730 a.C., conosciuto anche coi nomi di“puzzle cinese”, “tavoletta delle verità”, “tavolettadelle sette astuzie” o “tavoletta delle sette pietre

della saggezza”, in quanto si diceva che la padronan-za di questo gioco potesse essere la chiave per otte-nere saggezza e talento.

Ottenuto dalla scomposizione di un quadrato in setteforme geometriche – cinque triangoli, un quadrato eun parallelogramma, che possono essere realizzati indiversi materiali – il Tangram è un gioco senza tempo,conosciuto in tutto il mondo, sul quale sono stati pub-blicati centinaia di libri con migliaia di possibili proble-mi e relative soluzioni. Dalle forme geometriche, aglianimali, a case, persone o oggetti di ogni tipo, il suoscopo rimane lo stesso, quello di accostare isette elementi in modo dariuscire a formare la figurache si desidera realizzare. E leregole sono semplici: le figure devonoessere composte utilizzando tuttie sette gli elementi, che nonpossono essere sovrappostiuno sull’altro, e naturalmente bisognariprodurre esattamente la figura che siprende come esempio.

Presto vi renderete infatti conto che basta veramentepoco nel modo di comporre le figure per crearne unacompletamente differente, e questo è l’aspetto piùaffascinante del Tangram: quello di stimolare l’abilità ela pazienza del giocatore, ma volendo, anche la suafantasia nell’inventare sempre nuove personali combi-nazioni, oltre a quelle che vi vengono proposte. Ungioco utile e istruttivo insomma, adatto anche per ivostri bambini, che, vedrete, se ne staranno buonitutti intenti a dar sfogo alla loro immaginazione sempli-cemente combinando insieme sette tasselli. Trovate apagina sinistra una serie di figure compo-ste (i problemi) e sulla pagina successivale relative soluzioni. Questi non sono che unpiccolo esempio delle infinite possibilità di combina-zione realizzabili con il Tangram, il resto alla vostrafantasia. Ma prima ancora un avviso: non gettate la

spugna troppo presto. La pazienza ela perseveranza sono le virtù dei forti,e possono scaturire anche da un“semplice” giochino. Che dire poi diNapoleone Bonaparte, che durante ilsuo esilio nell’isola di Sant’Elena parene divenne un appassionato giocato-re? Osservate quindi le figure da imita-re, date un’occhiata ad alcuni esempidi soluzioni e mettetevi alla prova.

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oriente

Con Classe Donna questo mese in regalo c’è il Tangram, un sem-plice gioco d’accostamento all’apparenza e una sfida alla vostraabilità, se avrete la pazienza di tentare. Provare per credere!

IL TANGRAMun gioco senza tempo

il

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oriente

Iltermine "Raku" designa una particolare tecnicaceramica nata in Giappone nel XVI° secolo. Il suoideatore, Chojiro, diede origine ad una dinastia di

ceramisti che da quindici generazioni continua a tra-mandare la tradizione: la dinastia Raku, appunto.In Giappone questa tecnica è legata fin dalla suanascita alla cerimonia del tè (cha-no-yu), ed ognioggetto è il risultato di una precisa successione dioperazioni che acquistano un carattere quasi "rituale".Dopo la pubblicazione del libro di Bernard Leach"Potter's Book" la tecnica Raku siè diffusa nel mondo occidentale,subendo radicali trasformazioni.La particolarità del Raku sta nelfatto che i pezzi sono estrattidal forno ancora incande-scenti per essere sottopo-sti ad una serie di interven-ti. Molti ceramisti agiscono modifi-cando di volta in volta il procedi-mento apportando varianti perso-nalizzate al fine di ottenere effettisempre nuovi e spesso non deltutto prevedibili.La ceramica, nata quindi comemezzo pratico per gli usi quotidia-ni, è diventata, col passare degli

anni, un'espressione artistica. Le ciotole, fatte peressere utilizzate come contenitori, divennero oggettiche esprimevano i concetti Zen dei monaci che lecreavano. Il Raku che oggi viene creato, è distantedalla tradizione originaria, ma riesce al contempo adesprimere la tecnica appresa dagli Americani, studiatae praticata nelle loro Università e rinata carica di con-tenuti tecnici ed espressivi. La ceramica Raku, sidifferenzia dalla ceramica tradizionale per l'immedia-tezza e la duttilità dei risultati.

RAKU!

L'ideogramma

"Raku" tradotto

significa "godi-

mento, gioia,

soddisfazione,

liberazione".

La sua vera

origine è, però,

legata a "Jurakudai", il nome

dello stile architettonico tipico

dell'epoca Momoyama, il

periodo in cui Chojiro e Sen

Rickyu diedero origine alla

ceramica Raku.

Che le Marche abbiano antiche tradizioni per la lavorazione della ceramicaè ormai un fatto assodato. Molti, infatti, sono i centri in cui questa usanzasi tramanda da secoli. Ciò che incuriosisce è, invece, il diffondersi di unaparticolare tecnica di lavorazione che proviene dal Sol Levante e che mie-te molti proseliti: la ceramica Raku.

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La tecnica RakuPer la produzione di ceramicaRaku è necessario l’utilizzo di argil-la composta da un particolareimpasto ceramico (fatto con del-l'argilla refrattaria, cioè resistente aforti escursioni termiche), modella-ta con la tecnica a mano libera, acolombino, al tornio ecc., e pla-smata nella forma voluta, fattaessiccare e cotta ad una tempera-tura di 980/1000°C (biscottatura),come la ceramica tradizionale(maiolica, terracotta, ecc.). La suaparticolarità consiste nella secon-

da cottura che differisce da qua-lunque altro tipo di tecnica cerami-ca, l'oggetto viene messo in fornoe portato ad una temperatura dicirca 800/900°C nel giro di circamezz'ora. Nel Raku giapponese ilbiscotto viene sottoposto ad unaseconda cottura che serve a vetri-ficare il rivestimento. Il pezzo, unavolta raggiunta la temperatura difusione dello smalto, viene estrattodal forno e lasciato raffreddarerapidamente all'aria aperta.

Nella tecnica tradizionale nulla èlasciato al caso, l'artista segueuna precisa sequenza di operazio-ni che acquistano un caratterequasi rituale. La ciotola è sempreeseguita a mano, senza l'ausilio diparticolari strumenti: in questomodo le mani possono esprimersiliberamente trasmettendo all'argillala sensibilità dell'artista.Con la diffusione del metodo Rakunel mondo occidentale il vincolocon la cerimonia del tè si è persoe la tecnica ha subito profondetrasformazioni. L'introduzione divarianti personalizzate, la speri-

mentazione libera e continua,hanno fatto di questa tecnicaceramica un'importante mezzo diespressione artistica, anche seper le stesse ragioni lo stessotermine "Raku" ha perso a poco apoco il contatto con la sua origine.L'innovazione più importanterispetto alla tecnica tradizionale èquella che prevede una post cot-tura riducente anzichè ossidante. Ilpezzo viene estratto ancora incan-descente e messo in un recipientemetallico contenente carta, sega-tura, foglie secche ecc. e subitochiuso con un coperchio. In que-sto modo l'oggetto brucia l'ossige-no all'interno del contenitorecreando una forte riduzione. Lareazione chimica degli ossidimetallici presenti nello smalto usa-to per la decorazione e anchequelli contenuti nell'argilla impiega-ta per la realizzazione del manufat-to, i diversi materiali utilizzati per lariduzione, il tempo di cottura e lecondizioni atmosferiche, creanoriflessi e luminosità che fannodell'oggetto Raku un pezzo unicoed irripetibile.

L'esperto ceramista saprà ripeteredi volta in volta la sequenza ed itempi necessari ad ottenere undeterminato effetto.

oriente oriente

Spiegare il perché l'uomo ha bisogno di esprimer-

si sarebbe troppo lungo. "E' bello dopo la morte

vivere ancora". Questa frase esplica in qualche

modo una necessità che nasce all'inizio dei tempi. Il

connubio tra la libertà espressiva e la libertà tecnica è

la spiegazione della nascita dell'Associazione Raku.

L'unione di persone con capacità tecniche in diversi

linguaggi o diverse esperienze artistiche, di ceramisti,

semplicemente persone, che con il Raku possono

esprimersi e creare sin dal primo incontro, entrando

nell'affascinante mondo della ceramica Raku.

La sede sociale è a Urbino. Luogo di realizzazione delle

opere, spesso e volentieri cielo amico e natura possi-

bilmente incontaminata, piazze e manifestazioni. La

denominazione sociale è nata dal nome di un maestro

di questa tecnica in Giappone (RAKU). L'utilizzo di

questo nome, forse improprio, è ormai entrato nell'uso

quotidiano per definire la tecnica di ridurre i manufatti

ceramici durante e dopo la cottura ed è associato ai

quattro elementi ARIA, TERRA, ACQUA, FUOCO. Que-

sti rappresentano il processo e la creazione di un'ope-

ra RAKU.

● ARIA: il controllo dell'elemento aria è significativo per la

corretta decorazione dell'opera (tecnica della riduzione).

● TERRA: la madre terra, il suo fascino e la sua duttilità

è il passaggio di un pensiero che prende forma.

● ACQUA: l'acqua in combinazione con la terra la ren-

de plastica e modellabile.

● ENERGIA: l'energia che si sprigiona all'interno del

forno permette il cambio della materia e viene impres-

sa nell'opera ceramica.

I QUATTRO ELEMENTI: essenziali per la vita e fonda-

mentali per il Raku interagiscono tra loro in ogni pas-

saggio di questa tecnica. Il mutamento permette mera-

vigliosi effetti ed innumerevoli espressioni artistiche.

Dal 1998 l'Associazione Raku Quattro Elementi orga-

nizza ogni anno la Festa della Ceramica Raku. Un

evento sicuramente unico nel suo genere che vede

insieme artisti, ceramisti, artigiani, formatori, studenti e

semplici appassionati di questa particolare tecnica,

provenienti da tutta Italia. La festa è strutturata come

un laboratorio a cielo aperto, in cui il pubblico può ope-

rare e realizzare direttamente. L’Associazione dà la

piena disponibilità a chiunque volesse partecipare alla

festa, trovando sistemazione, attrezzatura e supporto

logistico per le giornate della manifestazione.

