CHI È L’UOMO - archiviog3.net · In un altro salmo l’autore esclama: «Signore, che cos’è...

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SCUOLA MARIANA GEN 3 CHI È L’UOMO (parte I) Dispensa per gli assistenti gen 3 Scheda 4 (seconda edizione) Chi è l'uomo (4):Dispensa su Gesù (6).qxd 14/08/2010 11.28 Pagina 1

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SCUOLA MARIANA GEN 3

CHI È L’UOMO(parte I)

Dispensa per gli assistenti gen 3Scheda 4

(seconda edizione)

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NOTE INTRODUTTIVE

L’argomento «Uomo», data la sua vastità, è stato suddivisoin due schede: 1a «Chi è l’uomo?»; 2a «L’uomo di fronte allesue scelte», con le relative dispense.

Seguendo la linea di Dio Amore, ci è sembrato opportunoaiutare i gen 3 a scoprire il valore della vita come dono di Dioe aver chiaro che il male non viene da Dio.

Alcuni argomenti (Gesù, Maria, il peccato personale, le ulti-me realtà come l’lnferno e il Paradiso), sono soltanto accen-nati, perché saranno affrontati nelle schede successive.

Il matrimonio è per ora visto soltanto nella sua vocazione ori-ginale; in quanto sacramento se ne parla nella scheda n. 12.

Dato che la scheda è indirizzata ai gen 3 di tutto il mondo, glispunti di ricerca che proponiamo sono sempre generali. Siincontreranno approcci su alcuni problemi scottanti di oggi,per esempio il tema della pace, non presentato tanto comeun’esigenza per sfuggire alla catastrofe totale, ma comesegno e frutto dell’armonia dei rapporti fra gli uomini secondoil disegno di Dio sull’umanità.

Come le altre schede, anche queste contengono propostemetodologiche di ricerca o di riflessione... tocca agli e alleassistenti adattarle alle diverse realtà nelle quali vivono i gen 3.

Auguri e buon lavoro!I redattori

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CHI È L’UOMO?

Abbiamo ricevuto dai gen 3 tante domandesull'argomento della scheda precedente,«Dio creatore dell'universo e dell'uomo».Eccone alcune:

A

5

«Chi è l'uomo? Qual è il valore dellapersona umana?»;«Spesso l'uomo è portato per istintonon solo ad amare, ma anche a faredel male. Come è possibile questo seegli è creato “ad immagine e somiglian-za di Dio” e Dio è Amore?»; «Perché Eva ha disubbidito a Dio cheera suo Padre?».;«Ma il male da dove viene?»;«II diavolo esiste davvero? Chi è?»;«Perché il peccato originale, che èstato commesso all'inizio, si è poi tra-smesso a tutti gli uomini? E Dio comeha reagito al peccato dell'uomo?».

È ovvio che i gen 3 si siano posti tante do-mande: sono questi gli interrogativi che as-sillano gli uomini di tutti i tempi. Cerchiamodi rispondere in questa e nella prossimascheda, approfondendo almeno un po' chi è

l’uomo secondo l'intenzione creatrice di

Dio, per comprendere cosa egli deve realiz-zare nella sua esistenza.

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-

-

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Domande

dei gen 3

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Non ci rivolgiamo tanto alle scienze antropo-logiche (psicologia, sociologia, biologiaumana...), perché esse ci descrivono, sì,molti aspetti dell'uomo, ma non sono ingrado di spiegarci tutto l'uomo, né sanno ri-spondere in maniera completa ai suoi piùimportanti perché: il senso della vita, il per-ché della sofferenza e della morte, la pre-senza del male... La dimensione trascen-dente e quella spirituale dell'uomo sfuggonoalla loro analisi, anche quando ne ammetto-no l'esistenza.

Nella nostra indagine sull’uomo, il ConcilioVaticano II (1962-65) ci mette su una “pista”:è Gesù, dice, che «svela pienamente

l’uomo all’uomo e gli fa nota la sua altis-

sima vocazione»1.

Guardiamo allora a Gesù. I gen 3 sannobene come Gesù «si nasconde dietro ogniuomo che incontriamo. Egli infatti ritienefatto a sé quanto facciamo ai nostri fratelli.E, amandoli. L’amore cresce nel nostrocuore come avessimo amato Gesù»2. «Ognivolta che avete fatto queste cose a uno solodi questi miei fratelli più piccoli, l’avete fattoa me»3 , Egli dice.

Infatti «con l’incarnazione - come ci sottoli-nea ancora il Concilio - il Figlio di Dio si èunito in un certo modo ad ogni uomo. Ha la-vorato con mani d’uomo, ha agito con vo-lontà d’uomo, ha amato con cuore d’uomo.

6

1 GS 22. 2

CHIARA LUBICH, Ai gen 3 Chiara 1975 - ‘80, Roma 1994, p. 41.3 Mt, 25,40.

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Nascendo da Maria Vergine, Egli si è fatto

veramente uno di noi, in tutto simile a noifuorché nel peccato»4.Gesù, che è il Verbo di Dio (v. scheda n. 2),il Figlio di Dio, fatto uomo, può svelarcipienamente il disegno di Dio sull’uomo findalla creazione.C’è quindi un progetto di Dio sull’uomo, chel’uomo ha però in qualche modo ostacolatoe offuscato in sé: in Gesù questo progetto èpienamente realizzato. Di lui dice s. Paoloche «è l’immagine del Dio invisibile»5 e ilConcilio che «è l’uomo perfetto»6.«In realtà solamente nel mistero del Verboincarnato trova vera luce il misterodell’uomo»7: in Lui l’uomo può comprenderefino in fondo il disegno originario di Dio

sulle creature, cogliere così il grande valoredella persona umana e realizzarsi.Ma come? E cosa è successo prima dellavenuta di Gesù sulla terra?Apriamo la Bibbia.

Cosa ci dice la Bibbia sull’uomo?Anche l’autore di un bellissimo salmo sichiede chi sia l’uomo:«Che cos’è l’uomo perché te ne ricordi e il fi-glio dell’uomo perché te ne curi? Eppurel’hai fatto poco meno degli angeli, di gloria edi onore lo hai coronato: gli hai dato poteresulle opere delle tue mani, tutto hai postosotto i suoi piedi»8.

7

4 GS 22.5 Col 1,15.6 GS 22.7 Ibidem. Approfondiremo tutta la realtà di Gesù e di come l’uomo si inserisce

e vive in Lui nelle schede nn. 6 - 7 - 8.8 Sal 8,5 - 7.

Cosa

ci dice

la Bibbia?

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In un altro salmo l’autore esclama:«Signore, che cos’è un uomo perché te necuri? Un figlio d’uomo perché te ne dia pen-siero? L’uomo è come un soffio, i suoi giornicome ombra che passa»9.E Giobbe, provato da tanti dolori, così si ri-volge a Dio:«Che è questo uomo che tu ne fai conto e alui rivolgi la tua attenzione e lo scruti ognimattina e ad ogni istante lo metti allaprova?»10.

Cosa ricaviamo da questi passi?Per prima cosa, che la dignità e la grandez-za dell’uomo è altissima, se Dio, come cantail salmista, «gli ha dato potere sulle operedelle sue mani». Poi, che Dio non si limita acreare l’uomo, ma continua a seguirlo, a cu-rarsi di lui; e infine, che l’uomo resta sempreuna creatura di Dio, che dipende da Lui, per-ciò Dio può provarne senz’altro la fedeltà.

Abbiamo già visto nella scheda precedente(n. 3), che Dio ha creato l’uomo a sua im-magine: questo significa che l’uomo, a diffe-renza di tutti gli altri esseri, creati secondo laloro specie, è l’unico essere creato come

un “tu” che sta “di fronte a Dio” e chequindi è capace di avere un rapporto conDio, anzi è questo rapporto che lo caratteriz-za in quanto uomo.

Scrive Chiara: «L'uomo è un essere caduco,ma Dio se ne cura, lo 'conosce', lo ascolta; èsegnato dalla morte, ma appartiene a Lui.

8

9 Sal 144,3-4.10 Gb 7,17-18.

Il rapporto

tra Dio e

l’uomo

L’uomo

ha una

altissima

dignità, ma

è sempre

creatura di

Dio

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Per la Bibbia, l'uomo è sempre e in ognicaso l'uomo di Dio. Non c'è possibilità per luidi sfuggire davanti a Dio dal quale provienee davanti al quale soltanto si decide la suasorte. Mentre alcuni cercano la dignità dell'uomo inaltro, per esempio nel suo essere spirituale,la Bibbia sa che essa consiste nel fatto cheDio lo guarda, lo visita, lo incontra e lo ri-scatta nella sua storia, e l'uomo ha una spe-ranza e un futuro proprio per questo incon-tro»11.

Per indagare sull'identità dell'uomo, dobbia-mo quindi conoscere più in profondità que-sto straordinario rapporto che l'uomo ha

con Dio.

