CIRD Quaderni - openstarts.units.it · La manifestazione “La matematica dei ragazzi: scambi di...
Transcript of CIRD Quaderni - openstarts.units.it · La manifestazione “La matematica dei ragazzi: scambi di...
Quad
erni
CIRD
n. 13 (2016) Numero ordinario
ISSN: 2039-8646
Homepage: <https://www.openstarts.units.it/dspace/handle/10077/3845>
QuaderniCIRD Rivista del Centro Interdipartimentale
per la Ricerca Didattica dell’Università di Trieste
n. 13 (2016)
Direttore responsabile Luciana Zuccheri, Dipartimento di Matematica e Geoscienze
Comitato editoriale Furio Finocchiaro, Dipartimento di Matematica e Geoscienze
Helena Lozano Miralles, Dipartimento di Scienze Giuridiche, del Linguaggio, dell’Interpretazione e della Traduzione
Tiziana Piras, Dipartimento di Studi Umanistici Paolo Sorzio, Dipartimento di Studi Umanistici
Michele Stoppa, Dipartimento di Matematica e Geoscienze Verena Zudini, Dipartimento di Matematica e Geoscienze
Questo numero della rivista è stato pubblicato con il contributo del Dipartimento di Matematica e Geoscienze dell’Università di Trieste.
© copyright Edizioni Università di Trieste, Trieste 2016.
Proprietà letteraria riservata. I diritti di traduzione, memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento totale e parziale
di questa pubblicazione, con qualsiasi mezzo (compresi i microfilm, le fotocopie e altro) sono riservati per tutti i paesi.
EUT - Edizioni Università di Trieste Via E. Weiss, 21 – 34128 Trieste
HTTP://EUT.UNITS.IT
QuaderniCIRD n. 13 (2016) 2 ISSN 2039-8646
QuaderniCIRD n. 13 (2016)
Sommario
4 Luciana Zuccheri
Presentazione
PRIMA PARTE
7 Andrea Sgarro, Laura Franzoi
Logica e illogica delle lingue naturali: il caso della consecutio temporum
21 Andrea Sgarro
Divagazioni sul futuro: ci sta dietro o ci sta davanti?
26 Roberta Giordano
A proposito di (auto)valutazione in glottodidattica
SECONDA PARTE
Notizie
40 Maria Peressi, Marisa Michelini, Roberto Rizzo, Alberto Stefanel, Giorgio
Pastore
Giornate di formazione per docenti di scuola secondaria di secondo grado “Dalla luce
alla struttura della materia” (Udine, Università degli Studi, 15 ottobre 2015)
48 Luciana Zuccheri
Svolgimento della “Gara a squadre di matematica Coppa Aurea - XII edizione”
(Trieste, 4 marzo 2016)
Sommario
QuaderniCIRD n. 13 (2016) 3 ISSN 2039-8646 3
52 Luciana Zuccheri
La manifestazione “La matematica dei ragazzi: scambi di esperienze tra coetanei - XI
edizione” (Trieste, 21 - 22 aprile 2016)”
59 Verena Zudini
Giornata di formazione per docenti di scuole di ogni ordine e grado “La matematica
dei ragazzi. Riflessioni metodologiche e didattica disciplinare - III edizione” (Trieste,
29 aprile 2016)
68 Emilia Mezzetti
La Premiazione delle Olimpiadi della Matematica all’Università degli Studi di Trieste
(Trieste, 4 maggio 2016)
NORME REDAZIONALI
74 Norme generali per i collaboratori della rivista «QuaderniCIRD»
Questo numero della rivista è stato curato da:
Luciana Zuccheri, Michele Stoppa e Verena Zudini.
QuaderniCIRD n. 13 (2016) 4 ISSN 2039-8646
Presentazione
La rivista QuaderniCIRD, confermando la sua mission interdisciplinare, propone nella
prima parte di questo numero tre contributi accomunati dall’interesse per gli studi
linguistici, ma molto diversi in quanto ad approccio, finalità e ambito disciplinare in
cui sono stati sviluppati.
Nel primo di questi, Andrea Sgarro e Laura Franzoi propongono alcune intriganti
riflessioni sulle strutture logiche presenti nelle lingue naturali, ricordando che
esistono strumenti formali utilizzati nel campo dell’informatica, come la logica e il
controllo sfocati (fuzzy), che si ispirano a queste e tentano di emularle. A titolo di
esempio, gli autori esaminano il caso della consecutio temporum in diversi contesti
linguistici, arrivando a conclusioni sorprendenti.
Nel secondo contributo, di Andrea Sgarro, si osserva come le lingue che parliamo
riflettono ancora la visione degli antichi Greci, secondo la quale è il passato a starci
davanti agli occhi, non il futuro.
Il terzo contributo, di Roberta Giordano, si sviluppa nell’ambito della didattica delle
lingue straniere, in particolare dello spagnolo, ed evidenzia come ogni processo di
(auto)valutazione, sia che si tratti di studenti sia di docenti, rappresenti un’utile
sfida formativa. L’autrice sottolinea, inoltre, che la riflessione compiuta dal docente
sulla propria attività diventa un corollario naturale dell’(auto)valutazione operata
dallo studente e dà pieno compimento all’intero processo di valutazione.
La seconda parte del numero contiene cinque Notizie, dedicate allo svolgimento di
attività di formazione degli insegnanti e di divulgazione scientifica per studenti
della scuola secondaria, nel contesto del Piano nazionale Lauree Scientifiche.
La prima notizia riporta un resoconto sullo svolgimento della Giornata di
formazione per docenti di scuola secondaria di secondo grado “Dalla luce alla
struttura della materia” (Udine, Università degli Studi, 15 ottobre 2015),
Presentazione Luciana Zuccheri
QuaderniCIRD n. 13 (2016) 5 ISSN 2039-8646 5
un’iniziativa organizzata in stretta collaborazione dai Progetti locali del PLS - Piano
nazionale Lauree Scientifiche delle Università di Trieste e di Udine (Chimica, Fisica
e Matematica e Statistica) e dall’Ufficio Scolastico Regionale per il Friuli Venezia
Giulia.
Le altre quattro notizie riguardano altrettante iniziative supportate dal Progetto
locale “Matematica” del Piano nazionale Lauree Scientifiche e svolte presso
l’Università degli Studi di Trieste nel 2016:
- la “Gara a squadre di matematica Coppa Aurea - XII edizione” (4 marzo 2016);
- la manifestazione “La matematica dei ragazzi: scambi di esperienze tra
coetanei - XI edizione” (21 - 22 aprile 2016);
- la Giornata di formazione per docenti di scuole di ogni ordine e grado “La
matematica dei ragazzi. Riflessioni metodologiche e didattica disciplinare - III
edizione” (29 aprile 2016);
- la Premiazione delle Olimpiadi della Matematica (4 maggio 2016).
LUCIANA ZUCCHERI Direttore della rivista QuaderniCIRD
Dipartimento di Matematica e Geoscienze Università di Trieste
Prima parte
DOI: 10.13137/2039-8646/13814
QuaderniCIRD n. 13 (2016) 7 ISSN 2039-8646
Logica e illogica delle lingue naturali: il caso della consecutio temporum1
ANDREA SGARRO Dipartimento di Matematica e Geoscienze
Università di Trieste [email protected]
LAURA FRANZOI Department of Computer Science, Center for Computational Linguistics
University of Bucharest (Romania) [email protected]
A Nino Vodice e agli amici dell’Osservatorio di Farra d’Isonzo
SUNTO
Le strutture logiche presenti in una lingua naturale come l’italiano o l’inglese sono l’imprescindibile supporto dei nostri ragionamenti e delle nostre inferenze logiche. Se tali strutture logiche sono tutt’altro che nitide, esse ci consentono comportamenti sorprendentemente efficienti: non a caso esistono strumenti formali, come la logica e il controllo sfocati (fuzzy), che proprio alle lingue naturali si ispirano, tentando di emularle. Per capir meglio in che cosa consista la logicità di una lingua naturale, in questo articolo, servendoci del rasoio di Occam, esamineremo il caso della consecutio temporum, spesso decantata come esempio emblematico di logica solida che noi abbiamo ereditato dal latino.
PAROLE-CHIAVE
CONSECUTIO TEMPORUM / CONSECUTIO TEMPORUM; LOGICA SFOCATA / FUZZY LOGIC; IMPLICAZIONE LOGICA / LOGICAL IMPLICATION; LOGICA NATURALE / NATURAL LOGIC.
1. INTRODUZIONE
Quando parliamo di matematica e quando ne dimostriamo i teoremi, la coerenza
logica delle nostre affermazioni è affidata alla solidità dei costrutti logici presenti,
1 Il contributo amplia i temi affrontati in un seminario svolto presso l’Università di Trieste nell’a. a. 2014/2015, nell’ambito del Laboratorio di formazione per insegnanti di matematica del Progetto locale PLS “Matematica e Statistica”.
Logica e illogica delle lingue naturali: il caso della consecutio temporum Andrea Sgarro, Laura Franzoi
QuaderniCIRD n. 13 (2016) 8 ISSN 2039-8646 8
talvolta mascherati, nella lingua naturale che stiamo usando, per esempio l’italiano,
l’inglese o il turco, a meno che la nostra dimostrazione non si appoggi a un
dimostratore automatico come può essere l’Aetna2; ogni lingua naturale, e non solo
le “lingue artificiali”, i linguaggi di programmazione come il Fortran o Java, ha delle
strutture logiche estremamente e sorprendentemente interessanti da un punto di
vista specificamente matematico.
Entrambi gli autori di questo articolo si occupano di soft computing o computazione
flessibile e di fuzzy logic o logica sfocata (logica sfumata), che sono raffinati e complessi
strumenti scientifici direttamente ed esplicitamente ispirati alla logica delle lingue
naturali; per essi si veda il nostro Livre flou3.
Sembra strano che la matematica, che è “precisa”, debba chiedere aiuto alle lingue
che noi parliamo, in cui la vaghezza (l’indeterminazione, la sfocatezza, la fuzziness
appunto) è onnipresente, ma è proprio quello che succede in molte applicazioni
tecnologiche e ingegneristiche della nuova matematica che ambiscono a essere
“intelligenti”.
Un esempio ormai classico è quello del pendolo inverso: si vuole risolvere il problema
di tenere una matita in equilibrio sul dito indice e si intende costruire un dito
robotico all’altezza del compito. Visto che sappiamo risolvere il problema tramite
soluzione delle equazioni differenziali del moto, apparentemente il dito robotico si
può costruire.
L’inconveniente è che, almeno con le capacità computazionali di qualche anno or
sono, le equazioni differenziali venivano sì risolte in maniera brillante, ma
purtroppo nel frattempo la matita era già caduta a terra.
Il primo dito robotico che sia stato costruito e che abbia funzionato davvero si è
servito del controllo sfocato (fuzzy control) che imita il modo di ragionare verbale delle
lingue naturali: il lapis ti sta per cadere da una parte e quindi tu devi dare un brusco
(sic) colpetto dall’altra parte - il problema non è più quello di risolvere 2 Per approfondimenti: OMODEO, TOMESCU 2014 (Cfr. Siti web). 3 SGARRO, FRANZOI, Livre flou (Cfr. Siti web).
Logica e illogica delle lingue naturali: il caso della consecutio temporum Andrea Sgarro, Laura Franzoi
QuaderniCIRD n. 13 (2016) 9 ISSN 2039-8646 9
un’equazione differenziale, ma di dare un colpetto brusco, termine quest’ultimo la
cui scarsa precisione formale non occorrerà sottolineare.
Pur tuttavia noi umani riusciamo a risolvere in maniera brillante una quantità di
problemi, basandoci su inferenze verbali, senza nessun bisogno di equazioni
differenziali: se evitiamo che la nostra automobile in situazioni critiche si schianti
contro il muro, noi non lo facciamo risolvendo al volante equazioni differenziali,
bensì frenando e svoltando bruscamente.
La questione di capire quali siano le strutture logiche presenti nelle nostre lingue
naturali - lo sottolineiamo con forza - è di vitale importanza nella didattica della
matematica, dove da una parte il discente deve capire bene il significato e la portata
logica dei termini linguistici che sta usando (per esempio quasi), dall’altra il docente
deve evitare la propria deformazione professionale che gli impedisce di vedere
quanto (efficacemente) ambigua sia la lingua in cui le affermazioni matematiche
sono espresse. Si pensi al significato diverso che la stessa parola assume in due
affermazioni come Sono quasi le sette (e quindi non possono essere le sette passate
neanche di un pochino) e La tua freccetta ha quasi centrato il bersaglio, dove il
bersaglio si trova nel punto di coordinate (7,7) mentre la freccetta si è infilata nel
punto di coordinate (7+ ε,7+ δ), ε e δ diversi da zero ed eventualmente positivi.
Naturalmente la struttura logica più interessante in una lingua naturale, quella che
riguarda più prettamente il controllo fuzzy, è l’implicazione: se vieni ti offro un caffè,
o, come si dice a Trieste, se mia nona la gavessi le rodele la saria un tram (il dialetto è
generoso e offre la possibilità di usare congiuntivo e condizionale nell’antecedente,
– protasi – e nel conseguente – apodosi – in tutti e quattro i modi possibili).
Secondo la logica classica, entrambe le proposizioni hanno valore logico 1, ossia
sono vere, ma i “fuzzisti” non sono molto felici di una tale conclusione:
riprenderemo brevemente il punto in conclusione a queste pagine, rinviando gli
interessati al nostro Livre flou4, dove si mostra come nel controllo fuzzy la seconda
4 SGARRO, FRANZOI, Livre flou (Cfr. Siti web).
Logica e illogica delle lingue naturali: il caso della consecutio temporum Andrea Sgarro, Laura Franzoi
QuaderniCIRD n. 13 (2016) 10 ISSN 2039-8646 10
implicazione (periodo dell’impossibilità, come dicevano i grammatici) abbia un valore
di verità distinto da quello della prima (periodo della possibilità) se si usa, com’è
abituale, l’implicazione di Mamdani.
2. CHE COS’È LA CONSECUTIO TEMPORUM?
In queste pagine affronteremo un’altra struttura logica meno cruciale, ma forse più
divertente, ossia quella della consecutio temporum, se non altro per spirito di rivalsa,
visto che a scuola ci hanno sempre tormentato con l’idea che la consecutio temporum
sia un regalo meraviglioso che dà lustro al nostro parlare, lasciatoci in eredità dal
latino. Il latino, come ci hanno ripetuto innumerevoli volte, è una lingua logica: ma è
proprio vero?
Rammentiamo che cosa sia la consecutio temporum: si tratta di adattare il tempo
verbale che compare nella proposizione subordinata al tempo verbale che compare
nella proposizione principale. Ad esempio: Io credo che tu sia malato, dove c’è un
congiuntivo presente, mentre in Io credevo che tu fossi malato il congiuntivo è al
passato (sia pur nella forma del congiuntivo imperfetto). C’è dunque il presente
nella principale e nella subordinata, oppure c’è il passato in entrambe.
Naturalmente la logica vorrebbe che lo stesso succeda al futuro: Io crederò che…, ma,
deplorevolmente, non esiste il congiuntivo futuro, per cui si dice: Io crederò che tu sia
malato. C’è in spagnolo, ma non si usa se non nel linguaggio giuridico, e c’è in
portoghese: il portoghese avrebbe dunque la possibilità di organizzare una
consecutio temporum più logica di quanto non possiamo fare noi italiani, che tuttavia
almeno nel passato e nel presente ci comportiamo in maniera coerente, seguendo
l’esempio degli antenati latini.
Per altro, a ben vedere, il futuro non esiste nella realtà e forse è accettabile un
vulnus in questo caso così evanescente5. Facciamo subito notare che se usiamo il
discorso diretto, citando quello che si è detto, le cose cambiano e sparisce traccia
5 Cfr. SGARRO 2006.
Logica e illogica delle lingue naturali: il caso della consecutio temporum Andrea Sgarro, Laura Franzoi
QuaderniCIRD n. 13 (2016) 11 ISSN 2039-8646 11
della discrepanza fra passato e futuro che può aver inquietato i più logici fra noi: Io
dico\dissi\dirò: «Tu sei malato».
Ovviamente ci sono delle lingue “nobili”, in primis quelle neolatine, che si
comportano allo stesso modo dell’italiano. Come ben noto, c’è anche una lingua
germanica che si comporta in maniera simile, perché ha avuto delle pesanti
influenze latine grazie alla sua storia e ai suoi contatti con i normanni, vale a dire
l’inglese. Anche in inglese c’è la consecutio temporum: I think you are ill, con la
combinazione presente-presente, ma I thought you were ill, con la combinazione
passato-passato.
Invece nelle lingue germaniche la consecutio temporum non c’è e in tedesco si dice: Io
pensavo che tu sia malato, con il passato nella principale e il presente nella
subordinata. Il presente viene conservato in maniera analoga anche nelle lingue
slave, mentre c’è una lingua neolatina la quale non ha la consecutio temporum, ed è il
romeno. A consolazione del nostro orgoglio neolatino c’è il fatto che il romeno ha
avuto delle influenze molto pesanti da parte delle lingue slave, e non solo, e quindi
ha perso la sua “purezza”.
Alle lingue neolatine che hanno la consecutio temporum si aggiunge dunque l’inglese,
che è uscito dalle tenebre germaniche - le lingue slave non hanno la consecutio
temporum e nemmeno il romeno, “decaduto” per ragioni storiche6.
Al nostro orgoglio logico contrapponiamo qualche frase in tedesco, sloveno e
romeno, nell’ordine, poi tradotta letteralmente in italiano:
Ich denke: «Du bist krank».
