CHUA K'A - Bodyworks | ~il nostro lavoro, la nostra passione~ · La steppa con i suoi confini...

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LORENZA DALMASO CHUA K'A Un lavoro psicocorporeo. Dispensa del corso Edizioni ATLANTIS 2016

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LORENZA DALMASO

CHUA K'A

Un lavoro psicocorporeo.

Dispensa del corso

Edizioni ATLANTIS 2016

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INDICE Introduzione pag. ii Capitolo 1. GEOGRAFIA SOCIALE pag. 1 Capitolo 2. QUADRO STORICO pag. 3 Capitolo 3. MEDICINA E SCIAMANESIMO pag. 7 Capitolo 4. LE TRE RADICI DELLA VITA pag. 12 Capitolo 5. LE MAPPE pag. 16 Capitolo 6. PRINCIPI DI FUNZIONAMENTO DEL CHUA K'A pag. 30 Capitolo 7. LA RELAZIONE pag. 38 Appendice 1. pag. 49 Appendice 2. ESERCITAZIONI pag. 52 Appendice 3. CARTELLA CLINICA Allegato: ASTROLOGIA E DIVINAZIONE MONGOLA

pag. 55 pag. 58

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INTRODUZIONE Chua K'a significa liberazione dell' energia, del Kath. Era il massaggio dei mongoli dedicato ai guerrieri, un massaggio psicocorporeo operato da sciamani o figure a loro molto vicine. Si perse nel tempo per ragioni storiche. Ritorna nell'ultimo decennio del secolo scorso, in una modalità che nulla ha dell'originale anzi è stravolta. Viene commercializzato soprattutto come automassaggio, samurai massage, mongolian massage, massaggio di un giorno e altre etichette che sono la conseguenza di un immaginario e della commercializzazione sui media. Quando la Russia prima e la Cina poi, allentano la loro presa sulla Mongolia riemerge: alcune persone possono uscire dal paese e vanno in India, altre, come il medico francese Alain Freillette riescono a entrare e fermarsi. Ecco che così le informazioni si costruiscono, si fanno più complete e puntuali. In questo testo si eviterà di avvallare ispirazioni genericamente "sciamane" ed è possibile che alcuni dati storici e nomi siano errati o diversamente scrivibili. L'intento non è quello di essere degli storici ma di agganciare questo tipo di lavoro a delle basi concrete, biologiche, biochimiche, tissutali e di portarlo ad essere un lavoro psicocorporeo applicabile in Occidente. Dunque la manualità e i suoi presupposti. Infine, ma niente affatto secondaria, la psicologia poiché in una relazione si devono dominare i propri processi interni ben prima di poter lavorare su un altro-da-me.

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Capitolo 1 GEOGRAFIA SOCIALE

Dalla geografia fisica si capisce il sociale.

Il paesaggio della Mongolia è molto variegato, con il deserto del Gobi a sud e con le regioni fredde e montuose a nord ed a ovest. Gran parte del paese è costituita da steppe. Il Gobi è una steppa con vegetazione scarna, per lo più e' una prateria estiva. Il clima estivo è variegato, in alcune zone è mite, in altre torrido. Generalmente si colloca sui 25-30 °C caratterizzato da vento fresco da nord e caldo dal Gobi e con le maggiori precipitazioni dell'anno. Gli inverni sono lunghi e particolarmente rigidi; spesso qui si hanno le minime più basse del mondo: nella taiga si arriva fino a -40/60 °C. Questo ha creato in alcune annate gravissimi problemi per la morte del bestiame. In questo territorio, grande 5 volte l'Italia, si assesta una popolazione di meno di 3 milioni di abitanti: la densità più bassa al mondo, una densità che ha avuto la propria punta più alta circa 30 anni fa. Questa conformazione del territorio ha reso

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impossibile la sedentarietà su vastissime aree. La sedentarietà è legata all'agricoltura, l'impossibilità a coltivare implica il nomadismo. Fin dalle origini più remote, la maggioranza della popolazione della Mongolia è costituita da nomadi. A differenza, per esempio, dei nomadi del Sahara, quelli mongoli non vivono in tribù. Percorrendo le steppe del Centro-Nord o il deserto del Gobi al Sud le tende mongole (ger) sono sempre al massimo due o tre: non si tratta di tribù, ma di nuclei familiari estesi, ognuno fieramente indipendente. Fra un gruppo di ger e l’altro ci sono spesso anche venti, trenta, cinquanta chilometri. Ogni famiglia di nomadi afferma di saper badare a se stessa, e di avere bisogno di ben poco dal mondo esterno. I due caratteri salienti del popolo mongolo sono l’essere nomade ed equestre. Questo spiega anche perché i suoi imperi non siano mai riusciti a durare. Tuttavia nomadismo per loro non significa un eterno pellegrinaggio ma un misto di allevamento e coltivazione a breve ciclo, per poi spostarsi su altri territori. La steppa con i suoi confini costituisce un unico organismo economico interdipendente: dai nomadi viene lana, pellame, latte e derivati, armi, carne, bardature per animali. Dalle tribù maggiormente stanziali o dagli stanziali che vivono nei pochi villaggi vengono i cereali, le stoffe, le spezie, il vasellame, il legname lavorato, le medicine, il miele, ecc. Se questo scambio viene alterato o interrotto le conseguenze sono pesanti per tutti. Sono note estati caldissime prive di vegetazione e il susseguirsi di inverni troppo rigidi. La penuria di risorse generava razzie a carico dei villaggi o di popolazioni poste sui territori più ricchi e più coltivabili o solo meno sfortunati. Queste razzie diventavano facilmente abitudini e richieste di tributi col ricatto. In sostanza, per capire il contesto guerriero e la necessita' di "guaritori" si deve considerare una popolazione che possiede solo cose mobili: tende, bestiame, carri e che si sposta, vive sui cavalli, non è legata a nulla se non a quello che porta con sé. Ha poco da difendere, e in ogni caso meno di una popolazione stanziale, e vive in clan: ha solo la propria famiglia allargata. Non ci sono quindi le connotazioni che conosciamo nell'occidente: proprietà terriera, confini, alloggi stabili che si allargano a costituire paesi, vicinanza e comunità, coltivazioni stabili, molta medicina gestita dalle donne. In questo contesto diventano preziose le scarse risorse che la comunità offre. Se si rompe un attrezzo, facilmente si trova un rimedio ma se una persona si ammala, cade da cavallo o viene ferita è in gioco la vita del singolo quando non di una piccola comunità. Questo spinge alla medicina autogestita che oggi chiamiamo "etnica".