Rileggiamo i primi due capitoli della

Genesi. Ci colpisce subito la serenità delracconto; anzi, «la Bibbia, narrando le originidella vita, sottolinea la gioia di Dio dinanzialle opere del creato - la terra e il cielo, lepiante e gli animali - e ripete: “Dio vide cheera cosa buona”. Ma dopo aver creato l'uo-mo: “Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco,era cosa molto buona”12»13.Nel contemplare l'opera della creazione e alsuo vertice l'uomo, creatura perfetta, Diogioisce! Questo dimostra tutta l'amorosa sol-lecitudine di Dio verso l'uomo sin dal princi-pio.

9

11CHIARA LUBICH, Scritti Spirituali/4, Roma 19952, p. 219.

12 Gen 1,13.13

C.E.I., Vi ho chiamato amici, Città del Vaticano 2009, p. 123.

La gioia

di Dio

dinanzi

alla

creazione

dell’uomo

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«Poi Il Signore Dio piantò un giardino inEden, ad oriente, e vi collocò l'uomo cheaveva plasmato. Il Signore Dio fece germo-gliare dal suolo ogni sorta di alberi graditialla vista e buoni da mangiare, tra cui l'albe-ro della vita in mezzo al giardino e l'alberodella conoscenza del bene e del male»14.Dio conosce l'uomo, ha fiducia in lui, anzivuole valorizzare l’intelligenza, la volontà, lacapacità di conoscenza di cui l’ha dotato egli affida l’universo: gli dà la responsabilità dicustodire e coltivare il giardino; ed è proprioall’uomo che dà il compito di decidere ilnome di ogni animale:«Dio plasmò dal suolo ogni sorta di bestieselvatiche e tutti gli uccelli del cielo e li con-dusse all’uomo, per vedere come li avrebbechiamati»15.

È un insegnamento altissimo che la Bibbia cidà: Dio si associa, in certo senso, l’uomo nelcompito di governare la natura, ordinarla edanche trasformarla in un progresso che dialode alla sapienza di Dio.Non c’è cenno di peccato, di male, di insicu-rezza.Tutto è armonia, potenza, ordine, bellezza e,per l’uomo, certezza, semplicità, fiducia nel

rapporto di amicizia col proprio Creatore,gioiosa laboriosità, chiarezza di idee sulruolo che egli ha nell’immenso universo.Ci dice il Catechismo: «L’immagine del

giardino vuole indicare che ogni cosa

creata è data all’uomo per la sua felicità.

10

14 Gen 2,8-9.15 Gen 2,19.

Dio si

associa

l’uomo

per far

progredire

la creazione

Dio affida

all’uomo il

giardino-

paradiso

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L’albero della vita, al centro del giardino,mostra che Dio vuole donare all’uomo vitapiena e duratura. Uno solo è il segreto:

non pretendere di fare senza Dio, ma ri-manere fedele al suo disegno d’amore»16.

I - L’UOMO E LA DONNA NEL PROGETTO DI DIO

Ma non è tutto!Nonostante abbia messo l’uomo nel «para-diso», «il Signore Dio disse: “Non è beneche l’uomo sia solo: gli voglio fare un aiutoche gli sia simile»17.La solitudine dell’uomo è per Dio una stona-tura nella creazione.«Dio non ha pensato l’uomo solo; lo hacostituito invece fin dall’inizio in comunità, indialogo col suo simile»18.Leggiamo nel secondo capitolo dellaGenesi: «Allora il Signore Dio fece scendereun torpore sull’uomo, che si addormentò; glitolse una delle costole (...), plasmò con lacostola che aveva tolta all’uomo una donnae la condusse all’uomo»19.Cosa significa questo racconto?Nella grandiosità e diversità della creazione,solo la donna è simile all’uomo. Infatti, quan-do Dio presenta gli animali all’uomo perchéimponga a ciascuno il proprio nome (e ciòvuol dire che egli ne è superiore), l’uomonon trova in essi dei compagni adatti a lui.

11

16C.E.I., Sarete miei testimoni, Città del Vaticano 2009, p. 20. Il vocabolo greco “giardino”, è stato tradotto con il temine persiano “paradi-so” per ricordare i bellissimi giardini che possedevano i re orientali.

17 Gen 2,18.18

C.E.I., Vi ho chiamato amici, cit., p. 123.19 Gen 2,21.

Solo la

donna

è simile

all’uomo

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Quando invece Dio, intervenendo diretta-mente, crea la donna, l’uomo la riconoscecome un altro essere uguale a sé, un altrose stesso e può esclamare con gioia:«Questa volta essa è carne dalla mia carnee osso dalle mie ossa»20, cioè, come a dire,è della mia stessa natura, è come me.E le dà il nome: ‘iššāh (= donna), «perchéda ‘iš (= uomo) è stata tolta»21. Nel dare ilnome alla donna, l’uomo lo dà anche a sestesso; si riconosce perciò non più generica-mente come «essere umano», ma come«uomo» di fronte alla «donna».«In questo modo l’uomo (...) manifesta perla prima volta gioia e perfino esaltazione dicui prima non aveva motivo, a causa dellamancanza di un essere simile a lui. La gioiaper l’altro essere umano, per il secondo ‘io’,domina nelle parole dell’uomo (...) pronun-ziate alla vista della donna (...). Tutto ciòaiuta a stabilire il pieno significato della origi-naria unità»22.

Rileggiamo ciò che dice l’altro racconto sullacreazione dell’uomo in Genesi 1,27 (ricordiche sono due i racconti biblici sulla creazio-ne? Vedi dispensa n. 1):«E Dio creò l’uomo (= l’umanità) a sua im-magine, (...) maschio e femmina li creò».Con parole brevi, scultoree, la Bibbia qui cifa cogliere l’unità originaria e la dignità siadell’umanità, sia della coppia umana.Sia la donna che l’uomo sono creati «ad

immagine di Dio» e questo fonda la loro

12

20 Gen 2,23.21 Ibidem.22

GIOVANNI PAOLO II, Uomo e donna lo creò, Roma 1985, p. 57.

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sostanziale uguaglianza, anche se ses-sualmente differenti.Ciò vuol dire che ciascuno dei due è imma-gine di Dio, non solo per ciò che è loro co-mune in quanto creature umane (intelligen-za, volontà, personalità), ma anche per ciòche li caratterizza come uomo o donna.Spiega Giovanni Paolo II: «L’immagine e so-miglianza di Dio nell’uomo, creato comeuomo e donna (...), esprime (...) anche‘l’unità dei due’ nella comune umanità.

Questa ‘unità dei due’, che è segno della co-munione interpersonale, indica che nellacreazione dell’uomo è stata inscritta ancheuna certa somiglianza nella comunione di-

vina (‘communio’). Questa somiglianza èstata inscritta come qualità dell’essere

personale di tutt’e due, dell’uomo e della

donna, ed insieme come una chiamata e

un compito. (...) Nell’ ‘unità dei due’ l’uomoe la donna sono chiamati sin dall’inizio nonsolo ad esistere “uno accanto all’altra” oppu-re “insieme”, ma sono anche chiamati ad

esistere reciprocamente l’uno per l’altro. Viene così spiegato - continua GiovanniPaolo II - anche il significato di quell’aiuto, dicui si parla in Genesi 2,18-25: “Gli darò unaiuto simile a lui ” (...) è facile comprendereche - su questo piano fondamentale - si

tratta di un aiuto da ambedue le parti e di

un aiuto reciproco»23.Anche il Concilio Vaticano II sottolinea: «Dionon creò l’uomo lasciandolo solo; fin dalprincipio uomo e donna li creò e la loro

13

23ID., Mulieris Dignitatem, n.7: EV 11,1231.1232; cf. anche ID., Uomo e donnalo creò, cit., pp. 58 - 59.

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unione costituisce la prima forma di co-

munione di persone»24.E il Catechismo: «Essere uomo o donna coni propri modi di pensare e vedere costituisceun invito al dialogo, all’incontro, all’amicizia,alla comunione. (...) L’essere diversi nelcorpo e in tanti atteggiamenti interiori, non èmotivo di competizione, ma è una spinta percostruire insieme e arricchirsi reciprocamen-te. Il desiderio di incontro è profondo in ogniuomo e in ogni donna»25.

Comprendiamo meglio ora cosa vuole inse-gnarci la Bibbia con questo racconto: l’uomo(nel senso di uomo o donna, indifferente-mente) è “uomo”, e non animale o pianta,perché è la creatura che è in relazione conDio e quindi in relazione col suo simile.L’uomo non può restare chiuso in se stesso,non può restare «solo» (non è da Dio l’indi-vidualismo!); la Bibbia ci dice che egli ècreato in “dono” all’altro.Egli è perciò nella sua natura aperto aglialtri, è un essere sociale, capace di instau-rare rapporti vitali e costruttivi con i suoi si-mili.E questa possibilità di relazione tra tutti sifonda sulla originaria unità della naturaumana.Non importa, davanti a Dio, che l’uomo siamaschio o femmina, bianco o nero, di unanazione o di un’altra: l’importante è che

l’uomo sia UOMO, che realizzi cioè quellalegge di vita e di amore che ha in sé e che èpropria della sua natura: essere dono per

l’altro.

