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AGENZIE DI STAMPA E PERIODICI

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Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo Polo museale regionale della Campania

Progetto finanziato con PAC lii

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Cinema: De Luca, Al Pacino a Napoli solo se troviamo sponsor 2016-04-19 20:03:00

ZCZC9321/SXB ONA03845_SXB_QBXB R SPE S0B QBXB Cinema: De Luca, Al Pacino a Napoli solo se troviamo sponsor E' un grande ma costa troppo, servono un milione e 250 mila euro (ANSA) - NAPOLI, 19 APR - Sì ad Al Pacino a patto che a farsi carico dell'oneroso cachet della star di Hollywood siano sponsor privati. Il governatore della Campania ribadisce il suo no all'ingaggio del protagonista della saga 'Il Padrino' per la prossima edizione del Napoli Teatro Festival ma lascia aperto uno spiraglio aprendo la porta ai privati. "In realtà - ha precisato oggi intervenendo a Radio Kiss Kiss Napoli dopo il no dei giorni scorsi - non sarebbero 700 mila euro quelli necessari per farlo venire, ma tra una cosa e l'altra si arriva a 1 milione 250 mila euro. Credo - ha precisato - che non sia opportuno spendere tanto per una presenza straordinaria ma che non farebbe i conti con il contesto in cui ci troviamo. Basti pensare - ha ricordato - che ci sono decine di gruppi teatrali che aspettano di essere pagati per gli impegni presi nel 2014 e 2015. Quei buontemponi che mi hanno preceduto al governo della Regione non hanno pagato nessuno e stiamo facendo salti mortali per pagare gli arretrati. In questo contesto - ha ribadito - investire un milione e 250mila euro per un'artista a me pare inopportuno. Ovviamente - l'apertura del governatore campano - se trovassimo sponsor privati pronti a investire sarebbe una figura di grande prestigio ma con i soldi della Regione non possiamo proprio farlo".(ANSA). PTR 19-APR-16 20:03 NNN

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Teatro:Al Pacino a Napoli Festival? Programma Dragone al CdA 2016-04-20 18:38:00

ZCZC8286/SXB ONA15922_SXB_QBXB R SPE S0B QBXB Teatro:Al Pacino a Napoli Festival? Programma Dragone al CdA Domani alle 18, ma per deliberare occorre nomina dei sindaci (ANSA) - NAPOLI, 20 APR - E' stato convocato per domani alle 18,00 il Consiglio d'amministrazione della Fondazione Campania dei festival presieduta da Luigi Grispello, che gestisce il Napoli Teatro Festival Italia 2016 da quest'anno con la direzione del regista Franco Dragone. L'evento, che si svolge tra giugno e luglio, è stato al centro di recenti polemiche per la ventilata proposta di ingaggio del divo americano Al Pacino per una cifra complessiva che si sarebbe aggirata sul milione e mezzo di euro per due talk show all'Arena Flegrea. Eventualità che è stata scartata dal presidente della Regione De Luca se non in presenza di sponsor disposti a coprire l'intera somma e quindi senza l'impiego di denaro pubblico. Intanto se non dovessero giungere nelle prossime ore le nomine dei tre sindaci e dei relativi supplenti, da parte della presidenza della Giunta regionale, il Cda (composto oltre che da Grispello dal Rettore dell'Università Suor Orsola Lucio d'Alessandro e da Cristina Loglio), non potrebbe ancora deliberare e quindi far partire le gare e definire i contratti con artisti in molti casi provenienti dall'estero. All'ordine del giorno ci sarebbe comunque il programma artistico di Dragone il quale potrebbe anche partecipare all'incontro per illustrarlo ai consiglieri, programma e che potrebbe essere presentato alla stampa a Roma il 5 maggio. ''Noi siamo pronti a partire, aspettiamo solo si concluda l'iter per nomina dei sindaci'' dichiara Grispello. (ANSA) YDU 20-APR-16 18:39 NNN

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Teatro: Napoli Festival; Grispello, finalmente in discesa 2016-04-21 20:00:00

ZCZC9180/SXB ONA31358_SXB_QBXB R SPE S0B QBXB Teatro: Napoli Festival; Grispello, finalmente in discesa Si vaglia programma, perde peso ipotesi Al Pacino (ANSA) - NAPOLI, 21 APR - "Nessun problema, lavoriamo finalmente in discesa": così Luigi Grispello, presidente della Fondazione Campania dei Festival, interviene a margine di un lungo Cda in cui il direttore artistico Franco Dragone ha presentato il concept su cui sta costruendo la programmazione 2016 del Napoli Teatro Festival Italia. L' incontro convocato nella sede della Fondazione in via Filangieri a Napoli, presenti oltre Grispello i consiglieri Lucio d'Alessandro e Cristina Loglio, con ogni probabilità, potrebbe non concludersi oggi, visti i tanti punti all'ordine del giorno. Ancora da concludersi inoltre l'iter per la nomina dei sindaci, quindi il consiglio non può ancora formalmente deliberare. "Il direttore artistico è al lavoro - aggiunge il presidente Grispello mostrando un rinnovato ottimismo sui tempi- le gare per i servizi e i contratti sono pronti, e ben presto annunceremo alla stampa, nella conferenza programmata a Roma agli inizi di maggio, l'intero programma nel dettaglio". Il Napoli Teatro Festival Italia quest'anno si svolgerà nei mesi di giugno e luglio, quindi con un ritardo di due settimane rispetto alle date abituali. Nei giorni scorsi era stata ipotizzata in cartellone la presenza dell'attore americano Al Pacino, ma il cachet per due serate sarebbe stato giudicato troppo alto (un milione e mezzo di euro circa) e l'ipotesi sembra quindi tramontata, anche per il parere negativo espresso pubblicamente dal presidente della Regione De Luca circa l'uso di fondi pubblici per questo ingaggio. Creata nel 2007 proprio organizzare e gestire il Napoli Teatro Festival Italia, da due anni la Fondazione è un organismo in house providing della Regione Campania, e promuove vari eventi. (ANSA) YDU-DLP 21-APR-16 20:01 NNN

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ANSA/ Napoli Teatro Festival, nuova marcia indietro su Al Pacino 2016-05-05 17:09:00 XIC82482_SXB_QBXB - R SPE S0B QBXB ANSA/ Napoli Teatro Festival, nuova marcia indietro su Al Pacino Dal 15 giugno, 37 spettacoli con artisti da tutto il mondo (di Paola Mentuccia) (ANSA) - ROMA, 5 MAG - Nuova marcia indietro sull'arrivo di Al Pacino al Napoli Teatro Festival 2016 per il doppio talk show all'Arena Flegrea, proposto dal neo direttore Franco Dragone: la star americana non ci sarà, almeno per ora. La notizia arriva alla presentazione della kermesse a Roma, al termine della quale, incalzato dai giornalisti, il presidente della fondazione Campania dei Festival Luigi Grispello ha escluso l'ipotesi di un finanziamento esterno da parte dell'imprenditore Francesco Floro Flores, emersa a seguito delle polemiche su un cachet di un milione e mezzo di euro per l'attore premio Oscar. "L'accordo era che l'imprenditore si assumesse l'onere di contrattare con Al Pacino e che la fondazione avrebbe contribuito con 240 mila euro e avrebbe messo a disposizione i propri legali e il proprio staff tecnico", ha spiegato Grispello, ma l'operazione non è andata in porto perché "l'imprenditore ha ritenuto che non ci fossero le condizioni economiche per andare avanti". Non esclude però che all'ultimo momento la questione possa riaprirsi: "Siamo pronti ad altre proposte", ha detto. Un epilogo apparentemente pacifico, eppure Franco Dragone non ha preso parte alla presentazione del festival (come anche il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca) e lo stesso Grispello non ha saputo dare una spiegazione alla sua assenza: "E' strano che Dragone non sia venuto - ha detto - ce lo ha fatto sapere ieri sera e non sappiamo la motivazione". Il festival si prepara intanto ad accogliere, tra poco più di un mese, artisti come Michèle Ane De Mey e Jaco Van Dormael, Luca De Fusco, Shiro Takatani, Francoise Boch. Dal 15 giugno al 15 luglio, una settimana in più rispetto alle precedenti edizioni, in diversi luoghi della città di Napoli e delle province della Regione Campania, andranno in scena 37 spettacoli con compagnie provenienti da tutto il mondo. Dal Sud Africa, con il Macbeth di Brett Bailey inserito nel contesto dei conflitti nella Repubblica Democratica del Congo, alla Siria, con una nuova coproduzione di Omar Abusaada, dai percorsi dell'iraniana Shirin Neshat all'arte giapponese di Shiro Takatani e agli italiani Federico Buffa, Emma Dante, Ascanio Celestini e Daniele Salvo. Oltre alla consueta programmazione, sono previste, inoltre, tre sessioni successive fino a dicembre 2016: il format itinerante "Casteldeigiovani", il laboratorio di nuovi talenti "Napoli Teatro Factory" e la rassegna di spettacoli "Natale Napoli", incentrata sulla storia culturale, civile e teatrale della città. (ANSA). YGF 05-MAG-16 17:10 NNN

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Teatro: Napoli Festival, artisti da 13 Paesi 2016-05-05 14:45:00

ZCZC4382/SXR XIC79963_SXR_QBXO R SPE S44 QBXO Teatro: Napoli Festival, artisti da 13 Paesi Sfuma Al Pacino. Tra italiani, Emma Dante e Celestini (ANSA) - ROMA, 5 MAG - Michèle Ane De Mey e Jaco Van Dormael, Luca De Fusco, Shiro Takatani, Francoise Boch. Sono solo alcuni dei protagonisti della nuova edizione del Napoli Teatro Festival 2016 che, dal 15 giugno al 15 luglio, porterà in scena 37 spettacoli con compagnie provenienti da tutto il mondo. Una settimana in più rispetto alle precedenti edizioni, per dare spazio agli artisti di tredici Paesi, che si esibiranno in diversi luoghi della città di Napoli e delle province della Regione Campania, guidati dal neo direttore Franco Dragone. Un'eco di voci e di idee dal Sud Africa, con il Macbeth di Brett Bailey nel contesto dei conflitti che interessano la Repubblica Democratica del Congo, alla Siria, con una nuova coproduzione di Omar Abusaada, dai percorsi dell'iraniana Shirin Neshat all'arte giapponese di Shiro Takatani e agli italiani Federico Buffa, Emma Dante, Ascanio Celestini e Daniele Salvo. "Teatralità riconosciuta e sguardo sul sociale" saranno il centro del festival, secondo Luigi Grispello, presidente della Fondazione Campania dei Festival, che ha presentato il calendario all'Agis di Roma, sottolineando come la manifestazione possa costituire "un'opportunità per la crescita occupazionale qualificata nel nostro settore". Assente, invece, il direttore Franco Dragone, forse a causa delle polemiche relative all'esclusione dalla kermesse del doppio talk show di Al Pacino all'Arena Flegrea il 13 e il 14 giugno, da lui proposto. Grispello non dà motivazione di tale assenza e annuncia che, per ora, la presenza della star americana è esclusa. (ANSA). YGF 05-MAG-16 14:46 NNN

