chiesa cattolica e resistenza - Pilo Albertelli...Eugenio Zolli Eugenio Zolli, Prima dell’alba,...

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Chiesa cattolica e Resistenza A lungo si è discusso sul ruolo che ricoprì la Chiesa Cattolica durante il periodo dell'occupazione nazista. Molti storici, in particolare, hanno rimproverato al papa Pio XII un'eccessiva "prudenza" nell'opporsi al fascismo e al nazismo, uno scarso impegno nell'aiutare gli ebrei pure essendo stato informato dell'esistenza dei campi di sterminio e di genocidi commessi dai nazisti, un effettivo disinteresse anche di fronte al massacro delle Fosse Ardeatine. In realtà i cattolici, durante il periodo della Resistenza, si trovarono di fronte ad un "aut-aut": alcuni presero le armi e si schierarono con decisione ed impegno contro l'oppressione (250 sacerdoti furono uccisi in quanto antifascisti), altri invece scelsero strade differenti per adempiere a quello che sentivano come un dovere morale: aiutare, nascondere i perseguitati, proteggere gli indifesi, anche a rischio della propria vita, come fecero don Morosini, partigiano combattente (sepolto alle Fosse Ardeatine) che ricevette la medaglia d'oro per aver svolto il suo "apostolato tra i militari sbandati attraendoli nella banda di cui era cappellano", e don Pappagallo, il cui operato è ricordato da una lapide che si trova davanti la chiesa di Santa Pudenziana. Inoltre la diversità nel condurre la lotta rivelavano una sostanziale diversità di obiettivi: infatti l'Italia libera e democratica voluta dai cattolici non era lo stato comunista auspicato da altre componenti del movimento di resistenza. In questo contesto, solo a Roma si rifugiarono 4461 israeliti e 3455 esponenti politici e militari, che trovarono ospitalità in case religiose maschili e femminili. In particolare è noto che fra il settembre 1943 e il giugno 1944 il Seminario maggiore (nel complesso del Laterano) si aprì per strappare dalla furia dei tedeschi che occupavano Roma più di un centinaio di ricercati, tra cui alcuni ministri del governo Badoglio che non si erano messi in salvo nella carovana reale, molti leader politici come Nenni, De Gasperi e Bonomi e anche il generale Roberto Bencivenga , rappresentante militare dell'Italia libera. Rettore del Seminario e organizzatore del centro d'accoglienza era monsignor Ronca, medaglia d'argento al valor militare, che aiutato da pochi collaboratori (don Righini, don Palazzini e don Clarizio, latore di notizie ed esclusivo contatto fra i rifugiati e l'esterno) gestiva la delicata situazione (in un clima "misto di carità e cospirazione") sotto la guida di Pio XII e con l'appoggio dell'ambasciatore presso la Santa Sede von Weizsaecker. In una situazione di rigorosissima clausura, tutti gli "ospiti" assunsero il nome di un seminarista realmente esistente (ad esempio De Gasperi divenne don Alfonso Porta, poi parroco di San Vitale) per non richiamare l'attenzione del personale di servizio. Qualcuno racconta che in quel periodo, all'interno del Laterano si sentiva bestemmiare Nenni, il quale, non partecipando alla messa festiva, durante la celebrazione teneva alto in una stanza vicina il volume della radio, nonostante i rimproveri di Ivanoe Bonomi, mentre De Gasperi partecipava frequentemente alla messa anche nei giorni feriali. Quando le SS, violando l'extraterritorialità, irruppero nel monastero di San Paolo fuori le Mura e nel Seminario Lombardo a Santa Maria Maggiore, si decise di trasferire, per prudenza, alcuni dei rifugiati, come De Gasperi, che si spostò a casa di monsignor