14

24 GS 12.25

C.E.I., Vi ho chiamato amici, cit., p. 122.

L’uomo

creato per

essere

dono

all’altro

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Comprendiamo più profondamente ora cosasignifichi essere creato «ad immagine diDio»: sia l’uomo e la donna (come la Genesici descrive), sia l’intera umanità possono vi-vere «ad immagine di Dio» solo nella lorounità e relazionalità.

Con la rivelazione del Nuovo Testamento sicapirà ciò che qui è ancora velato: il misterodella vita di Dio, Uno e Trino, Amore in sé eperciò dono e relazione (vedi scheda n. 2).Gli uomini realizzano pienamente il proprioessere «ad immagine di Dio» (Uno e Trino)se vivono l’unità tra loro.Commenta papa Giovanni Paolo II a questoproposito: «L’uomo diventa immagine di Dionon tanto nel momento della solitudine,quanto nel momento della comunione. Egli,infatti, è ‘sin da principio’ non soltanto imma-gine in cui si rispecchia la solitudine di unaPersona che regge il mondo ma, anche edessenzialmente, immagine di una imperscru-tabile divina comunione di Persone»26.

A questo punto apriamo una breve parente-si, per rispondere ad una gen 3 che ci chie-de un particolare su questo argomento: «Ma

la donna, Eva, è stata tratta fuori proprio

da una ‘costola’ di Adamo?».Abbiamo già detto, soprattutto nell'insertosulla Bibbia, che non dobbiamo meravigliarcitroppo delle immagini o figure che l'autorebiblico usa, perché sono immagini, a voltepittoresche, proprie di un linguaggio sempli-ce, figurato, adatto a gente non abituata ausare idee astratte, filosofiche.

15

26GIOVANNI PAOLO II, Uomo e donna lo creò, cit., p. 59.

Come è

stata creata

Eva?

L’uomo

«immagine»

di Dio Uno

e Trino

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Quindi la costola è solo un simbolo, unafigura per dire non tanto come la donna è

stata creata, ma per insegnarci chi è la

donna: cioè, la donna è tratta dall'uomo,possiede la sua stessa natura, altrimenti nonavrebbe potuto essere la sua compagna27.«Questo racconto - ci dice il Catechismo -vuole insegnare che la donna ha dignità pariall'uomo e, come lui, è frutto dell'amore edella sapienza infinita del Signore»28.

Questo è un insegnamento nuovo e audaceper la mentalità del tempo, in particolare perl'ambiente semitico che nutriva tanti pregiu-dizi nei riguardi della donna, considerata in-feriore all'uomo.

Sappiamo che anche Gesù va controcorren-te, fino a scandalizzare col suo comporta-mento rivoluzionario gli ebrei del tempo: at-torno a Lui sono uomini e donne; nessuno èrifiutato o considerato inferiore. Egli conver-sa pubblicamente con una samaritana,«loda la fede di una straniera e pagana, la-scia che una peccatrice, in cerca di perdono,bagni di lacrime i suoi piedi e li asciughi coni capelli»29. Per Gesù tutti sono uguali, ad ognuno Egli

riconosce la propria dignità di persona

umana.

16

27Una curiosità: per gli antichi Suméri, popolo della Mesopotamia, il segnocuneiforme per indicare il sostantivo “costola” è lo stesso di quello che siusava per indicare la parola “vita”.

28C.E.I., Sarete miei testimoni, cit., p. 21.

29ID., Vi ho chiamato amici, cit., p. 131.

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Giovanni Paolo II nella Lettera alle donne in-vita tutta la Chiesa ad «un impegno di rinno-vata fedeltà all'ispirazione evangelica, cheproprio sul tema della liberazione delledonne da ogni forma di sopruso e di domi-nio, ha un messaggio di perenne attualità,sgorgante dall'atteggiamento stesso diCristo. Egli, superando i canoni vigenti nella culturadel suo tempo, ebbe nei confronti delle

donne un atteggiamento di apertura, di ri-

spetto, di accoglienza, di tenerezza.

Onorava così nella donna la dignità che

essa ha da sempre nel progetto e nell'a-

more di Dio»30.

II - UOMO E DONNA CHIAMATI A COLLABORA-RE CON DIO NEL DONO DELLA VITA

Come stiamo vedendo, il racconto biblicodella creazione dell'uomo e della donna èricco di tanti insegnamenti. Ne consideriamo ancora uno importantissi-mo. Dio non solo gioisce della creazionedell’uomo, non solo dà alla sua creatura lasua stessa vita, la legge dell’amore, ma«all’uomo e alla donna egli dona la gioia diriconoscersi fatti l’uno per l’altro e li chiamaa collaborare con lui direttamente nel dono

della vita»31.«Dio li benedisse e disse loro: siate fecondie moltiplicatevi, riempite la terra»32.

17

30GIOVANNI PAOLO II, Lettera alle donne, 29 giugno 1995, n. 3.

31C.E.I., Sarete miei testimoni, cit., p. 21.

32 Gen 1,28.

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Si forma la prima cellula della società

umana: la famiglia. Dio benedice uomo edonna: riempite la terra! Ci dice ilCatechismo: «È un comandamento di Dioed esige responsabilità. Il Signore della vitaaffida all’uomo e alla donna la sua forzacreatrice»33.

È questo l’insegnamento che Gesù ribadiscequando parla del matrimonio, spiegando ilpensiero di Dio su di esso sin «da princi-pio»34: l’amore che unisce l’uomo e la donnaè una realtà così grande e così forte che glisposi, chiamati a formare una nuova fami-glia, lasciano anche i propri genitori, la pro-pria casa, «per questo l’uomo abbandoneràsuo padre e sua madre e si unirà a sua mo-glie e i due saranno una sola carne»35. Li unisce l’amore, e questa unione è voluta esantificata da Dio stesso («Dio li benedis-se...»). Si ritorna all’originaria «unità di due esseri»del mistero della creazione.«Perciò l’uomo non divida ciò che Dio haunito»36, dice Gesù.

Spiega il Catechismo: «Nel matrimoniol’uomo e la donna si uniscono con una do-

nazione indissolubile (= che non si può piùsciogliere) e diventano segno e strumento

18

33C.E.I., Vi ho chiamato amici, cit., p. 124. Si consiglia di leggere su questoargomento tutto il cap. 4° di Vi ho chiamato amici, pp. 112 - 137.

34 Mt 19,4.35 Gen 2,24.36 Mt 19,6.

Gesù

spiega il

pensiero

di Dio sul

matrimonio:

è un’unione

indissolubile

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dell’amore di Dio, che chiama nuovi figli

al banchetto della vita»37. È questo amoreindissolubile che forma una nuova famiglia.Il matrimonio cristiano è perciò una voca-

zione: Dio chiama ciascuno dei due sposi arealizzare il dono completo di sé all’altro per

tutta la vita.

Ricordate ciò che Chiara ha detto ai gen 3,spiegando le leggi di Dio per un mondo

nuovo?«(...) Siamo al nono comandamento. Essodice: “Non desiderare la donna degli altri”.Questo vale per le persone grandi, e perquando sarete più grandi. Ognuno ha la suamoglie e deve tenersi la propria e non desi-derare quella degli altri. Qui Gesù dice: nonsolo non prendere la donna degli altri, per-ché non si deve avere neppure il desideriodella moglie altrui.

L’uomo e la donna che sciolgono il propriomatrimonio e quelli che si dividono anchedavanti alla legge per sposarsi di nuovo,fanno un peccato gravissimo che si chiamadivorzio»38.Il matrimonio è una decisione molto impor-tante, che richiede consapevolezza e se-

rietà; bisogna prepararsi bene, se Diochiama ad esso, per viverlo bene.

19

37C.E.I., Vi ho chiamato amici, cit., p. 124; «Il matrimonio basato su un amoreesclusivo e definitivo diventa l’icona del rapporto di Dio con il suo popolo eviceversa: il modo di amare di Dio diventa la misura dell’amore umano».BENEDETTO XVI, Deus caritas est, n.11, in “La Traccia” 1 [2006], p. 81.

38CHIARA LUBICH, Ai gen 3 Chiara 1970 - ‘75, Roma 1991, pp. 110 - 113.

Il

matrimonio

cristiano

è una

vocazione

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Dice ancora Chiara ai gen 3: «I ragazzi e leragazze nella maggioranza vorranno spo-sarsi quando saranno grandi.Ebbene bisogna arrivare al matrimonio veriuomini e vere donne, purissimi, e aspettaredi essere maturi per pensare al matrimonio.Non intavolare subito relazioncine: il ragaz-zo con la ragazzina, il ragazzino con la ra-gazza. (...) Bisogna aspettare di essere di-ventati adulti, maturi per pensare al matrimo-nio e intanto crescere puri, veri uomini e

vere donne»39.