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Capitolo 2

IL QUADRO STORICO a.C. La civiltà in Asia centrale compare nel IV o V millennio avanti Cristo, lo sappiamo da reperti di focolari, armi, pietre, resti di cibo, anelli in bronzo per animali, utensili di allevamento, mortai e frantoi, ami da pesca. Le popolazioni seppellivano sotto grandi lastre piatte ed erette, contornate da ossa di animali, per lo più teste di cavallo. Il primo nucleo di nomadi di rilievo sono gli Xiongnu nel 200 a.C., talmente bellicosi e distruttivi che la Cina eresse la Grande Muraglia per impedire il loro ingresso ma non sempre si rivelò efficace. La Cina mise quindi in atto una serie di operazioni offensive, difensive e diplomatiche con matrimoni combinati. Forse queste popolazioni erano gli Unni che la occupano per sette secoli, a partire dal terzo secolo avanti Cristo e fino alla morte di Attila nel 453 d.C. L'attribuzione è incerta ma accettata. I Turchi succedono agli Unni verso il 500 d.C. III sec. a.C. - 1206. E' il tempo dei cosiddetti Imperi delle Steppe. Si costituiscono a partire da un clan con un capo energico proclamato Khan. Con armi o alleanze o matrimoni si crea una confederazione di tribù, sono sottomessi i reami vicini e alla morte del Khan questi imperi si smembrano velocemente come velocemente si erano formati. I più salienti: 300-400 d.C. la confederazione Rouran che vive ai confini con la Cina e pare siano i nostri Avari. 500-600 d.C. : Uiguri, Khitan e Jurchen. 900 d.C. Il paese si trova diviso con alleanze transitorie e conflitti interni. 1162-1227 Temujin, noto come Gengis Khan unifica i territori mongoli e dà inizio all'impero più vasto della storia. All'apice della sua potenza, comprendeva la maggior parte dei territori dall'Asia orientale all'Europa centrale. La relativa pace che ne seguì consentì moltissimi scambi culturali e commerci. Gengis Khan accoglie alla sua corte cristiani, musulmani, induisti e buddhisti ma resta fondamentalmente legato allo sciamanismo dei nomadi, di derivazione siberiana, la venerazione degli spiriti del Cielo, della Terra e del mondo dei morti.

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1259 -1368. Dopo la morte di Gengis Khan, l'impero viene suddiviso in quattro regni (khanati).Uno dei khanati invade la Cina e distrugge la dinastia Jīn. 1260-1294. Con Khublai Khan, il Gran Khan di Marco Polo, i mongoli conquistano la Cina e Khublai Khan fonda il proprio regno a Pechino. Khublai Khan si converte al buddhismo nel 1242 e dal Tibet affluiscono i monaci portando la medicina tibetana, sopprimono alcuni elementi sciamanici ma in gran parte incorporano lo sciamanismo nel buddhismo. 1368. La Dinastia cinese dei Ming prende il potere e la corte mongola fugge verso nord. L'avanzata Ming prosegue in Mongolia, conquistando e distruggendo la capitale, Karakorum; le conquiste azzerano il progresso culturale e militare dell'era imperiale ed inizia così il tramonto dell'impero mongolo. Espulsi dalla Cina, i mongoli continuano a governare la Mongolia segnati da violente lotte di potere tra le varie fazioni e da diverse invasioni cinesi XV sec. Gli Oirati mongoli riprendono il conflitto con la Cina fino alla disfatta Ming. XVI sec. L'intera nazione mongola è riunita. Altan Khan nel 1578 incontra a Lhasa Sonam Gyatso, l'abate del principale monastero tibetano. Lì si converte al buddhismo mentre l'abate riceve il primo titolo di Dalai Lama. Entra così in Mongolia il Buddhismo tibetano nella variante Gelug. Nel 1585 abbiamo il primo monastero e con i monaci arriva tutta la medicina tibetana. [Nonostante la conversione secoli prima, di Khublai Khan, il buddhismo in Mongolia prevale solo ora, nel XVI secolo, con Zanabazar (1635-1723) grande filosofo, uomo politico, e discendente di Chinggis Khan. Importante figura della storia mongola, è però controverso perché si allea con la Cina e questa farà della Mongolia una propria provincia fino al 1911.] XVII sec. E' il secolo dei conflitti con i Manciù: gran parte delle città cinesi sono saccheggiate, le tribù nomadi allontanate verso le steppe, il potere dei Khan mongoli azzerato. Nel 1636 gran parte della Mongolia interna e sottomessa ai Manciù, fondatori della Dinastia Qing. 1691. Tutti i territori della Mongolia sono sotto il governo di Pechino. Le tribù nomadi vengono sconfitte, la Mongolia riceve una certa autonomia e in una estrema difesa chiude le frontiere con la Cina per impedire l'immigrazione e preservare la propria cultura. Questo fatto li isola notevolmente per secoli.

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La dinastia Qing mantiene comunque il controllo con alleanze e matrimoni ma anche misure economiche e militari. Si crea una classe agiata di ufficiali, nobili e religiosi. Il paese è diviso in feudi e il popolo oppresso da corruzione e usura. Si arriva così al primo momento cruciale: il 1911. Per capire questo momento sarebbe utile rivedere il film di Bernardo Bertolucci: L'Ultimo Imperatore o leggere il libro autobiografico, abbastanza sconvolgente, da cui è stato tratto il film: AISIN GIORO PU Y, Sono stato imperatore, Bompiani, 2002. Approfittando della Rivoluzione cinese del 1911 la Mongolia dichiara la propria indipendenza il 1º dicembre. L'ottavo Bogd Gegeen diventa sovrano del khanato di Mongolia, con il titolo di Bogd Khan posto sotto la protezione della Russia. Con la sopravvenuta Rivoluzione russa però la Mongolia è privata del suo protettore, le truppe cinesi ne approfittano, penetrano in Mongolia e occupano il paese. Il Bogd Khan è posto in residenza sorvegliata. Desiderosi a loro volta di insediarsi in Mongolia, i Giapponesi reclutano il barone von Ungern-Sternberg per cacciare i cinesi. Ungern von Sternberg sarebbe una figura curiosa se non fosse stato anticomunista, pazzo, sanguinario e insieme buddista. Tendente al misticismo, affascinato dalla credenze e religioni dell'Estremo Oriente mischia il nazionalismo russo con le credenze mongole e cinesi, ritiene di essere la reincarnazione di Genghis Khan e un'emanazione di Mahakala, divinità di natura assoluta. Con 800 cosacchi il 4 febbraio 1921 caccia la guarnigione cinese e si abbandona alla peggiori atrocità, dal che il soprannome di «barone pazzo». Tuttavia, rimette il Bogd Khan sul trono. Lo sconfiggono i comunisti mongoli con l'aiuto di ausiliari sovietici e lo consegnano ai Sovietici che lo fucilano. Il Bogd Khan conserva il titolo di sovrano ma perde ogni potere temporale. Alla sua morte i Sovietici dichiarano, falsamente, che non ha successori o reincarnazioni e proclamano la fine di ogni autorità religiosa. E qui un altro momento cruciale: il regime comunista dal 1924 al 1990. In Mongolia, nel corso del 1920, circa un terzo della popolazione maschile era costituita da monaci con 750 monasteri. Nel 1928 viene attuato un vero regime comunista, approvata la collettivizzazione del bestiame, la distruzione dei monasteri buddisti e la repressione, anche fisica, di tutti gli oppositori del regime sovietico, in particolare dei monaci buddisti. Documenti emersi di recente dimostrano che il regime di tipo stalinista, dal 1929 al 1952, soppresse degli appartenenti alle classi sociali considerate incompatibili con il comunismo. Nel 1932 una sollevazione popolare, a seguito dell'interdizione del lamaismo, viene soffocata nel sangue. Si uccidono i nomadi più ricchi, buona parte della minoranza musulmana, i nobili e la quasi totalità dei lama: nel solo periodo 1937-39 i morti sono oltre ventimila. Soltanto oggi con la scoperta di

