CHIESA DI 53 SAN ROCCO DI GRANAROLO · le genovese Alerame Cybo. Fu per poco tempo perché presto...

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CHIESA DI 53 SAN ROCCO DI GRANAROLO SAHFP FniTRIDF

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CHIESA DI 53SAN ROCCODI GRANAROLO

SAHFP FniTRIDF

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GUIDEDI GENOVAChiesa di San Rocco di GranatoloSalita San Rocco, 29 - Tei. 26.72.10

1 Altare della Madonnadella Guardia

2 Altare di San Giuseppe3 Altare del Crocifisso4 Altare della Madonna

5 Altare di San Rocco6 Altare del Battistero7 Presbiterio8 Sacrestia

In copertina: esterno della chiesa e antico monastero.

Rilievo a cura di Emilio Razzarti.

GUIDE DI GENOVAn. 53 - 15 Novembre 1977Direttore responsabile: Eugenio De AndreisPubblicazione quindicinale registrata presso il Tribunale di Genova in data 23/5/75 al n. 6140(Q) 1977, Sagep Editrice, Genova

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i Chiesa di S, Rocco di Granaroloa cura di Cassiano da Langasco

Collocazione urbanisticaChiesa di Santa MargheritaUn nuovo nomeLa ricostruzioneLettura degli spazi

pag. 2 I Chierici Minori2 Nuova funzione2 Fisionomia attuale2 Visita guidata5 Bibliografia essenziale

Pag.»

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1 - A. Giolfi, G. Riviera, G.L. Guidotti, La chiesa di San Rocco sullo sfondo della villa del principeDoria a Fassolo.

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Collocazione urbanisticaRiportarci idealmente ad un'epoca, quandoqueste degradanti propaggini della cer-chia montuosa della città erano manti er-bosi, rotti qua e là da ciuffi di alberi,significa capire l'origine di tante nostrechiese, delle quali non abbiamo, all'anagra-fe storica, l'atto di nascita. Un fenomeno,di notevole portata per quei tempi, l'ere-mitismo, ce ne indica poi la paternità.Individui isolati, o piccole comunità, bra-mosi di Dio e di pace, sceglievano questipunti strategici di contemplazione e vi siritiravano, nell'interno di macerare il lo-ro corpo nelle privazioni e di elevare illoro spirito.Su questo colle, che ha tutto l'aspetto diuna vedetta sulla città, dalle notizie chesi hanno, verso il 1300 si raccolsero alcunedonne, dedicate alla vita solitària secondola regola di Sant'Agostino. Dall'alto que-ste anime pie potevano guardare le realtàumane con una misura nuova; i loro oc-chi non si stancavano di spingersi agli oriz-zonti sconfinati del mare, sempre intentia scoprire nuovi approdi per le loro aspi-razioni.

Chiesa di Santa MargheritaLa chiesetta sorse, in origine, per le neces-sità di culto del monastero. Il territorioera allora compreso nell'ambito della par-rocchia suburbana di San Michele di Fas-solo e le monache, per averla, s'impegna-rono a offrire alla matrice, secondo il co-stume del tempo, una candela del pesodi una libbra, ogni anno.La cappella ebbe un titolo, assai in vogaallora: Santa Margherita, martire. Una diquelle sante orientali, avvolte nella leggen-da, che attraverso l'intenso scambio di rap-porti tra oriente ed occidente avevano su-scitato una vastissima eco nella devozio-ne popolare, tanto che a Genova e dintor-ni vediamo dedicate a lei parecchie chiese.Voce superstite di quei tempi lontani lachiesa di San Rocco conserva tuttora unatavoletta con la Vergine e il Bambino. In

passato qualcuno aveva lanciato un no-me: Cimabue... Troppa grazia! È un pre-zioso testo di arte, che risale alla fine delTrecento, e che la critica moderna è pro-pensa ad attribuire al nostro pittore loca-le Niccolo da Voltri.Ad un certo momento, verso la metà del'400, il monastero cambia fisionomia. Laregola è sempre quella di Sant'Agostino,ma le monache hanno un nome nuovo:sono Canonichesse Regolari Lateranensi edipendono dall'abate di San Benigno.La loro permanenza accanto alla chiesettadi Santa Margherita non durerà molto.A motivo di certi decreti di riforma deimonasteri femminili, esse nel 1509 abban-doneranno l'aereo colle per riunirsi ad al-tre sorelle nel più ampio monastero diSant'Andrea della Porta in città. Chiesae monastero di Santa Margherita passe-ranno al ramo maschile dello stesso ordi-ne, i Canonici Lateranensi di San Teodoro.