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Teatro: Napoli Festival, si allontana ipotesi Al Pacino 2016-05-05 14:25:00 ZCZC4140/SXB - XIC79514_SXB_QBXB - R SPE S0B QBXB Teatro: Napoli Festival, si allontana ipotesi Al Pacino (ANSA) - ROMA, 5 MAG - Al Pacino non sarà ospite del Napoli Teatro Festival Italia 2016, almeno per ora. Si infittisce il giallo sulla presenza dell'attore americano alla manifestazione, dopo le polemiche scaturite da un cachet di un milione e mezzo di euro. Dopo la notizia della rinuncia al doppio talk show della star all'Arena Flegrea il 13 e il 14 giugno, ideato dal neo direttore artistico Franco Dragone, si era riaperto uno spiraglio con l'ipotesi di sponsorizzazione da parte dell'imprenditore Francesco Floro Flores, emersa negli ultimi giorni. Ma oggi sembra chiudersi nuovamente. "Io, Flores e Dragone ci siamo riuniti tutta la giornata del 29 - ha spiegato il presidente della fondazione Campania dei Festival Luigi Grispello, durante la presentazione all'Agis di Roma -. Avevamo trovato una certa intesa e l'accordo era che l'imprenditore si assumesse l'onere di contrattare con Al Pacino e che la fondazione avrebbe contribuito con 240 mila euro e avrebbe messo a disposizione i propri legali e il proprio staff tecnico per poter agevolare l'operazione". Ma dopo due giorni di trattative, "l'imprenditore ha ritenuto che non ci fossero le condizioni economiche per andare avanti - ha aggiunto Grispello - e ce l'ha comunicato l'altro ieri sera. Per ora, quindi, Al Pacino non è in programma ma siamo pronti ad altre proposte". (segue). YGF 05-MAG-16 14:25 NNN ZCZC4169/SXB - XIC80022_SXB_QBXB - R SPE S0B QBXB Teatro: Napoli Festival, si allontana ipotesi Al Pacino (2) (ANSA) - ROMA, 5 MAG - La risposta sul giallo Al Pacino arriva dopo che il presidente aveva glissato alle domande incalzanti dei giornalisti durante l'intera conferenza di presentazione del festival. Così come aveva fatto Sebastiano Maffettone, consigliere per la cultura alla presidenza della Regione Campania, che aveva definito "stucchevole e di nessun interesse la polemica degli ultimi giorni": "Né io né la Regione abbiamo intenzione di interferire con le decisioni del consiglio di amministrazione della fondazione", aveva detto, cercando di chiudere la questione. Alla presentazione, compare l'etichetta con il nome di Franco Dragone ma il direttore è assente. "Non so perché non sia qui, chiamatelo e chiedete a lui", ha risposto Maffettone ai giornalisti. "Non ho una risposta da dare perché non ho la palla di vetro - ha detto Grispello -. Per me è strano che non sia venuto, ce l'ha fatto sapere ieri sera e non sappiamo la motivazione". (ANSA). YGF 05-MAG-16 14:27 NNN

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Teatro: Napoli Festival Italia, 37 spettacoli in 4 settimane 2016-05-05 13:50:00

ZCZC AGI0299 3 SPE 0 R01 / Teatro: Napoli Festival Italia, 37 spettacoli in 4 settimane = (AGI) - Napoli, 5 mag. - In quattro settimane 37 spettacoli con compagnie che vengono da tutto il mondo. E' il Napoli Teatro Festival Italia, edizione 2016, che comincia dal prossimo 15 giugno e propone un cartellone con 17 spettacoli italiani fino al 15 luglio, per poi avere a settembre la programmazione con le compagnie 'off', diffusa pero' in molti luoghi della Campania. Oltre all'Italia, l'offerta della kermesse prevede lavori di dieci compagnie europee, di quattro americane, di quattro asiatiche e di due africane. Molti i nomi attesi, da Emma Dante ad Ascanio Celestini tra gli italiani, nonche' Maurizio De Giovanni, lo scrittore che per la prima volta si confronta con un testo teatrale, "Il cielo in una stanza"; tra gli stranieri, da Shiro Takatani a Katia e Marella Lebeque, Peter Sellars, Robert Lepage. La rassegna della Fondazione Campania dei Festival, presieduta da Luigi Grispello, ha come direttore artistico Franco Dragone dall'ottobre dello scorso anno. (AGI) Lil 051351 MAG 16 NNNN

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Bus Theater: inizia il viaggio del Napoli Teatro Festival Italia

31 MAG 16 ZCZC VEL0203 3 SPE /R01 /ITA Da giovedi' 2 giugno, a Morigerati (SA) poi fino al 26 tra Avellino, Benevento e Caserta (ilVelino/AGV NEWS) Roma, 31 MAG - Inizia giovedi' 2 giugno a Morigerati, splendida localita' collinare del Cilento (130 Km circa a sud di Salerno) il viaggio del Bus Theater che scandira' i 14 giorni che mancano all'inizio del Napoli Teatro Festival Italia 2016. In Piazza Piano della Porta, dove e' gia' stato posizionato il mezzo, apre al pubblico un vero e proprio teatro su gomme, una curiosa struttura viaggiante (con una sala attrezzata per 25 posti a sedere nella parte superiore e una fiancata open space che funge da ribalta per gli spettacoli all'aperto) che accogliera', fino al prossimo 26 giugno, il pubblico di vari centri della regione. Un progetto realizzato in collaborazione con il Comune di Agerola che ha messo a disposizione della compagnia gli spazi della residenza creativa. Si inizia il 2 giugno (ore 21.30, replica anche venerdi' 3, ingresso libero) con Sinfonia n.5 per teatro a Motore, scritto e interpretato da Ilaria Cecere, Alessio Ferrara, Federica Gattei e Domenico Santo, videomapping Simone Meme', luci e suono di Giacomo Vitiello, uno spettacolo site-specific creato ed allestito proprio per questo inusuale palcoscenico. Una piccola sinfonia visiva creata interamente e a partire dalle suggestioni e dalle possibilita' offerte da questo grande teatro a motore, immaginato e concepito come un gigantesco strumento da "suonare". L'orchestra e' costituita da un gruppo di 5 performer e attori di varia formazione che danno vita ad uno spettacolo corale, basato sulla fusione di diversi linguaggi scenici: teatro, danza, circo, teatro di strada e visual art. "Come dei bambini che giocano con un gigante di ferro - si legge in una nota della compagnia - la nostra ricerca parte dall'unicita' dello spazio scenico che ha aperto squarci immaginifici sul mondo del viaggio, reale ed onirico, sul desiderio di attraversare paesaggi e mondi impossibili, sulla liberta' e sul limite, sul processo di trasformazione che ogni viaggio sottende". (com/onp) 112731 MAG 16 NNNN NNNN

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Bus Theater: inizia il viaggio del Napoli Teatro Festival Italia (2)

31 MAG 16 ZCZC VEL0203 3 SPE /R01 /ITA Bus Theater: inizia il viaggio del Napoli Teatro Festival Italia (2) Da giovedi' 2 giugno, a Morigerati (SA) poi fino al 26 tra Avellino, Benevento e Caserta (ilVelino/AGV NEWS) Roma, 31 MAG - Il Bus Theater sostera' ancora a Morigerati per accogliere sabato 4 giugno (ore 21.30, replica domenica 5, ingresso gratuito) la Compagnia Sciarappa con l'anteprima di Frankenstein 'o Mostro, nuova commedia musicale dei Posteggiatori Tristi, scritta e diretta da Sara Sole Notarbartolo (in prima assoluta al Festival, il 4 luglio (replica il 5) al Teatro Bellini di Napoli) con Pietro Botte, Roberto Caccavale, AnneLaure Carette, Valentina Curatoli, Davide d'Alo', Emanuele Esposito, Rosario Giglio, Ivan Virgulto. In scena una "terrificante" commedia musicale che adatta temi, personaggi ed atmosfere del romanzo di Mary Shelley – e delle sue varianti letterarie, cinematografiche e televisive - alle melodie e alla comicita' dei Posteggiatori Tristi. Un esperimento drammaturgico che cuce insieme mito gotico e comicita' partenopea, romanzo epistolare e disavventure del teatro di varieta', pop music e canzone napoletana, cosi' da rimandare al corpo del mostro stesso. Il triste Frankenstein assume su di se' anche il senso che il termine 'o mostro richiama nello slang napoletano: qualcosa di superlativo, un superlativo assoluto. La commedia gioca anche ad esorcizzare con leggerezza alcuni mostri del nostro tempo: la precarieta', lo sfruttamento e l'alienazione nel mondo del lavoro, cosi' come il deprezzamento del ruolo sociale dell'artista, sempre piu' spesso visto come un fannullone privilegiato o uno sconsiderato che non si preoccupa di essere produttivo e che percio' va relegato ai margini della comunita'. (com/onp) 112731 MAG 16 NNNN NNNN

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Teatro: al Napoli Festival Neshat, Eduardo e Shakespeare. Il via dal 15 giugno. Direttore Dragone, una macchina fantastica 13 GIU 2016 ZCZC4015/SXB - ONA47384_SXB_QBXB - R SPE S0B QBXB (ANSA) - NAPOLI, 13 GIU - "Ho trovato a Napoli una macchina fantastica e luoghi fantastici. Ci sono tutte le potenzialità per far venire il mondo qui. Questo festival è quello che sono io": lo ha detto il regista italo belga Franco Dragone, presentando la nona edizione del Napoli Teatro Festival Italia, la prima di cui è direttore artistico. Il festival, che comincerà il 15 giugno, prevede 47 spettacoli, anche in siti museali e nei teatri cittadini. "Abbiamo accettato e vinto la sfida voluta da Dragone - spiega Luigi Grispello, presidente della Fondazione Campana dei Festival che organizza l'evento - per quattro settimane saranno al lavoro mille persone, ospiteremo spettacoli provenienti da 13 paesi con 154 aperture di sipario in 18 comuni campani. E posso già annunciare che l'anno prossimo avremo una grande edizione per il decennale". Una grande attenzione al sociale caratterizza la partenza del cartellone ufficiale con un simbolico evento nel carcere minorile di Nisida dove Fabrizio Arcuri mette in scena "La Tempesta", omaggio a Eduardo e Shakespeare, voce di Michele Placido, versione in napoletano di De Filippo scritta nel 1983. In scena, tra gli attori, anche i ragazzi detenuti. Al teatro Nuovo sarà proposto "Aspettando il tempo che passa", per la regia di Emanuela Giordano, frutto del progetto "palcoscenico per la legalità" che coinvolge anche i giovani detenuti di Airola. Gli spettacoli internazionali dell'apertura saranno "Kiss and Cry" di Michel Anne De Mey e Jaco Van Dormael (Teatro Politeama) e "Passage throught the world" dell'iraniana Shirin Neshat, con la visual artist Shoja Azari e il musicista Mohsen Namjoo (Museo Diocesano). "Kiss and cry", racconto di "mani e telecamere" - spiega De Mey - "è il ricordo di un amore durato 11 secondi, quando la mano di un ragazzo sfiora quella di una anziana signora, in treno". Shirin Neshat, mette in scena il lutto, "il mio spettacolo è dedicato all'umanità, non e' ne' teatro ne' musica, ma una esplorazione della sensibilità di chi deve affrontare una perdita". Il festival si concluderà il 15 luglio.

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Teatro: Festival Italia apre con Shirin Neshat e Michele De Mey 2016-06-13 16:40:00

ZCZC AGI0369 3 SPE 0 R01 / Teatro: Festival Italia apre con Shirn Neshat e Michele De Mey = (AGI) - Napoli, 13 giu. - Uno spettacolo 'sociale', uno 'fisico', uno di 'passaggio', che "raccolgono le mie dimensioni. Il festival e' quello che io sono". Franco Dragoni, direttore artistico del 'Napoli Teatro Festival Italia', palcoscenico del mondo voluto nel capoluogo campano 9 anni fa dall'allora ministro della Cultura Francesco Rutelli, racconta cosi' l'edizione della rassegna che si apre il 15 giugno prossimo. L'anteprima domani, nel carcere minorile di Nisida, con il coinvolgimento dei ragazzi che scontano la pena nell'istituto, per i quali Fabrizio Arcuri ha curato una mise en space de 'La Tempesta - omaggio a Eduardo', voce di Michele Placido, una ripresa della versione in napoletano del lavoro di Shakespeare fatta da De Filippo nel 1983, un anno prima della sua scomparsa; un modo per celebrare il drammaturgo e attore napoletano nel luogo del suo impegno sociale e il bardo di Stratford-on-Avon nei 400 anni della sua morte. (AGI) Lil (Segue) 131641 GIU 16 NNNN ZCZC AGI0370 3 SPE 0 R01 /

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Teatro: Festival Italia apre con Shirin Neshat e Michele De Mey (2) 2016-06-13 16:40:00

