Chiamati Dal Brasile la Parola I L il Ponte Missioni · 2012-10-28 · Il documento 2 Chiamati a...

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Il documento 2 Chiamati a far risplendere la Parola I l messaggio di Papa Benedetto nella Giornata Missionaria Mondiale. I viaggi 3 Dal Brasile al Venezuela: che esperienze! L e testimonianze di chi ha vissuto da missionario nelle va- rie comunità. La Missione 4 e 5 In Albania per far conoscere Cristo Gesù L ’impegno nella preghiera e nella riflessione. E quante attività! Le iniziative 6 Come promuovere la “missio” nelle parrocchie M a attenzione a non dimenticare di essere missionari in questa terra. EDITORIALE La Missione è sempre un dono a visita a una missione è sempre un dono del Signore: ogni volta si riceve molto più di quanto si por- ti”. L Il commento di don Aldo Fonti, reduce da una recente visita in Albania, è accompa- gnato da un sorriso che dà luce agli occhi. Il direttore di Missio Diocesana non riesce Ho creduto perciò ho parlato Il 50° anniversario dell’apertura del Concilio - 11 ottobre 1962 - ricorre nel cuore dell’ottobre missionario. L’Anno della Fede, che in ta- le circostanza Papa Benedetto XVI inaugura, è riferimento prezioso anche per chi si occupa di missione. Il rinnovamento della coscienza missionaria che il Concilio ha promosso nelle Chiese Locali e nel cuore di ogni battezzato, si intreccia con la fede, dono che caratterizza il percorso di ogni cristiano e ne costituisce l’identità profonda. Perciò Missio proponendo l’Ottobre e la Giornata Missionaria Mondiale ricorda che non solo “la fede si rafforza donandola”, ma anche “ci spinge a essere missionari”, al punto che “la perdita di vitalità nella spin- ta missionaria è sintomo di una crisi di fede”, secondo le parole del Beato Giovanni Paolo II. don Gianni Cesena (Direttore Nazionale Missio) a nascondere la speranza per il futuro, che su alcuni aspetti è già certezza. Cosa ha trovato in Albania e nella mis- sione riminese? “Ogni volta mi colpisce veder nascere e crescere una Chiesa dal primo annuncio. Quella che domani sarà una comunità nu- merosa e articolata in gruppi di apostola- to e in strutture, oggi, sul nascere, è una piccola realtà dove si contano molte per- sone battezzate. Non va dimenticato che lì la nostra Chiesa muove i primi passi in un paese che esce da una storia difficile. Ho fatto questo viaggio insieme al Vesco- vo in settembre, giungendo a Berat nella notte tra sabato 8 e domenica 9. Dopo la preghiera del mattino abbiamo dedicato la prima parte della giornata ad una riu- nione con don Giuseppe Tosi, responsa- bile della missione e successore di don Giovanni Vaccarini, e poi con l’équipe missionaria riminese. Don Giuseppe ha relazionato sull’andamento della missio- ne vista nella sua globalità, sottolineando l’importanza di uniformare la pastorale nelle tre comunità presenti in loco. Nella seconda parte dell’incontro, con la pre- senza di tutta l’équipe, sono state presen- tate al Vescovo diverse relazioni sullo sta- to dei tre centri della missione. L’Eucare- stia celebrata nel pomeriggio a Berat in una struttura delle suore Mestre Pie Filip- pini con la presenza delle tre comunità e la successiva festa preparata dai giovani del- la missione sono state l’esempio più elo- quente di questo cammino di una sola Chiesa. Il lunedì, dopo l’inaugurazione da parte del Vescovo dell’anno scolastico nel collegio delle suore Maestre Pie Filippini, abbiamo fatto visita alla “comunità ma- dre” di Kucova. Segue a pagina 6 il Ponte web: www.ilponte.com | email: [email protected] - Supplemento a ilPonte n. 37 del 21 ottobre 2012 speciale Missioni I L M ESSAGGIO DEL P APA PER LA G IORNATA M ISSIONARIA M ONDIALE ari fratelli e sorelle! La celebrazione della Giornata Missionaria Mondiale si carica quest’anno di un significato tutto particolare. La ricorrenza del 50° anniversario dell’inizio del Concilio Vaticano II, l’apertura dell’Anno della fede e il Sinodo dei Vescovi sul tema della nuova evangelizzazione concorrono a riaffermare la volontà della Chiesa di impegnarsi con maggiore coraggio e ardore nella missio ad C gentes perché il Vangelo giunga fino agli estremi confini della terra. Il Concilio Ecumenico Vaticano II, con la partecipazione dei Vescovi cattolici provenienti da ogni angolo della terra, è stato un segno luminoso dell’universalità della Chiesa, accogliendo, per la prima volta, un così alto numero di Padri Conciliari provenienti dall’Asia, dall’Africa, dall’America Latina e dall’Oceania. Vescovi missionari e Vescovi autoctoni, Pastori di comunità sparse fra popolazioni non cristiane, che portavano nell’Assise conciliare l’immagine di una Chiesa presente in tutti i Continenti e che si facevano interpreti delle complesse realtà dell’allora cosiddetto “Terzo Mondo” . Ricchi dell’esperienza derivata dall’essere Pastori di Chiese giovani ed in via di formazione, animati dalla passione per la diffusione del Regno di Dio, essi hanno contribuito in maniera rilevante a riaffermare la necessità e l’urgenza dell’evangelizzazione ad gentes, e quindi a portare al centro dell’ecclesiologia la natura missionaria della Chiesa. Ecclesiologia missionaria Questa visione oggi non è venuta meno, anzi, ha conosciuto una feconda riflessione teologica e pastorale e, al tempo stesso, si ripropone con rinnovata urgenza perché si è dilatato il numero di coloro che non conoscono ancora Cristo. Segue a pagina 2

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Il documento 2Chiamatia far risplenderela Parola

Il messaggio di PapaBenedetto nella

Giornata MissionariaMondiale.

I viaggi 3Dal Brasileal Venezuela:che esperienze!

Le testimonianze dichi ha vissuto da

missionario nelle va-rie comunità.

La Missione 4 e 5In Albaniaper far conoscereCristo Gesù

L’impegno nellapreghiera e nella

riflessione. E quanteattività!

Le iniziative 6Come promuoverela “missio”nelle parrocchie

Ma attenzione anon dimenticare

di essere missionari inquesta terra.

EDITORIALELa Missione è sempre un dono

a visita a una missione è sempreun dono del Signore: ogni volta siriceve molto più di quanto si por-ti”.L

Il commento di don Aldo Fonti, reduce dauna recente visita in Albania, è accompa-gnato da un sorriso che dà luce agli occhi.Il direttore di Missio Diocesana non riesce

Ho credutoperciò ho parlato

Il 50° anniversario dell’apertura del Concilio - 11 ottobre 1962 - ricorre nel cuore dell’ottobre missionario. L’Anno della Fede, che in ta-le circostanza Papa Benedetto XVI inaugura, è riferimento prezioso anche per chi si occupa di missione. Il rinnovamento della coscienzamissionaria che il Concilio ha promosso nelle Chiese Locali e nel cuore di ogni battezzato, si intreccia con la fede, dono che caratterizzail percorso di ogni cristiano e ne costituisce l’identità profonda. Perciò Missio proponendo l’Ottobre e la Giornata Missionaria Mondialericorda che non solo “la fede si rafforza donandola”, ma anche “ci spinge a essere missionari”, al punto che “la perdita di vitalità nella spin-ta missionaria è sintomo di una crisi di fede”, secondo le parole del Beato Giovanni Paolo II.

don Gianni Cesena (Direttore Nazionale Missio)

a nascondere la speranza per il futuro, chesu alcuni aspetti è già certezza.Cosa ha trovato in Albania e nella mis-sione riminese?“Ogni volta mi colpisce veder nascere ecrescere una Chiesa dal primo annuncio.Quella che domani sarà una comunità nu-merosa e articolata in gruppi di apostola-to e in strutture, oggi, sul nascere, è unapiccola realtà dove si contano molte per-sone battezzate. Non va dimenticato chelì la nostra Chiesa muove i primi passi inun paese che esce da una storia difficile.Ho fatto questo viaggio insieme al Vesco-

vo in settembre, giungendo a Berat nellanotte tra sabato 8 e domenica 9. Dopo lapreghiera del mattino abbiamo dedicatola prima parte della giornata ad una riu-nione con don Giuseppe Tosi, responsa-bile della missione e successore di donGiovanni Vaccarini, e poi con l’équipemissionaria riminese. Don Giuseppe harelazionato sull’andamento della missio-ne vista nella sua globalità, sottolineandol’importanza di uniformare la pastoralenelle tre comunità presenti in loco. Nellaseconda parte dell’incontro, con la pre-senza di tutta l’équipe, sono state presen-

tate al Vescovo diverse relazioni sullo sta-to dei tre centri della missione. L’Eucare-stia celebrata nel pomeriggio a Berat inuna struttura delle suore Mestre Pie Filip-pini con la presenza delle tre comunità e lasuccessiva festa preparata dai giovani del-la missione sono state l’esempio più elo-quente di questo cammino di una solaChiesa. Il lunedì, dopo l’inaugurazione daparte del Vescovo dell’anno scolastico nelcollegio delle suore Maestre Pie Filippini,abbiamo fatto visita alla “comunità ma-dre” di Kucova.