Un nuovo nomeE' probabile che, ai Canonici, l'immobilefosse più d'ingombro che di utilità, se, aseguito del noto piano regolatore dellenuove « muraglie » del 1537, essi trasferi-rono uso e proprietà dell'edificio ad unadelle numerose fraternite che allora pullu-lavano un po' dovunque, quella degli Apo-stolini, o Fratelli della vita povera. Essi,dall'esecuzione di quel piano, avevano avu-to distrutto il loro convento « sopra l'Ac-quasola», alle falde del Peralto. Questoaveva un nome, in sintonia con le nuovecorrenti devozionali del tempo: San Roc-co, il protettore contro la peste, e i Fratel-li, salendo quassù non vollero privarsidel prestigio del loro patrono. Così, perla vetusta chiesuola delle pendici di Gra-narolo, cominciò ad andare in disuso ilnome di Santa Margherita e prese campoquello del noto Santo col cagnolino.

La ricostruzioneBisogna dire che la venuta degli Apostoli-ni nella nostra chiesa significò intrapren-denza e coraggio.

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2 - Inquadratura della chiesa.

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3 - Interno

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4 - Marcelle Sparzo, Michele Canzio, Particolare della volta.

Non importa se la vita interna di questaassociazione fu segnata da alterne vicissi-tudini. Anch'essi erano stati obbligati adaccettare la regola di Sant'Agostino e, nel1589, verranno fusi con un'analoga con-gregazione milanese chiamata di Sant'Am-brogio ad nemus (del bosco).La chiesa, che essi erano venuti ad officia-re, apparì nel 1582 al Visitatore Apostoli-co della Diocesi, il vescovo di NovaraMons. Bossi, come una casa di Dio « sen-za fisionomia», e gli Apostolini nei pri-mi anni del Seicento pensarono a riedifi-carla dalle fondamenta, per ridurla alleproporzioni che sostanzialmente tuttoraconserva. Si tratta di un'unica ampia nava-ta, con sui fianchi sei cappelle simmetri-che. La sovrabbondante decorazione astucco offre la inconfondibile etichetta deltempo. Non conosciamo, per ora, nomi

di architetti, o di capomastri; sappiamo so-lo che i lavori furono resi possibili dalleelargizioni di un patrizio: Battista Viale.Si tratta quindi di un ulteriore esempio,in tono minore, del noto fenomeno di« committenza » nobiliare nella trasforma-zione delle vecchie chiese, compiuta inquel periodo (pensa: « Gesù »; pensa:« Annunziata del Vastato »).

Lettura degli spaziI lavori eseguiti sono documentati da alcu-ne notevoli opere d'arte. Sulle pareti c'èla testimonianza più completa di quel mo-dellatore urbinate che ha nome MarcelleSparzo, intensamente operoso a Genovanella prima metà del secolo XVII. Conampio e denso dettato egli ha dato vitaagli spazi con racconti biblici e agiografi-

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5 - Niccolo da Veltri ('•>bino.

Madonna col Bara-

ci, con statue e rilievi di Profeti e di San-ti, cari alla devozione popolare: il tuttolegato da una magniloquente ricchezza de-corativa.A mettere in ancora maggior evidenza leStorie di San Rocco venne chiamato il pit-tore di moda, Giovanni Carlone. Di ritor-no da Roma, egli aveva avuto l'incomben-za di decorare la cupola e le volte del«Gesù»; più tardi riceverà dai Lomellinil'incarico di affrescare il transetto e la na-vata dell'Annunziata del Vastato. Tra ledue imprese ebbe il tempo di salire quas-sù ad illustrare la volta del presbiterio(1620-30). Con minor fantasia che altro-ve, il suo linguaggio si direbbe che qui

abbia voluto ispirarsi all'ambiente; conun andamento libero e arioso, semplice espontaneo, egli instaura un dialogo conl'umile gente del tempo, che qui si racco-glie a riflettere e pregare.