ZCZC AGI0369 3 SPE 0 R01 / (AGI) - Napoli, 13 giu. - Mercoledi' il festival entra nel vivo con 'Aspettando il tempo che passa' per la regia di Emanuela Giordano (lavoro frutto del progetto 'palcoscenico per la legalita'' che coinvolge anche i giovani detenuti di Airola); con 'Kiss and Cry'con di Michele e Anne De Mey e Jaco Van Dormael; e con 'Passage throught the world' dell'iraniana Shirin Neshat, insieme alla visual artist Shoja Azari e al musicista Mohsen Namjoo. Se la prima proposta nasce da una sinergia tra le dieci piu' attive associazioni antimafia e la Fondazione Co2, e tra attori e non attori (commistione cara a Dragoni, che la pratica anche in Belgio), portando all'interno del festival anche questioni 'calde' come quella del recupero durante la detenzione e la dimensione della detenzione stessa, anche le due altre produzioni incarnano le scelte di fondo del direttore artistico, che, per sua stessa ammissione, ha trovato a Napoli "una macchina fantastica", nella quale ha incastrato le sue visioni. 'Kiss and cry' e' un racconto di mani e telecamere, dato che, come spiega Michel De Mey, "e' un lavoro collettivo" in cui le mani dei danzatori, insieme a una voce recitante fuori scena, costruiscono una narrazione a partire dal ricordo di una anziana signora di un amore durato "11 secondi, quando la mano di un ragzzo in treno sfioro' la sua". "Lo spettatore vede cio' che la telecamera non mostra - aggiunge il regista, che firma il lavoro con la moglie coreografa - e la telecamera mostra cio' che non puo' essere visto dall'occhio perche' troppo piccolo". Shirin Neshat, artista impegnata ad analizzare le difficili condizioni sociali all'interno della cultura islamica, ha scelto di mettere in scena una emozione forte, quella del lutto, della perdita, del 'passarea attraverso' un mondo per entare in un altro, intrecciando visioni, culture e religioni. 'Passage throght the world', spiega, "non e' ne' teatro ne' musica, ma una esplorazione della sensibilita' di chi deve affrontare una perdita, e dedicata all'umanita'". Un viaggio nel quale si scopre che ci sono similitudini tra culture e religioni diverse, e che parte dalla musica iraniana per scavalcarne i confini e approdare al Sud dell'Italia, con le suggestioni vocali dei pugliesi Faraualla, con la cantante e attrice Antonella Morea. Il festival, spiega il presidente della Fondazione Campana dei Festiva, Luigi Grispello, "e' una sfida che in 4 settimane porta in scena 57 spetatcoli di 13 paesi con 154 aperture di sipario in 18 comuni campani. Mille persone al lavoro". (AGI) Lil 131641 GIU 16 NNNN

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ANSA/ Festival Napoli, da Macbeth di De Fusco a Lepage e Fokin 2016-06-19 13:05:00

ZCZC1154/SXB XIC23833_SXB_QBXB R SPE S0B QBXB ANSA/ Festival Napoli, da Macbeth di De Fusco a Lepage e Fokin Fino alla metà di luglio oltre 40 appuntamenti (di Paolo Petroni) (ANSA) - ROMA, 19 GIU - Questa sera col 'Macbeth' nella lettura di Luca De Fusco con Luca Lazzareschi e Gaia Aprea si apre, dopo le anteprime col cinema danza di De Mey e Van Dormael e uno spettacolo dei detenuti del carcere minorile di Airola, il Napoli Teatro Festival con appuntamenti nazionali e internazionali fino a metà luglio. Il Festival si svolge in vari teatri e siti della città e questo Shakespeare si replica oggi e domani al Mercadante. "Anche in questo caso, come per i miei precedenti spettacoli 'Antonio e Cleopatra' e 'Orestea', il teatro si mescola con le installazioni video in modo ancora più complesso e variegato e ha un intenso rapporto con la musica e la danza - spiega De Fusco -. Ho cercato di lavorare ad uno stile meno monumentale e più visionario rispetto ai lavori precedenti, assecondando la natura fantastica del testo che vede i suoi momenti fondamentali (apparizione delle streghe, visione del pugnale, fantasma di Banquo, apparizione dei Re, delirio del sonnambulismo di lady Macbeth) tutti fortemente contrassegnati dal tema del sogno, del delirio, insomma dell'irreale. Così, tra l'altro, non abbiamo ambientato lo spettacolo in un'epoca precisa, ma in un clima sospeso tra Medioevo e primo Novecento". Tra i teatri, dal San Carlo al Sannazaro, dal Bellini al San Ferdinando, a luoghi come la galleria Toledo o il Pausilypon del Parco Archeologico, con sconfinamenti in Cilento e in Irpinia, saranno più di 40 gli appuntamenti in un ventaglio davvero vario di proposte, per offrire un panorama sul teatro d'oggi, così che è difficile indicare qualcosa, estrapolando dal ricco cartellone realizzato dal direttore artistico Franco Dragone. Certo nei prossimi giorni si vedranno, solo per citare le prime cose, 'Le Olimpiadi del 1936' di e con Fedrico Buffa e regia di Emilio Russo (dal 20 giugno al San Carlo); 'Money', coinvolgente drammaturgia collettiva coordinata da Francoise Bloch (sempre dal 20 al Teatro Nuovo); un 'Pinocchio' di Joel Pommerat (al Mercadante dal 23), un 'Macbeth' derivato da quello di Giuseppe Verdi ideato e diretto da Brett Bailey (al Politeama dal 24); uno show musicale al piano delle sorelle Labeque, carrellata di variazioni sulla vicenda di Romeo e Giulietta (Arena Flegrea il 28 giugno). 'Les Aiguilles et l'opium'' di Robert Lepage apre il 29

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giugno al Politeama i grandi appuntamenti con nomi internazionali, spettacolo sul tormento dell'abbandono e la dipendenza dall'amore messo a confronto con la dipendenza dalle droghe nella Parigi del dopoguerra e con vicende personali di Lepage stesso qui interpretato da Marc Labreche; il primo luglio al Bellini ci saranno James Thierree e Valerie Doucet per 'La Grenouille avait raison' tra musica teatro e circo con anche la contorsionista Mariama; quindi, sempre il primo luglio al Pausilypon, 'Le Troiane' di Euripide con la regia di Valery Fokin e Nikolay Roschin con Angela Pagano, Leandro Amato e gli allievi attori dello Stabile di Napoli; il 2 luglio al Mercadante due appuntamenti, 'Soil couchant' e 'Dans l'atelier', di e con Alain Moreau, musica, teatro che introducono al mondo delle marionette; il 9 luglio al Mercadante William Kentridge, reduce dai lavori sui bastioni del Tevere a Roma, presenta il suo ormai storico 'Ubu and the Truth Commission', spettacolo di animazione e pupazzi sul processo di riconciliazione nel Sudafrica post apartheid. Difficile raccontare tutto, ma certo a Napoli e non solo c'è poi attesa per il debutto teatrale dell'amatissimo autore di noir Maurizio De Giovanni, di cui il regista Vincenzo Incenzo presenta l'inedito 'Ingresso indipendente' con Serena Autieri, storia di Massimo, impiegato in attesa di promozione che vive in un appartamentino spesso dato in prestito al proprio direttore, Alfredo. Questi lo frequenta per i suoi incontri segreti con Rosalba, ma una sera questa decide di rimanere nell'appartamento per costringere l'amante a lasciare la moglie Corinne. (ANSA). PER 19-GIU-16 13:05 NNN

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Napoli, Umberto Orsini a Villa Pignatelli per "Una favola di Campania" 2016-06-21 11:23:00 ZCZC - VEL0218 3 SPE /R01 /ITA Mercoledi' 22 giugno al Napoli Teatro Festival Italia (ilVelino/AGV NEWS) Roma, 21 GIU - Umberto Orsini, al Napoli Teatro Festival Italia, e' il protagonista, mercoledi' 22 giugno (ore 19, replica giovedi' 23) del nuovo appuntamento, di "Una Favola di Campania", ciclo di letture dedicato a fiabe, miti, leggende e cronache della Campania, ideato da Marco Balsamo, per la regia di Fabrizio Arcuri. Dopo l'inizio con Vincenzo Salemme a Ravello, in scena adesso a Villa Pignatelli, alla Riviera di Chiaia a Napoli, c'e' Umberto Orsini. Volto autorevole del Teatro italiano, raffinato interprete, da Ronconi a Visconti, per i piu' importanti registi di teatro e cinema, l'attore proporra' al pubblico storie di una coppia che non riesce ad avere figli, di Gesu' e degli apostoli che cercano ospitalita' per la notte, ma anche racconti di paura e classici della fiaba napoletana, selezionati dai testi La storia di mastro Francesco, Il Drago dalle sette teste, Il lupo mannaro, La Gatta Cenerentola. "Il progetto Una favola di Campania - cosi' Fabrizio Arcuri - nasce dalla volonta' di creare, nei molteplici appuntamenti variamente proposti in tante localita' della regione, una piccola geografia emotiva che permette, a chi volesse seguire questo piccolo tour, di scoprire o riscoprire luoghi ameni ricchi di storia, cultura e tradizione. Ma soprattutto di conoscere alcune vicende che nel corso dei secoli hanno intimamente costruito l'identita'' campana. Abbiamo infatti scelto come tessuto connettivo per queste serate "il Decamerone campano" raccolto da alcuni studiosi, dove sono trascritte 99 storie tra fiabe, leggende, favole e racconti orali che costituiscono un preziosissimo bagaglio narrativo utile a conoscere tutto il sostrato simbolico degli usi costumi e tradizioni della cultura campana". Una lunga teoria di artisti coinvolti per questo progetto che prosegue nei prossimi appuntamenti con Giuliana De Sio (il 23 e 24 al Teatro Verdi di Salerno), Claudio Santamaria (il 29 e 30 giugno alla Villa Pignatelli di Napoli), Alessandro Haber (1 luglio, al porto di Scario), Giancarlo Giannini (il 2 e 3 luglio alla Sala Pasolini di Salerno), Isabella Ferrari (il 6 e 7 luglio, alla Villa Pignatelli di Napoli), Isa Danieli (l'8 luglio al Porto di Acciaroli), Giuseppe Battiston (il 9 luglio al Castello dell'Abate di Castellabate) e Leo Gullotta (il 13 e 14 luglio alla Villa Pignatelli di Napoli). Con gli artisti, le musiche dal vivo dell'orchestrina Musica da Ripostiglio, formata da Luca Pirozzi (chitarra e voce), Luca Giacomelli (chitarre) Raffaele Toninelli (contrabbasso) Emanuele Pellegrini (batteria & percussioni). (com/onp) 112321 GIU 16 NNNN NNNN

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Napoli, Umberto Orsini a Villa Pignatelli per "Una favola di Campania" (2) 2016-06-21 11:23:00 ZCZC - VEL0218 3 SPE /R01 /ITA Mercoledi' 22 giugno al Napoli Teatro Festival Italia (ilVelino/AGV NEWS) Roma, 21 GIU - Ancora in scena al Festival, mercoledi' 22 giugno, MONEY! (ore 23, Teatro Nuovo). Miglior spettacolo e miglior attore - Jerome de Falloise - ai Premi della Critica assegnati in Belgio, e' una drammaturgia collettiva prodotta da Zoo Theatre di Bruxelles nella messa in scena curata da Francoise Bloch, con Jerome de Falloise, Benoit Piret Aude Ruyter, Damien Trapletti. Uno spettacolo dedicato al denaro, frutto di scrittura collettiva su base documentaria, con cui si decodifica, non senza un certo intento umoristico, la finanza ed il sistema che la governa, come se fosse una lingua straniera. Francoise Bloch si interroga, attraverso il teatro, su un argomento spinoso come la finanza e le banche, sullo sfondo il "dopo crisi" del 2008. Tour in Campania per Federico Buffa, che sara' in scena al Teatro Gesualdo di Avellino (ore 21) e, a seguire, nuovamente al Teatro di San Carlo di Napoli (il 23 alle ore 23) ed infine al Teatro Comunale di Caserta il 24 e 25 giugno (ore 21). Il cronista sportivo, volto familiare al pubblico di Sky e non solo, ci trasporta in Germania nel 1936 con una narrazione avvincente delle Olimpiadi del 1936, regia di Emilio Russo e Caterina Spadaro e la musica dal vivo al pianoforte di Alessandro Nidi (che cura anche la direzione musicale) e la fisarmonica di Nadio Marenco, la voce di Cecilia Gragnani. La storia e' quella delle Olimpiadi di Berlino del 1936: Hitler e Goebbels vogliono trasformare i giochi nell'apoteosi della razza ariana e del "nuovo corso". E invece quelle Olimpiadi diventano uno dei simboli piu' luminosi dell'uguaglianza. Il primo giorno di gara due atleti neri sul podio del salto in alto: Cornelius Jonshon e Dave Albritton. Jesse Owens di medaglie ne vince addirittura 4, due record mondiali e un record olimpico, il tutto documentato dalle immagini di Leni Riefenstahl. Mentre in quella stessa estate del 1936 il mondo assisteva in colpevole silenzio alla tragedia della guerra civile spagnola e la pace scricchiolava sull'asse Roma-Berlino-Tokyo, le Olimpiadi illuminavano il cielo con un'altra storia, forse la piu' incredibile. (com/onp) 112321 GIU 16 NNNN