L’uomo e la donna, infatti, per essere capacidi amare così totalmente come il matrimoniorichiede, devono già essere persone com-

plete in sé. Cosa vuol dire questo? Ce lo dice chiaramente Gesù, che, pur ele-vando nel matrimonio l’uomo e la donna acollaboratori di Dio come datori di vita,anche per loro dice: «Chi non lascia mogliee figli non può essere mio discepolo»40. Sicché pur uniti, pur complementantesi l’unocon l’altro nella famiglia, l’uomo e la donnaDio li vuole ciascuno con Lui, completo in sestesso, capace di amare per primo. «La completezza dell’uomo e della donna

sta nell’essere in rapporto con Dio»41.

20

39Ivi, p. 96 -97.

40Cf. Lc 14,26.

41CHIARA LUBICH, Colloqui con i gen 1970 / 74, Roma 1999, p. 103.

Crescere

puri, veri

uomini e

vere donne

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III - LA VERGINITÀ

Questo spiega anche un’altra vocazione acui Dio può chiamare, altissima, testimonian-za «del regno dei cieli»42 che a volte ilmondo non comprende: la verginità, cioè lascelta di vivere verginalmente, come Gesùcome Maria.Se, come abbiamo detto, l’essere donoverso Dio e verso l’altro uomo è costitutivodella natura dell’uomo, questo dono trovauna particolare libertà e universalità proprionella condizione della verginità.«L’essere vergini - scrive Chiara - se dispen-sa dalla maternità fisica, implica sempre unamaternità spirituale, vasta quanto tessutosociale è realmente beneficato dal propriopersonale amore per Cristo. Essere verginisignifica porsi in mezzo ad una folla, cui siindica con una mano il Cielo e che si sostie-ne coll’altra nelle prove della vita»43.E ancora: «La vergine è tale se la sua vita èsolamente Dio; e solo Dio spiega la vergi-

ne. I veri vergini sono figure di Gesù eMaria, uomini ‘divini’, dove la donna ha tuttala forza in sé e non chiede l’appoggiodell’uomo e l’uomo tutta la completezza insé... ‘come angeli nel cielo’ (Mt 22,30)»44.La verginità quindi è fondamentalmente unanticipo e una testimonianza del regno deicieli! Infatti così spiega Gesù ai sadducei45,parlando della condizione ultima dell’uomo

21

42Cf. Mt 19,12 e 1 Cor 7,25 - 32.

43CHIARA LUBICH, Dottrina spirituale, Milano 2001, p. 162.

44IVI., p. 290.

45I Sadducei erano una setta religiosa e politica del tempo di Gesù, prove-nienti da ricche famiglie aristocratiche. Essi non credevano nella risurrezione.

Vivere

come Gesù

e Maria

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quando questi gli chiedono di chi sarebbestata moglie, alla risurrezione finale, unadonna che aveva sposato successivamentesette fratelli: «Voi vi ingannate, non cono-scendo né le Scritture né la potenza di Dio.Alla risurrezione infatti non si prende né mo-glie né marito, ma si è come angeli nelcielo»46.Ma ciò che per ognuno è essenziale, al di làdella vocazione in cui è chiamato a realiz-zarsi, è che sia, come dicevamo, vero uomoe vera donna, che sappia cioè donarsi pie-namente agli altri. Perciò non bisognapreoccuparsi troppo di sapere già ora cosasi farà da grandi!

IV - IL NOSTRO CORPO

Un mezzo che ci fa comunicare con gli altri èil nostro corpo, tutto il corpo. Qui sarebbeopportuno parlare a tu per tu con ciascungen e potergli dire: sei alle soglie dell’adole-scenza; stai abbandonando i tratti somaticidella fanciullezza e fra qualche tempo pos-sederai tutte le caratteristiche di un adultopienamente compiuto fisicamente (sviluppoosseo, muscolare, cerebrale, sessuale...), epsichicamente (sviluppo intellettuale, socia-le, morale, religioso...).In questo periodo intanto il corpo per te faproblema. Come non mai. Lo sai benissimo.È come se tu assistessi alla ‘tua creazione’;non c’è da meravigliarsi, quindi, se ci si sco-pre diversi da prima.

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46 Mt 22,29-30.

Comunico

anche

attraverso

il corpo

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Qualcuno, per esempio, proverà sentimentio desideri o sensazioni che non aveva maiprovato e che possono turbare... Allora biso-gna ricordare che crescere vuol dire ancheimparare a indirizzare ogni nostra tendenzaverso il suo scopo, sfruttando e dominandotutte le energie che sentiamo crescere sem-pre di più in noi. Per questo un grande aiutopuò essere rispettare una prima regola divita.

Ricordi cosa dice la Formula Gen 3? «Poiché anche il corpo serve per amare Dioe i fratelli, i gen 3 e le gen 3 curano la pro-pria salute con un’alimentazione ordinata, l'i-giene personale, lo sport, il gioco ed il ripo-so»47.

Un'altra regola ancor più fondamentale èche bisogna accettare il proprio corpo checresce. Accettare cioè di essere donne o uo-mini e vedere in tutto questo l'opera di Dioche ti vuole adulto, capace di tutte le funzio-ni e i compiti di un adulto.48

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47 Formula Gen 3, Roma 2009, p.13.48

«Occorre certamente una rinnovata ricerca antropologica che, sulla basedella grande tradizione cristiana, incorpori i nuovi progressi della scienza eil dato delle odierne sensibilità culturali, contribuendo in tal modo ad ap-profondire non solo l’identità femminile ma anche quella maschile, essapure oggetto di riflessioni parziali e ideologiche. Di fronte a correnti culturalie politiche che cercano di eliminare, o almeno di offuscare e confondere, ledifferenze sessuali iscritte nella natura umana considerandole una costru-zione culturale, è necessario richiamare il disegno di Dio che ha creato l’es-sere umano maschio e femmina, con un’unità e allo stesso tempo una diffe-renza originaria e complementare. La natura umana e la dimensione cultu-rale si integrano in un processo ampio e complesso che costituisce la for-mazione della propria identità, dove entrambe le dimensioni, quella femmi-nile e quella maschile, si corrispondono e si completano». BENEDETTO XVI,Quell’unità duale iscritta nei corpi e nelle anime, Al Convegno per i 20 annidella Mulieris Dignitatem, 9 febbraio 2008, in “La Traccia” 2 [2008], p.191.

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È esaltante il solo pensarci. E già adesso,quando puoi provare le tue nuove energie,come sei contento: puoi donarti di più; puoifare più attività di prima; puoi costatare chequando ti offri per fare tu un servizio, gli altrisi fidano di te più di prima. Ti senti fiero diessere sempre più grande e più forte: gioiae responsabilità, non esaltazione e mito disé!

A proposito il Catechismo ti dà ottimi sugge-rimenti: «La sessualità è un bene prezioso enessuno può rinunziare alla responsabi-

lità di viverla correttamente.

Essa concorre a fare dell’uomo e delladonna l’immagine stupenda di Dio. È segnod’identità e strumento di comunione. Lo stesso sviluppo fisico dei ragazzi e

delle ragazze è momento in cui Dio chia-

ma a divenire sempre più responsabili

della vita che è dono.

Tutti siamo esposti al rischio di ridurre lasessualità a una cosa banale, di strumenta-lizzare il corpo umano per farne oggetto dipiacere. Spesso accade di confondere l’at-trazione fisica o l’interesse momentaneo conl’amore vero (...). È importante conoscerci e conoscere ilcorpo umano, allenandoci a superare ogniricerca immediata del proprio piacere, pernon perdere mai di vista il senso profondo

della sessualità. II rispetto e l'onore dovuto a se stessi e adogni altra persona, uomo o donna, richiedo-no senso del pudore, rifiuto di tutto ciò chesvende e umilia il corpo»49.

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49C.E.I., Vi ho chiamato amici, cit., p. 125.

Aver chiaro

il senso

profondo

della

sessualità

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Perciò è importante coltivare in noi la pu-

rezza, come dice la Formula: «(I gen 3 e legen 3) trovano in Maria il loro modello, laamano come madre e con lei seguonoGesù. Vivendo la purezza e le altre virtù,vanno controcorrente, sapendo di contaresull’aiuto degli altri gen 3 e di tutta l’Opera, ecome lei portano Gesù al mondo»50.

Certo, è difficile oggi andare controcorrentesu questa linea, ma Chiara ha spiegatotante volte ai gen e alle gen come fare.