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grandi fosse comuni per i religiosi si sta valutando il costo umano dell’esperimento (50-70.000 morti). Ma i documenti degli archivi sovietici rivelano anche un secondo, sorprendente esperimento. Stalin, constatato il fallimento del passaggio diretto al comunismo, sperimenta in Mongolia quello che chiama letteralmente “capitalismo comunista”, con elementi di proprietà privata. L’esperimento procede in modo contraddittorio ma contribuisce al sostegno ai nomadi nel senso che questi trovano nelle numerose "cittadine", create dal regime con qualche centinaio di abitanti, piccoli empori, ospedali, scuole e posti telefonici che diminuiscono l’isolamento. La polizia comunista trascina i piccoli nomadi, che i genitori preferirebbero utilizzare per la pastorizia, nelle scuole dove sono indottrinati al marxismo-leninismo ma la Mongolia ne ricava comunque il più alto tasso di alfabetizzazione dell’Asia dopo il Giappone: un sorprendente 98 per cento. Nel 1951 la Cina riconosce la Mongolia come autonoma. Da ora fino al 1989, quando iniziano le riunioni popolari per l'autonomia, il paese è in una situazione stagnante, satellite della Russia con 55.000 soldati sovietici distanza in Mongolia. L'autonomia definitiva arriva in maniera indolore: in Unione Sovietica Mikhail Gorbachev inizia la glasnost, il che influenza la politica mongola, porta alla pacifica Rivoluzione Democratica e all'introduzione di un sistema multipartitico e dell'economia di mercato. Nel 1992 viene introdotta una nuova costituzione. Dopo il crollo dell’Unione Sovietica, la Banca Mondiale e le grandi fondazioni americane operano una “terapia di shock”: viene privatizzata l’intera economia in poche settimane e in un paese ormai comunista da generazioni e, non bastasse, con una secolare tradizione di nomadismo. Le conseguenze furono che importanti ditte posero le loro fabbriche e diedero occupazione. Non ultima l'italiana Snia Viscosa. Purtroppo significò anche che le famiglie di pastori ricevettero come proprietà meno di dieci animali quando il loro sostentamento base necessita come minimo di 10 mucche e 70 pecore più i cavalli. E' da chiedersi se non sia stata un' intenzione per spingere le famiglie all'urbanizzazione. Fu comunque un miserabile obbligo alla povertà che fece affluire verso la città un gran numero di lavoratori al punto che il 60% della popolazione oggi vive in centri urbani, sottooccupata e senza un'assistenza. Non bastasse la “privatizzazione” comporta pratiche burocratiche difficili da capire. Ad esempio la burocrazia censisce e coinvolge anche gli animali allo stato brado che con le nuove norme diventano dello Stato. Al contrario i nomadi erano abituati da secoli a considerarli come appartenenti al proprio gruppo familiare. Per animali allo stato brado non si parla solo di mandrie o greggi ma anche delle marmotte che sono moltissime, invasive e la cui vendita costituiva una importante risorsa economica. L’economia mongola vive poi sul cashmere ma questo è minacciato dalla produzione cinese di bassa qualità. Si è trovato anche l’oro, ma ciò ha aggravato i problemi sociali anziché risolverli: squatter si infiltrano nelle zone concesse in esclusiva a società russe, canadesi e tedesche, sfidano la polizia per poche once del metallo e vivono in condizioni pericolose e miserabili. Dal 2003 i nomadi, fatta l’esperienza della grande città, stanno tornando a fare i nomadi, sperando che l’inverno sia mite, l’estate non troppo torrida, e le organizzazioni del commercio internazionale convincano i cinesi a non vendere cashmere di scarto e sottocosto.

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Bibliografia. LORENZO PUBBLICI. La costruzione di un popolo, 1972 NICOLA DI COSMO. La Cina, i nomadi i mercanti NICOLA DI COSMO. La storiografia delle dinastie straniere e di conquista: Kitan, Jurchen e Mongoli. MARIKO NAMBA WALTER, EVA JANE NEUMANN FRIDMAN: Shamanism.

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Capitolo 3

MEDICINA E SCIAMANESIMO Chinggis Khan accoglie alla sua corte cristiani, musulmani, induisti e buddhisti ma resta legato allo sciamanismo dei nomadi, alla venerazione degli spiriti del Cielo, della Terra e del mondo dei morti. Mircea Eliade (1907-1986) usa lo sciamanesimo mongolo e siberiano per definire la nozione di sciamanismo e definisce l’ovoo mongolo “la più tipica delle ierofanie” (manifestazioni di un divino che fa irruzione improvvisa nel mondo). L'ovoo, noto a chiunque abbia viaggiato ai confini col Tibet, è un mucchio di pietre con un palo centrale (l’axis mundi) sormontato da uno stendardo, dove si ritiene dimorino gli spiriti.

Quando Khublai Khan si converte al buddhismo nel 1242, i monaci che affluiscono dal Tibet sopprimono alcuni elementi sciamanici (tra cui i sacrifici umani) ma in gran parte incorporano lo sciamanismo nel buddhismo, trasformando gli spiriti degli ovoo in divinità buddhiste. I lama presiedono spesso ai riti degli ovoo. [Oltre il cinquanta per cento dei Mongoli ancora oggi, quando incontra uno dei migliaia di ovoo, si ferma e compie i tre giri rituali

attorno gettando ogni volta una pietra. Esistono anche associazioni, come il Center for Shaman Eternal Heavenly Sophistication che si propongono di difendere lo sciamanismo mongolo. Ma in realtà lo sciamanismo nella simbiosi con il buddhismo sembra godere ottima salute. ] Il buddhismo diventa maggioritario in Mongolia solo nel XVI secolo ma le lotte fra i vari “sistemi” buddhisti rivali durano per quasi due secoli: lo storico monastero rupestre di Khogno Khan è più volte distrutto e i monaci sterminati. L’illustre Zanabazar (1635-1723) dà grande impulso alla vita monastica. Questo soprattutto nel grande monastero di Erdene Züü, fondato da suo nonno a Kharakorum e di cui rimangono importanti vestigia, nonostante le devastazioni dell’epoca comunista. Più apertamente che nel Tibet il buddhismo mongolo si presenta come intrinsecamente tantrico. Il tantrismo è una vasta corrente che a partire dal IV secolo d.C. penetra nell’induismo, nel buddhismo e nel giainismo come “via rapida” all’illuminazione a partire da supporti materiali, sessualità compresa. La versione mongola del

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tantrismo dà grande importanza a riti per propiziare divinità che sono in parte di carattere mite ma in parte ostili e spaventose. Decisive sono anche l’astrologia e il ruolo degli oracoli, il più importante dei quali risiede nel tempio del Choijin Lama a Urga (Ulaanbaatar), vero centro del tantrismo, spesso escluso dai circuiti turistici “ufficiali”. Qui dominano le immagini dei vari inferni buddhisti e delle divinità da propiziare. Tra i reperti più curiosi: strumenti musicali costruiti con le ossa di giovani donne che hanno aiutato l’oracolo a conseguire la sua suprema iniziazione.

