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NAUFRAGA IL PROGETTO DEL CAMPO DI VOLO Cividate, volare oh oh... di Alessio Domenighini segue a pagina 6 segue a pagina 6 LA REGIONE LOMBARDIA NON SI SMENTISCE cacciatori: specie molto protetta di Bruno Bonafini Non è certo la maggiore tra le malefatte dell’era formigoniana e leghista in Regione Lombardia. La cronaca di questi giorni ci mostra che c’è di peggio. E di molto peggio. Ma anche la gestione della caccia, nel suo piccolo, la dice lunga. sì, un altro mondo è possibile! di Tullio Clementi Se un altro mondo è possibile? Volendo limi- tarci a giudicare dalla ferocia con cui gli appa- rati polizieschi di regime (e non solo quelli, purtroppo) si sono accaniti contro coloro che intendevano annunciarlo – quasi come un nuo- vo “sermone della montagna” – nientemeno che ai potenti della Terra, undici anni fa a Ge- nova, verrebbe da scommettere sulla risposta affermativa. O c’è forse qualche altra recondi- ta ragione che ha potuto mandare in bestia le gerarchie fino a fargli saltare i nervi? Il tutto è esploso improvvisamente quando un gruppo di cittadini di Cividate Camuno ha con- vocato un’assemblea pubblica. Voleva essere l’occasione per dare vita ad un Comitato che si opponesse al piano provinciale di realizzare un “campo di volo” in collaborazione con la prote- zione civile. In sostanza un’aera di atterraggio per velivoli in caso di calamità naturale. Già nella relazione informativa che ha aperto la serata sono emerse alcune incongruenze che rendevano davvero problematica la realizza- zione del progetto. Le evidenzio in schema. a) l’area individuata, tra Cividate e Piancogno, viene indicata nel PGT (Piano di Governo del Territorio) steso dal Comune di Cividate come zona a rischio geologico; b) detta area di complessivi 47 ettari sarebbe stata occupata per circa venti. Si tratta del- l’unica zona a vocazione agricola e naturalisti- ca rimasta dopo lo scempio causato dalla su- perstrada. Il luogo è molto fruito non solo dai contadini-produttori, ma anche da molti citta- dini come luogo di svago, passeggiate, ecc.; c) il progetto, abbastanza vago nei suoi obiet- tivi, presentava una “stranezza” assoluta. Era prevista infatti la realizzazione di tribune per spettatori. Risultava davvero difficile pensare Direzione, Redazione, Amministrazione: Darfo Boario Terme, vicolo Oglio - Direttore responsabile: Tullio Clementi - Autorizz. Tribunale di Brescia n.3/92 del 10.01.92 - Spedizione in abbonamento postale, art. 2 comma 20/d legge 662/96 - Filiale Bs - Ciclostilato in proprio, Darfo Boario Terme. 21º anno - n. 217 - agosto 2012 “... incisioni eseguite con una punta su una superficie dura, per lo più mettendo allo scoperto un sottostante strato di colore diverso...” segue a pagina 6 «C’è una buona notizia e una cattiva. La prima è che anche in un mondo dominato dai titanici centri di potere finanziario, costruire il bene comune e accrescere le possibilità di decidere veramente delle nostre vite è ancora possibile. La seconda è che non possiamo farlo mettendo semplicemente una croce su una scheda e poi tornare a guardare la Tv». Noam Chomsky, “Il bene comune” riprendiamoci i beni Comuni (interventi di Mauro Bonomelli, Alessandro Domenighini, Sandro Farisoglio, Alessandro Federici, Ezio Mondini), pagg. 4-5 PONTE DI SONICO: frana emblematica Sapete quanto è stato speso finora per il ponte sullo stretto di Messina? Mi- liardi di euro in progetti, società create appositamente, affitti per uffici, caro- taggi, esperti, ecc. per celebrare Silvio Berlusconi ed i suoi disegni sulla lava- gna di Vespa. Intanto una frana previ- sta e prevedibile spazza via il ponte di Rino di Sonico e strapazza la statale 42. Quanti soldi buttati via. Quanti alluvioni negli ultimi anni: Messina, Campania, Cin- que Terre e tutte le volte paghiamo i danni in persone e paesi travolti. L’Italia frana e i soldi arrivano, pochi e tardi, solo dopo il di- sastro. È anche vero che sulla Val Rabbia si stava studiando e lavorando, ma è partita la Valle di Bompiano e in fondo al torrente c’erano gradoni e non gabbie per fer- mare la risalita verso il versante oppo- sto, dove insistono statale e ferrovia. L’Italia è una frana e la Valle Camonica è l’emblema dell’Italia. (Guido Cenini) a cittadini, magari famiglie intere che accorro- no curiosi ad osservare calamità naturali; d) i costi di questa realizzazione si aggiravano sui 250 mila euro di cui 50 mila a carico del- l’Amministrazione Comunale; e) qualcuno aveva segnalato “strani” movimenti di personaggi intesi a contrattare i terreni agrico- li: l’ipotesi di rendere edificabile la zona poteva ventilare la possibilità di cospicui guadagni; f) si sapeva che il progetto era stato depositato dalla Provincia presso il Comune, già il 27 mar- zo, ma da allora nessuna informazione era stata comunicata agli abitati di Cividate. Si parlava di segrete trattative, addirittura di connivenza e di taciti assensi da parte degli amministratori. Questo il quadro generale. Già al primo im- riprendiamoci l’economia Tullio Clementi, pag. 6 a ruota libera: un successo Matilde Comensoli, Valerio Moncini e altri, pagg. 10-12 la risposta (stralcio) del sindaco di Pontedilegno Mario Bezzi, pag. 9 fuoco fatuo: indian summer Stefano Malosso, pag. 9

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NAUFRAGA IL PROGETTO DEL CAMPO DI VOLO

Cividate, volare oh oh...di Alessio Domenighini

segue a pagina 6

segue a pagina 6

LA REGIONE LOMBARDIA NON SI SMENTISCE

cacciatori: specie molto protettadi Bruno Bonafini

Non è certo la maggiore tra le malefatte dell’era formigoniana e leghista in Regione Lombardia. Lacronaca di questi giorni ci mostra che c’è di peggio. E di molto peggio. Ma anche la gestione dellacaccia, nel suo piccolo, la dice lunga.

sì, un altro mondoè possibile!di Tullio Clementi

Se un altro mondo è possibile? Volendo limi-tarci a giudicare dalla ferocia con cui gli appa-rati polizieschi di regime (e non solo quelli,purtroppo) si sono accaniti contro coloro cheintendevano annunciarlo – quasi come un nuo-vo “sermone della montagna” – nientemenoche ai potenti della Terra, undici anni fa a Ge-nova, verrebbe da scommettere sulla rispostaaffermativa. O c’è forse qualche altra recondi-ta ragione che ha potuto mandare in bestia legerarchie fino a fargli saltare i nervi?

Il tutto è esploso improvvisamente quando ungruppo di cittadini di Cividate Camuno ha con-vocato un’assemblea pubblica. Voleva esserel’occasione per dare vita ad un Comitato che siopponesse al piano provinciale di realizzare un“campo di volo” in collaborazione con la prote-zione civile. In sostanza un’aera di atterraggioper velivoli in caso di calamità naturale.Già nella relazione informativa che ha apertola serata sono emerse alcune incongruenze cherendevano davvero problematica la realizza-zione del progetto. Le evidenzio in schema.a) l’area individuata, tra Cividate e Piancogno,viene indicata nel PGT (Piano di Governo delTerritorio) steso dal Comune di Cividate comezona a rischio geologico;b) detta area di complessivi 47 ettari sarebbestata occupata per circa venti. Si tratta del-l’unica zona a vocazione agricola e naturalisti-ca rimasta dopo lo scempio causato dalla su-perstrada. Il luogo è molto fruito non solo daicontadini-produttori, ma anche da molti citta-dini come luogo di svago, passeggiate, ecc.;c) il progetto, abbastanza vago nei suoi obiet-tivi, presentava una “stranezza” assoluta. Eraprevista infatti la realizzazione di tribune perspettatori. Risultava davvero difficile pensare

Direzione, Redazione, Amministrazione: Darfo Boario Terme, vicolo Oglio - Direttore responsabile: Tullio Clementi - Autorizz. Tribunale di Brescia n.3/92del 10.01.92 - Spedizione in abbonamento postale, art. 2 comma 20/d legge 662/96 - Filiale Bs - Ciclostilato in proprio, Darfo Boario Terme.

21º anno - n. 217 - agosto 2012

“... incisioni eseguite con una punta su una superficie dura, per lopiù mettendo allo scoperto un sottostante strato di colore diverso...”

segue a pagina 6

«C’è una buona notizia e una cattiva. Laprima è che anche in un mondo dominatodai titanici centri di potere finanziario,costruire il bene comune e accrescere lepossibilità di decidere veramente dellenostre vite è ancora possibile.La seconda è che non possiamo farlomettendo semplicemente una croce su unascheda e poi tornare a guardare la Tv».

Noam Chomsky, “Il bene comune”

riprendiamoci i beni Comuni(interventi di Mauro Bonomelli,Alessandro Domenighini, SandroFarisoglio, Alessandro Federici,Ezio Mondini), pagg. 4-5

PONTE DI SONICO:frana emblematicaSapete quanto è stato speso finora peril ponte sullo stretto di Messina? Mi-liardi di euro in progetti, società createappositamente, affitti per uffici, caro-taggi, esperti, ecc. per celebrare SilvioBerlusconi ed i suoi disegni sulla lava-gna di Vespa. Intanto una frana previ-sta e prevedibile spazza via il ponte diRino di Sonico e strapazza la statale 42.Quanti soldi buttati via. Quanti alluvioninegli ultimi anni: Messina, Campania, Cin-que Terre e tutte le volte paghiamo i danniin persone e paesi travolti. L’Italia frana e isoldi arrivano, pochi e tardi, solo dopo il di-sastro. È anche vero che sulla Val Rabbia sistava studiando e lavorando, ma è partita laValle di Bompiano e in fondo al torrentec’erano gradoni e non gabbie per fer-mare la risalita verso il versante oppo-sto, dove insistono statale e ferrovia.L’Italia è una frana e la Valle Camonicaè l’emblema dell’Italia. (Guido Cenini)

a cittadini, magari famiglie intere che accorro-no curiosi ad osservare calamità naturali;d) i costi di questa realizzazione si aggiravanosui 250 mila euro di cui 50 mila a carico del-l’Amministrazione Comunale;e) qualcuno aveva segnalato “strani” movimentidi personaggi intesi a contrattare i terreni agrico-li: l’ipotesi di rendere edificabile la zona potevaventilare la possibilità di cospicui guadagni;f) si sapeva che il progetto era stato depositatodalla Provincia presso il Comune, già il 27 mar-zo, ma da allora nessuna informazione era statacomunicata agli abitati di Cividate. Si parlava disegrete trattative, addirittura di connivenza e ditaciti assensi da parte degli amministratori.Questo il quadro generale. Già al primo im-

riprendiamoci l’economiaTullio Clementi, pag. 6

a ruota libera: un successoMatilde Comensoli, Valerio Moncini

e altri, pagg. 10-12

la risposta (stralcio) del sindacodi Pontedilegno

Mario Bezzi, pag. 9

fuoco fatuo: indian summerStefano Malosso, pag. 9

2 agosto 2012 - graffiti

AVANTI GRAN PARTITO! (a cura di Michele Cotti Cottini)

festa a Cevo, pensando alle politiche Festa in Pineta. Tempo di Feste de l’Unità e Feste Democratiche in tutt’Italia. E a fine

agosto anche il Pd camuno avrà il suo weekend di festa: 25 e 26 agosto alla Pineta di Cevo.Dopo un paio d’anni di pausa e un tentativo un po’ sghembo di festa al ristorante, tornano imilitanti volontari ai fornelli, alle piastre e al bancone del bar, torna la pesca e il ballo liscio,insomma torna una vera Festa. Lo spazio dibattiti alle 17: sabato si discuterà di lavoro, crisi eEuropa con l’eurodeputato Antonio Panzeri, domenica il confronto sul futuro dell’Unione deiComuni della Valsaviore con i Sindaci coinvolti.