Per frequentare i corsi o altre informazioni:

Associazione Raku Quattro ElementiPiazza della Repubblica 11 - Urbino (PU)

Tel./Fax 0722320471

www.rakuitalia.com [email protected]

La modellazione a mano liberaUna delle più antiche e

tradizionali tecniche di

modellazione della cerami-

ca Raku è quella a mano

libera. Motivo di questa

scelta è il legame del Raku

alla filosofia Zen. Con la

diffusione del Raku nel

mondo occidentale molti

ceramisti l’hanno utilizzata

per la produzione di oggetti

di varia natura e non più

soltanto per quelli legati al

cerimoniale del tè.

In questa tecnica vengono

utilizzate le sole mani par-

tendo da una palla di argilla.

Così il ceramista può tra-

smettere liberamente e

direttamente la propria

sensibilità nell’oggetto

creato. Per ottenere una

ciotola il pollice deve eser-

citare una pressione sulla

palla d’argilla fino ad otte-

nere un incavo che arrivi ad

un paio di cm. dal fondo.

Tenendo la palla in una

mano, con l’altra si comin-

cia ad allargare il foro

assottigliando a poco a

poco le pareti e ruotando

di tanto in tanto la ciotola

fra le mani fino ad ottenere

la forma desiderata.

L'Associazione Raku Quattro Elementi

in questa pagina, in senso orario,

opere di: Gianluigi Mele, Christo-

pher Mathie, Luca Leandri.

in questa pagina, opere di: Eloisa Lobel-

lo (in alto), Nathan Bray (a destra).

Info su: www.ceramicaraku.com

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Figlio di Pesaro e della nobile arte della maiolica marchigiana, vi presentiamo il grande ceramista

Ferruccio Mengaroni, artista inquieto e profondamente brillante, invitandovi a visitare l’esposizione

delle sue opere al Museo delle Ceramiche di Pesaro.

Ferruccio Men-garoni nacque a

Pesaro il 4 otto-

bre 1875 in una

serena famiglia

borghese, eppu-

re il suo tempe-

ramento irre-

quieto, impulsivo

ed esuberante

mal si coniugava

con le aspettati-

ve dei suoi geni-

tori. A 12 anni

venne espulso

da diverse scuole dei dintorni per “gravi atti

contro la disciplina scolastica”, quindi mandato

nella storica fabbrica di ceramiche Molaroni ad

apprendere l’arte del grande fuoco. Qui trovò la

sua strada, quando si accese la sua passione

per l’antica arte pesarese della ceramica. Tor-

nato nella sua città natale, si costruì una propria

fornace, e presto la sua produzione si diffuse in

tutta Italia e all’estero, amato ed apprezzato da

antiquari e collezionisti. Quest’artista così fervi-

do fu il creatore di “invenzioni mirabilissime”,

sempre spinto dalla grande passione e dedizio-

ne nella ricerca di

una forma superio-

re, e da un profon-

do tormento che

per un periodo lo

avvicinarono alla

politica, della quale

abbracciò le idee

anarchiche.

La sua straordinaria

tecnica e padro-

nanza del colore,

quella plasticità che

sapeva infondere

alle forme, quel

saper dar vita a

miniature come a

colossi, quella profonda capacità di interpreta-

zione dei modelli classici e al tempo stesso di

dar vita a opere moderne e d’avanguardia per il

suo tempo, gli valsero l’appellativo di Principe

della Maiolica alla prima Biennale d’Arte Moder-

na Italiana di Monza nel 1923. Mengaroni era

solito comporre i suoi mirabili colori prendendo

pizzichi da vari cartocci e cartoccini senza

pesarli; quando gli si

diceva di pesarli,

rispondeva che la

bilancia lo avrebbe

tradito, perché egli

poteva sentire i

colori e i suoi com-

ponenti con le mani

e con gli occhi, sen-

sibilità questa che

una bilancia non

poteva avere.

La sua vasta e multi-

forme produzione

culminò con l’ardua

prova della colossale

“Medusa”, un enor-

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“Medusa”, maiolica, 1925

Piatto, maiolica, Fabbrica Mengaroni, 1910-15

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Grazie alle risorse stanziate dall'U-nione Europea, la giunta ha appro-vato il progetto 'Scuole in rete',finalizzato alla realizzazione di unarete informatica tra gli istituti scola-stici di competenza provinciale, laProvincia di Ancona e i Centri perl’impiego e la formazione. L’obiettivoé quello di favorire il controllo delfenomeno della dispersione scola-

stica, obbligo formativo, formazioneprofessionale, dell'apprendistato edell'incrocio tra domanda e offertadi lavoro. l progetto prevede la forni-tura e la configurazione, in ognisede di istituto scolastico di istruzio-ne secondaria superiore, di unastazione di lavoro completa di pc,con relativi software, e di stampantelaser. Inoltre, ad uso degli studenti e

delle persone in cerca di occupazio-ne, verrà realizzato un portale webcongiunto scuola-Cif.

Ci sono anche i Comuni di Ancona e San Benedetto del Tronto frale 54 città italiane che entro il 31 dicembre 2003 emetterannoquasi tre milioni di nuove carte di identità elettroniche, come pre-vede la seconda fase del progetto lanciato dai ministeri dell'Inter-no e dell'Innovazione. Ad Ancona le prime Cie (la carta elettronicasi chiama così) vengono emesse in questo mese di settembre,gratuitamente, con durata quinquennale. A riceverle sarà unaprima quota di cittadini, ma con gradualità la distribuzione riguar-derà nel tempo tutta la popolazione dei due comuni. La Cie saràuna carta 'multiservizi', valida come documento di riconoscimen-to, tessera sanitaria e tessera valida per il voto.

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L'intesa raggiunta Regione e Trenitaliamira a sostenere e sviluppare il tra-sporto pubblico su rotaia, che nelleMarche ha fatto registrare, lo scorsoanno, un incremento di viaggiatori del16,3%, tra i più elevati dell'intera reteferroviaria nazionale. Il nuovo accordopunta al progressivo innalzamentodegli standard qualitativi del trasportoferroviario. Nel corso di quest'anno, adesempio, il 92% dei treni regionali puòaccumulare ritardi massimi di 5 minuti(contro il 90% previsto in precedenza),mentre la percentuale si eleva al 93%nel 2003. Un’altra novità riguarda lapercorrenza. I 165 treni giornalieri, checircolano lungo i 380 Km della lineaferroviaria marchigiana, nei giorni ferialitreni viaggeranno soprattutto lungo letratte di maggiore affluenza: Pesaro-Ancona, Jesi-Ancona, Ascoli-SanBenedetto-Civitanova-Ancona. Nelleore di punta, é previsto un treno ognimezz’ora. Nelle restanti tratte, adomanda più debole, viene facilitato ilpendolarismo di lavoratori e studenti.

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me tondo del peso di 12 quintali e di 10 metri di

circonferenza con la raffigurazione della testa

della Gorgone. Il 13 maggio 1925, mentre alle-

stiva la sua esposizione per la seconda Bienna-

le alla Villa Reale di Monza, una delle assi sulle

quali veniva trasportata la gigantesca Medusa

si spezzò e questa schiacciò il suo autore che

così si spense. Solo qualche anno prima, nella

sua primavera artistica, incise su una delle sue

opere la frase “Un bel morir tutta la vita onora”,

quasi un’ amara predizione della sua tragica

morte.

Impossibile giudicare e rendersi ben contodella grandezza e dell’abilità delle opere diFerruccio Mengaroni osservandole attraversouna fotografia, in quanto essa non può coglierela natura vitale della ceramica, composta dicolore, smalto, lustro, iridescenze, ecc. Pren-diamo ad esempio i pavimenti del Mengaroni,nei quali egli sapeva meglio che altrove espri-mere quel sentimento ornamentale spontaneoe vivace, sempre ricco di rinnovate serie dimotivi. E ancora nei pavimenti è possibileammirare una delle più alte qualità della suaarte: il sentimento musicale del colore. Unamusicalità squisitamente espressa nel contrap-punto e nell’armonia tra gli accordi delle tonalitàdel colore e la loro magica risonanza sul fondo.Ammirare questi spettacoli in fotografia senzaavere un’idea della sensazione che possonotrasmettere dal vero, non può rendere giustiziaa questo “Principe della Ceramica”.

FERRUCCIO MENGARONI AL MUSEO DELLE CERAMICHE DI PESAROFino al 30 dicembre 2002. Museo delle Cera-

miche di Pesaro, piazza Toschi Mosca, 29.

Orario: martedì e mercoledì 9.30-12.30, da

giovedì a domenica 9.30-12.30, 16.00-19.00;

lunedì chiuso; Ingresso 2,58 euro, gratuito fino

a 25 e oltre i 65 anni. Info tel. 0721 387474

curiosando

Caffetteria,, maiolica istoriata, 1917

Targa, maiolica istoriata, 1922-23

Ilbasilico è sicuramente unadelle piante più utilizzate nelperiodo estivo per dare aroma

alle vivande, simbolo ormai dellacucina mediterranea. Meno notaè la leggenda che lega San-t’Emidio a questa pianta. Si

narra, infatti, che nell'oscurità dellagrotta dove fu rinvenuto il corpodel Santo, fiorisse una piantina dibasilico che diffondeva il piacevolearoma. Da allora la tradizione vuo-le che il 5 agosto, giorno di S.Emi-dio, gli ascolani nel rendere omag-

curiosità

“La sua multiforme produzio-ne culminò con l’ardua provadella colossale “Medusa”, unenorme tondo del peso di 12quintali e di 10 metri di cir-conferenza...”

Sulla scia delle polemicheche infuriano tra la Nestlèe la Regione Liguria per ilriconoscimento del mar-chio DOP al basilico geno-vese, ci è sembrato dove-roso, visto che il basilicoutilizzato dalla multinazio-nale proviene dalla nostraregione, fornirvi notizie sul-le tradizioni che lo leganoalla nostra terra.