Mislim: «Ti si bolan».
Cred: «Tu eşti bolnav».
[Penso: «Tu sei malato».]
6 A dire il vero, le lingue slave, a parte il bulgaro e l’affine macedone, declinano generosamente i sostantivi, distinguendo fra strumentale e locativo, e il romeno è l’unica lingua neolatina che venga declinata, anche se i casi sono pochi, per cui non è chiaro a chi il latino, o prima di questo il comune progenitore indoeuropeo, abbia lasciato le sue eredità più preziose.
Logica e illogica delle lingue naturali: il caso della consecutio temporum Andrea Sgarro, Laura Franzoi
QuaderniCIRD n. 13 (2016) 12 ISSN 2039-8646 12
Ich denke, du seiest krank.
Mislim, da si bolan.
Cred că eşti bolnav.
[Penso che tu sia malato (trad. dal tedesco), penso che tu sei malato (trad. da
sloveno e romeno).]
Ich dachte, du seiest krank.
Mislil sem, da si bolan.
Am crezut că eşti bolnav.
[Pensavo che tu sia malato (trad. dal tedesco); pensavo che tu sei malato (trad. da
sloveno e romeno).]
3. LA CONSECUTIO TEMPORUM E IL RASOIO DI OCCAM
Un enunciato filologico del principio noto come il rasoio di Occam, dovuto al
francescano inglese Guglielmo di Occam (1285-1347), è: «pluralitas non est ponenda
sine necessitate», vale a dire vanno eliminati i concetti superflui, come quello di
essenza, quando si vuole spiegare la realtà.
Sottratto ai dibattiti teologici dell’epoca in cui il doctor invincibilis visse, il principio
sottolinea la validità della spiegazione più semplice come base su cui poggiare il
sistema della nostra conoscenza, e implica che, quando ci sono varie strade che
portino allo stesso punto di arrivo, la strada migliore è quella che economizza il più
possibile il percorso che si segue per arrivare in porto.
È a questa variante semplificata e generalizzata, la quale risente delle nostre
odierne ossessioni a partire da quella dell’efficienza, che noi d’ora in avanti ci
atterremo. In termini alla moda: vogliamo e dobbiamo ottim[izz]are la nostra scelta
minim[izz]andone i costi, come si fa in ricerca operativa.
Ma prima di soppesare le conseguenze di questa nostra ragionevole impostazione
filosofica, vediamo che cosa succede in tre lingue che sono lontane dalle nostre, e
che in due dei tre casi non si rifanno al comune antenato indoeuropeo.
Logica e illogica delle lingue naturali: il caso della consecutio temporum Andrea Sgarro, Laura Franzoi
QuaderniCIRD n. 13 (2016) 13 ISSN 2039-8646 13
Partiamo dall’ebraico: non è una lingua facile neppure per i tedeschi, e ci è capitata
fra le mani una grammatica della Langenscheidt7 in cui si annunciava con enfasi
una buona notizia per il discente: a differenza di quello che succede in francese,
nemmeno in ebraico c’è la consecutio temporum. Questo fatto però per il nostro
orgoglio neolatino è un po’ imbarazzante, perché quando Dio ha deciso di parlare
agli uomini ha usato l’ebraico, per cui non possiamo fare a meno di farvi
maliziosamente notare che Dio non si serviva della consecutio temporum, e quindi si
comportava come i tedeschi, gli sloveni e i romeni. È vero che qualcuno di voi
potrebbe pensare che Dio parlasse in arabo, ma l’arabo è lingua altrettanto semitica
quanto l’ebraico.
Prima di lasciare l’ebraico, precisando che la grammatica della Langenscheidt
insegna l’ebraico parlato oggi in Israele, l’ivrit, e non quello biblico, concedeteci una
nota storica. Leggere la storia della lingua ebraica8 è affascinante: all’inizio dell’’800
c’era un’aspra lotta fra partigiani dell’ebraico e partigiani dell’yiddish (grossomodo
una parlata tedesco-renana con influenze slave ed ebraiche) e c’erano alcuni
estremisti: non solo volevano usare l’ebraico, ma volevano perfino evitare le parole
aramaiche del Talmud, e quindi si limitavano alle (relativamente poche) parole
ebraiche utilizzate nel Tanach, ossia nella Bibbia.
Siccome era l’epoca dei romanzi storici alla Walter Scott, i personaggi che
comparivano erano del tipo: l’eroina bellissima con gli occhi e con i capelli neri
come il carbone, con le labbra rosse come il corallo e con la carnagione bianca come
la neve, deludendo ogni speranza di imbattersi a un certo punto in una fanciulla
altrettanto bella ma con gli occhi verdi - e invece una tal fanciulla non compariva
mai, perché nella Bibbia gli unici colori menzionati sono il nero, il bianco e il rosso e
quindi il termine che vuol dire verde, yarok, è sospetto, magari viene dall’aramaico,
la lingua parlata da Yèshu, Gesù.
7 Cfr. WIZNITZER 2006. 8 Cfr. HADAS-LEBEL 1994.
Logica e illogica delle lingue naturali: il caso della consecutio temporum Andrea Sgarro, Laura Franzoi
QuaderniCIRD n. 13 (2016) 14 ISSN 2039-8646 14
Gli yiddishisti e i puristi hanno perduto, nell’Israele moderno ci si può tranquillamente
vestire di verde, e al ristorante si può perfino ordinare una minestra di verdura
(marak yerakot).
Torniamo al rasoio di Occam: vediamo che cosa accade in persiano, e sarà una
sorpresa. Il persiano è una lingua indoeuropea e quindi ha sorprendenti affinità con
le lingue cui siamo più abituati. Uno degli autori di questo articolo una sera
ascoltava un’emittente televisiva dell’Iran, che voleva allevare secondo i principi
della Repubblica Islamica gli iraniani all’estero, i quali però non sempre hanno
molta familiarità col persiano, magari perché sono nati in California, per cui c’erano
i sottotitoli in inglese. A un certo punto del telefilm una signora col chador nero,
all’aperto e in piena notte, sente rumori allarmanti e comincia a urlare chi è, chi è, e
sotto c’era scritto in inglese who is it, who is it, ma quello che lei strillava in persiano
era proprio ki e, ki e, per attenerci alla trascrizione standard dei caratteri arabi. A
dire il vero, la terza persona singolare del verbo essere in un persiano più ricercato
è ast, la cui somiglianza col latino est non è affatto casuale, ma nel persiano parlato
c’è stata un’evoluzione simile a quella dal latino all’italiano.
Bando alle divagazioni: intendiamo traslare il rasoio scozzese di Occam in terra
persiana. Prendiamo una frase in italiano e pensiamo di metterci i due punti (io
penso: FRASE PENSATA, oppure io dico: FRASE DETTA), con i due punti o le virgolette
come si fa riferendo il discorso diretto, ovvero Io (che mi chiamo Z) dico: «Tu Y sei
malata», ossia Io dico che tu sei malata.
Invertiamo le parti: Tu Y dici: «Tu Z sei malato», dove il primo tu si riferisce alla
signora Y che mi sta guardando e mi sta parlando, mentre il secondo tu si riferisce a
me, che, a quanto afferma la signora Y, sarei appunto malato.
Con la citazione indiretta: Tu, signora Y, pensi che io, il signor Z, sia malato, dove il
secondo tu della citazione diretta è stato sostituito dall’io della citazione indiretta.
Il persiano usa il rasoio di Occam e se, quando parla la signora Y, la citazione diretta
è Tu dici: «Tu sei malato», la stessa frase con la subordinata diventa Tu dici ke tu sei
Logica e illogica delle lingue naturali: il caso della consecutio temporum Andrea Sgarro, Laura Franzoi
QuaderniCIRD n. 13 (2016) 15 ISSN 2039-8646 15
malato, dove per introdurre la subordinata abbiamo usato la preposizione persiana
ke, sia pur traslitterata, al posto di quella italiana che.
Per capire cosa stia succedendo conviene tradurre il ke persiano con i due punti
italiani, e allora funziona tutto: l’unica citazione possibile è quella diretta, anche se
si usa il ke.
Questo è un sistema di una semplicità totale, non ha ambiguità, e si serve del rasoio
di Occam in maniera chiara e coerente.
Come corollario: naturalmente se si cita non c’è traccia di consecutio temporum,
perché, se ci mettete la frase tale e quale come è stata detta, la consecutio temporum
sarebbe del tutto illogica, perfino insensata.
“Semplice” e “logico” non sono attributi conflittuali, non pensate che questo sia un
sistema volgare o primitivo: stiamo parlando della lingua persiana! La donna del ki e
era tutta vestita di nero, ma un’amica iraniana che vive a Trieste da molti anni, e
che a Trieste fa volentieri conferenze nelle scuole, ha la preoccupazione di
mostrare immagini dell’Iran piene di colori e dei vestiti reali che si adoperano, ad
esempio, nelle campagne persiane: cercate di pensare alla Persia come a un paese
pieno delle miniature persiane, anche se quanto vedete al telegiornale non è
esattamente lo stesso (peraltro i fazzoletti che ormai si sfoggiano nelle strade di
Tehrān sono sempre più vivaci e portati all’indietro, sulla nuca).
Il persiano è la nobile lingua di poeti come Hāfez o Khayyām; c’è un modo di dire
turco secondo cui il gentiluomo turco parla turco in famiglia, parla arabo con Dio e parla
persiano con l’amante. La raffinatezza persiana e il prestigio della lingua ricordano
situazioni dell’Europa del Settecento, dove le lingue da usare a corte e con l’amante
erano il francese e l’italiano, per cui Federico il Grande si vantava di usare il tedesco
solo con i cavalli e, al caso, con gli stallieri (ma Federico amava i cavalli di più degli
uomini, per tacere degli umani dell’altro sesso).
Se già siete perplessi, lo sarete ancor di più adesso. Usciamo di nuovo dall’ambito
indoeuropeo e passiamo a un ultimo esempio, quello della lingua che i matematici
Logica e illogica delle lingue naturali: il caso della consecutio temporum Andrea Sgarro, Laura Franzoi
QuaderniCIRD n. 13 (2016) 16 ISSN 2039-8646 16
dovrebbero preferire. Questa lingua è il turco e vi spiegheremo il perché partendo
da un aneddoto.
Il linguista americano Edmund Sapir ha scritto un libro di linguistica molto
importante nella prima metà del ’9009. A un certo punto, si oppone a un suo collega
linguista - lasciato generosamente anonimo - secondo il quale era una vera sciagura
che una donna flessiva andasse sposa a un uomo agglutinante; per contraddire questo
parere usa una lingua agglutinante, non l’ungherese o il finlandese o il basco o il
giapponese, ma specificamente il turco, che evidentemente lo affascina, e si chiede
come si faccia ad avere pregiudizi contro una lingua come il turco che è regolata da
una logica (sic) così semplice e così salda.
Chiariamo innanzitutto che cosa sia una donna flessiva e che cosa sia un uomo
agglutinante. Partiamo dalle lingue indoeuropee, che sono appunto flessive. In una
parola italiana come amassi il tema e la desinenza sono saldamente “incollati” e le
informazioni sintattiche che porta la desinenza -assi, seconda persona singolare,
congiuntivo passato (per esser più precisi: congiuntivo imperfetto), sono presentate
in un blocco unico e mal scindibile.
Certo, il grado di flessività è molto variabile nelle lingue indoeuropee: si passa dal
latino, o dal romeno o da lingue slave come il russo o lo sloveno, assai flessive, al
persiano moderno o all’inglese, che invece sono parchi di desinenze. Flessive sono
anche lingue semitiche come l’ebraico.
Agglutinante vuol dire invece che le varie componenti sintattiche non vengono
confuse e vengono usate in serie alla fine della parola. Facciamo un esempio
chiarificatore: prendiamo la parola turca ev che vuol dire casa. Possiamo
agglutinarla con la particella del plurale ler ottenendo evler, case, e poi continuare
ad agglutinarla con una particella dello stato in luogo che è il de, ottenendo evde,
nella casa, o evlerde (ev-ler-de), nelle case (in turco non c’è articolo determinativo).
9 Cfr. SAPIR 1969.
Logica e illogica delle lingue naturali: il caso della consecutio temporum Andrea Sgarro, Laura Franzoi
QuaderniCIRD n. 13 (2016) 17 ISSN 2039-8646 17
Passiamo a un’altra particella che vuol dire “relativo alla localizzazione che
precede”, la particella ki, e allora evlerdeki vuol dire relativo a ciò che sta nelle case,
mentre evdeki vuol dire relativo a ciò che sta nella casa, ma ci potrebbero essere una
pluralità di cose che sono relative a ciò che sta nelle case e allora voi potreste
continuare con un evlerdekiler, o magari evlerdekilerde, ev-ler-de-ki-ler-de, se vi
interessa sapere cosa avvenga localizzato in questa pluralità di cose, e così via
finché reggete (anche i turchi a un certo punto cedono, ma in linea di principio
l’upper bound, ossia la limitazione superiore, è infinita). Questo per quanto riguarda
la polemica fra due linguisti americani del secolo scorso, ma, se vogliamo difendere
la logicità del turco, ci sono argomenti più forti.
C’è uno scrittore turco che si chiama Yaşar Kemal10, un autore molto impegnato; è
un curdo vissuto a Istanbul che scriveva in turco ed è stato in carcere come in quel
paese succede agli autori impegnati politicamente, anzi - si spera - succedeva. E ha
scritto un libro-intervista, L’albero del folle, che molto impegnato lo è, anche se a un
certo punto c’è una divagazione che sembra davvero folle, perché l’autore comincia
a parlare diffusamente dell’uso della virgola in turco e sostiene che bisogna stare
molto attenti al suo uso da parte degli scrittori e dei giornalisti, per cui il lettore si
chiede come mai un autore così impegnato stia a perdere tempo prezioso con banali
virgole. La risposta c’è, e ci permette di tornare proprio alla consecutio temporum e al
problema di che cosa accada nella frase subordinata.
Stiamo per dirvi che in turco le subordinate non esistono, il che tra l’altro rende
completamente vuota la domanda se esista o non esista in turco la consecutio
temporum. Se sfogliate grammatiche di turco per stranieri, per esempio quella
tedesca della Langenscheidt11, troverete lunghe frasi che per aiutare il discente
sono piene di parentesi tonde, quadre, graffe e angolari aperte e chiuse, come nelle
formule di matematica.
10 Cfr. KEMAL 1997. 11 Cfr. TURAN 2001.
Logica e illogica delle lingue naturali: il caso della consecutio temporum Andrea Sgarro, Laura Franzoi
QuaderniCIRD n. 13 (2016) 18 ISSN 2039-8646 18
L’assenza delle subordinate è compensata in turco dalla capacità di trasformare una
frase in un sostantivo o in un aggettivo, che poi possono venire tranquillamente
agglutinati, come se fossero (ma lo sono!) normali aggettivi o normali sostantivi. La
parentesi aperta nella grammatica vi dice dove il “super-sostantivo” o il “super-
aggettivo” comincino e dove finiscano. Naturalmente nel super-sostantivo
potrebbero comparire un sostantivo e un aggettivo che sono in realtà un super-
sostantivo e un super-aggettivo, il che vi farebbe giungere a una parentesizzazione
come [...(...)...(...)..]. Questo nella grammatica per stranieri, ma non nel turco scritto
normale che, passato alle lettere latine con Atatürk, usa la nostra punteggiatura.
Ora, mentre c’è un “punto aperto” e un “punto chiuso” (ovvero la maiuscola
all’inizio e il punto alla fine di un periodo), non c’è purtroppo la coppia “virgola
aperta” e “virgola chiusa”, il che può esser fonte di gravi ambiguità,
particolarmente gravi se siete uno scrittore impegnato e interessato al problema
socialmente rilevante dell’alfabetizzazione del popolo, com’era appunto Kemal.
Nella lingua parlata non ci sono problemi perché ci sono le “parentesi naturali”; in
un certo senso abbiamo il respiro aperto e il respiro chiuso, per cui il turco “reale”,
quello parlato, è ambiguo più o meno come qualunque altra lingua, e lo sarebbe
anche nello scritto con un sistema di punteggiatura diverso, ispirato direttamente a
quello della matematica, la quale nelle sue formule non subordina, ma, proprio
come il turco, crea “blocchi” da trattare come se fossero elementi atomici del
proprio discorso.
4. CONCLUSIONI
Prendendo il punto di vista di un matematico intollerante, potremmo magari
arrivare a dire che il latino ha una logica poco sensata, debole, mentre invece il
turco ha una logica ammirevole, offendendo la deamicisiana maestrina dalla penna
rossa che ossessiona i nostri ricordi, e ci avrebbe sicuramente detto che dobbiamo
studiare il latino per imparare la logica. Secondo noi la maestrina dalla penna rossa
Logica e illogica delle lingue naturali: il caso della consecutio temporum Andrea Sgarro, Laura Franzoi
QuaderniCIRD n. 13 (2016) 19 ISSN 2039-8646 19
ha in realtà ragione, perché si impara a nuotar bene in un mare che sia agitato: se
perfino lì ce la caviamo, allora abbiamo raggiunto lo scopo.
È proprio una struttura “inutilmente” e pesantemente complicata come quella del
latino che mette alla prova le nostre capacità logiche. Ora il lettore si aspetterà che,
pensando al mare in tempesta, lo si sconsigli di studiare il turco, ma non è affatto
così: il turco avrà pure una logica semplice, ma la sua logica è talmente lontana
dalla logica complicata a cui noi indoeuropei siamo abituati - e che perciò ci appare
a torto semplice - che per noi l’esercizio di logica è ottimo, anche se per ragioni
molto diverse da quelle del latino. Altrimenti si arriverebbe al paradosso di dire che
studiare matematica non serve a rafforzare la nostra logica, perché la notazione
matematica si attiene al principio di Occam, ed è “troppo semplice”.