Elezioni in vista. Si vanno scaldando ambizioni e speranze in vista delle prossime elezionipolitiche. Il tracollo nazionale di Lega e Pdl fa pensare a molti che l’egemonia di Caparini abbiai giorni contati. Un parlamentare democratico camuno non è più quindi solo fantapolitica?Senz’altro ci spera il terzetto dei papabili principali: Pierluigi Mottinelli, Corrado Tomasi,Alberto Tosa. Tutti e tre favorevoli a elezioni primarie per l’individuazione del candidato. Manell’incertezza della legge elettorale è un azzardo fare previsioni e quasi impossibile mettere apunto strategie. Le stesse “primarie di zona”, caldeggiate sia dall’Assemblea camuna sia dallaDirezione Provinciale, sono subordinate al meccanismo elettorale e alle decisioni del partitonazionale. Di certo se resta il Porcellum la strada per i nostri è in salita. I parlamentari brescia-ni uscenti sono tre: Pierangelo Ferrari ha annunciato di non volersi più ricandidare; di diversoavviso probabilmente Paolo Corsini e Guido Galperti. Scalare una lista bloccata, che peraltrodovrebbe garantire anche le pari opportunità, per un outsider camuno sarebbe un’impresa as-sai ardua. Se venissero introdotte le preferenze, il gioco non sarebbe peraltro più semplice: apesare sarebbero sia i territori (necessario tessere alleanze con altre zone) sia le correnti, vec-chie e nuove. Le primarie di zona sarebbero invece facilitate dalla reintroduzione dei collegi: inquel caso la sfida acquisirebbe più carattere locale, e decisivo sarebbe misurare l’effettiva per-dita di consensi del centrodestra camuno. Quale che sia la legge elettorale, la prospettiva delparlamentare camuno deve fare i conti con numeri indigesti, che non possono essere cancellatidai pur brillanti risultati del centrosinistra camuno alle ultime elezioni comunali: il Pd in vallenel 2010 (elezioni regionali) ha raccolto meno della media provinciale (16,14% contro 20,54%)e la Valcamonica ha meno del 10% degli abitanti della Provincia di Brescia. Infine un’ulteriorevariabile è rappresentata dalle possibili elezioni regionali anticipate: in questo senso cambiaremira, da Montecitorio al Pirellone, non sarebbe poi tanto male.

Rottamatori nostrani. Nel frattempo Bezzi e Tomasi si sono fatti notare all’ultima con-vention di Renzi. Dal palco il Presidente della Comunità Montana ha esplicitato così la suavisione: «Abbiamo la fortuna di avere una persona come Renzi che raccoglie anche a destra,anche fra quelli che oggi non vanno a votare, per cui io spero che nasca dai nostri dirigenti ildesiderio di far correre Renzi però di questo non ne siamo sicuri. Perché basterebbe che ladirigenza nostra cambi le regole in corso. […] Ora il punto è questo: se succede questa cosa,cosa fa Renzi? Sta all’interno del partito oppure già oggi comincia a dire al Pd nazionale: “atten-zione che se voi non rispettate le regole io mi rivolgerò ai Sindaci e agli Amministratori di questoPaese e chiederò a loro e con loro di fare una lista per l’Italia?”. Secondo me se Renzi ha coraggioquesta sfida gliela deve dire a Bersani». Ci risiamo, un piede dentro il partito e uno fuori.

Una grande iniziativa per la Valle Camonica, eper la Valle Saviore in modo particolare, innome della sostenibilità ambientale, dal 12 al 15luglio scorsi. Un evento istituzionale, voluto, ecerto finanziato, dagli Enti comprensoriali, daiComuni coinvolti e dagli organismi di gestione,quali il Parco dell’Adamello, il Distretto, ilMusil, che a vario titolo stanno promovendoambiente, cultura e turismo in Valle Camonica.Un pacchetto dalle proporzioni gigantesche: 26enti patrocinatori, 25 gruppi ed associazionicoinvolti, 40 eventi in quattro giorni, dislocatinell’area nei comuni di Sellero, Cedegolo, BerzoDemo, Cevo e Saviore. Convegni, stands, de-gustazioni, visite guidate, sport, musica, mo-stre… Tempo meteorologico permettendo,perché il maltempo ha funestato pesantementeil programma, accogliendo i visitatori alla mo-stra fotografica, allestita da Slow Food nellachiesetta neogotica della Casa del Parco a Cevo,sotto la grandine e una pioggia torrenziale. Per-ché non dimenticassero che la natura pone agliumani i suoi limiti, in perfetta adesione al temadi tutto l’evento! Puntiamo verso una societàsostenibile, capace di tenere in equilibrio le esi-genze degli umani e della natura, attraverso lapratica di un’economia che non consuma e di-strugge, ma protegge, rinforza, cura. Parliamodi energie rinnovabili, agricoltura, alpeggi, tra-dizioni, identità locali, archeologia. Scegliamo laqualità, le ragioni della qualità di fronte a quelledella quantità, e ne facciamo la nostra bandiera.Non possiamo che condividere gli assunti teo-rici che hanno portato a questa manifestazio-ne. Era ora che le istituzioni lanciassero un se-gnale positivo e coordinato. La società deiconsumi ha mostrato tutti i suoi limiti ed haridotto anche la nostra Valle a periferia dellacittà, snaturando il paesaggio, producendo in-quinamento, danneggiando la qualità della no-stra vita. Invertendo la tendenza possiamoaugurarci di salvare il salvabile, soprattutto inquelle aree marginali, che sono state menoesposte alle mode e agli appetiti di uno svi-luppo forsennato e dilapidatore. Se lo augura-no con gli organizzatori tutti coloro che in va-rio modo in questi anni si sono adoperati perlimitare i danni, denunciando l’eccessivo edinutile consumo di suolo, difendendo le ragio-ni dell’agricoltura di fronte alle ragioni dellaspeculazione edilizia, organizzando dal basso

VALSAVIORE E DINTORNI

montagna sostenibile... dopo la fieradi Margherita Moles

la fruizione del proprio territorio, associando-si in gruppi di produttori e consumatori con-sapevoli, promovendo la nascita di un gruppodi giovani agricoltori disponibili a impegnarsinella coltivazione biologica. Ma anche allertan-do la Valle di fronte al pericolo dell’insediamen-to di un impianto di trattamento dell’amianto odi fronte allo sfruttamento per scopo idroelet-trico delle nostre ormai residue risorse idriche esollecitando le istituzioni politiche a prenderedecisioni di salvaguardia e protezione.Vogliamo quindi sperare che l’evento non siastato solo un episodio unico nel suo genere,una vetrina sgargiante che poi si smonta, l’oc-casione di “passerella” per politici locali, pro-

vinciali e regionali, pronti a discorsi rituali,che abbiamo avuto modo di ascoltare nel-l’evento di introduzione. Ci aspettiamo i pas-si successivi, quelli che impegnano nelle sceltepolitiche quotidiane, che danno una rotta deci-siva. Ed è per questo che ad esempio vorrem-mo chiedere all’assessore regionale Colucci,che si è detto convinto di una vocazione dellaValle Camonica per l’agricoltura e il turismo,capaci di fare sistema, quale sia la sua posi-zione rispetto al discusso (in ogni luogo!) im-pianto di trattamento di rifiuti d’amianto chequalcuno ha ipotizzato di collocare a Gianicoe se si spenderà perché la Regione prenda sulproblema decisioni conseguenti e adeguate.

«Ogni tanto qualcuno mi scrive per chiedere:non si potrebbero abolire i partiti e restarsenein pace con i professori? Non si può; come haspiegato molto bene Gustavo Zagrebelsky,perché i partiti sono gli strumenti primi dellademocrazia. Partiti veri ovviamente, nondei comitati d’affari pronti a tenersi il saccogli uni con gli altri». (Corrado Augias)

graffiti - agosto 2012 3

AMBIENTE & DINTORNI (a cura di Guido Cenini)

bandiere al ventoA Cedegolo giovedì 12 luglio sono state consegnate le bandiere di Legambiente nell’ambitodella Carovana delle Alpi e della Fiera della sostenibilità nella natura alpina. Quest’anno, per laprima volta si assegnavano bandiere ad una associazione di volontariato, ad un’azienda priva-ta ed ad una amministrazione pubblica. Sono stati premiati i soci del Cai di Palazzolo: dal2007 la sezione gestisce la “Baita Fontaneto” di proprietà del Comune di Prestine, sita nelParco dell’Adamello in zona Campolaro. Il CAI di Palazzolo Sull’Oglio in questi anni, av-valendosi anche della collaborazione dell’Associazione Botanica Bresciana (A.B.B.) hanno ini-ziato a realizzare nella zona prativa limitrofa alla Baita Fontaneto un giardino Botanico cheviene denominato “Giardino botanico alpino Pietra dell’Orsa”. Il lavoro di realizzazione e ge-stione del giardino, svolto con passione e grande conoscenza scientifica interamente da volon-tari, oggi si presenta al visitatore con una rete di sentieri che si snodano intorno alla Baita,garantendo la possibilità di godere di una situazione di forte valore culturale, gestita con atten-zione scientifica, gusto estetico e grande sensibilità ambientale e naturalistica.La seconda bandiera è andata a “La Cittadina”, un’azienda all’avanguardia che ha scelto dioperare ad un elevato livello di qualità, coniugando perfettamente professionalità e attenzioneai cicli produttivi e all’ambiente. Ne è testimonianza anche la nuova struttura produttiva, co-struita secondo le più moderne tecnologie e quasi autonoma per quanto concerne la produzio-ne di energia da fotovoltaico. La strada intrapresa dalla tipografia ha portato all’implementa-zione delle migliori tecnologie per la riduzione dell’impatto ambientale, a partire dall’utilizzodi inchiostri a base vegetale, di solventi certificati senza aromatici, di fornitori e terzisti che siimpegnano a rispettare i principi di corretta gestione delle risorse ambientali.All’Amministrazione del Comune di Edolo è stata assegnata la bandiera verde per lo svi-luppo di un efficace progetto di urbanizzazione che tiene in forte considerazione la sostenibili-tà e la conservazione ambientale. Edolo in questi anni ha ricoperto scuole, mercato e piscina(quest’ultima in progetto) di pannelli solari, si è dotata, tra le prime in valle, del teleriscalda-mento che copre tutti gli edifici pubblici e buona parte dei privati e utilizza da anni energiaproveniente da una centralina idroelettrica ambientalmente sostenibile, con la raccolta differen-ziata porta a porta ha recentemente più che raddoppiato il riciclo dei rifiuti urbani (ora oltre il50%, a breve parte anche la raccolta dell’umido, per il quale ha comunque già distribuito lecompostiere a basso prezzo), inoltre ha triplicato gli orari di apertura dell’oasi ecologica co-munale, ha approvato un PGT dove la salvaguardia del territorio è davvero una realtà e dovecompare l’istituzione del vasto Parco dell’Ogliolo e del Castello di Mù, ospita e sostieneeconomicamente il corso di laurea dell’Università della Montagna e il collegato Gestimont(Fac. Agraria di Milano) unici nel genere in Italia, mirati ad uno sviluppo culturale, scientificoe imprenditoriale compatibile con l’ambiente alpino.Per ultimo, ma non per importanza, anzi, la bandiera nera all’Amministrazione Provinciale diBrescia, per la continua autorizzazione alle richieste di captazioni a scopo idroelettrico, per nonaver realizzato il bilancio idrico da inserire nel PCTP, per aver infine negato la propria partecipa-zione al convegno sulle acque e le centraline svoltosi in Valle Camonica. Alla Provincia era statochiesto di predisporre il bilancio idrico per tutto il bacino idrografico della valle dell’Oglio dallesorgenti sino al Lago d’Iseo, effettuare un monitoraggio della situazione in essere; realizzare unarigida programmazione degli interventi in modo da avere una visione globale e non una rispostaoccasionale alle singole richieste; valutare attentamente la possibilità che siano le Amministra-zioni locali a realizzare le captazioni e relative centraline, soprattutto attraverso gli impianti sugliacquedotti, piuttosto che aziende private, predisponendo anche degli appositi fondi o mutui acui i Comuni possano attingere per la realizzazione degli impianti; dare parere vincolante alleAmministrazioni locali in merito alle captazioni.La Provincia non ha mai risposto a tutte le richieste delle associazioni di Valle Camonica.

