Cibo e arte: la natura morta - Rende | Sito web ufficiale · Asarotos oikos, mosaico da una villa...

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HOME > COME TE LO SPIEGO > CIBO E ARTE: LA NATURA MORTA Storia dell'arte Cibo e arte: la natura morta Simona Pinelli 16 ottobre 2014 di Simona Pinelli e Chiara Pilati Nel 2015 si svolgerà l’Expo di Milano, e il tema sarà il cibo, per il quale, insieme all’arte, l’Italia è famosa in tutto il mondo. Durante Expo non poteva quindi mancare una mostra tutta dedicata a questo rapporto: Art&Food, un percorso curato dal critico Germano Celant e ospitato dalla Triennale di Milano, dove capolavori della storia dell’arte dialogheranno con opere d’arte contemporanea commissionate appositamente. Parlare di arte e cibo è come parlare dello stesso DNA, di ciò che identifica un popolo o una nazione agli occhi del resto del mondo, senza trascurare che è proprio attraverso l’iconografia del cibo nelle varie epoche che oggi conosciamo tanto degli stili alimentari (e culturali) del passato, fin dalla più remota antichità. Molto interessante a questo proposito è la rivista multimediale Taccuinistorici.it [http://www.taccuinistorici.it/ita/news/moderna/arte-e-cibo/] che offre una ricognizione completa delle varie modalità in cui è rappresentato il cibo nell’arte: dal pesce alla frutta, dai legumi alla verdura, dal vino alle stoviglie ma anche dal banchetto delle feste alle tante “Ultima Cena”, dalle botteghe alle taverne, dalle cucine ai refettori religiosi. Osservando l’evoluzione della rappresentazione del cibo nell’arte, ci rendiamo però conto che il punto più elevato di questo dialogo è riposto in un genere per molto tempo ritenuto

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Storia dell'arte

Cibo e arte: la natura mortaSimona Pinelli16 ottobre 2014di Simona Pinelli e Chiara Pilati

Nel 2015 si svolgerà l’Expo di Milano, e il tema sarà il cibo, per il quale, insieme all’arte, l’Italiaè famosa in tutto il mondo. Durante Expo non poteva quindi mancare una mostra tuttadedicata a questo rapporto: Art&Food, un percorso curato dal critico Germano Celant eospitato dalla Triennale di Milano, dove capolavori della storia dell’arte dialogheranno conopere d’arte contemporanea commissionate appositamente. Parlare di arte e cibo è comeparlare dello stesso DNA, di ciò che identifica un popolo o una nazione agli occhi del restodel mondo, senza trascurare che è proprio attraverso l’iconografia del cibo nelle varieepoche che oggi conosciamo tanto degli stili alimentari (e culturali) del passato, fin dalla piùremota antichità.

Molto interessante a questo proposito è la rivista multimediale Taccuinistorici.it[http://www.taccuinistorici.it/ita/news/moderna/arte-e-cibo/] che offre una ricognizione completadelle varie modalità in cui è rappresentato il cibo nell’arte: dal pesce alla frutta, dailegumi alla verdura, dal vino alle stoviglie ma anche dal banchetto delle feste alle tante“Ultima Cena”, dalle botteghe alle taverne, dalle cucine ai refettori religiosi.

Osservando l’evoluzione della rappresentazione del cibo nell’arte, ci rendiamo però contoche il punto più elevato di questo dialogo è riposto in un genere per molto tempo ritenuto

“minore” rispetto ai grandi temi della religione e della mitologia, in cui l’uomo è centroassoluto delle rappresentazioni: la Natura Morta [http://www.treccani.it/enciclopedia/natura-morta/],dove i protagonisti sono invece solo oggetti inanimati, spesso di fortissimo valore simbolico,sempre e comunque nitidi ritratti di lontanissime quotidianità.

Il Cibo da oggetto a soggetto: la natura morta

«La natura morta rende immutabile, nella immobilità della posa, un frammento di tempo edi spazio che appartengono alla quotidianità a differenza del tempo del “sacro” e della“mitologia” che appartengono al “per sempre” (…): questo il cambiamento concettualeche occorre sottolineare, indipendentemente dall’eventuale portato simbolico che glioggetti presenti possono aver contratto» (Alberto Veca in Evaristo Baschenis , 1997, trattodal sito italipes.com [http://www.italipes.com/]). Quotidianità in cui cibo, scansione dei pasti ericorrenze conviviali costituiscono il ritmo. E infatti le prime nature morte della storia partonodalla stretta vita domestica e sono rappresentate direttamente all’interno delle case: si trattadegli xenia (doni) e degli asarotos oikos (pavimento non spazzato) che vanno dal II seca.C. fino al II d.C. I primi, dipinti direttamente sulle pareti della casa, rappresentavano i doni dibenvenuto per gli ospiti; i secondi, spesso mosaici pavimentali, illustravano i resti deibanchetti che rimanevo sul pavimento, destinati ai parenti defunti.