Tornando all’implicazione logica, le grammatiche tradizionali pongono molta cura
nel distinguere il periodo della realtà, dove l’antecedente ha un alto grado di verità
(se accetti, se vuoi...), dal periodo dell’irrealtà (se tu fossi arrivato prima, se io fossi nato
ricco, se mia nonna avesse le rotelle...). La logica matematica “alta” sembra disprezzare
questa distinzione: l’implicazione in toto è falsa solo se l’antecedente è vero e il
conseguente è falso. Tutto ciò non sempre funziona e non sempre è opportuno, e ci
sono situazioni in cui l’approccio naturale è più efficiente, per esempio
nell’intelligenza artificiale, dove si mira a imitare prestazioni tipiche del cervello
umano, e non di quello elettronico.
Nel controllo fuzzy si pretende che anche l’antecedente abbia un alto valore di
verità, che sia vero o comunque “quasi” vero (sic), prima di dichiarare
l’implicazione vera o comunque “non troppo falsa”. Nella logica sfumata o fuzzy
esistono infatti, proprio come nella logica verbale delle lingue naturali, gradi di
verità intermedi fra il vero e il falso, ci sono tutte le sfumature di grigio.
E a questo proposito: le lingue naturali sono oggetti fuzzy, che mal sopportano
affermazioni trancianti, bianche o nere. Il linguista potrebbe esibire situazioni in
cui anche il tedesco conosce un po’ di consecutio temporum, o in cui il persiano si
Logica e illogica delle lingue naturali: il caso della consecutio temporum Andrea Sgarro, Laura Franzoi
QuaderniCIRD n. 13 (2016) 20 ISSN 2039-8646 20
dimentica il giochetto dei due tu, cui abbiamo indulto sopra. Gli scriventi sono due
matematici, e i matematici, ma più in generale gli scienziati, lavorano con modelli
che “semplificano” la realtà, mettendone in luce quello che è essenziale, tipico,
irrinunciabile. Come ha detto lo statistico George E. P. Box: «tutti i modelli sono
sbagliati, ma alcuni sono utili». Parafrasando potremmo dire che le nostre
affermazioni in queste pagine, se non sono sempre vere, sono sempre quasi vere e la
pretesa di una verità assoluta avrebbe inutilmente e pedantemente oscurato il
discorso.
BIBLIOGRAFIA HADAS-LEBEL M. 1994, Storia della lingua ebraica, Firenze, Giuntina.
KEMAL Y. 1997, Der Baum des Narren, Zürich, Unionsverlag (apparso in origine solo in francese: 1992, Entretiens avec Alain Bosquet, Paris, Gallimard).
SAPIR E. 1969, Il linguaggio, Torino, Einaudi.
SGARRO A. 2006, Divagazioni sul futuro: ci sta dietro o ci sta davanti?, «Biblioteca dei 500», Ulisse: nella rete della scienza, Trieste, SISSA.
TURAN T. 2001, Langenscheidts Praktisches Lehrbuch, Türkisch, Berlin, Langenscheidt.
WIZNITZER M. 2006, Langenscheidts Praktisches Lehrbuch, Hebräisch, Berlin, Langenscheidt.
SITI WEB OMODEO E., TOMESCU A. I. 2014, On representing graphs as membership digraphs, <http://www2.units.it/eomodeo/GraphsViaMembership.html>, sito consultato il 18.1.2017.
SGARRO A., FRANZOI L. Livre flou, <http://mathsun1.univ.trieste.it/~sgarro/livre_flou.pdf>, sito consultato il 18.1.2017.
DOI: 10.13137/2039-8646/13815
QuaderniCIRD n. 13 (2016) 21 ISSN 2039-8646
Divagazioni sul futuro: ci sta dietro o ci sta davanti?1
ANDREA SGARRO Dipartimento di Matematica e Geoscienze
Università di Trieste [email protected]
SUNTO
Nella cultura andina degli Aymara, ma anche in quella degli antichi Greci, è il passato a starci davanti agli occhi, non il futuro. Il nostro punto di vista è ormai opposto, ma le lingue che parliamo riflettono ancora la visione dei Greci.
PAROLE-CHIAVE
LOGICHE NATURALI / NATURAL LOGICS; FUTURO GRAMMATICALE / FUTURE TENSE; PASSATO GRAMMATICALE / PAST TENSE.
1. INTRODUZIONE
In NUÑEZ, SWEETSER (2006) si parla dei costrutti spazio-temporali dell’aymara, una
lingua parlata da popolazioni andine; ciò mi ha ricordato il punto di vista degli
antichi Greci, a suo tempo illustratomi da un collega grecista: il passato sta davanti
ai nostri occhi, essendo tutto ciò che noi possiamo vedere, mentre il futuro ci sta
dietro, in corrispondenza alla parte cieca e indifesa del nostro corpo. Per i Greci
come per gli Aymara, passato = davanti, futuro = dietro.
Tutto a rovescio, sembrerebbe, della nostra visione del mondo, quella riflessa dalle
lingue più “evolute”: è il futuro a starci davanti, è verso il futuro che siamo protesi,
mentre il passato ce lo siamo lasciati dietro le spalle.
Ma davvero della visione dei Greci non c’è più traccia nelle nostre lingue?
1 Questa nota è la rielaborazione di un articolo pubblicato in rete (SGARRO 2006), ma non più accessibile, citato nel contributo di Andrea Sgarro e Laura Franzoi riportato in questo numero della rivista QuaderniCIRD.
Divagazioni sul futuro: ci sta dietro o ci sta davanti? Andrea Sgarro
QuaderniCIRD n. 13 (2016) 22 ISSN 2039-8646 22
Vediamo di capirlo, prendendo il punto di vista di un matematico fuzzy2 interessato
alle strutture logiche che sono presenti nelle lingue naturali che noi parliamo.
2. LE STRUTTURE VERBALI DEL PASSATO E DEL FUTURO
Partirei osservando che in italiano le strutture verbali del passato sono decisamente
più ricche di quelle del futuro: ad esempio, all’indicativo abbiamo dissi, dicevo, ho
detto, avevo detto, ebbi detto, contro dirò, avrò detto.
C’è però un fatto che mi sembra ancora più significativo: il futuro può venir
“schiacciato” sul presente, quasi fosse una struttura logica ridondante, il passato
no. Si arriva a dire “Fra vent’anni vado in pensione” invece di “Fra vent’anni andrò
in pensione”, mentre nessuno direbbe “Vent’anni or sono vado in pensione”.
Altra osservazione inevitabile: in molte lingue, come l’inglese, il futuro è
perifrastico (ad es. I will go, I shall go), anzi - avventurandoci sul terreno minato della
contrapposizione diacronico/sincronico - per i filologi lo è persino in italiano:
amerò deriva, infatti, dal latino volgare amare habeo, e non dal latino classico amabo.
Indulgeremo in un elenco poco sistematico, tenendo presente che nelle lingue che
seguono, la possibilità di schiacciare il futuro sul presente è pur sempre disponibile,
anche se alcune lingue, come il persiano, se ne avvalgono più spesso di altre.
Nei futuri perifrastici a fare la parte del leone è il verbo il cui significato principale
è volere e che figura spesso in forme contratte, come si vede dalle rispettive
traduzioni della forma verbale italiana “io farò”:
- inglese: I will do;
- romeno: eu voi face, voi face;
- serbo e croato: ja ću raditi, raditću, radiću;
- greco moderno: tha kano (thelo = voglio, tha kano = [letteralmente] vo’ faccio);
2 Con il termine fuzzy (letteralmente: “sfocato”) ci si riferisce a logiche che consentono l’uso di valori logici “sfumati” o “sfocati” intermedi fra il vero e il falso delle logiche binarie più tradizionali; le logiche fuzzy sono usate nell’intelligenza artificiale e si ispirano scopertamente alla “logica naturale” delle lingue che parliamo.
Divagazioni sul futuro: ci sta dietro o ci sta davanti? Andrea Sgarro
QuaderniCIRD n. 13 (2016) 23 ISSN 2039-8646 23
- farsi ossia persiano moderno: khoham kard (il presente mikonam è assai più
comune, da kardan = fare).
In due lingue slave come lo sloveno e il russo ci si appoggia invece al verbo essere,
che ha il privilegio di avere un futuro autonomo:
- jaz bom delal, ja budu delat’ (alla lettera, io sarò avente fatto e io sarò [a] fare).
C’è inoltre la complicazione che in russo la forma perfettiva, compiuta, del verbo
non conosce né presente né futuro perifrastico. Quello che formalmente appare
come un presente, sdelaju, ha significato di futuro (farò), quasi lo “schiacciamento”
fosse stavolta obbligatorio.
In inglese ci si appoggia anche a dovere (shall) e in tedesco a diventare (werden):
- ich werde machen.
La somiglianza fra il neogreco kano e il neopersiano konam (il mi di mikonam è solo
un prefisso durativo) è dovuta alle comuni origini indoeuropee.
In una lingua non indoeuropea come l’ungherese, il futuro è comunque perifrastico:
- csinálni fogom.
Stavolta l’ausiliare fog vuol dire pigliare; è poi frequente una forma del tipo majd +
presente, in cui majd significa “dopo”, “più in là nel tempo”.
Per citare una lingua semita, l’ebraico moderno o ’ivrit è molto razionale, com’è
tipico di una lingua ricreata a tavolino a partire da un predecessore estinto,
l’ebraico biblico. La contrapposizione passato / presente / futuro è rigida: ‘asiti, ani
‘ose, e‘ese, dove a essere perifrastico è il presente (letteralmente: “io [sono]
facente”).
3. IL SIGNIFICATO TEMPORALE E SPAZIALE DI “PRIMA” E “DOPO”
Oltre a una tendenza a riassorbire il futuro nel presente, futuro che in realtà né noi
né i Greci moderni possiamo vedere, se consideriamo vocaboli usati come
preposizioni o avverbi, ad esempio “prima” e “dopo”, possiamo notare che anche
Divagazioni sul futuro: ci sta dietro o ci sta davanti? Andrea Sgarro
QuaderniCIRD n. 13 (2016) 24 ISSN 2039-8646 24
nelle nostre lingue, e non solo nell’aymara, sono ben vitali strutture “fossili” che ci
ricordano gli antichi Greci!
L’inglese è esplicito: before, long before vuol dire “prima” con significato temporale,
nel passato, e dunque davanti agli occhi dei Greci, ma anche davanti agli occhi di
noi moderni, tuttavia con significato spaziale: before our car = in front of our car. After
vuol dire sia “dopo”, nel futuro, sia “davanti”, ma solo per noi moderni (let’s meet
after the concert [is over]), sia “dietro” (he was running after me, so I couldn’t see him).
Pensiamo anche alla frase italiana un po’ scorretta “L’orto sta dopo la casa, mentre
il giardino sta prima della casa” pronunciata in Inghilterra davanti a case a schiera
il cui backyard, l’orto appunto, rimane invisibile, sta dietro alla casa, mentre il
giardino con qualche fiore sta davanti. Per un greco antico la somiglianza fra i due
significati di before non sarebbe affatto illogica: in entrambi i casi ci si riferisce a ciò
che gli occhi, fisici o mentali, vedono, il passato nel tempo e ciò che ci sta davanti
nello spazio.
Questa confusione spazio-temporale non pare affatto eccezionale:
- in francese: avant, en avant o devant;
- in tedesco: bevor, vor;
- in sloveno: pred, pred;
- in romeno: inainte, inainte;
- in serbo e croato: prije, pred o prijed;
- in persiano: pish, pish;
- in ebraico: qodem, qadima dalla radice triconsonantica qdm;
- in turco: önce, önde, in tutti i casi “dietro” nel (nostro) tempo, “davanti” nello
spazio.
4. CONCLUSIONE: IL PUNTO DI VISTA DI UN MATEMATICO FUZZY
Nella nuova visione del mondo, il futuro ci sta innanzi pieno di promesse, ma ne
parliamo ancora in maniera arcaica. Come studioso di fuzzy logic sono ben lontano
Divagazioni sul futuro: ci sta dietro o ci sta davanti? Andrea Sgarro
QuaderniCIRD n. 13 (2016) 25 ISSN 2039-8646 25
dal deplorarlo: le lingue naturali sono sì incongrue, ridondanti e perfino ambigue,
ma sono alla base di quell’intelligenza naturale la cui efficacia operativa non finisce
di stupire chi si occupi di intelligenza artificiale.
BIBLIOGRAFIA NUÑEZ R. E., SWEETSER E. 2006, With the Future Behind Them: Convergent Evidence from Aymara Language and Gesture in the Crosslinguistic Comparison of Spatial Construals of Time, «Cognitive Science», n. 30, pp. 401-450.
SGARRO A. 2006, Divagazioni sul futuro: ci sta dietro o ci sta davanti?, «Biblioteca dei 500», Ulisse: nella rete della scienza, Trieste, SISSA.
DOI: 10.13137/2039-8646/13816
QuaderniCIRD n. 13 (2016) 26 ISSN 2039-8646
A proposito di (auto)valutazione in glottodidattica
ROBERTA GIORDANO Dipartimento di studi linguistico-letterari, storico-filosofici e giuridici
Università della Tuscia [email protected]
SUNTO
Partendo dalla logica che sostiene l’analisi degli errori, questo contributo rappresenta una proposta di riflessione intorno all’idea che ogni processo di (auto)valutazione, sia che si tratti di studenti sia che si tratti di docenti, costituisca un’utile sfida formativa, applicata in questo caso alla didattica delle lingue straniere (E/LE)1. Dall’individuazione e correzione degli errori altrui, infatti, fino ad arrivare alla riflessione rispetto ai propri, entrambe le operazioni si configurano come una valida opportunità per il recupero di informazioni cruciali sull’intero circuito di apprendimento. Attualmente, inoltre, sono molti gli strumenti operativi utilizzabili nella direzione del controllo e dell’(auto)gestione sia dell’attività docente sia di quella discente, come ad esempio il Portfolio, che consente una presa di coscienza efficace rispetto al percorso realizzato. La pratica-riflessiva, cioè la riflessione compiuta dal docente, come qualunque altro professionista, intorno alla propria attività, risulterebbe quindi un corollario naturale dell’(auto)valutazione eseguita dallo studente, non solo per mettere a punto nuove strategie e scenari formativi, ma soprattutto per dare pieno compimento alla stessa valutazione.
PAROLE-CHIAVE
DIDATTICA / TEACHING METHODS; GLOTTODIDATTICA / LANGUAGE TEACHING METHODS; LINGUA STRANIERA / FOREIGN LANGUAGE; SPAGNOLO / SPANISH; AUTOVALUTAZIONE / SELF-EVALUATION; ERRORE/ ERROR; PRATICA RIFLESSIVA / REFLECTIVE PRACTICE.
1. INTRODUZIONE
Questo lavoro parte dalla volontà di riflettere su quelle competenze, che ciascuno
studente, da una parte, e ciascun docente, dall’altra, dovrebbero sviluppare:
(auto)valutazione per il primo e pratica riflessiva per il secondo, ingredienti
indispensabili di un medesimo percorso. Per soggetto competente, inoltre,
1 L’acronimo E/LE si declina in Español / Lengua Extranjera.
A proposito di (auto)valutazione in glottodidattica Roberta Giordano
QuaderniCIRD n. 13 (2016) 27 ISSN 2039-8646 27
intendiamo «colui che sappia gestire in modo sicuro, controllato e allo stesso tempo
rapido tutte le attività interessate dal progetto didattico/di apprendimento, e,
soprattutto, sia incline a riflettere su quelle, fino a prevedere di modificarle,
essendosi verificate delle circostanze nuove, e di difficoltà inattesa»2.
Obiettivo del lavoro è quello di dimostrare che esiste un rapporto di naturale e
inevitabile interdipendenza tra queste due realtà: entrambe, infatti, seppur da due
prospettive diverse, promotrici di autonomia.
2. AUTOVALUTAZIONE E ANALISI DEGLI ERRORI IN AMBITO LINGUISTICO
Implementare in aula meccanismi di (auto)valutazione significa che il professore
trovi, e quindi metta in pratica, una serie di strumenti metodologici concreti,
necessari per il monitoraggio del livello di apprendimento raggiunto, per la verifica
che le strategie impiegate siano risultate adeguate al caso, e, non da ultimo, per
trasmettere ai propri studenti l’attitudine alla riflessione sugli errori commessi.
Se, tradizionalmente, si è considerata finalità esclusiva della valutazione l’accertamento
del livello di abilità raggiunto in una certa disciplina oggetto di insegnamento, cosa
che avviene generalmente attraverso l’impiego di prove finali, test e verifiche varie,
si è poi via via fatta strada la logica di una valutazione intesa come strumentale
rispetto a una riflessione ben più ampia e articolata.
Rispetto all’attività del docente, infatti, l’individuazione e l’analisi degli errori
comporterà la necessità di misurarsi con una metodologia didattica, che probabilmente
ha rivelato falle da colmare, imponendo quindi la revisione del piano formativo
avviato fino a quel momento, rivelatosi parzialmente o interamente inadeguato ai
suoi destinatari, ricorrendo anche a strumenti e materiali che permettano di
ristrutturarlo.