Le immagini qui riprodotte sono state concesse del Comune di Pesaro/Servizio Musei

Il basilicoNELLA TRADIZIONE ASCOLANA

Il Basilico: erba regale. E' una delle piante aromatiche più preziose in

cucina. Il gusto è dolce, fragrante e sembra ancora più forte quando, in

estate, il sole ne aumenta l'intensità. Le foglie più profumate sono quel-

le che si raccolgono poco prima la fioritura, poiché contengono una

maggiore quantità di sostanza oleosa che ne determina l'aroma; le

foglie più vecchie tendono ad avere un sapore più piccante.

Un po’ di storia. Il basilico è un'erba regale di orgine orientale. Il suo

nome deriverebbe dal greco basilicòn che vuol dire regale e sembra

che il basilico, la più mediterranea delle erbe usate in cucina, sia origina-

ria dell'India. La sua introduzione in Europa la dobbiamo prima ai Greci e

poi ai Romani. In Egitto fu utilizzata come uno dei componenti del bal-

samo usato per la mummificazione. Presso i Romani, oltre ad essere

simbolo degli innamorati, figurava tra gli odori utilizzati in cucina.

Page 28: Classe Donna n.012-settembre 2002.

5756

curiosità curiosità

Basilico DOP

La Liguria incontra una

serie di ostacoli non

indiferrenti per il ricono-

scimento del marchio

DOP (denominazione di

origine protetta) per i

suoi prodotti regionali.

Così dopo il pesto è la

volta del basilico. Nel

1999 la Germania sembra ne abbia registrato la prima

denominazione con il nome di “Genova”, la Nestlè ne

ha registrate altre due varietà con il nome di “Pesto” e

“Sanremo” presso l’Unione Europea. Ciò ha scatenato

le ire del presidente della Regione Liguria che, ha

annunciato azioni legali e un personale boicottaggio

dei prodotti della multinazionale per l’uso di unbasilico che non viene prodotto in Liguria, ma all’e-

stero. La Nestlè ha replicato invece che il basilico utiliz-

zato per la produzione del pesto Nestlè proviene dacoltivazioni tradizionali, ubicate nella zona di AscoliPiceno.

Le varietà di basilico regi-

strate dalla Nestlè sono

state selezionate da un

centro di ricerca francese

con ibridazione tradizio-

nale di varietà già esisten-

ti, sulla base di alcune

caratteristiche che lo

rendono particolarmente

adatte alla produzione su

larga scala di pesto (ossidazione più lenta, persistenza

del profumo, ecc…).

Il Ministro delle politiche agricole Gianni Alemanno fa

sapere intanto che farà valere con forza la richiesta di

denominazione di origine protetta per il basilico ligure

presentato all’Unione Europea e che solleciterà i pro-

duttori liguri a chiedere la denominazione di origine

protetta anche per la ricetta. Il Ministro sta valutando,

infatti, per il pesto di avviare l’istruttoria, oltre che per

la DOP, anche per la STG, specialità tradizionale

garantita.

gio alla tomba del Santo, prenda-no, per devozione, un rametto dibasilico e, con un’antica usanzaentrino in Duomo per la celebra-zione dei Vespri solenni della vigiliatenendo in mano, appunto, lapiantina profumata.“La notte di Santamidio sonete,cantete, ballete e magnate li taralli”recita un vecchio detto popolareche sintetizza in maniera moltoefficace quello che accadeva finoall’ottocento, quando il “contado”si riversava in città per le festivitàin onore del Santo Patrono e inquella occasione era particolar-mente sentita anche la tradizionedel basilico.

Il 5 agosto tutti dovevano procu-rarsi questa odorosa pianticella esulle gradinate del Duomo erano

schierate le venditrici che invitava-no a gran voce a comperarla. Laconsuetudine voleva che i con-tadini portassero il basilicoal di sopra delle orecchie,le “villanelle” sul petto osulla cinta del vestito e icittadini in uno degliocchielli della giacca.Il basilico è presente, inoltre,anche in un’altra festa, quella del-l’Ascensione: gli uomini si mette-vano questa pianticella sul cappel-lo e dietro le orecchie, le donne alseno o alla cintura.

Un’altra figura ascolana legata albasilico è quella di S. Polisia. In uncanto popolare che si intona inoccasione della festa dell’Ascen-sione, si ricorda la tradizionesecondo la quale Polimio, sdegna-

to per il battesimo della figlia permano di S.Emidio, la mandò aprendere dai soldati mentre Polisiacercava la fuga tra i boschi delMonte Nero. Quando i soldatistavano per raggiungerla, unavoragine, apertasi all’improvviso,rapì la giovane sottraendola allaloro vista. In questa canzonepopolare si parla dell’”erba santa”,il basilico appunto, che si credevacrescesse alla vigilia della festadell’Ascensione, quando la gentedella campagna era solita saliresul monte per devozione.

I prodotti DOP e IGP marchigiani

Anche le Marche hanno i prodotti

tipici con denominazione DOP (Deno-

minazione d'origine Protetta) e IGP

(Indicazione Geografica Protetta).

● I prodotti DOP sono il Prosciuttodi Carpegna e la Casciotta d'Urbi-no. La DOP è il riconoscimento più

elevato che un prodotto agroali-

mentare può ottenere, in quanto

sancisce la forte dipendenza del

prodotto dall'ambiente geografico

dove nasce. La Regione Marche sta

cercando di ottenere altri riconosci-

menti di questo tipo per prodotti

come l'Oliva Tenera Ascolana del

Piceno, il Miele delle Marche, il Ciau-

scolo dei Sibillini e il Ciauscolo Tipico

delle Marche.

● La denominazione IGP, è già stata

ottenuta dal Vitellone Bianco del-

l'Appennino Centrale (di cui le Mar-

che sono una delle regioni più rap-

presentative). I prodotti IGP non si

differenziano molto da quelli DOP

ma hanno minori vincoli di natura

geografica, poichè non tutte le fasi

di lavorazione del prodotto devono

avvenire nell'area di riferimento.

In questi ultimi anni la Regione Mar-

che ha anche iniziato un intenso

lavoro di ricerca attraverso il quale

ha riscoperto 93 prodotti agro-

alimentari che rischiavano di scom-

parire o di perdere le loro caratteri-

stiche per potersi adeguare alla

normativa (di origine Europea) in

materia di igiene e salubrità. Questa

campagna è stata condotta a livello

nazionale per salvare prodotti come

il Formaggio di Fossa o il Lardo di

Colonnata ed è stata vinta con la

pubblicazione del Decreto legislativo

n. 173 del 1998. Nell'elenco dei pro-

dotti marchigiani vi sono prodotti

conosciuti come il Formaggio diFossa, la Lonza di Fico, il VinoCotto, il Tartufo Bianco e i Mac-cheroncini di Campofilone, ed altri

legati ad ambiti geografici più piccoli

e con piccole produzioni. Questa

lista verrà aggiornata ogni anno per

aggiungervi quei prodotti che non è

stato ancora possibile includere.

Inoltre i nomi dei prodotti di questa

lista non potranno essere registrati

da una singola impresa ma sono un

patrimonio della collettività.

VarietàEsistono circa 40 varietà di

basilico. Quelle comunemente

usate sono due: il "basilico

genovese", dal profumo acuto e

quello "napoletano" a foglia di

lattuga, più delicato e con un

lieve sentore di menta. Altre

varietà sono il "fine verde com-

patto", di taglia ridotta, il "mam-

mouth" dalle foglie larghissime e

proprio per questo il più adatto

ad essere essiccato. Esistono

infine varietà a foglie colorate: il

basilico a foglie rosse dentellate

ed il basilico opale scuro coltiva-

te principalmente a scopo

decorativo.

Il segreto in cucinaE' meglio aggiungere il basilico

alle pietanze all'ultimo momen-

to, prima di servirle poiché il

basilico tende a perdere il suo

prezioso sapore. E' questo il

motivo per cui non si dovrebbe

mai tagliuzzare il basilico con il

coltello… molto meglio sminuz-

zarlo con le dita.

Il Basilico é una pianta erbacea, della famiglia delle

Labiate. Il fusto eretto, raggiunge un'altezza di 30-

60 cm con foglie opposte, di colore verde intenso

sul lato superiore e verde-grigio in quello inferiore. I

fiori sono piccoli, di color bianco. E' una pianta

annuale, le foglie giovani sono le più profumate e le

foglie dovrebbero essere usate quando la piantina

è alta circa 20 cm. Il basilico cresce bene in terreni

semplici, ben soleggiati e ben drenati.

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59

Spago e linguetta, punto dopo punto a tessere unintreccio di maglie infinite, uguali a se stesse peruna lunghezza quasi sterminata, paragonabile atanto tempo quanto era dato di vivere, tolti gli anni

della primissima infanzia: la figura della rètare si staglia anco-ra vivida nella memoria visiva di coloro che hanno superato diun po’ gli…anta. Accovacciata sulla seggiolina posta appenafuori dall’uscio delle casucce marinare, messe su mattonedopo mattone a costituire il primigenio incasato dei nostraniborghi marinari -oggi denominati “centri storici dall’aspettopittoresco”, per via dei colori, dei tabernacoli, dei gerani chene vivacizzano l’insieme- la rètare trascorreva così la sua vita,tra chiacchiere con le vicine, compagne di lavoro e di condi-visione della fortuna e metri e metri di reti che si sviluppavano

dalle sue mani pratiche e leste.Fino a qualche decennio fa,quando ancora la costa marchi-giana non aveva raggiunto ladensità di popolazione che oggila caratterizza, e non ancora ilturismo era intervenuto a indica-re altre più redditizie fonti econo-miche, la risorsa fondamentaleper la sopravvivenza veniva dalmare, dalla pesca.