LA CASA DEGLI ARTISTI DI BIENNO

Palazzetto Valiga. un nuovo tesorodi Alessio Domenighini

Il 2012 è stato un anno speciale per Bienno e,più in generale, per il patrimonio artistico del-la nostra Valle. A gennaio si sono conclusi i la-vori di restauro del palazzetto Valiga situatonel centro storico, zona Castello.Si tratta di un edificio del ‘500 a tre piani, lacui proprietà risale a ricchi e colti mercanti. Si

annuncia incastonato in mezzo ad edifici coevicon una facciata rinascimentale con portico alogge e già all’esterno si mostra come un ma-nufatto di pregio, raro esempio di edificio ci-vile. La stessa facciata era decorata a losanghe,forse addirittura ad affresco.In basso c’è un piccolo cortile e attraverso

una scala in parte d’epoca si accede ai pianisuperiori. Ognuno presenta un piccolo loggia-to a colonne in legno; di queste alcune sisono potute conservare.La meraviglia dell’intero complesso comunquesi concentra nel piano nobile costituito da ununico grande salone decorato ad affreschi.Purtroppo successivi adattamenti li hanno inparte deturpati attraverso una specie di scal-pellatura che permettesse di coprire le pareticon nuovi intonaci. La meritoria azione di re-stauro conservativo, ha comunque permessodi portare alla luce quello che resta, sufficien-te, per definire il complesso degli affreschicome un “unicum” in Valle.Tre i livelli delle pareti affrescate. In basso unaffresco “a marmo”; più sopra intere pareti nel-le quali sono leggibili due filoni laici di riferi-mento: figure e scritte che illustrano l’Infernodi Dante e ne riproducono dieci versi ed accan-to quarantanove versi più varie illustrazioniprese dai Trionfi del Petrarca. Una raffigurazio-ne addirittura ritrae il poeta che sta scrivendo.Il tutto fa riferimento a pregevoli illustrazionidi testi dell’epoca appena precedente.C’è poi una parte superiore con fregi inten-samente cromatici e medaglioni con scritte,alcune delle quali fanno riferimento alla filo-sofia mercantile dei ricchi proprietari. Com-plessivamente un ciclo pittorico interamentelaico, che denota il livello culturale alto deicommittenti che hanno affidato l’opera ad ar-tisti abili e aggiornati.Tutta l’operazione di restauro è stata realizzatadal Distretto Culturale di Valle Camonica (Co-munità Montana, BIM, Fondazione Cariplo).“Casa degli artisti” è la sua nuova denomina-zione, in quanto il complesso oltre ad esseremeta di possibili visite guidate gestite dall’Am-ministrazione comunale, prevede degli ambientiadibiti a mostre. Non solo. All’ultimo piano èstata approntato un piccolo appartamento ar-redato che potrà ospitare gli artisti che espon-gono, se provenienti da fuori Valle.Come si vede, quindi, un’operazione com-plessivamente di pregio che verrà completatacon una pubblicazione specifica in fase di re-alizzazione. Il palazzo ora è di proprietà del-la Comunità Montana, la gestione ordinariaaffidata al Comune e quella di eccellenza (es.le mostre) gestita dal Distretto culturale. In-somma, qualche volta anche questa Valle rie-sce a far tacere i campanilismi per operare,davvero, per il bene comune.

«... per me è la cosa più insopportabile di tut-te: è quando sento qualcuno dire che “rubanotutti”. Allora ogni volta gli chiedo “Scusi, leiruba? No? Ecco, neanche io: siamo già indue”. Ripartiamo da qui». (Camillo Davigo)

4 agosto 2012 - graffiti

CINQUE AMMINISTRATORI LOCALI A CONFRONTO A “SU LA FESTA”

ambiente, turismo, partecipazione: la politica in piazzadi a cura di Michele Cotti Cottini

Quattro Sindaci e un Assessore a confronto sul tema dei beni comuni e della buona amministrazione: questa la chiusura della quarta edizione di Su laFesta. L’aria è fredda, le pietanze più gettonate iniziano ad essere depennate dai menù, le panche non sono il massimo della comodità, ma il pubblico ènutrito. C’è curiosità di ascoltare le idee e le esperienze dei cinque ospiti. A stuzzicarli Mino Bonomelli, già segretario della Camera del Lavoro eattualmente in forze al Pubblico Impiego Cgil. Dalla gestione dell’acqua alla tutela del territorio, dall’Ospedale all’Ostello, dalla crisi delle fabbriche allesperanze di riscossa nel turismo: tantissimi i temi toccati in Piazza Falcone e Borsellino. Qui vi proponiamo una sintesi degli interventi.

MALEGNO (Alessandro Domenighini)«acqua gratis in montagna? non è uno scandalo»Ad Alessandro Domenighini il compito di affrontare il tema dell’acqua bene comune; non potevaessere altrimenti visto il ruolo di protagonista ricoperto dal Sindaco di Malegno nel movimentoreferendario camuno. Mino Bonomelli introduce la questione con una doppia provocazione: «Ioabito a Lovere. Cinquant’anni potevo fare il bagno nel Lago d’Iseo e potevo bere l’acqua. Potevoconsiderare quello “un bene”. Oggi in quel lago non si può fare il bagno, non si può bere... C’èancora dell’acqua, però non so se la posso chiamare acqua o in un altro modo… A Lovere il

consumo dell’acqua viene pagato dai cittadini, come è giustoche sia, perché i “beni pubblici” sono beni cari: affettivamen-te, ma anche per l’uso che ne facciamo. Io scopro che ci sonoancora Comuni della Valcamonica privi di contatore, dovel’acqua non viene pagata…»«Il 70% dei cittadini della Valcamonica è collegata a un depu-

ratore», ribatte Domenighini. E se ci sono ancora alcuni Comuni privi del servizio di depurazio-ne, le responsabilità non sono dei Comuni, ma delle aziende private che «si scannano per poterfare i lavori e si rincorrono una contro l’altra nelle gare per l’aggiudicazione degli appalti». Sitratta di un problema che il Comitato locale per l’acqua pubblica ha ben presente. La prioritàsecondo il Sindaco di Malegno è proprio estendere la depurazione a quel 30% di cittadini chenon è depurato: oggi la Valcamonica ha una propria società interamente pubblica. Il piano indu-striale prevede che in due anni, con investimenti finanziati dai cittadini, tutta la Valle Camonicasarà depurata. Le tariffe aumenteranno del 25% ma l’alternativa era il piano industriale dell’Ato,che avrebbe significato depurazione in otto anni, con un aumento del 100% delle tariffe. «Noi –cittadini, Comitato, amministrazioni – abbiamo sfidato anche le leggi – rivendica Domenighini –perché l’esito referendario dopo due mesi era stato ribaltato».Il Sindaco di Malegno riconosce che la questione dei contatori è un problema. Ma prova a ribal-tare il ragionamento: «Tu hai mai pensato a quanto spende uno di Lovere a mandare il figlio ascuola e quanto spende uno di Temù? A quanto spende uno che abita a Brescia per curarsi equanto spendo io che abito a Malegno? C’è o non c’è una differenza? Allora io dico: non possia-mo far finta che lo scandalo siano i Comuni di montagna che devono difendersi “ dall’abbondan-za di acqua”: se rispetto alla gestione di una risorsa così particolare come l’acqua, che è cosìpresente da generare anche delle preoccupazioni, ci fosse un piccolo, piccolo beneficio per lepopolazioni che rimangono a presidiare il territorio in Valcamonica, io non mi scandalizzo; que-sta è una piccola compensazione ai tanti disagi che queste persone qua devono sopportare»

BRENO (Sandro Farisoglio)«con l’Ostello attireremo le gite scolastiche»Nel passare la palla a Sandro Farisoglio, Mino Bonomelli sottolinea come a suo modo di vedere, con la perdita dell’ospedale e il conseguentevenire meno della centralità a livello di Valcamonica, Breno fatichi a trovare una sua nuova fisionomia riconosciuta.Farisoglio ricorda l’impostazione condivisa all’esordio della sua Amministrazione: «Era venuto il momento di smettere di pensare a quello che Breno

aveva perso, e pensare invece a quello che Breno poteva conquistare». Da qui l’attenzione alle bellezze delpaese, a partire dal Castello, su cui sono stati investiti 800.000 euro in tre anni. «Ma quello che più mancava aBreno era la ricettività. Le persone più anziane raccontavano che a Breno c’erano tantissimi alberghi, ristoranti,locande. Ad oggi è rimasto un unico albergo». Così è nato l’impegno per la realizzazione dell’Ostello, inaugura-to a inizio anno: «È stato una sfida perché poteva diventare l’ennesimo baraccone presente sul territorio, inve-ce credo sia stato un investimento positivo. Stasera mi dicono che c’è solo una camera libera su 30, questo vuoldire che sta funzionando veramente». L’Ostello dunque come strumento per trasformare Breno in una sorta di

centro turistico della media Valle, punto di partenza anche per le visite agli altri Comuni. «Il nostro progetto si rivolge in primis alle scuole di tutto ilNord d’Italia, con cinque percorsi didattici, creati in collaborazione con alcuni docenti. Terremo a ottobre o novembre un open day rivolto ai profes-sori». Farisoglio si impegna pubblicamente: «Se nella prossima primavera vedremo venire a Breno dei pullman e delle classi di scuola, magari anchedal di fuori della provincia di Brescia, in gita scolastica, vuol dire che avremo centrato l’obiettivo». «La scelta dell’Ostello nel centro storico delpaese – spiega il Sindaco di Breno – mira anche a portare benefici alle attività locali. Chi alloggia all’Ostello paga di meno, ma deve rivolgersi alterritorio per gli alimentari, il tabaccaio, l’edicola…». Dal Sindaco di Breno, infine, un accenno finale al tema dell’Unione dei Comuni: «è l’organi-smo che ci può far ripartire, ci può far pensare in maniera un po’ più aperta e quindi avere una maggiore forza»

“... completeremo ladepurazione in 2 anni;

l’Ato prevedeva 8 anni eaumenti ancora più alti”

“... stasera mi dicono chec’è solo una camera

libera su 30: l’Ostello stafunzionando veramente”

È sempre aperta la campagna di abbona-menti 2012. Quest’anno c’è un modo inpiù per rinnovare l’abbonamento a Graf-fiti: rivolgersi al referente del proprioComune o della propria zona. Qui ripor-tiamo un primo elenco dei lettori e redat-tori che hanno dato la loro disponibilità afare da antenna e punto di riferimento delgiornale (si accettano nuovi volontari a :[email protected]).