Rispetto a quella del discente, invece, lo sviluppo di un’attitudine riflessiva rispetto
ai propri errori consentirà di stimolare autonomia di giudizio e spirito critico verso
2 INSTITUTO CERVANTES 2006, p. 11.
A proposito di (auto)valutazione in glottodidattica Roberta Giordano
QuaderniCIRD n. 13 (2016) 28 ISSN 2039-8646 28
i risultati ottenuti durante la propria formazione, positivi o negativi che siano. Si
tratta pertanto di una forma di monitoraggio vitale per la buona riuscita del
processo.
Questa metodologia che, secondo noi, prevede necessariamente l’analisi non solo del
mal fatto, visto che il ben fatto ha la medesima dignità metodologica e validità
didattica di quello, attiverà un feedback continuo rispetto alle destrezze acquisite ed
al percorso fatto per conseguirle, e che, se opportunamente sviluppato, coinvolgerà
tutta la classe, come mette in risalto Santos Gargallo:
Il modello dell’analisi degli errori è cambiato e ha modificato i suoi obiettivi nel corso degli ultimi tre decenni. Dalla predizione e descrizione di tipologie di forme deviate basate in tassonomie grammaticali, si passò allo studio degli effetti dell’adeguatezza pragmalinguistica nella comunicazione. Si può apprezzare quest’evoluzione nei temi posti da Corder, che, malgrado nei suoi primi studi affermasse che lo scopo principale della ricerca era la predizione delle aree di difficoltà nell’apprendimento di una L2/LE attraverso un inventario quantitativo degli errori più frequenti, nelle pubblicazioni successive estese gli obiettivi ad altre subcompetenze oltre alla grammaticale, ed evidenziò il carattere applicato della ricerca per l’implementazione dei materiali e dei procedimenti didattici.3
Nell’ambito linguistico i meccanismi di apprendimento si sono visti contaminare da
un’impronta sempre più prepotentemente pragmatica e comunicativa, prendendo
ad esempio in considerazione fenomeni relazionali nuovi, come le strategie
adottate dagli allievi per facilitare la comunicazione: turni della conversazione,
presentazioni, formule di apertura e chiusura del discorso, superando quindi
l’attenzione, praticamente esclusiva per gli aspetti grammaticali, che a lungo ha
dominato il settore.
Prendiamo allora a prestito la tesi esposta da Graciela Vázquez4, per ribadire che
per trasformare l’individuazione e la correzione degli errori in un momento
veramente fruttuoso, bisognerebbe insistere sul rafforzamento della partecipazione
attiva e autogestita dell’allievo. Secondo la studiosa, infatti, è necessario incentivare
piani per l’insegnamento delle lingue straniere che includano la riflessione sulle
proprie produzioni, non trascurando tuttavia aspetti psico-affettivi, come la
3 SANTOS GARGALLO 2004, p. 395 (traduzione dell’autrice). 4 VÁZQUEZ 2009.
A proposito di (auto)valutazione in glottodidattica Roberta Giordano
QuaderniCIRD n. 13 (2016) 29 ISSN 2039-8646 29
motivazione, e ricorrendo a tutti gli strumenti utili per stimolare l’autonomia, tanto
difesa dal Plan Curricular dell’Instituto Cervantes.
Il Portfolio Europeo delle Lingue (PEL), ad esempio, è un mezzo di lavoro a disposizione
di quanti si cimentino con le lingue straniere, e che, come il Quadro Comune di
Riferimento per le Lingue, è il frutto della politica linguistica del Consiglio d’Europa:
quest’ultimo, infatti, riconoscendo nella specificità linguistica di ogni Paese
dell’Unione un valore imprescindibile, cerca di salvaguardarla, favorendo al contempo
la mutua comprensione tra i cittadini europei.
Questo strumento è stato pensato esattamente con l’obiettivo di stimolare un
apprendimento consapevole, sviluppando così due funzioni essenziali, l’una
pedagogica e l’altra comunicativa, così come si sottolinea in LITTLE et al. (2007):
La prima è pedagogica: il Portfolio Europeo delle Lingue è pensato per rendere il processo di apprendimento linguistico più trasparente agli studenti e promuovere l’autonomia dell’allievo; questo il motivo per cui riconosce un ruolo centrale alla riflessione e all’auto-valutazione. Questa funzione riflette l’impegno da tempo assunto dal Consiglio d’Europa verso l’autonomia dello studente come parte cruciale dell’istruzione, per una cittadinanza democratica e come prerequisito per una formazione che duri tutta la vita. La seconda funzione è dare concreta evidenza alla competenza comunicativa nella seconda lingua o lingua straniera e all’esperienza interculturale. Questo riflette l’altrettanto radicato impegno del Consiglio d’Europa per presentare l’apprendimento linguistico in un modo internazionalmente trasparente. Inoltre, il Portfolio Europeo delle Lingue mira a promuovere lo sviluppo del plurilinguismo, l’abilità a comunicare in due o più lingue oltre alla prima.5
Il Portfolio, che consta di tre parti (Il Passaporto delle lingue, che registra le
competenze linguistiche del suo titolare; la biografia linguistica, cioè il curriculum
linguistico dell’utente; il dossier, che raccoglie esempi concreti dei lavori realizzati e
dei materiali impiegati), se da un lato consente all’allievo di prendere coscienza dei
propri bisogni e obiettivi formativi, permette, dall’altro, al professore di verificare
l’opportunità delle scelte fatte e l’adeguatezza delle strategie adottate6.
Ci sarebbe tanto da dire, inoltre, rispetto alle metodologie di valutazione, a partire
da quella compiuta durante lo svolgersi delle lezioni, realmente formativa (poiché
dotata del maggiore valore educativo). Bordón e Liskin-Gasparro, così, passano in
5 LITTLE et al. 2007, p. 10 (traduzione dell’autrice). 6 Ibid.
A proposito di (auto)valutazione in glottodidattica Roberta Giordano
QuaderniCIRD n. 13 (2016) 30 ISSN 2039-8646 30
rassegna tanto la valutazione autentica7 (che riflette i compiti e le sfide reali con cui si
misurano gli individui al di fuori dell’aula), quanto la formula dell’Integrated
Performance Assessment (IPA) secondo The National Standards for Foreign Language
Learning:
L’obiettivo dell’IPA, così come quello della valutazione autentica, consiste nel coinvolgere gli studenti in contesti reali, affinché ricorrano a destrezze e conoscenze previamente acquisite. Entrambe le valutazioni hanno inoltre in comune l’elemento della cooperazione, vale a dire che l’azione di ciascun allievo non può sganciarsi facilmente da quella del gruppo [...].8
come la cosiddetta valutazione dinamica (in spagnolo evaluación dinámica, ED):
Alla ED non interessa ciò che lo studente abbia appreso in passato, cosa che si può verificare con valutazioni statiche della sua competenza individuale in un dato momento. Interessa, invece, il potenziale di apprendimento dello studente durante un’interazione sociale con un esperto.9
Si registra quindi una tendenza chiara, soprattutto in ambito linguistico, secondo
cui le conoscenze da acquisire e le abilità da sviluppare sono sempre più il risultato
della combinazione tra saperi formali e destrezze socioculturali, in cui il contesto,
gli obiettivi comunicativi e i partecipanti all’evento comunicativo occupano una
posizione chiave.
Tralasciamo poi in questa sede la seppur interessantissima questione della modalità
di validazione degli esami: Messick10 nel 1970 avanzò l’idea che questa fosse
un’autentica attività di ricerca (evaluative research), da implementare non
prescindendo dai fattori sociali di riferimento, come il contesto, tema questo che
rimanda al concetto della valutazione linguistica “etica”, dall’evidente impatto
sociale e politico11.
La nostra riflessione, infatti, prescinde dalle singole prove a cui venga sottoposto lo
studente durante l’attività d’aula, insistendo, invece, in un’idea di valutazione più
ampia, continua e che consideri anche le attività “extra-aula”: una valutazione di 7 BORDÓN, LISKIN-GASPARRO 2007, p. 236. 8 Ivi, pp. 237-238 (traduzione dell’autrice). 9 Ivi, p. 238 (traduzione dell’autrice). 10 MESSICK 1970. 11 BORDÓN, LISKIN-GASPARRO 2007, p. 243.
A proposito di (auto)valutazione in glottodidattica Roberta Giordano
QuaderniCIRD n. 13 (2016) 31 ISSN 2039-8646 31
questo tipo trova perciò valido supporto in quegli strumenti che richiedono una
partecipazione attiva dell’utente (il diario dello studente, in cui ciascuno annota
l’evoluzione del proprio apprendimento; l’autovalutazione; l’analisi dell’attuazione
orale e scritta; la co-valutazione, che implica la valutazione tra pari; i progetti di
lavoro, prove finali di attuazione individuali e/o di gruppo, che includono l’analisi,
la riflessione, l’autovalutazione e/o la co-valutazione dei partecipanti; dossier o
portfolio, strumenti-raccoglitori delle attività e delle attuazioni realizzate in classe)12.
In ambito linguistico, poi, l’(auto)valutazione, in particolare, è considerata un
meccanismo dall’altissimo potenziale formativo dal Quadro Comune di Riferimento per
le Lingue, non solo perché in grado di sviluppare la motivazione e la consapevolezza
rispetto alle difficoltà e i limiti individuati durante il percorso di apprendimento,
tali da indurre a ri-orientarlo, ma anche perché, implementato in modo combinato
con tutte le eventuali verifiche stabilite dal docente, in grado di innescare una
revisione ancora più completa.
3. AUTOVALUTAZIONE ED E/LE
Misurandosi con questo tema, l’Instituto Cervantes13 ha individuato otto competenze,
con le rispettive competenze specifiche, definendole chiave per il professore di lingua
straniera, tra le quali la valutazione occupa un ruolo cruciale all’interno del
complessivo percorso di didattica/apprendimento, facendone anche il perno di un
più generale e pervasivo principio di autocontrollo, nonché di crescita consapevole
e autonoma.14
Gli esempi che offre la ricerca in ambito E/LE sono vari. Vorremmo soffermarci sul
contributo offerto da Martín Peris, che, a partire dall’esperienza maturata
all’interno di un gruppo di ricerca dell’Università Pompeu Fabra di Barcellona15
sull’attività di insegnamento delle lingue straniere, ha evidenziato il ruolo cruciale
12 PUIG 2008, p. 87. 13 Sito ufficiale: <http://www.cervantes.es/default.htm>. 14 INSTITUTO CERVANTES 2006, p. 11. 15 Sito ufficiale: <https://www.upf.edu/>.
A proposito di (auto)valutazione in glottodidattica Roberta Giordano
QuaderniCIRD n. 13 (2016) 32 ISSN 2039-8646 32
svolto dall’(auto)valutazione. Si tratta di un progetto16 che usa come base
concettuale e metodologica la teoria dei piani di studio aperti e centrati sullo
studente, nonché la teoria socio-culturale dell’apprendimento17, per arrivare quindi
a ipotizzare che l’obiettivo principale sia quello di favorire il passaggio dalla
regolazione delle azioni dell’allievo compiuta dal docente alla completa
autoregolazione da parte di questi.18
L’esperimento, basato sull’enfoque por tareas19, insiste sul ruolo strategico dell’(auto)valutazione
da parte degli studenti, che, alla luce di due indicatori specifici (conocimientos e
capacidades), consentirebbe di monitorare costantemente l’andamento globale del
processo, valutando ogni aspetto, dai punti di forza alle necessità, dalle difficoltà
alle lacune fino agli errori, interessando così tre distinti piani dell’apprendimento:
l’oggetto (la lingua), il soggetto (il discente), l’attività (obiettivi e procedimenti).
In realtà sono molti i modelli che fanno dell’(auto)valutazione un momento chiave
dell’apprendimento delle lingue straniere: si pensi al progetto DIALANG (Diagnostic
Language Testing), che, in base al Quadro Comune Europeo di Riferimento, consente di
effettuare online una diagnosi sul livello di dominio di una certa lingua straniera.20
Riprendendo la tesi di Martín Peris, si tratta di mettere a punto delle strategie che
agevolino e potenzino l’autoregolazione dell’allievo: in altre parole, una riflessione
che consenta allo studente di ragionare sulle proprie potenzialità, sulle proprie
azioni e risultati, e al docente di fungere da mediatore di quel processo, perché la
conoscenza metacognitiva si acquisirebbe gradualmente, attraverso tre fasi
fondamentali:
1. potenziamento della consapevolezza dello studente rispetto alla propria
condizione, attraverso strumenti specifici, come abanico lingüístico, autobiografía
16 Titolo del progetto: Diseño y estudio de la incidencia de instrumentos para el desarrollo de la competencia estratégica en el aprendizaje de lenguas extranjeras en contexto universitario. 17 Cfr. LANTOLF 2000; LANTOLF & THORNE 2006. 18 MARTÍN PERIS 2008. 19 Modello didattico basato sulla realizzazione di attività concrete (cfr. ESTAIRE E ZANÓN 1994). 20 Sito ufficiale: <http://www.lancaster.ac.uk/researchenterprise/dialang/about.htm>.
A proposito di (auto)valutazione in glottodidattica Roberta Giordano
QuaderniCIRD n. 13 (2016) 33 ISSN 2039-8646 33
del aprendizaje, e ponendosi delle domande concrete (es. Come apprendo meglio?
Cosa mi ha aiutato ad apprendere? Cosa faccio per apprendere fuori dell’aula?);
2. coinvolgimento dell’allievo nella pianificazione e implementazione di sequenze
didattiche basate sull’enfoque por tareas, in cui si rifletta sulla programmazione
del lavoro, sulle modalità di svolgimento e criticità correlate;
3. conoscenza dei criteri di valutazione, perché la consapevolezza investa
l’intero percorso formativo in ogni suo aspetto.21
Si tratta, dunque, di coltivare la cultura dell’(auto)valutazione che, non prescindendo
da prove ed esami, pur sempre una valida forma di controllo, abitui gli studenti a
ragionare non tanto sui risultati raggiunti, quanto sul percorso per arrivare a
quelli.22
Infine, non ci sembra affatto secondaria, soprattutto per una classe di lingue
straniere, la collaborazione tanto tra studenti e docenti, come tra gli stessi studenti,
cioè la co-(auto)valutazione, intesa come strumento di potenziamento della
consapevolezza rispetto alle proprie produzioni attraverso quelle altrui, anche, così
come proposto da Fernández.23
Secondo quest’impostazione, la co-(valutazione) costituirebbe una delle cinque
misure-chiave di un efficace processo di apprendimento:
1. la riflessione quotidiana, compiuta dallo studente con l’impiego di strumenti
concreti di monitoraggio (Diario de aprendizaje, quaderni–raccoglitori di
errori, con riflessioni intorno alle cause delle difficoltà incontrate e ai metodi
di correzione adottati; formulazione di risposte a domande specifiche, dalle
modalità di conseguimento degli obiettivi di una data unità, alla motivazione
che guida l’apprendimento della lingua);
2. il confronto con il docente, con l’impiego di ogni strumento utile possibile,
scritto e orale, dai colloqui e le registrazioni fino ai messaggi di posta elettronica; 21 MARTÍN PERIS 2008. 22 ARUMÍ Y CAÑADA 2004. 23 FERNÁNDEZ 2011.
A proposito di (auto)valutazione in glottodidattica Roberta Giordano
QuaderniCIRD n. 13 (2016) 34 ISSN 2039-8646 34
3. la misurazione dei progressi realizzati, attraverso esercizi con chiave di
risposta, preliminarmente predisposti dal docente, su aspetti formali della
lingua straniera, o griglie di valutazione delle proprie produzioni e di quelle
dei colleghi, sulla base di criteri previamente discussi e concordati;
4. le visualizzazioni, cioè il ricorso a rappresentazioni grafiche anche, in grado
di esplicitare il livello raggiunto nella competenza linguistica da parte della
classe, non solo rispetto ad aspetti formali della lingua ma anche psicologici
(la motivazione, il coinvolgimento, la partecipazione, l’impegno profuso fuori
dall’aula, etc.);
5. la co-(auto)valutazione, cioè la promozione di un clima di riflessione reciproca
tra gli allievi medesimi, e quindi condivisa da tutta la classe, attraverso lo
scambio di opinioni sul corso, il gruppo, l’attuazione personale e del docente,
l’efficacia dei materiali, etc. 24
Pensiamo che soprattutto nell’ambito della didattica dello spagnolo rivolta a
studenti che abbiano come prima lingua una lingua affine, come l’italiano nel
nostro caso, possa risultare oltremodo utile il confronto e la collaborazione con la
classe anche per un’altra ragione, per poter riflettere, cioè, sul ruolo svolto dalla
lingua materna nell’apprendimento di quella straniera, se quell’affinità lo faciliti, e
in quale misura, o possa addirittura ostacolarlo.
4. LA PRATICA (AUTO)RIFLESSIVA
Anche il docente ha a propria disposizione preziosi strumenti di (auto)valutazione,
come il portfolio del professore, in cui registrare le osservazioni sul proprio lavoro con
gli studenti, ricevendo quindi informazioni vitali per la prosecuzione della propria
attività professionale.25 Ci stiamo già muovendo, in realtà, nell’alveo dalla
cosiddetta pratica-riflessiva, termine coniato da SCHÖN (1983)26 per definire l’analisi
24 FERNÁNDEZ 2011, p. 8. 25 PUIG 2008, p. 87. 26 SCHÖN 1983.
A proposito di (auto)valutazione in glottodidattica Roberta Giordano
QuaderniCIRD n. 13 (2016) 35 ISSN 2039-8646 35
del lavoro svolto da ciascun professionista durante l’azione stessa, a partire dalla
quale mettere a punto adeguate strategie, correttive o meno.