La medicina dei lama

Quando la Mongolia proclama l'indipendenza nel luglio 1921, il suo sistema sanitario è costituito dai Lama e da coloro che praticano le cure dei Lama. E' praticato ancora, sia pur sotto mentite spoglie, il tengrismo, mescolato al buddhismo lamaista tibetano. Il tengrismo include lo sciamanesimo, l’animismo, il totemismo, il culto degli antenati e possiede elementi in comune con la cosmologia cinese e i cinque elementi: il ferro, la terra, il fuoco, l'acqua e il legno. Ci dice l'Enciclopedia di Medicina Antropologica che in Mongolia oggi convivono le tre maggiori tradizioni: la medicina tradizionale pre-buddhista, la medicina buddhista tibetana e la medicina russa moderna. La medicina tibetana si fonda sui Quattro Tantra Medici (Gyu Shi) insegnati dal Buddha e approfonditi in Tibet a partire dall’VIII secolo d.C. I suoi principi si basano sullo stretto legame di interdipendenza tra corpo e mente e sullo studio e la cura dei tre umori, vento, bile e flemma, che costituiscono il sistema psicofisico della persona. I metodi terapeutici si avvalgono dell’uso di erbe medicinali, di una dieta specifica, di consigli inerenti il comportamento, e sull’applicazione di terapie ausiliarie quali il massaggio, l’agopuntura, la moxa e l’ago d’oro. In Mongolia, si coniuga con la medicina pre-buddhista e ne origina una forma particolare.

Ed ora entriamo nel vivo del discorso sul Chua K'a. Gli esecutori di questa medicina sono diverse figure "specializzate". I bariach o barishi, sono generalmente addetti al massaggio, le manipolazioni, i problemi muscoloscheletrici, i dolori di testa, i traumi fisici e psichici, e il mal posizionamento degli organi. I Boo (uomini) e le udagan o idughan o yadgan (donne) usano la trance estatica per chiamare gli spiriti e il loro potere di guarire malattie e sfortune. Gli/le ekh bariyachi si occupano delle nascite. Gli Otoch o otoshi hanno ruoli differenti: in alcune zone sovrintendono la fertilità femminile e lo sviluppo dei bambini, in altre zone sono medici generici e qualcuno è specialista in fitoterapia. Ognuno di questi specialisti è ritenuto possedere il potere degli spiriti, la loro potenza e la loro conoscenza. In qualche modo sono tutti ritenuti "sciamani". [Questo temine è diventato onnivoro, usato e abusato nella letteratura giornalistica o mistica. Si eviterà di usarlo.]

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Diventare praticanti per loro non è una scelta ma è frutto di una "chiamata dagli antenati". In sostanza ricevono una dote, un talento, chiamato "regalo" che è innato ed ereditario. Dice NATSAGDORJ Lama di Khamba, medico, Direttore generale della clinica e del Centro di Formazione per la Medicina Mongola Tradizionale in Ulaanbaatar: << La medicina mongola è un sistema tradizionale di professione esercitata per oltre 5000 anni che ancora si esercita oggi. I Mongoli provengono da generazioni dalla filosofia buddista, la medicina, l'astrologia bianca e nera, le teorie e la pratica del khi, shar, badgan. Inoltre hanno accettato teorie e pratiche mediche dei paesi limitrofi quale l'India, la Cina ed il Tibet e le hanno sviluppate ulteriormente. La medicina mongola spiega i fenomeni fisiologici e patologici con le relazioni tra le tre radici “Hi”, “Shara” e “Badgan”. Hi= Khi – K'a – Ka- Kha - ecc. si riferisce alla forza motrice delle funzioni fisiologiche. E' l'energia. Il pensiero, il linguaggio, i gesti e tutte le attività funzionali dei vari organi vi sono soggetti. Se “Hi” funziona in modo anomalo, provoca l’indebolimento delle funzioni degli organi interni, con disturbi mentali, insonnia edisturbi della memoria. Il “Shara” è il fuoco, il caldo, ed agisce sulla temperatura del corpo, sull’ energia termica dei complessi di organi e sullo spirito, rinvigorendolo. Con un eccesso di “Shara” compaiono malattie calde, come alito cattivo, vomito acido ed irrequietezza mentale. Il “Badgan” è il freddo, umido, vischioso. Una sostanza tipo muco che presenta caratteristiche fredde. Se il “Badgan” funziona in modo anomalo oltre ai sintomi freddi, appaiono anche fenomeni di aumento delle secrezioni a causa del ristagno di liquidi nel corpo. Desiderio-Odio-Delusione: portano a malattie della mente, malattia del vento, della bile, della flemma, malattie del corpo" Dopo varie, infinite, ricerche che portano a poche cose ecco che finalmente appare uno studio sui bariach all'Università di Richmond e all'Università dell'Alabama, Dipartimento di Scienze. Si tratta di: A. S. GOLDIN, Bariachi in Ulaanbaatar, 2012, Digital Collection, SIT edu. Purtroppo e' uno studio protetto, riservato e anche a pagamento, dunque qui si può solo riassumere. I bariach anticipano la medicina tibetana e la loro origine è da far risalire al nomadismo asiatico prima dell'Impero mongolo. Quali popolazioni sempre a contatto con il bestiame, l'allevamento e conducendo vita nomade, erano continuamente esposti a lesioni o fratture. Tuttora la frattura in ospedale è chiamata khodlokh tarkhi ossia 'un uomo cade da cavallo.' Ma soprattutto questi pastori nomadi li sappiamo saccheggiare gli altri clan, vivere clan contro clan ed essere spessissimo in guerra. Essi diventano pericolosi sotto il dominio della Manciuria e durante questo periodo (1644-1912) abbiamo i nomi piùú famosi: Chuoerji Moergen, Jueluo Yisanga, e Naran-Abai. Quindi la malattia non è tanto virale o parassitaria (per quanto sappiamo che il colera ha fatto nei secoli i suoi morti) ma è ortopedica.