La società marinara,incontaminata dall’indu-strializzazione e da ognisorta di rivendicazione sicomponeva di nucleifamiliari allargati in cuierano rappresentate un po’ tutte le età etutti concorrevano a creare “ricchezza” attorno all’uni-co bene rappresentato dalla barca. Se all’uomo erariservato il mare, la donna era tuttavia la silenziosa

comprimaria di un lavoro, quello delpescatore, duro e non sempre reddi-tizio, sufficiente appena al sostenta-mento della famiglia, talvolta amarocome l’acqua del mare quando s’in-goiava uomini, barca e pescato, por-tandosi dietro illusioni, aspettative,serenità dell’intera famiglia. Se all’uomo il destino talvolta riserva-va la morte per annegamento – “ inmare non c’è taverna” dice un dettopopolare -per la donna si prospettavaallora una vita di lutto, di dolore, dinero in ogni senso e i punti della retepotevano non bastare più ai bisogniprimari, come diceva “la Pannelletta”,mitica figura sambenedettese deiprimi decenni del Novecento che

dalla mala sorte seppe trarre forza e coraggio peravviare in proprio un commercio marittimo dai prospe-ri risvolti, bell’esempio di intelligenza e intraprendenzafemminile. L’ultima mitica rètare è stata

Classe donna vi invita a sco-

prire questo mese un mestiere

ormai scomparso ma che fa

parte della nostra tradizione.

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la rètarela donna che faceva le reti da pesca

tradizioni tradizioni

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Benedetta Trevisani Capriotti

“La rete e il tempo”Maroni editore

Page 30: Classe Donna n.012-settembre 2002.

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Benedetta Torquati,ancorata alla sua retecome alla sua viaLaberinto, nel cuore diSan Benedetto dove, traperimetri di nuovi palazziche racchiudono le antiche casette dei pescatori, sirespira ancora il profumo del brodetto. Poi la “linguet-ta fine e lu spaghe” hanno ceduto il passo all’indu-stria… ma la memoria dei sambenedettesi ha immor-talato la rètare in opere degne di nota: tali i versi diGiovanni Vespasiani, poeta vernacolista sambenedet-tese “Appena l’alba schiare le culline/La prima a stur-nellà jè la rètare,/Rrèmpie de spaghe la linguettefine/E annòde tante maje pé llà mmare…/”, cosìcome il monumento a firma dello scultore offidanoSergiacomi posto all’imbocco dell’attuale isola pedo-nale di via Moretti.

Ma l’anima della sambenedettesità – se così sipuò dire – è còlta nell’opera di una giovanescrittrice sambenedettese, Benedetta Trevisa-

ni Capriotti, autrice del volume “La rete e il tempo”, giànel giro di un anno alla seconda edizione per i tipi di

Maroni editore. Il libro, a metà fra il romanzo e il sag-gio, ci introduce nella vita quotidiana di una famigliatipica sambenedettese “sudentrina” -detta così da sudentro, ossia abitante nell’incasato del paese alto,primo nucleo urbano di San Benedetto del Tronto,dove sta il Torrione per intenderci- la cui economia erealizzazione ha come perno il mare-. L’abilità narrativa della Trevisani ci disvela una quoti-dianità semplice e attiva, intrisa di lavoro, sacrificio,profumi di cucina, calore di affetti, di sentimenti auten-tici, di malignità e pudori, dove si vivono trepidazioni eansie e dove si rivolgono sguardi talvolta anche impie-tosi sull’agire del vicinato con cui si conviveva gomitoa gomito secondo il costume di una volta.Il racconto, condotto in prima persona dall’autrice investe di voce narrante, si dipana attraverso il concor-so di più voci muliebri, ciascuna delle quali è indicati-va della tipologia delle figure femminili che gravitavano

attorno al pescatore e ognuna, sulfilo della propria memoria, concorre“a tessere” storie individuali, ches’intersecano, si rincorrono, s’in-trecciano fra loro sullo sfondo delmare fino a costruire la “ storia” delmondo marinaro nostrano. Non esce indenne la storia degliuomini del mare dal libro della Tre-visani: essi, quando sbarcavano,correvano all’osteria. Al contrario sieleva invece la figura delladonna a cui veniva deman-data ogni responsabilitàfamiliare, dalla gestione deimagri guadagni all’educazione dei figli,dalla tessitura delle reti o al rammendodelle stesse alla vendita del pesce che ilmarito riportava, tenendo il meno pregiato per lamensa della casa.

Su tutte le donne che popolano l’opera della scrittricesambenedettese spicca la figura della nonna. Minutae scarna ormai avanti negli anni, la nonna Nicolina -

che continua a fare reti anche quan-do non servono più, per una sorta diabitudine alla laboriosità o di attac-camento al lavoro del mare- appareun monumento di grandezza uma-na, per la saggezza, la capacità disopportazione delle traversìe che lavita le ha riservato, il gran senso ditirar fuori le risorse dopo la mortedel marito per un fortunale in mare, ilgiudizio nel saper affrontare i casidella vita. Il titolo stesso dell’opera ciinvita a una lettura che va al di làdella storia in sé, indicandoci tramae ordito di una rete di sentimenti,

costumi, modi di pensare e intendere la vita secondovalori che hanno caratterizzato generazioni e genera-zioni di un mondo marinaro avido di energie umane eparsimonioso anche delle piccole gioie umane come,per esempio, il godimento della sessualità coniugale:riunite attorno al letto della mamma ammalata…“Lepettegole delle figlie volevano notizie intorno alla primanotte. -Io non so niente. Ho chiuso subito gli occhi e liho riaperti quando tutto era finito e lui dormiva-”

tradizioni tradizioni

“...una quotidianità semplice e attiva, intrisa di lavoro,sacrificio, profumi di cucina, calore di affetti, di sentimen-ti autentici, di malignità e pudori...”

“Accovacciata sulla seggiolina

posta appena fuori dall’uscio

delle casucce marinare, messe

su mattone dopo mattone a

costituire il primigenio incasato

dei nostrani borghi marinari,

oggi denominati centri storici

dall’aspetto pittoresco...”

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Gianna Nannini, MargheritaHack, Fernanda Pivano,Amanda Sandrelli, Milva,

Sandra Milo, Anna Bonaiuto,Vivian Lamarque, Mariella Nava,Simona Cavallari, Paola Turci,Teresa De Sio hanno sicuramenteuna cosa in comune: sono le don-ne di Lunaria, ovvero quelle pre-senze femminili che hanno datovita insieme ad altri artisti alle setteedizioni della manifestazione reca-natese organizzata dall’associazio-ne Musicultura in collaborazionecon il Comune di Recanati. La

rassegna estiva che più di ognialtra ha acceso la curiosità e l’inte-resse del pubblico e degli addettiai lavori e che si è posizionata tragli eventi dell’estate marchigiana.Alcuni tra i più noti personaggi delmondo dello spettacolo, del cine-ma, della parola e della musicahanno avuto il piacere di salire sulpalco del bel salotto di piazzaLeopardi e di dar vita a quelleserate congegnate dalla ingegno-sa personalità del direttore artisti-co Piero Cesanelli che andranno afar parte dei “momenti unici e

irripetibili“ della storia dello spetta-colo. Il ruolo della donna in questarassegna è stato fondamentale emai dipendente dal partnermaschile. Come si può nonricordare la performance diFernanda Pivano che dall’altodella sua intelligenza e dellesue capacità intellettualiriusciva a suonare le mara-cas a Jovanotti e a “rappeg-giare“ con lui le poesie ame-ricane, oppure Anna Bonaiu-to che riusciva ad intessere,con gli Avion Travel, fram-menti di discorsi amorosi einfinite altre felici combinazio-ni sarebbero da citare.

Ognuna alla sua maniera èriuscita ad accendere il pubblicoche ha gremito piazza Leopardisorseggiando questo cocktails didivertimento e cultura. “Lunaria–La parola, la musica, lavoce- è un progetto che,

partito nell'estate 1996, siè imposta come una dellemanifestazioni di puntadell'estate marchigiana.

Seguita da un pubblico folto edeterogeneo (quasi 25.000 presen-ze in Piazza Leopardi a Recanatinelle quattro date dell'edizione1999), Lunaria si è segnalata piùvolte all'attenzione dei mezzi di

informazione nazionali per l'origina-lità del cartellone e dei contenuti.La manifestazione riprende la col-laudata formula del Premio Città di

Recanati, l'altra rassegnaideata da ed organizzata dal-l’associazione Musiculturasotto la direzione artistica diPiero Cesanelli, sviluppando-ne e approfondendone i con-tenuti. Rispetto al "Premio",dove a prevalere invece è ilcarattere della rassegna,"Lunaria" concentra attenzio-ne su due ospiti alla volta: unesponente di spicco della"canzone" ed uno della "paro-la", individuati per affinità ocontrasto che sono chiamati acondividere per una sera la

stessa scena e a confrontare irispettivi codici espressivi.

L'obiettivo non è quello di "nobili-tare la Canzone attraverso la Poe-sia", ci si propone semmai l'inver-

spettacolispettacoli

LE DONNEdi lunaria

Sandra Milo, protagonista della grande stagione cinemato-

grafica italiana degli anni 60. Una delle attrici preferite di

Federico Fellini con la quale ha ottenuto l’oscar con : “Otto e

mezzo”.

Anna Bonaiuto, l’attrice cult del cinema italiano. Interprete

preferita e moglie del regista Mario Martone con il quale ha

realizzato uno de film migliori del nuovo cinema italiano: “L’a-

more molesto”.

Margherita Hack, astrofisica di fama mondiale, autrice di

numerose opere di alto valore scientifico, ha pubblicato

ultimamente: “La storia dell’astronomia“ utilizzando come

prima parte del compendio “La storia dell’astronomia“ di

Giacomo Leopardi.

Mariella Nava. Cantautrice da sempre ed autrice di alcune

tra le più belle pagine della musica d’autore. Memorabile la

sua “Spalle al muro“, interpretata da Renato Zero.

Gianna Nannini. La rappresentante femminile più famosa del

mondo Rock italiano. Numerosissimi album al suo attivo e

canzoni quali “ Fotoromanza”, “I maschi”. “Meravigliosa crea-

tura” che sono diventati hit internazionali.

Milva. Ha diviso la sua vita artistica più prestigiosa tra le

opere di Bertold Brecht e le regie di Giorgio Streeler .Innu-

merevoli i successi di motivi presi dal parimonio della musica

popolare.

Teresa De Sio. Cantautrice sulla scena italiana da più di 30

anni. Rappresentante insieme a Pino Daniele della nuova

linea melodica partenopea. Collaborazione internazionali

anche con Brian Eno.