Il più famoso esempio di asarotos oikos è questo mosaico conservato ai MuseiVaticani. Come si può vedere, gli scarti sono molto simili a quelli della nostra tavola dioggi, eseguiti con grande precisione e maestria. Con una piccola differenza: rispetto aoggi mancano gli imballaggi – e quindi i rifiuti erano molto più ridotti – e il “riciclaggio”del cibo, invece che nella raccolta differenziata finisce… nella pancia di un topolino!

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Asarotos oikos, mosaico da una villa di Vigna Lupi, Roma, II Sec. d. C. (copia romana diun originale di Sosos di Pergamo, II sec. a.C.), Roma, Musei Vaticani

Passano poi molti secoli prima che la Natura Morta si ripresenti come genere a sé. NelMedioevo e fino alle soglie dell’Età Moderna gli oggetti erano rappresentati quasi soloper la loro valenza simbolica. Tantissime Ultima Cena , Nozze di Cana , Banchetto di Erode ,diventano però via via ottimi pretesti per lanciarsi in raffinati virtuosismi stilistici in un trionfo difrutta e verdura, vassoi traboccanti di pesci e cacciagione, stoviglie, alzate, trasparenze divetri e cristalli, trine e pizzi finissimi, sfarzose sale da pranzo o spoglie cucine descritte neiminimi particolari.

Un dipinto che viene spesso portato ad esempio per la descrizione di un’altolocata tavolaimbandita è lo splendido Banchetto di Erode di Filippo Lippi. Nella tipica modalità dell’epoca,vediamo Salomè comparire tre volte: a sinistra mentre riceve la testa del Battista, al centromentre balla e a sinistra mentre si inginocchia con la testa davanti alla madre; è inquest’ultima parte che l’artista concentra la nostra attenzione sulla tavola con un’alzata dimele (sempre loro, il male, il peccato) piatti, coltelli, altri cibi tipici dell’epoca.

Filippo Lippi, Banchetto di Erode (dal ciclo di Storie di Santo Stefano e San Giovanni Battista),affresco, 1452-1465, Prato, Duomo (via Wikimedia Commons )

Nel Cinquecento si cominciano a diffondere i quadri di genere. Le “cose” diventanoimportanti: partendo dal Nord Europa, fanno capolino scene di mercati e cucine, cronache difeste e banchetti, interni di botteghe. Anche in Italia si comincia a sentire questo”cambiamento”: già gli ironici ritratti di Arcimboldo [http://it.wikipedia.org/wiki/Giuseppe_Arcimboldo]hanno come protagonisti frutta, fiori, pesci, uccelli e le straordinarie scene di vita quotidianadi Annibale Carracci [http://it.wikipedia.org/wiki/Annibale_Carracci] vedono in primo piano quarti dibue e piatti di fagioli.

Il mangiatore di fagioli di Annibale Carracci è, non a caso considerato un capolavoro, non soloper la capacità dell’artista di intuire, in epoca non sospetta, che tirava un’aria nuova, con lapittura di genere, ma anche per l’abilità di rendere un rozzo e umile paesano per quello cheè, rozzo e umile senza intenti grotteschi. La minuziosa rappresentazione di un pastopopolare – vera e propria natura morta – non fa che perfezionare l’intenzione del pittore.

Annibale Carracci, Il Mangiafagioli, olio su tela, 1584-1585 circa, 57 x 68 cm, Roma, GalleriaColonna (via Wikimedia Commons )

E finalmente, nel ‘600, la Natura Morta è pronta ad affermarsi nella pittura al pari degli altrigeneri, in particolare nei Paesi Bassi e nelle Fiandre. La diffusione del protestantesimoaniconico, il sempre maggior ruolo della borghesia e la sua “fame” di vedere riconosciuto ilsuo status sociale, consentono una grande diffusione del genere, tanto che, pian piano, lafigura umana scompare del tutto. In Italia, primo fra i primi – e non solo in questo caso – Caravaggio [http://it.wikipedia.org/wiki/Michelangelo_Meris i_da_Caravaggio] “osa” sfidare l’iconografiaa lui contemporanea dipingendo la celeberrima Canestra di frutta.

La precisione fotografica con cui Caravaggio dipinse la sua canestra è a dir pocosorprendente, tanto che consigliamo di guardarlo da vicinissimo per coglierne al meglio iparticolari; ogni frutto e ogni foglia diventa letteralmente un protagonista proprio come sefosse una rappresentazione sacra o mitologica. I frutti fragranti e succosi, che vengono versodi noi grazie ad un sapiente gioco di prospettiva, sembra abbiano voce propria, coltinell’attimo prima di raccontare le tante avventure che li hanno portati davanti a noi.