Segue a pagina 6

ilPonteweb: www.ilponte.com | email: [email protected] - Supplemento a ilPonten. 37 del 21 ottobre 2012

speciale

Missioni

�ILMESSAGGIO DELPAPA PER LAGIORNATAMISSIONARIAMONDIALEari fratelli e sorelle!La celebrazione dellaGiornata Missionaria

Mondiale si carica quest’anno diun significato tutto particolare. Laricorrenza del 50° anniversariodell’inizio del Concilio Vaticano II,l’apertura dell’Anno della fede e ilSinodo dei Vescovi sul tema dellanuova evangelizzazioneconcorrono a riaffermare lavolontà della Chiesa diimpegnarsi con maggiorecoraggio e ardore nella missio ad

Cgentes perché il Vangelo giungafino agli estremi confini dellaterra. Il Concilio Ecumenico Vaticano II,con la partecipazione dei Vescovicattolici provenienti da ogniangolo della terra, è stato unsegno luminoso dell’universalitàdella Chiesa, accogliendo, per laprima volta, un così alto numero

di Padri Conciliari provenientidall’Asia, dall’Africa, dall’AmericaLatina e dall’Oceania. Vescovimissionari e Vescovi autoctoni,Pastori di comunità sparse frapopolazioni non cristiane, cheportavano nell’Assise conciliarel’immagine di una Chiesapresente in tutti i Continenti e chesi facevano interpreti delle

complesse realtà dell’alloracosiddetto “Terzo Mondo”. Ricchidell’esperienza derivatadall’essere Pastori di Chiesegiovani ed in via di formazione,animati dalla passione per ladiffusione del Regno di Dio, essihanno contribuito in manierarilevante a riaffermare la necessitàe l’urgenza dell’evangelizzazione

ad gentes, e quindi a portare alcentro dell’ecclesiologia la naturamissionaria della Chiesa.

Ecclesiologia missionariaQuesta visione oggi non è venutameno, anzi, ha conosciuto unafeconda riflessione teologica epastorale e, al tempo stesso, siripropone con rinnovata urgenzaperché si è dilatato il numero dicoloro che non conoscono ancoraCristo.

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Documento2

Giornata Missionaria Mondiale. Il Messaggio del Papa invita a riprendere lo stesso slancioapostolico delle prime comunità cristiane, perchè la Missione è compito di tutto il Popolo di Dio

Chiamati a far risplendere la Parolali uomini che attendonoCristo sono ancora innumero immenso”,

affermava il beato GiovanniPaolo II nell’Enciclica Redemptoris missio sullapermanente validità delmandato missionario, eaggiungeva: “Non possiamorestarcene tranquilli, pensandoai milioni di nostri fratelli esorelle, anch’essi redenti dalsangue di Cristo, che vivonoignari dell’amore di Dio” (n.86). Anch’io, nell’indire l’Annodella fede, ho scritto che Cristo“oggi come allora, ci invia per lestrade del mondo perproclamare il suo Vangelo atutti i popoli della terra” (Lett.ap. Porta fidei, 7);proclamazione che, come siesprimeva anche il Servo diDio Paolo VI nell’Esortazioneapostolica Evangelii nuntiandi,“non è per la Chiesa uncontributo facoltativo: è ildovere che le incombe permandato del Signore Gesù,affinché gli uomini possanocredere ed essere salvati. Sì,questo messaggio è necessario. Èunico. È insostituibile” (n. 5).Abbiamo bisogno quindi diriprendere lo stesso slancioapostolico delle primecomunità cristiane, che,piccole e indifese, furonocapaci, con l’annuncio e latestimonianza, di diffondere ilVangelo in tutto il mondoallora conosciuto. Nonmeraviglia quindi che ilConcilio Vaticano II e ilsuccessivo Magistero dellaChiesa insistano in modospeciale sul mandatomissionario che Cristo haaffidato ai suoi discepoli e chedeve essere impegnodell’intero Popolo di Dio,Vescovi, sacerdoti, diaconi,religiosi, religiose, laici. La curadi annunziare il Vangelo inogni parte della terra spettaprimariamente ai Vescovi,diretti responsabilidell’evangelizzazione nelmondo, sia come membri delcollegio episcopale, sia comePastori delle Chiese particolari.Essi, infatti, “sono staticonsacrati non soltanto per unadiocesi, ma per la salvezza ditutto il mondo” (GiovanniPaolo II, Lett. enc. Redemptorismissio, 63), “messaggeri di fedeche portano nuovi discepoli aCristo” (Ad gentes, 20) erendono “visibile lo spirito el’ardore missionario del Popolodi Dio, sicché la diocesi tutta sifa missionaria” (ibid., 38).

La priorità dell’evangelizzareIl mandato di predicare ilVangelo non si esaurisceperciò, per un Pastore,nell’attenzione verso laporzione del Popolo di Dioaffidata alle sue cure pastorali,né nell’invio di qualchesacerdote, laico o laica fideidonum. Esso deve coinvolgeretutta l’attività della Chiesaparticolare, tutti i suoi settori,in breve, tutto il suo essere e ilsuo operare. Il ConcilioVaticano II lo ha indicato conchiarezza e il Magisterosuccessivo l’ha ribadito conforza. Ciò richiede di adeguare

G

costantemente stili di vita,piani pastorali eorganizzazione diocesana aquesta dimensionefondamentale dell’essereChiesa, specialmente nelnostro mondo in continuocambiamento. E questo valeanche per gli Istituti di VitaConsacrata e le Società di VitaApostolica, come pure per iMovimenti ecclesiali: tutte lecomponenti del grandemosaico della Chiesa devonosentirsi fortemente interpellatedal mandato del Signore dipredicare il Vangelo, affinchéCristo sia annunciato ovunque.Noi Pastori, i religiosi, lereligiose e tutti i fedeli in Cristo,dobbiamo metterci sulle ormedell’apostolo Paolo, il quale,“prigioniero di Cristo per ipagani” (Ef 3,1), ha lavorato,sofferto e lottato per far

giungere il Vangelo in mezzo aipagani (cfr Col 1,24-29), senzarisparmiare energie, tempo emezzi per far conoscere ilMessaggio di Cristo. Ancheoggi la missione ad gentes deveessere il costante orizzonte e ilparadigma di ogni attivitàecclesiale, perché l’identitàstessa della Chiesa è costituitadalla fede nel Mistero di Dio,che si è rivelato in Cristo perportarci la salvezza, e dallamissione di testimoniarlo eannunciarlo al mondo, fino alsuo ritorno. Come san Paolo,dobbiamo essere attenti verso ilontani, quelli che nonconoscono ancora Cristo e nonhanno sperimentato lapaternità di Dio, nellaconsapevolezza che “lacooperazione missionaria sideve allargare oggi a formenuove includendo non solo

l’aiuto economico, ma anche lapartecipazione direttaall’evangelizzazione” (GiovanniPaolo II, Lett. enc. Redemptorismissio, 82). La celebrazionedell’Anno della fede e delSinodo dei Vescovi sulla nuovaevangelizzazione sarannooccasioni propizie per unrilancio della cooperazionemissionaria, soprattutto inquesta seconda dimensione.

Fede e annuncioL’ansia di annunciare Cristo cispinge anche a leggere la storiaper scorgervi i problemi, leaspirazioni e le speranzedell’umanità, che Cristo devesanare, purificare e riempiredella sua presenza. Il suoMessaggio, infatti, è sempreattuale, si cala nel cuore stessodella storia ed è capace di darerisposta alle inquietudini piùprofonde di ogni uomo. Perquesto la Chiesa, in tutte le suecomponenti, deve essereconsapevole che “gli orizzontiimmensi della missioneecclesiale, la complessità dellasituazione presente chiedonooggi modalità rinnovate perpoter comunicare efficacementela Parola di Dio” (BenedettoXVI, Esort. ap. postsin. VerbumDomini, 97).Questo esige, anzitutto, unarinnovata adesione di fedepersonale e comunitaria alVangelo di Gesù Cristo, “in unmomento di profondocambiamento come quello chel’umanità sta vivendo” (Lett.ap. Porta fidei, 8). Uno degliostacoli allo slanciodell’evangelizzazione, infatti, èla crisi di fede, non solo delmondo occidentale, ma di granparte dell’umanità, che pure hafame e sete di Dio e deve essereinvitata e condotta al pane divita e all’acqua viva, come laSamaritana che si reca al pozzodi Giacobbe e dialoga conCristo. Come raccontal’Evangelista Giovanni, lavicenda di questa donna èparticolarmente significativa(cfr Gv 4,1-30): incontra Gesù,che le chiede da bere, ma poi leparla di un’acqua nuova,capace di spegnere la sete per