Ricordi cosa ha risposto alle gen 2 diAmsterdam che le hanno chiesto: «Come possiamo conservare la purezzaquando a scuola, per strada, veniamo bom-bardati con parolacce, cartelloni, ecc...?». «Il modo migliore per salvarsi la purezza

è amare, proprio amare come Gesù vuole. Io ricordo - quando noi, prime focolarine,eravamo piccole come voi, eravamo dellegen 2 - che il Signore ci concentrava sucerte parole e ce n’era una che ci aveva col-pito in modo particolare. Noi la dicevamo inlatino, ma io ve la dico in italiano. È così:“Ho corso la via dei tuoi comandamentiquando hai dilatato il mio cuore” e significa:io sono stata capace di correre nel vivere levirtù quando tu mi hai messo dentro l’amore,perché veramente amando si hanno tutte

le virtù. Quindi la prima idea, dovete mettervela intesta tutti voi gen 2 ed anche gen 3, è cheper essere puri bisogna amare. Voi direte:“Ma guarda, mi è passato intorno tanto

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50 Formula Gen 3, cit., pp. 6 -7.

Come

possiamo

conservare

la purezza?

La purezza

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mondo cattivo, brutto, non l’ho neanchevisto!”. Perché? Perché amavate. Comunque, in certi momenti, magari non siama proprio ed ecco allora brutte cose allatelevisione, per strada: cosa devono fare igen? C’è una parola: controcorrente, contro-corrente. Guardate, non si può seguire

Gesù e anche il mondo. Non si può.Bisogna scegliere: o Gesù o il mondo. La gente dice: “Oh, la purezza, che parolapassata di moda, che parola vecchia!”. Noistiamo attenti. Questa parola l’ha usata

Gesù? Certo, Lui ha detto: “Beati i puri dicuore, perché vedranno Dio” (Mt 5,8). Allora se Gesù l’ha usata, questa parola nonmuore più, perché le Parole di Gesù non

muoiono. Magari vanno fuori moda.Adesso, per esempio, in tante parti delmondo non si vuole sentir parlare di infernoe si dice: “L’inferno non c’è”. Perché?“Perché non lo penso…”. E qualcuno anchenon crede al peccato e dice: “Che parola,peccato! Che parola vecchia, peccato!”. Voipensate subito: Gesù l’ha detta questa paro-la? L’ha detta questa parola, allora questaparola rimane. Siamo noi che siamo ciechi!E così la purezza resta e noi dobbiamo es-sere puri e andare controcorrente. Non c’èniente da fare.Quindi per prima cosa ricordate: controcor-rente. Ma se avete delle tentazioni, confi-

datevi subito con gli assistenti, subito,

subito, subito, perché il diavolo è lì chedice: “Taci, non dire queste cose, taci, taci”.

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E voi, invece, appena buttate fuori quelloche avete dentro confidandolo agli assisten-ti, fate in modo che il diavolo se ne vada.Quindi parlare, parlare, parlare. Perché tuttihanno provato queste cose e possono con-sigliarvi. Per esempio, i primi cristiani, quan-do erano tentati nella purezza, per liberarsitornavano nelle comunità cristiane. E lì con

Gesù in mezzo scomparivano tutti i pen-

sieri cattivi. Noi abbiamo bisogno di gencosì. Gli altri non servono proprio, è genteche passa, ma questi non passano più»51.

E un'altra volta ai gen 3 sempre riguardo allapurezza ha detto: «Qui occorre ricorrere

alla Madonna affinché ci tenga lei unamano in testa. (...) Per rimanere puri checosa dobbiamo fare? Dominare la curiositàed evitare di guardare libri o figure cattive,allontanarci dalle occasioni. Non dobbiamoassolutamente vedere film proibiti, rappre-sentazioni o balli scorretti, non dobbiamoavere amici cattivi o vestiti immodesti, e nondobbiamo essere nell'ozio che, come sape-te, è il padre di tutti i vizi. Nelle tentazioni che ci vengono, l'unica cosada fare è scappare subito. Non dobbiamostare lì a combattere questo nemico. Dobbiamo fuggirlo e invocare l'aiuto di Dio edella Madonna, e saremo salvi»52.E i gen 3 non solo vogliono salvarsi - è natu-rale! - ma vogliono essere «una generazionedi santi»53: i santi sono modelli di veri uominie vere donne.

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51CHIARA LUBICH, Ai gen 3 Chiara 1981 - 1995, Roma 2006, pp. 13 -15.

52ID., Ai gen 3 Chiara 1970 - ‘75, cit., p. 96.

53 Formula gen 3, cit., p. 4.

Altri

consigli

pratici

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Sappiamo ormai come fare per crescerecosì: uomini e donne pienamente realizzati,coscienti e padroni di se stessi, liberi e aper-ti all'amore di Dio e in dono agli altri.È questo il segreto della piena realizzazionee della felicità dell'uomo. Ce lo spiega Chiara: «Se la caratteristica es-senziale dell'uomo sta nella sua relazionecon Dio sul piano dell'essere (...), per realiz-zarsi pienamente egli deve vivere, sviluppa-re tale rapporto anche sul piano dell'esiste-re; poiché è stato creato in rapporto con Dio,deve pure realizzarsi nel rapporto con Dio. Più il rapporto con Dio, essenziale alla

natura dell'uomo, si approfondisce, viene

vissuto e si arricchisce, più l'uomo stes-

so si realizza, più egli è felice.

Aderendo a ciò che Dio vuole da lui, aderen-do al disegno di Dio su di lui, conformandola sua volontà a quella di Dio, l'uomo si rea-lizza pienamente come uomo»54.

54CHIARA LUBICH, Scritti Spirituali/4, cit., p. 218.

Uomini

liberi e

aperti

all’amore di

Dio e in

dono agli

altri

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DOMANDE RIASSUNTIVE

1

2

3

4

5

Chi è l’uomo secondo il disegno di Dio?

Qual è il posto che Dio ha dato all’uomonel creato e quale deve essere il suo rap-porto con Dio?

Che cosa hai imparato sulla creazionedella donna e sul suo rapporto conl’uomo?

Quando gli uomini realizzano pienamenteil loro essere ad ‘immagine di Dio’ Uno eTrino? E perché?

Hai letto nella scheda che il matrimonio èuna decisione molto importante, saprestispiegarne il perché? Di che cosa bisognaessere consapevoli per prepararsi adesso?

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SCRITTI SULL’UOMO

di Chiara Lubich

I - L’ADESIONE A DIO NELL’ANTICO E NUOVO TESTAMENTO

Il rapporto essenziale fra Dio e l'uomo

Per comprenderlo, è necessario rivedere un po' qual èil rapporto fra Dio e l'uomo innanzitutto nell'AnticoTestamento. Dio ha creato l'uomo, quindi l'uomo in quanto creaturadipende da Dio completamente. È questo il rapportobasilare, il primo che va tenuto presente. Tutto quantol'uomo è e fa, lo è e lo fa come creatura. Però Dio,creandolo, lo ha fatto diverso dalle altre creature; lo hacreato, come sappiamo, a sua «immagine e somiglian-za»1. Che vuol dire questo? Significa che l'uomo ècreato come un« «tu» che sta di fronte a Dio. Ha la ca-pacità di un rapporto personale, diretto con Dio: unrapporto di conoscenza, di amore, di amicizia, di co-munione. Dice il teologo Westermann: «La proprietà, la caratteri-stica essenziale dell'uomo, è vista nello star di fronte aDio. Il rapporto con Dio non è qualcosa che si aggiun-ga all'essere-uomo; anzi, l'uomo è creato in modo cheil suo essere uomo è inteso nel rapporto con Dio»2.Questo rapporto è dunque costitutivo dell'uomo, l'uo-mo è fatto così.

B

31

1 Gen 1,26.2

C. WESTERMANN, «Genesis», 1 Teilband Genesis 1-11, in “BiblischerKommentar Altes Testament, I, pp. 217-218.

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Rapporto esistenziale

Ora, se la caratteristica essenziale dell'uomo sta nellasua relazione con Dio sul piano dell'essere (se l'uomoè uomo perché è immagine di Dio), per realizzarsi pie-namente egli deve vivere, sviluppare tale rapportoanche sul piano dell'esistere: poiché è stato creato inrapporto con Dio, deve pure realizzarsi nel rapportocon Dio. Più il rapporto con Dio, essenziale alla natura dell'uo-mo, si approfondisce, viene vissuto e si arricchisce, piùl'uomo stesso si realizza, più egli è felice. Aderendo aciò che Dio vuole da lui, aderendo al disegno di Dio sudi lui, conformando la sua volontà a quella di Dio,l’uomo si realizza pienamente come uomo.

L’uomo di Dio

Dio infatti non esaurisce l’attenzione che ha versol’uomo creandolo; Egli continua a seguire l’uomo.Possiamo costatare questo nell’Antico Testamentodove si pone la domanda: «Che cosa è l’uomo?». Diceil Salmo: «... Che cosa è l’uomo che te ne ricordi, il fi-glio dell’uomo che te ne curi (nel senso di: che tu lo vi-siti)?»3.L’uomo si comprende quindi come uno che è ricordatoda Dio, che è visitato benignamente da Lui. «Signore,che cosa è l’uomo perché te ne curi? (cioè perché tu loconosca)? Il figlio dell’uomo perché te ne dia pensie-ro? L’uomo è come un soffio, e i suoi giorni sonoombra che passa»4.L’uomo è un essere caduco, ma Dio se ne cura, lo«conosce», lo ascolta; è segnato dalla morte, ma ap-partiene a Lui.