A partire da questa teoria, che trae origine dalle riflessioni di DEWEY (1938)27 intorno
all’indagine, Schön definisce il professionista riflessivo come «colui che nell’agire
professionale si pone come ricercatore, e che, in ragione di tale atteggiamento,
accresce le proprie conoscenze e competenze, riflettendo appunto nel/sul proprio
agire professionale».28
Malgrado le considerazioni di Schön, professore al Massachussetts Institute of
Technology, si siano rivolte prevalentemente al settore dell’istruzione e della
formazione professionale, ciò non esclude che queste possano essere validate dal
mondo educativo in generale, dalla Scuola all’Università: l’attenzione verso
quest’ipotesi sta risultando negli ultimi anni crescente. Secondo quest’impostazione,
infatti, ci troveremmo di fronte a una nuova tipologia di formatori: i docenti, in
questo modo, trasformerebbero le proprie riflessioni sui contenuti, le tecniche e i
risultati delle proprie sessioni di lavoro nell’inizio di una forma di ricerca, che
arriverebbe a investire finanche il credo educativo stesso.29
In questo modo, il docente apprenderebbe non solo dalla propria attività, didattica
appunto, ma anche dalle proprie riflessioni intorno ad essa.30
Questo orientamento in effetti annovera già molti sostenitori nel contesto europeo.
In Italia, ad esempio, è già attiva da tempo l’associazione APRED31 (Analisi delle
pratiche educative), che si interessa dell’analisi dei processi educativi in azione, per
esplicitare e condividere questioni, metodologie e problematiche che coinvolgono
educatori e ragazzi, insegnanti e studenti.
27 DEWEY 1938. 28 SCHÖN 1983, p. 20 (traduzione dell’autrice). 29 ESTEVE 2004. 30 LATORRE 2003. 31 Sito ufficiale: <http://www.apred.eu/>.
A proposito di (auto)valutazione in glottodidattica Roberta Giordano
QuaderniCIRD n. 13 (2016) 36 ISSN 2039-8646 36
Sul fronte spagnolo, poi, è opportuno citare l’ipotesi progettuale di Tomàs Pujolà
Font e M. Vicenta González Argüello32, tesa alla creazione di un Portfolio reflexivo del
profesor (PRP), un documento (comprendente: risultati accademici o professionali;
bisogni, valori, preoccupazioni e obiettivi della materia insegnata; programmazione
dei contenuti; esempi di valutazioni realizzate; esperienze di lavoro in aula; attività
extracurricolari; ...), che consenta al docente di riflettere sulla propria attività con
grande flessibilità e che lo porti, se necessario, a ripensare al proprio lavoro.
Tutte queste informazioni, infine, dovranno essere condivise con gli altri docenti
nell’ambito di una piattaforma virtuale, creando in questo modo un preziosissimo
spazio di riflessione condivisa.
Come si può apprezzare, quindi, è ormai un dato di fatto la sensibilità verso la
riflessione sul proprio operato, di formazione o professionale, che si fa a sua volta
oggetto di indagine.
5. CONCLUSIONI
Per concludere, vorremmo porre l’accento non solo sulle potenzialità di un processo di
apprendimento radicato nell’(auto)valutazione, così come suggeriscono i contributi
segnalati nelle sezioni precedenti, ma anche sulla convinzione che quest’ultima sia
in realtà complementare, se non inscindibile, dall’esercizio della pratica riflessiva
del docente. Solo dalla loro compenetrazione sarà possibile, a nostro avviso,
imparare ad imparare: impieghiamo qui uno dei leitmotiv dei più noti orientamenti
didattici, per riferirci tanto al docente quanto all’allievo.
Riteniamo, inoltre, che nel nostro caso specifico, quello della didattica dello
spagnolo come lingua straniera per studenti italofoni, questa combinazione possa
garantire dei vantaggi ulteriori.
Avendo ben chiara, infatti, la complessità che contraddistingue i rapporti tra due
lingue affini, come italiano e spagnolo, pensiamo che un’attenta (auto)valutazione
32 PUJOLÀ FONT, GONZÁLEZ ARGÜELLO 2008.
A proposito di (auto)valutazione in glottodidattica Roberta Giordano
QuaderniCIRD n. 13 (2016) 37 ISSN 2039-8646 37
da parte dello studente, alla luce soprattutto della contrastività della lingua
straniera rispetto a quella materna, unita a una riflessione da parte del docente su
come veicolare l’ampio ventaglio di somiglianze e discrepanze che segna quella
relazione, possa favorire l’autonomia a cui si alludeva nei paragrafi precedenti.
Si tratta, tuttavia, di interpretare quel concetto in modo che non si limiti più
esclusivamente all’oggetto dell’apprendimento, la lingua straniera, ma investa ora
il processo globale con cui viene conseguito l’obiettivo formativo (dall’autonomia
sui processi cognitivi all’autonomia sui processi metacognitivi)33 e, soprattutto,
tutti quanti i protagonisti di quel processo.
BIBLIOGRAFIA ARUMÍ M., CAÑADA M. D. 2004, Integrating the Metacognitive Dimension to Encourage Autonomous FL Learning: Towards Self-regulation, in M. DÍEZ, R. FERNÁNDEZ, A. ALBACH (a cura di), Debating Learning Strategies, Frankfurt, Peter Lang, pp. 223-237.
BORDÓN T., LISKIN-GASPARRO J. 2007, Evaluación, in M. LACORTE (coord.), Lingüística aplicada del español, Madrid, Arco Libros, pp. 211-251.
DEWEY J. 1938, Logic: the theory of Inquiry, New York, H. Holt.
ESTAIRE S., ZANÓN J. 1994, Planning Classwork: a task-based approach, Oxford, Heinemann.
ESTEVE O. 2004, Nuevas perspectivas en la formación de profesorado de lenguas. Hacia un aprendizaje reflexivo o aprender a través de la práctica, scaricabile dal sito web: <http://bremen.cervantes.es/Ensenanza/ActasBremen/Nuevas%20perspectivas%20pdf>.
FERNÁNDEZ S. 2011, La autoevaluación como estrategia de aprendizaje, «MARCO EL E Revista De Didáctica Español Lengua Extranjera», n. 13, pp. 1-15.
GONZÁLEZ M.V., PUJOLÀ J. T. 2008, El uso del portfolio para la autoevaluación continua del profesor, «Evaluación», Monográficos MARCO EL E, n. 7, pp. 92-110.
33 MARTÍN PERIS 2008.
A proposito di (auto)valutazione in glottodidattica Roberta Giordano
QuaderniCIRD n. 13 (2016) 38 ISSN 2039-8646 38
INSTITUTO CERVANTES 2006, Plan Curricular. Niveles de referencia para el español, Madrid, Biblioteca Nueva.
LANTOLF J. P. (ed.) 2000, Sociocultural Theory and Second Language Learning, Oxford, Oxford University Press.
LANTOLF J. P., THORNE S. L. 2006, Sociocultural Theory and the Genesis of Second Language Development, Oxford University Press.
LATORRE A. 2003, La investigación-acción, Barcelona, Graó.
LITTLE D. , HODEL H. P., KOHONEN V., MEIJER D., PERCLOVA R. 2007, Preparing teachers to use the European Language Portfolio, European Centre for Modern Languages / Council of Europe, scaricabile dal sito web: <http://archive.ecml.at/mtp2/Elp_tt/Results/DM_layout/Booklet/C6pub2007E.pdf>.
MARTÍN PERIS E. 2008, La autoevaluación: nuevas consideraciones sobre un viejo tema, in S. PASTOR CESTEROR, S. ROCA MARÍN (coord.), La evaluación en el aprendizaje y la enseñanza del español como lengua extranjera/segunda lengua, XVIII Congreso Internacional de la Asociación para la Enseñanza del Español como lengua Extranjera (ASELE): Alicante, 19-22 de septiembre de 2007, Universidad de Alicante, Servicio de Publicaciones.
MESSICK S. 1970, Evaluation of educational programs as research on educational process, «Research Bulletin Series», n. 1, New Jersey, Educational Testing Service Princeton.
PUIG F. 2008, El Marco Común Europeo de referencia, el Portfolio de las lenguas y la evaluación en el aula, «Evaluación», Monográficos MARCO EL E, n. 7, pp. 78-91.
SANTOS GARGALLO I. 2004, El análisis de errores en la interlengua del hablante no nativo, «Vademécum para la formación de profesores», pp. 391-410.
SCHÖN D. 1983, The Reflective Practitioner: how professionals think in action, New York, Basic books.
VÁZQUEZ G. 2009, Análisis de errores, el concepto de corrección y el desarrollo de la autonomía, «Revista Nebrija de Lingüística Aplicada a la Enseñanza de Lenguas», n. 5, pp. 115-122, scaricabile dal sito web: <http://www.nebrija.com/revista-linguistica/revista_5/articulos_n5/vazquez_b.pdf>.
Seconda parte
QuaderniCIRD n. 13 (2016) 40 ISSN 2039-8646
Notizie
Giornate di formazione per docenti di scuola secondaria di secondo grado “Dalla luce alla struttura della materia” (Udine, Università degli Studi, 15 ottobre 2015)
A completamento di quanto già pubblicato in QuaderniCIRD n. 11 (2015) circa
l’attività di formazione per l’area Matematica, presentiamo ora il resoconto di
quanto svolto nell’occasione per le aree Chimica e Fisica. A queste era dedicata, in
particolare, la prima giornata dei lavori, intitolata Dalla luce alla struttura della
materia.
Durante la mattinata sono stati proposti due contributi di Fisica e tutta l’attività
(seminario e laboratorio) di Chimica. Nel pomeriggio si sono svolti, invece, diversi
laboratori di Fisica in parallelo, per gruppi di insegnanti. Alcuni di questi prevedevano
sia attività in laboratorio “tradizionale” che in laboratorio informatico. Riportiamo di
seguito un sunto dei contenuti per le due aree. Il programma completo è riportato
alla fine di questo contributo.
1. FISICA
All’area Fisica hanno contribuito docenti e ricercatori provenienti sia dall’Università di
Udine (UniUD) che dall’Università di Trieste (UniTS).
Da molto tempo è in atto tra i due Atenei una fruttuosa collaborazione che si
declina non solo nell’attività di formazione degli insegnanti ma anche in quella
rivolta agli studenti delle Scuole secondarie di secondo grado, in particolare nelle
Scuole Estive di Fisica moderna. Anche in questa occasione le diverse esperienze e
competenze si sono complementate a vicenda. Per semplicità, esponiamo prima
l’attività proposta da UniUD e poi da UniTS.
Notizie Maria Peressi, Marisa Michelini, Roberto Rizzo, Alberto Stefanel, Giorgio Pastore
QuaderniCIRD n. 13 (2016) 41 ISSN 2039-8646 41
La presentazione della prof. Marisa Michelini ha fornito un rassegna di ricerca sui
diversi modi in cui la fisica moderna può entrare nei curricoli scolastici1,2,3,
focalizzando sulle proposte basate su alcuni studi sviluppati dall’Unità di Ricerca in
Didattica della Fisica dell’Università di Udine (URDF)4. Particolare attenzione è stata
dedicata alle attività laboratoriali del pomeriggio che hanno caratterizzato e
qualificato la giornata e in cui gli insegnanti partecipanti al seminario formativo
hanno potuto esplorare personalmente alcune delle proposte presentate.
La rassegna di ricerca presentata ha evidenziato che, per quanto la fisica del secolo
scorso sia ormai inclusa in tutti i curricula nazionali e i libri di testo delle scuole
secondarie europee, vi sono tuttora dimensioni su cui vi è un’ampia discussione in
letteratura:
- Obiettivi (Per la cultura del cittadino? Per la divulgazione? Per l’orientamento?).
- Motivazioni.
- Contenuti (Trattazione degli aspetti fondamentali, piuttosto che di quelli
tecnologici, piuttosto che delle applicazioni in diversi ambiti?).
- Studenti a cui proporla (A tutti? Solo ai licei scientifici? Solo ai più bravi?).
- Strumenti.
- Metodi (Narrazione dei principali risultati? Argomentazione di problemi
cruciali?)
- Tipologia della proposta (Proposta integrata o parte complementare nel
curriculum?)1,2.
In diversi progetti internazionali di ricerca, l’URDF ha sviluppato varie proposte:
- La fisica moderna nelle analisi di ricerca in scienza dei materiali: la resistività
e l’effetto Hall per le proprietà di trasporto elettriche, Spettroscopia
1 HAKE R.R., Is it finally time to implement curriculums? «AAPT Announcer» 30(4) (2000), p. 103. 2 OSTERMANN F., MOREIRA M. A., …, «Revista de Enseñanza de las Ciencias», 3 (2), 18 (2000), pp. 391-404. 3 MICHELINI M., Building bridges between common sense ideas and a physics description of phenomena, in L. MENABUE, G. SANTORO (eds.), New Trends in STE, Bologna, CLUEB, 2010, pp. 257-274. 4 MICHELINI M., SANTI L., STEFANEL A., Teaching modern physics in secondary school, proceedings of FFP14, Marseille, 2015, in corso di stampa.
Notizie Maria Peressi, Marisa Michelini, Roberto Rizzo, Alberto Stefanel, Giorgio Pastore
QuaderniCIRD n. 13 (2016) 42 ISSN 2039-8646 42
Rutherford Backscattering per la caratterizzazione strutturale di materiali, la
Time Resolved Reflectivity per analizzare la crescita epitassiale di substrati.
- Esperimenti cruciali su fenomeni che hanno costituito problema interpretativo
per la fisica classica.
- Contesti fenomenologici di transizione tra fisica classica e quantistica.
- Approccio esplorativo ai fenomeni di superconduttività (attraverso un
percorso coerente).
- Discussione di concetti fondamentali/trasversali sia in fisica classica, sia in
fisica moderna, come quelli di stato, misura, sezione d’urto, energia/massa.
- Formazione al pensiero teoretico, con la proposta di un percorso coerente
alla costruzione dei concetti fondanti della meccanica quantistica, con
approccio alla Dirac (si veda in proposito: <http://www.fisica.uniud.it/URDF>).
Nei laboratori pomeridiani, a cura dell’URDF, queste tipologie di proposte sono
state esemplificate in laboratori sperimentali e didattici su:
- il contesto dell’ottica fisica, affrontato come percorso concettuale a partire
dalla esplorazione sperimentale della diffrazione e della polarizzazione della
luce con sensori on-line nella costruzione delle leggi fenomenologiche che la
descrivono, la sua interpretazione attraverso modelli basati su principi primi
a partire da un’ipotesi ondulatoria sulla natura della luce, la sua interpretazione
quantistica basata su un modello vettoriale della polarizzazione dei fotoni;
- la misura della velocità della luce effettuata con un apparato innovativo,
contestualizzata nella rivisitazione del superamento dei limiti tecnologici che
hanno apportato i diversi metodi con cui nella storia è stata effettuata la
misura di questa costante fondamentale della fisica;
- l’esperimento di Frank e Hertz e la misura di e/m, come contributo sugli esperimenti
cruciali che hanno portato alla nascita della fisica moderna;
- le misure di resistività in funzione della temperatura per metalli, semiconduttori e
superconduttori e misura del coefficiente di Hall, proposte come esempio di
Notizie Maria Peressi, Marisa Michelini, Roberto Rizzo, Alberto Stefanel, Giorgio Pastore
QuaderniCIRD n. 13 (2016) 43 ISSN 2039-8646 43
tecniche di caratterizzazione dei materiali con misure di proprietà elettriche di
trasporto, quale contesto per il raccordo tra fenomenologia e modelli
microscopici, come esperimenti integrati nel percorso sulla superconduttività;
- la proposta didattica sulla Rutherford Backscattering Spectrometry (RBS), in cui
gli studenti discutono il principio della misura, introducendo concetti come
la sezione d’urto, il potere di frenamento, il fattore cinematico e utilizzandoli
poi in attività di problem solving nell’analisi di veri spettri RBS di laboratorio;
- il percorso sulla superconduttività, in cui l’analisi esplorativa e sperimentale
delle proprietà magnetiche ed elettriche dei materiali superconduttori porta
progressivamente gli studenti a sviluppare un modello elettromagnetico in
grado di render conto della fenomenologia, motivando all’analisi del modello
quantistico basato sulla teoria BCS in grado di interpretare la transizione di
fase superconduttiva;
- la proposta didattica sulla Meccanica quantistica, in cui gli studenti esplorano
contesti come quello della polarizzazione dei fotoni o dello spin degli elettroni
per costruire i fondamenti concettuali della teoria quantistica, esplorano il
peculiare comportamento dei sistemi quantistici, hanno esperienza del ruolo
concettuale del formalismo quantistico, seppure nel contesto semplice dei
sistemi a due stati.
Per l’Università di Trieste hanno contribuito il dott. Daniele Fausti, ricercatore, e i
professori Maria Peressi e Giorgio Pastore, tutti esperti nella Fisica della Materia,
con competenze sperimentali il primo, e teorico/computazionali gli altri.
Il dott. Fausti ha svolto una presentazione sulla natura duplice della radiazione, onda e
particella. Il contributo è iniziato con la revisione di alcuni concetti fondanti
dell’elettrodinamica e la discussione di esperimenti fondanti dell’elettrodinamica
classica (diffrazione ed interferenza) attraverso il formalismo di Maxwell, per
arrivare a introdurre il concetto di fotone come quanto di eccitazione del campo
elettromagnetico. Il colloquio è terminato con una discussione di esperimenti ideali di
Notizie Maria Peressi, Marisa Michelini, Roberto Rizzo, Alberto Stefanel, Giorgio Pastore
QuaderniCIRD n. 13 (2016) 44 ISSN 2039-8646 44
interferometria con singoli fotoni e dei comportamenti “apparentemente
paradossali” che ne possono derivare.