I Chierici MinoriNel 1647 la congregazione degli Apostoli-ni fu, per ordine superiore, soppressa ela chiesa di San Rocco giuridicamenteavrebbe dovuto considerarsi chiusa. Inrealtà qualcuno rimase ad ufficiarla; anzivenne trasformata in « commenda ». Inno-cenze X ne diede la investitura al cardina-le genovese Alerame Cybo. Fu per pocotempo perché presto venne messa in ven-dita « a candela accesa al plus offeren-te ». . . Restò aggiudicata ad una comuni-tà religiosa, i Chierici Regolari Minori,che con Genova avevano particolari rap-porti in ragione del loro confondatore, ilservo di Dio Agostino Adorno. Essi ave-vano in città la officiatura della chiesa diSanta Fede; San Rocco rappresentava unanuova affermazione della loro presenza edella validità del loro programma.Per sviluppare questo essi furono valida-mente sostenuti, sul piano finanziario, dal-la famiglia Viganego. Un rev. PrudenzioViganego, fondando un beneficio, otten-ne per sé il titolo di Abate di San Roccoed assicurò alla famiglia il giuspatronatosulla chiesa. Gio. Nicolo, suo fratello, siassunse l'iniziativa di adornare di marmil'altare di San Rocco.A rappresentare il santo, in forma degna,si commise l'incarico di una statua inmarmo ad un forestiere, allora operantein Genova. Quel Pelle Onorato, che ènoto alle vecchie guide come monsieurHonoré, marsigliese, contemporaneo delpiù famoso connazionale Pietro Puget.Nella chiesa trovarono riposo, accanto abenefattori e devoti, le spoglie di personenotevoli. Ricordiamo il sepolcro di quat-tro Dogi della Repubblica: Benedetto eAgostino Viale (1717-1719 e 1750-1752),Gian Carlo e Alerame Pallavicini (1785-87 e 1789-91).

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6 - Giovanni Carlone, Storie di San Rocco.

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7 - A. e C. Semino, Martirio di Santa Caterina.

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8 - Luciano Borzone, Crocifisso e Maddalena.

Nuova funzioneI Chierici Regolari restarono a San Roccofinché la Repubblica Ligure non pensò,nel 1798, di... avviare quelle soppressionidelle corporazioni religiose che fossero« convenienti al comodo della popolazio-ne e al vantaggio della Patria » ( ! ). Traqueste vi fu la nostra: la chiesa fu chiusae l'annesso convento fu subito occupato.Ennesima vicenda della tormentata storiadi questo tempio. La chiusura, con conse-guente deperimento del patrimonio artisti-co, durò parecchi anni. Solo nel 1821,nel vecchio edificio, riprese il battito diuna nuova vita, con nuova visuale e nuo-ve prospettive. Non vi rientrarono più re-ligiosi, ma la chiesa dall'arcivescovo

Card. Lambruschini fu affidata al clerodiocesano e fu elevata a parrocchia col tra-sferimento del titolo da quella di SantaMaria di Granarolo. Si realizzava così laproposta fatta fin dal 1582 dal visitatoreBossi.Nuova funzione; nuovo slancio di ini-ziative.Lo stato dell'edificio, dopo tanto abbando-no, doveva presentarsi piuttosto squalli-do. Perché non arricchirlo? Sulla piazzanon mancava una certa disponibilità diopere d'arte, sottratte alle chiese, la cuisorte era stata definitivamente segnata da-gli eventi. A San Rocco confluirono cosìil dipinto di G.B. Merani, che provienedalla chiesa di San Pietro della Foce erappresenta San Giovanni Decollato; ap-porto più prezioso, vennero qui sistematetre tele appartenenti già alla monumentalechiesa di San Francesco di Castelletto. Seil Martirio di Santa Caterina di Alessan-dria, forse già proveniente dalla metro-politana di San Lorenzo, è opera mediocredei fratelli Alessandro e Cesare Semino,il Transito di San Giuseppe di G. AndreaDe Ferrari e la Dormitio Virginis di Do-menico Fiasella sono opere di tutt'altralevatura. Le due tele, affini di soggetto,hanno anche punti d'incontro derivantidalla stessa sorgente cui gli artisti hannoattinto e rappresentano propizia occasionedi raffronti. La tela del De Ferrari è con-siderata dal Castelnovi « tra le sue cosemigliori »; in quella del Fiasella si notasecondo il Donati « uno schema composi-tivo ben collaudato in un tono solenne epiano insieme ».