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3 Sal 8,5.4 Sal 144,3- 5.

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Per la Bibbia, l’uomo è sempre e in ogni caso l’uomo diDio. Non c’è possibilità per lui di sfuggire davanti a Diodal quale proviene e davanti al quale soltanto si decidela sua sorte.Mentre alcuni cercano la dignità dell’uomo in altro, adesempio nel suo essere spirituale, la Bibbia sa cheessa consiste nel fatto che Dio lo guarda, lo visita, loincontra e lo riscatta nella sua storia, e l’uomo ha unasperanza e un futuro proprio per questo incontro. Eccodunque il rapporto di Dio con l’uomo, il «sì» di Dioall’uomo 5.

Far la volontà di Dio realizza l’uomo

Compiere la volontà di Dio libera l’uomo, lo fa esseresempre più se stesso. Compiere la volontà di Dio, cioèobbedire a Dio, aderire alla sua volontà aiuta lo svilup-po dell’uomo, sbriglia la sua creatività, fa scaturire lasua identità personale.Fare la volontà di Dio non è, quindi, una sovrastrutturaartificiale e tanto meno un'alienazione; non è rasse-gnarsi ad una sorte più o meno buona; non è neppuresubire una fatalità, quasi si pensasse: così è stabilito,così deve essere, è inevitabile. Fare la volontà di Dio è tutta un'altra cosa: è quanto dimeglio si possa pensare per l'uomo. L'uomo è statocreato per questo. Facendo la volontà di Dio l'uomo coopera a far emer-gere il disegno che Dio ha su di lui e il grande disegnodi Dio - disegno di salvezza, di glorificazione - sull'u-manità 6.

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5 Scritti Spirituali/4, Roma 19952, pp. 217 - 219.6

Ivi, p. 223.

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II – LA VOLONTÀ DI DIO NELLA SPIRITUALITÀ DEL MOVIMENTO DEI FOCOLARI

«Non chi dice: Signore, Signore…»

Avevamo dunque scelto Dio, che si era manifestatoper quello che è: Amore.Ci siamo chieste allora: come si fa ad amare Dio contutto il cuore, con tutta l'anima, con tutte le forze? E ci siamo ricordate della parola della Scrittura: «Nonchi dice Signore, Signore, entrerà nel regno dei cielima chi fa la volontà del Padre mio... »7.Abbiamo capito che, per amare Dio con tutto il cuore,tutta l'anima, tutte le forze, dovevamo fare la sua vo-lontà con tutto il cuore, tutta l'anima, tutte le forze. Era dunque chiaro che amare Dio non consisteva in unsentimento, ma nell'adempiere il suo volere. Fare la volontà di Dio fu allora l'espressione pratica delnostro amore a Lui. Ci siamo ricordate di possedere un grande dono: la li-bertà, e abbiamo avvertito che nulla poteva esservi dipiù ragionevole per una creatura, figlia di Dio, che l'attodi cederla liberamente a Colui che gliel'ha data. Così ci siamo proposte di fare, da quel momento, nonla nostra, ma la volontà di Dio. Abbiamo cercato di uniformare immediatamente la no-stra volontà con quella di Dio: volevamo la volontà diDio. Unica nostra volontà era la volontà di Dio. Così avremmo veramente amato Dio8.

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7 Mt 7,21.8 Scritti Spirituali/4, cit., pp. 231 - 232.

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Una divina avventura

E vedevo di fronte alla mia vita, e alla vita di tutti, unbivio: si poteva camminare secondo la propria volontà,o secondo quella di Dio.Facendo la nostra volontà, la nostra sorte sarebbestata simile a quella di quasi tutte le persone delmondo. Ogni giorno moltissimi muoiono e c’è tanto do-lore: lacrime e fiori. Ma poi, dopo la seconda genera-zione, in genere, chi si ricorda di loro?Se invece ci fossimo incamminate per la strada dellavolontà di Dio, Dio ci avrebbe guidato attimo dopo atti-mo lungo sentieri pensati dal suo amore, inventatidalla sua fantasia, suggeriti dalla sua provvidenza, chesi cura dei singoli e della collettività. Egli ci avrebbetrascinate in una meravigliosa divina avventura, a noisconosciuta. E la nostra vita quale sorte avrebbeavuto? Non sarebbe finita nel silenzio, ma sarebbe ri-masta a illuminare tanti, come quella dei santi.Ed eravamo così convinte della bontà, del valore,dell’utilità, della bellezza di questa scelta, che si giudi-cava strano quell’atteggiamento di molti che si limitanoa rassegnarsi alla volontà di Dio. Si diceva: come?Rassegnarsi?! Dovremmo piuttosto rassegnarci a farela nostra volontà insipida, poco fruttuosa e poco co-struttiva! Occorre volerla la volontà di Dio perché è ilmeglio che possiamo desiderare. Non è il caso di dire:«devo fare» la volontà di Dio, ma «posso fare!» la vo-lontà di Dio! (...) Sapevamo che la volontà di Dio era lavolontà di un Padre. Potevamo senza timore rimettercia Lui. Egli senz’altro avrebbe voluto qualsiasi cosa peril nostro bene. Noi credevamo all’amore.E questo abbandono non era quietismo, ché anzi, vistala volontà di Dio, la facevamo nostra e l’adempivamocon tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutte le forze,sforzandoci di essere il più possibile coerenti con essa,anche se continuamente mutevole.

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Quando non si capiva la volontà di Dio, ci si comporta-va come meglio si pensava, pregando Dio di rimetterci,qualora la nostra scelta fosse stata sbagliata, sul bina-rio giusto.E ben presto si è acquistata una grande elasticità nelcomprenderla. Eravamo consce di comporre con la nostra vita cosìvissuta un divino disegno, di cui non conoscevamonulla, se non che ce lo proponeva Dio, un Padre, e chetutte le circostanze erano voci del suo amore per noi 9.

III - IL 'SÌ' ALLA VOLONTÀ DI DIO

Saluto alle scuole gen 2, nel giardino della sua casa

lo vorrei dirvi una parola sola. Quest'anno inizia unanno tutto particolare, nel quale dobbiamo andare afondo su un'idea. È un'idea che c'è sempre stata daquando esiste l'umanità, è un’idea straordinaria che hocercato di approfondire per un anno intero, l'anno scor-so.Si tratta della volontà di Dio, una di quelle cose che sidicono così come nulla fosse, ma sotto la quale cisono tesori immensi e nemmeno io sapevo che eracosì grande. Dopo aver studiato queste cose giorno per giorno, perpotervele dare proprio dal di dentro, studiando prima ditutto il Vangelo, l'Antico Testamento, i Papi, poi i Padri,i Santi e il Concilio, mano a mano che andavo avanti,entrava in me qualche cosa che io non so spiegare,ma certo un fatto soprannaturale, qualche cosa cheera come un marchio, come se la volontà di Dio en-trasse in me carne nella carne. Pensando a questacosa mi dicevo: «Nessuno me la leverà mai», come

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9Ivi, pp. 233 - 235.

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fossi stata marchiata dalla grandezza - io non lo sape-vo - di quella che è la volontà di Dio.

Vi do un esempio solo, gen. Se andiamo a fondo del-l'uomo, sappiamo che l'uomo - dice la Scrittura - èstato creato a immagine e somiglianza di Dio.Cosa vuoI dire questo? VuoI dire che l'uomo è proprio uomo e non è bestia,non è pianta, non è qualche altra creatura perché è im-magine di Dio, è di fronte a Dio. Dio può dire «tu» al-l'uomo. Cioè l'uomo proprio nella sua struttura - tant'èvero che guarda in avanti, mi viene ora in mente - èfatto per guardare a Dio, è stato creato a immagine diDio. C'è nella nostra carne, nella nostra anima, qual-che cosa messa dentro che dice: «Sei per Dio, sei incomunione con Dio, sei fatto per conoscere Dio, seifatto per amare Dio». Noi non saremmo uomini se non fossimo così: quelqualche cosa che è di fronte a Dio. Questa è la struttu-ra dell'uomo, questo è nell'essere dell'uomo. L'uomo èquel tale che è così. Infatti se noi andiamo a cercarenell'Antico Testamento, vediamo che nei Salmi si do-manda a Dio: «Ma che cos'è l'uomo perché tu te ne ri-cordi? Che cos'è l'uomo perché tu lo visiti?»10. L'uomo è sempre e soltanto un qualche cosa in rela-zione con Dio, nel suo essere, nella sua struttura. Ora, come l'uomo nel suo essere, nella sua struttura, èin relazione con Dio, se no non è lui, così l'uomo nonpuò non solo essere ma neanche esistere se non inrelazione con Dio. Quindi il vivere, l'andare avanti da quando siamo natiin poi, il fare qualche cosa guardando al disegno cheDio ha su di te, è realizzarsi come uomini, è la realiz-zazione completa dell'uomo. Mano a mano segue ilpiano di Dio su di lui, l'uomo è uomo, l'uomo è felice,l'uomo è libero. Capite com'è gen?