sempre. La donna all’inizionon capisce, rimane a livellomateriale, ma lentamente ècondotta dal Signore acompiere un cammino di fedeche la porta a riconoscerlocome il Messia. E a questoproposito sant’Agostinoafferma: “dopo aver accolto nelcuore Cristo Signore, che altroavrebbe potuto fare [questadonna] se non abbandonarel’anfora e correre adannunziare la buona novella?”(In Ioannis Ev., 15, 30).L’incontro con Cristo comePersona viva che colma la setedel cuore non può che portareal desiderio di condividere conaltri la gioia di questa presenzae di farlo conoscere perché tuttila possano sperimentare. Occorre rinnovare l’entusiasmodi comunicare la fede per pro-muovere una nuova evangeliz-zazione delle comunità e deiPaesi di antica tradizione cri-stiana, che stanno perdendo ilriferimento a Dio, in modo da ri-scoprire la gioia del credere. Lapreoccupazione di evangelizza-re non deve mai rimanere aimargini dell’attività ecclesiale edella vita personale del cristia-no, ma caratterizzarla fortemen-te, nella consapevolezza di esse-re destinatari e, al tempo stesso,missionari del Vangelo. Il puntocentrale dell’annuncio rimanesempre lo stesso: il Kerigma delCristo morto e risorto per la sal-vezza del mondo, il Kerigmadell’amore di Dio assoluto e to-tale per ogni uomo ed ogni don-na, culminato nell’invio del Fi-glio eterno e unigenito, il Signo-re Gesù, il quale non disdegnòdi assumere la povertà della no-stra natura umana, amandola eriscattandola, per mezzo del-l’offerta di sé sulla croce, dalpeccato e dalla morte. La fede inDio, in questo disegno di amorerealizzato in Cristo, è anzituttoun dono e un mistero da acco-gliere nel cuore e nella vita e dicui ringraziare sempre il Signo-re. Ma la fede è un dono che ci èdato perché sia condiviso; è untalento ricevuto perché portifrutto; è una luce che non deverimanere nascosta, ma illumi-nare tutta la casa. È il dono più

importante che ci è stato fattonella nostra esistenza e che nonpossiamo tenere per noi stessi.

L’annuncio si fa carità“Guai a me se non annuncio ilVangelo!”, diceva l’apostoloPaolo (1 Cor 9,16). Questaparola risuona con forza perogni cristiano e per ognicomunità cristiana in tutti iContinenti. Anche per leChiese nei territori di missione,Chiese per lo più giovani,spesso di recente fondazione,la missionarietà è diventatauna dimensione connaturale,anche se esse stesse hannoancora bisogno di missionari.Tanti sacerdoti, religiosi ereligiose, da ogni parte delmondo, numerosi laici eaddirittura intere famiglielasciano i propri Paesi, leproprie comunità locali e sirecano presso altre Chiese pertestimoniare e annunciare ilNome di Cristo, nel qualel’umanità trova la salvezza. Sitratta di un’espressione diprofonda comunione,condivisione e carità tra leChiese, perché ogni uomopossa ascoltare o riascoltarel’annuncio che risana eaccostarsi ai Sacramenti, fontedella vera vita. Insieme aquesto alto segno della fedeche si trasforma in carità,ricordo e ringrazio le PontificieOpere Missionarie, strumentoper la cooperazione allamissione universale dellaChiesa nel mondo.Attraverso la loro azionel’annuncio del Vangelo si faanche intervento in aiuto delprossimo, giustizia verso i piùpoveri, possibilità di istruzionenei più sperduti villaggi,assistenza medica in luoghiremoti, emancipazione dallamiseria, riabilitazione di chi è

emarginato, sostegno allosviluppo dei popoli,superamento delle divisionietniche, rispetto per la vita inogni sua fase.Cari fratelli e sorelle, invocosull’opera di evangelizzazionead gentes, ed in particolare suisuoi operai, l’effusione delloSpirito Santo, perché la Graziadi Dio la faccia camminare piùdecisamente nella storia delmondo. Con il beato JohnHenry Newman vorrei pregare:“Accompagna, o Signore, i tuoimissionari nelle terre daevangelizzare, metti le parolegiuste sulle loro labbra, rendifruttuosa la loro fatica”. LaVergine Maria, Madre dellaChiesa e Stelladell’evangelizzazione,accompagni tutti i missionaridel Vangelo.

Benedetto XVI

“In un momento diprofondo cambiamentosi esige una rinnovataadesione di fedepersonale e comunitariaal Vangelo di Gesù Cristo”

“Oggi, come ieri laMissione ai vicini elontani deve essereil costante orizzontee il paradigma di ogniattività ecclesiale”

Missionidomenica 21 ottobre 2012

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3Viaggi

Zimbabweestinazione Mutoko, All SoulsMission... nel cuore delloZimbabwe e della quotidianità

africana.Cinque ragazzi uniti dal desiderio di viveree condividere l’amore fraterno, la gioiadel donare e del donarsi salvo alla finescoprire quanto più potente sia statoricevere affetto incondizionato e assoluto.Laggiù niente è come immaginiamo daqui, pensiamo che le persone sianosofferenti e tristi, in realtà hanno dignitàanche nella sofferenza fisica un sorrisoche prima che sulle labbra leggi negliocchi, una gentilezza infinita e un cuoregrande e immenso!Non hanno praticamente niente, ma sonopronti ad offrirti tutto senza che tunemmeno lo debba chiedere.I bimbi dell’orfanotrofio sono unameraviglia, educati come qui da noi non sivede più: i più grandi amorevoli verso i piùpiccolini.Si prendono cura di loro, sanno giocarecon niente e per renderli felicissimi, bastauna fetta di pane e nutella.All’ospedale i medici e gli infermieri fannomiracoli con le poche risorse che hanno eanche i farmaci che a noi sembrano cosìscontati, come gli antibiotici, sono unamanna dal cielo.Abbiamo visto con i nostri occhi l’amoreche quattro suorine di Madre Teresaregalano a 150 uomini e donne malatiterminali, anziani, malati psichiatrici nelghetto più ghetto della capitale Harare.I babbuini sul ciglio delle strade, le zebrenei campi e mucche, capre e galline chepassano davanti alla porta di casa ... lavia lattea tutte le notti, le stelle che paredi poterle toccare con un dito, il colorerossastro della terra, l’esplosionesilenziosa del sole al mattino e la dolcezzastruggente di ogni tramonto.Abbiamo scoperto quanto possasorprendere che ogni persona cheincontri saluta, chiede come stai erisponde che sta bene se tu stai bene. Euna volta tornati in Italia, sorprende ilfatto che ogni volta che apri il rubinettoesca l’acqua, che la luce c’è sempre sevuoi e per fare la doccia non devi mettere iboccioni di acqua al sole per scaldarla.Siamo veramente stati accolti da tutti abraccia aperte e si è creato un legame chesupera ogni distanza perchè benedettodall’amore di Dio, siamo più che mai sicuriche questa nuova grande famiglia resteràsolida ed unita perchè l’amore unisceanche le più estreme diversità e noiabbiamo sperimentato e stiamo ancorasperimentando l’Amore con la Amaiuscola... Un ringraziamento speciale a Don Aldo,Barbara e Manuel per averci guidato nellapreparazione; al dott. Massimo Miganiper averci accolto e accompagnatoveramente come un fratello e alla dott.ssaMarilena Pesaresi per averci aperto leporte di quella Missione che oggisentiamo anche un po’ casa nostra.

Carlotta, Chiara, Lucia, Margheritae Mario

D

iamo entrati in quella somma dimeravigliose contraddizioni che èil Brasile in punta di piedi, con lagiusta dose di curiosità e un baga-

glio leggero, pronto a riaccogliere tuttoquello che questa terra avrebbe potuto of-frirci. L’impatto con i colori, i sapori, i suo-ni, i paesaggi è stato subito intenso: il ros-so vivo della terra, il divario tra città e pe-riferia, il gusto dei frutti esotici, i lunghibecchi e i colori dei tucani e degli uccellinel parco di Foz d’Iguacu dove la potenzadell’acqua delle cascate è incorniciata dauna natura rigogliosa... tutto ha avuto il sa-pore dell’inatteso e della novità.Ma è la splendida varietà di volti che ti ac-colgono in Brasile, a colpire di più. Ognisfumatura possibile di carnagione, coloredegli occhi o dei capelli... Forse è ancheper questo motivo che in Brasile ti senti unpo’a casa, mai fuori posto o straniero, per-ché in questo angolo del mondo, in unmodo o nell’altro, c’è spazio per tutti. IlBrasile è in fondo soprattutto questo: po-vertà e sofferenza ma anche bellezza e va-rietà, abbracci calorosi di sconosciuti,sguardi pieni di determinazione.Il nostro è un viaggio sicuramente insolito,non da turisti, e ci permette di toccare con-cretamente realtà che nessun documen-tario o guida potranno mai raccontare.Grazie alla mediazione delle sorelle fran-cescane che ci accolgono e che qui in Bra-sile svolgono con umiltà e coraggio la loromissione, possiamo addentrarci in una ri-serva indios, conoscere la realtà dei “Semterra”, incontrare realtà educative e di ac-coglienza che ogni giorno operano conprogetti a forte valenza sociale e soprattut-to muovere alcuni passi nel mondo disar-mante delle favelas che circondano comeuna “corona di spine” la città di San Paolo.Siamo in tanti ragazzi dei licei accompa-gnati da don Giampaolo Rocchi, nostro in-