Paola Turci. Cantautrice ma soprattutto sensibile interprete

della canzone d’autore. Per lei hanno scritto da Ron alla

Consoli.

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Page 32: Classe Donna n.012-settembre 2002.

Cosa vuol dire avere dellebuone conoscenze in“alto”. Margherita Hack,grande esperta di astro-

nomia, attenta conoscitrice dellemeccaniche celesti ha alzato gliocchi e il cielo come per incantoè diventato amico, terso, azzurro,pronto a far da soffitto all’ultimoappuntamento in programma diLunaria. Giovedì 1 agosto, ilsalotto buono di piazzaLeopardi a Recanati haospitato l’appuntamentopiù atteso del cartellonedella rassegna: la rockeu-se Gianna Nannini e lascienziata MargheritaHack. “Canzoni e storie di cieloe di terra”, questo il titolo cheMusicultura ha voluto dare allaserata. E su questo tema si èdipanato lo spettacolo.

Gianna Nannini in grande forma hainiziato il suo concerto proponen-do sia le atmosfere eteree del suoultimo album che i vecchi succes-si, intonati da tutto il pubblicopresente. La cantautrice ha poiintrodotto la “meravigliosa creatu-ra” che ha incantato il pubblicoraccontando di stelle, di pianeti, dialtre ipotetiche celesti vite. Tra ledue protagoniste è poiscattato un botta e rispo-sta intrigante e fulminante,all’insegna della schiettezza dellaloro anima toscana: “Se tu fossi

nata ai tempi di Giordano Bruno odi Galileo che ti sarebbe succes-so?” ha chiesto ad esempio Gian-na alla scienziata; “Probabilmentesarei finita abbrustolita, anche senon posso escludere un’abiura,come fece Galileo”. Gianna Nanni-ni: “Cosa dice la scienza di Dio?”Margherita Hack: “La scienza noné in grado nè di dimostrare nè diescluderne l’esistenza, il mio atei-smo è una fede pari a quella di uncredente, scientificamente la posi-zione dell’agnostico sarebbe la piùcorretta”. La complicità tra Gianna

e Margherita ha toccato il culminequando la cantautrice ha addirittu-ra coinvolto l’astrofisica in un can-to a cappella di “Firenze sogna”una delle canzoni più note dedica-te al capoluogo toscano. Parlaredel pubblico presente è quasiimbarazzante, non più una piazzama una Recanati traboccante digente proveniente da tutte le parti.Alla fine si poteva leggere la sod-disfazione negli occhi della Hack edella Nannini, che parlavano dellaserata come di un evento da con-segnare alle loro memorie.

so, ovvero garantire alla parola scritta eparlata l'opportunità di accedere ad unpubblico il più vasto possibile (quelloabituato al quotidiano contatto con lamusica popolare contemporanea). Nesortiscono eventi inediti, in bilico traricerca, tradizione, capaci di offrire aglispettatori intensi momenti di godimen-to e di riflessione. L'ingresso gratutito ela cornice suggestiva di Piazza Leopar-di, con tutte le implicazioni simbolichedel luogo, sono le altre caratteristichedella manifestazione.

65

spettacoli

Piero Cesanelli

é nato a Reca-

nati ed é laurea-

to in Lettere con

una tesi sulla

“Storia della

canzone e delle

tradizoni popo-

lari”. Ha svolto

l’attività di insegnante di lettere per 25

anni, dando vita inoltre a corsi speri-

mentali di teatro e creando un’intensa

attività drammaturgica nelle scuole in

cui ha insegnato. E’ autore e interprete

di canzoni, ha pubblicato tre album:

“Fuori stagione” (ed. Bentler), “Genera-

zione improvvisata” (ed. Bentler), “Le

tue foto” (ed. Sciuscià). Ha partecipato

a numerose trasmissioni radiotelevisi-

ve, sia come cantautore che in veste di

direttore artistico: “Via Asiago”, “Buona

Domenica”, “Ho perso il trend”, “Hobo”

solo per citarne alcune. Nel 1987, insie-

me a Vanni Pierini, ha fondato l’associa-

zione Musicultura, organizzatrice e

ideatrice del “Premio Città di Recanati”

e “Lunaria”. Nel 2000 ha scritto e realiz-

zato, sempre insieme a Pierini, lo spet-

tacolo “Viaggiatori sedentari”. Piero

Cesanelli è direttore artistico del “Pre-

mio Città di Recanati” e di “Lunaria”, fin

dal primo anno e dal 2000 è rimasto da

solo a condurre entrambe le rassegne,

avvalendosi della produzione esecutiva

di Ezio Nannipieri.

Amanda Sandrelli. Figlia d’arte si è

inserita con grande gusto e sensibili-

tà nel cinema italiano e nelle produ-

zioni televisive. “Non ci resta che

piangere” con il duo Troisi e Benigni

l’ha consacrata.

Vivian Lamarque. Poetessa con

numerose pubblicazioni al suo attivo,

vincitrice del Premio Viareggio, ospi-

te e giurata al Premio Recanati.

Simona Cavallari. Attrice di cinema

e televisione, ha interpretato tra le

altre, l’opera televisiva “La Piovra”.

Nel cinema protagonista del film di

Marco Bellocchio “Il sogno della

farfalla”.

Fernanda Pivano, scrittrice, poetes-

sa traduttrice. Una delle figure intel-

lettuali più vive ed importanti del

‘900. Ha introdotto la letteratura

americana nel nostro paese. Storica

la sua traduzione di “Spoon River”.

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Sul palco di Lunaria

2002: il magico

incontro di Gianna

Nannini e Margherita

Hack.

spettacoli

64

Page 33: Classe Donna n.012-settembre 2002.

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buonumore

Gran parte della visione dei nostri programmi televi-sivi preferiti viene interrotta dagli spot pubblicitari:grosse produzioni girate in Italia o all’estero.

Reclàme che spesso subiamo ma che a volte ci diverto-no ed entusiasmano cambiando i nostri modi di esprimer-ci e pilotando le nostre scelte. Difficilmente immaginerem-mo che tante colonne sonore di questi film brevi vengonocomposte, arrangiate e suonate proprio qui nelle Marchein provincia di Macerata da Paolo Filippo Bragaglia. Uncompositore che alterna lavori per le mul più importantiquali: Microsoft, Audi, Sony, Telecom, Omnitel, Fornari-na… A produzioni di colonne sonore per film e spettacoliteatrali senza tralasciare di comporre la propria musica. Inoccasione dell’uscita di sue due nuove produzioni disco-grafiche –Kinomuziq e Mensura- Classe Donna ha incon-trato questo poliedrico artista che quotidianamente rima-nendo dietro le quinte, attraverso milioni di riflettori catodi-ci entra nelle case di tutti gli italiani

Come hai iniziato a comporre colonne sonoreper il cinema?Dopo tanti anni passati a far musica, la classica trafila, igruppi rock , nei quali componevo oltre a suonare, hoiniziato ad interessarmi alla cosiddetta multimedialità,ovvero sposare al concerto una serie di immagini in sim-biosi con la musica. Oggi può sembrare una cosa ovvia ,ma vi assicuro, alla fine degli anni ottanta era un approc-cio assolutamente innovativo e stimolante. Musicai diver-si progetti in questo modo e, nel frattempo, nella cerchiadegli amici si venne a creare una specie di “Factory”diproduzione di video indipendenti tutta marchigiana. Fu unpasso assolutamente naturale cominciare a lavorare allecolonne sonore di queste produzioni selvagge ed indi-pendenti.

Quale rapporto si crea tra il musicista e ilregista durante la sonorizzazione di un film?Dipende. Dal regista, dal musicista e dal progetto. Se c’èintesa, identità di vedute e rispetto reciproco la libertàlasciata al musicista è totale. Chiaramente sta poi al regi-

sta approvare o respingere le scelte operate dal compo-sitore. In alcuni casi, esistono invece precisi schemi stili-stici, esempi già scelti dal regista per comporre la musi-ca originale di un audiovisivo.Oppure semplicementeindicazioni sul “peso” e lo stile che la musica dovrebbeavere per accompagnare una certa scena del film.

Le immagini sono per te fonte di ispirazione?Senza dubbio, penso che il grosso del fascino del com-porre musica per le immagini risieda proprio nelle imma-gini, nell’emozione che c’è nello scoprire quel qualcosadi nuovo e spesso di imprevisto che scaturisce dall’unio-ne di questi due elementi

Hai lavorato con registi marchigiani?Principalmente. Beniamino Catena, Marco Bragaglia,Paolo Doppieri sono tutti registi con i quali si sono con-divisi i primi passi di attività. Come dicevo questa miaattività è nata in un contesto principalmente marchigiano,per poi espandersi in altre direzioni, come è purtropponecessario. In seguito poi hanno preso corpo le collabo-razioni con registi milanesi come Max Croci, Carlo Sigone tanti altri.

Creare musica per la pubblicità, ovvero jinglepubblicitari per spot televisivi, è difficile?Dipende dal tipo di spot, dalla chiarezza di idee dei crea-tivi dell’agenzia pubblicitaria e del regista. A volte tuttofunziona al primo colpo, ma spesso sono necessarinumerosi provini prima di centrare l’obiettivo ed ottenerel’approvazione. E tutto deve essere sempre sincronizzatoal montaggio delle immagini, che spesso viene cambiatoinnumerevoli volte.

E’ gratificante lavorare e rapportarsi con lepiù grandi agenzie pubblicitarie ed aziende alivello internazionale?Sicuramente può essere molto divertente, anche sequanto più la campagna è importante tanto crescono leaspettative. E tutto diventa un po’ più faticoso.

PAOLO FILIPPO Bragaglia

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un compositore musicale a servizio dell’arte

Page 34: Classe Donna n.012-settembre 2002.