Alta Valle: Monica ChiappiniArtogne: Marino Cotti CottiniBerzo Inferiore: Gabriele ScalvinoniBienno: Maurizio Gino MorandiniBreno: Guido CeniniCeto: Agostino MastagliaCapo di Ponte: Francesco FerratiDarfo Boario Terme: Tullio ClementiEdolo: Rosy MasnoviGianico: Alessio DomenighiniLozio e Malegno: Fabio BaffelliMalonno: Felice BonaOno S.Pietro: Valerio MonciniOssimo: Wilma FrancesettiPisogne: Ernesto FenaroliPiancamuno: Roberto Bariselli MaffignoliValsaviore: Valerio Gozzi

GRAFFITIvia Silone, 8 (c/o Tullio Clementi)25040 DARFO BOARIO [email protected]://www.graffitivalcamonica.it

graffiti - agosto 2012 5

ESINE (Alessandro Federici)«uno shock la chiusura della Franzoni»«Non so quanto Esine viva l’ospedale come patrimonio suo, a volte hol’impressione che sia qualcosa di estraneo, un crocevia. – riflette MinoBonomelli – A Esine c’erano industrie tessili che oggi non ci sono più;ora ci sono nuove attività economiche e insediamenti di nuovi servizi.L’Amministrazione comunale avverte la crisi, nel rapporto con i pro-pri cittadini, in cassa integrazione piuttosto che in mobilità?».A rispondere, in sostituzione del Sindaco Fenini impossibilitato a par-tecipare, l’Assessore all’ambiente Alessandro Federici: «Esine, cometutta la Valcamonica (ma potremmo dire tutta l’Europa) sta subendoun periodo di crisi. L’impatto e lo shock che ha vissuto il nostro paesecon la chiusura della Franzoni è stato forte». Federici non nascondel’amarezza per l’epilogo di quella vicenda: «Quando iniziammo la trat-

tativa l’idea era di salvaguardareun po’ di occupazione; alla finela Franzoni ha chiuso, la pro-prietà ci ha salutato ed è andataaltrove a produrre». La ricadutasulle famiglie dei lavoratori èstata pesante: «Erano famiglie

che avevano fatto dei progetti, magari avevano dei debiti, che pensava-no di poter onorare con un lavoro dignitoso e sicuro». «In queste situa-zioni anche l’Amministrazione si trova molto in difficoltà: non dicoche ci sia la processione in Comune, però molto spesso le persone,quando non sanno a che santo votarsi, giustamente si rivolgono agliamministratori, chiedendo un aiuto, la possibilità di un posto di lavoroo banalmente delle rateizzazioni delle tasse comunali...». Ma il Comu-ne ha le mani legate: «nell’arco di tre o quattro anni il nostro Comuneha avuto all’incirca 200.000 euro in meno di trasferimenti statali… Sedalla mattina alla sera lo Stato dice: “ti dovevo 50, ti darò solo 10 per-ché ho sbagliato a fare i conti”, capite bene che, non potendo tagliare iservizi essenziali, a soffrire sono le voci del bilancio che riguardano ilsociale e gli aiuti alle imprese, agli artigiani o all’agricoltura».Quanto all’ospedale, Federici concorda con Bonomelli: «Probabil-mente è un’entità non totalmente integrata all’interno del territoriodel paese perché è una struttura molto grande: se penso al tema chemi riguarda più direttamente, cioè la questione rifiuti, io devo con-siderare che l’ospedale produce un quinto dei rifiuti del Comune diEsine: un’enormità. E poi l’ospedale ha un sacco di livelli di co-mando; non si capisce mai chi deve fare le cose… anche perun’Amministrazione è difficile rapportarsi»

“... in tre-quattro anni ilnostro Comune ha subitoun taglio dei trasferimentistatali di 200mila euro”

DARFO BOARIO TERME (Ezio Mondini)«la città è brutta, basta nuove costruzioni»In una festa che vede l’Osservatorio Territoriale Darfense tra i suoi promotori non può che riguardare la programmazione e la tutela del territorio ladomanda rivolta al Sindaco di Darfo Ezio Mondini. Mino Bonomelli introduce il tema partendo dalla Beverly Hills nostrana: «Una volta i ricchifacevano le ville e poi le nascondevano con le piante. Oggi invece sono lì a esibire... un pezzo di montagna che grida vendetta all’estetica, e credoanche al buon gusto. E dall’altra parte Boario è molto peggiorata rispetto a quella che avevo conosciuto da giovane. Siam passati dai condomini inverticale ai condomini in orizzontale, dimenticando ciò che provocano questi condomini orizzontali, anche sulla coesione sociale, sul senso di comu-nità. E poi le aree industriali… per vedere qualcosa di bello devo risalire a quello che si costruiva cento o duecento anni fa!». Come invertire latendenza? Per Bonomelli i sindaci non hanno molte possibilità, ma hanno la facoltà di dire “sì” o “no” precisi,indicare come si deve costruire e come si può costruire.Mondini ritorna sulle parole vincenti della sua campagna elettorale: discontinuità e cambiamento. Non è tenerocon il suo Comune: una città «brutta»,«l’esempio forse peggiore di come sia stato rovinato il territorio inValcamonica», con un traffico non regolamentato, senza «un po’ di decoro» e senza verde pubblico («una cittàturistica in cui manca il verde non è una città turistica»). «Si è costruito nel peggiore dei modi – rincara la doseMondini – senza pensare ai servizi primari, alle strade, alle fognature, e spopolando i centri storici e le frazioni».Mondini ribadisce l’impegno a invertire la rotta: «Nel nostro programma c’è l’opzione sul consumo di territorio “possibilmente zero”. Nuovecostruzioni potranno avvenire se effettivamente ci sarà la necessità di farlo. E credo che per un po’ di tempo questa necessità a Darfo BoarioTerme non ci sia». A fronte di più di 600 appartamenti sfitti nel Comune di Darfo – sottolinea Mondini – è impossibile che costruire serva agenerare benefici alla popolazione. Ma per raggiungere l’obiettivo di paesi «più a misura d’uomo», risolvendo anche il problema delle areeindustriali dismesse, è necessario affrontare il tema della programmazione superando i confini comunali. «L’altra sera sono andato a fare unapasseggiata sopra Capodilago; guardando giù, da Pisogne a Cogno, ormai, è tutta una costruzione unica, non c’è più un pezzo di terreno libero».Serve fare rete, dunque, a livello di Valle, e non solo. Sul tema dei servizi sociali, ad esempio, Mondini non raccoglie del tutto l’invito del collegadi Malegno a pensare a un modello camuno alternativo a quello formigoniano: concorda con Alessandro Domenighini sulla critica alla voucheriz-zazione, ma mette in guardia dal rischio di pensare una «Repubblica autonoma di Valcamonica»

“... nel nostro Comune cisono più di 600 appar-tamenti sfitti: non c’èbisogno di costruire”

COSTA VOLPINO (Mauro Bonomelli)«i giovani in politica ci sono»Con Mauro Bonomelli, il più giovane degli amministratori presenti,viene naturale affrontare il tema del ricambio generazionale e dell’inno-vazione in politica. Mino Bonomelli nel dargli la parola esprime preoc-cupazione sulla “tenuta civica” del nostro Paese: «prima la crisi deipartiti, poi il cambiamento di identità delle liste civiche (più legate al-l’antipolitica che ai problemi del territorio), poi ancora la crisi hannofatto sì che la partecipazione nei Comuni sia più una partecipazione informa rancorosa che una partecipazione a condividere dei progetti».Decisamente più ottimista il Sindaco di Costa Volpino, che purenon sottovaluta gli effetti della crisi: «Sicuramente il momento chestiamo attraversando è particolarmente difficile, ma per tutti, per iSindaci giovani e per i Sindaci meno giovani. Ogni mattina comun-que la serranda del Comune dobbiamo tenerla alzata, perché il Co-mune eroga servizi, perché la gente ha bisogno del Comune e per-ché il Comune ha bisogno della gente. Queste parole sembrano frasifatte, ma da un anno le vivo quotidianamente sulla mia pelle, quan-do viene gente a cercare lavoro, quando viene gente a chiedere sepuò dilazionare 50 euro di multa in dieci mesi...». Racconta unospaccato della sua esperienza personale: «Tutte le mattine vado albar a bere il caffè, e magari ciimpiego un’ora, perché spessoincontro qualcuno che mi fer-ma e mi sottopone i suoi pro-blemi. Una mattina un signoremi dice: “sono contento di pa-gare l’Imu, perché se servequesto per uscire dal pantano in cui siamo messi”... Io penso che sebisogna fare sacrifici, la gente è disposta a farli, purché la strada siatracciata, e purché i sacrifici li facciano tutti».Mauro Bonomelli non ci sta alle litanie sui giovani lontani dalla poli-tica: «Il vanto della mia Amministrazione è avere una giunta che hauna media di 35 anni: amministriamo un Comune di quasi diecimilaabitanti, e dopo un anno il Comune fortunatamente è ancora lì… par-ticolari cataclismi non ne abbiamo combinati! Sono stato una setti-mana ad un corso per giovani amministratori cui hanno partecipatoduecento giovani amministratori di tutta Italia. L’Anci ha un “dipar-timento giovani” che conta una marea di amministratori locali. Non èaffatto vero che i giovani sono fuori dalla politica; fanno più fatica adentrare nella politica: per forza, perché a volte si scontrano con inte-ressi più grandi di loro, con personalità più forti di loro».

“... la gente è disposta afare sacrifici, purché lastrada sia tracciata e

purché li facciano tutti”

6 agosto 2012 - graffiti

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CONVERSAZIONE CON L’«ECONOMISTA DI STRADA» FRANCO BECHIS

ripendiamoci l’economiaa cura di Tullio Clementi

CGIL IN FESTA A ROGNO (14-15 SETTEMBRE)

“… fondata sul Lavoro”Si terrà all’area Feste di Rogno la prima edizione della Festa della Cgil Valle Camonica-Sebino.Due giornate di musica, teatro, dibattiti, giochi, buon cibo e ottima compagnia dedicate a tuttigli iscritti del nostro comprensorio, aperta ai numerosi delegati, volontari, tesserati e anchesolo curiosi che vorranno conoscere la nostra realtà.La festa avrà inizio il pomeriggio di venerdì 14 settembre con l’attivo dei delegati Cgil e siaprirà al pubblico alle 18.00 con l’aperitivo in musica a cura del “Gruppo Giovani” e con ilconcerto di Laura Domeneghini. Dopo la cena (lo stand gastronomico sarà attivo dalle 19.30)lo spettacolo “Vola, Rivolta e torna a rivoltar” permetterà ai presenti di fare un viaggio nelmondo del lavoro attraverso le canzoni che hanno segnato il novecento. Dagli scariolati allemondine, dai minatori agli operai, godendo della splendida voce di Alessandro Adami, dei rac-conti di Flora Zanetti e delle immagini dei pittori italiani dello stesso periodo.Un pranzo sociale su prenotazione (064.543201) segnerà la ripresa della festa sabato 15 edurante il pomeriggio giovani, meno giovani e pensionati potranno divertisti scegliendo tra iltorneo “dai un calcio al razzismo” e i giochi di Liberetà.Alle 17.30 la tavola Rotonda “Le risposte della politica, la Cgil interroga i partiti del centrosinistra” con Maurizio Martina, Partito Democratico, Tino Magni, Sinistra Ecologia e Libertà,Gianpietro de Toni, Italia dei Valori e Matteo Gaddi, Federazione della Sinistra.Dopo la cena, lo stand gastronomico sarà attivo dalle 19.00. Il concerto degli Staggerman chiu-derà le due giornate. Immagini, colori, mostre, fotografie, rapporti umani caratterizzeranno iltempo della festa, con la possibilità di conoscere la realtà di un sindacato che ha segnato lastoria degli ultimi quarant’anni del comprensorio Valle Camonica-Sebino.Per prenotazioni (giochi, e/o pranzo sociale) e per il programma dettagliato telefonare alla Cameradel Lavoro di Darfo Boario Terme (0364.543201): www.cgilvalcamonica.it. (Federica Nember)

A voler condensare in mezza pagina due ore diintenso dibattito su un tema complesso comel’economia si rischierebbe di far torto – oltreche ai lettori – all’interlocutore principale,Franco Bechis, che si è sicuramente confermatasul campo la fama di “economista di strada”.E faremmo torto, oltretutto, anche a PieroConfalonieri che, con il supporto di qualchevoce dal pubblico, lo ha incalzato sui piùscottanti problemi che ci stanno assillando inquesti tempi grami: dalle origini dell’attualecrisi economica agli effetti devastanti dellaspeculazione finanziaria; dalle inadempienzedegli Stati sovrani ai tentativi più o meno mal-destri di uscire dalla crisi senza pagare il pe-daggio (Argentina e Grecia, per esempio).Ed il professor Franco Bechis risponde colposu colpo, ricorrendo frequentemente anche adalcune efficaci metafore “di strada” (o “diosteria”), come quando, per esempio, spiegale ragioni del debito pubblico: «... se qualcunova al bar e, ogni volta, paga un euro invece diun euro e cinquanta dicendo “segna”, questoqualcuno, che magari è una brava persona, chemagari è uno che a scadenza paga, negli anniaccumula un bigliettino nel retro del bar, dovec’è il suo nome e i conti da saldare». Per direche i debitori sono più esposti alle crisi, per-ché sono oggetto di fiducia o di sfiducia suimercati internazionali.Fuor di metafora, quindi, la storia sull’originedella crisi, che «parte dai quartieri americanidove vivono persone a bassissimo reddito, per-