segnante e una delegazione della Fonda-zione San Giuseppe Onlus di Rimini, lì percostruire ponti e pensare a possibili siner-gie.Conoscere questi luoghi significa soprat-tutto incontrare decine di volti, persone,famiglie. Per me il Brasile ha gli occhi diFernanda, che sin da bambina è stata co-stretta dalla mamma a prostituirsi e cheoggi grazie alla Casa “Madre della Speran-za” di Apucarana cerca di ritrovare la suainnocenza e la sua fiducia nella vita e nelmondo. Ma il Brasile è anche la fierezza diquella donna di 104 anni che con dignitàaspetta ancora tenacemente di ottenerequello che è un suo diritto per il quale dadecenni i “Sem Terra” lottano: un pezzo diterra in cui vivere e lavorare. È la dolcezzadi una bimba nelle favelas alla quale chie-diamo una fotografia e che si fa ritrarre for-mando un cuore con le sue manine. È losguardo ingenuo del “cow boy”, giovanesofferente psichico, accolto da un gruppodi ragazzi che ha dato vita con generositàalla Casa della Misericordia per l’acco-glienza dei senza tetto. È il grido di Kelly:“desistir jamais” (arrendersi mai) e la suagrinta trascinante nel giocare a calcio. Me-tafora di una vita, in cui ha sempre dovutolottare senza l’aiuto della sua famiglia, perconquistarsi un po’ di serenità. È il ritmo diLucas, un bimbo che vive nelle favelas eche balla la samba, come se davvero aves-se la musica nel sangue.Ma è lo spettacolo di Capoeira sulle stradedi San Paolo, nel quale ci imbattiamo for-tuitamente, che ci sembra l’immagine piùparadigmatica del Brasile. Un’arte marzia-le locale, che somiglia a una danza, realiz-zata in questo caso da una compagnia digiovani disabili con menomazioni fisichegravi.Il Brasile è soprattutto questo: persone ca-paci di trasformare dolore e sofferenza, in

danza. Nel bagaglio che portiamo a casaquesto è insegnamento prezioso da unaterra che ci ha dato la possibilità di ap-prendere. E il piccolo servizio che abbia-mo svolto, la fatica, il lavoro, le attività coni bimbi e le ragazze, non sono che poca co-sa, confronto al tanto che abbiamo ricevu-to.Al ritorno dal viaggio ciascuno di noi siporta a casa anche un semplice anello dilegno, ricavato dalla noce di cocco. Èl’anello di Tucum: un simbolo creato daglischiavi e dagli indios per sancire con uffi-cialità i loro matrimoni pur non potendo-si permettere gioielli e che oggi è diventa-to un segno di identificazione nel Brasile enon solo per tutti i credenti che affermanoil proprio impegno per una Chiesa e unmondo in cui i diritti dei poveri siano rico-nosciuti e rispettati. L’anello è quindi sim-bolo di condivisione delle sofferenze degliindios, degli afro-americani, di tutti coloroche si trovano ai margini, ma anche impe-gno per la pace, la giustizia, il rispetto del-la terra e la solidarietà.Quel cerchietto di legno che portiamo aldito è allora anche il segno tangibile del-l’impegno che ci siamo assunti con il Bra-sile e che siamo chiamati a onorare consenso di responsabilità e determinazione,senza retorica. Il dovere di non dimentica-re quello che abbiamo visto, l’impegno anon rassegnarci alla sofferenza, ad assu-mere stili di vita e a compiere piccoli gesticoncreti che esprimano la nostra solida-rietà con chi vive in condizioni di disagio econ questo popolo che ha lasciato un se-gno così profondo nei nostri cuori e chemerita, soprattutto per le nuove genera-zioni, di vedersi restituire sogni, desideri,aspirazioni per il futuro. Obrigada Brasil!

Silvia Sanchini, don Giampaolo Rocchie i giovani studenti volontari

delle scuole di Rimini

SQuel dolore ricco di gioia

Viaggi missionari: il racconto di un’esperienza educativa

Brasile

opo Mutoko, altra esperienza: ilVenezuela, dall’8 al 28 agosto. Pre-cisamente nella città di La Guaira,

con la mia fidanzata Elena, per cono-scere quelle terre e quelle comunità anoi fisicamente molto lontane.Dopo i primi giorni di ambientamentoad una realtà così diversa, ho percepitouna bellissima accoglienza ed una fedein Dio non comune in quelle personeche come noi hanno avuto la fortuna dibeneficiare della “forza d’urto” di donAldo che con il suo entusiasmo, carismae grandissima fede, lascia impronte in-delebili nei cuori, creando opere di aiu-to per i meno fortunati.Tra queste c’è una casa famiglia dove vi-vono Carlito e Cristobal, colpiti da po-liomelite che altrimenti dovrebbero vi-vere in una struttura ospedaliera. Capi-

D te bene che abitare in una casa è sicura-mente un modo più dignitoso e soddi-sfacente.Carlito, 29enne, da un anno frequental’università del Turismo e nel suo futurovede un lavoro in agenzia ed un matri-monio. Secondo me ridare vita ai sogniè un risultato di alto valore spirituale.In 3 settimane abbiamo vissuto in que-sta casa famiglia a stretto contatto conquesti ragazzi, preparando loro i pasti,ma soprattutto ricevendone una fanta-stica accoglienza, con ironia ed intelli-genza.In poco tempo ci siamo sentiti in fami-glia diventando quattro amici che con-vivevano sotto lo stesso tetto.Una menzione particolare alla signoraMiriam, cui don Aldo ha affidato il Cen-tro San Martin de Porres che svolge la

sua attività educativa con i bambini edorganizza corsi professionali per i piùgrandi. Con grande disponibilità e pa-zienza ci ha fatto conoscere i luoghi, lastoria e le tradizioni del Venezuela.Ho capito, quanto si può fare di impor-tante coinvolgendo la propria comunitànelle attività, sentendosi parte di pro-getto comune che tende a migliorarci emigliorare il prossimo.Vi esorto pertanto a regalarvi una visitain quei quartieri del Venezuela e a co-noscere di persona quella realtà e farnetesoro nella vita quotidiana troppo fre-netica, che permette pochi momenti dicondivisione e riflessione. Ringrazio inmodo speciale chi ci è stato vicino e... al-la prossima missione, spero in compa-gnia di qualcuno di voi!!!!

Daniele

VenezuelaL’esperienza di Daniele nella città di La Guaira: “Ho scoperto una comunità ricca di fede e di gioia”

“Carlito e Cristobal: che forza!”

Missioni domenica 21 ottobre 2012

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Missione Albania4

La testimonianza. “Così cerchiamo di portare la Parola di Dio nei villaggi”

ull’ingresso delle tre chiese dellanostra missione, appeso in alto,c’è un manifesto. È una foto diGiovanni Paolo II e sotto riporta

una scritta in albanese: “l’annuncio ha lapriorità permanente nella missione”. Atradurcela è un giovane del posto. Checontinua: “è del Papa Giovanni Paolo!L’abbiamo appesa in tutti i tre centri dellamissione!”.Mi trovo a Uznova, in Albania, primadella Messa. In chiesa molte donne etanti giovani che provano i canti dellaliturgia. Fuori qualche ragazzo aspettal’arrivo di don Giuseppe da Berat.“La frase è tratta dall’Enciclica Redemptoris Missio - spiega il don al suoarrivo - sottolinea lo scopo del nostro starequi e vuole ricordare anche ai cristianiche devono essere missionari o si rischiadi disperdere le energie in tante cose etrascurare quella più importante, lapriorità dell’annuncio, prima di tutto esopra tutto. Significa, che annunciare il

S

La priorità:l’Annuncio del Vangelo

Vangelo è la cosa più importante in unaterra come questa, dove molti non hannomai sentito la Buona Notizia di Gesù,morto e risorto, anche se ovviamentenessun albanese ignora che ci siano icristiani”.

Giovani e fede“All’inizio le suore proposero a noi giovaniun incontro di lettura del Vangelo,preceduto e seguito da qualche canto - ciracconta la sua esperienza un ragazzodel posto che ora segue un percorso inparrocchia - eravamo in tanti. Qualcunocome me andava per sentire la novità,qualcuno per la musica, qualcuno perprendere in giro. Dopo qualche tempo cihanno invitato per leggere la Parola diDio tutti i giorni e noi ci siamo andati.Man mano che leggevamo, sentivamo innoi qualcosa di mai provato prima. Inseguito abbiamo iniziato adaccompagnare le sorelle nel servizio aidisabili del quartiere: era come una

conseguenza. Ci siamo dati anche unnome: gruppo Samuel, perchè Samueleera un ragazzo che ascoltava la Parola diDio e che poi divenne profeta. Dopo averricevuto il battesimo anche noi abbiamosentito il bisogno di annunciare ad altri laParola e così siamo partiti, a due a due,per i villaggi qua intorno. Quandoarriviamo chiamiamo i giovani eproponiamo loro di leggere insieme. Poiritorniamo e allarghiamo l’invito fino aquando si forma un gruppetto checontinua”.