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Mi accompagna nella sua casa appena fuori lemura e intanto mi racconta qualcosa dellasua vita. Fa e ha fatto molte cose: collabora-

zioni con riviste, organizzazione di manifestazioni edeventi culturali, letture alla radio:«mi piace molto leggere oltre chescrivere», mi confessa.Con rimpianto mi dice che èun’autodidatta, che non ha studia-to: «ero molto brava, ma i mieigenitori non vollero; una ragazzadoveva pensare a sposarsi e lascuola non serviva a trovare mari-to: si usava così».Arriviamo nella sua casa e subitoiniziamo. La prima domanda però

è l’intervistata a farla. Curiosa mi chiede: «le è piaciutoil mio libro?», poi tesse le lodi di un ragazzo, tra i tantiche hanno letto il libro a scuola, che recensendolo,ha avuto il coraggio e l’onestà di ‘stroncarlo’.

Il libro di cui parlo è “La casa sulcostone ventoso”, un romanzo in34 racconti - pubblicato nel 1999e ristampato quest’anno - doveFranca Bernabei parla di sé, dellapropria infanzia, ma anche delleMarche contadine della fine deglianni ‘50, con i suoi personaggi,ambienti e usi. Edmondo Coccia,che ha curato la prefazione,sostiene che il suo libro non è solo

L’appuntamento è davanti all’hotel Ginestra, nel centro storico di Recanati.Franca Bernabei arriva e l’impressione è subito di una persona disponibilee simpatica. Sarà una bella chiacchierata.

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In quali altre produzioni musicali hai lavorato?A parte i miei dischi, e tutte le colonne sonore mi piacericordare le prime esperienze multimediali alla fine deglianni ‘80 con “ Goticoromantico” ed “Ebdo” all’inizio deglianni ’90. Ho partecipato a diverse compilation e compo-sto musiche per CDRom e Videogames. Ricordo conparticolare soddisfazione il lavoro svolto per una videoco-reografia di Enzo Procopio, presentato anche a NewYork, al “Dance on Camera festival”. Attualmente stoinoltre iniziando l’attività nel settore della produzionemusicale di altri artisti, per me un mondo nuovo ed affa-scinante. Ed un’ottimo sistema per mettere a frutto l’e-sperienza accumulata in questi anni di attività

Hai collaborato anche con il famosissimo vio-linista Mauro Pagani (uno dei fondatori dellaPremiata Forneria Marconi), il quale comparenel tuo disco Magnum Chaos. Come é nataquesta collaborazione cui è seguita ancheuna forte amicizia?Ho conosciuto Mauro a metà degli anni ’90, in occasionedi una collaborazione per la colonna sonora del film “L’ul-timo uomo” di Beniamino Catena. Ne nacque un lavorodavvero interessante, che univa le mie parti electro-orchestrali alle sue scorribande violinistiche. Da quellavolta siamo rimasti in contatto e, quando si è trattato direalizzare il mio primo disco “Magnum Chaos”, ho chie-sto a Mauro se gli fosse interessato comparire anche inquesto lavoro: lui accettò, con mia grande gioia. MauroPagani è un musicista davvero straordinario, capace diconfrontarsi con tutti i generi musicali con gusto unico epersonale e un’esperienza che ha dell’incredibile. Si trat-ta davvero di uno personaggi di maggior rilievo del pano-rama italiano, sia come musicista che come produttorePer me è stato davvero un motivo di grandissima soddi-sfazione collaborare con lui.

Nel tuo prossimo disco “Mensura” ci sonodei brani cantati da una voce femminile…La voce è di Monica Demuru, una bravissima cantante diorigine sarda che vive a Roma e divide il proprio tempo

tra importanti collaborazioni musicali e l’attività di attrice,tra gli altri, con la Societas Raffaello Sanzio.

Hai due studi dove componi musica, il primonelle Marche e più precisamente a Montefio-re di Recanati, e l’altro a Milano: comporre indue luoghi così diversi influisce nella tuacreatività?Senza dubbio, nelle campagna intorno Recanati ci sonole colline, vedo il mare ed i gatti mi entrano in studio,cosicché posso farli correre sulla tastiera del piano, regi-strare quello che zampettano e trarne ispirazione. A Milano mi riesce un po’ più difficile ma è il luogo dovesi svolge gran parte del mio lavoro. Gran parte delle casedi produzione, le agenzie pubblicitarie e la mia casadiscografica stanno là.

Utilizzi il computer per la comporre musica, perte è uno strumento fondamentale? Considerilimitante suonare con strumenti tradizionali?Sicuramente il computer gioca un ruolo fondamentalenelle produzione musicale odierna, specialmente quandoè necessario lavorare su tempi strettissimi di realizzazio-ne e sono indispensabili sofisticati sistemi di sincronizza-zione con le immagini. Facendo poi io musica principal-mente elettronica, va da sé che utilizzi il computer inmaniera particolarmente intensiva. Quando ce n’è lapossibilità, per i tempi e budget, è comunque naturaleaffiancare anche gli strumenti tradizionali agli strumentielettronici.

Che cosa vuoi dire alle nostre lettrici chevogliono avvicinarsi al mondo della musicada protagoniste?Sia che si desideri iniziare il lavoro di cantante/interpreteche di musicista/compositrice, consiglio di cercare dicomprendere e valorizzare al massimo quelle che sonole proprie peculiarità, senza prendere nessun modello diriferimento in maniera assoluta e totalizzante. Sempremeglio cercare di essere se stessi piuttosto che l’ennesi-mo clone di un certo artista.

Kinomuziq, Mensura e il futuro. La FridgeRecords di Milano, vedendo la grande quantità di master delle colonne sonore fatte nel

corso degli anni ha proposto a Paolo di pubblicarle in una raccolta. Sono stati scelti 27 brani dai progetti più disparati, alcuni rimixati e

riregistrati, ed ecco uscire a giugno Kinomuziq. La cosa più intrigante di questo lavoro è la presenza di un gran numero di brani dalle

caratteristiche diversissime tra di loro. Dai brani orchestrali al garagepunk più dissennato passando per il jazz e l’elettronica più

astratta. Tra breve uscirà anche un album di brani inediti Mensura. L’obiettivo di questo nuovo disco è quello di creare un suono

piuttosto scarno, ritmico ed elettronico che abbia un certo calore “organico” ma mantenga, al tempo stesso un legame con le atmo-

sfere che contraddistinguono le produzioni precedenti. Il titolo stesso significa “misurazione” in latino e vuole essere un riferimento al

mondo digitale, dove tutto è riducibile in numeri. I progetti a breve scadenza di Paolo Filippo Bragaglia consistono nel terminare il

nuovo disco e mettere in piedi uno spettacolo live che si avvalga dei contributi strumentali e vocali che arricchiscono questo lavoro.

FRANCA BERNABEI:

ricordando le Marche

degli anni ’50

“...della propria infanzia,

ma anche delle Marche

contadine della fine degli

anni ‘50, con i suoi perso-

naggi, ambienti e usi...”

Page 35: Classe Donna n.012-settembre 2002.

Ieri e oggi: cambia lo stile di vita ma non cambiano i sentimenti

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libri

il ricordo autobiografico, bensì “un ricupero liricamen-te espresso di una dimensione irripetibile”, insomma“un romanzo psicologico-agricolo”. Non uno sguardodella memoria ma uno “sguardo dell’anima”.I racconti coprono l’arco di un anno, di “un ciclo”,dalla battitura del grano, alla battitura dell’anno suc-cessivo e sono ambientati nella casa dei nonni paterni- la casa sopra il costone ventoso del titolo, appunto-. Ma chiacchierando con Franca Bernabei scopriamoche non è esattamente così, o non solo.

Nel libro troviamo alcuni ricordi, una fami-glia contadina, come ancora l’Italia, masoprattutto le Marche della fine degli anni’50; non ci sono storie o intrighi, non c’è loscemo del villaggio, non ci sono episodiparticolarmente drammatici, néavvenimenti da romanzo: solo due occhiche raccontano la loro di vita; occhi a unmetro da terra perché appartengono a unabimba di cinque anni. Tutto normale, eppu-re queste pagine sono una scoperta e ci siappresta a vedere come va a finire…Beh, al lettore superficiale può sembrare così, e a direil vero, a molti è sembrato così. In realtà è un librotutt’altro che leggero, anzi direi che è pieno di drammipersonali, sociali e umani; per esempio affronto,anche e tra gli altri, il tema della morte, il diventarevegetariani, l’handicap. Però è vero pure che la narra-zione è volutamente ‘leggera’, un po’ per rispettoverso le persone che racconto; un po’ perché il tem-po ci mette lo zampino e addolcisce i ricordi; un po’perché quei drammi li ha vissuti una bimba e li haricordati una donna molti anni dopo; un po’, forse,perché era la prima volta che usavo la prosa comeforma espressiva.

I personaggi sembrano addirittura troppo veri, in realtàli ho ‘trasfigurati’: nessuno di loro era veramente cosìcome descritto, ogni personaggio doveva essereanche funzionale a ciò che avevo da dire. Forse serveuna seconda lettura per rendere giustizia al libro.

Rettifico un po’: forse un eroe c’è; un’eroi-na, anzi: nonna Stella.Sì, certamente. Ma nonna Stella è anche la mamma,sono anche io. Il nome e l’affetto che ci legava sonoquelli veri. Però le ho messo in bocca anche frasi miee di altri. Diciamo che nonna Stella rappresentavabene tutto quello che volevo dire. E poi abitava nellacasa sul costone, che è rimasta uguale a com’eraallora, anche se ristrutturata, con i due cipressidavanti. Si trova a Montelupone.

La casa sul costone ventoso è un titolomolto evocativo. È un luogo fisico, un luo-go della memoria e dell’anima: tutto insie-me; talmente vero che sembra irreale…Sì, è un titolo evocativo. È nato da una frase che sitrova all’inizio de La battitura del ’59, il primo raccon-to, scritto quasi per caso, senza saper bene cosavolessi raccontare e senza sapere se fossi capace discrivere in prosa, dato che fino allora il mio linguaggioera stato esclusivamente quello dei versi. Mi presentaidall’editore con alcune frasi e tirai fuori questo titolo.La casa esiste, ma non tutto quello che racconto èrealmente accaduto lì. Quindi è insieme un luogoreale e irreale, ma sicuramente vero.