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Goldin scrive che per centinaia di anni la conoscenza è stata tramandata di generazione in generazione. I bariachi anziani della famiglia insegnavano ai giovani e se il tirocinante aveva "il regalo" ossia la dote, l'intuizione, la capacità, proseguiva la propria formazione. Questa dote era rara anche nelle famiglie dei bariachi. A volte saltava intere generazioni. A differenza degli sciamani che non potevano rifiutare le proprie doti, i bariachi erano in grado di non fare questa professione e continuare la loro vita. Questo diventa importante negli anni a seguire, quando le persecuzioni cancellano monasteri, lama, sciamani e tutto ciò che ostacolava il moderno socialismo. Questi ragazzi non avevano un'istruzione formale, apprendevano la conoscenza tecnica dal rapporto col bestiame, e l'anatomia dalla macellazione. Non c'erano le scuole ufficiali. L'unico modo per diventare un bariachi era avere la dote e una persona che avviasse alla pratica. Tuttavia nei monasteri viene insegnata la medicina tibetana adattata alla variante mongola e vengono concessi i titoli di bariach, maaramba e otoch. Queste figure sono in grado di curare fratture e traumi, usare erbe medicinali e droghe vegetali. L'istituzione della Repubblica popolare di Mongolia nel 1924 porta il primo ospedale occidentale. Questa istituzione all'inizio lavora in collaborazione con la medicina tradizionale ma poi la respinge. Si insegna alle giovani generazioni che il Baria zasal è superato e si mira a introdurre la medicina occidentale. Tuttavia, molti mongoli che credevano negli sciamani, otoch, bariach, e maaramba non volevano accettare questo nuovo sistema medico straniero. Nel 1937, si approva una risoluzione che sostiene la medicina scientifica e dichiara che la medicina tradizionale stava diventando un ostacolo ed era un'arma potenziale in mano ai Lama per rafforzare la loro influenza. Le purghe demoliscono i monasteri e uccidono otoch, maaramba, e bariach. Gli omicidi di massa eliminano quei praticanti che non erano stati catturati. Da allora in poi, il Baria zasal è praticato in segreto su parenti stretti e amici. Le nuove generazioni vengono educate a respingere come obsolete le pratiche tradizionali, generando conflitti in chi aveva "la dote". Molti sono confluiti in professioni mediche o paramediche o d'aiuto e si ancorano alla medicina occidentale. I medici stessi mantengono una forte dicotomia che dura tutt'ora. Per un certo numero di anni i medici si fanno anche carico di denunciare i bariach qualora ne venissero a conoscenza. Malgrado cinque decenni di repressione i bariach riemergono negli ultimi venti anni, come parte integrante del paesaggio medico in Mongolia. Tuttavia, il Baria zasal, riportato a galla nel 1990 è molto diverso dal passato e poco serve, così istituzionalizzato e integrato, a capirne le origini e i contenuti. Un altro ostacolo è dato dai bariach odierni che non sono quasi mai in accordo fra loro, ognuno ha metodi diversi uno dall'altro, non sono sensibili a un confronto non esiste una associazione o un luogo deputato a un confronto. Sono considerati "falsi bariach". In sintesi e forse un po’ superficialmente si può dire che una folla di persone, emigrata in città e ai confini con la povertà ha imparato una nuova professione chiamandola e definendosi con un vecchio nome. Poiché la professione è redditizia e si poteva praticare in ambito urbano, un grande flusso di curatori non sciamani, non monaci, non medici, è arrivato a Ulaanbaatar in dieci anni.

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Sono, di fatto, dei massaggiatori tradizionali, a volte osteopati, altre volte ai confini con la legalità o addirittura simili al nostro "centro massaggi" cinese. La loro pratica si discosta dall'originale, importa alterazioni e si radica nella scienza occidentale. Qualcuno ha effettivamente delle capacità ma dice che non ha potuto approfondirle poiché aveva paura della repressione o la aveva chi avrebbe potuto insegnare. Il vero Baria Zasal cura in particolare i traumi (khodlokh tarkhi), la pressione cerebrale e i neurotraumi (daralt tarkhinii) ma anche le ossa rotte, la posizione del feto (huuhdiin bailal uurchlugduh) e la posizione dell'utero (savnii bairlaliin uurchlult). Tradizionalmente, i bariach usano una combinazione di massaggio e bioenergia. La ricerca ha incontrato ventisette bariach dei quali solo 9 "originali" ossia che mantenevano le antiche pratiche e conoscenze. Fino qui Goldin. Bibliografia BERSTEIN, STIBICH, & LEBARON. Use of traditional medicine in Mongolia: a survey. Contemporary Therapies in Medicine, 10(1), 42- 45. BOLD, S. History of the Development of Traditional Mongolian Medicine. Sodpress Kompanid Khevlv. Mongolia, 2009 LANGFITT, F. Old ways disappearing in the new Mongolia, NPR. 2012. LING, J. Two hundred years of history, a legend of five generations. China, 2006. SAIJIRAHU, B. Folk medicine among the Mongols in Inner Mongolia. Asian Medicine, 4, 338-356. 2008 Una seconda ricerca viene in tempi molto recenti. Nel 2013/14 il medico Bernard Fontanille di Emergency incontra e fa parlare il più famoso medico tradizionale mongolo, Choisuren Puji. Anche qui il report è protetto. Si tratta di un film/documentario e non ha testo, o non ancora. Fontanille ci dice che "En Mongolie, les massages Baria Zasal, base de l’arsenal thérapeutique, améliorent la circulation des fluides, des énergies et de la masse sanguine."

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Choisuren Puji.

Fontanille con Choisuren

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omissis da pag. 12 a pag. 17

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Capitolo 5 LE MAPPE

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PIEDE 1. PAURA DI ESSERE SE STESSI Tutto il corpo è rappresentato nei piedi. la tensione impedisce di connettersi con la terra. Nel piede ci sono le radici, non solo il radicamento al suolo ma al territorio, alla gens, alla cultura. Un albero deve avere forti radici per una folta chioma che si espande all' esterno. Le radici determinano il “chi è” e se sono ignorate, sconosciute la vita si complica. Se sono fragili si assorbe la vita dell' altro, ci si perde, ci si avventa nel mondo ma se sono troppo forti si diventa chiusi e paurosi di progettarsi “fuori” , di incontrare l'estraneo Lavorare i piedi fino alla base della caviglia

GAMBA 2. LA PAURA DELL' AZIONE Dalla caviglia alla base del ginocchio. La gamba con il soleo è il primo movimento di un qualsiasi fare. E', col piede, il grounding ma anche la spinta, l'elevazione e il cammino. Non esiste azione nemmeno della mano se la gamba non è in condizioni di rispondere.

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GINOCCHIO 3. PAURA DELLA MORTE Il ginocchio è una cerniera, se a una persona “si tagliano le ginocchia” o “ha le ginocchia tagliate” è nell' anticamera di una morte. Un ginocchio che non funziona impedisce il salire, scendere e rende difficilissimo anche camminare. Un animale in queste condizioni non potrebbe procurarsi il cibo o difenderlo e presto morirebbe.

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omissis da pag. 19 a pag. 30

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Capitolo 6. PRINCIPI DI FUNZIONAMENTO DEL CHUA K'A.

