Civica Jazz Band, propone brani ML Pascoal e Guinga ...

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ML 10 Lunedì 16 Febbraio 2015 Corriere della Sera Rassegna De Vito e il Brasile per «Jazz al Piccolo» Terzo appuntamento, oggi alle 16, al Piccolo Teatro Strehler (Largo Greppi), della rassegna «Jazz al Piccolo. Orchestra senza confini», organizzata dell’associazione Musica Oggi, con il concerto «Ruas brasileiras. Il Brasile di Maria Pia De Vito». Protagonista, la cantante partenopea Maria Pia De Vito (nella foto) che, insieme con la Civica Jazz Band, propone brani di Chico Buarque, Hermeto Pascoal e Guinga, stabilendo un immaginario ponte tra Napoli e il Brasile. Direzione, arrangiamenti e sassofoni, Maurizio Giammarco. Ospite al pianoforte, Huw Warren. Partecipano gli studenti dei Civici corsi di jazz. Introduzione al concerto a cura di Maurizio Franco. Ingresso e 16, informazioni e prenotazioni al tel. 848.800.304. © RIPRODUZIONE RISERVATA Cultura Tempo libero Mestieri Impagliatori, pittori, falegnami, maestri vetrai: dietro il grande successo del made in Italy ci sono loro, come racconta Giulio Cappellini, architetto, art director e talent scout dell’omonima azienda Gli artigiani del design I l 14 aprile prende il via la 54esima edizione del Sa- lone del Mobile. Aziende e designer stanno scal- dando i motori. Eppure c’è chi lavora da mesi dietro le quinte. Sono gli arti- giani, invisibili quanto impre- scindibili alleati della kermes- se milanese. È appena stata presentata alla stampa «In Italy» la nuova applicazione vo- luta da Federlegno Arredo Eventi che debutterà in conco- mitanza con il Salone 2015 e che racconta — attraverso la storia di 64 aziende — le pecu- liarità del territorio, le vicende imprenditoriali, le capacità ar- tigiane, insomma l’eccellenza dell’italian lifestyle. Ma cos’hanno di speciale gli artigiani italiani? «L’abitudine a lavorare con i designer e quindi la capacità di rinnovarsi e di accettare nuove sfide nel segno della contemporaneità» spiega Giulio Cappellini, art di- rector dell’omonima azienda, designer e incredibile talent scout. «Nel mondo esistono ot- timi artigiani ma spesso realiz- zano gli stessi prodotti di gene- razione in generazione. Quel che fa la differenza da noi è la sinergia che si crea tra impren- ditore, designer e artigiano già in fase di prototipazione. Spes- so sono proprio gli artigiani con la loro esperienza che for- niscono un valido contributo allo sviluppo del prodotto ab- breviando i tempi di realizza- zione del modello finale». Co- me racconta Enrico Fumagalli, 62 anni di Lurago d’Erba in provincia di Como, da sempre collaboratore di Cappellini. «Ricordo una mattina del 1991 quando mi chiamarono in azienda per incontrare Tom Dixon, allora un ragazzo ben lungi da essere la star del desi- gn che è oggi. Con Giulio e Tom ci mettemmo a studiare gli schizzi della S-Chair. Dopo un paio di prototipi, qualche cen- timetro in meno da una parte qualcuno in più dall’altra, nac- que la celebre seduta che oggi tutto il mondo conosce». E che Enrico impaglia ogni giorno. «Indicativamente me ne passa- no tra le mani 20-30 al mese. È un lavoro che richiede forza fi- sica, un buon modo per scolpi- re gli addominali senza andare in palestra», scherza. Il lavoro sulla S-Chair non termina con l’impagliatura, la fase finale è tutta dedicata a eliminare i peli della paglia attraverso la bru- ciatura, la spazzolatura e il pas- saggio di una carta vetrata fi- nissima. Insomma ci vuole tan- ta pazienza e dedizione. «È proprio la passione che fa la differenza», continua Cappelli- ni. «L’orgoglio di realizzare qualcosa di bello è impagabile. Per me uno dei momenti più belli è quando l’artigiano, spes- so dopo notti, sabati e domeni- che di intenso lavoro, viene con tutta la famiglia al Salone del Mobile a vedere esposto il pro- prio manufatto». La Brianza è un po’ la culla di queste eccellenze che però si trovano anche altrove. La lam- pada Meltdown di Johan Lind- stén per Cappellini, per esem- pio, è realizzata in provincia di Treviso mentre la poltrona Proust di Alessandro Mendini è dipinta a mano sui Navigli. «Il tutto è iniziato nel ’98 allo Stu- dio Mendini», racconta Maura Tacchinardi, quarantenne di- plomata a Brera in pittura. Oggi è dal suo studio che escono le tre versioni della Proust: due a puntini e una geometrica. «Il lavoro è molto tecnico, di pre- cisione. Ci vuole grande con- centrazione, visione d’insieme. Per me è come entrare in uno stato di meditazione. Lo para- gono un po’ ai mandala tibeta- ni in cui i monaci buddhisti la- vorano la sabbia con cura infi- nita». Un lavoro estremamente ripetitivo. «Quando devo dare sfogo alla creatività mi distrag- go dedicandomi all’associazio- ne culturale HC Hors Commer- ce, una fucina dei più svariati progetti artistici sperimentali sulle arti visive». Silvia Icardi © RIPRODUZIONE RISERVATA Alleanze «Quello che fa la differenza è la sinergia che si crea tra designer, imprenditore e artigiano» Oggi mi taglio i capelli (e intanto vedo una mostra) Musica, arte e shopping in un negozio di parrucchiere 14 aprile è la data d’inizio della 54esima edizione del Salone del Mobile. Le aziende stanno scaldando i motori per quella che è diventata la più prestigiosa vetrina internazionale Mister C. Giulio Cappellini, architetto e designer titolare dell’omonima azienda di mobili e complementi d’arredo. Qui fotografato nel suo showroom milanese in via San Damiano (Piaggesi/ Fotogramma) Poltrona Proust Maura Tacchinardi, 40 anni, diplomata in pittura a Brera, mentre lavora alla decorazione della poltrona prodotta da Cappellini nel suo studio sui Navigli S-Chair Enrico Fumagalli, 62 anni, di Lurago d’Erba (Como). «Faccio 20-30 sedie al mese», dice. «È un lavoro che richiede forza fisica, un buon modo per scolpire gli addominali» Un salone di bellezza in cui tutte le attenzioni sono rivolte sulla sala d’attesa. Al punto da rendere superfluo farsi mettere le mani in testa. Alive (alivemi- lano.com) è un posto dove sai quando entri ma soprattutto non ti preoccupi di quando uscirai. Alessandro Cavagni, 45 anni, e Ivan Falconieri, 46, di certo non hanno avuto paura di esagerare con gli ingredienti per cucinare i loro 220 metri quadri con sette vetrine in zona Porta Romana. Playstation, pc per navigare, libri, frigo a di- sposizione per stapparsi una birra. Una Bultaco del ’69 sul cavalletto all’ingresso, per con- fondere le idee. «Qui puoi fare almeno cinque cose senza cambiare parcheggio, a Milano un bel privilegio», raccontano i proprietari. «Alive, come un posto dove sopravvivere nei buchi di lavo- ro, tra le 9 del mattino e le 9 di sera», ma anche come le inizia- li di due amici che si conosco- no da quando avevano 16 anni. Alessandro faceva (anche) il dj e Ivan il pr. «Facevamo soprat- tutto i parrucchieri». Classici, al confronto. «Volevamo rom- pere i canoni di un ambiente ingessato con orari fissi», spie- gano. Ogni momento della giornata ha la sua clientela: sciure più rock della loro coeta- nee, la mattina. In pausa pran- zo molti amici, che spesso so- no calciatori come Maldini e Inzaghi. Verso sera, ragazzi, manager. Il sabato mattina so- no clienti fissi anche bambini di un anno con genitori molti attenti a regolare i primi ciuffi. Un temporary store in cui si possono acquistare capi di mo- da autoprodotta come da cam- pionario di griffe, gioielli, oro- logi o gli oggetti prodotti dai ragazzi di Officine Senzabenza che realizzano pezzi unici con- vertendo pneumatici di vecchie automobili. La musica sempre alta. Che sia la radio, una band in vetrina o un dj a mixare vinili sui piatti. Le casse anche nella «gold room»: non un normale solarium, ma una stanza ispira- ta ai miti di colore della storia. La promessa in un cartello: «Qui puoi solo diventare ne- ro». Poi una sfilza di ritratti, da Cassius Clay a Jimi Hendrix. Al- le pareti ogni due mesi si alter- nano anche mostre di artisti emergenti. «La nostra forza? Non avere etichette», spiega- no. Un concept talmente unico da diventare materia di tesi di laurea di un ragazzo della Boc- coni e di uno del Politecnico. Stefano Landi © RIPRODUZIONE RISERVATA Originale Alive si trova in via Burlamacchi 11, zona Porta Romana. La formula di questo spazio multifunzionale (220 mq) è diventata anche oggetto di due tesi di laurea