Lo stile del suo libro volutamente è sem-plice, per lingua e stile di scrittura, e chia-ro; ma leggendo i suoi racconti ho avutol’impressione che non sia stata una “pic-

cola” a scrivere, né una “grande”, unadonna, scrittrice e poetessa. Insomma chiha scritto questi racconti? Forse una“piccola” ospite di una “grande”?Sì, una ‘piccola’ ospite di una ‘grande’. O forse una‘grande’ ospite di una ‘piccola’. In fondo la rispostala devono dare i lettori.

Lei ha vissuto la transizione, quasi haofficiato, insieme alla sua generazione, lacerimonia funebre. Lei non vive più dellavoro dei campi e forse la sua generazio-ne è quella che ha visto allentarsi prima,spezzarsi poi, il legame tra il ciclo dellanatura e quello della vita.Non l’ho vissuta in modo così drammatico. Non misento donna di mezzo. E poi io ho raccontato fattiche hanno carattere intimo e personale, non avevointenzioni di fare un saggio sulla società contadinadegli anni ‘50.Con questo libro, anzi, mi è accaduto di fare daponte fra generazioni. La casa sul costone ha fattoincontrare e confrontare, tra gli altri, i bimbi di unascuola di Pesaro e gli anziani di un centro sociale.Se mi sono trovata in mezzo ho fatto da tramite enon da becchino.

“Di nuovo il grano era maturo”. Così inizial’ultimo racconto. Ma il libro parte con ilracconto della “magica notte” della batti-tura, con i suoi riti, il trambusto e gli odo-ri. Il grano come la festa attesa da unabimba, da una famiglia, da una società euna cultura intera. Sicuramente non ècasuale…Ho iniziato a scrivere questi racconti, soprattutto ilprimo, senza sapere bene cosa facessi, ma sicura-mente non è casuale. La ciclicità del lavoro nei cam-pi, il fatto che si concretizzava il lavoro di un annointero si sposa bene con la ciclicità naturale, dellavita e della morte. Nel libro racconto la morte del mio bisnonno comel’esaurimento di un ciclo, qualcosa di naturale. Nonavevo paura, gironzolavo con il triciclo nella stanzadove il bisnonno aveva vissuto immobile negli ultimianni e dove immobile giaceva in quel momento conla lampadina sopra la testa che lo illuminava, il lettoera accostato alla parete e c’era molto spazio perscorrazzare.

In questo libro non solo gli affetti dell’infanzia, ma anche un

racconto di una civiltà contadina e marchigiana che sembra

lontanissima dal nostro stile di vita, ma è distante solo un paio

di generazioni. Una civiltà ormai morta e sepolta, tanto che è

oggetto di “rievocazione storica” nelle feste estive e accostata

all’Ottocento - spesso a uso e consumo di turisti-. Quando la

memoria va tenuta viva del resto, significa che ormai soltanto

la memoria ci rimane: un passato trapassato nonostante molti

rappresentanti siano vivi e vegeti e alcuni giovani.

Non sono così d’accordo. Quella società non c’è più, ma in fondo

gli uomini non cambiano molto, anche se il mondo intorno cambia:

gli affetti, i sentimenti, non cambiano. Certo la vita frenetica di oggi

ci lascia poco tempo per vivere questi sentimenti, però la tenerez-

za tra le persone, tra nonna e nipote, tra uomo e donna è la stes-

sa. Quella società non c’è più, ma ciò non significa che quelli che

l’hanno vissuta siano per forza rimasti legati ad essa e non si

schiodino. Ho una nonna (non è nonna Stella, n.d.r.) giovanissima

di 96 anni. Tutti quelli della sua generazione, e anche più giovani,

se ne stanno andando. Lei però vive oggi, ne ha voglia, e progetta

il futuro, è lucida e insofferente verso i suoi coetanei che continua-

no a parlare dei ricordi, dei tempi andati - non ne può più.

Cosa pensa dei giovani di oggi?

Questo libro mi ha dato l’occasione di incontrare molti ragazzi (è

stato adottato da molte scuole medie marchigiane come lettura,

n.d.r.) e molti anziani. A tutti dico che non bisogna essere troppo

nostalgici. I ragazzi di oggi hanno molto di più. Certo si trovano un

mondo un po’ più consumato, ma hanno possibilità di scelta

prima impensabili. Ciò che manca ai ragazzi e che noi avevamo è

la noia. Anche la noia aiuta a crescere. Trovo negativo il fatto che

i ragazzini abbiano da subito la vita organizzata - e non da loro

stessi ma dagli adulti -, il tempo sempre impegnato. Dovrebbero

poter sperimentare anche momenti di noia, di ‘non fare’, di vuoto.

Un vuoto da riempire con la fantasia. Queste cose le dico anche

in versi: non vogliamo restare soli perché abbiamo paura di guar-

darci dentro e scoprirci meno perfetti di quanto pensiamo, e

viviamo in branco e abbiamo sempre da fare così possiamo

permetterci di non pensare

Un passaggio che mi ha fatto sorridere, testimonia proprio

questo suo non essere nostalgici. Lei ricorda sua nonna che

lavava i panni fuori di casa, al freddo per risparmiare l’acqua

e con il sapone fatto a mano. Ricorda il bucato bianchissimo e

“diverso” rispetto a quello di oggi. Però confessa di preferire

– e benedice – la lavatrice…

È uno degli elettrodomestici più comodi e a cui non saprei rinun-

ciare. Oggi il bianco è più grigio, ma è anche vero che ci si cam-

bia molto più spesso. Per una donna era un lavoro faticosissimo

lavare, e si lavava tutto, non si buttava nulla, “l’usa&getta” era

sconosciuto. Io non l’ho vissuto direttamente; guardavo la mam-

ma o la nonna, ma non ne sento la mancanza. Come ho già

detto, non bisogna rimpiangere troppo il passato.

libri

“Ho iniziato a scrivere questi racconti senza saperebene cosa facessi, ma sicuramente non è casuale.La ciclicità del lavoro nei campi, il fatto che si con-cretizzava il lavoro di un anno intero si sposa benecon la ciclicità naturale, della vita e della morte...”

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Avete un giardino ampioma trascurato che habisogno di essere restau-rato. L’ingresso principa-

le, appare immediatamente a chientra, nascosto e anche moltodisordinato. La soluzione per valo-rizzare l’accesso pedonale all’abi-tazione, è di ripulire l’aiuola centra-le, che nella situazione attuale sipresenta con delle rocce piccoledistribuite un po’ a caso e delleessenze sempreverdi come lathuja occidentale (falso cipresso)juniperus chinensis (ginepro cine-se) che non sono giusti né per lostile della casa né all’ambientenaturale circostante, poiché citroviamo nei pressi del MonteConero. Alla destra dell’ingresso siscorge una strada secondaria, epoi uno spazio verde dove andre-

mo a posizionare la piscina.Il viale dal cancello scende dietrocasa dove troviamo i garage, manon è corretto che chiunquesegua questa via parcheggi aridosso dell’abitazione.Il giardino a lato della casa si pre-senta molto verde ma assente dicolore, va valorizzato con dellefioriture perenni.

FIORITURE PER GUIDARCI NEL GIARDINORicavando un piccolo parcheggioalla destra del cancello, incornicia-to da arbusti sempreverdi nonmolto alti da dove s’intravede iltetto del gazebo della piscina, ed ilbellissimo scorcio in fondo allastrada del Monte Conero, abbia-mo risolto il problema per l’ospiteche, arrivando, lascia qui l’auto e

percepisce immediatamente doveè l’ingresso principale; che è benvisibile ora che l’aiuola centrale èstata semplificata con un ampioprato verde, che culmina verso lacasa con una bordura azzurrad’agapanthus e di secpuglionisempreverdi arbutus unedo (cor-bezzolo) e della pistacia lentiscus,con al centro una bellissima phoe-nix canariensis. che decora lafacciata della casa.Il lato sinistro del giardino è statoreinterpretato creando grandi zonedi prato libero, spostando le albe-rature esistenti verso il perimetrodella proprietà e lasciando soloquelle più belle come l’olivo e icipressi, che sono stati incorniciatie valorizzati da fioriture bianche erosa di margherite, di verbena, edi rose tappezzanti bianche.

di S

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come valorizzare

l’ingresso

arredare col verdelibri

Nel mondo della piccola Franca non c’èspazio per altri momenti che scandivano lasocietà contadina come riti collettivi: lavendemmia e la raccolta delle olive, anchese il ricordo degli uomini che competevanoe si vantavano di avere il “vino buono” siaffaccia spesso nei suoi racconti.Quei momenti, in quel periodo, li ho sentiti e vissutimeno. Del resto non ho parlato del Natale e di comemio padre preparava il presepe: non so il perché ecomunque non ho scritto un “diario”. Mi sono invecedilungata sulla Pasqua e forse, a pensarci bene, per icontadini era un momento più importante. Bah, leolive, il Natale, forse neanche partecipavo poi moltoperché era freddo: un po’ il tempo che passa, un po’è venuto così.

Lei è anche o prima di tutto una poetessa.La sua prima pubblicazione è la raccolta dipoesie Se dovere dovessi del 1997.La poesia è il mio vero piacere. Tutti i racconti de Lacasa sul costone potrebbero essere stati scritti inversi, e qualcuno – come I sogni - è proprio la tradu-zione in prosa di versi.Ho iniziato a scrivere da piccolissima; scrivevo bene ascuola, ma mi dicevano che ero troppo coincisa.Tutto è andato perso. E mi dispiace molto. Qualchepoesia e uno dei racconti del libro è anzi il tentativo direcuperare cose scritte da piccola, di cui conservo ilricordo. Nell’adolescenza smisi, per ricominciare moltianni dopo, quando accompagnavo mio figlio, già alleelementari, a piccoli concorsiletterari. Nessuno conoscevaquesto mio lato.Se dovere dovessi è stato pubbli-cato quasi per caso. Giravo per lemanifestazioni culturali, anchefuori regione, con i miei versi dat-tiloscritti su fogli svolazzanti. Mifecero notare che era megliopresentarsi con un libro. Me lorichiesero: così selezionai le com-posizioni che poi vennero pubbli-cate. Ma non ne sentivo il biso-gno. Bisogno che invece hoavvertito per La casa sul costoneventoso.