Una Comunità che cresce“Si saluta con la Pace e, se qualcunoaccoglie, si dà l’appuntamento in unacasa, per aprire insieme il Vangelo. Lagente invita altri e si formano dei piccoligruppi. Poi qualcuno lascia, qualcunocontinua. Noi ragazzi che abbiamoricevuto il battesimo per primi nel 2008,eravamo 8. Dopo 4 anni a Uznova ci sono72 battezzati: gli ultimi 15 nella festa di

san Pio, il 23 settembre scorso! Si èbattezzata anche mia mamma! Daqualche anno, infatti, si sono unite a noidiverse donne. Ultimamente hannoiniziato anche alcuni padri di famiglia, ecosì si stanno ricomponendo famiglie dicristiani. Gli adulti si chiamano fra diloro anche sul lavoro. A Uznova c’èsempre qualcuno nuovo che arriva,invitato da qualcun altro. E così lacomunità cresce”.

Il cammino: annuncio e prospettive“Gli incontri del Vangelo sonosettimanali” spiega don Giuseppe “poi,dopo l’ingresso in catecumenato, iniziaanche la catechesi vera e propria.Successivamente al battesimo ci siincontra almeno una volta allasettimana, al di là dell’appuntamento conl’Eucarestia, per meditare insieme unbrano della Scrittura. Questo, più o meno,è la base che proponiamo a Berat, Kuçovae Uznova. Dietro un tipo di percorso cosìc’è tutta una pastorale molto variegata.Nei tre centri cerchiamo, in tutto quelloche si fa, di dare una valenzakerigmatica. Ci sono moltissimi villaggiqui attorno: in molti già si fanno dellevisite, in alcuni si va regolarmente. Lamiseria è tanta. A volte si porta anchequalche aiuto, ma poco, perché altrimentiil rischio è che qualcuno dica che quelgiovane aderisca per interesse. Ma è unacattiveria pensare questo. I cristiani nonpossono rifiutare di aiutare, per quantopossono. Ci sono anche alcuni quartieri diBerat con qualche porta aperta periniziare un gruppo. Insistiamo che gliadulti propongano la fede ad amici eparenti. Alcuni assumono dei compiti dicatechista o aiuto-catechista. Cerchiamodi formarli per diventare a volta catechistie annunciatori”.

Maurizio Bertaccini, diacono

La Chiesa Cattolica in AlbaniaLa Chiesa albanese sta vivendo unmomento di rinascita proprio in questianni, dopo la morte del dittatore EnverHoxha (1985). In tutta l’Albania sonopresenti oggi circa 150 preti cattolici(fra clero diocesano albanese, religiosie missionari fidei donum), di cui circa il90% presta servizio nelle 5 diocesi delnord insieme a oltre 400 consacrate e aun diacono permanente.L’Amministrazione Apostolicadell’Albania del Sud, che comprendepiù del 50% del territorio nazionale, hainvece a disposizione 10 sacerdoti:nessuno di loro è albanese, eccetto ilvescovo Hil, 8 sono missionari diistituti religiosi, uno è diocesano conmandato fidei donum (don GiuseppeTosi, della nostra Chiesa di Rimini).

La Chiesa nel Sud AlbaniaL’Amministrazione Apostolica èguidata dal febbraio ’97 dal VescovoHil Kabashi, francescano di originekosovara. Mons. Kabashi ha la suaresidenza a Valona (Vlore), dovemanca tuttavia la chiesa cattedrale. Lecomunità cattoliche sotto la sua curapastorale sono attualmente 21, moltodistanti fra loro, con una rete stradaleancora assai precaria.

Le comunità cristiane sono perlopiùformate da famiglie del nord, spostatein questo territorio ai tempi delRegime, che applicava questa politicadi trasferimenti e smistamenti peresercitare un controllo totale sullapopolazione. I cristiani di antica

tradizione cattolica hanno ricevuto isacramenti negli anni ’90, dai primimissionari italiani che entravano nelpaese. L’impegno dei missionari rivoltoa queste comunità è principalmentequello della pastorale ordinaria, tral’altro spesso queste comunità siaccontentano di ricevere i sacramentidell’iniziazione cristiana e delmatrimonio, anche per un vero sensotradizionale di devozione, ma conscarsa frequenza alla vita dellacomunità. Quando si hanno delleconversioni dal ceppo islamico o ilpassaggio dall’Ortodossia alCattolicesimo, si presenta l’ostacolodell’integrazione dei nuovi membricon i cattolici provenienti dal Nord.Oltre al lavoro pastorale, la maggiorparte dei religiosi e delle religiose sioccupano principalmente delle operedi promozione umana proprie dei loroIstituti.

La tendenzaIn questi ultimi tempi si sta rilevandola tendenza delle comunità religiose alasciare. È proprio di questi giorni lanotizia che le Vincenziane lasciano aGramsh, dopo un bel lavoro di unanno che ha portato tante strutture euna comunità in crescita. L’annoscorso il sacerdote dei Servi di Mariaha lasciato l’importante città di Valona,dopo anni di lavoro pastorale. Ora ilvescovo celebra i sacramenti e pocopiù.Possiamo dire che le comunità dotto i500 fedeli sono a rischio.

1- Valona (Vlore): circa 200 cristiani, 5suore (2 in episcopio). Il Vescovo, quiresidente, celebra per la comunitàParrocchiale.2- Babica e Madhe: circa 50 battezzati,4 suore. Senza sacerdote.3- Orikum: qualche decina dibattezzati, 3 suore. Senza sacerdote.4, 5, 6- Berat, Kuçova, Uznova evillaggi: circa 150 battezzati, 3 suore (aBerat), 5 consacrate (Uznova eKuçova), 2 consacrati (1 sacerdote).7- Fier e villaggi: circa 700 battezzati, 3suore, 4 sacerdoti. 8- Lushnje: circa 350 battezzati, 2sacerdoti.9,10- Plug e Bubullime: qualchedecina di battezzati, 4 suore (a Plug).Senza sacerdote.11- Elbasan: circa 500 (solo uncentinaio praticanti), 14 suore, 2sacerdoti.12, 13- Mollas e Gostime: circa 150battezzati, 8 suore (5 a Mollas, 3 aGostime). Senza sacerdote.14- Gramsh: circa 150 battezzati, 4suore (prossime alla chiusura). Senzasacerdote. 15- Pogradec: alcuni battezzati. Senzasacerdote.16- Korça: circa 20 battezzati, 2 suore,3 frati. Senza sacerdote.17- Bilisht: qualche decina dibattezzati, 3 suore. Senza sacerdote.18, 19, 20, 21- Girocastro, Saranda, Delvina, Borsh e villaggi: diversedecine di famiglie battezzate, 11 Suore(4 a Girocastro, 3 a Saranda, 4 aDelvina). Tutte comunità senzasacerdote.

In quale Chiesa?L’amministrazione Apostolica dell’Albania del Sud

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5Missione Albania

Missione: un’utopia?L’impegno, nella preghiera e nella riflessione, a trovare nuovi modi per portare Cristo a chi non lo conosce

arcare i monti, solcare i mari, salvareun anima... e poi morire!”. Questafrase sembra di un missionariodell’ottocento, è invece del beato

Gabriele M. Allegra, missionario francescanoin Cina, morto nel 1976 e beatificato il 29settembre ad Arcireale. Erano presenti allabeatificazione 18 membri della miaComunità, con in mano un vangelo italiano-cinese uscito fresco da una tipografia diNanchino. Per padre Allegra, che già aquattro mesi dall’arrivo in Cina sapevaparlare e confessare in cinese, la traduzionedella Bibbia, in un bellissimo cinese, è statala montagna da scalare e l’oceano da passare.Avverto che sono due le passioni delmissionario: quella del vangelo e quella delleanime. E queste due realtà sonointimamente connesse, tanto che se si perdeil filo non ci si cava più niente.Tutte le mattine, dopo aver celebratol’Eucarestia, sento nel mio cuore come unavoce: quello che tu qui e ora hai, altri non cel’hanno. Quello che hai ascoltato anche iprofeti avrebbero desiderato ascoltarlo... tu lodevi annunciare.In questo numero speciale dell’ottobremissionario il mio desiderio sarebbe quellodi essere voce per suscitare “l’urgenza dellachiamata missionaria” (dal Messale).Innanzi tutto vorrei farvi sapere che a 20 anniesatti dall’apertura dell’Albania lo slancio deiprimi tempi si è notevolmente abbassato. InAlbania molti avevano sentito che l’aperturaal mondo e in particolare all’occidente, loroarea naturale, era anche apertura alla fedecristiana. Ora invece l’Albania è in una fortecrisi di crescita e ci sono tanti segni che, difronte al disinteresse della politicaoccidentale per questo Paese, c’è invece unforte interesse particolarmente da parte dellaTurchia e in genere di tutti i Paesi islamici, aconsiderare e a favorire in tutti i modi queilegami economici e culturali che risucchianoquesto Paese nell’area mediterranea del sud,che è l’area islamica. Tenete molto presenteche, mentre noi viviamo un autunno o uninverno occidentale, là sta scoppiando unaprimavera.C’è poi una forte crisi degli istituti missionarireligiosi che avevano investito in questa terraforze spirituali ed economichenotevolissime, nella speranza di un raccoltoabbondante e immediato che ben presto si èrivelato scarso e deludente. Ora molti istitutihanno già iniziato la loro smobilitazione; ementre nel nord cattolico c’è stata una presain carico delle strutture basilari della Chiesa,nel sud c’è aria di abbandono. È proprio diquesti giorni una voce che girainsistentemente al nord, che alla scadenzanaturale del mandato di mons. Kabashi, ilsud venga annesso a Tirana-Durazzo, perchéin 20 anni non è riuscito a esprimere unarealtà ecclesiale compiuta. Ultimamente alsud una comunità religiosa all’anno lascia,ora è il turno delle vincenziane a Gramsh.Anche nella nostra Missione di Berat, l’unicadel sud non in mano a religiosi, ma ad unachiesa locale, molte cose vanno bene e tantice le invidiano e ci vengono a visitare; macon 150 cristiani non si va molto lontano.Aggiungo poi che anche a Rimini lo slancioiniziale si è ovviamente molto spento. Questoè fisiologico, ma è anche frutto di una accidiada parte di molti. L’avere scommesso su una