sone che non hanno la casa, hanno lavori preca-ri, spesso sono disoccupati» ai quali, ad un cer-to punto, «si presentano dei giovanotti vestitiun po’ come i nostri mediatori di Tecnocasa,giacca e cravatta» per offrire loro la possibilitàdi una casa in proprietà, a fronte di «un finan-ziamento veramente buono, a tassi bassi», esuccede, quindi, che «milioni di americani han-no sottoscritto mutui, negli anni dal 1995 al2006, per avere la casa in proprietà. Hanno fir-mato fondi, spesso senza capirli, che li impe-gnavano a versare rate, ogni mese, di duecento,trecento, quattrocento dollari... E questi pro-motori, questi giovanotti che vendevano i mu-tui e che erano pagati in base a quanti riusciva-no a farne firmare, ne hanno raccolti milioni!».Ma si tratta di operazioni che si prestano adelle scommesse, tanto che il gioco per le isti-tuzioni finanziarie diventa piuttosto semplice:«Questi mutui sono stati impacchettati e ce-duti ad altre istituzioni. Come se io dicessi aPiero: guarda, io ho fatto un mutuo per il qua-le ogni mese mi pagano 200 euro, ti vendoquesta posizione, ti interessa? Mi paghi e iome ne libero... Piero però, dopo un po’ si ac-corge che forse può fare anche lui un affare,può vendere questo mutuo a un altro ancora,magari a un amico lontano... Insomma, questimutui son passati di mano tre, quattro, cinquevolte, in un processo che si chiama “secondiz-zazione”, ma che in realtà vuol dire “cessionedel credito”, e man mano che si allontanavanodalla realtà della casa, andavano a finire nella

pancia di istituzioni finanziarie che non cono-scevano neanche più l’origine di quei soldi».Quello che accade negli anni successivi è mol-to semplice, nel senso che «se un disoccupatonero, di Detroit, smette di pagare la rata men-sile, vuol dire che quella rata mensile non vapiù a remunerare l’ultimo che ha comprato ilsuo mutuo, cioè il pensionato australiano, op-pure l’insegnante svedese, oppure l’operaio inpensione della Valcamonica. Quindi, il legamefra i mutui di bassa qualità americani e noi, stanel fatto che questi strumenti finanziari sonofiniti, poco per volta, nelle mani di istituzioniin tutto il mondo». E quindi, continua Bechis,«dal punto di vista strettamente finanziariopossiamo dire che le mele marce facilmente in-taccano le mele buone. E quando questo suc-cede, chi ha le mele nel paniere patisce, anchese le sue mele sono buone. E chi ha le mele nelpaniere? Beh, le mele nel paniere le hanno tut-ti quelli che hanno fatto tanta finanza e tantodebito, buono o cattivo che sia».Ecco, meno di così non si poteva dire, ma lospazio a nostra disposizione è finito, mentre la“lezione” del professor Bechis è solo all’inizio.Per questo, viene messa integralmente a dispo-sizione sulla versione online di Graffiti.

i rimandi dalla prima pagina sono“slittati” a pagina 8

graffiti - agosto 2012 7

la rava e la fava

BRENOGiustizia & farmacieStavolta viene da Breno il caso esemplare.L’ennesimo, se ce ne fosse ancora bisogno, perdimostrare quanto una giustizia lenta sia nonsolo “ingiusta”, ma possa essere strumento fa-cile per favorire interessi forti. Anche quando siconclude con una sentenza ineccepibile.Il caso. È il 1994 quando il concerto tra Regio-ne, Asl e l’Amministrazione comunale decidel’istituzione della terza farmacia nel Comune,ad Astrio, frazione disagiata. La normativa èchiara e la frazione presenta dati numerici dipopolazione e di distanza dal capoluogo chestanno oggettivamente dentro la normativa.L’opposizione legale di uno dei farmacisti delcapoluogo (altra concorrenza no!) ferma la con-cessione. Ed Astrio si deve accontentare, nelfrattempo, di un “dispensario farmaceutico”.L’insostenibilità dell’impugnazione della deli-bera è confermata dal primo giudizio, che dà ra-gione agli Enti pubblici. È ribadita ulteriormen-te in ultima istanza dal Consiglio di Stato dopol’appello. Tutto bene quindi, giustizia è fatta,netta e ripetuta. Per il Comune di Breno, perAstrio che aspetta, per il gestore della nuova

ZUCCHERO, PEPE E SALE(a cura del cuoco)

ZUCCHEROA Tita Raffetti che organizza la traversatadell’Italia in bici ed handbike per rendereomaggio a Falcone e Borsellino a venti annidella loro tragica scomparsa.

PEPEA Valerio e Carla: ci sono dappertutto. Pri-ma la Francigena, poi la Breno-Palermo, poiSantiago, prima l’Australia e prima ancora ilPerù. Cercate volontari? Eccoli.

SALEAi sindaci dell’alta valle: apri il giornale ec’è una nuova iniziativa, un’inaugurazione,un sogno, un’utopia e quant’altro. Ma loroci sono sempre.

farmacia. Ma il particolare significativo che in-ficia il tutto e rende grottesca la vicenda è la du-rata della causa: 18 anni (sì, diciotto!). “Pesare”quanto accaduto dà l’idea della insostenibilegravità di un sistema legislativo e giudiziarioche consente e quasi obbliga ad un tale lungopercorso, ma anche di una cultura “civile” chene soffre e ne approfitta nello stesso tempo, aseconda delle circostanze. Per diciotto anni,per un interesse particolare pur legittimo, si èpotuta bloccare la scelta “sovrana”(?) diun’Amministrazione; si è “rimpicciolito” peraltrettanti anni un servizio ad una frazione po-polosa; si è impedita l’apertura di una attivitàconcorrente a chi ne aveva ottenuta licenza.Questo di fronte ad una norma di estrema chia-rezza, a motivazioni di ricorso palesemente de-bolissime. I seimila euro di sanzione inflitticomplessivamente al ricorrente, a risarcimentodi spese legali, agli Enti e al danneggiato, sonola ciliegina sulla torta della sconfortante vicen-da. Vicenda dell’ordinaria complessità di unacausa straordinariamente semplice. (b.b.)

BRENO: SERVIZI A TERMINE?/1il Tribunale...È veritiero e preoccupato il manifesto dell’As-sociazione avvocati camuni volto a scongiurarela chiusura della sezione di Breno del Tribunaledi Brescia. Perchè non c’è esagerazione o pia-gnisteo ipocrita nel delineare le conseguenzegravi per l’utenza valligiana, la più lontana dallacittà e la più penalizzata quindi, di una sop-pressione della sede camuna.Viaggi costosi in città e tempi estremamentelunghi di attesa per il disbrigo di pratiche ancheminime, disagi e spese, che, dagli addetti ailavori, procuratori legali e avvocati, si ri-percuoteranno inevitabilmente su quanti,per scelta o per ventura, devono frequen-tare le sedi della giustizia. Il tutto a frontedi risparmi di gestione non grandi, vistoche tutti i costi della sede brenese, con lasola eccezione del personale, sono soste-nuti dal Comune e dagli Enti comprenso-riali. Risparmi per l’amministrazione dellagiustizia di gran lunga minori dei maggioricosti prospettabili all’utenza valligiana.Ma nell’urgenza dei tempi, quel che contaè il risparmio ancorchè piccolo in un capi-tolo di bilancio pubblico, non importa seun costo più grande sarà distribuito suicittadini che usano il servizio. O se il servi-zio risulterà per molti non conveniente:pensiamo alle controversie di competenzadel giudice di pace. (b.b.)

BRENO: SERVIZI A TERMINE?/2... e l’InailAnalogo discorso vale per l’Inail, anch’esso mi-nacciato quale sede di servizio decentrata inBreno. Anche qui, impoverendo di servizi e ag-gravando di maggiori costi le zone ed le personemeno fortunate. Alzare la voce perchè vincano

buon senso e solidarietà è doveroso per tutti.Con un’amara riflessione: sono i nodi che ven-gono al pettine di una realtà, quella italiana, incui, praticando la furbizia più che l’intelligenza,da parte di tutti o quasi (qualcuno molto più dialtri), si è lasciato maturare lo sfacelo dei contipubblici, lasciando così all’emergenza di dettaretempi e modi del rigore. Con le irrazionalità chene conseguono e per le quali, a pagar più di tut-ti, sono le realtà più deboli. (b.b.)

FESTIVAL, 10º ANNOè lo sciamano è...Se gli enti pubblici stringono la cinghia, a farnele spese rischiano di essere soprattutto le ini-ziative culturali. Ne sa qualcosa il Centro Cul-turale Teatro Camuno che ogni anno deve bat-tagliare per dare vita a una nuova edizione delFestival “Dallo sciamano allo showman”. Sequest’anno il cartellone deve molto al sostegnodella Fondazione della Comunità Bresciana.Inaugurato a inizio agosto da David Riondino aEdolo, il Festival farà tappa il 23 agosto a Pi-sogne, con un reading dall’ultima opera di NiniGiacomelli “La scuola suonata: maestranze egenitorazzi”, e il 30 agosto a Bienno, ospite Pa-olo Jannacci (presenterà una biografia del pa-dre). Si proseguirà a settembre con – tra gli altri– Dario Vergassola (il 6 a Edolo), LeonardoManera (il 9 a Sale Marasino), Ornella Vanoni(il 29 al Centro Congressi di Boario).Tra gli eventi speciali il workshop “Pitoon, Ipitoti in cartoon - Raccontare con le figure”,promosso dal Distretto culturale: quindicigiovani disegnatori saranno ospitati a iniziosettembre alla “Cittàdella Cultura” a Capo diPonte, a lezione da Sergio Staino e altri illu-stri fumettisti. Il 6 ottobre Nini Giacomelli,coautrice della celeberrima “Amico è”, ci re-galerà un amarcord dedicato al trentennaledella canzone portata al successo da DarioBaldan Bembo: appuntamento a Esine peruna “serata musicale dedicata all’amicizia”.Da cantare in coro io con te! (mcc)

CAPODIPONTEarcheo... ché?Ma che c’entrano Paolini e la Gianoli con Ar-cheoweek? Bravi attori, molto pubblico, tantapassione ma di archeo proprio nulla. Un pro-getto stravolto e, così com’è, senza futuro.Forse è il caso di tornare all’idea originale,seppur ridimensionata per motivi economici,prima di perdere del tutto l’orientamento.

PONTEDILEGNOpassi nella neveGrande autore (Emilio Lussu) al Bozzi conGioele Dix e poco pubblico. Inevitabile. Iltempo meteorologico gioca la sua partita ascacchi. E vince seminando incertezza.

«... parliamo pure dei clan, ma la vera forzadelle mafie sta fuori delle mafie. Sta nelle ca-dute etiche e sociali, sta nella rete dei silenzie delle complicità». (don Luigi Ciotti)

8 agosto 2012 - graffiti

dalla prima pagina

un altro mondo è possibiledalla prima pagina

Cividate, niente campo volodalla prima pagina

cacciatori...Dovendo far di conto con i parametri che han-no permeato la società in questi ultimi decenni,invece, parrebbe proprio che non ci sia di chéstare allegri, né sul piano sociale né su quelloeconomico né, tantomeno, su quello politico.L’ottimismo della volontà contro il pessimi-smo della ragione, verrebbe quasi da direpensando a Gramsci.Sulla prima ipotesi abbiamo già detto, nel benee nel male, mentre sulla seconda non c’è che daattingere all’ordinarietà quotidiana, così, allarinfusa e senza alcun criterio particolare: i ripe-tuti appelli a difendere la “coesione sociale”,per esempio (come se fosse rimasta ancoraqualche traccia dell’antica e mai sufficientemen-te rimpianta utopia olivettiana: lo stipendio delpiù alto dirigente non sia mai più di dieci voltequello dell’ultimo operaio); gli intramontabiligerarchi di partito che, dopo aver cavalcatomezza dozzina di varianti del principio gatto-pardesco (“cambiare tutto affinché tutto riman-ga come prima”) ci si ripropongono ancora unavolta come possibili artefici di “nuovi conteni-tori politici”... Oppure sul versante ambientale,dove il principio filosofico secondo il quale“l’uomo è ciò che mangia”, riesce a conviverecon lo spargimento a manbassa di antiparassi-tari. O, ancora, sul senso civico: sfido chiunquea fermare l’auto la seconda volta per dare laprecedenza ad un altro pedone sulle strisce pe-donali senza prima aver controllato che non cisegua ancora l’automobilista costretto a fermar-si già una prima volta... Per non dire dei genito-ri (o dei nonni) che accompagnano premurosa-mente il bambino, mano nella mano, nel fargliattraversare la strada a quattro metri dalle stri-sce pedonali, come precoce approccio all’edu-cazione civica ed al rispetto delle regole...E si potrebbe continuare, parlando magari delladevastazione culturale operata dalla televisionein questi ultimi due (o forse più) decenni, con irisultati che sono ormai sotto gli occhi di tutti...Tuttavia, pur fra tanti parametri negativi, nonmancano buone ragioni a sostegno della spe-ranza e dell’ottimismo (almeno quello dellavolontà), come abbiamo visto ed apprezzatonei tre giorni di “Su la Festa”, a Esine o, peraltro verso, come viene raccontato dai prota-gonisti di alcune significative esperienze...contro corrente anche in Valcamonica, comin-ciando dalla “folle avventura” di cui parlano gliamici di Libera Valcamonica (pagg. 10 e 12)E allora, se tanto ci da tanto, possiamo davve-ro continuare a dire con sempre maggiore otti-mismo che sì, “un altro mondo è possibile”.