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ANSA/ Teatro: Napoli Festival, la Parigi 1949 secondo Lepage 2016-06-30 12:14:00 ZCZC2230/SXB - XIC54938_SXB_QBXB R SPE S0B QBXB ANSA/ Teatro: Napoli Festival, la Parigi 1949 secondo Lepage Cocteau, Davis, Greco in lavoro autobiografico regista canadese (di Paolo Petroni) (ANSA) - NAPOLI, 30 GIU - Si chiama Robert il protagonista di questo ''Les Aiguilles et l'opium'' presentato al Napoli Teatro Festival, proprio come l'autore e regista Robert Lepage ed è dichiaratamente autobiografico, nato per far fronte al dolore di un amore finito in un abbandono, tanto che la prima versione di oltre venti anni fa fu recitata da lui stesso, mentre oggi lo sostituisce Marc Labrèche. Il risultato, molto raffinato e spettacolare, è comunque assai diverso da quello del suo ultimo lavoro, ''887'', visto quest'inverno al Teatro di Roma, anch'esso autobiografico, ma in cui la storia, tra fatti e emozioni, di una famiglia si riverberava in quella di un paese, del Canada. Forse, per tenere a distanza la sofferenza dell'essere stato lasciato, il lavoro odierno è freddo, come raccontato in terza persona, puntando sulla forma e l'estetica, mentre le vicende del condominio 887 avevano una carica ben diversa e coinvolgente. Comunque uno spettacolo di grande raffinatezza, in cui c'è tutta la nostalgia e l'ammirazione di un intellettuale di cultura francese per la mitica Parigi degli artisti dell'immediato dopoguerra, e assieme di costruzione di grande effetto, tutta giocata dallo scenografo Cral Fillion su una sorta di cubo aperto a tre pareti, che ruota, costringendo gli attori a tenersi vista la pendenza in alcuni momenti, a mostrare precari equilibri esistenziali, e si trasforma in cento luoghi diversi, in un connubio di antico artigianato teatrale con i suoi trucchi e botole e gli illusionismi dell' elettronica mirabilmente usata. Ecco allora la camera da letto di Robert all'Hotel La Lousiane, la stessa in cui vissero Sarte e la Beauvoir e poi Juliette Greco, dove passa notti insonni e cerca di telefonare a New York alla donna che lo a lasciato; poi un'angolo di strada da cui si intravede la bassa finestra di una cave esistenzialista; uno studio di registrazione dove sta lavorando Robert su un documentario sulla Greco e il suo amore Miles Davis e dove incontra Davies, guidato a Louis Malle, che con la sua tromba improvvisa sullo scorrere delle immagini la colonna sonora di ''Ascensore per il patibolo''; il vagone di una metropolitana, e così via. A raccontare quell'intrecciarsi di vicende del 1949, la sua, che cerca un ipnotizzatore che gli faccia dimenticare la sua sofferenza, quella di Davis abbandonato dalla Greco e che finisce a farsi di eroina, quella di Jean Cocteau al ritorno dall'America e rimasto solo per la morte di Raymond Radiguet che si consola con l'oppio, è Robert a fine anni '50 che, come voce recitane, sta realizzando il commento a un documentario su Davis e la Greco. Un gioco insomma di rimandi e sovrapposizioni tra sofferenze amorose e dipendenze tutte raccontate, accennate, più che vissute, che finiscono per mettere in crisi la creatività artistica e in cui alla fine Robert si chiede ''Senza il genio,

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di Davis o di Cocteau, come si fa a sublimare il dolore?''. La risposta di Lepage è questo spettacolo, questo lavoro di incastri e citazioni sulla solitudine di tre uomini e artisti, troppo razionalmente architettato per diventare coinvolgente non solo sull'affascinante piano visivo ma anche emotivo, nonostante la bravura e senza sbavature e eccessi di Labrèche, che oltre a Robert dà vita anche a Jean Cocteau e recita brani della ''Lettera agli americani'' di quest'ultimo, con Wellesley Robertson III nei panni di Davis e una schiera di uomini in nero che aiutano, invisibili nell'oscurità, trasformazioni e acrobazie delle scene e degli attori. PER 30-GIU-16 12:15 NNN

SPECIALE TEATRO / FESTIVAL A NAPOLI: 45 SPETTACOLI IN 4 SETTIMANE 2016-07-01 21:04:00

9CO699944 4 CRO ITA R01 SPECIALE TAETRO / FESTIVAL A NAPOLI: 45 SPETTACOLI IN 4 SETTIMANE (9Colonne) Napoli, 1 lug - Chi dice Napoli Teatro Festival 2016 dice 45 spettacoli in 4 settimane (tra il 15 giugno ed il 15 luglio). Giunto alla sua nona edizione il "Napoli Teatro Festival" quest'anno ha una nuova direzione artistica: l'organizzazione della kermesse è stata infatti affidata a Franco Dragone. Napoli Teatro Festival propone un calendario ricchissimo di spettacoli sparsi sul territorio campano in location di particolare fascino. La novità di questa nona edizione è che si allarga al mondo attraverso viaggi in lavori di compagnie provenienti dal Giappone, Medio Oriente, Africa, America Latina e Stati Uniti. No mancano omaggi a Shakespeare e a Eduardo De Filippo. (red)

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Rai5: "Afrodita y el juicio de Paris", volti della Fura dels Baus 2016-07-01 14:09:00

ZCZC AGI0232 3 SPE 0 R01 / Rai5: "Afrodita y el juicio de Paris", volti della Fura dels Baus = (AGI) - Roma, 1 lug. - Teatro, musica, circo, danza, cinema, pubblicita': tutto questo e' il teatro secondo la Fura dels Baus, una delle compagnie che per prime ha sperimentato la multidisciplinarieta'. Nello spettacolo che Rai Cultura propone sabato 2 luglio alle 21.15 su Rai5 la compagnia catalana, attiva sulla scena mondiale dal 1979, da' vita al Napoli Teatro Festival Italia a una performance all'aperto che vede il coinvolgimento dell'intera citta`. Proiezioni video, acrobati, pupazzi giganti, ruote di fuoco: un apparato scenografico di grande impatto per raccontare una storia di divinita', potere e bellezza. La trama e` quella mitologica del "pomo della discordia": Eris, dea della discordia e` l'unica a non essere stata invitata al matrimonio tra Teti e Peleo. Per vendicarsi, si presenta alla festa scagliando sul tavolo del banchetto una mela d'oro con incisa la frase "Alla piu` bella". Questo gesto scatena una furiosa lite tra Era, Afrodite e Atena. Zeus nomina come giudice Paride. Pur di ingraziarsene il giudizio, le tre dee promettono svariate ricompense: Atena la vittoria in guerra, Era la sovranita` sull'Asia, Afrodite l'amore di Elena, la donna piu` bella della terra. Paride sceglie di amare Elena e di donare la mela ad Afrodite. (AGI) Com/Rap/Dib 011410 LUG 16

ANSA/ Teatro: Napoli Festival, Giordana e il funambolo di Genet 2016-07-01 12:17:00 ZCZC2240/SXB - XIC68701_SXB_QBXB - R SPE S0B QBXB ANSA/ Teatro: Napoli Festival, Giordana e il funambolo di Genet Magico spettacolo su pista di circo di Daniele Salvo (di Paolo Petroni) (ANSA) - NAPOLI, 1 LUG - L'arte come sfida dell'assoluto è il tema di alcuni recenti lavori teatrali, da ''Il digiunatore'' di Kafka di Nekrosius visto a Spoleto a quello di Lepage sulla

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Parigi artistica del dopoguerra visto qui al Napoli Teatro Festival, sino a ''Il funambolo'' di Jean Genet, spettacolo pieno di suggestive invenzioni ambientato sulla pista di un circo, portato in scena ieri sera da Daniele Salvo al Teatro Sannazzaro con protagonisti Andrea Giordana, nei panni dell'autore francese, e Giuseppe Zeno in quelli del funambolo Abdallah. Il testo è una sorta di piccolo poema in prosa in cui Genet ricorda gli incitamenti e l'esaltazione che comunicava al giovane amico e amante Abdallah, figlio di un acrobata algerino e di una tedesca, che lavorava anche lui come acrobata a terra, per spingerlo a esercitarsi duramente per diventare un funambolo e danzare sul filo: ''Volevo infiammarti, non istruirti''. Il tutto con esiti tragici, visto che Abdallah cadrà due volte e la seconda gli sarà fatale. L'arte è sfida della morte, per il funambolo come per il digiunatore kafkiano anche lui artista che esibisce le proprie sofferenze, è tentativo di superare l'imperfezione umana, i vincoli del corpo: ''Bada di morire prima di salire sul filo e che sia quindi un morto a danzare.... la morte di cui parlo non è quella che seguirà la tua caduta, ma quella che precede la tua esibizione''. Lo spettacolo si volge sulla pista circolare di un circo, ricostruita al centro della platea, levate le poltrone di cui rimangono solo le quattro file sotto la balaustra dei palchi dove principalmente è raccolto il pubblico. In palcoscenico appaiono i ricordi e le premonizioni. Tutto si apre con clown-Pierrot tutto nero che tira un filo come una Parca, poi entrano in pista due danzatori (Yari Molinari e Giovanni Scura) per un Pas de deux di corteggiamento e conquista omosessuale, infine, accanto al funambolo in canottiera a righe accompagnato dalla voce di Aznavour che canta ''l'allegria dei miei vent'anni'', entra in scena Genet, come compare settantenne in certe foto con la sciarpa e il cappotto, quasi a ripararsi da un brivido ricordando e ripetendo le parole per convincere il giovane amico a sfidare se stesso, a trovare la leggerezza di chi abbandona la vita: ''quando la tua immagine volteggerà lassù, tu dove sarai? Se balli per il pubblico sei perduto''. In vari momenti irrompono su monopattini e biciclette nere il cupo Pierrot (una Melania Giglio che canta con bellissima voce) con uno scheletro sulle spalle e altre due figure che danzano e suonano, in cui morte e festa è come inquietamente coincidessero. Si viene così a creare l'atmosfera di una Danza macabra circense ma con qualcosa di vitale, mentre, sul palcoscenico, un vero funambolo (Valentin) cammina su un filo sospeso, aereo. Salvo, alle prese con un testo non teatrale che riesce a rendere vivace, intenso e con momenti di magia (ma perché tante sonorità acquatiche o rumori di pioggia?), utilizza anche filmati, prima, mentre entrano gli spettatori, di vita di un circo anni '50, poi della celebre funambola Camilla Mayer, di cui Genet ricorda la suggestione nell'averla vista prima della guerra. Giordana fa vivere con gran misura nel suo personaggio dramma e tenerezza, assieme a una sorta di passione e sfida creativa, e Salvo è molto bravo nel raccordarsi a lui, nel soggiacere e esaltarsi ponendosi davanti alla morte, come per far riflettere tutti noi sulle nostre vite. PER 01-LUG-16 12:17 NNN

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ANSA/ Teatro: Thierrée, altri funambolismi al Napoli Festival 2016-07-02 12:13:00 ZCZC1350/SXB - XIC81119_SXB_QBXB - R SPE S0B QBXB >>>ANSA/ Teatro: Thierrée, altri funambolismi al Napoli Festival Magie tra circo, teatro e danza del figlio di Victoria Chaplin (di Paolo Petroni) (ANSA) - NAPOLI, 2 LUG - Gli ultimi tre spettacoli del Napoli Teatro Festival propongono tutti equilibri precari, situazione aeree, funambolismi. Una coincidenza, certo, ma che non può non far pensare a una metafora di chi vive questi anni di grave crisi e cerca di tenersi in piedi, anche se in realtà non è di questo che parlano. Si va da quello di Lepage, con una scenografia sempre in movimento e in discesa, a ''Il funambolo'' di Genet proprio su uno che danza sul filo rischiando la morte, sino a quello di James Thierrée, che ha debuttato ieri sera, ''La grenouille avait raison'', fantasmagoria mimica con acrobati e funamboli tra teatro, circo e danza. Lui, James, è figlio di Victoria Chaplin e di Jean-Baptiste Thierrée, creatori del ''Cirque Imaginaire'' in cui lui ha lavorato sin da piccolissimo, venendo anche proprio al teatro Bellini dove è riapprodato ora, con questo spettacolo senza parole, certamente magico e che suscita meraviglia, gioco di bravure assolute, di leggerezze conquistate con infinito e faticoso esercizio, dal titolo sorprendente, ''La rana ha ragione'', anche perché del tutto gratuito, emblema di quanto di misterioso e incomprensibile c'è nell'arte e nel teatro, stando a quanto ci spiega l'autore stesso, che firma anche scenografie e musiche, oltre ad esserne il protagonista. E il limite della serata è proprio in questo sua gratuità, in questa raffinata esibizione, in una creazione di atmosfere e tensioni da favola un po' nera, di giochi d'illusionismo, che non conoscono alcuna evoluzione, non si modificano dall'inizio alla fine, non perchè non ci sia una vera e propria storia, ma perché non accade nulla nemmeno su un piano di sviluppo emotivo, con inevitabili momenti di noia, anche se alla fine il cornista deve registrare urla e applausi calorosi da un pubblico che sembrerebbe composto di veri e propri fan. L'idea è quella di una sorta di fantastico Ballet Mécanique con echi di Leger, di danza tra uomini che si muovono come marionette disarticolate mosse da fili invisibili, indipendentemente dalla propria volontà, e oggetti con cui hanno un rapporto non facile (lanciati gli tornano indietro, non si staccano dalle mani, creano intralci e incidenti), il tutto con una vaga aria fantasy, oggi tanto di moda. Siamo in un vasto spazio polveroso, con un pianoforte, una vasca d'acqua, fili che pendono dall'alto e su uno dei quali è attaccata una scala a chiocciola, dal soffitto vari lumi mobili quadrati attorno a uno grande centrale, che vanno a formare una sorta di grande lampadario, una giostra, ma anche un' astronave che possiede una propria vita animata, sale, scende, ruota, insegue i personaggi in scena, come impegnati in una danza e lotta quasi per difendersi e districarsi l'uno dall'altro, tra apparizioni di