V

realtà ecclesiale diocesana in crescita comequella della “Piccola Famiglia” diventa unaobbedienza feconda non solo per i suoimembri, ma per tutti voi, se accogliete“simpaticamente” questo mandato delVescovo. A questo punto ho il desiderio dicomunicarvi quanto segue: miei e, vorrei,vostri obiettivi.L’impegno della nostra diocesi, più volteconfermato dal vescovo Francesco al vescovoHil, è quello della fedeltà e della continuità,cosa che in questo momento ècontrocorrente alla tendenza generale, sopramanifestata, e quindi ha una forza enormenelle cose dell’Albania del sud e nella vita deinostri cristiani.Sento anche che seriamente dobbiamorendere essenziali i servizi che io ormaichiamo “di mantenimento” e di custodia diuna comunità piccolissima, per di piùdislocata in tre centri diversi, dove le cosesono abnormi, cioè: il quartiere di Uznova hapiù cristiani di Berat centro e della cittadinadi Kuçova. Il mio tempo è troppo impegnatoin servizi massimamente frammentati per ipochi e non impiegato invece nella fattivaevangelizzazione che solo con certi livelli diforza e qualità riuscirà a decollare.Dico spesso ai miei cristiani che dopo tantianni sono ancora bambini che “succhiano” epoco abituati a dare e ad andare.Noi qua ci stiamo impegnando molto nellapreghiera, che come già sapete, la Piccola

Erezione canonica dellaParrocchia di Berat con chiesesuccursali a Kuçova e Uznova.La Parrocchia è stata dedicataa S. Luca Evangelista, cui saràdedicata anche l’erigenda chiesa.

Attività estive:1° luglio - 20 agosto: Centro estivo giovani a Kuçova.15 giugno - 25 agosto:Centro estivo giovani a Uznova.30 luglio - 5 agosto:Grest per 50 ragazzidagli 11 ai 15 anni dei tre centri.

Campeggi dei giovanidella comunità:giovani di Kuçova: a Fierdal 23 al 25 agostogiovani di Uznova: a Borshdal 30 agosto al 5 settembre.

Attività dei gruppi scout:lupetti di Kuçova:Campo nazionale dei lupetti,11-15 giugno;rover di Kuçova: rout in tendasul monte Tomor, 20-24 giugno;esploratori di Kuçova: camponazionale esploratori(sopra 1200 mt) 16-25 luglio.

Sono stati ospiti della missione,per più di una settimana:giugno: due sacerdoti(diocesi di Rimini e Imola);luglio: un seminarista kosovaroin stage pastorale;agosto: 20 scout di Mantova,20 novizi dell’Istituto del Verboincarnato; settembre: 5 volontari.

Battesimi e catecumenato:24 giugno: 15 ingressi incatecumenato ad Uznova;16 settembre: battesimodi due bambini a Kuçova;23 settembre: battesimi di 11adulti e 4 bambini a Uznova.

Famiglia ha come impegno principale ditempo e di tendenza, non però sono le nostresei ore al giorno di preghiera che contano,ma il desiderio ardente che lo Spirito dia anoi un’intelligenza particolare per trovaremodi consoni a questa cultura e a questagente di portare la Parola di Vita e diSalvezza. Tutte le grandi piantagioni dellaChiesa sono partite da nuovi modi dievangelizzare, che, prima di essere deimetodi, erano incarnati in persone piene dizelo per il Vangelo e per le anime. Nella miamente scorrono le vite di tanti santimissionari e dei loro metodi, fino a uno degliultimi, san Giorgio Preca di Malta, che conun pugno di ragazzini adolescenti hainventato il M.u.s.e.u.m. che è esattamenteun nuovo modo di ri-evangelizzare la suaterra.Vi chiedo quindi di pregare e di insistere inquesta intenzione “mirata”.Vi chiedo poi di trovare nuovi modi insiemea me e a don Aldo per portare Cristo a chinon lo conosce. Anche in questo campoabbiamo bisogno di una “illuminazione” pernon ricadere in metodi standard di aiuto allemissioni. Direi che sarebbe troppo comodo.Ci è di conforto l’insistenza del Santo PadreBenedetto e di tutto l’ultimo Magistero deipapi, come ci è stata di conforto l’ultimarecente visita del Vescovo Francesco con donAldo.

don Giuseppe Tosi, pf

GIOVANI DI UZNOVA CON IL VESCOVO FRANCESCO E I MISSIONARI, DAVANTI ALLA CHIESA DI S.PIO.SULL’INGRESSO LA SCRITTA ”L’ANNUNCIO HA LA PRIORITÀ PERMANENTE NELLA MISSIONE”.

ALCUNE CATECUMENE DEL VILLAGGIO DI VELABISHT. XHULI E MICAELA (IN PIEDI A DESTRA)VISITANO IL VILLAGGIO OGNI SETTIMANA.SOTTO: BALLI POPOLARI RALLEGRANO UZNOVA PER LA FESTA PATRONALE DI S.PIO DAPIETRALCINA

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Missio Rimini6

entre nelle par-rocchie partonotutte le iniziati-ve, anche noi

proponiamo questa gior-nata di assemblea missio-naria. Viviamo bene e almassimo questo momentodi comunione e formazio-ne.Presenza e carisma che vaportato avanti nelle par-rocchie, non è una pasto-rale facile abbiamo questotesoro in vasi di creta. Lachiesa è missionaria persua natura e noi siamostati chiamati per teneresveglia questa dimensio-ne. Non stare chiusi nelnostro orticello”.È il discorso introduttivo,che don Aldo Fontidirettore dell’UfficioMissionario diocesano harivolto all’assembleaannuale della MissioRimini.“Noi dobbiamo diventaresale, per salare nelterritorio, nella via, nellascuola, al lavoro. Unasfida grande! – hacontinuato - Nondobbiamo solo sostenere imissionari in Africa, conmercatini e iniziative dibeneficenza, non soloprogetti all’estero, madobbiamo dare unosguardo anche al nostroterritorio. Non sono aViserba meno missionariodi quanto ero a Caracas.La cose grandi sono belle,ma anche difficili, ma danno senso allavita. Un tesoro che noi vasi di creta,dobbiamo custodire. Niente viene danoi tutto da Dio”.È stato ospite di Missio FrancescoGrasselli, Animatore delle EdizioniMissionarie Italiane, Direttore dellarivista ‘Ad Gentes’.Un’anima missionaria, come lo hadefinito don Aldo nella presentazione.La sua vita gira attorno alle missioni,affianca don Fortunato coordinatore ditutti i centri missionari dell’EmiliaRomagna.

“Questo è un anno in cui la parolamissionaria deve inserirsi nell’annodella fede, in un contesto dicelebrazioni non solo esteriori, macome presa di coscienza dei 50 annidel Concilio Vaticano II.

Ma occorre conoscere il posto in cui siè, per fare un discorso metodologico. –spiega Francesco Grasselliall’assemblea di Missio – Tra i tantipeccati che noi facciamo dobbiamoaggiungerne un altro … Il Peccato dinon missione! Le nostre comunitàlocali non hanno coscienza dellamancanza di apertura verso latestimonianza del vangelo.Noi siamo Cristiani perché abbiamouna notizia in più: Dio ha dato suoFiglio per noi.Abbiamo una notizia rivoluzionaria:che Dio è venuto sulla terra, si èincarnato ed è risorto, ma questo loteniamo per noi, non lo diciamo ingiro, non lo annunciamo. E allora,siamo in difetto quando nonriflettiamo sul peccato di ‘nonmissione’. Dobbiamo portare un

messaggio in positivo al mondo a tutti:musulmani, cinesi, buddisti, nellatotalità dell’Universalità dell’Amore diDio”.