patto la cosa che è balzata subito agli occhi èstato l’elemento di fondo e cioè il fatto che,comunque, eravamo in presenza di una ipotesidi ulteriore consumo di territorio. A che cosaservono l’agricoltura, i piccoli produttori, lapossibilità di usufruire di una zona verde perbambini, anziani, cittadini normali di fronte adun possibile e cospicuo giro di danari e unguadagno per pochi? Insomma la solita logica.Il timore era che la politica, come spesso ac-cade, rimanesse impigliata in questi raggiri efosse addirittura favorevole nei confronti diquesta ennesima speculazione. Del resto ilfatto che tutto il Consiglio Provinciale aves-se già approvato il progetto e all’unanimità(destra e sinistra accomunate senza distin-zione) sembrava prefigurare sviluppi favore-voli al campo di volo. Il tutto poi veniva ulte-riormente rincarato dal consigliere Provincialedel Pd Pierluigi Mottinelli per il quale “il co-mune di Piancogno si era detto possibilista eCividate Camuno era addirittura entusiasta al-l’idea” (da Bresciaoggi del 3 luglio u.s.)Il tutto sembrava fugato però, già durante l’as-semblea, quando il Sindaco aveva annunciato laContrarietà della sua Amministrazione alla rea-lizzazione del progetto annunciando la convo-cazione di un Consiglio Comunale che avrebbeufficializzato questa posizione. Nell’assembleala minoranza di centro-sinistra, misteriosamen-te, non ha preso la parola. Così il tre luglio irappresentanti consiliari dei cittadini di Civida-te, all’unanimità, hanno bocciato il progetto.Dopo pochi giorni anche il Consiglio Provincia-le si è adeguato a questa decisione.Molto rumore per nulla, allora? Non pare pro-prio. Certo il progetto è svanito. Nessuno paredolersene. Eppure, qualcosa rimane. Si tratta diuna cultura diffusa per la quale, a fronte del ter-ritorio camuno da anni devastato da speculazio-ni e da interventi spesso incomprensibili, quelloche emerge è, ancora una volta, il dominio dellespeculazioni e degli interessi economici.Rotonde alla massima diffusione, aree artigiana-li spesso incongrue e non di rado semideserte,una mole notevole di appartamenti edificati enon affittati, centri storici abbandonati, sonouna caratteristica diffusa di questo territorio.Qualche volta lo scempio si riesce a impedire,come nel caso di Cividate. Ciò soprattuttograzie ad un risveglio di coscienza di gruppidi cittadini che non ci stanno.Insomma volare è bello, ma forse e meglio cherimanga un sogno piuttosto che l’ennesima di-struzione. Aveva ragione Modugno.

A riassunto delle puntate precedenti, va ri-cordato che da almeno un decennio la Regio-ne Lombardia approva, in primavera/estatedi ogni anno, una leggina sulla “caccia in de-roga”, per consentire ai cacciatori, vera spe-cie protetta in Regione, di sparare a volatilinon consentiti dalla normativa europea, nor-ma che anche il nostro Parlamento ha rece-pito. Atto illegittimo, naturalmente, quellodella Regione. Che infatti veniva regolar-mente “bocciato” (ma a stagione venatoriaormai conclusa) dalla Commissione euro-pea. E sanzionato con una multa (vicina almilione di Euro ogni volta) a carico della Re-gione (pagava l’Ente regione, non i singoliconsiglieri perchè la deroga veniva semprevotata, guarda un po’, a scrutinio segreto,rendendo impossibile individuare i colpevolicui presentare il conto).Quest’anno un richiamo energico della Cortecostituzionale ha reso impraticabile la vec-chia squallida manovra. Ma non ha fermatol’andazzo. In ossequio alla più deteriore ita-lianità, quella del “fatta la legge, trovato l’in-ganno”, l’escamotage è stato ideato. La Re-gione Lombardia ha anticipato di fatto l’ini-zio della caccia al 1° agosto, concedendo alleprovince di anticipare a tale data, il primogiorno di agosto, l’uscita dei cacciatori perl’addestramento dei cani, prima previsto perun periodo più breve e più inoltrato. Unaapertura di fatto, mascherata furbescamente,che perfino alcune associazioni venatoriehanno criticato, mostrando maggior buonsenso e moderazione di chi governa.Critiche sono venute da Idv e dal Pd. Que-st’ultimo non ha partecipato alla votazioneper togliere ogni dubbio sulla propria con-trarietà alla decisione. C’è chi invece, al dilà delle modalità di voto, delle norme e dipossibili sanzioni (a carico nostro), a liscia-re i cacciatori non rinuncia. Anche se crollail mondo in Regione Lombardia, col malaffa-re ogni giorno disvelato, con i tanti inquisi-ti, dal Celeste Formigoni alla piccola Minet-ti. Ma i cacciatori stiano tranquilli: per loro,anche per quest’anno è fatta.

«Perché l’atteggiamento acritico è in ogni caso, Monti e non Monti, non consono alla democra-zia che è un regime per definizione critico, dove tutti pensano con la propria testa ed è escluso ilculto della personalità. Tempo fa in un librettino, trattando del processo di Gesù – uno scandalodella democrazia – si è contrapposta la democrazia dogmatica e la democrazia populista allademocrazia critica. Quest’ultima è la versione liberale della democrazia. Quindi, con tutto ilrispetto per le fatiche del governo tecnico e con la speranza che si ripone nell’operazione Monti,la rinuncia alla politica, alla lunga, mi pare un pericolo». (Gustavo Zagrebelsky)

graffiti - agosto 2012 9

FUOCO FATUO (a cura di Stefano Malosso)

Indian SummerL’estate apre nuovi orizzonti, e la rubrica si sposta per questo numero in India, terra plasmatada millenni di storia ricca di fascinazioni. Il volo Malpensa-Dubai-Bangalore ci porta subitonel cuore pulsante della nuova India, quella moderna e tecnologica : nella città, posizionata asud, regna infatti un clima cosmopolita che conferma la ripresa del Paese. Ci spostiamo lenta-mente verso il centro utilizzando i pullman e i treni locali, e facciamo tappa a Mysore e Ane-gundi, quest’ultima particolarmente interessante per le imponenti rovine dell’antica Hampi,che visitiamo durante un giro in bicicletta fra antichi templi, distese rocciose e avventuroseattraversate di fiumi a bordo di piccole piroghe di forma circolare.Le successive tappe archeologiche di Ellora e Ajanta, perle incastonate nella foresta, sono dellebellezze artistiche uniche al mondo: non a caso fanno parte già da anni del patrimonio Unesco.La meta successiva è Bhopal, “cittadina” di circa 2 milioni di abitanti, a prevalenza musulmana(la mattina in hotel ci sveglia il canto, allo stesso tempo dolente e fiero, del muezzin della vicinaTaj Ul Masjid, la moschea più grande dell’Asia). Qui abbiamo un interessante incontro con levittime della strage del 1984, quando uno stabilimento di pesticidi della Union Carbide (il nomedovrebbe suggerire qualcosa al lettore più attento) seminò più di 200.000 vittime a causa di unafuga di gas tossici, nella più totale indifferenza delle istituzioni nazionali ed internazionali.Dopo una corsa per la città sotto la violenta pioggia del monsone, ci spostiamo nella piacevoleChittorgarh, cittadina situata nel Rajastan (la “terra del re”) e composta da una parte superio-re, quella del forte, ricca di templi che sono dei veri tesori artistici, e da una parte a fondocollina, più moderna. Qui alloggiamo in una haveli, un’antica dimora di mercanti recentementerestaurata: è direttamente dal terrazzo ricavato sul tetto della haveli che arriva questo FuocoFatuo, mentre dal tempio alcuni brahmani stanno celebrando un rito con musica e canti. Sta-notte, alle due, saliremo sull’ennesimo treno, questa volta in direzione Jaipur, e nei giorni suc-cessivi, dopo una doverosa tappa ad Agra, giungeremo a Dehli, la nostra stazione d’arrivo.Nel frattempo, la macchina fotografica continua a scattare in tutte le direzioni, e il taccuino di viag-gio di riempie di annotazioni vaghe e confuse ; l’horror vacui dell’arte indiana di cui parla Moraviaha portato alla proliferazione di segni, codici e significati che all’occhio dell’ingenuo viaggiatoreoccidentale portano a una saturazione di senso che disorienta: ci vorranno ancora molti chilometrivissuti fra risciò guidati da autisti spericolati e vagoni treno “sleepers” stipati fino all’inverosimile,per arrivare a farsi, parafrasando Jawaharlal Nehru, una propria “idea dell’India”.

IL SINDACO DI PONTEDILEGNO RISPONDE A FAIFERRI (E A GRAFFITI)

Bella politica e Figli di un Dio Minoredi Mario Bezzi

Non ci volevo credere! Mi ha chiamato l’ami-co Corrado per avvisarmi che avevo “conqui-stato” la prima pagina di Graffiti! Sono rima-sto sorpreso: io, ex Popolare figlio di Marti-nazzoli, in prima pagina su Graffiti. Ma alloraper la Ssssinistra (quella con più s degli altri)non siamo più Figli di un Dio Minore!A cosa dovevo tanto onore? Il primo pensieroè andato ovviamente ai tre progetti realizzatinel mio Comune:

Il “Grande Sogno”: ha ridato una prospet-tiva socio-economica all’Alta Valle.

L’autosufficienza energetica da fonti rinno-vabili: produrremo più energia da fonti rinno-vabili di quella che consumiamo (Kyoto im-poneva una riduzione del 5% nel periodo2008-2012, noi le abbiamo ridotte del 100%)

Il progetto di fusione dei Comuni di Pon-tedilegno e Temù.Ho poi ripercorso gli incarichi da me assuntil’anno scorso (tutti a gratis e a termine),nell’ambito della splendida avventura diGoverno della Valle:

Componente del CdA dell’Azienda del So-ciale: nominato a giugno con l’obiettivo di rea-lizzare la tanto attesa unificazione delle dueaziende del Sociale camune. A settembre midimettevo per aver raggiunto l’obiettivo inanticipo (senza pretese di riconferma, ho la-sciato il posto ad altri).

Presidente della Montecampione ImpiantiSpa: nominato a luglio per costruire un pianodi risanamento e rilancio, mi dimettevo a no-vembre, stavolta per aver mancato l’obiettivo(ma ho gettato un seme di speranza, che po-trebbe germogliare...).

Commissione ciclo-idrico: incaricato di re-digere un ipotetico Piano economico per unafuturibile Società Unica di gestione del ciclointegrato (mi sono poi defilato senza preten-dere ruoli nella Società che si è effettivamentecostituita sulla base di quel Piano).È risquillato il telefonino, sempre Corrado:«non tu direttamente eh, c’è un articolo diFaiferri su Ponte». Fine dei voli pindarici, si-curamente si parlava di Piazzale Europa, uni-co argomento che scuote l’interesse del ragaz-zo. Parliamone allora…

L’idea. Ritengo di fondamentale importan-za questo parcheggio interrato, perché solodopo la sua realizzazione si potrà: ridurre iltraffico nelle zone centrali, anche mediantel’ampliamento della zona pedonale; presenta-re al turista che arriva una bella Piazza e nonuna sterminata di macchine tipo Ipercoop(forse ho fatto una gaffe… volevo dire brutta

come il parcheggio dell’Esselunga); comple-tare la riqualificazione del percorso parcheg-gio-centro storico che comprenderà il nuovoParco; sostituire l’attuale Comune con unnuovo e moderno edificio avente destinazionepubblica (centro termale benessere o centrocongressi o Bimbilandia); aumentare il numerodi posti auto a servizio del demanio sciabile...