Lei è il direttore artisticodel “museo d’arte imma-nente Inarcuata” di Arqua-

ta del Tronto, uno spazio multifunzionaledove oltre alla mostre si può assistere edeventi e recital di cui lei è anche autrice.Ci parli di questa esperienza.Sono il direttore artistico di quattro recital in unambiente particolare, una casa museo di Arquata delTronto, che si trova sull’Appennino, in provincia diAscoli Piceno.Mi interesso anche di altre manifestazioni legate allapoesia. Presenterò nella notte di San Lorenzo, laserata Sotto il cielo di Montevolpino. Incontri di poesiapovera, dove “scrittori” di tutta la regione, ragazzi da16 fino a 85 anni, leggeranno i loro componimenti inun incontro semplice e amichevole.Il mio libro mi ha poi portato a partecipare a parecchiemanifestazioni e dibattiti in tutta la regione. Trovo sem-pre interessante confrontarmi.

Sulla brochure di Inarquata scrive “diretto-re artistico”, non il più politically correct“direttrice artistica”. Non ci trovo molta differenza, ma non è casuale. Suo-na meglio direttore, e mi sembra più rappresentativo.E poi questa battaglia sul “genere” ha poco senso.Non mi piace neanche che mi chiamino poetessa.Spesso te lo dicono con ironia. Ma a pensarci beneneanche poeta calza. La poesia è una cosa talmenteseria e alta, che solo la poesia conta.

Perché scrive? «Io non scrivo per essere ricordata con una targa

appesa in qualche vicolo, angoloo piazza…».Devo dire che sentire questeparole in una città che quasi vieneidentificata con un poeta, dovestrade, vicoli, piazze, alberghi,parchi, scuole, pizzerie e ristorantie quasi ogni pietra hanno a chefare con Leopardi, suona singola-re: scusate l’interruzione.«anzi trovo risibile che si possavivere per il dopo morte. Voglioessere ricordata dai miei cari, dachi mi conosce, come persona.Io scrivo e mi piace leggere,anche cose non mie e l’ho fattoanche in radio. Io scrivo: non è unbisogno, è un piacere che riem-pie i miei spazi vuoti. In silenzioassoluto».

Un branco di solitudiniNon vogliamo restare soli

per non guardarci dentro

e scoprirci diversi.

Abbiamo paura di non essere

così perfetti come crediamo

e di non piacerci.

E così viviamo in branchi

con qualcosa sempre da fare

per non avere il tempo di pensare.

E non ci conosciamo

non ci vogliamo bene

con un vuoto che ci cresce dentro.

Una voragine che c’inghiottirà.

Ci circondiamo di molto

e…

Ci accontentiamo di poco

di surrogati di verità

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AMORE: Voglia di emozioni intriganti vi faranno rompere una relazione che si trascina da tempo.LAVORO: Ottimo periodo per realizzare progetti a cui avete lavorato moltissimo. SALUTE: Forma super. Seguite un programma fitness per mantenerla tale.

AMORE: La tristezza e le preoccupazioni sembrano prendere spazio. Concedetevi degli svaghi.LAVORO: Buona ripresa di studi e lavoro. Perfetta anche la lucidità mentale che dà la carica.SALUTE: Cercate l’equilibrio energetico? Provate con il massaggio plantare.

ARIETE

TORO

GEMELLI

CANCRO

LEONE

VERGINE

BILANCIA

SCORPIONE

SAGITTARIO

CAPRICORNO

ACQUARIO

PESCI

AMORE: Forse il partner non vi comprenderà a fondo, ma non esagerate: autocontrollo.LAVORO: Grazie alla vostra simpatia, potrete scegliere tra molte opportunità in arrivo.SALUTE: Marte favorevole vi darà la carica, e la forma è davvero smagliante.

AMORE: Il rapporto non è proprio come lo desideravate: ma è molto stuzzicante!LAVORO: Frequentate gente e ambienti nuovi: troverete occasioni per migliorarvi.SALUTE: Buona nel complesso, ma concedetevi ogni tanto delle pause.

AMORE: Giorni bellissimi e dolcissimi. Per vivere al meglio, basterà abbandonarsi alla fantasia.LAVORO: Nei vostri progetti complice sarà la fortuna. E’ tempo di osare al meglio.SALUTE: E’ l’unico neo: il Sole negativo porta nervosismo e alti e bassi di vitalità.

AMORE: Qualche difficoltà metterà in crisi un rapporto collaudato. Se invece è recente…LAVORO: Grazie a delle iniziative che avete preso in precedenza, otterrete molta stima e successo.SALUTE: Inutile forzare il ritmo per stare al passo. Prendetevi tutto il tempo che occorre.

AMORE: Venere vi spinge a osare in amore. La passione fisica svanisce, il sentimento rimane.LAVORO: Fidatevi del vostro intuito e qualche volta evitate di dare ascolto a certi consigli.SALUTE: Settembre vi potrebbe tentare troppo con cibi calorici. Cercate delle distrazioni.

AMORE: Le cose si mettono per il verso giusto. Evitate, però, di impuntarvi, come spesso vi capita. LAVORO: Importante gestire bene risorse ed energie che avete accumulato durante l’estate.SALUTE: Non fate caso a qualche piccola defaillance dovuta al cambio di stagione.

AMORE: Amanti del bello e del divertimento, ma gli astri, questo mese, prevedono nozze in vista.LAVORO: Grande momento per contatti e pubbliche relazioni: di cui voi siete maestri.SALUTE: Leggera insonnia dovuta a ritmi un po’ frenetici. Non trascurate il problema.

AMORE: La voglia di amare non vi è passata, nonostante qualche burrasca in piena estate.LAVORO: Chiudete un contratto entro la prima decade del mese. Non spendete in cose inutili.SALUTE: La passione sfrenata fa parte del vostro segno. Ma ogni tanto concedetevi una tregua.

AMORE: Inizio di mese strepitoso, vedrete nascere una nuova storia d’amore. LAVORO: Non fatevi trovare impreparati a nuove occasioni di lavoro. Buttatevi.SALUTE: Non mettete da parte i trattamenti di bellezza. I risultati saranno eccellenti.

AMORE: Energia rinnovata in quello che ormai considerate un rapporto di vecchia data.LAVORO: Evitate di prendere impegni se poi non riescite a portarli avanti. Soldi in arrivo.SALUTE: Nervosismo e scatti d’ira : sono conseguenze del vostro umore instabile.

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Vi siete seduti su un prato e i vostri pantaloni si sono macchiati di verde? Pereliminare le macchie basta immergere la parte macchiata nel latte bollente.

Siete tornati dalle vacanze e avete il sospetto che durante la vostra assenza il frigo si siascongelato? Per eliminare qualsiasi dubbio prima di partire mettete nel freezer una bottiglia diacqua in orizzontale, una volta congelata posizionatela in verticale. In questo modo sarà mol-to semplice capire se è avvenuto qualcosa di anomalo.

Non buttate i sacchettini dei confetti, perché diventeranno deodoranti perbiancheria: basterà riempirli con fiori di lavanda, chiuderli con un nastrinoe disporli nei cassetti.

Insaporite le solite cotolette, sbriciolando nel pane grattugiato, un po’ di dado per brodo.Sentirete che saporino……

Purtroppo non sempre i limoni sono morbidi e succosi. Che fare allora?Spremeteli in abbondanza nella loro stagione migliore e conservatene ilsucco in freezer, nei contenitori per i cubetti di ghiaccio.

in casa

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7978

questionario

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Aiutaci a capire qual è il pubblico delle nostre lettrici rispondendo a questo semplice questiona-rio, e spediscilo a CLASSE DONNA - Vicolo Borboni 1 - 62012 - Civitanova Marche (MC)oppure invialo via fax allo 0733.776371 o via e-mail all’indirizzo [email protected]

● Qual è la tua età? ❑ 20/30 ❑ 30/40 ❑ 40/50 ❑ altro

● Sei: ❑ nubile ❑ coniugata

● Di quanti elementi si compone la tua famiglia? ❑ 2 ❑ 3 ❑ 4 ❑ più

● Qual è il tuo titolo di studio? ❑ Licenza elemen. ❑ Licenza media inf. ❑ Diploma ❑ Laurea

● Qual è la tua professione?

❑ studentessa ❑ commerciante ❑ impiegata ❑ libera professionista ❑ casalinga ❑ altro

● Quali sono i tuoi hobby preferiti? ❑ leggere ❑ cucinare ❑ viaggiare ❑ shopping ❑ la TV

❑ giardinaggio ❑ bricolage ❑ sport ❑ musica ❑ ballare ❑ scrivere ❑ cinema

● Possiedi un: ❑ auto ❑ cellulare ❑ stereo ❑ internet ❑ DVD ❑ PC ❑ imp. satellitare

● Ti interessa di più leggere di (scegli anche più risposte) ❑ attualità ❑ salute ❑ moda

❑ cucina ❑ cultura ❑ società ❑ casa ❑ gossip ❑ bellezza ❑ arte

● Quali sono gli aspetti che ti colpiscono di più di una rivista? (scegli anche più risposte)

❑ le foto ❑ la pubblicità ❑ il regalo ❑ il prezzo ❑ i temi trattati ❑ la varietà delle rubriche

❑ altro ________________________________________________

● Come hai scoperto CLASSE DONNA?

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● Quali articoli hai trovato più interessanti e quale meno?

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❑ Sono informata e consento che i miei dati personali siano utilizzati per la partecipazione al presente questionario. Potrò,nel caso, oppormi al loro utilizzo e chiederne la cancellazione o modificazione (legge 675/98).

❑ Se inoltre sei interessata a sottoscrivere un’abbonamento a CLASSE DONNA, fai unacroce qui e inviaci questa pagina con i tuoi dati oppure chiama lo 0733.817543

Abbonamento a Classe Donna per un anno (12 numeri) Euro 25,00 (quasi il 20% di sconto rispetto al prezzo di coper-tina). L’abbonamento avrà decorrenza entro due mesi dall’invio del bollettino.

Le prime cinquanta lettriciche invieranno il questio-nario compilato riceve-ranno in omaggio unacopia di Ciminiera, ilnuovo bimestrale dipoesia narrativa, musi-ca, teatro, cinema.

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