Ma come?“Certamente con la Santa Messa, manelle Missioni, prendi ad esempiol’Indonesia: 40 villaggi, un prete di 80anni, riescono a fare liturgia dellaparola ogni domenica, ma la Messasolo ogni 3-4 mesi. Noi facciamo tanteMesse, ma abbiamo ancora lacoscienza della carità e dell’amoreverso gli altri? Ad esempio ci rendiamoconto che anche la salvaguardia delcreato e i nuovi stili di vita sonoistanze missionarie?”.

Chi è allora l’animatore missiona-rio?

“In parrocchia, non ècolui che fa le raccoltefondi, con mercatini equant’altro, ma è colei olui che rinnova la suacomunità parrocchialecon un segno dellasperanza e della gioia diDio. Deve far capire allapropria comunità cheoccorre abbracciare ilmondo e non esseretarpata nell’amore versogli altri, rinchiusa fra lesue mura.Non è autenticamentecomunità cristiana seogni Messa, non è unaMessa sul mondo, perchégli mancherebbequalcosa.Se non insegniamo cheDio ha amato tutto e tuttinon facciamo unacatechesi completa.È l’amore di Dio chepassa attraverso voiall’altro, che sia questoborghigiano oimmigrato”.

Tutto bello, ma non faci-le, belle parole ma comeconcretizzarle?“Ci sono strumenti chesono generici, per tutta laChiesa, noi dobbiamoprenderli e calarli nelnostro territorio.Voi animatori, avete ilcarisma, userete questistrumenti nella misura incui è richiesto, ma piùimportante doveteconoscere a fondo e

condividere con l’altro, solo cosìriuscirete a trasmettere qualchemessaggio!Sarà allora il catechista che conosce ibambini o i ragazzi o il responsabiledel gruppo famiglie ad aiutarvi sul“campo”. Occorre un aggancio forte inogni parrocchia e comunità in cuioperate.Il modo di trasmettere è fare amicizia.Stringere legami di solidarietà,all’interno e all’esterno senzarichiudersi in se stessi o all’internodella stessa comunità parrocchiale, adesempio creando gruppi che lavoranoper una società più giusta, per la pace,per il lavoro legale. Questo è il miosuggerimento. Ma a Rimini siete notiper la formazione missionaria, ed è distimolo per questo cammino”.

CiSar

M

Assemblea missionaria. Promuovere la Missio nelle parrocchie

Un tesoro da non riporre negli scaffali

“Non dobbiamo solo sostenere i missionari in Africa, con mercatini e iniziativedi beneficenza, non solo progetti all’estero, ma dobbiamo dare uno sguardo

anche al nostro territorio. Anche questa è terra di missione”

i piace definirla ‘madre’, per-ché proprio lì, diciannoveanni fa, è nata la nostra mis-

sione diocesana. Per il pranzo co-munitario, a Kucova, abbiamo avu-to la gioia di avere ospite il Vescovolocale, Monsignor Hill Kabachi, ilquale ha annunciato il progetto dielevare la missione con sede a Be-rat a rango di parrocchia. Sono tut-ti elementi postivi, che mi portanoa pensare che si stiano muovendo iprimi passi verso una Chiesa sem-pre di più ‘albanese’: una figlia che,come deve essere in ogni famiglia,ad un certo punto del suo percorsodi vita dovrà saper volare da sola. Sispera, infatti, che gradualmenteriesca ad essere sempre più auto-noma da Rimini, che possa autoge-

M stirsi. In fondo l’obiettivo di ognimissione è proprio questo: fondareuna Chiesa e sostenerla fino aquando potrà dirsi autoctona, loca-le e meno dipendente dalla Chiesache l’ha fondata. La ricchezza delprimo annuncio, esempio nel-l’evangelizzazione di antica cristia-nità come è la nostra è un processodi secolarizzazione che chiede mis-sionari animati dallo stesso entu-siasmo di chi, all’inizio, veniva in-viato in ‘terra di missione’. Ancheper questo motivo le visite alla mis-sione fanno bene alle persone chele realizzano.”E per il futuro?“Prevedo una crescita della missio-ne. Non solo dal punto di vista nu-merico e di strutture, ma anche per

la capacità di autonomia e autoge-stione. Qui a Rimini è urgente ri-lanciare la missione diocesana atutti i livelli di Chiesa, affinché ri-torniamo a sentirla nostra. Un cli-ma che probabilmente c’è stato neiprimi anni (dico ‘probabilmente’perché non ero ancora in diocesi).Oggi, purtroppo, sento molta in-differenza. Per questo motivo ri-tengo sia indispensabile un impor-tante lavoro di informazione e ani-mazione. Nelle parrocchie, nelleassociazioni, nei gruppi di base.Perché la Chiesa riminese deve ri-tornare ad amare l’esperienza mis-sionaria in Albania, riabbraccian-dola e sostenendola con lo stessoamore che si riserva ad una figlia”.

Maria Cristina Muccioli

dalla prima paginaDon Aldo Fonti di ritornodopo la visita col Vescovo in Albania

La Missione è sempre un dono

IL VESCOVO FRANCESCO CONCELEBRA CON DON ALDO(A SINISTRA) E DON GIUSEPPE (A DESTRA) IN UN TENDONEESTERNO ALLESTITO A BERAT PER LA CELEBRAZIONECON LE TRE COMUNITÀ RIUNITE.

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7Africa

BuoncompleannoMarilena!Quasi mezzo secolo di Missione enon dimostrarlo. Familiari, amici evolontari, che da anni sostengonola sua opera a Mutoko, le hannofatto una grande festa insieme. Ma lei ora è già ripartita per l’Africa

ll’anagrafe Maria Elena Pesaresi.“Ribattezzata” dagli africani “Leoneche sa” per la sua saggezza,determinazione e forza. Per tutti

Marilena: classe 1932, 80 anni il 19 settembrescorso.Una donna caparbia e decisa, che non fasconti quando si tratta di occuparsi del benedegli altri, ma che nasconde dietro il suocarattere deciso e la proverbiale scorza,un’infinita tenerezza di “mamma”.Da 49 anni continua a “fare piccoli miracoli”giornalieri, per i bimbi orfani di madri malatedi AIDS, per i piccoli cardiopatici diOperazione Cuore, per i tanti ammalati chedopo giornate intere di cammino nellapolvere e sotto il sole, si affacciano ai cancellidi “All Soul Mission” e dell’Ospedale “LuisaGuidotti”.Per la vocazione e l’attività, nata nel senodella Chiesa Cattolica riminese e aperta allasocietà, la dottoressa Pesaresi è statainsignita di numerosi riconoscimenti, tra iquali Cavaliere della Repubblica, premionazionale Laica missionaria dell’anno, Damadi Commenda dell’Ordine di San Silvestropapa (premio conferitole da Giovanni PaoloII) e il Sigismondo d’oro a Rimini.Ma lei, continua a sentirsi e definirsisemplicemente medico missionario. Anzi,missionaria diocesana.Mezzo secolo, da quando è partita per l’Africae non ha ancora perso la voglia di “ruggire”d’amore a favore degli ultimi del così dettoContinente nero.Per il suo ottantesimo compleanno,festeggiato a Rimini, a stringersi attorno alladottoressa c’erano familiari, amici, evolontari, che da anni seguono e sostengonola sua opera a Mutoko.Tanti i giovani. Oltre una cinquantina, quellipassati in questi ultimi anni, dalla Missionediocesana in Zimbabwe. Ma anche riminesiche si recano a Mutoko per qualche giorno ouna settimana di servizio.Diversi gli interventi e le testimonianze chehanno animato la serata, cui hanno presoparte anche tutti i fratelli Pesaresi (unicaassente Giovanna). Una vera riunione difamiglia: Lucia (1928), Augusto (1931), RosaBianca (più conosciuta come Rosetta, 1933),Paola (1935), Antonietta (conosciuta comeCioci, 1936), Maria Grazia (1938), Antonio (ilcardiologo ora in pensione noto comeTonino, 1943). I fratelli Pesaresi hannofrequentato tutti il Liceo Classico (tutti tranneMarilena, Liceo scientifico “Serpieri”) e sisono tutti laureati (Lucia di lauree ne haconseguite due).Molto apprezzato il concerto della cantanteitalo-somala-etiope Saba Anglana.Come ad ogni festa di genetliaco che siconviene, per gli 80 anni di Marilena non èmancata la torta di compleanno, tagliataintorno alle 23.30, mentre il complessomusicale “Charme Music Trio” formato daAntonio Bertozzi (pianoforte e clarinetto),Paolo Corbelli (flauto e basso) e Glauco Pini(chitarra e basso), eseguiva musica dacamera.Giovedì 27 settembre la dottoressa Pesaresi èripartita per lo Zimbabwe, dove tutt’oradirige l’ospedale, opera che svolge attività nelsettore dell’assistenza sociale e socio-sanitaria, nella quale da circa due anni èaffiancata dal medico odontoiatra riminese