Michelangelo Merisi di Caravaggio, Canestra di frutta, olio su tela, 1599, 31 x 47 m, Milano,Pinacoteca Ambrosiana (via Wikimedia Commons )

Da questo momento in poi, i dipinti (e poi le sculture, le fotografie, le installazioni) di naturemorte andranno di pari passo con gli altri generi; anche il cibo lascerà sempre più spazio adaltri oggetti, ad altri simboli, ad altre riflessioni.

La natura morta e la sua essenza: Giorgio Morandi

Guardando ora al ‘900, quando ci si sofferma a riflettere e analizzare il tema della NaturaMorta, viene subito alla mente il nome di Giorgio Morandi, uno dei protagonisti della pitturaitaliana del secolo scorso e tra i maggiori incisori contemporanei al mondo. Il grande maestronacque a Bologna nel 1890 e nella stessa città studiò all’Accademia di Belle Arti, insegnò,dipinse e morì nel 1964, nella sua casa di via Fondazza.

L’originale dimora, dove il maestro bolognese ha vissuto e lavorato dal 1910 al 1964,ha dato il benvenuto al pubblico il 17 ottobre 2009. In via Fondazza 36 i vasi, lebottiglie, le conchiglie e i modelli di studio hanno ritrovano il loro posto nell’atelier enel ripostiglio, ricostruiti per apparire così come erano ai tempi in cui viveva l’artista. Inquesto trailer del documentario di Mario Chemello La polvere di Morandi , puoi vedereimmagine della casa di Via Fondazza ( www.lapolveredimorandi.com[http://www.lapolveredimorandi.com/] )

Dal canale youtube ImagoOrbis, il trailer del documentario “La polvere di Morandi”

Uomo riservato, dai tratti nobili, gentile sia nella vita privata che in quella professionale,Morandi ha fatto discutere Bologna per la sua personalità enigmatica ma fortemente positiva.La sua formazione si basa sullo studio dei grandi maestri, da Giotto a Piero della Francesca,da Chardin a Corot, fino a Cézanne e fin dagli esordi Morandi predilige come soggetti dellesue opere paesaggi, nature morte e fiori, che costituiranno i temi essenziali di tutta la suaopera e che lo renderanno famoso nel mondo a partire dal 1948 quando si aggiudica il PrimoPremio per la Pittura alla Biennale di Venezia.

Nei dipinti della maturità di Morandi non troviamo più frutta e fiori ma vasi e bottiglie, brocchee bicchieri. Le “bottiglie” di Morandi, però, non sono semplici contenitori, ogni tela, che leritrae in colori tenui e sfumati, illuminate da una luce impalpabile ma viva, ha qualcosa dimagico, ipnotico. Sono semplici oggetti in grado di evocare in chi li osserva sensazionidelicate e avvolte di una serenità semplice e duratura. Sulla tela l’artista spoglia l’oggetto diogni elemento superfluo per restituire, limpido, il sentimento del visibile. Il rigore formaledelle Nature Morte morandiane, si accompagna a un’atmosfera silenziosa e contemplativa.

A Bologna si trova oltre alla Casa Morandi anche un Museo Morandi ospitato all’interno delMambo (Museo d’arte moderna di Bologna) che ha una ricchissima collezione esposta peraree tematiche.

Clicca qui [http://www.mambo-bologna.org/museomorandi/collezione/] per consultare il sito delMuseo Morandi all’interno del Mambo

Il museo bolognese programma spesso mostre in cui affianca opere di Morandi lavori digrandi artisti contemporanei per rintracciarne i punti di contatto e testimoniare quanto siaattuale l’influenza di Morandi sulla cultura visiva contemporanea internazionale. Fra questi c’èil celebre artista statunitense Wayne Thiebaud, spesso associato alla corrente pop, famosoper i suoi dipinti con soggetti come dolci, caramelle, chewing gum e hot dog. Il cibo torna adialogare con le bottiglie perché da uno stesso terreno – il grande filone della Natura Morta –entrambi provengono e vivono. Thiebaud ha donato l’opera Tulip Sundae (2010), al MuseoMorandi che rappresenta una coppa di gelato e che resta esposta in collezione a fianco diun celebre vaso di fiori.

Guarda su Flickr, cliccando qui[https://www.flickr.com/photos/ilfattoquotidiano/sets/72157628235634951/] , la galleria di immaginicon le opere esposte durante la mostra al Museo Morandi (dal profilo flickr de il FattoQuotidiano)

Immagine di apertura: natura morta con mele e arance, Paul Cézanne. Olio su tela, 1895,Parigi, Musée d’Orsay (via Wikimedia Commons ).

Immagine box: Michelangelo Merisi di Caravaggio, Canestra di frutta, olio su tela, 1599, 31x 47 m, Milano, Pinacoteca Ambrosiana (via Wikimedia Commons )

TAG Caravaggio, carracci, cibo, expo, filippo lippi, Morandi, natura morta