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una specie di astronauta di Star Trek pseudo medioevale con una luce in fronte e di strani, grossi animali. L'abilità estrema è tutta nei movimenti e le interazioni tra i corpi, nel ritmo frenetico, nell'esibizione di una mimica e una fisicità particolari, da quella di Valèrie Doucet equilibrista contorsionista, di un performer e un attore, Samuel Dutertre e Yann Nedelc, una danzatrice, Thi Mai Nguyen e di una cantante, Mariama. ''Faccio teatro per non dover spiegare ciò che si agita dentro - spiega Thierrée - ma piuttosto per girarci attorno. Allora giriamoci attorno, se volete. Viviamo assieme, qui, alcuni momenti, cose insensate, che forse hanno senso oltre la punta del nostro naso''. (ANSA). PER 02-LUG-16 12:14 NNN

ANSA/ Teatro: Euripide di Fokin e gli orrori della guerra 2016-07-03 14:57:00 ZCZC1660/SXB - XIC91061_SXB_QBXB - R SPE S0B QBXB ANSA/ Teatro: Euripide di Fokin e gli orrori della guerra Le troiane, dalla parte dei vinti al Napoli Festival (di Paolo Petroni) (ANSA) - NAPOLI, 3 LUG - Un testo, questo ''Le troiane'' di Euripide scritto nel 415 a.C., che il regista russo Valery Fokin, in collaborazione con Nikolay Roshkin, ha messo in scena per il Napoli Teatro Festival in modo da evidenziarne al massimo quell'attualità che conservano sempre i grandi classici, puntando a focalizzare i rapporti tra vinti e vincitori e la violenza bruta della guerra. L'ottica del greco Euripide è quella appunto dei troiani sconfitti. La tragedia segue di circa 50 anni ''I persiani'' di Eschilo sullo stesso tema, ma lo affronta con un vigore e dando ai vinti, qui tutte donne, un'umanità non distrutta dal dolore e l'umiliazione, di fronte alla fredda ferocia dei vincitori. Lo spettacolo è stato allestito nell'area archeologica e il teatro antico di Pausylipon, cui si accede attraverso un tunnel romano di poco meno di un chilometro. Un percorso lungo, momento introduttivo e che sfocia su uno spiazzo erboso ai lati del quale sono allineati soldati a guardia di sacchi neri di cadaveri, passando tra i quali si accede al teatro dove, in scena, è solo una lunghissima tavola apparecchiata con piatti, posate e bicchieri tutti neri su una tovaglia bianca, cui verranno fatte sedere le troiane, le donne dei vinti assegnate in schiavitù ai condottieri achei, introdotte incappucciate come prigionieri di Abu Ghraib in Iraq. Accanto a loro si siederanno gli ufficiali dell'esercito vincitore in divisa nera, sguaiati, aspri, sprezzanti, arrivati in Suv con la radio a palla, a annunciare che Ecuba, moglie di Priamo, andrà schiava di Odisseo a Itaca, Andromaca, moglie di Ettore, dal figlio di Achille e Cassandra è stata scelta da Agamennone in persona e solo per

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questo verrà risparmiata quando rabbiosa farà le sue disastrose predizioni sulla fine del regno degli Atridi e sul ritorno tempestoso di alcune navi, come quella di Odisseo, mentre Polissena, che annuncia che ucciderà l'uomo al cui letto è destinata, viene immediatamente uccisa. Durezze, allusioni pseudo naziste già viste, ma riproposte senza eccessi e appunto senza svastiche pletoriche o simili, in una contemporaneità indefinita. Un gioco di violenze fisiche e psicologiche in una situazione ambigua, una specie di pranzo festino prima di dar fuoco a Troia e salpare lasciando alle spalle solo distruzione e sangue, compreso quello del neonato figlio di Andromaca, buttato giù dalle mura per paura un giorno potesse voler vendicare il padre e la sua gente. Poi un finale di Fokin, che mostra come non vi sia speranza per nessuno. Un ritratto feroce dei guasti, anche morali, della guerra, scatenata per punire Paride che ha portato via al re di Sparta Menelao la bella sposa Elena, ora tra le troiane vinte e destinata a essere uccisa dal suo ex marito. Assieme al drammatico confronto dialettico tra Elena e Andromaca, che la processa e accusa sostenuta da Ecuba, tutta la forza del lavoro è nei monologhi delle donne, altere pur piegandosi al proprio destino, e durissime verso la guerra, ogni guerra comunque insana anche quando ci si trova costretti a difendersi da un assalto esterno e mosso da futili ragioni di orgoglio e sesso. Così un intervento priapesco di Poseidone, legato a Troia, in confronto con Atena, che protegge i greci, finisce con le grandi protesi sessuali rosse poggiate sopra il mucchio di sacchi di cadaveri troiani, come simbolo e monito. Tutta la forza del lavoro, con questo ambiguo tentativo subdolo e violento di un pranzo festino tra forzati brindisi, subdoli inviti e replica di accuse, per approfittarsi delle donne prima della partenza, è quindi nella essenziale cupezza della messinscena dello stesso Roshkin e Andrei Kalnin, funerea, macabra e che si tinge via via d sangue, ma soprattutto nella spietatezza, i tic, il sorriso di Leandro Amato, a capo dei greci, dell'ambiguo e freddo Menelao di Antonio Marfella e nella parole, la tensione emotiva delle donne cui danno verità e coinvolgente forza la Ecuba di Angela Pagano, l'Andromaca di Giovanna Di Rauso, la Cassandra di Autilia Ranieri e l'Elena Di Federica Sandrini, tutte applauditissime alla fine con gli allievi attori della Scuola dello Sabile di Napoli, che coproduce col Festival e l'Alexandrinsky di san Pietroburgo questo lavoro, che vedremo nei teatri la prossima stagione.(ANSA). PER 03-LUG-16 14:57 NNN

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Teatro: chiude il Teatro festival Italia, 33 mila spettatori 2016-07-15 19:14:00

ZCZC AGI0625 3 CRO 0 R01 / Teatro: chiude il Teatro festival Italia, 33 mila spettatori = (AGI) - Napoli, 15 lug. - Conclusa la nona edizione del NapoliTeatro Festival Italia , organizzato dalla Fondazione Campania dei Festival, ente in house della Regione Campania, da quest'ultima finanziata con risorse proprie e della Comunita' Europea. Un mese intero di programmazione nella prima edizione con la direzione artistica di Franco Dragone che ha offerto al pubblico visioni allargate all'Europa e con significative incursioni nel lavoro di compagnie provenienti da 4 continenti (Africa, America, Asia, Europa) e 14 Paesi (Belgio, Bolivia, Canada, Cile, Francia, Giappone, Grecia, Iran, Italia, Russia, Siria, Stati Uniti, Sudafrica, Svizzera). In totale 57 i titoli ospitati , con grandi nomi della scena nazionale e internazionale, tra teatro, danza e musica; 21 le compagnie straniere , 9 quelle italiane e 16 quelle campane; 176 alzate di sipario (128 a Napoli e 48 in Regione); 33.000 spettatori di cui 24.000 a Napoli e 9.000 nel resto della regione. Il Napoli Teatro Festival 2016 ha utilizzato hotel e strutture ricettive per circa 2.500 pernottamenti , utilizzati per artisti, tecnici e stampa. In particolare, la nona edizione ha interessato 156 testate giornalistiche , tra periodici, quotidiani, agenzie di stampa, tv e web, accreditando 180 giornalisti ed ospitando 37 critici nazionali ed internazionali; 340 le unita' lavorative impiegate (tra dipendenti della Fondazione, personale di sala, personale di biglietteria, tecnici, facchini, autisti); 736 i lavoratori dello spettacolo di cui 491 unita' di personale artistico e 245 di personale tecnico/organizzativo. (AGI) Lil 151915 LUG 16 NNNN

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Napoli Teatro Festival Italia 2016, conclusa la nona edizione 2016-07-15 18:20:00

ZCZC - VEL1464 3 SPE /R01 /ITA Napoli Teatro Festival Italia 2016, conclusa la nona edizione Un mese intero di programmazione, dal 15 giugno al 15 luglio, nella prima edizione con la direzione artistica di Franco Dragone (ilVelino/AGV NEWS) Roma, 15 LUG - Si e' conclusa la nona edizione del Napoli Teatro Festival Italia, organizzato dalla Fondazione Campania dei Festival, ente in house della Regione Campania, da quest'ultima finanziata con risorse proprie e della Comunita' Europea. Un mese intero di programmazione, dal 15 giugno al 15 luglio, nella prima edizione con la direzione artistica di Franco Dragone. Una stagione intensa con proposte artistiche originali e di qualita' che, a Napoli e in diversi luoghi di particolare fascino di tutte le province della Campania, ha offerto al pubblico visioni allargate all'Europa e con significative incursioni nel lavoro di compagnie provenienti da 4 continenti (Africa, America, Asia, Europa) e, piu' precisamente, da 14 Paesi: Belgio, Bolivia, Canada, Cile, Francia, Giappone, Grecia, Iran, Italia, Russia, Siria, Stati Uniti, Sudafrica, Svizzera. 57 i titoli ospitati, con grandi nomi della scena nazionale e internazionale, tra teatro, danza e musica, nel segno dell'incontro e della contaminazione tra i generi. 21 le compagnie straniere, 9 quelle italiane e 16 quelle campane per complessive 176 alzate di sipario (128 a Napoli e 48 in Regione), alle quali hanno preso parte 33.000 spettatori di cui 24.000 a Napoli e 9.000 in Campania. (com/onp) 182015 LUG 16 NNNN

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Napoli Teatro Festival Italia 2016, conclusa la nona edizione (2) 2016-07-15 18:20:00

ZCZC - VEL1464 3 SPE /R01 /ITA Napoli Teatro Festival Italia 2016, conclusa la nona edizione (2). Un mese intero di programmazione, dal 15 giugno al 15 luglio, nella prima edizione con la direzione artistica di Franco Dragone (ilVelino/AGV NEWS) Roma, 15 LUG - Molti gli spazi impegnati dal Festival che vanno dalle strutture monumentali del complesso del Museo Diocesano a largo Donnaregina, al Museo Madre, Villa Pignatelli, Bacino Borbonico al Molosiglio, Parco Archeologico Pausilypon e l'Arena Flegrea a Napoli ed ancora l'Auditorium nel centro Antico di Sant'Angelo dei Lombardi (AV), Villa Rufolo a Ravello (SA), Villa D'Ayala a Valva (SA), il Castello dell'Abate a Castellabate (SA) oltre a 16 Teatri di Napoli e della Regione. Il Napoli Teatro Festival 2016 ha utilizzato hotel e strutture ricettive per circa 2.500 pernottamenti, utilizzati per artisti, tecnici e stampa. In particolare, la nona edizione ha interessato 156 testate giornalistiche, tra periodici, quotidiani, agenzie di stampa, tv e web, accreditando 180 giornalisti ed ospitando 37 critici nazionali ed internazionali. 340 le unita' lavorative impiegate (tra dipendenti della Fondazione, personale di sala, personale di biglietteria, tecnici, facchini, autisti) . 736 i lavoratori dello spettacolo di cui 491 unita' di personale artistico e 245 di personale tecnico/organizzativo. Questo il bilancio del Napoli Teatro Festival Italia che per la prima volta si e' allargato in maniera significativa all'intera Regione Campania. (com/onp) 182015 LUG 16 NNNN NNNN