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ML10 Lunedì 16 Febbraio 2015 Corriere della Sera

RassegnaDe Vito e il Brasileper «Jazz al Piccolo»Terzo appuntamento, oggi alle 16, al Piccolo Teatro Strehler (Largo Greppi), della rassegna «Jazz al Piccolo. Orchestra senza confini», organizzata

dell’associazione Musica Oggi, con il concerto «Ruas brasileiras. Il Brasile di Maria Pia De Vito». Protagonista, la cantante partenopea Maria Pia De Vito (nella foto) che, insieme con la Civica Jazz Band, propone brani di Chico Buarque, Hermeto Pascoal e Guinga, stabilendo un immaginario ponte tra Napoli e il

Brasile. Direzione, arrangiamenti e sassofoni, Maurizio Giammarco. Ospite al pianoforte, Huw Warren. Partecipano gli studenti dei Civici corsi di jazz. Introduzione al concerto a cura di Maurizio Franco. Ingresso e 16, informazioni e prenotazioni al tel. 848.800.304.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

CulturaTempo liberoMestieri Impagliatori, pittori, falegnami, maestri vetrai: dietro il grande successo del made in Italy ci sono loro, come racconta Giulio Cappellini, architetto, art director e talent scout dell’omonima azienda

Gli artigiani del design I

l 14 aprile prende il via la54esima edizione del Sa-lone del Mobile. Aziendee designer stanno scal-dando i motori. Eppurec’è chi lavora da mesi

dietro le quinte. Sono gli arti-giani, invisibili quanto impre-scindibili alleati della kermes-se milanese. È appena statapresentata alla stampa «InItaly» la nuova applicazione vo-luta da Federlegno ArredoEventi che debutterà in conco-mitanza con il Salone 2015 eche racconta — attraverso lastoria di 64 aziende — le pecu-liarità del territorio, le vicendeimprenditoriali, le capacità ar-tigiane, insomma l’eccellenzadell’italian lifestyle.

Ma cos’hanno di speciale gliartigiani italiani? «L’abitudinea lavorare con i designer equindi la capacità di rinnovarsie di accettare nuove sfide nel

segno della contemporaneità»spiega Giulio Cappellini, art di-rector dell’omonima azienda,designer e incredibile talentscout. «Nel mondo esistono ot-timi artigiani ma spesso realiz-zano gli stessi prodotti di gene-razione in generazione. Quelche fa la differenza da noi è lasinergia che si crea tra impren-ditore, designer e artigiano giàin fase di prototipazione. Spes-so sono proprio gli artigianicon la loro esperienza che for-niscono un valido contributoallo sviluppo del prodotto ab-breviando i tempi di realizza-zione del modello finale». Co-me racconta Enrico Fumagalli,62 anni di Lurago d’Erba inprovincia di Como, da semprecollaboratore di Cappellini.«Ricordo una mattina del 1991quando mi chiamarono inazienda per incontrare TomDixon, allora un ragazzo ben

lungi da essere la star del desi-gn che è oggi. Con Giulio e Tomci mettemmo a studiare glischizzi della S-Chair. Dopo unpaio di prototipi, qualche cen-timetro in meno da una partequalcuno in più dall’altra, nac-que la celebre seduta che oggitutto il mondo conosce». E cheEnrico impaglia ogni giorno.«Indicativamente me ne passa-no tra le mani 20-30 al mese. Èun lavoro che richiede forza fi-sica, un buon modo per scolpi-re gli addominali senza andarein palestra», scherza. Il lavorosulla S-Chair non termina con l’impagliatura, la fase finale è tutta dedicata a eliminare i pelidella paglia attraverso la bru-ciatura, la spazzolatura e il pas-saggio di una carta vetrata fi-nissima. Insomma ci vuole tan-ta pazienza e dedizione. «Èproprio la passione che fa ladifferenza», continua Cappelli-

ni. «L’orgoglio di realizzarequalcosa di bello è impagabile.Per me uno dei momenti piùbelli è quando l’artigiano, spes-so dopo notti, sabati e domeni-che di intenso lavoro, viene contutta la famiglia al Salone delMobile a vedere esposto il pro-prio manufatto».