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10 Sal 8,5.

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Intuite già adesso un po’ cos'è la volontà di Dio. È ciòche Dio all'inizio, creandoci, ha pensato. Noi possia-mo, siccome siamo liberi, anche non seguire questopensiero di Dio e diventare mezzi uomini, mezze be-stie perché andiamo fuori da questo binario, in quantosiamo costruiti per essere in relazione con Dio ma nonandiamo avanti con la relazione con Lui. Se invece an-diamo avanti così, eccoci in quest'avventura straordi-naria, meravigliosa, che è qualche cosa di sbalorditivo!Tutti gli altri uomini vivono su questa terra ignari, comedelle formichette, invece ci sono i santi che si lancianoe trascinano (come dite voi nella canzone) dietro tantagente. Perché? Perché seguono Dio. E allora sonocome luce e gli altri li seguono, perché sono una picco-la luce nel mondo tanto spento.

Allora gen, io non voglio farvi adesso i temi sulla vo-lontà di Dio che sentirete, però volevo dirvi qualchecosa per farvi capire com'è comprensibile che io sia ri-masta molto molto toccata e come la volontà di Diom'è sembrata l'unica cosa da guardare, da sapere mi-nuto per minuto, momento per momento. Cos'è la vo-lontà di Dio? Qual è ad esempio adesso per me la vo-lontà di Dio: uscire a salutare i gen, o star dentro a ri-posare perché sono un po’ stanca? È uscire! Qual è la volontà di Dio? Qual è la volontà di Dio mo-mento per momento? Se vai a fondo e studi ancora, vedi che Gesù (ilVangelo, la Scrittura lo dicono) non ha fatto che la vo-lontà di Dio, perché, a un dato momento, questo Dio,del quale noi siamo creati a immagine, s'è fatto uomo.Allora l'uomo cosa fa? Non occorre che guardi troppo lontano a Dio, bastache guardi a Gesù, perché Dio si è fatto uomo. Alloraguarda a Lui e sa come camminare. Capite gen? Ora, Lui ha detto che soltanto facendo la volontà del

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Padre suo si ama veramente, che l'amore sta tutto lì.Noi siamo tutti presi dal desiderio di avere Dio comeIdeale, di averlo come primo, di amarlo veramente contutto il cuore; bene, c'è un sistema: basta fare la suavolontà attimo per attimo con tutto il cuore, tutta lamente e tutte le forze. Allora ami certamente Dio contutto il cuore, tutta la mente, tutte le forze.

Quindi, gen, non aspettate troppo, incominciate subito.Incominciate! Anche se siete già gen, anche se sietedelle persone scelte, io sono convinta che c'è qualcosada incominciare. Cioè questa avventura l'abbiamo in-cominciata? Forse che sì, forse che no. È meglio inco-minciarla stasera; anzi, adesso. Allora ci lasciamo, gen, ci lasciamo tenendo Gesù inmezzo, come lo teniamo con Carlo in Paradiso così iolo tengo con voi, anche da lontano, che poi diventa vi-cino perché, col collegamento mettiamo Gesù inmezzo da vicino.Però, io parto e vado dietro alla mia avventura, ognunodi voi va dietro alla propria avventura; poi ci racconte-remo le nostre avventure, in Paradiso avremo tempoper tutte. Qui in terra un pochino attraverso Opus, at-traverso Silvana, attraverso altri, mi racconterete le vo-stre. Ma io voglio che facciate miracoli, perché se amateDio, con Lui sotto braccio, si fanno miracoli, non robet-te da poco. È Lui che interviene ogni momento, perchéc'è una grazia speciale per il momento presente: sichiama grazia attuale, e cade giù per fare bene quelladata cosa. Così una cosa, due cose, mille cose, dieci-mila cose, milioni di cose, tutte fatte bene, amandosempre Dio con tutto il cuore... è una pazzia! Io capi-sco perché s. Maddalena de’ Pazzi diceva: «Quandoio sento questa parola “volontà di Dio” vado in estasi».Gen, io non sono andata in estasi, però la capisco,perché mi sono talmente innamorata della volontà di

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Dio, perché ho capito che lì c’è tutto! E capisco questasanta che se ne esce con un’espressione così grossa.(...)Allora tanti auguri per tutta la scuola 11!

IV - TI SENTI RE

Se sorvoli Roma in aereo e la guardi nei suoi particola-ri, il cuore ti si gonfia dalla gioia e dall’orgoglio d’esserfiglio di questa terra e cittadino, magari, dell’eternacittà.Ma, alle volte, vedendo dall’alto questi monumenti fa-mosi tanto minuscoli, ti sconcerti. Appena appena sco-pri S. Pietro e il Colosseo e Trinità dei Monti e l’AraCoeli... ma l’uomo? L’uomo non lo vedi se non comeformica pensata in quei microscopici insetti che simuovono nelle strade.Più ti sgomenti ancora se pensi alle grandi impresenegli spazi, al viaggio sulla luna, al futuro astronauticoche ancora ci attende.E l’uomo?E un senso di sbigottimento t’invade per quello che seie per quello che sono questi miseri fratelli tuoi, viventiin un attimo di tempo e circoscritti in un grammo dispazio...Allora, però, se sei cristiano, ti sovviene un pensierodivinamente umano; pieno di tenerezza e di consola-zione, che t’equilibra la vita, togliendola dallo smarri-mento: la dolce figura dell’Infinito fatto uomo: Gesù,alto come te, che passeggia per una via di una cittàcome la tua, morto, forse più giovane di te.E in Lui, solo per Lui, ti senti re di questo immenso uni-verso che ti circonda e lo domini dal vertice più alto, daquello dello spirito 12.

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11 Colloqui con i gen 1975 / 2000, Roma 2001, pp. 84 - 88.12 Scritti Spirituali/1, Roma 19974, p. 170.

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V - NESSUNO HA CONSIDERATO TANTO L'UOMO

Gesù è morto per noi. Dunque Gesù è morto per me:Dio è morto per me. Questa è la grandezza dell'uomo: che un Dio sia mortoper lui. Parliamo pure d'umanesimo e diamogli tutta lacarica cristiana: nessuno mai raggiungerà questo verti-ce. Nessuno mai ha considerato l'uomo tanto, da pen-sare che Dio l'abbia amato e lo abbia amato fino alpunto di morire per lui. Ma più che pensare all'umanesimo cristiano, mi piacepensare che Gesù, Dio è morto per me. Come non esser felici, come non godere in Lui la vita,come non offrirgli le nostre pene? Se Gesù è morto per me, Egli pensa sempre a me,Egli mi ama sempre. Ed io? lo debbo pensare sempre a Lui, io debbo amar-lo sempre 13.

VI - BEATI GLI OPERATORI DI PACE, PERCHÉ SARANNOCHIAMATI FIGLI DI DIO (Mt 5,9)

Sai chi sono gli operatori di pace di cui parla Gesù?Non sono quelli che chiamiamo pacifici, che amano latranquillità, non sopportano le dispute e si manifestanoper natura loro concilianti, ma spesso rivelano un re-condito desiderio di non essere disturbati, di non voleravere noie. Gli operatori di pace non sono nemmeno quelle bravepersone che, fidandosi di Dio, non reagiscono quandosono provocate o offese. Gli operatori di pace sono coloro che amano tanto lapace da non temere di intervenire nei conflitti per pro-curarla a coloro che sono in discordia.

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13 Scritti Spirituali/2, Roma 19972, p. 126.