I costi ordinari. Anche se alti li difendo conforza: Montecarlo, Portofino, Alassio sonosolo alcuni esempi di parcheggi interrati piùcostosi del solito. Non vedo perché preclude-re al nostro Comune, visto che il Bilancio loconsente, progetti altrettanto ambiziosi.

I costi straordinari (quelli relativi alle operemal eseguite). Abbiamo chiesto il risarcimentodel danno a tutti i soggetti coinvolti; confidoche un giorno otterremo giustizia. O dovevobloccare tutto per anni ed attendere l’esito dellecause di risarcimento prima di finire l’opera?

I riferimenti alla spending review. Nel cor-so del mio mandato ho acquisito al patrimoniobeni suscettibili di una futura monetizzazione,per oltre 50 milioni di euro.Confesso di essermi stancato dell’atteggia-mento di superiorità morale di una certa Sssi-nistra, sempre pronta a denigrare i suoi vicinidi banco. Ne è un esempio l’articolo del Fai-ferri; qualche cifra detta a cazzo (per dirlaalla Crozza) e un po’ di finta saggezza popo-lare. Ivan, quali sono i nonni che chiamavanola località Caret, saranno mica gli stessi che lìci hanno fatto proprio la casa comunale? E ilcondominio danneggiato dai lavori, ce lo haportato lì il Sindaco di notte o avevano co-struito lì anche quello, i tuoi nonni?I Dalignesi mi hanno affidato un compitoimpegnativo, non si trattava di geologia, madi Politica: ridare prospettiva e speranza aduna Comunità sfiduciata e divisa. Tantecose rimangono da fare e non tutto è statoeseguito alla perfezione, ma abbiamo adem-piuto con successo al compito e quindi, vipiaccia o no, siamo orgogliosi di aver scrittoqualche rigo di Bella Politica.

Dopo aver ospitato l’atto di accusa del consigliere comunale di opposi-zione Ivan Faiferri in merito alla vicenda del parcheggio di Piazzale Eu-ropa, come da noi stesso auspicato, abbiamo ricevuto la replica del Sin-daco (versione integrale su www.graffitivalcamonica.it).

10 agosto 2012 - graffiti

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ADERENTE AL CONSORZIO SOLCO CAMUNIA

PER FAR CRESCERE LA MEMORIA E L’IMPEGNO

“A ruota libera” sulle strade d’Italiaa cura di Libera Vallecamonica

«Le loro idee cammineranno sulle nostregambe»… o pedaleranno con le nostre brac-cia, potremmo aggiungere: le forti braccia diAlessandro, Giordano, Mauro, Mario e Mir-co, i cinque atleti disabili in handbike che, in-sieme ad Emanuele, ipovedente in tandemcon la guida Giuseppe, hanno fatto cammina-re le idee di chi non c’è più, lasciando un sol-co di memoria, impegno e legalità su quellestrade assolate, arse e talvolta sconnesse delnostro meraviglioso Paese.Era la sera del 15 ottobre 2011, quando Ales-sandro, della Polisportiva Disabili Valcamoni-ca, buttò lì un’idea: andare in Sicilia con lehandbike per ricordare il ventennale delle stra-gi mafiose e celebrare i vent’anni di fondazio-ne della Polisportiva. All’inizio l’impresasembrava irrealizzabile, ma con l’aiuto di Titae di Libera Vallecamonica per la parte logisti-ca e organizzativa, e grazie al sostegno di Li-bera Nazionale, degli sponsor e di tutti quelliche si sono detti disposti ad accoglierci, pocoa poco ha preso forma. Le difficoltà sono sta-te superate e i problemi risolti, così il 6 luglioscorso l’avventura ha avuto inizio: da Breno aCastiglione delle Stiviere, dove si inauguravaun Presidio di Libera, poi a S. Giovanni inPersiceto, a Scandicci, ad Abbadia San Salva-tore accolti dal Sindaco e dalla cittadinanza,poi Formello, alle porte di Roma, e Pomezia,con un arrivo in pompa magna; a Sessa Au-runca, nelle terre di don Peppe Diana e, pas-sando per il quartiere napoletano di Scampia,terra di Gomorra, siamo arrivati ad Eboli.Quindi la Calabria, con Scalea e Vibo Valentiadove tanti aspettavano il nostro arrivo con uncalore tutto mediterraneo, e infine la Sicilia,prima a Milazzo, poi a Pollina e ad Aspra,piccolo borgo marinaro nel quale abbiamo ri-cevuto un’accoglienza da veri “campioni”. Mapiù di tutto Palermo e Via D’Amelio, la nostrameta, con l’abbraccio forte e caloroso di tantepersone che erano lì, come noi, perricordare…E ancora Capaci, Villagrazia di Ca-rini e Cinisi, con i cento passi di Peppino.È stata dura, certo più di quello che immagina-vamo, ma è stata anche un’avventura meravi-gliosa, un’esperienza che, appena conclusa, tifa sentire acuto il desiderio di ritrovare quelleemozioni che i video, le fotografie, i raccontinon riescono a restituirti appieno…È stata folle, commovente, a tratti divertente,grazie non solo a noi, ma anche alle tante perso-ne che abbiamo incontrato lungo la strada e che,ciascuna a suo modo, ci ha regalato qualcosa...È stata piena, forte, intensa, come quel sole

cocente che costantemente ci ha accompagna-to, senza tregua alla calura, placata quandopossibile da un tuffo in mare…È stata densa e ricca di significato, come l’ab-braccio amorevole di Rita e Salvatore Borselli-no all’arrivo in Via D’Amelio, come il soste-gno di don Luigi Ciotti, presente alla prima eall’ultima tappa, come la presenza di Vincen-zo e Augusta Agostino, che ci hanno adottati,seguiti e coccolati per ringraziarci di fare me-moria di Nino e Ida…È stata profonda, attenta e partecipe, comequando abbiamo incontrato Simmaco, che ci ha

raccontato la propria esperienza, Nadia, che ciha parlato di Rita Atria, i ragazzi di Addiopiz-zo, con il loro impegno costante e inesauribile,e ancora Rita che ci ha parlato dell’uomo, delfratello Paolo e del suo essere “normale”…È stata imprevista ed improvvisata, con tutti icambi di programma e gli sconvolgimenti al-l’ultimo momento, con le difficoltà da affron-tare volta per volta, senza preavviso e spessocon mezzi di fortuna…Ma soprattutto, e al di sopra di tutto, è stata il

un felice epilogoIl viaggio di “A ruota libera” è terminato. Viene spontaneo tirare le somme, capire quello che ci èrimasto dentro e cosa pensiamo di aver lasciato sul nostro cammino… pardon, sulle nostre ruote.Nel diario, tenuto in modo rocambolesco, si è cercato di dare l’informazione essenziale circa lelocalità toccate, le performance degli atleti, le personalità incontrate e le tematiche trattate. Èchiaro però che determinate emozioni, sia negative che positive, derivate dal vissuto, quasi insimbiosi, percorrendo le strade italiane, appartiene ed apparterrà solo a noi. Sì, sarebbe possi-bile descrivere, fra il serio e il faceto, certi aneddoti al limite del “comune senso del pudore”,ma non servirebbe a trasmettere l’intera portata dell’esperienza, anzi, la sminuerebbe.Ben pochi di noi, oggi, possono dire di essere quelli di prima. Queste esperienze, dure, forti, tisegnano, ti cambiano la vita. E non si tratta della fatica fisica o del caldo eccessivo, ma dell’af-frontare i propri tic, i propri tabù, gli stereotipi di quel falso perbenismo che ci portiamodietro, per poterci aprire ai tic ed alle paturnie degli altri, ai loro problemi. E questi “altri” noneravamo solo noi, ma tutti coloro che ci hanno accolto parlandoci delle loro realtà e delle lorodifficoltà, che sono e restano davvero GRANDI.I nostri atleti hanno potuto avvicinarsi a realtà lontane da loro anni luce e ciò li ha sicuramentefatti crescere e, allo stesso tempo, stare con loro, prenderci cura di loro, ci ha insegnato tanto. E,tutti insieme, abbiamo capito che bisogna smettere di coltivare il nostro orticello, bensì dare unamano al nostro prossimo per coltivare anche il suo, che la trasparenza paga, che dirsi cose anchespiacevoli guardandosi negli occhi, può portare poi ad un abbraccio e ci può quindi consentire dioccuparci insieme dei problemi altrui. Ma la lezione più grande che possiamo trarre da quella cheho chiamato “folle avventura” è che per arrivare a questo bisogna provarci, mettersi in gioco,soffrire, contribuire con le proprie competenze e capacità e spero tanto che “A ruota libera”abbia trasmesso questo messaggio e che tutti noi insieme si sia riusciti a contaminare il maggiornumero di persone fra quelle incontrate. Sarebbe bello! (Matilde Comensoli)

segue nella pagina accanto

«La crisi dei saldi a Milano viene spiegataanche con la paura del futuro. Non bastavail presente?». (Alfio Caruso)

graffiti - agosto 2012 11

recensionedi Alessio Domenighini

Titolo: Rivolta

Autore: Roberto Andrea Lorenzi

Editore: Circolo culturale Ghislandi

«... ed una fierissima vecchia, venuta allemani col pesante maresciallo, mediante unsasso lo calpestò tanto in tutto il corpo, cheper l’enfiature, quel maresciallo ebbe raddop-piata la corpulenta sua mole...». (pag. 18)Si tratta di una specie di sintesi cruciale e for-se paradigmatica di un lungo percorso che lu-nedì 9 settembre 1834 tocca il suo apice. Il ri-ferimento specifico riguarda la rivolta dei con-tadini di Darfo (gli Antichi Originari) che inu-tilmente cercano di opporsi alla distruzionedi quella “istituzione”, nota come la Vicinia,che permetteva ai contadini di gestire colle-gialmente l’uso dei boschi e che nel 1806 erastata sciolta da Napoleone.Fallita la rivolta, arrestati una ventina degli ol-tre quattrocento insorti, la sorte della contesa siavvia alla conclusione, trovando il suo epilogodopo qualche anno: “L’8 gennaio 1851 segna,dunque, la sconfitta definitiva dei Comunisti ela vittoria completa dei signori agrari, a Darfocome in tutti i Comuni del Lombardo-Veneto”(pag. 95). Forse questa potrebbe essere unaspecie di sintesi e il tracciato di una parabolasociale e storica, così come viene delineata nel-l’ultima opera di Roberto A. Lorenzi.Si tratta di una ricerca storica documentatissi-ma e riferita ad un processo sociale forse poconoto e che ha caratterizzato per molti decennila vita sociale della cittadina camuna. Un pro-cesso che porta alla “modernità”, al trionfodefinitivo della cultura borghese che fa delprofitto individuale il valore quasi assoluto e,attraverso la complicità delle Istituzioni pub-bliche locali, porta a distruggere un portatocerto “antico” (la Vicinia), ma che si reggeva

su un’idea e una pratica forte di comunità e dicondivisione collettiva.Anche questa ricerca, proprio perchè si ad-dentra in un processo storico poco noto, men-tre fornisce un altro contributo importantealla storia di questo territorio, apre molti in-terrogativi che forse richiederebbero ulterioristudi. Qui è possibile solo accennarne alcuni:a) non si sa la fine dei contadini arrestati enulla si conosce di quella figura affascinantedella “fierissima vecchia”;b) se si giunge alla vittoria completa degliagrari in tutto il Lombardo-Veneto sarebbe digrande interesse capire se le rivolte di Darfoerano un fatto isolato o se riguardavano anchealtri luoghi configurandosi, magari, come unprocesso insurrezionale più ampio;

c) che rapporto esiste tra queste rivolte nonsolo rispetto alle condizioni economiche o allasalvaguardia del passato, ma anche in rappor-to ai “valori” ideali del Risorgimento.d) quanto le lotte operaie che seguiranno e lastessa Società Operaia di Mutuo Soccorso,sorta nel 1885, devono o fanno riferimento aitrascorsi culturali e alle rivolte contadine.Come ogni ricerca preziosa anche “Rivolta”apre nuovi panorami, individua nuovi filoni diricerca affidati a chi vuole leggere il territorioattraverso lo spessore ineludibile della storia.Di ciò, e non solo, questa nostra Valle nonpuò che essere riconoscente a chi, come Ro-berto Andrea Lorenzi, da anni continua unoscavo ed offre stimoli nuovi agli studiosi edalle giovani generazioni.