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CAMPANIA: PERIFERIE E PROVINCIA FIORE ALL'OCCHIELLO DEL NAPOLI TEATRO FESTIVAL 2016-07-19 18:06:00

ZCZC ADN0977 7 SPE 0 ADN SPE NAZ RCA CAMPANIA: PERIFERIE E PROVINCIA FIORE ALL'OCCHIELLO DEL NAPOLI TEATRO FESTIVAL = Roma, 19 lug. (AdnKronos) - L'entusiasmo delle periferie e della provincia è stata la vera novità della nona edizione del Napoli Teatro Festival che, per la prima volta grazie al direttore Franco Dragone, ha previsto, oltre ai numerosissimi spettacoli nei diversi teatri napoletani, anche spettacoli itineranti in alcuni comuni della Campania, con nuove produzioni nelle province di Avellino, Salerno, Caserta e Benevento. Figlio di emigranti e da sempre attento ai problemi delle periferie, Franco Dragone ha spinto i confini del Napoli Teatro Festival oltre la città ed è così riuscito a valorizzare quelle realtà lontane dal luccichio del centro. Il pubblico, come si evince dal video che raccoglie le testimonianze di chi ha partecipato a spettacoli messi in scena non nei soliti luoghi ha manifestato interesse e curiosità per questa iniziativa. Le interviste on the road sono state realizzate da Andrea Rossi e diffuse sulle pagina social della Radiazza, il programma di Gianni Simioli sempre attento a quello che accade nel territorio. Anche Simioli è tra gli entusiasti di questo spazio dedicato alla Campania tutta e non solo alla città, infatti ha ospitato più volte Franco Dragone facendo conoscere le iniziative del Festival al grande pubblico e apprezzandone la lungimiranza e la capacità di portare fisicamente le persone a teatro. (Spe/AdnKronos) ISSN 2465 - 1222 19-LUG-16 18:07 NNNN

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Giovedì, 07 Luglio 2016

Napoli Teatro Festival: Edizione 2016 a cura di Gigi Giacobbe

"La grenouille avait raison" di James Thierrèe. Foto Hugues Anhes

La grenouille avait raison di James Thierrèe al Teatro Bellini Napoli Teatro Festival 1-2 luglio 2016 Erano tanti i bimbi accompagnati dalle mamme per assistere allo spettacolo di James Thierrée La grenuille avait raison (La rana aveva ragione) al Teatro Bellini per l'edizione 2016 del Napoli Teatro Festival. Attratti forse dal titolo e da chissà quale storia fantastica li avrebbe coinvolti facendoli sorridere, schiamazzare e applaudire, in realtà facendoli poi soltanto piangere a più riprese. Lo spettacolo infatti scorreva come un puzzle noir, in stile dada, di cui non si capiva dove volesse andare a parare, sembrando le varie gag slegate tra loro senza che ci fosse un fil rouge a collegare l'intero plot. Lo stesso Thierrée che capitanava il gruppetto dei protagonisti sembrava una sorta di Doctor Who (quello della serie televisiva britannica di fantascienza prodotta dalla BBC a partire dal 1963) che ha per protagonista un Signore del Tempo, cioè un alieno viaggiatore del tempo. La scena con le quinte tutte di plastica traslucida ad opera di Thierrée, che firma pure musiche e regia, sembra un laboratorio d'uno scienziato folle attraversato da una selva di fili che scendono giù dalla graticcia tenendo appesi delle lampade quadrangolari somiglianti a degli aquiloni, che talvolta s'illuminano d'un rosso rubino sembrando i petali d'un fiore il cui elemento centrale, più capiente, nasconde il corpo della danzatrice Thi Mai Nguyen. Seguono delle gag demenziali con Samuel Dutertre, dei numeri circensi con la contorsionista ed equilibrista Valerie Doucet, e si fa notare la cantante Mariama con una lucetta in testa e l'attore Yann Nedelec avvolto in un tabarro. L'impressione che si ha è quella di vedere in scena dei clochard alle prese con una scala a chiocciola, un pianoforte e una vasca piena d'acqua dentro la quale passerà alcuni minuti in apnea la brava Doucet. Della rana nessuna notizia. Sarà per la prossima volta.

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Giovedì, 07 Luglio 2016

Napoli Teatro Festival: Edizione 2016 a cura di Gigi Giacobbe

Peccato che fosse una puttana di John Ford alla Galleria Toledo di Napoli (28-29 giugno) regia di Laura Angiulli per Napoli Teatro Festival 2016 Piacerebbe molto a Quentin Tarantino il dramma di epoca elisabettiana Peccato che fosse una puttana (1633) di John Ford, messo in scena adesso da Laura Angiulli nella Galleria Toledo di Napoli nella traduzione di Nadia Fusini. Non tanto per le sue tinte fosche ruotanti attorno all'amore incestuoso di Giovanni e Isabella (Gianluca D'Agostino e Cloris Brosca) quanto per il suo finale sanguinolento durante il quale il fratello sgozza la sorella in cinta di lui, finendo pure accoltellati Soranzo (Giovanni Di Colandrea), marito non amato da Isabella, il suo servo Vasques (Michele Danubio) e per ultimo messere Florio (Stefano Jotti), padre dei due giovani amanti, che si suiciderà. Certamente negli anni precedenti al lavoro di Ford pure Shakespeare aveva fatto scorrere molto sangue in alcuni suoi drammi (Amleto, Macbeth, Riccardo III etc.), ma mai l'incesto e il delitto si erano così tragicamente incontrati. Lo stesso titolo, invero molto esplicito e dal sapore contemporaneo, messo in bocca al cardinale (Gennaro Maresca) in chiusura dello spettacolo, risuona come un finale moraleggiante: una donna giovane, bella, corteggiata e ricca di doni della natura, non può che essere una puttana. Ed è forse per questa ragione che il lavoro di Ford è stato sempre mal compreso e trascurato dalla maggior parte dei critici, a parte pochi romantici come Charles Lamb o Swinburne, e alcuni letterati francesi di fine Ottocento, facendo le spese di quel miope moralismo razionalista con cui la si è sempre accostata. Insomma questo dramma va goduto interamente nella sua rilevanza estetica, e non rapportato a modelli di comportamento che appartengono al sociale. Cosa che hanno ben compreso, dagli anni '60 in avanti, i nostri Visconti e Ronconi e lo stesso Patroni Griffi che ne realizzò un film titolato Addio, fratello crudele. Laura Angiulli regista, cui si deve pure l'elaborazione drammaturgica, ha ambientato l'opera in quel '600 di Ford, facendo vestire ai tredici interpreti (un miracolo di questi tempi vederne tanti lavorare in un lavoro teatrale) i costumi barocchi dell'epoca, utilizzando una scena povera (quella di Rosario Squillace) con sole due colonne e dei sedili tutt'intorno al palcoscenico nudo, quasi in stile commedia dell'arte, rischiarato dalle belle luci di Cesare Accetta, per cui alcuni personaggi sembravano uscir fuori da alcuni dipinti di Caravaggio o di Fragonard. Un lavoro corale in cui Cloris Brosca esaltava il suo ruolo di donna passionale che amava-riamata suo fratello Giovanni, sostenuta dalla nutrice di Alessandra D'Elia secondo la quale un fratello è un uomo-maschio e se una ragazza si sente il diavolo in corpo, prenda il primo che capita, padre o fratello che sia. Agostino Chiummariello era un padre Bonaventura comprensivo; Antonio Speranza un rigoroso spasimante che elimina l'innocente Bergetto di Vittorio Passero senza che il suo servo Poggio (Luciano Dell'Aglio) possa fare niente; Federica Aiello un'Ippolita, amante di Soranzo, che muore avvelenata.

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Giovedì, 07 Luglio 2016

Napoli Teatro Festival: Edizione 2016 a cura di Gigi Giacobbe

Il funambolo di Jean Genet,regia di Daniele Salvo al Teatro Sannazaro di Napoli (30 giugno 1- 2 luglio 2016) per il Napoli Teatro Festival 2016 Sembra d'entrare in un bar e poi incredibilmente andando più avanti ti trovi nel Teatro Sannazaro al n.157 di Via Chiaia a Napoli dove si rappresenta Il funambolo di Jean Genet con la regia di Daniele Salvo, che in questa occasione non s'è fatto mancare nulla, toccando tutti i generi dello spettacolo perseguendo un tipo di teatro totale teorizzato da Gropius e perseguito da Piscator. L'interno della sala, nella scena di Fabiana Di Marco, è ridotto a poche poltrone e il suo posto è stato occupato da una tonda pedana roteante di tipo circense, chiusa ai due lati da due scivoli che partono dal proscenio e giungono sino a metà di quella piattaforma, mentre il fondo del palcoscenico è occupato da uno schermo bianco, utile a proiettarvi immagini di repertorio da cinemateca (quelle curate da Paride Donatelli), riproducenti numeri di clown e acrobazie varie, domatori di leoni, belve ammansite, suonatori di violino, insomma quello che è il mondo del circo nell'immaginario collettivo. Un modo pure per far ri-vivere per un momento ciò che è capitato al 46enne Jean Genet quando incontra il 18enne Abdallah Bentaga, un giovane funambolo figlio di padre algerino e di madre tedesca, diventato suo amante lasciando in lui un segno indelebile e al quale Genet dedicherà Le funambule, un piccolo poema in prosa pubblicato poi nel 1958 dalla casa editrice L'Arbalète. Si respira un'aria parigina da Saint-Germain-des-Prés in questa bella messinscena di Salvo, complici le canzoni di Piaf, Brel, Greco, Aznavour e le musiche originali di Marco Podda, attraverso le quali i due danzatori Yari Molinari e Giovanni Scura, su coreografie di Ricky Bonavita, diffondono sensualità ed erotismo nei loro impeccabili gesti e movimenti ed è bravissima Melania Giglio nei panni d'un nero Pierrot (i costumi sono di Daniele Gelsi) dalla voce chiara dai timbri brechtiani. Andrea Giordana da canto imbacuccato con sciarpa e cappotto, veste il ruolo di Genet, più un padre, uno sparring partner, che un amante del giovane Abdallah, cui da vita con partecipata sofferenza e adesione Giuseppe Zeno che ad un tratto indosserà i panni rossi che s'addicono ad un "cadavere che danza sul filo", mentre Ivan, un vero funambolo, si esibirà sul palcoscenico avvolto da una cortina di nuvole, frutto delle belle luci di Beppe Filipponio. In questo spettacolo affascinante Genet/Giordana descrive l'arte del funambolo che esige un tipo di vita austera quasi ascetica, sempre e comunque solitaria, identificando la figura dello scrittore con quella del funambolo. Certamente una metafora che prendendo spunto dall'arte circense, Genet ci mostra la propria condizione di solitudine, vissuta sulla sua pelle di ladro, criminale, omosessuale: una maledizione quasi molto prossima al deserto e alla morte. Immagine quest'ultima, che accanto alla solitudine, rappresenta una costante dei lavori di Genet. Una morte non come conseguenza di un omicidio o come condanna d'un crimine commesso, come premio, come strada per la santità, ma un modo per cui l'acrobata deve sentirsi morto prima: "solo così la sua esibizione potrà essere perfetta: non più legato alla terra, potrà danzare senza pericolo". Le parole che Genet rivolge al funambolo sono parole che egli dice a se stesso e quella morte che anticipa l'esibizione del funambolo è anche la morte di Genet. "E' da quella morte che nasce la vita, una vita che continua perché risolta in immagine poetica". Si sa che Abdallah cadde dal filo una prima volta nel 1959, poi vi risalì ricadendo ancora una volta ponendo fine alla sua carriera e lasciò definitivamente questa terra cinque anni dopo inghiottendo un barbiturico e tagliandosi le vene.