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  • Chiesa cattolica e Resistenza A lungo si è discusso sul ruolo che ricoprì la Chiesa Cattolica durante il periodo dell'occupazione nazista. Molti storici, in particolare, hanno rimproverato al papa Pio XII un'eccessiva "prudenza" nell'opporsi al fascismo e al nazismo, uno scarso impegno nell'aiutare gli ebrei pure essendo stato informato dell'esistenza dei campi di sterminio e di genocidi commessi dai nazisti, un effettivo disinteresse anche di fronte al massacro delle Fosse Ardeatine. In realtà i cattolici, durante il periodo della Resistenza, si trovarono di fronte ad un "aut-aut": alcuni presero le armi e si schierarono con decisione ed impegno contro l'oppressione (250 sacerdoti furono uccisi in quanto antifascisti), altri invece scelsero strade differenti per adempiere a quello che sentivano come un dovere morale: aiutare, nascondere i perseguitati, proteggere gli indifesi, anche a rischio della propria vita, come fecero don Morosini, partigiano combattente (sepolto alle Fosse Ardeatine) che ricevette la medaglia d'oro per aver svolto il suo "apostolato tra i militari sbandati attraendoli nella banda di cui era cappellano", e don Pappagallo, il cui operato è ricordato da una lapide che si trova davanti la chiesa di Santa Pudenziana. Inoltre la diversità nel condurre la lotta rivelavano una sostanziale diversità di obiettivi: infatti l'Italia libera e democratica voluta dai cattolici non era lo stato comunista auspicato da altre componenti del movimento di resistenza. In questo contesto, solo a Roma si rifugiarono 4461 israeliti e 3455 esponenti politici e militari, che trovarono ospitalità in case religiose maschili e femminili. In particolare è noto che fra il settembre 1943 e il giugno 1944 il Seminario maggiore (nel complesso del Laterano) si aprì per strappare dalla furia dei tedeschi che occupavano Roma più di un centinaio di ricercati, tra cui alcuni ministri del governo Badoglio che non si erano messi in salvo nella carovana reale, molti leader politici come Nenni, De Gasperi e Bonomi e anche il generale Roberto Bencivenga, rappresentante militare dell'Italia libera. Rettore del Seminario e organizzatore del centro d'accoglienza era monsignor Ronca, medaglia d'argento al valor militare, che aiutato da pochi collaboratori (don Righini, don Palazzini e don Clarizio, latore di notizie ed esclusivo contatto fra i rifugiati e l'esterno) gestiva la delicata situazione (in un clima "misto di carità e cospirazione") sotto la guida di Pio XII e con l'appoggio dell'ambasciatore presso la Santa Sede von Weizsaecker. In una situazione di rigorosissima clausura, tutti gli "ospiti" assunsero il nome di un seminarista realmente esistente (ad esempio De Gasperi divenne don Alfonso Porta, poi parroco di San Vitale) per non richiamare l'attenzione del personale di servizio. Qualcuno racconta che in quel periodo, all'interno del Laterano si sentiva bestemmiare Nenni, il quale, non partecipando alla messa festiva, durante la celebrazione teneva alto in una stanza vicina il volume della radio, nonostante i rimproveri di Ivanoe Bonomi, mentre De Gasperi partecipava frequentemente alla messa anche nei giorni feriali. Quando le SS, violando l'extraterritorialità, irruppero nel monastero di San Paolo fuori le Mura e nel Seminario Lombardo a Santa Maria Maggiore, si decise di trasferire, per prudenza, alcuni dei rifugiati, come De Gasperi, che si spostò a casa di monsignor

  • Costantini (Propaganda Fide), mentre per il generale Bencivenga esplose un complicato incidente, dovuto all'intercettazione di una radio clandestina installata nel Seminario. Monsignor Ronca dovette dichiarare formalmente che il generale aveva lasciato il rifugio, anche se in realtà si era soltanto spostato presso uno dei canonici della Basilica. Fra i testimoni dell'operato dei cattolici ed in particolare di Pio XII, Emilio Zolli, capo della Comunità ebraica di Roma durante la Seconda Guerra Mondiale (poi convertitosi al Cristianesimo), il quale racconta come riuscì ad ottenere dal Papa i 15 Kg d'oro che mancavano per raggiungere i tristemente famosi 50 Kg del riscatto richiesto agli ebrei dal ghetto di Roma, dopo che aveva tentato invano di convincere il presidente della Comunità ebraica di Roma, Ugo Foà, a chiudere la sinagoga e gli uffici della Comunità, a distruggere tutti i documenti e gli elenchi degli ebrei romani e ad aiutare quante più persone possibile a lasciare Roma prima che arrivassero i tedeschi. Altre testimonianze dell'impegno della Chiesa, come la lapide di ringraziamento a Pio XII e agli agostiniani "per la coraggiosa difesa di militari e non della furia nazista" all'interno del Museo della Liberazione di Via Tasso o il manifesto che riguardante "l'assistenza della Chiesa Cattolica di Roma ai ricercati delle polizie nazifasciste", attestano il ruolo attivo della componente cattolica all'interno del movimento della Resistenza, un movimento, come disse Aldo Moro, "di popolo, un movimento sociale, non di classe, il vero Risorgimento".

  • Fonti: Museo della Liberazione di Via Tasso Museo delle Fosse Ardeatine M. Rendina Dizionario della Resistenza italiana 30 Giorni Anno XXI - N' l - 2004 - "Tornando in Laterano" di G. Andreotti 30 Giorni Anno XXII - N°3 - 2004 - Recensione di G. Ricciardi a "Prima dell'alba" di E. Zolli

    La chiesa di San Giovanni in Laterano

    De Gasperi con Mons. Ronca, diventato da poco vescovo.

    Mons. Roberto Ronca, vescovo di Pompei dal ’48 al ’55.

  • Israel Zolli, rabbino della comunità ebraica di Roma dal 1940 - rabbino capo della sinagoga romana durante l'occupazione nazista.

    Il rabbino Israel Zorzi nella sinagoga di Roma, il 31 luglio 1944 accompagnato da un altro rabbino statunitense, legge un messaggio di ringraziamento.

    Eugenio Zolli Eugenio Zolli, Prima dell’alba, autobiografia autorizzata, Cinisello Balsamo 2004, 283pp, euro 18,00