RITRATTO (a cura di Bruno Bonafini)

Giuseppe CamadiniQualche decennio fa, erano i lontani anni ’70, un giornale cittadino, inaugurando la rubrica suipersonaggi bresciani che “non compaiono ma contano” cominciò proprio con Giuseppe Ca-madini, di cui elencò l’appartenenza ad una decina di Consigli di amministrazione, dalle Ban-che alle Assicurazioni, dalla Casa editrice alla Società finanziaria. E le conoscenze importanti.E le entrature in “alto loco”, nel mondo economico ma anche in quello politico e religioso. Unavastità di impegni e legami cui corrispondeva una sobrietà estrema nei “luoghi” in cui si co-struisce e consolida l’immagine pubblica, giornali, TV, convegni e manifestazioni di richiamo. Acui si negava o a cui si concedeva con parsimonia, possibilmente in posizione defilata, comeuno dei tanti. È lo stesso ritratto che ci hanno offerto i mass media che in questi giorni nehanno annunciato la scomparsa. Con i dovuti aggiornanamenti, ma tratteggiando ancora lostesso schivo uomo di potere. E rimarcando opportunamente, insieme alla riservatezza, altridue tratti forti del personaggio: la fede religiosa e l’identità camuna.Proprio i tratti che, per un lungo periodo, portarono molti camuni, di sinistra ma anche di quellargo mondo democristiano cui Camadini apparteneva, a guardare all’uomo con una certa dosedi rispetto e di sospetto insieme. Per questo saperlo potente, capace di attivare uomini impor-tanti e smuovere pratiche; di pesare su equilibri scelte e uomini nell’allora ovunque vincenteDC; di essere riferimento forte nel settore della banche e dell’attività economica; e anche, forseil suo aspetto più popolare nella sua zona di origine e di professione notarile, di “sistemare” inun posto di lavoro buono i tanti camuni che, garantiti dalla stessa appartenenza politica, bus-savano alla sua porta. A sinistra lo si percepiva, negativamente, come un “grande fratello”(orwelliano) che tutto controlla e volge ai suoi fini. Esagerando, forse, sia la pervasività del suopotere che la partigianeria dei fini. Ma non mancavano i giudizi acidi o diffidenti dalla suastessa parte. A pesare nell’un caso e nell’altro era la riservatezza dell’uomo, interpretata comeuna scelta di scaltrezza piuttosto che come uno stile di vita.Ironia dei tempi, è proprio questo tratto di sobrietà dell’uomo, questa riservatezza nell’agire enell’apparire che ce lo rendono oggi umanamente apprezzabile. Al di là del giudizio di meritosul suo operato, sul quale peraltro anche gli osservatori più acuti e meno agiografici hannoespresso giudizi rispettosi. Oggi, frastornati tutti, e soprattutto logorati da ogni punto di vi-sta, dalle certezze individuali a quelle collettive, dall’economia ai valori etico-sociali, da unalunga stagione politica dominata da personaggi esagerati, dal presenzialismo invadente e sgua-iato, che tutto hanno subordinato all’immagine, è nelle persone operose e sobrie che occorrericonoscere un tratto culturale da valorizzare. Prendendo atto che un tale stile di vita, insiemealla cultura e all’etica che ne stanno alla base, è stato antidoto più efficace della fede religiosarispetto alle seduzioni del localismo leghista e della finta modernità, amorale e inconcludente,del berlusconismo col suo spregiudicato affarismo. Tanti “uomini di fede “ ne sono stati se-dotti, non il notaio di Sellero, che pur aveva l’orgoglio del suo territorio, che pur ne potevacondividere l’esibita alterità alla sinistra, ma che certamente non poteva accettarne il culto del-l’immagine, spesso volgare, e l’inconcludenza che ne veniva coperta.

dalla pagina precedente

“A ruota libera”...nostro modo di legare tante diverse realtà, tantestorie, tante persone, e farne un meravigliosoricordo, un insegnamento, un bagaglio da porta-re sempre con noi e far conoscere agli altri.Quello che da sempre Libera insegna e promuo-ve è cambiare l’io con il NOI, fare squadra,condividere e, nelle diversità, camminare insie-me e insieme costruire una nuova società civile,più consapevole e perciò più forte contro tuttele mafie, anche quelle che ci capita di incontrarequotidianamente senza rendercene conto…Libera Vallecamonica, con la Polisportiva Di-sabili Valcamonica, è orgogliosa di avere por-tato a termine questa fantastica impresa per laquale ciascuno di noi, secondo le proprie ca-pacità, ha dato il massimo. Grazie a tutti quel-li che ci hanno dato una mano e grazie a tuttinoi, che ce l’abbiamo messa davvero tutta.

12 agosto 2012 - graffiti

in Redazione:Monica Andreucci, Bruno Bonafini, GuidoCenini, Michele Cotti Cottini, AlessioDomenighini, Stefano Malosso, ValerioMoncini, Federica Nember.hanno collaborato:Mario Bezzi, Matilde Comensoli, LiberaVallecamonica, Giancarlo Maculotti,Margherita Moles, .direttore responsabile:Tullio Clementi.

Tel. 030.45670Fax: 030.3771921Brescia - Via Luzzago, 2/bwww.radiondadurto.orgFREQUENZE:dal lago a Capodiponte: 100.100da Capodiponte a Edolo: 99.90da Edolo a Pontedilegno: 100.00

Redazione Valcamonica:MERCOLEDÌ 22 AGOSTO

dalle ore 18,30 alle ore 19,20

ROSSO DI SERA (a cura di Giancarlo Maculotti)

la lezione del Trentino«Eccolo. Il leghista del Pd ora riscopre la Provincia alpina con 20 anni di ritardo rispetto alCarroccio». Calma ragazzi. Il movimento Incontri Tra/montani organizza convegni nelle valli al-pine dal 1990 e ha ben presenti i temi della montagna e della necessaria interconnessione fra levalli. Altri semmai hanno continuato a parlare delle terre alte in termini retorici ed assistenzialisenza mai avere nessuna udienza e nessun seguito. Ora però è maturo il momento per un salto diqualità. I Convegni di Sondrio, di Edolo, di Passo San Marco (Val Brembana) hanno finalmentemesso a confronto su temi istituzionali ed economici (non è il compito degli Itm che si occupanodi cultura e danno appuntamento a Porretta Terme il 7-9 settembre) varie vallate e hanno indivi-duato una strategia sulla quale è aperto il dibattito.Per la verità in Val Brembana mi sono sentito un po’ spaesato. La difesa ad oltranza da parte dialcuni sindaci di comunelli di duecento anime (galline comprese) mi preoccupa non poco. Non per-ché bisogna cancellare le piccole comunità che possono continuare a vivere indisturbate, ma soloperché senza un disegno aperto in collaborazione con altri comuni (quanti e quali lo deciderannoloro) non c’è futuro. Per varie ragioni. Una è psicologica, l’altra economica. Partiamo dal cervello: imontanari non credono per nulla nelle possibilità di rimanere a vivere in montagna. Rimangono soloi peggiori o i vecchi che continuano per inerzia il loro tran-tran. Gli altri scappano. L’economia: masi può pensare a qualche progetto serio (energia, agricoltura, raccolta differenziata, turismo) chenon coinvolga almeno 4-5000 abitanti? In Trentino le cooperative di valle le ha inventate don Guet-ti nell’800. Ora i meleti fanno invidia a gran parte d’Italia e mantengono la gente in montagna.La musica suonata in Val Brembana dai camuni è stata di diverso tenore: i Comuni si devonounire, come stanno facendo Ponte di Legno e Temù senza aspettare imposizioni dall’alto. Deb-bono unirsi e anche fondersi al più presto per loro interesse e per lungimiranza, altrimenti l’ulti-mo a scappare chiuda la porta e amen.Ma non basta unire i comuni. Bisogna tenere salde le Comunità Montane e inglobare i Bim comesi sta facendo in Valle Camonica. Poi ottenere, assieme alle altre valli, leggi di favore per la ge-stione dell’idroelettrico. È ciò che ha già fatto il Trentino avendone meno bisogno di noi, usandola sua autonomia e il suo potere di ricatto. Con 20-30 milioni di euro possiamo pensare noi ainostri servizi (scuola di qualità innanzitutto) e alle nostre necessità senza dover elemosinareanno per anno finanziamenti statali (ormai inesistenti) e regionali. Certo, con la usuale sobrietàmontanara (se qualche traccia ne è rimasta fra i ragazzi super viziati e iperconsumisti).Pare ci sia fra i giovani (forse per disperazione, forse per scelta) una voglia di ritorno all’agricol-tura. Bene. Almeno in questo campo abbiamola fortuna di avere l’Università di Edolo e mi-gliaia di ettari incolti. È possibile sperare inqualche progetto che parta dai comuni e dallaComunità montaqna e non attenda la cadutadella manna dal cielo? La montagna ha sempregiocato un ruolo importante nel settore ali-mentare. Può ritrovare una sua vocazionedopo l’abbandono degli anni sessanta?Ho conosciuto un ragazzo di Cremona che vivea Pezzo per poter frequentare l’Università diEdolo. E i nostri giovani invece? Tutti geometrie ragionieri? Tutti votati al pubblico impiego?Sembra sia il caso di ripensare il nostro futuro.Lo dice la crisi. Lo dice la fuga dai paesi. Lodice la crisi dei vari Montecampione e dellamonocultura delle seconde case. Altrimenti ras-segniamoci. La Gomorra delle città è pronta adinghiottirci. E questa volta senza offrire postidi lavoro. Forse qualche misero part-time.

VALCAMONICA ON-LINE (a cura di Valerio Moncini)

a ruota liberahttp://www.20aruotalibera.blogspot.it“C’è chi nasce servo, tu sei nato per lottare / La vita è solo tempo se haipaura di morire... / Se la carta tace allora noi dobbiam cantare / Per direa tutti quanti che è il silenzio ad ammazzare…”

Così cantano “I luf” in “Angeli di neve”, l’inno composto per l’occasione e che sarà la colonnasonora che ci accompagnerà per gli oltre 1.850 km della staffetta, ma che può essere anche lacolonna sonora nel viaggio virtuale, attraverso il sito, dei tanti che al nostro ritorno, continuano aporci domande su questa “strana avventura”, unica probabilmente al mondo. Io stesso, che pureho vissuto ogni momento della manifestazione, solo visitando il sito, sono riuscito ad avere unavisione più precisa e completa di ciò che è stata “A ruota libera”. Del progetto e delle tappe sisapeva attraverso l’informazione dei media; bello è stato invece vedere il graduale raggiungimentodelle mete giornaliere e degli obiettivi sociali e culturali che ci si era prefissi.Il breve profilo al link chi siamo non dice nulla della personalità degli atleti impegnati nellastaffetta, ma quindici giorni di convivenza ci hanno permesso di conoscerne non solo le dotiatletiche, ma la loro profonda umanità. Colpiva ad esempio il fatto che ogni sera, al loro arrivodopo tappe di 150/200 km, avevano ancora la forza non solo di illustrare ai bambini accorsi lecaratteristiche delle loro hanbike, ma anche di prenderli a bordo per un giretto.Il diario di bordo e il diario di Mauro, aggiornati ogni sera e corredati dalle immagini dellagiornata, cuciono le singole tappe con dettagli sugli innumerevoli incontri e iniziative legate altema della legalità. Attraverso la rassegna stampa ci si può documentare su quanto è statoscritto e detto lungo la penisola, dai media nazionali e locali, nei quattro mesi che hanno vistonascere e crescere l’iniziativa.La voce contatti consente infine, a chi fosse interessato, di collegarsi a siti che affrontanotematiche sociali o ai siti dei numerosi sponsor che hanno reso possibile questa “avventuraper aprire gli occhi” come l’ha definita Mauro su http://www.enjoyski.it