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Giovedì, 07 Luglio 2016

Napoli Teatro Festival: Edizione 2016 a cura di Gigi Giacobbe

Les aiguilles et l'opium di Robert Lepage al Teatro Politeama di Napoli (29-30 giugno2016) per il Napoli Teatro Festival 2016 Ormai Robert Lepage sta diventando per il Napoli Teatro Festival quello che Bob Wilson è diventato per il Festival dei due Mondi di Spoleto. Una presenza fissa di sicuro richiamo e di successo come sono stati i suoi precedenti spettacoli Lipsynch e Le Dragon blu. Per questa edizione del 2016, Lepage ha portato al Teatro Politeama di Napoli Les aiguilles et l'opium ovvero Gli aghi (quelli delle siringhe d'eroina) e l'oppio, uno spettacolo del 1991, ri-proposto negli anni successivi un po' in tutta l'Italia, tanto che io lo vidi nella Sala Laudamo di Messina nel gennaio del 1998. Se la memoria non m'inganna adesso ho trovato lo spettacolo completamente cambiato, certamente più attraente e più geniale soprattutto per il modo come Lepage lo ha messo in scena. Inventandosi una scatola quadrata del tempo, un grande cubo con tre facce che si muove roteando in mezzo al palcoscenico, che evidenzia spesso la camera n.9 dell'Hotel de La Lousiana di Parigi, dove un canadese di nome Robert (forse lo stesso Lepage) andandovi per lavoro, abita quella stessa stanza cercando di dimenticare un antico amore. L'attore che l'interpreta, Marc Labrèche molto a suo agio nei panni di Robert e di Cocteau, ri-vive come in un sogno o in un delirio le vite di alcuni personaggi famosi che sono transitati per quella stanza, come Simone de Beauvoir e Sartre alle prese con la sua Nausea, una giovane Juliette Greco sempre in nero, per omaggiare i suoi amici esistenzialisti, che vi passò una notte d'amore col trombettista Miles Davis che si faceva d'eroina e c'era pure Jean Cocteau che s'imbottiva di oppio. L'interno di quel cubo diventa pure uno schermo per proiettarvi perfettamente cieli stellati e immagini di New York, la città in cui Cocteau aveva presentato nel 1949 il suo ultimo film L'aquila a due teste, dandogli l'opportunità sull'aereo che lo stava riportando in Francia, di scrivere una Lettera agli americani, in cui il geniale artista fa il blow up su una nazione destinata a guidare il mondo, esprimendosi nel modo che segue: «Non sarete salvati né dalle armi né dalla fortuna. Sarete salvati dalla minoranza di coloro che pensano». Rotea quel cubo e con lui rotea Wellesley Robertson III che attraverso alcuni pezzi jazz di Davis ci fa rivivere la caduta all'inferno per les aiguilles e il suo ritorno a Parigi dopo diversi anni per comporre e incidere la colonna sonora del film Ascensore per il patibolo di Luis Malle, che resterà un capolavoro della musica. Non incontrerà mai più Juliette Greco. Spettacolo affascinante da non perdere.

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NEAPEL / Napoli Teatro Festival – 14. bis 16.7.2016 NEAPEL/ NAPOLI TEATRO FESTIVAL – am 14.,15. und 16.7.2016

Seit diesem Jahr ist Franco Dragone, aus Kampanien gebürtig, mit sieben Jahren nach Belgien ausgewandert und in Kanada als Mitbegründer des Cirque du Soleil zu Weltruhm gekommen, neuer künstlerischer Leiter des Napoli Teatro Festival (der größten diesbezüglichen Veranstaltung in Italien). Nicht besonders überraschend war er – nicht anders als seine Vorgänger – sofort von Anfang an der lokalen, gelegentlich sehr kleinlichen, Kritik ausgesetzt: was seine Befähigung (ein Zirkusmensch als Theaterdirektor?), seine Gage(200 000 €, allerdings seine Mitarbeiter inbegriffen), seine Anwesenheit, seine Auswahl der Produktionen, seine Auslastungszahlen usw. usf. betraf … Für den Außenstehenden sind solche Polemiken naturgemäß schwer nachzuvollziehen, geschweige denn zu verifizieren oder zu falsifizieren. Was ihr Berichterstatter, der das Festival seit seiner „Geburt“ kontinuierlich verfolgt, allerdings aufgrund eines soeben erfolgten stichprobenartigen Besuchs konstatieren kann, ist folgendes: noch nie seit 2008 war es ihm vergönnt, an einem einzigen Abend gleich drei vollkommen unterschiedliche, aber auf unterschiedliche Weise vollkommen gelungene Produktionen zu erleben.

Late Night. Copyright: Festival

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Den Auftakt des Marathons machte „Late Night“ der griechischen „blitztheatregroup„. Obwohl man „dank“ der wunderschönen neuen, aber leider nur erratisch verkehrenden neapolitanischen Metro leider zu spät im Teatro Bellini ankam, war man dennoch sofort von der Atmosphäre dieser Aufführung angetan. Ein seltsamer Zauber geht von ihr aus: in einem abgefackten Ballsaal geben sich drei Frauen und drei Männer dem Tanz, den Erinnerungen an eine in der Zukunft stattgefunden habenden Weltrevolution und äußerst seltsamen, ungeschickten, nahezu patscherten Zauberkunststücken hin. Ein direkter, geradliniger Sinn ist nicht auszumachen, aber die phantastischen, sich bis zur Erschöpfung verausgabenden Schauspieler/innen(die auch kollektiv die extrem witzigen und ungewöhnlichen Texte geschrieben haben) ziehen einen trotz anfänglicher Widerstände („Nicht schon wieder Le Bal!“ „Akteure, die der Reihe nach in ein Mikrophon sprechen, kann man doch nicht mehr sehen!“ „Ist das jetzt die offizielle Syriza-Propagandatruppe?“) – auch dank der einschmeichelnden Musikauswahl (von Schostakowitschs Walzer bis zu Chinawomans „Lovers are Strangers“) unausweichlich in geradezu hypnotischer Weise in ihren Bann. Großartig und eine echte Entdeckung. Schade, dass z.B die in den letzten Jahren ziemlich russlandfixierten Wiener Festwochen diese blitztheatregroup bisher auch nicht annähernd auf dem Radar hatten. Einer ähnlichen Thematik, allerdings mit komplett anderen Mitteln, frönte das aus Chile stammende Ensemble La Re-Sentida mit ihrer Produktion, die den schönen Titel „La dictatura de lo cool“(Die Diktatur der Coolness) trug.

Die Bobos. Copyright: Festival Hier ist alles greller, bunter, vordergründiger, castorfiger (Videos!), aber deswegen nicht unbedingt uninteressanter. Fast würde man meinen, der Wiener Photograph, Journalist und Blogger Manfred Klimek wäre Autor des Stücks, denn so schonungslos wie er rechnet sonst niemand mit den Bobos (die in diesem Fall aus Santiago stammen) ab. Die Inszenierung begann sehr stark und fiel dann bedauernswerterweise langsam, aber sicher in blutige Banalitäten ab…Im Gegensatz zu dem gehypten lateinamerikanischen Schmarren, den man von der vorhergehenden Direktion vorgesetzt bekommen hat, war „La Dictatura“ aber fast so etwas wie ein Meisterwerk. Schauplatzwechsel. Themenwechsel. Stilwechsel. Im Herzen der charmant verfallenden neapolitanischen Altstadt, bei der Kirche Donnaregina Vecchia, nahe des Doms, werden um Mitternacht alle 20 Minuten Zuschauer/innen einzeln empfangen und betreut.

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Das „Teatro dei Sensi Rosa Pristina“ lädt hier zu seiner jüngsten Performance „Il Vecchio Fango“(Der alte Schlamm) ein.

Verbundene Augen. Copyright: Festival Zuerst muss man warten. Dann wird man gefragt, ob man „semplice“(einfach), „dolce“(mild) oder „forte“(heftig) behandelt werden wolle. Dann werden einem die Augen verbunden. Und für den Rest der verbleibenden 40 Minuten ist man seinen Führerinnen vollkommen anheimgegeben, Man sieht nichts. Aber man spürt Hände (weibliche?männliche?alte?junge?), tastet Stricke (weiche, harte,flauschige), bekommt Küsse, hört Stimmen, Geräusche, Wortfetzen, Vogelgezwitscher), atmet die verschiedensten Gerüche ein. Ist völlig orientierungslos wie ein Blinder und ausgeliefert wie ein Teilnehmer an den Orgien in Stanley Kubricks letztem Film „Eyes Wide Shut“, allerdings ohne je Angst zu verspüren, weil einem gleichzeitig immer ein Gefühl der Vertrautheit und der Geborgenheit vermittelt wird. Dramaturgisch ist das Ganze vielleicht nicht ganz so stringent wie eine Vorläuferproduktion des Teatro Lemming mit „Edipo„(wo alles blinderweise völligen Sinn ergab). Aber total ungewöhnlich, denkwürdig und magisch ist so eine sinnliche Erfahrung allemal. Tja, so einen dichten Abend mit den unterschiedlichsten Emotionen erlebt man jeden Tag. Aber gerade das ist es ja, wofür Festivals eigentlich da sein sollten. Robert Quitta, Napoli

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spettacoli NAPOLI TEATRO FESTIVAL ITALIA 2016 - DAL 21 GIUGNO on 21 Giugno 2016.

Vincenzo SALEMME, Luca DE FUSCO, Pino MICOL, Shiro TAKATANI, Shirin NESHAT, Federico BUFFA, Sara Sole NOTARBARTOLO, Donatella FURINO e Emma CAMPILI tra i protagonisti al NAPOLI TEATRO FESTIVAL ITALIA Al Napoli Teatro Festival Italia Una Favola di Campania (fiabe, miti, leggende e cronache della Campania), iniziato con Vincenzo Salemme a Ravello (Salerno), nella Villa Rufolo , è un progetto di letture sceniche, in continuità con quello

della scorsa edizione a Sant’Elmo, che sempre Marco Balsamo aveva curato, ancora con la regia di Fabrizio Arcuri. Una sorta di antologia di racconti che nasce dalla volontà di creare una decina di appuntamenti che costruiscano un itinerario immaginario, che parte da Napoli fino al confine della Basilicata, toccando l’incanto di alcune città costiere della Campania. Molte le serate in programma tra Napoli e la Campania, fino al 9 luglio che compongono una geografia emotiva per scoprire o riscoprire luoghi ricchi di storia, cultura e tradizione. La scelta dei testi, come tessuto connettivo per queste serate, è il Decamerone campano raccolto da alcuni studiosi antropologi e etnologi, a cura di Roberto de Simone: trascrizione di 99 storie tra fiabe, leggende, favole e racconti della tradizione orale che costituiscono un preziosissimo bagaglio narrativo utile a conoscere gli usi e costumi della cultura campana. Il prossimo appuntamento sarà a Napoli - Villa Pignatelli con Umberto Orsini, mercoledì 22 e giovedì 23 giugno. Shiro Takatani - tra i più visionari video-artisti del panorama mondiale - presenta Il suo ultimo lavoro St/ll al Teatro Politeama. Takatani indaga tutte le possibili declinazioni della parola inglese “still” – silenzioso, immobile, ancora – arrivando a concepire

uno spettacolo che dispiega il tempo in un meraviglioso poema visivo. È un mondo strano quello di Shiro Takatani: le cose reali sotto ai nostri occhi si nascondono per meglio invaderci attraverso uno schermo gigante che amplifica le loro dimensioni e i loro movimenti. Testo Alfred Birnbaum, con Yuko Hirai, Mayu Tsuruta, Misako Yabuuchi, Olivier Balzarini. (in replica martedì 21, alle 19). La danse des amants, a Villa Pignatelli, è uno “spettacolo festa” scritto e diretto da Sara Sole Notarbartolo con gli attori: Alice Conti, Valentina Curatoli, Andrea De Goyzueta, Marco Fandelli, Antonella Migliore, Roberta Misticone, Marco Palumbo, Peppe Papa, Milena

Pugliese, Fabio Rossi, Fabiana Russo, Emanuele Valenti. Lo spettacolo è ambientato in un piccolo paese italiano nel mille e novecento e qualcosa, un paese tanto piccolo che, pur essendoci una guerra, lì non accade niente. E? la sera del ballo d’estate, notte di passione, momento in cui l’amore in tutte le sue forme, diviene

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catalizzatore del bene così come del male. E il ballo, alla fine, coinvolgerà tutto e tutti, ben oltre la scena. (in replica martedì 21 giugno, sempre alle 22). In Campania: 27 e 28 giugno, ore 21.30 – Villa D’Ayala Valva (SA). Al San Carlo, Federico Buffa, cronista sportivo molto familiare al pubblico di Sky e non solo, ci trasporta in Germani nel 1936 con una narrazione avvincente delle Olimpiadi del 1936, regia di Emilio Russo e Caterina Spadaro e la musica dal vivo al pianoforte di Alessandro Nidi (che cura anche la direzione

musicale) e la fisarmonica di Nadio Marenco, la voce di Cecilia Gragnani. La storia è quella delle Olimpiadi di Berlino del 1936: Hitler e Goebbels vogliono trasformare i giochi nell’apoteosi della razza ariana e del “nuovo corso”. E invece quelle Olimpiadi diventano uno dei simboli più luminosi dell’uguaglianza. Il primo giorno di gara due atleti neri sul podio del salto in alto: Cornelius Jonshon e Dave Albritton. Jesse Owens di medaglie ne vince addirittura 4, due record mondiali e un record olimpico, il tutto documentato dalle immagini di Leni Riefenstahl. Mentre in quella stessa estate del 1936 il mondo assisteva in colpevole silenzio alla

tragedia della guerra civile spagnola e la pace scricchiolava sull’asse Roma-Berlino-Tokyo, le Olimpiadi illuminavano il cielo con un’altra storia, forse la più incredibile. Si replica in Campania il 21 giugno al Teatro Verdi (SA), il 22 al Teatro Gesualdo (AV), il 23 ancora al Teatro di San Carlo, il 24 e il 25 al Teatro comunale (CE).