Fisionomia attuale

Abbellita delle nuove opere, la chiesa re-clamava un'adeguata cornice decorativa.Per munificenza del nobile G.B. Lomelli-ni ne fu dato l'incarico a Michele Canzio.Non tutti restarono soddisfatti. La conta-minazione di motivi puramente naturalisti-ci in ambiente sacro a più d'uno nonpiacque.La chiesa, a mano a mano, andò compie-

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tando le sue strutture, per assolvere allanuova funzione di « vedetta dello spirito »in un aggressivo contesto urbanistico dicemento armato e di rumori. Oh! i tempilontani del silenzio e della contemplazio-ne! In epoca recente il suo patrimonio fuaccresciuto di una statua della Madonnadella Guardia del popolare scultore geno-vese Antonio Canepa.Subì notevoli danni nella guerra 1940-45,in particolare a seguito del bombarda-mento del 2 agosto 1944.Passata la bufera, essa si rivelò ancoraaccogliente asilo di opere randagie. Otten-ne in deposito dalla Soprintendenza alleGallerie della Liguria due tele, che giàadornavano il distrutto monastero di SantaMaria in Passione. Una Crocifissione conla Maddalena di Luciano Borzone e unSan Luca tra Santi del voltrese AndreaAnsaldo. La presenza di questi dipinti,non creati in funzione dell'ambiente, con-ferisce alla chiesa una nota caratteristica:quella di offrire oltre al contenuto storicouna suggestiva e varia raccolta di pitturagenovese.

Visita guidataOltrepassata la disadorna facciata, entria-mo nel vano della chiesa. Alle pareti pla-stiche di Marcelle Sparzo (sec. XVII);volta decorata da Michele Canzio (fl868).1. A destra: Altare Madonna della Guar-dia. Sopra l'altare gruppo ligneo della Ma-donna di Antonio Canepa (f 1931). Inalto, stucco con la Flagellazione di Gesù;sul lato destro, San Cristoforo; sul sini-stro, San Sebastiano.Sulla lesena seguente, statua di Aronne;sotto, il Vitello d'oro, sopra, San Roccoappestato.2. Altare San Giuseppe. Sull'ancona, teladi G. A. De Ferrari (f 1669) con il Tran-sito del Santo. Sopra, in ovale le Stim-ma te di San Francesco; dai lati, due An-geli sorreggenti simboli della Passione.Sulla lesena, Salomone; sotto, formellacon il Giudizio di Salomone; sopra SanRocco.

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3. Altare del Crocifisso. In ancona, telacon il Crocifisso e la Maddalena di Lu-ciano Borzone (f 1645). Sopra, formellacon l'Innalzamento del serpente nel de-serto. Ai lati, due profeti: Davide e Ge-remia. All'imposta dell'arco del presbi-terio, due statue con i profeti Geremiae I saia.Presbiterio. Sulle pareti, da destra, telecon: Martirio di Santa Caterina di Ales-sandria di A. e C. Semino (sec. XVII),San Giovanni Battista decapitato di G.B.Merani (t 1698); a sinistra, San Luca chedipinge la Madonna e figure di AndreaAnsaldo (| 1638), Dormitio Virginis diDomenico Fiasella (f 1669).Altare in marmi policromi del sec. XVIII,proveniente dalla chiesa del monastero del-le Battistine. Sugli architravi delle portedue statuine di marmo, anonime del sec.XVII, con San Rocco e San Sebastiano.Nel catino, Storie di San Rocco; al cen-tro, Trionfo del Santo, attorno, aneddotidella vita. Nei quattro angoli dell'arco, fi-gure simboliche: la Semplicità con la Co-lomba, la Pace con l'ulivo, la Carità conbimbi, l'Innocenza con l'agnellino, di Gio-vanni Cartone (f 1630).Sacrestia, tela recentemente restauratacon la Deposizione dalla croce in replicada Paolo Rubens (t 1640)?4. Altare della Madonna (già Sacro Cuo-re). In nicchia, tavolina trecentesca diNiccolo Da Veltri (sec. XV); attorno,Angioli in plastica sorreggenti titoli dellelitanie lauretane. In alto lunetta con l'In-coronazione della Vergine Santissima. Ailati, due stucchi con Santa Maria Madda-lena e Santa Caterina martire. Sopra ilpulpito, profeta Davide e, in alto, SanRocco incontra il papa.5. Altare San Rocco. Statua marmoreadel Santo di Onorato Pelle (sec. XVII).In alto, lunetta con San Rocco che assistegli appestati. Ai due lati due figure inplastica: un Cavaliere (San Maurizio, SanGiorgio)? e San Lorenzo.Sulla lesana, statua di Mosè; sotto, il Ro-veto ardente; sopra San Rocco colpito dal-la peste.