Gli argomenti a seguire sono estratti dalle dispense del corso di Deep Tissue Massage che l'allievo deve avere e deve aver frequentato. Il Chua K'a non ha nulla, ma nulla di esoterico, di mistico, di sciamanico. Molte popolazioni antiche avevano intuito che nei tessuti profondi sta la soluzione non solo dei danni fisici ma anche di quelli psichici. Per un banale meccanismo di rilascio. Quello stesso che sta anche alla base del lavoro sui traumi. Il corpo reagisce allo stress, al trauma con contrazioni, addensamenti, restrizioni. Lavorando sulle restrizioni, rilasciando, permettendo al liquido lacunare di fluire inizia il cammino verso l'ottimizzazione delle funzioni. Un corpo liberato, restituito al potere su sé stesso ne ricava un vantaggio psichico che può essere enorme. Tuttavia, nel caso del Chua K'a ne può ricavare un vantaggio tale che lo traduce in onnipotenza, cioe' un vantaggio pericoloso. Per questo affronteremo poi le questioni psicologiche. IDA ROLF in Il Rolfing e la realtà fisica, Astrolabio, pag. 138, dice: " La fascia è una rete di sottile tessuto elastico che esiste in strati continui in tutto il corpo. I muscoli e le ossa sono organizzati e sostenuti da questa rete, come pure tutti gli elementi che costituiscono il corpo umano. La forma che riconosciamo come “individuo”, il suo aspetto formale, estetico è dovuto alla fascia. La posizione, il tono e la condizione della fascia rendono le gambe di una persona riconoscibili come sue o fanno sì che il collo e la testa di un'altra siano facilmente riconoscibili anche a distanza.” [...]"Nelle descrizioni anatomiche in genere si suddivide il corpo in elementi: ossa, muscoli, organi, ghiandole, nervi, ecc. Questo tipo di descrizione non ritiene il tessuto fasciale sufficientemente complesso da meritare un'attenzione esauriente. Ma se osserviamo il corpo nei termini del suo sviluppo funzionale, emerge un quadro diverso. Il corpo umano si sviluppa a partire da tre tipi di tessuto: l'ectoderma, che dà origine a nervi, pelle, organi di senso, ecc., l'endoderma, che dà origine agli organi interni, alla linfa, ecc., il mesoderma, che diventa tessuto di sostegno, cioè ossa, tendini, muscoli, fascia, ecc. Costoro sono riconosciuti dal punto di vista biochimico come un tessuto fondamentale, con grado variabile d'elasticità, stabilità, mutevolezza a seconda della sua composizione chimica." II sistema fasciale è considerato come il garante dell’omeostasi del corpo. Non esiste una zona del corpo senza la presenza di tessuto fasciale. Di fatto siamo davanti a un «continuum» dalla testa ai piedi, dalla superficie verso la profondità del corpo. Il sistema fasciale modella la forma e lo consideriamo come «un sistema che unisce tutti gli altri sistemi del corpo» Questo vuole essere solo un schema di spiegazione molto facilitata di quella parte di anatomia e di vie somatosensoriali che interessano grandemente il Deep Massage come i suoi parenti prossimi (Chua K’a, Rolfing, Rebalancing, ..). Malgrado le grandissime semplificazioni è fondamentale avere chiara la trasmissione delle informazioni altrimenti nulla distingue il Deep Massage fatto in

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una certa maniera da un massaggio profondo o un qualsiasi miofasciale. Peggio: non si capisce come e perché il Deep agisca, si finiscono per trovare spiegazioni magico/esoteriche o, non capendo, non si riesce proprio ad applicare. Nel momento in cui lavoriamo sul tessuto fasciale, sia esso superficiale che profondo, andiamo a coinvolgere tutto un sistema informativo. Il paragone potrebbe essere quello di un bambino che certamente sa camminare e giocare e che, quasi di colpo, riceve tutte le istruzioni della scuola guida. E’ evidente che, non solo non può assimilarle di colpo, che dobbiamo essere graduali, ma che dobbiamo anche rispettare delle sequenze. Nessuna assimilazione avviene se non c’è sistematicità, se i lavori sono segmentari. I recettori Per semplicità di spiegazione e memorizzazione, distinguiamo i recettori in due grandi classi: - recettori sensoriali - r. della comunicazione cellulare I recettori sensoriali A seconda della natura dello stimolo, i recettori sensoriali sono classificati in: 1] Meccanorecettori: rispondono alle modificazioni meccaniche Al loro centro troviamo diramazioni assoniche amieliniche che presentano dei canali ionici meccanosensitivi. Tra i più importanti canali ionici, i canali meccanosensitivi sono i meno compresi. Questi, per essere attivati, necessitano di cambiamenti elettrostatici della membrana circostante o dell’allungamento di questa. a) I recettori tattili del derma: -i corpuscoli o dischi di Merkel che percepiscono il contatto prolungato e la pressione con la pelle. – i corpuscoli di Ruffini per la pressione profonda – i corpuscoli di Meissner, recettori per vibrazioni a bassa frequenza (50 Hz) – i corpuscoli di Pacini che percepiscono le vibrazioni ad alta frequenza che muovono i tessuti. – le fibre nervose libere che rilevano segnali tattili, pressori, di stiramento, dolore e temperatura 2] I propriocettori: aiutano a coordinare il movimento. Percepiscono e rispondono al movimento, alla tensione muscolare, alla posizione del corpo nello spazio Sono costituiti dalle terminazioni nervose che inviano impulsi i quali, attraverso il midollo spinale, giungono alle aree cerebrali che elaborano le informazioni sulla posizione e sul movimento e generano una risposta, più o meno adeguata per l’esecuzione. Sono: – i fusi muscolari, che identificano il movimento muscolare; – gli organi tendinei di Golgi, che identificano lo stiramento dei muscoli e dei tendini che legano i muscoli alle ossa; – corpuscoli di Ruffini e Pacini (v. su) – i recettori articolari (sensori delle capsule) che identificano il movimento dei

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legamenti; – l’apparato vestibolare, responsabile del mantenimento dell’equilibrio (quando pensiamo all’orecchio, pensiamo all’udito. Invece la sua principale funzione è il mantenimento dell’equilibrio corporeo). Abbiamo poi – i nocicettori: consistono di terminazioni nervose libere che rispondono al dolore o sensazioni estreme. – i recettori uditivi; – i termici che rispondono alle temperature; – i chemiorecettori: rispondono a stimoli chimici come gusto e olfatto; – barorecettori: rispondono alla variazione di pressione; – Igrorecettori: rispondono alla variazione di umidità; – Fotorecettori: rispondono a stimoli luminosi; – Osmorecettori: rispondono all’osmolarità, quindi alla sete; – Elettrorecettori: rispondono alle variazioni del campo elettrico di organismi viventi.

La comunicazione cellulare.