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Shiro Takatani, ST/LL di Cristina Grazioli

Categorie «La profondità va nascosta. Dove? Nella superficie» scriveva Hugo von Hofmannsthal nel Libro degli amici (1922): un invito a lasciar parlare le cose da sé, da parte di un poeta alla ricerca di un linguaggio in grado di non tradire l’intensità dell’esperienza del reale. Il contesto è certo lontano, ma ripensando a ST/LL di Shiro Takatani vengono alla mente poetiche di autori che si sono confrontati con la necessità di dare forma all’inesprimibile, sul filo del rovesciamento dell’invisibile in visibile (non a caso nel paesaggio di riferimento dell’artista giapponese vi sono Mallarmé e Wittgenstein). Quasi un secolo dopo, le arti sembrano uscire da questa dicotomia e concepire un’evidenza manifesta (una ‘superficie’) del reale che è essa stessa profondità. Nel nostro caso, una scena tecnologicamente avanzata è al servizio di questo apparente paradosso. Negli ultimi decenni le nuove tecnologie hanno lasciato scorgere la possibilità di suscitare emozioni superando la dimensione algida che ha spesso caratterizzato le creazioni dall’alto livello tecnologico; oggi, nei migliori esempi della scena contemporanea che se ne avvalgono, la purezza dell’immagine e del suono supera la soglia della contemplazione immobile facendosi capace di ‘muovere’ (e di com-muovere). Non si tratta di una reazione che passa attraverso il sentimento, bensì di un movimento emotivo innescato dall’appello alla sfera percettiva. Qualcosa di simile a quanto intuiva Kandinskij nello Spirituale nell’arte nel distinguere, nell’esperienza del colore, la semplice associazione visiva mnemonica dall’effetto ‘spirituale’, dove la percezione cromatica avrebbe ‘toccato’ (fatto risuonare) direttamente l’anima. Le categorie alle quali fa ricorso Kandinskij, ‘risonanza’ o vibrazione, sembrano essere rivisitate in chiave contemporanea nella creazione di Takatani. In ST/LL l’implicazione di tecnologie avanzate non riguarda solo l’elemento più vistoso, cioè l’utilizzo di una spidercam (una camera senza limiti di direzioni nell’esplorazione dello spazio), strumento e perno della concezione drammaturgica, ma anche un complesso sistema di spazializzazione del suono e un raffinatissimo impiego della luce, capaci appunto di ‘risuonare’ nell’esperienza visiva e auditiva dello spettatore.

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Takatani, fondatore a Kyoto del collettivo Dumb Type nel 1984, concepisce una scena fortemente segnata da linee orizzontali e verticali. Nell’ampio spazio del palcoscenico, la zona centrale è occupata da un importante impianto verticale: perpendicolare alla ribalta, si allunga una tavola apparecchiata; la lunga linea del tavolo prosegue idealmente nell’alto schermo verticale, bianco di luce. Colpisce lo scarto proporzionale tra gli oggetti (minuscoli, ma sin dall’inizio protagonisti nella composizione visiva) e il respiro dello spazio. Accenti cromatici completano il quadro (la trasparenza di calici e sedie, il metallo delle stoviglie, una mela rossa – unico accento di colore e solo elemento organico di questa tavola “imbandita” di assenza). Più ampia rispetto al rettangolo verticale, sul piano scenico una superficie d’acqua sulla quale si riflettono tutti gli elementi; in particolare vi si specchia senza soluzione di continuità il piano di proiezione, così da costituire un unico campo visivo che accoglie al suo interno tavolo, oggetti, figure.

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Dall’alto cala un oggetto tramite fili.[1] È un ‘occhio’ (la camera) che percepiamo da subito come motore di drammaturgia e presenza drammaturgica; una sorta di punto di condensazione (o punto critico di un passaggio di stato) di tutto quanto accade. Gli oggetti immobili rivivono proiettati sullo schermo e appaiono come sovradimensionati, nel dinamismo della metamorfosi di piani, prospettive multiple, sguardi obliqui o rovesciati. Tra gli oggetti, alcuni metronomi. Il suono (la sapientissima musica è affidata a Sakamoto, Marihiko Hara, Takuya Minami), che sin dall’inizio avvolge lo spettatore, dilata ed espande ulteriormente il nostro campo percettivo; in corrispondenza del quadro iniziale rumori di stoviglie, voci, un reticolo sonoro ‘quotidiano’ ribadisce il doppio nastro su cui si muove lo spettacolo, tra gesti e oggetti familiari e loro riverbero cosmico in onde sonore e luminose.

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Takatani riesce, senza banali illustrazioni, a porci di fronte l’evidenza di un tempo che si fa spazio, di uno spazio animato dall’incedere temporale. La misura sulla quale l’artista cadenza il ritmo visivo che mette in relazione oggetti reali e loro ‘animazione’ (è il movimento pluridirezionale della camera a conferire loro dinamismo) si dipana come una composizione musicale. Questo ‘occhio tecnologico’ sembra scolpire il tempo (e Tarkovskij è richiamato anche dallo specchio d’acqua, come rileva Asada Akira http://realkyoto.jp/en/review/takatani-shiros-stll/). Entrano una alla volta tre figure femminili, vestite di nero, poi una figura maschile; come in punta di piedi sembrano glissare sullo specchio d’acqua. Successivamente i performer creeranno relazioni diverse con questo elemento, mettendone in evidenza le qualità materiali e insieme la valenza allusiva allo scorrere del tempo e all’incessante fluire delle cose. La partitura scenica lavora su sottili

corrispondenze: lo schermo rimane vuoto anticipando ciò che avviene subito dopo in scena, quando la tavola viene sparecchiata. La stessa dinamica si ripropone in altri momenti (le danzatrici lasciano lentamente cadere una posata, anticipando una serie di ‘cadute’ di oggetti nella proiezione). Una volta scomparsi gli oggetti (e le loro immagini), la gestualità si fa più astratta, svincolata dai gesti del pranzo. Questa rarefazione ci conduce ad una visione dello spazio differente, in una dimensione onirica; l’oscurità inghiotte ogni cosa, lasciando visibile la figura di un danzatore disteso sopra al tavolo; muta anche il registro sonoro (bandoneon, rumori di stoviglie, grilli). Ora lo spazio non è più definito dal movimento dell’occhio/camera, dagli oggetti e dai performer. Il buio lo riplasma: due piccole luci scendono e trasformano le coordinate dello spazio. Successivamente calano altre lampadine appese a fili, configurano un paesaggio in divenire che muta a seconda del loro riflesso nell’acqua e della loro intensità. La scena è accompagnata da uno struggente canto giapponese. I corpi divengono sempre più attivi nel loro rapporto con l’ ‘occhio’, che ripropone dal suo sguardo molteplice e simultaneo innumerevoli sfaccettature del movimento; nella proiezione compaiono fili che creano volumi dinamici, entro i quali si muovono i danzatori, abitando lo spazio virtuale. Li vediamo contemporaneamente appoggiati con tutto il loro peso sulla superficie del tavolo e insieme librati senza gravità nello spazio fluido segnato dai fili (come non pensare alla grazia della Marionetta di Kleist?). Il motivo della metamorfosi e delle infinite prospettive della visione è magnificamente incarnato dall’ombra, procedimento utilizzato per una variazione del tema proposto in apertura. Così come gli oggetti appaiono nella loro pluridimensionalità e molteplicità, così l’ombra (o il controluce) dispiegano infinite sfumature della qualità di presenza dei performer: figure di fronte allo schermo in controluce e loro riflesso sull’acqua, figure in ombra dietro lo schermo e riflesso delle ombre sull’acqua, figure in controluce che proiettano la loro ombra, figure in controluce che si sovrappongono a ombre di altre figure dietro lo schermo, corpi reali in luce… lo spettatore è trascinato in una vertigine visiva e ritmica di rara bellezza.

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Solo apparentemente ST/LL accosta ‘visioni’ slegate. Il disegno drammaturgico è un percorso circolare. Ce ne rendiamo conto quando sullo schermo, davanti alla tre figure, appaiono in movimenti rallentatissimi oggetti che ci riportano alla scena d’esordio: posate, oggetti, libri, un orologio, una sedia, una bottiglia, calici… volteggiano, cadono o si rompono. Colpisce l’immagine di un piatto che oscilla, rimbalza mostrando il cerchio rilucente e la sua ombra. Sul luogo dell’anima delle cose, dove si incontrano animato e inanimato, sembra chiudersi questo cerchio. Ne è conferma l’ultima parte dello spettacolo, dove gli oggetti lasciano spazio a immagini atmosferiche: cieli e nuvole in movimento, schiarite e obnubilamenti. Entra sullo schermo da sinistra la curva di una forma in ombra; scattano molteplici associazioni: un bulbo oculare, ma anche l’occhio che si libra verso l’infinito di Redon, o una roccia liscia sull’acqua in un paesaggio orientale; una presenza che lascia presagire qualcosa. La figura presente in scena avanza pacatamente verso l’immagine mentre la forma in ombra si appropria dello spazio luminoso dello schermo: si compone fluidamente l’immagine di un’eclissi. Ricorda l’ombra del calice “in caduta” visto poco prima, il piatto e la sua ombra: ancora le forme “microscopiche” degli oggetti risuonano in quelle del macrocosmo. Questa sinfonia visiva si chiude sull’immagine proiettata del mare, che si congiunge alla superficie d’acqua reale; una danzatrice china tocca l’acqua e sembra di nuovo rammentare la fluidità di tempo e spazio.[2] Rientrano le figure, esattamente nella posizione che avevano assunto nella scena iniziale, in controluce in riva al mare e non più nella ‘stanza’, i loro profili si stagliano immobili nella luce atmosferica della scena: hanno assorbito la quiete delle cose. Le ‘cose’, immerse nella luce fredda della proiezione, hanno assunto il respiro dell’organico. Shiro Takatani ST/LL Regia Shiro Takatani Con Yuko Hirai, Mayu Tsuruta, Misako Yabuuchi, Olivier Balzarini Musica Ryuichi Sakamoto, Marihiko Hara, Takuya Minami Luci Yukiko Yoshimoto Creazione multimediale Ken Furudate Testo Alfred Birnbaum (traduzione Italiana: Daniela Shalom Vagata) Voce Mario Vattani Direttore di palcoscenico Nobuaki Oshika Direttore tecnico Thomas Leblanc Tecnico suono Corentin Vigot Tecnico palcoscenico Aiko Harima Assistente multimediale Ryo Shiraki Foto © Yoshikazu Inoue Produzione Dumb Type Office, in coproduzione con Le Volcan – Scène Nationale Du Havre (Francia), Biwako Hall - Center For The Performing Arts Shiga (Giappone), Fondazione Campania Dei Festival – Napoli Teatro Festival Italia Produzione Touring Epidemic - Richard Castelli (assistito da Chara Skiadelli, Florence Berthaud, Claire Dugot) Napoliteatrofestival Napoli, Teatro Politeama, 20 Giugno 2016

1 Nelle versioni precedenti a quella presentata a Napoli la camera non è visibile in scena, bensì collocata in graticcia (ringrazio Enrico Pitozzi per l’informazione). Questa variante sposta diverse questioni dello spettacolo, a nostro avviso a vantaggio dell’interazione tra questo ‘sguardo’ e i performer. 2 Sulla linea di questi motivi il progetto che sarà esposto al Macro di Roma dal prossimo ottobre, 3D Water Matrix - ST/LL, http://romaeuropa.net/digitalife-2016/3d-water-matrix-stll/