A Massimo Migani, ripartito con lei per il“Luisa Guidotti Hospital”Lì Marilena, continua a dar vita adOperazione Cuore. Grazie allacollaborazione con la Caritasdiocesana, il fratello Tonino, cardiologoora in pensione, ed altri medici amici,sono oltre un centinaio i bambiniafricani portati in Italia, ospitati dafamiglie riminesi e operati negli ultimi20 anni soprattutto a Bologna,guarendo da gravi malformazionicardiache. In questo la dottoressa èsupportata anche attraverso Caritas daSara Barraco, che si occupa di trovare lefamiglie ospitanti e seguirle in tutto nelperiodo di accoglienza dei bimbi,dall’assistenza ospedaliera giorno enotte nel pre e post operatorio deidifficili interventi cui vengonosottoposti, fino alla degenza in famiglia,

sostenendo e incoraggiando nei momenti didifficoltà, i “genitori temporanei”.Per aiutare la dottoressa Pesaresi e il dottorMigani nella loro missione e opera, lepersone di buona volontà a Rimini, maanche fuori dai confini provinciali, si sonosempre prodigate in mille modi diversi. Percoagulare questo flusso di solidarietà eguardare al futuro della missione, alcunerealtà dal giugno scorso si sono raccolte nella“Fondazione Marilena Pesaresi Onlus”,presieduta dal dottor Leonardo Cagnoli,grande amico della missionaria. “Marilenarappresenta per Rimini un punto diriferimento fondamentale – ha detto Cagnoli– è quello che tutti noi vorremmo essere mararamente riusciamo”.Queste persone hanno bisogno di tanti amiciche le sostengano e che si uniscano a loro,fino a sostituirli un giorno nelle loro missioni.Per questo è importante che nascano nuove“vocazioni alla missionarietà”.La possibilità di vivere questa esperienza diservizio, a fianco della dottoressa Pesaresi edel dottor Migani, è sempre aperta: bastacontattare l’Ufficio Missionario Diocesanotelefonando allo 0541/1835109.

Cinzia Sartini

Da 49 anni continua a ‘farepiccoli miracoli’giornalieri, per ibimbi orfani di madri malate diAIDS, per i piccolicardiopatici diOperazione Cuore,per i tanti ammalatiche dopo giornateintere di camminonella polvere e sotto il sole, si affacciano ai cancelli di‘All Soul Mission’e dell’Ospedale‘Luisa Guidotti’

’Africa è un pensiero, un’emozione,quasi una preghiera: lo sono i suoi si-lenzi infiniti, i suoi tramonti, quel

suo cielo che sembra più vicino del nostro,perché si vede di più, perché le sue stelle ela sua luna, sono più limpide, nitide, puli-te: brillano di più. Spiegare il groviglio diemozioni che si provano in Africa, a Mu-toko è praticamente impossibile. Quelloche ho provato io è la leggerezza del cuo-re, la semplicità dei gesti, gesti come unacarezza, un abbraccio sono puri, limpidiè un posto dove per prendersi per manonon serve chiedere il permesso. Non vogliosoffermarmi sulle cose che possono sem-brare, come il viaggio in sé, straordinarieperché non ce ne sono, nessuno di noi hafatto niente di eclatante, abbiamo, alme-no per me è così, fatto una scelta: vivere laquotidianità a contatto con una realtà di-versa dalla nostra. Quello che si crea è unlegame indissolubile: è una famiglia. Per-sone con lo stesso scopo, con l’Africa nelcuore, negli occhi e nell’anima. Mi sembrascontato dire che in due settimane noncambi l’Africa, ma l’Africa cambia te ed èsempre di più ciò che ricevi di ciò che dai.Quando dico che l’Africa ti cambia la vitaio ci credo davvero, mi ricordo che quan-do camminavo per la missione non eromai sola, anche se lo ero fisicamente, sen-tivo la presenza di un amico, un padreche è con me sempre. Quando vedi bam-bini che non hanno niente e che non pian-gono, ma ridono sempre e che ti darebbe-ro anche quello che non hanno non puoinon credere che davvero esista chi da las-sù ci protegge e ci ama anche se noi fac-ciamo di tutto per non farci amare. Percui grazie Marilena e non solo perché con-tinui ogni giorno a mandare avanti lamissione, ma perché permetti a noi di vi-verla con te e come dici tu non è esperien-za, ma vita vissuta.

Chiara Severi

LGrazie�

Missioni domenica 21 ottobre 2012

Page 8: Chiamati Dal Brasile la Parola I L il Ponte Missioni · 2012-10-28 · Il documento 2 Chiamati a far risplendere la Parola Il messaggio di Papa Benedetto nella Giornata Missionaria

Missio Rimini8

Ho creduto, perciò ho parlato

Lo slogan scelto da Missio per la Giornata Mondiale

o slogan scelto da Missio per laGiornata Missionaria Mondiale diquest’anno è “Ho creduto perciò ho

parlato”, tratta dalla seconda lettera di sanPaolo apostolo ai Corinzi (2 Cor 4,13). Il riferimento è al rapporto essenziale tramissione e fede e alla rilevanza data aquest’ultima da papa Benedetto XVI, conl’aver indetto uno speciale Anno dellaFede: dall’11 ottobre 2012, con il 50°anniversario dell’apertura del ConcilioVaticano II, fino al 24 novembre 2013,solennità di Cristo Re dell’Universo.

Il materiale Potrete trovare materiale tratto dai sussidipreparati da Missio, quali L’AnimatoreMissionario 2/3, comprendenti gli

L strumenti di preghiera per l’animazione digruppi e comunità, e dal fascicolo dedicatoagli adulti e alle famiglie per l’OttobreMissionario, con proposte di preghieraogni giorno e dati statistici sulla Missione,tra cui esempi di progetti realizzati dallePontificie Opere Missionarie.Per scaricare il materiale, basta visitare ilsito www.missioitalia.it

Se ci vuoi incontraredon Aldo Fonti, Barbara e ManuelMissiopalazzo della Curia in via IV Novembre, 35- 47921 Rimini (RN)Tel. 0541-1835109 - Fax 0541-1835128E-mail: [email protected]: missio.rimini

Prossimi appuntamenti del calendario

Novembre 2012Incontro tra tutti coloro che hannofatto un viaggio di condivisione interre di missioneDicembreGiornata Missionaria dei Sacerdoti eReligiosi (3 dicembre)

Gennaio 2013Giornata Missionaria Mondiale deiRagazzi (6 gennaio)

Giornata per la Promozione umanain missione e della Missionediocesana in Albania (ultimadomenica del mese)

Scuola di missiologia

Camminoformativo per iviaggi in Missione

preparazione per leseguenti destinazioni:Albania, Zimbabwe eVenezuela.

le loro esperienze, laChiesa locale.La Missio Diocesana seguedirettamente la

a Missio Diocesanariminese, organizzaogni anno, in

collaborazione con gliistituti religiosi e i sacerdotipresenti in Diocesi, unpercorso formativodestinato a coloro cheintendono vivere durantealcuni periodi (solitamented’estate) una breveesperienza in terra dimissione.L’obiettivo è quello di farcogliere l’incontro con altreculture, popolazioni,religioni come opportunitàe dono nella vita. Un

L itinerario di appuntamentiche invita i giovani a viverel’esperienza di viaggio conlo stile dei “pellegrini”.Il cammino di formazionenon vuole esserefinalizzato solo al viaggio,ma desidera anchecostituire uno spaziogiovanile di avvicinamentoed approfondimento delladimensione missionaria.Per tale motivo, l’Ufficio siimpegna non solo aformare i candidati aiviaggi, ma anche aaccompagnarli al lororitorno per arricchire, con

Siamo lieti di comunicarvi che è on line il nostro sito:www.missiorimini.it

È solo un inizio e molto materiale ancora manca,ma nei prossimi mesi il sito verrà arricchito di contenuti.

Per questo motivo, Missio Riminichiede a tutti voi navigatori e amici di dare una mano

per aggiungere e abbellire il suo nuovo sito.Con l’augurio di crescere tutti insieme,

l’equipe di Missio Rimini augura a tutti buona missione!

Un abbraccio fraternodon Aldo Fonti, Barbara e Manuel

A gennaioe febbraionuovo Corsodi Missiologia

issio Rimini organizza per ilprimo bimestre del 2013 unnuovo corso di missiologia . La

scuola ha come intento quello dipreparare e di sostenere glioperatori in quella che è la pastoraledi animazione della dimensionemissionaria di tutta la nostra Chiesa,introducendoli e aggiornandoli suglisviluppi della teologia dellamissione e sulle problematiche che sivivono oggi a livello dievangelizzazione e di promozione

M umana, sia nel nostro territorio chenelle terre dove operano i nostrimissionari.

Il corso è rivolto a tutti coloro chedesiderano iniziare o proseguire unpercorso formativo sullamissionarietà, dimensionefondamentale dell’essere cristiani.

Informazioni: Segreteria Missio Tel.0541 1835109 – Fax 0541 1835128 –E-mail: [email protected]

Missionidomenica 21 ottobre 2012