Viene definita come l’insieme dei processi che permettono il dialogo tra due o più cellule di un organismo in risposta a segnali specifici. Le cellule comunicano tra loro a lunghe o brevi distanze (anche all’interno della stessa cellula) secernendo molecole extracellulari (ligandi). Queste molecole sono catturate dai recettori, per lo più proteine transmembrana. Ne conosciamo migliaia e possono essere secrete dentro la matrice extracellulare o in fluidi specifici come il sangue. Una delle categorie più frequenti di molecole che scatenano una risposta cellulare sono gli ormoni. L’unirsi del ligando con il suo specifico recettore scatena una attivazione che può essere molto variabile. La variabilità dipende anche da fattori quantitativi. Alcune cellule per esempio rispondono diversamente a seconda della concentrazione più o meno alta di una determinata molecola di segnale. Una volta attivato un segnale, a cascata si attivano più vie di segnalazione intracellulari, i secondi messaggeri. I secondi messaggeri sono piccole molecole di segnalazione intracellulare generate in risposta all’attivazione dei recettori. In questo modo il segnale viene amplificato, così che per una singola molecola di ligando legata al recettore siano generate centinaia o migliaia di molecole di secondo messaggero. Si costituisce così una cascata o una rete proteica di segnalazione. Come nella telefonia: ci sono sono trasduttori, amplificatori, integratori, diffusori, livellatori, che sono trasportati delle proteine verso una determinata destinazione nella cellula o altre proteine segnale. Le vie di segnalazione coinvolgono proteine semplici ma anche complesse, interconnesse tra loro e possono coinvolgere anche ioni inorganici, fosfolipidi, steroidi e loro derivati.

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Queste proteine portano il segnale a proteine effettrici quelle cioè che generano una risposta, reazioni chimiche di attivazione o disattivazione. Le effettrici agiscono su altri bersagli scatenando la risposta finale che può essere l’alterazione genica, l’alterazione del metabolismo, la creazione di complessi proteici, il movimento della cellula per azione sul citoscheletro, ecc. La loro particolarità è un’emivita breve con alto turnover affinché possano essere regolate dalla cellula e rimpiazzate al loro esaurirsi con una proteina pronta alla segnalazione. Le cinque possibili vie di comunicazione cellulare sono: autocrina (la cellula bersaglia sé stessa) dipendente da contatto (non abbandonano la cellula, tipicamente linfociti/leucociti) paracrina (modifica la fisiologia delle cellule che la circondano) endocrina ( quasi sempre ormoni) e sinaptica. Ci interessa in modo particolare l’endocrina e la sinaptica. La comunicazione endocrina si verifica quando la molecola di segnalazione, spesso trasportata dal sangue, agisce su una cellula bersaglio posta a grande distanza. Tale molecola è spesso un ormone. È un tipo di segnalazione relativamente lenta, la cui velocità dipende dal flusso sanguigno o del fluido in cui è contenuta la molecola (un’alternativa potrebbe essere il liquido cefalorachidiano). Ciò spiega le modificazioni vistose che spesso avvengono nel Deep Massage (es. regolarizzazione del ciclo, calo drastico delle sindromi premestruali e menopausali, isoluzione di ostinate insonnie, ecc..)

La comunicazione sinaptica. L'impulso, sotto forma elettrica arriva con un certo potenziale sulla membrana presinaptica ove sono le vescicole sinaptiche contenenti molecole di sostanza trasmettitrice. (neurotrasmettitori) Gli ioni del Calcio (Ca++) modificano il potenziale di membrana e determinano l'apertura delle vescicole sinaptiche che stanno addossate alla terminazione. Aprendosi liberano nello spazio intrasinaptico il neurotrasmettitore che contengono il quale trova, nella membrana postsinaptica, i suoi specifici recettori. Si aprono così canali che permettono un passaggio di ioni nella post sinapsi. A seconda del tipo di impulso, del neurotrasmettitore, del recettore postsinaptico viene originata una conseguenza che può essere un movimento come una modificazione cellulare o un altro effetto biologico. Il primo trovato e studiato fu l'acetilcolina. L’acetilcolina viene immagazzinata in vescicole nella terminazione presinaptica. Quando arriva l’impulso elettrico le vescicole si agganciano alla membrana presinaptica e l’acetilcolina viene liberata in uno spazio detto sinaptico. A questo punto l’acetilcolina può andare a occupare i recettori situati sulla membrana postsinaptica, depolarizzandola e dando il via alla formazione di un potenziale d’azione nella fibra nervosa o nella fibra muscolare che ha stimolato. Tutto questo è informazione scolastica di base e deve essere già noto e approfondito. Se non lo fosse, il lavoro che si va a fare diventa poco consapevole e poco professionale. [Ci preme ribadire che questa comunicazione è l' "energia”, la sua qualità e spiegazione, la chiave di volta del Deep Massage, del Chua K’a e di lavori

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psicocorporei molto specifici come il Rolfing. Varie terapie “energetiche” troverebbero qui la loro spiegazione, se mai volessero accettarla uscendo dai misticismi e dalle cosmologie.] A incrementare queste informazioni arriva da pochissimo lo studio di Helene Langevin che riassumiamo di seguito (l'originale si trova su http://www.nlm.nih.gov ma è a pagamento) In estrema sintesi Helene Langevin ha dimostrato ciò che si sapeva per "sensazione": i punti di agopuntura sono punti fasciali, che siano di connessione, di sovrapposizione, di trigger o tender comuni. Il lavoro di agopuntura e il lavoro di liberazione della fascia come fatto dal Rolfing o dal suo elemento di base, il Rilascio Miofasciale (Deep Tissue), sono sovrapponibili. Il connettivo permette ai muscoli di scivolare uno sull’altro, funziona come una ragnatela tenendo in sospensione gli organi e come un adesivo mantiene le cellule unite una all’altra permettendo loro di comunicare reciprocamente. Questo tessuto è così esteso e presente ovunque che, se dovessimo perdere tutti gli organi, muscoli, nervi e sistema vascolare nel nostro corpo, manterremmo ancora la stessa forma. Un'area di particolare interesse a livello cellulare è lo studio della famiglia delle integrine [1] che forma un legame fisico e veicolo informativo tra la matrice extracellulare e l’interno della cellula. [1-N.d.T.] Si dice integrina una glicoproteina integrale di membrana nella membrana cellulare che lega le proteine della matrice extracellulare. Svolge un ruolo nel collegamento della cellula con la matrice extracellulare (MEC) e nella trasduzione del segnale dalla MEC alla cellula. Vi sono molti tipi di integrina e molte cellule ne hanno svariati tipi sulla loro superficie. Attraverso questa connessione tra la cellula e la matrice, le cellule ricevono l’impulso meccanico e lo trasformano in risposte cellulari come: – l’attivazione o la disattivazione di molecole segnali; – la dislocazione di fattori di trascrizione verso l’interno del nucleo; – il cambiamento espressivo dei geni. Inoltre, ci sono evidenze che supportano l’idea che questi segnali meccanici possono essere trasmessi direttamente attraverso il citoscheletro all’interno del nucleo cellulare. Alcuni dei lavori più importanti in questo campo hanno coinvolto lo studio dei fibroblasti – cellule responsabili della sintesi delle proteine. I fibroblasti hanno inoltre un ruolo di rilievo in risposta agli infortuni acuti, particolarmente quando essi si trasformano in miofibroblasti. Prima che esistesse la chirurgia e i punti di sutura, le ferite da taglio venivano suturate dai fibroblasti i quali secernano grandi quantità di collagene che poi fanno contrarre chiudendo così la ferita. Una volta che la ferita si è richiusa i miofibroblasti muoiono formando così la cicatrice. Comunque, durante le infiammazioni croniche, i miofibroblasti possono creare un eccesso di collagene e l’incremento della tensione sul tessuto crea le contratture che diminuiscono la possibilità di movimento dell’area interessata. Tutte le ricerche sin d’ora compiute stanno fornendo informazioni importanti soprattutto per lo studio dei dolori cronici. Uno dei motivi per i quali il mal di schiena lombare è così difficile da risolvere è dato dal fatto l’origine del loro dolore è sconosciuta. I ricercatori dell’Università di Heidelberg scoprirono nel 2008 che il