Il Laboratorio di simulazione numerica del pomeriggio, proposto da Maria Peressi e
Giorgio Pastore, era invece centrato sulla simulazione di esperienze di diffrazione e sulle
distribuzioni di probabilità. Il motivo pedagogico della scelta era fondato sul fatto che
la meccanica quantistica assegna al punto di vista probabilistico un ruolo centrale.
Normalmente, nell’affrontare la meccanica quantistica, si pensa subito ad altre
difficoltà matematiche (operatori, spazi di Hilbert, equazioni a derivate parziali,
trasformate di Fourier, ...). Tuttavia le maggiori difficoltà sono quelle concettuali
relative all’interpretazione e alla descrizione probabilistica della realtà.
A partire da tale preoccupazione, Peressi e Pastore hanno suggerito alcuni spunti
per insegnare agli studenti cos’è una distribuzione di probabilità in generale e come
utilizzarla, attraverso un’attività di laboratorio numerico che permetta di toccare
con mano concetti che rischiano di rimanere altrimenti astratti. Non si aveva la
pretesa di arrivare a una soluzione numerica dell’equazione di Schrödinger, quanto
piuttosto di costruire numericamente e visualizzare funzioni d’onda e orbitali dei
quali fosse nota l’espressione analitica.
Gli strumenti utilizzati sono stati i numeri pseudocasuali generati dal computer e un
semplice algoritmo (“accettazione-rifiuto”) per generare una o più variabili casuali,
i cui valori seguano una distribuzione di probabilità assegnata. Si è così arrivati,
punto per punto, alla costruzione della figura di interferenza nell’esperimento della
doppia fenditura.
Per l’esperimento originale, si veda: MERLI P. G., MISSIROLI G. F., POZZI G., On the
statistical aspect of electron interference phenomena, «Am. J. Phys.», 44 (1976), pp. 306-
307, e i filmati didatticamente molto interessanti proposti dai seguenti siti web:
<https://www.bo.imm.cnr.it/users/lulli/downintel/index.html>;
<http://www.hitachi.com/rd/portal/highlight/quantum/movie/index.html>.
Notizie Maria Peressi, Marisa Michelini, Roberto Rizzo, Alberto Stefanel, Giorgio Pastore
QuaderniCIRD n. 13 (2016) 45 ISSN 2039-8646 45
In modo analogo, si sono costruiti semplici orbitali dell’atomo di idrogeno e molecole.
Anche in questo caso si trova materiale interessante in rete:
- per l’atomo di idrogeno: <http://www.falstad.com/qmatom/>;
- per lo ione molecolare H2+: <http://www.falstad.com/qmmo/>;
- da rappresentazioni mediante nuvole di punti a altre rappresentazioni di
densità e orbitali:
<http://winter.group.shef.ac.uk/orbitron/AOs/1s/e-density-dots.html>.
Dal dialogo che si è instaurato nello svolgimento del laboratorio, è emersa la
raccomandazione di evitare un uso acritico e “a scatola chiusa” di applet e
programmi troppo sofisticati, il cui prodotto per gli studenti può risultare
misterioso, se non a volte fuorviante.
2. CHIMICA
Nella seconda parte della mattina, il prof. Roberto Rizzo ha illustrato alcuni aspetti
della chimica dei polimeri e dei materiali polimerici.
Cenni di questi argomenti potrebbero entrare nella didattica della chimica, anche
in considerazione del fatto che i materiali polimerici costituiscono una parte
importante dell’industria chimica e che manufatti a base di polimeri sono oggetti
comunissimi in tutto il mondo e in tutti gli ambienti.
In particolare, il relatore si è soffermato sul funzionamento dei materiali elastomerici
che hanno notevolissime applicazioni come gomme in una miriade di oggetti che
hanno la proprietà di resistere eccellentemente alle deformazioni.
A conclusione dell’intervento, il docente ha proposto un semplice esperimento a
base di colla vinavil, borace e acqua, col quale costruire una pallina elastomerica
che ha le proprietà di essere elastica se sottoposta a sollecitazioni intense e, al
contrario, fluire in modo viscoso se sottoposta a sollecitazioni minori come la forza
di gravità.
Notizie Maria Peressi, Marisa Michelini, Roberto Rizzo, Alberto Stefanel, Giorgio Pastore
QuaderniCIRD n. 13 (2016) 46 ISSN 2039-8646 46
PROGRAMMA DEI LAVORI
DALLA LUCE ALLA STRUTTURA DELLA MATERIA
Giornata dedicata alla chimica e alla fisica
Udine, 15 ottobre 2015
8:30 Registrazione e accoglienza.
9:00 Saluti e introduzione.
9:30 Marisa Michelini, La Fisica moderna nella scuola: proposte didattiche.
10:30 Daniele Fausti, Fotoni, spettroscopie ottiche, ottica quantistica.
11:30 Pausa
11:45 Roberto Rizzo, Polimeri e materiali polimerici.
12:45 Roberto Rizzo, Esperimento “la pallina elastomerica”.
13:15 Pausa
14:15 Laboratori in parallelo, I turno.
A) Maria Peressi e Giorgio Pastore, Laboratorio di simulazione numerica: diffrazione
e distribuzioni di probabilità.
B1) Alberto Stefanel, Diffrazione ottica con sensori on-line.
B2) Giacomo Zuccarini, Legge di Malus.
B3) Lorenzo Santi, Misura della velocità della luce.
B4) Ilario Boscolo e Lorenzo Marcolini, Esperimento di Frank ed Hertz e misura
di e/m.
B5) Mario Gervasio, Misure di resistività in funzione della temperatura per metalli,
semiconduttori e superconduttori e misura del coefficiente di Hall a temperatura
ambiente.
16:15 Pausa
16: 30 Laboratori in parallelo, II turno.
A) Maria Peressi e Giorgio Pastore, Laboratorio di simulazione numerica: diffrazione
e distribuzioni di probabilità.
B6) Alessandra Mossenta, Percorso didattico sull’RBS.
Notizie Maria Peressi, Marisa Michelini, Roberto Rizzo, Alberto Stefanel, Giorgio Pastore
QuaderniCIRD n. 13 (2016) 47 ISSN 2039-8646 47
B7) Alberto Stefanel, Percorso di superconduttività.
B8) Marisa Michelini e Giacomo Zuccarini, Percorso di Meccanica quantistica.
18:30 Conclusione e consegna degli attestati di presenza.
COMITATO SCIENTIFICO
Marisa Michelini, Maria Peressi, Roberto Rizzo, Rossana Vermiglio, Luciana Zuccheri.
COMITATO ORGANIZZATORE
Università di Trieste: Giorgio Pastore, Maria Peressi, Roberto Rizzo, Michele Stoppa,
Luciana Zuccheri, Verena Zudini.
Università di Udine: Agostino Dovier, Marisa Michelini, Lorenzo Santi, Alberto
Stefanel, Rossana Vermiglio.
Ufficio Scolastico Regionale: Valentina Feletti.
ENTI COLLABORATORI
CIRD dell’Università di Trieste.
CIRD dell’Università di Udine.
MARIA PERESSI Dipartimento di Fisica, Università di Trieste
MARISA MICHELINI Dipartimento di Scienze Matematiche, Informatiche e Fisiche, Università di Udine
ROBERTO RIZZO Dipartimento di Scienze della Vita, Università di Trieste
ALBERTO STEFANEL Dipartimento di Scienze Matematiche, Informatiche e Fisiche, Università di Udine
GIORGIO PASTORE Dipartimento di Fisica, Università di Trieste
QuaderniCIRD n. 13 (2016) 48 ISSN 2039-8646
Notizie
Svolgimento della “Gara a squadre di matematica Coppa Aurea, XII edizione” (Trieste, 4 marzo 2016)
Il giorno 4 marzo 2016, nell’Aula Magna dell’Università di Trieste, si è svolta la XII
edizione della “Gara a squadre di matematica Coppa Aurea”, collegata al Progetto
nazionale Olimpiadi della matematica.
Figura 1. La coppa in palio per la gara a squadre Coppa Aurea.
La gara, che non ha la finalità di selezionare gli studenti più dotati, né, tanto meno,
di evidenziare le scuole migliori, è un’occasione per avvicinare gli studenti a un
aspetto ludico e divertente della matematica. Il gioco di squadra, che deve rimanere
nell’ambito di uno spirito sportivo basato sulla reciproca stima, è un invito ai
partecipanti alla razionale organizzazione nella divisione dei compiti e soprattutto
alla collaborazione e al rispetto degli altri.
Notizie Luciana Zuccheri
QuaderniCIRD n. 13 (2016) 49 ISSN 2039-8646 49
Figura 2. Un momento dello svolgimento della gara nell’Aula Magna dell’Università di Trieste.
L’edizione 2016 della gara ha battuto ogni precedente record di partecipazione in
termini di scuole e province rappresentate, con la presenza di ben 25 squadre,
ciascuna composta da 7 ragazzi e un docente accompagnatore (più qualche riserva)
di scuole secondarie di secondo grado delle province di Trieste, Udine, Gorizia,
Pordenone, Treviso, Venezia e di istituti superiori con lingua d’insegnamento
italiana delle città di Buie, Rovigno, Pola (in Croazia).
Le prime tre squadre classificate sono state le seguenti:
1. Taylor Moon, Liceo Scientifico “G. Berto”, Mogliano Veneto (TV).
2. I 7 del Leone, Liceo Scientifico “Leonardo da Vinci”, Treviso.
3. Copernico, Liceo Scientifico “N. Copernico”, Udine.
Referente di questa attività, che rientra nel Progetto locale “Matematica” del Piano
nazionale Lauree Scientifiche, è il Prof. Franco Obersnel del Dipartimento di
Notizie Luciana Zuccheri
QuaderniCIRD n. 13 (2016) 50 ISSN 2039-8646 50
Matematica e Geoscienze dell’Università di Trieste, che ha curato anche
l’organizzazione della fase di allenamento alle gare.
La gara è stata molto emozionante e ha visto tutti i partecipanti impegnarsi con
entusiasmo nella risoluzione dei problemi. La “Coppa Aurea” sarà rimessa in palio
alla prossima edizione e diventerà di possesso definitivo dell’Istituto che riuscirà a
vincerla tre volte (da quando l’attuale coppa è stata messa in palio tre anni fa, il
Liceo “G. Berto” di Mogliano Veneto ha vinto due edizioni e il Liceo “Leonardo da
Vinci” di Treviso un’edizione).
Figura 3. Un momento della fase iniziale della manifestazione. Da sinistra: il prof. Franco Obersnel (referente dell’attività), il Rettore dell’Università di Trieste prof. Maurizio Fermeglia, il Direttore del Dipartimento di Matematica e Geoscienze prof. Alessandro Fonda. L’iniziativa ha ottenuto il patrocinio della Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia,
del Comune di Trieste, della Provincia di Trieste e dell’Ufficio Scolastico Regionale
per il Friuli-Venezia Giulia. Hanno contribuito finanziariamente, oltre al MIUR
Notizie Luciana Zuccheri
QuaderniCIRD n. 13 (2016) 51 ISSN 2039-8646 51
(tramite il Progetto “Matematica” del Piano nazionale Lauree Scientifiche),
l’Università di Trieste, il Dipartimento di Matematica e Geoscienze, l’ICTP (che ha
anche contribuito con alcune sedute di allenamento) e la SISSA; hanno contribuito
fornendo dei premi Illycaffé, i Civici musei scientifici di Trieste e il museo
dell'Antartide.
Per ulteriori dettagli e informazioni si rinvia al sito ufficiale:
<http://www.dmi.units.it/divulgazione/olimpia>.
LUCIANA ZUCCHERI
Coordinatrice del Progetto locale “Matematica” del Piano nazionale Lauree Scientifiche
Dipartimento di Matematica e Geoscienze Università di Trieste
QuaderniCIRD n. 13 (2016) 52 ISSN 2039-8646
Notizie
La manifestazione “La matematica dei ragazzi: scambi di esperienze tra coetanei - XI edizione” (Trieste, 21 - 22 aprile 2016)
Giovedì 21 e venerdì 22 aprile 2016 si è svolta presso l’I. C. Divisione Julia di Trieste
“La matematica dei ragazzi: scambi di esperienze tra coetanei”. La manifestazione,
giunta all’XI edizione, fa parte di un progetto pluriennale intrapreso fin dal 1996 dal
Nucleo di Ricerca in Didattica della Matematica dell’Università di Trieste1. L’attività
è supportata dal Piano nazionale Lauree Scientifiche – Progetto “Matematica” del
Dipartimento di Matematica e Geoscienze.
Circa 200 allievi di scuola primaria e secondaria di età compresa tra i 6 e i 18 anni,
provenienti dalle province di Trieste, Gorizia e Udine, hanno presentato undici
laboratori di matematica, preparati sotto la guida dei rispettivi insegnanti e con la
collaborazione di docenti e studenti del Corso di Studi in Matematica dell’Università di
Trieste. L’afflusso dei visitatori, più di 50 classi - dalla scuola dell’infanzia alla scuola
secondaria di secondo grado - delle province di Trieste e Gorizia, è stato molto
elevato. Gli allievi coinvolti sono stati complessivamente circa 1300.
Riportiamo di seguito la descrizione dei laboratori presentati alla manifestazione.
Tutti i temi affrontati hanno riscosso vivo interesse, spaziando dalle trasformazioni
geometriche alle geometrie non euclidee, dalla storia dei numeri all’aritmetica, fino
alla crittografia e all’etnomatematica.
Alcuni laboratori sono stati replicati la settimana seguente a Monfalcone (GO) nel
corso della manifestazione “Scienza Under 18 Isontina”2.
1 <http://www.nrd.units.it>. 2 <http://www.scienzaunder18isontina.it/>.
Notizie Luciana Zuccheri
QuaderniCIRD n. 13 (2016) 53 ISSN 2039-8646 53
Figura 1. Immagini tratte dal laboratorio n. 4, dedicato alla crittografia.
DESCRIZIONE DEI LABORATORI
1. ALLA RICERCA DEL QUADRATINO... NEL QUADERNO!
Presentato da: Classe I E, Scuola Primaria G. Foschiatti, I. C. Valmaura, Trieste.
Docente: Daniela Leder; tirocinante: Arianna Dell’Oglio.
Sunto: La classe I E della Scuola Foschiatti presenta un percorso, nell’ambito della
geometria, finalizzato all’uso consapevole delle griglie presenti sui quaderni “a
quadratini” fino ad arrivare ad alcune attività di pre-misura.
Laboratorio adatto dall’ultimo anno della scuola dell’infanzia fino alla classe terza della
scuola primaria; presente giovedì 9-12:30 e venerdì 9-12.
2. IL POTERE DELLE POTENZE
Presentato da: Classe I C, Scuola Secondaria di I grado Divisione Julia, I. C. Divisione
Julia, Trieste.
Docente: Anna Rosati.
Sunto: Un laboratorio per mettersi alla prova in una serie di giochi e attività per
Notizie Luciana Zuccheri
QuaderniCIRD n. 13 (2016) 54 ISSN 2039-8646 54
imparare ad apprezzare il potere dell’elevamento a potenza, delle proprietà di
questa operazione e le molteplici applicazioni della scrittura esponenziale.
Laboratorio adatto dalla scuola primaria fino alla classe terza della scuola secondaria di
primo grado; presente giovedì e venerdì 9-12:30.
3. GEOMETRIA IN GIOCO
Presentato da: Classe II C, Scuola Secondaria di I grado Divisione Julia, I. C. Divisione
Julia, Trieste.
Docente: Anna Rosati.
Sunto: Con la geometria ci si può anche divertire? Il laboratorio propone una serie di
giochi e di attività manipolative per stimolare la capacità di osservazione, scoprire
caratteristiche e proprietà delle figure geometriche e le trasformazioni nello spazio.
Laboratorio adatto dalla scuola primaria fino alla scuola secondaria di secondo grado; presente
giovedì e venerdì 9-12:30.
4. “AIFARGOTTIRC... E ACITAMETAM” OVVERO “L’ARTE DEI CODICI SEGRETI”
Presentato da: Classi I A e I C, Scuola Secondaria di I grado M. Codermatz, I. C. San
Giovanni, Trieste.
Docenti: Valentina Bologna e Paola Castellan; tirocinante: Francesca Cairoli.
Sunto: Con quattro diverse attività, di difficoltà crescente per ordine di scuola, i
partecipanti al laboratorio entreranno nel mondo dei codici segreti; capiranno la
differenza tra cifratura e decifratura, tra cifrario monoalfabetico e polialfabetico,
tra crittogramma e parola chiave. Chi sarà il prossimo agente segreto? La sfida è
aperta a tutti.
Laboratorio adatto dalla classe terza della scuola primaria fino alla classe seconda della
scuola secondaria di secondo grado; presente giovedì e venerdì 9-12:30.
5. CHE ROMPICAPO QUESTI SOLIDI!
Presentato da: Classi III C e III D, Scuola Secondaria di I grado F. Tomizza e G. Roli
(Sede di Altura), I. C. G. Roli, Trieste.
Notizie Luciana Zuccheri
QuaderniCIRD n. 13 (2016) 55 ISSN 2039-8646 55
Docenti: Mariarita Del Maschio e Patrizia Ferrari.