La Brianza è un po’ la culla diqueste eccellenze che però sitrovano anche altrove. La lam-pada Meltdown di Johan Lind-stén per Cappellini, per esem-pio, è realizzata in provincia diTreviso mentre la poltronaProust di Alessandro Mendini

è dipinta a mano sui Navigli. «Iltutto è iniziato nel ’98 allo Stu-dio Mendini», racconta MauraTacchinardi, quarantenne di-plomata a Brera in pittura. Oggiè dal suo studio che escono letre versioni della Proust: due apuntini e una geometrica. «Illavoro è molto tecnico, di pre-cisione. Ci vuole grande con-centrazione, visione d’insieme.Per me è come entrare in unostato di meditazione. Lo para-gono un po’ ai mandala tibeta-ni in cui i monaci buddhisti la-vorano la sabbia con cura infi-nita». Un lavoro estremamenteripetitivo. «Quando devo daresfogo alla creatività mi distrag-go dedicandomi all’associazio-ne culturale HC Hors Commer-ce, una fucina dei più svariatiprogetti artistici sperimentalisulle arti visive».

Silvia Icardi© RIPRODUZIONE RISERVATA

Alleanze«Quello che fa la differenza è la sinergia che si crea tra designer, imprenditore e artigiano»

Oggi mi taglio i capelli(e intanto vedo una mostra)Musica, arte e shopping in un negozio di parrucchiere

14aprile è la data d’inizio della 54esima edizione del Salone del Mobile. Le aziende stanno scaldando i motori per quella che è diventata la più prestigiosa vetrina internazionale

Mister C.

Giulio Cappellini, architetto e designer titolare dell’omonima azienda di mobili e complementi d’arredo. Qui fotografato nel suo showroom milanese in via San Damiano (Piaggesi/ Fotogramma)

Poltrona ProustMaura Tacchinardi, 40 anni, diplomata in pittura a Brera, mentre lavora alla decorazione della poltrona prodotta da Cappellini nel suo studio sui Navigli

S-ChairEnrico Fumagalli, 62 anni, di Lurago d’Erba (Como).«Faccio 20-30 sedie al mese», dice. «È un lavoro che richiede forza fisica, un buon modo per scolpire gli addominali»

Un salone di bellezza in cuitutte le attenzioni sono rivoltesulla sala d’attesa. Al punto darendere superfluo farsi metterele mani in testa. Alive (alivemi-lano.com) è un posto dove saiquando entri ma soprattuttonon ti preoccupi di quandouscirai. Alessandro Cavagni, 45anni, e Ivan Falconieri, 46, dicerto non hanno avuto paura diesagerare con gli ingredientiper cucinare i loro 220 metriquadri con sette vetrine in zonaPorta Romana. Playstation, pcper navigare, libri, frigo a di-

sposizione per stapparsi unabirra. Una Bultaco del ’69 sul cavalletto all’ingresso, per con-fondere le idee. «Qui puoi farealmeno cinque cose senzacambiare parcheggio, a Milanoun bel privilegio», raccontano iproprietari.

«Alive, come un posto dovesopravvivere nei buchi di lavo-ro, tra le 9 del mattino e le 9 disera», ma anche come le inizia-li di due amici che si conosco-no da quando avevano 16 anni.Alessandro faceva (anche) il dje Ivan il pr. «Facevamo soprat-

tutto i parrucchieri». Classici,al confronto. «Volevamo rom-pere i canoni di un ambienteingessato con orari fissi», spie-gano. Ogni momento dellagiornata ha la sua clientela:sciure più rock della loro coeta-nee, la mattina. In pausa pran-zo molti amici, che spesso so-no calciatori come Maldini eInzaghi. Verso sera, ragazzi,manager. Il sabato mattina so-no clienti fissi anche bambinidi un anno con genitori moltiattenti a regolare i primi ciuffi.

Un temporary store in cui si

possono acquistare capi di mo-da autoprodotta come da cam-pionario di griffe, gioielli, oro-logi o gli oggetti prodotti dairagazzi di Officine Senzabenzache realizzano pezzi unici con-vertendo pneumatici di vecchieautomobili. La musica semprealta. Che sia la radio, una bandin vetrina o un dj a mixare vinilisui piatti. Le casse anche nella«gold room»: non un normalesolarium, ma una stanza ispira-ta ai miti di colore della storia.La promessa in un cartello:«Qui puoi solo diventare ne-ro». Poi una sfilza di ritratti, daCassius Clay a Jimi Hendrix. Al-le pareti ogni due mesi si alter-nano anche mostre di artistiemergenti. «La nostra forza?Non avere etichette», spiega-no. Un concept talmente unicoda diventare materia di tesi dilaurea di un ragazzo della Boc-coni e di uno del Politecnico.

Stefano Landi© RIPRODUZIONE RISERVATA

Originale

Alive si trova in via Burlamacchi 11, zona Porta Romana. La formula di questo spazio multifunzionale (220 mq) è diventata anche oggetto di due tesi di laurea