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tessuto connettivo contiene terminazioni nervose che possono trasmettere l’informazione del dolore durante la tensione di questo tessuto in presenza di un infiammazione. Fino ad allora, non era stato chiaro se il tessuto connettivo fosse in grado di creare tale sensazione. Successivamente gli ultrasuoni hanno dimostrato che il tessuto connettivo che circonda i muscoli della schiena è mediamente più spesso nelle persone con il mal di schiena cronico. In aggiunta a ciò, il tessuto connettivo di queste persone tende ad essere meno lubrificato e quindi a formare adesioni. Malgrado la tecnologia a disposizione, la quasi totalità delle ricerche sul Tessuto Connettivo, viene tuttora svolta su tessuti ricreati in laboratorio. Studi recenti suggeriscono che i fibroblasti si comportano in maniera molto differente a seconda che vengano cresciuti in superfici bidimensionali (in vitro) oppure in ambienti tridimensionali più vicini alla realtà. In agopuntura i fibroblasti anche a diversi centimetri dall’ago, iniziano a riorganizzare il loro citoscheletro interno e cambiare forma, diventando larghi e piatti. Si scoprì inoltre che era possibile ottenere lo stesso risultato mettendo il Tessuto Connettivo in tensione grazie a delle pinze e mantenendolo in tale posizione per 30 minuti. E’ interessante notare che 30 minuti è il tempo che solitamente gli aghi vengono lasciati sul corpo durante un trattamento di agopuntura. Inoltre, se si lascia l’ago dopo averlo ruotato, esso non ritorna subito al punto di partenza. Perciò la tensione creata dall’ago introdotto nel Tessuto Connettivo rimane tale fintanto che l’ago non venga rimosso. Gli studi che sto portando avanti sul mio laboratorio sono rivolti a capire come mai i fibroblasti cambiano forma quando messi in tensione per un tempo prolungato. Al momento abbiamo scoperto che i cambiamenti sono relazionati al rilassamento su grande scala del Tessuto Connettivo. Inoltre i fibroblasti iniziano una riorganizzazione del citoscheletro (dipendente dalla molecola Rho) necessaria per il completo rilassamento del tessuto. [N.d.T.] molecola Rho: determina polimerizzazione dei filamenti di actina e induce così la formazione di fibre da stress. Rho è una molecola intracellulare di segnalazione che gioca un ruolo importante nella motilità delle cellule e nel rimodellare la superficie proteica di quest’ultime che permette ai fibroblasti di collegarsi alla matrice. La capacità di queste molecole di cambiare la forma dei fibroblasti ci suggerisce che le cellule sono capaci di ridurre la tensione del tessuto regolando la presa sul tessuto connettivo circostante o muscolo e il cambiamento di forma è anche associato al rilascio continuato da parte dei fibroblasti di ATP. All’interno della cellula l’ATP funge da “carburante” per la cellula, ma al di fuori della membrana cellulare, l’ATP può funzionare come molecola di segnalazione. La possibilità che il tessuto connettivo possa regolare in maniera dinamica il proprio livello di tensione è senza dubbio intrigante; esso potrebbe quindi mitigare le fluttuazioni di tensione all’interno del tessuto stesso. E’ importante sapere che la riorganizzazione cito-scheletrica dei fibroblasti è un processo lento (ci vogliono svariati minuti) e di conseguenza questo processo si manifesta in risposta ad un cambiamento della lunghezza del connettivo mantenuta per periodi lunghi come cambiamento posturale.

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Ben poco si conosce riguardo gli effetti dell’allungamento statico del tessuto connettivo, anche se lo stretching di per sé è stato studiato in maniera esaustiva per la sua rilevanza correlata al respiro, al camminare e alla funzione cardiovascolare. Dato che l’agopuntura risulta essere uno stretching connettivale sostenuto, essa è di interesse nello studio biomeccanico di tale funzione. Nonostante la poca attenzione data al connettivo da parte della medicina convenzionale e dal campo scientifico, nella fisioterapia convenzionale è largamente condivisa l’idea che lo stretching delle cicatrici chirurgiche e dei tessuti molli delle articolazioni ,induriti a causa di lunghi periodi di riposo forzato, portino ad un rimodellamento del tessuto connettivo interessato. Terapie quali il Myofascial Release ed il Rolfing si focalizzano sullo stretching come modalità di trattamento per i dolori muscolo-scheletrici, anche in assenza di infortuni o cicatrici. Anche i meridiani dell’agopuntura probabilmente sono relazionati al tessuto connettivo, dato che i punti dove vengono inseriti gli aghi sembrano seguire le fasce del tessuto connettivo che scorrono tra i muscoli ed i muscoli e le ossa. L’80% dei punti di agopuntura sul braccio seguono il percorso tracciato dal connettivo. Questo ha un senso dato che l’effetto meccanico dell’ago sul connettivo viene trasmesso direttamente ai nervi recettori.

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Capitolo 7 LA RELAZIONE

Uno dei maggiori problemi del Chua K'a è la gestione dei suoi effetti. Questi possono arrivare ad essere eclatanti e difficili da gestire sia per la persona che per il terapista. In estrema sintesi un massaggio profondo - e parliamo del Deep Tissue Massage- rilascia le tensioni, libera le articolazioni, detende e riequilibra. Ida Rolf direbbe "riorganizza". La persona si alza dal lettino e sente che recupera il movimento perso, sente che ha acquistato una funzione, si sente diversa e con delle non meglio identificate, nuove potenzialità. Ora, che succede se queste potenzialità le portiamo all' <n> livello con un metodo? Che succede dopo 1-2 ore [1] di questo tipo di massaggio passivo [2]? Proviamo a immaginare se noi di colpo o quasi, ci sentissimo diversi, capaci, in grado di tornare a cose perdute, come avere 10 anni di meno o qualsiasi altro sentimento e sensazione di poter essere e fare: che reazione avremmo? In alcune persone e forse anche in noi stessi, questo si può tradurre in onnipotenza e l'onnipotenza fa pensare di poter guidare anche contromano.. In sostanza nella maggioranza dei casi il paziente va guidato anche dopo la seduta, se non talvolta protetto. A questo punto è facile immaginare che la relazione cliente/paziente-terapista si fa complicata. omissis le restanti pagine.