Sunto: In questo laboratorio impareremo qualcosa di più sui solidi e ci divertiremo a
giocare con il cubo rompicapo. Dopo aver introdotto le caratteristiche principali dei
solidi, definiremo i concetti di diedro e angoloide e scopriremo la relazione di
Eulero. Poi ci soffermeremo sui poliedri platonici e spiegheremo perché sono solo 5.
Continueremo con qualche curiosità sui solidi e, per concludere, un bel gioco
geometrico : il “Cubo rompecabezas”.
Laboratorio adatto dalla classe quinta della scuola primaria fino alla classe prima della
scuola secondaria di secondo grado; presente giovedì e venerdì 9-12:30.
6. ORIGAMI E GEOMETRIA
Presentato da: Gruppi di studenti delle classi I AET, I BET, II AET, II BET, I. S. I. S.
S. Pertini, Indirizzo Turistico, Monfalcone (GO).
Docenti: Emanuela Inglese e Letizia Mucelli.
Sunto: Alcuni studenti dell’ISIS Pertini saranno lieti di accompagnarvi in insoliti
itinerari turistici all’interno di un bucolico paesaggio di carta, realizzato con
tecniche dell’origami, per scoprire la geometria nascosta tra le piegature. In un sole
a sei punte si sveleranno rette parallele e perpendicolari, bisettrici, assi di segmenti,
triangoli equilateri ed esagoni... Farfalle d’oro e d’argento prenderanno forma da
rettangoli speciali. E ancora tante domande… Cosa si nasconde in una stella a
cinque punte? Un angolo qualsiasi si può trisecare? Come si può ottenere, con le
piegature della carta, un campo a forma di parallelogramma?
Laboratorio adatto dalla classe terza della scuola primaria fino alla classe quinta della scuola
secondaria di secondo grado; presente giovedì e venerdì 9-12:30.
7. DALLA GRU DELL’ORIGAMI ALLA TOMBOLA DELLE TRASFORMAZIONI
Presentato da: Gruppi di studenti delle classi I AET, I BET, II AET, II BET, I. S. I. S.
S. Pertini, Indirizzo Turistico, Monfalcone (GO).
Docenti: Emanuela Inglese e Letizia Mucelli.
Notizie Luciana Zuccheri
QuaderniCIRD n. 13 (2016) 56 ISSN 2039-8646 56
Sunto: Si proporrà un percorso realizzato con gli studenti del primo biennio, in cui
l’approccio al pensiero astratto, razionale, ma anche creativo della geometria è stato
stimolato e supportato dalla concretezza della costruzione di origami e dalla fantasia
nell’uso dei colori. In una simpatica gru o nell’elegante cigno si riconosceranno simmetrie
e rotazioni e, con l’aiuto della magia del simmetroscopio e di modelli costruiti con dei
lucidi trasparenti, si impareranno alcune regole per giocare tutti assieme alla
tombola delle trasformazioni.
Laboratorio adatto dalla classe terza della scuola primaria fino alla classe quinta della scuola
secondaria di secondo grado; presente giovedì e venerdì 9-12:30.
8. DALL’INVERSIONE CIRCOLARE ALLE CURVE CELEBRI
Presentato da: Classi II A e II B, Liceo Scientifico G. Galilei, Trieste.
Docenti: Paola Gallopin e Loredana Rossi.
Sunto: In questo laboratorio sarà possibile operare nel piano con particolari
trasformazioni, chiamate “inversioni circolari”, che hanno il potere di deformare le
figure, trasformando, ad esempio, i poligoni in fiori, le parabole in cuori, le iperboli
in fiocchi,… Con l’aiuto della lavagna multimediale e degli “inversori di Peaucellier”
si potrà approfondire questa trasformazione del piano, esaminandone proprietà e
caratteristiche, a partire dai casi più semplici fino a quelli più complessi. Nel
laboratorio gli studenti potranno anche costruire delle curve, la cardioide e la
lemniscata di Bernoulli, sia con software di geometria sia meccanicamente, con
movimenti articolati di aste e ingranaggi. Sarà possibile, inoltre, incontrare queste
celebri curve nell’arte, nelle scienze, nelle ombre, nei voli acrobatici degli aerei e…
degli aeroplanini.
Laboratorio adatto dalla classe quinta della scuola primaria fino alla classe quinta della
scuola secondaria di secondo grado; presente giovedì e venerdì 9-12:30.
9. L’ANIMATA STORIA DELLO ZERO
Presentato da: Classi I e II, I. S. I. S. G. Marconi, Staranzano (GO).
Notizie Luciana Zuccheri
QuaderniCIRD n. 13 (2016) 57 ISSN 2039-8646 57
Docenti: Paolo Benoli, Lucia Pahor e Laura Zulini.
Sunto: Partendo dalle più antiche civiltà, la storia del numero zero viene raccontata
attraverso animazioni costruite utilizzando il software Scratch. Lo scenario si
sviluppa nelle aree geografiche che nelle diverse epoche hanno visto, dapprima,
l’utilizzo dello zero come simbolo per la rappresentazione dei numeri e, infine, la
sua acquisizione della dignità di “numero”. Si parte dalla storia di un egiziano che
dialoga con la Sfinge, per passare poi a un ragazzo babilonese sulle rive del Tigri che
in modo fantastico incontra i Maya e si confronta con loro sul modo di rappresentare i
numeri, con un cenno al calendario. Non mancano le storie raccontate dai Romani,
dagli Indiani e dagli Arabi. Si racconterà della difficoltà di accettare lo zero in Europa,
visto come “pericolosa magia saracena”, dell’uso dell’abaco e delle situazioni problematiche
che nella quotidianità possono verificarsi. I visitatori potranno poi giocare
rispondendo alle domande dei personaggi protagonisti delle animazioni.
Laboratorio adatto dalla classe terza della scuola primaria fino alla scuola secondaria di
secondo grado; presente giovedì e venerdì 9-12:30.
10. CONIGLI, API, SPIRALI E I LORO INTORNI MATEMATICI / ZAJCI, ČEBELE IN SPIRALE V NJIHOVEM MATEMATIČNEM KONTEKSTU
Presentato da: Classe II B, Liceo Scientifico F. Prešeren, Trieste.
Docente: Jadranka Svetina; tirocinante: Daniel Doz.
Sunto: Il laboratorio inizia con la presentazione di Leonardo Fibonacci e del suo Liber
abaci, per poi proporre diverse attività legate alla successione di Fibonacci. I
contenuti saranno opportunamente adattati all’età dei visitatori per renderli
accessibili ai più piccoli e non noiosi per i più grandi. Seguiranno attività pratiche,
volte a coinvolgere i visitatori.
Izvleček: Delavnica se začne s predstavitvijo Leonarda Fibonaccija in njegovega Liber
Abaci, delo pa se nadaljuje z raziskovanjem Fibonaccijevega zaporedja. Vsebine
delavnice bodo dijaki prilagodili starosti slušateljev tako, da bodo lahko pri njej
Notizie Luciana Zuccheri
QuaderniCIRD n. 13 (2016) 58 ISSN 2039-8646 58
sodelovali tudi najmlajši obiskovalci, obenem pa se starejši ne bodo dolgočasili.
Uvodu v frontalni obliki bo sledilo praktično delo.
Laboratorio adatto dalla classe terza della scuola primaria fino alla classe seconda della
scuola secondaria di secondo grado; può essere proposto, su richiesta, in lingua italiana o
slovena; presente giovedì e venerdì 9-12:30.
11. A DEBITA DISTANZA... AVVENTURE NEL MONDO DELLA GEOMETRIA SFERICA
Presentato da: Classe IV A, Liceo Scientifico E. L. Martin, Latisana (UD).
Docente: Elisabetta Matassi.
Sunto: Il laboratorio si articola in una serie di attività, denominate “Avventure”, che
vedranno i visitatori protagonisti nel costruire e analizzare situazioni geometriche
concrete grazie all’ausilio di modelli concreti di superficie sferica: le sfere di Lénart.
Le attività che verranno proposte traggono ispirazione e guida dal manuale La
geometria non euclidea con la sfera di Lénart di Istvan Lénart. Gli allievi verranno
guidati gradualmente alla scoperta delle proprietà della geometria sferica in un
continuo (e appassionante) confronto tra piano euclideo e superficie sferica. Dalla
costruzione di rette e piani si procederà analizzando parallelismo e perpendicolarità,
fino alla costruzione di triangoli e poligoni, con particolare riferimento alle relazioni
di similitudine e congruenza. Nell’ambito del laboratorio verrà presentato l’e-book
realizzato dagli studenti al termine del percorso.
Laboratorio adatto dalla classe prima fino alla classe quinta della scuola secondaria di
secondo grado; presente solo giovedì 9-12:30.
COMITATO ORGANIZZATORE
L. Zuccheri, M. Rocco, V. Zudini, N. Gasparinetti, G. Candussio, M. Stoppa.
LUCIANA ZUCCHERI Coordinatrice del Progetto locale “Matematica”
del Piano nazionale Lauree Scientifiche Dipartimento di Matematica e Geoscienze
Università di Trieste
QuaderniCIRD n. 13 (2016) 59 ISSN 2039-8646
Notizie
Giornata di formazione per docenti di scuole di ogni ordine e grado: “La matematica dei ragazzi. Riflessioni metodologiche e didattica disciplinare - III edizione” (Trieste, 29 aprile 2016)
Il Nucleo di Ricerca in Didattica della Matematica del Dipartimento di Matematica e
Geoscienze dell’Università di Trieste ha organizzato la terza edizione della Giornata
di formazione per docenti di scuole di ogni ordine e grado La matematica dei ragazzi -
Riflessioni metodologiche e didattica disciplinare, tenutasi il 29 aprile 2016 nel
comprensorio di Piazzale Europa (edifici H3 e H2bis, via Valerio). L’evento era
incluso nelle attività supportate dal Piano nazionale Lauree Scientifiche - Progetto
“Matematica” del Dipartimento di Matematica e Geoscienze.
La giornata è stata articolata in una sessione plenaria con interventi su tematiche
generali, svoltasi al mattino, e in due sessioni di workshop su esperienze didattiche
laboratoriali, tenutesi al pomeriggio.
Figura 1. L’apertura dei lavori della sessione plenaria. Da sinistra, sul palco: i proff. Alessandro Fonda, Daniele Del Santo, Luciana Zuccheri.
Notizie Verena Zudini
QuaderniCIRD n. 13 (2016) 60 ISSN 2039-8646 60
All’apertura dei lavori della sessione plenaria, il prof. Daniele Del Santo,
Collaboratore del Rettore per la Didattica, le Politiche per gli studenti e il Diritto
allo studio, ha accolto i presenti, esprimendo soddisfazione per lo svolgimento
dell’evento. Del Santo ne ha rimarcato l’importanza, sottolineando come esso
rientri tra le attività di formazione degli insegnanti organizzate nel corso dei
decenni dal Nucleo di Ricerca in Didattica della Matematica, coordinato da Luciana
Zuccheri, e condotte in sinergia tra Scuola e Università.
La parola è quindi passata al prof. Alessandro Fonda, Direttore del Dipartimento di
Matematica e Geoscienze, che ha salutato i partecipanti e ha evidenziato quanto
possano essere di stimolo per la didattica della matematica iniziative in cui si tratta
della “matematica dei ragazzi”, intesa come «matematica fatta dai ragazzi».
Figura 2. Il pubblico assiste a uno degli interventi della mattinata.
Sono seguiti gli interventi previsti per la mattinata, che, come indicato nel
programma di seguito riportato, hanno trattato diversi argomenti, alcuni connessi
con i temi presentati alla XI edizione della manifestazione “La matematica dei
ragazzi: scambi di esperienze tra coetanei”, altri più generali, riguardanti la
Notizie Verena Zudini
QuaderniCIRD n. 13 (2016) 61 ISSN 2039-8646 61
didattica della matematica, con particolare riferimento a metodologie utilizzate,
aspetti storico-epistemologici e contenuti di insegnamento.
Figura 3. Uno dei workshop pomeridiani.
Al pomeriggio, sono state illustrate e discusse, durante due sessioni di workshop,
esperienze didattiche di laboratorio svolte a vari livelli scolari, che hanno riguardato
l’utilizzo della piegatura della carta (origami) e quello della tecnologia (linguaggio di
programmazione Scratch), la geometria (dal Teorema di Pitagora ai polimini, al suo
legame con l’arte) e la figura e l’opera del matematico Leonardo Pisano, detto
Fibonacci.
Gli iscritti alla giornata, più di una settantina, hanno partecipato attivamente e con
entusiasmo alla sessione plenaria del mattino e ai workshop pomeridiani.
1. PROGRAMMA DEI LAVORI
MATTINO
8:30 Registrazione dei partecipanti.
9:00 Saluti
Notizie Verena Zudini
QuaderniCIRD n. 13 (2016) 62 ISSN 2039-8646 62
9:15 Luciana Zuccheri, La storia della matematica in classe: un potente strumento
didattico per tutti i livelli scolari.
9:50 Sonia Ursini, La nascita della geometria iperbolica: una questione socio-culturale.
10:25 Verena Zudini, Ernst Mach tra scienza ed educazione.
11:00 Pausa
11:30 Eugenio Omodeo, Il decimo problema di Hilbert. Soluzione di un problema insolubile.
12:05 Andrea Sgarro, La crittografia nella cultura.
12:40 Discussione
POMERIGGIO
14:30 Registrazione delle presenze e iscrizione ai workshop.
14:45 Prima sessione di workshop.
16:15 Pausa
16:30 Seconda sessione di workshop.
18:00 Conclusione e consegna degli attestati di presenza.
2. SUNTI DELLE CONFERENZE GENERALI
La storia della matematica in classe: un potente strumento didattico per tutti i livelli scolari.
Relatore: Luciana Zuccheri, Dipartimento di Matematica e Geoscienze, Università di
Trieste.
Sunto: La matematica che si studia a scuola può essere resa più interessante, a volte
perfino avvincente, facendo avvicinare gli allievi alla sua storia, sia a livello più
semplice, attraverso le vicende umane dei suoi protagonisti, sia a livello più
approfondito, considerando l’evoluzione nel tempo dei metodi della matematica
stessa. C’è ancora almeno un altro livello in cui la storia può essere maestra,
offrendo degli spunti didattici utili, in particolare, a una migliore comprensione di
certe dimostrazioni.
La nascita della geometria iperbolica: una questione socio-culturale.
Relatore: Sonia Ursini, Departamento de Matemática Educativa, Cinvestav-IPN, Messico.
Notizie Verena Zudini
QuaderniCIRD n. 13 (2016) 63 ISSN 2039-8646 63
Sunto: Si mettono in risalto gli aspetti sociali e culturali che influirono sulla
formazione del matematico russo Nikolaj Ivanovič Lobačevskij, fino a portarlo a
porre in discussione le basi stesse sulle quali si fonda la geometria euclidea. Egli
propose dei nuovi principi che gli permisero di sviluppare la geometria iperbolica,
della quale la geometria euclidea fa parte come caso limite.
Ernst Mach tra scienza ed educazione.
Relatore: Verena Zudini, Dipartimento di Matematica e Geoscienze, Università di
Trieste.
Sunto: A un secolo dalla morte del fisico, fisiologo e filosofo austriaco Ernst Mach
(1838-1916), se ne illustrano la figura e il pensiero di scienziato ed educatore
moderno. Si mostra, inoltre, come un’analisi di questo tipo, condotta in una
prospettiva storica, possa essere di fondamentale importanza per comprendere
alcuni aspetti del presente della didattica della matematica (... e non solo).
Il decimo problema di Hilbert. Soluzione di un problema insolubile.
Relatore: Eugenio Omodeo, Dipartimento di Matematica e Geoscienze, Università di
Trieste.
Sunto: Il decimo problema di Hilbert, posto nel 1900 e risolto (negativamente) nel
1970, è un fil rouge che collega importanti sviluppi dell’indagine matematica del
secolo scorso. Per la prima metà della sua parabola, esso è di stimolo alla fioritura
della logica simbolica e ai primi studi sulla computabilità, che presto diverrà uno
dei pilastri teorici dell’informatica. L’individuazione, negli anni ’30 del Novecento,
di problemi insolubili con caratteristiche nuove, verso il 1950 induce alcune
personalità del mondo matematico a ritenere che il decimo problema di Hilbert sia
della stessa natura. La storia della seconda parte della parabola, che ha portato alla
(non-) risoluzione del problema, mostra come nella matematica, non meno che
negli altri settori della scienza, contino - assieme all’intuizione - la capacità di
impostare strategie risolutive di ampio respiro e di condividere, anche fra
personalità molto distanti, le tessere del mosaico.
Notizie Verena Zudini
QuaderniCIRD n. 13 (2016) 64 ISSN 2039-8646 64
La crittografia nella cultura.
Relatore: Andrea Sgarro, Dipartimento di Matematica e Geoscienze, Università di
Trieste.
Sunto: Internet ha reso più che mai necessaria la crittografia, di cui siamo utenti
spesso inconsci, e la creazione di nuovi e raffinati strumenti crittografici. Tutto ciò
dà una patina di novità a un ramo della scienza che invece affonda le sue radici
nell’antichità, ed è grossomodo coevo all’invenzione della scrittura. I codici segreti
hanno un loro fascino che travalica ampiamente i limiti della scienza, e che ha
lasciato il segno nella letteratura, nella pittura, nella musica e oggi nel cinema. È
proprio questa straordinaria intersezione fra scienza e arte che è l’oggetto della
presentazione.
3. SUNTI DEI WORKSHOP
PRIMA SESSIONE
Coding from Scratch: introduzione al pensiero computazionale nella didattica.
Presentato da: Paolo Benoli, I.S.I.S. Brignoli - Einaudi - Marconi, sede di Staranzano
(GO).