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9 - Andrea Ansaldo, San Luca e Santi.

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10 - Andrea De Ferrari, Transito di San Giuseppe.

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11 - Domenico Fiasella, Dormitio Virginis.

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12 - Onorato Pelle, San Rocco.

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12 - Onorato Pelle, San Rocco.

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13 - Antonio Canepa, Madonna della Guardia.

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14 - Marcelle Sparzo, Giudizio di Salomone (particolare).

Ai lati della porta che immette in sacre- pietto già esistente sul vecchio altare mag-stia, due stucchi con i patroni di Genova giore.San Siro e San Rocco. In alto, lunetta con Scena biblica; ai lati,6. Altare del Battistero (già del Transito in stucco Santa Lucia e Santo Stefano.di San Giuseppe). Il battistero, in marmi A monte della chiesa, in edificio privato,policromi, è rielaborazione composita mo- avanzi del-chiostro conventuale,derna del Cresta, coll'impiego del tem-

Bibliografia essenzialeAA.VV., San Rocco ed i Genovesi 1327 - ViCentenario - 1927, Tip. S. Giuseppe, Genova1927.

F. AUZERI, Guida artistica per la città di Ge-nova, II, Grondona, Genova 1847, pp. 1170-1180.

L. DE SIMONI, Le chiese di Genova, II, Ed. Ce-retti, Genova 1948, pp. 173-179.

TOMASO (OLIVIERI) DA GENOVA, Genova sacranelle sue Chiese, Monasteri, Luoghi Pii, etc.MS. 1784 (Biblioteca Provinciale Cappuccini.Genova) ff. 126-128.AA.VV., La pittura a Genova e in Liguria, II,Sagep, Genova 1971, p. 115.

P. DONATI, Domenico Fiasella il Sarzana, Ed.Stringa, Genova 1974, p. 106.

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Guide di Genova pubblicate• 1 Santa Maria di CastelloD 2 II Gesù (S.S. Ambrogio e Andrea)D 3 Villa ImperialeD 4 Palazzo del Banco di Chiavar!D 5 SS. Annunziata di PorteriaD 6 S.M. Assunta in CarignanoD 7 Palazzo della Camera di CommercioD 8 Santa Maria delle Vigne• 9 Palazzo DucaleD 10 Palazzo Tursi (Municipio]• 11 Cattedrale di San LorenzoD 12 Palazzo Doria - Spinola (Prefettura)D 13 San LucaD 14 San MatteoD 15 San Giovanni di PréD 16 Santa Maria del Prato• 17 Palazzo RealeD 18 Santuario della MadonnettaD 19 Palazzo Doria (Ass. Industriali)D 20 Santuario di San Francesco da Paola• 21 Chiesa e oratorio di San FilippoD 22 Chiesa della CellaD 23 Multedo: Villa Rostan e il Monte Olivete• 24 I Forti di Genova (da Torre della Spe-

cola al Belvedere)• 25 I Forti di Genova (da Forte Quezzi a

Forte San Giuliano)D 26 I Forti di Genova (da Forte Puin a

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Sturla• 35 Villa del Principe A. Doria a FassoloD 36 Chiesa di San Camillo e Santa Croce• 37 Archeologia a Genova• 38 Palazzo San Giorgio• 39 Itinerario: Dal Mandraccio a Porta So-

prana• 40 Museo d'Arte Orientale e Villetta di

NegroD 41 Villa Cambiaso (Facoltà d'Ingegneria)• 42 II Porto di Genova• 43 Palazzo Rosso• 44 Palazzo BiancoD 45 Chiesa di San Nicolo del BoschettoD 46 Museo del Tesoro di San LorenzoD 47 Villa Durazzo Bombrini (Italsider)D 48 Nervi, Museo di Villa Luxoro• 49 Itinerario della Val PolceveraD 50 Pegli, Museo Navale di Villa DoriaD 51 Chiesa di Santa Marta• 52 Chiesa di Nostra Signora della Con-

solazioneD 53 Chiesa di San Rocco di Granarolo

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