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«Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamatifigli di Dio». Può essere portatore di pace chi la possiede in sestesso. Occorre essere portatore di pace, anzitutto nel propriocomportamento di ogni istante, vivendo in accordo conDio e facendo la sua volontà.Gli operatori di pace si sforzano poi di creare legami,di stabilire rapporti fra le persone, appianando tensioni,smontando lo stato di guerra fredda che incontrano intanti ambienti di famiglia, di lavoro, di scuola, di sport,fra le nazioni, ecc.Anche in casa tua, forse sei al corrente, magari datutta la vita, che il papà non rivolge la parola allo zio,da quando una volta hanno litigato. Così sai che la tuanonna non parla con la signora del piano di sopra per-ché fa sempre rumore. Conosci rivalità sul lavoro fraqualche tuo amico. Sei forse tu stesso in lite con icompagni di scuola; e i rapporti con i coetanei, che fre-quentano gli stessi tuoi sport, non sono sempre esem-plari: domina in te il desiderio sfrenato di essere ilprimo, di superare l’altro e non sempre per pura emu-lazione.Se vivi in una comunità hai osservato certamentequanti piccoli e grandi dissapori nascono e si alimenta-no. La televisione, il giornale, la radio ti dicono ognigiorno come il mondo è un immenso ospedale e le na-zioni sono spesso grandi malate che avrebbero estre-mo bisogno di operatori di pace per sanare rapportispesso tesi e insostenibili che rappresentano minaccedi guerra, quando essa non è già in atto.«Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamatifigli di Dio».La pace è un aspetto caratteristico dei rapporti tipica-mente cristiani che il credente cerca di instaurare conle persone con le quali sta in contatto o che incontraoccasionalmente: sono rapporti di sincero amore

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senza falsità né inganno, senza alcuna forma di impli-cita violenza o di rivalità, o di concorrenza, o di ego-centrismo.Lavorare e stabilire simili rapporti nel mondo è un fattorivoluzionario. Le relazioni infatti che normalmente esi-stono nella società, sono infatti di tutt’altro tenore e,purtroppo, rimangono spesso immutate.Gesù sapeva che la convivenza umana era tale e perquesto ha chiesto ai suoi discepoli di far sempre ilprimo passo, senza aspettare l’iniziativa e la rispostadell’altro, senza pretendere la reciprocità: «Io vi dico:amate i vostri nemici... Se date il saluto ai vostri fratelli,che cosa fate di straordinario?».«Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamatifigli di Dio».Gesù è venuto a portare la pace. Tutto il suo messag-gio e comportamento sono in questo senso. Ma proprio questo rapporto nuovo, stabilito con le per-sone, smaschera spesso i rapporti sociali falsi, rivela laviolenza nascosta nelle relazioni fra gli uomini. All'uomo non piace che si scopra questa verità e c'è ilrischio, in casi estremi, che risponda con l'odio e la vio-lenza contro colui che osa disturbare la convivenza ele strutture fino allora esistenti. Gesù, il portatore di pace, è stato ucciso dalla violenzadell'uomo. «Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamatifigli di Dio». «.. saranno chiamati figli di Dio». Ricevere un nome si-gnifica diventare ciò che il nome esprime. Paolo chia-mava Dio “il Dio della pace” e salutando i cristiani dice-va loro: “il Dio della pace sia con tutti voi”. Gli operatoridi pace manifestano la loro parentela con Dio, agisco-no da figli di Dio, testimoniano Dio che - come dice ilConcilio - ha impresso nella società umana l'ordine,che ha come frutto la pace. «Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati

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figli di Dio».Come vivrai allora questa parola? Anzitutto, diffonden-do dovunque nel mondo l'amore. È sintomatico che ilPremio Nobel per la pace sia toccato, nell'anno 1979,ad una donna eccezionale che, nella vita, non ha fattoche amare: Madre Teresa di Calcutta. Poi, interverrai con prudenza quando, attorno a te, lapace è minacciata. Non di rado basta ascoltare conamore, fino in fondo, le parti in lite e la soluzione dellapace è trovata. E per sgonfiare tensioni, che possono nascere fra per-sone, un mezzo da non disprezzare è I'humor. Dice untesto rabbinico: «II regno futuro appartiene a coloroche scherzano volentieri perché sono operatori di pacefra gli uomini che litigano». Ancora, non ti darai pace finché rapporti interrotti,spesso per un nonnulla, non siano ristabiliti. Forse, potrai essere operatore di pace dando vita, inseno a qualche ente o associazione di cui fai parte, adiniziative particolari dirette a sviluppare una maggiorecoscienza della necessità della pace. E ancora, potrai sostenere, come puoi, l'azione deigrandi e sinceri operatori di pace, come papa GiovanniPaolo Il e quanti altri ne esistono nella tua nazione enel mondo. L'importante è che tu non stia fermo a veder passare ipochi giorni che hai a disposizione senza concluderequalcosa per i tuoi prossimi, senza prepararti conve-nientemente alla vita che ti attende 14.

14 Diffondere la pace, in Costruire sulla roccia, Roma 1983, pp. 22 - 26.

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VII - RISTABILIRE SEMPRE L’UNITÀ

Se c'è un problema, che oggi preoccupa tutti, è il pro-blema della pace. Ed è talmente importante che nes-suno può disinteressarsene. Mentre governanti eSanta Sede tessono rapporti utili al suo mantenimento(almeno là dove non è ancora compromessa), mentreMovimenti laici e religiosi fanno quanto possono conmanifestazioni, stampa, ecc. per tener vivo il proble-ma, anche ogni singolo cristiano deve sapere di averein mano delle possibilità uniche per contribuire a que-sto scopo.È giusto, infatti, quanto il Papa ha detto nel suo«Messaggio per la pace»: occorre cambiare il cuore,aver un cuore nuovo. E questo lo possiamo fare so-prattutto noi cristiani, ed è un dovere tutto particolarepoi per i membri del nostro Movimento, tanto sensibi-lizzati al Vangelo.Nella Parola di questo mese di febbraio esso ci dice:«Se dunque presenti la tua offerta all'altare e lì ti ricor-di che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lìil tuo dono davanti all'altare e va’ prima a riconciliarticon il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono»(Mt 5,23s.). È questa una parola che ha costituito uno dei motivifondamentali della rivoluzione vera e propria che si èscatenata, i primi tempi, nella città di Trento, ed ha sor-preso e convertito molti.Perché? Forse perché con essa si affermava che Diopreferisce l'amore al prossimo piuttosto che le offertefatte a Lui? E che Egli non gradisce i doni di personeche opprimono i poveri? Per questo, ma certamente non solo per questo.Essa ha avuto degli effetti sorprendenti perché, cer-cando di viverla alla lettera, così come si presenta, siera colta la novità che conteneva.Già l’Antico Testamento, infatti, affermava che Dio re-

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spinge come abominevoli i sacrifici di persone che op-primono i loro simili.Questa Parola ha suscitato un potente capovolgimentodi situazioni perché s’era capito che Gesù domandava,in caso di tensione, di disaccordo, di disunità, di rime-diare al male prodotto, non solo al colpevole, maanche all’altro che aveva subito il danno. Gesù, infatti,dice: «Se… tuo fratello ha qualcosa contro di te», non«se tu hai qualcosa contro tuo fratello». Per cui basta-va prender coscienza che la concordia, l’unità non fun-zionava più, non portava più i suoi effetti straordinari,per intervenire. Ed è stato del resto questo modo difare che ha mantenuto, anche per i quarant’anni se-guenti, il Movimento come un blocco monolitico.

È, dunque, una Parola utilissima all’unità, che è garan-zia della pace, della vera pace dei cuori.Per attuarla occorre avere veramente un cuore nuovo,che non bada a ragioni o a torti, ma sente soltanto ildovere, perché si è cristiani, che l’unione perfetta siasempre salva.E allora, che faremo in questi quindici giorni per viverlacon pienezza?Consideriamo subito le nostre situazioni personali:ognuno di noi ha parenti, cui è legato, ha compagni distudio o di lavoro, superiori, persone affidate a noi neinostri “grappoli”, prossimi con cui ci imbattiamo giornodopo giorno.Qualche parente se l’è presa con noi perché, perché...Qualche amico ci ha mosso critiche per il nostro esse-re cristiani, o membri del Movimento? Qualche altro ciha chiesto qualcosa e comincia a pensare male di noiperché non l’abbiamo ancora soddisfatto? È addiritturarotta la piena armonia nelle nostre unità gen, nei nostrinuclei, perfino nei focolari? O languisce questa concor-dia, questa unità per il misero contributo che qualcunogli dà?

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Sia colpa nostra o di altri tutto ciò, non diamoci pacefinché non abbiamo perfettamente rimediato.È necessario. È obbligatorio: siamo cristiani, siamomembri del Movimento dei Focolari dell’unità. L’unitàprima di tutto. Le offerte a Dio: preghiere, Messe,ecc.dopo. Dopo aver ristabilito l’unità, o, se non è pro-prio possibile: pregare, andare a Messa anche prima,accordandoci però con Gesù, assicurandolo che quelnostro dovere sarà al più presto espletato.Immaginate se tutti facessero così? E non solo sul piano individuale, ma fra Stato e Stato?O se almeno i cristiani, che sono circa un miliardo nelmondo, si comportassero in questo modo?Certamente la pace non sarebbe più un problema.Così, allora, per i prossimi quindici giorni.«Eccomi!», di fronte ad ogni situazione che chiamauna soluzione.«Eccomi», per amore di Gesù Abbandonato che s’è ri-vestito di “disunità” per tutti riunire 15..

15 Ristabilire sempre l’unità, in La vita, un viaggio, Roma 19842, pp. 149 - 152.

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Supplemento a GEN 3 a cura della Scuola Mariana Gen 3 -Direttore responsabile Anna Lisa Innocenti - Direzione inGrottaferrata - via della Pedica, 310 - Tel. 069412364 - ccpn.93153005 intestato a PAMOM - Redazione GIORNALEGEN - e-mail: [email protected] - Autorizzazione delTribunale di Roma n.17622 del 24/3/1979. Stampa: CittàNuova della PAMOM - via S. Romano in Garfagnana, 23 -Roma - Finito di stampare agosto 2010. Ad uso interno del Movimento dei Focolari.

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