Sunto: Si presentano esempi di attività didattiche, a partire dalla scuola primaria,
per l’utilizzo attivo della tecnologia con Scratch, un linguaggio di programmazione
sviluppato dal Lifelong Kindergarten research group dei Media Lab del MIT -
Massachusetts Institute of Technology1 con “blocchi di costruzione” creati per
adattarsi l’uno di seguito all’altro, secondo una corretta costruzione logica. Con
Scratch è possibile creare animazioni, simulazioni di esperimenti, narrazioni,
videogiochi. L’utilizzo di questo strumento consente di educare al pensiero
computazionale. Rivolto a: docenti della scuola primaria e secondaria.
1 <http://llk.media.mit.edu>.
Notizie Verena Zudini
QuaderniCIRD n. 13 (2016) 65 ISSN 2039-8646 65
La prospettiva: matematica e arte. Un’esperienza nella scuola secondaria di primo grado.
Presentato da: Nadia Gasparinetti, Nucleo di Ricerca Didattica del Dipartimento di
Matematica e Geoscienze, Università di Trieste.
Sunto: Partendo dallo studio di alcuni teoremi presenti nell’Ottica di Euclide, con
l’utilizzo di nuove tecnologie e vecchi strumenti, si giunge alle regole della
prospettiva di Leon Battista Alberti; con qualche semplice dimostrazione pratica,
inoltre, ci si cimenta nella rappresentazione su un piano di poligoni e altre figure,
arrivando alla fine anche ad analizzare un dipinto dal punto di vista geometrico. Il
lavoro qui presentato ha coinvolto una classe seconda della scuola secondaria di
primo grado, ma alcuni aspetti possono essere sviluppati anche nelle prime classi
della scuola secondaria di secondo grado. Rivolto principalmente a: docenti della
scuola secondaria di primo grado.
Il teorema di Pitagora, prima e... dopo.
Presentato da: Loredana Rossi, Liceo Scientifico G. Galilei, Trieste.
Sunto: Il “Teorema di Pitagora” è un argomento centrale nella storia della matematica
per le sue implicazioni e generalizzazioni e per i numerosissimi modi in cui esso è
stato scoperto, dimostrato e verificato. Proprio per questo è possibile, approfondendo
il tema, incuriosire i ragazzi coinvolgendoli in diversi approcci dimostrativi: sintetico,
algebrico e… sperimentale, riuscendo anche a ragionare su questioni importanti che
hanno contraddistinto la storia della matematica. Rivolto principalmente a: docenti
della scuola secondaria.
SECONDA SESSIONE
Piegature, origami e geometria.
Presentato da: Marina Rocco, Nucleo di Ricerca Didattica del Dipartimento di Matematica
e Geoscienze, Università di Trieste.
Sunto: I ragionamenti in geometria spesso vengono agevolati o addirittura ispirati
dall’osservazione di figure, quindi è opportuno insegnare ai ragazzi a produrne.
Notizie Verena Zudini
QuaderniCIRD n. 13 (2016) 66 ISSN 2039-8646 66
Supponiamo di non avere accesso a nuove tecnologie e che una parte della classe
non abbia a disposizione riga e compasso: ecco che la piegatura della carta può
essere usata in sostituzione di altri strumenti. Gli appunti che saranno distribuiti
forniranno la traccia di un’attività curricolare che per molti anni è stata svolta con
classi seconde della scuola secondaria di primo grado. Con gli adattamenti necessari, il
metodo è stato sperimentato anche nella scuola dell’infanzia e nella scuola secondaria
di secondo grado. Rivolto principalmente a: docenti della scuola primaria e
secondaria di primo grado.
Geometria con i polimini
Presentato da: Valentina Bologna, Istituto Comprensivo San Giovanni, Trieste.
Sunto: Un semplice foglio a quadretti è il punto di partenza per scoprire un universo
straordinario, ricco di strutture originali e curiose, dalle quali si può ricavare una
serie infinita di giochi divertenti, come il famoso Tetris. Un foglio, come quello che
aveva davanti a sé il matematico S. W. Golomb quando, nel 1953, da giovane
studente di Harvard, per superare la noia di una lezione poco interessante,
incominciò a tracciare una serie di figure che avevano il quadretto come punto di
partenza: inventò i polimini. Ora, sulla carta o sulla LIM, i polimini offrono spunti per
la comprensione dell’equiestensione delle figure piane, dalla scuola primaria alla
secondaria di primo grado. Rivolto principalmente a: docenti della scuola primaria
e secondaria di primo grado.
Fibonacci e la matematica del Medioevo
Presentato da: Jadranka Svetina, Liceo Scientifico F. Prešeren, Trieste; Daniel Doz,
Corso di Studi in Matematica, Università di Trieste.
Sunto: Il workshop è incentrato sul laboratorio presentato dai ragazzi della II B del
Liceo Scientifico F. Prešeren di Trieste alla manifestazione “La matematica dei
ragazzi: scambi di esperienze tra coetanei – XI edizione”. Il laboratorio “Conigli, api,
spirali e i loro intorni matematici” ha come tema centrale il Liber Abaci di Fibonacci.
In questo contesto si presentano il problema della moltiplicazione dei conigli, tratto
Notizie Verena Zudini
QuaderniCIRD n. 13 (2016) 67 ISSN 2039-8646 67
proprio dal Liber Abaci, e vari aspetti della vita di ogni giorno in cui si può osservare
la successione di Fibonacci. Particolare attenzione viene posta inoltre al periodo
storico in cui visse Fibonacci e alle novità da lui introdotte nella matematica
occidentale. Nel workshop si illustrano, inoltre, il percorso didattico seguito per la
preparazione del laboratorio e le motivazioni che ci hanno guidato, nonché i
metodi di valutazione impiegati. Rivolto principalmente a: docenti della scuola
secondaria.
Comitato organizzatore: L. Zuccheri, M. Rocco, V. Zudini, N. Gasparinetti, G.
Candussio, M. Stoppa.
VERENA ZUDINI Dipartimento di Matematica e Geoscienze
Università di Trieste
QuaderniCIRD n. 13 (2016) 68 ISSN 2039-8646
Notizie
La Premiazione delle Olimpiadi della Matematica all’Università degli Studi di Trieste (Trieste, 4 maggio 2016)
Fin dal 1998, ogni anno, in un pomeriggio di primavera, un nutrito gruppo di studenti
delle scuole secondarie di secondo grado del Friuli Venezia Giulia è invitato
all’Università di Trieste per partecipare alla “Premiazione delle Olimpiadi della
Matematica”. Si tratta degli studenti che più si sono distinti nelle gare provinciali,
svoltesi nel febbraio precedente in tutte le quattro province della regione,
nell’ambito del progetto Olimpiadi della Matematica.
Quest’anno, l’appuntamento è stato fissato il 4 maggio 2016, e sono stati premiati
una quarantina fra studenti e studentesse. L’organizzazione dell’evento è stata
curata dal Dipartimento di Matematica e Geoscienze, con il supporto economico del
Progetto locale “Matematica” del Piano nazionale Lauree Scientifiche e dell’Unione
Matematica Italiana.
L’incontro ha avuto inizio con una conferenza di carattere divulgativo di Gianluigi
Rozza, professore della Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati – SISSA di
Trieste, sul tema “Il Calcolo Scientifico per l’Innovazione: attraverso nuove sfide”.
Nel suo appassionato intervento, Rozza ha fatto vedere con numerosi esempi come
la simulazione numerica sia il terzo pilastro della ricerca, collocata tra la ricerca
sperimentale di laboratorio e quella teorica. Con questo strumento è possibile
infatti costruire e simulare modelli della realtà molto complessi: dalla medicina
all’ambiente, per l’industria, i trasporti e lo sport.
Le crescenti capacità di calcolo dei moderni supercomputer e la possibilità di
esportare il calcolo scientifico su strumenti moderni, quali smartphone e tablet,
Notizie Emilia Mezzetti
QuaderniCIRD n. 13 (2016) 69 ISSN 2039-8646 69
stanno aprendo nuovi scenari interessanti per la matematica applicata, in ambiti
dove finora la sua diffusione era limitata.
Il seminario ha fornito anche alcuni esempi moderni di applicazione del calcolo
scientifico per la simulazione, il controllo e l’ottimizzazione di sistemi complessi e ha
presentato anche quelle che potrebbero essere le figure professionali del futuro tra
matematica, fisica, ingegneria, medicina e informatica.
A Trieste dal 2014, Gianluigi Rozza è docente di Analisi numerica e lavora presso
mathLab, il laboratorio della SISSA per la modellizzazione matematica e il calcolo
scientifico, dedicato alle interazioni fra la matematica e le applicazioni. Ingegnere
aerospaziale con un dottorato di ricerca in Analisi numerica, Scienze computazionali e
Ingegneria all’EPFL di Losanna, ha vinto numerosi premi e attualmente è principal
investigator del progetto europeo ERC-AROMA-CFD, Advanced Reduced Order Methods
with Applications in Computational Fluid Dynamics. Collabora altresì con l’Università di
Trieste, tenendo il corso di Matematica applicata e seguendo le tesi di alcuni
studenti nell’ambito della Laurea magistrale in Matematica, gestita in collaborazione
con la SISSA.
Il secondo appuntamento del pomeriggio, anche questo ormai divenuto tradizionale in
quanto si ripete fin dal 2003, è stato il conferimento del premio “Marco Reni” ex-aequo
a Massimo Bagnarol e Paolo Bonicatto. Dedicato al compianto professore di
Geometria scomparso a soli 37 anni in un tragico incidente di montagna, mentre
arrampicava sulle Alpi Carniche, il premio è destinato al miglior laureato in
Matematica dell’Università di Trieste dell’ultimo triennio.
I due vincitori di quest’anno hanno scelto per le loro tesi temi diversi: il primo ha
preparato una tesi in Geometria algebrica sotto la direzione di Fabio Perroni, il
secondo una tesi in Analisi matematica con la supervisione di Stefano Bianchini.
Entrambi hanno poi deciso di continuare gli studi a livello di dottorato di ricerca e
sono stati ammessi al programma di PhD della SISSA.
Notizie Emilia Mezzetti
QuaderniCIRD n. 13 (2016) 70 ISSN 2039-8646 70
Si è svolta poi l’attesa premiazione. Sono stati premiati i migliori classificati di
ognuna delle quattro province di Gorizia, Pordenone, Trieste e Udine, sia del
biennio sia del triennio. Quest’anno si sono volute premiare anche le studentesse
meglio classificate, come speciale segno di incoraggiamento alla loro partecipazione
alle gare di matematica.
I premi, come tradizione, sono libri di approfondimento culturale in ambito scientifico,
in particolare matematico. Inoltre a tutti i vincitori, ma anche agli insegnanti
responsabili provinciali delle Olimpiadi di Matematica e agli altri che hanno
collaborato alla riuscita dell’incontro, sono state offerte delle magliette, create
appositamente per l’occasione. Le quattro immagini riportate sulle magliette del
2016 rappresentavano l’ottimizzazione di forma di una parte di uno scafo immerso,
lavoro svolto nell’ambito del mathLab della SISSA (cfr. Figura 1).
Figura 1. L’immagine riprodotta sulle magliette offerte in occasione della Premiazione delle Olimpiadi della Matematica 2016.
Notizie Emilia Mezzetti
QuaderniCIRD n. 13 (2016) 71 ISSN 2039-8646 71
Al termine dell’incontro, Emilia Mezzetti ha ricordato brevemente la storia delle
Olimpiadi della Matematica in Italia, che si organizzano con regolarità dal 1983. Il
progetto è diretto da una Commissione scientifica nazionale, nominata dall’Unione
Matematica Italiana, a ciò delegata dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e
della Ricerca. Accanto a questa vi sono numerosi studenti, ricercatori e docenti che
collaborano attivamente all’organizzazione delle gare.
Le gare hanno la loro conclusione con la formazione della squadra italiana che
parteciperà alle Olimpiadi Internazionali di Matematica. Aderiscono attualmente al
progetto circa 1500 scuole italiane con oltre 200.000 studenti. Per ogni provincia vi
è un insegnante, responsabile distrettuale, che si occupa dell’organizzazione delle
gare locali. Ogni anno vi è una prima fase, i Giochi di Archimede, organizzata nelle
singole scuole. I migliori partecipano alla gara di febbraio, organizzata su base
provinciale. Per ogni provincia, i migliori, circa 300, vengono invitati a Cesenatico
per la gara nazionale. Seguono alcuni stage per selezionare la squadra italiana per
le Olimpiadi internazionali. Nel 2016 le 56-esime Olimpiadi Internazionali di Matematica
hanno avuto luogo a Hong-Kong.
Al di là della qualificazione per le gare internazionali, Mezzetti ha ricordato che le
Olimpiadi della Matematica hanno come scopo principale quello di avvicinare i
ragazzi delle scuole secondarie di secondo grado al mondo della Matematica con la
“M” maiuscola, e di diffondere il gusto per il ragionamento matematico semplice ed
elementare, ma intellettualmente stimolante: la matematica che viene proposta alle
Olimpiadi spesso è molto simile a quella che studiano gli studenti universitari e i
matematici professionisti. Ciononostante l’aspetto della competizione non è gradito
a tutti, in special modo alle ragazze, e dunque non è assolutamente vero che chi
non ama o non riesce bene in queste gare non sia adatto a scegliere studi di
matematica.
A tal proposito, ricordiamo che, dal 2000, le gare individuali sono accompagnate,
con crescente partecipazione, dalle gare a squadre. A Trieste ogni anno dal 2005, nel
Notizie Emilia Mezzetti
QuaderniCIRD n. 13 (2016) 72 ISSN 2039-8646 72
mese di marzo, si svolge la Gara di matematica a squadre “Coppa Aurea”. In questo tipo
di gare, oltre alla rapidità di ragionamento e alle doti di intuizione, si richiedono la
capacità e il piacere di lavorare in gruppo. I ragazzi ne hanno colto l’importanza,
anche in preparazione al loro ingresso nel mondo del lavoro, partecipando sempre
più numerosi e con una componente femminile più significativa rispetto alle gare
individuali.
EMILIA MEZZETTI Dipartimento di Matematica e Geoscienze
Università di Trieste
Norme redazionali
QuaderniCIRD n. 13 (2016) 74 ISSN 2039-8646
Norme generali per i collaboratori della rivista «QuaderniCIRD»
POLITICA EDITORIALE
La rivista multidisciplinare «QuaderniCIRD» si propone come strumento di
divulgazione di ricerche, proposte ed esperienze didattiche innovative per la scuola
di ogni ordine e grado e per l’università, con le seguenti finalità: incrementare
l’interesse e l’apertura nei confronti delle discipline e delle problematiche
didattiche attinenti tutti i livelli formativi, instaurare un confronto e ricercare un
linguaggio comune tra le varie didattiche disciplinari, favorire la progettazione di
percorsi didattici verticali e interdisciplinari, promuovere l’incontro e la sinergia
tra Scuola e Università.
La rivista pubblica: articoli originali di ricerca e sperimentazione didattica
nell’ambito di qualunque disciplina e livello scolare; testi di seminari di formazione
per insegnanti tenuti presso il CIRD; contributi su progetti e attività del CIRD;
recensioni di libri e riviste di interesse didattico.
Periodicità prevista: due numeri all’anno. Si pubblicano anche numeri di tipo
monografico, o contenenti atti di convegni e manifestazioni organizzati dal CIRD.
Gli articoli inviati per la pubblicazione saranno sottoposti all’approvazione del
Comitato editoriale e a due revisori, specialisti del settore.
ISTRUZIONI PER GLI AUTORI
Di norma, si pubblicano articoli e altri contributi scritti in lingua italiana. Il testo
deve essere fruibile non solo da parte degli specialisti nella disciplina trattata, ma
anche di un pubblico eterogeneo di cultura medio/alta, con eventuali rimandi a
fonti di approfondimento.
Ogni articolo, di norma, deve essere composto da 10-20 cartelle, comprensive di
immagini e bibliografia, pari a 20.000-40.000 caratteri, spazi inclusi. Ogni articolo
Norme generali per i collaboratori della rivista «QuaderniCIRD»
QuaderniCIRD n. 13 (2016) ISSN 2039-8646 75
deve essere corredato da un sommario in italiano (massimo 10 righe, pari a 600-800
caratteri) e da 4 a 8 parole chiave, in italiano e in inglese.
A parte, va inviata la traduzione del sommario in inglese.
Gli articoli devono contenere una bibliografia e note a piè di pagina con riferimenti
alle fonti.
Altri contributi: descrizioni di progetti approvati dal CIRD (4-5 cartelle, 8.000-10.000
caratteri) contenenti, in forma discorsiva, le informazioni essenziali; resoconti di
eventi passati (4-5 cartelle, 8.000-10.000 caratteri); recensioni di libri e riviste (4-5
cartelle, 8.000-10.000 caratteri).
Per inviare i testi:
- spedirne due copie cartacee al CIRD (Centro Interdipartimentale per la
Ricerca Didattica), Via Valerio, 12/1 - 34127 Trieste;
- spedirne il file in formato Word®, allegandolo a una e-mail di presentazione
del lavoro alla Segreteria CIRD ([email protected]).
Dalla copia cartacea e dal file devono risultare chiaramente nome e affiliazione
dell’autore/degli autori, l’indirizzo e-mail cui inviare le bozze, un recapito telefonico
di riferimento.
Le norme di redazione dei testi e il relativo foglio di stile sono reperibili nella
pagina web della rivista: <http://www.openstarts.units.it/dspace/handle/10077/3845>.